Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Incontro degli Uffici di Presidenza integrati delle Commissioni congiunte Politiche dell'UE di Camera e Senato con la Commissione mista per l'UE spagnola - Roma, 23 marzo 2023
Serie: Documentazione per le Commissioni - Audizioni e incontri in ambito UE   Numero: 4
Data: 21/03/2023
Organi della Camera: XIV Unione Europea

                                                      

 

XIX LEGISLATURA

 

Documentazione per le Commissioni

Audizioni e incontri

 

 

Incontro degli Uffici di Presidenza integrati delle Commissioni politiche dell’Unione europea di Camera e Senato con la Commissione mista per l’Unione europea del Parlamento spagnolo

 

Roma, 23 marzo 2023

 

 

 

 

Senato della Repubblica

Servizio studi

Servizio degli affari internazionali

UFFICIO DEI RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI

DELL’UNIONE EUROPEA

   n. 22

Camera dei deputati

 

Ufficio Rapporti con l’Unione europea

n. 4

 


 

Servizio Studi

TEL. 06 6706-2451 - studi1@senato.it - @SR_Studi

n.22

Servizio degli Affari internazionali -

Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell’Unione Europea

TEL. 06-6706-4561 – roci01a@senato.it

 

 

 

 

 

 

Ufficio rapporti con l’Unione europea

Tel. 06-6760-2145 - cdrue@camera.it - Twitter_logo_blue.png@CD_europa

Dossier n. 4

 

 

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I N D I C E

La dimensione parlamentare della Presidenza del Consiglio dell’UE.. 1

Il ruolo del Parlamento dello Stato durante l’esercizio della Presidenza semestrale del Consiglio dell’UE.. 1

La dimensione parlamentare della Presidenza spagnola. 3

Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo.. 5

Recenti iniziative. 7

Lo stato dei negoziati e le priorità dell’attuale Presidenza semestrale dell’UE.. 7

Le misure dell’UE per il contrasto alla crisi energetica   13

Le misure di emergenza adottate dall’UE.. 14

Attività del Senato. 22

Attività della Camera dei deputati 22

Le politiche dell’UE per la transizione verde. 25

Il Green Deal ed il traguardo della neutralità climatica nel 2050. 25

L’attuazione del Green Deal 26

Le relazioni tra l’UE e l’America latina.. 35

La comunicazione "Unione europea, America latina e Caraibi: unire le forze per un futuro comune” dell’aprile 2019 e le conclusioni del Consiglio del 13 maggio 2019  37

La dimensione parlamentare. 39

Il nuovo accordo di associazione tra UE e il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay). 41

Relazioni commerciali e assistenza alla cooperazione allo sviluppo. 45

Recenti posizioni dell’UE per la parità di genere.. 47

La Strategia per la parità di genere 2025. 48

Le proposte per la parità retributiva. 49

Le misure per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. 50

Le misure per la parità di genere nei Consigli di amministrazione. 51

Le politiche e la normativa per il contrasto alla violenza di genere. 52

Focus Spagna.. 55

Relazioni parlamentari italo-spagnole (a cura del Servizio Rapporti internazionali). 57

Composizione della delegazione.. 62

Biografia di Susana Sumelzo Jordan (a cura del Servizio Rapporti internazionali). 63

 

 


La dimensione parlamentare della Presidenza del Consiglio dell’UE

 

Il ruolo del Parlamento dello Stato durante l’esercizio della Presidenza semestrale del Consiglio dell’UE

Spetta al Parlamento dello Stato che esercita la Presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea presiedere ed organizzare gran parte delle riunioni organizzate nell’ambito della cooperazione interparlamentare, in coerenza con la prassi consolidata e con le Linee-guida sulla cooperazione interparlamentare.

Si tratta in particolare:

1)     delle riunioni delle conferenze interparlamentari che hanno carattere permanente ed istituzionalizzato, riunendosi regolarmente, di norma ogni sei mesi, in base ai rispettivi regolamenti interni o alle decisioni istitutive (COSAC, PESC/PSDC, SECG, JPSG). Di tali riunioni, la Presidenza di turno, oltre a curare i profili organizzativi, definisce l’ordine del giorno, in collaborazione con la Presidenza semestrale precedente e con quella successiva (cd. Troika), e predispone i progetti di conclusioni o contributo finale, ove previsto;

2)     ulteriori incontri interparlamentari delle commissioni competenti su temi specifici, scelti dalla Presidenza, che possono assumere vari formati ed essere anche co-organizzate con il Parlamento europeo.

Secondo le richiamate Linee-guida, il coordinamento complessivo delle attività interparlamentari dell’UE è esercitato invece dalla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE, che si riunisce annualmente sotto la Presidenza del Parlamento dello Stato membro che ha detenuto la Presidenza dell’UE nel secondo semestre dell’anno precedente (attualmente la Repubblica ceca).

 

Le conferenze interparlamentari istituzionalizzate

 

La COSAC

La Conferenza degli organi parlamentari specializzati per gli affari dell’UE dei Parlamenti dell’Unione si riunisce ogni sei mesi presso il Parlamento dello Stato membro che detiene la Presidenza semestrale del Consiglio. Composta da 6 membri delle Commissioni competenti per gli affari UE di ogni Parlamento nazionale e da 6 membri in rappresentanza del Parlamento europeo, la COSAC può sottoporre all’attenzione delle istituzioni dell’Unione i contributi che ritenga utili, che in ogni caso non vincolano i Parlamenti nazionali e non pregiudicano la loro posizione.

 

La Conferenza per il controllo parlamentare sulla PESC e sulla PSDC

La Conferenza per il controllo parlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) si riunisce due volte l’anno nel Paese che esercita la Presidenza semestrale del Consiglio o presso il Parlamento europeo a Bruxelles ed è composta da sei membri per ogni Parlamento nazionale (tre per Assemblea nel caso di Parlamenti bicamerali) e 16 membri per il Parlamento europeo, nonché da 4 membri osservatori per ciascun Parlamento dei paesi europei appartenenti alla NATO. La Conferenza può adottare per consenso conclusioni non vincolanti.

 

La Conferenza sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance nell’UE

La Conferenza sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance nell’Unione europea è organizzata in attuazione dell’art. 13 del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’unione economica e monetaria (c.d. Fiscal Compact), al fine di rafforzare la cooperazione tra i Parlamenti nazionali e il Parlamento europeo e contribuire ad assicurare la trasparenza democratica nell’area della governance economica e delle politiche di bilancio dell’UE. La Conferenza si riunisce due volte l’anno: nel primo semestre presso il Parlamento europeo a Bruxelles, nel secondo presso il Parlamento del Paese che esercita la Presidenza semestrale del Consiglio dell´UE. Ciascun Parlamento determina la composizione e la dimensione della propria delegazione. Il Parlamento della Presidenza può presentare conclusioni non vincolanti

 

Il Gruppo di controllo su EUROPOL

Il Gruppo parlamentare di controllo è stato costituito sulla base dell’art. 51, par. 1, del Regolamento 2016/794, che ha riformato il quadro giuridico di Europol. Il Gruppo è un organismo a composizione mista cui partecipano rappresentanti dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo, con il compito di esercitare un monitoraggio politico delle attività di Europol anche per quanto riguarda l’impatto di tali attività sui diritti e sulle libertà fondamentali delle persone fisiche. Si riunisce due volte l’anno.

 

La dimensione parlamentare della Presidenza spagnola

In coerenza con le Linee guida sopra richiamate, il Parlamento spagnolo ha previsto un articolato calendario di serie d’incontri interparlamentari, riportato nella seguente tabella:

 

Riunione

Data

Luogo

Riunione dei Presidenti COSAC

9-10 luglio 2023

Congreso, Madrid

Conferenza interparlamentare sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance nell’Unione europea (SECG)

20-21 luglio 2023

Senado, Madrid

Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC)

3-5 settembre 2023

Congreso, Madrid

Conferenza sulla transizione ecologica

15 settembre 2023

Tenerife

Riunione del Gruppo di controllo parlamentare congiunto delle attività di Europol (JPSG)

20-21 settembre 2023

Parlamento europeo

LXX COSAC

24-26 settembre 2023

Congreso, Madrid

Conferenza sulla parità delle donne

29 settembre 2023

Malaga

Riunione dei Segretari generali dei Parlamenti dell’UE

Gennaio 2024

Senado, Madrid

Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE

Aprile 2024

Congreso, Madrid

 

In coerenza con quanto illustrato nel paragrafo precedente del presente dossier si tratta per la maggior parte di riunioni di conferenze che hanno carattere permanente e si riuniscono ogni sei mesi in base ai rispettivi regolamenti interni (COSAC, PESC/PSDC, SECG, JPSG). In relazione a tali sedi, il ruolo della Presidenza spagnolo risiede prevalentemente nella definizione dell’ordine del giorno, in collaborazione con la Presidenza semestrale precedente e con quella successiva (cd. Troika) e nella predisposizione dei progetti di conclusioni o contributo finale, ove previsto.

Al di fuori delle riunioni di carattere permanente, il Parlamento spagnolo prevede lo svolgimento di una conferenza sulla transizione ecologica tema da esso ritenuto prioritario.

Si segnala, infine, che la Presidenza spagnola prevede, infine, lo svolgimento dal 24 al 27 luglio 2023, a Madrid, presso il Senato della 15a sessione plenaria dell’Assemblea parlamentare Eurolat, alla quale non partecipano rappresentanti dei Parlamenti nazionali degli Stati membri.

L’Assemblea parlamentare EuroLat è composta da 150 membri: 75 del Parlamento europeo e 75 dei parlamenti subregionali latinoamericani, fra cui il Parlatino (Parlamento latinoamericano), il Parlandino (Parlamento andino), il Parlacen (Parlamento centroamericano), il Parlasur (Parlamento del Mercosur) e i Congressi di Cile e Messico.

 

 


 

Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo

Il 20 settembre 2020 la Commissione europea ha presentato un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, proponendo un nuovo quadro dell’UE per gestire la migrazione a lungo termine e affrontare l’interdipendenza fra le politiche e le decisioni degli Stati membri. Presentato a seguito del parziale stallo del negoziato concernente le proposte legislative di riforma del sistema comune europeo di asilo presentate nel 2016, si compone di un pacchetto di proposte normative e di altre iniziative. 

Il nuovo patto delinea un approccio globale, che contempla le politiche nei settori della migrazione, dell’asilo, dell’integrazione e della gestione delle frontiere, riconoscendo che l’efficacia complessiva dipende dai progressi compiuti su tutti i fronti; suo principale obiettivo è ridurre le rotte non sicure e irregolari e promuovere percorsi legali sostenibili e sicuri per coloro che necessitano di protezione internazionale.

Nel disegno della Commissione europea il pacchetto mira dunque a colmare una serie di lacune individuate nelle dinamiche relative ai controlli di frontiera alle frontiere esterne ed alle procedure di asilo e di rimpatrio; le nuove norme sono altresì volte a ridurre profili di disomogeneità fra i sistemi nazionali di asilo, al fine di evitare il fenomeno del cd. Asylum shopping.

La Commissione europea ha inteso inoltre intervenire nella predisposizione di meccanismi stabili di risposta alle emergenze, in caso di flussi migratori irregolari eccezionali, nonché in nuovi sistemi di solidarietà nei confronti degli Stati membri maggiormente esposti al fenomeno migratorio (tali sistemi prevedono un ventaglio di misure di sostegno,  che includono forme di ricollocazione dei richiedenti asilo, presa in carico del processo di rimpatrio relativamente alle persone non aventi diritto a rimanere nell’UE, risorse di tipo tecnico e finanziario). Il nuovo approccio riguarda infine anche il rafforzamento delle relazioni esterne con i principali Paesi terzi di origine e di transito.

Il pacchetto normativo include:

·        la proposta di regolamento (COM(2020) 610) sulla gestione della migrazione e l’asilo che, oltre a riscrivere parzialmente il cd. regolamento Dublino III (senza intaccarne nella sostanza il principio dello Stato di primo approdo), istituisce un sistema di solidarietà nei confronti degli Stati membri esposti ai flussi, contemplando misure di sostegno anche in caso di sbarchi a seguito di operazioni di ricerca e soccorso in mare. La solidarietà potrà assumere la forma di ricollocamenti, di misure di sostegno ai sistemi nazionali di asilo, di interventi sul piano dell’azione esterna volta a sollecitare la cooperazione degli Stati terzi. Il regime proposto introduce, inoltre, la sponsorizzazione dei rimpatri, nuovo strumento in base al quale uno Stato membro potrà impegnarsi nel sostenere un altro Stato membro nel rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare;

·        la proposta di regolamento (COM(2020) 612) che dispone attività preliminari di accertamento alle frontiere per l’avvio delle diverse procedure cui deve sottoporsi lo straniero ai fini dell’ingresso o dell’allontanamento dallo Stato membro (cosiddetto screening). Tali procedure dovrebbero essere applicabili nei confronti di tutti i cittadini di Paesi terzi che non hanno i requisiti previsti dal Codice frontiere Schengen per l’ingresso nel territorio, anche qualora facciano domanda di protezione internazionale, o di coloro che sono sbarcati a seguito di un’operazione di soccorso in mare. Gli accertamenti includono: controlli dello stato di salute e delle vulnerabilità; verifiche dell’identità; registrazione dei dati biometrici; controlli volti a verificare che la persona non rappresenti una minaccia per la sicurezza interna. Gli accertamenti dovrebbero essere svolti, di norma, in prossimità delle frontiere esterne o in altri luoghi dedicati nei territori degli Stati membri, per un periodo massimo di cinque giorni durante il quale le persone dovranno rimanere a disposizione delle autorità nazionali;

·        la proposta modificata di regolamento (COM(2020) 611) che istituisce una procedura comune di protezione internazionale nell’Unione, prevedendo l’ampliamento dei casi ai quali si applicherebbe la procedura di esame delle domande di asilo (ed eventualmente di rimpatrio) alla frontiera. Tale tipologia di iter per la concessione della protezione internazionale verrebbe applicata ai richiedenti asilo provenienti da Paesi terzi con tassi di riconoscimento del diritto di asilo pari o inferiori al 20 per cento. La Commissione europea intende sostituire le varie procedure attualmente applicate negli Stati membri con un’unica procedura semplificata;

·        la proposta di regolamento (COM(2020) 613) sulle situazioni di crisi e di forza maggiore nel settore della migrazione e dell’asilo, che stabilisce una serie di deroghe al regime di solidarietà citato, nonché alle procedure di asilo e di rimpatrio alla frontiera, e introduce la protezione immediata nelle situazioni di crisi, disponendo l’abrogazione della direttiva sulla protezione temporanea. La proposta include norme ad hoc in caso di situazioni eccezionali di afflusso massiccio (che abbiano ripercussioni sui sistemi nazionali di asilo e sul complessivo sistema comune europeo);

·        la proposta modificata di regolamento (COM(2020) 614) recante la riforma del quadro giuridico di Eurodac (la banca dati per il confronto delle impronte digitali di richiedenti asilo e migranti irregolari impiegata alle frontiere esterne), al fine di allineare lo strumento di archiviazione dei dati biometrici alle nuove misure introdotte con le altre proposte contenute nel nuovo patto sulla migrazione e asilo. La proposta intende migliorare il sistema con la rilevazione di ulteriori dati, come le immagini del volto, e ampliarne l’ambito di applicazione attraverso l’inclusione dei dati relativi ai cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente nell’UE che non hanno fatto richiesta di asilo.

Recenti iniziative

Il 27 aprile 2022, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte nel settore della migrazione legale articolato in:

·        una riforma della direttiva sul permesso unico, che mira a rendere la procedura per il permesso più rapida, consentire la presentazione della domanda sia nei Paesi terzi che negli Stati membri dell’UE, e rafforzare le garanzie per la parità di trattamento e la protezione dallo sfruttamento della manodopera;

·        una revisione della direttiva sui soggiornanti di lungo periodo, con disposizioni volte a semplificare le condizioni di ammissione, ad esempio consentendo il cumulo di periodi di soggiorno in diversi Stati membri, e a rafforzare alcuni diritti dei soggiornanti di lungo periodo e dei loro familiari, fra l’altro migliorando il ricongiungimento familiare e favorendo la mobilità all’interno dell’UE.

Lo stato dei negoziati e le priorità dell’attuale Presidenza semestrale dell’UE

A distanza di oltre due anni dalla presentazione del nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, e di circa sei anni dall’iniziativa di riforma del Sistema comune europeo di asilo, alcune iniziative normative fra quelle citate hanno registrato taluni avanzamenti.

In particolare, oltre alla trasformazione dell’EASO (Ufficio europeo per l’asilo) nella nuova Agenzia dell’UE per l’asilo mediante il regolamento (UE) 2021/2303  (che ne potenzia le funzioni di sostegno agli Stati membri), i principali progressi riguardano:

·        l’aggiornamento del quadro giuridico della banca dati Eurodac, per il quale il 22 giugno 2022 il Consiglio dell’UE ha approvato il mandato per i negoziati con il Parlamento europeo, insieme al mandato relativo alla proposta di regolamento sugli accertamenti alle frontiere esterne;

·        la proposta relativa alle condizioni di accoglienza, sulla quale nel dicembre 2022 i co-legislatori hanno raggiunto un accordo;

·        l’istituzione di un quadro permanente dell’UE per il reinsediamento, che dovrebbe sostituire gli attuali programmi di reinsediamento dell’UE;

Il Parlamento europeo prevede per il 28 marzo 2023 una votazione in seno alla Commissione per le libertà civili sulle restanti iniziative, ossia i regolamenti per la gestione dell’asilo e della migrazione, per le crisi e le cause di forza maggiore, sullo screening dei migranti e sulle procedure di asilo, con l’obiettivo di finalizzare le nuove norme prima delle elezioni del 2024.

La presidenza svedese ha individuato fra le sue priorità un efficace sistema di migrazione e asilo, sia sotto il profillo dell’azione interna sia per quanto riguarda la politica estera di migrazione in cooperazione con i Paesi terzi. Nel programma si sottolinea l’importanza della revisione del sistema di immigrazione e asilo in termini strategici e per garantire l’efficacia della cooperazione nel settore dello Spazio Schengen. La presidenza intende inoltre lavorare per garantire una cooperazione più operativa, efficace e coordinata con i Paesi terzi.

In particolare, la presidenza ha dichiarato l’intenzione di portare avanti i negoziati sul nuovo patto sulla migrazione e l’asilo in linea con la tabella di marcia comune, concordata nel settembre 2022 da Consiglio e Parlamento europeo, prospettando la conclusione dei negoziati entro il termine della legislatura europea.

Il 7 settembre 2022 il Parlamento europeo e cinque Presidenze del Consiglio dell’UE a rotazione (Repubblica Ceca, Svezia, Spagna, Belgio, e Francia) hanno sottoscritto un accordo con il quale si sono impegnati a collaborare per adottare la riforma in materia di migrazione e asilo prima delle elezioni europee del 2024.

L’effettiva attuazione del calendario concordato è subordinata a riunioni di follow-up fra i membri del gruppo di contatto per l’asilo (composto dai parlamentari europei relatori dei rispettivi dossier legislativi nell’ambito del pacchetto di proposte sopra citate) e i rappresentanti delle Presidenze a rotazione del Consiglio.

Nella dichiarazione comune si sottolinea la necessità che l’adozione dell’intera riforma rispetti rigorosamente l’equilibrio tra tutte le componenti del Patto, nonché i princìpi (stabiliti dall’articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell’UE) di solidarietà e di equa distribuzione della responsabilità tra gli Stati membri.

Nelle sue conclusioni del 9 febbraio 2023, il Consiglio europeo straordinario ha definito la situazione migratoria “una sfida europea che richiede una risposta europea e, a partire dalla lettera inviata agli Stati membri dalla Commissione europea, ha chiesto il rafforzamento e l’accelerazione di misure operative immediate (per il testo integrale delle conclusioni, si rimanda al Documento dell’Unione europea n. 2/DOCUE).

Il 26 gennaio 2023 la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva inviato una lettera ai capi di Stato e di governo dell’UE in materia di migrazioni. Nella lettera la Presidente sottolinea che le migrazioni sono “una sfida europea, alla quale dobbiamo dare una risposta europea”. In allegato alla lettera, sono indicate le misure operative che consentirebbero di affrontare le pressioni migratorie e getterebbero le basi per l’attuazione del nuovo patto sulle migrazioni e l’asilo. Le misure proposte sono suddivise in quattro aree, con i seguenti obiettivi:

·        rafforzare le frontiere esterne, attraverso un utilizzo coordinato delle risorse dell’UE nei punti strategici, tenendo conto delle differenze fra confini terrestri e marittimi e sostenendo una migliore intelligence e allerta precoce. A tal fine sarà fondamentale lavorare in modo più mirato con i partner del Mediterraneo e dei Balcani occidentali, per consentire di affrontare i problemi alla loro origine;

·        affrontare i ritardi e le lacune nelle procedure di frontiera e nei rimpatri. Sarà necessario accelerare le procedure di frontiera, applicando in modo più sistematico il concetto di Paese terzo sicuro e utilizzando gli strumenti di cooperazione dell’UE per aiutare gli sforzi nazionali nel promuovere i rimpatri, anche riconoscendo le decisioni di rimpatrio degli altri Stati membri;

·        affrontare i movimenti secondari e garantire un’effettiva solidarietà fra i Paesi dell’UE. L’attuazione della "roadmap di Dublino" contribuirà a ridurre gli incentivi per i movimenti secondari, consentendo agli Stati membri di lavorare meglio insieme. Sarà inoltre necessario intensificare il sostegno agli Stati membri maggiormente sotto pressione, anche attraverso un’efficace ricollocazione mediante il meccanismo volontario di solidarietà, che dovrebbe fungere da precursore di un meccanismo permanente;

·        intensificare la cooperazione con i partner per migliorare la gestione della migrazione e dei rimpatri. La Presidente afferma che nei finanziamenti esterni l’UE sta superando in modo significativo l’obiettivo del 10% per le spese relative alla migrazione e che, nell’anno in corso, i progetti di gestione delle frontiere e di lotta al contrabbando in Nord Africa e nei Balcani occidentali supereranno il mezzo miliardo di euro. Stabilire i giusti incentivi con un approccio a livello di governo in diverse aree politiche sarà fondamentale per sostenere l’impegno con i Paesi partner, con un’attenzione particolare all’Africa.

In vista del Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio il Governo dei Paesi Bassi ha diffuso una nota di riflessione sull’asilo e la migrazione, dal titolo “Reinvigorating the European Debate on Migration”, in cui chiede di progredire rapidamente sui dossier legislativi contenuti nel nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, ma anche la piena applicazione dell’acquis attuale, ossia le regole di Dublino, nonché un lavoro più intenso per conseguire un maggior equilibrio nei partenariati con i paesi terzi (fonte: Agence Europe).

A sua volta, il Governo italiano ha fatto circolare un non paper su come gestire i flussi migratori dal titolo “Addressing migration with a systemic, circular approach” (fonte: Agence Europe).

La nota si sofferma sulla dimensione esterna della migrazione e su come prevenire la migrazione irregolare dai paesi terzi. Pone inoltre l’accento sulla dimensione interna del fenomeno migratorio, affermando che al centro di qualsiasi meccanismo di solidarietà deve esservi un sistema di ricollocamento obbligatorio dei migranti per sollevare i paesi che sono in prima linea. “Sappiamo tutti che le ricollocazioni non costituiscono una soluzione strutturale ai flussi migratori. Ma nel breve periodo rimangono uno strumento necessario per dare alla solidarietà un’immagine significativa e concreta”, si legge nella nota. E affinché questa solidarietà sia efficace - si sottolinea - sono necessari miglioramenti significativi al meccanismo volontario istituito nel 2022 sotto la presidenza francese dal Consiglio dell’UE.

Il 22 giugno 2022, alla presenza della Commissione europea, ventuno fra Stati membri dell’UE e Stati terzi associati hanno infatti adottato una “dichiarazione sulla solidarietà” che prevede un meccanismo di contribuzione solidale volontaria, sotto forma di ricollocazioni o di altri tipi di contributi, in particolare di natura finanziaria, a favore di quei paesi che si trovino a gestire un numero sproporzionato di arrivi.

Il non paper italiano individua quattro aree di intervento: a) promuovere i partenariati con i paesi terzi di origine e di transito e, affinché questi cooperino, utilizzare il più possibile l’effetto leva di strumenti quali il dialogo politico, premi in caso di cooperazione, condizioni commerciali, visti; b) affrontare le cause profonde della migrazione, in particolare per quanto riguarda l’Africa; c) assicurare un maggior coordinamento fra gli Stati membri nelle operazioni di ricerca e salvataggio in mare; d) trovare un equilibrio fra solidarietà e responsabilità.

Secondo quanto riportato da organi di informazione, i governi di Danimarca, Lituania, Lettonia, Estonia, Slovacchia, Grecia, Malta e Austria avrebbero inviato il 7 febbraio 2023 una lettera ai Presidenti di Commissione e Consiglio in vista del Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio, formulando alcune proposte in materia di gestione dei flussi migratori. I Paesi in questione sottolineerebbero, fra l’altro, l’importanza di compiere il prima possibile progressi sull’intero patto Ue in materia di migrazione e asilo e sulla revisione del Codice delle frontiere Schengen, e solleciterebbero la presentazione di proposte legislative volte ad affrontare le situazioni di “migrazione strumentalizzata”.

Inoltre, in una dichiarazione congiunta rilasciata l’8 marzo scorso a seguito di una riunione ospitata dai Paesi Bassi, sei Stati membri - Francia, Germania, Belgio, Austria, Paesi Bassi e Danimarca - insieme alla Svizzera hanno espresso preoccupazione sullo stato attuale del Sistema europeo comune di asilo e, in particolare, del sistema di Dublino. Hanno inoltre ribadito che i negoziati sulle proposte dovrebbero portare a un sistema con criteri chiari e meccanismi equilibrati per determinare lo Stato membro responsabile dell’esame di una domanda di protezione internazionale.

L’obiettivo del sistema riformato dovrebbe essere quello di scoraggiare la fuga o i movimenti migratori irregolari fra gli Stati, limitando i trasferimenti di responsabilità e prevedendo al contempo un meccanismo di solidarietà per condividere le responsabilità fra tutti gli Stati membri.

Da ultimo, in occasione del Consiglio Giustizia e affari interni del 9 e 10 marzo 2023 la presidenza ha informato i ministri in merito agli sviluppi nei lavori sulle proposte legislative in materia di giustizia e affari interni (vd. la panoramica delle proposte legislative in corso). La questione migratoria sarà nuovamente oggetto di discussione del prossimo Consiglio europeo che si terrà il 23 e 24 marzo.

Nel corso della XVIII legislatura, nella seduta del 19 gennaio 2021, la 14a Commissione permanente del Senato ha approvato la risoluzione doc. XVIII-bis n. 6 dopo aver esaminato il pacchetto di proposte facenti parte del nuovo patto su migrazione e asilo (COM(2020) 610), (COM(2020) 611), (COM(2020) 612), (COM(2020) 613), (COM(2020) 614).

La Commissione ha ritenuto non rispettati i princìpi di sussidiarietà e proporzionalitàper i motivi illustrati di seguito:

il fenomeno dei flussi migratori è strutturalmente transfrontaliero e di difficile gestione da parte dei singoli Stati membri; nella loro gestione è necessaria una totale e più compiuta competenza a livello unionale, in cui l’azione dei singoli Stati membri sia improntata ai princìpi di cui all’articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea per il quale ‘le politiche dell’Unione [...] sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri’, e dove la solidarietà trovi il giusto equilibrio con una responsabilità condivisa attraverso strumenti e procedure obbligatorie nella loro applicazione;

la 14ª Commissione ritiene anzitutto necessario mantenere ferma la ‘logica di pacchetto’ per le proposte in esame, al fine di permettere una visione unitaria dei loro diversi aspetti e di valutarne l’effettiva portata complessiva, soprattutto in relazione al necessario equilibrio tra gli obblighi di responsabilità previsti in capo agli Stati di primo approdo e il sistema di solidarietà da parte degli altri Stati membri dell’Unione europea;

le proposte, infatti, presentano una manifesta asimmetria tra l’obbligatorietà delle procedure alle frontiere esterne, incluse quelle di preingresso, con finalità di prevenzione dei movimenti secondari, in capo agli Stati di primo approdo, e le formule di solidarietà flessibile la cui obbligatorietà per gli altri Stati membri è del tutto aleatoria;

da questo punto di vista, le proposte di riforma del sistema europeo vigente non modificano le problematiche attuali derivanti dall’applicazione del principio della responsabilità del Paese di primo ingresso, che viene quindi mantenuto fermo, e non rappresentano pertanto alcun ‘valore aggiunto’ all’azione a livello di Unione europea, che è elemento necessario ai fini del rispetto del principio di sussidiarietà e che sarebbe presente solo qualora fossero previsti meccanismi in grado di bilanciare in modo efficace gli oneri che gravano sullo Stato di primo ingresso, tra cui l’effettiva obbligatorietà dei ricollocamenti negli altri Stati membri”.

 


Le misure dell’UE per il contrasto alla crisi energetica

A seguito della crisi energetica causata dalle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nel maggio 2022 la Commissione ha presentato il piano REPowerEU, volto ad affrancare l’Unione europea dalla dipendenza dalle risorse fossili importate dalla Russia, a creare le condizioni per l’autosufficienza energetica dell’Unione e a intensificare l’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici. Nell’ambito di tale piano, l’UE ha istituito la Piattaforma dell’UE per l’energia, su base volontaria, che sostiene acquisti comuni coordinati di energia a favore di tutti i paesi dell’UE e di alcuni partner europei (vd. infra).

Il piano è corredato da proposte volte a costruire la nuova infrastruttura e il nuovo sistema energetico di cui l’Europa ha bisogno per realizzare questi obiettivi.

Il piano prevede una serie di misure a breve termine e a medio termine, da adottare entro il 2027, ispirate a quattro principi:

·        risparmio energetico;

·        diversificazione delle importazioni di energia;

·        accelerazione della transizione verso l’energia pulita;

·        investimenti intelligenti e riforme.

Un quinto principio riguarda la capacità di prepararsi in caso di grave interruzione dell’approvvigionamento nei mesi a venire (per maggiori dettagli si rimanda alla pagina a cura della Commissione europea).

Nel luglio 2022 ha adottato il piano “Risparmiare gas per un inverno sicuro” (“Safe Gas for a Safe Winter”) nel quale individua possibili misure con cui gli Stati membri possono incoraggiare la diminuzione della domanda e del consumo di gas.

Il piano includeva, tra l’altro, una proposta di regolamento per la riduzione della domanda e una modifica del Quadro temporaneo di crisi adottato nel mese di marzo (cfr. infra), al fine di incoraggiare lo sviluppo di energia da fonti rinnovabili e la decarbonizzazione dei processi industriali. (Per maggiori dettagli, si rinvia al comunicato stampa divulgato dalla Commissione europea e al materiale divulgativo predisposto Safe Gas for a Safe Winter, A European Gas Demand Reduction Plan e Saving Energy for a Safe Winter).

Si ricorda che l’UE intende inoltre potenziare la capacità e l’uso delle tecnologie per l’energia offshore e investire nell’idrogeno pulito, considerato il vettore energetico del futuro, in grado di contribuire a decarbonizzare settori ad alte emissioni come le industrie ad alta intensità energetica e i trasporti. Per inciso, lo scorso 13 febbraio la Commissione europea ha adottato due atti con i quali definisce le condizioni per considerare l’idrogeno un combustibile rinnovabile.

 

Le misure di emergenza adottate dall’UE

Per rispondere con tempestività alla crisi energetica e all’aumento dei prezzi, l’Unione europea ha adottato alcune misure di emergenza, varate dal solo Consiglio a norma dell’articolo 122, paragrafo 1 del TFUE. Quest’ultimo stabilisce che il Consiglio dell’UE, su proposta della Commissione, può decidere misure appropriate qualora sorgano gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia. Tali misure hanno un carattere temporaneo, proporzionato e straordinario e sono adottate in uno spirito di solidarietà tra gli Stati membri.

Le misure di emergenza adottate sinora sono:

·        il regolamento relativo ad un meccanismo di mercato per limitare i prezzi eccessivi del gas (c.d. price cap), in base al quale gli scambi di gas saranno soggetti ad un massimale se e quando i prezzi raggiungeranno livelli eccezionali e si verificheranno contemporaneamente due condizioni: il prezzo dei derivati TTF a un mese superi i 180 euro/MWh per tre giorni lavorativi sia superiore di 35 euro al prezzo di riferimento per gli stessi tre giorni lavorativi. Si ricorda che il TTF olandese (Title Transfer Facility) è l’attuale indice di riferimento utilizzato nel mercato europeo del gas. Il regolamento, inoltre, introduce un nuovo parametro di riferimento dei prezzi, che garantirà prezzi stabili e prevedibili per le transazioni di GNL, a complemento del TTF. Il meccanismo di correzione del mercato si applica dal 15 febbraio 2023 e potrà essere disattivato o sospeso in base a norme prestabilite. Il regolamento è in vigore dal 1° febbraio 2023 per la durata di un anno;

·        il regolamento sulla riduzione della domanda di gas, che prevede una riduzione volontaria della domanda di gas naturale del 15% nel periodo tra il 1º agosto 2022 e il 31 marzo 2023, rispetto al consumo medio degli ultimi cinque anni (tale obiettivo diviene obbligatorio nel caso in cui il Consiglio attivi, ad alcune condizioni, uno "stato di allarme dell’Unione"). Lo scorso 20 marzo la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento volta a prolungare l’obiettivo di riduzione del 15% della domanda di gas fino al 31 marzo 2024. La proposta dovrebbe essere esaminata dal Consiglio “Energia” il prossimo 28 marzo;

·        il regolamento sullo stoccaggio del gas, che ha fissato un obiettivo di riempimento degli impianti di stoccaggio degli Stati membri almeno all’80% entro il 1º novembre 2022 e al 90% entro gli inverni successivi (al 18 gennaio 2023 il livello medio di riempimento era oltre l’80%) e ha previsto accordi di solidarietà tra Stati membri per aiutare i paesi che non dispongono di impianti di stoccaggio nel loro territorio. Tali paesi dovrebbero stoccare un volume pari al 15% del loro consumo nazionale annuo di gas in impianti situati in un altro Stato membro;

·        il regolamento relativo ad un intervento di emergenza per far fronte ai rincari dei prezzi dell’energia  volto a sostenere famiglie e imprese. Il regolamento ha stabilito, tra l’altro, una riduzione della domanda di energia del 5% nelle ore di picco, un tetto di 180 euro per MWh ai ricavi eccedenti dei produttori che generano energia a basso costo, ad esempio da fonti rinnovabili (cd. "produttori inframarginali"), nonché un contributo di solidarietà temporaneo del 33% sui ricavi eccedenti generati da attività nei settori dei combustibili fossili da destinare al finanziamento di misure di sostegno dei clienti vulnerabili, al finanziamento di investimenti nell’efficienza energetica, nelle energie rinnovabili e nello sviluppo dell’autonomia energetica. L’obiettivo di riduzione della domanda di energia si applica dal 1° dicembre 2022 fino al 31 marzo 2023, mentre il tetto obbligatorio sui ricavi di mercato si applica dal 1° dicembre 2022 fino al 30 giugno 2023. La Commissione dovrebbe rivedere le disposizioni in materia di riduzione della domanda e tetto ai ricavi entro il 30 aprile 2023 e quelle relative al contributo di solidarietà temporaneo entro il 15 ottobre 2023 e il 15 ottobre 2024;

·        regolamento sulla solidarietà tra gli Stati mediante acquisti congiunti di gas (vd infra).

 

Le misure pendenti

Tra le proposte legislative pendenti rientrano:

·        il pacchetto di riforma del mercato del gas, consistente in una proposta di direttiva e una proposta di regolamento volte a facilitare l’integrazione dei gas rinnovabili e a basso contenuto di carbonio, compreso l’idrogeno, nel mercato del gas.
Lo scorso 15 marzo il Parlamento europeo ha definito la sua posizione negoziale sulle proposte legislative in esame in vista dei negoziati interistituzionali che saranno avviati una volta che il Consiglio dell’UE avrà a sua volta concordato il suo orientamento generale. Il Consiglio Energia dovrebbe discutere le proposte il 28 marzo prossimo.
La Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia (ITRE) aveva precedentemente adottato la sua posizione negoziale sul pacchetto gas il 9 febbraio scorso. I deputati europei hanno sottolineato l’importanza di creare corridoi dedicati all’idrogeno, come indicato anche nel piano  REPowerEU, e di fornire una capacità transfrontaliera sufficiente per creare un mercato integrato dell’idrogeno, la cosiddetta ‘spina dorsale dell’idrogeno’, e per consentire all’idrogeno di circolare liberamente nell’UE.

·        la proposta di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili (RED II), al momento oggetto di negoziati interistiuzionali, la cui prossima sessione dovrebbe tenersi il 29 marzo.
Tra i punti da definire vi è la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili: la Commissione europea aveva proposto inizialmente di aumentare l’attuale obiettivo a livello dell’UE dal 32% al 40% entro il 2030. Successivamente, nell’ambito del pacchetto di proposte collegate al piano REpoweEU ha modificato la proposta iniziale inserendo un obiettivo del 45%, condiviso dal Parlamento europeo ma non dal Consiglio che sostiene l’obiettivo del 40%. Altri elementi da discutere riguardano l’introduzione di procedure di autorizzazione accelerate per i progetti in materia di energie rinnovabili, e l’utilizzo, nel settore dei trasporti, di carburanti liquidi e gassosi di origine non biologica come l’idrogeno rinnovabile. Si ricorda che la direttiva RED II prevede anche obiettivi nazionali. Per l’Italia l’obiettivo di consumo da fonti di energia rinnovabile al 2030 è fissato al 30% (sulla direttiva RED II e sugli obiettivi dell’UE in materia di clima ed energia dal 2021 al 2030 si veda il Dossier a cura del Senato e della Camera);

·        la proposta di revisione della direttiva sull’efficienza energetica (EED), su cui lo scorso 10 marzo si sono conclusi i negoziati ineristituzionali con un accordo provvisorio tra la presidenza svedese del Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo. L’accordo dovrà essere ora formalizzato ufficialmente dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
La proposta mira ad allineare le disposizioni vigenti (direttiva 2012/27/UE) al nuovo obiettivo di riduzione del 55% dei gas serra entro il 2030, previsto dalla Legge europea sul clima adottata nel giugno 2021. Attualmente la direttiva è orientata al precedente obiettivo di riduzione del 32,5%.
I punti salienti dell’accordo raggiunto prevedono: un obiettivo generale dell’11,7% di efficienza energetica; risparmio energetico annuale dell’1,5% per gli Stati Membri; misure mirate per il settore pubblico e le imprese; piani locali di teleriscaldamento e raffreddamento; misure in materia di povertà energetica.

 

Acquisti congiunti di gas

Nell’ambito del piano RepowerEU, lo scorso aprile l’UE ha istituito la piattaforma dell’UE per l’energia, che sostiene acquisti congiunti di gas naturale e gas naturale liquefatto (e in futuro di idrogeno) a favore di tutti i paesi dell’UE e di alcuni partner europei. La piattaforma, cui si partecipa su base volontaria, è aperta ai Balcani occidentali, all’Ucraina, alla Moldova e alla Georgia e dovrebbe servire anche nell’immediato vicinato dell’Ue.

La piattaforma mira a coordinare l’azione e i negoziati dell’UE con i fornitori esterni a monte, per evitare che i Paesi dell’UE si facciano concorrenza a vicenda e per utilizzare il peso dell’UE - in quanto uno dei maggiori consumatori di gas al mondo - per ottenere condizioni migliori per tutti i consumatori dell’UE.

Nelle Conclusioni del 20 e 21 ottobre 2022, il Consiglio europeo ha sollecitato gli acquisti congiunti di gas, il coordinamento e la priorità dei negoziati con partner affidabili facendo pieno uso della piattaforma.

Il regolamento sulla solidarietà approvato lo scorso 19 dicembre fornisce un quadro giuridico per il funzionamento della piattaforma dell’UE per l’energia, al fine di sostenere gli Stati membri nella preparazione per l’inverno 2023-24 e in particolare nel riempimento dei loro impianti di stoccaggio del gas.

Aggregate-EU è il servizio di aggregazione della domanda e di acquisto congiunto istituito in base al regolamento. In seguito all’incontro tra la domanda e l’offerta, le aziende possono concludere volontariamente dei contratti di acquisto con i fornitori di gas, sia individualmente che congiuntamente. La cooperazione aziendale è particolarmente vantaggiosa per le aziende più piccole e per le aziende dei Paesi senza sbocco sul mare, che hanno una portata globale o un potere negoziale minore. I Paesi dell’UE sono obbligati ad aggregare la domanda di volumi di gas equivalenti al 15% dei rispettivi obblighi di riempimento dello stoccaggio. Oltre il 15%, l’aggregazione sarà volontaria, ma basata sullo stesso meccanismo.

Il regolamento offre alla Commissione la possibilità di emettere raccomandazioni su come coordinare meglio gli acquisti di gas nell’UE. Queste raccomandazioni possono proporre misure per evitare un potenziale impatto negativo degli acquisti di gas da parte di aziende e autorità sull’acquisto congiunto di gas e sulla sicurezza dell’approvvigionamento, la solidarietà energetica e il mercato interno.

Le raccomandazioni sono emesse a seguito della notifica da parte delle aziende o delle autorità dei Paesi dell’UE dell’intenzione di lanciare una gara d’appalto per l’acquisto di gas o di concludere negoziati con produttori o fornitori di gas naturale di Paesi terzi per l’acquisto di gas per un volume superiore a 5 TWh/anno.

Per quanto concerne gli acquisti di gas, si ricorda che a livello internazionale, sono stati intensificati i legami con fornitori affidabili di gas e GNL. Sono stati conclusi accordi con Stati Uniti, Canada, Norvegia, Azerbaigian, Egitto e Israele. L’UE e la Norvegia hanno istituito in ottobre una task force per stabilizzare i mercati energetici. Ad ottobre è ripreso il dialogo energetico UE-Algeria.

 

La proposta di riforma del mercato dell’energia elettrica

Il 14 marzo scorso la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento di riforma del mercato dell’elettricità dell’Unione, volta ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e l’eliminazione graduale del gas, ridurre la dipendenza delle bollette dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili, tutelare meglio i consumatori dalle future impennate dei prezzi e dalla manipolazione potenziale del mercato e rendere l’industria dell’UE pulita e più competitiva.

Attualmente il mercato per l’energia elettrica è regolato da una serie di strumenti legislativi, tra cui,  il regolamento (UE) 2019/943), la direttiva (UE) 2019/944 che ne determinano norme e principi, il regolamento (ue) 2019/941 sulla preparazione ai rischi,  il regolamento (ue) 2019/942 istitutivo dell’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (ACER) e il regolamento (ue) 1227/2011 sull’integrità e la trasparenza (per dettagli si rimanda alla pagina a cura della Commissione europea e  alla Nota del Parlamento europeo).

Secondo la Commissione europea le nuove norme ottimizzeranno la struttura del mercato dell’elettricità, integrando i mercati a breve termine con strumenti a lungo termine, consentendo ai consumatori di beneficiare di un maggior numero di contratti a prezzo fisso.

In particolare la proposta contiene misure volte a:

·        incoraggiare contratti a lungo termine;

·        accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili ed eliminare gradualmente il gas;

·        proteggere i consumatori;

·        migliorare la flessibilità del sistema elettrico;

·        garantire la trasparenza dei mercati ed evitare gli abusi.

In estrema sintesi, un produttore e un consumatore di elettricità potranno stipulare contratti di acquisto di energia (PPA), ossia contratti privati a lungo termine, che consentiranno alle aziende di beneficiare di prezzi più stabili per la produzione di energia non fossile e rinnovabile. Sono previsti inoltre contratti per differenza (o CfD) bidirezionali, ossia contratti tra un produttore di energia elettrica e un ente pubblico, di solito lo Stato, che stabilisce un “prezzo di esercizio”, di solito attraverso una gara d’appalto. Essi regolano insieme la differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo di esercizio e stabiliscono un prezzo minimo e un prezzo massimo.

È previsto che qualsiasi ricavo al di sopra del tetto venga restituito ai consumatori. Saranno inoltre introdotti nuovi obblighi per facilitare l’integrazione delle energie rinnovabili e migliorare la prevedibilità della loro produzione. Ciò include obblighi di trasparenza per gli operatori di rete in relazione alla congestione della stessa, ma anche l’applicazione di scadenze per la negoziazione dei prezzi che saranno più vicine al tempo reale.

Per incoraggiare gli investimenti nelle energie rinnovabili, gli sviluppatori avranno un accesso più facile agli accordi privati di acquisto di energia e ai contratti per differenza sostenuti dallo Stato. Quanto ai consumatori, essi potranno beneficiare di contratti fissi a lungo termine, ma potranno anche combinare contratti fissi e dinamici per sfruttare la variabilità dei prezzi e utilizzare l’energia quando è più conveniente (per caricare un veicolo elettrico o utilizzare una pompa di calore, ad esempio).

La riforma promuove anche accordi di condivisione dell’energia tra piccoli consumatori. Ciò consente a un gruppo di consumatori di accedere all’autogenerazione di energia da fonti rinnovabili, sia che venga condivisa da un singolo consumatore con altri consumatori, sia che venga condivisa tra diversi consumatori che possiedono un impianto di generazione off-site. In caso di bancarotta o fallimento di un fornitore, gli Stati membri dovranno inoltre designare un fornitore di ultima istanza.

Al fine di migliorare la flessibilità del mercato, gli Stati membri dovranno ora valutare le loro esigenze e avranno la possibilità di introdurre nuovi schemi di sostegno per soddisfare la domanda e gestire lo stoccaggio. Sono anche previste una serie di misure volte a ridurre il consumo di gas nel settore elettrico, riducendo la domanda durante le ore di punta. Infine, l’Agenzia per la Cooperazione dei Regolatori dell’Energia (ACER) e i regolatori nazionali monitoreranno l’integrità e la trasparenza del mercato energetico per garantire mercati competitivi e prezzi trasparenti.

La proposta sarà adottata attraverso la procedura ordinaria, che prevede l’esame e l’approvazione da parte del Consiglio dell’UE e del Parlamento europeo.

Assieme alla proposta, la Commissione ha rivolto una serie di raccomandazioni agli Stati membri sullo stoccaggio, per incoraggiare l’innovazione, le tecnologie e le capacità in questo ambito. Le raccomandazioni sono accompagnate da un documento dei servizi della Commissione  che sottolinea il ruolo fondamentale della flessibilità che lo stoccaggio può fornire al sistema elettrico.

Questa flessibilità aiuta ad adattarsi alle mutevoli esigenze e garantisce che il consumo di elettricità corrisponda permanentemente alla generazione di elettricità. Lo stoccaggio può anche ridurre i prezzi dell’elettricità durante i periodi di picco e consentire ai consumatori di adattare il loro consumo di energia ai prezzi e alle loro esigenze. Infine, le tecnologie di stoccaggio energetico facilitano l’elettrificazione di diversi settori economici, in particolare gli edifici e i trasporti.

La Commissione raccomanda ai Paesi dell’UE di considerare le caratteristiche specifiche dell’accumulo di energia al momento di progettare gli oneri di rete e gli schemi tariffari e di facilitare la concessione di autorizzazioni. La Commissione incoraggia inoltre a sfruttare ulteriormente il potenziale dello stoccaggio di energia nella progettazione e nel funzionamento delle reti.

 

Quadro temporaneo di crisi e transizione

Il 23 marzo 2022, nell’ambito delle iniziative volte a compensare gli effetti dell’aumento dei costi dell’energia, la Commissione europea ha adottato il Quadro temporaneo di crisi per misure di aiuti di stato a seguito dell’aggressione russa, con il quale ha concesso agli Stati membri di avvalersi della flessibilità prevista dalle norme sugli aiuti di Stato per sostenere l’economia. Il Quadro è stato modificato il 20 luglio e il 28 ottobre scorsi.

Il 9 marzo scorso, dopo aver consultato gli Stati membri, la Commissione europea ha adottato il nuovo Quadro temporaneo di crisi e transizione che modifica e proroga in parte il Quadro adottato nel mese di marzo, prevedendo misure di sostegno in settori fondamentali per la transizione verso un’economia a zero emissioni nette, come preannunciato nel Piano industriale Green Deal del febbraio scorso.

Il Green Deal mira a volte a favorire le industrie a zero emissioni attraverso un contesto normativo semplificato, un accesso più rapido a finanziamenti adeguati, il miglioramento delle competenze, l’apertura commerciale per instaurare catene di approvvigionamento resilienti.

In particolare il nuovo Quadro temporaneo di crisi e transizione:

·        proroga fino al 31 dicembre 2025 il sostegno a favore delle energie rinnovabili, dello stoccaggio dell’energia e della decarbonizzazione dei processi di produzione industriale;

·        modifica l’ambito di applicazione delle misure del precedente Quadro, estendendo a tutte le tecnologie coinvolte nella produzione di energia rinnovabile, all’idrogeno rinnovabile e allo stoccaggio dei biocarburanti le semplificazioni ivi previste. Viene inserita, ad esempio, la possibilità di concedere aiuti per le tecnologie più innovative, come l’idrogeno rinnovabile, senza una gara d’appalto, a condizione che siano previste alcune salvaguardie per garantire la proporzionalità del sostegno pubblico. Vengono inoltre introdotti massimali di aiuto più elevati e calcoli semplificati degli aiuti;

·        introduce nuove misure, applicabili fino al 31 dicembre 2025 volte a sostenere gli investimenti nella produzione di attrezzature e impianti strategici necessari per la transizione verso un sistema economico a “emissioni nette-zero”, nel contesto delle sfide globali che minacciano di dirottare i nuovi investimenti a favore di Paesi terzi al di fuori dell’Europa. In particolare, è autorizzato il sostegno, anche attraverso incentivi fiscali, degli Stati membri alla produzione di batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio, nonché all’approvvigionamento di materie prime critiche necessarie per la produzione di tali apparecchiature.

Le modifiche approvate potranno essere applicate anche ai progetti specifici che rientrano nei PNRR.

Le altre misure maggiormente collegate alla situazione immediata di crisi, restano applicabili fino al 31 dicembre 2023. La Commissione valuterà in un secondo momento un’eventuale proroga.

In tema di aiuti di stato, oltre al Quadro temporaneo di crisi e transizione il 9 marzo è stata adottata una modifica al Regolamento generale di esenzione per categoria al fine di concedere agli Stati membri una maggiore flessibilità nella progettazione e nell’attuazione diretta di misure di aiuto in settori fondamentali per la transizione verso la neutralità climatica e verso un’industria a zero emissioni nette, senza che occorra l’approvazione preliminare della Commissione.

Il regolamento generale di esenzione per categoria dichiara compatibili con il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea alcune categorie specifiche di aiuti di Stato, purché soddisfino determinate condizioni, esentandole dall’obbligo di notifica preventiva alla Commissione.

 

Attività del Senato

In tema di contenimento dei prezzi del gas e di crisi energetica si ricorda la risoluzione 6-00012 approvata dal Senato il 14 dicembre scorso al termine delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista del Consiglio europeo del 15 e del 16 dicembre.

Con la risoluzione 6-00012, a firma del presidente della 4a Commissione sen. Terzi di Sant’Agata e altri, il Senato impegnava l’Esecutivo a sostenere le soluzioni europee volte al contenimento dei prezzi del gas, alla sicurezza delle forniture, alla diversificazione degli approvvigionamenti con partner affidabili e all’aumento delle capacità infrastrutturali delle riserve energetiche, tenendo fermo, per il 2023-2025, l’obiettivo di avere sotto controllo la dinamica dei prezzi dell’energia. Inoltre, si esprimeva la necessità di introdurre un tetto al prezzo del gas e di accelerare i lavori sulla riforma della struttura del mercato dell’energia elettrica per una decarbonizzazione del sistema energetico efficace e sostenibile sia sul piano economico che sociale. Infine, si impegnava il Governo a lavorare assieme all'Unione europea per iniziative a sostegno di investimenti per progetti in materia energetica nei settori dell'innovazione, dell'efficienza, delle infrastrutture e delle fonti rinnovabili.

In questa direzione si esprimevano anche le risoluzioni 6-00014 (prima firma della sen. Malpezzi, Pd) e 6-00016 (prima firma della sen. Paita, A-IV) approvate lo stesso giorno[1].

 

Attività della Camera dei deputati

Sulle questioni legate alla crisi energetica ed alla sicurezza degli approvvigionamenti, si ricorda la risoluzione 6-00007, approvata dalla Camera dei Deputati il 13 dicembre 2022 a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre successivi.

Tale risoluzione, a firma degli onn. Foti, Molinari, Cattaneo, Lupi ed altri, impegnava il Governo “a sostenere soluzioni europee al fine di contenere i prezzi del gas e dell'energia, garantire la sicurezza delle forniture, ridurre la domanda, diversificare gli approvvigionamenti con partner affidabili, aumentare la capacità infrastrutturale delle riserve energetiche”, con “l'obiettivo di avere sotto controllo, per l'orizzonte temporale 2023-2025, la dinamica dei prezzi dell'energia”, anche introducendo “un tetto ai prezzi del gas funzionale ed efficiente e un'accelerazione dei lavori sulla riforma strutturale del mercato dell'energia elettrica”. Impegnava inoltre il Governo “a lavorare assieme all'Unione europea per iniziative a sostegno di investimenti per progetti in materia energetica nei settori dell'innovazione, dell'efficienza, delle infrastrutture e fonti rinnovabili”.

Nel corso della stessa seduta sono state approvate anche le risoluzioni 6-0008 a prima firma dell’onorevole Serracchiani e 6-00009 a prima firma dell’onorevole Richetti, entrambe modificate nel corso della seduta. Anche tali risoluzioni impegnavano il Governo a favorire tra l’altro l'adozione, di interventi strutturali a livello europeo per il contenimento della domanda e dei prezzi.

 



 

 

Le politiche dell’UE per la transizione verde

 

Il Green Deal ed il traguardo della neutralità climatica nel 2050

Nel dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato la comunicazione sul Green Deal europeo, consistente in una tabella di marcia verso il raggiungimento entro il 2050 della neutralità climatica, ovvero dell’equilibrio tra le emissioni e assorbimenti di gas ad effetto serra, quale obiettivo prioritario dell’Unione europea.

Il Green Deal presuppone la trasformazione dell’economia e della società in senso ecosostenibile con un ampio spettro di interventi in tutti i settori: energia, industria, edilizia, trasporti e mobilità, agricoltura, gestione dei rifiuti, tutela dell’ambiente e della biodiversità, ricerca. L’obiettivo di perseguire l’impatto climatico zero entro il 2050 è stato confermato dal Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019.

Successivamente, il Regolamento europeo sul clima ha reso vincolante tale traguardo ed ha inoltre previsto, quale tappa intermedia, la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990, vedi infra). Tale obiettivo era stato sancito dal Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020 e da questo trasferito nel contributo determinato a livello nazionale (NDC) approvato il 17 dicembre 2020 e trasmesso al Segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCC).

Per implementare il Green Deal, il complesso normativo per l’energia e il clima è stato sottoposto a revisione dalle proposte legislative del pacchetto c.d. “Pronti per il 55% (attualmente oggetto di negoziato interistituzionale, vedi infra), presentato dalla Commissione europea nel luglio 2021, che, oltre alla riduzione del 55% delle emissioni prevede per il 2030 i seguenti obiettivi: 

·        aumento al 40% della quota di energia da fonti rinnovabili (percentuale che il successivo piano REPowerEU propone di innalzare a 45%);

·        aumento dell’efficienza energetica al 39% per l’energia primaria e al 36% per l’energia finale (rispetto alla normativa vigente la proposta della Commissione cambia la base di calcolo e prospetta una riduzione del consumo di energia almeno pari al 9% rispetto al 2020, anche per tale percentuale il piano REPowerEU propone un innalzamento al 13%).

La crisi energetica innescata dall’innalzamento globale dei prezzi e dal conflitto in Ucraina, hanno posto l’enfasi sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’UE e sulla necessità di affrancare l’Unione dalla dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili dalla Russia, nonché dal gas naturale. In questa prospettiva, l’UE ha presentato il 18 maggio 2022 il Piano REPowerEU che presuppone la piena attuazione delle politiche per il clima e del pacchetto “Pronti per il 55%” e prevede l’incremento (dal 40 al 45%) della percentuale di energia da fonti rinnovabili e del risparmio energetico (dal 9% al 13% rispetto allo scenario 2020).

 

L’attuazione del Green Deal

Le iniziative legislative del pacchetto "Pronti per il 55%" (FIT FOR 55%)

Il citato pacchetto è stato presentato dalla Commissione europea il 14 luglio 2021 assieme ad una comunicazione che ne inquadra il contenuto.

Le proposte, nuove o di revisione della normativa vigente su numerosi settori: dalla riforma del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) e della normativa sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica, fino all’introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere e all’istituzione di un Fondo sociale per il clima. Di seguito le principali iniziative.

Revisione del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS)

Il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (Emission trading system ETS) fissa un tetto, diminuito periodicamente tramite un fattore di riduzione lineare, alla quantità di gas ad effetto serra che possono essere emessi ogni anno per  gli impianti di produzione di energia elettrica, l’industria ad alta intensità energetica, e il trasporto aereo all’interno dell’UE. I soggetti regolamentati acquistano o ricevono gratuitamente quote di emissioni che a fine anno devono corrispondere con le emissioni effettive e, se riducono le proprie emissioni, possono vendere le quote eccedenti.

La proposta di riforma della Commissione prevede tra l’altro:

·        la riduzione periodica del numero di quote emesse attraverso l’applicazione annuale di un fattore di riduzione del 4,2% (attualmente 2,2%);

·        l’estensione dal 2023, del sistema al trasporto marittimo;

·        la creazione dal 2026 di un sistema di scambio di quote separato per gli edifici e il trasporto su strada;

·        la progressiva riduzione delle assegnazioni gratuite e la loro eliminazione nei settori interessati dal nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere;

·        l’incremento del Fondo per l’innovazione e del Fondo di Modernizzazione, alimentati con parte dei proventi delle aste e volti a sostenere l’innovazione tecnologica e la transizione energetica in taluni paesi.

La riforma prevede inoltre che gli Stati membri utilizzino tutti i proventi loro destinati a obiettivi legati alla questione climatica.

La proposta è già stata esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio che il 18 dicembre 2022, nell’ambito della procedura legislativa ordinaria, hanno raggiunto un accordo politico provvisorio.

 

Revisione del regolamento su emissioni risultanti da uso del suolo, silvicoltura e agricoltura (LULUCF)

La proposta della Commissione incrementa l’obiettivo collettivo dell’UE di assorbimenti netti di gas a effetto serra del settore fissandolo a -310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2030, ed assegna agli Stati membri obiettivi nazionali annuali dal 2026 al 2030. Prevede inoltre che il settore combinato dell’uso del suolo, della silvicoltura e dell’agricoltura (LULUCF-Land use, Land Use Change and Forestry), che comprende anche emissioni diverse dalla CO2, derivanti dagli allevamenti o dai fertilizzanti, dovrebbe diventare climaticamente neutro entro il 2035 e successivamente assorbire emissioni in misura maggiore di quanta ne emette.

L’11 novembre 2022 Parlamento e Consiglio hanno raggiunto nell’ambito della procedura legislativa ordinaria un accordo politico provvisorio che il Parlamento europeo ha approvato in seduta plenaria il 14 marzo 2023.


 

Riforma del regime di "condivisione degli sforzi" (effort sharing)

La proposta modifica il regolamento cosiddetto sulla condivisione degli sforzi (Effort sharing regulation - "ESR"), che assegna agli Stati membri obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori non soggetti alla normativa ETS o LULUCF (trasporti, ad eccezione dell’aviazione e della navigazione non domestica, edifici, agricoltura, piccoli impianti industriali, rifiuti) portando l’obiettivo di riduzione ad almeno -40 (rispetto al 2005, contro l’attuale - 30%).

L’8 novembre 2022 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico provvisorio su tale proposta che il Parlamento europeo ha approvato nella seduta plenaria del 14 marzo 2023.

 

Modifica della direttiva sull’efficienza energetica

La proposta della Commissione modifica la direttiva sull’efficienza energetica incrementando a -39% l’obiettivo di riduzione del consumo di energia primaria e -36% per il consumo di energia finale (rispetto alle proiezioni 2007, l’obiettivo attuale è 32,5%).

Con il successivo Piano REPowerEU la Commissione ha proposto di aumentare il risparmio energetico, riducendo ulteriormente il consumo di energia e portandolo dal 9% (rispetto al 1990) al 13%

Su tale proposta il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale il 27 giugno scorso e il Parlamento europeo ha approvato emendamenti il 14 settembre. I colegislatori hanno raggiunto un accordo politico provvisorio il 10 marzo 2023.

 

Modifica della direttiva per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili

La proposta modifica la direttiva sulle fonti di energia rinnovabili, incrementandone la quota nel sistema energetico dell’Unione ad almeno il 40% del consumo finale lordo di energia (contro il 32% attuale). Prevede obiettivi specifici per trasporti, edilizia, industria, e sistema elettrico. Il successivo Piano REPowerEU ha proposto di innalzare ulteriormente tale quota al 45%.

Tale proposta, su cui il Consiglio ha raggiunto il 27 giugno 2022 un orientamento generale, ed il Parlamento europeo ha approvato emendamenti il 14 settembre, è ancora oggetto dei negoziati interistituzionali.


 

La revisione della disciplina sulle emissioni delle autovetture e dei veicoli nuovi

La proposta modifica il regolamento sui livelli di emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri nuovi prevedendo che dal 2035 i nuovi veicoli debbano essere a emissioni zero, vietando di fatto, a partire da quella data, la vendita di veicoli a motore termico.

Sulla proposta Parlamento europeo e Consiglio hanno raggiunto un accordo politico provvisorio il 27 ottobre scorso. Il Parlamento europeo ha approvato tale accordo il 14 febbraio 2023.

Rispondendo all’interrogazione a risposta immediata n. 3-00209 dell’on. Cattaneo ed altri, nel corso del Question Time del 1° marzo 2023 presso la Camera dei deputati, il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha preannunciato la posizione contraria del Governo italiano.

Il voto definitivo da parte del COREPER, originariamente previsto per il 7 marzo, è stata rinviato ad una data ancora da definire per la sopraggiunta posizione contraria dichiarata da alcuni Stati membri: Italia, Germania, Polonia e Bulgaria.

Secondo fonti di stampa, il 21 marzo 2023 il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ed il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, hanno indirizzato una lettera al vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, illustrando la posizione italiana.

Nella missiva si legge che l’Italia, già pienamente impegnata nella decarbonizzazione del settore del trasporto e nella riduzione delle emissioni dei veicoli leggeri, evidenzia “la necessità di rispettare il principio della neutralità tecnologica per garantire una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa verso una mobilità a zero emissioni”.

I Ministri si pronunciano favorevolmente, al pari della Germania, sull’utilizzo di carburanti CO2 neutral per consentire immatricolazioni anche dopo il 2035. Pertanto si attendono “che la Commissione attui ben prima della revisione del 2026, proponendo un atto giuridicamente vincolante”, “il considerando 11 del nuovo regolamento CO2”. “Un impegno in tal senso da parte della Commissione, con l'indicazione di una tempistica, sarebbe molto apprezzato e permetterebbe di concludere positivamente il dossier”. L’Italia non accetterebbe però “una interpretazione indebitamente ristretta da parte della Commissione del concetto di carburanti neutri”, con l'esclusione dei biocarburanti.

Si ricorda che la Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera ha esaminato, ai fini della verifica di conformità con il principio di sussidiarietà, una proposta di regolamento complementare, c.d. “Euro 7”, sull’omologazione dei veicoli e la riduzione delle emissioni inquinanti diverse dalla CO2.

Il 1° marzo 2023 la Commissione ha approvato un parere motivato con cui dichiara non rispettato il principio di sussidiarietà non risultando “adeguatamente dimostrati né la necessità né il valore aggiunto dell’intervento legislativo” dell’UE.  Al contrario, si legge nel parere che la proposta comporterebbe “significativi oneri in capo all’industria automobilistica, già impegnata in un imponente sforzo di riconversione industriale” proprio nella prospettiva della messa al bando dei veicoli a motore termico nel 2035.

Nel corso dell’esame della proposta di regolamento la XIV Commissione ha audito rappresentanti dell’Associazione nazionale filiera industriale automobilistica (ANFIA), del Gruppo Volkswagen e del Gruppo Stellantis.

 

La realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi

La Commissione ha presentato un Piano strategico e una proposta di regolamento per la realizzazione di un’infrastruttura capillare per i combustibili alternativi. Sono fissati obiettivi nazionali obbligatori di distribuzione dell’infrastruttura per i veicoli stradali, le navi e gli aeromobili in stazionamento ed una copertura minima di punti di ricarica elettrica e per il rifornimento di idrogeno.

In particolare, oltre 1 milione di punti di ricarica entro il 2025 e circa 3,5 milioni entro il 2030. Lungo le autostrade della rete TEN-T dovrebbe essere installata una capacità di almeno 300 kW, erogata attraverso punti di ricarica rapidi ogni 60 km della rete centrale entro il 2025 e una capacità di 600 kW entro il 2030. Per i veicoli pesanti elettrici la capacità prevista, in punti di ricarica lungo la rete centrale ogni 60 km, è di 1400 kW entro il 2025 e di 3500 kW entro il 2030. Per il rifornimento di idrogeno è prevista una stazione ogni 150 km lungo la rete centrale TEN-T e in ogni nodo urbano.

La proposta di regolamento, su cui il Consiglio ha raggiunto il 2 giugno 2022 un orientamento generale, ed il Parlamento europeo ha approvato emendamenti il 19 ottobre scorso 2022, è attualmente oggetto dei negoziati interistituzionali.

 

L’utilizzo di carburanti sostenibili alternativi nel trasporto aereo e marittimo

Per decarbonizzare il trasporto aereo, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento per garantire che negli aeroporti dell’Unione vengano utilizzate percentuali gradualmente crescenti di carburanti sostenibili per l’aviazione (sustainable aviation fuels – SAF: biocarburanti avanzati, carburanti sintetici prodotti con elettricità verde ), partendo da un 5% entro il 2030 fino al 63% nel 2050. Un’ulteriore proposta è volta ad incentivare l’utilizzo di combustibili sostenibili e di tecnologie a zero emissioni nel trasporto marittimo.

Il Consiglio ha concordato un orientamento generale su entrambe le proposte il 2 giugno 2022. Il Parlamento europeo ha approvato emendamenti sulla proposta relativa al settore aereo il 7 luglio 2022 ed emendamenti sulla proposta relativa al settore marittimo il 19 ottobre 2022. 

 

La revisione della tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità

La proposta rivede la normativa sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità, prevedendo aliquote fiscali basate sulle loro prestazioni ambientali. Le aliquote massime dovrebbero essere applicate ai combustibili fossili, quali il gasolio e la benzina, quelle più basse all’elettricità, ai biocarburanti avanzati, ai bioliquidi, ai biogas e all’idrogeno da fonti rinnovabili. Prevede inoltre la possibilità per gli Stati membri di introdurre esenzioni fiscali per le famiglie vulnerabili e in situazioni di precarietà energetica sui combustibili per riscaldamento ed elettricità.

La proposta è all’esame della Commissione per i problemi economici e monetari (ECON) del Parlamento europeo e del Consiglio.

 

Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM)

Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism - CBAM) proposto dalla Commissione consiste nell’applicare un prezzo del carbonio ai beni d’importazione, per prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni al di fuori dell’Europa e impedire il trasferimento di attività produttive ad alta intensità di carbonio in paesi terzi.

Il sistema, inizialmente limitato a cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti e energia elettrica, si baserà su certificati delle emissioni incorporate nei prodotti che dovranno essere acquistati dagli importatori europei. Il loro prezzo dovrebbe essere calcolato in base al prezzo di vendita all’asta delle quote EU ETS ed i proventi del meccanismo dovrebbero costituire una risorsa propria per il bilancio dell’UE.

Sulla proposta il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto il 13 dicembre 2022 un accordo di natura provvisoria e condizionale che l’8 febbraio 2023  è stato approvato dalla Commissione ENVI del Parlamento europeo e su cui si deve ancora pronunciare la plenaria.

 

Il Fondo sociale per il clima

Il Fondo sociale per il clima  dovrebbe erogare agli Stati membri finanziamenti finalizzati a mitigare l’impatto sui prezzi della nuova tariffazione del carbonio, in particolare la sua estensione al trasporto su strada e all’edilizia, e ad aiutare i cittadini a investire nell’efficienza energetica. Ciascuno Stato membro dovrebbe presentare alla Commissione un Piano sociale per il clima con misure per le famiglie e le micro-imprese vulnerabili, nonché gli utenti vulnerabili dei trasporti, comprese forme temporanee di sostegno diretto al reddito. Il Fondo fornirà supporto finanziario agli Stati membri che abbiano sostenuto interventi di: efficienza energetica, rinnovamento edilizio, mobilità a zero emissioni, riduzione delle emissioni di gas serra e riduzione del numero di famiglie vulnerabili. Gli Stati dovranno contribuire per almeno il 50% delle risorse richieste per l’implementazione dei loro Piani.

Il Consiglio ha concordato nel giugno dello scorso anno un orientamento generale sul testo. Il Parlamento europeo ha approvato emendamenti il 22 giugno. Il 18 dicembre 2022 i colegislatori hanno raggiunto un accordo politico provvisorio, approvato l’8 febbraio 2023 dalla Commissione ENVI del Parlamento europeo che deve ancora pronunciarsi in seduta plenaria. 

 

La revisione della direttiva in materia di prestazione energetica degli edifici

La proposta, presentata il 15 dicembre 2021 e su cui il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale il 25 ottobre 2022, prevede che tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti lo divengano entro il 2050.

Il Consiglio ha concordato un orientamento generale sulla proposta il 25 ottobre scorso mentre il Parlamento europeo ha approvato emendamenti nella seduta plenaria del 14 marzo 2023.

Si ricorda che, nel corso del Question Time del 18 gennaio 2023 alla Camera dei Deputati, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, aveva dichiarato che il governo avrebbe posto in essere tutte le iniziative necessarie per rendere il testo finale della direttiva compatibile con la peculiarità del patrimonio edilizio italiano e tale da consentirne la graduale riqualificazione. Aveva dichiarato inoltre che gli oneri finanziari legati agli interventi richiesti dalla proposta avrebbero dovuto essere mitigati, ad avviso del Governo, da un quadro di incentivi predisposto dagli Stati membri con il sostegno dell’Unione europea.

Successivamente, nella seduta dell’8 marzo 2023, la Camera dei Deputati ha approvato la mozione 1-00038 dei deputati Riccardo Molinari ed altri, con cui impegna il governo “ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti istituzioni europee al fine di scongiurare” l’introduzione di tale disciplina “nell’ottica di tutelare le peculiarità dell’Italia” e garantire “la necessaria flessibilità per raggiungere obiettivi di risparmio energetico più confacenti alle proprie caratteristiche”.

Sull’adeguamento energetico degli edifici, la Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera sta svolgendo un articolato ciclo di audizioni informali, con la partecipazione di associazioni rappresentative degli interessi di settore, nel quadro di un “caso di studio” afferente all’esame della comunicazione Applicare il diritto dell'UE per un'Europa dei risultati”.

Sono stati auditi rappresentanti dell’Associazione bancaria italiana (ABI), della Confedilizia, dell’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), dell’Associazione italiana riscaldamento urbano (AIRU) e dell’Associazione Associazione italiana delle Energy Service Company e degli Operatori dell'Efficienza Energetica /AssoESCo).

 

Un nuovo quadro normativo per decarbonizzare il mercato del gas. 

Due proposte, una di regolamento e l’altra di direttiva, sono state presentate per favorire il passaggio dal gas naturale fossile al gas da fonti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, tra cui biometano e idrogeno. L’obiettivo è di creare le condizioni per un mercato dell’idrogeno e per la realizzazione di un’infrastruttura dedicata anche per gli scambi con paesi extra-UE. Le nuove norme disciplinano l’accesso alle infrastrutture per l’idrogeno, compresa la distinzione tra attività di produzione e di trasporto, e la fissazione delle tariffe, la creazione di una struttura di governance, la rete europea dei gestori di rete per l’idrogeno (European Network of Network operators for Hydrogen, ENNOH) che dovrebbe promuovere il coordinamento transfrontaliero e l’interconnessione delle reti.

Su entrambe le proposte, già esaminate dalla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo (ITRE), si deve pronunciare la plenaria del Parlamento europeo e deve essere concordato un orientamento generale del Consiglio.

 

I documenti strategici

Il pacchetto per il clima è stato preceduto da una serie di documenti strategici annunciati dal Green Deal, tra cui la strategia industriale , il nuovo piano di azione per l’economia circolare; la strategia sulla biodiversità; la strategia "Dal produttore al consumatore" per la sostenibilità del settore agroalimentare.

In ambito energetico, la Commissione ha presentato una strategia per l’integrazione del sistema energetico, una strategia per l’idrogeno, volta ad aumentarne la produzione ed una strategia sulle energie rinnovabili offshore, una strategia per le ristrutturazioni immobiliari, volta a riqualificare il patrimonio edilizio dell’UE e migliorarne le prestazioni energetiche, una strategia sulle sostanze chimiche sostenibili; una nuova strategia per l’adattamento ai cambiamenti climatici, e la strategia forestale, per la tutela delle foreste e la messa a dimora di almeno tre miliardi di nuovi alberi nell’UE entro il 2030.

 

 

 

 


 

Le relazioni tra l’UE e l’America latina

La cooperazione tra l’UE e i paesi dell’America latina e dei caraibi (ALC) si svolge nel contesto del partenariato strategico biregionale, istituito in occasione del primo vertice fra l’UE, l’America latina e i Caraibi, tenutosi a Rio de Janeiro nel giugno 1999, basato su un impegno congiunto a favore delle libertà fondamentali, dello sviluppo sostenibile e di un solido sistema internazionale basato su regole.

L’UE ha sottoscritto accordi di associazione, accordi di libero scambio o accordi politici e di cooperazione con 27 dei 33 paesi ALC[2].

L’ultimo vertice fra l’UE e la Comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños, CELAC) si è svolto nel giugno 2015 a Bruxelles, il prossimo vertice si svolgerà a Bruxelles il 16 e 17 luglio 2023.

In occasione del Vertice UE- CELAC del 2015 erano state adottate una dichiarazione politica, una dichiarazione più lunga sui vari aspetti del partenariato e un piano d’azione UE-CELAC che stabilivano dieci settori prioritari di cooperazione biregionale:

·        scienza, ricerca, innovazione e tecnologia;

·        sviluppo sostenibile e ambiente, cambiamenti climatici, biodiversità ed energia;

·         integrazione regionale e interconnessione per promuovere l’inclusione e la coesione sociali;

·         migrazione;

·        istruzione e occupazione per promuovere l’inclusione e la coesione sociali;

·         il problema mondiale della droga;

·        uguaglianza di genere;

·         investimenti e imprenditorialità per uno sviluppo sostenibile;

·         istruzione superiore;

·        sicurezza dei cittadini.

In occasione della riunione dei ministri degli Affari esteri dell’UE e della Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici (CELAC) che si è svolta a Buenos Aires, il 27 ottobre 2022 è stata approvata una dichiarazione nella quale in particolare le parti hanno espresso un impegno a dare un nuovo slancio alle relazioni tra le due regioni.

In tale occasione i Ministri, in particolare hanno:

·        concordato di approfondire la cooperazione in materia di sicurezza alimentare, energia, salute, giustizia sociale, integrazione dei sistemi di produzione e del valore e l’integrazione dei sistemi produttivi e delle catene del valore, anche per quanto riguarda le materie prime, e di rafforzare le relazioni commerciali e di investimento tra le due regioni;

Si ricorda, che oltre all’Accordo Mercosur con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (v. infra), l’UE sta negoziando accordi commerciali con il Cile (per il quale sono stati conclusi i negoziati il 9 dicembre 2022) e il Messico (l’Unione europea e il Messico hanno raggiunto il 21 aprile 2018 un "accordo di principio" sulle principali parti commerciali di un nuovo accordo di associazione UE-Messico e il 28 aprile 2020 un accordo sul capitolo relativo agli appalti);

·        confermato l’importanza di sostenere i valori condivisi, tra cui la promozione e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, della democrazia e dello Stato di diritto e il loro impegno a rafforzare il multilateralismo;

·        avuto uno scambio di opinioni sull’innovazione, la lotta al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, la gestione del rischio di catastrofi e l’agenda digitale, la transizione verso un’economia circolare, la protezione degli oceani;

·        discusso della cooperazione nel campo della sicurezza e della governance, della migrazione e della promozione e protezione dei diritti umani, con particolare riferimento alle politiche di genere e la lotta contro le discriminazioni, il razzismo e la xenofobia, così come la cooperazione nella lotta contro la criminalità transnazionale, tra cui il riciclaggio di denaro e il traffico di droga;

·        hanno espresso il loro impegno a organizzare una serie di eventi di alto livello su priorità tematiche condivise, approvando una tabella di marcia indicativa di eventi.

Le relazioni UE-CELAC Le relazioni UE-CELAC, oltre che vertici e riunioni periodiche di carattere generale prevedono anche iniziative tematiche, tra le quali:

·         l’iniziativa congiunta su ricerca e innovazione, volta a promuovere la sostenibilità e l’inclusione sociale attraverso un focus mirato su scienza, ricerca, tecnologia e innovazione;

·         la cooperazione in materia di istruzione superiore. A partire dal 2015 il programma Erasmus+ è stato esteso alla partecipazione dei paesi CELAC. Nel periodo 2014-20, Erasmus+ ha dedicato 36,5 milioni di euro al finanziamento di circa 6.200 mobilità principalmente per studenti e personale CELAC che vengono per un periodo di studio in Europa. Inoltre, circa 3.500 borse di studio Erasmus+ saranno assegnate agli studenti CELAC per l’iscrizione a Master congiunti di eccellenza. Si prevede che 83 milioni di euro finanzieranno circa 100 progetti di rafforzamento delle capacità con la regione;

·         il dialogo strutturato UE-CELAC sulla migrazione, volto a fornire un quadro per scambiare le migliori pratiche e sviluppare capacità che possono aiutare ad affrontare le sfide della migrazione biregionale;

·         il meccanismo di coordinamento e cooperazione UE-CELAC in materia di droga, volto a fornire una struttura di dialogo politico per affrontare le problematiche relative al traffico della droga.

 

Nel discorso sullo stato dell’UE del settembre 2022, la Presidente della Commissione Von der Leyen ha annunciato una nuova agenda per l’America Latina e i Caraibi.

Nel suo programma di lavoro per il 2023, la Commissione ha poi annunciato che l’obiettivo della nuova agenda - che sarà pubblicata nel secondo trimestre del 2023 - è quello di rinvigorire il partenariato tra l’Unione europea e l’America Latina e i Caraibi alla luce della nuova realtà geopolitica. L’iniziativa delineerà un’agenda completa per intensificare le relazioni con una regione che è un partner importante dell’UE per il commercio e gli investimenti e per la transizione digitale e verde, e che può essere un alleato strategico e affine nei forum multilaterali.

 

La comunicazione "Unione europea, America latina e Caraibi: unire le forze per un futuro comune” dell’aprile 2019 e le conclusioni del Consiglio del 13 maggio 2019

Nella scorsa legislatura europea, la Commissione e l’alta rappresentante, Federica Mogherini, hanno presentato il 16 aprile 2019, una comunicazione congiunta intitolata “Unione europea, America latina e Caraibi: unire le forze per un futuro comune” (JOIN (2019) 6), nella quale si propone di rafforzare il partenariato biregionale dell’UE con i paesi dell’ALC sulla base di una serie di azioni condotte nell’ambito di quattro priorità:

1.      partenariato per la prosperità, in particolare, agevolando gli scambi e gli investimenti inter e intraregionali; sostenendo la transizione verso un’economia verde; promuovendo l’economia blu a sostegno delle risorse marine; agevolando la transizione verso un’economia circolare e promuovendo città sostenibili e intelligenti; promuovendo il lavoro dignitoso e le imprese competitive e responsabili e l’investimento nella conoscenza, nell’innovazione e nel capitale umano; facendo progredire l’economia digitale e rafforzando la connettività attraverso l’aviazione e altri modi di trasporto e cooperando nell’utilizzo della tecnologia spaziale;

2.      partenariato per la democrazia, in particolare, rafforzando il rispetto dei diritti umani e il ruolo della società civile; promuovendo la parità di genere e l’emancipazione di tutte le donne, ragazze e bambine; garantendo istituzioni democratiche e processi elettorali credibili, trasparenti e inclusivi; consolidando lo Stato di diritto e intensificando la lotta contro la corruzione, il riciclaggio del denaro; sostenere l’efficienza delle istituzioni pubbliche;

3.      partenariato per la resilienza che si concentri, in particolare, sulle seguenti priorità: un’agenda comune per la resilienza ai cambiamenti climatici volta a gestire i rischi climatici; tutela dell’ambiente e della biodiversità; lotta contro le disuguaglianze; la sicurezza dei cittadini e lotta contro la criminalità organizzata; migrazione e mobilità; cooperazione culturale;

4.      partenariato per la governance globale, in particolare: coordinandosi nel sostegno al rafforzamento del sistema multilaterale; approfondendo la cooperazione in materia di pace e sicurezza (minacce ibride, sicurezza informatica, riforma del settore della sicurezza, sicurezza delle frontiere, tratta di esseri umani, criminalità organizzata e traffico di armi, armi leggere e di piccolo calibro); contribuendo ai progressi per la governance multilaterale in materia di clima e ambiente; rafforzando  la governance internazionale degli oceani; attuando l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; promuovendo la  riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio; rafforzando la resilienza macroeconomica globale.

Le priorità indicate nella comunicazione della Commissione e dell’Alta Rappresentante sono poi state approvate dal Consiglio dell’UE nelle conclusioni sulle relazioni dell’UE con l’America latina e i Caraibi adottate il 13 maggio 2019.

Nelle conclusioni il Consiglio, in particolare, sottolinea che:

·        l’UE e l’ALC e sono partner strategici con valori e interessi comuni che dovrebbero collaborare ancora più strettamente in un quadro multilaterale, in primis quello delle Nazioni Unite e dell’OMC, per promuovere la crescita e lo sviluppo sostenibile, rafforzare il rispetto dei principi democratici, dello Stato di diritto e dei diritti umani, costruire società più resilienti, preservare e promuovere la pace e la sicurezza, il multilateralismo e un ordine mondiale basato su regole;

·        la promozione della democrazia, dello Stato di diritto, del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, compresa la libertà di espressione, della tutela dei difensori dei diritti umani e di soluzioni pacifiche a situazioni di crisi deve restare al centro delle relazioni UE-ALC;

·        l’UE e l’ALC dovrebbero adoperarsi per consolidare la resilienza economica, ambientale e sociale in modo che tutti i paesi, compresi i piccoli Stati insulari in via di sviluppo, possano resistere meglio a catastrofi naturali o a crisi provocate dall’uomo;

·        nell’ultimo decennio l’integrazione delle economie dell’UE e dell’ALC è aumentata, ma vi è un enorme potenziale ancora inutilizzato che dovrebbe essere sfruttato, in particolare attraverso un maggiore volume di investimenti privati e l’uso efficace degli accordi commerciali esistenti, la promozione della transizione verso economie verdi e un uso sostenibile delle risorse naturali, lo sviluppo di un’economia blu sostenibile,  l’investimento nella conoscenza, nell’innovazione e nel capitale umano, nell’economia digitale e nella connettività;

·        l’UE e l’ALC devono essere partner nella definizione di norme globali in settori quali lo sviluppo sostenibile, il commercio e gli investimenti, la risposta ai cambiamenti climatici, perseguendo un coordinamento più sistematico e strutturato tra le due regioni nei consessi multilaterali;

 

La dimensione parlamentare

Contatti regolari fra il Parlamento europeo e i Parlamenti latinoamericani hanno avuto inizio nel 1974, attraverso delle conferenze interparlamentari, che sono poi state sostituite a partire dal 2006 dall’’Assemblea parlamentare congiunta euro-latinoamericana (EuroLat), istituzione parlamentare del partenariato strategico biregionale fra l’UE, l’America latina e i Caraibi.

L’’Assemblea parlamentare EuroLat è composta da 150 membri: 75 del Parlamento europeo e 75 dei parlamenti subregionali latinoamericani, fra cui il Parlatino (Parlamento latinoamericano), il Parlandino (Parlamento andino), il Parlacen (Parlamento centroamericano), il Parlasur (Parlamento del Mercosur) e i Congressi di Cile e Messico.

In occasione dell’ultima sessione plenaria dell’assemblea parlamentare EuroLat, che si è svolta a Bruxelles dal 30 novembre al 2 dicembre 2022, è stata adottata una dichiarazione in merito alle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina e al rafforzamento della pace e dell’ordine multilaterale che in particolare:

·        condanna l’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina e chiede alla Russia di cessare immediatamente tutte le attività militari in Ucraina, di ritirare di ritirare incondizionatamente tutte le forze militari da tutti i territori dell’Ucraina riconosciuti a livello internazionale e di rispettare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina;

·        sottolinea che un’ampia rete di accordi di cooperazione, associazione e commercio tra le due regioni con i più alti standard di sostenibilità rappresenta uno strumento utile con cui affrontare un’agenda comune costruttiva, che possa contribuire in modo significativo a dare impulso alla ripresa socioeconomica post-pandemica e ad affrontare altre sfide come le conseguenze della crisi globale (cambiamento climatico, inquinamento atmosferico, perdita di biodiversità) e la guerra;

·        sottolinea la necessità di compiere progressi nell’armonizzazione delle norme sui visti turistici e sull’esenzione dal visto tra le due regioni, facilitando così la libera circolazione delle persone, rafforzando i legami comuni e favorendo gli scambi economici, sociali e culturali;

·        invita all’adozione di politiche che evitino la dipendenza energetica, favorendo la diversificazione delle risorse energetiche, delle tecnologie e dell’approvvigionamento, stabilendo programmi specifici per gli investimenti pubblici e privati nell’efficienza energetica e per la transizione verso le energie rinnovabili;

·        evidenzia l’importanza, nel clima attuale, della necessità di proteggere i posti di lavoro, nonché di promuovere misure che favoriscano la creazione di posti di lavoro stabili e di qualità;

·        sottolinea che l’attuale crisi sta mettendo in luce le vulnerabilità del sistema alimentare globale ed invita a trovare meccanismi per contenere l’attuale volatilità dei prezzi dei prodotti alimentari, assicurando al tempo stesso catene di approvvigionamento globali e mercati locali e regionali inclusivi e sostenibili, al fine di garantire l’approvvigionamento di prodotti a prezzi accessibili e l’accesso al cibo per i Paesi e le popolazioni più vulnerabili.

 

Il nuovo accordo di associazione tra UE e il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay)

Il 28 giugno 2019 l’UE e il Mercosur hanno raggiunto un accordo politico sul capitolo commerciale di un nuovo accordo di associazione che dovrebbe sostituire lAccordo quadro di cooperazione interregionale tra l’Unione europea e il Mercosur del 1995 che disciplina le relazioni tra l’UE e Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.

Si ricorda che l’Accordo UE Mercosur, essendo un accordo misto per entrare in vigore, deve essere approvato dal Consiglio (all’unanimità) e dal Parlamento europeo e successivamente essere sottoposto alla ratifica da parte di tutti gli Stati membri, secondo le rispettive norme costituzionali.

Al momento l’iter di approvazione dell’accordo è sospeso per le riserve, manifestate dal Parlamento europeo e da alcuni Stati membri (in particolare, Austria, Irlanda, Francia e Paesi Bassi) in merito all’eventuale impatto dell’accordo sul settore agricolo europeo e alla mancanza di disposizioni efficaci in materia di sostenibilità ambientale e impegni alla tutela del territorio dell’Amazzonia e alla lotta alla deforestazione illegale.

L’Alto Rappresentante dell’UE, Josep Borrell, il 24 ottobre 2022 - in occasione di una visita in Uruguay - ha indicato, che la Commissione europea sta predisponendo uno strumento aggiuntivo sui temi dello sviluppo sostenibile e della lotta alla deforestazione, che dovrebbe completare l’Accordo UE – Mercosur, senza riaprirne il negoziato. Borrell ha indicato che auspica che i lavori per tale strumento possano essere finalizzati nel corso della Presidenza del Consiglio dell’UE da parte della Spagna nel secondo semestre 2023 (1° luglio- 31 dicembre 2023), prima del vertice tra l’Unione Europea e i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC), previsto per il 16 e 17 luglio 2023 a Bruxelles.

Secondo notizie riportate da alcune agenzie di stampa specializzate negli affari europei a fine settembre 2022, la Commissione europea starebbe, altresì, valutando la possibilità scorporare il capitolo dell’accordo UE-Mercosur relativo alle disposizioni di politica commerciale. Essendo la politica commerciale una competenza esclusiva dell’UE, ciò consentirebbe l’approvazione (di tale parte dell’accordo) da parte del Consiglio a maggioranza qualificata e senza la necessità del successivo ricorso alla ratifica da parte di tutti gli Stati membri.

 

L’impatto del nuovo accordo

Il nuovo accordo di associazione tra l’UE e il Mercosur, i cui negoziati sono stati avviati nel 1999, è volto ad ampliare la cooperazione tra le due aree rafforzando il dialogo politico, promuovendo in modo progressivo e reciproco la liberalizzazione del commercio e rafforzando la cooperazione regionale.

Esso darebbe vita alla più grande zona di libero scambio mai creata dall’UE, con una popolazione di oltre 780 milioni di abitanti, ridurrebbe le tariffe per molti prodotti e semplificherebbe le procedure doganali, anche attraverso una progressiva adozione di medesimi regolamenti tecnici.

Secondo le stime fornite il 29 marzo 2021 dalla Commissione Europea, sulla base di uno studio sul potenziale impatto dell’accordo di associazione tra l’Unione Europea e i paesi del Mercosur, questo avrebbe l’effetto di aumentare il PIL dell’UE tra i 10,9 e 15 miliardi di euro entro il 2032, a seconda di uno scenario conservativo e uno maggiormente ambizioso.

Parimenti l’accordo contribuirebbe ad una crescita del PIL, entro il 2032, del complesso dei paesi del Mercosur di un valore compreso tra 7,4 e 11,5 miliardi di euro. In particolare, il nuovo accordo prevede una riduzione graduale e nell’arco di diversi anni di circa il 91% dei dazi sulle esportazioni dell’UE nei paesi del Mercosur e di circa il 92% dei dazi sulle esportazioni dai paesi del Mercosur nell’UE, mantenendo tuttavia contingenti tariffari per i prodotti agricoli sensibili. L’accordo prevede il riconoscimento e la tutela di 357 prodotti alimentari e bevande europei Dop (Denominazione di Origine Protetta) e Igp (Indicazione Geografica Tipica), di cui 57 italiani. Per la lista dei 57 prodotti alimentari e bevande italiani di cui è riconosciuta la tutela si rimanda alla nota della Commissione europea.

A titolo di esempio i dazi attualmente imposti dai paesi del Mercosur su alcuni prodotti europei ammontano al 35% per gli autoveicoli, al 18% per i prodotti chimici, dal 14 al 20% per i prodotti meccanici, al 14% per i prodotti farmaceutici, al 35% per le calzature, al 35% per i tessili, al 27% per il vino, al 20 -35% per i superalcolici, al 16-18% per i biscotti, al 28% per i prodotti lattiero-caseari.

L’Accordo prevede, inoltre, la semplificazione delle procedure doganali e di conformità relativamente alle regolamentazioni tecniche; l’accesso ai rispettivi mercati dei servizi e degli appalti pubblici; il sostegno alle piccole e medie imprese attraverso una piattaforma online che consentirà loro di accedere facilmente alle informazioni sulle esigenze di mercato e sugli sconti doganali.

In materia di questioni sanitarie e fitosanitarie, l’accordo prevede il mantenimento degli standard dell’UE in materia di sicurezza alimentare e salute di animali e piante, riconoscendo, altresì, esplicitamente il "principio di precauzione", che consente alle autorità pubbliche il diritto legale di agire per proteggere la salute umana, animale o vegetale o l’ambiente, di fronte a un rischio percepito, anche quando l’analisi scientifica non è conclusiva.

L’accordo prevede l’impegno delle parti ad attuare efficacemente l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, adoprandosi per la transizione verso un’economia sostenibile a basse emissioni di carbonio, e l’impegno a contrastare la deforestazione. L’Accordo include anche un capitolo dedicato allo sviluppo sostenibile che riguarderà questioni come la gestione e la conservazione sostenibili delle foreste, il rispetto dei diritti dei lavoratori e la promozione di una condotta aziendale responsabile.

Secondo alcune ONG, in particolare l’associazione Greenpeace, il nuovo accordo pur contenendo l’impegno a rispettare l’Accordo di Parigi sul clima, non contiene impegni di carattere esecutivo e vincolanti né un sistema di controllo o sanzioni in caso di violazioni o non rispetto di tali impegni.

Per maggiori dettagli sull’impatto del nuovo accordo UE-Mercosur si rinvia alla nota della Commissione europea ed allo studio del Parlamento europeo.

 

Gli ostacoli sulla ratifica del accordo UE- Mercosur da parte di alcuni Stati membri

Il 3 giugno 2020 Parlamento olandese ha adottato una risoluzione nella quale impegna il rispettivo Governo a respingere l’approvazione dell’accordo Mercosur. La risoluzione in particolare motiva l’opposizione all’Accordo Mercosur facendo riferimento al rischio di un aumento della concorrenza sleale per gli agricoltori europei e alla mancanza di disposizioni efficaci sulla protezione dell’Amazzonia o sulla prevenzione della deforestazione illegale.

Il 23 febbraio 2023, la Camera dei rappresentanti dei Paesi Bassi ha approvato una mozione in cui si chiede al governo di bloccare l’accordo commerciale UE/Mercosur finché includa il settore agricolo.

Il 4 marzo 2021, il vice cancelliere del Governo austriaco, Werner Kogler, ha inviato una lettera alla Presidenza portoghese del Consiglio dell’UE, con la quale ha comunicato l’intenzione di non voler procedere in sede di Consiglio all’approvazione del nuovo accordo di Associazione UE-Mercosur, sulla base di una valutazione secondo la quale il nuovo accordo nel promuovere la crescita commerciale ed economica metterebbe in pericolo la tutela delle biodiversità, degli ecosistemi e delle risorse naturali della regione amazzonica.

Il Ministro per il commercio estero francese, Franck Riester, il 4 febbraio 2021 ha indicato l’intenzione del proprio Governo di non approvare il testo dell’accordo senza un rafforzamento degli impegni nei confronti della deforestazione della regione amazonica, da conseguire attraverso una dichiarazione politica sugli impegni ambientali da parte di Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, da allegare al nuovo accordo.

 

Attività del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha approvato, il 7 ottobre 2020, una risoluzione sull’attuazione della politica commerciale comune - relazione annuale 2018, nella quale, con particolare riferimento all’accordo di associazione con il Mercosur:

·        ricorda che tale accordo deve assicurare condizioni di concorrenza leale e garantire il rispetto delle norme e dei sistemi di produzione europei;

·        ricorda che l’accordo contiene un capitolo vincolante sullo sviluppo sostenibile che deve essere applicato, attuato e pienamente valutato, nonché impegni specifici riguardanti i diritti dei lavoratori e la protezione dell’ambiente, compresa l’attuazione dell’accordo di Parigi sul clima e delle relative norme di applicazione;

·        sottolinea che l’accordo UE-Mercosur non può essere ratificato nella sua forma attuale.

Il Parlamento europeo ha successivamente ribadito la sua posizione il 20 ottobre 2021 nella risoluzione sulla “Strategia dal produttore al consumatore"  in cui ha rilevato che l’Accordo UE-Mercosur non può essere ratificato nella sua versione attuale poiché non garantisce la protezione della biodiversità, in particolare in Amazzonia, né offre garanzie per quanto concerne gli standard agricoli.

 

Relazioni commerciali e assistenza alla cooperazione allo sviluppo

L’UE è il terzo partner commerciale per il complesso dei paesi dell’ALC, dopo Stati Uniti e Cina, mentre i paesi dell’ALC sono il quinto partner commerciale per l’UE.

Lo scambio commerciale complessivo al 2020 è stato pari a 176 miliardi di euro, mentre gli scambi di servizi sono ammontati a quasi 103 miliardi di euro nel 2018. L’UE è il primo investitore nell’ALC, con uno stock di investimenti diretti esteri (IDE) pari a 794 miliardi di euro nel 2019. Gli investimenti europei si concentrano in settori strategici come l’energia rinnovabile e le telecomunicazioni mentre lo stock di IDE dell’ALC nell’UE al 2017 ammontava a 273 miliardi di euro.

L’UE è al primo posto per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo a favore dell’ALC (3,6 miliardi di EUR in sovvenzioni per programmi bilaterali e regionali tra il 2014 e il 2020) e negli ultimi 20 anni ha erogato più di 1,2 miliardi di euro di assistenza umanitaria alle vittime di crisi provocate dall’uomo e catastrofi naturali.

Per l’assistenza all’impatto della crisi provocata dalla pandemia di COVID 19, l’UE e la Banca europea per gli investimenti hanno mobilitato 2,4 miliardi di euro a favore dei paesi dell’ALC.

Per il periodo 2021-27, ha stanziato oltre 3,4 miliardi di euro nell’ambito del suo nuovo strumento finanziario, NDICI-Global Europe, per programmi nazionali e regionali a favore dei Paesi ALC.

 

 

 

 



 

 

Recenti posizioni dell’UE per la parità di genere

 

L’Unione europea considera la parità tra uomini e donne un valore cardine (articolo 2 e articolo 3, paragrafo 3, del Trattato sull’Unione europea). Tale principio è altresì sancito dall’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali.

Negli ultimi decenni l’UE ha compiuto progressi nel campo della parità di genere, affermando la necessità di adottare quale principio e metodo trasversale di tutte le politiche dell’Unione l’integrazione della parità di genere. Si tratta di strategia complessa, un insieme di strumenti e processi volti sinergicamente a introdurre misure specifiche a favore delle donne, ma anche a mobilitare tutte le politiche pubbliche al fine di promuovere l’uguaglianza tra donne e uomini e combattere la discriminazione. 

Nonostante i progressi ottenuti e un quadro giuridico europeo avanzato, le disuguaglianze di genere nei mercati del lavoro, nell’occupazione, nella qualità della vita, nelle relazioni familiari e sociali persistono.

Nell’Unione europea il tasso di occupazione globale delle donne è ancora di 11,6 punti percentuali inferiore a quello degli uomini; il lavoro a tempo parziale delle donne è pari al 31,5% rispetto all’8,2% degli uomini; poco più del 50% delle donne lavora a tempo pieno, rispetto al 71,2% degli uomini; la responsabilità di assistenza ammonta a quasi il 20% delle donne inattive, rispetto a meno del 2% degli uomini[3].

La Commissione von der Leyen ha istituito un mandato dedicato all’uguaglianza. Gli obiettivi della missione del Commissario europeo per l’uguaglianza Helena Dalli vertono in gran parte sullo sviluppo e l’attuazione di una strategia europea di genere:

·        garantire l’integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell’Unione;

·        realizzare l’uguaglianza sul lavoro con una trasparenza retributiva vincolante;

·        garantire la piena attuazione della direttiva sull’equilibrio vita-lavoro;

·        progredire con gli Stati membri nella direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione e promuovere l’empowerment di donne e ragazze;

·        intensificare la risposta dell’UE alla violenza di genere e rafforzare la direttiva sulle vittime;

·        valutare l’aggiunta della "violenza contro le donne" all’elenco dei reati dell’UE e sostenere l’adesione dell’UE alla Convenzione di Istanbul.

 

La Strategia per la parità di genere 2025

Nel marzo 2020, la Commissione europea ha adottato la Strategia dell’UE per la parità di genere 2020-2025.

In essa si riconosce che "le principali sfide che l’UE deve affrontare oggi, comprese le transizioni verde e digitale e il cambiamento demografico, hanno tutte una dimensione di genere. L’inclusione di una prospettiva di genere in tutte le politiche e i processi dell’UE è essenziale per raggiungere l’obiettivo della parità di genere"

Sul piano delle politiche, gli obiettivi principali della Strategia mirano a porre fine alla violenza di genere, combattere gli stereotipi sessisti, colmare il divario di genere nel mercato del lavoro, raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici, affrontare il problema del divario retributivo e pensionistico, colmare il divario e conseguire l’equilibrio di genere nei processi decisionali, nella vita politica e nelle istituzioni.

Ad integrazione della citata strategia per l’uguaglianza di genere, il 25 novembre 2020 la Commissione europea e l’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’UE hanno presentato il piano d’azione dell’Unione europea sulla parità di genere “Un’agenda ambiziosa per la parità di genere e l’emancipazione femminile nell’azione esterna dell’UE” (EU Gender Action Plan - GAP III).

Il piano prevede iniziative, per il periodo 2021-2025, volte ad accrescere l’impegno dell’UE per la parità di genere, in quanto priorità trasversale dell’azione esterna, nonché a promuovere un impegno strategico dell’UE a livello multilaterale, regionale e nazionale.

La Strategia per la parità 2020-2025, come integrata dal Piano d’azione, indica quindi la necessità di un approccio multidimensionale al fenomeno della disuguaglianza di condizioni e opportunità sofferta dalle donne.

A tal fine, la Commissione ha adottato un più ampio pacchetto di misure e iniziative volte ad affrontare le cause profonde di tale squilibrio, concernenti il divario retributivo di genere, l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, il miglioramento dell’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle grandi società quotate dell’UE.

 

Le proposte per la parità retributiva

Il divario di genere nei livelli di occupazione è tra i più elevati dell’UE e non mostra segni di miglioramento, anzi la disoccupazione derivante dal COVID si è rivelata fortemente “selettiva”, poiché ha colpito soprattutto le donne. Si può parlare di un “impatto di genere” della pandemia, che ha messo in luce le notevoli criticità di un preesistente divario di genere nel mercato del lavoro europeo, acuendo le disparità del tasso occupazionale.

Al fine di arginare tale fenomeno, il 4 marzo 2021 la Commissione europea ha presentato la proposta di direttiva volta a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso la trasparenza delle retribuzioni e meccanismi esecutivi (COM 2021 93)

L’iniziativa mira a contrastare il persistere di un’applicazione inadeguata del diritto fondamentale alla parità retributiva e a garantire il rispetto di tale diritto in tutta l’UE, stabilendo norme in materia di trasparenza retributiva per consentire ai lavoratori di rivendicare il loro diritto alla parità retributiva.

Per quanto riguarda l’iter della proposta, risulta che lo scorso dicembre 2022 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio, con particolare riguardo al tema degli obblighi di rendicontazione delle differenze retributive[4].

Nel 2021, le competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica hanno esaminato la proposta di direttiva nell’ambito della “fase ascendente”, esprimendosi favorevolmente, sia in ordine al rispetto del principio di sussidiarietà, sia sul contenuto sostanziale dell’atto[5]

Nel dicembre 2022 la Commissione europea ha adottato due direttive che intervengono sulla struttura e sui compiti degli organismi di parità.

Si tratta della direttiva in materia di occupazione e impiego, e che sopprime l’articolo 20 della direttiva 2006/54/CE e l’articolo 11 della direttiva 2010/41/UE ( COM(2022) 688 definitivo) e della proposta di direttiva del Consiglio sulle norme riguardanti gli organismi per la parità in materia di parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica, parità di trattamento in materia di occupazione e impiego tra le persone indipendentemente dalla religione o dalle convinzioni personali, dalla disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale, parità di trattamento tra le donne e gli uomini in materia di sicurezza sociale e per quanto riguarda l’accesso a beni e servizi e la loro fornitura, e che sopprime l’articolo 13 della direttiva 2000/43/CE e l’articolo 12 della direttiva 2004/113/CE (n. COM(2022) 689 definitivo.

Entrambe le proposte mirano a stabilire norme vincolanti per rafforzare il ruolo e l’indipendenza degli organismi per la parità e per aiutare efficacemente le vittime di discriminazioni ad accedere alla giustizia.

Le citate direttive nel mese di dicembre 2022 sono state soggette al vaglio di sussidiarietà da parte dei Parlamenti nazionali.

 

Le misure per la conciliazione dei tempi di vita e lavoro

La direttiva (UE) 2019/1158 del 20 giugno 2019 relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio mira a migliorare la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata per i genitori e i prestatori di assistenza, al fine di conseguire la condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e la parità di genere in ambito lavorativo e familiare.

Essa fissa norme minime nuove o più rigorose in maniera da creare maggiore convergenza tra gli Stati membri dell’UE, preservando e ampliando i diritti esistenti come segue:

·        Congedo di paternità: i padri o i secondi genitori hanno la possibilità di fruire al momento della nascita di un figlio di almeno 10 giorni lavorativi di congedo che saranno retribuiti allo stesso livello di quello attualmente fissato a livello di UE per i congedi di maternità. Gli Stati membri con sistemi di congedo parentale più favorevoli potranno mantenere le disposizioni nazionali vigenti.

·        Congedo parentale: diritto individuale a 4 mesi, di cui 2 retribuiti e non trasferibili tra i genitori. Il livello di retribuzione è fissato dagli Stati membri.

·        Congedo per i prestatori di assistenza: è un concetto nuovo a livello di UE. I lavoratori che assistono familiari bisognosi di assistenza o sostegno a causa di un grave motivo di salute possono usufruire di 5 giorni lavorativi all’anno. Le condizioni possono variare tra gli Stati membri, includendo ad esempio l’approvazione del congedo caso per caso o l’introduzione di criteri aggiuntivi.

·        Modalità di lavoro flessibili: un’estensione del diritto a chiedere modalità di lavoro flessibili per i prestatori di assistenza in aggiunta allo stesso diritto per tutti i genitori.

La commissaria europea Dalli, in ossequio alla propria missione e alle priorità indicate dalla Presidente Ursula von der Leyen, si è impegnata a garantire la piena attuazione della direttiva sull’equilibrio tra vita e lavoro.

Il recepimento della direttiva negli ordinamenti nazionali è stato fissato al 2 agosto 2022. L’Italia ha recepito la direttiva con il decreto legislativo 30 giugno 2022, n. 105.

 

Le misure per la parità di genere nei Consigli di amministrazione

Il 7 dicembre 2022 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, la Direttiva (UE) 2022/2381 riguardante il miglioramento della parità di genere fra gli amministratori delle società quotate e relative misure.

La direttiva mira a garantire l’applicazione del principio delle pari opportunità tra donne e uomini e a conseguire una rappresentanza equilibrata di genere per quanto riguarda i quadri dirigenti, stabilendo una serie di requisiti procedurali relativi alla selezione dei candidati per la nomina o l’elezione alle posizioni di amministratore sulla base della trasparenza e del merito.

L’obiettivo è quello di prevedere modalità di assunzione trasparenti nelle società quotate in modo che, entro la fine di giugno 2026, il 40 per cento dei ruoli di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33 per cento di tutti i posti di amministratore siano svolti dal genere meno rappresentato.

 

Le politiche e la normativa per il contrasto alla violenza di genere.

Il diritto europeo considera con attenzione il riferimento alla violenza di genere all’interno delle politiche di contrasto della tratta di persone, del caporalato e della tutela delle vittime di reati contro la persona. 

A febbraio 2021 il Parlamento europeo ha chiesto una direttiva europea per prevenire e combattere la violenza di genere in ogni sua forma.

Nel settembre 2021, il Parlamento ha invitato la Commissione a fissare la base giuridica per annoverare la violenza di genere tra i reati comunitari, ai sensi dell’articolo 83(1) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, al fine di equipararla a crimini come il terrorismo, la tratta degli esseri umani, la criminalità informatica, lo sfruttamento sessuale e il riciclaggio di denaro.

L’8 marzo 2022 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva specificamente rivolta alla “lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica” (COM (2022) 105 final).

Qualora approvata, la nuova direttiva costituirà il primo atto dell’Unione europea ad affrontare in modo organico la questione della violenza contro le donne e ad offrire un quadro di riferimento sistematico delle azioni intraprese dagli Stati membri, costruendo una base comune e coordinata, sia per alcuni standard normative - con particolare riferimento a reati che hanno natura transnazionale, quali i reati di sfruttamento sessuale femminile e minorile e la criminalità informatica - sia per gli interventi in materia di assistenza e supporto.

 L’impianto della proposta riprende l’impostazione della convenzione di Istanbul, assumendo l’approccio integrato tra i medesimi profili individuati dal Consiglio d’Europa. Di grande rilievo, infine, il peso attribuito al profilo dei servizi di assistenza alle donne, considerato il nodo più fragile degli interventi posti in atto finora dai diversi Stati membri.

La proposta è all’esame della Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere (FEMM) del Parlamento europeo.

Nel 2016 la Commissione europea ha proposto l’adesione dell’UE alla convenzione di Istanbul e successivamente, nel 2017, ha proceduto, insieme alla Presidenza del Consiglio dei ministri, alla sottoscrizione della convenzione a nome dell’UE. Ad oggi il processo di adesione non è stato ancora completato poiché il Consiglio non ha ancora adottato la decisione finale relativa alla conclusione.

La commissaria europea Dalli, nel corso dell’audizione svoltasi lo scorso 9 marzo 2023 davanti alle Commissioni competenti congiunte di Camera e Senato, ha ricordato che nel febbraio 2023 gli Stati membri hanno concordato di procedere con l’adesione dell’UE alla convenzione di Istanbul. 

 Una volta che l’UE avrà perfezionato la sua adesione, la proposta di direttiva costituirà un’attuazione della convenzione stessa, con profili di omogeneità e uniformità in tutti gli Stati membri dell’Unione.


 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Focus Spagna


 

 


 

Relazioni parlamentari italo-spagnole

 (a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

Presidenti delle Camere

Congreso de los diputados

Meritxell BATET LAMAÑA (Partito socialista – PSOE)

eletta il 21 maggio 2019 

Senado

Ander Gil García (Partito socialista – PSOE)

eletto il 12 luglio 2021

 

Rappresentanze diplomatiche

Ambasciatore di Spagna a Roma

Miguel FERNÁNDEZ-PALACIOS

dal 12 gennaio 2023

Ambasciatore d’Italia a Madrid

Incaricato d’Affari Benedetto GIUNTINI[6]

 

 

XIX LEGISLATURA

Attività bilaterale

Il 15 febbraio 2023 il Presidente della Commissione Affari esteri, Giulio Tremonti, ha ricevuto l’Ambasciatore di Spagna, Miguel Fernandez-Palacios.


 

Unione interparlamentare (UIP)

Nell’ambito dell’Unione interparlamentare (UIP) è attivo il gruppo di amicizia Italia-Spagna la cui parte italiana nell’attuale legislatura è in attesa di essere ricostituita. Nella precedente legislatura era presieduta dalla deputata Francesca Gerardi (Lega-Salvini Premier).

 

Sedi multilaterali

La Spagna prende parte alla cooperazione parlamentare nell’ambito dell’Unione Europea.

Il Parlamento spagnolo invia delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d’Europa, della NATO, dell’OSCE e dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM).

Per il quadriennio 2020-2024 il Parlamento spagnolo è entrato a far parte del Bureau di presidenza dell’AP-UpM, insieme al Parlamento europeo e al Parlamento marocchino. Si ricorda altresì che Barcellona ospita la sede del Segretariato dell’UpM mentre Roma ospita la sede del Segretariato permanente dell’Assemblea parlamentare.

Dal 18 al 21 novembre 2022 Madrid ha ospitato la sessione annuale dell’Assemblea parlamentare della NATO alla quale ha partecipato una rappresentanza della delegazione parlamentare italiana presso la suddetta Assemblea.

La Spagna inoltre partecipa al Dialogo 5+5, un foro informale di collaborazione fra dieci Paesi del Mediterraneo occidentale: per la sponda nord Italia, Francia, Malta, Portogallo, Spagna, per la sponda sud Algeria, Libia, Marocco, Mauritania, Tunisia.

*****

Il Foro parlamentare Italia-Spagna

Il formato del Foro ha sostituito, nel corso della XVI legislatura, il tradizionale gruppo parlamentare di collaborazione, istituito sulla base del Protocollo di collaborazione, firmato a Roma il 2 ottobre 1997 dai Presidenti delle due Assemblee, e che si era riunito per 13 volte, a partire dal 2005.

Il nuovo sistema prevede lo svolgimento di riunioni interparlamentari ad hoc al fine di approfondire temi comuni e indirizzare valutazioni al Vertice governativo che generalmente si svolge subito dopo.

L’ultima riunione (III edizione) si è svolta il 2 e 3 dicembre 2013 presso la Camera dei deputati. Al termine dei lavori è stato adottato un documento congiunto poi trasmesso al Vertice governativo del 27 gennaio 2014.

Nella XVIII legislatura sia da parte spagnola che da parte italiana è stata manifestata la volontà di riprendere la consuetudine delle riunioni del foro interparlamentare prima dei vertici intergovernativi bilaterali al fine di discutere temi di comune interesse e avviare nuove iniziative per rafforzare la collaborazione a livello bilaterale.

 

XVIII LEGISLATURA

 

Attività bilaterale

Il 7 ottobre 2021 il Presidente della Camera, Roberto Fico, ha ricevuto la Presidente del Congresso spagnolo, Meritxell Batet Lamaña, a margine del 7° Summit dei Presidenti dei Parlamenti del G20 (P20) organizzato il 7 e l’8 ottobre dal Senato in collaborazione con la Camera dei deputati. Un precedente incontro tra i due Presidenti aveva avuto luogo il 23 novembre 2020.

Il Presidente Fico e la Presidente Batet hanno co-firmato - insieme agli allora Presidenti del Bundenstag tedesco Schäuble e dell’Assemblea Nazionale francese Ferrand - un articolo pubblicato l’8 maggio 2020 dal Corriere della Sera scritto in occasione della celebrazione della Giornata dell’Europa.

In esso si sottolinea il ruolo dei Parlamenti nazionali per continuare a rafforzare l’ideale europeo e dare nuovo slancio a un’Europa vicina ai suoi cittadini. Nell’articolo si fa altresì rifermento alla capacità dell’UE e delle sue istituzioni di affrontare i momenti di crisi e di rafforzarsi conseguentemente oltre che alla capacità dimostrata nel superare insieme le sfide, come quella della pandemia di coronavirus. Vi è quindi un richiamo ai valori fondativi dell’UE e alla necessità di rafforzare l’identità europea quale base di una più ampia democratizzazione del progetto europeo contro chi ne mette in discussione il senso. Proprio perché i Parlamenti rispecchiano il pluralismo delle società, si ribadisce l’impegno dei Parlamenti nazionali per “un’Europa solidale e democratica. Un Europa che può sì avere le proprie discussioni interne, ma che non si lascerà mai più dividere”.

Il 7 aprile 2020 i Presidenti Fico e Batet - insieme agli omologhi di Lussemburgo, Grecia, Portogallo, Slovenia nonché ai presidenti del Senato di Francia, Spagna, Slovenia - hanno inviato una lettera - cofirmata dalla Presidente del Senato Alberti Casellati - ai Presidenti delle Istituzioni europee.

Facendo appello allo spirito di solidarietà dell’UE i firmatari chiedono che a fronte del drammatico impatto sanitario, sociale ed economico della pandemia di Covid-19 si garantisca ai Paesi un finanziamento stabile e sostenibile al fine di contrastarne l’impatto, esplorando tutte le soluzioni e opportunità incluso, tra gli altri, il ricorso a strumenti finanziari o a un fondo di solidarietà. Si sottolinea altresì l’importanza di sviluppare una sovranità industriale europea, specialmente nel settore della salute pubblica, e un maggiore coordinamento degli Stati membri al fine di garantire meccanismi di solidarietà per affrontare future pandemie. Nella lettera si legge “Nel confronto che su questi temi si sta svolgendo è essenziale che siano coinvolti i Parlamenti quale istituzioni rappresentative, espressione più alta della democrazia e delle istanze delle nostre popolazioni”.

 

Il 26 febbraio 2019 il Presidente Fico ha ricevuto l’Ambasciatore spagnolo dell’epoca Dastis.

Si ricorda che nella XVII legislatura, il 19 novembre 2014 la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha ricevuto i Reali di Spagna, nell’ambito di una visita di Stato in Italia. Si è trattato di una serie di visite “di presentazione” che i Reali hanno compiuto nelle principali capitali europee e nei paesi vicini della Spagna.

Inoltre nel 1998 Re Juan Carlos è stato ricevuto dall’allora Presidente della Camera, Luciano Violante, e ha tenuto un discorso in Assemblea (il primo caso, unico prima del Papa, di Autorità estera autorizzata ad intervenire in Aula).

 

Attività delle Commissioni

Il Presidente della Commissione Affari esteri, Piero Fassino:

Ø  il 5 maggio 2022 ha incontrato gli omologhi spagnolo e francese Klose e Bourlanges;

Ø  il 12 gennaio 2022 ha ricevuto una delegazione della Commissione Affari esteri del Congresso guidata dal Presidente Klose;

Ø  il 22 luglio 2021 ha svolto un incontro in videoconferenza con il suo omologo spagnolo Klose; un precedente incontro aveva avuto luogo il 25 febbraio 2021;

Ø  il 23 novembre 2020 ha ricevuto la Presidente del Congresso Batet Lamaña;

Ø  il 16 novembre 2020 ha incontrato l’Ambasciatore spagnolo dell’epoca Dastis (che è stato ricevuto altresì dalla precedente Presidente della Commissione Affari esteri, Marta Grande, il 30 gennaio 2020).

Il 26 luglio 2021 la Presidente della Commissione Ambiente, Alessia Rotta, ha svolto un incontro in videoconferenza con il Presidente della Commissione per la transizione ecologica del Congresso spagnolo, Juan Antonio López de Uralde Garmendia, in vista dello svolgimento della COP 26 di cui la Camera ha ospitato la Conferenza parlamentare il 7 e l’8 ottobre 2021 (si veda infra).

Il 5 maggio 2021 si è svolto un incontro in videoconferenza tra la Commissione Affari esteri della Camera e una delegazione della omologa Commissione del Congresso.

Il 26 settembre 2019 il Presidente della Commissione politiche dell’Unione europea, Sergio Battelli, ha avuto un incontro con il Viceministro spagnolo agli Affari europei, Marco Aguiriano.

Il 29 gennaio 2019 il Presidente della Commissione Ambiente, Alessandro Benvenuto, ha ricevuto l’ex Ambasciatore spagnolo Dastis.


 

Composizione della delegazione

 

1.      Ms. Susana SUMELZO JORDÁN, capo della delegazione, presidente della Commissione, gruppo socialista, Congreso;

2.      Mr. Pere Joan PONS SAMPIETRO, capogruppo socialista in Commissione, Congreso;

3.      Mr. Rubén MORENO PALANQUES, capogruppo popolare in Commissione, Senado;

4.      Mr. José María SÁNCHEZ GARCÍA, capogruppo di Vox in Commissione, Congreso;

5.      Mr. Antonio GÓMEZ-REINO VARELA capogruppo di Podemos ed alleati in Commissione, Congreso;

6.      Mr. Luis Jesús URIBE-ETXEBARRIA APALATEGUI, capogruppo del Partito nazionalista basco (PNV), Senado;

7.      Mr. Manuel Delgado-Iribarren García-Campero, cosnigliere legislativo, direttore del Segretariato della Commissione mista per l’Unione europea;

8.      Ms. Carmen Sánchez-Abarca Gornals, rappresentante delle Cortes generales presso l’Unione europea.


 

Biografia di Susana Sumelzo Jordan

Presidente della Commissione mista per l’Unione europea

(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

Fotografía de SUMELZO JORDÁN, SUSANA

 

Nasce a Saragozza il 22 dicembre 1969.

Dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Saragozza consegue un dottorato in sviluppo economico locale presso l’Università autonoma di Madrid.

Avvocato dell’Illustre Collegio di Saragozza, esercita la professione da giugno 1995 a dicembre 1997. Nell’ambito pubblico lavora per otto anni come tecnico dell’assistenza comunale e segretario tecnico generale del Consiglio provinciale di Saragozza; in questo incarico lavora a stretto contatto con consiglieri e sindaci dei piccoli comuni.

Durante la IX legislatura (2008-2011) è senatrice per la provincia di Saragozza e capogruppo del partito socialista in seno alla Commissione Affari costituzionali.

Dal 13 dicembre 2011 è deputata nel Congresso dei Deputati per la provincia di Saragozza. Nella X legislatura (2011-2015) è vice capogruppo del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) in seno alla Commissione Affari costituzionali e responsabile per le Amministrazioni pubbliche del gruppo parlamentare socialista. Nella XI legislatura (2015-2016) è capogruppo per il PSOE in seno alla Commissione per l’Uguaglianza.

Nella XII Legislatura (2016-2019) è membro della Diputación permanente[7] del Congresso e prima vicepresidente della Commissione mista di controllo parlamentare sulla Corporación de Radio y Televisión Española - RTVE e le sue società.

Nella XIV legislatura (2019-) è membro della Diputación Permanente e Presidente della Commissione mista per l’Unione europea, composta da membri delle due Camere delle Cortes.

 

 



[1] La risoluzione 6-00016 è stata approvata in parte. Tra i punti accolti quello riguardante la crisi energetica.

[2] Tutti i paesi dell'ALC tranne Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela.

[3] I dati sono stati reperiti nel sito istituzionale del Consiglio, alla pagina web https://www.consilium.europa.eu/it/policies/work-life-balance/

[4] Secondo Agence Europe, l’accordo del 15 dicembre 2022 prevede che tutte le aziende, a prescindere dalle loro dimensioni, dovranno mettere a disposizione dei loro datori di lavoro una descrizione dei criteri neutri rispetto al genere utilizzati per definire le retribuzioni, nonché dati disaggregati sulle retribuzioni in azienda. Inoltre, come previsto dalla proposta della Commissione europea, la direttiva vieterà le clausole contrattuali che impediscono ai lavoratori di divulgare informazioni sulle loro retribuzioni. L'esenzione per le microimprese richiesta dal Consiglio dell'UE non sarà inclusa nell'accordo finale. Tuttavia, solo le aziende con più di 100 dipendenti dovranno pubblicare il divario retributivo di genere. Un compromesso tra una soglia di 250 dipendenti, sostenuta dal Consiglio UE e dalla Commissione, e 50 dipendenti, proposta dal Parlamento.

[5] Per l’iter della fase ascendente e per il testo delle risoluzioni approvate dalle Commissioni della Camera e del Senato, si rinvia alla scheda informativa della banca dati “Progetti dell’Unione europea” del Senato della Repubblica

[6] Il 6 marzo 2023 l’ex Ambasciatore italiano in Spagna, Riccardo Guariglia, è stato nominato Segretario generale della Farnesina. Nell’attesa che venga designato il nuovo Ambasciatore le sue funzioni sono svolte dall’Incaricato d’Affari Benedetto Giuntini.

[7] È un organo costituito all'interno di ciascuna Camera del Parlamento spagnolo e all'interno di ciascun parlamento regionale. Esercita parte delle prerogative parlamentari quando le Camere non sono in seduta, sono sciolte o dopo la scadenza dei loro poteri.