Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
|
---|---|
Autore: | Servizio Studi - Dipartimento Ambiente |
Titolo: | L'agenda globale per lo sviluppo sostenibile |
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 44 |
Data: | 01/06/2023 |
Organi della Camera: | VIII Ambiente |
|
Camera dei deputati |
XIX LEGISLATURA |
|
|
|
Documentazione e ricerche |
L’agenda globale per lo sviluppo sostenibile |
Settima edizione |
|
|
|
|
|
|
n. 44 |
|
|
|
1° giugno 2023 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Ambiente ( 066760-9253 – * st_ambiente@camera.it |
|
|
|
La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte. |
File: Am0026 |
INDICE
I. Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile
§ I.1. Dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ai nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
§ I.2. Attuazione, monitoraggio e controllo dell'Agenda e degli SDGs.
II. Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile
§ II.1. Gli SDGs universali, interconnessi, indivisibili
§ II.2. I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e i 169 target specifici
§ II.3. Il rapporto annuale dell’ONU sugli obiettivi di sviluppo sostenibile
III. L'Agenda 2030 e l'Unione europea (a cura dell’Ufficio RUE)
§ III.1 L'attività dell'UE in relazione all'attuazione dell'Agenda 2030
§ III.2 Il programma 2019-2024 della Commissione europea
§ III.3 Gli investimenti dell’Unione europea
§ III.4 L’integrazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile nel Semestre europeo
§ III.5 La risoluzione del Parlamento europeo
§ III.6 Progressi dell’UE verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
§ III.7 L'azione esterna dell'UE
§ IV.1. La governance e gli strumenti per lo sviluppo sostenibile
§ IV.2. I progressi dell'Italia verso gli SDGs
§ IV.3. Le misure del PNRR per il raggiungimento degli SDGs
L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d'azione globale, di portata e rilevanza senza precedenti, finalizzato a sradicare la povertà, proteggere il pianeta e garantire la prosperità e la pace, adottato all'unanimità dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite con la risoluzione 70/1 del 15 settembre 2015, intitolata: "Trasformare il nostro mondo. L'Agenda per lo sviluppo sostenibile".
Essa comprende 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile - Sustainable Development Goals, SDGs –, che gli Stati si sono impegnati a raggiungere entro il 2030, articolati a loro volta in 169 ‘target' o traguardi specifici, tra loro interconnessi e indivisibili, che costituiscono il nuovo quadro di riferimento per lo sviluppo sostenibile, inteso come uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri, armonizzando a tal fine le tre dimensioni della crescita economica, dell'inclusione sociale e della tutela dell'ambiente.
L'Agenda e i correlati SDGs, entrati in vigore a livello internazionale il 1° gennaio del 2016, mirano a completare ciò che gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals), che avevano orientato l'azione internazionale di supporto allo sviluppo nel periodo 2000-2015, non sono riusciti a realizzare, a partire dalla eliminazione della povertà in tutte le sue forme e dimensioni, che unitamente alla lotta al cambiamento climatico, è considerata la più grande sfida globale.
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio hanno contribuito a sollevare le condizioni di vita di più di un miliardo di persone e consentito di compiere miglioramenti significativi in numerose aree. Il progresso non è stato però uguale ovunque e ha registrato ritardi, specialmente nei paesi meno sviluppati in Africa, in quelli senza sbocco sul mare e nei piccoli stati insulari in via di sviluppo, ove alcuni obiettivi non sono stati raggiunti, soprattutto in relazione alla salute della madre, del neonato e del bambino, e alla salute riproduttiva.
La nuova Agenda globale non intende, tuttavia, solo portare a compimento e incrementare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: oltre a perseguire priorità come la sconfitta della fame e della povertà, la tutela della salute, la promozione dell'educazione e della sicurezza alimentare, essa stabilisce una serie di ulteriori obiettivi economici, sociali e ambientali di carattere puntuale.
Tali obiettivi spaziano dall'agricoltura al turismo sostenibile, dall'energia alle innovazioni tecnologiche, dall'occupazione giovanile ai fenomeni migratori, dal diritto all'acqua potabile alle infrastrutture e alla sostenibilità degli insediamenti urbani, ponendo un'attenzione particolare sulla salvaguardia dei diversi ecosistemi e della biodiversità.
L’agenda mira, inoltre, a promuovere società più aperte, tolleranti e pacifiche e fissa, in modo articolato, le modalità per la sua attuazione, anche attraverso un deciso rafforzamento della partnership globale per lo sviluppo sostenibile.
Il carattere innovativo dell'Agenda 2030 e dei nuovi SGDs risiede proprio nel superamento dell'idea di sostenibilità come questione a carattere unicamente ambientale e nell'affermazione di una visione olistica dello sviluppo, che bilancia le sue tre dimensioni - economica, sociale ed ambientale - fornendo un modello ambizioso di prosperità condivisa in un mondo sostenibile che si incardina sulle c.d. cinque P:
· Persone: eliminare fame e povertà in tutte le forme e garantire dignità e uguaglianza;
· Pianeta: proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future
· Prosperità: garantire vite prospere e piene, con un progresso economico, sociale e tecnologico in armonia con la natura;
· Pace: promuovere società pacifiche, giuste e inclusive;
· Partnership: implementare l'agenda attraverso solide partnership fondate su uno spirito di rafforzata solidarietà globale.
In questo quadro, l'Agenda 2030 stabilisce obiettivi globali, indivisibili e interconnessi, che mirano a creare una prosperità condivisa su un pianeta sano, pacifico e resiliente, in cui siano assicurati il rispetto universale per i diritti dell'uomo e la sua dignità, la giustizia, l'uguaglianza e la parità tra i sessi e garantita la coesione economica, sociale e territoriale.
In tal senso, l'adozione dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rappresenta a pieno titolo un evento storico, atteso che per la prima volta i leader mondiali si sono impegnati in una azione comune attraverso un'agenda politica vasta, ambiziosa e universale, dal carattere fortemente trasformativo, che sottende una precisa visione globale del nostro mondo di oggi, nonché una concezione innovativa del progresso fondata sul principio fondamentale del "leave no one behind" (non lasciare nessuno indietro).
Questo disegno è stato integrato, nello stesso anno in cui è stata adottata l'Agenda 2030, con l'approvazione di altri rilevanti accordi globali con essa integrati: il Piano di azione di Addis Abeba, della terza conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, il quadro di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi 2015-2030 e l'Accordo di Parigi nell'ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
L'Agenda 2030 impegna tutti i Paesi a contribuire allo sforzo necessario a portare il mondo su un sentiero sostenibile, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo.
I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e i relativi 169 sotto-obiettivi, oltre ad essere interconnessi ed indivisibili, sono di natura globale e universalmente applicabili.
Ciascun Paese è libero di decidere come questi obiettivi debbano essere incorporati nelle politiche e nei processi decisionali, definendo a tal fine una propria strategia nazionale di sviluppo sostenibile.
In tale ambito si riconosce, in particolare, il ruolo fondamentale svolto dai Parlamenti nazionali attraverso la produzione normativa, l'adozione dei budget e la realizzazione efficace dei programmi.
I risultati delle strategie adottate dai singoli paesi devono essere rendicontati all'interno di un processo di monitoraggio e verifica del perseguimento degli SGDs coordinato dall'ONU e realizzato mediante un sofisticato panel di indicatori statistici globali individuati per misurare i singoli target.
A livello globale, il ruolo centrale per il controllo sull'adozione dell'Agenda 2030 e sui risultati delle politiche poste in essere a tale scopo, è assegnato all'High-level Political Forum on Sustainable Development-HLPF, di cui fanno parte gli tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite e gli Stati membri di agenzie specializzate. Compito dell'HLPF, che è la principale piattaforma Onu sullo sviluppo sostenibile, è quello di valutare i progressi, i risultati e le sfide per tutti i Paesi, nonché di assicurare che l'Agenda resti "rilevante ed ambiziosa".
L'HLPF si riunisce ogni anno, a livello ministeriale, sotto l'egida del Comitato Economico e Sociale (ECOSOC) dell'ONU; ogni quattro anni la riunione, che prevede la partecipazione di Capi di Stato e di Governo, si svolge sotto l'egida dell'Assemblea Generale (c.d. SDG Summit). Il Forum può adottare dichiarazioni politiche negoziate a livello intergovernativo. Il meccanismo di controllo istituito in seno all'HLPF e i successivi interventi quadriennali dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite hanno, dunque, un ruolo centrale nel processo di follow up delle strategie nazionali ed internazionali in materia di sviluppo sostenibile.
Il prossimo vertice sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG Summit 2023) si terrà nel settembre del 2023, dopo la riunione annuale dell’HLPF prevista per il mese di luglio. In tale occasione i capi di Stato e di governo si riuniranno presso la sede delle Nazioni Unite a New York per seguire e rivedere l'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). Effettueranno una revisione completa dello stato degli obiettivi e forniranno orientamenti politici di alto livello su azioni trasformative e accelerate per arrivare nel 2030 al raggiungimento degli SDGs.
In Italia, un ruolo essenziale nel processo di monitoraggio nell'attuazione degli SDGs è svolto dall'ISTAT, che ha il compito di costruire l'informazione statistica necessaria al monitoraggio dell'Agenda 2030 per il nostro Paese, tenendo conto della lista di indicatori elaborati dalle Nazioni Unite
L'attuazione dell'Agenda richiede, infine, un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell'informazione e della cultura, al fine di stimolare un'ampia mobilitazione verso la definizione di un nuovo modello di crescita sostenibile.
In Italia, particolarmente attiva risulta l'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), cui aderiscono oltre 300 tra le principali organizzazioni della società civile di diversa natura, che ha come scopo la diffusione, a livello sociale ed istituzionale, della conoscenza e della consapevolezza dell'importanza dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. L'ASviS redige annualmente un rapporto dove vengono presentate sia un'analisi dello stato di avanzamento dell'Italia rispetto all'Agenda 2030 e agli Obiettivi di Sviluppo sostenibile, sia proposte per l'elaborazione di strategie che possano assicurare lo sviluppo economico e sociale del paese.
Da ultimo, va ricordato come per mantenere elevato il livello di ambizione dell'Agenda 2030, una valenza particolare assumono le revisioni nazionali volontarie-VNR (Voluntary National Review), che fanno parte dei meccanismi di follow up e revisione dell'Agenda che incoraggiano gli Stati a condurre revisioni regolari e inclusive dei progressi a livello nazionale e sub-nazionale su base volontaria. Le VNR sono finalizzate a facilitare la condivisione di esperienze e sono alla base delle revisioni periodiche dell'HLPF finalizzate, a loro volta, ad accelerare l'attuazione dell'Agenda 2030. I Paesi che si sottopongono a VNR presentano relazioni scritte rese disponibili nel database VNR, dove confluiscono anche i dati relativi ai risultati conseguiti. Le revisioni nazionali volontarie testimoniano gli sforzi compiuti a livello nazionale per dare priorità all'integrazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nei piani e nelle politiche nazionali e per riunire tutte le parti della società nello sforzo comune di realizzare l'Agenda 2030. L'Italia ha trasmesso all’ONU la sua ultima VNR nel luglio 2022 (Voluntary National Review 2022).
La VNR 2022, che rappresenta la seconda VNR trasmessa all’ONU dopo quella del 2017, fornisce informazioni sullo stato di attuazione dell'Agenda 2030 in Italia, al fine di analizzare i progressi compiuti e individuare le sfide da affrontare. In particolare la VNR 2022 dell’Italia è incentrata su tre principali aree di intervento: il rafforzamento della coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile; il tema della governance multilivello, a partire dal lavoro svolto per declinare sul territorio gli obiettivi strategici; il coinvolgimento degli stakeholder. Come evidenziato nella stessa VNR, la principale base informativa è costituita dal rapporto SDGs dell’ISTAT (v. infra).
Come accennato, i 17 SDGs e i relativi 169 target specifici in cui essi sono declinati bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, economica sociale e ambientale, estendendo l'Agenda 2030 dal solo pilastro sociale previsto dagli Obiettivi del Millennio agli altri due pilastri, economico ed ambientale, cui si aggiunge la dimensione istituzionale.
Loro caratteristica essenziale è di essere universali, interconnessi e indivisibili.
Ciò significa che essi sono applicabili ovunque, a livello globale, nazionale e locale (regionale e/o urbano), pur tenendo conto delle specifiche realtà territoriali e, soprattutto, che sono tra loro fortemente collegati e sinergici.
In tal senso, gli stessi Rapporti annuali delle Nazioni Unite sull'attuazione dell'Agenda 2030 evidenziano l'importanza di adottare un approccio integrato nel loro perseguimento, posto che, ad esempio, affrontare il cambiamento climatico richiede al contempo di implementare l'utilizzo di energie rinnovabili, di invertire la tendenza alla perdita di foreste e di modificare i nostri modelli di produzione e di consumo.
Analogamente, promuovere un'agricoltura sostenibile può contribuire a ridurre sia la fame che la povertà, dal momento che quasi l'80% delle persone estremamente povere vive in zone rurali, mentre aumentare l'accesso all'acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari può salvare milioni di vite all'anno e migliorare al contempo la frequenza scolastica. Parimenti, il miglioramento delle competenze in lettura e matematica dei milioni di bambini che stanno rimanendo indietro nell'Africa subsahariana contribuirà a favorire l'uscita dalla povertà della regione e, in ultima analisi, consentirà alla stessa di meglio competere nel mercato globale.
I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile sono i seguenti:
Tali obiettivi possono essere ricondotti alle aree interconnesse di intervento identificate dalle cinque P: Persone (obiettivi da 1 a 5), Prosperità (obiettivi da 6 a 12), Pianeta (obiettivi da 13 a 15), Pace (obiettivo 16), Partnership (obiettivo 17).
Di seguito si riportano nel dettaglio i singoli target associati a ciascun obiettivo.
|
Porre fine alla povertà, in tutte le sue manifestazioni, comprese le sue forme più estreme, attraverso strategie interconnesse, è la finalità del primo Obiettivo. Con la firma dell'Agenda 2030, i governi si sono impegnati a porre fine alla povertà, affinché ogni persona, ovunque nel mondo, possa godere di uno standard di vita adeguato. Per consentire alle persone di uscire dalla condizione di povertà è necessario garantire la parità di diritti, l'accesso alle risorse economiche e naturali, a quelle tecnologiche, alla proprietà e ai servizi di base.
L'Obiettivo 1 è declinato nei seguenti sette target, gli ultimi due dei quali (1.a e 1.b) sono riferiti agli strumenti di attuazione. 1.1 Entro il 2030, sradicare la povertà estrema per tutte le persone in tutto il mondo, attualmente misurata sulla base di coloro che vivono con meno di $ 1,25 al giorno; 1.2 Entro il 2030, ridurre almeno della metà la quota di uomini, donne e bambini di tutte le età che vivono in povertà in tutte le sue forme, secondo le definizioni nazionali; 1.3 Implementare a livello nazionale adeguati sistemi di protezione sociale e misure di sicurezza per tutti, compresi i livelli più bassi, ed entro il 2030 raggiungere una notevole copertura delle persone povere e vulnerabile; 1.4 Entro il 2030, assicurare che tutti gli uomini e le donne, in particolare i più poveri e vulnerabili, abbiano uguali diritti alle risorse economiche, insieme all'accesso ai servizi di base, proprietà privata, controllo su terreni e altre forme di proprietà, eredità, risorse naturali, nuove tecnologie appropriate e servizi finanziari, tra cui la microfinanza; 1.5 Entro il 2030, rinforzare la resilienza dei poveri e di coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità e ridurre la loro esposizione e vulnerabilità ad eventi climatici estremi, catastrofi e shock economici, sociali e ambientali; 1.a Garantire una adeguata mobilitazione di risorse da diverse fonti, anche attraverso la cooperazione allo sviluppo, al fine di fornire mezzi adeguati e affidabili per i paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi meno sviluppati, attuando programmi e politiche per porre fine alla povertà in tutte le sue forme; 1.b Creare solidi sistemi di politiche a livello nazionale, regionale e internazionale, basati su strategie di sviluppo a favore dei poveri e sensibili alle differenze di genere, per sostenere investimenti accelerati nelle azioni di lotta alla povertà. |
|
|
|
L'Obiettivo 2 è finalizzato a garantire all'intera umanità l'accesso a un'alimentazione sana e nutriente. Benché i problemi della fame e della sicurezza alimentare si concentrino nei Paesi in via di sviluppo, la strategia coinvolge tutti i Paesi del mondo, in uno sforzo di miglioramento della nutrizione sia sotto il profilo quantitativo sia sotto il profilo qualitativo, nonché di promozione dell'agricoltura sostenibile. All'attuazione di tale strategia concorrono diversi fattori, considerati essenziali per garantire la sicurezza alimentare a una popolazione mondiale in rapida crescita e la sostenibilità ambientale della produzione di cibo: dal buon funzionamento del mercato agricolo a un equo accesso alla terra e alla tecnologia, dalle politiche di sostegno allo sviluppo rurale alla conservazione della diversità genetica vegetale e animale e alla promozione di pratiche agricole a basso impatto ambientale.
L'Obiettivo 2 è declinato in otto target, due dei quali sono riferiti alla nutrizione (2.1 e 2.2), tre dei quali sono riferiti alla produzione del cibo (2.2, 2.3 e 2.4); altri tre, infine, riguardano le politiche agricole e sono riferiti agli strumenti di attuazione (2.a, 2.b e 2.c). 2.1 Entro il 2030, porre fine alla fame e garantire a tutte le persone, in particolare ai poveri e le persone più vulnerabili, tra cui neonati, un accesso sicuro a cibo nutriente e sufficiente per tutto l'anno; 2.2 Entro il 2030, porre fine a tutte le forme di malnutrizione; raggiungere, entro il 2025, i traguardi concordati a livello internazionale contro l'arresto della crescita e il deperimento nei bambini sotto i 5 anni di età; soddisfare le esigenze nutrizionali di ragazze adolescenti, donne in gravidanza e allattamento e le persone anziane; 2.3 Entro il 2030, raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di cibo su piccola scala, in particolare le donne, i popoli indigeni, le famiglie di agricoltori, i pastori e i pescatori, anche attraverso un accesso sicuro ed equo a terreni, altre risorse e input produttivi, conoscenze, servizi finanziari, mercati e opportunità per valore aggiunto e occupazioni non agricole; 2.4 Entro il 2030, garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e implementare pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a proteggere gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, a condizioni meteorologiche estreme, siccità, inondazioni e altri disastri e che migliorino progressivamente la qualità del suolo; 2.5 Entro il 2020, mantenere la diversità genetica delle sementi, delle piante coltivate, degli animali da allevamento e domestici e delle specie selvatiche affini, anche attraverso banche di semi e piante diversificate e opportunamente gestite a livello nazionale, regionale e internazionale; promuovere l'accesso e la giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche e della conoscenza tradizionale associata, come concordato a livello internazionale; 2.a Aumentare gli investimenti, anche attraverso il miglioramento della cooperazione internazionale, in infrastrutture rurali, ricerca agricola e formazione, sviluppo tecnologico e le banche di geni vegetali e animali, al fine di migliorare la capacità produttiva agricola nei paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi meno sviluppati; 2.b Correggere e prevenire restrizioni commerciali e distorsioni nei mercati agricoli mondiali, anche attraverso l'eliminazione parallela di tutte le forme di sovvenzioni alle esportazioni agricole e di tutte le misure di esportazione con effetto equivalente, conformemente al mandato del Doha Development Round; 2.c Adottare misure per garantire il corretto funzionamento dei mercati delle materie prime alimentari e loro derivati e facilitare l'accesso rapido alle informazioni di mercato, incluse le riserve di cibo, al fine di contribuire a limitare l'instabilità estrema dei prezzi dei beni alimentari. |
|
|
|
L'Obiettivo 3 si propone di garantire la salute e di promuovere il benessere per tutti e a tutte le età. Esso si focalizza su diversi ambiti di intervento: ridurre la mortalità materno-infantile, debellare le epidemie, contrastare le malattie trasmissibili e le malattie croniche, promuovendo benessere e salute mentale. Tra le aree di intervento si segnalano l'accesso alla prevenzione, il contrasto alla diffusione delle patologie croniche e agli stili di vita poco corretti (consumo di alcol e tabacco), nonché la diminuzione della mortalità da incidenti stradali.
L'Obiettivo è declinato in tredici target, di cui gli ultimi quattro riferiti agli strumenti di attuazione (da 3.a a 3.d): 3.1 Entro il 2030, ridurre il tasso di mortalità materna globale a meno di 70 per ogni 100.000 bambini nati vivi; 3.2 Entro il 2030, porre fine alle morti prevenibili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età. Tutti i paesi dovranno cercare di ridurre la mortalità neonatale ad almeno 12 per ogni 1.000 bambini nati vivi e la mortalità dei bambini sotto i 5 anni di età ad almeno 25 per 1.000 bambini nati vivi; 3.3 Entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascurate; combattere l'epatite, le malattie di origine idrica e le altre malattie trasmissibili; 3.4 Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione e il trattamento e promuovere benessere e salute mentale; 3.5 Rafforzare la prevenzione e il trattamento di abuso di sostanze, tra cui l'abuso di stupefacenti e il consumo nocivo di alcol; 3.6 Entro il 2020, dimezzare il numero globale di morti e feriti a seguito di incidenti stradali; 3.7 Entro il 2030, garantire l'accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare, l'informazione, l'educazione e l'integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali; 3.8 Conseguire una copertura sanitaria universale, compresa la protezione da rischi finanziari, l'accesso ai servizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità e l'accesso sicuro, efficace, di qualità e a prezzi accessibili a medicinali di base e vaccini per tutti; 3.9 Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da contaminazione e inquinamento dell'aria, delle acque e del suolo; 3.a Rafforzare l'attuazione del Quadro Normativo della Convenzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sul Controllo del Tabacco in modo appropriato in tutti i paesi; 3.b Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini e farmaci per le malattie trasmissibili e non trasmissibili che colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo; fornire l'accesso a farmaci e vaccini essenziali ed economici, in conformità alla Dichiarazione di Doha sull'Accordo TRIPS e la Sanità Pubblica, che afferma il diritto dei paesi in via di sviluppo ad utilizzare appieno le disposizioni dell'Accordo sugli Aspetti Commerciali dei Diritti di Proprietà Intellettuali contenenti le cosiddette "flessibilità" per proteggere la sanità pubblica e, in particolare, fornire l'accesso a farmaci per tutti; 3.c Aumentare considerevolmente i fondi destinati alla sanità e alla selezione, formazione, sviluppo e mantenimento del personale sanitario nei paesi in via di sviluppo, specialmente nei meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo; 3.d Rafforzare la capacità di tutti i Paesi, soprattutto dei Paesi in via di sviluppo, di segnalare in anticipo, ridurre e gestire i rischi legati alla salute, sia a livello nazionale che globale. |
|
|
|
L'Obiettivo 4 punta a garantire un'istruzione di qualità, fattore rilevante per migliorare la vita delle persone e rendere attuabile uno sviluppo sostenibile. I target da monitorare riguardano diverse dimensioni: l'accesso per tutti all'istruzione di ogni ordine e grado, la qualità dell'istruzione impartita, il possesso delle conoscenze e delle competenze per l'occupazione e per lo sviluppo sostenibile; l'eliminazione delle disparità di genere nell'istruzione e la parità di accesso per i più vulnerabili; il monitoraggio delle strutture scolastiche, in modo che siano adatte alle esigenze di tutti. In relazione all'obiettivo dell'istruzione universale si sono ottenuti risultati importanti, soprattutto per l'incremento dell'accesso all'istruzione di donne e ragazze: il livello base di alfabetizzazione è migliorato in maniera significativa, ma permane la necessità di rafforzare le azioni per ottenere risultati ancora migliori in tutti i livelli educativi e per tutti. Nonostante i progressi ottenuti nel mondo nella parità di genere e nell'empowerment, le donne e le ragazze continuano ad essere vittime di discriminazioni e violenza.
L'Obiettivo è declinato in dieci target, tre dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (da 4.a a 4.c). 4.1 Garantire entro il 2030 ad ogni ragazza e ragazzo libertà, equità e qualità nel completamento dell'educazione primaria e secondaria che porti a risultati di apprendimento adeguati e concreti; 4.2 Garantire entro il 2030 che ogni ragazza e ragazzo abbiano uno sviluppo infantile di qualità, ed un accesso a cure ed istruzione pre-scolastiche così da essere pronti alla scuola primaria; 4.3 Garantire entro il 2030 ad ogni donna e uomo un accesso equo ad un'istruzione tecnica, professionale e terziaria -anche universitaria- che sia economicamente vantaggiosa e di qualità; 4.4 Aumentare considerevolmente entro il 2030 il numero di giovani e adulti con competenze specifiche -anche tecniche e professionali- per l'occupazione, posti di lavoro dignitosi e per l'imprenditoria; 4.5 Eliminare entro il 2030 le disparità di genere nell'istruzione e garantire un accesso equo a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale delle categorie protette, tra cui le persone con disabilità, le popolazioni indigene ed i bambini in situazioni di vulnerabilità; 4.6 Garantire entro il 2030 che tutti i giovani e gran parte degli adulti, sia uomini che donne, abbiano un livello di alfabetizzazione ed una capacità di calcolo; 4.7 Garantire entro il 2030 che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile; 4.a Costruire e potenziare le strutture dell'istruzione che siano sensibili ai bisogni dell'infanzia, alle disabilità e alla parità di genere e predisporre ambienti dedicati all'apprendimento che siano sicuri, non violenti e inclusivi per tutti; 4.b Espandere considerevolmente entro il 2020 a livello globale il numero di borse di studio disponibili per i paesi in via di sviluppo, specialmente nei paesi meno sviluppati, nei piccoli stati insulari e negli stati africani, per garantire l'accesso all'istruzione superiore - compresa la formazione professionale, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione e i programmi tecnici, ingegneristici e scientifici - sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo; 4.c Aumentare considerevolmente entro il 2030 la presenza di insegnanti qualificati, anche grazie alla cooperazione internazionale, per la loro attività di formazione negli stati in via di sviluppo, specialmente nei paesi meno sviluppati e i piccoli stati insulari in via di sviluppo. |
|
|
|
L'Obiettivo 5 si propone di eliminare ogni forma di discriminazione e violenza per tutte le donne, di tutte le età, così come pratiche quali i matrimoni precoci o forzati e le mutilazioni genitali. L'Obiettivo punta alla parità tra tutte le donne e le ragazze nei diritti e nell'accesso alle risorse economiche, naturali e tecnologiche, nonché alla piena ed efficace partecipazione delle donne e alla pari opportunità di leadership a tutti i livelli decisionali politici ed economici.
L'Obiettivo è declinato in nove target, gli ultimi tre dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (da 5.a a 5.c). 5.1 Porre fine, ovunque, a ogni forma di discriminazione nei confronti di donne e ragazze; 5.2 Eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine, sia nella sfera privata che in quella pubblica, compreso il traffico di donne e lo sfruttamento sessuale e di ogni altro tipo; 5.3 Eliminare ogni pratica abusiva come il matrimonio combinato, il fenomeno delle spose bambine e le mutilazioni genitali femminili; 5.4 Riconoscere e valorizzare la cura e il lavoro domestico non retribuito, fornendo un servizio pubblico, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione di responsabilità condivise all'interno delle famiglie, conformemente agli standard nazionali; 5.5 Garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica; 5.6 Garantire accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti in ambito riproduttivo, come concordato nel Programma d'Azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo e dalla Piattaforma d'Azione di Pechino e dai documenti prodotti nelle successive conferenze; 5.a Avviare riforme per dare alle donne uguali diritti di accesso alle risorse economiche così come alla titolarità e al controllo della terra e altre forme di proprietà, ai servizi finanziari, eredità e risorse naturali, in conformità con le leggi nazionali; 5.b Rafforzare l'utilizzo di tecnologie abilitanti, in particolare le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, per promuovere l'emancipazione della donna; 5.c Adottare e intensificare una politica sana ed una legislazione applicabile per la promozione della parità di genere e l'emancipazione di tutte le donne e bambine, a tutti i livelli. |
|
|
|
L'Obiettivo 6 mira a rendere l'acqua accessibile alla popolazione e agli ecosistemi, al fine di garantire la loro sopravvivenza. Il pianeta possiede sufficiente acqua potabile, ma in numerose aree nel mondo, molte persone, soprattutto bambini, muoiono ancora per malattie dovute al consumo di acqua non idonea al consumo umano, servizi sanitari insufficienti e livelli d'igiene inadeguati. I cambiamenti climatici e la crescente pressione della domanda acuiscono il problema della disponibilità di acqua e le previsioni per il futuro sono tutt'altro che favorevoli. La gestione dell'intero ciclo delle acque deve quindi essere resa più efficiente, attraverso investimenti nelle diverse attività, dal prelievo alla distribuzione, fino al trattamento delle acque reflue. Occorre garantire maggiore efficienza nell'utilizzo dell'acqua in tutti i settori, attivando sistemi di monitoraggio, investendo in manutenzione e sviluppo, incentivando pratiche di riciclo e raccolta.
L'Obiettivo è declinato in otto target, gli ultimi due dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (6.a e 6.b). 6.1 Ottenere entro il 2030 l'accesso universale ed equo all'acqua potabile che sia sicura ed economica per tutti; 6.2 Ottenere entro il 2030 l'accesso ad impianti sanitari e igienici adeguati ed equi per tutti e porre fine alla defecazione all'aperto, prestando particolare attenzione ai bisogni di donne e bambine e a chi si trova in situazioni di vulnerabilità; 6.3 Migliorare entro il 2030 la qualità dell'acqua eliminando le discariche, riducendo l'inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando considerevolmente il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale; 6.4 Aumentare considerevolmente entro il 2030 l'efficienza nell'utilizzo dell'acqua in ogni settore e garantire approvvigionamenti e forniture sostenibili di acqua potabile, per affrontare la carenza idrica e ridurre in modo sostanzioso il numero di persone che ne subisce le conseguenze; 6.5 Implementare entro il 2030 una gestione delle risorse idriche integrata a tutti i livelli, anche tramite la cooperazione transfrontaliera, in modo appropriato; 6.6 Proteggere e risanare entro il 2030 gli ecosistemi legati all'acqua, comprese le montagne, le foreste, le paludi, i fiumi, le falde acquifere e i laghi; 6.a Espandere entro il 2030 la cooperazione internazionale e il supporto per creare attività e programmi legati all'acqua e agli impianti igienici nei paesi in via di sviluppo, compresa la raccolta d'acqua, la desalinizzazione, l'efficienza idrica, il trattamento delle acque reflue e le tecnologie di riciclaggio e reimpiego; 6.b Supportare e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione dell'acqua e degli impianti igienici. |
|
|
|
L'Obiettivo 7 mira ad assicurare l'accesso universale a servizi energetici economici, affidabili, sostenibili e moderni ed è finalizzato a garantire inclusione ed equità nella fruizione delle risorse energetiche. L'utilizzo di tecnologie inefficienti e non sicure e di combustibili "non puliti" incide, infatti, sulla quantità e qualità dei consumi energetici, determinando elevati costi sociali, economici e ambientali e rischi per la salute. L'incremento dei consumi di energia da fonti rinnovabili e il miglioramento dell'efficienza energetica rappresentano obiettivi di grande rilevanza sia per le economie meno sviluppate, sia per quelle più sviluppate, maggiormente energivore. La lotta al cambiamento climatico rappresenta una sfida a livello globale che richiede una transizione a un'economia a basse emissioni di carbonio e la diversificazione delle fonti di energia.
L'Obiettivo è declinato in cinque target, gli ultimi due dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (7.a e 7.b). 7.1 Garantire entro il 2030 accesso a servizi energetici che siano convenienti, affidabili e moderni; 7.2 Aumentare considerevolmente entro il 2030 la quota di energie rinnovabili nel consumo totale di energia; 7.3 Raddoppiare entro il 2030 il tasso globale di miglioramento dell'efficienza energetica; 7.a Accrescere entro il 2030 la cooperazione internazionale per facilitare l'accesso alla ricerca e alle tecnologie legate all'energia pulita - comprese le risorse rinnovabili, l'efficienza energetica e le tecnologie di combustibili fossili più avanzate e pulite - e promuovere gli investimenti nelle infrastrutture energetiche e nelle tecnologie dell'energia pulita; 7.b Implementare entro il 2030 le infrastrutture e migliorare le tecnologie per fornire servizi energetici moderni e sostenibili, specialmente nei paesi meno sviluppati, nei piccoli stati insulari e negli stati in via di sviluppo senza sbocco sul mare, conformemente ai loro rispettivi programmi di sostegno. |
|
|
|
L'Obiettivo 8 è incentrato sulla promozione di un nuovo modello di sviluppo economico che coniughi crescita e salvaguardia ambientale, garantendo inclusione ed equità nella distribuzione delle risorse economiche e delle condizioni lavorative. Specifici target sono indirizzati alla promozione dell'efficienza nell'utilizzo delle risorse naturali e al turismo sostenibile, in quanto canale di creazione di occupazione, di tutela ambientale e di valorizzazione della cultura locale. Anche il rafforzamento delle istituzioni finanziarie va letto in un'ottica inclusiva, volta ad ampliare l'accesso ai servizi finanziari, bancari e assicurativi.
L'Obiettivo è declinato in dodici target, gli ultimi due dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (8.a e 8.b). 8.1 Sostenere la crescita economica pro capite in conformità alle condizioni nazionali, e in particolare una crescita annua almeno del 7% del prodotto interno lordo nei paesi in via di sviluppo; 8.2 Raggiungere standard più alti di produttività economica attraverso la diversificazione, il progresso tecnologico e l'innovazione, anche con particolare attenzione all'alto valore aggiunto e ai settori ad elevata intensità di lavoro; 8.3 Promuovere politiche orientate allo sviluppo, che supportino le attività produttive, la creazione di posti di lavoro dignitosi, l'imprenditoria, la creatività e l'innovazione, e che incoraggino la formalizzazione e la crescita delle piccole-medie imprese, anche attraverso l'accesso a servizi finanziari; 8.4 Migliorare progressivamente, entro il 2030, l'efficienza globale nel consumo e nella produzione di risorse e tentare di scollegare la crescita economica dalla degradazione ambientale, conformemente al Quadro decennale di programmi relativi alla produzione e al consumo sostenibile, con i paesi più sviluppati in prima linea; 8.5 Garantire entro il 2030 un'occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per donne e uomini, compresi i giovani e le persone con disabilità, e un'equa remunerazione per lavori di equo valore; 8.6 Entro il 2030, ridurre la quota di giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di studio o formazione; 8.7 Prendere provvedimenti immediati ed effettivi per sradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta di esseri umani e garantire la proibizione ed eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, compreso il reclutamento e l'impiego dei bambini soldato, nonché porre fine entro il 2025 al lavoro minorile in ogni sua forma; 8.8 Proteggere il diritto al lavoro e promuovere un ambiente lavorativo sano e sicuro per tutti i lavoratori, inclusi gli immigrati, in particolare le donne, e i precari; 8.9 Concepire e implementare entro il 2030 politiche per favorire un turismo sostenibile che crei lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali; 8.10 Rafforzare la capacità degli istituti finanziari interni per incoraggiare e aumentare l'utilizzo di servizi bancari, assicurativi e finanziari per tutti; 8.a Aumentare il supporto dell'aiuto per il commercio per i paesi in via di sviluppo, in particolare i meno sviluppati, anche tramite il Quadro Integrato Rafforzato per l'assistenza tecnica legata agli scambi dei paesi meno sviluppati; 8.b Sviluppare e rendere operativa entro il 2020 una strategia globale per l'occupazione giovanile e implementare il Patto Globale per l'Occupazione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. |
|
|
|
L'Obiettivo 9 è trasversale rispetto all'Agenda 2030 e propedeutico al raggiungimento di altri obiettivi di sostenibilità. Esso si focalizza su infrastrutture, innovazione e industrializzazione, volani essenziali dello sviluppo sostenibile. Il potenziamento e l'ammodernamento delle infrastrutture è necessario a sostenere nel tempo l'erogazione di quei servizi - sanità, istruzione, approvvigionamento energetico e idrico, sicurezza e giustizia, trasporti, gestione dei rifiuti - che favoriscono la crescita economica e il miglioramento del benessere sociale. Lo sviluppo di infrastrutture di qualità, affidabili, sostenibili e resilienti deve garantire equità nell'accesso da parte di tutti i potenziali fruitori. La promozione dell'industrializzazione e, più in generale, dell'attività produttiva deve essere associata a obiettivi di inclusione e sostenibilità. L'industrializzazione inclusiva e sostenibile, in particolare, è favorita dagli investimenti nell'ammodernamento delle infrastrutture, ma anche dalla capacità tecnologica, innovativa e di ricerca dell'apparato produttivo.
L'Obiettivo è declinato in otto target, gli ultimi tre dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (da 9.a a 9.c). 9.1 Sviluppare infrastrutture di qualità, affidabili, sostenibili e resilienti – comprese quelle regionali e transfrontaliere – per supportare lo sviluppo economico e il benessere degli individui, con particolare attenzione ad un accesso equo e conveniente per tutti; 9.2 Promuovere un'industrializzazione inclusiva e sostenibile e aumentare significativamente, entro il 2030, le quote di occupazione nell'industria e il prodotto interno lordo, in linea con il contesto nazionale, e raddoppiare questa quota nei paesi meno sviluppati; 9.3 Incrementare l'accesso delle piccole imprese industriali e non, in particolare nei paesi in via di sviluppo, ai servizi finanziari, compresi i prestiti a prezzi convenienti, e la loro integrazione nell'indotto e nei mercati; 9.4 Migliorare entro il 2030 le infrastrutture e riconfigurare in modo sostenibile le industrie, aumentando l'efficienza nell'utilizzo delle risorse e adottando tecnologie e processi industriali più puliti e sani per l'ambiente, facendo sì che tutti gli stati si mettano in azione nel rispetto delle loro rispettive capacità; 9.5 Aumentare la ricerca scientifica, migliorare le capacità tecnologiche del settore industriale in tutti gli stati – in particolare in quelli in via di sviluppo – nonché incoraggiare le innovazioni e incrementare considerevolmente, entro il 2030, il numero di impiegati per ogni milione di persone, nel settore della ricerca e dello sviluppo e la spesa per la ricerca – sia pubblica che privata – e per lo sviluppo; 9.a Facilitare la formazione di infrastrutture sostenibili e resilienti negli stati in via di sviluppo tramite un supporto finanziario, tecnico e tecnologico rinforzato per i paesi africani, i paesi meno sviluppati, quelli senza sbocchi sul mare e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo; 9.b Supportare lo sviluppo tecnologico interno, la ricerca e l'innovazione nei paesi in via di sviluppo, anche garantendo una politica ambientale favorevole, inter alia, per una diversificazione industriale e un valore aggiunto ai prodotti; 9.c Aumentare in modo significativo l'accesso alle tecnologie di informazione e comunicazione e impegnarsi per fornire ai paesi meno sviluppati un accesso a Internet universale ed economico entro il 2020. |
|
|
|
L'Obiettivo 10 punta all'adeguamento delle politiche e degli strumenti legislativi per ridurre, in ogni Paese, le disparità basate su reddito, sesso, età, disabilità, razza, classe, etnia, religione, status economico o di altra natura. Mira a migliorare la regolamentazione e il monitoraggio dei mercati finanziari e delle istituzioni e affronta anche le disuguaglianze tra Paesi, incoraggiando l'assistenza allo sviluppo e gli investimenti diretti a favore delle nazioni più bisognose, promuovendo il trattamento commerciale speciale e differente e favorendo una maggiore rappresentanza dei paesi in via di sviluppo nel processo decisionale delle istituzioni economiche e finanziarie globali. L'Obiettivo promuove l'inclusione sociale a livello globale, con una particolare attenzione per le migrazioni. Nonostante i progressi significativi raggiunti dalla comunità internazionale e dalle nazioni più vulnerabili, persistono situazioni di forte disuguaglianza e grandi disparità di accesso alla sanità, all'istruzione e ad altri servizi e marcate disparità di reddito minacciano la coesione sociale e vincolano la crescita economica e i progressi nella riduzione della povertà e nel miglioramento delle condizioni di salute e benessere.
L'Obiettivo 10 è declinato in dieci target, gli ultimi tre dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (da 10.a a 10.c). 10.1 Entro il 2030, raggiungere progressivamente e sostenere la crescita del reddito del 40% della popolazione nello strato sociale più basso ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale; 10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l'inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro; 10.3 Assicurare pari opportunità e ridurre le disuguaglianze nei risultati, anche eliminando leggi, politiche e pratiche discriminatorie e promuovendo legislazioni, politiche e azioni appropriate a tale proposito; 10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, salariali e di protezione sociale, per raggiungere progressivamente una maggior uguaglianza; 10.5 Migliorare la regolamentazione e il monitoraggio di istituzioni e mercati finanziari globali e rafforzare l'attuazione di tali norme; 10.6 Assicurare una migliore rappresentanza che dia voce ai paesi in via di sviluppo nelle istituzioni responsabili delle decisioni in materia di economia e finanza globale e internazionale, per creare istituzioni più efficaci, credibili, responsabili e legittimate; 10.7 Rendere più disciplinate, sicure, regolari e responsabili la migrazione e la mobilità delle persone, anche con l'attuazione di politiche migratorie pianificate e ben gestite; 10.a Attuare il principio del trattamento speciale e differente riservato ai paesi in via di sviluppo, in particolare ai meno sviluppati, in conformità agli accordi dell'Organizzazione Mondiale del Commercio; 10.b Incoraggiare l'aiuto pubblico allo sviluppo e i flussi finanziari, compresi gli investimenti diretti esteri, per gli stati più bisognosi, in particolar modo i paesi meno sviluppati, i paesi africani, i piccoli stati insulari in via di sviluppo e i paesi in via di sviluppo senza sbocco al mare, in conformità ai loro piani e programmi nazionali; 10.c Entro il 2030, ridurre a meno del 3% i costi di transazione delle rimesse dei migranti ed eliminare i corridoi di rimesse con costi oltre il 5%. |
|
|
|
L'Obiettivo 11 mira a garantire la sostenibilità urbana. Il governo dello spazio urbano è un fattore cruciale di sviluppo che pone sfide e opportunità: le città sono responsabili della maggiore quota di consumo energetico e di emissioni di carbonio, della crescente pressione sull'ambiente e delle connesse problematiche legate alla salute pubblica. Perciò l'obiettivo è garantire alla popolazione che vive, lavora o transita nelle città accesso alla mobilità e qualità degli alloggi, sicurezza, sia in termini di adeguatezza strutturale di edifici e infrastrutture pubbliche e private, sia con riferimento alla tutela da forme di criminalità. Sul piano della salute pubblica, la riduzione dell'inquinamento e il miglioramento della qualità dell'aria costituiscono aspetti centrali, unitamente alla gestione dei rifiuti, del ciclo dell'acqua e delle acque reflue. Con riferimento alla gestione e alla sicurezza del territorio, occorre puntare sulle capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti e sulla gestione del rischio di disastri.
L'Obiettivo è declinato in dieci target, tre dei quali riferiti agli strumenti di attuazione (da 11.a a 11.c). 11.1 Entro il 2030, garantire a tutti l'accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti e ai servizi di base e riqualificare i quartieri poveri; 11.2 Entro il 2030, garantire a tutti l'accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile, migliorando la sicurezza delle strade, in particolar modo potenziando i trasporti pubblici, con particolare attenzione ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili, donne, bambini, persone con invalidità e anziani; 11.3 Entro il 2030, potenziare un'urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificare e gestire in tutti i paesi un insediamento umano che sia partecipativo, integrato e sostenibile; 11.4 Potenziare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo; 11.5 Entro il 2030, ridurre in modo significativo il numero di decessi e il numero di persone colpite e diminuire in modo sostanziale le perdite economiche dirette rispetto al prodotto interno lordo globale causate da calamità, comprese quelle legate all'acqua, con particolare riguardo alla protezione dei poveri e delle persone più vulnerabili; 11.6 Entro il 2030, ridurre l'impatto ambientale negativo pro-capite delle città, prestando particolare attenzione alla qualità dell'aria e alla gestione dei rifiuti urbani e di altri rifiuti; 11.7 Entro il 2030, fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e disabili; 11.a Supportare i positivi legami economici, sociali e ambientali tra aree urbane, periurbane e rurali rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale; 11.b Entro il 2020, aumentare considerevolmente il numero di città e insediamenti umani che adottano e attuano politiche integrate e piani tesi all'inclusione, all'efficienza delle risorse, alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici, alla resistenza ai disastri, e che promuovono e attuano una gestione olistica del rischio di disastri su tutti i livelli, in linea con il Quadro di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030; 11.c Supportare i paesi meno sviluppati, anche con assistenza tecnica e finanziaria, nel costruire edifici sostenibili e resilienti utilizzando materiali locali. |
|
|
|
L'Obiettivo 12 promuove modelli di produzione e consumo sostenibile finalizzati alla riduzione dell'impronta ecologica dei sistemi socio-economici, al contrasto della povertà, al miglioramento degli standard di vita e dello sviluppo economico. I progressi verso l'obiettivo 12 sono rilevanti per il raggiungimento di altri SDGs, relativi alla fame e alla salute, alla riduzione delle disuguaglianze, alla gestione sostenibile dell'acqua e dell'energia, alla promozione di modelli di crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, alla mitigazione del cambiamento climatico. La gestione sostenibile delle risorse naturali nelle attività di produzione e distribuzione, un consumo consapevole, l'implementazione di un efficiente ciclo dei rifiuti, sono gli strumenti attraverso i quali ridurre i carichi sull'ambiente. Particolare attenzione è dedicata anche alla riduzione dello spreco alimentare, al raggiungimento di adeguati standard di eco-compatibilità nella gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti, allo sviluppo del turismo sostenibile.
L'Obiettivo è declinato in undici target, gli ultimi 3 dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (da 12.a a 12.c). 12.1 Attuare il Quadro Decennale di Programmi per il Consumo e la Produzione Sostenibili, rendendo partecipi tutti i paesi, con i paesi sviluppati alla guida, ma tenendo presenti anche lo sviluppo e le capacità dei Paesi in via di sviluppo (PVS); 12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l'utilizzo efficiente delle risorse naturali; 12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto; 12.4 Entro il 2020, raggiungere la gestione eco-compatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti durante il loro intero ciclo di vita, in conformità ai quadri internazionali concordati, e ridurre sensibilmente il loro rilascio in aria, acqua e suolo per minimizzare il loro impatto negativo sulla salute umana e sull'ambiente; 12.5 Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo; 12.6 Incoraggiare le imprese, in particolare le grandi aziende multinazionali, ad adottare pratiche sostenibili e ad integrare le informazioni sulla sostenibilità nei loro resoconti annuali; 12.7 Promuovere pratiche sostenibili in materia di appalti pubblici, in conformità alle politiche e priorità nazionali; 12.8 Entro il 2030, accertarsi che tutte le persone, in ogni parte del mondo, abbiano le informazioni rilevanti e la giusta consapevolezza dello sviluppo sostenibile e di uno stile di vita in armonia con la natura; 12.a Supportare i PVS nel potenziamento delle loro capacità scientifiche e tecnologiche, per raggiungere modelli di consumo e produzione più sostenibili; 12.b Sviluppare e implementare strumenti per monitorare gli impatti dello sviluppo sostenibile per il turismo sostenibile, che crea posti di lavoro e promuove la cultura e i prodotti locali; 12.c Razionalizzare i sussidi inefficienti per i combustibili fossili che incoraggiano lo spreco eliminando le distorsioni del mercato in conformità alle circostanze nazionali, anche ristrutturando i sistemi di tassazione ed eliminando progressivamente quei sussidi dannosi, ove esistenti, in modo da riflettere il loro impatto ambientale, tenendo bene in considerazione i bisogni specifici e le condizioni dei PVS e riducendo al minimo i possibili effetti negativi sul loro sviluppo, in modo da proteggere i poveri e le comunità più colpite. |
|
|
|
L'Obiettivo 13 mira all'adozione di misure urgenti e di impatto sostanziale per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze. L'innalzamento delle temperature dell'atmosfera e degli oceani, il mutamento dei regimi di precipitazione, l'aumento del livello del mare e la sua acidificazione, sono trasformazioni del clima con impatti negativi sull'ambiente e sul sistema socio-economico. L'aumento delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera, che costituisce la principale determinante del riscaldamento globale, è a sua volta riconducibile essenzialmente alle emissioni dei gas serra di origine antropogenica: si tratta delle pressioni generate sia dalle attività economiche - quali le pratiche agricole e forestali, i processi industriali e le attività dei servizi - sia da quelle finalizzate al trasporto e alla climatizzazione degli ambienti di vita e di lavoro. I singoli target dell'obiettivo sono volti a sviluppare e integrare nelle politiche, nelle strategie e nei piani nazionali le misure di contrasto ai cambiamenti climatici, al fine di rafforzare la resilienza dei territori rispetto ai rischi legati al clima e ai disastri naturali, aumentare la conoscenza sui fenomeni, sensibilizzare i cittadini e le istituzioni.
L'Obiettivo è declinato in cinque target, gli ultimi due dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (da 13.a a 13.c). 13.1 Rafforzare in tutti i paesi la capacità di ripresa e di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali; 13.2 Integrare le misure di cambiamento climatico nelle politiche, strategie e pianificazione nazionali; 13.3 Migliorare l'istruzione, la sensibilizzazione e la capacità umana e istituzionale per quanto riguarda la mitigazione del cambiamento climatico, l'adattamento, la riduzione dell'impatto e l'allerta tempestiva; 13.a Rendere effettivo l'impegno assunto dai partiti dei paesi sviluppati verso la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, che prevede la mobilizzazione – entro il 2020 – di 100 miliardi di dollari all'anno, provenienti da tutti i paesi aderenti all'impegno preso, da indirizzare ai bisogni dei paesi in via di sviluppo, in un contesto di azioni di mitigazione significative e di trasparenza nell'implementazione, e rendere pienamente operativo il prima possibile il Fondo Verde per il Clima attraverso la sua capitalizzazione; 13.b Promuovere meccanismi per aumentare la capacità effettiva di pianificazione e gestione di interventi inerenti al cambiamento climatico nei paesi meno sviluppati, nei piccoli stati insulari in via di sviluppo, con particolare attenzione a donne e giovani e alle comunità locali e marginali. |
|
|
|
L'Obiettivo 14 mira a preservare la conservazione degli oceani, dei mari e delle risorse marine, quali elementi fondamentali per la salute e la salvaguardia dell'intero pianeta. La tutela del mare si basa sulla protezione e sulle azioni di recupero e di ripristino degli ecosistemi, tramite il contrasto degli effetti negativi provocati dai processi di acidificazione, dall'inquinamento marino proveniente dalle attività terrestri e dalle pratiche di pesca distruttive. L'Obiettivo è pertanto diretto all'adozione di politiche di gestione sostenibile della pesca, dell'acquacoltura e del turismo, unitamente a politiche per la conservazione della biodiversità marina.
L'Obiettivo è declinato in dieci target, gli ultimi tre dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (da 14.a a 14.c). 14.1 Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo significativo ogni forma di inquinamento marino, in particolar modo quello derivante da attività esercitate sulla terraferma, compreso l'inquinamento dei detriti marini e delle sostanze nutritive; 14.2 Entro il 2020, gestire in modo sostenibile e proteggere l'ecosistema marino e costiero per evitare impatti particolarmente negativi, anche rafforzando la loro resilienza, e agire per il loro ripristino in modo da ottenere oceani salubri e produttivi; 14.3 Ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell'acidificazione degli oceani, anche attraverso una maggiore collaborazione scientifica su tutti i livelli; 14.4 Entro il 2020, regolare in modo efficace la pesca e porre termine alla pesca eccessiva, illegale, non dichiarata e non regolamentata e ai metodi di pesca distruttivi. Implementare piani di gestione su base scientifica, così da ripristinare nel minor tempo possibile le riserve ittiche, riportandole almeno a livelli che producano il massimo rendimento sostenibile, come determinato dalle loro caratteristiche biologiche; 14.5 Entro il 2020, preservare almeno il 10% delle aree costiere e marine, in conformità al diritto nazionale e internazionale e basandosi sulle informazioni scientifiche disponibili più accurate; 14.6 Entro il 2020, vietare quelle forme di sussidi alla pesca che contribuiscono a un eccesso di capacità e alla pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e astenersi dal reintrodurre tali sussidi, riconoscendo che il trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo e per quelli meno sviluppati che sia appropriato ed efficace, dovrebbe essere parte integrante dei negoziati per i sussidi alla pesca dell'Organizzazione Mondiale del Commercio; 14.7 Entro il 2030, aumentare i benefici economici dei piccoli stati insulari in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati, facendo ricorso a un utilizzo più sostenibile delle risorse marine, compresa la gestione sostenibile della pesca, dell'acquacoltura e del turismo; 14.a Aumentare la conoscenza scientifica, sviluppare la capacità di ricerca e di trasmissione della tecnologia marina, tenendo in considerazione i criteri e le linee guida della Commissione Oceanografica Intergovernativa sul Trasferimento di Tecnologia Marina, con lo scopo di migliorare la salute dell'oceano e di aumentare il contributo della biodiversità marina allo sviluppo dei paesi emergenti, in particolar modo dei piccoli stati insulari in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati; 14.b Fornire l'accesso ai piccoli pescatori artigianali alle risorse e ai mercati marini; 14.c Potenziare la conservazione e l'utilizzo sostenibile degli oceani e delle loro risorse applicando il diritto internazionale, come riportato nella Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, che fornisce il quadro legale per la conservazione e per l'utilizzo sostenibile degli oceani e delle loro risorse, come riferito nel paragrafo 158 de "Il futuro che vogliamo". |
|
|
|
L'Obiettivo 15 punta alla salvaguardia degli ecosistemi terrestri e della loro biodiversità. La strategia non è circoscritta ai superstiti ambienti naturali o alle grandi riserve della biosfera, ma investe l'intero pianeta, interessato in ogni sua parte da diverse forme di degrado dell'ambiente e del territorio. Particolare enfasi è posta sui problemi della deforestazione e della desertificazione, che mettono a repentaglio i mezzi di sostentamento di milioni di persone in lotta contro la povertà nei Paesi in via di sviluppo. Altro elemento chiave è costituito dalla perdita di biodiversità, da contrastare attraverso politiche di conservazione e di risanamento ambientale, la promozione di un uso sostenibile e condiviso delle risorse genetiche e la lotta all'estinzione delle specie minacciate.
L'Obiettivo è declinato in dodici target, gli ultimi tre dei quali sono riferiti agli strumenti di attuazione (da 15.a a 15.c). 15.1 Entro il 2020, garantire la conservazione, il ripristino e l'utilizzo sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e dell'entroterra nonché dei loro servizi, in modo particolare delle foreste, delle paludi, delle montagne e delle zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali; 15.2 Entro il 2020, promuovere una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, arrestare la deforestazione, ripristinare le foreste degradate e aumentare ovunque, in modo significativo, la riforestazione e il rimboschimento; 15.3 Entro il 2030, combattere la desertificazione, ripristinare le terre degradate, comprese quelle colpite da desertificazione, siccità e inondazioni, e battersi per ottenere un mondo privo di degrado del suolo; 15.4 Entro il 2030, garantire la conservazione degli ecosistemi montuosi, incluse le loro biodiversità, al fine di migliorarne la capacità di produrre benefici essenziali per uno sviluppo sostenibile; 15.5 Intraprendere azioni efficaci ed immediate per ridurre il degrado degli ambienti naturali, arrestare la distruzione della biodiversità e, entro il 2020, proteggere le specie a rischio di estinzione; 15.6 Promuovere una distribuzione equa e giusta dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche e promuovere un equo accesso a tali risorse, come concordato a livello internazionale; 15.7 Agire per porre fine al bracconaggio e al traffico delle specie protette di flora e fauna e combattere il commercio illegale di specie selvatiche; 15.8 Entro il 2020, introdurre misure per prevenire l'introduzione di specie diverse ed invasive, nonché ridurre in maniera sostanziale il loro impatto sugli ecosistemi terrestri e acquatici e controllare o debellare le specie prioritarie; 15.9 Entro il 2020, integrare i principi di ecosistema e biodiversità nei progetti nazionali e locali, nei processi di sviluppo e nelle strategie e nei resoconti per la riduzione della povertà; 15.a Mobilitare e incrementare in maniera significativa le risorse economiche da ogni fonte per preservare e usare in maniera sostenibile la biodiversità e gli ecosistemi; 15.b Mobilitare risorse significative da ogni fonte e a tutti i livelli per finanziare la gestione sostenibile delle foreste e fornire incentivi adeguati ai paesi in via di sviluppo perché possano migliorare tale gestione e per la conservazione e la riforestazione; 15.c Rafforzare il sostegno globale per combattere il bracconaggio e il traffico illegale delle specie protette, anche incrementando la capacità delle comunità locali ad utilizzare mezzi di sussistenza sostenibili. |
|
|
|
L'Obiettivo 16 è volto alla promozione di società aperte, pacifiche e inclusive, garantendo l'accesso universale alla giustizia e la creazione di istituzioni responsabili ed efficaci. Per il monitoraggio dell'obiettivo sono prese in considerazione diverse misure che, nel complesso, danno conto del livello di sicurezza, giustizia, partecipazione e libertà del Paese.
L'Obiettivo è declinato in dodici target, gli ultimi due dei quali riferiti agli strumenti di attuazione (16.a e 16.b) 16.1 Ridurre ovunque e in maniera significativa tutte le forme di violenza e il tasso di mortalità ad esse correlato; 16.2 Porre fine all'abuso, allo sfruttamento, al traffico di bambini e a tutte le forme di violenza e tortura nei loro confronti; 16.3 Promuovere lo stato di diritto a livello nazionale e internazionale e garantire un pari accesso alla giustizia per tutti; 16.4 Entro il 2030, ridurre in maniera significativa il finanziamento illecito e il traffico di armi, potenziare il recupero e la restituzione dei beni rubati e combattere tutte le forme di crimine organizzato; 16.5 Ridurre sensibilmente la corruzione e gli abusi di potere in tutte le loro forme; 16.6 Sviluppare a tutti i livelli istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti; 16.7 Garantire un processo decisionale responsabile, aperto a tutti, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli; 16.8 Allargare e rafforzare la partecipazione dei paesi in via di sviluppo (PVS) nelle istituzioni di governance globale; 16.9 Entro il 2030, fornire identità giuridica per tutti, inclusa la registrazione delle nascite; 16.10 Garantire un pubblico accesso all'informazione e proteggere le libertà fondamentali, in conformità con la legislazione nazionale e con gli accordi internazionali; 16.a Consolidare le istituzioni nazionali più importanti, anche attraverso la cooperazione internazionale, per sviluppare ad ogni livello, in particolare nei PVS, capacità per prevenire la violenza e per combattere il terrorismo e il crimine; 16.b Promuovere e applicare leggi non discriminatorie e politiche di sviluppo sostenibile. |
|
|
|
L'Obiettivo 17 è incentrato sul rafforzamento dei mezzi di attuazione dell'Agenda 2030 e sulla promozione del partenariato globale per lo sviluppo sostenibile ed ha carattere trasversale rispetto ai vari SDGs, che propongono, invece, mezzi di attuazione specifici. La cooperazione globale rappresenta il presupposto di base per l'attuazione dell'Agenda, che lo esplicita chiaramente: "Tutti i Paesi e tutte le parti in causa, agendo in associazione collaborativa, attueranno questo programma". In un mondo sempre più globalmente interconnesso, la collaborazione per lo sviluppo sostenibile deve realizzarsi a livello internazionale, nazionale e locale e coinvolgere istituzioni pubbliche, settore privato e società civile, rafforzando la solidarietà a livello globale e tutelando i bisogni delle categorie più vulnerabili. L'attenzione è indirizzata in particolar modo ai Paesi meno sviluppati e a quelli in via di sviluppo, ai fini di una maggiore integrazione nell'economia globale, compatibilmente con le possibilità e le necessità di ciascun paese e rispettando priorità e politiche nazionali.
L'Obiettivo è declinato in diciannove target, a loro volta riferiti a differenti ambiti. 1. Finanza 17.1 Consolidare la mobilitazione delle risorse interne anche attraverso l'aiuto internazionale ai paesi in via di sviluppo per aumentarne la capacità fiscale interna e la riscossione delle entrate; 17.2 I paesi industrializzati devono rispettare i loro impegni ufficiali di aiuto allo sviluppo, incluso l'obiettivo di destinare lo 0.7 per cento del reddito nazionale lordo per l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS/RNL) ai paesi in via di sviluppo e destinare dallo 0,15 al 0,20 per cento del APS/RNL ai paesi meno sviluppati; i fornitori mondiali di aiuto pubblico allo sviluppo sono invitati a fornire almeno il 0,20 per cento del APS/RNL ai paesi meno sviluppati; 17.3 Mobilitare ulteriori risorse economiche per i paesi in via di sviluppo da più fonti; 17.4 Aiutare i paesi in via di sviluppo a sostenere il debito a lungo termine attraverso politiche coordinate volte a stimolare il finanziamento, la riduzione e la ristrutturazione del debito, e affrontare il debito estero dei paesi più poveri e più fortemente indebitati al fine di ridurne il peso; 17.5 Adottare e applicare regimi di promozione degli investimenti per i paesi meno sviluppati. 2. Tecnologia 17.6 Rafforzare la cooperazione Nord-Sud, Sud-Sud, la cooperazione triangolare regionale e internazionale e l'accesso alle scoperte scientifiche, alla tecnologia e alle innovazioni, e migliorare la condivisione della conoscenza sulla base di modalità concordate attraverso un maggior coordinamento tra i meccanismi già esistenti in particolar modo a livello delle Nazioni Unite e attraverso un meccanismo globale di accesso alla tecnologia; 17.7 Promuovere nei paesi in via di sviluppo la crescita, lo scambio e la diffusione di tecnologie rispettose dell'ambiente a condizioni favorevoli, attraverso patti agevolati e preferenziali stabiliti di comune accordo; 17.8 Entro il 2017 rendere operativo il meccanismo per il rafforzamento della tecnologia della banca e della scienza, della tecnologia e dell'innovazione per i paesi meno industrializzati e rafforzare l'uso della tecnologia avanzata in particolar modo nell'informazione e nelle comunicazioni. 3. Capacità di sviluppo 17.9 Accrescere il supporto internazionale per implementare nei paesi non industrializzati uno sviluppo delle capacità efficace e mirato al fine di sostenere i piani nazionali per la realizzazione di tutti gli obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, attraverso la cooperazione Nord-Sud, Sud-Sud e quella triangolare. 4. Commercio 17.10 Promuovere un sistema di scambio universale, regolamentato, aperto, senza discriminazioni e multilaterale sotto il controllo dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, attraverso negoziazioni nell'ambito dell'Agenda di Doha per lo Sviluppo; 17.11 Incrementare considerevolmente le esportazioni dei paesi emergenti e, entro il 2020, raddoppiare la quota delle loro esportazioni globali; 17.12 Realizzare tempestivamente per i paesi meno sviluppati un accesso al mercato libero da dazi e quote su basi durevoli, coerente con quanto deciso dall'Organizzazione Mondiale del Commercio, assicurando che le regole preferenziali applicabili alle importazioni dai paesi meno sviluppati siano semplici e trasparenti e contribuiscano a facilitare l'acceso ai mercati. 5. Questioni sistemiche 1. Coerenza politica e istituzionale 17.13 Promuovere la stabilità macroeconomica globale attraverso il coordinamento e la coerenza politica; 17.14 Accrescere la coerenza politica per lo sviluppo sostenibile; 17.15 Rispettare lo spazio politico e la leadership di ogni paese per istituire ed implementare politiche per la lotta alla povertà e per lo sviluppo sostenibile.
2. Programmi di collaborazione plurilaterale 17.16 Intensificare la partnership globale per lo Sviluppo Sostenibile, coadiuvata da collaborazioni plurilaterali che sviluppano e condividono la conoscenza, le competenze, le risorse tecnologiche e finanziarie, per raggiungere gli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile in tutti i paesi, specialmente in quelli emergenti; 17.17 Incoraggiare e promuovere partnership efficaci nel settore pubblico, tra pubblico e privato e nella società civile basandosi sull'esperienza delle partnership e sulla loro capacità di trovare risorse.
3. Dati, monitoraggio e responsabilità 17.18 Entro il 2020, rafforzare il sostegno allo sviluppo dei paesi emergenti, dei paesi meno avanzati e dei piccoli stati insulari in via di Sviluppo (SIDS). Incrementare la disponibilità di dati di alta qualità, immediati e affidabili andando oltre il profitto, il genere, l'età, la razza, l'etnia, lo stato migratorio, la disabilità, la posizione geografica e altre caratteristiche rilevanti nel contesto nazionale; 17.19 Entro il 2030, partire dalle iniziative esistenti per sviluppare misure di progresso nell'ambito dello sviluppo sostenibile che completino il prodotto interno lordo, e supportare la capacità di sviluppo dei paesi emergenti. |
Al fine di monitorare il percorso di raggiungimento degli SDGs, l’ONU pubblica annualmente un Rapporto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile che evidenzia le aree di progresso e le principali criticità da risolvere per assicurare la convergenza verso gli obiettivi previsti per il 2030.
Nell’ultimo rapporto (SDG Report 2022) viene sottolineato che gli SDGs sono in grave pericolo a causa di una serie di crisi, a partire da quelle dovute al COVID-19, ai cambiamenti climatici e ai recenti conflitti armati. Tali crisi hanno infatti avuto un impatto su tutti gli SDG, creando ricadute nel campo dell'alimentazione e della nutrizione, della salute, dell'istruzione, dell'ambiente, della pace e della sicurezza.
In particolare, la pandemia ha spazzato via più di quattro anni di progressi nell'eliminazione della povertà e ha spinto 93 milioni di persone in più nella povertà estrema nel 2020. Più di 24 milioni di studenti - dal livello prescolare a quello universitario - rischiano di non tornare più a scuola.
La pandemia ha anche gravemente interrotto i servizi sanitari essenziali, facendo deragliare i progressi faticosamente conquistati sull'SDG 3.
I conflitti in atto stanno distruggendo la vita di molti e destabilizzando il mondo. Si registra il maggior numero di conflitti violenti dal 1946, con un quarto della popolazione mondiale che ora vive in paesi colpiti da conflitti. 100 milioni di persone sono state sfollate con la forza in tutto il mondo. La guerra in Ucraina sta creando una delle più grandi crisi di rifugiati dei tempi moderni e ha avuto un impatto rilevante sui prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti, ha avuto effetti sul commercio globale, ha turbato i mercati finanziari e ha minacciato la sicurezza alimentare globale e i flussi di aiuti. La crescita economica globale prevista per il 2022 è stata ridotta di 0,9 punti percentuali, a causa della guerra in Ucraina e di potenziali nuove ondate di pandemia.
L'aumento delle ondate di caldo, della siccità, degli incendi apocalittici e delle inondazioni sta già colpendo miliardi di persone in tutto il mondo e causando danni potenzialmente irreversibili agli ecosistemi della Terra. Per evitare gli impatti peggiori, le emissioni globali di gas serra dovranno raggiungere il picco prima del 2025 e poi diminuire del 43% entro il 2030, scendendo a zero entro il 2050. Ma gli attuali impegni nazionali non sembrano in grado di raggiungere tali obiettivi e indicano un aumento di quasi il 14% entro il 2030, invece del forte calo necessario per limitare il riscaldamento globale entro l'obiettivo di 1,5 gradi centigradi.
I paesi in via di sviluppo stanno combattendo contro l'inflazione record, l'aumento dei tassi di interesse e l'incombente onere del debito e molti stanno lottando senza successo per riprendersi dalla pandemia. Le donne, i bambini e gli altri soggetti vulnerabili stanno subendo il peso maggiore di queste crisi. Ciò è dimostrato anche dall’aumento del lavoro minorile e dei matrimoni precoci. Le donne inoltre hanno subito una quota maggiore di perdite di posti di lavoro combinate con un aumento del lavoro di cura a casa. Alcune prove suggeriscono che la violenza contro le donne sia stata esacerbata dalla pandemia. I giovani continuano ad avere tassi di disoccupazione più elevati rispetto a prima della pandemia.
Il rapporto lamenta inoltre la mancanza di dati tempestivi, di alta qualità e disaggregati, necessari per le attività di monitoraggio.
Tra gli altri, il rapporto evidenzia questi dati:
- circa 1 persona su 10 nel mondo soffre la fame e quasi 1 persona su 3 non ha accesso regolare a un'alimentazione adeguata;
- la copertura vaccinale è diminuita per la prima volta in 10 anni e sono aumentati i decessi per tubercolosi e malaria;
- nel 2020, la prevalenza globale di ansia e depressione è aumentata di circa il 25%, con i giovani e le donne più colpiti.
- nel 2021, circa 17 milioni di tonnellate di plastica sono entrate negli oceani del mondo e si prevede che il volume dell'inquinamento da plastica che entra negli oceani raddoppierà o triplicherà entro il 2040;
- il numero di utenti Internet è aumentato di 782 milioni per raggiungere 4,9 miliardi di persone nel 2021 dai 4,1 miliardi del 2019.
- nei paesi a basso reddito, il rapporto tra il servizio del debito totale pubblico e garantito pubblicamente e le esportazioni è passato da una media del 3,1 per cento nel 2011 all'8,8 per cento nel 2020.
L'Unione europea ha svolto un ruolo importante nella definizione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e si è impegnata, insieme agli Stati membri, a guidarne anche l’attuazione, sia mediante l’integrazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile (OSS) nelle politiche dell’Unione, che sostenendo gli sforzi profusi da altri Paesi, in particolare quelli che ne hanno più bisogno, attraverso le sue politiche esterne.
Si ricorda che lo sviluppo sostenibile è formalmente uno degli obiettivi a lungo termine dell'UE in virtù dell'articolo 3, paragrafo 3, del Trattato sull'Unione europea (TUE) e i principi dell'Agenda 2030 sono radicati nei principi e nei valori su cui si fonda l'Unione.
In linea generale, l'UE ha assunto un ruolo guida nella lotta contro i cambiamenti climatici, sostenendo sin dall'inizio gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, predisponendo nel contempo strategie e politiche coerenti con gli obiettivi dell'Agenda 2030 in settori quali l'economia circolare, la ricerca e l'innovazione, l'occupazione e l'inclusione sociale, la tutela della biodiversità e degli ecosistemi, la sostenibilità dell'agricoltura e dei sistemi alimentari, come pure i settori relativi all'energia, all'edilizia e alla mobilità. Nondimeno, l'Unione ha agito per la promozione della coesione europea e la salvaguardia dei valori comuni, inclusi la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti fondamentali.
Più recentemente, l'esigenza di articolare le politiche e i processi decisionali europei facendo leva su un modello di sviluppo sempre più orientato ai principi dello sviluppo sostenibile, al fine di porre le persone e il pianeta al centro delle scelte strategiche dell'Unione e dei suoi Stati membri, è emersa con ancora maggiore nitidezza ed è stata ulteriormente rilanciata a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, quando il Green Deal e, più in generale, le politiche per la sostenibilità e l’inclusione sociale, sono stati confermati quali elementi cardine posti al centro anche del Piano per la ripresa e la resilienza contro la crisi economica e sociale innescata dalla pandemia.
Quest’ultima ha reso l’attuazione dell'Agenda 2030 e il conseguimento dei suoi obiettivi ancora più urgente e impegnativo, a livello di UE e globalmente.
Il bilancio pluriennale dell’UE 2021-2027, integrato da Next Generation EU, ha infatti l’obiettivo di rilanciare l'economia europea attraverso un approccio verde, sociale e digitale per costruire un futuro più sostenibile.
Tra gli obiettivi generali del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, che si attua tramite i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR), vi è il sostegno alle transizioni verde e digitale e la promozione di una crescita sostenibile.
L’esigenza di accelerare la trasformazione economica dell’UE verso un modello di crescita sostenibile, equo e inclusivo, affrontando le sfide legate al clima e all'ambiente, è stata riaffermata dalla Commissione anche in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina e alla crisi energetica che ne è derivata.
In questo quadro, già l’Agenda strategica dell'UE 2019-2024 evidenziava, tra le priorità dell'UE, quella di sostenere la lotta contro i cambiamenti climatici e la promozione dello sviluppo sostenibile e l'attuazione dell'Agenda 2030.
La Commissione europea ha impresso una forte spinta a questo processo, incorporando espressamente l’Agenda 2030 nei meccanismi decisionali dell’Unione, a partire dalla procedura del Semestre europeo, e impegnandosi a conseguire una serie di obiettivi programmatici strettamente connessi con l'attuazione dell'Agenda 2030, per il raggiungimento dei quali si rende necessario mobilitare un adeguato livello di risorse e investimenti.
In particolare, ha lanciato il Green Deal, una nuova strategia di crescita volta a fare dell'Europa il primo continente a emissioni zero entro il 2050.
Attraverso Eurostat, infine, la Commissione europea effettua un monitoraggio periodico del conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello dell’UE.
Le politiche dell'UE volte a integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 nel quadro strategico dell'Unione sono state fatte proprie e rilanciate dalla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen.
Il programma politico 2019-2024 della Commissione integra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) in tutte le proposte, politiche e strategie. Tutti i 17 obiettivi figurano in una o più delle sei priorità della Commissione (figura seguente): 1) Green Deal; 2) economia al servizio delle persone; 3) Europa pronta per il digitale; 4) promozione dello stile di vita europeo; 5) Europa più forte nel mondo; 6) nuovo slancio per la democrazia europea.
Il Collegio dei commissari nel suo insieme è responsabile collettivamente dell’attuazione complessiva degli OSS, mentre tutti i Commissari, individualmente, hanno il compito di assicurare la realizzazione degli OSS nell'ambito del loro settore politico. Nello specifico, il Commissario per l’economia, Paolo Gentiloni, ha l’incarico di garantire che la politica economica dell’UE incoraggi la crescita sostenibile e trasformi il Semestre europeo in uno strumento di integrazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Tale approccio integrato che pone gli OSS al centro della politica, della legislazione e dei finanziamenti dell'UE è stato da ultimo ripreso e rilanciato dalla Commissione europea nel documento “Revisione volontaria dell'UE sui progressi compiuti nell'attuazione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”, presentato il 15 maggio 2023. La revisione volontaria dell'UE ribadisce l'impegno dell'Unione nei confronti dell'Agenda 2030, di aumentare la visibilità e la coerenza dei lavori intrapresi per l'attuazione degli OSS e di sostenere l'importanza di questa agenda globale condivisa a livello mondiale, in un momento in cui il multilateralismo è sotto pressione.
Si veda anche la pagina web della Commissione europea “Obiettivi di sviluppo sostenibile”.
Nel suo programma, la Commissione europea dedica ampio spazio alle politiche per la sostenibilità, fissando, come obiettivo primario da perseguire, quello di far divenire l'Europa il primo continente climaticamente neutro, azzerando le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2050.
Tale obiettivo, approvato dal Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019 è contenuto nella nuova strategia di crescita del Green Deal europeo, presentata l'11 dicembre 2019, che costituisce parte integrante della strategia di attuazione dell'Agenda 2030 e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, dando direttamente attuazione, come evidenziato nella figura precedente, a 12 obiettivi su 17 dell’Agenda 2030.
Il Green Deal costituisce una tabella di marcia – per la trasformazione in senso sostenibile di tutti i settori dell’economia - in particolare i trasporti, l'energia, l'agricoltura, l'edilizia e settori industriali quali l'acciaio, il cemento, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), i prodotti tessili e le sostanze chimiche – con la finalità di stimolare l'uso efficiente delle risorse, favorendo il passaggio a un'economia circolare e pulita, arrestare i cambiamenti climatici, contenere la perdita di biodiversità e l'inquinamento.
Nella prospettiva della neutralità climatica entro il 2050, la Commissione ha presentato, il 14 luglio 2021, un articolato pacchetto di proposte denominato "Pronti per il 55%"("Fit for 55%") per trasformare le politiche dell'UE in materia di clima, energia e combustibili, trasporti, edilizia, uso del suolo e silvicoltura in modo da ridurre entro il 2030 le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 (si veda il dossier curato nella scorsa legislatura dall'Ufficio Rapporti con l'Unione europea).
Tale obiettivo, che costituisce una tappa intermedia verso la totale decarbonizzazione, è stato reso vincolante dalla normativa europea per il clima, che ha istituito un quadro per il conseguimento della neutralità climatica al 2050.
La maggior parte delle proposte del pacchetto è stata recentemente approvata,
e tra queste:
· la direttiva rivista del sistema di scambio di quote di emissioni dell'UE (Emission trading system - EU ETS), che rappresenta il primo mercato di CO2 del mondo;
· la modifica della normativa sull’uso del suolo, il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura (land use, land use change and forestry- LULUCF), per renderne più ambiziosi gli obiettivi ed incrementare l'assorbimento naturale di carbonio dell'UE, fondamentale per compensare le emissioni;
· il regolamento di modifica della normativa sulla c.d. condivisione degli sforzi (Effort sharing), che fissa per gli Stati membri obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas serra generate dai settori non inclusi nel sistema ETS, quali i trasporti, gli edifici, l'agricoltura e i rifiuti;
· il regolamento che istituisce un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism – CBAM - si veda il dossier curato nella scorsa legislatura dall'Ufficio Rapporti con l'Unione europea), con la finalità di prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio al di fuori dell’UE;
· il regolamento che istituisce un Fondo sociale per il clima per il periodo 2025-2032, al fine di sostenere gli Stati membri nelle politiche intese a mitigare l'impatto sociale dello scambio di quote di emissioni nell'edilizia e nel trasporto su strada sulle famiglie vulnerabili, sulle microimprese vulnerabili e sugli utenti vulnerabili dei trasporti.
Nel quadro del Green Deal, la Commissione ha inoltre già adottato numerose altre iniziative, tra comunicazioni strategiche e proposte legislative, finalizzate, in particolare, a realizzare in modo compiuto l'economia circolare, a conseguire una filiera agro-alimentare più sostenibile, a stimolare la ricerca e l'innovazione, nonché a promuovere finanziamenti e investimenti verdi, a garanzia di una transizione giusta.
Per approfondimenti sulle iniziative già adottate, compreso il citato pacchetto "Fit for 55%", si veda la pagina web “Green Deal europeo” della Commissione europea.
In particolare si segnala la presentazione, nel marzo 2020, del nuovo piano d'azione per l'economia circolare per ridurre la pressione sulle risorse naturali, creare crescita sostenibile e occupazione, contribuire agli obiettivi climatici e arrestare o contenere la perdita di biodiversità. Per la sua attuazione la Commissione europea ha presentato diversi pacchetti di iniziative legislative:
· un primo pacchetto costituito da una proposta di regolamento per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili, una strategia per i prodotti tessili sostenibili e circolari, e una proposta di regolamento per la sostenibilità dei materiali da costruzione (marzo 2022);
· un secondo pacchetto che comprende una proposta di regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti derivanti dagli imballaggi (si veda il relativo dossier dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea), sulla quale la Commissione politiche dell’Unione europea ha adottato un parere motivato, valutandola non conforme al principio di sussidiarietà, ed una comunicazione per un quadro strategico sulle plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili (novembre 2022);
· un ultimo pacchetto comprendente una proposta di direttiva volta a contrastare il c.d. “greenwashing”, ovvero le asserzioni ambientali ingannevoli e una proposta di direttiva che volta promuovere la riparabilità dei beni tramite l’introduzione di un nuovo "diritto alla riparazione" per i consumatori.
Per approfondimenti, si veda la pagina web della Commissione europea sul nuovo piano d’azione per l’economia circolare.
La Commissione ha messo altresì in risalto la necessità di un processo di transizione equo e controllato verso un'economia a impatto zero, che passi prima di tutto dall'adozione di una nuova strategia industriale che porti l'Europa a essere leader mondiale nell'economia circolare e nelle tecnologie pulite, anche attraverso la decarbonizzazione dei settori industriali ad alta intensità energetica.
Il 1° febbraio 2023, la Commissione europea ha poi presentato una comunicazione (COM(2023)62) che illustra un nuovo piano industriale del Green Deal per l'era a zero emissioni nette, volto a migliorare la competitività dell'industria europea a zero emissioni e sostenere la rapida transizione verso la neutralità climatica.
Il piano prevede una serie di azioni articolate in 4 pilastri: semplificare il quadro normativo; accelerare gli investimenti e i finanziamenti per la produzione di tecnologie pulite in Europa; sviluppare le competenze necessarie per posti di lavoro di qualità e ben retribuiti; promuovere la cooperazione globale e il contributo del commercio alla transizione verde, nel rispetto dei principi della concorrenza leale e del commercio aperto.
In applicazione del Piano industriale, la Commissione ha presentato, il 16 marzo 2023, le seguenti proposte: 1) proposta di regolamento sull'istituzione di un quadro di misure per il rafforzamento dell'ecosistema europeo di produzione di prodotti a tecnologia zero (cosiddetto Net Zero Industry Act) (COM(2023)161); 2) una comunicazione e una proposta di regolamento recanti una serie di azioni per garantire l'accesso dell'UE a un approvvigionamento sicuro, diversificato, conveniente e sostenibile di materie prime essenziali (COM(2023)165 e COM(2023)160 ); 3) una comunicazione sulla Banca europea dell'idrogeno, il cui obiettivo principale è quello sbloccare gli investimenti privati nelle catene di valore dell'idrogeno nell'UE e nei Paesi terzi (COM(2023)156).
Pur riconoscendo l'importanza dei fondi di coesione, che svolgono un ruolo determinante nel sostenere le regioni e le zone rurali, le istituzioni europee hanno varato il Fondo per una transizione giusta che, con una dotazione, a prezzi correnti, pari a 19,2 miliardi di euro (8,4 miliardi dal bilancio UE 2021-2027 e 10,8 miliardi da NextGenerationEU) mira a sostenere le persone, le economie e l’ambiente dei territori che affrontano gravi sfide socio- economiche derivanti dal passaggio verso un’Unione climaticamente neutra. Costituisce un elemento chiave del Green Deal e il primo pilastro del cosiddetto Meccanismo per una transizione giusta. Per approfondimenti, si veda la pagina web della Commissione europea sul Meccanismo per una transizione giusta.
Onde cogliere appieno le opportunità offerte dalla transizione ecologica, la Commissione si è impegnata poi a spendere "cifre record nell'innovazione e nella ricerca di avanguardia", sfruttando al massimo la flessibilità all'interno del bilancio pluriennale dell'Unione per concentrarsi sui settori che racchiudono un potenziale maggiore.
Le istituzioni europee hanno varato Orizzonte Europa, il principale programma di finanziamento dell’UE per la ricerca e l’innovazione 2021-2027. Con una dotazione di 95,51 miliardi di euro (a prezzi correnti), di cui 5,4 miliardi di euro nell'ambito di Next Generation EU, il programma intende anche affrontare i cambiamenti climatici, contribuire al conseguimento degli OSS delle Nazioni Unite e rafforzare la competitività e la crescita dell'UE.
Inoltre, la strategia digitale dell’UE, la cosiddetta Bussola per il decennio digitale dell'UE reca la visione e le prospettive per la trasformazione digitale dell'Europa entro il 2030. Comprende il programma strategico "Percorso per il decennio digitale", volto a creare il quadro di governance per conseguire tale trasformazione. Le Istituzioni europee hanno anche approvato una Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali per il decennio digitale che mira a promuovere i valori europei nell'ambito della trasformazione digitale.
Per approfondimenti, si veda la pagina web della Commissione europea “Un'Europa pronta per l'era digitale”.
Nell’ambito degli obiettivi di transizione digitale dell’UE, sono state approvate la legge sui mercati digitali (Digital markets act) che disciplina le piattaforme online di grandi dimensioni, cosiddette "gatekeeper", che controllano i servizi di piattaforma di base, tra cui i mercati e i negozi di applicazioni software, i motori di ricerca online, i servizi di social network, e la legge sui servizi digitali (Digital services act), volta a rafforzare la sicurezza dell’ambiente online per utenti e imprese digitali, con particolare riguardo alla protezione dei diritti fondamentali nello spazio digitale.
Ai finanziamenti pubblici, necessari ma non sufficienti, dovrà accompagnarsi - secondo l’impegno della Commissione - un'azione di stimolo per gli investimenti privati, "ponendo la finanza verde e sostenibile al centro della catena d'investimento e del sistema finanziario" attraverso una strategia per la finanza verde e un piano di investimenti per un'Europa sostenibile, e la trasformazione di una parte della Banca europea per gli investimenti (BEI) in un'autentica Banca climatica europea.
Tra gli altri ambiti nei quali la Commissione si è impegnata a intervenire, particolare risalto assumono: la sicurezza alimentare, tramite una nuova "Strategia dai campi alla tavola" per gli alimenti sostenibili, che coinvolga l'intera catena del valore; la tutela e l'investimento nel futuro delle zone rurali, nelle quali a tutt'oggi vive il 50% degli europei; la protezione della salute dei cittadini dal degrado ambientale e dall'inquinamento attraverso una strategia trasversale che abbracci la qualità dell'aria e dell'acqua, le sostanze chimiche pericolose, le emissioni industriali, i pesticidi e gli interferenti endocrini.
Le politiche agricole e di sviluppo rurale costituiscono una parte importante del contributo positivo dell'UE alla realizzazione dell'Agenda 2030.
Il 20 maggio 2020 la Commissione europea ha presentato la strategia "Dal Produttore al Consumatore" (Farm to Fork strategy), insieme alla "Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030". Entrambe le strategie sono centrali nell'ambito del Green Deal e si prefiggono diversi obiettivi al 2030 concernenti la riduzione dell'uso e del rischio dei pesticidi e della perdita dei nutrienti, la riduzione delle sostanze antimicrobiche, il miglioramento del benessere degli animali, la valorizzazione dell'agricoltura biologica e la tutela della biodiversità. La Commissione ha altresì presentato, ad aprile 2021, un piano d'azione per la produzione biologica nell'UE.
Uno degli obiettivi generali della PAC riformata 2023-2027 (regolamento (UE) 2021/2115; regolamento (UE) n. 2021/2116; e regolamento (UE) 2021/2117), inoltre, è sostenere e rafforzare la protezione dell'ambiente, compresa la biodiversità, e l'azione per il clima e contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'Unione in materia di ambiente e clima, in linea con il Green Deal e le suddette strategie Farm to Fork e sulla biodiversità. In tale contesto, un ruolo determinante sarà svolto dai Piani strategici nazionali della PAC; anche gli agricoltori sono chiamati ad attuare pratiche rispettose dell'ambiente e del clima.
Nell’impegno della Commissione, inoltre, parte integrante del Green Deal è il concetto di transizione giusta, con cui si fa riferimento alla necessità che la trasformazione economica e sociale verso la sostenibilità non lasci indietro nessuna persona e nessun luogo.
La Commissione europea ha presentato un piano d'azione per l’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali che integra e sostiene le transizioni verde e digitale con l'obiettivo di un'Europa sociale forte. In particolare, ha fissato tre obiettivi principali dell'UE per il 2030 - che sono stati approvati dai leader dell’UE nel maggio e nel giugno 2021 - nei settori dell'occupazione (almeno il 78% della popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni dovrebbe avere un lavoro), delle competenze (almeno il 60% degli adulti dovrebbe partecipare ogni anno ad attività di formazione) e dell'inclusione sociale (ridurre di almeno 15 milioni il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale), in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Il Fondo sociale europeo plus 2021-2027 rappresenta il principale strumento dell'UE per sostenere l'attuazione del Pilastro sociale e conseguire i tre suddetti obiettivi principali per il 2030.
Per approfondimenti, anche sulle iniziative già adottate, si veda la pagina web della Commissione europea sul piano d’azione per l’attuazione del Pilastro sociale.
Al fine di conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo, è essenziale orientare gli investimenti verso progetti e attività sostenibili.
La Commissione europea si è pertanto impegnata a mobilitare ingenti investimenti sostenibili privati e pubblici presentando, a tal fine, il Piano di investimenti per un'Europa sostenibile, che costituisce il pilastro Investimenti del Green Deal europeo, con l’obiettivo principale di mobilitare, attraverso il bilancio UE e gli strumenti associati (in particolare il Programma InvestEU), investimenti sostenibili privati e pubblici per almeno mille miliardi di euro nel prossimo decennio.
Il Piano intende altresì porre la sostenibilità al centro delle decisioni di investimento in tutti i settori e fornire sostegno alle amministrazioni pubbliche e ai promotori di progetti per creare una solida riserva di progetti sostenibili.
Il Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’UE 2021-2027, integrato da Next Generation EU (NGEU), affronta in modo trasversale l’obiettivo di sviluppo sostenibile proposto dall’Agenda 2030.
La maggior parte dei programmi di spesa del bilancio UE, infatti, contribuisce ad almeno un obiettivo di sviluppo sostenibile e viene in particolare attribuito un peso maggiore alla dimensione climatica e ambientale.
La Commissione ha inoltre avviato lavori esplorativi per mettere a punto un sistema di monitoraggio che consenta di seguire la spesa secondo la struttura degli OSS.
Rinviando alla pagina tematica della Commissione europea per ulteriori informazioni sul QFP 2021-2027 e su NGEU, compresi la struttura, i programmi di finanziamento, le dotazioni per Stato membro e i dati sulle spese e sulle entrate, si segnala in particolare che:
· oltre il 50% dell'importo totale del bilancio 2021-2027 e di Next Generation EU sostiene la modernizzazione dell'UE attraverso la ricerca e l'innovazione, transizioni climatiche e digitali eque e preparazione, ripresa e resilienza;
· il 30% dell'importo totale delle spese di bilancio dell'Unione e di Next Generation EU è destinato al sostegno degli obiettivi ambientali e climatici;
· il 20% del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, il principale strumento di Next Generation EU, viene investito nella trasformazione digitale e il 37% nella transizione verde, attraverso i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR) degli Stati membri. Tutti gli investimenti e le riforme previsti dai Piani non devono inoltre pregiudicare in modo significativo gli obiettivi ambientali dell'UE;
· il 30% dei fondi nell'ambito di NGEU sarà raccolto attraverso l'emissione di
· obbligazioni verdi;
· almeno il 35% dei finanziamenti provenienti da Orizzonte Europa contribuisce all’azione per il clima;
· almeno il 60% dei finanziamenti provenienti dal programma Meccanismo per collegare l’Europa (Connecting Europe Facility), che sostiene lo sviluppo di reti transeuropee ad alto rendimento, sostenibili ed interconnesse in modo efficiente nel settore dei trasporti, dell'energia e dei servizi digitali, contribuisce all’azione per il clima;
· il 40% della dotazione finanziaria complessiva della PAC 2023-2027 è destinata agli obiettivi climatici;
· almeno il 30% degli investimenti complessivi che saranno mobilitati da InvestEU, il programma che succede al Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), contribuirà al conseguimento degli obiettivi climatici;
· nell’ambito della politica di coesione dell'UE, gli Stati membri devono destinare a grandi investimenti che contribuiscono al Green Deal almeno il 30% di quanto ricevuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Inoltre, il 37% del Fondo di coesione contribuisce specificamente al conseguimento della neutralità climatica entro il 2050;
· con 5,43 miliardi di euro a prezzi correnti (il 61% dei quali a favore del clima) il programma LIFE mira a: agevolare la transizione verso un'economia sostenibile, circolare, efficiente sotto il profilo energetico, basata sulle energie rinnovabili, climaticamente neutra e resiliente; proteggere, ripristinare e migliorare la qualità dell'ambiente, compresi l'aria, l'acqua e il suolo; arrestare e invertire la perdita di biodiversità; contrastare il degrado degli ecosistemi;
· il 30% della dotazione dello Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) sostiene gli obiettivi climatici;
· nel 2026 e nel 2027, il 10% della spesa annuale del bilancio contribuirà ad arrestare e invertire il declino della biodiversità.
![]() |
La rubrica 1 “Mercato unico, innovazione e agenda digitale” aumenta gli investimenti in settori quali la ricerca e l'innovazione, la trasformazione digitale, le infrastrutture strategiche e il mercato unico, anche allo scopo di affrontare sfide quali la decarbonizzazione e il cambiamento demografico e rafforzare la competitività delle imprese e delle PMI.
La rubrica 2 “Coesione, resilienza e valori” mira a ridurre le disparità tra le regioni dell'UE, all'interno degli Stati membri e tra di essi, e a promuovere lo sviluppo territoriale sostenibile. Inoltre, investe nei giovani, nella salute e nelle azioni a tutela dei valori dell'UE.
La rubrica 3 “Risorse naturali e ambiente” investe nell'agricoltura e nei settori marittimi sostenibili, insieme all'azione per il clima, alla protezione dell'ambiente, alla sicurezza alimentare e allo sviluppo rurale.
La rubrica 4 “Migrazione e gestione delle frontiere” affronta le sfide connesse alla migrazione e alla gestione delle frontiere.
La rubrica 5 “Sicurezza e difesa” comprende programmi volti a rafforzare la sicurezza dei cittadini europei, migliorare le capacità di difesa dell'Europa e fornire gli strumenti per rispondere alle crisi.
La rubrica 6 “Vicinato e resto del mondo” contiene programmi che investono nell'azione esterna dell'UE nei Paesi del vicinato, nei Paesi in via di sviluppo e nel resto del mondo. Comprende anche l'assistenza ai Paesi che si preparano all'adesione all'UE. I finanziamenti dell’UE si concentrano sul vicinato europeo, sull'Africa e sui Balcani occidentali, nonché sui Paesi più bisognosi e riguardano la sicurezza, la migrazione, i cambiamenti climatici e i diritti umani. Contribuiscono, inoltre, a far fronte alle esigenze umanitarie più gravi: dall'aggravarsi delle catastrofi naturali dovute ai cambiamenti climatici alle sfide causate dalla pandemia di coronavirus e da altre malattie infettive, ai conflitti e alla crisi globale dei rifugiati.
La rubrica 7 “Pubblica amministrazione europea” riguarda essenzialmente le spese amministrative di tutte le istituzioni dell'UE e le pensioni dei funzionari dell'UE.
Si segnala, inoltre, che, in linea con l’allegato II dell’Accordo interistituzionale del 16 dicembre 2020, sottoscritto tra le Istituzioni europee in sede di approvazione del QFP dell’UE 2021-2027 e di Next Generation EU), la Commissione ha proposto che una quota pari al 25% delle entrate provenienti dallo scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra (ETS) e una quota pari al 75% delle entrate generate dal meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere siano versate al bilancio dell'UE e costituiscano quindi nuove risorse proprie.
Per "finanza sostenibile" si intende generalmente il processo che consente di tenere in debita considerazione, nell'adozione di decisioni di investimento, i fattori ambientali e sociali, per ottenere maggiori investimenti in attività sostenibili.
Già nel marzo 2018 la Commissione europea aveva lanciato un Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile, elaborato sul presupposto che gli attuali livelli di investimento non sono sufficienti a sostenere un sistema economico sostenibile sotto il profilo ambientale e sociale. Facendo seguito al suddetto Piano d'azione, le Istituzioni europee hanno in particolare adottato le seguenti misure:
· il regolamento (UE) 2019/2088 relativo all'informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, che introduce obblighi di trasparenza su come i partecipanti ai mercati finanziari e i consulenti finanziari integrano i fattori ambientali, sociali e di governance nelle loro decisioni in materia di investimenti e nelle loro consulenze in materia di investimenti o assicurazioni;
· il regolamento (UE) 2019/2089, che mira a perseguire strategie di investimento a basse emissioni di carbonio introducendo un quadro normativo che stabilisce requisiti minimi per gli indici di riferimento UE di transizione climatica e gli indici di riferimento UE allineati con l'accordo di Parigi a livello dell'Unione e garantendo che tali indici di riferimento non pregiudichino in modo significativo altri obiettivi ambientali, sociali e di governance (ESG);
· il regolamento (UE) 2020/852 (cosiddetto regolamento sulla tassonomia) che istituisce un sistema di classificazione, o "tassonomia", a livello dell'UE inteso a fornire alle imprese e agli investitori un linguaggio comune per individuare le attività economiche che possono essere considerate ecosostenibili, anche allo scopo di fornire una protezione contro la pratica del greenwashing, ossia il ricorso al marketing per descrivere i prodotti, le attività o le politiche di un'organizzazione come ecocompatibili quando non lo sono.
È stato anche tra l’altro approvato il regolamento delegato (UE) 2022/1214 della Commissione europea del 9 marzo 2022 che include, a determinate condizioni, alcune attività del settore del gas e del nucleare nell'elenco delle attività economiche coperte dalla tassonomia dell'UE.
Per approfondimenti, anche sulla questione dell’inserimento del gas e del nucleare nella tassonomia, si veda la pagina web della Commissione europea sulla tassonomia delle attività sostenibili.
La Banca europea per gli investimenti (BEI) è uno dei principali finanziatori mondiali dell'azione per il clima e della sostenibilità ambientale.
Con l’obiettivo di trasformare una parte della Banca in un'autentica Banca climatica europea, è stata adottata una tabella di marcia 2021-2025 della Banca per il clima (Climate Bank Roadmap) che ha tra gli obiettivi quelli di sostenere investimenti in azioni per il clima e a favore della sostenibilità ambientale per 1.000 miliardi di euro fino al 2030, di erogare, entro il 2025, oltre il 50% dei finanziamenti della BEI per l'azione per il clima e la sostenibilità ambientale.
In sostanza, la tabella di marcia segnala l'urgenza della crisi climatica e ambientale e rappresenta l’impegno della BEI, come banca del clima dell'UE, a sostenere il Green Deal europeo, aiutare l'Europa a diventare il primo continente a emissioni zero entro il 2050 e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Nel 2021, la quota di investimenti della BEI destinata a progetti di azione per il clima e di sostenibilità ambientale è salita a 36,5 miliardi di euro, ovvero il 58%.
Per approfondimenti, si veda la pagina tematica della BEI.
Dal 2020 gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono stati integrati nel ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio dei Paesi membri dell'UE, il cosiddetto Semestre europeo.
In tal modo, il Semestre europeo contribuisce a guidare le politiche economiche, sociali e di bilancio degli Stati membri verso il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, tenendo conto delle differenze esistenti tra i diversi Paesi, monitorando i progressi e garantendo un più stretto coordinamento degli sforzi nazionali.
Come annunciato nell’Analisi annuale della crescita sostenibile 2023, che conferma la strategia di crescita sostenibile fondata su quattro pilastri, strettamente interconnessi e sinergici (sostenibilità ambientale; incrementi di produttività; equità; stabilità macroeconomica), il ciclo del Semestre europeo 2023 continua a integrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, al fine di fornire una comunicazione pienamente aggiornata e coerente in tutti gli Stati membri. In particolare, ciascuna relazione per paese comprende una sezione specifica in cui sono analizzati lo status del Paese rispetto alla media dell'UE e i progressi compiuti in ciascun settore degli OSS.
Il 23 giugno 2022 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull'attuazione e la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile con cui ha in particolare ribadito il proprio impegno a favore dell'Agenda 2030, dei suoi 17 OSS e dell'impegno a non lasciare indietro nessuno e nessun territorio, sottolineato che, alla luce delle pandemie attuali e future e delle conseguenze della guerra in Ucraina, l'Agenda 2030 rappresenta un percorso unico verso un'economia del benessere per ricostruire meglio un mondo più equo, giusto, inclusivo, sostenibile e resiliente e incoraggiato la Commissione a intervenire per affrontare i cambiamenti climatici e a rispettare e promuovere i diritti umani, il diritto alla salute, le comunità locali, i rifugiati e i migranti, i bambini, le minoranze, le persone in situazioni vulnerabili, il diritto allo sviluppo, l'uguaglianza di genere, l'emancipazione femminile e l'equità intergenerazionale.
Ha altresì invitato la Commissione ad adottare una nuova strategia di alto livello dell'UE per l'attuazione dell'Agenda 2030, che dovrebbe definire, come minimo, un nuovo quadro di governance, gestito da un unico commissario di alto livello che sia responsabile per l'attuazione degli OSS in tutti i portafogli, una serie riveduta di obiettivi a livello dell'UE concreti, misurabili e corredati di scadenze per rafforzare l'ambizione dell'UE e le misure concrete per conseguirli, un sistema di monitoraggio aggiornato e indicatori, tenendo in considerazione l'impatto interno ed esterno dell'UE sui progressi globali degli OSS, un unico piano finanziario per raggiungere gli obiettivi dell'UE in materia di OSS, collegato ai suddetti traguardi e, infine, un piano per la diplomazia e la cooperazione internazionale dell'UE nell'ambito degli OSS, guidato da un inviato speciale per gli OSS, per garantire una condivisione equa degli oneri e condizioni di parità.
La Commissione europea effettua un monitoraggio periodico del conseguimento degli OSS a livello dell'UE, elaborando un quadro di indicatori di riferimento.
Una panoramica della situazione dell’UE e dei suoi Stati membri in relazione al conseguimento degli OSS è disponibile nel rapporto Eurostat “Sustainable Development in the European Union”, presentato il 24 maggio 2023. Si veda inoltre la pagina Eurostat dedicata agli obiettivi di sviluppo sostenibile.
La relazione è pubblicata unitamente al pacchetto annuale di primavera del Semestre europeo al fine di garantirle maggiore rilevanza per le politiche e in tal modo tenere fede all'impegno assunto dalla Commissione europea di integrare gli OSS nel Semestre europeo.
La relazione mostra che nell'ultimo quinquennio di dati disponibili (2016-2021 o 2017-2022), l'UE ha compiuto progressi per quanto riguarda la maggior parte degli obiettivi. I dati mostrano che l'UE ha compiuto progressi notevoli verso il conseguimento di molti obiettivi socioeconomici, mentre in campo ambientale si prevede che i progressi saranno più marcati a misura che gli Stati membri attueranno gli obiettivi ambiziosi del Green Deal europeo.
Per la prima volta, la relazione ha analizzato l'impatto a breve termine sugli OSS delle crisi attuali, tra cui la crisi energetica nel contesto della guerra della Russia contro l'Ucraina e le ripercussioni della pandemia. La relazione contiene inoltre un capitolo che ospita un'analisi più accurata degli effetti di ricaduta prodotti dai consumi dell'UE sul resto del mondo.
Il grafico seguente mostra una panoramica dei progressi dell’Unione nel conseguimento degli obiettivi.
La relazione mostra, quindi, che l'UE ha compiuto progressi significativi verso il conseguimento di tre OSS e progressi moderati per quanto riguarda la maggior parte degli altri obiettivi. In particolare, rileva la relazione:
· l'UE ha compiuto i maggiori progressi verso l'obiettivo di assicurare lavoro dignitoso e crescita economica (OSS 8). Nel 2022 il tasso di occupazione dell'UE ha segnato il massimo storico del 74,6%, mentre il tasso di disoccupazione di lungo periodo è sceso al minimo storico;
· sono stati compiuti progressi significativi anche verso il conseguimento degli obiettivi di sconfiggere la povertà (OSS 1) e di migliorare la parità di genere (OSS 5). La percentuale di coloro che subiscono costi abitativi eccessivi è diminuita dal 2015 e le retribuzioni orarie delle donne si stanno avvicinando a quelle degli uomini;
· si sono osservati buoni progressi anche per quanto riguarda la riduzione delle disuguaglianze (OSS 10), assicurare un'istruzione di qualità (OSS 4), nel campo della pace e della sicurezza delle persone nel territorio dell'UE e per un migliore accesso alla giustizia e la fiducia nelle istituzioni (OSS 16). I divari di reddito tra i gruppi più ricchi e quelli più poveri della popolazione si sono ridotti e l'UE si sta avvicinando nei tempi previsti all'obiettivo che il 45% della sua popolazione abbia svolto studi di livello universitario. Si sono ridotti i casi di morte per omicidi o aggressioni e la presenza percepita di reati, violenza e vandalismo nelle comunità europee. L'UE riporta inoltre progressi positivi verso il conseguimento degli obiettivi in materia di salute e benessere (OSS 3), nonostante le battute d'arresto causate dalla pandemia di COVID-19, e per quanto riguarda l'innovazione e le infrastrutture (OSS 9);
· hanno mostrato miglioramenti moderati le tendenze in merito a consumo e produzione responsabili (OSS 12), città e comunità sostenibili (OSS 11), la vita sott'acqua (OSS 14), sconfiggere la fame (OSS 2), acqua pulita e servizi igienico sanitari (OSS 6) e energia pulita e accessibile (OSS 7);
· si prevedono progressi più marcati per tre obiettivi: lotta contro il cambiamento climatico (OSS 13), la vita sulla terra (OSS 15) e partnership per gli obiettivi (OSS 17), a misura che gli Stati membri dell'UE realizzano le maggiori ambizioni che hanno ispirato gli obiettivi ambientali fissati a livello dell'UE. Per quanto riguarda l'azione per il clima (OSS 13), ricorda la relazione, l'UE ha stabilito obiettivi molto ambiziosi e senza precedenti per il 2030 e il confronto con le tendenze degli anni passati indica che saranno necessari sforzi maggiori. Anche nel settore dell'energia l'UE ha fissato obiettivi più ambiziosi per il 2030. Si può prevedere nei prossimi anni un progresso più consistente in materia di efficienza energetica e anche di energie rinnovabili nell'UE. Per quanto riguarda l'obiettivo dedicato alla "vita sulla terra" (OSS 15), sebbene le aree protette terrestri siano aumentate dal 2013 l'UE assiste ancora al continuo declino delle popolazioni di uccelli comuni e farfalle comuni. Sono previsti sforzi ulteriori, necessari per rimediare al degrado degli ecosistemi. Per quanto riguarda l'obiettivo delle partnership per gli obiettivi (OSS 17), la tendenza risente in parte di effetti ciclici, in particolare l'aumento del debito pubblico, dovuti alla crisi della COVID-19.
La relazione contiene, infine, una sintetica panoramica dello stato e dei progressi degli Stati membri dell'UE verso i 17 OSS. Di seguito il grafico concernente l’Italia:
Per approfondire i diversi obiettivi e la situazione di ogni paese e confrontarla con quella degli altri, si veda anche la pubblicazione interattiva "Gli OSS per me".
È nell'interesse dell'Unione svolgere un ruolo di primo piano nell'attuazione dell'Agenda 2030 anche a livello globale, attraverso l'azione esterna.
Gli OSS, che comportano sfide più che mai complesse, interconnesse e planetarie, rappresentano una dimensione trasversale dell'attuazione della strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'UE, che definisce le modalità di un impegno coordinato dell'UE nel mondo.
L'UE e i suoi Stati membri sono del resto il principale donatore mondiale di aiuti allo sviluppo e assistenza umanitaria e, attraverso la cooperazione con paesi partner in tutto il mondo, la cooperazione allo sviluppo dell'UE è un mezzo per far uscire le persone dalla povertà e garantire dignità e parità, ma anche per creare società pacifiche, giuste e inclusive.
L'UE è un leader mondiale nell'impegno per eliminare la povertà grazie a un insieme coerente di politiche che comprende la cooperazione allo sviluppo, diversi strumenti di politica commerciale e le politiche europee di vicinato e di allargamento. L'eliminazione della povertà, la lotta alle discriminazioni e alle disuguaglianze e il principio di non lasciare indietro nessuno sono elementi centrali del consenso europeo in materia di sviluppo, il quadro per la cooperazione allo sviluppo stabilito dall'UE e dai suoi Stati membri che spinge esplicitamente l'azione dell'UE verso l'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con l'obiettivo primario di eliminare la povertà.
L'UE aspira, inoltre, a continuare ad avere un ruolo guida anche per quanto riguarda la rigorosa attuazione dell'Accordo di Parigi sul clima, anche con riferimento agli sforzi internazionali per decarbonizzare il settore dei trasporti e avviare politiche in materia di economia circolare, impiego delle risorse e biodiversità.
Anche la politica europea in materia di commercio spazia attraverso gli obiettivi di sviluppo sostenibile integrandone l'attuazione in tutte le sue dimensioni. L'UE continua a sostenere fermamente un sistema commerciale multilaterale universale, basato su regole, aperto, non discriminatorio ed equo nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e si adopera attivamente per preservare e rafforzare tutte le funzioni dell'OMC. L'Unione collabora strettamente anche con altre organizzazioni internazionali, quali l'Alto Commissariato per i diritti umani (OHCHR), l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE), per promuovere i diritti umani, la responsabilità sociale e il comportamento responsabile delle imprese e sostenere gli obiettivi sociali e ambientali nell'ambito della sua politica commerciale.
In tale quadro, l'Unione aspira ad essere in prima linea nel coordinamento degli sforzi internazionali verso la creazione di un sistema finanziario che promuova la crescita sostenibile a livello mondiale, attraverso una strategia e un'architettura internazionale coerenti, che facciano leva sugli sforzi di istituzioni quali la Banca mondiale, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, che contribuirebbero a sviluppare la finanza sostenibile e a mobilitare investimenti sostenibili in tutto il mondo.
Per approfondimenti, si veda la pagina web della Commissione europea “L'UE e le Nazioni Unite: obiettivi comuni per un futuro sostenibile”.
Ai fini dell'attuazione dell'Agenda 2030, l'Italia ha posto in essere un mosaico di azioni che coinvolgono, a livelli diversi, Parlamento, Governo, Regioni ed Enti locali, mentre sono andate assumendo un ruolo crescente anche le iniziative della società civile. In linea generale, il processo di attuazione a livello nazionale si dipana prevalentemente a livello governativo, sia nella fase di programmazione strategica, sia in quella del monitoraggio e della verifica dei risultati.
Quanto alla fase di programmazione strategica, il principale strumento è costituito dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS), approvata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE- ora CIPESS) il 22 dicembre 2017, che definisce le linee direttrici delle politiche economiche, sociali e ambientali finalizzate a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030.
La Strategia è strutturata in cinque aree, corrispondenti alle "5P" dello sviluppo sostenibile proposte dall'Agenda 2030, ciascuna delle quali contiene Scelte Strategiche e Obiettivi Strategici per l'Italia, correlati agli SDGs dell'Agenda 2030:
- Persone: contrastare povertà ed esclusione sociale e promuovere salute e benessere per garantire le condizioni per lo sviluppo del capitale umano;
- Pianeta: garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali, contrastando la perdita di biodiversità e tutelando i beni ambientali e colturali;
- Prosperità: affermare modelli sostenibili di produzione e consumo, garantendo occupazione e formazione di qualità;
- Pace: promuovere una società non violenta ed inclusiva, senza forme di discriminazione. Contrastare l'illegalità;
- Partnership: intervenire nelle varie aree in maniera integrata.
Il documento identifica, inoltre, un sistema di vettori di sostenibilità, definiti come ambiti di azione trasversali e leve fondamentali per avviare, guidare, gestire e monitorare l'integrazione della sostenibilità nelle politiche, nei piani e nei progetti nazionali. La SNSvS però non prevede parametri di carattere quantitativo in relazione al perseguimento dei diversi obiettivi dell'Agenda 2030.
Secondo quanto disposto dall’articolo 34 del D.Lgs. 152/2006 (c.d. Codice dell’ambiente), la SNSvS è aggiornata con cadenza almeno triennale (sentita la Conferenza Stato-Regioni ed acquisito il parere delle associazioni ambientali) e costituisce il quadro di riferimento nazionale per i processi di pianificazione, programmazione e valutazione di tipo ambientale e territoriale. Tale norma prevede infatti, tra l’altro, che le Regioni e le Province autonome approvano proprie strategie regionali e provinciali per lo sviluppo sostenibile, in stretta correlazione con quella nazionale.
Il ruolo chiave della SNSvS quale quadro di riferimento per la programmazione, la valutazione e il monitoraggio di politiche e investimenti pubblici è quindi basato su livelli di interlocuzione e prospettive di allineamento programmatico con le amministrazioni centrali, con le Regioni e le Province autonome, nonché con le Città metropolitane e anche – come sottolineato nel Piano per la transizione ecologica (v. infra) – “con il consolidamento del dialogo con la società civile riunita nel Forum per lo Sviluppo Sostenibile e sull’attivazione di linee di supporto scientifico attraverso la collaborazione con le Università”.
Secondo quanto indicato nel sito web del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE), alla “nuova” SNSvS risultante dall’aggiornamento (tutt’ora in corso) sarà associato un Piano di Azione Nazionale sulla Coerenza delle Politiche per lo Sviluppo Sostenibile[1].
Il coordinamento delle azioni e delle politiche inerenti all'attuazione della strategia, cui concorrono politiche di competenza di numerosi Ministeri, è esercitato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, sulla base di una direttiva del Presidente del Consiglio del 16 marzo 2018 (recante “Indirizzi per l'attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite e della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile") che espressamente attribuisce alla Presidenza il compito di coordinare “i lavori volti agli aggiornamenti periodici della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e le azioni e le politiche inerenti all'attuazione della stessa Strategia".
Tale direttiva ha previsto, tra l’altro, che l'attuazione della SNSvS è operata in maniera sinergica con il Programma nazionale di riforma, nonché la predisposizione di una relazione annuale sull'attuazione della SNSvS.
Al fine di rafforzare ulteriormente il coordinamento delle politiche pubbliche in vista del perseguimento degli obiettivi in materia di sviluppo sostenibile indicati dall’Agenda 2030, l’art. 1-bis del D.L. 111/2019 ha previsto che “a decorrere dal 1° gennaio 2021 il Comitato interministeriale per la programmazione economica assume la denominazione di Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS)”.
L’art. 35 del D.Lgs. 300/1999, come modificato da ultimo dal D.L. 173/2022, affida al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica “le funzioni e i compiti spettanti allo Stato relativi allo sviluppo sostenibile e alla sicurezza energetica, ferme restando le funzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri”.
L’art. 57-bis del Codice dell'ambiente (D.Lgs. 152/2006), introdotto dall’art. 4 del D.L. 22/2021, ha istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE) con il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione, ferme restando le competenze del CIPESS. A tale Comitato, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o in sua vece dal Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, spetta in particolare l’approvazione del Piano per la transizione ecologica e per la sicurezza energetica (PTE), approvato con la delibera CITE 8 marzo 2022.
Si segnala altresì l’emanazione della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 7 dicembre 2021 recante "Linee di indirizzo sull'azione del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) per l'anno 2022?. Il provvedimento, come evidenziato nel sito del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, è volto ad avviare un percorso istituzionale per la “definizione di criteri e metodologie in base alle quali le amministrazioni componenti il CIPESS sottoporranno a decisione proposte di investimento orientate al perseguimento dei target relativi agli obiettivi di sviluppo sostenibile” e, quindi, a “garantire che le decisioni pubbliche di investimento deliberate dal Comitato contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile”.
La crescente consapevolezza della centralità delle tematiche ambientali ha portato il Parlamento ad approvare, nella scorsa legislatura, una riforma finalizzata ad inserire la tutela dell'ambiente tra i princìpi fondamentali della Costituzione. La legge costituzionale n. 1 del 2022 ha introdotto un nuovo comma all'articolo 9 della Costituzione, al fine di riconoscere il principio di tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni, attribuendo alla Repubblica la tutela anche di tali aspetti. È stato al contempo modificato l'articolo 41 della Costituzione in materia di esercizio dell'iniziativa economica, stabilendo che l'iniziativa economica privata non possa svolgersi in danno alla salute e all'ambiente e riservando alla legge la possibilità di indirizzare e coordinare l'attività economica, pubblica e privata, a fini non solo sociali, ma anche ambientali.
L’articolo 51-bis, del D.L. 24 febbraio 2023, n. 13, prevede la presentazione, a decorrere dal prossimo disegno di legge di bilancio, di allegati conoscitivi in materia di parità di genere e di bilancio ambientale. La norma è funzionale all’attuazione di uno specifico traguardo del PNRR che richiede la riclassificazione del bilancio generale dello Stato con riferimento alla spesa ambientale e alla spesa che promuove la parità di genere.
Si evidenzia che la norma dà attuazione al traguardo previsto nell’ambito della Riforma del quadro di revisione della spesa pubblica (Riforma 1.13 del PNRR, traguardo M1C1-110, con scadenza al 31 dicembre 2023), il quale richiede che la legge di bilancio per il 2024 fornisca al Parlamento un bilancio per lo sviluppo sostenibile, consistente nella classificazione del bilancio generale dello Stato con riferimento alla spesa ambientale e alla spesa che promuove la parità di genere. La classificazione deve essere coerente con i criteri alla base della definizione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Si fa notare che l’articolo 51-bis di cui trattasi dispone altresì che per la redazione dei due allegati in questione si applichino le procedure previste dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009) per l’ecorendiconto dello Stato (art. 36, comma 6) e per il bilancio di genere (art. 38-septies, comma 2). La normativa vigente, infatti, prevede che i due citati documenti vengano redatti in sede di rendicontazione.
Si segnala che, sebbene la legge n. 196/2009 non lo preveda espressamente, già dal 2011 le spese ambientali individuate con le modalità previste per l’ecorendiconto sono state rappresentate anche nel documento allegato alla relazione illustrativa al disegno di legge di bilancio, il c.d. ecobilancio dello Stato.
Nell’ecobilancio dello Stato allegato alla relazione illustrativa alla legge di bilancio 2023-2025 si afferma che le risorse finanziarie stanziate dallo Stato per la spesa primaria per la protezione dell’ambiente e l’uso e gestione delle risorse naturali ammontano a circa 20,8 miliardi di euro nel 2023, pari al 2,6% della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato.
Uno strumento di governance delle politiche per la sostenibilità, funzionale per molti aspetti alla verifica dell'attuazione dell'Agenda 2030, è costituito dagli Indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES), indicatori complementari al PIL che la legge di contabilità e finanza pubblica ha inserito stabilmente nel ciclo di bilancio quali strumenti di programmazione economico-finanziaria finalizzati a misurare i risultati delle politiche pubbliche alla luce di parametri diversi da quelli meramente economici e che, di fatto, presentano una stretta attinenza con taluni dei principali obiettivi e target dell'Agenda 2030.
L'Italia è il primo Paese dell’UE e del G7 che, collegando gli indicatori alla programmazione economica e di bilancio, ha attribuito ai BES un ruolo nell'attuazione e nel monitoraggio delle politiche pubbliche. Gli indicatori di benessere equo e sostenibile sono stati infatti introdotti nell'ordinamento legislativo italiano come strumento di programmazione economica dall'art. 14 della legge n. 163/2016, di riforma della legge di contabilità.
Il Comitato per gli indicatori di benessere equo e sostenibile - costituito presso l'Istituto nazionale di statistica (ISTAT) con D.P.C.M. 11 novembre 2016 – ha selezionato gli indicatori utili alla valutazione del benessere sulla base dell'esperienza maturata a livello nazionale e internazionale (si veda il D.M. Economia e Finanze 16 ottobre 2017). I dodici indicatori del BES sono stati selezionati tra i 152 indicatori contenuti nel "Rapporto BES" elaborato annualmente dall'ISTAT e afferiscono a 8 delle 12 dimensioni del benessere considerate di maggior rilievo: Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Innovazione, Ricerca e creatività, Qualità dei servizi.
La legge n. 163/2016, di riforma della legge di contabilità, ha altresì introdotto disposizioni (nuovi commi 10-bis e 10-ter dell'art. 10 della legge n. 196/2009, “legge di contabilità e finanza pubblica”) che prevedono la redazione da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, sulla base dei dati forniti dall'ISTAT, di due documenti:
· un apposito Allegato al DEF, che riporta l'andamento, nell'ultimo triennio, di tali indicatori, nonché le previsioni sull'evoluzione degli stessi nel periodo di riferimento, anche sulla base delle misure previste per il raggiungimento degli obiettivi di politica economica del quadro programmatico, e dei contenuti dello schema del Programma nazionale di riforma, contenuto nella terza sezione del DEF; il documento più recente è quello trasmesso alle Camere il 12 aprile 2023, in allegato al DEF 2023 (Doc. LVII, n. 1, Allegato VII).
· una Relazione, da presentare alle Camere per la trasmissione alle competenti Commissioni parlamentari entro il 15 febbraio di ciascun anno, sull'evoluzione dell'andamento degli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES), sulla base degli effetti determinati dalla legge di bilancio per il triennio in corso. La Relazione sugli Indicatori di Benessere Equo e Sostenibile 2023 è stata trasmessa alle Camere nel mese di marzo del corrente anno (Doc. LIX, n. 1).
Si illustrano di seguito i principali risultati connessi a ciascuno dei 12 indicatori considerati da tale relazione.
Si fa notare che la relazione in questione analizza l'andamento degli indicatori fino al 2021 sulla base dei dati dell'Istat disponibili al 3 febbraio 2023 e fornisce per nove di essi la stima per il 2022 e la previsione nel periodo 2022-2025 sulla base del più recente quadro macroeconomico. Sono inoltre descritte le misure introdotte dalla Legge di Bilancio 2023 riconducibili agli otto domini del benessere entro cui rientrano i dodici indicatori BES.
Il reddito disponibile lordo corretto pro capite nominale, primo indicatore del dominio ‘benessere economico', nel corso del 2021 è tornato su un sentiero di crescita, interrottosi nel 2020, registrando la variazione annuale più alta dal 2006 (+4,3 per cento). Nel triennio di previsione l'indicatore è stimato in ulteriore e robusta crescita ma con variazioni annue progressivamente più contenute, ma comunque superiori alla media del decennio 2010-2019.
La disuguaglianza del reddito disponibile - che misura quante volte il reddito totale posseduto dal 20% della popolazione con il più alto reddito è superiore al reddito totale posseduto dal 20% della popolazione con il più basso reddito - si attesta nel 2021 su un livello pari a 6,1, in crescita di due decimi rispetto al valore stimato per il 2020. Per il 2022, considerando le misure introdotte (in primis l'introduzione dell'Assegno unico e la revisione dell'Irpef), le stime suggeriscono un'apprezzabile riduzione della disuguaglianza che fa attestare l'indicatore su un livello pari a 5,8. Per il 2023 si prevede un leggero aumento della disuguaglianza (5,9). La dinamica rilevata per il 2023 è ascrivibile in via principale a una riduzione del reddito del primo quinto, dovuta al venir meno dei contributi monetari una tantum contro il caro energia erogati nel 2022, e al fatto che l'indicatore non cattura gli effetti delle ingenti risorse previste dalla legge di bilancio 2023 a riduzione delle bollette energetiche.
L'indice della povertà assoluta individuale è rimasto nel 2021 invariato rispetto al 2020, mentre a livello familiare risulta in lieve riduzione. Per il 2022 si prevede un calo della povertà assoluta familiare della stessa intensità del 2021; tuttavia tali progressi non sono sufficienti a compensare il rilevante peggioramento registrato del 2020. Nel biennio 2023-2024 l'indicatore dovrebbe stabilizzarsi sullo stesso valore del 2022. La relazione evidenzia come i bonus sociali per il gas naturale e l'elettricità e le misure per il contenimento delle tariffe hanno più che compensato l'incremento dell'incidenza della povertà assoluta prodotto dai rincari energetici.
Il dominio ‘Salute' è monitorato da due indicatori: speranza di vita in buona salute alla nascita ed eccesso di peso. Il dato della speranza di vita in buona salute alla nascita per il 2021 risulta pari a 60,5 anni, in riduzione di 0,5 anni rispetto al 2020 ma in aumento di 1,9 anni rispetto al 2019. L'indicatore è previsto in crescita in tutto il periodo di previsione, trainato principalmente dalla componente femminile. L'eccesso di peso presenta una tendenza in decrescita; si stima che nel periodo 2022-2025 l'indicatore continui a migliorare progressivamente, con una variazione negativa cumulata di 1,5 punti percentuali (p.p.) rispetto al 2021.
Il dominio ‘Istruzione e formazione' è monitorato dall'indicatore uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione: tra il 2019 e il 2021 si registra un miglioramento sia per la popolazione femminile che per quella maschile e, tuttavia, un ampliamento del gap di genere a sfavore dei maschi.
Il tasso di mancata partecipazione al lavoro con relativa scomposizione per genere, primo indicatore del dominio ‘Lavoro e conciliazione dei tempi di vita', nel 2021 migliora a livello aggregato (-0,3 p.p.). Si osserva, inoltre, una riduzione del gap di genere grazie alla performance più favorevole conseguita nel 2021 dalla componente femminile. Tale progresso, però, non è stato sufficiente a compensare il risultato negativo del 2020, imputabile alla maggiore incidenza dell'occupazione femminile nei settori più impattati dalla pandemia. La previsione per il quadriennio 2022-2025 indica la prosecuzione dell'incremento dei livelli occupazionali.
Il rapporto tra il tasso di occupazione delle madri tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio in età prescolare e l'occupazione delle donne della stessa fascia d'età nel 2021 è in peggioramento sia rispetto al 2020 (-1,2 p.p.) che al 2018 (-1,8 p.p.), primo anno della seria storica ricostruita.
L'indice di criminalità predatoria, del dominio ‘Sicurezza', nel 2021 risulta in peggioramento rispetto al minimo storico raggiunto nel 2020 (imputabile in gran parte alle restrizioni dovute alla pandemia). Rispetto al livello rilevato nel 2019, l'indice di criminalità predatoria risulta in significativa riduzione nel 2021 (-5,1 reati ogni 1000 abitanti).
L'indice di efficienza della giustizia civile, del dominio ‘Politica e istituzioni', (durata media effettiva in giorni dei procedimenti civili definiti nei tribunali ordinari), nel 2021 registra un lieve peggioramento (+1,7 per cento a/a), sebbene in valore assoluto risulti in linea con i livelli osservati prima dell'insorgere della pandemia. Per tale indicatore, si prevede complessivamente un calo significativo nel periodo 2022-2024.
Le emissioni pro capite di CO2 e altri gas clima alteranti, indicatore del dominio ‘Ambiente', nel 2021 sono in aumento rispetto al 2020 (+0,4 tonnellate eq. pro capite), ma in calo di circa il 4,6 per cento rispetto al 2019.
Infine, l'indice di abusivismo edilizio, del dominio ‘Paesaggio e patrimonio culturale', nel 2021 ha registrato il miglioramento più ampio tra quelli osservati nel periodo di analisi, da ascriversi all'aumento delle nuove abitazioni legali (+8.121 abitazioni legali a/a) in combinazione con il minor numero di nuove abitazioni illegali (-670 abitazioni illegali a/a).
In Italia il coordinamento nazionale nella produzione degli indicatori per la misurazione dello sviluppo sostenibile e il monitoraggio dei suoi obiettivi è affidato all’ISTAT. A partire dal 2016 l'ISTAT ha messo a disposizione degli utenti una piattaforma informativa dedicata alle misure nazionali utili per il monitoraggio degli SDGs che è stata perfezionata e ampliata negli anni. Nel rapporto pubblicato nel 2022 vengono diffuse 371 misure statistiche, che corrispondono a 138 indicatori tra quelli proposti dall’ONU per il monitoraggio degli avanzamenti dell’Agenda 2030 a livello globale.
Nel Rapporto SDGs 2022 dell'ISTAT viene evidenziato che l’analisi dell’evoluzione temporale delle misure statistiche di sviluppo sostenibile è stata condotta, per le sole misure per le quali sono disponibili sufficienti informazioni in serie storica, sull’ultimo anno (prevalentemente il 2020 o il 2021), confrontato con quello precedente e con i dati di 10 anni prima.
Sulla base di tali, nel rapporto si evidenzia che “gli andamenti relativi all’ultimo anno mostrano un quadro complessivamente positivo: il 50% delle misure sono in miglioramento, il 23% stazionarie e il 27% segnalano un peggioramento. La percentuale di misure con variazione positiva è significativamente elevata per il Goal 17 (Partnership per gli obiettivi), trainata dagli indicatori che riguardano l’uso dell’ICT, in forte incremento durante la fase pandemica acuta, e per il Goal 12 (Consumo e produzione responsabili) grazie soprattutto agli avanzamenti nella gestione dei rifiuti, mentre nei Goal 6 (Acqua) e 9 (Infrastrutture) si registrano i livelli più elevati di indicatori in peggioramento. Rispetto ai 10 anni precedenti, sono numerosi i segnali positivi: il 59,9% delle misure sono infatti in miglioramento, mentre il 16,7% restano stazionarie e il 23,4% segnalano un peggioramento. La percentuale di misure con variazione positiva è elevata per i Goal 17, 12, 7 (Energia pulita), 5 (Parità di genere), 9 e 2 (Fame zero), mentre nei Goal 11 (Città e comunità sostenibili), 13 (Cambiamento climatico), 4 (Istruzione) e 1 (Povertà) si registra il livello più elevato di misure in peggioramento”.
Con riferimento a ciascuno dei 17 SDGs, si dà conto, di seguito, della sintesi del relativo stato di attuazione descritta nel Rapporto dell’ISTAT.
|
Nel 2021, circa 5,6 milioni di individui (9,4%) sono in condizioni di povertà assoluta. Rispetto al 2020, l'incidenza della povertà è rimasta stabile a livello nazionale, con una diminuzione nel Nord-ovest (-2,1 punti percentuali, p.p.) e un aumento nel Nord-est (+0,4 p.p.), al Centro (+0,7 p.p.), al Sud (+1,5 p.p.) e nelle Isole (+0,1 p.p.). L'incidenza della povertà è lievemente diminuita per tutte le fasce d’età, tranne che per quella 0-17 anni per cui è aumentata di 0,7 p.p. Nel 2021, il costo dell'abitazione rappresenta un peso difficilmente sostenibile per il 7,2% della popolazione, dato stabile rispetto al 2020 e sui livelli minimi del periodo. Nell'ultimo decennio, le distanze tra le regioni si sono leggermente ampliate. Il rischio di povertà o esclusione sociale rimane pressoché stabile tra il 2020 e il 2021 (25,4%, +0,1 p.p.), ma comunque elevato nel confronto europeo, collocando l'Italia agli ultimi posti nella graduatoria dei Paesi della Ue. Rispetto a dieci anni prima le distanze regionali, nel complesso, non si sono ridotte. |
|
|
|
Nel 2020, più del 30% della popolazione mondiale soffre di insicurezza alimentare. Il fenomeno è costantemente in crescita dal 2015. Anche in Italia cresce la quota delle famiglie con segnali di insicurezza alimentare (1,7%, +0,2 punti percentuali - p.p. - rispetto al 2018), fortemente concentrate nel Mezzogiorno (dove raggiungono il 2,9%). Tra i bambini italiani da 3 a 5 anni, uno su tre è sovrappeso o obeso (33,2% nel 2020, +1,6 p.p. rispetto al 2018). Nella fascia di età che include anche gli adolescenti (3-17 anni), la quota è del 26,3% (29,2% fra i maschi, 33% nel Mezzogiorno). Le stime indicano un peggioramento della situazione nel 2020, confermando una tendenza già in atto prima dell'insorgere della pandemia. Nel 2020, le aziende agricole italiane sotto i 15 mila euro di fatturato hanno prodotto circa 15 mila euro per unità di lavoro (-18,8% dal 2015), con un margine operativo lordo di 1.467 euro per azienda (-31,3% dal 2015). La tendenza contrasta con gli obiettivi di miglioramento della produttività e del reddito dei piccoli produttori fissati dall'Agenda 2030. Continua a crescere la quota di superficie agricola investita in coltivazioni biologiche, che nel 2020 raggiunge il 16,4% (+5,1% sull'anno precedente), collocando l'Italia al quarto posto fra i Paesi UE27. Al tempo stesso, tuttavia, si registra un aumento delle quantità distribuite di fertilizzanti e fitofarmaci (rispettivamente, +15,4% e +11,3% sull'anno precedente). L'elevato tasso di irregolarità dell'occupazione (24,1% nel 2019, +3,4 p.p. dal 2010) costituisce un evidente punto di debolezza nel profilo di sostenibilità dell'agricoltura italiana. Il fenomeno presenta diversi livelli di intensità sul territorio, ma ha un peso rilevante in tutte le ripartizioni: circa un lavoratore su sette nel Nord, più di uno su cinque nel Centro, quasi uno su tre nel Sud. |
|
|
|
Nel 2021 il totale dei decessi per il complesso delle cause è in calo rispetto al 2020, ma rimane a livelli ancora elevati, con 709.035 decessi: 37 mila in meno rispetto al 2020 (-5%), ma 63 mila in più rispetto alla media 2015-2019 (+9,8%). Gran parte dell'eccesso del 2021 è dovuto al COVID-19 ed è stato osservato nel primo quadrimestre, quando la copertura vaccinale era molto bassa. Se nel 2020 l'eccesso di mortalità era stato maggiore al Nord, nel 2021 coinvolge l'intero Paese. Nel 2021 in nessun territorio la speranza di vita alla nascita (svn) è tornata ai livelli del 2019, anche se nel Nord-ovest e Nord-est ha recuperato rispettivamente 1,3 e 0,3 anni sul 2020, raggiungendo gli 82,8 e 83 anni. Nel Sud, invece, la perdita nella svn nel 2021 è stata più accentuata che nel 2020, con 0,5 anni in meno rispetto al 2020 (la svn è pertanto di 81,3 anni). La pandemia e le misure per contenerla continuano a influenzare l'andamento della mobilità e dell'incidentalità stradale anche nel 2021. Rispetto al 2020, incidenti e infortunati diminuiscono nei mesi di gennaio e febbraio e aumentano in misura consistente nel periodo marzo-giugno 2021, per tornare a livelli molto vicini al periodo pre-pandemia nella seconda parte dell'anno. Il perdurare della emergenza sanitaria ha portato i cittadini a rinunciare a molte prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno: sono l'11% coloro che hanno desistito per problemi economici o per difficoltà di accesso al servizio e per gli effetti della pandemia (erano il 9,6% nel 2020 e il 6,3% nel 2019). Tra le prestazioni sanitarie andate perse nel 2020 ci sono le vaccinazioni pediatriche. Nel 2020, per i nati nel 2018, la copertura vaccinale a 24 mesi per la poliomielite, il morbillo e la rosolia raggiunge rispettivamente il 94%, il 92,7% e il 92,2% (-1, -1,8 e -2 punti percentuali sul 2019) sotto il target OMS del 95%. |
|
|
|
I posti disponibili nei servizi per la prima infanzia pubblici e privati sul territorio italiano, nell'anno educativo 2020/2021, hanno coperto il 27,2% dei bambini fino a 2 anni compiuti. Il divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno è ampio. Nel 2021, la quota dei giovani 18-24enni che escono dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica è pari al 12,7% (517 mila giovani) e in marginale riduzione rispetto all'anno precedente (14,2%). Nell'anno scolastico 2021/2022, la quota di ragazzi della V classe della scuola secondaria di secondo grado che non hanno raggiunto un livello di competenza alfabetica sufficiente è stata del 48,5%, stabile rispetto all'anno precedente (48,2%) ma ancora molto distante dai risultati pre-pandemia (35,7% nell'anno scolastico 2018/2019). Anche la competenza matematica inadeguata è elevata, 49,9% in media in Italia, sui livelli dell'anno scolastico precedente (50,3%) ma lontana dai livelli raggiunti nell'anno scolastico precedente alla pandemia (39,3% nel 2018/2019). Le differenze territoriali e di cittadinanza restano ampie. Nel 2021, in Italia la quota di popolazione dai 30 ai 34 anni che ha completato l'istruzione terziaria è pari al 26,8% in calo rispetto all'anno precedente (27,8%). La quota di popolazione è più bassa al Sud (20,7%) e tra gli uomini (25%). Nel corso del 2021, il 9,9% degli individui di 25 e 64 anni hanno svolto almeno una attività formativa nelle ultime 4 settimane (erano stati il 7,1% nel 2020 e l'8,1% nel 2019), recuperando ampiamente la perdita avvenuta nel 2020, a causa delle azioni di contrasto alla diffusione del COVID-19. La partecipazione aumenta in tutte le regioni. |
|
|
|
Nel 2021, in Italia, 51,9 donne ogni 100.000 si sono rivolte al numero verde 1522 perché vittime di violenza. L'aumento del numero di chiamate di donne vittime di violenza è generalizzato sul territorio e cresce di oltre 2 punti percentuali rispetto al 2020. Nel 2020 risultano attivi 263 Centri Antiviolenza (erano 281 nel 2019) e 242 Case Rifugio (257 nel 2019). Nel 2020 sono stati commessi 116 omicidi di donne (111 nel 2019). L'83,6% degli omicidi femminili commessi nel 2020 è avvenuto in ambito domestico. Nel 2021, il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e il tasso di occupazione di quelle senza figli si attesta a 73%, in calo rispetto al 2020 (-1,2 punti percentuali). Il rapporto è più sfavorevole per le donne nella fascia di età 25-34 anni (60,4%), per quelle con basso titolo di studio (48,7%) e per quelle di nazionalità straniera (46,4%). Nel 2021, la rappresentanza femminile italiana al Parlamento europeo è pari al 39,5% (+0,5 p.p. rispetto alla media UE27). In lieve aumento nel 2021 la quota di donne elette nei Consigli regionali. Alla fine del 2021, l'Italia occupa la seconda posizione (38,8%) dopo la Francia (45,3%) per presenza femminile nei consigli di amministrazione e nei ruoli di alta dirigenza delle grandi società quotate in borsa. Ancora ridotti i ruoli di amministratore delegato (1,9%) e presidente (3,5%), che rappresentano rispettivamente il 2,4% del valore totale di mercato delle imprese quotate e il 20,7% della capitalizzazione complessiva. |
|
|
|
Nelle reti di distribuzione dell'acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia e città metropolitana nel 2020 sono erogati quotidianamente 236 litri per abitante, circa un litro in meno rispetto al 2018. La quota dell'acqua immessa in rete che nel 2020 raggiunge gli utenti finali è pari al 63,8% (0,9 punti percentuali in più rispetto al 2018). In più di un capoluogo su tre si registrano livelli di efficienza della rete di distribuzione dell'acqua potabile inferiori al 55%, mentre in un capoluogo su cinque i valori superano il 75%. Nel 2020, in 11 comuni capoluogo di provincia e città metropolitana, tutti ubicati nel Mezzogiorno, sono state adottate misure di razionamento nella distribuzione dell'acqua potabile. Rispetto all'anno precedente, il numero di comuni coinvolti è aumentato di 2 unità, ma è rimasto sostanzialmente invariato il numero di giorni oggetto di misure di emergenza. Rimane elevata, seppur stabile, la quota di famiglie che dichiarano di non fidarsi di bere l'acqua del rubinetto (28,5% nel 2021). La quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell'acqua nelle loro abitazioni è pari al 9,4% nel 2021, in lieve aumento rispetto all'anno precedente (8,9% nel 2020). |
|
|
|
|
|
L'Italia supera tutti gli obiettivi, stabiliti a livello nazionale ed internazionale per il 2020, relativi alle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER). Nel 2020, l'apporto complessivo da FER al consumo finale lordo di energia raggiunge il 20,4% (+3,4 p.p. rispetto al target europeo e nazionale), segnando un miglioramento di 7,4 p.p. negli ultimi dieci anni. Tra il 2012 e il 2020, la capacità netta di generazione di energia rinnovabile installata pro capite aumenta del 20%. Benché la crescita delle fonti rinnovabili abbia contribuito a ridurre la dipendenza energetica dall'estero, la quota di importazioni nette sulla disponibilità energetica lorda dell'Italia è una delle più elevate dell'UE27. Nel 2020, gli andamenti dei consumi finali di energia, che riflettono anche gli effetti delle misure di lockdown, si contraggono dell'8,9%. La caduta è meno accentuata di quella della Spagna, ma superiore al livello medio UE27 e a Francia e Germania. Interrompendo la serie di progressive riduzioni che aveva caratterizzato gli ultimi dieci anni, il 2020 segna un lieve incremento dell'intensità energetica totale, alimentato dal settore industriale (+6,3%), mentre i servizi confermano i valori del precedente anno. Nel 2021, l'incidenza di popolazione che non può permettersi di riscaldare adeguatamente l'abitazione (8,1%) è sostanzialmente stabile rispetto al 2020. Il numero delle autovetture elettriche ed ibride cresce consistentemente e, nel 2021, raggiunge il 36,4% tra le auto di nuova immatricolazione. |
|
|
|
Il 2021 è stato caratterizzato da una decisa ripresa dell'attività economica, che ha seguito la caduta registrata nel 2020, determinata dagli effetti dell'emergenza sanitaria. Le variazioni annue del Pil in volume, del Pil per abitante e per occupato sono consistenti (rispettivamente +6,6%, +7,2% e +6,0%). A trainare la ripresa economica sono stati soprattutto i settori delle costruzioni (con un incremento del valore aggiunto per occupato del 14,5%) e dell'industria in senso stretto (+11,8%), insieme a servizi come alloggio e ristorazione (+23,6%), trasporti e magazzinaggio (+12,7%), significativamente influenzati dall'emergenza sanitaria. Nel 2021, il recupero delle ore lavorate si è associato a un leggero aumento del tasso di occupazione che, per i 20-64enni, ha raggiunto il 62,7% (+0,8 p.p.), con benefici superiori per le categorie che avevano sofferto di più l'effetto della pandemia nel 2020 (donne, giovani, stranieri e residenti nelle regioni meridionali). Il tasso di disoccupazione ha segnato un aumento marginale (9,5%; +0,2 p.p.), riflettendo anche la ripresa delle azioni di ricerca di lavoro che ha determinato una riduzione dell'inattività. Il tasso di disoccupazione permane su livelli ampiamente superiori a quelli europei. Nel 2021, rallenta la crescita dell'incidenza di occupati che lavorano da casa, che si attesta sul 14,8%. L'incremento registrato (+1 punto percentuale rispetto al 2020) si deve esclusivamente alla componente occasionale del lavoro agile. Nel 2020, la spesa pubblica per le misure occupazionali e la protezione sociale dei disoccupati cresce notevolmente, raggiungendo il 2,8% del Pil e sfiorando il 5% della spesa pubblica complessiva. L'andamento riflette il peso delle misure di politica economica approvate per mitigare le ricadute della pandemia. Nel 2020, il tasso di infortuni mortali e inabilità permanenti scende a 9 ogni 10.000 occupati. |
|
|
|
Nel 2020, il trasporto passeggeri ha registrato un crollo delle presenze a causa delle misure restrittive per contrastare la pandemia. Anche il sistema della logistica è stato colpito, seppure in misura inferiore rispetto al trasporto passeggeri. Nel 2020, l'intensità di emissioni di CO2 sul valore aggiunto ha continuato a diminuire, scendendo del 2,4% rispetto al 2019 e del 5,1% rispetto al 2018. Nel 2021, l'industria manifatturiera, dopo la battuta d'arresto nel 2020 per la temporanea chiusura di alcune attività durante il lockdown, ha ripreso a crescere. Gli investimenti in ricerca e sviluppo, software, beni di proprietà intellettuale hanno mostrato una minore reattività al ciclo economico del 2021 e la loro quota ha subito una brusca contrazione, attestandosi rispettivamente al 7,8%, 8,4% e 16,7%, con una diminuzione di 1,2, 1,1 e 2,4 punti percentuali rispetto al 2019. Nel 2020, la spesa in ricerca e sviluppo è diminuita in valore assoluto rispetto al 2019 pur registrando un aumento della sua intensità pari al 1,51% del PIL. |
|
|
|
Nel 2021, il reddito disponibile lordo pro-capite delle famiglie residenti in Italia è tornato a crescere (+3,8%) dopo la flessione dell'anno precedente. L'aumento del potere d'acquisto è stato di intensità minore (+2,1%). Nel 2020, primo anno di pandemia, si è registrato un aumento dell'indicatore che esprime la diseguaglianza del reddito netto al livello di 5,9, ben 0,2 punti in più rispetto al 2019. I redditi familiari pro capite del 40% della popolazione a più basso reddito sono diminuiti in misura maggiore rispetto a quelli del totale della popolazione (-2,1 e -0,2 rispettivamente nel 2020). Nel 2020, si è ulteriormente ridotto il numero dei nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini stranieri, che si sono attestati a 106.503, il 39,9% in meno rispetto al 2019. La contrazione ha interessato tutte le motivazioni all'ingresso, ma a differenza dell'anno precedente sono diminuiti soprattutto i permessi rilasciati per motivi di studio (-58,2%), come effetto delle chiusure prolungate dei confini dovute alla pandemia da COVID-19. |
|
|
|
Nel 2021 il 17,6% della popolazione lamenta problemi relativi alle carenze strutturali e di umidità nelle abitazioni; il disagio è più accentuato nel Mezzogiorno (19,9%). Nel 2021 gli utenti classificati come assidui frequentatori dei mezzi pubblici con 14 anni e più rappresentano una quota inferiore al 10% (erano il 15,1% nell'anno pre-pandemico), mentre gli studenti che si recano nel luogo di studio solo con mezzi pubblici sono circa il 25% (erano il 28,5% nel 2019). Il calo si concentra in modo significativo nelle aree urbane: tra il 2019 e il 2020 si riduce di un quinto l'offerta di trasporto pubblico locale nei capoluoghi. Nel 2020 prosegue il processo di diminuzione della quota di rifiuti urbani conferiti in discarica, che si attesta al 20,1%, un valore ancora lontano dall'obiettivo UE al 2035 (10%). I volumi pro capite diminuiscono nei capoluoghi metropolitani per effetto della pandemia. Nel 2020 i livelli di inquinamento atmosferico continuano a ridursi, in particolare per il PM2,5, ma i valori restano elevati nelle grandi città, con i conseguenti rischi per la salute umana. |
|
|
|
Nel 2020, la caduta dei consumi delle famiglie, legato alle azioni di contrasto alla diffusione della pandemia, ha contribuito a una consistente riduzione dei rifiuti urbani per abitante, che hanno raggiunto i 487 chilogrammi pro capite (-3,2% rispetto al 2019), un valore inferiore a quelli dell'UE27 e delle principali economie europee (ad eccezione della Spagna). Nel 2020 si segnalano avanzamenti nei processi di gestione e di riconversione in nuove risorse dei rifiuti. Aumentano il tasso di utilizzo circolare dei materiali (21,6%; + 2,1 p.p. rispetto al 2019), la percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani (54,4%; +1,1 p.p.) e la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani (63,0%; +1,7 p.p.). Grazie a miglioramenti delle performance italiane superiori al profilo medio UE27, l’Italia si colloca al quarto posto in Europa per il tasso di utilizzo circolare dei materiali e al sesto per il tasso di riciclaggio. Nel 2020, in Italia, le attività produttive hanno generato 9,8 milioni di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, registrando un calo del 3% rispetto al 2019. La produzione di rifiuti speciali pericolosi è tuttavia in crescita rispetto al 2014, così come è in aumento il rapporto tra rifiuti speciali pericolosi e PIL. Nel 2020, il consumo di materia per unità di PIL è rimasto stabile. L'Italia si conferma al terzo posto nella graduatoria europea. Nel biennio 2019-2020, si rilevano segnali positivi dalla Pubblica Amministrazione, che aumenta la quota di acquisti che rispettano i criteri ambientali minimi. Per contro, si riduce la percentuale di istituzioni pubbliche che adottano forme di rendicontazione sociale e/o ambientale. Nel triennio 2018-2020, quasi 4 imprese su 10 hanno sviluppato innovazioni in grado di generare effetti positivi sull'ambiente. |
|
|
|
In Europa continuano a diminuire le emissioni di gas serra: nel 2019 sono il 24% in meno rispetto al 1990. L'Italia è tra i cinque Paesi Ue27 che forniscono il contributo maggiore a tale riduzione. Nel 2020, le emissioni di gas serra dell'economia italiana scendono del 9,8% rispetto all'anno precedente, anche per effetto della frenata dell'attività economica dovuta alle misure di contrasto alla diffusione del COVID-19. Le famiglie, che generano un quarto delle emissioni dell'Italia, nel 2020 riducono le proprie emissioni in misura maggiore rispetto alle attività produttive. Si registra un elevato pericolo di frane e alluvioni in numerose regioni italiane, conseguenza anche dei cambiamenti climatici. Nel 2020, il 2,2% della popolazione residente in Italia vive in aree a pericolosità da frana elevata o molto elevata e l'11,5% in aree a media pericolosità di alluvione. Nel 2021, la preoccupazione dei cittadini per i cambiamenti climatici diminuisce rispetto al 2020, ma continua ad essere la prima preoccupazione degli italiani tra le tematiche ambientali. |
|
|
|
|
|
Nel periodo 2015-2020, il valore mediano di rifiuti marini lungo le coste italiane è pari a 409 ogni 100 metri di spiaggia. Le concentrazioni più elevate si trovano nella sottoregione marina del Mar Adriatico (535) e del Mediterraneo occidentale (427), quelle minori nel Mar Ionio e Mediterraneo Centrale (250). Tra il 2015 e il 2020, l'Emilia-Romagna e la Campania registrano le riduzioni più marcate del numero di rifiuti marini spiaggiati; Friuli e Abruzzo gli incrementi più consistenti. Nel 2021, le aree marine appartenenti alla Rete Natura 2000 ricoprono il 13,4% delle acque territoriali italiane, con un'estensione di 20.717 km 2. Tra il 2020 e il 2021 è stata ampliata l'area dei Fondali dell'Isola di Salina di 309 km 2 (area sia terrestre che marina in larga parte in sovrapposizione con l'Arcipelago delle Eolie). Nel periodo 2014-2021, è più che triplicata la copertura delle acque tutelate (dal 3,8% al 13,4%), anche se nel 2021 molto contenuta. Nel 2021 risultano tutelate il 10,6% delle aree marine protette complessive – nazionali, regionali e della Rete Natura 2000 (al netto delle loro sovrapposizioni spaziali) – garantendo così il rispetto dell'obiettivo 11 degli Aichi Biodiversity Targets finalizzati alla tutela della biodiversità. Notevoli i progressi compiuti nella piena attuazione degli obiettivi relativi ai siti della Rete Natura 2000, dato che sono stati designati Zone Speciali di conservazione il 97,4% dei Siti di Importanza Comunitaria marini e terrestri. Nel 2020 l'Italia è molto vicina all'obiettivo previsto dalla Direttiva Balneazione, con il 97,3 % delle acque di balneazione marino costiere che presentano livelli di qualità almeno sufficiente (4.719 su 4.848 siti), anche se permane una minima quota (1,7%) che presenta qualità scarsa oppure non è campionata (0,9%). |
|
|
|
Nel 2021, il sistema delle aree protette assicura una elevata copertura delle 172 aree chiave per la biodiversità censite in Italia (75,9% per gli ecosistemi terrestri, 85,2% per quelli d'acqua dolce); gran parte dei Paesi UE sono però più vicini all'obiettivo della copertura totale. Torna ad accelerare il consumo di suolo: nel 2021, le superfici rese impermeabili dalle coperture artificiali registrano un incremento medio di 17,4 ettari al giorno, contro i 15,9 del 2020, raggiungendo il 7,2% del territorio nazionale. Molte regioni, tuttavia, si sono avvicinate all'obiettivo del consumo di suolo zero; le situazioni più critiche in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Lazio e Campania. Nel 2020 il 44,4% del territorio italiano presenta un grado di frammentazione elevato o molto elevato, che ne inibisce la funzionalità ecologica. Il fenomeno è particolarmente accentuato in Puglia e nelle Marche, ma interessa in quasi tutte le regioni più di un quarto della superficie territoriale. Fra gli uccelli nidificanti in Italia si rileva una positiva diminuzione delle specie a rischio di estinzione (26,1% nel 2019, contro il 30% del 2013). L'Italia resta comunque lontana dall'obiettivo della messa in sicurezza di tutte le specie minacciate entro il 2020. |
|
|
|
Nel 2020 in Italia sono stati commessi 289 omicidi volontari, pari allo 0,5 per 100.000 abitanti. Il tasso di omicidi è significativamente diminuito dal 2004, prevalentemente per gli uomini. Al 31 dicembre 2021, i detenuti in attesa di primo giudizio erano 8.527, pari al 15,8% della popolazione carceraria, un valore inferiore in termini assoluti a quello dell'anno precedente, ma superiore in termini di incidenza sul totale dei detenuti. Nel 2021, l'indice di affollamento degli istituti penitenziari per adulti registra un lieve aumento rispetto all'anno precedente, passando da 105,5 a 106,5 detenuti per 100 posti disponibili. L'evoluzione è in parte legata all'attenuarsi delle misure restrittive adottate per il COVID-19 nelle carceri. Nel 2021, si segnala una battuta di arresto nel processo di riduzione della durata dei procedimenti civili dei tribunali ordinari: la durata media aumenta di 7 giorni rispetto al 2020 (da 419 a 426 giorni), benché i procedimenti pendenti presso Tribunali e Corti di Appello siano diminuiti del 6,7% nello stesso anno. Nel 2021 diminuisce significativamente (dal 6,2% al 5,5%) la percentuale di cittadini che lamentano difficoltà nel raggiungere almeno tre servizi essenziali. |
|
|
|
Nel 2021, le entrate delle Amministrazioni Pubbliche rappresentano il 43,5% del PIL, con un incremento di 0,7 punti percentuali rispetto al 2020 e di 2,2 punti rispetto a dieci anni prima. L'aumento registrato nell'ultimo anno è da attribuirsi principalmente alla crescita degli incassi derivanti dalle imposte indirette (14,5%; +0,8 punti percentuali rispetto al 2020). In lieve riduzione la componente derivante dalle imposte dirette (15%; -0,1 p.p. rispetto al 2020) e dei contributi sociali effettivi (13,5%; -0,1 p.p. rispetto al 2020). Nel 2020, il rapporto tra Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) e reddito nazionale lordo rimane stabile rispetto ai due anni precedenti (0,22%). Anche l'APS destinato ai Paesi meno sviluppati sul reddito nazionale lordo rimane invariato rispetto all'anno precedente (0,06%). L'Italia resta ancora lontana dal raggiungimento dei target previsti dall'Agenda 2030. Nel 2021, le rimesse dei lavoratori immigrati in Italia ammontano a circa 7,7 miliardi di euro, con una crescita del 14,3% rispetto al 2020. Nella media del periodo 2011-2020, il flusso delle rimesse in uscita è pari allo 0,36% del Pil, e nel 2021 raggiunge lo 0,44 %. Nel 2021, gli utenti regolari di Internet (dai 16 ai 74 anni) sono l'80,2%, una percentuale inferiore alla media UE27 (87%). Di questi, il 39,8% utilizza Internet per acquistare merci o servizi online (+8,4 punti rispetto al 2020), il 45,3% per effettuare operazioni di Internet banking e il 34,1% per interagire on line con la Pubblica Amministrazione o con i gestori dei servizi pubblici. |
Nel Programma Nazionale di Riforma (PNR) – contenuto nella sezione III del Documento di Economia e Finanza 2023 (DEF) trasmesso alle Camere il 12 aprile 2023 (Doc. LVII, n. 1) – è contenuto un capitolo, il quarto, intitolato "Il percorso dell'Italia verso l'attuazione dell'Agenda 2030 e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile" in cui viene dato conto dell’attuazione degli SDGs in ambito nazionale.
In tale capitolo viene innanzitutto ricordato che “anche per il 2023 l’Annual Sustainable Growth Survey (ASGS) conferma la necessità di integrare il processo relativo agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) con il semestre europeo. Le linee Guida della Commissione invitano pertanto gli Stati membri a descrivere nei rispettivi PNR i progressi compiuti nel raggiungimento degli SDGs, focalizzando l’attenzione sugli obiettivi che … appaiono ancora difficili da realizzare”.
Nello stesso capitolo viene quindi fornita – sulla base dei dati del Rapporto SDGs 2022 dell’Istat e sulla Relazione sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) 2023 – un’analisi dello stato di attuazione degli obiettivi che presentano maggiori criticità (obiettivi 1-5, 8-10, 15, 17), raggruppati secondo le “quattro dimensioni” dell’ASGS (sostenibilità ambientale, produttività, equità e stabilità macroeconomica).
Dimensione Sostenibilità ambientale
In base all’analisi contenuta nella Relazione per Paese 2022 per l’Italia, il nostro Paese ha raggiunto risultati molto positivi per la maggior parte degli obiettivi collegati alla sostenibilità ambientale sebbene siano necessari ancora degli sforzi per raggiungere gli obiettivi 9 e 15.
In relazione all’obiettivo 9 (Infrastrutture, innovazione e industrializzazione equa), secondo la citata relazione i risultati conseguiti dall’Italia per la costruzione di infrastrutture resilienti, la promozione dell’innovazione, l’industrializzazione equa, responsabile e sostenibile e per favorire la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e il benessere degli individui sono ancora insufficienti.
In proposito il PNR evidenzia, oltre agli effetti della pandemia COVID-19 sui dati del 2020, che “nel 2021 si è assistito alla ripresa della crescita dell’industria manifatturiera, ma anche al calo della quota di investimenti in ricerca e sviluppo, software e beni di proprietà intellettuale” e che “il Governo, nella consapevolezza della necessità di migliorare il posizionamento dell’Italia nel raggiungimento di questo obiettivo, ha assegnato nel PNRR notevoli risorse alla digitalizzazione, alla ricerca e innovazione e alla mobilità sostenibile”.
In relazione all’obiettivo 15 (La vita sulla Terra) la Relazione per paese 2022 per l’Italia sottolinea che la necessità di accelerare le azioni per il raggiungimento di tale obiettivo. Il PNR evidenzia, in particolare, che i dati Istat mostrano che nel 2021 il consumo di suolo e il conseguente degrado del territorio hanno ripreso ad accelerare e l’estensione complessiva del suolo reso impermeabile dalle coperture artificiali si è attestato al 7,2% del territorio nazionale. Viene altresì evidenziato che “l’impegno del Governo verso il raggiungimento di questo obiettivo si sostanzia nell’adozione di numerose misure sia nel campo della transizione verde, sia in quello dell’economia circolare e della lotta all’inquinamento atmosferico. Inoltre, la legge di bilancio per il 2023 ha istituito un apposito fondo per il contrasto al consumo di suolo con risorse per 160 milioni per gli anni 2023-2027”.
Dimensione Equità
Nella Relazione per paese 2022 per l’Italia, la Commissione europea sottolinea che l’Italia ha compiuto progressi limitati nel raggiungimento degli obiettivi collegati a questa dimensione ed è necessario intervenire sugli obiettivi 1, 2, 3, 4, 5, 8 e 10 (per gli obiettivi 4 e 8, comuni alla dimensione ‘Produttività’, v. infra).
In relazione all’obiettivo 1 (Sconfiggere la povertà) la citata relazione avverte che in Italia, nel 2020, la percentuale di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale è ancora superiore alla media UE (24,9 per cento rispetto a 21,6 nella UE). I dati Istat documentano una sostanziale stabilità nel 2021. Il BES conferma questo quadro e, pur prevedendo un miglioramento per il 2022, sottolinea che esso non sarà sufficiente a compensare il dato negativo registrato nel 2020.
Il PNR evidenzia che “il Governo intende perseguire con fermezza un percorso di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale. Un significativo impegno in questa direzione è rappresentato dalle numerose misure di sostegno al reddito adottate per far fronte al caro bollette che si sommano a quelle previste nella legge di bilancio per il 2023 che dispone, tra l’altro, il riordino di alcune misure di sostegno alla povertà e all’inclusione lavorativa come il Reddito di Cittadinanza e l’assegno unico e universale”.
In relazione all’obiettivo 2 (Sconfiggere la fame), la citata relazione evidenzia che l’Italia ha compiuto progressi limitati e il PNR sottolinea che “i dati Istat confermano che il percorso verso l’eliminazione di ogni forma di difficoltà alimentare e malnutrizione è ancora lungo. Nel 2020 è cresciuta per il secondo anno consecutivo la quota delle famiglie con segnali di insicurezza alimentare ed è peggiorato il dato riferito ai bambini sovrappeso o obesi che per la fascia dai 3 ai 5 anni ha raggiunto il 33,2%” e ricorda gli interventi previsti dalla legge di bilancio 2023 (quali interventi a favore delle imprese agricole, interventi di supporto alle famiglie come la sperimentazione del reddito alimentare, le azioni a sostegno delle attività sportive e l’istituzione di un fondo per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare) e dal PNRR “per lo sviluppo dell’agrivoltaico, che rappresenta una rilevante alternativa al gas naturale”.
In relazione all’obiettivo 3 (Salute e benessere) la Relazione per paese 2022 per l’Italia, rimarca che l’Italia deve ancora impegnarsi per garantire una vita sana a tutti i suoi cittadini e residenti, sebbene il Paese mostri una performance migliore rispetto alla media UE.
Il PNR ricorda che nel 2021: l’eccesso di mortalità rispetto alla media 2015-2019 è rimasto elevato, risentendo soprattutto della bassa copertura vaccinale nel primo quadrimestre dell’anno; il numero di persone che ha dovuto rinunciare a visite specialistiche o esami diagnostici è stato pari all’11% della popolazione; la speranza di vita in buona salute alla nascita è risultata in aumento di 1,9 anni rispetto al 2019 e questo andamento positivo è confermato fino al 2025. Lo stesso PNR ricorda inoltre “le misure previste nel PNRR in ambito sanitario alle quali sono stati assegnati oltre 25 miliardi. Numerosi interventi sono stati disposti anche con la legge di bilancio per il 2023 come l’estensione dei contributi ai policlinici universitari e l’adeguamento del livello di finanziamento del SSN”.
In relazione all’obiettivo 5 (Parità di genere) la citata relazione sottolinea che il divario di genere nei livelli occupazionali, pur essendosi leggermente ridotto, rimane tra i più elevati nella UE. Il PNR sottolinea che i dati fotografano una situazione negativa per quanto riguarda gli episodi di violenza, ma anche in relazione alla difficoltà di conciliare lavoro e vita familiare come testimonia la diminuzione rispetto al 2020 del rapporto tra il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e il tasso di occupazione di quelle senza figli. Sono altresì ricordate le misure della legge di bilancio 2023 “come il rafforzamento degli sgravi contributivi per le assunzioni di donne in particolari condizioni, l'incremento dei congedi parentali e alcune misure a favore delle donne vittime di violenza” e rammentato che “il PNRR dedica molte risorse alle iniziative di conciliazione dei tempi lavoro-famiglia con diversi interventi, tra i quali rientra il potenziamento dei servizi educativi per l’infanzia”.
In relazione all’obiettivo 10 (Ridurre le disuguaglianze), la Relazione per paese 2022 per l’Italia sottolinea che l’aumento delle disuguaglianze in Italia è imputabile principalmente al peggioramento delle pari opportunità per i cittadini di Paesi terzi, soprattutto per quanto riguarda l'abbandono precoce dell'istruzione e della formazione. Il PNR evidenzia che per il 2020 i dati confermano l’aumento delle disuguaglianze, una significativa riduzione dei permessi di soggiorno rilasciati (-39,9% rispetto al 2019) e un aumento dell’indicatore di disuguaglianza del reddito. Viene però ricordato che “grazie ad alcune misure adottate dal Governo come l’introduzione dell’Assegno unico e la revisione dell’Irpef, nel 2022 si prevede una diminuzione delle disuguaglianze di oltre 3 punti percentuali”. Sono altresì richiamate le misure della legge di bilancio 2023 (“interventi contro il caro bollette e (…) incremento delle borse di studio per gli studenti universitari e AFAM”) e alcune norme della legge delega per la riforma fiscale “pensate proprio per rendere il sistema fiscale più equo e per favorire la diminuzione del carico fiscale sui redditi medi”.
Dimensione Produttività
La Commissione UE riconosce che l’Italia sta migliorando in tutti gli indicatori ma questo sta avvenendo in modo disomogeneo e quindi sono necessari sforzi per raggiungere gli obiettivi 4, 8 e 9 (v. supra).
In relazione all’obiettivo 4 (Istruzione di qualità) la Relazione per Paese sottolinea che l’Italia registra ancora risultati insufficienti in termini di istruzione terziaria e di prevenzione dell'abbandono precoce dell'istruzione e della formazione. Il PNR ricorda che: i posti nei servizi educativi per la fascia d’età 0-2 anni sono insufficienti; nel 2021 la quota di giovani che non ha conseguito un diploma è il 12,7% e la percentuale di laureati il 26,8% a fronte di un obiettivo europeo del 40%; l’indicatore di abbandono scolastico registra un recupero nel 2021, confermato anche nel 2022.
Sono inoltre ricordate le misure del PNRR (“gli interventi in questo ambito toccano numerosi ambiti dalle competenze di docenti e studenti all’edilizia scolastica e universitaria, passando per il potenziamento dei dottorati di ricerca”) e dalla legge di bilancio (quali “l’istituzione di un fondo per la valorizzazione del personale scolastico che riguarda tra l’altro, le attività di contrasto alla dispersione scolastica” e “il rifinanziamento del fondo per la copertura dei fabbisogni alloggiativi degli studenti universitari fuori sede”).
In relazione all’obiettivo 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), la Relazione per Paese ritiene necessario un miglioramento delle azioni a supporto dei lavoratori e della crescita economica: sebbene il 2021 sia stato un anno di ripresa, la crescita del tasso di occupazione è stata inferiore alla media UE, aumentando quindi la distanza tra l’Italia e gli altri Stati membri (-10,4 punti percentuali). Anche il tasso di disoccupazione (9,5%) rimane al di sopra della media europea (7%). Il PNR ricorda che le numerose misure adottate nel 2020 per far fronte alla pandemia hanno determinato un aumento della spesa pubblica per la protezione sociale dei disoccupati che si è attestata intorno ai 46 miliardi rispetto ai 22,6 dell’anno precedente. Le previsioni per l’indicatore BES “Tasso di mancata partecipazione al lavoro” indicano però che lo stesso tornerà sui minimi dal 2018 “e questa tendenza positiva è confermata per il periodo 2023-2025”.
Sono altresì ricordate le misure previste dal PNRR (relative al rafforzamento delle politiche attive del lavoro, al potenziamento delle competenze e alla lotta al lavoro sommerso, nonché la riforma della PA e del sistema giudiziario) e dalla legge di bilancio 2023 (volte a rafforzare il mercato del lavoro come la proroga dell’esonero contributivo al 100 per cento per le assunzioni di alcune categorie).
Dimensione Stabilità Macroeconomica
La Relazione per Paese sottolinea che l’Italia, pur essendo migliorata per alcuni obiettivi, presenta risultati poco soddisfacenti in relazione all’obiettivo 8 (v. supra) ed è rimasta stabile in relazione al percorso di rilancio del partenariato globale per lo sviluppo sostenibile - obiettivo 17 (Partnership per gli obiettivi).
Il PNR ricorda che i dati Istat mostrano, nel 2021, una sostanziale stabilità o un lieve miglioramento di tutte le misure utilizzate per analizzare i progressi verso questo obiettivo: “sono aumentati le entrate delle Amministrazioni Pubbliche (+0,7% rispetto al 2020) (…), il numero di utenti regolari di Internet (+3,8%), con un aumento particolarmente rilevante di coloro che ricorrono al web per acquistare merci o servizi online (8,4% in più rispetto al 2020), e le rimesse verso l’estero (+14,3% rispetto al 2020)”.
Viene inoltre ricordato che “il PNRR potrà dare un contributo significativo per accelerare questo percorso, attraverso ad esempio, il rafforzamento delle infrastrutture digitali e le misure nel campo dell’innovazione. Per la creazione di un sistema improntato all’equità è infatti necessario rafforzare la collaborazione internazionale nei settori della scienza, della tecnologia e dell’innovazione e negli scambi commerciali. L’obiettivo 17 mira anche alla promozione della stabilità macroeconomica quindi per il suo raggiungimento, rilevano anche la legge delega per la riforma fiscale e alcune delle riforme che accompagnano il Piano che promuovono l’efficienza e la competitività del Paese”.
I principali risultati evidenziati nel Rapporto ASVIS 2022 (pubblicato lo scorso ottobre), in relazione all’evoluzione dal 2010 al 2021, mostrano che “migliorano 7 Goal: alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), salute (Goal 3), educazione (Goal 4), uguaglianza di genere (Goal 5), sistema energetico (Goal 7), innovazione (Goal 9), lotta al cambiamento climatico (Goal 13). Sono 5 i Goal dove la situazione peggiora: povertà (Goal 1), acqua (Goal 6), ecosistema terrestre (Goal 15), istituzioni solide (Goal 16) e cooperazione internazionale (Goal 17). Infine, per 2 Goal la situazione rimane sostanzialmente invariata: condizione economica e occupazionale (Goal 8) e disuguaglianze (Goal 10)”.
Lo stesso rapporto evidenzia che “facendo un confronto con il quadro pre-pandemico del 2019, nel 2021 l’Italia evidenzia miglioramenti solo per due Obiettivi (Goal 7 e 8), mentre per due (Goal 2 e 13) nel 2021 si conferma il livello del 2019. Per i restanti dieci Obiettivi (Goal 1, 3, 4, 5, 6, 9, 10, 15, 16 e 17), cioè la stragrande maggioranza dei 14 che è possibile analizzare, il livello registrato nel 2021 è ancora al di sotto di quello misurato nel 2019, a conferma che il Paese non ha ancora annullato gli effetti negativi della crisi pandemica”.
Nel rapporto “Europe Sustainable Development Report 2022” del Sustainable Development Solutions Network (SDSN) viene fornita una classifica dei Paesi europei in relazione al livello di raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. L’Italia, secondo tale classifica, si posiziona al 19° posto con un punteggio di poco inferiore alla media UE.
Nella sezione I della relazione del Governo sullo stato di attuazione del PNRR, pubblicata nell’ottobre 2022, è contenuto un paragrafo che illustra gli obiettivi dell'Agenda 2030 a cui contribuisce il PNRR, ad eccezione degli obiettivi 2 e 17.
Tale illustrazione si basa sulla mappatura predisposta dall’Istat in collaborazione con la Ragioneria Generale dello Stato (RGS), che riconduce le misure del PNRR agli indicatori statistici associati agli SDGs, quindi agli obiettivi stessi. Nel Rapporto SDGs 2022 dell’Istat viene sottolineato che gli obiettivi 2, 15 e 17 attualmente non sono rappresentati.
Al fine di dare evidenza a questi risultati e consentire il monitoraggio delle misure del PNRR attraverso gli indicatori di sostenibilità, Istat e RGS hanno messo a punto un "cruscotto informativo" per la navigazione tra le missioni del PNRR e gli indicatori di sviluppo sostenibile.
Il seguente grafico evidenzia come le risorse previste dal PNRR (indicate in miliardi di lire) sono indirizzate agli obiettivi dell’Agenda 2030.
Fonte: Italiadomani.gov.it
In relazione all'obiettivo 1, nella citata sezione I viene evidenziato che "gli effetti della pandemia hanno visto crescere la povertà e le disuguaglianze. Anche se tutti gli interventi del Piano sono diretti a promuovere una crescita economica più sostenuta e inclusiva, in particolare il PNRR si propone di ridurre la povertà e le disuguaglianze tramite servizi alla popolazione economicamente più fragile e, in via principale, con i progetti di housing temporaneo e stazioni di posta per i senza fissa dimora della Missione 5, Componente 2" (M5C2).
In relazione all'obiettivo 3 viene evidenziato che "una delle sei missioni del PNRR è dedicata alla salute e ai servizi della sanità (Missione 6). Inoltre, il Piano prevede la riforma del sistema degli interventi in favore degli anziani non autosufficienti e il finanziamento di interventi per il sostegno alle persone vulnerabili e la prevenzione dell'istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti (M5C2), misure che potenziano i servizi socio-assistenziali domiciliari. Infine, due investimenti di sostegno allo sport mirano ad aumentare l'attività fisica per uno stile di vita più sano, con interventi specifici per i ragazzi in età scolare (M4C1) e nei territori (M5C2)".
In relazione all'obiettivo 4 viene evidenziato che "una componente del PNRR è dedicata al tema dell'istruzione (M4C1), con uno sguardo che parte dall'asilo e raggiunge l'università. Sono comprese riforme per favorire un accesso equo all'università (anche tramite una maggiore offerta di alloggi per gli studenti) e per rivedere l'organizzazione del sistema scolastico, il reclutamento dei docenti, il sistema di orientamento, gli istituti tecnici superiori e gli istituti tecnici e professionali. Investimenti specifici, diretti in particolare alle fasce più propense all'abbandono scolastico, mirano alla digitalizzazione delle scuole e alla riduzione dei divari di competenza. Un apporto all'obiettivo 4 viene anche dagli interventi socio-educativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno, con il coinvolgimento del Terzo Settore (M5C3), e dagli investimenti dedicati alle nuove competenze digitali, in particolare per adulti più anziani (M1C1)".
In relazione all'obiettivo 5 viene evidenziato che "la parità di genere è una delle priorità trasversali del PNRR, per cui ogni misura, con le potenzialità che la caratterizzano, dovrebbe concorrere alla parità sostanziale di genere. Diversi investimenti del Piano hanno questo obiettivo, sia in forma indiretta, come il Piano asili nido (M4C1), che diretta, come il sostegno alla capacità genitoriale delle persone vulnerabili (M5C2)”. Viene altresì sottolineato che il tema della parità di genere all'interno del mondo del lavoro e dell'impresa è ricompreso, secondo il quadro dell’Agenda 2030, all'interno dell'obiettivo 8.
In relazione all'obiettivo 6 viene evidenziato che "diverse misure contribuiscono a migliorare l'infrastruttura idrica, dagli investimenti in fognatura e depurazione alle misure per garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati e la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, anche tramite la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti stesse. Si tratta di investimenti che sono supportati da riforme volte alla semplificazione normativa e al rafforzamento della governance per la realizzazione materiale degli interventi nel settore. Tutte le misure che concorrono all'Obiettivo 6 appartengono alla Missione 2, Componente 4 (Tutela del territorio e della risorsa idrica)".
In relazione all'obiettivo 7 viene evidenziato che "l'Obiettivo 7 è oggetto di riforme e investimenti della quasi totalità delle due componenti del PNRR dedicate a Energia rinnovabile (M2C2) ed Efficienza energetica (M2C3). Nel primo caso, si tratta di ingenti investimenti volti alla riduzione del consumo energetico primario del patrimonio immobiliare privato (tramite il cosiddetto Superbonus 110 per cento) e pubblico (in particolare per scuole e tribunali), nonché allo sviluppo di sistemi di teleriscaldamento, a cui si aggiungono gli interventi per migliorare l'efficienza energetica di cinema e teatri (M1C3). Nel secondo caso, sono previste misure come il rafforzamento delle smart grid, la promozione di impianti innovativi (incluso off-shore), lo sviluppo agro-voltaico, la promozione delle fonti rinnovabili per le comunità energetiche e l'auto-consumo, lo sviluppo del bio-metano, la sperimentazione dell'uso dell'idrogeno e altre misure che, in linea con l'Agenda 2030, accelerano il processo di riduzione del ricorso alle fonti fossili, per una produzione energetica più pulita per l'ambiente e per la persona e per una diffusione più capillare della capacità produttiva all'interno delle comunità territoriali. A queste misure si aggiungono i progetti per l'ampliamento del parco agrisolare (M2C1). Infine, in maniera trasversale a tutte le componenti del Piano, gli investimenti dovranno garantire il rispetto del principio del non arrecare danno significativo all'ambiente, che, tra l'altro, vieta ogni finanziamento di attività legate ai combustibili fossili".
In relazione all'obiettivo 8 viene evidenziato che "il tema del lavoro è oggetto direttamente della Componente 1 della Missione 5 (Politiche attive del lavoro e sostegno all'occupazione), che si propone di fornire mezzi di riqualificazione professionale e di acquisizione di nuove competenze per creare posti di lavoro più qualificati, nonché di adottare un piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso. Diverse altre misure concorrono all'Obiettivo 8, che comprende anche la valorizzazione delle culture locali e il turismo sostenibile. Queste misure includono interventi in ambito lavorativo (come la Riforma delle lauree abilitanti per determinate professioni della Missione 4, Componente 1 o l'Ordinamento delle professioni delle guide turistiche della Missione 1, Componente 3), ma anche in termini di sviluppo dell'attività economica nei territori beneficiari (come "Attrattività dei borghi" della Missione 1, Componente 3 e i Programmi per valorizzare l'identità dei luoghi della Missione 1, Componente 3)".
In relazione all'obiettivo 9 viene evidenziato che esso “racchiude diverse aree di intervento del Piano: lo sviluppo di infrastrutture di qualità e resilienti, la promozione dell'industrializzazione nella direzione di inclusività, attenzione alle PMI, digitalizzazione e sostenibilità, il sostegno alla ricerca scientifica e all'innovazione, lo sviluppo tecnologico e l'accesso a internet e alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Nella Missione 1 puntano a questo Obiettivo gli investimenti per la digitalizzazione delle imprese (come Transizione 4.0), gli incentivi per l'internazionalizzazione delle PMI gestiti da SIMEST e quelli per le imprese turistiche, così come i progetti previsti per la promozione delle tecnologie satellitari e l'economia spaziale. Analogamente, vi contribuiscono la digitalizzazione dei servizi pubblici centrali e locali e gli interventi per assicurare la copertura anche di aree del Paese più remote con la banda ultra-larga. Lo sviluppo di infrastrutture di qualità, affidabili, sostenibili e resilienti vede l'apporto della Missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile) incentrato, a livello terrestre, sulla realizzazione di ferrovie ad alta velocità e sul rafforzamento del sistema ferroviario regionale e, a livello marittimo, su una maggiore sostenibilità dei porti dal punto di vista ambientale. La ricerca nel settore dell'idrogeno e la sua applicazione a vari settori produttivi (M2C2), sebbene contribuiscano prevalentemente al Goal 7, vanno nella direzione di una industrializzazione più sostenibile. Una forte azione di partenariato e le collaborazioni in varie forme tra imprese e università previste nella Missione 4, Componente 2 contribuiscono anch'esse a questo Obiettivo, includendo una visione che va oltre i confini nazionali tramite gli IPCEI e i partenariati - Horizon Europe. Infine, concorrono strutturalmente all'Obiettivo diverse riforme per favorire gli scambi commerciali e l'imprenditorialità, come quelle riguardanti la digitalizzazione delle procedure (SUAP & SUE), l'attuazione di uno 'Sportello Unico Doganale', la riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e del sistema sanitario, la riforma della proprietà industriale e le leggi annuali sulla concorrenza".
In relazione all'obiettivo 10 viene evidenziato che "nel nostro Paese sono particolarmente accentuate le diseguaglianze territoriali, su cui il PNRR agisce in maniera trasversale (anche grazie a una specifica disposizione nazionale che richiede che almeno il 40 per cento delle risorse territorializzabili siano destinate al Sud) e con misure specifiche della Missione 5, Componente 3, come gli investimenti per la strategia nazionale delle aree interne e gli interventi per le Zone Economiche Speciali (ZES). Il Piano opera anche su altre dimensioni delle diseguaglianze tra persone, con la riforma relativa alla Legge quadro sulla disabilità e gli interventi volti a creare percorsi di autonomia per persone con disabilità della Missione 5, Componente 2".
In relazione all'obiettivo 11 viene evidenziato che "la Componente 2 della Missione 5 (Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore) presenta molte misure direttamente volte alla rigenerazione urbana, specialmente nelle aree più marginali, favorendo una vita cittadina più sostenibile, tramite gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana per i comuni sopra 15 mila abitanti e capoluoghi di provincia e i Piani urbani integrati delle città metropolitane, entrambi volti alle aree di maggiore vulnerabilità sociale, oppure il Programma innovativo per la qualità dell'abitare (PINQuA). Queste misure, volte a processi di rinnovamento o costruzione di strutture, sono tutte indirizzate alla prevenzione del degrado sociale e ambientale e all'inclusione sociale. In parallelo, le misure di trasporto urbano della Missione 2, Componente 2, tra cui i bus verdi e il rafforzamento della mobilità ciclistica, concorrono a costruire Città e comunità sostenibili attraverso una gestione dei flussi di traffico meno basata sull'auto privata".
In relazione all'obiettivo 12, viene evidenziato che "il PNRR dedica alcune misure - tutte della Componente 1 della Missione 2 - alla gestione sostenibile delle risorse naturali nelle attività di produzione e distribuzione, al consumo consapevole e all'implementazione di un efficiente ciclo dei rifiuti, in ottica circolare. Su questo Obiettivo incidono, inoltre, una serie di riforme (come la strategia nazionale per l'economia circolare, il programma nazionale per la gestione dei rifiuti e il supporto tecnico alle autorità locali) e di investimenti (come la realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e l'ammodernamento di impianti esistenti e i progetti 'faro' di economia circolare)".
In relazione all'obiettivo 13 viene evidenziato che "diversi investimenti del Piano concorrono in maniera diretta al raggiungimento di questo Obiettivo, orizzontalmente a più Missioni, dall'adozione di programmi nazionali di controllo dell'inquinamento atmosferico (M2C4) al piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell'edilizia scolastica (M4C1), dalla fissazione di criteri ambientali minimi per eventi culturali (M1C3) agli investimenti per ospedali sicuri e sostenibili, che includono una rilevante azione in chiave anti-sismica (M6C2). Molte altre misure del Piano hanno come risultato derivato la riduzione di emissioni (come gli investimenti per le energie rinnovabili in Missione 2), ma qui si inseriscono solo gli interventi direttamente concernenti l'Obiettivo 13, cioè che si pongono come finalità primaria l'abbattimento delle emissioni, la prevenzione dei disastri (anche sismici) e la gestione del rischio".
In relazione all'obiettivo 14 viene evidenziato che "nel PNRR si mira a preservare la conservazione dei mari e delle risorse marine con una misura ad hoc di ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini (M2C4). L'investimento prevede interventi su larga scala per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini nelle acque italiane, finalizzati a invertire la tendenza al degrado degli ecosistemi".
In relazione all'obiettivo 15, viene evidenziato che esso “non è circoscritto alle grandi riserve naturali della biosfera, ma investe tutte le terre emerse, aree protette o meno. Diverse misure della Missione 2, Componente 4 (Tutela del territorio e della risorsa idrica) contribuiscono all'Obiettivo, come gli investimenti per la rinaturazione dell'area del Po, la bonifica dei siti orfani, la digitalizzazione dei parchi nazionali per il monitoraggio delle pressioni e delle minacce su specie e habitat e del cambiamento climatico, nonché la tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano. Queste misure puntano alla preservazione degli ecosistemi esistenti e alla tutela e rafforzamento della biodiversità".
In relazione all'obiettivo 16 viene evidenziato che "il rinnovamento delle istituzioni, anche in ottica di digitalizzazione, una giustizia più equa ed efficiente e l'azione sociale contro il crimine organizzato, sono oggetto di intervento di varie misure della Missione 1, Componente 1 (Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA), che è interamente dedicata al rafforzamento delle istituzioni, con un importante sforzo dedicato alle riforme della Giustizia e della Pubblica Amministrazione. Sono inclusi anche investimenti per Servizi digitali e cittadinanza digitale o per la Cybersecurity. Concorrono a questo Obiettivo, poi, le misure di azione sociale, come il Servizio civile universale (M5C1) e la Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (M5C3)".
Si fa notare, infine, che valutazioni sull’impatto del PNRR, nonché della legge di bilancio 2023 (L. 197/2022), sugli obiettivi di sviluppo sostenibile sono contenute nel rapporto “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, la Legge di bilancio 2023 e lo sviluppo sostenibile” pubblicato dall’ASviS nello scorso mese di aprile.
Secondo tale rapporto, l’attuazione del PNRR, nonostante i molteplici segnali di avanzamento, e la definizione del REPowerEU, richiedono decisioni urgenti per accelerare la transizione verso un modello di sviluppo. Anche la legge di bilancio 2023, secondo l’ASviS, è in chiaro-scuro: contribuisce ad affrontare alcune delle debolezze che caratterizzano la delicata situazione del Paese in campo ambientale, sociale ed economico, ma restano dei problemi sia sul piano contenutistico e debolezze dal punto di vista delle risorse finanziarie assegnate.
Dal punto di vista prettamente statistico, il 47% delle misure del PNRR monitorate presenta un contributo insufficiente per l’attuazione dell’Agenda 2030. Nel caso della legge di bilancio tale percentuale scende al 27%.
[1] Nella sezione PCSD del sito web del MASE si legge che il Piano di Azione Nazionale sulla Coerenza delle Politiche per lo Sviluppo Sostenibile rappresenta il risultato delle attività del c.d. progetto PCSD (Policy coherence for sustainable development: mainstreaming the SDGs in Italian decision making process to enforce the paradigm shift), finanziato dalla Commissione europea con l’obiettivo di verificare la coerenza delle politiche per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Tale progetto, avviato nel 2020, si innesta sul percorso di revisione della SNSvS.