Esiti del Consiglio affari esteri del 27 gennaio 2025 4 febbraio 2025 |
Indice |
|Aggressione russa all'Ucraina|Relazioni UE-USA|Medioriente|Georgia|Moldova|Repubblica democratica del Congo|Bielorussia|Minacce ibride| |
Aggressione russa all'Ucraina
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Sostegno finanziario e umanitario all'Ucraina
Il sostegno finanziario complessivo erogato all'Ucraina dall'UE e dagli Stati membri dall'inizio della guerra ammonta oggi a circa
134 miliardi di euro, di cui circa 67.3 miliardi di euro per sostenere la resilienza economica, sociale e finanziaria complessiva dell'Ucraina, 45,5 miliardi per assistenza militare e circa 17 miliardi per sostenere i profughi ucraini e le comunità ospitanti nei Paesi UE.
Nel mese di
ottobre 2024 l'UE ha adottato un nuovo pacchetto di assistenza finanziaria, comprendente un prestito da circa 18 miliardi di euro e un meccanismo di cooperazione che aiuterà l'Ucraina a rimborsare i prestiti erogati dall'UE e dai partner del G7 (
fino a 45 miliardi di euro). Il meccanismo di cooperazione è finanziato dalle entrate straordinarie derivanti dal
congelamento degli assetti pubblici russi (
su cui si veda infra). La prima rata dell'assistenza macrofinanziaria, pari a
3 miliardi di euro, è stata erogata all'Ucraina nel gennaio 2025.
Lo scorso 13 gennaio la Commissione ha approvato un
nuovo pacchetto di aiuti umanitari per 148 milioni di euro, di cui
140 milioni per progetti in Ucraina, legati all'assistenza di emergenza, compresi cibo, alloggio, acqua pulita, assistenza sanitaria e protezione invernale. La priorità è il sostegno alle popolazioni vulnerabili nelle regioni orientale e meridionale.
8 milioni di euro sono invece destinati a progetti umanitari in Moldova, per il sostegno dei rifugiati ucraini e delle comunità ospitanti, con priorità all'assistenza in denaro, all'accesso a servizi essenziali come sanità e istruzione e al sostegno psicosociale. Il totale degli aiuti umanitari stanziati dalla Commissione è così arrivato a
oltre 1,1 miliardi di euro.
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Sostegno militare
Il Consiglio ha finora stanziato, attraverso pacchetti successivi di decisioni,
5,6 miliardi di euro per la fornitura all'Ucraina di attrezzatura militare, nell'ambito dello
Strumento europeo per la Pace. Se ad esso si sommano i 39,4 miliardi in contributi bilaterali dagli Stati membri, la Commissione ritiene che il contributo complessivo ammonti a un totale di 45,5 miliardi (da cui dovrebbero però essere scomputati i rimborsi agli Stati membri).
Le esigenze prioritarie ucraine restano il
munizionamento di grosso calibro e
le capacità di difesa aerea.
Lo Strumento europeo per la pace (
European Peace Facility – EPF) è un
fondo fuori dal bilancio UE
(perché ai sensi dei Trattati le spese nel settore militare non possono essere finanziate dal bilancio dell'UE), istituito nel marzo del 2021, con lo scopo di sostenere una serie di azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore della difesa.
L'EPF è alimentato mediante
contributi degli Stati membri determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo (
l'Italia contribuisce per circa il 12,8%). La dotazione complessiva dell'EPF (inizialmente di 5,7 miliardi di euro, è stata man mano aumentata fino alla somma di
circa 17 miliardi di euro (fino al 2027). Il Consiglio affari esteri del 18 marzo 2024 ha deciso di istituire, all'interno di EPF, un fondo di assistenza riservato all'Ucraina (
Ukraine Assistance Fund), con una dotazione di 5 miliardi. Nonostante questa disponibilità di fondi,
nuovi pacchetti di aiuti a favore dell'Ucraina sono da diversi mesi bloccati dal veto dell'Ungheria.
L'UE ha inoltre avviato una
missione di assistenza militare a sostegno delle forze armate ucraine (
EUMAM Ucraina), che ad oggi
ha formato oltre 70.000 soldati. La missione, inizialmente della durata di due anni, è stata prorogata fino al 15 novembre 2026, con una dotazione di bilancio di circa 409 milioni di euro. Sono in corso negoziati per la modifica del suo mandato, per venire incontro a specifiche esigenze ucraine in termini di addestramento (su cui si manifesta l'abituale contrarietà ungherese).
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Le sanzioni nei confronti della Russia
Si ricorda che, l
o
scorso 16 dicembre,
il Consiglio UE ha approvato il
15° pacchetto di sanzioni,
mirato in particolare
ad affrontare l'elusione delle sanzioni dell'UE
e a
indebolire la c.d. "flotta fantasma"
russa. Le nuove misure restrittive individuali riguardano
54 persone fisiche,
tra cui
alti dirigenti di aziende leader nel settore energetico, persone responsabili di deportazione di bambini, di propaganda, nonché due alti funzionari della
Corea del Nord
. Tra
le 30 entità oggetto delle nuove sanzioni
ci sono compagnie di difesa russe, le
compagnie di navigazione
responsabili del trasporto di petrolio greggio e prodotti petroliferi via mare, un impianto chimico, una compagnia aerea civile russa e un fornitore di supporto logistico all'esercito russo.
Arrivano a 79 le imbarcazioni della "flotta fantasma"
russa, coinvolte nel trasporto di petrolio (aggirando le sanzioni), nella consegna di armi e nel furto di grano, che non potranno più attraccare nei porti europei e saranno sottoposte a un divieto di fornitura di servizi. Sono state inoltre aggiunte 32 nuove entità all'elenco di coloro che sostengono il complesso militare e industriale della Russia e che vengono assoggettati a restrizioni più severe all'esportazione di beni e tecnologie a duplice uso (in primo luogo i droni) alcune delle quali in
Paesi terzi
(
Cina, India, Iran, Serbia ed Emirati Arabi Uniti
). Per tutelare le imprese europee dalle controversie con controparti russe, il Consiglio ha inoltre deciso di
vietare il riconoscimento o l'esecuzione nell'UE delle sentenze emesse dai tribunali russi
che hanno finora impedito di avviare o proseguire un procedimento in una giurisdizione diversa dalla Russia, e hanno spesso comportato sanzioni finanziarie sproporzionate per le aziende europee. Il Consiglio ha introdotto anche una deroga per lo
svincolo dei saldi di cassa
detenuti dai depositari centrali di titoli dell'UE e ha
prorogato i termini applicabili ad alcune deroghe necessarie per i disinvestimenti dalla Russia.
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Il processo di adesione dell'Ucraina all'UE
Si ricorda che il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2023 ha deciso di avviare i negoziati di adesione con l'Ucraina, alla quale era stato concesso lo
status di Paese candidato nel giugno 2022. Il 25 giugno 2024 - a seguito del parere favorevole della Commissione europea e dell'approvazione del mandato negoziale da parte del Consiglio dell'UE - si è svolta la
prima conferenza intergovernativa sui negoziati tra l'UE e l'Ucraina in vista dell'adesione. La Commissione europea ha avviato un processo di screening per valutare fino a che punto la legislazione ucraina sia già conforme agli standard dell'UE. Una volta completato tale processo, che normalmente richiede uno o due anni ma che potrebbe in questo caso concludersi molto più velocemente, l'UE dovrà quindi iniziare a stabilire le condizioni per i negoziati su
35 capitoli negoziali, che coprono l'intera legislazione dell'UE.
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Relazioni UE-USA
L'avvio della Presidenza Trump, lo scorso 20 gennaio, solleva molte incognite sulle prospettive delle relazioni transatlantiche, dal punto di vista sia economico-commerciale, che politico che militare. L'Unione europea e gli Stati Uniti hanno
la più significativa relazione economica, commerciale e di investimenti al mondo. Insieme, rappresentano quasi il 30% del commercio globale di beni e servizi e il 43% del PIL globale. Dal palcoscenico del
World Economic Forum di Davos, lo scorso 23 gennaio, il Presidente USA ha espresso una forte insoddisfazione per lo stato di questa relazione, considerata troppo sbilanciata a favore del
blocco europeo, accusato di trattare gli USA "in maniera scorretta". Anche l'UE potrebbe dunque essere colpita dalla sterzata protezionistica annunciata da Trump. Ad aumentare le tensioni anche le
dichiarazioni del Presidente americano sulla Groenlandia, di cui pure si è parlato durante il Consiglio.
Usa e UE hanno finora mantenuto una certa
convergenza nell'ambito della
competizione tecnologica e commerciale con la Cina, accusata da entrambi di
pratiche scorrette come i sussidi a settori produttivi emergenti. Il controllo della Cina su materie prime fondamentali per alcuni settori tecnologici, come le
terre rare, è un ulteriore fattore di rischio per la competitività strategica dei Paesi occidentali. La reazione di Washington e Bruxelles si è svolta su due binari: le tariffe e i controlli sulle esportazioni di beni ad alta tecnologia.
L'UE ha aumentato le tariffe sui veicoli elettrici cinesi dal 10 al 45%. Le tariffe sono entrate in vigore lo scorso 30 ottobre dopo un percorso decisionale accidentato, che ha visto
l'opposizione anche della Germania, che ha solidi e profondi rapporti economici con la Cina.
In
risposta, il governo cinese ha aumentato i dazi su alcuni prodotti agroalimentari europei. Dal canto suo, l'Amministrazione Biden ha colpito le importazioni di beni fondamentali per la transizione ecologica, aumentando significativamente le tariffe su alcuni componenti per la produzione di
pannelli solari, in modo da proteggere l'industria domestica. Nel giugno del 2021 l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno lanciato il
Consiglio per il commercio e la tecnologia (TTC), come
forum per approfondire il commercio transatlantico e superare i contrasti, coordinando i rispettivi approcci alle principali questioni commerciali, economiche e tecnologiche globali. Il Consiglio ha dato vita a
10 gruppi di lavoro, sui temi che vanno dallo sviluppo di standard tecnologici al miglioramento della sicurezza della
supply chain, dai controlli delle esportazioni allo
screening degli investimenti. Nel nuovo scenario dei rapporti transatlantici, però, le prospettive di questo organismo appaiono quanto meno incerte.
Una questione di grande tensione tra le due sponde dell'Atlantico – come era stata anche durante la I Presidenza Trump – è quella delle
spese militari. Trump è notoriamente scettico delle alleanze di lungo periodo e ha più volte ribadito di ritenere che i Paesi europei siano dei "free riders", battitori liberi che si avvantaggiano dello scudo americano per evitare maggiori spese militari. Già prima dell'insediamento della nuova amministrazione, dall'entourage di Trump è emersa la richiesta che gli alleati europei della NATO aumentino notevolmente le proprie spese militari, arrivando addirittura al 5% del PIL (livello che però non è raggiunto neanche dagli USA), che sarebbe ben tre punti sopra l'attuale soglia del 2% – peraltro centrata solo da 23 Paesi alleati su 32 a fine 2024. È possibile che l'Amministrazione Trump si accontenti di meno, soprattutto se gli europei dovessero garantire un
incremento progressivo nei prossimi anni e un incremento degli
acquisti di armi americane, che però d'altro lato rappresenterebbe un indebolimento delle prospettive della difesa comune.
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Medioriente |
Siria
Il Consiglio ha raggiunto un "accordo politico" su una possibile tabella di marcia per una
sospensione temporanea e graduale di alcune sanzioni, in alcuni
settori strategici per accelerare la ripresa e la ricostruzione del Paese, quali quello
bancario, dell'energia e dei trasporti. Secondo le dichiarazioni dell'Alta rappresentante, Kaja Kallas, la revoca dovrebbe essere ancora perfezionata nei suoi aspetti tecnici ed è comunque condizionata all'avvio, da parte siriana, di una
transizione politica che coinvolga l'intero popolo siriano, al
contrasto del
radicalismo islamico e al
controllo e alla distruzione delle armi chimiche ereditate da Assad. Verrebbero invece
mantenute le
sanzioni nei confronti di personalità ed entità legate al
regime di Assad e nei confronti del nuovo
leader de facto del Paese,
Ahmed al-Sharaa, e del suo gruppo,
HTS (
Hayat Tahrir al-Sham), ancora definita "
organizzazione terroristica" dall'UE e dalle Nazioni Unite. Kallas ha dichiarato l'intenzione dell'UE di mettere in discussione questi segnali di apertura, se la situazione interna del Paese dovesse deteriorarsi.
Si ricorda che nelle
conclusioni del 19 dicembre 2024, il Consiglio europeo aveva sottolineato, a seguito della caduta del regime criminale di Assad,
l'importanza di un processo politico inclusivo guidato dalla Siria, in grado di soddisfare le legittime aspirazioni del popolo siriano, in linea con i principi fondamentali della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'
indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale della Siria dovrebbero essere pienamente
rispettate, in conformità con il diritto internazionale. Il Consiglio europeo aveva altresì sottolineato la necessità di
garantire una governance non settaria e la protezione dei membri delle minoranze religiose ed etniche e invitato tutte le parti a garantire la
protezione dei civili e a creare le
condizioni per una
transizione politica inclusiva e pacifica.
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Israele e Gaza
Si ricorda che la missione civile
EUBAM RAFAH
, istituita nel
2005
per il
controllo di merci e persone
al valico di
frontiera di Rafah fra la striscia di Gaza e l'Egitto
, era stata
sospesa nel 2007
, in seguito alla presa il controllo da parte di Hamas della città di Rafah e della Striscia di Gaza.
Nella riunione del 19 e 20 dicembre 2024 (si vedano le
conclusioni
) il Consiglio europeo ha, tra l'altro:
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Libano e Iran
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Georgia
Si ricorda che l'adozione di tale legislazione e il regresso democratico in corso in Georgia hanno portato già dal luglio dello scorso anno all'arresto di fatto del processo di adesione all'UE e che l'assistenza finanziaria dell'UE è da allora sospesa. Successivamente, il 28 novembre 2024 il governo georgiano ha annunciato di non voler più perseguire l'apertura dei negoziati di adesione all'UE fino al 2028. Ne sono seguite manifestazioni pacifiche violentemente represse dalle autorità georgiane.
Si ricorda che la Georgia aveva ottenuto nel dicembre 2023 lo status di Paese candidato all'adesione all'UE.
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Moldova
Nella stessa giornata del 27 gennaio, la Commissione europea ha
proposto un pacchetto di assistenza di emergenza da
30 milioni di euro per sostenere la Moldova nell'affrontare la grave crisi energetica in atto,
finanziando l'acquisto e il trasporto di gas naturale nella regione contesa della
Transnistria, e aiutare a ripristinare elettricità e riscaldamento per gli oltre 350.000 abitanti della regione fino al 10 febbraio 2025. La crisi deriva dal rifiuto del 1° gennaio 2025 della società russa Gazprom di fornire gas alla Transnistria, che ora deve fare affidamento sulle
riserve, insufficienti, di carbone e gas.
Si ricorda altresì che la Moldova ha ottenuto lo status
di Paese candidato all'adesione all'UE nel
giugno 2022. I
negoziati di adesione sono stati formalmente avviati nel
giugno 2024.
Il 10 ottobre 2024 la Commissione europea ha presentato una
proposta di regolamento per un
Piano di crescita
per la Moldova di
1,8 miliardi di euro, per l'
assistenza macrofinanziaria al Paese, per migliorare l'
accesso al
mercato unico dell'Unione europea e per
accelerare le riforme socio-economiche e fondamentali.
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Repubblica democratica del Congo
Nei giorni scorsi l'Alta rappresentante ha reso una
dichiarazione in cui ha espresso preoccupazione per l'inasprirsi del
conflitto nella
regione orientale della Repubblica democratica del Congo, condannando la nuova offensiva dei ribelli del
Movimento 23 marzo, sostenuti dalle forze armate del
Ruanda e chiedendo la
ripresa dei negoziati per giungere a una soluzione pacifica e politica esortando tutte le parti a rispettare gli impegni assunti.
Il 28 gennaio, il giorno successivo al Consiglio Affari esteri, la Commissione europea ha annunciato la presentazione di una misura di
sostegno umanitario per la
Repubblica Democratica del Congo, con un importo iniziale di
60 milioni di euro per il 2025. Ha inoltre dichiarato di essere pronta, alla luce degli ultimi sviluppi nell'est del Paese, a potenziare l'assistenza di emergenza, in particolare per le popolazioni sfollate a Goma e dintorni. Con questo nuovo finanziamento l'assistenza umanitaria totale dell'UE alla Repubblica democratica del Congo supera la cifra di
272 milioni di euro
dall'inizio del 2023.
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Bielorussia
Si ricorda che l'UE non ha riconosciuto come regolari le
elezioni presidenziali in Bielorussia. Un
comunicato congiunto dell'
Alta rappresentante Kaja Kallas e della
Commissaria per l'allargamento Marta Kos, già il 26 gennaio, giorno del voto, alla vigilia della riunione del Consiglio, ha definito
privo di legittimità democratica il procedimento elettorale che ha confermato Aleksandr Lukashenko Presidente con l'86,8% dei voti.
Tra il 2020 e il 2024 l'UE ha ribadito in varie occasioni la sua profonda preoccupazione per le violazioni dei diritti umani in Bielorussia ed espresso sostegno al diritto democratico del popolo bielorusso di eleggere il proprio Presidente attraverso elezioni libere e regolari, senza interferenze esterne. Tale orientamento è stato ribadito nelle
conclusioni del Consiglio del 19 febbraio 2024, nelle quali l'UE ha confermato il suo sostegno a favore di una
Bielorussia libera, democratica, sovrana e indipendente e ha ribadito la condanna del regime bielorusso per il sostegno costantemente offerto alla Russia nell'
aggressione dell'Ucraina.
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Minacce ibride
Nelle
minacce ibride rientrano tutte le situazioni in cui attori, statali o non statali, utilizzano in modo coordinato una combinazione di
misure (diplomatiche, militari, economiche, tecnologiche) che, pur rimanendo al di sotto della soglia della guerra formale, cercano di
sfruttare a proprio vantaggio le vulnerabilità dell'avversario. Ne sono un esempio l'ostacolo dei processi decisionali democratici mediante massicce
campagne di disinformazione, i
sabotaggi delle infrastrutture critiche, gli
attacchi cyber, la
strumentalizzazione dei migranti e così via.
Il Consiglio ha discusso il
piano, preparato dal ministero degli esteri tedesco Baerbock, per rafforzare la risposta dell'Unione europea alle
minacce ibride provenienti dalla Russia, con l'obiettivo di adottare misure più incisive e coordinate. Il documento evidenzia l'
escalation delle minacce ibride russe e propone di ampliare il regime di sanzioni contro la "flotta ombra" di Mosca, coinvolta nel commercio illecito di combustibili fossili, e di limitare l'accesso in Europa per i diplomatici della Federazione russa. Per prevenire futuri attacchi, la Germania suggerisce di
intensificare la collaborazione con aziende private, condurre
stress test sulle infrastrutture critiche e adottare una
strategia di comunicazione più trasparente per attribuire pubblicamente le responsabilità alla Russia, anche attraverso la declassificazione di informazioni di
intelligence.
Lo scorso 6 dicembre, come noto, la
Corte Costituzionale della Romania ha
annullato il processo per elezione del Presidente, per "garantire la validità e la legalità" del voto. La decisione è avvenuta
tra il primo e secondo turno delle elezioni, mentre il voto per il ballottaggio (tra il sovranista Călin Georgescu e la liberale Elena Lasconi) era già iniziato tra i romeni della diaspora. Le motivazioni della decisione si sono basate sull'articolo 246 della Costituzione, che attribuisce alla Corte il diritto di "garantire il rispetto delle procedure per l'elezione del Presidente della Romania". La decisione è arrivata dopo che il Consiglio Supremo di Difesa ha de-secretato i dossier dei servizi segreti relativi al candidato filo russo Georgescu, arrivato in testa al primo turno col 23% dei voti, secondo cui il processo elettorale in Romania era stato invece penetrato da un "attore statale" (cioè la Russia).
Le elezioni presidenziali sono state fissate per il 4 e 18 maggio.
Posta la
natura transnazionale del fenomeno, l'UE ha da anni fornito il proprio contributo per favorire le risposte coordinate, nei casi in cui gli Stati si sono trovati ad affrontare minacce comuni, che possono colpire anche reti o infrastrutture transfrontaliere. In particolare, i
principali pilastri della risposta dell'UE consistono nel:
La
Bussola strategica, approvata nel marzo 2022, ha sollecitato lo sviluppo di un
pacchetto di strumenti dell'UE contro le minacce ibride (
EU hybrid toolbox), che riunirà gli strumenti esistenti ed altri innovativi per individuare
e rispondere a un'ampia gamma di minacce di questo tipo. Tale pacchetto dovrebbe concentrarsi su: l'identificazione di campagne ibride complesse e sfaccettate e il coordinamento di risposte su misura e intersettoriali ad esse.
Il Consiglio europeo del giugno 2022 ha sottolineato l'importanza di una risposta forte e coordinata in caso di attacchi ibridi a uno Stato membro, richiamando anche il
dovere di assistenza reciproca (art. 42.7 del Trattato sull'Unione europea) e di
solidarietà (art. 222 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea), che si applicano anche a queste minacce. A tal fine, si invoca la necessità di esercitazioni frequenti, per prevenire, prepararsi e contrastare tali azioni.
In quest'ottica, lo scorso 21 maggio, nell'imminenza delle elezioni europee, il Consiglio ha approvato il
quadro di riferimento
per l'istituzione pratica dei gruppi di risposta rapida dell'UE alle minacce ibride. Tali gruppi dovrebbero fornire
assistenza su misura e mirata a breve termine agli Stati membri, alle missioni e operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune e ai Paesi
partner nella lotta alle minacce e alle campagne ibride. Nella stessa occasione, il Consiglio ha anche approvato
Conclusioni sulla resilienza democratica: proteggere i processi elettorali dalle ingerenze straniere che espongono una
panoramica dei vari meccanismi a disposizione dell'UE per contrastare le minacce ibride e le ingerenze. Tra queste, oltre ai gruppi di risposta rapida alle minacce ibride, il pacchetto di strumenti contro le minacce ibride, il pacchetto di strumenti contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri (
Foreign Information Manipulation and Interference Toolbox - FIMI Toolbox), il regolamento sui servizi digitali, il codice rafforzato di buone pratiche sulla disinformazione, il regolamento europeo sulla libertà dei media e varie reti di coordinamento. La Commissione ha anche recentemente pubblicato sul tema il breve manuale
Riconoscere e combattere la disinformazione, destinato agli insegnanti.
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