Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Audizione del Commissario europeo per l'Ambiente, gli Oceani e la Pesca, Virginijus Sinkevičius
Serie: Documentazione per le Commissioni - Audizioni e incontri in ambito UE   Numero: 5
Data: 29/03/2023
Organi della Camera: VIII Ambiente, XIII Agricoltura, XIV Unione Europea

                                                       

 

XIX LEGISLATURA

 

Documentazione per le Commissioni

Audizioni e incontri

 

 

 

Audizione del Commissario europeo per l’Ambiente, gli Oceani e la Pesca, Virginijus Sinkevi?ius

 

Roma, 30 marzo 2023

 

 

 

 

Senato della Repubblica

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DELL’UNIONE EUROPEA

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Camera dei deputati

 

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n. 5

 


 

Servizio Studi

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n. 25

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Dossier n. 5

 

 

 

 

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I N D I C E

Competenze del Commissario Virginijus Sinkevi?ius. 1

Le competenze dell’UE in materia di ambiente e di azione per il clima.. 3

Il traguardo della neutralità climatica nel 2050 e l’attuazione del Green Deal.. 5

I documenti strategici 6

Le iniziative legislative e il pacchetto "Pronti per il 55%" (FIT FOR 55%) 7

Le politiche per l’ambiente e la protezione della biodiversità.. 17

La strategia 2030 per la biodiversità. 17

Il Quadro globale di Kunming-Montreal sulla biodiversità. 18

L’Ottavo programma di azione per l’ambiente. 19

Le politiche per la tutela e la gestione delle risorse idriche.. 21

L’accesso all’acqua. 22

La gestione e tutela delle risorse idriche. 22

Le politiche per l’inquinamento atmosferico e per l’aria pulita.. 25

La Strategia per la sostenibilità delle sostanze chimiche. 25

Il Piano d’azione per l’inquinamento zero. 26

La revisione della normativa sulla qualità dell’aria. 27

Inquinamento derivante dalle emissioni industriali 28

La revisione della normativa sui gas fluorurati e sulle sostanze lesive dell’ozono. 29

La transizione all’economia circolare.. 31

La tutela degli oceani e le politiche per la pesca.. 35

Il pacchetto per la pesca e l’acquacoltura. 35

La governance internazionale degli oceani 37

Il Trattato sull’alto mare. 37

La sicurezza marittima. 37

Le raccomandazioni dell’UE all’Italia in materia ambientale.. 41

Le procedure d’infrazione in materia ambientale che interessano l’Italia.. 43

 


 


Competenze del Commissario Virginijus Sinkevi?ius

Virginijus Sinkevi?ius, di nazionalità lituana, è il Commissario europeo competente per l’ambiente, gli oceani e la pesca.

La missione del Commissario si inscrive nelle priorità individuate dagli Orientamenti politici della Commissione europea 2019-2024 dalla Presidente von der Leyen che collocano al primo posto la realizzazione di “azioni concrete in materia di cambiamenti climatici”. Ciò con l’obiettivo di fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero e di consentire all’Unione di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, attraverso la presentazione di un Green Deal per la decarbonizzazione e la sostenibilità.

Il coordinamento dell’azione condotta dalla Commissione in materia - che investe tutti i settori di azione dell’UE, dall’ambiente al mercato interno, dal commercio all’industria, all’agricoltura, alla politica economica - è attribuito al Vicepresidente esecutivo Frans Timmermans.

 

In questo contesto, le responsabilità del Commissario Sinkevi?ius sono in particolare connesse ai seguenti obiettivi:

·       garantire che l'ambiente, gli oceani e la pesca rimangano al centro del Green Deal europeo;

·       la presentazione di una nuova strategia per la biodiversità per il 2030 comprendente la valorizzazione della rete Natura 2000, la tutela di foreste, specie e habitat, mari e oceani;

·       realizzare l'ambizione di inquinamento zero della Commissione, compresa la qualità dell'aria e dell'acqua e le sostanze chimiche pericolose;

·       attuare un piano d'azione per l'economia circolare per promuovere l'uso di risorse sostenibili;

·       promuovere la tutela degli oceani rendendoli privi di plastica e attuare la legislazione sulla plastica, in particolare sulla microplastica;

·       attuare la politica comune della pesca riformata;

·       valutare la politica comune della pesca, compresa la dimensione sociale, l'adattamento climatico e la pulizia degli oceani;

·       contribuire alla strategia "dal produttore al consumatore" sul cibo sostenibile, massimizzando il potenziale dei prodotti ittici sostenibili e del settore dell'acquacoltura;

·       promuovere la governance internazionale degli oceani, svolgendo un ruolo guida nelle discussioni internazionali;

·       garantire il contributo dell'Europa nell’aprire la strada a un accordo ambizioso alla conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica;

·       adottare un approccio di tolleranza zero nei confronti della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata;

·       contribuire alle discussioni dell'Organizzazione mondiale del Commercio su un accordo globale per vietare le sovvenzioni alla pesca che causano pesca eccessiva, pesca illegale e sovraccapacità;

·       sviluppare un nuovo approccio per un'economia blu sostenibile attingendo alla ricerca, alla pianificazione dello spazio marittimo, alle energie marine rinnovabili, agli investimenti blu e alla cooperazione regionale.

Nella presente documentazione si dà sinteticamente conto delle principali e più recenti iniziative adottate dalla Commissione europea negli ambiti di competenza del Commissario.


 

Le competenze dell’UE in materia di ambiente e di azione per il clima

L’articolo 4 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) include l’ambiente tra le materie in cui l’Unione ha competenza concorrente con quella degli Stati membri. Pertanto, in coerenza con il principio di sussidiarietà, questi ultimi esercitano la loro competenza nel settore, legiferando e adottando atti giuridicamente obbligatori, nella misura in cui l’Unione non esercita la propria.

L’articolo 11 dello stesso prevede che “le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione e nell’attuazione delle politiche e azioni dell’Unione”, con particolare riguardo alla “prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile”.

All’ambiente sono dedicati i successivi articoli 191, 192 e 193. In particolare l’articolo 191 assegna alla politica dell’Unione in materia ambientale gli obiettivi di:

·       salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente;

·       protezione della salute umana;

·       promozione a livello internazionale di misure destinate a risolvere i problemi ambientali a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici.

Il paragrafo 2 dello stesso articolo precisa che la politica ambientale dell’Unione, pur tenendo conto della difformità di situazioni tra gli Stati membri, mira ad un “elevato livello di tutela” ed è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, della correzione alla fonte dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio “chi inquina paga”.

L’Unione può intervenire in tutti gli ambiti della politica ambientale, ad esempio l'inquinamento dell'aria e dell'acqua, la gestione dei rifiuti e i cambiamenti climatici. Il suo campo d'azione è limitato dal principio di sussidiarietà e dal requisito, previsto dal paragrafo 2 dell’articolo 192, dell'unanimità in seno al Consiglio su deliberazioni riguardanti questioni di natura fiscale, la pianificazione del territorio, la destinazione dei suoli, la gestione quantitativa delle risorse idriche, o su misure che possano incidere sensibilmente sulla scelta delle fonti di energia e la struttura dell'approvvigionamento energetico di uno Stato membro (ferma restando la competenza nazionale in merito al mix energetico).

La lotta contro i cambiamenti climatici in particolare, è compresa tra gli obiettivi della politica ambientale europea dall’articolo 191, 1° paragrafo, che prevede con tale finalità la “promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell’ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici”.

Nel dicembre 2015 l’Unione europea ha aderito all’Accordo di Parigi, che mira a contenere l’innalzamento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C e, se possibile, a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, stabilizzando le emissioni di gas ad effetto serra prodotte a livello mondiale e quindi perseguendo l’azzeramento delle emissioni nette nella seconda metà del secolo.


 

Il traguardo della neutralità climatica nel 2050 e l’attuazione del Green Deal

Nel dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato la comunicazione sul Green Deal europeo, consistente in una tabella di marcia verso il raggiungimento entro il 2050 della neutralità climatica, ovvero dell’equilibrio tra le emissioni e gli assorbimenti di gas ad effetto serra, quale obiettivo prioritario dell’Unione europea.

Il Green Deal presuppone la trasformazione dell’economia e della società in senso ecosostenibile con un ampio spettro di interventi in tutti i settori: energia, industria, edilizia, trasporti e mobilità, agricoltura, gestione dei rifiuti, tutela dell’ambiente e della biodiversità, ricerca. L’obiettivo di perseguire l’impatto climatico zero entro il 2050 è stato confermato dal Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019.

Successivamente, il Regolamento europeo sul clima ha reso vincolante tale traguardo ed ha inoltre previsto, quale tappa intermedia, la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990, vedi infra). Tale obiettivo era stato sancito dal Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020 e da questo trasferito nel contributo determinato a livello nazionale (NDC) approvato il 17 dicembre 2020 e trasmesso al Segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCC).

Per implementare il Green Deal, il complesso normativo per l’energia e il clima è stato sottoposto a revisione dalle proposte legislative del pacchetto c.d. “Pronti per il 55% (attualmente oggetto di negoziato interistituzionale, vedi infra), presentato dalla Commissione europea nel luglio 2021.

Le proposte di tale pacchetto prevedono di conseguire la riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030 tramite i seguenti obiettivi: 

·       aumento al 40% della quota di energia da fonti rinnovabili (percentuale che il successivo piano REPowerEU ha proposto di innalzare a 45%);

·       aumento dell’efficienza energetica al 39% per l’energia primaria e al 36% per l’energia finale (rispetto alla normativa vigente la proposta della Commissione cambia la base di calcolo e prospetta una riduzione del consumo di energia almeno pari al 9% rispetto al 2020, anche per tale percentuale il piano REPowerEU ha proposto un innalzamento al 13%).

La crisi energetica innescata dall’innalzamento globale dei prezzi e dal conflitto in Ucraina, hanno posto l’enfasi sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’UE e sulla necessità di affrancare l’Unione dalla dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili dalla Russia, nonché dal gas naturale. In questa prospettiva, l’UE ha presentato il 18 maggio 2022 il Piano REPowerEU che presuppone la piena attuazione delle politiche per il clima e del pacchetto “Pronti per il 55%” e prevede l’incremento (dal 40 al 45%) della percentuale di energia da fonti rinnovabili e del risparmio energetico (dal 9% al 13% rispetto allo scenario 2020).

I documenti strategici

A seguito dell’adozione del Green Deal, la Commissione europea ha adottato numerosi documenti strategici in cui ha delineato le linee di intervento per la sua attuazione.

Tra questi la strategia industriale  e, in ambito energetico, una strategia per l’integrazione del sistema energetico, una strategia per l’idrogeno, volta ad aumentarne la produzione ed una strategia sulle energie rinnovabili offshore, una strategia per le ristrutturazioni immobiliari, volta a riqualificare il patrimonio edilizio dell’UE e migliorarne le prestazioni energetiche.

Con riguardo alle politiche ambientali, la Commissione ha presentato numerose strategie (si veda infra):

·       il nuovo piano di azione per l’economia circolare;

·       la strategia sulla biodiversità;

·       la strategia "Dal produttore al consumatore" per la sostenibilità del settore agroalimentare,

·       la strategia sulle sostanze chimiche sostenibili;

·       una nuova strategia per l’adattamento ai cambiamenti climatici,

·       la strategia forestale per il 2030.

Quest’ultima, adottata dalla Commissione europea il 16 luglio 2021, mira a tutelare e proteggere le foreste europee e consentirne l’adattamento agli eventi meteorologici estremi e alla grande incertezza provocata dai cambiamenti climatici e a rafforzare la capacità di assorbimento del carbonio del patrimonio forestale europeo. Tra gli obiettivi individuati dalla Strategia, l’impianto di 3 miliardi di nuovi alberi sul territorio dell’UE entro il 2030.

 

Le iniziative legislative e il pacchetto "Pronti per il 55%" (FIT FOR 55%)

Il citato pacchetto per la revisione complessiva della normativa in materia di energia, clima e trasporti è stato presentato dalla Commissione europea il 14 luglio 2021, assieme ad una comunicazione che ne inquadra il contenuto, con l’obiettivo di consentire entro il 2030 una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 55%.

Le proposte, nuove o di revisione della normativa vigente, intervengono su numerosi settori: dalla riforma del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) e della normativa sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica, fino all’introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere e all’istituzione di un Fondo sociale per il clima.

Di seguito le principali iniziative.

Revisione del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS)

Il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (Emission trading system ETS) fissa un tetto, diminuito periodicamente tramite un fattore di riduzione lineare, alla quantità di gas ad effetto serra che può essere emessa ogni anno per gli impianti di produzione di energia elettrica, l’industria ad alta intensità energetica, e il trasporto aereo all’interno dell’UE. I soggetti regolamentati acquistano o ricevono gratuitamente quote di emissioni che a fine anno devono corrispondere con le emissioni effettive e, se riducono le proprie emissioni, possono vendere le quote eccedenti.

La proposta di riforma della Commissione prevede tra l’altro:

·       la riduzione periodica del numero di quote emesse attraverso l’applicazione annuale di un fattore di riduzione del 4,2% (attualmente 2,2%);

·       l’estensione dal 2023, del sistema al trasporto marittimo;

·       la creazione dal 2026 di un sistema di scambio di quote separato per gli edifici e il trasporto su strada;

·       la progressiva riduzione delle assegnazioni gratuite e la loro eliminazione nei settori interessati dal nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere;

·       l’incremento del Fondo per l’innovazione e del Fondo di Modernizzazione, alimentati con parte dei proventi delle aste e volti a sostenere l’innovazione tecnologica e la transizione energetica in taluni paesi.

La riforma prevede inoltre che gli Stati membri utilizzino tutti i proventi loro destinati a obiettivi legati alla questione climatica.

La proposta è già stata esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio che il 18 dicembre 2022, nell’ambito della procedura legislativa ordinaria, hanno raggiunto un accordo politico provvisorio.

 

Revisione del regolamento su emissioni risultanti da uso del suolo, silvicoltura e agricoltura (LULUCF)

La proposta della Commissione incrementa l’obiettivo collettivo dell’UE di assorbimenti netti di gas a effetto serra del settore fissandolo a -310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2030, ed assegna agli Stati membri obiettivi nazionali annuali dal 2026 al 2030. Prevede inoltre che il settore combinato dell’uso del suolo, della silvicoltura e dell’agricoltura (LULUCF-Land use, Land Use Change and Forestry), che comprende anche emissioni diverse dalla CO2, derivanti dagli allevamenti o dai fertilizzanti, dovrebbe diventare climaticamente neutro entro il 2035 e successivamente assorbire emissioni in misura maggiore di quanta ne emette.

L’11 novembre 2022 Parlamento e Consiglio hanno raggiunto nell’ambito della procedura legislativa ordinaria un accordo politico provvisorio che il Parlamento europeo ha approvato in seduta plenaria il 14 marzo 2023. Tale accordo è stato approvato dal Consiglio il 28 marzo 2023 e l’atto dovrebbe essere pubblicato a breve nella Gazzetta Ufficiale

 

Riforma del regime di "condivisione degli sforzi" (effort sharing)

La proposta modifica il regolamento cosiddetto sulla condivisione degli sforzi (Effort sharing regulation - "ESR"), che assegna agli Stati membri obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori non soggetti alla normativa ETS o LULUCF (trasporti, ad eccezione dell’aviazione e della navigazione non domestica, edifici, agricoltura, piccoli impianti industriali, rifiuti) portando l’obiettivo di riduzione ad almeno -40 (rispetto al 2005, contro l’attuale - 30%).

L’8 novembre 2022 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico provvisorio su tale proposta che il Parlamento europeo ha approvato nella seduta plenaria del 14 marzo 2023. Tale accordo è stato approvato dal Consiglio il 28 marzo 2023 e l’atto dovrebbe essere pubblicato a breve nella Gazzetta Ufficiale.

Modifica della direttiva sull’efficienza energetica

La proposta della Commissione modifica la direttiva sull’efficienza energetica incrementando a -39% l’obiettivo di riduzione del consumo di energia primaria e -36% per il consumo di energia finale (rispetto alle proiezioni 2007, l’obiettivo attuale è 32,5%).

Con il successivo Piano REPowerEU la Commissione ha proposto di aumentare il risparmio energetico, riducendo ulteriormente il consumo di energia e portandolo dal 9% (rispetto al 1990) al 13%

Su tale proposta il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale il 27 giugno scorso e il Parlamento europeo ha approvato emendamenti il 14 settembre. I colegislatori hanno raggiunto un accordo politico provvisorio il 10 marzo 2023.

 

Modifica della direttiva per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili

La proposta modifica la direttiva sulle fonti di energia rinnovabili, incrementandone la quota nel sistema energetico dell’Unione ad almeno il 40% del consumo finale lordo di energia (contro il 32% attuale). Prevede obiettivi specifici per trasporti, edilizia, industria, e sistema elettrico. Il successivo Piano REPowerEU ha proposto di innalzare ulteriormente tale quota al 45%.

Tale proposta, su cui il Consiglio ha raggiunto il 27 giugno 2022 un orientamento generale, ed il Parlamento europeo ha approvato emendamenti il 14 settembre successivo, è ancora oggetto dei negoziati interistituzionali.

 

La disciplina delle emissioni delle autovetture e dei veicoli nuovi

La proposta modifica il regolamento sui livelli di emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri nuovi prevedendo che dal 2035 i nuovi veicoli debbano essere a emissioni zero, vietando di fatto, a partire da quella data, la vendita di veicoli a motore termico.

Sulla proposta Parlamento europeo e Consiglio hanno raggiunto un accordo politico provvisorio il 27 ottobre scorso. Il Parlamento europeo ha approvato tale accordo il 14 febbraio 2023. Il Consiglio, aveva inizialmente previsto il voto definitivo il 7 marzo (peraltro tra i Punti A, da approvare senza discussione, di una sessione del Consiglio istruzione); tuttavia la sopraggiunta posizione contraria dichiarata da alcuni Stati membri (Germania, Italia, Polonia, Bulgaria) ha determinato il rinvio della decisione. Tuttavia, dopo un accordo tra la Commissione europea e il governo tedesco sulla possibilità di continuare a commercializzare veicoli a motore termico alimentati con e-fuels anche dopo il 2035, ha infine votato tale accordo il 28 marzo 2023.

Il 21 marzo 2023 il Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, hanno scritto una lettera al Vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans illustrando la posizione italiana. Nella lettera,  ricordato che l’Italia è già pienamente impegnata nella decarbonizzazione del settore del trasporto e nella riduzione delle emissioni dei veicoli leggeri, si evidenzia “la necessità di rispettare il principio della neutralità tecnologica per garantire una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso una mobilità a zero emissioni”. I ministri si pronunciano favorevolmente, come la Germania, sull’utilizzo di carburanti CO2 neutral per consentire immatricolazioni anche dopo il 2035. Pertanto si attendono “che la Commissione attui ben prima della revisione del 2026, proponendo un atto giuridicamente vincolante”, “il considerando 11 del nuovo regolamento CO2”. “Un impegno in tal senso da parte della Commissione, con l'indicazione di una tempistica, sarebbe – si legge nelle agenzie - molto apprezzato e permetterebbe di concludere positivamente il dossier”. L’Italia non accetterebbe però "una interpretazione indebitamente ristretta da parte della Commissione del concetto di carburanti neutri", con l'esclusione dei biocarburanti.

Rispondendo all’interrogazione a risposta immediata n. 3-00209 dell’on. Cattaneo ed altri, nel corso del Question Time del 1° marzo 2023 presso la Camera dei deputati, il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, aveva preannunciato la posizione contraria del Governo italiano.

Si ricorda che la Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera ha esaminato, ai fini della verifica di conformità con il principio di sussidiarietà, la proposta di regolamento, c.d. “Euro 7”, sull’omologazione dei veicoli e la riduzione delle emissioni inquinanti diverse dalla CO2.

La proposta mira a ridurre l’inquinamento atmosferico causato dal trasporto su strada stabilendo livelli emissivi più rigorosi per tutti i veicoli a motore in relazione a sostanze inquinanti, alcune delle quali ancora non regolamentate; pertanto abroga le vigenti norme (Euro 6), relative alle emissioni di autovetture e furgoni, ed (Euro VI), relative alle emissioni di autocarri e autobus. In particolare, la proposta provvede, tra l’altro:

- ad aggiornare i limiti per gli inquinanti atmosferici prodotti dai veicoli e a fissare limiti di emissione per sostanze inquinanti non comprese nella disciplina attuale, come le emissioni di protossido di azoto;

-a regolamentare le emissioni di particolato prodotte dai freni e di microplastiche causate dagli pneumatici;

- a migliorare il controllo delle emissioni anche tramite la prescrizione di installare sistemi informatici di monitoraggio sulle vetture per indicare malfunzionamenti, monitoraggio delle emissioni sopra soglia e dei consumi;

- ad aggiornare le norme sulla durabilità dei veicoli prescrivendo la conformità per autovetture e furgoni fino al raggiungimento dei 200.000 chilometri e dei 10 anni di età.

Nel parere motivato si dichiara non rispettato il principio di sussidiarietà non risultando “adeguatamente dimostrati né la necessità né il valore aggiunto dell’intervento legislativo” dell’UE. Al contrario, si legge nel parere che la proposta comporterebbe “significativi oneri in capo all’industria automobilistica, già impegnata in un imponente sforzo di riconversione industriale” proprio nella prospettiva della messa al bando dei veicoli a motore termico nel 2035.

La realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi

La Commissione ha presentato un Piano strategico e una proposta di regolamento per la realizzazione di un’infrastruttura capillare per i combustibili alternativi. Sono fissati obiettivi nazionali obbligatori di distribuzione dell’infrastruttura per i veicoli stradali, le navi e gli aeromobili in stazionamento ed una copertura minima di punti di ricarica elettrica e per il rifornimento di idrogeno. In particolare, oltre 1 milione di punti di ricarica entro il 2025 e circa 3,5 milioni entro il 2030.

Lungo le autostrade della rete TEN-T dovrebbe essere installata una capacità di almeno 300 kW, erogata attraverso punti di ricarica rapidi ogni 60 km della rete centrale entro il 2025 e una capacità di 600 kW entro il 2030. Per i veicoli pesanti elettrici la capacità prevista, in punti di ricarica lungo la rete centrale ogni 60 km, è di 1400 kW entro il 2025 e di 3500 kW entro il 2030. Per il rifornimento di idrogeno è prevista una stazione ogni 150 km lungo la rete centrale TEN-T e in ogni nodo urbano.

La proposta di regolamento, su cui il Consiglio ha raggiunto il 2 giugno 2022 un orientamento generale, ed il Parlamento europeo ha approvato emendamenti il 19 ottobre scorso 2022, è stata oggetto di un accordo politico provvisorio tra i due colegislatori il 28 novembre 2023.

 

L’utilizzo di carburanti sostenibili alternativi nel trasporto aereo e marittimo

Per decarbonizzare il trasporto aereo, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento per garantire che negli aeroporti dell’Unione vengano utilizzate percentuali gradualmente crescenti di carburanti sostenibili per l’aviazione (sustainable aviation fuels – SAF: biocarburanti avanzati, carburanti sintetici prodotti con elettricità verde ), partendo da un 5% entro il 2030 fino al 63% nel 2050. Un’ulteriore proposta è volta ad incentivare l’utilizzo di combustibili sostenibili e di tecnologie a zero emissioni nel trasporto marittimo.

Il Consiglio ha concordato un orientamento generale su entrambe le proposte il 2 giugno 2022. Il Parlamento europeo ha approvato emendamenti sulla proposta relativa al settore aereo il 7 luglio 2022 ed emendamenti sulla proposta relativa al settore marittimo il 19 ottobre 2022, su cui Il 23 marzo 2023 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio.

 

La revisione della tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità

La proposta rivede la normativa sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità, prevedendo aliquote fiscali basate sulle loro prestazioni ambientali. Le aliquote massime dovrebbero essere applicate ai combustibili fossili, quali il gasolio e la benzina, quelle più basse all’elettricità, ai biocarburanti avanzati, ai bioliquidi, ai biogas e all’idrogeno da fonti rinnovabili. Prevede inoltre la possibilità per gli Stati membri di introdurre esenzioni fiscali per le famiglie vulnerabili e in situazioni di precarietà energetica sui combustibili per riscaldamento ed elettricità.

La proposta è all’esame, secondo la procedura legislativa ordinaria, della Commissione per i problemi economici e monetari (ECON) del Parlamento europeo e del Consiglio.

Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM)

Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism - CBAM) proposto dalla Commissione consiste nell’applicare un prezzo del carbonio ai beni d’importazione, per prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni al di fuori dell’Europa e impedire il trasferimento di attività produttive ad alta intensità di carbonio in paesi terzi. Il sistema, inizialmente limitato a cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti e energia elettrica, si baserà su certificati delle emissioni incorporate nei prodotti che dovranno essere acquistati dagli importatori europei. Il loro prezzo dovrebbe essere calcolato in base al prezzo di vendita all’asta delle quote EU ETS ed i proventi del meccanismo dovrebbero costituire una risorsa propria per il bilancio dell’UE.

Sulla proposta il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto il 13 dicembre 2022 un accordo di natura provvisoria e condizionale che l’8 febbraio 2023 è stato approvato dalla Commissione ENVI del Parlamento europeo ed è in attesa di voto da parte della plenaria.

 

Il Fondo sociale per il clima

L’istituzione di un Fondo sociale per il clima è prevista da una apposita proposta di regolamento presentata dalla Commissione nel luglio del 2021. Il Fondo dovrebbe erogare agli Stati membri finanziamenti finalizzati a mitigare l’impatto sui prezzi della nuova tariffazione del carbonio, in particolare la sua estensione al trasporto su strada e all’edilizia, e ad aiutare i cittadini a investire nell’efficienza energetica. Ciascuno Stato membro dovrebbe presentare alla Commissione un Piano sociale per il clima con misure per le famiglie e le micro-imprese vulnerabili, nonché gli utenti vulnerabili dei trasporti, comprese forme temporanee di sostegno diretto al reddito. Il Fondo fornirà supporto finanziario agli Stati membri che abbiano sostenuto interventi di: efficienza energetica, rinnovamento edilizio, mobilità a zero emissioni, riduzione delle emissioni di gas serra e riduzione del numero di famiglie vulnerabili. Gli Stati dovranno contribuire per almeno il 50% delle risorse richieste per l’implementazione dei loro Piani.

Il Consiglio ha concordato nel giugno dello scorso anno un orientamento generale sul testo. Il Parlamento europeo ha approvato emendamenti il 22 giugno. Il 18 dicembre 2022 i colegislatori hanno raggiunto un accordo politico provvisorio, approvato l’8 febbraio 2023 dalla Commissione ENVI del Parlamento europeo che deve ancora pronunciarsi in seduta plenaria. 

 

La revisione della direttiva in materia di prestazione energetica degli edifici

La proposta, presentata il 15 dicembre 2021 e su cui il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale il 25 ottobre 2022, prevede che tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti lo divengano entro il 2050.

Il Consiglio ha concordato un orientamento generale sulla proposta il 25 ottobre scorso mentre il Parlamento europeo ha approvato emendamenti nella seduta plenaria del 14 marzo 2023.

Si ricorda che, nel corso del Question Time del 18 gennaio 2023 alla Camera dei Deputati, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, aveva dichiarato che il governo avrebbe posto in essere tutte le iniziative necessarie per rendere il testo finale della direttiva compatibile con la peculiarità del patrimonio edilizio italiano e tale da consentirne la graduale riqualificazione. Aveva dichiarato inoltre che gli oneri finanziari legati agli interventi richiesti dalla proposta avrebbero dovuto essere mitigati, ad avviso del Governo, da un quadro di incentivi predisposto dagli Stati membri con il sostegno dell’Unione europea.

Successivamente, nella seduta dell’8 marzo 2023, la Camera dei Deputati ha approvato la mozione 1-00038 dei deputati Riccardo Molinari ed altri, con cui impegna il governo “ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti istituzioni europee al fine di scongiurare” l’introduzione di tale disciplina “nell’ottica di tutelare le peculiarità dell’Italia” e garantire “la necessaria flessibilità per raggiungere obiettivi di risparmio energetico più confacenti alle proprie caratteristiche”.

Sull’adeguamento energetico degli edifici, la Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera ha svolto una serie di audizioni di portatori di interessi nell’ambito dell’esame della comunicazione “Applicare il diritto dell'UE per un'Europa dei risultati”.

Un nuovo quadro normativo per decarbonizzare il mercato del gas. 

Due proposte, una di regolamento e l’altra di direttiva, sono state presentate per favorire il passaggio dal gas naturale fossile al gas da fonti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, tra cui biometano e idrogeno. L’obiettivo è di creare le condizioni per un mercato dell’idrogeno e per la realizzazione di un’infrastruttura dedicata anche per gli scambi con paesi extra-UE. Le nuove norme disciplinano l’accesso alle infrastrutture per l’idrogeno, compresa la distinzione tra attività di produzione e di trasporto, e la fissazione delle tariffe, la creazione di una struttura di governance, la rete europea dei gestori di rete per l’idrogeno (European Network of Network operators for Hydrogen, ENNOH) che dovrebbe promuovere il coordinamento transfrontaliero e l’interconnessione delle reti.

Su entrambe le proposte, già esaminate dalla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo (ITRE), si deve pronunciare la plenaria del Parlamento europeo e deve essere concordato un orientamento generale del Consiglio.



 

Le politiche per l’ambiente
e la protezione della biodiversità

La strategia 2030 per la biodiversità

Il 20 maggio 2020 è stata adottata la nuova Strategia per la biodiversità, volta ad affrontare le principali cause della perdita di biodiversità, come l'uso insostenibile della superficie terrestre e del mare, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, l'inquinamento e le specie esotiche invasive.

Nella stessa data, la Commissione ha adottato anche la Strategia per la sostenibilità della filiera di produzione e consumo agroalimentare, “Dal produttore al consumatore”.

La strategia costituisce un elemento centrale del piano di ripresa dell'UE dopo la pandemia da COVID-19, e intende rendere la dimensione della biodiversità parte integrante della strategia globale dell'UE per la crescita economica. La strategia propone, tra l'altro, di stabilire obiettivi vincolanti per ripristinare gli ecosistemi e i fiumi che hanno subito danni, migliorare la salute degli habitat e delle specie protette dell'UE, riportare gli impollinatori nei terreni agricoli, ridurre l'inquinamento, inverdire le nostre città, rafforzare l'agricoltura biologica, e rendere più sane le foreste europee. Tra gli obiettivi fissati per il 2030, la trasformazione di almeno il 30% della superficie terrestre e dei mari d'Europa in zone protette e la mobilitazione di finanziamenti per 20 miliardi di euro l’anno provenienti da varie fonti dell’UE e nazionali, pubbliche e private.

La proposta di regolamento sul ripristino della natura

Per dare attuazione alla strategia, è stata presentata nel giugno 2022 la proposta di regolamento sul ripristino della natura che persegue l’obiettivo di contribuire alla ripresa continua, a lungo termine e duratura della biodiversità e della resilienza della natura in tutte le zone terrestri e marine dell'UE mediante il ripristino degli ecosistemi, concorrendo agli obiettivi dell'Unione in materia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e contribuendo al rispetto dei suoi impegni assunti a livello internazionale.

A tal fine istituisce un quadro che impone agli Stati membri di elaborare ed attuare piani nazionali di ripristino recanti misure che, nel loro insieme, riguardino almeno il 20 % delle zone terrestri e marine dell'UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di essere ripristinati entro il 2050. Il quadro si basa sull'ambizione ultima della strategia sulla biodiversità di garantire che entro il 2050 tutti gli ecosistemi siano ripristinati, resilienti e adeguatamente protetti e che, come primo traguardo, la biodiversità dell'Europa sia riportata sulla via della ripresa entro il 2030.

Il Quadro globale di Kunming-Montreal sulla biodiversità

Nel dicembre 2022 la Commissione europea ha aderito al quadro globale di Kunming-Montréal sulla biodiversità, siglato nel corso della Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità a Montréal in Canada (COP15). Il quadro comprende obiettivi e traguardi a livello mondiale per proteggere e ripristinare la natura, garantirne l'uso sostenibile e stimolare gli investimenti in un'economia mondiale verde.

Gli obiettivi chiave previsti per il 2030 sono volti a:

·       ripristinare il 30% degli ecosistemi degradati, terrestri e marini;

·       tutelare il 30% delle aree terrestri, costiere, marine e delle acque interne;

·       porre fine all'estinzione delle specie conosciute;

·       diminuire i rischi derivanti dai pesticidi di almeno il 50%;

·       ridurre le perdite di nutrienti nell'ambiente di almeno il 50%;

·       attenuare i rischi di inquinamento e l’impatto dell'inquinamento da tutte le fonti portandolo a livelli non dannosi per la biodiversità e le funzioni ecosistemiche;

·       ridurre l'impronta globale dei consumi, i consumi eccessivi, gli sprechi alimentare e la produzione di rifiuti;

·       gestire in modo sostenibile le superfici adibite all'agricoltura, all'acquacoltura, alla pesca e alla silvicoltura;

·       affrontare i cambiamenti climatici attraverso soluzioni basate sulla natura;

·       ridurre il tasso di introduzione e insediamento delle specie esotiche invasive di almeno il 50%;

·       garantire l'uso e il commercio sicuri, legali e sostenibili delle specie selvatiche;

·       rendere più verdi gli spazi urbani.

·       L'accordo prevede l’aumento dei finanziamenti per la biodiversità almeno a 200 miliardi di dollari l'anno e mira ad eliminare le sovvenzioni dannose per la biodiversità, con l'impegno di individuarne eliminarne entro il 2030 l’equivalente di almeno 500 miliardi di dollari l'anno.

L’Ottavo programma di azione per l’ambiente

Dal 1973 la Commissione emana programmi di azione per l'ambiente (PAA) pluriennali che definiscono le proposte legislative e gli obiettivi futuri per la politica ambientale dell'Unione. Nel maggio 2022 è entrato in vigore l’Ottavo programma di azione per l’ambiente, che definisce l'agenda comune per la politica ambientale fino alla fine del 2030.

Il nuovo programma si basa sugli obiettivi ambientali e climatici del Green Deal europeo, ne sostiene l’attuazione e fornisce un quadro favorevole per il conseguimento dei sei obiettivi prioritari:

·       conseguire l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050;

·       rafforzare la capacità di adattamento, consolidare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici;

·       progredire verso un modello di crescita rigenerativo, dissociando la crescita economica dall'uso delle risorse e dal degrado ambientale e accelerando la transizione verso un'economia circolare;

·       perseguire l'ambizione in materia di inquinamento zero, compreso quello dell'aria, dell'acqua e del suolo, e proteggere la salute e il benessere degli europei;

·       proteggere, preservare e ripristinare la biodiversità e rafforzare il capitale naturale (in particolare l'aria, l'acqua, il suolo e le foreste, le acque dolci, le zone umide e gli ecosistemi marini);

·       ridurre le pressioni ambientali e climatiche connesse alla produzione e al consumo (in particolare nei settori dell'energia, dello sviluppo industriale, dell'edilizia e delle infrastrutture, della mobilità e dei sistemi alimentari).



 

Le politiche per la tutela
e la gestione delle risorse idriche

Dal 21 al 24 marzo l’Unione europea ha preso parte alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua, svoltasi a New York confermando il proprio impegno per la sicurezza idrica globale entro il 2050 e annunciando 33 impegni per l'azione a partire da ora.

Tra gli impegni assunti dall’UE figurano:

·       sostenere il miglioramento dell'accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari per 70 milioni di persone in tutto il mondo;

·       garantire acqua potabile sicura nell'UE e migliorare la disponibilità di acqua di rubinetto negli spazi pubblici;

·       contribuire alla riduzione del consumo di acqua nell'UE fissando standard di risparmio idrico per i prodotti e sviluppando forniture non convenzionali, come il riutilizzo dell'acqua trattata per l'irrigazione agricola o la desalinizzazione;

·       affrontare l'inquinamento dei fiumi e degli oceani, riducendo del 50% i pesticidi, i nutrienti, gli antimicrobici e i rifiuti di plastica in mare e riducendo del 30% le microplastiche;

·       aumentare la ricerca e l'innovazione, l'impegno dei cittadini e gli investimenti blu: l'UE e i suoi Stati membri hanno impegnato oltre 1,4 miliardi di euro dal 2021 al 2024 e ulteriori impegni sono previsti fino al 2027;

·       aumentare il risanamento dei fiumi nell'UE;

·       aumentare la resilienza della società alle inondazioni, alla siccità e all'innalzamento del livello del mare, migliorando la gestione del rischio, la preparazione e la risposta;

·       ridurre le emissioni di gas a effetto serra nella gestione dell'acqua, tra l'altro riducendo il fabbisogno energetico degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane;

·       miglioramento della cooperazione in materia di acque transfrontaliere anche in paesi extra-UE, attraverso gli investimenti della strategia Global Gateway: l'UE e gli Stati membri hanno impegnato oltre 1,1 miliardi di euro per la gestione delle acque transfrontaliere in Africa e in Asia centrale, coprendo 47 paesi e 18 grandi bacini idrici transfrontalieri.

L’accesso all’acqua

L'accesso all’acqua rappresenta un tema centrale nella direttiva (UE) approvata nel dicembre 2020 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano.

L’articolo 16 di tale direttiva dispone infatti, in particolare, che “gli Stati membri, tenendo conto al contempo delle prospettive e circostanze locali, regionali e culturali in materia di distribuzione dell'acqua, adottano le misure necessarie per migliorare o mantenere l'accesso di tutti alle acque destinate al consumo umano, in particolare dei gruppi vulnerabili o emarginati” e che “per promuovere l'uso dell'acqua di rubinetto destinata al consumo umano, gli Stati membri provvedono a creare dispositivi all'esterno e all'interno degli spazi pubblici, ove tecnicamente fattibile, in modo proporzionato alla necessità di tali misure e tenendo conto delle condizioni locali specifiche, quali il clima e la geografia”.

La gestione e tutela delle risorse idriche

A livello dell’Unione europea il quadro per la protezione delle acque interne superficiali, costiere e sotterranee è definito dalla direttiva sulle acque, che mira a migliorare l’ambiente acquatico, prevenire e ridurre l’inquinamento, promuovere un utilizzo sostenibile delle risorse idriche, mitigare gli effetti di inondazioni e siccità.

La Commissione europea il 26 ottobre scorso 2022 ne ha proposto la revisione nell’ambito dell’attuazione del Green Deal e del Piano d’azione per l’inquinamento zero con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’acqua, la tutela dell’ambiente e della salute umana. A tal fine la proposta si prefigge tra l’altro di: 1) aggiornare gli elenchi degli inquinanti, e i vigenti standard di qualità; 2) migliorare il monitoraggio delle miscele chimiche, valutandone meglio gli effetti combinati e tenendo conto delle variazioni stagionali nelle loro concentrazioni; 3) armonizzare, se del caso, le modalità con cui gli Stati membri, affrontano il fenomeno. In particolare, disciplina un’ampia gamma di inquinanti tra cui: pesticidi, farmaci e sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS). 

La proposta si inserisce, oltre che nell’attuazione del Green Deal, in una serie di iniziative in cui figurano l’approvazione della direttiva UE sull'acqua potabile (si veda supra) e del regolamento recante prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua e l’aggiornamento della direttiva sulle emissioni industriali, tuttora all’esame delle istituzioni europee. Si prefigge esplicitamente di contribuire al conseguimento dell’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Contestualmente è stata presentata un’ulteriore proposta per la revisione della direttiva sulle acque reflue , con l’obiettivo di ridurre ulteriormente gli scarichi inquinanti provenienti da fonti urbane. Anche tale proposta  contribuisce all’impegno dell'UE per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 ed in particolare dell’obiettivo (6) sull'accesso a servizi igienico-sanitari adeguati ed equi per tutti e si inserisce nell’implementazione del Green Deal e del Piano d’azione per l’inquinamento zero.

La direttiva vigente, adottata nel 1991 per tutelare l’ambiente dagli scarichi di acque reflue provenienti da fonti urbane e settori produttivi, prevede che gli Stati membri garantiscano la raccolta e il trattamento delle acque reflue di tutti gli agglomerati di oltre 2.000 abitanti.

La proposta di revisione, che estende l’obbligo di raccolta e trattamento agli agglomerati di oltre 1.000 abitanti, rivede i valori limite per il trattamento di alcuni inquinanti e disciplina nuovi inquinanti, quali microplastiche o microinquinanti, potenzialmente nocivi per l'ambiente o la salute pubblica anche a concentrazioni molto basse.

Secondo la Commissione europea il 98% delle acque reflue dell'UE è raccolto e il 92% trattato adeguatamente, tuttavia alcuni Stati membri non riescono ancora ad attuare appieno la normativa europea. E’ il caso dell’Italia, interessata da quattro procedure d’infrazione per mancata conformità (2004/2034; 2009/2034; 2014/2059; 2017/2181).

 

 



 

Le politiche per l’inquinamento atmosferico
e per l’aria pulita

La Strategia per la sostenibilità delle sostanze chimiche

Nell’ottobre 2020 è stata presentata la strategia in materia di sostanze chimiche per la sostenibilità, che costituisce un elemento centrale del Green Deal europeo, e che si prefigge di ridurre, se non azzerare, l'inquinamento e creare un ambiente privo di sostanze tossiche sostenendo l'innovazione per la creazione di sostanze chimiche più sicure a garanzia di una migliore protezione della salute umana e dell'ambiente.

La strategia individua azioni ed ambiti di intervento tra cui figurano:

·       eliminare dai prodotti di consumo le sostanze più pericolose compresi gli interferenti endocrini che hanno effetti negativi sui sistemi immunitario e respiratorio, e sostanze persistenti quali le sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS), a meno che non sia dimostrato che il loro utilizzo è essenziale per la società;

·       ridurre al minimo e sostituire le sostanze dannose in tutti i prodotti accordando priorità ai prodotti che hanno effetti negativi sui gruppi vulnerabili e quelli con il maggiore potenziale per l'economia circolare;

·       contrastare l'effetto combinato delle sostanze chimiche (effetto cocktail) tenendo maggiormente conto dei rischi per la salute umana e l'ambiente derivanti dall'esposizione quotidiana a un'ampia gamma di sostanze chimiche da fonti diverse;

·       garantire l’accesso alle informazioni sull'uso sicuro delle sostanze chimiche, adottando obblighi di comunicazione.

 

Nell’ambito dell’attuazione di tale strategia, il 19 dicembre 2022 la Commissione ha proposto una revisione del regolamento vigente in materia di classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze chimiche (regolamento c.d. CLP). Ha inoltre introdotto, con una proposta di atto delegato, nuove classi di pericolo per gli interferenti endocrini e altre sostanze chimiche nocive persistenti allo scopo di proteggere meglio le persone e l'ambiente dalle sostanze chimiche pericolose.

Le due iniziative mirano a:

·       garantire che tutte le sostanze chimiche pericolose, compresi gli interferenti endocrini e le sostanze chimiche nocive, siano classificate in modo adeguato e uniforme in tutta l'Unione;

·       migliorare l'efficienza della comunicazione riguardo ai pericoli legati a tali sostanze, rendendo le etichette più accessibili e comprensibili per gli utilizzatori delle sostanze chimiche;

·       garantire che le norme in materia di classificazione e comunicazione dei pericoli chimici siano applicate da tutti i soggetti coinvolti nella catena di approvvigionamento.

L'atto delegato integra la proposta introducendo nell'allegato I del regolamento CLP nuove classi di pericolo e i corrispondenti criteri per la classificazione delle sostanze e delle miscele con proprietà di interferente endocrino per la salute umana e per l'ambiente. 

 

Il Piano d’azione per l’inquinamento zero

Il piano d'azione dell'UE: "Verso l'inquinamento zero per l'aria, l'acqua e il suolo", adottato il 12 maggio 2021, costituisce uno dei pilastri del Green Deal europeo.

Il piano si prefigge quale obiettivo per il 2050 il c.d. “inquinamento zero”, ovvero la sua massima riduzione nell’aria, acqua e nel suolo fino a livelli non considerati dannosi per la salute e gli ecosistemi naturali, nel rispetto dei limiti che il nostro pianeta può sopportare, e creare così un ambiente privo di sostanze tossiche.

Alla luce di tale finalità, il piano stabilisce una serie di traguardi chiave per il 2030, volti ad accelerare la riduzione dell'inquinamento, tra i quali:

·       migliorare la qualità dell'aria per ridurre del 55% il numero di decessi prematuri causati dall'inquinamento atmosferico;

·       migliorare la qualità dell'acqua diminuendo del 50% i rifiuti e la plastica in mare e del 30% le microplastiche rilasciate nell'ambiente;

·       migliorare la qualità del suolo riducendo del 50% le perdite di nutrienti e l'uso di pesticidi chimici;

·       ridurre del 25% gli ecosistemi dell'UE in cui la biodiversità è minacciata dall'inquinamento atmosferico;

·       ridurre del 30% la percentuale di persone che soffrono di disturbi cronici dovuti al rumore dei trasporti;

·       ridurre in modo significativo la produzione di rifiuti e del 50% i rifiuti urbani residui.

Il piano d'azione fa seguito alla strategia sulle sostanze chimiche sostenibili e mira a rafforzare la leadership in materia ambientale, digitale ed economica dell'UE, e a coniugare la tutela ambientale con l’equità sociale. A tal fine individua interventi per integrare la prevenzione dell'inquinamento in tutte le pertinenti politiche dell'UE, accelerare l'attuazione della legislazione europea in materia e individuare eventuali lacune.

La revisione della normativa sulla qualità dell’aria

La vigente direttiva relativa alla qualità dell'aria ambiente si prefigge l'obiettivo di ridurre l'inquinamento atmosferico a livelli tali da limitare al minimo gli effetti nocivi per la salute umana o per l'ambiente. A tal fine essa istituisce misure volte a definire e stabilire obiettivi di qualità dell'aria ambiente (ossia limiti che non devono essere superati in alcun luogo dell'UE) in relazione ai principali inquinanti atmosferici (anidride solforosa, ossidi di azoto, particolato (fine), piombo, benzene, monossido di carbonio e ozono). Gli Stati membri sono tenuti a definire zone e agglomerati urbani per valutare e gestire la qualità dell'aria ambiente, monitorare le tendenze a lungo termine e mettere le informazioni a disposizione del pubblico.

La successiva direttiva sui limiti nazionali di emissione, che impone agli Stati membri di elaborare dei programmi nazionali di controllo dell'inquinamento atmosferico, ha fissato limiti nazionali di emissione più rigorosi per i cinque inquinanti: anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca e particolato fine.

La direttiva recepisce gli impegni assunti dall'UE e dai suoi Stati membri nel 2012 volti a ridurre le emissioni entro il 2020 in virtù della versione rivista del protocollo di Göteborg alla Convenzione della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero. Un’ulteriore direttiva mira a ridurre l'inquinamento atmosferico provocato da impianti di combustione medi (ad esempio per la produzione di energia elettrica o per il riscaldamento domestico).

A ottobre 2022 la Commissione ha presentato una proposta di revisione delle norme dell'UE relative alla qualità dell'aria ambiente, con l'obiettivo di allinearle alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità e di rafforzare le disposizioni concernenti il monitoraggio della qualità dell'aria, e i piani delle autorità locali per l'aria pulita.

Inquinamento derivante dalle emissioni industriali

La direttiva del 2010 sulle emissioni industriali disciplina le attività industriali altamente inquinanti che sono responsabili di una parte cospicua dell'inquinamento in Europa. Disciplina l’impatto ambientale di circa 52.000 impianti industriali (centrali elettriche, raffinerie, trattamento e incenerimento dei rifiuti, la produzione di metalli, cemento, vetro, prodotti chimici, pasta di legno e carta, alimenti e bevande) e gli allevamenti intensivi e riguarda tutti gli inquinanti emessi.

La direttiva stabilisce gli obblighi che tutti gli impianti industriali devono rispettare, contiene un elenco di misure per la prevenzione dell'inquinamento delle acque, dell'aria e del suolo e funge da base per il rilascio di licenze operative o autorizzazioni per gli impianti industriali, tiene conto delle prestazioni ambientali complessive di un impianto, tra cui l'utilizzo di materie prime o l'efficienza energetica.

Il 5 aprile 2022 la Commissione ne ha presentato una proposta di revisione, con l'obiettivo, di garantirne la piena attuazione in tutti gli Stati membri, con controlli più rigorosi sulle emissioni atmosferiche e nell'acqua, con la finalità di tutelare gli ecosistemi e la salute umana dagli effetti negativi dell’inquinamento provocato dalle grandi installazioni industriali e zootecniche. La revisione prevede tra l’altro: norme più rigorose per gli impianti; sostegno alla ricerca per la sperimentazione di tecnologie meno inquinanti e per individuare soluzioni idonee a ridurre l'inquinamento; misure di sostegno per favorire il passaggio all’economia circolare.

 La proposta è accompagnata da una proposta di regolamento per la creazione di un portale sulle emissioni industriali e la disciplina della comunicazione dei dati ambientali delle installazioni industriali, volta a: 1) aggiornare attraverso il nuovo portale il registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti; 2) migliorare l'accesso alle informazioni ambientali riguardanti gli impianti industriali.

 

La revisione della normativa sui gas fluorurati e sulle sostanze lesive dell’ozono

Nella stessa data la Commissione europea ha presentato ulteriori proposte volte alla riduzione delle emissioni di gas fluorurati e di sostanze lesive dell’ozono.

La prima proposta di regolamento, aggiorna il regolamento vigente sui gas fluorurati per ridurne le emissioni. I gas fluorurati, sostanze chimiche di origine antropica, sono gas a effetto serra molto potenti ed insieme all’anidride carbonica, al metano e all’ossido di azoto, appartengono al gruppo di emissioni contemplato dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. In particolare, la proposta mira a:

·       stabilire disposizioni in materia di contenimento, uso, recupero e distruzione dei gas fluorurati a effetto serra e favorire l'uso sicuro di sostanze alternative;

·       porre condizioni per l'importazione, l'esportazione, l'immissione sul mercato, la fornitura e l’uso di gas fluorurati a effetto serra e di prodotti e apparecchiature che li contengono o il cui funzionamento dipende da tali gas;

·       porre condizioni per particolari usi dei gas fluorurati a effetto serra;

·       stabilire limiti quantitativi per l'immissione sul mercato di idrofluorocarburi.

La seconda proposta è volta a sostituire il regolamento in materia di sostanze lesive dell’ozono, al fine di: 1) allinearlo con il Green Deal europeo imponendo ulteriori riduzioni delle emissioni; 2) ampliare le attività di sorveglianza, estendendola ad attività attualmente non soggette a controllo; 3) semplificare le norme vigenti e ridurre i costi amministrativi.

Il regolamento attualmente vigente è stato adottato a seguito della Convenzione di Vienna per la protezione dello strato di ozono del 1985.

 


 


 

La transizione all’economia circolare

Il nuovo piano d'azione per l'economia circolare per un'Europa più pulita e competitiva adottato dalla Commissione europea nel marzo 2020 costituisce uno dei pilastri del Green Deal europeo. Il piano prevedeva la presentazione di iniziative legislative, poi presentate, relative all'intero ciclo di vita dei prodotti a cominciare dalla progettazione, al fine di promuovere la sostenibilità dei processi di produzione e consumo e garantire un uso sostenibile di risorse e materie prime. 

La prima proposta di regolamento per l’implementazione di tale piano, presentata il 10 dicembre 2020, si riferisce alla produzione di batterie, e alla gestione dei rifiuti che ne derivano.

L’iniziativa legislativa, su cui il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio lo scorso 9 dicembre, è volta a garantire la sostenibilità della produzione e dell’utilizzo di batterie, e il loro riciclo per fare sì che diventino fonti di materie prime secondarie. A tal fine stabilisce requisiti obbligatori per tutte le batterie (industriali, per autoveicoli, per veicoli elettrici e portatili) immesse sul mercato dell'UE.

Nel marzo 2022 la Commissione europea ha presentato un primo pacchetto di iniziative per l’economia circolare, comprendente una proposta di regolamento per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili, una strategia per i prodotti tessili sostenibili e circolari, e una proposta di regolamento per la sostenibilità dei materiali da costruzione.

L’iniziativa sulla progettazione ecocompatibile prevede in particolare alcuni specifici requisiti dei prodotti: durabilità e affidabilità, riutilizzabilità, possibilità di miglioramento, riparabilità e manutenzione e ricondizionamento; l’assenza di sostanze nocive; il contenuto di materiale di riciclo; il riciclaggio e la generazione stimata di rifiuti.

La proposta, che dovrebbe applicarsi a tutti i beni fatta eccezione per alimenti, mangimi, medicinali e piante, prevede tra l’altro l’istituzione di un passaporto digitale del prodotto, individua criteri obbligatori per gli appalti pubblici e stabilisce un quadro per evitare la distruzione dei prodotti di consumo invenduti.

Il 30 novembre 2022 è stato presentato un secondo pacchetto di proposte comprendente una proposta di regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti derivanti dagli imballaggi ed una comunicazione per un quadro strategico sulle plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili.

La proposta di regolamento intende conseguire i seguenti obiettivi specifici:

·       ridurre i rifiuti da imballaggi pro capite per Stato membro del 15% rispetto al 2018 entro il 2040 e, in tal modo, giungere a una riduzione complessiva dei rifiuti nell’UE del 37% circa rispetto all’ammontare che si raggiungerebbe in assenza di modifiche normative. A tal fine si prevedono restrizioni agli imballaggi inutili e si promuove l’utilizzo di imballaggi riutilizzabili e ricaricabili. Per eliminare gli imballaggi inutili saranno vietate alcune forme di imballaggio (ad esempio quelli monouso per cibi e bevande consumati all'interno di ristoranti e caffè, quelli monouso per frutta e verdura, i flaconi in miniatura per shampoo e altri prodotti negli hotel). Per favorire il riutilizzo o la ricarica degli imballaggi, le imprese dovranno offrire ai consumatori una determinata percentuale dei loro prodotti (ad esempio cibi e bevande da asporto o le merci vendute tramite commercio elettronico e consegnate a domicilio) in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili;

·       promuovere il riciclaggio, rendendo tutti gli imballaggi presenti sul mercato dell’UE riciclabili in modo sostenibile entro il 2030. A tal fine la proposta provvede, tra l’altro, a definire criteri di progettazione per gli imballaggi, ad introdurre sistemi vincolanti di vuoti a rendere su cauzione per le bottiglie di plastica e le lattine di alluminio e a specificare le condizioni a fronte delle quali gli imballaggi potranno essere considerati compostabili;

·       ridurre il fabbisogno di risorse naturali primarie e creare un mercato ben funzionante di materie prime secondarie, introducendo l’obbligo di utilizzare alcune percentuali di plastica riciclata negli imballaggi.

La proposta prevede anche una standardizzazione dei formati degli imballaggi, oltre all’armonizzazione dei relativi requisiti di etichettatura, stabilendo, tra l’altro, che ogni imballaggio debba essere munito di un'etichetta che indichi di quali materiali si compone e in quale categoria di rifiuti dovrebbe essere conferito. Sui contenitori per la raccolta dei rifiuti dovranno essere apposte le stesse etichette e in tutta l'UE si utilizzeranno gli stessi simboli.

Si ricorda che la proposta di regolamento è all’esame della Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera dei Deputati per la verifica di conformità al principio di sussidiarietà. È parimenti all’esame delle Commissioni Ambiente, territorio e lavori pubblici e Attività produttive, commercio e turismo, nell’ambito del dialogo politico con le istituzioni dell’UE. Per approfondimenti si veda il dossier curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea della Camera dei Deputati.

La comunicazione sulle plastiche individua interventi e obiettivi per la produzione e diffusione di prodotti più rispettosi dell’ambiente, e si prefigge di promuovere:

·       la riduzione della plastica e il suo riutilizzo e riciclo per ridurre al minimo l'uso di energia e risorse mantenendo i materiali nell'economia il più a lungo possibile;

·       la riduzione al minimo dell’utilizzo di sostanze tossiche;

·       la riduzione della dipendenza dalle risorse fossili.

Infine, il 22 marzo 2023 è stato presentato un terzo pacchetto di proposte che intervengono sul fenomeno del c.d. “greenwashing” e sul diritto alla riparabilità dei prodotti.

La prima proposta di direttiva è volta a contrastare il c.d. “greenwashing”, ovvero le asserzioni ambientali ingannevoli: a) offrendo ai consumatori chiarezza sulle effettive caratteristiche ecologiche dei prodotti venduti come tali, anche per orientare i consumi verso prodotti e servizi rispettosi dell'ambiente; b) proteggendo le imprese effettivamente rispettose dell’ambiente dalla concorrenza sleale di altre che non lo sono.

La proposta prevede che le imprese che scelgono di presentare una "autodichiarazione ambientale" riguardante i loro prodotti e servizi rispettino norme minime sulle modalità di comunicazione di tali autodichiarazioni.

La proposta si riferisce ad autodichiarazioni quali: "T-shirt realizzata con bottiglie di plastica riciclata", "consegna con compensazione di CO2", "imballaggio in plastica riciclata al 30%" o "protezione solare rispettosa degli oceani", sempre più di frequente adottate dalle imprese per commercializzare beni e servizi. Non si applica alle autodichiarazioni disciplinate dalle norme esistenti dell'UE, come il marchio Ecolabel UE o il logo degli alimenti biologici.

Prima di essere comunicate ai consumatori, le "autodichiarazioni ambientali" dovranno essere verificate in modo indipendente e convalidate da prove scientifiche. Nel quadro dell'analisi scientifica, le imprese dovranno identificare gli impatti ambientali che sono effettivamente pertinenti per i loro prodotti, come anche gli eventuali compromessi tra i vari impatti, onde fornire un quadro completo e accurato. Queste dovranno inoltre essere comunicate in modo chiaro.

La proposta disciplinerà anche i marchi ambientali (attualmente ne esistono almeno 230) con la finalità di evitarne la proliferazione. Non saranno pertanto consentiti nuovi sistemi pubblici di etichettatura, a meno che non siano sviluppati a livello dell'UE.  

Contemporaneamente è stata presentata una proposta di direttiva che introduce norme armonizzate volte a promuovere la riparabilità dei beni anche tramite l’introduzione di un nuovo "diritto alla riparazione" per i consumatori.

Nell'ambito della garanzia legale i venditori saranno tenuti a offrire la riparazione, tranne quando è più costosa della sostituzione.

Al di là della garanzia legale i consumatori disporranno di una nuova serie di diritti e strumenti che renderanno la riparazione un'opzione facile e accessibile:

·        il diritto dei consumatori di chiedere ai produttori la riparazione di prodotti tecnicamente riparabili, ad esempio elettrodomestici. Questo diritto garantirà che i consumatori possano sempre rivolgersi a qualcuno quando scelgono di riparare i prodotti e incoraggerà i produttori a sviluppare modelli di business più sostenibili;

·        l'obbligo dei produttori di informare i consumatori sui prodotti per i quali sono tenuti a fornire la riparazione;

·        una piattaforma online per la riparazione che consentirà di mettere in contatto i consumatori con i riparatori e i venditori di beni soggetti a ricondizionamento presenti nella loro zona. Questa piattaforma permetterà di effettuare ricerche per luogo e norme di qualità, aiutando i consumatori a trovare offerte interessanti e aumentando la visibilità dei riparatori;

·        un modulo europeo di informazioni sulla riparazione, che i consumatori potranno richiedere a qualsiasi riparatore e che garantirà la trasparenza delle condizioni di riparazione e del prezzo e renderà più facile per i consumatori confrontare le offerte di riparazione;

·        sarà elaborata una norma di qualità europea per i servizi di riparazione per aiutare i consumatori a individuare i riparatori che si impegnano a offrire una qualità superiore. Questa norma per una "riparazione facile" sarà aperta a tutti i riparatori in tutta l'UE che intendono impegnarsi a favore di norme minime di qualità, basate ad esempio sulla durata o sulla disponibilità dei prodotti.

 

 

La tutela degli oceani e le politiche per la pesca

Il pacchetto per la pesca e l’acquacoltura

Gli oceani e i mari rappresentano il 71% della superficie terrestre e oltre il 65% del territorio dell'UE.  

Il 21 febbraio 2023 la Commissione ha presentato un pacchetto di misure volte a migliorare la sostenibilità e la resilienza del settore della pesca e dell'acquacoltura nell'UE, comprendente quattro atti: una comunicazione sulla transizione energetica nel settore della pesca e dell'acquacoltura dell'UE; un piano d'azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente; una comunicazione sulla politica comune della pesca, oggi e domani e una relazione sull'organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura.

Le iniziative della Commissione sono principalmente volte promuovere l'uso di fonti energetiche più pulite, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e diminuire l'impatto del settore sugli ecosistemi marini.

Le azioni proposte saranno realizzate gradualmente per agevolare l'adeguamento del settore. Un "patto per la pesca e gli oceani" sosterrà inoltre la piena attuazione della politica comune della pesca  (PCP) in coordinamento con gli Stati membri e i portatori di interessi del settore, tra cui i pescatori, le organizzazioni di produttori, i consigli consultivi regionali, la società civile e gli scienziati. Le proposte, inoltre, intendono rendere la pesca un settore lavorativo allettante per le giovani generazioni.

La dipendenza attuale dai combustibili fossili non è solo insostenibile dal punto di vista ambientale, ma espone all’impatto degli all'aumenti dei prezzi dell'energia il settore dell’acquacoltura e della pesca, interessato dalla maggiorazione dei prezzi sia dei combustibili che dei mangimi.

La Commissione propone di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, di puntare alla neutralità climatica nel settore della pesca e dell'acquacoltura per far sì che anche questo settore concorra al conseguimento della neutralità climatica nell'UE entro il 2050. In particolare, essa propone misure che aiutino il settore ad accelerare la transizione energetica,  migliorando l'efficienza dei combustibili e passando a fonti energetiche rinnovabili e a basse emissioni di carbonio.

Tra le misure prospettate figura l'istituzione di un partenariato internazionale per la transizione energetica della pesca e dell'acquacoltura dell'UE, che riunirà tutti i portatori di interessi, anche nei settori della pesca, dell'acquacoltura, della cantieristica, dei porti e dell'energia, le ONG e le autorità nazionali e regionali, per affrontare insieme le sfide della transizione energetica del settore.

Il Piano d'azione per l'ambiente marino è volto a rafforzare il contributo della politica comune della pesca agli obiettivi ambientali dell'UE e a ridurre l'impatto negativo delle attività di pesca sugli ecosistemi marini, in particolare attraverso la perturbazione dei fondali, le catture accessorie di specie sensibili e gli effetti sulle reti trofiche marine. Il piano mira a promuovere condizioni di salute dell’ambiente marino, con stock ittici sani e una ricca biodiversità e proteggerlo dai cambiamenti climatici, dalla perdita di biodiversità e dall'inquinamento degli oceani che minacciano la sostenibilità delle risorse della pesca e dell'acquacoltura.

Il piano d'azione contribuisce inoltre agli obiettivi della strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 che si prefigge di proteggere giuridicamente il 30% dei mari. In tale prospettiva, la Commissione invita gli Stati membri ad adottare misure di conservazione nel settore della pesca per proteggere e gestire le aree marine protette. Le misure dovrebbero includere la protezione delle zone di riproduzione e di crescita del novellame, la riduzione dei tassi di mortalità degli stock ittici e il ripristino di aree vitali per le specie e gli habitat sensibili.

Il piano mira, inoltre, a ridurre l'impatto della pesca sui fondali marini. La protezione e il ripristino urgenti degli habitat dei fondali nelle aree marine protette sono fondamentali, tenuto conto della loro importanza come punti nodali della biodiversità marina dell'UE e della rilevanza del "carbonio blu" negli habitat marini per lottare contro i cambiamenti climatici.

La Commissione invita pertanto gli Stati membri a proporre raccomandazioni comuni e ad adottare misure nazionali per eliminare gradualmente la pesca di fondo con attrezzi attivi in tutte le aree marine protette al più tardi entro il 2030 e a vietarla in tutte le aree marine protette di recente istituzione.  Le prime misure dovrebbero essere adottate già entro marzo 2024 per i siti Natura 2000 previsti dalla direttiva Habitat che protegge i fondali e le specie marine.

Il piano d'azione propone inoltre azioni volte ad aumentare la selezione degli attrezzi e delle pratiche di pesca e a ridurre le catture accidentali di specie minacciate.

La governance internazionale degli oceani

Il 2 marzo 2023 l’Unione europea ha preso parte alla  conferenza "Il nostro oceano" a Panama, confermando il suo impegno a favore della governance internazionale degli oceani e annunciando 39 impegni  finanziati con 816,5 milioni di euro.

Nell’ambito di tale conferenza, l’Unione europea ha aderito all'alleanza per l'azione sulla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN).

Il Trattato sull’alto mare

Il 4 marzo a New York la Commissione europea ha aderito al trattato delle Nazioni Unite sulla biodiversità nelle zone non soggette a giurisdizione nazionale, concordato in occasione della 5a conferenza intergovernativa di New York, o trattato sull’alto mare, con la finalità di proteggere gli oceani, affrontare il degrado ambientale, combattere i cambiamenti climatici e prevenire la perdita di biodiversità.

L'accordo entrerà in vigore dopo la ratifica da parte di 60 Stati.  Per aiutare i paesi in via di sviluppo a prepararsi all'attuazione dell'accordo, l'UE si è impegnata a stanziare 40 milioni di euro nell'ambito di un programma globale per gli oceani e ha invitato altri Paesi aderenti a fare altrettanto nei limiti delle loro capacità.

L'adozione formale del trattato avrà luogo una volta completata la revisione giuridica nelle lingue delle Nazioni Unite.

La sicurezza marittima

Il 10 marzo 2023 la Commissione europea e l'Alto rappresentante hanno adottato una Comunicazione congiunta su una strategia rafforzata per la sicurezza marittima dell'UE volta a garantire un uso pacifico dei mari e a proteggere il settore marittimo da nuove minacce. Per la sua attuazione hanno inoltre adottato un piano d'azione aggiornato.

La sicurezza marittima è ritenuta di vitale importanza per l'Unione europea e i suoi Stati membri, la cui economia dipende in larga misura dalla sicurezza degli oceani. Oltre l'80% del commercio mondiale e circa due terzi dell'approvvigionamento mondiale di petrolio e gas sono estratti in mare o trasportati via mare. Fino al 99% dei flussi globali di dati sono trasmessi attraverso cavi sottomarini. Il settore marittimo mondiale deve essere sicuro per sfruttare pienamente il potenziale degli oceani e dell'economia blu sostenibile. L'UE intende rafforzare l'ampia gamma di strumenti di cui dispone per promuovere la sicurezza marittima, sia civile che militare.

La strategia per la sicurezza marittima aggiornata promuove la pace e la sicurezza a livello internazionale nel rispetto delle norme e dei principi internazionali, garantendo al contempo la sostenibilità degli oceani e la protezione della biodiversità.

La comunicazione congiunta e il piano d'azione associato prevedono interventi nell'ambito di sei obiettivi strategici:

·       intensificazione delle attività in mare, comprese esercitazioni navali a livello dell'UE, e ulteriori operazioni di guardia costiera nei bacini marittimi europei, la designazione di nuove zone marittime di interesse per l'attuazione del concetto delle presenze marittime coordinate (uno strumento volto a rafforzare il coordinamento dei mezzi navali e aerei degli Stati membri presenti in zone marittime specifiche) e il rafforzamento delle ispezioni di sicurezza nei porti dell'UE;

·       cooperazione con i partner. l'intensificazione della cooperazione con tutti i partner internazionali, e con la NATO, per sostenere in mare l'ordine basato sul rispetto delle norme, in particolare la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare;

·       potenziamento della sorveglianza delle navi pattuglia costiere e offshore e il rafforzamento dell'ambiente comune per la condivisione sicura delle informazioni (CISE) tra autorità nazionali e dell'UE;

·       gestione dei rischi e delle minacce tramite lo svolgimento periodico di esercitazioni marittime reali con la partecipazione di attori civili e militari, il monitoraggio e la protezione delle infrastrutture marittime critiche e delle navi (comprese le navi passeggeri) dalle minacce fisiche e informatiche e la lotta contro gli ordigni inesplosi e le mine in mare;

·       potenziamento delle capacità e sviluppo di requisiti comuni per le tecnologie di difesa nel settore marittimo, l'intensificazione dei lavori su progetti quali la Corvetta di pattuglia europea (nuova classe di navi da guerra) e il miglioramento delle capacità antisommergibile;

·       istruzione, formazione e rafforzamento delle qualifiche ibride e di cibersicurezza, in particolare dal lato civile, e l'organizzazione di programmi di formazione aperti ai partner non UE.



Le raccomandazioni dell’UE all’Italia
in materia ambientale

L’8 settembre 2022 è stata presentata la comunicazione sul riesame dell'attuazione delle politiche ambientali, accompagnata da una relazione per ogni Stato membro. Nel documento dedicato all’Italia, si ricorda che in passato si sono registrate carenze:

·       nella gestione dei rifiuti urbani;

·       nel trattamento delle acque reflue urbane;

·       nella riduzione delle emissioni inquinanti di particolato (PM10 e PM2,5) e biossido di azoto;

·       nella designazione dei siti protetti Natura 2000;

·       nell’utilizzo dei finanziamenti per l’ambiente.

Con riguardo alla gestione dei rifiuti urbani la relazione sottolinea i progressi compiuti con l’aumento del riciclaggio e del compostaggio.

In particolare, come illustrato dal grafico che segue, si osserva che il tasso di utilizzo di materiali (secondari) circolari in Italia, considerato un buon indicatore della circolarità di un’economia, si è attestato al 17,1% nel 2017 e al 21,6% nel 2020, ben al di sopra della media UE rappresentata dal 12,8%.

Tasso di utilizzo di materiali circolari (%), 2010-2020

Nella relazione si ricorda tuttavia che persistono notevoli carenze, come dimostrato dalle procedure di infrazione pendenti (si veda infra) che richiedono interventi supplementari. Si ricorda altresì l’importanza delle riforme previste dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR).

In merito alla tutela della biodiversità e all’attuazione della rete Natura 2000, la relazione osserva che devono ancora essere designate alcune zone speciali di conservazione e che occorrono una migliore integrazione dei fondi dell’UE e una migliore pianificazione degli investimenti. Osserva altresì che nel PNRR non sono previsti fondi sufficienti a tutela della biodiversità e che è necessaria un’integrazione con altri fondi, dell’UE o nazionali.

La relazione registra progressi limitati anche sulla qualità dell’aria e nella riduzione complessiva delle emissioni e ricorda che sono tuttora pendenti procedure d’infrazione per superamento dei livelli di particolato (PM10 e PM2,5) e biossido di azoto (NO2). Si attendono ulteriori progressi dall’implementazione del PNRR che destina circa il 20% delle risorse alla transizione all’energia pulita e ai trasporti sostenibili.

Progressi limitati si registrano anche nella gestione delle risorse idriche, ambito in cui appaiono necessari maggiori investimenti.

In merito ai finanziamenti, si osserva che l'Italia ha migliorato la capacità di assorbire fondi dell'UE per le misure ambientali, fatta eccezione per la Sicilia e la Calabria. Nella comunicazione si ricorda che l'Italia riceverà oltre 190 miliardi di euro per l’attuazione del PNRR (2021-2026) e 42 miliardi di euro dalla politica di coesione (2021-2027).

Nella relazione si stima che i finanziamenti complessivi dell'Italia a favore dell'ambiente nel periodo 2014-2020 siano stati pari allo 0,48% del PIL annuo (meno della media UE dello 0,7 %), provenienti per l'80% da fonti nazionali.

Il fabbisogno di investimenti ambientali per il periodo 2021-2027 è stimato in almeno 0,67% del PIL italiano annuo, con una conseguente carenza di investimenti pari a oltre lo 0,19 % del PIL.

Secondo la relazione, infine, l'importo totale delle sanzioni pecuniarie relative ai rifiuti e alle risorse idriche inflitte dalla Corte di giustizia dell'Unione europea dal 2015 ha superato i 620 milioni di euro.


Le procedure d’infrazione in materia ambientale che interessano l’Italia

Numero procedura

Oggetto

2021_2028

Mancato completamento della designazione dei siti della rete Natura 2000.

Messa in mora Art. 258 TFUE

2021_2016

Presunta violazione del regolamento 1143/2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive.

Decisione ricorso Art. 258 TFUE

2020_2299

Cattiva applicazione in Italia della direttiva 2008/50/CE del 21 maggio 2008, relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa, per quanto concerne i valori limite per il PM2,5.

Messa in mora Art. 258 TFUE

2018_2249

Monitoraggio della qualità delle acque, designazione delle zone vulnerabili ai nitrati e contenuto dei programmi d'azione

Parere motivato Art. 258 TFUE

2017_2181

Non conformità alla direttiva 1991/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane.

Parere motivato Art. 258 TFUE

2015_2163

Mancata designazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e mancata adozione delle misure di conservazione. Violazione Direttiva Habitat.

Messa in mora complementare Art. 258 TFUE

2015_2043

Applicazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria ambiente ed in particolare dell’obbligo di rispettare i livelli di biossido di azotoNO2.

Causa C-573/19 - Sentenza Art. 258 TFUE

2014_2147

Cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente - Superamento dei valori limite di PM10 in Italia.

C-644/18 - Sentenza Art. 258 TFUE

2014_2059

Attuazione della direttiva 1991/271/CEE relativa al trattamento delle acque reflue urbane.

C-668/19 -  Sentenza Art. 258 TFUE

2013_2177

Stabilimento siderurgico ILVA di Taranto

Parere motivato Art. 258 TFUE

2013_2022

Non corretta attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale. Mappe acustiche strategiche.

Parere motivato Art. 258 TFUE

2011_2215

Violazione dell’articolo 14 della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti in Italia.

C-498/17 Messa in mora Art. 260 TFUE

2009_2034

Cattiva applicazione della direttiva 1991/271/CE relativa al trattamento delle acque reflue urbane

C-85/13 - Messa in mora Art. 260 TFUE

2007_2195

Emergenza rifiuti in Campania.

C-297/08 e C-653/13 - Sentenza Art. 260 TFUE

2004_2034

Cattiva applicazione degli articoli 3 e 4 della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane.

C-251/17 - Sentenza Art. 260 TFUE

2003_2077

Non corretta applicazione delle direttive 75/442/CE sui "rifiuti", 91/689/CEE sui "rifiuti pericolosi" e 1999/31/CE sulle "discariche".

C-135/05 e C-196/13 - Sentenza Art. 260 TFUE