Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Consiglio europeo - Bruxelles, 9 e 10 febbraio 2023
Serie: Documentazione per le Commissioni - Attività dell'Unione europea   Numero: 16
Data: 07/02/2023
Organi della Camera: III Affari esteri, XIV Unione Europea


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Consiglio europeo - Bruxelles, 9 e 10 febbraio 2023

7 febbraio 2023


Indice

|Ucraina|Economia|Migrazione|Altre questioni|


Il Consiglio europeo, in base all'ordine del giorno, dovrebbe discutere dei seguenti temi:
  • Ucraina , con particolare riferimento agli ultimi sviluppi della guerra di aggressione russa contro l'Ucraina e delle iniziative a sostegno di quest'ultima da parte dell'UE;
  • Economia , in particolare delle azioni con le quali, di fronte alla nuova realtà geopolitica, l'Unione europea garantirà la sua competitività, la sua prosperità e il suo ruolo a lungo termine sulla scena globale;
  • Migrazione , in relazione allo sviluppo di un approccio globale che, nel rispetto dei principi e dei valori dell'UE, comprenda il rafforzamento dell'azione esterna, un controllo più efficace delle frontiere esterne e gli aspetti della dimensione interna;
  • altre questioni quali: il dialogo Belgrado- Pristina, tra Serbia e Kosovo e il recente terremoto in Turchia e Siria.
In esito alla riunione del Consiglio affari generali del 6 febbraio 2023, al termine, è stato predisposto un progetto di conclusioni, di cui si riportano i contenuti nella presente documentazione.
Alla riunione del Consiglio europeo è stato invitato a partecipare anche il Presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, la cui presenza non è però al momento ufficialmente confermata.

Ucraina

Secondo il progetto di conclusioni del 6 febbraio, il Consiglio europeo dovrebbe, in particolare:
  • ribadire la condanna della guerra di aggressione della Russia e riaffermare il pieno sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale;
  • affermare che l'UE si adopererà per aumentare, in consultazione con i partner internazionali, la pressione collettiva esercitata sulla Russia. Ricordando l'adozione di un tetto di prezzo per i prodotti petroliferi russi trasportati verso Paesi terzi, si preannunciano ulteriori misure restrittive e il potenziamento delle misure antielusione;
  • condannare gli attacchi indiscriminati della Russia nei confronti di civili e infrastrutture civili nonché richiamare la necessita di rispettare il diritto internazionale umanitario, consentendo il rimpatrio agli ucraini, e in particolare ai bambini, portati con la forza in Russia;
  • affermare la determinazione dell'UE a fare in modo che i responsabili di crimini di guerra e di altri crimini più gravi nei confronti dell'Ucraina rendano conto delle loro azioni, anche attraverso l'istituzione di un meccanismo appropriato per la persecuzione del crimine di aggressione, il sostegno al lavoro del Procuratore della Corte per i crimini internazionali e la messa a punto, all'Aia, di un centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione nei confronti dell'Ucraina;
  • ribadire la disponibilità dell'UE a sostenere l'iniziativa dell'Ucraina per una pace giusta basata sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale del paese, collaborando con l'Ucraina stessa sul piano di pace in dieci punti e sostenendo altresì l'idea di un vertice sulla formula di pace finalizzato ad avviarne l'attuazione;
  • riconoscere gli sforzi dell'Ucraina per conseguire gli obiettivi alla base dello status di candidato all'adesione all'UE, ribadendo che il futuro del Paese è nell'UE ed incoraggiandolo a soddisfare le condizioni specificate nel parere della Commissione sulla sua domanda di adesione;
  • ribadire che l'UE continuerà a fornire fermo sostegno a livello politico, economico, militare, finanziario e umanitario all'Ucraina per tutto il tempo necessario, ricordando la recente approvazione della settima tranche di sostegno militare ed esprimendo apprezzamento per la celere fornitura di materiale militare all'Ucraina da parte degli Stati membri. Il Consiglio europeo ricorda al riguardo che l'UE e i suoi Stati membri hanno sinora fornito aiuti militari all'Ucraina pari complessivamente a 12 miliardi di euro;
  • affermare che l'UE resta determinata a sostenere la stabilità macrofinanziaria dell'Ucraina e, insieme ai partner, la ricostruzione del Paese, accogliendo con favore la messa in funzione della piattaforma di coordinamento dei donatori e ricordando che l'Unione sta intensificando, insieme ai partner internazionali, i lavori volti a utilizzare i beni congelati della Russia per la ricostruzione dell'Ucraina;
  • sottolineare l'importanza del sostegno e della riabilitazione psicologici e psicosociali, nonché del reinserimento dei veterani di guerra nella vita sociale attiva, rafforzando il contributo ai programmi in materia, anche attraverso competenze specialistiche.
Sul conflitto in Ucraina il Consiglio europeo si è già pronunciato in occasione delle seguenti riunioni:
  • vertice straordinario del 24 febbraio 2022, data di inizio dell'invasione russa, con cui si è adottato un quadro di sanzioni e approvato il sostegno militare all'Ucraina:
  • riunione del 23 e 24 giugno 2022, che ha riconosciuto le aspirazioni europee dell'Ucraina, concedendole lo status di paese candidato all'adesione dell'UE;
  • riunione del 20 e 21 ottobre 2022, con cui è stata ribadita l'illegalità della annessione delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson;
  • riunione del 15 dicembre 2022, nella quale ha accolto con favore il rafforzamento delle misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia, anche attraverso il nono pacchetto di misure restrittive dell'UE e il tetto internazionale al prezzo del petrolio.

Il 24° Vertice UE- Ucraina del 3 febbraio 2023

Il 3 febbraio 2023 si è svolto a Kiev il 24° vertice UE-Ucraina, il primo dall'inizio del conflitto con la Russia. L'incontro si è concluso con una dichiarazione comune in cui:
  • si ribadisce il comune impegno ad approfondire ulteriormente le relazioni, sottolineando l'importanza dell' Accordo di associazione vigente nel facilitare e promuovere l' ulteriore integrazione dell'Ucraina nell'Unione. L'UE deciderà in merito a ulteriori iniziative una volta che tutte le condizioni specificate nel parere della Commissione saranno pienamente soddisfatte. L'Ucraina ha sottolineato la sua determinazione a soddisfare i requisiti necessari per avviare al più presto i negoziati di adesione;
    Al termine del 24° Vertice UE- Ucraina, il Presidente dell'Ucraina Zelensky, nel corso della conferenza stampa finale, ha indicato l'obiettivo di avviare i negoziati di adesione entro la fine del 2023.
  • l'UE riconosce gli sforzi dell'Ucraina negli ultimi mesi per raggiungere gli obiettivi alla base del suo status di candidato all'adesione all'UE, incoraggiando il Paese a continuare su questo percorso e a soddisfare le condizioni specificate nel parere della Commissione. La Commissione riferirà in merito al soddisfacimento delle condizioni specificate nel suo parere sulla domanda di adesione dell'Ucraina nell'ambito del suo p acchetto di allargamento periodico nell'autunno del 2023, ma ha espresso l'intenzione di fornire un primo aggiornamento già nella primavera del 2023;
  • si ribadisce la volontà di sfruttare appieno il potenziale dell'Accordo di associazione, compresa l'Area di libero scambio globale e approfondita (AA/DCFTA), in modo da creare le condizioni per relazioni economiche e commerciali rafforzate che portino all'integrazione dell'Ucraina nel mercato interno dell'UE;
  • si considera quale priorità l'ulteriore rafforzamento della connettività UE-Ucraina, in particolare migliorando i collegamenti infrastrutturali, anche attraverso infrastrutture ferroviarie interoperabili, estendendo l'accordo UE-Ucraina sul trasporto stradale e mobilitando il sostegno finanziario dell'Unione per lo sviluppo delle corsie di solidarietà.

Il quadro delle sanzioni dell'UE nei confronti della Russia

A partire dal 24 febbraio 2022, il Consiglio dell'UE ha adottato nei confronti della Russia 9 pacchetti consecutivi di sanzioni e misure restrittive:
  • misure restrittive (congelamento di beni e divieto di viaggio) nei confronti di 1.386 individui (tra cui il Presidente Putin, il Ministro degli esteri Lavrov, i membri della Duma di Stato russa) e 171 entità giuridiche;
  • sanzioni finanziarie, tra cui il divieto di finanziamento della Federazione russa, del suo governo e della sua Banca centrale nonché la sospensione dal sistema di messaggistica finanziaria per scambiare dati finanziari (SWIFT) per le principali banche russe;
  • il divieto di tutte le operazioni con determinate imprese statali, di partecipazione di società russe negli appalti pubblici nell'UE, di esportazione di prodotti siderurgici e beni di lusso, di esportazione dall'UE in Russia di computer quantistici e semiconduttori avanzati, elettronica di alta gamma, software, macchinari sensibili e attrezzature per il trasporto, legno, cemento, fertilizzanti, prodotti ittici e liquori, di importazione di oro e gioielli;
  • sanzioni nei confronti di società nei settori militare, dell'aviazione, dei beni a duplice uso, della cantieristica navale e della costruzione di macchinari;
  • sanzioni nel settore energetico, quali in particolare: il divieto di acquistare, importare o trasferire nell'UE carbone e altri combustibili fossili solidi, se originari della Russia o esportati dalla Russia, nonché di importare petrolio dalla Russia via mare, con limitate eccezioni; la possibilità di introdurre un tetto al prezzo ( price cap) per il petrolio greggio e altri prodotti petroliferi russi trasportati per la via marittima verso Paesi terzi (il Consiglio dell'UE, il 3 dicembre 2022, ha fissato un tetto al prezzo del petrolio grezzo a 60 dollari al barile e il 4 febbraio 2023 un tetto al prezzo ai prodotti petroliferi di alta qualità, come diesel e benzina, a 100 dollari al barile e di 45 dollari per i prodotti di bassa qualità, come gli oli combustibili); il divieto di acquistare, importare o trasferire dalla Russia nell'UE petrolio greggio ( a partire dal 5 dicembre 2022) e di prodotti petroliferi raffinati ( a partire dal 5 febbraio 2023).
    È prevista un'eccezione temporanea per le importazioni di petrolio greggio mediante oleodotto negli Stati membri che, data la loro situazione geografica, soffrono di una dipendenza specifica dagli approvvigionamenti russi e non dispongono di opzioni alternative praticabili. Resta infatti attivo dell'oleodotto Druzhba, che fornisce Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, la Repubblica Ceca. Tali Paesi non potranno però rivendere il petrolio greggio importato via oleodotto dalla Russia. Germania e Polonia si sono impegnate a porre fine alle importazioni di petrolio via oleodotto dalla Russia. Inoltre, Bulgaria e Croazia beneficiano anche di deroghe temporanee al divieto di importazione del petrolio russo via mare. Secondo le stime della Commissione l'embargo dovrebbe bloccare il 94% del petrolio russo destinato all'Europa occidentale.
  • il divieto di sorvolo, atterraggio e decollo nello spazio aereo dell'UE di aeromobili e vettori russi; il divieto alle navi registrate sotto la bandiera della Russia di accedere ai porti dell'UE; il divieto alle imprese di trasporto su strada russe e bielorusse di trasportare merci su strada nell'Unione;
  • il divieto di esportazione di motori per droni in Russia e l'esportazione verso Paesi terzi, come l'Iran, che potrebbero fornire droni alla Russia;
  • il divieto per i cittadini dell'UE di far parte dei consigli di amministrazione di società russe sottoposte a restrizioni;
  • la sospensione totale dell'accordo sulla facilitazione dei visti per l'ingresso nell'area Schengen, a partire dal 12 settembre 2022;
  • restrizioni ai media, con la sospensione delle trasmissioni nell'Unione di emittenti statali russe: Sputnik; Russia Today; Rossiya RTR / RTR Planeta; Rossiya 24 / Russia 24; Rossiya 1; TV Centre International; NTV/NTV Mir; REN TV; Pervyi Kanal.
Per rafforzare il coordinamento a livello dell'Unione nell'esecuzione delle misure restrittive, la Commissione ha istituito la task force "Freeze e Seize" con il compito di garantire il coordinamento tra gli Stati membri ed esaminare l'interazione tra misure restrittive e misure di diritto penale.

Sostegno militare dell'UE all'Ucraina

Il Consiglio ha fino ad ora stanziato, attraverso 7 pacchetti successivi di decisioni, 3,6 miliardi di euro per la fornitura all'Ucraina di attrezzatura militare nell'ambito dello Strumento europeo per la Pace. Complessivamente. Come indicato dal Consiglio europeo, l'UE e i suoi Stati membri, hanno sinora fornito aiuti militari all'Ucraina per circa 12 miliardi di euro.
Da ultimo, il Consiglio ha adottato il 2 febbraio 2023 decisioni per lo stanziamento, nell'ambito del Fondo europeo per la pace, di ulteriori 500 milioni di euro per l'assistenza militare all'Ucraina e di 45 milioni di per l'addestramento dei soldati ucraini nel quadro della missione di assistenza militare all'Ucraina EUMAM dell'UE.
Lo Strumento europeo per la pace ( European Peace Facility – EPF) è un fondo fuori dal bilancio UE, istituito nel marzo del 2021, con lo scopo di finanziare una serie di azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore militare o della difesa (e che quindi, a norma dei Trattati, non possono pesare sul bilancio comune). Il Fondo aveva una dotazione inziale di 5,7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 (di cui più del 50%, già mobilitatati a favore dell'Ucraina), finanziata mediante contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea ( l'Italia contribuisce per circa il 12,8%).
Il Consiglio ha raggiunto il 12 dicembre 2022 un accordo politico sul rifinanziamento dello Strumento con altri 2 miliardi per il 2023, prevedendo che il tetto massimo per ulteriori rifinanziamenti fino al 2027 possa essere eventualmente alzato, in caso di necessità, di ulteriori 3,5 miliardi di euro.
Il Consiglio affari esteri ha avviato il 15 novembre 2022 la missione dell'UE di addestramento per l'esercito ucraino ( EUMAM Ucraina), che ha l'obiettivo di contribuire a rafforzarne la capacità di condurre efficacemente operazioni militari per difendere la propria integrità territoriale entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili, integrando le attività di formazione già svolte da parte di alcuni Stati membri. L'Alto rappresentante ha poi annunciato il 2 febbraio 2023 che la missione EUMAM Ucraina incrementerà la sua attività di addestramento con l'obiettivo di formare 30.000 militari ucraini (15 .000 era l'obiettivo iniziale fissato a novembre 2022).
Secondo l' Osservatorio sulle Spese Militari Italiane, l'Italia avrebbe già fornito aiuti militari all'Ucraina per circa 450 milioni. Si ricorda che l'Italia si è impegnata (con la Francia) a fornire una batteria del sistema missilistico da difesa aerea Samp-T, acronimo di Sol-Air Moyenne Portée/Terrestre (suolo-aria media portata/terrestre), costruito dal consorzio italo-francese Eurosam. Tale fornitura dovrebbe essere compresa nel sesto decreto sugli aiuti militari all'Ucraina, nel quale dovrebbe essere compreso anche la fornitura di missili terra/aria Aspide.
Si ricorda che l'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari forniti all'Ucraina sono definiti tramiti uno o più decreti del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro degli affari esteri e con il Ministro dell'economia e delle finanze. Il Ministro della difesa e il Ministro degli affari esteri sono tenuti a riferire alle Camere sull'evoluzione della situazione in atto con cadenza almeno trimestrale.
A margine del vertice UE-Ucraina che si è svolto il 3 febbraio 2023 a Kiev ( v. infra), l'Alto rappresentante Borrell, ha annunciato un ulteriore sostegno di 25 milioni di euro per lo sminamento dei territori liberati e temporaneamente occupati dalle forze armate russe.

Il Piano di pace in 10 punti del Presidente Zelensky

Il Presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha presentato il 15 novembre 2022, in occasione della riunione dei paesi del G20 in Indonesia, un piano di pace proponendo , secondo quanto riportato da organi di stampa , di sottoporlo alla votazione dell'Assemblea generale dell'Onu, riunita in seduta straordinaria, il prossimo 24 febbraio, in occasione dell'anniversario di un anno dell'invasione russa in Ucraina. Il piano prevedrebbe i seguenti 10 punti:
  1. Sicurezza nucleare e delle radiazioni, con particolare attenzione al ripristino della sicurezza intorno alla più grande centrale nucleare europea, Zaporizhzhia in Ucraina, ora occupata dai russi.
  2. Sicurezza alimentare, compresa la protezione e la garanzia delle esportazioni di grano dell'Ucraina verso le nazioni più povere del mondo.
  3. Sicurezza energetica, con particolare attenzione alle restrizioni sui prezzi delle risorse energetiche russe e all'assistenza all'Ucraina nel ripristino delle infrastrutture elettriche, per metà danneggiate dagli attacchi russi.
  4. Rilascio di tutti i prigionieri e deportati, compresi i prigionieri di guerra e i bambini deportati in Russia.
  5. Ripristino dell'integrità territoriale dell'Ucraina e riaffermazione da parte della Russia della Carta dell'ONU;
  6. Ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e cessazione delle ostilità, ripristino dei confini statali dell'Ucraina con la Russia;
  7. Giustizia, compresa l'istituzione di un tribunale speciale per perseguire i crimini di guerra russi;
  8. Protezione dell'ambiente, con particolare attenzione allo sminamento e al ripristino degli impianti di trattamento delle acque;
  9. Prevenzione di un'escalation del conflitto e costruzione di un'architettura di sicurezza nello spazio euro-atlantico, comprese le garanzie per l'Ucraina;
  10. Conferma della fine della guerra con un documento firmato dalle parti coinvolte.

Sostegno economico e alla ricostruzione dell'Ucraina

Sostegno economico di urgenza
Dall'inizio dell'aggressione russa, l'UE ha intensificato il proprio sostegno all'Ucraina, mobilitando circa 19,7 miliardi di euro, gran parte dei quali sotto forma di assistenza macrofinanziaria (AMF). Sono stati inoltre erogati 620 milioni in sovvenzioni a titolo di sostegno al bilancio per aiutare l'Ucraina a far fronte a bisogni urgenti sul campo. Complessivamente l'UE e gli Stati membri, in via bilaterale, avrebbero fornito assistenza all'Ucraina per circa 67 miliardi di euro.
Dal 2014 al 2021 l'UE aveva già erogato all'Ucraina un'assistenza finanziaria pari a 1,7 miliardi di euro in sovvenzioni a titolo dello strumento europeo di vicinato, 5,4 miliardi di euro nell'ambito di cinque programmi di assistenza macrofinanziaria sotto forma di prestiti, 194 milioni di euro in aiuti umanitari e 355 milioni di euro a titolo di strumenti di politica estera. La BEI e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo hanno mobilitato a loro volta 10 miliardi di euro in prestiti.
L'UE ha varato a fine dicembre 2022 un piano di sostegno macroeconomico finanziario straordinario per una cifra massima di 18 miliardi di euro per tutto il 2023, volto a fornire una assistenza finanziaria stabile, regolare e prevedibile all'Ucraina con una media di 1,5 miliardi di euro al mese. Tali risorse sono destinate a coprire una parte significativa del fabbisogno di finanziamento a breve termine dell'Ucraina per il 2023, che le autorità del Paese e il Fondo monetario internazionale stimano da 3 a 4 miliardi di euro per mese. Una prima tranche di 3 miliardi di euro è stata erogata all'Ucraina il 17 gennaio 2023.
Il piano – che dovrebbe essere accompagnato da sforzi simili da parte di altri importanti donatori al fine di coprire tutte le esigenze di finanziamento dell'Ucraina per il 2023 - prevede alcune forme di condizionalità volte a impegnare le autorità ucraine a realizzare riforme per rafforzare ulteriormente lo stato di diritto, il buon governo, la modernizzazione delle istituzioni nazionali e locali e le misure antifrode e anticorruzione.
In occasione del Consiglio ECOFIN del 17 gennaio 2023, il vicepresidente della Commissione Dombrovskis ha fornito un aggiornamento sulla situazione economica in Ucraina, indicando che nel 2022, il PIL reale dovrebbe essersi contratto di circa di circa il 30%. In base alle stime del FMI, nello scenario base l'attività economica potrebbe espandersi dell'1% nel 2023 con inflazione elevata e prossima al 25%. Il fabbisogno finanziario atteso nel 2023 si colloca tra i 39,5 miliardi di dollari nello scenario base e i 49 miliardi di dollari nello scenario avverso, cui vanno aggiunte le necessità finanziarie per la ricostruzione delle infrastrutture critiche.
La Commissione europea ha annunciato il 2 febbraio 2023 un nuovo pacchetto di sostegno all'Ucraina del valore di 450 milioni di euro, di cui 145 milioni in assistenza umanitaria e 305 milioni in cooperazione bilaterale volti al rapido recupero delle infrastrutture, ad aumentare la resilienza del Paese e sostenerne il processo di riforma.
Sostegno alla ricostruzione
Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato un piano di sostegno all'Ucraina contenete un quadro di riferimento per la ricostruzione a lungo termine attraverso la creazione di una Piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina. Questa fungerebbe da organismo di governance generale per un piano di ricostruzione denominato "RebuildUkraine" e articolato su quattro pilastri:
  • ricostruire il paese, in particolare le infrastrutture, i servizi sanitari, l'edilizia abitativa e le scuole, nonché rafforzare la resilienza digitale ed energetica in linea con le politiche e le norme europee più recenti;
  • proseguire la modernizzazione dello Stato e delle sue istituzioni per garantire il buon governo e il rispetto dello Stato di diritto;
  • attuare un programma strutturale e normativo con l'obiettivo di approfondire l'integrazione economica e sociale dell'Ucraina con l'UE, in linea con il suo percorso europeo;
  • sostenere la ripresa dell'economia e della società ucraina, promuovendone la competitività economica sostenibile e inclusiva, il commercio sostenibile e lo sviluppo del settore privato e contribuendo alla transizione verde e digitale del paese.
La Commissione indica che le esigenze finanziarie per il piano di ricostruzione, pur non ancora quantificabili, saranno di gran lunga superiori alle risorse disponibili nell'attuale quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
In un rapporto di valutazione pubblicato il 9 settembre 2022, redatto congiuntamente dal Governo dell'Ucraina, dalla Commissione europea e della la Banca mondiale, si stima che il costo attuale della ricostruzione e del recupero in Ucraina ammonti a 349 miliardi di dollari (circa 320 miliardi di euro al cambio attuale).
Il 26 gennaio 2023 si è svolta la prima riunione della Piattaforma di coordinamento dei donatori e le organizzazioni finanziarie internazionali per sostenere il processo di ricostruzione dell'Ucraina e garantire il coordinamento tra gli attori che forniscono sostegno finanziario a breve termine ma anche assistenza a lungo termine per la fase di ricostruzione. Alla riunione hanno partecipato funzionari di alto livello dell'Ucraina, dell'UE, dei Paesi del G7 e di istituzioni finanziarie come la Banca europea per gli investimenti, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale.

Assistenza umanitaria

Il Consiglio ha adottato, il 4 marzo 2022, la decisione di esecuzione (UE) 2022/382 che ha attivato per la prima volta il meccanismo della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati previsto dalla direttiva 2001/55/CE.  La decisione consente ai cittadini dell'Ucraina e loro familiari in fuga dal paese di risiedere e muoversi nel territorio dell'UE per un periodo fino a un anno, poi esteso di un ulteriore anno fino al 4 marzo 2024 ( e che può ancora essere prolungato di un ulteriore anno), con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.
La Commissione ha istituito inoltre una piattaforma di solidarietà per coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi e ha presentato il 28 marzo 2022 un piano per l'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra.
Secondo le rilevazioni dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati ( UNHCR), al 31 gennaio 2023, sono circa 8 milioni i rifugiati dall'Ucraina in Europa e circa 169.000 i rifugiati ucraini registrati in Italia. Gli altri Stati con un alto numero di rifugiati ucraini registrati sono: Polonia (circa 1.563.000 rifugiati); Germania (circa 1.055.000 rifugiati); Repubblica ceca (circa 486.000 rifugiati); Spagna (circa 161.000 rifugiati); Regno Unito (158.000 rifugiati ); Francia (circa 118.000 rifugiati. Secondo la Commissione europea sono circa 4 milioni i rifugiati ucraini per i quali l'UE ha registrato la protezione temporanea. La Commissione europea, al 31 gennaio 2023, stima che sono 6 milioni (di cui circa 3 milioni minori) i cittadini ucraini che hanno abbandonato i loro luoghi di abitazione abituali, ma sono ancora presenti sul territorio ucraino mentre sono 29.156 i cittadini ucraini che hanno avviato la procedura di asilo nell'UE e 737.400 sono gli studenti ucraini integrati nei sistemi scolastici degli Stati membri.
Per sostenere finanziariamente l'accoglienza dei rifugiati ucraini l'UE ha adottato diverse misure:
  • il 4 aprile 2022 è stato adottato il regolamento riguardante l'azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE), modificando il quadro giuridico 2014-2020 dei Fondi strutturali e d'investimento europei e il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), con l'obiettivo di sbloccare quasi 17 miliardi di euro da destinare agli aiuti ai rifugiati ucraini;
  • il 4 ottobre 2022 è stato approvato un regolamento volto ad adeguare ulteriormente la politica di coesione dell'UE, modificando le norme della politica di coesione 2014-2020 e 2021-2027 al fine di velocizzare e agevolare l'aiuto all'integrazione dei cittadini di Paesi terzi;
  • il 19 ottobre 2022 la Commissione europea ha annunciato un nuovo programma per assistenza con rifugi di emergenza e strutture per l'inverno per l'Ucraina, dotato di uno stanziamento di 62,3 milioni di euro, che dovrebbe consentire di offrire protezione ad un massimo di 46.000 persone, nonché lo stanziamento di ulteriori 175 milioni di euro in assistenza umanitaria per sostenere i più bisognosi in Ucraina (150 milioni di euro) e Moldova (25 milioni di euro).
Dal 2014 è operativa EUAM Ukraine, missione europea civile istituita per assistere le autorità ucraine verso riforme nel settore della sicurezza civile. Dal marzo 2022 EUAM ha un mandato più ampio in quanto fornisce anche sostegno alle istituzioni ucraine per facilitare il flusso di rifugiati verso gli Stati membri limitrofi, l'ingresso di aiuti umanitari in Ucraina nonché le indagini e il perseguimento dei crimini internazionali.

Il processo di adesione dell'Ucraina all'UE

Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha riconosciuto la prospettiva europea dell'Ucraina, della Repubblica di Moldova e della Georgia, concedendo lo status di candidato ai primi due paesi. Ha, altresì, affermato che i progressi di ciascun paese verso l'adesione dipenderanno dai rispettivi meriti nel soddisfare i criteri di Copenaghen, tenendo conto della capacità dell'UE di assorbire nuovi membri.
Il passaggio successivo alla concessione dello status di candidato è la decisione del Consiglio, all'unanimità, sull'avvio dei negoziati.
La Commissione europea, nel parere sulla domanda di adesione all'UE dell'Ucraina del 17 giugno 2022, ha indicato le seguenti condizioni per quanto riguarda le riforme da intraprendere per proseguire il percorso di adesione all'UE:
  • emanare e attuare una legislazione per selezionare i giudici della Corte costituzionale, che includa un processo di preselezione basato sulla valutazione della loro integrità e capacità professionali;
  • portare a termine la verifica dell'integrità dei candidati al Consiglio superiore della giustizia da parte del Consiglio etico e la selezione dei candidati per istituire la Commissione dei giudici dell'Ucraina;
  • rafforzare ulteriormente la lotta alla corruzione, garantendo indagini proattive ed efficienti e un sistema credibile di procedimenti giudiziari e condanne;
  • garantire che la legislazione antiriciclaggio sia conforme agli standard internazionali;
  • adottare un piano strategico globale per la riforma dell'intero settore delle forze dell'ordine;
  • attuare la legge anti-oligarchi per limitare la loro eccessiva influenza nella vita del Paese;
  • adottare una legge sui mezzi di comunicazione che allinei la legislazione ucraina alla direttiva dell'UE sui servizi dei media audiovisivi e rafforzi l'autorità indipendente per la loro regolamentazione;
  • portare a termine la riforma del quadro normativo sulle minoranze nazionali e adottare meccanismi che ne assicurino un'attuazione immediata ed efficace.
La Commissione europea ha poi pubblicato, il 1° febbraio 2023, un rapporto analitico che esamina la situazione, al giugno 2022, dell'allineamento dell'Ucraina al diritto dell'UE in ciascuno dei 33 capitoli negoziali.
Il Consiglio, nelle conclusioni adottate il 13 dicembre 2022 sul processo di allargamento , ha riconosciuto i notevoli sforzi compiuti dall'Ucraina negli ultimi mesi per conseguire gli obiettivi alla base dello status di paese candidato, incoraggiandola a proseguire su questa strada e a soddisfare le condizioni specificate nel parere della Commissione sopra richiamato. Il Consiglio ha, altresì, invitato la Commissione a preparare una tabella di marcia che delinei le prossime tappe per l'accesso dell'Ucraina al mercato unico dell'UE, utilizzando il pieno potenziale dell'accordo di associazione e della zona di libero scambio globale e approfondita (DCFTA) con l'Ucraina.
Il Parlamento europeo, in una risoluzione approvata il 2 febbraio 2023, ha invitato ad avviare i negoziati di adesione con l'Ucraina e a sostenere una tabella di marcia che delinei le prossime tappe per consentirne l'adesione  al mercato unico dell'UE, sulla base di un approccio graduale.

Cooperazione nell'ambito dell'Accordo di associazione UE-Ucraina

L'accordo, firmato a margine del Consiglio europeo del 27 giugno 2014 ed entrato in vigore definitivamente il 1° settembre 2017, prevede l'approfondimento delle relazioni UE-Ucraina, attraverso un'associazione politica e la creazione di un'area di libero scambio.  In particolare, si stabiliscono regole di base per la cooperazione in settori quali energia, trasporti e istruzione e si prevede l'impegno dell'Ucraina a rispettare i principi democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto.
Le disposizioni relative all' accordo di libero scambio globale e approfondito (DCFTA) erano già entrate in vigore a partire dal 1° gennaio 2016. Nel complesso, per quanto riguarda gli scambi di merci, l'accordo ha previsto l'eliminazione di circa il 99% delle tariffe commerciali.
Il regolamento (UE) 2022/870 ha poi previsto la sospensione per un anno, a partire dal 4 giugno 2022 , di tutte le tariffe e contingenti tariffari sulle importazioni nell'UE dall'Ucraina che non erano ancora stati oggetto di liberalizzazione in base all'accordo (la Presidente della Commissione europea ha annunciato, il 2 febbraio 2023, che proporrà agli Stati membri di prorogare tale termine di un ulteriore anno).
Il 31 gennaio 2023 gli operatori telefonici dell'UE e dell'Ucraina hanno concordato una estensione di 6 mesi, a partire dal 9 gennaio 2023 per il roaming gratuito o a prezzi accessibili per le chiamate tra l'UE e l'Ucraina già operativo dall'aprile 2022.
L'UE e l'Ucraina hanno siglato il 2 febbraio 2023 un Memorandum d'intesa volto ad ampliare la cooperazione energetica in corso tra l'UE e l'Ucraina ai gas rinnovabili come il biometano, l'idrogeno e altri gas sintetici, riaffermando l'impegno di entrambe le parti a ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare il gas russo, e a cooperare per la neutralità climatica.

Assistenza all'esportazione dei prodotti agricoli e alla connettività UE-Ucraina

La Commissione europea ha presentato il 12 maggio 2022 un piano d'azione per la realizzazione di "corridoi di solidarietà" che consentano all'Ucraina di esportare i propri cereali ed anche di importare ciò di cui necessita, dagli aiuti umanitari ai mangimi per animali fino ai fertilizzanti.
Secondo dati forniti dalla Commissione stessa, prima della guerra, il 75% della produzione di cereali dell'Ucraina veniva esportato dai porti ucraini sul Mar Nero, dai quali transitavano il 90 % delle esportazioni di cereali e semi oleosi, destinate all'incirca per un terzo all'Europa, un terzo alla Cina e un altro terzo all'Africa.
Si ricorda che il 22 luglio 2022, a Istanbul, Ucraina e Russia, con la mediazione dell'ONU della Turchia, hanno raggiunto un accordo volto a consentire l'esportazione di cereali dai porti dell'Ucraina (non si tratta di un accordo diretto fra Ucraina e Russia ma di un accordo di entrambe con Turchia e Onu). L'accordo prevede l'impegno da parte di Russia e Ucraina a rispettare un corridoio di navigazione sicuro attraverso il Mar Nero, libero da ogni attività militare, volto a consentire le esportazioni commerciali di cereali da tre porti ucraini: Odessa, Chernomorsk e Yuzhny; un comando congiunto di controllo del traffico marittimo a Istanbul e ispezioni in Turchia delle navi dedicate al trasporto dei cereali, volte a controllare che non trasportino armi in Ucraina. La Russia, in seguito ad alcuni attacchi nei confronti di imbarcazioni russe, aveva sospeso il 29 ottobre scorso la sua partecipazione all'accordo, per poi riconfermare la sua partecipazione il 2 novembre. L'accordo, scaduto il 19 novembre 2022, è stato poi rinnovato fino al 19 marzo 2023.
Nel medio e lungo periodo la Commissione si adopererà anche per aumentare la capacità infrastrutturale dei nuovi corridoi di esportazione e per creare nuovi collegamenti infrastrutturali nel quadro della ricostruzione dell'Ucraina, anche nel quadro della politica della Commissione di estensione a Paesi vicini delle reti treanseuropee di trasporto TEN-T.
Il 12 novembre 2022 la Commissione ha annunciato la mobilitazione di investimenti per 1 miliardo di euro per sostenere i corridoi di solidarietà e la connettività tra l'UE e l'Ucraina.
In particolare, la Commissione ha previsto uno stanziamento di 250 milioni di euro a breve termine, volti a ridurre i tempi di attesa e migliorare la circolazione delle merci attraverso i valichi di frontiera e a medio termine un finanziamento di 50 milioni di euro sulla base del Meccanismo per collegare l'Europa. 300 milioni di euro dovrebbe provenire da investimenti della Banca europea per gli investimenti e ulteriori 300 milioni di euro dalla Banca europea per la ricostruzione. Infine, ulteriori 100 milioni di dollari dovrebbero essere messi a disposizione dalla Banca Mondiale.

Giustizia penale internazionale

La Commissione europea ha previsto, l'8 giugno 2022, un finanziamento di 7,25 milioni di euro per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale, in relazione ai crimini di guerra in Ucraina.
La Commissione stessa ha poi annunciato, lo scorso 30 novembre, la presentazione di proposte ed opzioni per garantire che la Russia sia ritenuta responsabile delle atrocità e dei crimini commessi durante la guerra in Ucraina, e in particolare a) la proposta di creare una struttura per gestire i beni pubblici russi congelati e immobilizzati, investirli e utilizzare i proventi per l'Ucraina; b) la disponibilità a promuovere con la comunità internazionale l'istituzione di un tribunale internazionale ad hoc o un tribunale "ibrido" specializzato per indagare e perseguire il crimine di aggressione della Russia.
Il 9 dicembre 2022 il Consiglio d ha adottato conclusioni sulla lotta all'impunità per i crimini commessi in relazione alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina nelle quali, in particolare, invita gli Stati membri ad adottare misure per attuare pienamente la definizione dei crimini internazionali fondamentali, di cui all'articolo 5 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, e le modalità di responsabilità sancite dallo Statuto di Roma. Chiede inoltre agli Stati membri di consentire l'esercizio della giurisdizione universale o di altre forme di giurisdizione nazionale sui crimini internazionali fondamentali e di consentire una stretta cooperazione giudiziaria con la Corte penale internazionale (CPI). Le conclusioni invitano gli Stati membri a fornire un sostegno adeguato alla creazione e al funzionamento di unità specializzate dedicate alle indagini e al perseguimento dei crimini internazionali fondamentali a livello nazionale.
Il Parlamento europeo ha approvato il 19 gennaio 2023 una risoluzione sull'istituzione di un tribunale speciale che si occupi del crimine di aggressione contro l'Ucraina, che dovrebbe integrare gli sforzi investigativi della Corte Penale internazionale e del suo procuratore, concentrandosi sui presunti genocidi, crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi in Ucraina.

Risoluzione del PE sulla Russia quale Stato sostenitore del terrorismo

Il Parlamento europeo ha approvato il 23 novembre 2022 una risoluzione sul riconoscimento della Federazione russa come Stato sostenitore del terrorismo con la quale in particolare invita:
  • a sviluppare un quadro giuridico dell'UE per designare gli Stati sostenitori del terrorismo e gli Stati che fanno uso di mezzi terroristici e a valutare la possibilità di inserire la Federazione russa nell'elenco dell'UE degli Stati in questione;
  • ad agire per avviare un isolamento internazionale globale della Federazione russa, anche per quanto riguarda la sua adesione a organismi internazionali quali il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;
  • ad includere il gruppo Wagner nonché altri gruppi armati, milizie e forze delegate finanziati dalla Russia nell'elenco dell'UE delle persone, dei gruppi e delle entità coinvolti in atti terroristici;
  • a istituire un meccanismo internazionale globale di risarcimento, compreso un registro internazionale dei danni, e a finalizzare il regime giuridico che consente la confisca dei beni russi congelati dall'UE e il loro utilizzo per la ricostruzione dell'Ucraina e il risarcimento delle vittime dell'aggressione russa.

Attività parlamentare

Il 30 novembre 2022, la Camera dei deputati ha approvato le mozioni Richetti ed altri n. 1-00022, Serracchiani ed altri n. 1-00025 e Tremonti, Formentini, Mule', Bicchielli ed altri n. 1-00031 concernenti iniziative in relazione al conflitto tra Russia e Ucraina, anche con riferimento al sostegno militare.
Il 1° dicembre 2022 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge (decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185) che introduce disposizioni urgenti per la proroga, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina - di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28 - il cui disegno di legge di conversione, già approvato dal Senato, è stato approvato definitivamente dalla Camera il 24 gennaio 2023.

Economia

In base al progetto di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe discutere delle azioni con le quali, di fronte alla nuova realtà geopolitica, l'Unione europea garantirà la sua competitività, la sua prosperità e il suo ruolo a lungo termine sulla scena globale. L'Unione europea intende rafforzare la sua sovranità strategica e rendere la sua base economica, industriale e tecnologica adatta alla transizione verde e digitale, completare il mercato unico e garantire condizioni di parità sia a livello interno che globale.
Sulla base della Comunicazione della Commissione sul Piano industriale per il Green Deal vengono identificate le linee d'azione in materia di aiuti di Stato, finanziamento a livello europeo, ambiente normativo, competenze, investimenti.
In particolare, con riferimento agli aiuti di Stato, il Consiglio europeo chiede che le procedure siano rese più semplici, rapide e prevedibili e sia consentita l'erogazione, in tempi rapidi, di un sostegno mirato, temporaneo e proporzionato, anche tramite crediti d'imposta, in quei settori strategici per la transizione ecologica.
Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre invitare inoltre i colegislatori ad accelerare l'attuazione del Piano d'azione per l'Unione dei mercati dei capitali, per sfruttare a pieno il potenziale del mercato unico e aumentare la competitività e la produttività, intensificando gli sforzi per diversificare le catene di approvvigionamento, in particolare per le materie prime essenziali e salvaguardando i propri interessi di fronte a pratiche sleali, ricorrendo anche a strumenti di difesa commerciale.

Il Piano industriale per il Green Deal

Il Green Deal ha definito il percorso europeo verso la transizione verde, compresi gli obiettivi climatici di "emissioni nette-zero" entro il 2050. Il pacchetto Fit for 55 ha fornito un piano concreto per indirizzare l'economia europea in questa direzione, insieme al piano REPowerEU, che ha tracciato il percorso verso l'abbandono dei combustibili fossili, e al Piano d'azione per l'economia circolare.
Nel contesto delle opportunità (crescita sostenuta del mercato globale delle tecnologie energetiche previste) e delle sfide globali (sussidi previsti dalla Cina, piani di investimento nelle tecnologie pulite adottati da USA, Giappone, India, Regno Unito, Canada e altri Paesi terzi) la Commissione propone un nuovo Piano industriale per il green deal, basato su quattro pilastri:
  1. Un ambiente normativo prevedibile, coerente e semplificato, rispetto al quale la Commissione anticipa la presentazione di una proposta legislativa sull'industria a "zero emissioni", per sostenere la produzione di tecnologie chiave in Europa e fornirle un quadro normativo semplificato. La Commissione valuterà inoltre la possibilità di istituire sandbox regolamentari per consentire una rapida sperimentazione di nuove tecnologie. Per stimolare la domanda, inoltre, la Commissione riconosce il ruolo fondamentale che possono svolgere appalti pubblici, agevolazioni e incentivi alle imprese e agli utenti finali per l'utilizzo di tecnologie a zero emissioni basate sulla sostenibilità e circolarità. Un ulteriore proposta legislativa della Commissione riguarderà le materie prime critiche che sarà teso a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. In terzo luogo, a marzo sarà presentata una riforma del disegno del mercato dell'elettricità. Infine, questo primo pilastro riguarderà le infrastrutture, dove la Commissione invita i colegislatori ad adottare al più presto il regolamento sulle infrastrutture per i carburanti alternativi (AFIR) e prevede ulteriori interventi.
  2. Accelerare l'accesso ai finanziamenti, anche alla luce dei disequilibri competitivi causati dai sussidi erogati da Paesi terzi. In primo luogo tale accelerazione sarà favorita dalla riforma del quadro normativo che regola gli aiuti di Stato (vedi infra). Inoltre, per evitare di frammentare il mercato unico a causa dei diversi livelli di sostegno nazionale, la Commissione riconosce la necessità di aumentare i finanziamenti europei. A tale scopo contribuiranno i finanziamenti derivanti dal Piano REPowerEU, dal programma InvestEU (le cui procedure dovrebbero essere semplificate) e dal Fondo per l'innovazione. In tale contesto, la Commissione lancerà nell'autunno del 2023 una prima asta (o gara d'appalto) per sostenere la produzione di idrogeno rinnovabile, i cui vincitori riceveranno un premio fisso per ogni kg di idrogeno rinnovabile prodotto per un periodo di 10 anni. A medio termine, la Commissione intende dare una risposta strutturale alle esigenze di investimento, proponendo un Fondo sovrano europeo nel contesto della revisione del quadro finanziario pluriennale prima dell'estate 2023, basandosi sull'esperienza dei progetti multinazionali coordinati nell'ambito degli Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (IPCEI), cercando di migliorare l'accesso di tutti gli Stati membri a tali progetti, salvaguardando così la coesione e il mercato unico dai rischi causati da una disponibilità disuguale di aiuti di Stato Al di là degli investimenti pubblici, tuttavia, la Commissione ritiene che la maggior parte degli investimenti necessari per la transizione verde dovranno essere mobilitati dal settore privato. Per questo, vengono ribaditi il ruolo essenziale del buon funzionamento dei mercati dei capitali e del quadro di riferimento per la finanza sostenibile e la necessità di completare l' Unione dei mercati dei capitali ( Capital markets union - CMU) raggiungendo un rapido accordo sulle proposte di attuazione del relativo Piano d'azione del 2020.
  3. Migliorare le competenze, incentrando la transizione verde sulle persone mediante il quadro generale dell' Agenda europea per le competenze, che opera in sinergia con lo Spazio europeo dell'istruzione. Entro febbraio 2023 la Commissione intende istituire un partenariato su larga scala per le competenze nel settore delle energie rinnovabili onshore, nell'ambito del Patto per le competenze. Ulteriori partenariati saranno attivati nel corso del 2023 con riferimento alle pompe di calore e all'efficienza energetica.
  4. Politica commerciale e catene di approvvigionamento resilienti. La Commissione parte dal presupposto che l'apertura commerciale rappresenta un elemento strategico essenziale, sottolineando che l'UE continuerà a sostenere l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e a far progredire la sua rete di accordi di libero scambio. La Commissione intende sostenere la transizione pulita continuando a sviluppare forme di cooperazione con nuovi partner commerciali, oltre che con i tradizionali. Il piano sottolinea la creazione del nuovo strumento di cooperazione con gli Stati Uniti ( Consiglio per il commercio e la tecnologia con gli Stati Uniti, sul quale vedi infra) e fa presente che un simile forum è in preparazione con l'India. Attraverso il lavoro della Task force UE-USA dedicata all' Inflation Reduction Act (IRA, in merito al quale vedi infra), l'UE e gli Stati Uniti stanno lavorando per trovare soluzioni pragmatiche alle preoccupazioni dell'UE, con l'obiettivo di mantenere e rafforzare le catene di valore transatlantiche e garantire una cooperazione positiva sull'interesse comune di raggiungere la transizione verso sistemi di produzione energetica più compatibili con l'ambiente naturale. L'UE ha sviluppato accordi di facilitazione degli investimenti sostenibili ( Sustainable Investment Facilitation Agreements - SIFA), in particolare con i partner africani, per facilitare l'attrazione e l'espansione degli investimenti integrando gli impegni in materia di ambiente e diritti del lavoro. Il clima e l'energia sono un settore chiave per i partenariati nell'ambito di Global Gateway, il contributo dell'UE alla riduzione del divario degli investimenti a livello mondiale. Inoltre, l'UE intende sostenere l'istituzione di un Club delle materie prime critiche per garantire un approvvigionamento globale sicuro, sostenibile e conveniente; sviluppare partenariati industriali promuovendo l'adozione di tecnologie pulite a livello globale e sviluppare uno strumento di credito all'esportazione dell'UE. Ferma restando l'approccio aperto al commercio internazionale, con il proliferare degli incentivi verdi in tutto il mondo, la Commissione intende garantire che i sussidi esteri non compromettano ingiustamente la competitività dell'industria europea, anche facendo pieno uso degli strumenti di difesa commerciale ( trade defence instruments - TDI). La Commissione promuoverà inoltre la reciprocità per l'accesso ai mercati degli appalti pubblici. Infine, invita gli Stati membri ad agire insieme per difendere i propri interessi nell'ambito del quadro dell'UE per lo screening degli investimenti diretti esteri, che consente un coordinamento efficace per salvaguardare i principali beni europei e proteggere la sicurezza collettiva.

La riforma del Quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato

Il 1° febbraio 2023 la Commissione europea ha avviato una consultazione riservata degli Stati membri sulla proposta per trasformare il Quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato in un Quadro temporaneo di crisi e transizione per facilitare e accelerare la transizione verde dell'Europa. Questa proposta fa parte del Piano industriale per il Green Deal (vedi supra), presentato nella stessa data, e, in particolare, contribuisce al suo secondo pilastro che mira a garantire un accesso più rapido ai finanziamenti per le imprese che operano nell'UE.
La proposta della Commissione prevede, in primo luogo, la riforma degli aiuti per favorire la diffusione delle energie rinnovabili, estendendo le semplificazioni già in vigore a tutte le tecnologie per la produzione di energia rinnovabile, all'idrogeno rinnovabile e allo stoccaggio dei biocarburanti. Viene prevista la possibilità di concedere aiuti per le tecnologie più innovative, come l'idrogeno rinnovabile, senza una gara d'appalto, a condizione che siano previste alcune salvaguardie per garantire la proporzionalità del sostegno pubblico; e di prolungare le scadenze per completare i progetti.
In secondo luogo, la Commissione intende incentivare gli investimenti che portano a una riduzione significativa delle emissioni includendo massimali di aiuto più elevati e calcoli semplificati degli aiuti (riferiti a percentuali standard dei costi di investimento, basate sull'esperienza).
Un ulteriore obiettivo è quello di sostenere gli investimenti nella produzione di attrezzature e impianti strategici necessari per la transizione verso un sistema economico a "emissioni nette-zero", nel contesto delle sfide globali che minacciano di dirottare i nuovi investimenti in questi settori a favore di Paesi terzi al di fuori dell'Europa. In particolare, la Commissione propone di autorizzare il sostegno, anche attraverso incentivi fiscali, degli Stati membri alla produzione di batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori e sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio, nonché all'approvvigionamento di materie prime critiche necessarie per la produzione di tali apparecchiature. Per i progetti che si svolgono in regioni svantaggiate dell'UE o che comportano un investimento in diversi Stati membri, e per i quali è disponibile un sostegno nei Paesi terzi, sarebbe consentito un ulteriore aiuto proporzionale fino a quanto necessario per evitare che l'investimento in Europa sia caratterizzato da uno svantaggio competitivo. Queste nuove disposizioni sarebbero in vigore fino al 31 dicembre 2025.
Per accelerare l'avvio di nuovi progetti, l'approvazione di IPCEI sarà ulteriormente razionalizzata e semplificata, mediante l'adozione di un codice di buone pratiche e la previsione di soglie di notifica più elevate ed elevando i massimali di aiuto nell'ambito del regolamento generale di esenzione per categoria.
La Commissione, ad esito dei commenti che saranno presentati dagli Stati membri, intende adottare il Quadro temporaneo di crisi e transizione nelle prossime settimane, tenendo conto del feedback ricevuto dagli Stati membri.
L'articolo 107 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea stabilisce che sono incompatibili con il mercato interno gli aiuti concessi sotto qualsiasi forma dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza. Tale principio generale è accompagnato da una serie di deroghe che operano in via automatica (e sono indicate dal comma 2 dell'articolo 107 e dal regolamento generale di esenzione per categoria) ovvero a seguito della valutazione di compatibilità effettuata dalla Commissione (comma 3 dell'articolo 107).
L'epidemia da COVID-19 ha rappresentato anche un grave shock per le economie mondiali, portando con sé un allentamento delle regole che limitano l'intervento pubblico a favore delle imprese. La necessità di un intervento di sostegno coordinato a livello europeo ha portato la Commissione ad adottare, il 19 marzo 2020, un Quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato a sostegno dell'economia nell'emergenza del COVID-19. In via generale, la flessibilità nei regimi di aiuti al sistema economico nel contesto della pandemia ha trovavo la sua legittimazione nell' articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), il quale dispone:
  • al paragrafo 2, lettera b), che sono compatibili con il mercato interno gli aiuti pubblici destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali e,
  • al paragrafo 3, lettera b), che possono essere compatibili con il mercato interno gli aiuti destinati a porre rimedio ad un grave turbamento dell'economia di uno Stato membro ( previa approvazione della Commissione, al fine di valutare il carattere mirato alla finalità e la loro adeguatezza e proporzionalità).
Il Temporary Framework è stato in seguito esteso ed integrato più volte. Il 18 novembre 2021, con la Comunicazione C(2021) 8442, è stata approvata la sesta proroga del Quadro fino al 30 giugno 2022, definendo, nel contempo, un percorso per la graduale eliminazione degli aiuti legati alla crisi. Contestualmente, la Commissione europea ha avviato la revisione della disciplina non emergenziale sugli aiuti di Stato, valevole per il nuovo periodo programmatorio 2021-2027.
Successivamente, gli sviluppi geopolitici conseguenti all' aggressione della Russia all'Ucraina, hanno indotto la necessità di adottare nuovi strumenti eccezionali di sostegno in modo da compensare parzialmente gli effetti dell'aumento dei costi dell'energia. La Commissione europea ha adottato, il 23 marzo 2022, un nuovo e ulteriore Quadro temporaneo - integrato ed esteso a luglio - destinato ad operare, retroattivamente, dal 1° febbraio 2022 fino al 31 dicembre 2022, e, per alcune tipologie di aiuti, inerenti la realizzazione degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili e la decarbonizzazione del sistema industriale, fino al 30 giugno 2023.
Anche in questo caso, dunque, la Commissione si è avvalsa della flessibilità in materia di aiuti di Stato per consentire agli Stati membri di sostenere le imprese e i settori duramente colpiti dalla crisi energetica.
Il Quadro temporaneo di crisi è stato ulteriormente modificato il 28 ottobre 2022, con estensione delle misure ivi contenute fino al 31 dicembre 2023 e l'introduzione di nuove misure volte a sostenere la riduzione della domanda di energia elettrica.

La posizione francese e quella italiana sulla politica industriale europea e sulla riforma degli aiuti di Stato

La posizione del Governo francese
Il 9 gennaio 2023 il Governo francese ha presentato un documento informale per contribuire a definire "una politica industriale europea ambiziosa e rafforzata", per rendere la base economica europea "più resiliente, più competitiva e meglio attrezzata ad affrontare la transizione verde e digitale", favorendo gli investimenti e riducendo la dipendenza energetica. Il documento sottolinea l'esigenza di inviare nei tempi più rapidi possibili un segnale rassicurante al sistema industriale, chiarendo la determinazione a "preservare l'attrattività economica del territorio europeo", evitando scelte di investimento al di fuori dell'Ue.
La strategia proposta dovrebbe fondarsi su quattro pilastri fondamentali.
1. Attuazione legislativa della dichiarazione di Versailles del 10 e 11 marzo dello scorso anno e quindi:
  • ridurre le dipendenze europee in settori sensibili (come i microchip);
  • rafforzare alcune produzioni, tenendo anche conto degli interessi pubblici coinvolti (costi sociali e ambientali, sicurezza degli approvvigionamenti, ecc.);
  • semplificare le procedure per l'avvio di nuovi siti produttivi;
  • riformare il mercato dell'energia.
2. Modernizzazione e semplificazione del quadro degli aiuti di Stato:
  • nell'immediato prolungando le misure eccezionali legate all'emergenza Covid-19, assicurando un sostegno temporaneo e mirato, sotto forma di sovvenzioni o di crediti d'imposta, per un numero limitato di settori interessati;
  • a regime, innalzando le soglie attuali delle notificazioni; estendere i settori coperti da deroghe; ridurre i tempi di istruttoria per gli Importanti progetti di comune interesse comune; semplificare la gestione dei progetti più ridotti, per f acilitare l'accesso delle PMI; definire condizioni semplificate nei settori definiti dall'agenda di Versailles.
3. Istituzione di un "fondo sovrano europeo", per garantire adeguati finanziamenti adeguati alla nuova politica industriale europea
  • nell'immediato utilizzando risorse già disponibili, da riorientare sulle nuove priorità strategiche;
  • entro il 2023 istituendo un nuovo fondo dedicato, finanziato anche in relazione ai bisogni nei settori sensibili, ispirato al modello del fondo SURE;
4. Politica commerciale: deve contribuire, in tutte le sue dimensioni, al raggiungimento degli obiettivi comuni, sia attraverso il dialogo strutturato con i partner, sia attivando strumenti autonomi e di difesa commerciale, tra quelli previsti in sede OMC.
Aiuti di Stato erogati per Stato membro in miliardi di euro
Il non paper del Governo italiano
Anche il Governo italiano ha successivamente prodotto un non paper sulla politica industriale europea. Il documento prende le mosse dalla necessità di riconoscere il legame tra economia e sicurezza. La pandemia, l'aggressione russa all'Ucraina, l'aumento dell'inflazione e, in particolare, del costo dell'energia hanno messo in luce le potenziali debolezze del sistema industriale europeo, per cui è divenuta necessaria una risposta immediata di politica industriale.
Tale risposta, secondo il Governo italiano, non risiederebbe però nell'allentamento del Quadro per gli aiuti di Stato, poiché ciò comporterebbe un rischio di frammentazione del mercato interno. Sulla base dei dati diffusi dalla Commissione europea (grafico sottostante), oltre il 77% degli aiuti di Stato approvati nell'ambito dell'attuale regime, infatti, risulta concentrato, alla data del 13 gennaio 2023, in due Stati membri (Germania 53% e Francia 24%), con l' Italia che ha notificato il 7% degli aiuti approvati.
A giudizio del Governo italiano, questo squilibrio potrebbe aumentare ulteriormente concedendo ulteriori spazi di intervento ai governi nazionali, poiché non tutti gli Stati membri hanno lo stesso spazio fiscale per erogare aiuti di Stato.  In tale contesto, le proposte italiane riguarderebbero l'opportunità di:
  1. attenuare l'impatto dell'IRA attraverso il dialogo con gli USA ( task-force IRA e Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia) considerando l'adozione di misure difensive come l'ultima risorsa, da adottare nel rispetto delle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC);
  2. affrontare la perdita di competitività del sistema industriale europeo, sostenendo e accelerando una transizione verde ed energetica sostenibile, accompagnando la transizione digitale, promuovendo la ricerca, l'innovazione e il potenziamento del capitale umano e sviluppando i settori strategici, in particolare quelli dei semiconduttori, delle materie prime, dell'energia, della difesa e aerospazio, delle biotecnologie e degli strumenti ad alta tecnologia. Il potenziamento di questi settori dovrebbe evitare ulteriori processi di delocalizzazione e aumentare la competitività delle industrie europee, preservando l'efficienza delle catene globali del valore. Lo sviluppo dei settori strategici dovrebbe avvenire nell'ambito di una strategia paneuropea, in modo compatibile con l'OMC e coerente con il processo di transizione verde. Viene inoltre sottolineata l'importanza di rafforzare il finanziamento degli IPCEI (Importanti Progetti di Interesse Comune Europeo) ed esplorare la possibilità di finanziare lo sviluppo dei settori strategici attraverso nuovi strumenti di finanziamento dell'UE;
  3. riformare le norme sugli aiuti di Stato, rendendole più semplici e veloci, con una corsia preferenziale per la notifica e l'approvazione dei progetti strategici, compresi gli IPCEI, dei progetti legati al PNRR e dei regimi basati su garanzie pubbliche. Viene ribadita, tuttavia, la necessità di evitare che la riforma si traduca in un vantaggio competitivo per gli Stati membri con maggiori risorse fiscali disponibili per sostenere la propria economia;
  4. riformare la governance economica europea, tenendo conto degli ingenti investimenti che saranno necessari affinché gli Stati membri sostengano la crescita economica, la transizione verde e quella digitale. Le riforme delle norme sugli aiuti di Stato e della governance economica dovrebbero essere parte di un unico dibattito che contempli la creazione di una maggiore capacità di spesa da parte delle istituzioni europee, sulla base dell'esperienza positiva del Next Generation EU;
    Come ribadito in un comunicato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, l'Italia propone di agire in una logica di "pacchetto sull'industria". "La discussione sugli aiuti di Stato - afferma il Ministro - deve aver luogo contestualmente a quella sulla revisione della governance economica e sulla necessità di costruire una capacità fiscale centrale, sulla scorta dell'esperienza positiva di NextGenerationEU e/o SURE". "La decisione - conclude il Ministro - deve essere complessiva per essere davvero unitaria e quindi efficace";
  5. finanziare progetti strategici, stimolando la competitività dell'industria europea, mediante un fondo sovrano europeo. Il Governo ritiene che per la creazione di questo nuovo fondo si dovrebbe trarre ispirazione dai programmi Next Generation EU e SURE "che hanno già dimostrato come l'indebitamento comune sul mercato per finanziare i programmi europei non è solo fattibile, ma anche efficiente". Il documento sostiene altresì che la revisione intermedia del bilancio pluriennale dell'Unione offrirà l'opportunità di vagliare i fondi UE esistenti e valutare se alcuni di essi debbano essere riorientati, o meglio finanziati, al fine di promuovere la competitività. In questo contesto, aggiunge il documento, occorre anche considerare attentamente quale ruolo può essere svolto da tutte le istituzioni dell'UE e dell'Eurozona (vale a dire MES e BEI);
  6. perseguire l'autonomia strategica attraverso catene del valore resilienti e accordi commerciali in grado di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, la capacità di esportazione e la creazione di posti di lavoro (seguendo il solco tracciato con la legge sui chip già adottata e quella sulle materie prime critiche di prossima adozione);
  7. livellare il campo da gioco sia nel mercato interno che nei confronti dei Paesi terzi.

 


L'Inflation Reduction Act (IRA)

L' Inflation Reduction Act (IRA), è una legge firmata dal Presidente degli Stati Uniti il 16 agosto 2022. L'atto prevede una serie di misure di spesa, per un totale di 369 miliardi di dollari, che mirano a favorire la riduzione delle emissioni di carbonio, la riduzione della spesa sanitaria privata, il finanziamento dell'agenzia delle entrate statunitense e il miglioramento della conformità dei contribuenti.
L'atto mira a catalizzare gli investimenti sulla capacità produttiva nazionale, incoraggiare l'approvvigionamento di forniture critiche a livello nazionale o da Paesi che operano in regime di libero scambio e sostenere la ricerca, lo sviluppo e la commercializzazione di tecnologie in grado di ridurre il degrado ambientale come la cattura e lo stoccaggio del carbonio e l' idrogeno cosiddetto "pulito", ovvero prodotto utilizzando fonti di energia rinnovabili. Alloca anche denaro direttamente alle priorità della giustizia ambientale e richiede ai destinatari di molti flussi di finanziamento di dimostrare gli impatti sull'equità. L' Ufficio di bilancio del Congresso americano ( Congressional Budget Office - CBO) stima che la legge ridurrà i deficit di bilancio di circa 58 miliardi di dollari nel prossimo decennio, per l'effetto combinato degli aumenti di spesa e delle maggiori entrate.
L'IRA è il terzo atto legislativo approvato dalla fine del 2021 con l'obiettivo principale di migliorare la competitività economica, l'innovazione e la produttività industriale degli Stati Uniti. La Bipartisan Infrastructure Law (BIL), il CHIPS & Science Act e l'IRA hanno priorità parzialmente sovrapposte e insieme introducono 2 mila miliardi di dollari in nuove spese federali nei prossimi dieci anni.
Con specifico riferimento all'IRA, circa il 63 per cento degli incentivi sono destinati a sostenere il settore dell'energia, il 13 per cento alla tutela dell'ambiente, il 12 per cento alla produzione industriale, il 6 alla mobilità sostenibile e 6 al settore agricolo. (Tali risultati derivano dall'elaborazione dei dati pubblicati dall'Ufficio di bilancio del Congresso americano e possono differire da altre elaborazioni per via della metodologia adottata.)
I fondi saranno erogati in forma di incentivi fiscali, sovvenzioni e garanzie sui prestiti. La maggior parte (55 per cento) riguarda incentivi fiscali destinati alle imprese, per sostenere gli investimenti privati in energia, trasporti e produzione industriale meno inquinanti. Molti degli incentivi fiscali previsti dal disegno di legge sono costituiti da trasferimenti diretti, di cui si può usufruire anche nel caso di incapienza fiscale. Il 21 per cento è costituito da garanzie su prestiti, l'11 per cento sono incentivi destinati direttamente ai consumatori, il 10 per cento sarà erogato in forma di prestiti e il 3 per cento in altre operazioni federali.
Circa 43 miliardi di dollari di crediti d'imposta mirano a ridurre le emissioni rendendo meno costosi i veicoli elettrici, gli elettrodomestici ad alta efficienza energetica, i pannelli solari, il riscaldamento geotermico e lo stoccaggio energetico domestico. A partire dal 2023, i veicoli elettrici idonei potranno beneficiare di un credito d'imposta fino a 7.500 dollari per i veicoli nuovi e 4.000 dollari per quelli usati. Gli interventi domestici di efficientamento energetico idonei potranno beneficiare di un credito d'imposta fino al 30 per cento del costo totale, entro il limite di 1.200 dollari all'anno (2.000 per le pompe di calore). Altri incentivi riguardano la produzione di elettricità a "emissioni zero" di carbonio (30 dollari per megawattora), di energia nucleare (15 dollari per megawattora), di carburante meno inquinante per l'aviazione (1,75 dollari per gallone) e di idrogeno "pulito" (3 dollari a kilogrammo).
Oltre a cercare di sostenere la competitività e la eco-compatibilità della produzione statunitense, l'IRA contiene disposizioni volte a contenere i costi dei farmaci da prescrizione consentendo al programma Medicare di negoziare i prezzi con le compagnie farmaceutiche e ponendo un limite di prezzo a determinati farmaci.
L'aspetto più controverso dal punto di vista della politica commerciale europea è rappresentato dal fatto che l'accesso agli incentivi è legato in molti casi a criteri di idoneità legati alla produzione o all' approvvigionamento sul mercato nazionale. Ad esempio, per ottenere l'intero credito al consumo di veicoli elettrici, è necessario che una percentuale crescente (dal 40 per cento all'80 per cento in cinque anni) dei minerali critici nella batteria del veicolo oggetto dell'acquisto sia stata riciclata in Nord America o estratta o lavorata in un Paese che ha un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Anche la batteria deve essere stata fabbricata o assemblata in Nord America. Per aiutare a costruire pipeline di talenti scientifici, tecnologici, ingegneristici e matematici (STEM) più forti e diversificati, gli impianti di produzione possono beneficiare di crediti d'imposta IRA completi solo se soddisfano specifici requisiti salariali e di apprendistato.
Il 27 ottobre 2022, è stata costituita una task force UE-USA sull'IRA per approfondire tali profili e risolvere gli elementi più controversi.
In seno al Consiglio Affari generali del 6 febbraio, che ha predisposto il progetto di conclusioni del Consiglio europeo, non sarebbe emerso un consenso tra gli Stati membri su quale dovrebbe essere la risposta appropriata all'IRA statunitense; in particolare, si sarebbero registrate divergenze su come tale risposta dovrebbe essere finanziata. Come evidenziato in precedenza, le opzioni oggetto di discussione attengono all'allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, al reperimento di nuove risorse europee, in particolare di un Fondo di sovranità per l'industria, e di come finanziarle, nonché sul ricorso allo scopo, almeno nel breve periodo, di tutte le risorse UE disponibili garantendo, ove possibile, una certa flessibilità dei fondi.
Si segnala che il 7 febbraio si è svolta una missione congiunta negli Stati Uniti del Ministro dell'economia francese, Bruno Le Maire, e del Ministro dell'economia tedesco, Robert Habeck, per incontrare il segretario al Tesoro statunitense, Janet Yellen, al fine di discutere, in particolare, dell'IRA.

Il Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia

Il Consiglio ( Trade and Technology Council - TTC) è stato istituito nel vertice Ue-Usa del 15 giugno 2021. Una proposta in questo senso era già contenuta nella comunicazione "Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale", presentata da Commissione e Alto Rappresentante il 2 dicembre 2020, subito dopo le elezioni americane che avevano portato Joe Biden alla presidenza. Il Consiglio è un forum di dialogo e cooperazione su:
  • rapporti commerciali bilaterali, con l'obiettivo non di elaborare impegni vincolanti per le due parti, da trasfondere in accordi internazionali, ma anticipare e, possibilmente, risolvere, temi potenzialmente divisivi (come appunto le misure Usa anti-inflazione);
  • commercio internazionale, con l'obiettivo di definire linee comuni sul contrasto alle politiche e alle pratiche commerciali sleali, sulla promozione di un sistema fiscale internazionale equo e sostenibile e sulla riforma dell'OMC;
  • collaborazione sulle tecnologie emergenti (dall'intelligenza artificiale alle tecnologie quantistiche) e sulle catene di approvvigionamento dei materiali più sensibili (dai semi conduttori alle batterie elettriche).
Il Consiglio si occupa anche di monitoraggio degli investimenti rispetto a possibili rischi per la sicurezza, controllo sul commercio di prodotti a duplice uso e l' implementazione dei regimi sanzionatori (temi che hanno assunto un rilievo particolare con l'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina).
Il Consiglio è co-presieduto, per la parte europea, dai commissari Vestager (concorrenza) e Dombrovskis (commercio) e, per la parte Usa, dal Segretario Stato Blinken, dal Secretary of Commerce, Gino Raimondo, e dal Trade Representative Katherine Tai.  Ha una composizione, mista tecnico-politica.
Le attività del TTC si articolano in dieci gruppi di lavoro, che sono coordinati congiuntamente dalle due parti a livello di alti funzionari:
  1. standard tecnologici;
  2. tecnologia verde;
  3. sicurezza delle catene di approvvigionamento;
  4. sicurezza e competitività delle ICT;
  5. governance dei dati;
  6. abusi delle tecnologie che minacciano la sicurezza e i diritti umani;
  7. cooperazione nel controllo delle esportazioni dei prodotti " dual use";
  8. cooperazione nel controllo degli investimenti;
  9. promozione dell'accesso delle PMI alle tecnologie digitali;
  10. sfide del commercio globale.
Il primo incontro a livello ministeriale si è svolto il 29 settembre 2021 in Pennsylvania. Il secondo si è tenuto in Francia (presidente di turno dell'Ue) il 15 e 16 maggio 2022, in un contesto fortemente segnato dall'aggressione russa all'Ucraina.
La terza riunione si è tenuta (di nuovo negli Usa) il 5 dicembre del 2022.
Tra i punti salienti della dichiarazione finale si segnalano:
  • l'adozione di una Tabella di marcia comune per guidare lo sviluppo di strumenti, metodologie e approcci alla gestione del rischio nel settore dell' intelligenza artificiale;
  • l'attivazione di un meccanismo di allerta in caso di problemi nelle catene di approvvigionamento dei semiconduttori e scambio di informazioni sui rispettivi programmi di sostegno al settore, per evitare distorsioni del mercato;
  • l'istituzione di un gruppo di lavoro sulle tecnologie quantistiche, per ridurre gli ostacoli alla collaborazione nella ricerca e sviluppo in questo settore;
  • lo sviluppo di standard internazionali comuni (entro il 2024) sulla ricarica elettrica dei veicoli pesanti;
  • azioni comuni di contrasto alle pratiche commerciali sleali (in primis quelle cinesi, in particolare per il settore dei dispositivi medici);
A margine del Consiglio è stato firmato un memorandum d'intesa tra la US Development Finance Corporation e la Banca europea per gli investimenti (BEI) per finanziare la connettività nei Paesi terzi. Uno dei gruppi di lavoro del TTC è stato anche incaricato di occuparsi della connettività e della sicurezza dei cavi sottomarini transatlantici.
La dichiarazione menziona altri settori in cui l'UE e gli USA si impegnano a scambiare e cooperare, come la protezione contro la violazione dei diritti online, la ricerca, i controlli sulle esportazioni, anche per i beni a duplice uso, e il controllo degli investimenti.
La dichiarazione cita anche il lavoro della task force sull'Inflation Reduction Act, prendendo atto dei "progressi preliminari compiuti". Le due Parti riconoscono "le preoccupazioni dell'Ue" e sottolineano l'impegno "ad affrontarle in modo costruttivo",
UE e Stati Uniti hanno anche annunciato il sostegno a progetti di connettività digitale in collaborazione con i governi della Giamaica e del Kenya (collegamento alla rete di scuole e abitazioni, formazione degli insegnanti, diffusione delle tecnologie digitali da parte delle PMI, ecc.).

Migrazione

In base al progetto di conclusioni del 6 febbraio, il Consiglio europeo dovrebbe discutere della situazione migratoria e valutare l'attuazione delle sue precedenti conclusioni, finalizzate allo sviluppo di un approccio globale alla migrazione che comprenda il rafforzamento dell'azione esterna, un controllo più efficace delle frontiere esterne dell'UE e gli aspetti della dimensione interna, nel rispetto dei principi e dei valori dell'UE.
Si sottolinea che la migrazione è "una sfida europea che richiede una risposta europea". Sulla base della recente lettera della Commissione, il Consiglio europeo dovrebbe pertanto chiedere che vengano adottate misure operative immediate.
Il Consiglio europeo dovrebbe invitare il Consiglio a monitorare da vicino l'attuazione delle sue conclusioni ed esprimere il proprio impegno a tornare regolarmente sulla questione.
La creazione di un sistema efficace di migrazione e asilo figura fra le priorità della presidenza semestrale svedese del Consiglio dell'UE, sia sotto il profillo dell' azione interna sia per quanto riguarda la politica estera di migrazione in cooperazione con i paesi terzi. Nel Programma si sottolinea l'importanza della revisione del sistema di immigrazione e asilo in termini strategici e per garantire l'efficacia della cooperazione nel settore dello Spazio Schengen. A tal proposito la presidenza ha dichiarato l'intenzione di portare avanti i negoziati sul nuovo patto sulla migrazione e l'asilo in linea con la roadmap concordata con il Parlamento europeo, in cui si prospetta la loro conclusione entro il termine della legislatura europea.
L' approccio globale in materia di migrazione e mobilità, adottato dalla Commissione nel 2011, stabilisce un quadro generale per quanto concerne i rapporti dell'UE con i paesi terzi in materia di migrazione. L'approccio è fondato su quattro pilastri: immigrazione regolare e mobilità, immigrazione irregolare e tratta degli esseri umani, protezione internazionale e politica in materia di asilo, aumento dell'incidenza della migrazione e della mobilità sullo sviluppo. Nell'ambito di tale approccio i diritti fondamentali dei migranti rappresentano una questione trasversale.

La posizione della Commissione europea

In vista del Consiglio europeo straordinario di febbraio, il 26 gennaio 2023 la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha inviato una lettera ai capi di Stato e di governo dell'UE in materia di migrazioni (fonte: Agence Europe). Nella lettera la Presidente sottolinea che le migrazioni sono "una sfida europea, alla quale dobbiamo dare una risposta europea".
In allegato alla lettera, sono indicate le misure operative che consentirebbero di affrontare le pressioni migratorie e getterebbero le basi per l'attuazione del nuovo patto sulle migrazioni e l'asilo (su cui vd. infra), attraverso le quali, secondo la Presidente, si potrà "fare davvero la differenza nell'immediato". Le misure proposte sono suddivise in quattro aree, con i seguenti obiettivi:
  • rafforzare le frontiere esterne, attraverso un utilizzo coordinato delle risorse dell'UE nei punti strategici, tenendo conto delle differenze fra confini terrestri e marittimi e sostenendo una migliore intelligence e allerta precoce. A tal fine sarà fondamentale lavorare in modo più mirato con i partner del Mediterraneo e dei Balcani occidentali, per consentire di affrontare i problemi alla loro origine;
  • affrontare i ritardi e le lacune nelle procedure di frontiera e nei rimpatri. Sarà necessario accelerare le procedure di frontiera, applicando in modo più sistematico il concetto di paese terzo sicuro e utilizzando gli strumenti di cooperazione dell'UE per aiutare gli sforzi nazionali nel promuovere i rimpatri, anche riconoscendo le decisioni di rimpatrio degli altri Stati membri;
  • affrontare i movimenti secondari e garantire un'effettiva solidarietà fra i paesi dell'UE. L'attuazione della " roadmap di Dublino" contribuirà a ridurre gli incentivi per i movimenti secondari, consentendo agli Stati membri di lavorare meglio insieme. Sarà inoltre necessario intensificare il sostegno agli Stati membri maggiormente sotto pressione, anche attraverso un'efficace ricollocazione mediante il meccanismo volontario di solidarietà, che dovrebbe fungere da precursore di un meccanismo permanente;
  • intensificare la cooperazione con i partner per migliorare la gestione della migrazione e dei rimpatri. La Presidente afferma che nei finanziamenti esterni l'UE sta superando in modo significativo l'obiettivo del 10% per le spese relative alla migrazione e che, nell'anno in corso, i progetti di gestione delle frontiere e di lotta al contrabbando in Nord Africa e nei Balcani occidentali supereranno il mezzo miliardo di euro. Stabilire i giusti incentivi con un approccio a livello di governo in diverse aree politiche sarà fondamentale per sostenere l'impegno con i paesi partner, con un'attenzione particolare all'Africa.


Il dibattito al Parlamento europeo

Il 1° febbraio 2023 il Parlamento europeo in seduta plenaria ha svolto un dibattito con Commissione e Consiglio, in vista del summit del 9-10 febbraio. A nome della presidenza di turno del Consiglio dell'UE, il ministro svedese per gli Affari UE, Jessika Roswall, ha preannunciato che nel Consiglio europeo straordinario, per quanto riguarda la migrazione, l'attenzione si concentrerà sul controllo delle frontiere esterne, sulla cooperazione con i paesi terzi, sull'attivazione di procedure di rimpatrio più efficienti verso i paesi di origine o di transito dei migranti e dei richiedenti asilo senza diritto di soggiorno nell'UE e sul proseguimento dei lavori legislativi relativi al nuovo patto per l'asilo e la migrazione.
La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha a sua volta sottolineato che - come già espresso nella sua lettera ai capi di Stato e di governo - la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea. A suo avviso, l'attività legislativa sulle proposte contenute nel nuovo patto sulla migrazione dovrebbe concludersi entro la primavera del 2024, mentre si dovrebbe nel frattempo porre in atto azioni ulteriori volte a rafforzare le frontiere esterne e garantire rimpatri più rapidi, e rispettosi della dignità umana, dei migranti. Ha quindi indicato che priorità dell'UE sono: migliorare i meccanismi di solidarietà su base volontaria; affrontare le cause profonde della migrazione dai paesi terzi; introdurre percorsi sicuri e legali per la migrazione in Europa.
Nel corso del dibattito gli eurodeputati hanno complessivamente espresso l'auspicio che, dopo anni di discussioni fra gli Stati membri e nel contesto dell'aumento degli arrivi irregolari, si pervenga al più presto a risultati concreti nelle politiche di migrazione e asilo. Le questioni sollevate hanno evidenziato posizioni diverse, sottolineando che occorre:
  • una protezione più efficace delle frontiere esterne dell'UE, anche attraverso la creazione di barriere, che si vorrebbe siano finanziate con fondi europei;
  • innalzare i tassi di rimpatrio;
  • fare in modo che le domande di asilo vengano trattate nel territorio dei paesi terzi, migliorando la cooperazione con tali paesi e affrontando le cause profonde delle migrazioni;
  • far sì che le operazioni di ricerca e salvataggio in mare da parte delle ONG siano soggette a un codice di condotta comune;
  • una politica migratoria dell'UE che rispetti i diritti umani e unisca responsabilità e solidarietà nei confronti dei rifugiati;
  • rendere possibile l'ingresso per motivi di lavoro e aprire percorsi legali, tenuto conto anche della tendenza all'invecchiamento della popolazione europea.
Alcuni eurodeputati hanno inoltre sottolineato che la risposta dell'UE all'arrivo massiccio di rifugiati ucraini a causa della guerra ha dimostrato che un approccio diverso è possibile e che la migrazione può essere vista anche come un'opportunità. Per ulteriori approfondimenti sul dibattito si rimanda al sito del Parlamento europeo.

Le osservazioni del Presidente del Consiglio europeo

Si segnalano anche le osservazioni rese il 30 gennaio 2023 dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel a seguito dell'incontro con il Presidente del Consiglio dei ministri italiano Giorgia Meloni. Per quanto riguarda in particolare la questione della migrazione, all'ordine del giorno del Consiglio europeo straordinario, il presidente Michel ha sottolineato che negli ultimi mesi si è registrato un aumento significativo dei movimenti migratori irregolari, non solo in Italia ma ovunque nell'Unione europea. Ha dichiarato che occorrerà essere fortemente impegnati e determinati a sostenere la difesa e la protezione delle frontiere esterne dell'Unione europea e che "le frontiere esterne dell'Italia nel Mediterraneo sono anche le frontiere esterne dell'Unione europea". Ha quindi evidenziato la posizione dell'UE a favore di una maggiore cooperazione con i paesi terzi, in particolare nel continente africano, nei paesi di origine ma anche nei paesi di transito, e ha in particolare fatto cenno alla situazione in Libia, Tunisia e altri paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. Infine ha posto l'accento sulle politiche di rimpatrio e di riammissione, in merito alle quali ha dichiarato che occorre essere ambiziosi, e sulla necessità di proseguire l'operato degli Stati membri per garantire la solidarietà sul tema della migrazione.

Le posizioni olandese ed italiana

In vista del Consiglio europeo il Governo dei Paesi Bassi ha diffuso una nota di riflessione sull'asilo e la migrazione, dal titolo "Reinvigorating the European Debate on Migration", in cui chiede di progredire rapidamente sui dossier legislativi contenuti nel nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, ma anche la piena applicazione dell' acquis attuale, ossia le regole di Dublino, nonché un lavoro più intenso per conseguire un maggior equilibrio nei partenariati con i paesi terzi (fonte: Agence Europe).
A sua volta, il Governo italiano ha fatto circolare un non paper su come gestire i flussi migratori dal titolo "Addressing migration with a systemic, circular approach " (fonte: Agence Europe), di cui potrebbe risultare utile la trasmissione alle Camere.
La nota si sofferma sulla dimensione esterna della migrazione e su come prevenire la migrazione irregolare dai paesi terzi. Pone inoltre l'accento sulla dimensione interna del fenomeno migratorio, affermando che al centro di qualsiasi meccanismo di solidarietà deve esservi un sistema di ricollocamento obbligatorio dei migranti per sollevare i paesi che sono in prima linea. "Sappiamo tutti che le ricollocazioni non costituiscono una soluzione strutturale ai flussi migratori. Ma nel breve periodo rimangono uno strumento necessario per dare alla solidarietà un'immagine significativa e concreta", si legge nella nota. E affinché questa solidarietà sia efficace - si sottolinea - sono necessari miglioramenti significativi al meccanismo volontario istituito nel 2022 sotto la presidenza francese dal Consiglio dell'UE ( il 22 giugno 2022, alla presenza della Commissione europea, ventuno fra Stati membri dell'UE e Stati terzi associati hanno adottato una "dichiarazione sulla solidarietà" che prevede un meccanismo di contribuzione solidale volontaria, sotto forma di ricollocazioni o di altri tipi di contributi, in particolare di natura finanziaria, a favore di quei paesi che si trovino a gestire un numero sproporzionato di arrivi).
In tale prospettiva, il Governo ritiene di particolare importanza tenere conto dell'impatto delle operazioni di soccorso in mare da parte delle ONG, in quanto, per una definizione delle responsabilità dei paesi in prima linea, occorre prendere in considerazione la specificità degli arrivi via mare che rappresentano una sfida diversa rispetto agli arrivi alle frontiere terrestri o aeree. Si segnala che è attualmente all'esame del Parlamento il disegno di legge di conversione del decreto-legge 2 gennaio 2023, n. 1, recante "Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori". Per approfondimenti, si veda il relativo dossier di documentazione dei Servizi studi di Camera e Senato.
Il non paper individua quindi quattro aree di intervento: a) promuovere i partenariati con i paesi terzi di origine e di transito e, affinché questi cooperino, utilizzare il più possibile l'effetto leva di strumenti quali il dialogo politico, premi in caso di cooperazione, condizioni commerciali, visti; b) affrontare le cause profonde della migrazione, in particolare per quanto riguarda l'Africa; c) assicurare un maggior coordinamento fra gli Stati membri nelle operazioni di ricerca e salvataggio in mare; d) trovare un equilibrio fra solidarietà e responsabilità.

La lettera di alcuni Stati membri

Secondo quanto riportato da alcuni organi di informazione, i governi di Danimarca, Lituania, Lettonia, Estonia, Slovacchia, Grecia, Malta e Austria avrebbero inviato il 7 febbraio una lettera ai Presidenti di Commissione e Consiglio in vista del Consiglio europeo straordinario del 9-10 febbraio, formulando alcune proposte in materia di gestione dei flussi migratori. In particolare, i Paesi in questione:
  • inviterebbero la Commissione a presentare un approccio europeo completo per tutte le rotte migratorie che dovrebbe affrontare i fattori di attrazione anche attraverso i necessari adeguamenti giuridici e tecnici;
  • sottolineerebbero l'importanza di compiere il prima possibile progressi sull'intero Patto Ue in materia di migrazione e asilo e sulla revisione del Codice delle frontiere Schengen;
  • solleciterebbero la presentazione di proposte legislative volte ad affrontare le situazioni di "migrazione strumentalizzata";
  • chiederebbero di rafforzare ulteriormente la protezione delle frontiere esterne, tenendo conto delle differenze tra frontiere terrestri e marittime, e di sostenere gli Stati membri nei loro sforzi, compreso lo spiegamento di infrastrutture e la sorveglianza aerea pre-frontaliera per le frontiere marittime nonché il pieno utilizzo di Frontex;
  • solleciterebbero un aumento significativo dei rimpatri rapidi di cittadini di Paesi terzi senza titolo di soggiorno legale nell'Ue in quanto il tasso estremamente basso di rimpatri riusciti sarebbe di per sé un "fattore di attrazione";
  • proporrebbero di sviluppare nuovi partenariati e accordi con paesi terzi "sicuri" e di garantire l'allineamento delle politiche in materia di visti dei paesi terzi prioritari;
  • chiederebbero di rafforzare ulteriormente le capacità di comunicazione strategica per prevenire la diffusione di informazioni relative all'attraversamento irregolare delle frontiere esterne dell'UE.

Rafforzamento dell'azione esterna

In base al progetto di conclusioni, per prevenire la perdita di vite umane e ridurre la pressione sulle frontiere dell'UE e sulle capacità di accoglienza, per combattere i trafficanti e per aumentare i rimpatri, il Consiglio europeo dovrebbe esprimere l'impegno dell'Unione europea a rafforzare la cooperazione con i paesi di origine e di transito attraverso partenariati reciprocamente vantaggiosi. Tutte le rotte migratorie dovrebbero essere coperte.
Sarà a tal fine opportuno attuare i piani d'azione per i Balcani occidentali e il Mediterraneo centrale e rafforzare le azioni per l'Atlantico e per il Mediterraneo occidentale e orientale, mentre la Commissione dovrebbe presentare ulteriori piani d'azione al fine di alleviare rapidamente la pressione sugli Stati membri con il maggior numero di arrivi o di domande di asilo. Il Consiglio europeo dovrebbe in proposito ribadire che l'UE e gli Stati membri rafforzeranno, in modo coordinato, il dialogo con i paesi di partenza e di transito, anche attraverso contatti ad alto livello, con l'obiettivo di rafforzare la propria capacità di gestione delle frontiere, prevenendo i flussi irregolari e smantellando il modello di attività dei trafficanti. A tal fine, si dovrebbe fare il miglior uso possibile delle consultazioni nei forum di cooperazione, della dotazione finanziaria NDICI-Europa globale, nonché dei finanziamenti a titolo di altri strumenti pertinenti. Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre dichiarare che l'UE continuerà a sostenere i partner nell'affrontare le cause profonde della migrazione illegale e che la cooperazione con le organizzazioni internazionali, in particolare l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e l'Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR), sarà ulteriormente rafforzata.
In vista del Consiglio straordinario Giustizia e affari interni (GAI) del 25 novembre 2022, il 21 novembre la Commissione ha presentato un Piano d'azione dell'UE per il Mediterraneo centrale, in cui vengono proposte 20 misure al fine di affrontare le sfide riguardanti la rotta migratoria del Mediterraneo centrale (per approfondimenti, si rimanda alla Nota n. 3, Consiglio straordinario Giustizia e affari interni - Bruxelles, 25 novembre 2022, a cura del Servizio Studi del Senato).
Nello specifico, la Commissione propone una maggiore cooperazione con i paesi partner e le organizzazioni internazionali, evidenziando che sono previsti almeno 580 milioni di euro per il periodo 2021-2023 nell'ambito dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale - Europa globale ( Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument – Global Europe - Ndici-Global Europe ) e di altri strumenti che saranno utilizzati attraverso la programmazione regionale multinazionale per il sostegno in materia di migrazione ai partner in Nord Africa, insieme a programmi bilaterali dell'UE con i singoli paesi.
La Commissione si è quindi impegnata a intensificare la lotta al traffico di migranti e a rinsaldare gli impegni diplomatici sui rimpatri, intensificando nel contempo i percorsi legali. Il piano prevede anche una strategia più coordinata in materia di ricerca e soccorso. A tal fine, sono proposte misure volte a rafforzare la cooperazione fra gli Stati membri e tutti gli attori coinvolti in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, con il supporto del Gruppo di contatto europeo per la ricerca e il soccorso, preannunciato nell'ambito del nuovo patto sulla migrazione e l'asilo. Il piano sottolinea al riguardo che dovrebbero essere promosse discussioni in seno all'Organizzazione marittima internazionale ( Imo) sulla necessità di un quadro ad hoc e di linee guida specifiche per le navi, con riferimento alle attività di ricerca e soccorso.
Il Consiglio GAI dell'8 e 9 dicembre 2022 ha confermato la posizione in merito alla dimensione esterna della migrazione e alla situazione lungo le principali rotte migratorie. In tale occasione è stata fra l'altro sottolineata la necessità di affrontare la dimensione esterna della migrazione in modo globale, tenendo conto di tutte le rotte e compiendo sforzi congiunti o complementari. In vista dell'incontro, il 5 dicembre 2022 la Commissione europea ha presentato il piano d'azione sulla rotta dei Balcani occidentali, volto a rafforzare la cooperazione in materia di migrazione e gestione delle frontiere con i partner dei Balcani occidentali. Il piano d'azione individua 20 misure operative strutturate su 5 pilastri: il rafforzamento della gestione delle frontiere lungo le rotte; procedure di asilo rapide e sostegno alla capacità di accoglienza; la lotta al traffico di migranti; il rafforzamento della cooperazione in materia di riammissione e rimpatri; la promozione di un allineamento della politica in materia di visti.
L'UE e i suoi Stati membri cooperano strettamente con i paesi di origine e di transito dei migranti per contrastare le reti di trafficanti, anche grazie a partenariati operativi comuni. Si segnalano in particolare: l'istituzione in Niger di una squadra investigativa comune cui partecipano autorità nigerine, francesi e spagnole; l'istituzione in Mauritania di un'altra squadra investigativa comune costituita fra la Spagna e la Mauritania; l'accordo del novembre 2015 fra i leader africani e dell'UE per migliorare la condivisione delle informazioni e la cooperazione giudiziaria e di polizia sul traffico di migranti; la decisione dei capi di Stato e di governo dell'UE, del febbraio 2017, di potenziare la cooperazione con la Libia per smantellare il modello di attività dei trafficanti.
Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre affermare, nelle sue conclusioni, che l'allineamento della politica in materia di visti da parte dei paesi vicini riveste carattere di urgenza ed è di fondamentale importanza per la gestione della migrazione e, se del caso, per il buon funzionamento e la sostenibilità complessivi dei regimi di esenzione dal visto. A tale riguardo, il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare l'opportunità di rafforzare il monitoraggio delle politiche in materia di visti attuate dai paesi vicini, e dovrebbe esprimere - in base al progetto di conclusioni - compiacimento dei progressi compiuti dai partner dei Balcani occidentali nell'allineamento alla politica dell'UE. Dovrebbe anche affermare la disponibilità dell'Unione europea ad approfondire la cooperazione con la regione in materia di gestione delle migrazioni, dell'asilo, delle frontiere e dei rimpatri, sfruttando al meglio i quadri esistenti e i canali disponibili.
Il codice dei visti - istituito con il regolamento (CE) n. 810/2009 - stabilisce le procedure e le condizioni per il rilascio dei visti per soggiorni di breve durata e per il transito aeroportuale nello spazio Schengen. Elenca inoltre i paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso di un visto di transito aeroportuale quando attraversano le zone internazionali di transito degli aeroporti dell'UE e stabilisce le procedure e le condizioni per il rilascio di tali visti. Il codice dei visti intende anche migliorare la cooperazione con i paesi terzi in materia di riammissione degli immigrati irregolari attraverso il cosiddetto meccanismo della leva dei visti. Nel quadro di tale meccanismo, quando un paese terzo non collabora in materia di riammissione, possono essere adottate specifiche misure restrittive relativamente al trattamento delle domande e ai diritti per i visti. Se al contrario il paese collabora in materia di riammissione, l'UE può disporre la riduzione dei diritti per i visti, o tempi di decisione ridotti in merito alle domande di visto oppure periodi di validità più lunghi dei visti per ingressi multipli.
L'UE dispone di un regime di esenzione dal visto con  61 paesi terzi, due regioni amministrative speciali della Cina (Hong Kong e Macao) e un'autorità territoriale che non è riconosciuta come Stato da almeno uno Stato membro dell'UE (Taiwan). Vedi al riguardo il regolamento (UE) 2018/1806 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo. Nell'ambito di tale regime, i cittadini di paesi terzi con passaporto biometrico possono entrare nello spazio Schengen per soggiorni di breve durata senza aver bisogno di un visto. Si applica il principio della reciprocità dei visti (lo stesso regime di esenzione dal visto si applica ai cittadini dell'UE che si recano in tali paesi terzi). Dei 61 paesi terzi che beneficiano di un regime di esenzione dal visto, 27 hanno concluso  accordi di esenzione dal visto con l'UE. Nel dicembre 2022 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo su un regime di esenzione dal visto per il Kosovo.
L'UE ha inoltre concluso accordi di facilitazione del rilascio dei visti con alcuni paesi terzi. Nell'ambito di questo regime semplificato in materia di visti, i cittadini di paesi terzi con passaporto biometrico beneficiano di procedure facilitate per l'ingresso nello spazio Schengen per soggiorni di breve durata. L'UE può sospendere gli accordi di esenzione dal visto o di facilitazione del rilascio dei visti quando un paese terzo non soddisfa più le condizioni dell'accordo. In questo caso si applicano le norme generali del codice dei visti dell'UE. Attualmente tali accordi sono sospesi con: la Russia (sospensione totale dell'accordo di facilitazione); la Bielorussia (sospensione parziale dell'accordo di facilitazione); il Vanuatu (sospensione totale dell'accordo di esenzione).

Rafforzamento della cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione

Il Consiglio europeo dovrebbe ricordare l'importanza di una politica unitaria ed efficace dell'UE in materia di rimpatrio e riammissione, nonché di un approccio integrato alla reintegrazione. Dovrebbe in proposito sottolineare la necessità di un'azione rapida per garantire rimpatri efficaci dall'Unione europea, e dai paesi terzi situati lungo le rotte, verso i paesi di origine utilizzando come leva l'insieme delle politiche, degli strumenti e dei mezzi pertinenti di cui l'UE dispone, anche in materia di diplomazia, sviluppo, commercio e visti, nonché per quanto riguarda la migrazione legale. A questo proposito, sarà necessario un approccio di cooperazione internazionale ("whole-of-government ") sia all'interno degli Stati membri che delle istituzioni dell'UE. Il Consiglio europeo dovrebbe invitare la Commissione e il Consiglio ad avvalersi pienamente del meccanismo previsto dall'articolo 25  bis ("cooperazione in materia di riammissione") del codice dei visti , compresa la possibilità di introdurre misure restrittive in materia di visti nei confronti dei paesi terzi che non cooperino sui rimpatri. Per accelerare le procedure di rimpatrio, il Consiglio europeo dovrebbe inoltre invitare: gli Stati membri al riconoscimento reciproco delle proprie decisioni di rimpatrio; l'Agenzia per l'asilo a fornire indicazioni che incrementino l'uso dei concetti di paese terzo sicuro e di paese di origine sicuro. Tutti gli Stati membri dovrebbero avvalersi di tali orientamenti, ai fini di un approccio più coordinato e della creazione di un elenco comune dell'UE.
La politica di rimpatrio dell'UE si basa sulla direttiva "rimpatri", ossia la direttiva 2008/115/CE recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. La direttiva sottolinea la necessità di concludere accordi di riammissione con i paesi terzi (l'UE ha finora concluso 18 accordi di riammissione). L'accordo di Cotonou (il quadro dell'UE per le relazioni con 79 paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico) include altresì disposizioni sul rimpatrio dei migranti irregolari nei rispettivi paesi di origine. Nel settembre 2018 la Commissione ha proposto una riforma delle norme comuni dell'UE in materia di rimpatrio sulle quali, il 7 giugno 2019, il Consiglio ha concordato la sua posizione. Il 27 aprile 2021 la Commissione ha adottato la prima strategia dell'UE sui rimpatri volontari e la reintegrazione.

Controllo delle frontiere esterne dell'UE

Il Consiglio europeo dovrebbe ribadire che l'Unione intende assicurare il controllo efficace delle sue frontiere esterne terrestri e marittime e accogliere con favore gli sforzi compiuti dagli Stati membri a tale riguardo. In particolare il Consiglio europeo dovrebbe:
  • affermare il suo pieno sostegno all'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) nello svolgimento del suo compito principale, che consiste nel sostenere gli Stati membri nella protezione delle frontiere esterne, nel contrasto alla criminalità transfrontaliera e nell'intensificazione dei rimpatri;
  • ribadire l'importanza che il sistema di ingressi/uscite e il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi diventino operativi in tempi rapidi;
  • sollecitare la rapida conclusione dei negoziati relativi agli accordi sullo status , nuovi e riveduti, fra Frontex e i paesi terzi nel quadro degli sforzi volti a rafforzare la cooperazione in materia di controllo delle frontiere e migrazione;
  • chiedere la mobilitazione di fondi e mezzi dell'UE per sostenere gli Stati membri nel rafforzare le capacità e le infrastrutture di controllo delle frontiere, i mezzi di sorveglianza, compresa la sorveglianza aerea, e le attrezzature. In tale contesto, il Consiglio europeo dovrebbe invitare la Commissione a finalizzare rapidamente la Strategia europea di gestione integrata delle frontiere;
  • sottolineare la necessità di una cooperazione rafforzata per quanto riguarda le attività di ricerca e salvataggio e, in tale contesto, prendere atto del rilancio del Gruppo di contatto in materia di ricerca e salvataggio.
L'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera ( Frontex) è stata fondata nel 2004 per assistere gli Stati membri dell'UE e i paesi associati Schengen nella protezione delle frontiere esterne dello spazio di libera circolazione dell'UE. Sua base giuridica è attualmente il regolamento (UE) 2019/1896. Fra i suoi compiti vi è anche quello di rendere più efficiente la politica dei rimpatri dell'Unione quale componente chiave di una gestione sostenibile delle migrazioni. In quanto Agenzia dell'UE, Frontex è finanziata dal bilancio dell'Unione e dai contributi dei paesi associati Schengen. La sede è Varsavia, in Polonia. Il direttore è Hans Leijtens, dei Paesi Bassi.
Il corpo permanente di 10.000 guardie di frontiera previsto dal regolamento riunisce il personale dell'agenzia, nonché le guardie di frontiera e gli esperti di rimpatri distaccati o inviati dagli Stati membri, che a loro volta sostengono le oltre 100.000 guardie di frontiera nazionali nei loro compiti. Previo l'accordo da parte del paese interessato, Frontex può avviare operazioni congiunte e inviare personale al di fuori dell'Unione per fornire sostegno nella gestione delle frontiere. È inoltre in grado di istituire uffici antenna negli Stati membri e nei paesi terzi (previo accordo sullo status) per sostenere sul piano logistico le attività operative e garantire il regolare svolgimento delle operazioni. Sono stati finora negoziati accordi sullo status (attualmente in vigore o in attesa della firma) con i seguenti paesi: Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Moldova, Montenegro e Serbia.
Inoltre, per migliorare il funzionamento del sistema europeo di sorveglianza delle frontiere ( Eurosur), il regolamento (UE) 2019/1896 lo ha incorporato nel funzionamento della guardia di frontiera e costiera europea.
A partire dal 2022, Frontex gestisce l'unità centrale del sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi ( ETIAS). Tale sistema - istituito con il regolamento (UE) 2018/1240 - è utilizzato per  effettuare verifiche preventive sui viaggiatori esenti dall'obbligo di visto, negando se necessario l'autorizzazione ai viaggi, in modo simile ai sistemi in vigore esistenti, in particolare, negli Stati Uniti, in Canada e in Australia. L'ETIAS è sviluppato da eu-LISA, l'agenzia dell'UE che gestisce i sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, e dovrebbe essere operativo entro metà novembre 2023.
Con il regolamento (UE) 2017/2226 è stato istituito un sistema di ingressi/uscite per la registrazione dei dati di ingresso e di uscita e dei dati relativi al respingimento dei cittadini di paesi terzi che attraversano le frontiere esterne degli Stati membri (Entry/Exit system - EES). Il sistema registra i dati di ingresso, di uscita e di respingimento dei cittadini di paesi terzi che attraversano le frontiere esterne dello spazio Schengen, con l'obiettivo di contribuire a: ridurre i tempi delle verifiche di frontiera e migliorare la qualità di queste ultime calcolando automaticamente la durata di soggiorno autorizzato di ogni viaggiatore; garantire un'identificazione sistematica e affidabile dei soggiornanti fuoritermine; rafforzare la sicurezza interna e la lotta contro il terrorismo e altri reati gravi consentendo alle autorità di contrasto di accedere allo storico dei viaggi. Il sistema dovrebbe essere operativo entro metà maggio 2023. Sarà creato dagli Stati membri insieme a eu-LISA, e in cooperazione con la Commissione europea e Frontex

Lotta alla strumentalizzazione, alla tratta di persone e al traffico di migranti

Il Consiglio europeo dovrebbe condannare i tentativi di strumentalizzare i migranti a fini politici e invitare la Commissione e il Consiglio a portare avanti i lavori sugli strumenti pertinenti, comprese eventuali misure nei confronti degli operatori di trasporto coinvolti nella tratta di persone o nel traffico di migranti.
Il progetto di conclusioni evidenzia che una stretta cooperazione con Europol, Frontex ed Eurojust, nonché con partner chiave, consentirà di rafforzare ulteriormente la lotta contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti.
In risposta alla strumentalizzazione delle persone da parte del regime bielorusso, le conclusioni del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021 hanno sottolineato che l'UE non accetterà alcun tentativo da parte di paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici. Il 14 dicembre 2021 la Commissione ha quindi presentato la proposta di regolamento volto ad affrontare le situazioni di strumentalizzazione nel settore della migrazione e dell'asilo ( COM(2021) 890). La proposta - tuttora al vaglio delle istituzioni europee - definisce come "fenomeno estremamente preoccupante" il ruolo crescente degli attori statali nella creazione artificiale e nel favoreggiamento della migrazione irregolare, utilizzando i flussi migratori come strumento per fini politici, per destabilizzare l'Unione europea e i suoi Stati membri. La comunicazione evidenzia come la crisi migratoria determinatasi ai confini fra Bielorussia e Unione europea (Lituania, Lettonia, Polonia) rappresenti un tentativo deliberato di creare una crisi persistente e prolungata, nell'ambito di un più ampio sforzo concertato teso a destabilizzare UE, mettendone alla prova l'unità e la determinazione, e perciò configurandosi come una "minaccia ibrida".
La tratta di esseri umani è un reato grave che viola i diritti fondamentali della persona e consiste nello sfruttamento criminale della persona vulnerabile al solo scopo di lucro. Lo sfruttamento sessuale è la forma di tratta più diffusa nell'UE (60%), seguito dallo sfruttamento della manodopera (15%), dalle attività criminali forzate, dalla servitù domestica e dall'accattonaggio forzato (cfr. l' approfondimento sul sito del Consiglio dell'UE). L'articolo 5 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, sulla proibizione della schiavitù e del lavoro forzato, stabilisce che: 1) nessuno può essere tenuto in condizioni di schiavitù o di servitù; 2) nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio; 3) è proibita la tratta degli esseri umani. Il principale strumento giuridico dell'UE in questo contesto è la direttiva 2011/36/UE concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime. Il 19 dicembre 2022 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva di modifica della direttiva 2011/36/UE ( COM(2022) 732) con l'obiettivo di affrontare i diversi aspetti problematici che - evidenzia la Commissione - dal 2011 a oggi sono emersi o hanno assunto particolare rilievo. Fra le azioni poste in essere dall'UE per far fronte alla tratta di esseri umani vi è inoltre la strategia per la lotta alla tratta di esseri umani (2021-2025), adottata dalla Commissione europea il 14 aprile 2021. La strategia si incentra sui seguenti aspetti: ridurre in primo luogo la domanda che favorisce la tratta; smantellare il modello commerciale dei trafficanti; proteggere, sostenere ed emancipare le vittime; intensificare la cooperazione internazionale.
Oltre il 90% dei migranti paga i trafficanti per cercare di raggiungere l'Europa; si stima che il traffico di migranti abbia generato un fatturato dai 3 ai 6 miliardi di euro nel 2015 a livello mondiale, e oltre 200 milioni di euro nel 2019 sulle rotte marittime che portano all'Unione europea (cfr. EMSC The profits of smugglers - infographic) . Fra le azioni dell'UE volte a contrastare il traffico di migranti si segnalano: le misure operative concordate dal Consiglio nel dicembre 2018; il Centro europeo contro il traffico di migranti ( EMSC), lanciato nel febbraio 2016, il cui compito principale è aiutare la polizia e le autorità di frontiera a coordinare operazioni antitraffico transfrontaliere altamente complesse; le conclusioni sul traffico di migranti, adottate dal Consiglio nel marzo 2016; le attività di cooperazione con i paesi di origine e di transito dei migranti avviate dall'UE e dagli Stati membri per contrastare le reti di trafficanti (vd. sopra); il Piano d'azione rinnovato dell'UE contro il traffico di migranti per il periodo 2021-2025 ( COM(2021) 591), presentato dalla Commissione europea il 9 settembre 2021 a seguito di un'ampia consultazione pubblica; gli accordi di riammissione che l'UE negozia con i paesi di origine e di transito al fine di rimpatriare i migranti irregolari.
L'UE ha inoltre adottato numerosi atti normativi per la lotta contro l'immigrazione irregolare e il traffico di migranti. Il cosiddetto pacchetto sul favoreggiamento comprende la direttiva 2002/90/CE del Consiglio volta a stabilire una definizione comune del reato di favoreggiamento dell'ingresso, del transito e del soggiorno illegali (per il recepimento cfr. il decreto Legislativo 25 luglio 1998 n. 286, recante il testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero) e la decisione quadro 2002/946/GAI, che stabilisce sanzioni penali per tali attività (per il recepimento nell'ordinamento interno cfr. la pagina dedicata del sito eurlex). Il pacchetto è completato dalla direttiva 2004/81/CE del Consiglio che prevede il rilascio di un titolo di soggiorno alle persone vittime della tratta o del traffico di esseri umani che cooperino con le autorità competenti.

Dati sui flussi migratori

Il Consiglio europeo dovrebbe invitare il Consiglio e la Commissione, con il sostegno delle pertinenti agenzie dell'UE, a migliorare la conoscenza situazionale e la disponibilità di dati sui flussi migratori, sia verso l'Unione europea che al suo interno. Dovrebbe inoltre invitare le autorità degli Stati membri a chiedere il sostegno delle agenzie dell'UE, fra cui l' Agenzia dell'Unione europea per l'asilo e Frontex , per fare in modo che tutti i migranti che entrano nell'Unione europea siano correttamente registrati.
Secondo i dati forniti dall'Agenzia Frontex, gli ingressi illegali nel corso del 2022 nella rotta del Mediterraneo centrale sono stati 102.529. I principali paesi di provenienza risultano essere Egitto (20.750), Tunisia (18.168), Bangladesh (15.116), Siria (8.485), Afghanistan (7.263). Nel 2021 gli ingressi illegali su questa rotta sono stati 67.724 (con un incremento di quasi il 90% rispetto all'anno precedente) pari quasi ad un quarto degli ingressi illegali alla frontiera esterna. Sulla rotta del Mediterraneo orientale gli ingressi illegali nel 2022 sono stati 42.831; nel Mediterraneo occidentale sono stati 14.582.
Riguardo agli ingressi in Italia, i migranti sbarcati dal 1° gennaio al 6 febbraio 2023 sono stati 5.586; nello stesso periodo, nel 2022, si sono registrati 3.053 sbarchi (fonte: Ministero dell'interno).
Nel 2022 le cittadinanze che hanno fatto registrare il maggior numero di arrivi irregolari sono state le seguenti: egiziana (20.750) sulla rotta centrale; siriana (8.563) sulla rotta orientale; algerina (7.330) sulla rotta occidentale (fonte: Frontex). Nel 2021 i permessi di soggiorno sono stati rilasciati per i seguenti motivi (fonte:  Eurostat; "altro" comprende i permessi rilasciati unicamente per motivi di soggiorno, i permessi rilasciati alle vittime della tratta di esseri umani e ai minori non accompagnati, nonché i permessi rilasciati per tutti gli altri motivi per i quali può essere rilasciato un permesso di soggiorno e che non rientrano nelle altre categorie):

Patto sulla migrazione e l'asilo

Alla luce dei progressi compiuti nel 2022, il Consiglio europeo dovrebbe invitare i colegislatori dell'UE a proseguire i lavori relativi al nuovo patto sulla migrazione e l'asilo (come previsto nella tabella di marcia comune concordata con il Parlamento europeo nel settembre 2022 ) nonché sulla revisione del codice frontiere Schengen e sulla direttiva rimpatri.
Il 23 settembre 2020 la Commissione europea ha presentato un Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, comprensivo di una serie di proposte legislative e non legislative, fra cui nuove proposte (come il regolamento che dispone attività preliminari di accertamento alle frontiere) e proposte di revisione di testi presentati nel 2016 che non erano ancora stati adottati (come il regolamento Eurodac). Si ricordano, in particolare:
  • la proposta di regolamento ( COM(2020) 610) sulla gestione della migrazione e l'asilo che, oltre a riscrivere parzialmente il cd. regolamento Dublino III (senza intaccarne nella sostanza il principio dello Stato di primo approdo), istituisce un sistema di solidarietà nei confronti degli Stati membri esposti ai flussi, contemplando misure di sostegno anche in caso di sbarchi a seguito di operazioni di ricerca e soccorso in mare. La solidarietà può assumere la forma dei ricollocamenti, delle misure di sostegno ai sistemi nazionali di asilo, di interventi sul piano dell'azione esterna volta a sollecitare la cooperazione degli Stati terzi. Il regime proposto introduce, inoltre, un nuovo strumento, la sponsorizzazione dei rimpatri, in base al quale uno Stato membro può impegnarsi a sostenere un altro Stato membro nel rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare mediante un meccanismo in forza del quale, agendo in stretto coordinamento con tale Stato membro beneficiario, adotta misure per effettuare il rimpatrio di tali cittadini di paesi terzi dal suo territorio;
  • la proposta di regolamento ( COM(2020) 612) che dispone attività preliminari di accertamento alle frontiere per l'avvio delle diverse procedure cui deve sottoporsi lo straniero ai fini dell'ingresso o dell'allontanamento dallo Stato membro (cosiddetto screening). Tali procedure dovrebbero essere applicabili nei confronti di tutti i cittadini di paesi terzi che non hanno i requisiti previsti dal codice frontiere Schengen per l'ingresso nel territorio, anche qualora facciano domanda di protezione internazionale, o di coloro che sono sbarcati a seguito di un'operazione di soccorso in mare. Gli accertamenti includono: controlli dello stato di salute e delle vulnerabilità; verifiche dell'identità; registrazione dei dati biometrici; controlli volti a verificare che la persona non rappresenti una minaccia per la sicurezza interna. Durante gli accertamenti i cittadini di paesi terzi ad essi sottoposti alla frontiera esterna non sono autorizzati a entrare nel territorio dell'Unione;
  • la proposta modificata di regolamento ( COM(2020) 611), che istituisce una procedura comune di protezione internazionale nell'Unione, prevedendo l'ampliamento dei casi ai quali si applicherebbe la procedura di esame delle domande di asilo (ed eventualmente di rimpatrio) alla frontiera. Tale tipologia di iter per la concessione della protezione internazionale è applicata ai richiedenti asilo provenienti da paesi terzi con tassi di riconoscimento del diritto di asilo pari o inferiori al 20 per cento. I richiedenti sottoposti a procedura di asilo alla frontiera non sono autorizzati a entrare nel territorio dello Stato membro;
  • la proposta di regolamento ( COM(2020) 613) sulle situazioni di crisi e di forza maggiore nel settore della migrazione e dell'asilo, che stabilisce una serie di deroghe al regime di solidarietà citato, nonché alle procedure di asilo e di rimpatrio alla frontiera, e introduce la protezione immediata nelle situazioni di crisi, disponendo l'abrogazione della direttiva sulla protezione temporanea;
  • la proposta modificata di regolamento ( COM(2020) 614) recante la riforma del quadro giuridico di Eurodac (la banca dati per il confronto delle impronte digitali di richiedenti asilo e migranti impiegata alle frontiere esterne), al fine di allineare lo strumento di archiviazione dei dati biometrici alle nuove misure introdotte con le altre proposte del patto sulla migrazione e asilo.
Alcune iniziative legislative fra quelle citate hanno registrato taluni avanzamenti. In particolare, l'Ufficio europeo per l'asilo (EASO) è stato trasformato nella nuova  Agenzia dell'UE per l'asilo, istituita con regolamento e potenziata nelle funzioni di sostegno agli Stati membri. Inoltre, nel dicembre 2022 i co-legislatori hanno raggiunto un accordo sulle proposte relative alle condizioni di accoglienza e al reinsediamento, mentre sono in corso negoziati sulla revisione delle regole di registrazione della banca dati Eurodac. Il Parlamento intende votare la propria posizione sulle restanti iniziative - il regolamento per la gestione dell'asilo e della migrazione, quello per le crisi e le cause di forza maggiore e il regolamento sullo screening - nei prossimi mesi, con l'obiettivo di finalizzare le nuove norme prima delle elezioni del Parlamento europeo del 2024.

Altre questioni

Il progetto di conclusioni prevede inoltre che il Consiglio europeo adotti conclusioni sul dialogo Belgrado-Pristina, tra Serbia e Kosovo e sul recente terremoto in Turchia e Siria.
In particolare per quanto riguarda il dialogo Belgrado-Pristina, il Consiglio europeo dovrebbe
  • sottolineare la urgente necessità di compiere progressi nella normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia attraverso il dialogo facilitato dall'UE, guidato dall'Alto Rappresentante;
  • accogliere con favore la proposta europea di porre le relazioni tra le due parti su una base nuova e sostenibile, che dovrebbe essere colta da entrambe le parti come un'opportunità storica anche al fine di realizzare la loro prospettiva europea.
Secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa, l'UE avrebbe proposto a Serbia e Kosovo un piano in 11 punti ( documento non pubblico) per la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi, che prevedrebbe, oltre alla garanzia del rispetto dell'applicazione dei precedenti accordi tra i due paesi, anche la possibilità per il Kosovo di aderire alle Nazioni Unite, che si configurerebbe come un riconoscimento de facto del Kosovo da parte della Serbia e ulteriori garanzie e diritti per le municipalità del nord del Kosovo a maggioranza serba.
Si ricorda che 5 Stati membri dell'UE non riconoscono il Kosovo: Cipro, Grecia, Spagna, Romania, Repubblica Slovacca.