Camera dei deputati
XIX LEGISLATURA
S E R V IZ IO P E R I L C O N T R O L L O P AR L AM E NT AR E
MONITORAGGIO E CONTROLLO DELLE RELAZIONI DA OBBLIGO DI LEGGE
N. 8 – Gennaio 2024
A CURA DEL SERVIZIO PER IL CONTROLLO PARLAMENTARE
( 06.6760-3381/9886– * sgcp_segreteria@camera.it
La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera dei deputati è destinata alle esigenze di documentazione interna per l’attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.
INDICE
RELAZIONI PRESENTATE DAL GOVERNO AL PARLAMENTO (NOVEMBRE-DICEMBRE 2023)
III Commissione (Affari esteri)
Attività svolta dal Comitato interministeriale per i diritti umani
Relazione sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell’organizzazione delle Forze armate
Relazione sull’attività svolta dai Garanti del contribuente
Relazione sull’attività svolta dalle Fondazioni di origine bancaria
Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura
Relazione sull’andamento del processo di liberalizzazione dei servizi a terra negli aeroporti civili
X Commissione (Attività produttive)
Relazione sull’attività svolta dalla SACE S.p.a. - Servizi assicurativi del commercio estero
Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive
Attività e risultati degli investimenti nel settore spaziale e aerospaziale
XII Commissione (Affari sociali)
Commissioni I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro)
Commissioni III (Affari esteri) e VII (Cultura)
Commissioni V (Bilancio), VI (Finanze), XIII (Agricoltura) e XIV (Politiche dell’Unione europea)
Commissioni V (Bilancio) e XII (Affari sociali)
Tutte le Commissioni permanenti e Commissione parlamentare per le questioni regionali
Relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea
RELAZIONI PRESENTATE DA ALTRI SOGGETTI (NOVEMBRE-DICEMBRE 2023)
I Commissione (Affari costituzionali)
Relazione sull’attività svolta dal Difensore civico della regione Piemonte
Stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale
Relazione sullo stato della concorrenza nel settore della distribuzione cinematografica
Commissioni VIII (Ambiente) e IX (Trasporti)
Relazione sull’attività svolta dall’Autorità di regolazione dei trasporti (ART)
Nell’ambito della propria competenza per la verifica dell’adempimento da parte del Governo degli obblighi di legge nei confronti del Parlamento, il Servizio per il controllo parlamentare effettua il monitoraggio delle relazioni che la Presidenza del Consiglio dei ministri e i diversi Dicasteri devono trasmettere al Parlamento in conformità a quanto stabilito dalle vigenti disposizioni di legge; nella prassi, tale verifica è stata estesa anche agli obblighi di relazione a carico di soggetti non governativi.
A questo fine, il Servizio cura una banca dati che viene alimentata sia attraverso la registrazione delle relazioni di volta in volta trasmesse ed annunciate nel corso delle sedute dell’Assemblea, sia mediante l’individuazione degli obblighi informativi previsti da norme di nuova introduzione. Il monitoraggio si completa con l’accertamento degli obblighi di relazione conclusi a seguito dell’abrogazione della norma che li aveva introdotti, ovvero da ritenersi superati, pur se formalmente vigenti, alla luce di valutazioni discendenti dall’analisi del contesto di fatto in cui si iscrivono.
Nella presente pubblicazione si dà dunque conto delle risultanze dell’attività di monitoraggio sopra illustrata con riferimento alle relazioni trasmesse e annunciate in Assemblea nei mesi di novembre e dicembre 2023.
Le relazioni sono suddivise sulla base degli ambiti di competenza delle Commissioni permanenti.
Per ciascun documento esaminato vengono forniti l’inquadramento normativo e una sintesi del contenuto finalizzata a renderne più agevole la consultazione, evidenziando, ove presenti, i contenuti informativi concernenti l’attuazione di specifici provvedimenti legislativi.
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Nei mesi di novembre e dicembre 2023 sono state annunciate 30 relazioni governative e 5 relazioni presentate da altri soggetti trasmesse alle Camere in attuazione di disposizioni di legge, di cui si dà conto nelle schede informative contenute nella presente pubblicazione.
Si segnala inoltre l’invio, nel periodo di riferimento, da parte del Presidente della Corte dei conti, ai sensi dell’articolo 7, comma 7, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77 (Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure), della Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), aggiornata al 10 ottobre 2023 (Doc. XIII-bis, n. 2). In allegato alla relazione sono stati trasmessi al Parlamento i contributi di sintesi dell’attività svolta dalle diverse Sezioni di controllo, da esse predisposti ed approvati con distinte deliberazioni.
Per approfondimenti sul PNRR si rinvia all’apposita sezione del portale della documentazione della Camera dei deputati.
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A seguire si dà conto dei nuovi obblighi di relazione al Parlamento individuati sulla base del monitoraggio delle disposizioni normative pubblicate nella Gazzetta Ufficiale nei mesi di novembre e dicembre 2023.
L’articolo 14 del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123 (Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale), al comma 5, stabilisce che entro il 31 maggio di ciascun anno, l’Autorità politica con delega alle politiche per la famiglia presenti una relazione al Parlamento sull’attuazione degli articoli 13 e 13-bis e del medesimo articolo 14, recanti misure per la sicurezza dei minori in ambito digitale. Tale documento è redatto sulla base della relazione che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni deve a sua volta predisporre – ai sensi del comma 4 dell’articolo 14 – entro il 31 gennaio di ciascun anno, sull’impatto dell’attuazione dell’articolo 13, con particolare riferimento all’uso delle applicazioni di controllo parentale nei dispositivi di comunicazione elettronica, nonché dell’articolo 13-bis, con specifico riguardo all’attuazione della misura di verifica della maggiore età per l’accesso a siti pornografici. La relazione dell’Autorità politica con delega alle politiche per la famiglia è altresì redatta sulla base degli ulteriori elementi acquisiti nell’ambito dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile e dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, nonché dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica operanti, rispettivamente, presso il Dipartimento per le politiche della famiglia e presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri.
L’articolo 3 del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 131 (Misure urgenti in materia di energia, interventi per sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio), introduce una nuova disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica a decorrere dal 1° gennaio 2024, al fine di adeguare la normativa nazionale alla comunicazione della Commissione europea 2022/C 80/01, del 18 febbraio 2022, recante “Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell’ambiente e dell’energia 2022” [1].
L’articolo citato, al comma 12, dispone che la Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA) trasmetta annualmente al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, alle Camere e all’ARERA una relazione sull’andamento dell’applicazione del regime di agevolazioni di cui al medesimo articolo 3 e provveda agli adempimenti relativi al registro nazionale degli aiuti di Stato di cui all’articolo 52, comma 6, della legge 24 dicembre 2012, n. 234.
L’articolo 14 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2023, n. 177 (Regolamento di organizzazione del Ministero del turismo, degli uffici di diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance), istituisce l’Osservatorio nazionale del turismo, previsto dall’articolo 25, comma 9-bis, del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44[2], stabilendo che predisponga e presenti alle Camere una relazione annuale in relazione all’andamento del settore turistico con analisi dei dati statistici ed economici, nonché studi e ricerche richiesti dal Ministero, fornendo un compiuto quadro conoscitivo del settore per la conseguente adozione delle opportune strategie di comunicazione, promozione e commercializzazione dell’offerta turistica.
Il decreto-legge 12 ottobre 2023, n. 140 (Misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei), all’articolo 5, stabilisce che il presidente della giunta regionale della Campania, in qualità di commissario straordinario di Governo di cui all’articolo 11, diciottesimo comma, della legge 22 dicembre 1984, n. 887, trasmetta al Governo e alle Camere, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del citato decreto (ossia entro l’11 gennaio 2024), una relazione sullo stato di attuazione del programma di adeguamento del sistema di trasporto intermodale nelle zone interessate dal fenomeno bradisismico, comprendente l’indicazione delle risorse disponibili, impegnate ed erogate, anche al fine di individuare eventuali ulteriori misure di accelerazione e semplificazione da applicare ai relativi interventi di adeguamento.
Il decreto legislativo 7 dicembre 2023, n. 207 (Recepimento della raccomandazione CERS/2011/3 del Comitato europeo per il rischio sistemico, del 22 dicembre 2011, relativa al mandato macroprudenziale delle autorità nazionali, e per l’attuazione degli articoli 23-ter, paragrafo 7, e 28, paragrafo 2, del regolamento (UE) 2016/1011, come modificato dal regolamento (UE) 2021/168), all’articolo 1, istituisce e disciplina il Comitato per le politiche macroprudenziali[3], privo di personalità giuridica, quale autorità indipendente designata, ai sensi della citata raccomandazione CERS/2011/3, per la conduzione delle politiche macroprudenziali. Coerentemente con l’obiettivo della vigilanza macroprudenziale, il Comitato persegue la stabilità del sistema finanziario nel suo complesso - anche attraverso il rafforzamento della capacità di tale sistema di assorbire le conseguenze di eventi che la minacciano - nonché la prevenzione e il contrasto dei rischi sistemici, promuovendo così un contributo sostenibile del settore finanziario alla crescita economica. Nel perseguimento dei propri obiettivi il Comitato agisce in maniera indipendente.
L’articolo 1 del decreto legislativo n. 207 del 2023 dispone altresì che il Comitato presenti annualmente al Governo e alle Camere, entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento, una relazione sulla propria attività.
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Presentata dal Ministro dell’economia e delle finanze |
L’articolo 6 della legge 25 luglio 2000, n. 209 (Misure per la riduzione del debito estero dei Paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati) prevede che il Ministro dell’economia e delle finanze trasmetta al Parlamento, entro il 30 settembre di ogni anno, una relazione sullo stato di attuazione della medesima legge. Tale relazione deve contenere: informazioni relative ai singoli Paesi in via di sviluppo beneficiari; l’ammontare, la data di erogazione e la durata del prestito; il tasso d’interesse e la forma di restituzione in origine concordata; la data e l’ammontare del credito annullato. La relazione deve altresì essere corredata: dall’elenco completo dei progetti e dei soggetti esecutori corrispondenti ai crediti di aiuto oggetto di annullamento, nonché delle operazioni assicurate; dalla documentazione relativa alle controgaranzie fornite dai Paesi debitori e dall’elenco dei beneficiari degli indennizzi corrispondenti ai crediti commerciali di spettanza della SACE oggetto dell’annullamento; dai dati e dalle informazioni relativi agli enti e alle organizzazioni attraverso i quali sono realizzati gli interventi di conversione dei crediti a favore di investimenti per lo sviluppo, da realizzare nei Paesi interessati. La relazione deve, infine, contenere dati analitici, Paese per Paese, con cui sono individuate le misure per la sospensione degli interventi nei confronti dei Paesi i quali fuoriescano dalle condizioni stabilite dalla legge n. 209 del 2000 (art. 1, co. 2) per l’annullamento dei crediti. |
Sintesi del contenuto
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La relazione illustra il quadro normativo delineato dalla legge n. 209 del 2000 e dal regolamento attuativo approvato con il DM 4 aprile 2001, n. 185, che ha consentito all’Italia di partecipare all’iniziativa internazionale per la cancellazione del debito dei Paesi più poveri, Heavily Indebted Poor Countries Initiative (HIPC), successivamente estesa attraverso la cosiddetta iniziativa HIPC Rafforzata (Enhanced Heavily Indebted Poor Countries Initiative), che ha ampliando la categoria dei beneficiari. La relazione riferisce che, complessivamente, il totale dei debiti cancellati dall’Italia dall’entrata in vigore della legge n. 209 del 2000 fino al 30 giugno 2022, sia verso i Paesi HIPC che verso i Paesi non HIPC, ammonta a circa 5 miliardi di euro. Per quanto riguarda in particolare i Paesi HIPC, il debito cancellato ammonta, al 30 giugno 2023, a circa 4,6 miliardi di euro, a fronte di un impegno (calcolato nel 2000) dell’ordine di 4,8 miliardi. Lo stato delle cancellazioni è esposto dettagliatamente in un’apposita tabella. La relazione riferisce poi sull’iniziativa HIPC rafforzata, ormai in gran parte attuata. Al 30 giugno 2021, 36 dei 39 Paesi qualificati o potenzialmente ammissibili (riportati nell’Allegato 1) hanno raggiunto il completion point, mentre 2 Paesi (Somalia nel marzo 2020 e Sudan a fine giugno 2021) hanno raggiunto il decision point. Resta in sospeso un solo Paese, l’Eritrea, che si trova nella fase di pre-decision point. Si dà quindi conto delle iniziative in corso in Somalia e Sudan. Il documento approfondisce quindi le modalità di funzionamento del ‘Quadro comune per il trattamento del debito’ (Common framework for debt treatments beyond the debt service suspension initiative), iniziativa lanciata dal G20 e dal Club di Parigi nel novembre 2020 per rispondere in maniera più strutturale (rispetto alla Debt Service Suspension Initiative o DSSI) all’esigenza di molti Paesi a basso reddito di affrontare, a seguito della pandemia globale, gli accresciuti problemi di sostenibilità del debito e di liquidità a medio termine. Il Common framework viene attivato su richiesta del Paese debitore: al 30 giugno 2023 ne avevano fatto richiesta Ciad, Etiopia, Zambia e Ghana. Il quarto capitolo della relazione concerne le modalità di utilizzo delle risorse liberate con le cancellazioni del debito sulla base degli accordi bilaterali stipulati dall’Italia, che i Paesi beneficiari sono vincolati (ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge n. 209 del 2000) a impiegare per progetti volti a di ridurre la povertà. Si ricorda che nel periodo considerato sono stati firmati dall’Italia accordi di ristrutturazione debitoria con Argentina (22 dicembre 2022) e Suriname (22 giugno 2023). Una tabella riepiloga gli importi di debito estero cancellati dall’Italia per ciascun paese HIPC fino al 30 giugno 2023. Il capitolo finale del documento dà conto dell’impiego delle risorse liberate a seguito di accordi di conversione del debito verso l’Italia definiti con i Paesi interessati in progetti di sviluppo concordati tra i Governi. |
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Presentata dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale |
L’articolo 1 della legge 19 marzo 1999, n. 80, prevede che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale presenti ogni anno al Parlamento una relazione in merito all’attività svolta dal Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), nonché sulla tutela e il rispetto dei diritti umani in Italia. Il CIDU, che assicura il coordinamento dell’azione governativa in materia di adeguamento agli obblighi previsti dagli accordi internazionali in tema di diritti umani, collabora a una serie di attività volte a dar seguito in Italia ad iniziative internazionali attinenti ai diritti umani e ha altresì il compito di svolgere le cosiddette attività di follow-up, tra cui la predisposizione delle risposte italiane ai commenti, alle osservazioni ed ai quesiti formulati dagli organi di controllo istituiti nell’ambito dei principali strumenti giuridici convenzionali in materia di diritti umani. |
Sintesi del contenuto |
La relazione, descritti compiti, composizione e modalità di funzionamento del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), illustra le principali attività da esso svolte nell’annualità 2022. Per quanto attiene ai rapporti del CIDU con gli organismi delle Nazioni Unite, si dà conto dell’elaborazione da parte del Comitato del Piano di implementazione delle Raccomandazioni (PIR) ricevute ed accettate nel quadro del Terzo Ciclo di Revisione Periodica Universale (UPR) - la procedura d’esame sulla situazione complessiva dei diritti umani introdotta in seno al Consiglio Diritti Umani di Ginevra con Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 60/251 del marzo 2006 - cui l’Italia è stata sottoposta nel 2019. In particolare, si ricorda che il 4 novembre 2021 è stato trasmesso alle Nazioni Unite il Mid-Term Report, quale esercizio volontario di aggiornamento sulle raccomandazioni ricevute ed accettate nel corso del Terzo Ciclo UPR, corredato da uno specifico Annesso dedicato alle buone pratiche in materia di diritti umani sviluppate a livello regionale e locale. La relazione ricorda poi che tra le principali funzioni del CIDU rientrano la stesura, la discussione e l’aggiornamento dei Rapporti nazionali periodici che l’Italia deve presentare agli organi di monitoraggio internazionali, tra cui i diversi Comitati delle Nazioni Unite. Anche nel corso del 2022 questo lavoro ha riguardato sia la preparazione dei Rapporti relativi a diverse Convenzioni a cui l’Italia ha aderito (‘reporting’), che diversi esercizi di ‘follow-up’, oltre alla discussione in presenza (a Ginevra) del rapporto periodico relativo al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Nel 2022 i lavori del CIDU si sono concentrati sul monitoraggio dell’attuazione degli impegni assunti con il secondo Piano d’azione nazionale in tema di impresa e diritti umani (Business and Human Rights - BHR) (PAN BHR 2021-2026), nonché sulla promozione del quarto Piano d’azione nazionale quadriennale su Donne, Pace e Sicurezza (2020-2024), con un costante lavoro di consultazione e di coordinamento che attraverso l’Open-Ended Working Group (OEWG-1325), inclusivo di rappresentanti delle istituzioni e della società civile, coinvolge sempre più interlocutori. Nel corso del 2022 si è lavorato alla elaborazione del Progress Report relativo alla prima annualità del Piano. In ambito europeo, la relazione segnala l’attivazione nel 2022 da parte del CIDU di uno specifico esercizio interministeriale volto a fornire elementi di aggiornamento e specifiche osservazioni in relazione al rapporto di visita-Paese successivo alla visita periodica in Italia del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT) del Consiglio d’Europa (CoE), svoltasi dal 28 marzo all’8 aprile 2022, che si è focalizzata, in particolare, su sistema carcerario nazionale per adulti, RSA ed istituti psichiatrici. La relazione riferisce altresì sull’attività svolta nel 2022 dal CIDU in relazione al compito assunto dal Comitato, a partire da dicembre 2018, di coadiuvare l’aggiornamento della piattaforma per la Promozione della tutela del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti (Platform to Promote the Protection of Journalism and Safety of Journalists). In merito ai rapporti con l’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fundamental Rights Agency - FRA) si ricorda, in particolare, la partecipazione del CIDU alle riunioni plenarie dei National Liaison Officers (NLOs), svoltesi nel marzo e nell’ottobre 2022. Quanto alle altre attività di promozione in tema di diritti umani, si ricorda, in particolare, la partecipazione del CIDU al primo seminario internazionale dedicato ai NMIRFs (National Mechanisms for Implementation, Reporting and Follow-up), svoltosi a Marrakesh, dal 7 all’8 dicembre 2022. |
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Presentata dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale |
L’articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di bilancio 2019), al comma 288, dispone che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale presenti ogni anno alle Camere una relazione sulla realizzazione delle iniziative finanziate con le risorse del Fondo, di cui al comma 287, destinato ad interventi di sostegno diretti alle popolazioni appartenenti a minoranze cristiane oggetto di persecuzioni nelle aree di crisi, attuati dai soggetti del sistema della cooperazione italiana allo sviluppo, di cui alla legge 11 agosto 2014, n. 125 (Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo). Il comma 287 assegna al Fondo una dotazione di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 e di 4 milioni di euro annui a decorrere dal 2021. Agli stanziamenti previsti dal Fondo sono stati aggiunti, per ciascuno degli anni 2021, 2022, 2023, ulteriori 400 mila euro assegnati dalla legge 30 dicembre 2020 n. 178 (Legge di bilancio 2021) al capitolo di spesa 2186 del MAECI. |
Sintesi del contenuto |
La relazione riferisce che, in ossequio alle previsioni recate dalla legge n. 145 del 2018 (art. 1, co. 287), l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), ha emanato nel 2019 il primo Bando “Minoranze cristiane”, che prevedeva un finanziamento complessivo di 4 milioni di euro. Vengono quindi indicate le 4 iniziative finanziate con tali risorse, di carattere pluriennale e pertanto oggetto di monitoraggio anche nel 2022. La relazione fa presente che, essendo le iniziative nel frattempo terminate, l’AICS sta svolgendo la valutazione tecnico/economica della documentazione finale trasmessa dalle organizzazioni proponenti, ad eccezione dell’iniziativa “Sostegno alla minoranza cristiana di Maaloula per il ritorno al loro villaggio e ripristino della coesione sociale e interreligiosa nella comunità” che la OSC Perigeo avrebbe dovuto realizzare in Siria. A maggio 2022, di fronte all’impossibilità per Perigeo di operare in un contesto complesso come quello della crisi siriana, l’AICS ha avviato la procedura per la revoca del contributo e la chiusura dell’iniziativa. La relazione riferisce altresì che nel 2020 l’AICS, nell’ambito del c.d. “Bando OSC 2020”, ha dedicato il Lotto 3, con uno stanziamento di 6.413.879 euro, al finanziamento di interventi a sostegno delle comunità cristiane nelle aree di crisi. La relazione elenca quindi le sei iniziative giudicate ammissibili al finanziamento, tutte della durata prevista di 24 mesi, le cui attività sono iniziate tra maggio e settembre 2022. L’ammontare dei finanziamenti richiesti dalle OSC per il finanziamento delle iniziative del Lotto 3 approvate è complessivamente pari a 4.671.533 euro (con un residuo di 1.742.346 euro rispetto allo stanziamento). In ordine a tali iniziative, le OSC stanno facendo pervenire all’AICS i primi rapporti intermedi tecnico/finanziari, contenenti informazioni sul regolare andamento delle attività. L’unica eccezione è costituita dal progetto gestito dalla OSC Associazione Italiana per la Solidarietà tra i Popoli - AISPO in Sudan per il quale, a causa delle condizioni di sicurezza in loco, si è resa necessaria la sospensione delle attività. La relazione conclude segnalando che l’esperienza dei bandi del 2019 e del 2020, i risultati delle attività di monitoraggio delle iniziative ed i costanti incontri con i responsabili delle OSC hanno evidenziano una scarsa partecipazione delle OSC, un impianto debole in diverse iniziative proposte, nonché una limitata presentazione di proposte di interventi in aree in cui la popolazione cristiana è esposta e vulnerabile. Tali fattori hanno pertanto determinato l’impossibilità di assegnare, per entrambi i bandi, tutti i fondi stanziati. Si dà quindi conto degli elementi innovativi del bando 2023, volti a favorire una maggiore partecipazione delle OSC, tra cui, in particolare, l’inserimento dei luoghi di culto tra le infrastrutture per le quali possono essere realizzati interventi e l’introduzione di iniziative a sostegno del dialogo interreligioso. Costituisce inoltre una novità la possibilità di intervenire nei Paesi eleggibili anche a favore delle comunità rifugiate provenienti da altri Paesi. |
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Presentata dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale |
L’articolo 6 della legge 7 marzo 2001, n. 58 (Istituzione del Fondo per lo sminamento umanitario e la bonifica di aree con residuati bellici esplosivi), prevede che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale presenti annualmente al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione della medesima legge, che ha istituito nello stato di previsione del Ministero un Fondo destinato alla realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario. La legge 12 novembre 2009, n. 173, di ratifica del Protocollo V della Convenzione sulla proibizione o limitazione dell’uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (Convention on Certain Conventional Weapons - CCW), e la legge 14 giugno 2011, n. 95, di ratifica della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo, hanno introdotto modifiche alle previsioni originarie, ampliando l’utilizzo del Fondo alle attività nelle aree con residuati bellici esplosivi e munizioni a grappolo. |
Sintesi del contenuto |
Sul piano internazionale, la relazione dà conto degli esiti della XX Riunione annuale degli Stati Parte della Convenzione di Ottawa sulle mine antipersona, svoltasi a Ginevra dal 21 al 25 novembre 2022, che ha fatto il punto, a seguito della presentazione dei principali risultati del “2021-2022 Progress Report”, sul perseguimento degli obiettivi della Convenzione, anche in vista della Quinta Conferenza di riesame prevista per il 2024. La relazione dà conto degli sviluppi e degli aspetti problematici emersi e riferisce che ampio spazio è stato altresì dedicato ai due pilastri fondamentali della Convenzione, ossia la cooperazione internazionale e l’assistenza alle vittime. Si fa presente che l’Italia è intervenuta in entrambi i settori, valorizzando l’impegno nazionale, che trova riscontro anche nei fondi della cooperazione italiana destinati alle attività di sminamento umanitario, che nel 2022 sono rimasti in linea con quanto stanziato nel 2021. In tema di universalizzazione (al 31 dicembre 2022 la Convenzione di Ottawa contava 164 Stati Parte), è proseguito il dibattito sull’allargamento della membership, necessario al perseguimento dell’obiettivo della totale eliminazione delle mine antipersona entro il 2025. Riguardo agli obblighi internazionali posti dalla Convenzione di Ottawa, si segnala che l’Italia (che ha completato la distruzione delle proprie scorte già nell’ottobre 2002) ha continuato ad effettuare i periodici adempimenti in materia di trasparenza previsti dalla citata Convenzione. In merito all’attuazione della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo (CCM), ricordato che l’Italia ha completato la distruzione delle scorte nazionali già nel 2015, qualificandosi tra gli Stati più virtuosi, si riferisce sullo svolgimento della Decima riunione degli Stati Parte della Convenzione (tenutasi a Ginevra dal 30 agosto al 2 settembre 2022), in cui l’Italia ha promosso l’obiettivo dell’universalizzazione della Convenzione stessa, che attualmente conta 112 Stati Parte, cui si aggiungono 12 Paesi firmatari. Quanto all’utilizzo del Fondo per lo sminamento umanitario (di cui alla legge n. 58 del 2001), si ricorda che attraverso le risorse di tale Fondo è finanziato un quadro variegato di programmi volti alla riduzione del rischio, al censimento e alla bonifica dei campi minati, all’assistenza alle vittime, ivi inclusa la riabilitazione psicofisica e la reintegrazione socio-economica, al sostegno delle comunità che convivono con la presenza di mine. La relazione segnala che dal 2001 al 2022 il Fondo ha ricevuto 79.623.602 euro di stanziamenti di competenza. Il rifinanziamento per il 2022 è stato pari a 8.590.733 euro, di cui 590.733 euro stanziati dalla legge n. 234 del 2021 (Legge di bilancio 2022) e 8.000.000 euro con Deliberazione del Consiglio dei ministri 15 giugno 2022. Grazie a tali fondi, anche per l’anno 2022 sono state finanziate iniziative per un totale di 7.600.131 euro, che la relazione elenca, indicando il Paese e l’Organizzazione internazionale destinatari (di volta in volta il CICR, Comitato internazionale della Croce Rossa, o l’UNMAS - United Nations Mine Action Service, o il GICHD-Geneva International Centre for Humanitarian Demining), l’importo del relativo contributo e le finalità specifiche. Sono inoltre parte della programmazione 2022 un contributo di 241.740 euro a UNMAS per attività in Palestina e un contributo di 250.000 euro alla Campagna italiana contro le mine (CICM). |
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Presentata dal Ministro per i rapporti con il Parlamento |
L’articolo 10 del decreto legislativo 15 marzo 2020, n. 66 (Codice dell’ordinamento militare), prevede che il Ministro della difesa proponga al Presidente del Consiglio dei ministri la relazione annuale da presentare al Parlamento in ordine allo stato della disciplina militare e dell’organizzazione delle Forze armate, in relazione agli obiettivi di ristrutturazione previsti dalla legislazione vigente, riferendo, in particolare: a) sul livello di operatività delle singole Forze armate; b) sul grado di integrazione del personale militare volontario femminile; c) sull’attività per il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati; d) sul conseguimento degli obiettivi di reclutamento dei volontari necessari ad assicurare l’operatività delle Forze armate; e) sullo stato dei reclutamenti nelle carriere iniziali delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare e del Corpo militare della Croce rossa. |
Sintesi del contenuto |
La relazione presentata è suddivisa in tre titoli, il primo dei quali offre una sintesi dello stato di avanzamento del processo di riordino strutturale delle Forze armate, sul quale hanno di recente inciso gli elementi innovativi introdotti dalla legge 5 agosto 2022, n. 119 (che ha, tra l’altro, differito il termine per la riduzione a 150.000 unità l’entità complessiva delle dotazioni organiche delle Forze armate), e della situazione generale del personale militare. Vengono poi forniti i dati maggiormente significativi per valutare lo stato della disciplina del personale militare, riportando le statistiche dell’anno 2022 inerenti alle sanzioni disciplinari inflitte, alle sentenze penali militari di condanna pronunciate, nonché al monitoraggio di alcuni “fenomeni comportamentali” (nonnismo, mobbing, molestie sessuali e stalking) tra militari. In particolare, la relazione segnala un aumento per il personale militare dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica sia delle sanzioni disciplinari di corpo (6.212 contro le 6.186 del 2021) che delle sanzioni di stato (251 contro le 192 del 2021). Si riferisce poi che nel 2022 non sono stati riscontrati episodi riconducibili al fenomeno del nonnismo, un caso di mobbing è stato segnalato dall’Arma dei carabinieri, sono stati rilevati 6 casi di molestie sessuali e uno di stalking. La relazione fornisce altresì informazioni riguardanti i decessi del personale militare (191 nel 2022, di cui 17 in servizio) e l’integrazione del personale femminile nelle Forze Armate, rilevando che alla fine del 2022 le Forze Armate e l’Arma dei Carabinieri hanno registrato la presenza di oltre 20.000 unità di sesso femminile (di cui 2.181 ufficiali), con un incremento, rispetto all’anno precedente, di circa 1.000 unità. Ulteriori profili illustrati riguardano: il sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati (anche dando conto del Sistema informativo lavoro difesa-SILDifesa); la situazione delle infrastrutture e degli alloggi demaniali; l’attività della Rappresentanza militare e delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari; il Centro veterani della difesa (CVD); l’attività sportiva nelle Forze armate. Il Titolo II illustra gli standard operativi espressi congiuntamente dalle Forze armate, nel corso del 2022, nell’ambito delle missioni/operazioni internazionali (ONU, UE e NATO, nonché nel quadro di accordi bilaterali e multilaterali) e in termini di contributi alla sicurezza nazionale (operazioni “Strade Sicure” e “Mare sicuro”). Viene inoltre analizzato l’impiego interforze dello strumento militare, con riferimento – tra l’altro - al sostegno sanitario offerto nel periodo pandemico e post-pandemico, al supporto logistico a favore delle forze partecipanti alle operazioni fuori dai confini nazionali (OFCN), alle attività di concorso emergenziale e di cooperazione civile militare (CIMIC) nell’ambito della partecipazione dell’Italia alle missioni militari internazionali. Si riferisce altresì in merito alle attività addestrative/esercitative e di trasporto strategico condotte nel 2022 (evidenziando, in particolare, lo sforzo sostenuto in termini di trasporto nel periodo dal 24 febbraio al 31 dicembre 2022, per favorire la cessione alle Forze armate ucraine di mezzi e materiali decretati dal Governo), anche dando conto delle risorse finanziarie per le operazioni nazionali all’estero (in confronto con l’annualità 2021). Il Titolo III della relazione concerne lo stato dell’organizzazione delle Forze armate e descrive, per ciascuna di esse (Esercito, Marina, Aeronautica) e per l’Arma dei carabinieri, la struttura di comando e controllo, l’assetto organizzativo e logistico, la capacità di approntamento e le attività svolte nell’anno 2022 in Italia e all’estero nello specifico quadro di riferimento. |
Annuncio 6/11/2023 |
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Presentata dal Ministro dell’economia e delle finanze |
L’articolo 13 della legge 27 luglio 2000, n. 212 (Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente) prevede che il Ministro dell’economia e delle finanze riferisca annualmente alle competenti Commissioni parlamentari in ordine al funzionamento dell’istituto del Garante del contribuente, all’efficacia dell’azione da esso svolta ed alla natura delle questioni segnalate, nonché ai provvedimenti adottati a seguito delle segnalazioni del Garante stesso. |
Sintesi del contenuto |
La relazione – predisposta sulla base delle relazioni inviate dai Garanti del contribuente operanti presso ciascuna regione e provincia autonoma ai sensi del comma 13-bis dell’articolo 13 della legge n. 212 del 2000 – è strutturata in due parti, la prima delle quali descrive attribuzioni, modalità di funzionamento, ambiti di intervento nonché criticità rilevate dai Garanti nello svolgimento delle proprie funzioni. A tale ultimo riguardo, la relazione ricorda che la necessità di un intervento legislativo volto a rivedere il ruolo e il funzionamento del Garante del contribuente ha trovato espressione nelle disposizioni di cui all’articolo 4 della legge 9 agosto 2023, n. 111 (Delega al Governo per la riforma fiscale), successivamente attuate dal decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 219. Si riferisce poi che le relazioni dei Garanti in merito all’attività da essi svolta nel corso del 2022 confermano la prevalenza tra le richieste presentate dai contribuenti delle istanze di attivazione dell’autotutela, sia per quanto riguarda l’eventuale annullamento o rettifica di atti impositivi, sia per quanto concerne provvedimenti relativi all’erogazione di rimborsi e contributi. La seconda parte della relazione riporta i dati più rilevanti sull’attività svolta dai Garanti regionali nel corso dell’anno 2022. In particolare, si fa presente che nell’anno di riferimento, a livello nazionale, sono pervenute agli uffici dei Garanti 3.845 nuove istanze, in aumento rispetto alle 3.024 del 2021 (+27% circa). Analogamente agli anni precedenti sono state rilevate differenze in termini di istanze pervenute tra gli uffici dei diversi Garanti. Nelle prime cinque regioni per numerosità di istanze – Lazio, Lombardia, Campania Sicilia e Puglia – corrispondenti a circa un quarto delle 21 sedi totali, è pervenuto circa il 62% delle istanze del 2022. Per quanto concerne la distribuzione delle istanze pervenute per regione, si rileva che nel periodo 2018-2022 in ognuna delle prime sette regioni per numerosità sono pervenute in media 339 istanze l’anno, mentre nelle altre regioni e nelle province autonome la media scende a 70 istanze all’anno. Le istanze pervenute hanno riguardato prevalentemente i seguenti ambiti: liquidazione, accertamento, sanzioni con riferimento a diritti o tributi erariali (981) e locali (359), attinenti prevalentemente all’attività di accertamento degli enti impositori; riscossione di tributi erariali (423) e locali (207), riguardanti l’operato degli agenti della riscossione; rimborsi di tributi erariali (296) e locali (38). L’insieme di tali istanze, pari a 2.304, rappresenta il 60% del totale delle pratiche pervenute (ossia 3.845), con un aumento di due punti percentuali rispetto al dato del 2021 (58%). La rimanente parte (1.541 cioè il 40% delle richieste pervenute) comprende diverse tipologie di istanze (richieste di informazioni, di intervento nel caso di verifiche fiscali, segnalazioni di irregolarità o malfunzionamento degli uffici). Nel 2022 le istanze in carico (calcolate sommando le istanze residue del 2021, ovvero 925, e le istanze pervenute nel 2022, pari a 3.845) ammontano a 4.770 (+ 778 istanze rispetto al dato del 2021). Le “istanze residue”, ossia le pratiche istruite dal Garante, ma non ancora definite alla fine dell’anno in esame poiché in attesa di risposta da parte dell’ente impositore, sono 1.037, il 21,7% delle istanze in carico nel corso dell’anno, 1,5 punti percentuali in meno del valore registrato nel 2021 (23,2%). Per quanto attiene agli esiti delle 3.733 istanze definite dai Garanti nell’anno 2022, il 32,68% (1.220) è stato archiviato per rinuncia da parte del contribuente (in diminuzione rispetto al 2021, in cui tale percentuale era pari al 36,8%), mentre per il 64% delle segnalazioni è stata attivata la procedura di autotutela, in sensibile aumento rispetto al 2021. Gli esiti delle autotutele attivate dal Garante presso gli enti impositori – prendendo come parametro l’interesse del contribuente – possono essere così classificati: favorevoli (958 pratiche, pari al 25,66%), parzialmente favorevoli (338 pratiche, pari al 9,05%) e contrari (1.085 pratiche, pari al 29,07%). |
Annuncio 6/12/2023 |
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Presentata dal Ministro dell’economia e delle finanze |
L’articolo 10 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153, prevede che il Ministero dell’economia e delle finanze, in qualità di autorità di vigilanza sulle fondazioni di origine bancaria, presenti al Parlamento, entro il 30 giugno, una relazione sull’attività svolta dalle fondazioni nell’anno precedente, con riferimento, tra l’altro, agli interventi finalizzati a promuovere lo sviluppo economico-sociale nei territori locali in cui esse operano. Si ricorda che l’attività delle Fondazioni si sostanzia in due fasi principali: la fase di investimento secondo le modalità tipiche dell’investitore istituzionale, la cui redditività determina il risultato di esercizio (avanzo, o disavanzo se negativo) e l’attività erogativa, strettamente connessa alla redditività del proprio portafoglio investito. |
Sintesi del contenuto |
La relazione si articola in due parti nelle quali si analizzano, rispettivamente, i dati economici delle Fondazioni di origine bancaria e l’attività istituzionale da esse svolta. Ricordato che la destinazione del patrimonio delle Fondazioni è vincolato al conseguimento degli scopi istituzionali da esse perseguiti, si segnala che nel 2022 il valore del patrimonio netto, a livello di sistema, è pari a 40,6 miliardi di euro, e presenta un incremento dello 0,79% rispetto all’anno precedente (nell’esercizio 2021 era stato registrato un incremento dell’1,33% rispetto all’esercizio 2020). Come per gli anni precedenti, anche nel 2022 il patrimonio delle Fondazioni è distribuito in maniera piuttosto diseguale: in particolare, le Fondazioni del Mezzogiorno (10 Enti su un totale di 86 Fondazioni) possiedono una quota minoritaria del patrimonio rispetto al sistema, pari al 4,99% della consistenza complessiva. La relazione fa poi presente che il valore delle poste dell’attivo investito dalle Fondazioni raggiunge nel 2022 un totale di 47.597.875.462 euro, in aumento dello 0,49% rispetto all’anno precedente (nell’esercizio 2021 era stato rilevato un incremento del 2,63% rispetto all’esercizio 2020), fornendo un sintetico profilo delle principali voci che lo compongono: immobili, società strumentali, attività quotate, partecipazione nella Società bancaria conferitaria. Quest’ultima voce rappresenta mediamente quella più rilevante dell’attivo delle Fondazioni ed è pari, a valore contabile, a 10.797.287.447 euro, corrispondenti al 22,68% dell’attivo stesso e al 26,62% del patrimonio netto (rispettivamente 22,44% e 26,41% nel 2021). Si forniscono quindi approfondimenti in ordine all’adeguamento da parte delle Fondazioni ai parametri stabiliti dal Protocollo d’Intesa MEF-ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa), sottoscritto il 22 aprile 2015 da 83 Fondazioni su 86, in tema di diversificazione degli investimenti, di esposizioni debitorie e di corrispettivi per i componenti degli organi delle Fondazioni. In merito al risultato della politica di investimento delle Fondazioni, la relazione riferisce che il totale dei proventi netti della gestione ordinaria nel 2022 è pari a 1.293.539.097 euro (2.176.878.179 euro nel 2021; 1.061.410.961 nel 2020) con un notevole decremento rispetto all’esercizio 2021 (-40,58%), anno in cui si era verificato un netto miglioramento in confronto al 2020, e analizza le ragioni del risultato conseguito. L’avanzo d’esercizio nel 2022 è pari, a livello complessivo, a 906.565.259 euro e registra un decremento del 46,38% rispetto al 2021 (1.690.806.762 euro), determinato principalmente dal calo dei proventi della gestione ordinaria già evidenziato (-40,58%). La seconda parte della relazione illustra l’andamento delle erogazioni nei settori di intervento delle Fondazioni ammessi dalla legge (individuati dall’articolo 1 del decreto legislativo n. 153 del 1999). Ricordato che una parte dell’avanzo d’esercizio può essere accantonato a fondi di natura istituzionale per la stabilizzazione delle erogazioni future, si riferisce che tra il 2021 e il 2022, a fronte di un decremento nell’avanzo del 46,38%, l’importo totale delle erogazioni è aumentato dell’8,09%; nel 2021 si era invece registrato un calo del 5,85%, seppur a fronte di un incremento dell’avanzo pari al 61,11%. Vengono quindi forniti dati in merito alla ripartizione delle erogazioni deliberate nei singoli settori di intervento, destinate principalmente ai settori “Arte, attività e beni culturali” (26,28% del totale), “Volontariato, filantropia e beneficenza” (20,79%) e “Ricerca scientifica e tecnologica” (13,22%). Si analizza inoltre la ripartizione per area geografica delle erogazioni, rilevando, in particolare, che il Nord beneficia della quota maggiore di erogazioni (il 73,85%, pari a 693.891.141 euro, con un aumento del 10,33% rispetto al 2021). Ulteriori dati forniti riguardano i soggetti beneficiari dell’attività istituzionale delle Fondazioni, osservando che nel 2022 le erogazioni hanno interessato prevalentemente soggetti privati, per l’82,34% delle risorse totali (773.647.876 euro). Da ultimo si dà conto degli interventi in pool, che coinvolgono più Fondazioni. |
Annuncio 5/12/2023 |
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Presentata dal Ministro della cultura |
L’articolo 6 della legge 30 aprile 1985, n. 163 (Nuova disciplina degli interventi dello Stato a favore dello spettacolo), prevede che il Ministro della cultura presenti ogni anno al Parlamento una documentazione conoscitiva e una relazione analitica sull’utilizzazione del Fondo unico per lo spettacolo, nonché sull’andamento complessivo dello spettacolo. Si ricorda che le aliquote di ripartizione annuale del Fondo unico per lo spettacolo (FUS) tra i diversi settori dello spettacolo (attività delle Fondazioni lirico-sinfoniche; teatrali; musicali; di danza; attività circensi e di spettacolo viaggiante; nonché per progetti multidisciplinari, residenze, progetti speciali e azioni di sistema) sono stabilite con decreto del Ministro della cultura (ex art. 1 del decreto-legge 18 febbraio 2003, n. 24), sentito il Consiglio superiore dello spettacolo. Si ricorda altresì che la legge 14 novembre 2016, n. 220 (Disciplina del cinema e dell’audiovisivo), ha istituito il Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo, scorporando dal Fondo unico per lo spettacolo le risorse destinate alle attività cinematografiche. Ai sensi dell’articolo 1, comma 631, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Legge di bilancio 2023) dal 1° gennaio 2023 il Fondo unico per lo spettacolo ha assunto la denominazione di Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo. |
Sintesi del contenuto |
La relazione si articola in 8 capitoli e un’Appendice. Il primo capitolo riferisce in merito all’utilizzo del Fondo unico dello spettacolo (FUS) in favore dell’intero comparto, dando preliminarmente conto della normativa di riferimento. In particolare, si ricorda che l’attribuzione dei contributi per il triennio 2022-2024 a valere sul FUS a favore degli organismi diversi dalle Fondazioni lirico – sinfoniche è disciplinata dal decreto ministeriale 25 ottobre 2021, che ha modificato le modalità per la presentazione della domanda di ammissione al contributo, il sistema di valutazione della domanda e le modalità per l’attribuzione del contributo a valere sul FUS, di cui al precedente decreto 27 luglio 2017, e introdotto nuove tipologie di contributi. La relazione fa quindi presente che l’importo del FUS per l’anno 2022 è pari a 423.191.856 euro, con un aumento rispetto al 2021 di 23.050.000 euro (+5,76%) e che le aliquote di riparto tra i diversi settori dello spettacolo sono state determinate con decreto del Ministro della cultura 25 febbraio 2022 . Un’apposita tabella riporta, per ciascun settore, l’aliquota di riparto e l’ammontare dello stanziamento. Vengono inoltre indicate le variazioni percentuali rispetto al 2021 degli stanziamenti per ciascun settore, che registrano un decremento per il settore “Attività musicali” (-1,88%) e per il settore “Attività teatrali” (-2,62%). Complessivamente, i contributi assegnati per l’anno 2022 a valere sul FUS (il cui elenco è riportato in Appendice alla relazione, con indicazione dei beneficiari) sono 1.503, per un importo totale pari a 407.113.819,61 euro. La relazione fornisce inoltre un’analisi della ripartizione per regione del numero di assegnazioni e del contributo assegnato. Nei capitoli dal secondo al settimo del documento sono presi in esame singolarmente gli interventi in favore delle diverse attività di spettacolo per le quali è prevista l’erogazione di contributi a valere sul FUS. Per ciascuna di tali attività la relazione, richiamata la normativa su cui si fonda l’assegnazione del contributo, esamina gli importi stanziati e dà conto dei contributi assegnati sulla base delle domande presentate, fornendo i relativi importi. L’ottavo capitolo della relazione espone i dati sull’offerta e sulla domanda di spettacolo in Italia raccolti dalla Società Italiana degli autori ed editori (SIAE), relativi all’anno 2022, concernenti, in particolare, il numero di spettacoli (2.407.792, di cui il 93,30% spettacoli cinematografici), il numero di ingressi (pari a 70.759.198) e l’ammontare della spesa al botteghino per l’acquisto di biglietti e abbonamenti (739.544.820,67 euro) e si fornisce per ciascuna attività di spettacolo l’andamento delle annualità precedenti (a partire dal 2006). Per tutte le attività considerate, il numero di spettacoli assume nel 2022 un valore maggiore di quello dell’anno precedente. Rispetto al 2021, le variazioni positive più rilevanti del numero di ingressi si registrano per l’attività di balletto (+202,89%) e per l’attività teatrale (+192,08%). Viene inoltre descritta la ripartizione del numero di spettacoli proposti nel 2022 per regione, fornendo informazioni sulla distribuzione territoriale dell’offerta di spettacolo dal vivo e cinematografico. Una specifica analisi è dedicata all’offerta di spettacolo dal vivo negli anni dell’emergenza epidemiologica, in rapporto al 2019. |
Annuncio 6/12/2023 |
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Presentata dal Centro per il libro e la lettura del Ministero della cultura |
L’articolo 2 della legge 13 febbraio 2020, n. 15 (Disposizioni per la promozione e il sostegno della lettura) prevede che il Centro per il libro e la lettura, istituito presso il Ministero della cultura, dia conto, ogni due anni, in un apposito documento, degli esiti del monitoraggio e della valutazione dei risultati concernenti il Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura, di durata triennale, e che il documento sia trasmesso alle Camere. Il Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura per gli anni 2021-2023, coordinato e attuato dal Centro con le risorse finanziarie del Fondo istituito dal citato articolo 2, definisce la strategia e il quadro programmatico degli interventi volti a favorire e sostenere la promozione della lettura in Italia ed individua gli obiettivi generali, le priorità e le azioni conformi alle finalità della legge n. 15 del 2020. Il Piano è stato adottato con decreto del Ministro della cultura, di concerto con il Ministro dell’istruzione 17 febbraio 2022, n. 61, acquisita l’intesa della Conferenza unificata. |
Sintesi del contenuto |
La relazione evidenzia preliminarmente che il ritardo nell’approvazione del primo Piano nazionale di azione (PNA) 2021-2023 rispetto alla previsione di legge ha permesso di impegnare solo nel 2022 le risorse destinate alla realizzazione degli interventi attuativi delle linee di azione individuate dal medesimo PNA (di cui all’art. 4 del decreto interministeriale n. 61 del 2022) a valere sul Fondo a ciò preposto per l’esercizio finanziario 2021, che pertanto si sono sommate a quelle relative al 2022 pari, per ciascuna annualità, a 4.263.000 euro. Ciò premesso, si riferisce che nel 2022 il Centro per il libro e la lettura ha pubblicato 14 bandi di finanziamento, aperti a soggetti pubblici e privati, di cui 7 a valere sulla dotazione 2021 del Fondo e 7 sulla dotazione 2022. Si riferisce inoltre che a ottobre 2023 il Centro ha impegnato l’88,3% della dotazione dell’anno e che la pubblicazione del settimo bando “Biblioteche e Comunità”, in convenzione con Fondazione con il Sud, è prevista per il mese di dicembre. Il documento descrive quindi la finalità di ciascun bando (“Leggimi 0-6”, “Città che legge”, “Biblioteche e Comunità”, “Lettura per tutti”, “Educare alla lettura”, “Ad Alta Voce”, “Traduzioni”) in riferimento alla linea di azione del Piano con lo stesso perseguita e indica gli importi impegnati e finanziati per annualità. Si dà altresì conto del numero di progetti finanziati per bando a fronte delle istanze pervenute e delle caratteristiche (regionale, interregionale e/o nazionale, nuovi o consolidati), nonché della distribuzione territoriale di tali istanze. Il documento fa presente che i 14 bandi di finanziamento pubblicati nelle annualità 2021 e 2022 hanno ricevuto in totale 917 istanze di partecipazione; 844 istanze si ripartiscono sui 6 bandi di finanziamento che, nel biennio esaminato, rilevano una partecipazione in tendenziale aumento, arrivando a finanziare 209 progetti; le rimanenti 73 istanze sono relative al bando “Traduzioni” che attiva la richiesta di contributi per la traduzione di 300 opere in italiano verso lingue estere. Segnalato che il bando “Ad alta voce” registra dall’annualità 2021 a quella del 2022 un aumento percentuale delle istanze presentate pari al 147,4 % (seguito dai bandi “Lettura per tutti” e “Città che legge” con un incremento, rispettivamente, del 76,2% e 32,6%), il documento osserva che l’analisi dell’attuazione del PNA nel biennio 2021-2022 riscontra l’aumento esponenziale dei soggetti coinvolti nella progettualità. Il documento riferisce inoltre sulla diffusione dei modelli “Città che legge” e “Patti locali per la lettura”, volti al rafforzamento delle reti e dei soggetti che supportano il libro e la lettura a tutti i livelli istituzionali, obiettivo individuato come prioritario dal PNA. In particolare, si dà conto del crescente interesse dei comuni per il progetto “Città che legge” (testimoniato dal notevole incremento delle candidature presentate nelle successive edizioni dell’Avviso pubblico di attribuzione della suddetta qualifica, che si sono succedute a partire dal 2017) e si forniscono dati inerenti al tasso di partecipazione dei comuni in relazione, tra l’altro, al numero di residenti, alla distribuzione territoriale, all’indice di lettura rispetto alla media nazionale, alla qualifica di area metropolitana. Circa i Patti locali per la lettura, previsti dall’articolo 3 della legge n. 15 del 2020, si rileva che grazie anche alla banca dati dei Patti locali per la lettura, progettata e realizzata dal Centro per il libro e la lettura, se ne censiscono 740 – numero in costante aumento – con l’attivo coinvolgimento di 975 comuni (considerando che alcuni patti hanno carattere intercomunale). |
Annuncio 28/12/2023 |
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Presentata dal Ministro della cultura |
L’articolo 84 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), prevede che il Ministro della cultura trasmetta annualmente al Parlamento, entro il termine di presentazione del disegno di legge di bilancio (20 ottobre di ogni anno), una relazione sull’attuazione in Italia e negli Stati dell’Unione europea delle disposizioni di cui al Capo V del medesimo decreto legislativo, nonché della direttiva 2014/60/UE del 15 maggio 2014 del Parlamento europeo e del Consiglio e del regolamento (CE) n. 116/2009 del 18 dicembre 2008 del Consiglio, riguardanti l’esportazione di beni culturali e la restituzione dei beni culturali usciti illegittimamente dal territorio di uno Stato membro dell’Unione europea. |
Sintesi del contenuto |
La relazione fornisce in primo luogo i dati numerici relativi agli atti adottati in applicazione dei regolamenti (CE) 116/2009 e (UE) 1081/2012, nonché del decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo 17 maggio 2018 (tra cui 2.237 attestati di libera circolazione; 364 licenze di esportazione; 559 autorizzazioni per le uscite temporanee per manifestazioni e altro; 59 dinieghi alle esportazioni; 81 certificati di avvenuta importazione; 164 certificati di avvenuta spedizione). Con riferimento all’applicazione della direttiva 2014/60/UE sulla restituzione di beni culturali illecitamente sottratti, la relazione illustra le tre richieste di particolare interesse per l’Italia presentate in occasione della partecipazione di una delegazione del Ministero della cultura, presso la Commissione europea, alla riunione dell’8 dicembre 2022 del Gruppo di lavoro di esperti sulla restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro. La prima richiesta riguarda l’eliminazione del limite temporale del 1° gennaio 1993, di cui agli articoli 14 e 15 della citata direttiva, quantomeno per i beni archeologici illegalmente esportati, i quali costituiscono ben il 90 per cento del traffico illecito di beni culturali, per i quali la direttiva UE 2014/60 non trova alcuna applicazione, stante l’impossibilità di provare, per beni fuoriusciti illecitamente, una data certa di esportazione. Al fine di trovare intese improntate a criteri di “diplomazia culturale” ed esercitare una moral suasion sul possessore del bene illecitamente esportato per la sua restituzione, si è inoltre auspicato il potenziamento del ruolo di intermediazione delle Autorità centrali nel far ricorso ad una procedura di arbitrato, cosiddetto della “cooperazione amministrativa tra gli Stati membri”, già prevista al punto 6 dell’articolo 5 della direttiva. Il terzo profilo riguarda la costituzione di una rete di assistenza legale reciproca tra gli Stati membri, o Procura europea, ex art. 6 della direttiva, inerente alle azioni giudiziarie di restituzione tra gli Stati membri che, ad avviso della delegazione italiana, apporterebbe gli indubbi vantaggi di ridurre notevolmente le ingenti risorse finanziarie da impegnare e al contempo di assicurare l’uniformità delle procedure giudiziarie tra i vari Paesi. La relazione fa quindi presente che il Ministero della cultura, stante la limitata efficacia dell’attuazione della direttiva in merito alla restituzione dei beni culturali illecitamente usciti dal territorio nazionale, si adopera al recupero di tali beni grazie alla propria attività di diplomazia culturale, anche con istituzioni museali extra-europee. In particolare, si riferisce che, in considerazione dell’impasse in cui verrebbero a trovarsi i musei stranieri se svuotati delle proprie collezioni (ove richiesti), si offre loro un accordo di collaborazione culturale in cui, a fronte del riconoscimento della proprietà italiana dei reperti illecitamente esportati, ne viene concesso il prestito per quattro anni, eventualmente rinnovabile per altri quattro, termine massimo previsto dall’articolo 67 del Codice dei beni culturali e del paesaggio per l’uscita temporanea dei beni culturali. La consolidata best practise così messa in atto presenta il duplice vantaggio sia del recupero dei beni illecitamente sottratti al patrimonio nazionale, sia del consolidamento della presenza culturale italiana in istituzioni museali di risonanza internazionale. La relazione illustra quindi i casi più significativi di richiesta di restituzione di beni appartenenti al patrimonio culturale italiano per l’anno 2022, alcuni dei quali già conclusi, altri ancora in fieri. |
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Presentata dal Ministro della cultura |
L’articolo 1 della legge 15 dicembre 1998, n. 444 (Nuove disposizioni per favorire la riapertura di immobili adibiti a teatro e per attività culturali), prevede che entro il 31 dicembre di ciascun anno il Ministro della cultura predisponga una relazione in ordine agli immobili adibiti a teatro ammessi ai contributi di cui alla medesima legge n. 444, agli obiettivi perseguiti e ai risultati raggiunti da trasmettere alle competenti Commissioni parlamentari. Si ricorda che gli interventi finanziari in favore di immobili adibiti a teatro disposti con la legge n. 444 del 1998, riproposti ed estesi con legge 21 dicembre 1999, n. 513, si riferiscono al finanziamento dei lavori di restauro, ristrutturazione ed adeguamento funzionale dei locali adibiti ad attività teatrali e di spettacolo. |
Sintesi del contenuto |
La relazione riferisce che ai sensi della legge n. 444 del 1998 sono stati assegnati complessivi 1.549.370,70 euro annui per 20 anni a decorrere dal 1999. Con la successiva legge n. 513 del 1999 sono stati autorizzati ulteriori limiti di impegno quindicennali per 516.456,90 euro, a decorrere dall’anno 1999, e di 1.549.370,70 euro a decorrere dall’anno 2000. Con distinti decreti ministeriali (D.M. 19 novembre 1999, D.M. 28 gennaio 2000 e D.M. 6 novembre 2000) sono stati individuati 18 comuni destinatari dei suddetti limiti di impegno (per Ancona due limiti di impegno e per Parma tre), subordinandone l’erogazione alla presentazione del progetto delle opere da eseguire debitamente approvato, nonché all’avvenuto inizio dei lavori. La relazione ricorda quindi che la quota del finanziamento erogato dall’Istituto finanziatore (Cassa Depositi e prestiti ed altri istituti di credito) è stata rimborsata dal Ministero della cultura con rate semestrali posticipate (giugno e dicembre) comprensive di capitale ed interessi, a valere sulle risorse di cui al capitolo di spesa n. 8740. Si segnala inoltre che, in occasione della scadenza di giugno 2006, Cassa depositi e prestiti S.p.a. ha rimodulato la durata del piano di ammortamento nonché il tasso applicato. Tale operazione ha portato a ridefinire in 35 anni il periodo di ammortamento dei mutui, inizialmente previsto in venti o quindici. Nel febbraio 2014 lo stesso istituto bancario ha poi rimodulato, su richiesta del Comune di Parma, il piano di ammortamento con riduzione della rata a partire dal 1° luglio 2014. La relazione fornisce quindi gli importi delle rate di mutuo liquidate, con scadenza 30 giugno e 31 dicembre, negli anni 2016 (per complessivi 1.266.180,71 euro), 2017, 2018 e 2019 (853.015,20 euro) e 2020 (646.432,43 euro). Per ciascuna delle annualità 2021, 2022 e 2023 si è provveduto alla liquidazione delle rate di mutuo, di pari importo di 543.141,08 euro, ammontare che si prevede di liquidare anche nell’annualità 2024. |
NN. 6,
Annuncio 6/11/2023 |
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Presentate dal Ministro per i rapporti con il Parlamento |
L’articolo 12 del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66 prevede che per ciascuna inchiesta concernente un incidente aereo l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (ANSV) rediga una relazione contenente anche elementi utili ai fini della prevenzione, nonché eventuali raccomandazioni di sicurezza. La relazione, a carattere eventuale, è trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l’invio alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, all’Ente nazionale per l’aviazione civile, alla Commissione europea ed all’Organizzazione dell’aviazione civile internazionale (ICAO). La relazione è altresì trasmessa ai soggetti che dalle conclusioni in essa contenute possano trarre un vantaggio ai fini della sicurezza ed è messa a disposizione di chiunque ne faccia richiesta, nelle forme stabilite dall’Agenzia. Il comma 4 dell’articolo 12 specifica che le relazioni e i rapporti d’inchiesta e le raccomandazioni di sicurezza non riguardano in alcun caso la determinazione di colpe e responsabilità, poiché l’unico obiettivo dell’inchiesta di sicurezza dell’Agenzia consiste nel prevenire futuri incidenti e inconvenienti. |
Sintesi del contenuto |
Le relazioni d’inchiesta predisposte dall’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo forniscono dati tecnici concernenti gli incidenti occorsi a aeromobili nei pressi delle seguenti località: · Corropoli (Teramo) il 28 luglio 2021; · Forcella di Valmaggiore (Trento) il 28 dicembre 2022. |
Annuncio 13/11/2023 |
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Presentata dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti |
L’articolo 50 della legge 23 luglio 2009, n. 99 (Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia), prevede che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ogni sei mesi, presenti alle Camere una relazione sul grado di liberalizzazione dei servizi a terra negli aeroporti civili, con particolare riferimento: a) al mercato dei servizi aeroportuali a terra; b) al miglioramento del servizio di vendita dei biglietti aerei in termini di reperibilità, informazione in tempo reale all’utenza, minori costi per i consumatori; c) ai rapporti fra scali aeroportuali, trasporti intermodali, infrastrutture di trasporto e territorio; d) alle misure e ai correttivi concreti adottati per un’effettiva liberalizzazione nel settore; e) agli ulteriori eventuali provvedimenti volti a garantire un’effettiva concorrenzialità del mercato. Si ricorda che il decreto legislativo 13 gennaio 1999, n. 18, attuativo della direttiva 96/67/CE, all’articolo 13, affida all’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC) la verifica dell’idoneità dei prestatori di servizi di assistenza a terra. L’articolo 17 prevede inoltre che l’ENAC vigili sul rispetto degli adempimenti derivanti dal decreto ed invii ogni sei mesi al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una relazione sull’attività svolta e sui provvedimenti adottati. |
Sintesi del contenuto |
La relazione presenta gli elementi informativi forniti dall’ENAC riportati in due allegati che costituiscono parte integrante della relazione medesima. Ciò premesso, si riferisce che nel primo semestre 2023 si sono registrati oltre 89 milioni di passeggeri, con un aumento del 29% rispetto all’analogo semestre del 2022, con una forte ripresa che ha azzerato il divario del periodo pre-Covid (2019). I movimenti complessivi sono stati 741.277 (+ 11% rispetto all’analogo semestre del 2022). I passeggeri transitati negli aeroporti italiani da rotte nazionali e internazionali sono stati 89.303.818, di cui 31,9 milioni relativi al traffico nazionale e 57,4 milioni riguardanti quello internazionale, con un incremento rispettivamente del 12% e del 41,5% rispetto all’analogo semestre dell’anno precedente. La relazione segnala in aumento anche la quota media dei passeggeri trasportati per volo, che passa dai 103 del 1° semestre 2022 ai 121 dell’analogo semestre del 2023, con un incremento pari a circa il 17%. Dal confronto con i dati relativi al periodo pre-Covid, si evidenzia un pieno recupero del traffico passeggeri. Il settore cargo registra 508.992 tonnellate movimentate, con una flessione del 6% rispetto all’analogo semestre dell’anno precedente, in linea tuttavia con quanto verificatosi in altri comparti del commercio internazionale anche a causa dell’attuale scenario di incertezza geopolitica globale. Alla data del 30 giugno 2023 risultano vigenti 139 certificati di prestatore di servizi di assistenza a terra, in aumento rispetto ai 135 rilevati al 31 dicembre 2022. Si segnala inoltre che nel mese di maggio 2023 l’ENAC ha pubblicato l’ottava edizione del Regolamento per la certificazione dei prestatori di servizi aeroportuali di assistenza a terra, che tiene conto delle pronunce del TAR intervenute sulla precedente versione. Negli allegati alla relazione l’ENAC dà conto delle attività di monitoraggio sul mercato dei servizi aeroportuali a terra nel periodo di riferimento. Si riferisce inoltre sulle segnalazioni rivolte all’Autorità garante della concorrenza e del mercato in merito, in particolare, al “caro biglietti” da e per la Sicilia a partire da dicembre 2022 e alle pratiche anomale da parte di taluni vettori aerei su alcune tratte in occasione di eventi particolari (quali l’alluvione in Emilia Romagna e l’interruzione dei collegamenti ferroviari tra nord e sud Italia). Quanto alle misure e correttivi concreti adottati per un’effettiva liberalizzazione del settore, si riporta l’attività svolta dall’ENAC in merito alle richieste di limitazione avanzate dai prestatori di servizi di assistenza a terra per gli aeroporti di Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Venezia, Olbia, Firenze, Pisa, Napoli e Torino. Sempre in allegato sono fornite le schede inerenti ai seguenti aeroporti liberalizzati: Bari, Bergamo, Bologna, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze, Lamezia Terme, Milano Linate, Milano Malpensa, Napoli, Palermo, Pisa, Roma Ciampino, Roma Fiumicino, Torino, Treviso, Venezia e Verona. Ciascuna scheda riporta i dati di traffico passeggeri e merci nel primo semestre 2021, 2022 e 2023 e le quote di mercato dei servizi di rampa di aviazione commerciale. |
Annuncio 30/11/2023 |
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Presentata dal Ministro dell’economia e delle finanze |
Il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, ha affidato, a decorrere dal 1° gennaio 1999, la gestione degli interventi di sostegno finanziario alle esportazioni e all’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano alla Società italiana per le imprese all’estero - SIMEST Spa. A quest’ultima, in particolare, è demandata (articolo 25) la gestione del Fondo di cui all’articolo 3 della legge 28 maggio 1973, n. 295 (“Fondo 295”), nonché del Fondo rotativo di cui all’articolo 2 del decreto-legge 28 maggio 1981, n. 251, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 1981, n. 394 (“Fondo 394”). L’articolo 18 del decreto legislativo n. 143 del 1998 prevede che il Ministro dell’economia e delle finanze, entro il 30 settembre di ogni anno, presenti una relazione al Parlamento sugli interventi effettuati nell’anno precedente dal soggetto gestore, fornendo elementi di valutazione sull’attività svolta nell’anno in corso, nonché su quella da svolgere nell’anno successivo. L’amministrazione dei Fondi è affidata al “Comitato Agevolazioni”, istituito presso la SIMEST, costituito ai sensi dell’articolo 1, comma 270, della legge 27 dicembre 2017, n. 205. |
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Sintesi del contenuto |
La relazione, articolata in due capitoli, riferisce nel primo in merito alla gestione del Fondo di cui alla legge n. 295 del 1973, destinato all’erogazione di contributi in conto interesse a supporto di finanziamenti per il credito all’esportazione e per l’internazionalizzazione (contributi su partecipazioni), illustrandone l’evoluzione normativa e l’articolazione del portafoglio in essere al 31 dicembre 2022, pari complessivamente a 38,2 miliardi di euro. Per quanto attiene al rendiconto dell’attività, si segnala che, sempre al 31 dicembre 2022, il Comitato Agevolazioni ha accolto 106 operazioni per un importo di finanziamenti agevolati pari a 555 milioni di euro (il 2021 aveva registrato 162 operazioni per un importo di finanziamenti agevolati pari a 5,1 miliardi di euro), con una stima complessiva di accantonamenti al 31 dicembre 2022 a valere sulle risorse del Fondo 295 per 28 milioni di euro. In particolare, nel 2022 sono stati accolti finanziamenti agevolati a supporto del credito all’esportazione pari a 524 milioni di euro in termini di volumi (rispetto a 5 milioni di euro nel 2021) e 96 in termini di numero operazioni (rispetto a 147 nel 2021). I finanziamenti agevolati sono da ricondurre per la quasi totalità (89% circa) a 88 operazioni di credito fornitore. Gli interventi agevolativi a valere sui finanziamenti a sostegno degli investimenti di società italiane in imprese estere partecipate da SIMEST/FINEST (residenti in area extra UE) hanno registrato nel corso del 2022 una riduzione del 14% in termini di volumi rispetto al 2021 (-33% sul numero delle operazioni). Nel 2022 SIMEST ha supportato le imprese italiane, in qualità di partner nelle loro iniziative di internazionalizzazione, acquisendo 102 milioni di euro di partecipazioni (rispetto a 107 milioni di euro del 2021). Il secondo capitolo della relazione riferisce sulla gestione del Fondo rotativo di cui alla legge n. 394 del 1981 per la concessione di finanziamenti a tasso agevolato a favore delle imprese italiane che operano sui mercati esteri (inclusi, dal 2020, quelli di Stati membri dell’UE), dando conto delle misure per il riavvio dell’operatività del Fondo medesimo dopo la sospensione per esaurimento delle risorse finanziarie disponibili, dovuta alla crescita esponenziale dell’interesse delle imprese verso gli strumenti del Fondo, conseguita alle novità normative introdotte nel biennio 2020-2021 (tra cui il cofinanziamento a fondo perduto). Illustrati gli interventi agevolativi, a valere sul Fondo 394, disposti a sostegno delle imprese per fronteggiare gli effetti economici della crisi ucraina e la gestione della Sub-misura del PNRR “Rifinanziamento e ridefinizione del Fondo 394/81 gestito da SIMEST” (M1.C2.I5), la relazione fa presente che nel corso del 2022 sono pervenute 309 domande di finanziamento, per un importo complessivo di 264 milioni di euro riguardanti esclusivamente il nuovo prodotto Ucraina (nelle edizioni Export-Import). Nel medesimo periodo gli accoglimenti sono stati 155 per 90 milioni di euro. Nel 2022 il Comitato Agevolazioni ha accolto 803 operazioni per 512 milioni di euro (inclusa la quota a valere sul Fondo Promozione Integrata), rispetto a 12.019 accoglimenti per 3.406 milioni di euro nel 2021. L’81% dei volumi accolti è stato destinato alle PMI, il 19% a grandi imprese. Il volume complessivo di erogazioni effettuate nel 2022 è stato pari a 393 milioni di euro (2.747 milioni di euro del 2021), di cui 316 milioni a valere sul Fondo 394/81 e 77 milioni sul Fondo promozione integrata. Vengono infine vengono illustrati i dati statistici relativi ai singoli interventi a valere sul Fondo 394/81. |
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Annuncio 5/12/2023 |
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Presentata dal Ministro dell’economia e delle finanze |
L’articolo 6 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, ha disposto la trasformazione dell’Istituto per i servizi assicurativi del commercio estero (SACE) in società per azioni (SACE S.p.A). Tale articolo prevede che il Ministro dell’economia e delle finanze riferisca annualmente al Parlamento sull’attività svolta dalla SACE S.p.A, sulla base di una apposita relazione predisposta dalla medesima società. Si ricorda che l’articolo 67 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, ha disposto il riassetto del gruppo SACE, da realizzarsi previo accordo tra il Ministero dell’economia e delle finanze e la Cassa depositi e prestiti (CDP). Tale riassetto è stato definito con decreto interministeriale MEF – MAECI adottato nel marzo 2022. |
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Sintesi del contenuto |
La relazione, illustrata in primo luogo la strategia perseguita dalla SACE nell’annualità 2022 alla luce del contesto macroeconomico globale e ricordato che al 31 dicembre 2022 le azioni di SACE sono detenute interamente dal Ministero dell’economia e delle finanze, riferisce che, alla fine dell’esercizio, il capitale sociale ammonta a 3.730.323.610 euro ed è suddiviso in 1.053.428 di azioni del valore nominale di 3.541,1 euro. Vengono quindi forniti i principali dati economici e patrimoniali che hanno contribuito al risultato dell’esercizio 2022, che evidenzia un utile netto di 83,8 milioni (105,6 milioni di euro al 31 dicembre 2021). Le risorse complessive mobilitate da SACE nell’anno 2022 risultano pari a 44.169 milioni di euro. Viene quindi descritto il sistema di controllo interno e di gestione dei rischi. Per quanto riguarda i risultati registrati dalle società prodotto, si riferisce che SACE Fct e SACE BT (controllate al 100%) hanno chiuso l’esercizio con un utile netto, rispettivamente, di 2,4 milioni di euro e di 0,7 milioni di euro. Circa il supporto all’export e all’internazionalizzazione, la relazione, richiamate le modalità di coassunzione del rischio in vigore dal 1° gennaio 2021 (previste dall’art. 2 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23), osserva che al 31 dicembre 2022 risultano operazioni perfezionate per complessivi 77,4 miliardi di euro, di cui 15,9 miliardi di euro coassicurati dal MEF. Per quanto attiene ai limiti cumulati di assunzione degli impegni da parte dello Stato e di SACE (c.d. Statutory Cover Limit cumulato), si rileva che, al 31 dicembre 2022, l’importo di esposizione cumulato ammonta a 93,9 miliardi di euro, in linea con il limite fissato per il 2022 in 120 miliardi di euro dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234 (Legge di bilancio 2022). Le risorse Export & Rilievo Strategico mobilitate nel 2022 (misurate in termini di volumi perfezionati quota capitale ed interessi), risultano pari a 12.215,3 milioni di euro. Gli impegni assicurativi deliberati nel 2022 su Export & Rilievo Strategico, comprensivi delle quote sia di SACE sia del MEF, sono stati complessivamente pari a 22.962,7 milioni di euro, con una crescita del 51% rispetto ai valori 2021. I premi lordi contabilizzati sono stati pari a 373 milioni di euro, con una diminuzione rispetto al 2021 del 15% sul valore dei premi per effetto del regime di coassicurazione con il MEF, operativo dal 1° gennaio 2021. La relazione fornisce poi i dati inerenti ai sinistri liquidati nel 2022 (per 210 milioni di euro, a fronte di 131,1 milioni del 2021) e ai recuperi (i recuperi politici incassati nel 2022 ammontano a 66 milioni di euro, quelli commerciali a 43,5 milioni). Ulteriori dati forniti riguardano il portafoglio rischi (l’esposizione totale risulta pari a 61,9 miliardi di euro) e le riserve tecniche. Per quanto riguarda gli investimenti, la relazione riferisce che il totale degli asset è pari, a fine 2022, a 7.821,7 milioni e ne illustra la composizione. Il sistema Garanzie Finanziarie per l’internazionalizzazione è stato supportato con 82 milioni di euro di impegni sottoscritti (69,8 milioni nel 2021) a fronte di finanziamenti erogati per 155,3 milioni di euro (136,6 milioni nel 2021). In termini di numero di operazioni, il 60% delle garanzie è stato rilasciato a favore di PMI, a cui corrisponde circa il 32% degli impegni sottoscritti. Con riferimento alla misura “Garanzia Italia” (art. 1 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23), si fa presente che le garanzie erogate nel corso del 2022 sono state 2.373, per un importo totale di finanziamento pari a 11.697 milioni di euro e un importo garantito di 10.717 milioni. Per quanto riguarda l’operatività “Garanzia Supportitalia” (art. 15 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50), le garanzie emesse sono state 1.030 per un importo totale di finanziamento pari a 18.016 milioni di euro e un importo garantito di 14.369 milioni. In merito al sostegno dell’attuazione del Green New Deal Italia (art. 64 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76), si segnala che nel 2022 SACE ha deliberato il rilascio di 246 garanzie inerenti operazioni per un importo di finanziamento totale pari a 4.264,3 milioni di euro e un impegno garantito (quota capitale ed interessi) pari a 2.965,8 milioni. Le garanzie emesse (risorse mobilitate) nel corso del 2022 sono state 244, per un importo di finanziamento totale pari a 3.020,3 milioni di euro e un impegno garantito (quota capitale ed interessi) pari a 2.090,6 milioni. |
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Annuncio 28/12/2023 |
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Presentata dal Ministro delle imprese e del made in Italy |
L’articolo 1 della legge 7 agosto 1997, n. 266 (Interventi urgenti per l’economia), dispone che il Governo presenti alle Commissioni parlamentari competenti in materia industriale, entro il mese di aprile di ogni anno, una relazione illustrativa delle caratteristiche e dell’andamento, nell’anno precedente, dei diversi provvedimenti in materia di sostegno alle attività economiche e produttive. Il contenuto informativo della relazione è stato specificato dall’articolo 10 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 123. L’articolo 14 della legge 29 luglio 2015, n. 115 (Legge europea 2014) ha stabilito che, a decorrere dal 2015, la relazione sia predisposta dal Ministero dello sviluppo economico, ora Ministero delle imprese e del made in Italy, e trasmessa alle Camere entro il 30 settembre di ciascun anno, anche utilizzando le informazioni contenute nel Registro nazionale degli aiuti di Stato (RNA), istituito dal medesimo articolo 14. |
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Sintesi del contenuto |
La relazione è strutturata in quattro capitoli, il primo dei quali ricostruisce il contesto macroeconomico italiano, anche in raffronto ai principali competitori europei, evidenziando gli elementi di forza (tra cui l’andamento dell’export) e di debolezza del tessuto produttivo. Il secondo capitolo illustra il quadro normativo e strategico europeo di rilevanza per il sistema agevolativo alle imprese, con particolare riguardo alle misure a sostegno dei settori economici più colpiti dagli effetti della crisi pandemica e del conflitto russo-ucraino (Temporary Framework Covid-19 e Temporary Crisis Framework), e agli interventi agevolativi alle imprese maggiormente rappresentativi dal punto di vista della dotazione finanziaria. Il terzo capitolo del documento descrive le principali caratteristiche operative del sistema italiano degli interventi agevolativi nel 2022 e nel quadriennio precedente. Il perimetro di analisi del 2022 è costituito da 2.616 interventi agevolativi complessivi, di cui 304 delle amministrazioni centrali e 2.312 delle amministrazioni regionali. L’ambito di analisi comprende gli interventi fiscali gestiti dall’Agenzia delle entrate (98) e gli interventi a garanzia (61), ai quali la relazione dedica una trattazione separata in considerazione delle loro caratteristiche peculiari. Sulla base dell’analisi condotta sugli interventi agevolativi ordinari (eccezion fatta, dunque, per gli interventi fiscali gestiti dall’Agenzia delle entrate e per gli interventi a garanzia), la relazione evidenzia che tutte le variabili prese in esame mostrano una performance in crescita rispetto al precedente anno di rilevazione. In particolare, l’incremento maggiore si riscontra sul numero delle domande approvate (in crescita del 118% rispetto al 2021) e sul versante delle erogazioni, con un aumento di circa il 104%, segno che il forte incremento delle agevolazioni concesse registrato nel 2021 si è tradotto in attività di erogazione nel 2022. Si rileva inoltre che, in tale quadro operativo, il contributo degli interventi delle amministrazioni centrali risulta decisamente superiore rispetto a quello per gli interventi delle amministrazioni regionali. Quanto alla distribuzione territoriale delle agevolazioni, la relazione sottolinea la straordinaria crescita registrata nel 2022 dal Mezzogiorno: rispetto al 2021, il numero di domande approvate è aumentato del 405%, le concessioni hanno registrato (con oltre 10,6 miliardi di euro) un aumento del 279% e al Sud Italia la spesa, con 6,3 miliardi di euro, ha superato quella al Centro-Nord (5,5 miliardi di euro). Tale performance è attribuibile in misura preponderante all’intervento “Agevolazione contributiva per l’occupazione in aree svantaggiate – Decontribuzione Sud” (art. 27 del decreto-legge n. 104 del 2020). Al contrario, le regioni del Centro-Nord, pur risultando beneficiarie della maggior parte delle agevolazioni concesse (oltre 19 miliardi di euro), fanno segnare un lieve calo, pari al 6%, rispetto al 2021.Tra le imprese beneficiarie degli interventi agevolativi, la grande impresa risulta destinataria della maggiore quota di risorse concesse (circa il 54% del totale), mentre la piccola impresa primeggia sul fronte della spesa. Il quarto capitolo è incentrato sul Fondo di garanzia per le PMI ed esamina, nel periodo 2016-2022, la dinamica operativa dello strumento attraverso le informazioni di dettaglio fornite da Mediocredito Centrale S.p.A. |
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Annuncio 28/12/2023 |
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Presentata dal Ministro delle imprese e del made in Italy |
L’articolo 21 del decreto legislativo 4 giugno 2003, n. 128 (Riordino dell’Agenzia spaziale italiana A.S.I.), interamente sostituito dall’articolo 2 della legge 11 gennaio 2018, n. 7, prevede che, entro il 30 giugno di ogni anno, il Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale (COMINT), istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri dal medesimo articolo 21, predisponga una relazione alle Camere contenente l’illustrazione delle attività e dei risultati degli investimenti nel settore spaziale e aerospaziale. |
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Sintesi del contenuto |
La relazione delinea il quadro globale e in particolare europeo del settore delle attività spaziali, tragicamente segnato nell’annualità 2022 dal conflitto tra Russia e Ucraina, che ha aperto uno scenario di incertezza su numerosi programmi e attività di collaborazione bilaterale e multilaterale in ambito spaziale (investendo in particolare il programma VEGA, per le conseguenze legate alla disponibilità di materiali critici, e il programma Soyuz, a causa dello stallo dei lanci tramite il vettore russo dalla base europea di Kourou nella Guyana francese) ed evidenziato la vulnerabilità dei servizi basati sulle infrastrutture spaziali, così come le loro potenzialità strategiche. Al contempo, la crisi ha stimolato una maggiore consapevolezza, particolarmente in ambito europeo, della strategicità delle attività spaziali, testimoniata dal significativo incremento degli investimenti nei programmi dell’Agenzia spaziale europea (ESA). La relazione ricorda quindi la partecipazione dell’Italia, nel corso del 2022, ai lavori della 77ª Commissione dell’Assemblea Generale dell’ONU (ONU - disarmo e sicurezza internazionale) ispirata a un approccio basato sulla promozione della sicurezza e sostenibilità delle attività spaziali, delineato nella risoluzione n. 76/231 presentata dal Regno Unito e intitolata “Reducing space threats throught norms, rules and principles of responsible behaviours”. Si segnala inoltre l’approvazione da parte del Consiglio europeo, nel marzo 2022, della “Bussola Strategica per la Sicurezza e la Difesa”, che individua lo spazio come dominio strategico, e la definizione, nell’ambito dell’Agenzia spaziale europea, da parte del Consiglio ministeriale del novembre 2022 del budget per il triennio 2022-2025, attestato circa a 16,7 miliardi di euro (+17% rispetto al Consiglio ministeriale del 2019), al quale l’Italia ha contribuito con circa 3,083 miliardi di euro (18,2% del totale, contro il 15,7% di contributo del 2019). In ambito nazionale il 2022 si è contraddistinto quale periodo di transizione e di sviluppo progettuale delle ingenti risorse messe in campo nel periodo precedente, in particolare con il finanziamento del programma pluriennale dell’Agenzia spaziale italiana (ASI) e legate al Recovery Plan (PNRR), che svilupperanno i loro risultati principalmente fra il 2024 ed il 2026. La relazione evidenzia poi la fondamentale importanza dello storico e strategico partenariato con gli Stati Uniti, in virtù del quale per il programma “Artemis” la legge di bilancio 2022 ha assegnato alla Presidenza del Consiglio, nel triennio 2022-2024, risorse per 130 milioni di euro, nonché la rilevanza della firma di una lettera di intenti tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e la NASA inerente a uno studio relativo allo sviluppo di un modulo abitativo per la superficie lunare. Inoltre, allo scopo di rafforzare e strutturare il posizionamento nazionale nel settore dello sfruttamento commerciale delle orbite basse, il Governo italiano e la società statunitense Axiom Space hanno siglato a maggio 2022 un Memorandum d’intesa rivolto alla collaborazione nella configurazione della futura stazione spaziale commerciale che la Axiom sta costruendo. La relazione elenca quindi i programmi e le attività spaziali nazionali afferenti ai settori programmatici strategici perseguiti nel 2022, rinviando all’Annesso tecnico alla relazione per maggiori informazioni, e illustra le attività condotte in ambito internazionale e relative alla Space economy. Quanto al quadro dei finanziamenti nazionali nel settore spaziale e aerospaziale, nel 2022 sono stati approvati investimenti per un totale di circa 989 milioni di euro. In particolare, con il decreto-legge n. 36 del 2022 è stato istituito (art. 30) il Fondo per il finanziamento dell’ASI, con una dotazione pari a 499 milioni di euro a decorrere dal 2022. |
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Presentata dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale |
L’articolo 2 della legge 24 aprile 1990, n. 100 dispone che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI) presenti una relazione annuale al Parlamento sull’attuazione della legge medesima. In particolare, la relazione è chiamata a dare conto dell’attività svolta da SIMEST nell’acquisizione di partecipazioni in imprese e società all’estero promosse o partecipate da imprese italiane (ovvero da imprese aventi stabile organizzazione in uno Stato dell’Unione europea, controllate da imprese italiane), nonché nella promozione e nel sostegno finanziario, tecnico-economico e organizzativo di iniziative di investimento e di collaborazione commerciale e industriale all’estero da parte di imprese italiane, con preferenza per quelle di piccole e medie dimensioni. |
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Sintesi del contenuto |
La relazione ricostruisce l’evoluzione dell’assetto proprietario di SIMEST, ricordando che la Società effettua, a condizioni di mercato, interventi partecipativi diretti, temporanei e di minoranza, comunque non superiori al 49 per cento, in imprese anche aventi sede all’interno dell’Unione europea. Inoltre, in attuazione del decreto legislativo n. 143 del 1998, la SIMEST gestisce, sulla base di convenzioni quinquennali (stipulate con il MAECI il 26 giugno 2020), gli strumenti per il sostegno finanziario all’esportazione e all’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano a valere sul Fondo di cui alla legge 28 maggio 1973, n. 295 (Fondo 295/73), e sul Fondo rotativo di cui al decreto-legge 28 maggio 1981, n. 251 (Fondo 394/1981) (quest’ultimo rifinanziato nell’ambito del PNRR), la cui operatività nel 2022, dopo l’aggressione russa all’Ucraina, è stata estesa al sostegno delle imprese italiane colpite dalle conseguenze del conflitto, nonché il Fondo di Venture Capital. Circa le risorse finanziarie e i risultati patrimoniali della SIMEST si riferisce, tra l’altro, che al 31 dicembre 2022 il patrimonio netto della Società risulta pari a 309 milioni di euro (analogamente al 2021) e la stessa detiene partecipazioni in 216 società italiane ed estere (217 al 31 dicembre 2021) per complessivi 564 milioni (599 nel 2021), compresa la partecipazione strumentale nella FINEST S.p.A. Riguardo all’attività svolta, si segnala che, attraverso le risorse proprie e l’utilizzo degli strumenti agevolativi gestiti in convenzione con il MAECI, nell’esercizio 2022 SIMEST ha mobilitato risorse per 1,7 miliardi di euro, mettendo a disposizione delle aziende la liquidità necessaria ad attivare investimenti per 2,1 miliardi di euro in 89 Paesi nel mondo. Le imprese servite sono state circa 4.000, di cui il 96% PMI, con una componente significativa (il 40%) proveniente dal Sud Italia. Si illustra quindi in dettaglio l’operatività delle singole linee di attività. In merito ai finanziamenti per l’internazionalizzazione (Fondo 394/81, Fondo per la promozione integrata e Fondo crescita sostenibile) si fa presente che nel 2022 sono state deliberate 803 operazioni per un importo di 512 milioni di euro (di cui 128 milioni a fondo perduto), rispetto alle 12.019 operazioni (per un importo di 3.406 milioni di euro) approvate nel 2021. La relazione illustra quindi la ripartizione di tali risorse e dà specificatamente conto dei finanziamenti agevolati a sostegno dell’internazionalizzazione in attuazione della misura M1.C2.I5, “Rifinanziamento e ridefinizione del Fondo 394/81 gestito da SIMEST” del PNRR. Quanto alle partecipazioni dirette, nel 2022 il Consiglio di amministrazione di SIMEST ha deliberato 54 operazioni; l’importo complessivo delle operazioni in partecipazioni sottoscritte e di interventi di finanziamento soci nel corso dell’anno ammonta a 70 milioni di euro (+8% rispetto al 2021). Circa il Fondo di Venture Capital, la cui operatività nel 2022 è stata estesa a sostegno dei processi di internazionalizzazione delle start-up e PMI, incluse quelle innovative, con lo stanziamento (di cui al decreto-legge 1 marzo 2022, n. 17) di ulteriori 200 milioni di euro, le operazioni deliberate nel corso del 2022 sono state in totale 46, con un impegno complessivo a pari a circa 54 milioni di euro. In merito ai contributi in conto interessi per il sostegno dell’internazionalizzazione a valere sul Fondo 295/73, la relazione rileva che nel 2022 il Comitato Agevolazioni di SIMEST ha approvato 10 operazioni per un importo di 31 milioni di euro (nel 2021, 15 operazioni per un importo di 36 milioni di euro). Inoltre, nella medesima annualità, sono state accolte nuove operazioni di credito acquirente e di credito fornitore per un totale di 96 finanziamenti agevolati con un importo complessivo di 523 milioni di euro (rispetto a 147 finanziamenti agevolati per un importo di 5.038 milioni di euro nel 2021). La relazione riferisce poi sull’attività promozionale svolta da SIMEST e descrive la gestione dei rischi, con una mappatura di quelli maggiormente significativi, per i quali sono state predisposte specifiche misure di mitigazione. Si fornisce infine il rendiconto dei risultati patrimoniali ed economici. |
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Annuncio 13/11/2023 |
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Presentata dal Ministro della salute |
L’articolo 15 della legge 19 febbraio 2004, n. 40 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), prevede che l’Istituto superiore di sanità predisponga, entro il 28 febbraio di ciascun anno, una relazione per il Ministro della salute in base ai dati sull’attività delle strutture autorizzate all’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), con particolare riferimento alla valutazione epidemiologica delle tecniche e degli interventi effettuati. L’articolo 15 dispone altresì che, sulla base di tali dati, il Ministro della salute presenti al Parlamento, entro il 30 giugno di ogni anno, una relazione sull’attuazione della medesima legge. Si ricorda che gli interventi di PMA sono realizzati nelle strutture pubbliche e private autorizzate dalle regioni e obbligatoriamente iscritte al Registro nazionale della PMA, istituito dall’articolo 11 della legge n. 40. |
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Sintesi del contenuto |
La relazione, articolata in tre sezioni, comprende una premessa normativa che riporta i provvedimenti adottati dal Ministero della salute sia per adeguare la disciplina della PMA alle diverse sentenze della Corte Costituzionale sulla legge n. 40 del 2004, sia per recepire talune direttive europee riguardanti la qualità e sicurezza di tessuti e cellule di origine umana. La prima sezione illustra i dati rilevati attraverso il flusso informativo dei parti e delle tecniche di PMA, desunti dal Certificato di assistenza al parto (CeDAP) per l’anno 2022, nonché le iniziative adottate nella medesima annualità in merito alla ricerca e alle campagne di comunicazione sulla sterilità e infertilità (ai sensi dell’art. 2 della legge n. 40 del 2004), forniti dalle competenti Direzioni generali del Ministero della salute. La sezione seconda descrive le iniziative delle regioni per favorire l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, anche attraverso l’utilizzo del Fondo per le tecniche di procreazione medicalmente assistita, istituito dall’articolo 18 della legge n. 40 del 2004. La terza sezione, predisposta dall’Istituto superiore di sanità, dà conto dell’attività delle strutture autorizzate alla PMA, con particolare riferimento alla valutazione epidemiologica delle tecniche e degli interventi effettuati, sulla base dei dati raccolti attraverso il Registro nazionale della PMA. Oltre ad evidenziare la ripresa nel 2021 dell’attività dei centri PMA dopo la contrazione dovuta all’emergenza pandemica, segnalando un incremento percentuale del 36% delle procedure iniziate rispetto al 2020 (e del 12% rispetto al 2019), i diversi capitoli della sezione riguardano: l’accessibilità dei servizi di PMA sul territorio nazionale; l’analisi degli esiti delle tecniche di PMA di II e III livello applicate nel 2021 (FIVET, ICSI, tecniche da scongelamento di embrioni e di ovociti, tecniche con gameti della coppie e donati ed eseguite con indagini genetiche preimpianto), in funzione delle diverse classi di età delle pazienti trattate e con valutazione della sicurezza, anche nel confronto tra le diverse tecniche; il trend degli interventi dal 2005 al 2021; le caratteristiche dei Centri che hanno svolto attività di PMA di II e III livello nell’anno 2021; l’analisi dei risultati dei cicli di PMA di I livello, cioè quelli in cui viene eseguita solo l’inseminazione intrauterina semplice (IUI o IntraUterine Insemination), con seme del partner o donato. Considerando l’applicazione di tutte le tecniche di PMA (di I, II e III livello), dal 2020 al 2021, la relazione segnala un aumento delle coppie trattate (da 65.705 a 86.090), dei cicli iniziati (da 80.099 a 108.067) e dei bambini nati vivi (da 11.305 a 16.625), anche come conseguenza della contrazione dovuta all’applicazione dei protocolli pandemici. Resta elevata l’età media delle donne che si sottopongono alle tecniche a fresco con gameti della coppia 36,8 anni, mentre la percentuale di donne sopra i 40 anni che si sottopone alle tecniche di PMA scende dal 35,8% del 2020 al 34,5% nel 2021. In generale, l’efficacia dell’applicazione delle tecniche di II-III livello con gameti della coppia è leggermente migliorata. In particolare, nei cicli a fresco, le percentuali di gravidanza migliorano se calcolate sia rispetto ai cicli iniziati, sia su trasferimento. Diminuisce il numero di embrioni trasferiti in utero e conseguentemente diminuiscono sia i parti gemellari che trigemini, questi ultimi in linea con la media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri. Diminuisce la percentuale di esiti negativi sulle gravidanze monitorate. All’interno del SSN (in centri pubblici e privati convenzionati) si effettua il 62% dei cicli di trattamenti di II e III livello con gameti della coppia e solo il 27,4% dei cicli con gameti donati, a fronte del restante 72,6% che viene eseguito in centri privati. Persiste la diversa distribuzione dei centri pubblici e privati convenzionati, più presenti nel Nord del Paese. |
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Annuncio 5/12/2023 |
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Presentata dal Ministro della salute |
L’articolo 8 della legge 22 dicembre 2017, n. 219 (Norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento), prevede che il Ministro della salute trasmetta alle Camere, entro il 30 aprile di ogni anno, una relazione sulla sua applicazione. Le regioni sono tenute a fornire le informazioni necessarie entro il mese di febbraio di ciascun anno, sulla base di questionari predisposti dal Ministero della salute. Attraverso le disposizioni anticipate di trattamento (DAT), comunemente definite “testamento biologico o “biotestamento”, ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi e dopo avere acquisito adeguate informazioni mediche sulle conseguenze delle sue scelte, può esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto ad accertamenti diagnostici o scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari. Si ricorda che la banca dati nazionale delle DAT è stata istituita presso il Ministero della salute e regolamentata con decreto del Ministro della salute 10 dicembre 2019, n. 168, che stabilisce in particolare: le modalità di registrazione delle DAT e ne definisce il funzionamento; i contenuti informativi; le modalità di accesso da parte dei soggetti legittimati, nonché i tempi di conservazione delle DAT (10 anni dalla morte dell’interessato) nel rispetto del Codice in materia di protezione dei dati personali. |
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Sintesi del contenuto |
La relazione ripercorre le attività poste in essere nel biennio 2018-2019 dal Ministero della salute per predisporre il regolamento della Banca dati nazionale per la registrazione delle disposizioni anticipate di trattamento (DAT), prevista dal comma 418 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, e per la sua progettazione e realizzazione. Si fa presente che per assicurare il rispetto dei requisiti di sicurezza e riservatezza previsti dalla vigente normativa sulla protezione dei dati personali, la banca dati è stata ospitata in una “isola” infrastrutturale realizzata ad hoc per consentire, tra l’altro, l’utilizzo di strumenti di cifratura dei dati. La Banca dati, operativa dal 1° febbraio 2020, ha acquisito progressivamente le DAT dai soggetti alimentanti (ufficiali di stato civile dei comuni di residenza dei disponenti, notai, ambasciate e consolati italiani all’estero, i responsabili delle Unità organizzative competenti nelle Regioni) e reso possibile la consultazione delle DAT registrate da parte dei disponenti e dei loro fiduciari, nonché dei medici i quali avessero in cura detti disponenti e necessitassero di consultarle per effettuare accertamenti diagnostici, attuare scelte terapeutiche o eseguire trattamenti sanitari, laddove per il disponente sussistesse una situazione di incapacità di autodeterminarsi. Per garantire la sicurezza e la piena protezione dei dati personali, l’accesso alla Banca dati delle DAT è consentito esclusivamente attraverso dispositivi standard (Carta nazionale dei servizi, Carta d’identità elettronica, Sistema Pubblico di Identità Digitale – SPID), definiti dalle vigenti normative come strumenti per l’autenticazione telematica ai servizi erogati in rete dalle pubbliche amministrazioni. La relazione riferisce quindi che il totale delle DAT registrate nella Banca dati nazionale al 31 dicembre 2022, comprensivo anche di 54.970 DAT ancora presenti nella sola forma di elenco nominativo, è pari a 217.326. Di queste 140.221 sono state acquisite nel 2020, 43.575 nel 2021 e 33.530 nel corso del 2022. Un apposito grafico riporta la distribuzione delle DAT per regione di residenza del disponente nei 3 anni 2020, 2021 e 2022. Ulteriori dati forniti riguardano la distribuzione delle DAT per principali tipologie di atto previste (senza indicazione del fiduciario; con indicazione del fiduciario; con indicazione non ancora accettata; altra tipologia) e secondo lo stato (valida o revocata) delle DAT. Si fa inoltre presente che il numero totale dei disponenti registrati nella Banca dati nazionale al 31 dicembre 2022, comprensivo di 52.280 nominativi presenti negli elenchi, è pari a 212.877 (di cui 137.213 registrati nel corso del 2020, 42.968 nel corso del 2021 e 32.696 nel corso del 2022) e se ne fornisce la ripartizione per regione di residenza. La relazione osserva altresì che il 61,17%, limitatamente ai disponenti per i quali è stata trasmessa la DAT in una delle forme ordinarie previste dalla norma (escludendo quindi i 52.280 disponenti che sono stati comunicati unicamente nella forma di elenco nominativo), è di genere femminile. Quanto alla fascia d’età, la percentuale maggiore (35%) dei disponenti hanno più di 65 anni. La maggior parte delle DAT registrate nella Banca dati nazionale sono state trasmesse dai comuni (96,70%). I notai hanno trasmesso il 3,16% delle DAT presenti, mentre le DAT raccolte presso le strutture sanitarie delle regioni e presso i consolati risultano in numero molto più limitato. Infine, in merito alla consultazione delle DAT registrate nella Banca dati nazionale si forniscono per ciascun ruolo (disponenti, fiduciari, medici) il numero di accessi, il numero di utenti distinti, quello di disponenti le cui DAT sono state consultate e il numero delle DAT scaricate. |
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Annuncio 19/12/2023 |
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Presentata dal Ministro della salute |
Il decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218 (Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca ai sensi dell’articolo 13 della legge 7 agosto 2015, n. 124), ha modificato la normativa in materia di enti pubblici di ricerca (EPR) nell’ottica di semplificarla e rafforzarne il coordinamento con le migliori pratiche internazionali, in particolare: introducendo la piena autonomia statutaria, regolamentare, programmatoria e contabile degli EPR; valorizzando la premialità dei ricercatori e dei tecnologi e la loro piena mobilità, la portabilità dei progetti di ricerca e la relativa titolarità; razionalizzando il sistema contabile. L’articolo 2 del citato decreto legislativo stabilisce che i Ministeri vigilanti monitorino l’attuazione da parte degli enti pubblici di ricerca vigilati delle prescrizioni del decreto, nonché della Raccomandazione della Commissione Europea dell’11 marzo 2005 riguardante la Carta Europea dei ricercatori e il Codice di Condotta per l’Assunzione dei Ricercatori (2005/251/CE) e del documento European Framework for Research Careers. Si prevede altresì che gli esiti dell’attività di monitoraggio siano illustrati in una dettagliata relazione annuale, recante anche la dimostrazione dei risultati attesi, che ogni Ministero vigilante, entro il mese di settembre di ciascun anno, pubblica sul proprio sito istituzionale e trasmette al Parlamento. Nell’ambito degli enti di ricerca elencati dal decreto legislativo n. 218 del 2016, il Ministero della salute esercita la vigilanza sull’Istituto superiore di sanità (ISS). |
Sintesi del contenuto |
La relazione, predisposta dall’ISS, riferisce in merito agli esiti dell’attività di monitoraggio sull’attuazione da parte dell’Istituto degli adeguamenti richiesti agli enti di ricerca dal decreto legislativo n. 218 del 2016, con riferimento a ciascuno dei profili specificatamente elencati dall’articolo 2 (comma 4) del citato provvedimento. In particolare, si ricorda che l’attuale Statuto dell’ISS assicura la partecipazione dei ricercatori alla programmazione e attuazione della ricerca prevedendo la presenza nel Comitato scientifico dell’Ente, organo di indirizzo e coordinamento dell’attività scientifica, di due membri esperti eletti dai ricercatori. Inoltre, a seguito delle elezioni indette nel 2022, un rappresentante dei ricercatori e tecnologi è entrato a fare parte del Consiglio di amministrazione insediatosi nel febbraio 2023. La relazione indica quindi i programmi e le iniziative virtuose volte a incentivare lo sviluppo delle attività di ricerca e la valorizzazione del personale ISS, in particolare, dei giovani ricercatori, attraverso la pubblicazione di bandi di ricerca a loro dedicati (al riguardo si ricordano nel 2022 il Bando 5x1000 e il Bando “Starting Grant”, riservato a giovani non strutturati con meno di 33 anni di età), evidenziando che nel corso del 2022 l’ISS ha promosso l’attivazione di 37 convenzioni di dottorato di ricerca. Quanto alle iniziative adottate dall’ISS per promuovere la formazione e favorire la comunicazione istituzionale, tali attività sono state ulteriormente implementate nel 2022 su impulso della pandemia. Si riferisce altresì sulle misure di divulgazione scientifica promosse dall’ISS, quali ad esempio le attività svolte al Museo ISS, ove è stata allestita la Mostra “ISS per COVID-19”, e sulla disseminazione dei risultati delle ricerche. Sulla programmazione di iniziative di collaborazione pubblico-pubblico e pubblico-privato, la relazione fa presente che anche per l’anno 2022 il maggior numero di accordi di collaborazione scientifica senza finanziamento è stato stipulato con università, aziende ospedaliere e Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS). L’Istituto promuove inoltre la partecipazione dei ricercatori ISS alla governance e l’attività di organi e programmi internazionali. La relazione dà poi conto delle misure adottate dall’ISS volte a facilitare la libertà di ricerca e la portabilità dei progetti, nonché per la valorizzazione delle risorse umane, tra cui il sostegno alla ricerca indipendente del personale ISS. In questo ambito, si segnalano gli esiti del secondo bando competitivo interno dedicato ai ricercatori ISS, che ha portato al finanziamento di 13 progetti, per complessivi 971.056 euro. Il Comitato scientifico ha approvato il finanziamento della seconda annualità dei progetti il 16 maggio 2023. Oltre a riferire sulla tutela della proprietà intellettuale e brevettuale, la relazione dà conto delle azioni dell’ISS per favorire il rientro in Italia di ricercatori e tecnologi di elevata professionalità e competenza e accrescere il livello di competitività e attrattività delle strutture di ricerca italiane per i ricercatori stranieri. Da ultimo, si evidenzia che anche per il 2022 l’ISS ha gestito le risorse finanziarie destinate alle attività di ricerca nel rispetto del principio di competenza finanziaria ed economica. |
Annuncio 29/12/2023 |
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Presentata dal Ministro della salute |
L’articolo 8 della legge 14 dicembre 2000, n. 376 (Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping), prevede che il Ministro della salute presenti annualmente al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione della medesima legge, nonché sull’attività svolta dalla Sezione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive del Comitato tecnico sanitario (SVD). |
Sintesi del contenuto |
La relazione segnala che nel corso dell’anno 2022 la Sezione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive del Comitato tecnico sanitario (SVD) ha programmato controlli antidoping su 95 manifestazioni sportive, in 79 delle quali tali controlli si sono svolti regolarmente. I controlli hanno riguardato gli eventi organizzati dalle Federazioni Sportive Nazionali (FSN), dalle Discipline Sportive Associate (DSA) o dagli Enti di Promozione Sportiva (EPS). Gli eventi maggiormente controllati hanno riguardato manifestazioni relative all’atletica leggera, alla pallacanestro e al calcio. A controllo antidoping sono stati sottoposti 364 atleti, di cui 142 femmine (39%) e 222 maschi (61%). Nel 2022 non sono stati effettuati controlli antidoping su specifica richiesta dei NAS. Dai risultati delle analisi condotte dal laboratorio antidoping della FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana), è emerso che dei 364 atleti sottoposti a controllo antidoping, 12 (ovvero il 3,3%) sono risultati positivi ad una o più sostanze vietate. In particolare, si conferma quanto già osservato nel 2021, ovvero che, a differenza di quanto rilevato nel triennio 2018-2020, è stato nuovamente registrato un sensibile aumento nella differenza di genere tra uomini e donne: 4,5% di atleti positivi maschi, 1,4% le donne. La percentuale più elevata di positività in rapporto al numero di atleti controllati si registra tra i soggetti con età compresa tra i 34 e 38 anni (8,6%), mentre quella più bassa tra gli atleti con età inferiore ai 19 anni (1,2%). La percentuale più elevata di atleti positivi è stata registrata tra i partecipanti a gare che si sono svolte nel Sud e Isole (4,3%). Nel 2022 le percentuali più elevate di principi attivi rilevati ai controlli antidoping appartengono alla classe dei cannabinoidi (classe S8, 28,6%) e a quella degli agenti anabolizzanti (classe S1, 28,6%). La maggioranza degli atleti di sesso maschile (33,3%) è risultata positiva ai cannabinoidi, mentre le atlete sono risultate positive agli agenti anabolizzanti e ai glucocorticosteroidi. La relazione fornisce quindi i dati inerenti alle rilevazioni antidoping condotte a campione nel periodo 2003-2022. Nel dettaglio, si osserva come negli atleti di sesso femminile la percentuale di positivi sia costantemente più bassa rispetto agli atleti di sesso maschile. Il 2022 si caratterizza per aver fatto registrare una delle percentuali più elevate di positività mai rilevate negli atleti di sesso maschile nel corso dei venti anni di attività della SVD. Con riferimento all’età media degli atleti risultati positivi, negli anni si osserva la tendenza a rilevare la percentuale più elevata di positivi tra gli atleti più maturi (?44 anni). Circa le classi di sostanze oggetto di controllo, alcune (per esempio i narcotici ed i ?-bloccanti) non hanno subito significative variazioni nelle percentuali di positività osservate nel corso degli anni. Per contro, gli stimolanti, i derivati della cannabis, gli agenti anabolizzanti ed i diuretici ed agenti mascheranti sono tra le classi di sostanze più frequentemente rilevate e che hanno subìto sensibili variazioni nel corso degli anni considerati. Nell’ambito delle FSN, delle DSA e degli EPS con un numero di atleti controllati superiore a 500, la percentuale più elevata di positività è stata rilevata nel ciclismo (5,7%), nel rugby (5,6%) e a seguire nella pallamano (3%). La relazione descrive poi gli esiti del monitoraggio condotto nell’anno 2022 sul consumo di farmaci e/o prodotti “salutistici” (vitamine, sali minerali, aminoacidi, integratori) dichiarati dagli atleti e analizza i dati ricavati dalle dichiarazioni che i farmacisti sono tenuti a trasmettere ogni inizio d’anno al Ministero della salute sulle quantità utilizzate e vendute di ogni singolo principio attivo. Anche per il consumo di farmaci e prodotti “salutistici” si dà conto dell’andamento nel periodo 2003-2022. Ulteriori dati presentati riguardano la rilevazione di positività a sostanze vietate sia dalla legge n. 376 del 2000, sia rientranti nelle Tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope secondo il DPR 9 ottobre 19990, n. 309 (tra cui alcuni stimolanti, narcotici, anabolizzanti e la cannabis). Nel 2022 sono 5 gli atleti risultati positivi a sostanze vietate da entrambe le normative richiamate. Le donne hanno fatto costantemente maggior uso di prodotti non vietati rispetto agli uomini. |
Annuncio 12/12/2023 |
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Presentata dal Ministro per la pubblica amministrazione |
L’articolo 12 della legge 4 marzo 2009, n. 15, dispone che il Governo trasmetta annualmente al Parlamento e alla Corte dei conti una relazione sull’andamento della spesa relativa all’applicazione degli istituti connessi alle prerogative sindacali in favore dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Si ricorda che le modalità di definizione del numero e della distribuzione delle prerogative sindacali sono regolati principalmente dall’articolo 50 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche). Tale articolo, al comma 1, prevede che al fine del contenimento, della trasparenza e della razionalizzazione delle aspettative e dei permessi sindacali nel settore pubblico, la contrattazione collettiva ne determina i limiti massimi in un apposito accordo tra l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Confederazioni sindacali rappresentative. Ai sensi dell’articolo 50, inoltre, le amministrazioni pubbliche sono tenute a fornire al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri il numero complessivo e i nominativi dei beneficiari dei permessi sindacali, nonché gli elenchi nominativi, suddivisi per qualifica, del personale dipendente collocato in aspettativa, in quanto chiamato a ricoprire una funzione pubblica elettiva, ovvero per motivi sindacali. |
Sintesi del contenuto |
La relazione precisa preliminarmente che l’ambito della rilevazione su cui riferisce attiene: ai comparti la cui disciplina contrattuale è demandata all’ARAN con la stipula di contratti collettivi; al personale in regime di diritto pubblico (Corpi di polizia ad ordinamento civile, Vigili del fuoco, Carriera diplomatica e Carriera prefettizia). Si riferisce quindi che nell’annualità 2022 si sono registrati, in complesso: 467.677 giorni di distacco sindacale retribuito; 95.948 giorni di permesso cumulato sotto forma di distacco; 285.7268 giorni di aspettativa sindacale non retribuita e 156.094 giorni di permesso sindacale retribuito per l’espletamento del mandato; 26.497 giorni di permesso sindacale retribuito per le riunioni di organismi direttivi sindacali; 454 giorni di permesso sindacale non retribuito e 2.244 giorni di permesso da cumulo ex articolo 16, comma 6, del contratto collettivo nazionale quadro 4 dicembre 2017. La spesa sostenuta per la fruizione dei distacchi e dei permessi sindacali retribuiti ammonta nel 2022 a 84.436.532 euro, a fronte di un costo nell’anno 2021 di 74.816.211 euro e di 68.950.207 euro nel 2020. Al riguardo, la relazione osserva che il decremento della spesa 2020 rispetto a quella registrata nell’anno 2019 (pari a 77.617.711 euro) è da ricondursi alla minore esigenza di esercitare le prerogative sindacali dovuta all’ordinario espletamento della prestazione lavorativa da remoto, connesso alle misure di contrasto alla pandemia da Covid-19. A tale decremento ha fatto seguito un incremento della spesa per le prerogative sindacali nel 2021, risultata comunque più contenuta rispetto all’anno base 2019. Il trend di crescita si conferma nell’anno 2022. La spesa per il personale contrattualizzato ARAN è pari a 66.922.116 euro (57.767.738 euro nel 2021), mentre per il personale ad ordinamento pubblicistico è di 17.514.416 euro (17.048.472 nel 2021). L’analisi dei dati in un’ottica di “gender gap” evidenzia il divario tra donne e uomini nella fruizione delle prerogative sindacali, in particolare nei settori ad ordinamento pubblicistico (principalmente Corpi di polizia e Corpo nazionale dei vigili del fuoco), nei quali resta ancora un fenomeno prettamente circoscritto ai dipendenti di sesso maschile. La percentuale delle donne che utilizzano le prerogative sindacali si attesta al 13,72%, mentre sale al 46,92% per il personale contrattualizzato per il quale i contratti collettivi vengono sottoscritti dall’ARAN. Nei comparti ARAN le donne fruiscono di un distacco sindacale ogni 4.200 dipendenti a fronte dei 2.000 dei colleghi uomini; per i settori pubblicistici viene concesso un distacco ogni 11.000 dipendenti rispetto ai 1.714 dei colleghi uomini. La relazione fornisce anche un’analisi dell’impatto finanziario relativo alla fruizione delle cariche pubbliche elettive da parte dei dipendenti che svolgono un mandato elettivo pubblico, pur non essendo tale rilevazione richiesta espressamente dalla legge. In merito si rileva che nel 2022 il costo relativo ai dipendenti che hanno utilizzato aspettative e permessi orari per cariche pubbliche elettive è stato pari a 22.864.379 euro. Il fenomeno si concentra nell’espletamento del mandato presso gli enti locali, mentre assume un peso marginale nelle altre istituzioni. |
Annuncio 28/12/2023 |
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Presentata dal Ministro per i rapporti con il Parlamento |
L’articolo 5 della legge 23 agosto 1988, n. 400 (Disciplina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri), stabilisce che il Presidente del Consiglio dei ministri, direttamente o conferendone delega ad un ministro, promuova gli adempimenti di competenza governativa conseguenti alle pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo emanate nei confronti dello Stato italiano e le comunichi tempestivamente alle Camere ai fini dell’esame da parte delle competenti Commissioni parlamentari permanenti, presentando annualmente al Parlamento una relazione sullo stato di esecuzione delle suddette pronunce. |
Sintesi del contenuto |
La relazione analizza preliminarmente l’andamento del contenzioso nel contesto europeo, segnalando che l’anno 2022 ha visto un incremento del numero delle cause pendenti, pari a 74.650, rispetto a quelle registrate alla fine dell’anno 2021 (70.150), a conferma di un trend crescente dal 2017. I ricorsi complessivamente assegnati ad una formazione giudiziaria sono 45.500 a fronte dei 44.250 del 2021 (+3%). Il Paese con maggior numero di casi pendenti è la Turchia, seguita dalla Russia, dall’Ucraina, dalla Romania e dall’Italia. I ricorsi decisi dalla Corte in via giudiziale sono stati 39.570, con incremento del 10% rispetto al 2021 (36.093). Sono, invece, diminuiti del 12% (da 16.400 nel 2021 a 14.400 nel 2022) i casi decisi in via amministrativa. Nel corso del 2022, la Corte europea ha pronunciato in totale 1.163 sentenze, contro le 1.105 dell’anno precedente, con un incremento del 5%. Dall’analisi delle sentenze di condanna pronunciate nei confronti di tutti gli Stati, condotta sotto il profilo della tipologia di violazione accertata, emerge che l’incidenza maggiore è addebitabile alle violazioni al diritto alla libertà e alla sicurezza. Per quanto riguarda l’Italia, i ricorsi pendenti dinanzi alla Corte europea alla fine del 2022 sono 3.550 (in diminuzione rispetto ai 3.650 del 2021), quelli trattati in totale 4.704, di cui 1.989 definiti (dichiarati irricevibili, radiati dal ruolo o che hanno dato luogo a pronunce) e 1.931 i nuovi ricorsi assegnati ad una formazione giudiziaria. Il carico di lavoro della Corte europea relativo all’Italia rappresenta il 4,8% del totale. La relazione segnala quindi i ricorsi pendenti di maggiore rilievo suddivisi per tipologia di violazione contestata. Le sentenze pronunciate nei confronti dello Stato italiano nell’anno 2022 sono state complessivamente 27, delle quali 2 di non violazione. L’incidenza maggiore è addebitabile alle violazioni al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto all’equo processo sotto vari profili. Le decisioni adottate dalla Corte nei confronti dell’Italia nell’anno 2022 sono state 99, delle quali 57 di radiazione dei ricorsi dal ruolo per intervenuto regolamento amichevole tra le parti o dichiarazione unilaterale del Governo accettata dalla Corte. Nel corso del 2022 sono stati liquidati indennizzi per un importo complessivo di 6.199.274,31 euro, in lieve aumento rispetto all’anno 2021 (6.138.656,95 euro). La relazione fornisce quindi la disamina delle 27 pronunce della Corte europea (sia di condanna, sia di non violazione) nei confronti dell’Italia, pubblicate nell’anno 2022, illustrando il processo argomentativo seguito e le misure adottate o da adottare in relazione alla questione trattata. Si dà altresì conto delle decisioni con le quali la Corte ha respinto i ricorsi per manifesta infondatezza. La relazione riferisce quindi circa il monitoraggio sullo stato di esecuzione delle sentenze pronunciate a carico dell’Italia negli anni pregressi, sulla base dei dati illustrati dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa riportati nel Rapporto annuale relativo all’anno 2022. Per quanto riguarda la posizione italiana, il Rapporto evidenzia che i casi oggetto di monitoraggio nel 2022 sono saliti a 187 da 170 del 2021, con un leggero incremento dei contenziosi ripetitivi, passati da 112 a 128. I leading cases sono 59 (erano 58 nel 2021), di cui 23 sottoposti a supervisione rafforzata. Nel 2022 sono stati chiusi per l’Italia 32 casi (di cui 4 leading cases e 28 repetitive cases). Vengono quindi descritti i principali casi singoli e i casi seriali sottoposti a monitoraggio e si riportano le risoluzioni finali ritenute di maggior rilievo. La relazione riferisce infine sulle misure di carattere generale introdotte nel 2022 per superare le criticità strutturali evidenziate dalle violazioni seriali e sull’adeguamento dell’ordinamento nazionale ai principi e alla giurisprudenza della Corte europea, analizzando la giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. |
Annuncio 29/11/2023 |
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Presentata dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale |
L’articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche), dispone che in attuazione dell’articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princìpi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, l’Italia tuteli la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo. L’articolo 19 della medesima legge n. 482 del 1999 stabilisce che l’Italia promuove, sulla base di apposite convenzioni e secondo condizioni di reciprocità con gli altri Stati, lo sviluppo delle citate lingue e culture diffuse all’estero, nei casi in cui i cittadini delle relative comunità abbiano mantenuto e sviluppato l’identità socio-culturale e linguistica d’origine, assicurando, attraverso opportune intese, condizioni favorevoli per le comunità di lingua italiana e la diffusione della cultura nazionale. L’articolo 19 dispone inoltre che il Governo presenti annualmente al Parlamento una relazione in merito allo stato di attuazione degli adempimenti previsti. |
Sintesi del contenuto |
La relazione riferisce che dopo l’esodo di oltre 300.000 persone avvenuto nel secondo dopoguerra, la minoranza autoctona italiana in Slovenia, Croazia e Montenegro conta attualmente circa 30.000 unità. La Comunità Nazionale Italiana (CNI) si articola in 52 Comunità degli Italiani (CI), associazioni registrate operanti nelle singole località, di cui 44 in Croazia, 7 in Slovenia ed 1 in Montenegro. La grande maggioranza (39) si trova in Istria, 6 sono nel Quarnero (Fiume, Abbazia, Draga di Moschiena, Cherso, Lussino e Veglia), 3 in Slavonia (Lìpik, Plòstine e Kùtina), 2 in Dalmazia (Spalato e Zara), 1 a Zagabria e 1 a Càttaro. Tutte le Comunità degli Italiani, salvo quella di Càttaro, fanno parte dell’Unione Italiana di Fiume (UI), organismo riconosciuto dalla Croazia, dalla Slovenia e dall’Italia come rappresentante della Comunità Nazionale Italiana, con finalità di tutela e promozione dell’identità nazionale, culturale e linguistica della minoranza autoctona italiana. In Croazia e Slovenia operano 35 scuole statali con lingua d’insegnamento italiana. Si ricorda quindi che, in applicazione della legge 21 marzo 2001, n. 73 e della legge 22 dicembre 1982, n. 960, l’Italia sostiene le attività della minoranza autoctona in Slovenia, Croazia e Montenegro attraverso progetti indicati dall’Unione Italiana, d’intesa con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, riguardanti essenzialmente i settori dell’istruzione, della formazione e della cultura, realizzati dalla citata Unione Italiana e dall’Università Popolare di Trieste (ente privato culturale e di istruzione) sulla base di convenzioni con il MAECI. Ciò premesso, la relazione richiama le iniziative realizzate: in ambito scolastico, accademico e della formazione, con la fornitura di libri di testo alle scuole con lingua d’insegnamento italiana, l’invio di docenti dall’Italia, anche per completare l’organico dei Dipartimenti di italianistica delle università, l’organizzazione di corsi di aggiornamento e di percorsi formativi; in ambito accademico e di promozione della lingua italiana, con la concessione di borse di studio e l’organizzazione di percorsi di orientamento formativo; di aggiornamento per gli imprenditori, con un progetto rivolto ai giovani imprenditori operanti nel campo della ristorazione; con viaggi di studio e formazione per i soci delle comunità italiane. Tra le iniziative in ambito artistico-culturale si segnala il sostegno fornito al Dramma Italiano di Fiume, compagnia stabile in lingua italiana operante dal 1946, che continua a diffondere e promuovere la cultura italiana in Croazia e Slovenia. Inoltre, nel 2022 si è svolto il 55° Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima”, volto a promuovere e affermare la creatività artistica e culturale della minoranza italiana autoctona. La relazione illustra poi le iniziative a favore della comunità degli italiani del Montenegro e fa presente che in base all’accordo con Telekom Croazia è stata garantita per tutto il 2022 la diffusione dei segnali televisivi dei programmi italiani di RTV Capodistria. È inoltre proseguito il sostegno alla Casa Editrice Edit di Fiume per la diffusione del quotidiano “La Voce”, del quindicinale “Panorama” e del periodico culturale “La Battana”. Infine, nell’anno 2022 sono stati effettuati nuovi interventi per la tutela dei beni cimiteriali della Comunità Nazionale Italiana in Slovenia, Croazia e Montenegro. |
Annuncio 14/12/2023 |
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Presentata dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR |
L’articolo 54 della legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea), stabilisce che il Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell’Unione europea (COLAF), operante presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche europee, presenti annualmente una relazione al Parlamento. Si ricorda che il Comitato ha assunto, in conformità al Regolamento (UE, EURATOM) 883/2013, come modificato dal Regolamento 2020/2223, la qualifica di “Servizio di Coordinamento antifrode” (c.d. “Antifraud coordination service - AFCOS”), preposto a cooperare con l’Ufficio europeo per la lotta antifrode – OLAF, nonché a elaborare la Strategia Nazionale Antifrode. |
Sintesi del contenuto |
La relazione è articolata in cinque sezioni, la prima delle quali delinea i meccanismi di finanziamento delle politiche europee (Risorse Proprie del bilancio generale dell’UE, Politiche di coesione e sviluppo, Politica agricola comune, Spese gestite direttamente dalla Commissione europea, il programma Next Generation EU e correlati Piani nazionali di ripresa e resilienza) alla cui tutela si orientano le azioni anti-frode. La seconda sezione descrive il quadro normativo europeo in tema di tutela degli interessi finanziari UE, evidenziando il contributo al rafforzamento dell’azione di contrasto alle frodi rappresentato dall’emanazione della Direttiva (UE) 2017/1371 in tema di lotta contro la frode che leda gli interessi finanziari dell’Unione (la cosiddetta Direttiva PIF del 2017) e dall’avvio dell’operatività dell’Ufficio del Procuratore Europeo (European Public Prosecutor’s Office–EPPO). La terza Sezione fornisce una esposizione analitica della Strategia nazionale antifrode, approfondendo l’organizzazione delle istituzioni e amministrazioni nazionali deputate alla gestione e al controllo delle diverse tipologie di entrate e uscite del bilancio UE, i compiti del COLAF e le attività da questo svolte nel 2022. Si descrivono inoltre il quadro sanzionatorio nazionale contro le irregolarità e le frodi in danno dell’UE, i presidi anti riciclaggio e anti corruzione e i poteri di controllo previsti dalla legislazione italiana. La sezione si conclude con un focus incentrato sulle procedure di controllo e monitoraggio sull’attuazione del PNRR. La quarta sezione, descritto il sistema di segnalazione alla Commissione europea dei casi di irregolarità e frode, dà conto dei risultati conseguiti nell’azione di contrasto, anche alla luce del confronto con quelli relativi a tutti i 27 Paesi UE, contenuti nella Relazione PIF (Protection of the EU Financial Interest) 2022 presentata dalla Commissione europea il 27 luglio 2023 (ex art. 325 del TFUE), ampiamenti richiamati, con particolare riferimento alle tre aree di principale interesse del bilancio UE (Risorse Proprie, Politica di Coesione e Pesca, Politica Agricola Comune), e analizzati tenendo conto degli andamenti dell’ultimo quinquennio. Con riguardo al dato nazionale dei casi di irregolarità e frode, la relazione segnala che nel 2022 le segnalazioni trasmesse complessivamente all’OLAF dalle competenti Autorità del nostro Paese sono 514, (di cui la gran parte relative alla Politica Agricola Comune, con 307 casi, pari al 59,73% del totale), con un leggero incremento (+6,86%) rispetto all’anno precedente, in cui erano state 481. In linea con la tendenza emersa a livello europeo, la gran parte delle segnalazioni (461, che rappresentano l’89,69% del numero totale di segnalazioni pervenute nell’anno) riguarda i casi di irregolarità – espressivi di violazioni non intenzionali, quindi meno gravi -, mentre i casi di frode (53) ammontano al 10,31%. Sul piano finanziario, l’importo complessivamente coinvolto dalle segnalazioni di casi di irregolarità/frode è pari a 71.760.055 euro, con un incremento pari a +30,32%, rispetto a 55.064.480 del 2021. Considerando il quinquennio 2018-2022, si conferma la tendenza già registrata negli anni precedenti, che vede i dati del 2022 attestarsi al di sotto dei corrispondenti valori medi del periodo di riferimento. Esaminando i dati generali delle irregolarità/frodi complessivamente segnalate all’UE nel 2022 dai 27 Stati membri, l’Italia si posiziona al nono posto in termini di casi scoperti per una incidenza del 4,50% sul totale. Inoltre, le attività di coordinamento volte alla chiusura, in accordo con la Commissione Europea, dei casi di irregolarità e frode presenti nella banca dati IMS (Irregularity Management System) ha consentito di ridurre il numero dei casi ancora aperti da 824 di fine 2021 a 718. La quinta sezione della relazione riporta, infine, i contributi forniti dalle Istituzioni e dalle amministrazioni che fanno parte del COLAF, con particolare riguardo al 2022. |
Annuncio 20/12/2023 |
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Presentata dal Ministro della salute |
L’articolo 1, comma 1075, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Legge di bilancio 2018), prevede che ai fini del monitoraggio dello stato di avanzamento degli interventi finanziati con le risorse dei fondi per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese - di cui all’articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, all’articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 e all’articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 – ciascun Ministero invii alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero dell’economia e delle finanze e alle Commissioni parlamentari competenti per materia, entro il 15 settembre di ogni anno, una relazione contenente un aggiornamento della previsione sugli ulteriori stati di avanzamento, nonché un’indicazione delle principali criticità riscontrate nell’attuazione delle opere. |
Sintesi del contenuto |
La relazione ricorda che con il riparto del Fondo di cui all’articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016, attuato dal DPCM 21 luglio 2017, al Ministero della salute sono stati assegnati 23.130.200 euro per iniziative nel settore della ricerca e 264.166.814 euro per interventi nel campo dell’edilizia sanitaria. Con decreto del Ministro della salute 25 gennaio 2018 è stato previsto il finanziamento, sulla base di apposite convenzioni, di 5 interventi di edilizia sanitaria, di cui 4 affidati alla regione Lazio e uno alla Regione Siciliana. Il Ministero della salute ha provveduto ad erogare la quota pari al 5% del finanziamento, come previsto dalla convenzione, con riferimento a uno degli interventi da attuarsi dalla regione Lazio. Per quanto attiene al settore della ricerca, in esecuzione delle convenzioni relative ai progetti di ricerca individuati con il citato decreto ministeriale, stipulate nell’anno 2019 con i beneficiari dei finanziamenti, si è proceduto nell’intervallo 2019-2023 all’erogazione degli importi stabiliti per le rispettive annualità (come riportato in apposita tabella). Le rate di finanziamento da erogare entro il mese di dicembre 2023 (previa positiva verifica) ammontano complessivamente a 3.546.173.22 euro. A seguito del rifinanziamento del Fondo di cui al comma 140, operato dall’articolo 1, comma 1072, della legge n. 205 del 2017, con DPCM 28 novembre 2018 per gli interventi di edilizia sanitaria sono stati destinati al Ministero della salute 295.130.000 euro. Detto importo è stato ripartito, con decreto del Ministro della salute 7 agosto 2019 tra le regioni Emilia Romagna (un intervento), Abruzzo (2 interventi) e Toscana (5 interventi). La relazione segnala quindi gli interventi per i quali il Ministero, previa valutazione tecnica positiva della documentazione progettuale, ha erogato la quota pari al 5% del finanziamento. Per i progetti afferenti alla ricerca, al Ministero della salute sono stati assegnati 55.000.000 euro, importo interamente attribuito con decreto del Ministro della salute 18 luglio 2019 al progetto Reti IRCCS finalizzato alla transizione verso la medicina personalizzata o di precisione. La relazione fa presente che, dopo le prime due rate del finanziamento erogate nel 2019 e nel 2021, considerato che le successive rendicontazioni economiche e scientifiche non evidenziano gli avanzamenti attesi, non si è proceduto a ulteriori erogazioni. A valere sul Fondo di cui all’articolo 1, comma 95, della legge n. 145 del 2018, con DPCM 11 giugno 2019 al Ministero della salute sono state conferite risorse pari a 889.224.750 euro per interventi di edilizia sanitaria e pari a 10.775.250 euro per il settore della ricerca. I progetti di edilizia sanitaria e di ricerca finanziati con tali risorse, la ripartizione tra le regioni e le modalità di utilizzo dei contributi sono stati individuati con decreto del Ministro della salute 16 luglio 2021. La relazione dà quindi conto dello stato di attuazione dei tre progetti di ricerca di cui al citato DM e riferisce che la prevista quota del 5% è stata conferita all’intervento di edilizia sanitaria della regione Emilia-Romagna per il quale a febbraio 2023 è stata trasmessa la documentazione progettuale. A valere sul Fondo di cui all’articolo 1, comma 14, della legge n. 160 del 2019, con DPCM 23 dicembre 2020 al Ministero della salute sono stati conferite risorse per 611.600.000 euro, di cui 8.943.422 per il settore ricerca. Con decreto del Ministro della salute 29 settembre 2022 un ammontare pari a 602.656.578 euro è stato ripartito tra le regioni per interventi nell’ambito dell’edilizia sanitaria, suddiviso su due piani di gestione (“Somme da destinare al finanziamento di interventi di edilizia sanitaria” e “Somme da destinare al finanziamento di interventi di sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico”). Con decreto del Ministro della salute 15 dicembre 2022 sono stati individuati due progetti di ricerca da finanziare. |
Annuncio 21/12/2023 |
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Presentata dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR |
L’articolo 13 della legge 24 dicembre 2012, n. 234 (Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea), al comma 2, prevede che, al fine di fornire al Parlamento tutti i necessari elementi di valutazione, entro il 28 febbraio di ogni anno il Governo presenti alle Camere una relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea. |
Sintesi del contenuto |
La relazione consuntiva 2022, organizzata in schede informative, è articolata in quattro parti concernenti, rispettivamente: lo sviluppo del processo di integrazione europea; le politiche strategiche; l’Italia e la dimensione esterna dell’UE; il coordinamento nazionale delle politiche europee e la comunicazione. Come premesso, la Parte I della relazione consuntiva è dedicata agli sviluppi registrati nel 2022 dal processo di integrazione europea, attraverso l’illustrazione dei due assi rappresentati dalle questioni istituzionali e dalle politiche macroeconomiche. In particolare, si richiamano le azioni condotte dal Governo a livello UE in ambito energetico per rispondere alla crisi originata dal conflitto russo-ucraino e, in materia di governance economica, per promuovere un Patto di stabilità adeguato alle specificità di ciascuno Stato membro. Sul versante macroeconomico si riferisce sugli strumenti attivati per conseguire un sistema fiscale più equo e sostenibile, segnalando, in particolare, l’adozione dell’accordo complessivo sull’imposizione fiscale minima per le imprese di maggiori dimensioni. La Parte II della relazione illustra i risultati conseguiti nell’ambito delle politiche strategiche. Tale sezione è ulteriormente suddivisa in 5 sottosezioni definite sulla base delle priorità individuate dalla Commissione UE per il periodo 2019-2024, così come richiamate anche nel Programma di lavoro per il 2022: Un Green Deal europeo; Un’Europa pronta per l’era digitale; Un’economia al servizio delle persone; Promozione dello stile di vita europeo; Un nuovo slancio per la democrazia europea. Sul tema della sostenibilità ambientale dei processi produttivi e, più in generale, della transizione verde, la relazione dà conto, tra l’altro, dei progressi legati al pacchetto di proposte legislative Fit for 55, per il raggiungimento della neutralità climatica al 2050 e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Si riferisce altresì sullo stato dei negoziati sulla filiera energetica, segnalando l’adozione del nuovo Regolamento TEN-E (2022/869) e l’accoglimento nel 2022 da parte della Commissione di un pacchetto di proposte finalizzato a raggiungere l’indipendenza energetica dalla Russia nell’ambito “REPowerEU plan”. Si segnalano poi i progressi nel settore dei trasporti e quelli legati al rilancio della green economy, nonché allo sviluppo dell’economia del mare. La sottosezione dedicata alla digitalizzazione registra l’adozione, nel 2022, di importanti iniziative legislative afferenti ai mercati e servizi digitali - il Digital Markets Act (Regolamento UE 2022/1925), il Digital Services Act (Regolamento UE 2022/2065), il Data Governance Act (Regolamento UE 2022/868) - nonché volte allo sviluppo di adeguate competenze digitali. Quanto alle iniziative connesse ad “un’economia al servizio delle persone”, la relazione dà conto delle politiche di sostegno alle imprese produttive, delle politiche attive del lavoro, volte a guidare la transizione occupazionale, delle misure a favore dell’inclusione sociale, dell’impegno per assicurare assistenza umanitaria ai profughi ucraini. La Parte III illustra la partecipazione dell’Italia alle iniziative connesse alla dimensione esterna dell’UE, versante fortemente condizionato nel 2022 dall’aggressione russa, dando conto del processo di integrazione dei Paesi dei Balcani Occidentali. Si evidenziano inoltre i risultati raggiunti nei quattro settori prioritari della dimensione esterna dell’UE: Politica estera e di sicurezza comune (PESC), Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), Politica commerciale comune e Proiezione esterna della Politica industriale; si segnalano inoltre gli sforzi dell’Italia nell’attuazione della politica commerciale comune. La Parte IV concerne le azioni sviluppate nel corso del 2022 sul piano del coordinamento nazionale delle politiche europee e della comunicazione e formazione sull’attività dell’UE. Sono inoltre riportati i risultati conseguiti nell’attuazione della Politica di coesione, con riferimento sia al nuovo periodo di programmazione 2021-2027, sia all’utilizzo delle risorse 2014-2020. |
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Presentata dal Difensore civico della regione Piemonte |
L’articolo 16 della legge 15 maggio 1997, n. 127 (Misure urgenti per lo snellimento dell’attività amministrativa e dei procedimenti di decisione e di controllo), prevede che entro il 31 marzo, i difensori civici delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano inviino ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati una relazione sull’attività svolta nell’anno precedente a tutela dei cittadini residenti nei comuni delle rispettive regioni e province autonome e degli altri soggetti aventi titolo. L’articolo 2 della legge 8 marzo 2017, n. 24 (Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie), ha previsto che le regioni e le province autonome possano affidare al difensore civico la funzione di garante per il diritto alla salute. Il Consiglio regionale del Piemonte con la legge regionale 17 dicembre 2018 n. 19 (art. 153, comma 1) ha, pertanto, affidato al Difensore civico “la funzione di Garante per il diritto alla salute”. Si ricorda inoltre che l’articolo 36 della legge 5 febbraio 1992, n. 104 riconosce ai difensori civici la facoltà di costituirsi parte civile nei giudizi riguardanti reati commessi ai danni di persone portatrici di minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali. |
Sintesi del contenuto |
La relazione delinea il quadro generale dell’attività del Difensore civico della regione Piemonte, segnalando che nel 2022 sono state ricevute 548 segnalazioni. La maggioranza delle istanze di intervento (325, pari al 59,3%) ha riguardato i servizi alla persona; altre materie trattate concernono la partecipazione al procedimento (56 istanze), il territorio e l’ambiente (16 istanze); i tributi (14 istanze), il personale pubblico (4 istanze), i trasporti (1 istanza), l’edilizia pubblica e altre materie (132 istanze). L’attività del Difensore viene quindi approfondita con riferimento ai richiamati ambiti. In particolare, circa i servizi alla persona si evidenzia il preponderante numero di fascicoli riferiti alla sotto-materia sanità e ospedali, che per il 2022 sono 239 (circa il 44% del totale) e spaziano dalla presa in carico socio-sanitaria di persone con disabilità e di anziani malati cronici non autosufficienti, all’assistenza ospedaliera, sanitaria di base, farmaceutica, protesica e territoriale, ai tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, alla malasanità e alla richiesta di documentazione sanitaria; si dà quindi conto dell’attività del Difensore civico in qualità di garante per il diritto alla salute (ai sensi della legge regionale n. 19 del 2018), anche congiuntamente al Garante per l’infanzia e l’adolescenza. Sempre nell’ambito relativo ai servizi alla persona, la relazione illustra l’operato del Difensore civico di garanzia del divieto di discriminazione e del principio di pari opportunità introdotto con la legge regionale n. 5 del 2016. Nell’ambito della sotto-materia “Tutela diritti fondamentali”, sono state gestite istanze inerenti all’assistenza e all’accesso a prestazioni assistenziali per donne vittime di violenza, al riconoscimento di prestazioni previdenziali a figli maggiorenni di genitori separati, nonché alle facoltà connesse allo ius sepulcri. Significativo rilievo hanno avuto, come ogni anno, le richieste di intervento riguardanti l’area della partecipazione al procedimento amministrativo e del diritto di accesso. 5 casi hanno poi riguardato l’accesso agli atti dei consiglieri comunali e provinciali (regolato dal Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali) e il potere sostitutivo del Difensore civico in ordine alla nomina di Commissari ad acta. Quanto alla distribuzione per provenienza delle istanze si osserva la netta prevalenza (pari al 68,10%) delle richieste di intervento relative all’Area metropolitana di Torino, mentre circa gli enti destinatari degli interventi si rileva che il 41% di tali interventi ha riguardato le strutture ospedaliere, le strutture amministrative del Sistema Sanitario Nazionale, nonché le strutture socio-sanitarie (RSA, Case di Cura). Vengono quindi illustrati i ricorsi più significativi. |
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Presentata dal presidente della Corte dei conti |
L’articolo 17 della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Legge di contabilità e finanza pubblica), dispone che ogni quattro mesi la Corte dei conti trasmetta alle Camere una relazione sulla tipologia delle coperture finanziarie adottate nelle leggi approvate nel periodo considerato e sulle tecniche di quantificazione degli oneri. Nella medesima relazione la Corte dei conti riferisce sulla tipologia delle coperture finanziarie adottate nei decreti legislativi emanati nel periodo considerato e sulla congruenza tra le conseguenze finanziarie di tali decreti legislativi e le norme di copertura recate dalla legge di delega. |
Sintesi del contenuto |
La relazione fa presente che nel quadrimestre maggio-agosto 2023 sono state pubblicate 30 leggi, di cui 12 recanti la conversione di decreti-legge. Risultano inoltre entrati in vigore 6 decreti legislativi (ad esclusione della tipologia riferita alla modifica e attuazione degli Statuti speciali), per un totale di nuova legislazione pari quindi a 36 provvedimenti. Come di consueto, la relazione analizza gli effetti finanziari da ascrivere a ciascun provvedimento, fornendo la quantificazione degli oneri e le relative modalità di copertura, con una corrispondenza diretta quando la norma reca una propria compensazione, mentre, in caso di copertura complessiva riferita a più norme o priva dell’indicazione nelle singole disposizioni di riferimento (ovvero nelle relazioni tecniche), vengono riportati i due riepiloghi senza corrispondenza. La relazione precisa preliminarmente che le prospettazioni sono espresse in termini di contabilità finanziaria, dal momento che i provvedimenti legislativi vengono pubblicati con tale tipo di indicazione (in quanto l’obbligo di copertura di cui al terzo comma dell’articolo 81 della Costituzione viene assolto in riferimento a tale contabilità); in secondo luogo, non sempre sono disponibili i corrispondenti valori in termini di contabilità nazionale. La valutazione dei singoli provvedimenti è preceduta da considerazioni metodologiche aventi ad oggetto aspetti problematici, approfondite con riferimento ai singoli provvedimenti che le hanno originate, attinenti, in primo luogo, al ricorso alle clausole di neutralità e alle coperture riferite a stanziamenti di bilancio, alla luce dei vincoli stringenti fissati dalla legge di contabilità. La relazione segnala altresì il persistere del fenomeno di relazioni tecniche del Governo, le quali - pur nell’ambito di un graduale miglioramento medio della loro qualità e tempestività - non sempre consentono una piena comprensione del percorso che ha portato alla quantificazione dell’onere così come stimato. Ulteriori aspetti problematici evidenziati dalla relazione (come già dalle precedenti) riguardano la duplice fattispecie di clausole di copertura di oneri riferiti alla somma degli effetti di numerosi articoli, nonché di oneri che genericamente (o anche in riferimento a singole norme) vengono imputati alle maggiori entrate e alle minori spese contestualmente recate dal provvedimento. Altre specifiche problematiche segnalate dalla Corte concernono la mancata, specifica copertura delle assunzioni nel pubblico impiego e le tendenze evolutive nella struttura contabile delle leggi pluriennali d’investimento sollevate, rispettivamente, dalle previsioni di cui alla legge n. 74 del 2023 (di conversione del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche) e alla legge n. 58 del 2023 (di conversione del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. Ulteriori considerazioni prospettate dalla relazione riguardano il riproporsi del ricorso all’indebitamento netto, facendo richiamo alla procedura relativa agli eventi eccezionali di cui all’articolo 6 della legge rinforzata n. 243 del 2012 (posta dal decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48) e lo scarso raccordo tra il testo della legge delega 9 agosto 2023, n. 111, di riforma del sistema fiscale ed alcuni dispositivi dell’ordinamento contabile. La relazione è corredata da un’Appendice concernente la giurisprudenza costituzionale e da Tavole recanti: l’elenco delle leggi ordinarie e dei decreti legislativi pubblicati nel periodo maggio-agosto 2023; gli oneri finanziari da essi indicati; il quadro riassuntivo delle modalità di copertura degli oneri; le schede analitiche di oneri e coperture. |
Annuncio 28/12/2023 |
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Presentata dal Garante del contribuente per la Toscana |
L’articolo 13 della legge 27 luglio 2000, n. 212 (Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente), prevedeva l’istituzione, presso ogni direzione regionale delle entrate e direzione delle entrate delle province autonome, del Garante del contribuente quale organo monocratico, operante in piena autonomia, scelto e nominato dal presidente della commissione tributaria regionale o sua sezione distaccata nella cui circoscrizione è compresa la direzione regionale dell’Agenzia delle entrate. Il comma 13-bis dell’articolo 13 disponeva che con relazione annuale il Garante del contribuente fornisse al Governo ed al Parlamento dati e notizie sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale. Il decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 219 (Modifiche allo statuto dei diritti del contribuente), ha sostituito integralmente l’articolo 13 della legge n. 212 del 2000, istituendo la nuova figura del Garante nazionale del contribuente, tenuto a fornire al Governo e al Parlamento, con relazione annuale, dati e notizie sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale. Il medesimo decreto legislativo ha disposto altresì la soppressione dei Garanti regionali a decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento (previsto dall’articolo 2 del decreto legislativo n. 219 del 2023) che stabilisce il compenso annuo lordo del Garante nazionale e il rimborso delle spese di trasferta, da adottarsi entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore del decreto stesso e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2024. |
Sintesi del contenuto |
La relazione riferisce che nell’annualità 2022 l’Ufficio del Garante del contribuente della regione Toscana ha emesso 321 protocolli, numero che comprende, oltre alle istanze, le risposte degli uffici, i solleciti inviati e le successive richieste di chiarimenti. Le istanze pervenute nel corso dell’anno sono state 176, di cui solo una piccola parte chiuse con un provvedimento di rigetto. Sono stati inoltre emessi 12 decreti per mancato o irregolare funzionamento degli uffici (ex articolo 3 del decreto-legge n. 498 del 1961). Osservato che la maggior parte delle segnalazioni inviate si concludono con un esito positivo o parzialmente positivo per il contribuente, si evidenzia l’utilità del ricorso al Garante, le cui richieste determinano una maggiore attenzione all’istruttoria della pratica da parte degli Uffici finanziari, con conclusioni spesso differenti rispetto a quanto prospettato al contribuente in prima battuta. In tal modo è stato in qualche modo ridotto il contenzioso tributario e, di norma, è stata fornita ai contribuenti meno agiati una non costosa possibilità di difesa. Si segnala inoltre la brevità dei tempi entro i quali il cittadino che si rivolge al Garante ottiene una risposta alle proprie doglianze, indipendentemente dall’esito della domanda che a esso viene rivolta, nonché l’assenza di oneri a carico dei segnalanti. Viene altresì rilevato il comportamento collaborativo degli uffici finanziari interessati, i quali hanno corrisposto con assoluta puntualità e chiarezza alle richieste d’informazioni e alle sollecitazioni del Garante. La relazione fa poi cenno al problema della lunga attesa cui sono costretti i contribuenti per ricevere i rimborsi pur dopo l’accoglimento della loro richiesta, dovuta al fatto che detti rimborsi vengono erogati dalla Direzione Centrale, che li inserisce nel sistema di pagamento con dei flussi periodici. Ciò comporta un’attesa che si protrae anche per molti mesi dopo la convalida del rimborso da parte dell’Ufficio. Infine, la relazione espone valutazioni in merito al ruolo e ai limiti della figura del Garante del contribuente, ricordando che a tale figura non è riconosciuto alcun potere effettivo di sollecitazione e tanto meno di sanzione dell’inerzia delle amministrazioni nei suoi confronti. I poteri assegnati al Garante si fermano al mero richiamo, alle segnalazioni o raccomandazioni; strumenti tutti privi della capacità di incidere direttamente sulla validità ed efficacia degli atti impositivi ritenuti dall’organo di garanzia infondati o illegittimi. |
Annuncio 28/12/2023 |
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Presentata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) |
La legge 14 novembre 2016, n. 220 (Disciplina del cinema e dell’audiovisivo), all’articolo 31, reca misure dirette a favorire una migliore distribuzione delle opere cinematografiche, impedendo il formarsi di fenomeni distorsivi della concorrenza nei settori della produzione, distribuzione, programmazione e dell’esercizio cinematografico. Il medesimo articolo prevede che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) trasmetta annualmente alle Camere una relazione sullo stato della concorrenza nel settore della distribuzione cinematografica. |
Sintesi del contenuto |
La relazione, illustrato il quadro normativo e regolamentare di riferimento, analizza le caratteristiche economiche dell’industria cinematografica, il cui tratto distintivo è rappresentato dall’alto grado di rischio dell’investimento in produzione di opere cinematografiche e dalle strategie di diversificazione dell’offerta necessarie a ridurlo. Tali caratteristiche favoriscono il successo di pochi grandi produttori a livello internazionale, con un ruolo decisamente non primario per le produzioni nazionali. Si riferisce poi sul sostegno pubblico ai settori del cinema e dell’audiovisivo destinatari dei sussidi e incentivi statali previsti dalla legge n. 220 del 2016 a valere sulle risorse del Fondo di cui all’articolo 13 di tale legge, cui si affiancano gli interventi regionali e provenienti dall’Unione europea, che si stima contribuiscano alla copertura dei costi totali per la realizzazione di un film per una quota collocabile tra il 40% e il 50%. Per quanto attiene ai risultati di mercato, si osserva che nel corso del 2022 gli incassi al botteghino in Italia sono ammontati a poco più di 300 milioni di euro, a fronte di circa 44,5 milioni di presenze in sala, con una crescita nei confronti del 2021, sia degli incassi sia delle presenze, rispettivamente dell’81% e del 79%. Si fa tuttavia presente che il 2022 appare un anno ancora di transizione, che non registra il recupero pieno dei numeri raggiunti dall’industria cinematografica nel periodo pre-Covid. Si riferisce quindi che in tale annualità sono stati distribuiti 498 film nuovi, di cui 251 di produzione o co-produzione italiana. Sul versante degli incassi si sottolinea che i primi 10 film di nuova uscita con maggiori incassi nel 2022 sono tutti di produzione estera (8 Stati Uniti e 2 Regno Unito). Tali titoli hanno assommato quasi il 40% dell’incasso totale annuo e il 36% delle presenze totali. Si riferisce inoltre che il 93% dei nuovi film di produzione o coproduzione italiana ha incassato meno dell’incasso medio dei film di produzione estera. Con riferimento alla distribuzione, considerato che i primi 4 distributori (Walt Disney, Warner Bros, Universal, Eagle Pictures) hanno generato il 71% degli incassi e cumulato il 68% delle presenze (a fronte, rispettivamente, del 64% e del 63% del 2019), il 2022 sembra segnare un ulteriore rafforzamento del grado di concentrazione del mercato della distribuzione e la forte leadership degli operatori esteri. In relazione agli incassi e alle presenze in sala, emerge la predominanza delle sale multiple, in particolare degli esercenti che hanno 5 o più schermi. Le piattaforme di video-on-demand a pagamento vedono nel corso del 2022 un rallentamento nella crescita, specie se si raffrontano i dati del 2022 con quelli del periodo pandemico. La relazione dà quindi conto degli aspetti di natura concorrenziale, illustrando gli effetti dei meccanismi di remunerazione dei distributori nel rapporto con gli esercenti delle sale, che rende debole sotto il profilo della sostenibilità economica il modello di business della sala cinematografica che non sia parte di un circuito o che non sia ubicata in un contesto metropolitano. Quanto ai finanziamenti pubblici, la relazione ne segnala la finalità di promozione culturale e il peso crescente negli ultimi anni per il sostentamento dell’intero settore, evidenziando gli effetti concorrenziali positivi derivanti dalla programmazione di opere di valore culturale che non sarebbero state prodotte in assenza di sussidi. La relazione prospetta altresì l’introduzione di strumenti di verifica ex post delle opere finanziate, che non appare necessariamente in contrasto con la suddetta finalità. A tali strumenti possono affiancarsi forme innovative di finanziamento (crowdfunding, business angel, venture capital, equity). Circa il settore della gestione di sale cinematografiche, nonostante l’incentivo pubblico, molte di esse non sono riuscite a resistere alle conseguenze economiche della pandemia e all’aumento dei costi dell’energia registratosi nel corso del 2022. Conseguentemente è cresciuta la concentrazione del mercato, specie nelle zone periferiche/provinciali, e si sono ampliate le aree del territorio nelle quali la proiezione in sala è sia scarsa sia altamente standardizzata sotto il profilo qualitativo. |
Annuncio 13/12/2023 |
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Presentata dalla regione Lombardia |
L’articolo 10 della legge 2 maggio 1990, n. 102 (Disposizioni per la ricostruzione e la rinascita della Valtellina e delle adiacenti zone delle province di Bergamo, Brescia e Como, nonché della provincia di Novara, colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche dei mesi di luglio ed agosto 1987), dispone che l’Autorità di bacino del Po e la regione Lombardia presentino al Parlamento una relazione annuale sull’attuazione della medesima legge, ossia sullo stato di attuazione degli stralci del Piano di difesa del suolo e del Piano di ricostruzione e sviluppo predisposti in attuazione degli articoli 3 e 5 della medesima legge n. 102. |
Sintesi del contenuto |
La relazione ricorda che la regione Lombardia, in attuazione alla legge n. 102 del 1990, ha ripartito le risorse disponibili su due Piani: uno per la difesa del suolo e il riassetto idrogeologico, a sua volta articolato in tre fasi (1a fase, integrazione e 2 a fase, di cui ai DPCM 28 dicembre 1991, 24 maggio 2001 e 10 gennaio 2003), con interventi da realizzarsi principalmente da parte degli enti locali (province, comunità montane e comuni); l’altro per la ricostruzione e lo sviluppo socioeconomico (approvato con DPCM 4 dicembre 1992). Si fa presente che, come rappresentato nelle relazioni precedenti, nel corso degli anni, con la progressiva conclusione di diversi interventi, si sono realizzate economie regolarmente riprogrammate. Per quanto riguarda gli interventi di difesa del suolo, il piano di utilizzo delle economie è stato concordato con gli enti sul territorio e autorizzato dall’Autorità di bacino del fiume Po. La relazione dà quindi conto dello stato di attuazione del Piano di difesa del suolo e riassetto idrogeologico, ricordando che la legge n. 102 del 1990 ha previsto la suddivisione degli interventi in due distinte fasi: la prima volta principalmente alla realizzazione delle opere più urgenti sui dissesti a maggior rischio; la seconda conseguente alla verifica degli effetti indotti dalle azioni di prima fase; nei fatti, come premesso, il Piano è stato attivato in tre fasi e contempla interventi di tipo strutturale, di manutenzione territoriale diffusa, azioni di indirizzo e controllo delle trasformazioni urbanistiche del territorio, interventi di monitoraggio e studio delle aree instabili. La relazione fa presente che per tale Piano sono stati messi a disposizione complessivamente circa 528 milioni di euro (con un importo impegnato al 31 dicembre 2022 di 512.508.450,31 euro e liquidato di 509.402.994,97 euro), di cui 284 milioni destinati al finanziamento della prima fase, 67 milioni per il piano integrativo intermedio e 177 milioni per la seconda fase. Con le economie accertate a conclusione degli interventi previsti nelle varie fasi di piano, sono stati attivati nuovi Programmi di interventi. Si fornisce quindi il quadro aggiornato al 31 dicembre 2022 relativo all’avanzamento generale degli interventi di prima fase, dei progetti previsti dal piano di integrazione e di seconda fase, con i relativi dati economici. Si fornisce inoltre il prospetto riepilogativo, sempre alla data del 31 dicembre 2022, degli interventi dei Piani integrativi finanziati con i fondi derivanti dalle economie accertate. La relazione descrive poi i contenuti del Piano di ricostruzione e sviluppo socioeconomico, suddiviso in tre distinti sistemi (relazionale, produttivo e insediativo-ambientale), che ha previsto anche incentivi di natura creditizia e fiscale e di accesso a mutui con la Cassa depositi e prestiti per il potenziamento delle attività agricole, industriali e turistiche, nel rispetto delle peculiarità economiche ed ambientali locali, nonché varie iniziative pubbliche per la qualificazione dei servizi, delle attrezzature e delle infrastrutture di base. Lo stanziamento del Piano è pari a 689.201.052 euro, di cui al 2022 risultano erogati 682.323.317, poco più del 99%. La relazione fornisce il quadro riepilogativo dei pagamenti relativi alle azioni comprese nel Piano di ricostruzione e sviluppo (come rimodulato dalle variazioni di Piano) finanziati, rinvia alle relazioni degli anni precedenti per tutti gli interventi via via conclusi e rendicontati, e offre un approfondimento sullo stato di attuazione, al 31 dicembre 2022, degli interventi del Piano di ricostruzione e sviluppo concernenti il sistema stradale ancora in essere. |
Annuncio 20/11/2023 |
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Presentata dal presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) |
L’articolo 37 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici), ha istituito l’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) quale organo collegiale chiamato ad operare in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione. Il medesimo articolo 37 stabilisce che l’Autorità rende pubblici nei modi più opportuni i provvedimenti di regolazione e riferisce annualmente alle Camere evidenziando lo stato della disciplina di liberalizzazione adottata e la parte ancora da definire. Si ricorda inoltre che all’ART sono attribuite le funzioni di organismo nazionale (National Enforcement Body – NEB) responsabile dell’esecuzione dei regolamenti europei in materia di diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario, con autobus, via mare e per vie navigabili interne. |
Sintesi del contenuto |
La relazione, presentata dal Presidente dell’Autorità presso la Camera dei deputati il 12 settembre 2023, traccia nella prima parte un bilancio dei risultati più significativi conseguiti dall’Autorità di regolazione dei trasporti in occasione del decimo anniversario della sua costituzione, indicando le criticità persistenti e le prospettive future. La seconda parte della relazione descrive analiticamente le attività svolte dall’Autorità nel periodo 15 giugno 2022- 30 giugno 2023. Viene quindi illustrato l’operato dell’ART in tema di regolazione dell’accesso alle infrastrutture di trasporto in tutti gli ambiti modali. Per quanto attiene al settore aeroportuale si segnala, in particolare, l’approvazione dei nuovi modelli di regolazione dei diritti aeroportuali, con l’introduzione di misure dedicate a una maggiore promozione della trasparenza, in particolare con riferimento agli incentivi all’attività volativa. Nel settore autostradale sono continuate le attività di definizione dei sistemi tariffari di pedaggio e si è completato il procedimento relativo agli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali. Nell’ambito ferroviario le azioni dell’ART nel periodo di riferimento si sono incentrate principalmente sulla revisione dei principi e criteri per la determinazione dei canoni e delle tariffe di accesso all’infrastruttura ferroviaria e ai servizi ad essa connessi (attuata con la delibera n. 95/2023), che prevede inoltre l’estensione, con le relative specificazioni, alle reti regionali interconnesse. Per ciò che concerne il settore portuale, la relazione segnala, oltre all’avvio della revisione delle prime misure di regolazione emanate dall’Autorità nel 2018, il recente coinvolgimento dell’ART nella definizione degli schemi dei Piani economico-finanziari dei concessionari portuali. In merito all’accesso alle autostazioni, si evidenzia la perdurante attenzione dell’ART sull’incremento del numero di autostazioni in cui siano assicurati servizi di assistenza delle persone con disabilità e a mobilità ridotta. La parte seconda della relazione espone l’operato dell’ART in tema di regolazione dei servizi di trasporto marittimo, per ferrovia e su strada, con riferimento alla perimetrazione degli ambiti del servizio pubblico (e, successivamente, dei lotti di gara), alle procedure di affidamento (anche con riguardo al regolamento adottato con delibera n. 243/2022 a seguito delle previsioni recate dall’art. 9 della Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021), alla determinazione dell’utile ragionevole relativo ai servizi di trasporto, alla verifica dell’efficienza delle gestioni e alla definizione delle condizioni minime di qualità. In particolare, si segnala l’avvio (rispettivamente con le delibere n. 22 e n. 23 del 2023) di due procedimenti finalizzati all’individuazione delle condizioni minime di qualità dei servizi di trasporto pubblico locale su strada e dei costi di riferimento di tali servizi. Viene inoltre evidenziato il contributo delle linee guida adottate dall’ART con la delibera n. 46 del 2022 per quanto attiene al servizio taxi. La relazione riferisce altresì sullo svolgimento delle funzioni attribuite all’ART in materia di tutela dei diritti dei passeggeri, ambito di recente ampliato dalla legge n. 118 del 2022, che ha previsto in capo all’Autorità nuovi e specifici poteri in merito alla definizione non giurisdizionale delle controversie tra utenti o consumatori e operatori economici che gestiscono reti, infrastrutture e servizi di trasporto. La terza parte della relazione, in continuità con le precedenti, si concentra sulla trattazione dei dati economici inerenti alle diverse modalità di trasporto e relativi servizi e infrastrutture, organizzati in considerazione della loro rilevanza per le finalità della regolazione. Infine, la parte quarta fornisce un elenco delle decisioni (delibere e pareri) adottate dall’Autorità nel periodo di riferimento. |
[1] I commi 1 e 2 dell’articolo 3 del decreto-legge n. 131 del 2023 prevedono che possano accedere alle agevolazioni le imprese con un consumo annuo di energia elettrica non inferiore a 1 GWh operanti nei settori a rischio o ad alto rischio di rilocalizzazione individuati come tali dalla citata comunicazione della Commissione europea 2022/C 80/01 del 18 febbraio 2022, o comunque considerabili tali in base ai parametri di intensità energetica e intensità di scambi commerciali utilizzati a tal fine dalla Commissione europea.
Per approfondimenti sulla disciplina recata dall’articolo 3 del decreto-legge n. 131 del 2023 si rinvia al Dossier del Servizio studi sull’A.C. 1437.
[2] L’articolo 14 prevede che l’Osservatorio nazionale del turismo svolga il coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale nel comparto turistico, raccordandosi, per la raccolta dei dati, con la Direzione generale tecnologia, retribuzione, digitalizzazione e statistica. L’Osservatorio cura, inoltre, in raccordo con le regioni e le province autonome e con l’Istituto nazionale di statistica, la predisposizione di un sistema informativo unificato a livello nazionale per l’analisi e il monitoraggio delle dinamiche socioeconomiche e tecnologiche, sotto il profilo sia quantitativo sia qualitativo, connesse al turismo.
L’Osservatorio è costituito con decreto del Ministro del turismo, che ne nomina il presidente e i componenti tra soggetti in possesso di comprovata qualificazione professionale.
I componenti dell’Osservatorio durano in carica tre anni e possono essere rinnovati per non più di una volta.
[3] Ai sensi del comma 2 dell’articolo 1, al Comitato partecipano il Governatore della Banca d’Italia, che lo presiede, il Presidente della Commissione nazionale per le società e la borsa (CONSOB), il Presidente dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS) e il Presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP), in rappresentanza delle rispettive Autorità. In caso di assenza o impedimento, i membri possono essere sostituiti alle riunioni del Comitato secondo le norme degli ordinamenti degli enti di rispettiva appartenenza. Alle sedute del Comitato assiste il Direttore Generale del Tesoro, senza diritto di voto. Il Presidente del Comitato, anche su proposta degli altri partecipanti, può invitare terzi ad assistere a fini consultivi alle sedute, in relazione a specifici argomenti posti all’ordine del giorno.