Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Affari Esteri
Titolo: Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sulla situazione nei Balcani occidentali
Serie: Documentazione e ricerche   Numero: 14
Data: 26/01/2023
Organi della Camera: III Affari esteri


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Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, sulla situazione nei Balcani occidentali

26 gennaio 2023
Schede di lettura


Indice

L'integrazione europea dei Balcani occidentali|Il vertice di Tirana sui Balcani occidentali|I Balcani nel quadro della politica estera e di difesa comune dell'Unione|La risoluzione del Parlamento sulla PESC (18 gennaio 2023)|La cooperazione UE Balcani nel settore della Difesa|Attività legislativa della XVIII legislatura|Dati economici|Missioni a partecipazione italiana nei Balcani occidentali|


L'integrazione europea dei Balcani occidentali

Il quadrante del Balcani riveste una particolare importanza per la vicina Italia, che da molti anni partecipa con i propri contingenti militari all'opera internazionale di mantenimento della pace e stabilizzazione ed ha rilevanti interessi economici con la stessa (il nostro Paese è il secondo partner commerciale degli Stati della regione, il primo per investimenti diretti, con un export di oltre 6 miliardi di euro e con migliaia di imprese italiane operanti nella regione).

Sono nondimeno assai numerosi gli attori che competono per estendere la loro influenza in Paesi che storicamente hanno oirentato le proprie scelte di politica estera non solo ad Occidente, in direzione dei Paesi dell'UE e della NATO, anche ad Oriente (dalla Russia alla Turchia, sino alle monarchie della Penisola arabica) e più in là, verso la Cina, ora particolarmente competitiva con lil suo progetto di  "Belt and Road Initiative".

Per un approfondimento di questo argomento si veda: Il ruolo degli attori globali nei Balcani Occidentali: proiezione e strumenti tra livello tattico e strategico , a cura dell'Osservatorio di politica internazionale.

Per una panoramica  sull'impatto che il conflitto russo-ucraino sta avendo in Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Kosovo, Serbia – in una serie di dimensioni chiave quali la dimensione economica, sociale e politica -, si rinvia al seguente lavoro dell'Osservatorio di politica internazionale " L'impatto della guerra in Ucraina suiBalcani Occidentali" giugno 2022".

L'UE ha sviluppato una politica per sostenere la graduale integrazione dei paesi dei Balcani occidentali nell'Unione europea.

Il 1º luglio 2013 la Croazia è stata il primo dei sette paesi ad aderire all'UE, mentre il Montenegro, la Serbia, la Repubblica di Macedonia del Nord e l'Albania sono candidati ufficiali. Sono stati avviati negoziati di adesione e aperti capitoli di negoziato con Montenegro e Serbia, nel luglio 2022 sono stati avviati negoziati con Albania e Macedonia del Nord. Nel dicembre del 2022 la Bosnia-Erzegovina ha ottenuto lo status di paese candidato e, sempre nel dicembre del 2022, il Kosovo è stato ufficialmente riconosciuto dalla Commissione europea come Stato "potenzialmente candidato"

LAlbania'Albania ha presentato domanda di adesione all'UE il 28 aprile 2009. Nell'ottobre 2013 la Commissione ha pertanto raccomandato in modo inequivocabile di riconoscere all'Albania lo status di paese candidato, che è stato ottenuto dal paese nel giugno 2014. Alla luce dei progressi compiuti dall'Albania, la Commissione ha ripetutamente raccomandato di avviare i negoziati di adesione. Nel giugno 2018 il Consiglio ha convenuto sulla possibile apertura dei negoziati di adesione con l'Albania nel giugno 2019, purché fossero soddisfatte le condizioni necessarie. Nel marzo 2020 il Consiglio ha infine deciso di approvare l'apertura dei negoziati di adesione, fatto salvo il rispetto di una serie di condizioni. Nel luglio 2020 la Commissione ha presentato agli Stati membri il progetto di quadro di negoziazione, il primo a tenere conto della "metodologia rivista per l'allargamento ai Balcani occidentali" che è stata pubblicata nel febbraio 2020. I negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l'Albania, trattati congiuntamente in virtù di una raccomandazione positiva condivisa della Commissione, sono stati formalmente avviati nel luglio 2022 in seguito a lunghi ritardi principalmente dovuti a disaccordi tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria riguardo all'identità, alla lingua e alla storia.

La Bosnia-ErzegovinaBosnia-Erzegovina ha presentato domanda di adesione all'UE nel febbraio 2016 e ha ottenuto lo status di paese candidato nel dicembre 2022, a condizione che il paese adotti le misure raccomandate per rafforzare lo Stato di diritto, la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, la gestione della migrazione e i diritti fondamentali.

L'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (ora Repubblica di Macedonia del NordRepubblica di Macedonia del Nord) ha presentato la domanda di adesione all'UE nel marzo 2004 e le è stato accordato lo status di paese candidato nel dicembre 2005. Tuttavia, per diversi anni non è stato possibile avviare i negoziati di adesione, principalmente a causa della controversia con la Grecia sul suo utilizzo della denominazione "Macedonia". I negoziati di adesione con la Macedonia del Nord e l'Albania, trattati congiuntamente in virtù di una raccomandazione positiva condivisa della Commissione, sono stati formalmente avviati nel luglio 2022 in seguito a lunghi ritardi principalmente dovuti a disaccordi tra la Macedonia del Nord e la Bulgaria riguardo all'identità, alla lingua e alla storia.

Il KosovoKosovo ha presentato la sua richiesta di adesione all'Unione europea il 15 dicembre 2022, dopo essere stato ufficialmente riconosciuto dalla Commissione europea come stato "potenziale candidato".

Ha dichiarato unilateralmente la sua indipendenza nel febbraio 2008. Cinque Stati membri dell'UE (Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna) e due paesi della regione (Serbia e Bosnia-Erzegovina) non hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo. Nel luglio 2018, sei anni dopo la pubblicazione di una tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti, la Commissione ha confermato che il Kosovo aveva soddisfatto tutti i criteri. Il Parlamento europeo ha seguito immediatamente la stessa via e ha deciso di avviare negoziati interistituzionali, che sono attualmente in corso. Nella regione solo il Kosovo rimane escluso dalla liberalizzazione dei visti, in quanto alcuni Stati membri dell'UE continuano ad esprimere riserve. In seguito al raggiungimento di un accordo storico tra Belgrado e Pristina nell'aprile 2013 per quanto riguarda la normalizzazione delle relazioni (l'"accordo di Bruxelles"), nel giugno 2013 il Consiglio europeo ha deciso di avviare negoziati relativi a un ASA con il Kosovo, che è entrato in vigore il 1º aprile 2016. La futura integrazione del Kosovo nell'UE, così come quella della Serbia, rimane strettamente legata all'attuazione del dialogo ad alto livello tra il Kosovo e la Serbia agevolato dall'UE, che dovrebbe portare a un accordo esaustivo e giuridicamente vincolante sulla normalizzazione delle loro relazioni.

Il MontenegroMontenegro, che ha ottenuto l'indipendenza nel 2006, ha presentato la domanda di adesione all'UE nel dicembre 2008. Al paese è stato riconosciuto lo status di paese candidato nel dicembre 2010 e nel giugno 2012 sono stati avviati i negoziati di adesione. Conformemente al "nuovo approccio" dell'UE al processo di adesione, i capitoli di negoziato fondamentali sullo Stato di diritto (il capitolo 23 sulla riforma giudiziaria e i diritti fondamentali e il capitolo 24 sulla libertà, la sicurezza e la giustizia) sono stati avviati in una fase iniziale del processo di negoziato, nel dicembre 2013. Ad oggi sono stati aperti tutti i 33 capitoli di negoziato vagliati, ma solo tre di essi sono stati provvisoriamente chiusi. L'ultimo capitolo fondamentale rimasto (sulla politica di concorrenza) è stato aperto nel giugno 2020.

La SerbiaSerbia ha presentato la domanda di adesione all'UE nel dicembre 2009 e, nel marzo 2012, quando Belgrado e Pristina hanno raggiunto un accordo sulla rappresentazione regionale del Kosovo, le è stato riconosciuto lo status di paese candidato. I negoziati di adesione sono stati formalmente avviati il 21 gennaio 2014. I primi due capitoli, compreso quello sulla normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, sono stati aperti nel dicembre 2015. I capitoli chiave sullo Stato di diritto (capitoli 23 e 24) sono stati aperti il 18 luglio 2016. Ad oggi sono stati aperti 22 dei 35 capitoli di negoziato, due dei quali sono stati provvisoriamente chiusi. Tra questi figurano i capitoli che costituiscono il cosiddetto "gruppo di capitoli 4" sull'agenda verde e la connettività sostenibile e che sono stati aperti nel dicembre 2021, i primi dal dicembre 2019. La futura integrazione della Serbia nell'UE, così come quella del Kosovo, rimane strettamente legata all'attuazione del dialogo ad alto livello tra la Serbia e il Kosovo agevolato dall'UE, che dovrebbe portare a un accordo esaustivo e giuridicamente vincolante sulla normalizzazione delle loro relazioni.

Si ricorda anche che sono membri della NATO: Albania (2009), Montenegro (2017) e Macedonia del Nord (2020) e, negli ultimi due casi con polemiche nella regione e rimostranze dalla Russia. Serbia, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo sono fuori dall'Alleanza. Si segnala anche che Albania, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia fanno parte del Consiglio d'Europa.

Si ricorda che lo scorso 24 gennaio ha avuto luogo a Trieste la Conferenza nazionale di Trieste L'Italia e i Balcani OccidentaliConferenza nazionale e "L'Italia e i Balcani Occidentali: crescita e integrazione. Obiettivi ed opportunità per il sistema Italia", organizzata dal Ministero degli affari esteri e della Cooperazione internazionale e dal Ministrero dell'Economia e finanze. L'evento è stato dedicato principalmente ai temi del del partenariato economico Italia - Balcani Occidentali, al ruolo del sistema imprenditoriale e produttivo italiano e agli strumenti di supporto e internazionalizzazione economica disponibili a livello nazionale (ICE, CDP, SACE, SIMEST, FINEST) e multilaterale (BEI, BERS).

A margine della Conferenza, il Ministro Tajani ha sottolineato la volontà di  "avere i Paesi dei Balcani nell'orbita europea, questo significa essere credibili, seri, affidabili, fare investimenti". Il Ministro Tajani ha, inoltre, espresso la necessità di "essere più presenti perché in politica quando si lasciano degli spazi questi spazi vengono occupati da altri. Se noi siamo presenti politicamente" Ha sottolineato il Ministro Tajani "con le nostre imprese e anche con i nostri militari di pace non ci sono pericoli di occupazione di spazi da parte di altri. Non c'è solo la Russia, tanti sono interessati ai Balcani. Per questo l'Italia e l'Europa devono essere più presenti",


Il vertice di Tirana sui Balcani occidentali

Lo scorso 6 dicembre ha avuto luogo il primo vertice in assoluto tra i leader dell'UE e dei Balcani occidentali organizzato nella regione dei Balcani occidentali (Tirana), dopo gli incontri in Slovenia nel 2021 e a Sofia nel 2020. .

Al termine del vertice è stata rilasciata la dichiarazione di Tirana

Dichiarazione di TiranaDichiarazione di Tirana, 6 dicembre 2022


  Nella dichiarazione di Tirana l'UE riafferma il suo impegno pieno e inequivocabile a favore della prospettiva di adesione all'Unione europea dei Balcani occidentali e chiede l'accelerazione del processo di adesione, sulla base di riforme credibili da parte dei partner, di un'equa e rigorosa condizionalità e del principio meritocratico.

Nella dichiarazione, i leader dell'UE accolgono con favore la determinazione dei partner dei Balcani occidentali a difendere i valori e i principi europei fondamentali, in linea con il diritto internazionale. I leader dell'UE ricordano l'importanza di proseguire le riforme, segnatamente nel settore dello Stato di diritto, e in particolare quelle riguardanti l'indipendenza e il funzionamento del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata.

Durante il vertice è stato anche fatto il punto sui progressi compiuti nell'attuazione del Piano economico e di investimento da circa 30 miliardi di euro, che mira a sostenere progetti di transizione verde e digitale, trasporti sostenibili, energia pulita, sostegno al settore privato e sviluppo del capitale umano nei Balcani occidentali.

Infine, il Vertice è stato l'occasione per discutere la cooperazione dell'UE con la regione in materia di gestione della migrazione, sicurezza informatica, istruzione e gioventù. La Commissione ha recentemente approvato un finanziamento di 70 milioni di euro per contribuire a migliorare le capacità di gestione delle frontiere e intensificare la lotta contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani nei Balcani occidentali. Le università dei Balcani occidentali saranno inoltre incluse nell'iniziativa Università europee nell'ambito di Erasmus+, a parità di condizioni con gli Stati membri dell'UE, per creare ulteriori opportunità per i giovani.

Per un approfondimento del Vertice si veda qui

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha invitato i sei Paesi della regione a prendere posizione contro Stati autoritari come la Russia e la Cina.

"Russia e Cina stanno cercando di esercitare un'influenza nella regione, ma l'Ue è il maggiore investitore e il partner più stretto per i Balcani occidentali", ha spiegato la presidente della Commissione europea. "A seguito della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, la questione è se prevarranno le autocrazie e la legge del più forte o la democrazia.

A sua volta il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, presente al vertice di Tirana, ha dichiarato che i Balcani occidentali possono contare sull'Italia nella loro prospettiva di adesione all'Unione europea. "Penso che abbiamo una grande responsabilita' con i Paesi Balcani occidentali ancora di più dopo l'aggressione russa all'Ucraina", ha aggiunto. "Penso sia molto importante rafforzare le procedure per l'accesso di questi Paesi all'Ue e ci sono molti temi su cui dovremmo lavorare insieme come l'economia, sicurezza cibernetica, e altri temi su cui come sapete l'Italia e' pienamente impegnata", ha osservato il presidente del Consiglio,


I Balcani nel quadro della politica estera e di difesa comune dell'Unione

La "La bussola strategicaBussola strategica dell'Unione europea", approvata nel marzo dello scorso anno, dopo i capitoli su "gestione delle crisi", "resilienza" e "sviluppo delle capacità, ne dedica uno ai "partenariati". In quest'ambito l'obiettivo della Bussola è sviluppare, anche nel settore della difesa e della sicurezza. un nuovo approccio con organizzazioni internazionali e Paesi terzi. Il punto di partenza è la necessità di un approccio flessibile e "su misura", che consideri la specificità di ogni partner e l'importanza del contributo alle azioni comuni.

Questa nuova attenzione ai partenariati assume un rilievo particolare per le relazioni con i Paesi dei Balcani occidentali, che da molti anni hanno intrapreso un processo di sempre maggiore integrazione euro-atlantica, nella prospettiva di un prossimo ingresso nell'UE.

 

"Manteniamo il nostro impegno a migliorare la resilienza delle società e dei processi democratici, delle istituzioni politiche e delle infrastrutture critiche nei Balcani occidentali - si legge nella Bussola - come pure a rafforzare la cibersicurezza, a contrastare la disinformazione e a sostenere le iniziative di lotta al terrorismo nella regione. Per contribuire allo sviluppo di capacità civili e militari e di resilienza nella regione, è della massima importanza collaborare strettamente con l'ONU, con la NATO e con l'OSCE. Accogliamo con favore i contributi regolari che i nostri partner dei Balcani occidentali hanno apportato alle nostre missioni e operazioni PSDC.

 

Con i Paesi dell'area, l'UE intrattiene già una fitta rete di relazioni anche per quanto riguarda la politica estera e, anche se in misura minore, la politica di difesa e sicurezza. Gli accordi di stabilizzazione e associazione impegnano infatti i firmatari a rafforzare la cooperazione anche in questi settori. Con ciascuno dei Paesi balcanici si tiene, con cadenza annuale, un Consiglio di stabilizzazione e associazione, che abitualmente vede la presenza, per l'Ue, sia dell'Alto rappresentante che del Commissario all'allargamento. Rappresentanti dei Paesi balcanici sono talvolta invitati a partecipare ai vertici informali dei ministri degli esteri, quando si trattino temi di interesse. Lo stesso succede per il Comitato miliare UE, che talvolta, in sessioni dedicati o incontri informali, coinvolge i vertici militari dei Paesi candidati.

 

In linea generale, i Paesi che aspirano all'ingresso nell'Unione, hanno l'obbligo di adeguarsi alla politica estera e di difesa comune dell'Ue, il cui rispetto viene verificato dalla Commissione I rapporti annuali della Commissione sull'andamento dei negoziati nei rapporti annuali sull'andamento dei negoziati (presentati nella versione più recente, per ciascun Paese, lo scorso 18 ottobre). Tale verifica ha evidenziato situazioni non sempre omogene.

 

Un'attenzione particolare è dedicata quest'anno all'Albania, che è stata eletta membro del Consiglio di sicurezza Onu per il 2022/2023. Il giudizio della Commissione è positivo: il Paese "ha un buon livello di preparazione nel campo della politica estera, di sicurezza e di difesa. Sono stati compiuti buoni progressi mentre il Paese ha proseguito il suo pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza comune dell'UE, comprese le misure restrittive nei confronti della Russia". In seno al Consiglio di sicurezza . continua il rapporto - l'Albania "è stata attivamente impegnata" nella promozione e difesa dell'ordine internazionale basato su regole, in particolare Albanianel contesto della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina. Alcune incertezze vengono invece segnalate per quanto riguarda le armi leggere e di piccolo calibro: nonostante i progressi nell'attuazione della strategia nazionale le nell'allineamento con l'acquis di settore, l'Albania rimane sia un paese di destinazione che un paese di transito per queste armi.

 

Giudizio molto positivo anche per il MontenegroMontenegro, che ha proseguito il suo pieno allineamento alle politiche Ue, comprese le misure restrittive contro Russia e Bielorussia, e ha fornito assistenza all'Ucraina. "In qualità di membro del Consiglio dei diritti umani - si legge nel rapporto 2022 - il Montenegro è stato attivamente impegnato nella promozione e nella difesa dell'ordine internazionale basato su regole".

 Nel marzo 2022, inoltre, il governo provvisorio ha adottato tre decisioni sull'attuazione pratica delle sanzioni alla Russia e ha istituito un organismo di coordinamento per monitorarne l'attuazione.

Giudicato non soddisfacente, invece, l'atteggiamento nei confronti della Corte penale internazionale: Podgorica mantiene un accordo di immunità bilaterale con gli Stati Uniti, garantendo ai cittadini statunitensi l'esenzione dalla giurisdizione della Corte.

 

Rispetto al 2021 un netto miglioramento lo segna la Macedonia del NordMacedonia del Nord, che ha raggiunto un totale allineamento con le politiche Ue. "A seguito dell'invasione russa dell'Ucraina - si legge nel rapporto - il Paese si è immediatamente allineato pienamente alle misure restrittive dell'UE nei confronti di Russia e Bielorussia, comprese le sanzioni in sospeso imposte a seguito dell'annessione illegale della Crimea. Il governo continua ad attuare le misure restrittive dell'UE". La Macedonia del Nord, inoltre, ha espulso undici diplomatici russi e in almeno due occasioni ha rifiutato il permesso di sorvolo agli aerei del governo russo.

 

Bosnia-ErzegovinaLa Bosnia-Erzegovina, risente della fase di grande instabilità interna. Il Paese ha "un certo livello di preparazione" e si registrano alcuni progressi, in quanto il paese ha notevolmente migliorato il suo allineamento alla politica estera dell'UE, in particolare per quanto riguarda l'atteggiamento verso Mosca.    Ad agosto 2022, il tasso di allineamento della Bosnia-Erzegovina alle posizioni UE e alle decisioni del Consiglio sulle misure restrittive era considerato dell'81 % (comunque in forte miglioramento rispetto al 38 % del 2021). "L'allineamento con le sanzioni dell'Ue - si legge nel rapporto - rimane oggetto di controversia politica e alcuni ministeri hanno ostacolato l'attuazione di misure restrittive." La Bosnia-Erzegovina deve inoltre ancora aderire a una serie di regimi internazionali di controllo degli armamenti e rafforzare il regime di monitoraggio relativo alle armi e alle attrezzature militari.

 

La situazione è ancora delicata per quanto riguarda la SerbiaSerbia, che negli ultimi anni si è discostata frequentemente dall'Ue, su diversi dossier internazionali (Venezuela, Myanmar, Iran, trasferimento a Gerusalemme dell'ambasciata in Israele, ecc. ). Il quadro si è aggravato dopo l'aggressione della Russia contro l'Ucraina. Il tasso di adeguamento della Serbia alle posizioni dell'Ue, che era già basso nel 2021 (64%) è crollato al 45% nei primi 8 mesi dello scorso anno. Nel Report 2022, l'allineamento della Serbia nel settore della politica estera, di sicurezza e di difesa comune viene considerata "moderato" e in peggioramento rispetto al passato. Molto negativamente persa, per ovvie ragioni ovvie, l'atteggiamento assunto da Belgrado nei confronti di Mosca. Anche se ha votato con l'Ue in alcuni consessi internazionali (compresa l'Assemblea generale e il Comitato diritti umani delle Nazioni Uniti), la Serbia si è finora rifiutato di adottare qualsiasi sanzione contro la Federazione russa e non si è allineata con la maggior parte delle posizioni dell'Alto Rappresentante in materia. Inoltre - continua il rapporto - "la Serbia ha continuato le sue strette relazioni con la Russia e alcune dichiarazioni e azioni di funzionari serbi di alto livello sono andate direttamente contro le posizioni dell'Ue in materia di politica estera".

 

Tra gli incontri successivi all'aggressione russa, il rapporto stigmatizza le visite a Belgrado del presidente della commissione per gli affari esteri della Duma russa (aprile 2022) e quella del ministro dell'Interno serbo a Mosca (agosto 2022). La visita a Belgrado del ministro degli Esteri russo Lavrov nel giugno 2022 è stata annullata a causa della mancanza di autorizzazione al sorvolo da diversi altri paesi europei. A margine dell'Assemblea generale Onu, a settembre dello scorso anno, i due ministri degli esteri hanno concordato un Piano di consultazioni per il 2023-2024 con il suo omologo russo.

 

Anche in conseguenza di questa situazione, la risoluzione del Parlamento europeo sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune nel 2022 (approvato lo scorso 18 gennaio, cui è dedicato il prossimo paragrafo), è molto dura nei confronti della Serbia.

 

Il Parlamento europeo:

- deplora il continuo basso livello di allineamento della Serbia alla PESC, in particolare per quanto riguarda la guerra di aggressione della Federazione russa contro l'Ucraina;

- ribadisce la sua posizione secondo cui ulteriori capitoli negoziali dovrebbero essere aperti soltanto quando la Serbia rafforzerà il proprio impegno a favore delle riforme nei settori della democrazia e dello Stato di diritto e dimostrerà il pieno allineamento alla PESC;

- rammenta che la Serbia, in quanto paese che ambisce all'integrazione europea, deve conformarsi ai valori e ai diritti comuni dell'UE.


La risoluzione del Parlamento sulla PESC (18 gennaio 2023)

La risoluzione del Parlamento ha ricevuto una certa attenzione, anche per la posizione assunta nei confronti del commissario per il Vicinato e l'allargamento. L'operato del commissario, l'ungherese Oliver Varhelyi, è fortemente criticato per le posizioni assunte nella crisi politica interna alla Bosnia-Erzegovina, considerate non imparziali e di indebito sostegno alla componente più nazionalista della minoranza serba.     

 

Sul punto, il Parlamento europeo:

  • continua a esprimere profonda preoccupazione per le notizie secondo cui il commissario per il Vicinato e l'allargamento cerca deliberatamente di eludere e indebolire la centralità delle riforme democratiche e dello Stato di diritto nei paesi candidati all'adesione all'UE;

  • esorta la Commissione ad avviare un'indagine indipendente e imparziale per verificare se la condotta e le politiche perseguite dal commissario costituiscano una violazione del codice di condotta e degli obblighi dei commissari ai sensi dei trattati.

     

La risoluzione del Parlamento europeo contiene altre valutazioni di interesse.

Viene intanto ribadita la (storica) posizione di "forte sostegno a favore del futuro europeo e dell'adesione all'UE di tutti i paesi dei Balcani occidentali quali membri a pieno titolo della famiglia dell'UE". In questa prospettiva l'avvio dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord, e la concessione dello status di paese candidato alla Bosnia-Erzegovina vengono accolti con favore.

 

Il Parlamento europeo, inoltre:

  • invita gli Stati membri a rinnovare il loro impegno a favore dell'allargamento rispettando gli impegni assunti dall'UE nei confronti dei paesi dei Balcani occidentali, in particolare sopprimendo immediatamente l'obbligo del visto per i cittadini del Kosovo;

  • sottolinea la necessità che i paesi candidati si allineino pienamente alla politica estera Ue e invita la Commissione e gli Stati membri a utilizzare la PESC quale strumento per rafforzare la cooperazione;

  • sottolinea che i paesi che desiderano aderire all'UE devono allinearsi pienamente ai valori fondamentali e alle politiche comuni alla luce della guerra di aggressione illegale della Russia;

  • evidenzia che i diritti umani e la dignità umana non sono negoziabili e che pertanto i paesi candidati devono integrare i diritti delle persone con disabilità, della comunità LGBTI+, delle donne e delle ragazze di altri gruppi vulnerabili in tutti i settori e in tutte le politiche;

  • chiede una più stretta collaborazione tra l'UE e i paesi in materia di sicurezza e difesa.

     

Per quanto riguarda le relazioni tra Serbia e Kosovo, il Parlamento europeo:

 

  • sottolinea l'urgente necessità di intensificare il processo di dialogo Pristina-Belgrado, con l'obiettivo di normalizzare le relazioni bilaterali sulla base del riconoscimento reciproco;

  • denuncia la continua tendenza all'escalation da parte della Serbia e degli attori sostenuti dalla Serbia, anche attraverso blocchi illegittimi, attacchi violenti e la minaccia di azioni militari, volti a forzare le concessioni e minare la Repubblica del Kosovo;

  • ricorda la sua posizione secondo cui l'indipendenza della Repubblica del Kosovo è irreversibile e ribadisce il suo invito ai cinque Stati membri che non l'hanno ancora fatto a riconoscere l'indipendenza del Kosovo con effetto immediato.

 

Sulla Bosnia-Erzegovina

  • esorta gli attori politici del paese a dar prova di impegno e a compiere passi significativi verso l'adesione all'Ue, attuando le 14 priorità fondamentali e le riforme indicate, compresa le riforma elettorale, al fine di garantire i principi di uguaglianza e non discriminazione per tutti i cittadini e i popoli costituenti (criticando anche le proposte dall'Alto rappresentante Onu, "che rischiano di minare la legittimità democratica e di consolidare il nazionalismo etnico");

  • invita la Commissione e il SEAE ad assistere il Paese nella rapida attuazione delle priorità fondamentali e nel prevenire il regresso verso le politiche nazionaliste del passato;

  • ribadisce la necessità di garantire il pieno rispetto dei diritti di ogni cittadino, indipendentemente dall'appartenenza etnica, politica e religiosa.

  • denuncia la retorica e l'attività secessionista in corso in Bosnia-Erzegovina, compresa la celebrazione da parte dello Stato bosniaco e di attori di paesi terzi di feste nazionali dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale della Bosnia-Erzegovina;

  • ribadisce il suo invito ad adottare sanzioni mirate nei confronti degli attori destabilizzanti in Bosnia-Erzegovina, compresi quelli che ne minacciano la sovranità e l'integrità territoriale, in particolare Milorad Dodik, come anche altri funzionari di alto rango della Repubblica di Serbia e funzionari di paesi terzi che forniscono sostegno politico e materiale per le politiche secessioniste.


La cooperazione UE Balcani nel settore della Difesa

La cooperazione industriale nel settore della difesa è molto limitata.

Solo la Serbia ha un Accordo amministrativo con l'Agenza europea della difesa e partecipa ad alcuni suoi progetti (ad esempio per il contrasto agli esplosivi improvvisati e l'addestramento elicotteristico). Questa collaborazione potrebbe aprire la strada a future partnership con l'EDA anche da parte di altri Paesi dell'area. L'Unione ha anche recentemente arricchito la propria delegazione a Belgrado con un consigliere militare, che dovrebbe progressivamente estendere la sua area di competenza anche a tutta l'area. Albania, Montenegro e Macedonia del Nord hanno invece partecipato a progetti Ue per la valutazione delle minacce ibride e cyber.

Per quanto riguarda i progetti in materia di cooperazione strutturata permanente in materia di difesa - nessun Paese dei Balcani vi ha finora partecipato.

Secondo le regole della Cooperazione rafforzata permanente, infatti, i Paesi terzi possono chiedere di partecipare ai progetti solo se vi apportano un "valore aggiunto sostanziale", e finora sono stati ammessi solo partner come Stati uniti, Canada, Norvegia e, in prospettiva, Regno unito

Tutti i Paesi balcanici hanno firmato con l'Unione un Accordo quadro di partecipazione (EPA), che disciplina, tra l'altro, le condizioni e le modalità per la loro partecipazione a missioni civili e militari PSDC.

Nell'ambito di quest'accordo la Serbia ha partecipato alle missioni di addestramento EUTM in Mali, Repubblica centroafricana e Somalia (dove fornisce un contributo essenziale di supporto medico), e all'operazione EUNVAFOR Atalanta, al largo della Somalia.

Albania, Montenegro e Macedonia del Nord partecipano, tra l'altro, all'operazione EUFOR Althea nella vicina Bosnia-Erzegovina. Quest'ultima a sua volta partecipa ad un impegno esterno dell'Unione (EUTM RCA). Alcuni Paesi hanno anche fornito un contributo ai Gruppi tattici dell'Ue.

Per quanto riguarda l'ambito della formazione si può anche segnalare che il Security and Defence College dell'UE, fornisce training in tutti i Paesi dell'area e che l'Accademia miliare della Macedonia del Nord è un suo partner.


Attività legislativa della XVIII legislatura

Nel corso della XVIII legislatura, sono stati approvati numerosi disegni di legge di ratifica di trattati internazionali riguardanti Stati dell'area dei Balcani occidentali. Tra questi si segnalano:

  • l'Accordo di cooperazione culturale e di istruzione con il Governo del Montenegro, fatto a Roma il 15 aprile 2014 (legge 16 gennaio 2019, n. 5);
  • l'Accordo bilaterale aggiuntivo con la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di estradizione, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016 e l'Accordo bilaterale aggiuntivo con la Repubblica di Macedonia alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale inteso a facilitarne l'applicazione, fatto a Skopje il 25 luglio 2016 (legge 16 gennaio 2019, n. 9);
  • l'Accordo bilaterale con la Bosnia ed Erzegovina aggiuntivo alla Convenzione europea di estradizione, inteso ad ampliarne e facilitarne l'applicazione, fatto a Roma il 19 giugno 2015 (legge 17 gennaio 2019, n. 10);
  • Accordo con la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di estradizione, fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017 ed Accordo con la Repubblica di Serbia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale fatto a Belgrado il 9 febbraio 2017, (legge 24 luglio 2019, n. 87);
  • Accordo con il Governo della Repubblica di Serbia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Belgrado il 16 dicembre 2013 (legge 8 novembre 2019, n. 135),
  • Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione della Repubblica di Macedonia del Nord, fatto a Bruxelles il 6 febbraio 2019 (legge 24 ottobre 2019, n. 129);
  • Scambio di Note per il rinnovo a tempo indeterminato dell'Accordo tcon il Ministero della difesa macedone sulla cooperazione nel campo della difesa del 9 maggio 1997, fatto a Skopje il 3 febbraio e il 23 agosto 2017 (legge 22 aprile 2021, n. 64);
  • Accordo con il Governo della Repubblica del Kosovo sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma l'11 aprile 2019 (legge 29 aprile 2021, n. 66).

Non è stato concluso l'iter di approvazione,a causa dello scioglimento anticipato delle Camere, il disegno di legge A.C. 3538, recante ratifica ed esecuzione dell'Accordo con la Repubblica della Macedonia del Nord in materia di sicurezza sociale, fatto a Skopje il 25 luglio 2014, il cui esame era stato avviato dalla Commissione Affari esteri della Camera nella seduta del 25 marzo 2022


Dati economici

Secondo dati ISTAT nell'area che comprende Croazia e Slovenia, oltre ai Paesi dei Interscambio con i Balcani occidentali Balcani occidentali, l'interscambio commerciale nel primo semestre 2022 ha registrato una crescita del 50,2% rispetto ai 10,8 miliardi dei primi sei mesi del 2021. In particolare, è cresciuto l'export italiano pari a 8,8 miliardi nei primi sei mesi del 2022 rispetto a 6,1 miliardi del primo semestre 2021 (+44,2%).

L'import in sei mesi è stato pari a 7,4 miliardi ed è cresciuto del 58% in un anno, rispetto ai 4,7 miliardi dei primi sei mesi dell'anno precedente.

Le principali regioni italiane nel commercio sono: Lombardia con 3,7 miliardi di scambi nei primi sei mesi del 2022 e una crescita del 39,7% in un anno, rispetto ai primi sei mesi del 2021; Veneto con 3,1 miliardi, +35,1%; Emilia Romagna con 1,7 miliardi, in crescita del 37,9%. Seguono Friuli Venezia Giulia con 1,2 miliardi, +38,5%, Sicilia con un miliardo, +273%.

Tra i settori del manifatturiero, per l'export prevalgono metalli e prodotti in metallo con 1,6 miliardi nei primi sei mesi dell'anno, in crescita del 34% rispetto ai primi sei mesi del 2021, coke e prodotti petroliferi raffinati con 1,3 miliardi, +297%, moda con 1 miliardo, +22%, macchinari con 814 milioni, +23%, prodotti chimici con 715 milioni, +36%. Per import primi settori i metalli e prodotti in metallo con 1,1 miliardi, +72%, il tessile con un miliardo, +14%.

 


Missioni a partecipazione italiana nei Balcani occidentali

Nel recente passato, dopo la dissoluzione dell'ex- Jugoslavia e i conflitti che ne sono seguiti, l'Unione è stata presente nell'area dei Balcani con diversi missioni, sia civili che militari. 

l Parlamento italiano ha autorizzato per l'anno 2022 la proroga, proposta dal Governo con il Doc. XXVI n. 5, delle missioni internazionali già presenti nel territorio dei Balcani. 

La missione NATO Joint Enterprise nei Balcani

La partecipazione di personale militare alla missione NATO Joint EnterpriseNATO Joint Enterprise nei Balcani, con il il mandato di dare attuazione agli accordi sul cessate il fuoco, fornire assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili, è stata prorogata con la scheda n. 1 del Doc. XXVI n. 5 al 31 dicembre 2022.

 

L'operazione Joint Enterprise è una missione della NATO svolta nell'area balcanica, frutto della riorganizzazione della presenza della NATO nei Balcani operata alla fine del 2004 (con risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1575/2004) in coincidenza col termine dell'operazione "Joint Force" in Bosnia Erzegovina e con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO ( SFOR) a quelle della Unione Europea ( EUFOR). Le autorità NATO decisero, infatti, l'unificazione di tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area ) dando origine il 5 aprile 2005 all'Operazione "Joint Enterprise".
L'operazione Joint Enterprise comprende, pertanto, le attività di
  • Kosovo Force (KFOR), con il mandato di contribuire alla creazione di un ambiente sicuro e protetto ed assistere allo sviluppo delle istituzioni del Kosovo, al fine di conseguire la stabilità della regione. In tale ambito operano, tra gli altri, la Multinational Specialized Unit (MSU), riserva tattica del comando KFOR costituita per assicurare la capacità di polizia di sicurezza con particolare riferimento alle operazioni di controllo della folla, e il Regional Command W est (RC-W), con il compito di proteggere si ti rilevanti ed infrastrutture anche lungo i confini con Albania, Montenegro e Macedonia del Nord, per contribuire alla sicurezza e alla libertà di movimento di KFOR;
  • NATO Headquarters Sarajevo, con lo scopo di fornire consulenza alle autorità militari bosniache su aspetti militari della riforma del settore sicurezza (Security Sector Reform ), incluso il coordinamento di attività relative al Partnership for Peace e all'accesso della Bosnia-Erzegovina nella struttura integrata NATO;
  • Military Liaison Office (MLO) Belgrado, costituito sulla base del "Partnership for Peace programme" (PfP) dell'EAPC della NATO (Consiglio di partenariato euro-atlantico della NATO) del 2006, con lo scopo principale di agevolare la cooperazione tra la NATO e le Forze armate serbe e fornire supporto nel processo di riforma del settore della difesa. Costituisce quindi un importante ptmto di contatto vitale tra l'Alleanza e il Ministero della difesa serbo.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

È confermata la presenza nel contingente nazionale di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate, nonché lo schieramento, a invarianza numerica, di personale nazionale appartenente al NATO Joint Force Command di Napoli (JFCNP), a supporto della missione.

Continua ad essere assicurata una forza di riserva in prontezza (Operational Reserve Forces Battalion della NATO per l'area di operazioni dei Balcani- circa 700 unità) basata in Italia, pronta a intervenire in caso di necessità. Tale forza in prontezza, comune alle operazioni Joint Enterprise-KJIOR in Kosovo e EUFOR Althea in Bosnia-Erzegovina, è stata pre-allertata al fine di scongiurare il degrado delle condizioni di sicurezza nella regione in considerazione dell'attuale crisi internazionale nell'est Europa. L'impiego dell'ORF ha una durata predeterminata specificata negli ordini operativi e la presente scheda ne contempla l'attivazione, in riferimento al Kosovo o alla Bosnia-Erzegovina, per finalità operative ovvero per un'attività di verifica della capacità operativa in teatro (Operational Rehearsal).

Per l'anno 2022, il contingente include aliquote di personale che sono state impegnate fino al mese di marzo nelle attività della NATO per il ricollocamento dei collaboratori afgani dell'Alleanza, temporaneamente ospitati in Kosovo.

 Relativamente all'anno 2022, la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è stata incrementata a 1.490 unità, includendo le unità dell'ORF, 367 mezzi terrestri, 2 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario è di euro 109.068.735 di cui euro 39.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.

La missione ALTHEAmissione ALTHEA dell'Unione Europea in Bosnia-Erzegovina

La partecipazione di personale militare alla missione ALTHEA dell'Unione Europea in Bosnia-Erzegovina è stata prorogata dalla scheda 3 del Doc. XXVI n. 5 al 31 dicembre 2022.

 

L'Italia partecipa alla missione con 66 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, è stimato in euro euro 3.558.575.

Nel 2021 l'Italia ha partecipato a questa missione con 50 unità di personale militare, per una previsione di spesa pari a euro 2.695.134.

In relazione all'incremento di personale il Governo fa presente che "la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è incrementata a 66 unità, per compensare le carenze capacitive della missione".

Si precisa, inoltre, che continua ad essere assicurata una forza di riserva in prontezza (Operational Reserve Forces Battalion della NATO per l'area di operazioni dei Balcani, in condivisione con la missione KFOR – circa 700 unità) basata in Italia, pronta a intervenire in caso di necessità.

 

La missione dell'UE ALTHEA è stata prevista dall'azione comune 2004/570/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione il 12 luglio 2004 (poi modificata dall'azione comune 2007/720/PESC del Consiglio dell'8 novembre 2007), a seguito della risoluzione 1551 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha accolto favorevolmente il dispiegamento delle forze dell'UE in Bosnia-Erzegovina, sulla base di un nuovo mandato delle Nazioni Unite. La missione è stata avviata il 2 dicembre 2004, rilevando le attività condotte dalla missione SFOR della NATO in Bosnia-Erzegovina, conclusasi a seguito della decisione assunta dai Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza al vertice di Istanbul (28-29 giugno 2004). L'operazione si svolge avvalendosi di mezzi e capacità comuni della NATO; il compito della missione è quello di continuare a svolgere il ruolo specificato dall'accordo di pace di Dayton in Bosnia-Erzegovina e di contribuire ad un ambiente sicuro, necessario per l'esecuzione dei compiti fondamentali previsti dal piano di attuazione della missione dell'Ufficio dell'Alto rappresentante e dal Processo di stabilizzazione ed associazione.
Con la risoluzione UNSCR 2604 (2021) è stato confermato il riconoscimento alla missione ALTHEA del ruolo principale per la stabilizzazione della pace sotto gli aspetti militari, da svolgere in collaborazione con il NATO HQ presente a Sarajevo, e il relativo mandato è stato rinnovato per un periodo di dodici mesi, fino al 3 novembre 2022.

La missione di assistenza alla Polizia albanesemissione di assistenza alla Polizia albanese

La partecipazione di personale delle Forze di polizia (Polizia di Stato, Corpo della Guardia di Finanza) alla missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei paesi dell'area balcanica è stata prorogata dalla scheda 44 del Doc. XXVI n. 5 al 31 dicembre 2022.

 

Nell'anno 2022 l'Italia partecipa alla missione:

  1. relativamente ai Paesi dell'area balcanica, con 16 unità del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia ( unitamente a 18 autovetture di servizio del Dipartimento della pubblica sicurezza) e 3 unità specializzate delle Forze di polizia italiane per corsi di formazione ed attività di pattugliamento (per la durata di 15 giorni ciascuna);
  2. relativamente all'Albania, con 3 unità dipendenti dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale (unitamente a 4 autovetture di servizio), 7 unità facenti parte dell'equipaggio della Guardia di finanza per attività di sorvolo , 24 unità della Guardia di Finanza (unitamente a 5 mezzi navali, 14 mezzi terrestri, un mezzo aereo), 18 unità delle forze di polizia per attività di pattugliamento della durata di 15 giorni ciascuna).

 

Il totale delle unità autorizzate per questa missione nell'anno 2022 è, pertanto, pari a 71 unità (69 nel 2021)

Gli oneri complessivi riferiti ai Paesi dell'area balcanica sono pari a euro 1.579.057 (euro 1.535.170 nel 2021), da attribuire alla componente della Direzione Centrale della Polizia Criminale; mentre quelli riferiti all'Albania ammontano a euro 490.255 (euro 470.866 nel 2021), da attribuire alla componente della Direzione Centrale della Polizia Criminale ed euro 3.739.197 (euro 3.533.668 nel 2021) da attribuire alla Guardia di Finanza. Gli oneri complessivi totali ammontano a euro 5.808.509 (euro 5.539.724 nel 2021).

 

Con riferimento alla missione in Albania, i programmi di cooperazione sono svolti nell'ambito del protocollo d'intesa (cosiddetto Bilaterale Interni) firmato a Roma il 17 settembre 1997 dai Ministri degli interni italiano e albanese, che prevede l'impegno italiano ad affiancare i vertici delle amministrazioni albanesi con esperti delle Forze di polizia nazionali, per cooperare nella riorganizzazione delle strutture di polizia albanesi. Il compito è affidato ad una missione, composta da nuclei distinti: uno centrale, uno di frontiera marittima, e da nuclei territoriali.

 

Le missioni in Kosovo

 Per quanto riguarda il Kosovo, sono attive:

  • la missione EULEX Kosovo, a cui partecipano il personale delle Forze Armate e delle Forze di polizia;
  • la missione UNMIK in Kosovo, con la partecipazione del personale delle Forze di Polizia.

 

La missione EULEX Kosovomissione EULEX Kosovo

Più in particolare, la partecipazione di personale militare alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo) è stata prorogata fino al 31 dicembre 2022 (scheda n. 2 del Doc. XXVI n. 5).

 

Si ricorda che la missione EULEX Kosovo, istituita con l'Azione comune 2008/124/PESC del Consiglio dell'Unione il 4 febbraio 2008 - modificata e prorogata, in ultimo, dalla decisione (PESC) 2020/792 adottata dal Consiglio dell'Unione europea l'11 giugno 2020,- opera nella cornice della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999, la stessa cha ha istituito la missione UNMIK ( United Nations Interim Administration Mission in Kosovo). Con la risoluzione n. 1244 del 1999 si è decisa la presenza in Kosovo di una amministrazione civile internazionale incaricata, in una fase finale, di supervisionare il trasferimento dell'autorità dalle istituzioni kosovare provvisorie ad istituzioni create in base ad un accordo politico; incaricata altresì del mantenimento dell'ordine pubblico, nelle more dell'istituzione di forze di polizia locali, dispiegando personale di polizia internazionale.
La missione europea, pertanto, sostiene le istituzioni, le autorità giudiziarie ed i servizi di contrasto kosovari nell'evoluzione verso la stabilizzazione e la responsabilizzazione del Paese, supportando, in particolare, lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi giudiziario, di polizia e doganale e favorendo, altresì, l'adesione di tali sistemi alle norme riconosciute a livello internazionale.
Il termine di scadenza della missione è al momento fissato al 14 giugno 2023.

 

EULEX Kosovo ha deciso di rafforzare la sua Formed Police Unit (FPU), schierando temporaneamente, in Kosovo, una unità di riserva (Reserve Formed Police Unit-RFPU), costituita di gendarmi appartenenti alla Forza di gendarmeria europea (EUROGENDFOR).

La FPU di EULEX è il secondo soccorritore di sicurezza del Kosovo e fa parte di un meccanismo di risposta di sicurezza a tre livelli, in cui la polizia del Kosovo è il primo soccorritore, EULEX è il secondo e KFOR è il terzo. Attualmente è composta da 105 agenti di polizia polacchi di stanza a Mitrovica.

La RFPU fornita da EUROGENDFOR sosterrà la FPU di EULEX nell'adempimento dei compiti di secondo soccorritore, tenendo conto del contesto di sicurezza. Sarà composta da 92 gendarmi sotto il comando di EULEX e avrà sede presso il support compound di EULEX a Fushe Kosove/Kosovo Polje.

La citata scheda n. 2 contempla l'attivazione del contributo nazionale alla costituzione della unità di riserva (RFPU) tramite EUROGENDFOR, prevedendo l'impiego di n. 24 unità di personale dell'Arma dei carabinieri. La consistenza massima del contingente nazionale è incrementata a 28 unità, incluse le 24 unità della forza in prontezza. Il fabbisogno finanziario è stimato in 672.146 euro per il 2022.

Verranno schierati inoltre n. 8 mezzi terrestri.

 

Anche la partecipazione della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo è prorogata a tutto il 2022 (scheda n. 42 del Doc. XXVI n. 5).

 

L'Italia conferma la partecipazione alla missione con 17 unità di personale di Polizia di Stato. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all'anno 2022, è stato stimato in euro 992.680 (978.110 euro nel 2022).

 

La missione UNMIK in Kosovomissione UNMIK in Kosovo

La Polizia di Stato partecipa anche alla missione UNMIK (United Nations Mission in Kosovo), analogamente a quanto previsto nell'anno 2021. E' stata infatti prorogata la partecipazione di 1 unità di personale della Polizia di Stato con la scheda n. 43 del Doc. XXVI n. 5).

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all'anno 2022, è pari a euro 65.660 (63.960 euro nel 2021).

 

UNMIK ( United Nations Mission In Kosovo) è stata istituita dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 1244 del 10 giugno 1999 che ha autorizzato la costituzione di una amministrazione civile provvisoria, guidata dalle Nazioni unite, per favorire un progressivo recupero di autonomia nella provincia del Kosovo, devastata dalla guerra. La missione, che lavora a stretto contatto con i leader politici locali e con la popolazione, svolge un ruolo molto ampio, coprendo settori che vanno dalla sanità all'istruzione, dalle banche e finanza alle poste e telecomunicazioni.
Si ricorda che il Segretario generale dell'ONU ha deciso, il 12 giugno 2008, una riconfigurazione di UNMIK, principalmente nel settore del rule of law in vista di un passaggio di consegne alla missione EULEX, finalizzato ad un alleggerimento della stessa UNMIK. In seno alla missione è costituita un'unità di intelligence contro la criminalità ( Criminal Intelligence Unit - C.I.U.), di supporto alla Amministrazione Provvisoria, anche per quanto riguarda i conflitti interetnici.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

 





















Con riferimento all'area del Balcani occidentali le missioni sono riepilogate nella seguente infografica.