Consiglio europeo - Bruxelles, 9 e 10 febbraio 2023 7 febbraio 2023 |
Indice |
|Ucraina|Economia|Migrazione|Altre questioni| |
Ucraina
Sul conflitto in Ucraina il
Consiglio europeo si è già pronunciato in occasione delle seguenti riunioni:
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Il 24° Vertice UE- Ucraina del 3 febbraio 2023
Il 3 febbraio 2023 si è svolto a Kiev il
24° vertice UE-Ucraina, il primo dall'inizio del conflitto con la Russia. L'incontro si è concluso con una
dichiarazione comune in cui:
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Il quadro delle sanzioni dell'UE nei confronti della Russia
A
partire dal 24 febbraio 2022, il Consiglio dell'UE ha adottato nei confronti della Russia
9 pacchetti consecutivi di sanzioni e misure restrittive:
Per rafforzare il coordinamento a livello dell'Unione nell'esecuzione delle misure restrittive, la Commissione ha istituito la
task force "Freeze e Seize" con il compito di garantire il coordinamento tra gli Stati membri ed esaminare l'interazione tra misure restrittive e misure di diritto penale.
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Sostegno militare dell'UE all'Ucraina
Il Consiglio ha fino ad ora stanziato, attraverso 7 pacchetti successivi di decisioni,
3,6 miliardi di euro per la fornitura all'Ucraina di attrezzatura militare nell'ambito dello
Strumento europeo per la Pace. Complessivamente. Come indicato dal Consiglio europeo, l'UE e i suoi Stati membri, hanno sinora fornito
aiuti militari all'Ucraina per circa
12 miliardi di euro.
Da ultimo, il Consiglio ha
adottato il 2 febbraio 2023
decisioni per lo
stanziamento, nell'ambito del
Fondo europeo per la pace, di ulteriori
500 milioni di euro per l'assistenza militare all'Ucraina e di
45 milioni di per l'addestramento dei soldati ucraini nel quadro della missione di assistenza militare all'Ucraina EUMAM dell'UE.
Lo Strumento europeo per la pace (
European Peace Facility – EPF) è un fondo fuori dal bilancio UE, istituito nel marzo del 2021, con lo scopo di finanziare una serie di azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore militare o della difesa (e che quindi, a norma dei Trattati, non possono pesare sul bilancio comune). Il Fondo aveva una dotazione inziale di
5,7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 (di cui
più del 50%,
già mobilitatati
a favore dell'Ucraina), finanziata mediante
contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (
l'Italia contribuisce per circa il 12,8%).
Il Consiglio ha raggiunto il
12 dicembre 2022 un
accordo politico sul
rifinanziamento dello Strumento con altri 2 miliardi per il 2023, prevedendo che il tetto massimo
per ulteriori rifinanziamenti fino al 2027 possa essere
eventualmente alzato, in caso di necessità,
di ulteriori 3,5 miliardi di euro.
Il Consiglio affari esteri ha avviato il
15 novembre 2022 la
missione dell'UE di addestramento per l'esercito ucraino (
EUMAM Ucraina), che ha l'obiettivo di contribuire a rafforzarne la capacità di condurre efficacemente operazioni militari per difendere la propria integrità territoriale entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili, integrando le attività di formazione già svolte da parte di alcuni Stati membri. L'Alto rappresentante ha poi annunciato il
2 febbraio 2023 che la missione
EUMAM Ucraina incrementerà la sua attività di addestramento con l'obiettivo di formare
30.000 militari ucraini (15 .000 era l'obiettivo iniziale fissato a novembre 2022).
A margine del vertice UE-Ucraina che si è svolto il 3 febbraio 2023 a Kiev (
v. infra), l'Alto rappresentante Borrell, ha annunciato un ulteriore sostegno di
25 milioni di euro per lo
sminamento dei territori liberati e temporaneamente occupati dalle forze armate russe.
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Il Piano di pace in 10 punti del Presidente Zelensky
Il Presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha presentato il
15 novembre 2022, in occasione della riunione dei paesi del G20 in Indonesia, un
piano di pace proponendo
, secondo quanto riportato da organi di stampa
, di sottoporlo alla
votazione dell'Assemblea generale dell'Onu, riunita in seduta straordinaria, il prossimo
24 febbraio, in occasione dell'anniversario di un anno dell'invasione russa in Ucraina. Il piano prevedrebbe i seguenti
10 punti:
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Sostegno economico e alla ricostruzione dell'Ucraina
Sostegno economico di urgenza
Dall'inizio dell'aggressione russa, l'UE ha intensificato il proprio sostegno all'Ucraina,
mobilitando circa
19,7 miliardi di euro, gran parte dei quali sotto forma di assistenza macrofinanziaria (AMF). Sono stati inoltre erogati
620 milioni in sovvenzioni a titolo di sostegno al bilancio per aiutare l'Ucraina a far fronte a bisogni urgenti sul campo. Complessivamente
l'UE e gli Stati membri, in via bilaterale, avrebbero fornito
assistenza all'Ucraina per circa
67 miliardi di euro.
Dal
2014 al 2021 l'UE aveva già erogato all'Ucraina un'assistenza finanziaria pari a
1,7 miliardi di euro in sovvenzioni a titolo dello strumento europeo di vicinato,
5,4 miliardi di euro nell'ambito di cinque programmi di assistenza macrofinanziaria sotto forma di prestiti,
194 milioni di euro in aiuti umanitari e
355 milioni di euro a titolo di strumenti di politica estera. La BEI e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo hanno mobilitato a loro volta
10 miliardi di euro in prestiti.
L'UE ha varato a fine dicembre 2022 un
piano di sostegno macroeconomico finanziario straordinario per una cifra
massima di 18 miliardi di euro per tutto il 2023, volto a fornire una assistenza finanziaria stabile, regolare e prevedibile all'Ucraina con una
media di 1,5 miliardi di euro al mese. Tali risorse sono destinate a coprire una parte significativa del
fabbisogno di finanziamento
a breve termine dell'Ucraina per il 2023, che le autorità del Paese e il Fondo monetario internazionale stimano
da 3 a 4 miliardi di euro per mese. Una
prima tranche di 3 miliardi di euro è stata
erogata all'Ucraina il 17 gennaio 2023.
Il piano – che dovrebbe essere accompagnato da sforzi simili da parte di altri importanti donatori al fine di coprire tutte le esigenze di finanziamento dell'Ucraina per il 2023 - prevede alcune
forme di condizionalità volte a impegnare le autorità ucraine a realizzare
riforme per rafforzare ulteriormente lo stato di diritto, il buon governo, la modernizzazione delle istituzioni nazionali e locali e le misure antifrode e anticorruzione.
In occasione del Consiglio ECOFIN del 17 gennaio 2023, il vicepresidente della Commissione Dombrovskis ha fornito un aggiornamento sulla
situazione economica in Ucraina, indicando che nel
2022, il PIL reale dovrebbe essersi
contratto di circa di circa il 30%. In base alle stime del FMI, nello scenario base
l'attività economica potrebbe espandersi dell'1% nel 2023 con
inflazione elevata e prossima al
25%. Il
fabbisogno finanziario atteso nel 2023 si colloca tra i
39,5 miliardi di dollari nello scenario base e i 49 miliardi di dollari nello scenario avverso, cui vanno aggiunte le necessità finanziarie per la ricostruzione delle infrastrutture critiche.
La Commissione europea ha annunciato il
2 febbraio 2023 un
nuovo pacchetto di sostegno all'Ucraina del valore di
450 milioni di euro, di cui
145 milioni in assistenza umanitaria e
305 milioni in cooperazione bilaterale volti al rapido recupero delle infrastrutture, ad aumentare la resilienza del Paese e sostenerne il processo di riforma.
Sostegno alla ricostruzione
Il
18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato un
piano di sostegno all'Ucraina contenete un
quadro di riferimento per la ricostruzione a lungo termine attraverso la creazione di una
Piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina. Questa fungerebbe da organismo di
governance generale per un
piano di ricostruzione denominato
"RebuildUkraine" e articolato su
quattro pilastri:
La Commissione indica che le
esigenze finanziarie per il piano di ricostruzione, pur non ancora quantificabili, saranno di
gran lunga superiori alle risorse disponibili nell'attuale
quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
In un
rapporto di valutazione pubblicato il
9 settembre 2022, redatto congiuntamente dal Governo dell'Ucraina, dalla Commissione europea e della la Banca mondiale, si stima che il
costo attuale della ricostruzione e del recupero in Ucraina ammonti a
349 miliardi di dollari
(circa 320 miliardi di euro al cambio attuale).
Il 26 gennaio 2023 si è svolta la
prima riunione della
Piattaforma di coordinamento dei donatori e le organizzazioni finanziarie internazionali per sostenere il processo di ricostruzione dell'Ucraina e garantire il coordinamento tra gli attori che forniscono sostegno finanziario a breve termine ma anche assistenza a lungo termine per la fase di ricostruzione. Alla riunione hanno partecipato funzionari di alto livello dell'Ucraina, dell'UE, dei Paesi del G7 e di istituzioni finanziarie come la Banca europea per gli investimenti, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale.
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Assistenza umanitaria
Il Consiglio ha adottato, il 4 marzo 2022, la
decisione di esecuzione (UE) 2022/382 che ha
attivato per la prima volta il meccanismo della
protezione temporanea in caso di
afflusso massiccio di rifugiati previsto dalla
direttiva 2001/55/CE.
La decisione consente ai cittadini dell'Ucraina e loro familiari in fuga dal paese di
risiedere e muoversi nel territorio dell'UE per un periodo fino a un anno, poi
esteso di un ulteriore anno
fino al 4 marzo 2024 (
e che può ancora essere prolungato di un ulteriore anno), con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.
La Commissione ha istituito inoltre una
piattaforma di solidarietà
per coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi e ha presentato il 28 marzo 2022 un
piano per
l'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra.
Secondo le rilevazioni dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati (
UNHCR), al
31 gennaio 2023, sono circa
8 milioni i rifugiati dall'Ucraina in Europa e circa
169.000 i
rifugiati ucraini registrati
in Italia. Gli altri Stati con un alto numero di rifugiati ucraini registrati sono:
Polonia (circa 1.563.000 rifugiati);
Germania (circa 1.055.000 rifugiati);
Repubblica ceca (circa 486.000 rifugiati);
Spagna (circa 161.000 rifugiati);
Regno Unito (158.000 rifugiati
); Francia (circa 118.000 rifugiati. Secondo la
Commissione europea sono circa
4 milioni i rifugiati ucraini per i quali l'UE ha registrato la
protezione temporanea. La Commissione europea, al 31 gennaio 2023, stima che sono
6 milioni (di cui circa 3 milioni minori) i cittadini ucraini che hanno
abbandonato i loro luoghi di abitazione abituali, ma sono ancora presenti sul territorio ucraino mentre sono
29.156 i cittadini ucraini che hanno avviato la
procedura di asilo nell'UE e
737.400 sono gli
studenti ucraini integrati nei sistemi scolastici degli Stati membri.
Per sostenere finanziariamente l'accoglienza dei rifugiati ucraini l'UE ha adottato diverse misure:
Dal 2014 è operativa
EUAM Ukraine,
missione europea civile istituita per assistere le autorità ucraine verso riforme nel settore della
sicurezza civile. Dal marzo 2022 EUAM ha un
mandato più ampio in quanto fornisce anche sostegno alle istituzioni ucraine per facilitare il flusso di rifugiati verso gli Stati membri limitrofi, l'ingresso di aiuti umanitari in Ucraina nonché le indagini e il perseguimento dei crimini internazionali.
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Il processo di adesione dell'Ucraina all'UE
Il
Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha
riconosciuto la prospettiva europea dell'Ucraina, della Repubblica di Moldova e della Georgia, concedendo
lo status di candidato ai primi due paesi. Ha, altresì, affermato che i
progressi di ciascun paese verso l'adesione dipenderanno dai rispettivi meriti nel soddisfare i criteri di Copenaghen, tenendo conto della capacità dell'UE di assorbire nuovi membri.
Il
passaggio successivo alla concessione dello status di candidato è
la decisione del Consiglio, all'unanimità, sull'avvio dei negoziati.
La
Commissione europea, nel parere sulla domanda di adesione all'UE dell'Ucraina del 17 giugno 2022, ha indicato le seguenti
condizioni per quanto riguarda le riforme da intraprendere per proseguire il percorso di adesione all'UE:
La Commissione europea ha poi pubblicato, il 1° febbraio 2023, un
rapporto analitico che esamina la situazione, al giugno 2022, dell'allineamento dell'Ucraina al diritto dell'UE in ciascuno dei 33 capitoli negoziali.
Il
Consiglio, nelle
conclusioni adottate il 13 dicembre 2022 sul processo di allargamento
, ha riconosciuto i
notevoli sforzi compiuti dall'Ucraina negli ultimi mesi per conseguire gli
obiettivi alla base dello status di paese candidato, incoraggiandola a proseguire su questa strada e a soddisfare le
condizioni specificate nel parere della Commissione sopra richiamato. Il Consiglio ha, altresì,
invitato la Commissione a preparare una
tabella di marcia che delinei le prossime tappe per
l'accesso dell'Ucraina al mercato unico dell'UE, utilizzando il pieno potenziale dell'accordo di associazione e della zona di libero scambio globale e approfondita (DCFTA) con l'Ucraina.
Il
Parlamento europeo, in una
risoluzione approvata il 2 febbraio 2023, ha invitato ad avviare i
negoziati di adesione con l'Ucraina e a sostenere una
tabella di marcia che delinei le prossime tappe per consentirne
l'adesione al mercato unico dell'UE, sulla base di un approccio graduale.
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Cooperazione nell'ambito dell'Accordo di associazione UE-Ucraina
L'accordo, firmato a margine del Consiglio europeo del 27 giugno 2014 ed entrato in vigore definitivamente il
1° settembre 2017, prevede l'approfondimento delle relazioni UE-Ucraina, attraverso
un'associazione politica e la
creazione di un'area di libero scambio. In particolare, si stabiliscono regole di base per la cooperazione in settori quali
energia, trasporti e istruzione e si prevede l'impegno dell'Ucraina a rispettare i
principi democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto.
Le disposizioni relative all'
accordo di libero scambio globale e approfondito (DCFTA)
erano già entrate in vigore a partire dal 1° gennaio 2016. Nel complesso, per quanto riguarda gli scambi di merci, l'accordo ha previsto l'eliminazione di circa il 99% delle tariffe commerciali.
Il regolamento (UE)
2022/870 ha poi previsto la
sospensione per un anno, a partire
dal
4 giugno 2022 ,
di tutte le tariffe e contingenti tariffari sulle importazioni nell'UE dall'Ucraina che non erano ancora stati oggetto di liberalizzazione in base all'accordo
(la Presidente della Commissione europea ha annunciato, il 2 febbraio 2023, che proporrà agli Stati membri di prorogare tale termine di un ulteriore anno).
Il
9 giugno 2022 è entrato in vigore
l'accordo di associazione dell'Ucraina ai programmi Horizon Europe e al
programma di ricerca e formazione Euratom.
Il
31 gennaio 2023 gli operatori telefonici dell'UE e dell'Ucraina hanno concordato una estensione di 6 mesi, a partire dal 9 gennaio 2023 per il
roaming gratuito o a prezzi accessibili per le chiamate tra l'UE e l'Ucraina già operativo dall'aprile 2022.
L'UE e l'Ucraina hanno siglato il 2 febbraio 2023 un
Memorandum d'intesa volto ad ampliare la
cooperazione energetica in corso tra l'UE e l'Ucraina ai gas rinnovabili come il biometano, l'idrogeno e altri gas sintetici, riaffermando l'impegno di entrambe le parti a ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare il gas russo, e a cooperare per la neutralità climatica.
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Assistenza all'esportazione dei prodotti agricoli e alla connettività UE-Ucraina
La Commissione europea ha presentato il 12 maggio 2022 un
piano d'azione per la realizzazione di "corridoi di solidarietà" che consentano all'Ucraina di esportare i propri cereali ed anche di importare ciò di cui necessita, dagli aiuti umanitari ai mangimi per animali fino ai fertilizzanti.
Secondo dati forniti dalla Commissione stessa,
prima della guerra, il 75% della produzione di cereali dell'Ucraina veniva esportato dai porti ucraini sul Mar Nero, dai quali transitavano il 90 % delle esportazioni di cereali e semi oleosi, destinate all'incirca per un terzo all'Europa, un terzo alla Cina e un altro terzo all'Africa.
Si ricorda che
il 22 luglio 2022, a Istanbul,
Ucraina e Russia, con la mediazione dell'ONU della Turchia, hanno raggiunto un
accordo volto a consentire l'esportazione di cereali dai porti dell'Ucraina
(non si tratta di un accordo diretto fra Ucraina e Russia ma di un accordo di entrambe con Turchia e Onu). L'accordo prevede l'impegno da parte di Russia e Ucraina a rispettare un
corridoio di navigazione sicuro attraverso il Mar Nero, libero da ogni attività militare, volto a consentire le esportazioni commerciali di cereali da
tre porti ucraini: Odessa, Chernomorsk e Yuzhny; un
comando congiunto di controllo del traffico marittimo a Istanbul e
ispezioni in Turchia delle navi dedicate al trasporto dei cereali, volte a controllare che non trasportino armi in Ucraina. La Russia, in seguito ad alcuni attacchi nei confronti di imbarcazioni russe, aveva sospeso il 29 ottobre scorso la sua partecipazione all'accordo, per poi riconfermare la sua partecipazione il 2 novembre.
L'accordo, scaduto il 19 novembre 2022, è stato poi
rinnovato fino al 19 marzo 2023.
Nel
medio e lungo periodo la Commissione si adopererà anche per aumentare la capacità infrastrutturale dei nuovi corridoi di esportazione e per
creare nuovi collegamenti infrastrutturali nel quadro della ricostruzione dell'Ucraina, anche nel quadro della politica della Commissione di estensione a Paesi vicini delle
reti treanseuropee di trasporto TEN-T.
Il
12 novembre 2022 la Commissione ha annunciato la
mobilitazione di investimenti per 1 miliardo di euro per
sostenere i corridoi di solidarietà e la connettività tra l'UE e l'Ucraina.
In particolare, la Commissione ha previsto uno stanziamento di
250 milioni di euro a breve termine, volti a ridurre i tempi di attesa e migliorare la circolazione delle merci attraverso i valichi di frontiera e
a medio termine un finanziamento di 50 milioni di euro sulla base del
Meccanismo per collegare l'Europa.
300 milioni di euro dovrebbe provenire da investimenti della
Banca europea per gli investimenti e ulteriori
300 milioni di euro dalla Banca europea per la ricostruzione. Infine, ulteriori
100 milioni di dollari dovrebbero essere messi a disposizione dalla
Banca Mondiale.
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Giustizia penale internazionale
La Commissione europea ha previsto, l'8 giugno 2022, un finanziamento di
7,25 milioni di euro per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale, in relazione ai
crimini di guerra in Ucraina.
La Commissione stessa ha poi annunciato, lo scorso 30 novembre, la presentazione di
proposte ed opzioni per garantire che la Russia sia ritenuta responsabile delle atrocità e dei crimini commessi durante la guerra in Ucraina, e in particolare a) la proposta di
creare una struttura per gestire i beni pubblici russi congelati e immobilizzati, investirli e utilizzare i proventi per l'Ucraina; b) la disponibilità a promuovere con la comunità internazionale l'istituzione di un
tribunale internazionale ad hoc o un tribunale "ibrido" specializzato per indagare e perseguire il crimine di aggressione della Russia.
Il 9 dicembre 2022 il Consiglio d ha adottato
conclusioni sulla
lotta all'impunità per i crimini commessi in relazione alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina nelle quali, in particolare,
invita gli Stati membri ad adottare misure per attuare pienamente la definizione dei crimini internazionali fondamentali, di cui all'articolo 5 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, e le modalità di responsabilità sancite dallo Statuto di Roma. Chiede inoltre agli Stati membri di
consentire l'esercizio della giurisdizione universale o di altre forme di giurisdizione nazionale sui crimini internazionali fondamentali e di consentire una stretta
cooperazione giudiziaria con la Corte penale internazionale (CPI). Le conclusioni invitano gli Stati membri a fornire un sostegno adeguato alla creazione e al funzionamento di
unità specializzate dedicate alle indagini e al perseguimento dei crimini internazionali fondamentali a livello nazionale.
Il
Parlamento europeo ha approvato il
19 gennaio 2023 una
risoluzione sull'istituzione di un
tribunale speciale che si occupi del crimine di aggressione contro l'Ucraina, che dovrebbe integrare gli sforzi investigativi della Corte Penale internazionale e del suo procuratore, concentrandosi sui presunti genocidi, crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi in Ucraina.
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Risoluzione del PE sulla Russia quale Stato sostenitore del terrorismo
Il
Parlamento europeo ha approvato il
23 novembre 2022 una
risoluzione sul riconoscimento della
Federazione russa come
Stato sostenitore del terrorismo con la quale in particolare invita:
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Attività parlamentare
Il
30 novembre 2022, la
Camera dei deputati ha approvato le
mozioni Richetti ed altri n. 1-00022, Serracchiani ed altri n. 1-00025 e Tremonti, Formentini, Mule', Bicchielli ed altri n. 1-00031 concernenti iniziative in relazione al
conflitto tra Russia e Ucraina, anche con riferimento al sostegno militare.
Il
1° dicembre 2022 il Consiglio dei Ministri ha
approvato un
decreto-legge (decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185) che introduce disposizioni urgenti per la
proroga, fino al 31 dicembre 2023,
previo atto di indirizzo delle Camere, dell'autorizzazione alla
cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina - di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28 - il cui
disegno di legge di conversione, già approvato dal Senato, è stato
approvato definitivamente dalla Camera il 24 gennaio 2023.
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Economia
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Il Piano industriale per il Green Deal
Il
Green Deal ha definito il percorso europeo verso la
transizione verde, compresi gli obiettivi climatici di "emissioni nette-zero" entro il 2050. Il pacchetto
Fit for 55 ha fornito un piano concreto per indirizzare l'economia europea in questa direzione, insieme al piano
REPowerEU, che ha tracciato il percorso verso l'abbandono dei combustibili fossili, e al
Piano d'azione per l'economia circolare.
Nel contesto delle opportunità (crescita sostenuta del mercato globale delle tecnologie energetiche previste) e delle sfide globali (sussidi previsti dalla Cina, piani di investimento nelle tecnologie pulite adottati da USA, Giappone, India, Regno Unito, Canada e altri Paesi terzi) la Commissione propone un nuovo
Piano industriale per il green deal, basato su
quattro pilastri:
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La riforma del Quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato
Il 1° febbraio 2023 la Commissione europea ha avviato una consultazione riservata degli Stati membri sulla
proposta per trasformare il Quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato
in un Quadro temporaneo di crisi e transizione per facilitare e accelerare la transizione verde dell'Europa. Questa proposta fa parte del
Piano industriale per il Green Deal (vedi
supra), presentato nella stessa data, e, in particolare, contribuisce al suo
secondo pilastro che mira a garantire un accesso più rapido ai finanziamenti per le imprese che operano nell'UE.
La proposta della Commissione prevede, in primo luogo, la
riforma degli aiuti per favorire la diffusione delle energie rinnovabili, estendendo le semplificazioni già in vigore a tutte le tecnologie per la produzione di
energia rinnovabile, all'idrogeno rinnovabile e allo stoccaggio dei biocarburanti. Viene prevista la possibilità di concedere
aiuti per le
tecnologie più innovative, come l'idrogeno rinnovabile,
senza una gara d'appalto, a condizione che siano previste alcune salvaguardie per garantire la proporzionalità del sostegno pubblico; e di prolungare le scadenze per completare i progetti.
In secondo luogo, la Commissione intende incentivare gli investimenti che portano a una
riduzione significativa delle emissioni includendo
massimali di aiuto più elevati e
calcoli semplificati degli aiuti (riferiti a percentuali
standard dei costi di investimento, basate sull'esperienza).
Un ulteriore obiettivo è quello di
sostenere gli investimenti nella produzione di
attrezzature e impianti strategici necessari per la transizione verso un sistema economico a "emissioni nette-zero", nel contesto delle sfide globali che minacciano di dirottare i nuovi investimenti in questi settori a favore di Paesi terzi al di fuori dell'Europa. In particolare, la Commissione propone di
autorizzare il sostegno, anche attraverso
incentivi fiscali,
degli Stati membri alla produzione di
batterie,
pannelli solari,
turbine eoliche,
pompe di calore,
elettrolizzatori e
sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio, nonché all'approvvigionamento di materie prime critiche necessarie per la produzione di tali apparecchiature. Per i progetti che si svolgono in regioni svantaggiate dell'UE o che comportano un investimento in diversi Stati membri, e per i quali è
disponibile un sostegno nei Paesi terzi, sarebbe consentito un
ulteriore aiuto proporzionale fino a quanto necessario per evitare che l'investimento in Europa sia caratterizzato da uno svantaggio competitivo. Queste nuove disposizioni sarebbero in vigore fino al
31 dicembre 2025.
Per accelerare l'avvio di nuovi progetti, l'approvazione di
IPCEI sarà ulteriormente razionalizzata e semplificata, mediante l'adozione di un
codice di buone pratiche e la previsione di
soglie di notifica più elevate ed elevando i massimali di aiuto nell'ambito del regolamento generale di esenzione per categoria.
La Commissione, ad esito dei commenti che saranno presentati dagli Stati membri, intende adottare il Quadro temporaneo di crisi e transizione nelle prossime settimane, tenendo conto del
feedback ricevuto dagli Stati membri.
L'articolo 107 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea stabilisce che sono
incompatibili con il mercato interno gli aiuti concessi sotto qualsiasi forma dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza. Tale principio generale è accompagnato da una
serie di deroghe che operano in via automatica (e sono indicate dal comma 2 dell'articolo 107 e dal
regolamento generale di esenzione per categoria) ovvero a seguito della valutazione di compatibilità effettuata dalla Commissione (comma 3 dell'articolo 107).
L'epidemia da COVID-19 ha rappresentato anche un grave shock per le economie mondiali, portando con sé un allentamento delle regole che limitano l'intervento pubblico a favore delle imprese. La necessità di un intervento di sostegno coordinato a livello europeo ha portato la Commissione ad adottare, il
19 marzo 2020, un
Quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato a sostegno dell'economia nell'emergenza del COVID-19. In via generale, la
flessibilità nei regimi di aiuti al sistema economico nel contesto della pandemia ha trovavo la sua legittimazione nell'
articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), il quale dispone:
Il
Temporary Framework è stato in seguito
esteso ed integrato più volte. Il
18 novembre 2021, con la
Comunicazione C(2021) 8442, è stata approvata la
sesta proroga del
Quadro
fino al 30 giugno 2022, definendo, nel contempo, un percorso per la graduale eliminazione degli aiuti legati alla crisi. Contestualmente, la Commissione europea ha avviato la revisione della
disciplina non emergenziale sugli aiuti di Stato, valevole per il nuovo periodo programmatorio 2021-2027.
Successivamente, gli
sviluppi geopolitici conseguenti all'
aggressione della Russia all'Ucraina, hanno indotto la necessità di adottare nuovi
strumenti eccezionali di sostegno in modo da compensare parzialmente gli effetti dell'aumento dei costi dell'energia. La Commissione europea ha adottato, il 23 marzo 2022, un
nuovo e ulteriore Quadro temporaneo -
integrato ed esteso a luglio - destinato ad operare, retroattivamente, dal 1° febbraio 2022
fino al 31 dicembre 2022, e, per alcune tipologie di aiuti, inerenti la realizzazione degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili e la decarbonizzazione del sistema industriale,
fino al 30 giugno 2023.
Anche in questo caso, dunque, la Commissione si è avvalsa della
flessibilità in materia di aiuti di Stato per consentire agli Stati membri di sostenere le imprese e i settori duramente colpiti dalla crisi energetica.
Il Quadro temporaneo di crisi è stato
ulteriormente
modificato
il 28 ottobre 2022, con estensione delle misure ivi contenute
fino al 31 dicembre 2023 e l'introduzione di
nuove misure volte a sostenere la riduzione della domanda di
energia elettrica.
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La posizione francese e quella italiana sulla politica industriale europea e sulla riforma degli aiuti di Stato
La posizione del Governo francese
Il
9 gennaio 2023 il
Governo francese ha presentato un documento informale per contribuire a definire "una
politica industriale europea ambiziosa e rafforzata", per rendere la base economica europea "più
resiliente, più
competitiva e meglio attrezzata ad affrontare la
transizione verde e digitale", favorendo gli investimenti e riducendo la dipendenza energetica. Il documento sottolinea l'esigenza di
inviare nei tempi più rapidi possibili un segnale rassicurante al sistema industriale, chiarendo la determinazione a "preservare l'attrattività economica del territorio europeo", evitando scelte di investimento al di fuori dell'Ue.
La strategia proposta dovrebbe fondarsi su
quattro pilastri fondamentali.
1. Attuazione legislativa della
dichiarazione di Versailles del 10 e 11 marzo dello scorso anno e quindi:
2. Modernizzazione e semplificazione del quadro degli
aiuti di Stato:
3. Istituzione di un "fondo sovrano europeo", per garantire adeguati finanziamenti adeguati alla nuova politica industriale europea
4. Politica commerciale: deve contribuire, in tutte le sue dimensioni, al raggiungimento degli obiettivi comuni, sia attraverso il
dialogo strutturato con i partner, sia attivando strumenti autonomi e di
difesa commerciale, tra quelli previsti in sede OMC.
Aiuti di Stato erogati per Stato membro in miliardi di euro
Il non paper del Governo italiano
Anche il
Governo italiano ha successivamente prodotto un
non paper sulla politica industriale europea. Il documento prende le mosse dalla necessità di riconoscere il legame tra economia e sicurezza. La pandemia, l'aggressione russa all'Ucraina, l'aumento dell'inflazione e, in particolare, del costo dell'energia hanno messo in luce le potenziali debolezze del sistema industriale europeo, per cui è divenuta necessaria una risposta immediata di politica industriale.
Tale
risposta, secondo il Governo italiano,
non risiederebbe però nell'allentamento del Quadro per gli aiuti di Stato, poiché ciò comporterebbe un rischio di
frammentazione del mercato interno. Sulla base dei dati diffusi dalla Commissione europea (grafico sottostante), oltre il
77% degli aiuti di Stato approvati nell'ambito dell'attuale regime, infatti, risulta concentrato, alla data del 13 gennaio 2023, in
due Stati membri (Germania 53% e Francia 24%), con l'
Italia che ha notificato il
7% degli aiuti approvati.
A giudizio del Governo italiano, questo squilibrio potrebbe aumentare ulteriormente concedendo ulteriori spazi di intervento ai governi nazionali, poiché
non tutti gli Stati membri hanno lo stesso spazio fiscale per erogare aiuti di Stato. In tale contesto, le proposte italiane riguarderebbero l'opportunità di:
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L'Inflation Reduction Act (IRA)
L'
Inflation Reduction Act (IRA), è una
legge firmata dal Presidente degli Stati Uniti il 16 agosto 2022. L'atto prevede una serie di
misure di spesa, per un totale di
369 miliardi di dollari, che mirano a favorire la
riduzione delle emissioni di carbonio, la
riduzione della spesa sanitaria privata, il finanziamento dell'agenzia delle entrate statunitense e il
miglioramento della conformità dei contribuenti.
L'atto mira a
catalizzare gli
investimenti sulla
capacità produttiva nazionale, incoraggiare
l'approvvigionamento di
forniture
critiche a
livello nazionale o da Paesi che operano in regime di libero scambio e sostenere la
ricerca, lo
sviluppo e la
commercializzazione di
tecnologie in grado di ridurre il degrado ambientale come la
cattura e lo
stoccaggio del carbonio e l'
idrogeno cosiddetto "pulito", ovvero prodotto utilizzando fonti di energia rinnovabili. Alloca anche denaro direttamente alle priorità della giustizia ambientale e richiede ai destinatari di molti flussi di finanziamento di dimostrare gli impatti sull'equità. L'
Ufficio di bilancio del Congresso americano (
Congressional
Budget Office - CBO)
stima che la legge
ridurrà i deficit di bilancio di circa 58 miliardi di dollari nel prossimo decennio, per l'effetto combinato degli aumenti di spesa e delle maggiori entrate.
L'IRA è il terzo atto legislativo approvato dalla fine del 2021 con l'obiettivo principale di migliorare la competitività economica, l'innovazione e la produttività industriale degli Stati Uniti. La
Bipartisan Infrastructure Law (BIL), il
CHIPS & Science Act e l'IRA hanno priorità parzialmente sovrapposte e insieme introducono
2 mila miliardi di dollari in nuove spese federali nei prossimi dieci anni.
Con specifico riferimento all'IRA, circa
il 63 per cento
degli incentivi sono destinati a sostenere il settore
dell'energia,
il 13 per cento alla tutela
dell'ambiente,
il 12 per cento alla
produzione industriale,
il 6 alla
mobilità
sostenibile e
6 al
settore
agricolo. (Tali risultati derivano dall'elaborazione dei dati pubblicati dall'Ufficio di bilancio del Congresso americano e possono differire da altre elaborazioni per via della metodologia adottata.)
I fondi saranno erogati in forma di incentivi fiscali, sovvenzioni e garanzie sui prestiti. La maggior parte (55 per cento) riguarda
incentivi fiscali destinati alle imprese, per sostenere gli investimenti privati in energia, trasporti e produzione industriale meno inquinanti. Molti degli incentivi fiscali previsti dal disegno di legge sono costituiti da trasferimenti diretti, di cui si può usufruire anche nel caso di incapienza fiscale. Il 21 per cento è costituito da
garanzie su prestiti, l'11 per cento sono incentivi destinati direttamente ai
consumatori, il 10 per cento sarà erogato in forma di
prestiti e il 3 per cento in
altre
operazioni federali.
Circa 43 miliardi di dollari di crediti d'imposta mirano a ridurre le emissioni rendendo meno costosi i veicoli elettrici, gli elettrodomestici ad alta efficienza energetica, i pannelli solari, il riscaldamento geotermico e lo stoccaggio energetico domestico. A partire dal 2023, i
veicoli elettrici
idonei potranno beneficiare di un
credito d'imposta fino a 7.500 dollari per i veicoli nuovi e 4.000 dollari per quelli usati. Gli
interventi domestici di efficientamento energetico
idonei potranno beneficiare di un
credito d'imposta fino al 30 per cento del costo totale, entro il limite di 1.200 dollari all'anno (2.000 per le pompe di calore). Altri incentivi riguardano la produzione di elettricità a "emissioni zero" di carbonio (30 dollari per megawattora), di energia nucleare (15 dollari per megawattora), di carburante meno inquinante per l'aviazione (1,75 dollari per gallone) e di idrogeno "pulito" (3 dollari a kilogrammo).
Oltre a cercare di sostenere la competitività e la eco-compatibilità della produzione statunitense, l'IRA contiene disposizioni volte a
contenere i costi dei farmaci da prescrizione consentendo al programma
Medicare di negoziare i prezzi con le compagnie farmaceutiche e ponendo un limite di prezzo a determinati farmaci.
L'aspetto più controverso dal punto di vista della politica commerciale europea è rappresentato dal fatto che
l'accesso agli incentivi è legato in molti casi a criteri di idoneità legati alla
produzione o all'
approvvigionamento sul mercato nazionale. Ad esempio, per ottenere l'intero credito al consumo di veicoli elettrici, è necessario che una percentuale crescente (dal 40 per cento all'80 per cento in cinque anni) dei minerali critici nella batteria del veicolo oggetto dell'acquisto sia stata
riciclata in Nord America o
estratta o
lavorata in un Paese che ha un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Anche la
batteria deve essere stata fabbricata o assemblata in Nord America. Per aiutare a costruire
pipeline di talenti scientifici, tecnologici, ingegneristici e matematici (STEM) più forti e diversificati, gli impianti di produzione possono beneficiare di crediti d'imposta IRA completi solo se soddisfano specifici requisiti salariali e di apprendistato.
Il 27 ottobre 2022, è stata costituita una
task force
UE-USA sull'IRA per approfondire tali profili e risolvere gli elementi più controversi.
In seno al Consiglio Affari generali del 6 febbraio, che ha predisposto il progetto di conclusioni del Consiglio europeo, non sarebbe emerso un consenso tra gli Stati membri su quale dovrebbe essere la risposta appropriata all'IRA statunitense; in particolare, si sarebbero registrate divergenze su come tale risposta dovrebbe essere finanziata. Come evidenziato in precedenza, le opzioni oggetto di discussione attengono all'allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, al reperimento di nuove risorse europee, in particolare di un Fondo di sovranità per l'industria, e di come finanziarle, nonché sul ricorso allo scopo, almeno nel breve periodo, di tutte le risorse UE disponibili garantendo, ove possibile, una certa flessibilità dei fondi.
Si segnala che il 7 febbraio si è svolta una missione congiunta negli Stati Uniti del Ministro dell'economia francese, Bruno Le Maire, e del Ministro dell'economia tedesco, Robert Habeck, per incontrare il segretario al Tesoro statunitense, Janet Yellen, al fine di discutere, in particolare, dell'IRA.
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Il Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia
Il
Consiglio (
Trade and Technology Council - TTC) è stato istituito nel vertice Ue-Usa del
15 giugno 2021. Una proposta in questo senso era già contenuta nella comunicazione "Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale", presentata da Commissione e Alto Rappresentante il 2 dicembre 2020, subito dopo le
elezioni americane che avevano portato Joe Biden alla presidenza. Il Consiglio è un
forum di dialogo e cooperazione su:
Il Consiglio si occupa anche di
monitoraggio degli investimenti rispetto a possibili rischi per la sicurezza,
controllo sul commercio di prodotti a
duplice uso e l'
implementazione dei regimi sanzionatori (temi che hanno assunto un rilievo particolare con l'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina).
Il Consiglio è co-presieduto, per la parte europea, dai commissari Vestager (concorrenza) e Dombrovskis (commercio) e, per la parte Usa, dal Segretario Stato Blinken, dal
Secretary of Commerce, Gino Raimondo, e dal
Trade Representative Katherine Tai. Ha una composizione, mista tecnico-politica.
Il
primo incontro a livello ministeriale si è svolto il 29 settembre 2021 in Pennsylvania. Il
secondo si è tenuto in Francia (presidente di turno dell'Ue) il 15 e 16 maggio 2022, in un contesto fortemente segnato dall'aggressione russa all'Ucraina.
La
terza riunione si è tenuta (di nuovo negli Usa) il 5 dicembre del 2022.
Tra i punti salienti della
dichiarazione finale si segnalano:
A margine del Consiglio è stato firmato un
memorandum d'intesa tra la
US Development Finance Corporation e la Banca europea per gli investimenti (BEI) per
finanziare la connettività nei Paesi terzi. Uno dei gruppi di lavoro del TTC è stato anche incaricato di occuparsi della connettività e della sicurezza dei
cavi sottomarini transatlantici.
La dichiarazione menziona altri settori in cui l'UE e gli USA si impegnano a scambiare e cooperare, come la protezione contro la violazione dei diritti
online, la ricerca, i
controlli sulle esportazioni, anche per i beni a duplice uso, e il
controllo degli investimenti.
La dichiarazione cita anche il lavoro della
task force sull'Inflation Reduction Act, prendendo atto dei "progressi preliminari compiuti". Le due Parti
riconoscono "le preoccupazioni dell'Ue" e sottolineano l'impegno "ad affrontarle in modo costruttivo",
UE e Stati Uniti hanno anche annunciato il sostegno a progetti di connettività digitale in collaborazione con i governi della
Giamaica e del
Kenya (collegamento alla rete di scuole e abitazioni, formazione degli insegnanti, diffusione delle tecnologie digitali da parte delle PMI, ecc.).
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Migrazione
La creazione di un sistema efficace di migrazione e asilo figura fra le priorità della presidenza semestrale svedese del Consiglio dell'UE, sia sotto il profillo dell'
azione interna sia per quanto riguarda la politica estera di migrazione in cooperazione con i
paesi terzi. Nel
Programma si sottolinea l'importanza della revisione del sistema di immigrazione e asilo in termini strategici e per garantire l'efficacia della cooperazione nel settore dello Spazio Schengen. A tal proposito la presidenza ha dichiarato l'intenzione di portare avanti i negoziati sul nuovo patto sulla migrazione e l'asilo in linea con la
roadmap concordata con il Parlamento europeo, in cui si prospetta la loro conclusione entro il termine della legislatura europea.
L'
approccio globale in materia di migrazione e mobilità, adottato dalla Commissione nel
2011, stabilisce un quadro generale per quanto concerne i rapporti dell'UE con i paesi terzi in materia di migrazione. L'approccio è fondato su quattro pilastri: immigrazione regolare e mobilità, immigrazione irregolare e tratta degli esseri umani, protezione internazionale e politica in materia di asilo, aumento dell'incidenza della migrazione e della mobilità sullo sviluppo. Nell'ambito di tale approccio i diritti fondamentali dei migranti rappresentano una questione trasversale.
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La posizione della Commissione europea
In vista del Consiglio europeo straordinario di febbraio, il 26 gennaio 2023 la Presidente della Commissione europea,
Ursula von der Leyen, ha inviato una lettera ai capi di Stato e di governo dell'UE in materia di migrazioni (fonte:
Agence Europe). Nella lettera la Presidente sottolinea che le migrazioni sono
"una sfida europea, alla quale dobbiamo dare una risposta europea".
In allegato alla lettera, sono indicate le
misure operative che consentirebbero di affrontare le pressioni migratorie e getterebbero le basi per l'attuazione del nuovo patto sulle migrazioni e l'asilo (su cui vd.
infra), attraverso le quali, secondo la Presidente, si potrà
"fare davvero la differenza nell'immediato". Le misure proposte sono suddivise in quattro aree, con i seguenti obiettivi:
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Il dibattito al Parlamento europeo
Il 1° febbraio 2023 il
Parlamento europeo in seduta plenaria ha svolto un dibattito con Commissione e Consiglio, in vista del summit del 9-10 febbraio. A nome della presidenza di turno del Consiglio dell'UE, il ministro svedese per gli Affari UE,
Jessika Roswall, ha preannunciato che nel Consiglio europeo straordinario, per quanto riguarda la migrazione, l'attenzione si concentrerà sul controllo delle
frontiere esterne, sulla
cooperazione con i paesi terzi, sull'attivazione di procedure di
rimpatrio più efficienti verso i paesi di origine o di transito dei migranti e dei richiedenti asilo senza diritto di soggiorno nell'UE e sul proseguimento dei lavori legislativi relativi al
nuovo patto per l'asilo e la migrazione.
La Presidente della Commissione
Ursula von der Leyen ha a sua volta sottolineato che - come già espresso nella sua lettera ai capi di Stato e di governo - la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea. A suo avviso, l'attività legislativa sulle proposte contenute nel nuovo patto sulla migrazione dovrebbe concludersi entro la
primavera del 2024, mentre si dovrebbe nel frattempo porre in atto azioni ulteriori volte a rafforzare le frontiere esterne e garantire rimpatri più rapidi, e rispettosi della dignità umana, dei migranti. Ha quindi indicato che priorità dell'UE sono: migliorare i meccanismi di
solidarietà su base volontaria; affrontare le
cause profonde della migrazione dai paesi terzi; introdurre
percorsi sicuri e legali per la migrazione in Europa.
Nel corso del dibattito gli
eurodeputati hanno complessivamente espresso l'auspicio che, dopo anni di discussioni fra gli Stati membri e nel contesto dell'aumento degli arrivi irregolari, si pervenga al più presto a risultati concreti nelle politiche di migrazione e asilo. Le questioni sollevate hanno evidenziato posizioni diverse, sottolineando che occorre:
Alcuni eurodeputati hanno inoltre sottolineato che la risposta dell'UE all'arrivo massiccio di rifugiati ucraini a causa della guerra ha dimostrato che un approccio diverso è possibile e che la migrazione può essere vista anche come un'opportunità. Per ulteriori approfondimenti sul dibattito si rimanda al
sito del Parlamento europeo.
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Le osservazioni del Presidente del Consiglio europeo
Si segnalano anche le
osservazioni rese il 30 gennaio 2023 dal Presidente del Consiglio europeo
Charles Michel a seguito dell'incontro con il Presidente del Consiglio dei ministri italiano
Giorgia Meloni. Per quanto riguarda in particolare la questione della migrazione, all'ordine del giorno del Consiglio europeo straordinario, il presidente Michel ha sottolineato che negli ultimi mesi si è registrato un aumento significativo dei
movimenti migratori irregolari, non solo in Italia ma ovunque nell'Unione europea. Ha dichiarato che occorrerà essere fortemente impegnati e determinati a sostenere la difesa e la protezione delle
frontiere esterne dell'Unione europea e che
"le frontiere esterne dell'Italia nel Mediterraneo sono anche le frontiere esterne dell'Unione europea". Ha quindi evidenziato la posizione dell'UE a favore di una maggiore
cooperazione con i paesi terzi, in particolare nel continente africano, nei paesi di origine ma anche nei paesi di transito, e ha in particolare fatto cenno alla situazione in Libia, Tunisia e altri paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. Infine ha posto l'accento sulle politiche di rimpatrio e di riammissione, in merito alle quali ha dichiarato che occorre essere ambiziosi, e sulla necessità di proseguire l'operato degli Stati membri per garantire la solidarietà sul tema della migrazione.
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Le posizioni olandese ed italiana
In vista del Consiglio europeo il
Governo dei Paesi Bassi ha diffuso una nota di riflessione sull'asilo e la migrazione, dal titolo
"Reinvigorating the European Debate on Migration", in cui chiede di progredire rapidamente sui dossier legislativi contenuti nel nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, ma anche la piena applicazione dell'
acquis attuale, ossia le regole di Dublino, nonché un lavoro più intenso per conseguire un maggior equilibrio nei partenariati con i paesi terzi (fonte:
Agence Europe).
A sua volta, il
Governo italiano ha fatto circolare un
non paper su come gestire i flussi migratori dal titolo
"Addressing migration with a systemic, circular approach
" (fonte:
Agence Europe),
di cui potrebbe risultare utile la trasmissione alle Camere.
La nota si sofferma sulla dimensione esterna della migrazione e su come
prevenire la migrazione irregolare dai paesi terzi. Pone inoltre l'accento sulla
dimensione interna del fenomeno migratorio, affermando che al centro di qualsiasi meccanismo di solidarietà deve esservi un sistema di
ricollocamento obbligatorio dei migranti per sollevare i paesi che sono in prima linea.
"Sappiamo tutti che le ricollocazioni non costituiscono una soluzione strutturale ai flussi migratori. Ma nel breve periodo rimangono uno strumento necessario per dare alla solidarietà un'immagine significativa e concreta", si legge nella nota. E affinché questa solidarietà sia efficace - si sottolinea - sono necessari miglioramenti significativi al meccanismo volontario istituito nel
2022 sotto la presidenza francese dal Consiglio dell'UE (
il 22 giugno 2022, alla presenza della Commissione europea, ventuno fra Stati membri dell'UE e Stati terzi associati hanno adottato una "dichiarazione sulla solidarietà" che prevede un meccanismo di contribuzione solidale volontaria, sotto forma di ricollocazioni o di altri tipi di contributi, in particolare di natura finanziaria, a favore di quei paesi che si trovino a gestire un numero sproporzionato di arrivi).
In tale prospettiva, il Governo ritiene di particolare importanza
tenere conto dell'impatto delle operazioni di soccorso in mare da parte delle ONG, in quanto, per una definizione delle responsabilità dei paesi in prima linea, occorre prendere in considerazione la specificità degli arrivi via mare che rappresentano una sfida diversa rispetto agli arrivi alle frontiere terrestri o aeree.
Si segnala che è attualmente all'esame del Parlamento il disegno di legge di conversione del decreto-legge 2 gennaio 2023, n. 1, recante "Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori". Per approfondimenti, si veda il relativo
dossier di documentazione
dei Servizi studi di Camera e Senato.
Il
non paper individua quindi quattro aree di intervento:
a) promuovere i
partenariati con i paesi terzi di origine e di transito e, affinché questi cooperino, utilizzare il più possibile l'effetto leva di strumenti quali il dialogo politico, premi in caso di cooperazione, condizioni commerciali, visti;
b) affrontare le
cause profonde della migrazione, in particolare per quanto riguarda l'Africa;
c) assicurare un maggior coordinamento fra gli Stati membri nelle
operazioni di ricerca e salvataggio
in mare;
d) trovare un
equilibrio fra solidarietà e responsabilità.
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La lettera di alcuni Stati membri
Secondo quanto riportato da alcuni organi di informazione, i governi di
Danimarca, Lituania, Lettonia, Estonia, Slovacchia, Grecia, Malta e Austria avrebbero inviato il 7 febbraio una lettera
ai Presidenti di Commissione e Consiglio in vista del Consiglio europeo straordinario del 9-10 febbraio, formulando alcune proposte in materia di gestione dei flussi migratori. In particolare, i Paesi in questione:
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Rafforzamento dell'azione esterna
In vista del Consiglio straordinario Giustizia e affari interni (GAI) del 25 novembre 2022, il 21 novembre la Commissione ha presentato un
Piano d'azione dell'UE per il Mediterraneo centrale, in cui vengono proposte 20 misure al fine di affrontare le sfide riguardanti la rotta migratoria del Mediterraneo centrale (per approfondimenti, si rimanda alla Nota
n. 3,
Consiglio straordinario Giustizia e affari interni - Bruxelles, 25 novembre 2022, a cura del Servizio Studi del Senato).
Nello specifico, la Commissione propone una
maggiore cooperazione con i paesi partner e le organizzazioni internazionali, evidenziando che sono previsti almeno 580 milioni di euro per il periodo 2021-2023 nell'ambito dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale - Europa globale (
Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument – Global Europe -
Ndici-Global Europe
) e di altri strumenti che saranno utilizzati attraverso la programmazione regionale multinazionale per il sostegno in materia di migrazione ai partner in Nord Africa, insieme a programmi bilaterali dell'UE con i singoli paesi.
La Commissione si è quindi impegnata a intensificare la lotta al traffico di migranti e a rinsaldare gli impegni diplomatici sui rimpatri, intensificando nel contempo i percorsi legali. Il piano prevede anche una
strategia più coordinata in materia di ricerca e soccorso. A tal fine, sono proposte misure volte a rafforzare la cooperazione fra gli Stati membri e tutti gli attori coinvolti in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, con il supporto del Gruppo di contatto europeo per la ricerca e il soccorso, preannunciato nell'ambito del
nuovo patto sulla migrazione e l'asilo. Il piano sottolinea al riguardo che dovrebbero essere promosse discussioni in seno all'Organizzazione marittima internazionale (
Imo) sulla necessità di un quadro
ad hoc e di
linee guida specifiche per le navi, con riferimento alle attività di ricerca e soccorso.
Il Consiglio GAI dell'8 e 9 dicembre 2022 ha confermato la posizione in merito alla
dimensione esterna della migrazione e alla situazione lungo le principali rotte migratorie. In tale occasione è stata fra l'altro sottolineata la necessità di affrontare la dimensione esterna della migrazione in modo globale, tenendo conto di tutte le rotte e compiendo sforzi congiunti o complementari. In vista dell'incontro, il 5 dicembre 2022 la Commissione europea ha presentato il
piano d'azione sulla rotta dei Balcani occidentali, volto a rafforzare la cooperazione in materia di migrazione e gestione delle frontiere con i partner dei Balcani occidentali. Il piano d'azione individua 20 misure operative strutturate su 5 pilastri: il rafforzamento della gestione delle frontiere lungo le rotte; procedure di asilo rapide e sostegno alla capacità di accoglienza; la lotta al traffico di migranti; il rafforzamento della cooperazione in materia di riammissione e rimpatri; la promozione di un allineamento della politica in materia di visti.
L'UE e i suoi Stati membri
cooperano strettamente con i paesi di origine e di transito dei migranti per contrastare le reti di trafficanti, anche grazie a
partenariati operativi comuni. Si segnalano in particolare: l'istituzione in
Niger di una squadra investigativa comune cui partecipano autorità nigerine, francesi e spagnole; l'istituzione in
Mauritania di un'altra squadra investigativa comune costituita fra la Spagna e la Mauritania; l'accordo del novembre 2015 fra i leader africani e dell'UE per migliorare la condivisione delle informazioni e la cooperazione giudiziaria e di polizia sul traffico di migranti; la decisione dei capi di Stato e di governo dell'UE, del febbraio 2017, di potenziare la cooperazione con la
Libia per smantellare il modello di attività dei trafficanti.
Il
codice dei visti - istituito con il
regolamento (CE) n. 810/2009 - stabilisce le procedure e le condizioni per il rilascio dei visti per soggiorni di breve durata e per il transito aeroportuale nello spazio Schengen. Elenca inoltre i paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso di un visto di transito aeroportuale quando attraversano le zone internazionali di transito degli aeroporti dell'UE e stabilisce le procedure e le condizioni per il rilascio di tali visti. Il codice dei visti intende anche migliorare la cooperazione con i paesi terzi in materia di
riammissione degli immigrati irregolari attraverso il cosiddetto meccanismo della leva dei visti. Nel quadro di tale meccanismo, quando un paese terzo non collabora in materia di riammissione, possono essere adottate specifiche misure restrittive relativamente al trattamento delle domande e ai diritti per i visti. Se al contrario il paese collabora in materia di riammissione, l'UE può disporre la riduzione dei diritti per i visti, o tempi di decisione ridotti in merito alle domande di visto oppure periodi di validità più lunghi dei visti per ingressi multipli.
L'UE dispone di un regime di esenzione dal visto con
61 paesi terzi, due regioni amministrative speciali della Cina (Hong Kong e Macao) e un'autorità territoriale che non è riconosciuta come Stato da almeno uno Stato membro dell'UE (Taiwan). Vedi al riguardo il
regolamento (UE) 2018/1806 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo. Nell'ambito di tale regime, i cittadini di paesi terzi con passaporto biometrico possono entrare nello spazio Schengen per soggiorni di breve durata senza aver bisogno di un visto. Si applica il principio della reciprocità dei visti (lo stesso regime di esenzione dal visto si applica ai cittadini dell'UE che si recano in tali paesi terzi). Dei 61 paesi terzi che beneficiano di un regime di esenzione dal visto, 27 hanno concluso
accordi di esenzione dal visto con l'UE. Nel dicembre 2022 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo su un regime di esenzione dal visto per il
Kosovo.
L'UE ha inoltre concluso
accordi di facilitazione del rilascio dei visti con alcuni paesi terzi. Nell'ambito di questo regime semplificato in materia di visti, i cittadini di paesi terzi con passaporto biometrico beneficiano di procedure facilitate per l'ingresso nello spazio Schengen per soggiorni di breve durata. L'UE può
sospendere gli accordi di esenzione dal visto o di facilitazione del rilascio dei visti quando un paese terzo non soddisfa più le condizioni dell'accordo. In questo caso si applicano le norme generali del codice dei visti dell'UE. Attualmente tali accordi sono sospesi con: la Russia (sospensione totale dell'accordo di facilitazione); la Bielorussia (sospensione parziale dell'accordo di facilitazione); il Vanuatu (sospensione totale dell'accordo di esenzione).
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Rafforzamento della cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione
La politica di rimpatrio dell'UE si basa sulla direttiva "rimpatri", ossia la direttiva 2008/115/CE recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. La direttiva sottolinea la necessità di concludere accordi di riammissione con i paesi terzi (l'UE ha finora concluso 18 accordi di riammissione). L'accordo di Cotonou (il quadro dell'UE per le relazioni con 79 paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico) include altresì disposizioni sul rimpatrio dei migranti irregolari nei rispettivi paesi di origine. Nel settembre 2018 la Commissione ha proposto una riforma delle norme comuni dell'UE in materia di rimpatrio sulle quali, il 7 giugno 2019, il Consiglio ha concordato la sua posizione. Il 27 aprile 2021 la Commissione ha adottato la prima strategia dell'UE sui rimpatri volontari e la reintegrazione.
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Controllo delle frontiere esterne dell'UE
L'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (
Frontex) è stata fondata nel 2004 per assistere gli Stati membri dell'UE e i paesi associati Schengen nella
protezione delle frontiere esterne dello spazio di libera circolazione dell'UE. Sua base giuridica è attualmente il
regolamento (UE) 2019/1896. Fra i suoi compiti vi è anche quello di rendere più efficiente la politica dei rimpatri dell'Unione quale componente chiave di una gestione sostenibile delle migrazioni. In quanto Agenzia dell'UE, Frontex è finanziata dal bilancio dell'Unione e dai contributi dei paesi associati Schengen. La sede è Varsavia, in Polonia. Il direttore è Hans Leijtens, dei Paesi Bassi.
Il
corpo permanente di 10.000 guardie di frontiera previsto dal regolamento riunisce il personale dell'agenzia, nonché le guardie di frontiera e gli esperti di rimpatri distaccati o inviati dagli Stati membri, che a loro volta sostengono le oltre 100.000 guardie di frontiera nazionali nei loro compiti. Previo l'accordo da parte del paese interessato, Frontex può avviare
operazioni congiunte e inviare personale al di fuori dell'Unione per fornire sostegno nella gestione delle frontiere. È inoltre in grado di istituire uffici antenna negli Stati membri e nei paesi terzi (previo accordo sullo
status) per sostenere sul piano logistico le attività operative e garantire il regolare svolgimento delle operazioni. Sono stati finora negoziati
accordi sullo status (attualmente in vigore o in attesa della firma) con i seguenti paesi: Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Moldova, Montenegro e Serbia.
Inoltre, per migliorare il funzionamento del
sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (
Eurosur), il
regolamento (UE) 2019/1896 lo ha incorporato nel funzionamento della guardia di frontiera e costiera europea.
A partire dal 2022, Frontex gestisce l'unità centrale del sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (
ETIAS). Tale sistema - istituito con il
regolamento (UE) 2018/1240 - è utilizzato per
effettuare verifiche preventive sui viaggiatori esenti dall'obbligo di visto, negando se necessario l'autorizzazione ai viaggi, in modo simile ai sistemi in vigore esistenti, in particolare, negli Stati Uniti, in Canada e in Australia. L'ETIAS è sviluppato da eu-LISA, l'agenzia dell'UE che gestisce i sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, e dovrebbe essere operativo entro metà novembre 2023.
Con il regolamento (UE) 2017/2226 è stato istituito un sistema di ingressi/uscite per la registrazione dei dati di ingresso e di uscita e dei dati relativi al respingimento dei cittadini di paesi terzi che attraversano le frontiere esterne degli Stati membri (Entry/Exit system - EES). Il sistema registra i dati di ingresso, di uscita e di respingimento dei cittadini di paesi terzi che attraversano le frontiere esterne dello spazio Schengen, con l'obiettivo di contribuire a: ridurre i tempi delle verifiche di frontiera e migliorare la qualità di queste ultime calcolando automaticamente la durata di soggiorno autorizzato di ogni viaggiatore; garantire un'identificazione sistematica e affidabile dei soggiornanti fuoritermine; rafforzare la sicurezza interna e la lotta contro il terrorismo e altri reati gravi consentendo alle autorità di contrasto di accedere allo storico dei viaggi. Il sistema dovrebbe essere operativo entro metà maggio 2023. Sarà creato dagli Stati membri insieme a eu-LISA, e in cooperazione con la Commissione europea e Frontex
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Lotta alla strumentalizzazione, alla tratta di persone e al traffico di migranti
In risposta alla strumentalizzazione delle persone da parte del regime bielorusso, le
conclusioni del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021 hanno sottolineato che l'UE non accetterà alcun tentativo da parte di paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici. Il 14 dicembre 2021 la Commissione ha quindi presentato la proposta di regolamento
volto ad affrontare le situazioni di strumentalizzazione nel settore della migrazione e dell'asilo (
COM(2021) 890). La proposta - tuttora al vaglio delle istituzioni europee - definisce come "fenomeno estremamente preoccupante" il ruolo crescente degli attori statali nella creazione artificiale e nel favoreggiamento della migrazione irregolare, utilizzando i flussi migratori come strumento per fini politici, per destabilizzare l'Unione europea e i suoi Stati membri. La comunicazione evidenzia come la crisi migratoria determinatasi ai confini fra Bielorussia e Unione europea (Lituania, Lettonia, Polonia) rappresenti un tentativo deliberato di creare una crisi persistente e prolungata, nell'ambito di un più ampio sforzo concertato teso a destabilizzare UE, mettendone alla prova l'unità e la determinazione, e perciò configurandosi come una "minaccia ibrida".
La
tratta di esseri umani è un reato grave che viola i diritti fondamentali della persona e consiste nello sfruttamento criminale della persona vulnerabile al solo scopo di lucro. Lo sfruttamento sessuale è la forma di tratta più diffusa nell'UE (60%), seguito dallo sfruttamento della manodopera (15%), dalle attività criminali forzate, dalla servitù domestica e dall'accattonaggio forzato (cfr. l'
approfondimento sul sito del Consiglio dell'UE). L'articolo 5 della
Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, sulla
proibizione della schiavitù e del lavoro forzato, stabilisce che: 1) nessuno può essere tenuto in condizioni di schiavitù o di servitù; 2) nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio; 3) è proibita la tratta degli esseri umani. Il principale strumento giuridico dell'UE in questo contesto è la
direttiva 2011/36/UE concernente
la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime. Il 19 dicembre 2022 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva di modifica della direttiva 2011/36/UE (
COM(2022) 732) con l'obiettivo di affrontare i diversi aspetti problematici che - evidenzia la Commissione - dal 2011 a oggi sono emersi o hanno assunto particolare rilievo. Fra le azioni poste in essere dall'UE per far fronte alla tratta di esseri umani vi è inoltre la
strategia per la
lotta alla tratta di esseri umani (2021-2025), adottata dalla Commissione europea il 14 aprile 2021. La strategia si incentra sui seguenti aspetti: ridurre in primo luogo la domanda che favorisce la tratta; smantellare il modello commerciale dei trafficanti; proteggere, sostenere ed emancipare le vittime; intensificare la cooperazione internazionale.
Oltre il 90% dei migranti paga i trafficanti per cercare di raggiungere l'Europa; si stima che il traffico di migranti abbia generato un fatturato dai 3 ai 6 miliardi di euro nel 2015 a livello mondiale, e oltre 200 milioni di euro nel 2019 sulle rotte marittime che portano all'Unione europea (cfr.
EMSC The profits of smugglers - infographic)
. Fra le azioni dell'UE volte a contrastare il traffico di migranti si segnalano: le
misure operative concordate dal Consiglio nel dicembre 2018; il
Centro europeo contro il traffico di migranti (
EMSC), lanciato nel febbraio 2016, il cui compito principale è aiutare la polizia e le autorità di frontiera a coordinare operazioni antitraffico transfrontaliere altamente complesse; le
conclusioni sul traffico di migranti, adottate dal Consiglio nel marzo 2016; le attività di
cooperazione con i paesi di origine e di transito dei migranti avviate dall'UE e dagli Stati membri per contrastare le reti di trafficanti
(vd. sopra); il
Piano d'azione rinnovato dell'UE contro il traffico di migranti per il periodo 2021-2025 (
COM(2021) 591), presentato dalla Commissione europea il 9 settembre 2021 a seguito di un'ampia
consultazione pubblica; gli
accordi di riammissione che l'UE negozia con i paesi di origine e di transito al fine di rimpatriare i migranti irregolari.
L'UE ha inoltre adottato numerosi atti normativi per la lotta contro l'immigrazione irregolare e il traffico di migranti. Il cosiddetto
pacchetto sul favoreggiamento comprende la
direttiva 2002/90/CE del Consiglio volta a stabilire una definizione comune del reato di favoreggiamento dell'ingresso, del transito e del soggiorno illegali (per il recepimento cfr. il
decreto Legislativo 25 luglio 1998 n. 286, recante il testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero) e la
decisione quadro 2002/946/GAI, che stabilisce sanzioni penali per tali attività (per il recepimento nell'ordinamento interno cfr. la
pagina dedicata del sito eurlex). Il pacchetto è completato dalla
direttiva 2004/81/CE del Consiglio che prevede il rilascio di un titolo di soggiorno alle persone vittime della tratta o del traffico di esseri umani che cooperino con le autorità competenti.
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Dati sui flussi migratori
Secondo i
dati forniti dall'Agenzia Frontex, gli ingressi illegali nel corso del 2022 nella rotta del
Mediterraneo centrale sono stati 102.529. I principali paesi di provenienza risultano essere Egitto (20.750), Tunisia (18.168), Bangladesh (15.116), Siria (8.485), Afghanistan (7.263). Nel 2021 gli ingressi illegali su questa rotta sono stati 67.724 (con un incremento di quasi il 90% rispetto all'anno precedente) pari quasi ad un quarto degli ingressi illegali alla frontiera esterna. Sulla rotta del
Mediterraneo orientale gli ingressi illegali nel 2022 sono stati 42.831; nel
Mediterraneo occidentale sono stati 14.582.
Riguardo agli ingressi in
Italia, i migranti sbarcati dal 1° gennaio al 6 febbraio 2023 sono stati 5.586; nello stesso periodo, nel 2022, si sono registrati 3.053 sbarchi (fonte:
Ministero dell'interno).
Nel 2022 le cittadinanze che hanno fatto registrare il maggior numero di arrivi irregolari sono state le seguenti:
egiziana (20.750) sulla rotta centrale;
siriana (8.563) sulla rotta orientale;
algerina (7.330) sulla rotta occidentale (fonte: Frontex). Nel 2021 i permessi di soggiorno sono stati rilasciati per i seguenti motivi (fonte:
Eurostat; "altro" comprende i permessi rilasciati unicamente per motivi di soggiorno, i permessi rilasciati alle vittime della tratta di esseri umani e ai minori non accompagnati, nonché i permessi rilasciati per tutti gli altri motivi per i quali può essere rilasciato un permesso di soggiorno e che non rientrano nelle altre categorie):
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Patto sulla migrazione e l'asilo
Il 23 settembre 2020 la Commissione europea ha presentato un
Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, comprensivo di una serie di proposte legislative e non legislative, fra cui nuove proposte (come il regolamento che dispone attività preliminari di accertamento alle frontiere) e proposte di revisione di testi presentati nel 2016 che non erano ancora stati adottati (come il regolamento Eurodac). Si ricordano, in particolare:
Alcune iniziative legislative fra quelle citate hanno registrato taluni avanzamenti. In particolare, l'Ufficio europeo per l'asilo (EASO) è stato trasformato nella nuova
Agenzia dell'UE per l'asilo, istituita con regolamento e potenziata nelle funzioni di sostegno agli Stati membri. Inoltre, nel dicembre 2022 i co-legislatori hanno raggiunto un accordo sulle proposte relative alle
condizioni di accoglienza e al
reinsediamento, mentre sono in corso negoziati sulla revisione delle regole di registrazione della
banca dati Eurodac. Il Parlamento intende votare la propria posizione sulle restanti iniziative - il regolamento per la
gestione dell'asilo e della migrazione, quello per
le crisi e le cause di forza maggiore e il regolamento sullo
screening - nei prossimi mesi, con l'obiettivo di finalizzare le nuove norme prima delle elezioni del Parlamento europeo del 2024.
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Altre questioni
Secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa,
l'UE avrebbe proposto a Serbia e Kosovo un
piano in 11 punti (
documento non pubblico) per la
normalizzazione delle relazioni tra i due paesi, che prevedrebbe, oltre alla garanzia del rispetto dell'applicazione dei precedenti accordi tra i due paesi, anche la
possibilità per il Kosovo di aderire alle Nazioni Unite, che si configurerebbe come un
riconoscimento de facto del Kosovo da parte della Serbia e ulteriori
garanzie e diritti per le municipalità del nord del Kosovo a maggioranza serba.
Si ricorda che
5 Stati membri dell'UE non riconoscono il Kosovo: Cipro, Grecia, Spagna, Romania, Repubblica Slovacca.
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