Il piano dell'UE per la transizione verde 11 novembre 2022 |
Contesto
L'
articolo 4 del
Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (
TFUE) include
l'ambiente tra le materie in cui l'Unione ha
competenza concorrente con quella degli Stati membri. L'articolo
11 prevede che "le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni dell'Unione", con particolare riguardo alla "prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile".
Le basi giuridiche (vale a dire le disposizioni che definiscono ambito, procedure e strumenti per l'esercizio di una competenza dell'UE) relative alla politica ambientale sono costituite dagli articoli 191 e seguenti del TFUE che definiscono anzitutto gli obiettivi dell'Ue in questo settore: la
salvaguardia e
tutela dell'ambiente;
la protezione della salute umana; l'
utilizzo accorto e
razionale delle risorse naturali e la
lotta contro i cambiamenti climatici.
Per la loro realizzazione l'art. 192 prevede che il Parlamento europeo e il Consiglio deliberino secondo la
procedura legislativa ordinaria sulle azioni da intraprendere e sui programmi generali d'azione in cui sono stabiliti gli obiettivi prioritari.
Per le questioni di
natura principalmente fiscale o tali da incidere su
assetto territoriale, gestione dei suoli e delle risorse idriche o sull'approvvigionamento energetico di uno Stato membro, è prevista una
procedura speciale in cui il
Consiglio delibera all'
unanimità avendo consultato il Parlamento europeo, il Comitato economico e sociale e il Comitato delle regioni.
Per trovare soluzione a questioni ambientali a livello regionale o mondiale, ed in particolar modo per il contrasto del riscaldamento globale, l'articolo 191 prevede che l'Ue possa promuovere misure sul
piano internazionale. Può inoltre, congiuntamente agli Stati membri - la cui competenza a concludere accordi internazionali non è pregiudicata -
cooperare e
sottoscrivere accordi con
paesi terzi e
organizzazioni internazionali.
Lo stesso articolo 191 precisa che la politica ambientale dell'Unione mira ad un
elevato livello di tutela e poggia sui principi di
precauzione ed
azione preventiva, di
correzione alla fonte dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio
"chi inquina paga".
Nel dicembre 2015 l'Unione europea ha aderito all'
Accordo di Parigi, che mira a contenere l'innalzamento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C e, se possibile, a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, stabilizzando le emissioni di gas ad effetto serra prodotte a livello mondiale e quindi perseguendo l'azzeramento delle emissioni nette nella seconda metà del secolo.
A seguito degli impegni presi con l'Accordo di Parigi, l'Unione ha definito il
Quadro 2030 per per il clima e l'energia, adottato dal Consiglio europeo del
23 e 24 ottobre 2014 (e rivisto nel dicembre 2018), in cui ha stabilito i seguenti obiettivi per il decennio in corso:
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Il Green Deal e il traguardo della neutralità climatica nel 2050
Nel dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato la comunicazione sul
Green Deal europeo, consistente in una tabella di marcia verso il raggiungimento
entro il 2050 della
neutralità climatica, ovvero dell'equilibrio tra le emissioni e gli assorbimenti di gas ad effetto serra, quale obiettivo prioritario dell'Unione europea. Il Green Deal presuppone la trasformazione dell'economia e della società in senso ecosostenibile con un ampio spettro di interventi in tutti i settori: energia, industria (inclusa quella edilizia), trasporti e mobilità, agricoltura, gestione dei rifiuti, tutela dell'ambiente e della biodiversità, ricerca. L'obiettivo di perseguire l'impatto climatico zero entro il 2050 è stato confermato dal
Consiglio europeo del
12 e 13 dicembre
2019.
Successivamente, il
Regolamento europeo sul clima ha reso vincolante tale traguardo prevedendo inoltre, quale tappa intermedia, la
riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il
55%
entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990, vedi
infra),
target in linea con il contributo nazionale determinato (NDC) all'UNFCCC.
Il regolamento prevede che il successivo obiettivo al
2040 venga individuato dalla Commissione europea con una proposta legislativa entro i sei mesi successivi al primo bilancio globale previsto dall'Accordo di Parigi per il 2023.
Entro il 30 settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione europea valuterà i progressi collettivi compiuti da tutti gli Stati membri verso la neutralità climatica e nell'adattamento e la coerenza delle misure dell'Unione con gli stessi obiettivi.
Per attuare il
Green Deal, il complesso normativo per l'energia e il clima è stato sottoposto a revisione dalle proposte legislative del pacchetto c.d. "
Pronti per il 55%" (
attualmente oggetto di negoziato interistituzionale, vedi infra), presentato dalla Commissione europea nel luglio 2021, che intervengono anche sugli obiettivi fissati dal Quadro 2030, modificandoli in modo più ambizioso:
Successivamente, la crisi energetica innescata dall'innalzamento globale dei prezzi e dal conflitto in Ucraina, hanno posto l'enfasi sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'UE e sulla necessità di affrancare l'Unione dalla dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili dalla Russia, nonché dal gas naturale. In questa prospettiva, l'UE ha presentato il 18 maggio 2022 il
Piano REPowerEU
che presuppone la piena attuazione del pacchetto "Pronti per il 55%" e prevede l'incremento (dal 40 al 45%) della percentuale di energia da fonti rinnovabili e del risparmio energetico (dal 9% al 13% rispetto allo scenario 2020).
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Il contributo dell'UE all'azione globale per il clima
Il Consiglio europeo del
10 e 11 dicembre 2020
ha stabilito un obiettivo vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990).
Tale obiettivo è stato trasferito nel contributo determinato a livello nazionale (
NDC
) approvato dal Consiglio dell'UE il 17 dicembre 2020 e
trasmesso
al Segretariato dell'UNFCCC, che impegna l'Unione congiuntamente agli Stati membri "a conseguire un obiettivo vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990".
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La partecipazione dell'UE alla COP27
In vista della
27ma Conferenza delle parti (
COP27) della
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCC), in corso a Sharm el Sheik (6-18 novembre), il
Consiglio europeo del
20-21 ottobre ha affermato l'estrema urgenza di rafforzare la risposta globale sia all'emergenza climatica sia alla crisi della biodiversità, invitando tutte le parti ed in particolare le grandi economie a rivedere e rafforzare i rispettivi contributi stabiliti a livello nazionale affinché l'obiettivo di 1,5°C relativo all'aumento della temperatura media globale rimanga raggiungibile
.
La posizione dell'UE alla COP27 è stata definita dalle
conclusioni adottate il 24 ottobre dal
Consiglio Ambiente. In particolare il Consiglio sottolinea che,
collettivamente, i
contributi determinati a livello nazionale (
NDC) appaiono
insufficienti a mantenere l'aumento del riscaldamento globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C, come previsto dall'Accordo di Parigi. Invita pertanto tutte le parti a proporre politiche e obiettivi ambiziosi ed in particolare esorta le grandi economie a rafforzare i rispettivi NDC in tempo per la COP27 e a presentare o aggiornare le
proprie strategie di sviluppo a lungo
termine a basse emissioni di gas a effetto serra per
azzerare le emissioni nette entro il 2050.
Il Consiglio richiamando la
posizione approvata nel giugno 2022 sugli elementi essenziali del pacchetto "Pronti per il 55%", ha preso atto dei progressi finora compiuti nel processo legislativo per l'adozione del pacchetto sul clima e dell'obiettivo di concludere entro la fine del 2022 i negoziati sui suoi elementi essenziali. Se del caso, è pronto ad aggiornare, dopo la conclusione dei negoziati, l'NDC dell'UE e dei suoi Stati membri, in linea con il Patto di Glasgow per il clima, per riflettere l'esito finale degli elementi essenziali del pacchetto "Pronti per il 55 %".
In precedenza, il 4 ottobre 2022, il Consiglio dell'UE aveva approvato
conclusioni
sui finanziamenti per il clima ribadendo il forte impegno dell'Unione e degli Stati membri per attuare l'Accordo di Parigi e il
Patto di Glasgow per il clima
, nonché per realizzare l'obiettivo di mobilitare collettivamente finanziamenti per il clima pari a 100 miliardi di dollari l'anno. In tali conclusioni, il Consiglio ricorda che l'UE è il principale erogatore di fondi pubblici internazionali destinati alla lotta ai cambiamenti climatici a sostegno dei paesi in via di sviluppo ed invita gli altri paesi a intensificare i propri sforzi.
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La posizione del Parlamento europeo in vista della COP27
Sulla partecipazione alla COP27 il Parlamento europeo si è pronunciato il 20 ottobre con una
risoluzione
in cui, tra l'altro, ribadisce che nel corso della COP26 le parti sono state invitate a rafforzare i propri obiettivi per il 2030. Ricordando che l'UE e gli Stati membri sono i principali erogatori di finanziamenti per il clima, sottolinea tuttavia la carenza di finanziamenti pubblici per l'adattamento ai cambiamenti climatici.
Inoltre:
Il 15 settembre 2022 la plenaria del Parlamento europeo aveva approvato una
risoluzione
sulle "conseguenze della siccità, degli incendi e di altri fenomeni meteorologici estremi: intensificare l'impegno dell'UE per contrastare il cambiamento climatico" in cui esprime tra l'altro preoccupazione per il fatto che, nonostante gli impegni climatici più ambiziosi assunti nell'ultimo anno, le emissioni previste lasciano pensare che il riscaldamento globale possa raggiungere un incremento della temperatura di 2,7ºC ed esorta la Commissione e gli Stati membri a mantenere il forte impegno a favore del Green Deal dell'UE e a intensificare l'azione in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento e resilienza, prestando particolare attenzione ai fenomeni meteorologici estremi.
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L'attuazione del Green Deal |
I documenti strategici
Tra le proposte annunciate dal Green Deal figuravano, oltre alla citata normativa europea per il clima, e alla revisione della normativa in materia di clima ed energia (
si veda infra, il pacchetto Fit for 55), documenti strategici che sono stati presentati nel corso del 2020, tra cui:
Infine, si ricorda la
strategia forestale
, presentata nel luglio 2021, volta al raggiungimento degli obiettivi climatici dell'UE al 2030 tramite la tutela e la crescita delle foreste, che costituiscono importanti bacini di assorbimento delle emissioni. L'atto definisce il quadro necessario a garantire uno sviluppo costante di
foreste sane e diversificate. Propone misure per dare impulso ad un'economia forestale non basata sullo sfruttamento del legname. Pone
l'accento sul rimboschimento e sull'imboschimento sostenibili e stabilisce l'obiettivo della messa a dimora di almeno
tre miliardi di nuovi alberi nell'UE
entro il 2030. La strategia mira inoltre a sostenere le funzioni socioeconomiche delle foreste per la prosperità delle aree rurali e promuovere una bio-economia forestale sostenibile, ad invertire la tendenza alla perdita di biodiversità e a proteggere gli ecosistemi forestali.
Tra le ulteriori proposte presentate nel corso degli ultimi due anni figurano iniziative, di carattere legislativo e non, volte a: ridurre le emissioni di
inquinanti organici persistenti; disciplinare le
spedizioni di rifiuti a paesi terzi, contrastare le spedizioni illegali e favorire il riutilizzo e il riciclaggio; contrastare anche a livello globale la
deforestazione prescrivendo che le importazioni di beni sul mercato UE devono essere "a deforestazione zero", per gli importatori di beni sul mercato UE tali materie prime o loro derivati (legno, pelle, cioccolato); promuovere gli assorbimenti di carbonio tramite
cicli di carbonio sostenibili.
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Le iniziative legislative - Il pacchetto "Pronti per il 55%" (FIT FOR 55%)
Il 14 luglio la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte denominato "Pronti per il 55%", cosiddetto "
Fit for 55%", per conseguire i nuovi obiettivi climatici. Il pacchetto è accompagnato dalla
comunicazione
"Pronti per il 55 %" che ne inquadra il contenuto.
Le proposte, nuove o di revisione della normativa vigente, intervengono su numerosi settori: dalla
riforma del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) e della normativa sulle
energie rinnovabili e sull'efficienza energetica, fino all'introduzione di un meccanismo di
adeguamento del carbonio alle frontiere e all'istituzione di un
Fondo sociale per il clima.
Gli obiettivi fissati dalle diverse proposte, che sono già state esaminate dal Parlamento europeo e dal Consiglio e sono attualmente oggetto di negoziati interistituzionali, sono riferiti al
2030.
Di seguito le principali proposte del pacchetto:
Revisione del sistema di scambio di quote di emissioni dell'UE (ETS)
Il sistema di scambio di quote di emissioni dell'UE (
Emission trading system –
ETS) fissa un tetto, diminuito periodicamente tramite un
fattore di riduzione lineare, alla quantità di gas ad effetto serra che possono essere emessi ogni anno. Il sistema si applica agli impianti di
produzione di energia elettrica, all'
industria ad alta intensità energetica, e al
trasporto aereo all'interno dell'UE. I soggetti regolamentati acquistano o ricevono gratuitamente quote di emissioni che a fine anno devono corrispondere con le emissioni effettive e, se riducono le proprie emissioni, possono vendere le quote eccedenti.
La
proposta di riforma della Commissione è volta a ridurre le emissioni di tali prevedendo tra l'altro:
La riforma prevede inoltre che gli
Stati membri utilizzino tutti i
proventi loro destinati a obiettivi legati alla
questione climatica.
Sulla proposta, al momento oggetto dei negoziati interistituzionali, il 22 giugno scorso il Parlamento europeo ha approvato
emendamenti
, mentre il Consiglio ha raggiunto un
orientamento generale
il 29 giugno.
Revisione del regolamento su emissioni risultanti da uso del suolo, silvicoltura e agricoltura (LULUCF)
La
proposta della Commissione incrementa l'
obiettivo collettivo di
assorbimenti netti di gas a effetto serra del settore fissandolo a -
310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il
2030. L'obiettivo collettivo dell'UE sarà ripartito assegnando agli Stati membri
obiettivi nazionali annuali per il periodo
dal 2026 al 2030.
Il settore combinato
dell'uso del suolo, della silvicoltura e dell'agricoltura (LULUCF-
Land use, Land Use Change and Forestry), che comprende anche emissioni diverse dalla CO2, derivanti dagli allevamenti o dai fertilizzanti, dovrebbe diventare
climaticamente neutro entro il
2035 e successivamente assorbire emissioni in misura maggiore di quanta ne emette.
La proposta, su cui il Parlamento ha approvato
emendamenti
l'8 giugno scorso e il Consiglio ha concordato un
orientamento generale
il 29 giugno, è ancora oggetto dei triloghi interistituzionali.
Riforma del regime di "condivisione degli sforzi" (effort sharing)
La
proposta mira a modificare il regolamento cosiddetto sulla
condivisione degli
sforzi (
Effort sharing regulation - "ESR", regolamento UE
2018/842 ), che assegna agli Stati membri
obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori non interessati dal sistema ETS (
trasporti, ad eccezione dell'aviazione e della navigazione non domestica,
edifici,
agricoltura,
impianti industriali a minore intensità energetica,
rifiuti) o dalla normativa LULUCF.
In tali settori la proposta porta l'obiettivo di riduzione ad almeno -
40 (rispetto al 2005, contro l'attuale - 30%). Gli obiettivi assegnati ai singoli Stati membri vanno dal -10% al -50% (rispetto al 2005).
Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un
accordo politico provvisorio
su tale proposta l'8 novembre. Il Parlamento europeo aveva adottato
emendamenti
l'8 giugno scorso e il Consiglio aveva concordato un
orientamento generale
il 29 dello stesso mese.
Modifica della direttiva sull'efficienza energetica
La
proposta della Commissione è volta a modificare la direttiva sull'efficienza energetica per incrementare l'obiettivo di riduzione del consumo di energia a
-39% per il consumo di
energia primaria e
-36% per il consumo di energia finale (rispetto alle proiezioni 2007, l'obiettivo attuale è 32,5%).
Gli
Stati membri dovranno
risparmiare sul consumo finale di energia almeno l'
1,5% (rispetto all'attuale 0,8%) ogni anno dal 2024 al 2030. Obblighi specifici di riduzione dei consumi sono previsti per il
settore pubblico (amministrazione, trasporti, istruzione, servizi sanitari, illuminazione stradale, ecc.) che dovrà ridurre i consumi dell'
1,7% ogni anno. La proposta prevede anche che gli Stati membri procedano ogni anno alla
riqualificazione energetica di almeno il
3% degli
edifici della pubblica amministrazione. Gli Stati membri dovrebbero garantire la destinazione di una quota specifica del
risparmio energetico ai
consumatori vulnerabili e alle persone colpite dalla povertà energetica.
Con il
Piano REPowerEU la Commissione
ha proposto di aumentare il risparmio energetico, riducendo ulteriormente il consumo di energia e portandolo dal 9% (rispetto al 1990) al
13%.
Su tale proposta il Consiglio ha raggiunto un
orientamento generale
il 27 giugno scorso, mentre il Parlamento europeo ha approvato
emendamenti
il 14 settembre
.
Modifica della direttiva per la promozione dell'energia da fonti rinnovabili
La
proposta modifica la
direttiva sulle fonti di energia rinnovabili, per portarne la quota nel sistema energetico dell'Unione ad
almeno il 40% del consumo finale lordo di energia (contro il 32% attuale). Sono previsti obiettivi specifici per settori:
Con il
Piano REPowerEU la Commissione ha
proposto di innalzare ulteriormente la quota dell'energia da fonti rinnovabili nel mix energetico dell'UE per portarlo al 45%.
Su tale proposta il Consiglio ha raggiunto il 27 giugno scorso un
orientamento generale
, mentre il Parlamento europeo ha approvato
emendamenti
il 14 settembre
.
La revisione della disciplina sulle emissioni delle autovetture e dei veicoli nuovi
La
proposta è volta a modificare il
regolamento sui livelli di emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri nuovi prevedendo che dal 2035 i nuovi veicoli debbano essere a emissioni zero per essere immessi in circolazione.
Sulla proposta Parlamento europeo e Consiglio hanno raggiunto un
accordo
politico provvisorio il 27 ottobre scorso.
La realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi
In questo ambito la Commissione ha presentato un
Piano strategico e una
proposta di regolamento volti a realizzare un'infrastruttura capillare per i combustibili alternativi abrogando la normativa vigente in materia. Il Piano prevede tra l'altro:
La proposta di regolamento fissa
obiettivi nazionali obbligatori di distribuzione dell'infrastruttura per i veicoli stradali, le navi e gli aeromobili in stazionamento. Stabilisce prescrizioni e specifiche tecniche comuni in materia di informazioni per gli utenti, fornitura di dati e modalità di pagamento e detta disposizioni che obbligano gli Stati membri ad assicurare una copertura minima di punti di ricarica elettrica e per il rifornimento di idrogeno.
In particolare, è ritenuta necessaria la realizzazione di oltre
1 milione di punti di ricarica
entro il 2025 e circa
3,5 milioni entro il 2030. Lungo le
autostrade della
rete TEN-T dovrebbe essere installata una capacità di almeno
300 kW, erogata attraverso
punti di ricarica rapidi ogni 60 km della rete centrale
entro il 2025 e una
capacità di 600 kW entro il 2030. Gli stessi obiettivi dovrebbero essere raggiunti entro il 2030 ed entro il 2035 sulla rete globale TEN-T.
Per i
veicoli pesanti elettrici la capacità prevista, in punti di ricarica lungo la rete centrale
ogni 60 km, è di
1400 kW entro il 2025 e di
3500 kW entro il 2030. Per il rifornimento di idrogeno è prevista una stazione ogni 150 km lungo la rete centrale TEN-T e in ogni nodo urbano.
Punti di somministrazione di energia elettrica sono previsti nei porti marittimi e delle vie navigabili interne della rete TEN-T e negli aeroporti della rete centrale e globale TEN- T.
Sulla proposta di regolamento il Consiglio ha raggiunto il 2 giugno scorso un
orientamento generale
, mentre il Parlamento europeo ha approvato
emendamenti
il 19 ottobre.
L'utilizzo di carburanti sostenibili alternativi nel trasporto aereo e marittimo
Per decarbonizzare il trasporto aereo, la Commissione ha presentato una proposta di regolamento recante
norme armonizzate per garantire che negli aeroporti dell'Unione vengano introdotte
percentuali gradualmente
crescenti di
carburanti sostenibili per l'aviazione (
sustainable aviation fuels – SAF:
biocarburanti avanzati,
carburanti sintetici prodotti con elettricità verde ), partendo da un
5% entro il
2030 fino al
63% nel
2050.
Un'ulteriore
proposta è volta ad
incentivare l'utilizzo di
combustibili sostenibili e di
tecnologie a zero emissioni nel trasporto marittimo. Dalla sua applicazione la Commissione si attende un progressivo
calo delle emissioni di CO2 pari al 2% dal 2025, al 6% dal 2030, al 13% dal 2035, al 26% dal 2040, al 59% dal 2045 e al 75% dal 2050.
La revisione della tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità
La
proposta rivede il quadro dell'Unione in materia di
prodotti energetici ed elettricità, passando da una tassazione basata sul volume a una
basata sulle prestazioni ambientali ed introducendo una
classificazione delle aliquote fiscali sui prodotti energetici e sull'elettricità
in base alle loro
prestazioni ambientali. Secondo tale classificazione, i
combustibili fossili, quali il gasolio e la benzina, dovrebbero tassati applicando
l'aliquota massima, mentre l'
aliquota più bassa si applicherà all'
elettricità, ai
biocarburanti avanzati, ai
bioliquidi, ai
biogas e all'
idrogeno da fonti rinnovabili. La proposta prevede tra l'altro di sottoporre a tassazione prodotti fino ad ora esenti, come il cherosene utilizzato come carburante nell'aeronautica e la possibilità per gli Stati membri di introdurre
esenzioni rivolte alle
famiglie vulnerabili e in situazioni di
precarietà energetica rispetto alla tassazione sulla fornitura di
combustibili per il riscaldamento e di
elettricità sostenendole nella transizione.
La proposta è ancora all'esame della Commissione per i problemi economici e monetari (ECON) del Parlamento europeo e del Consiglio.
Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM)
La Commissione propone un
meccanismo di adeguamento del carbonio
alle frontiere (
Carbon Border Adjustment Mechanism - CBAM) consistente in un
prezzo del carbonio applicato ai beni d'importazione, per prevenire il rischio di
rilocalizzazione delle emissioni al di fuori dell'Europa, impedire il trasferimento di attività produttive ad alta intensità di carbonio in paesi terzi, salvaguardare la competitività dei produttori dell'UE e contribuire ad una diminuzione globale delle emissioni. Il meccanismo, concepito per integrare il sistema l'ETS, si baserà su un sistema di
certificati delle
emissioni incorporate nei prodotti.
Si prevede che gli importatori europei acquistino
certificati di carbonio corrispondenti a quanto sarebbe stato pagato nell'ambito del sistema ETS se le merci fossero state prodotte nell'UE. Il loro prezzo sarà calcolato in base al
prezzo medio settimanale di vendita all'asta delle
quote EU ETS. Il meccanismo, sarebbe applicato inizialmente alle importazioni di:
cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti e energia elettrica.
In linea con
l'
Accordo interistituzionale raggiunto in sede di approvazione del Quadro finanziario pluriennale dell'UE 2021-2027 e della
proposta di modifica della
decisione sulle risorse proprie, i proventi generati dal meccanismo dovrebbero costituire una risorsa propria per il bilancio dell'UE.
Sulla proposta il Consiglio ha concordato un
orientamento generale
il 15 marzo scorso e il Parlamento europeo ha approvato
emendamenti
il 22 giugno.
Il Fondo sociale per il clima
Una proposta di regolamento prevede l'istituzione di un
Fondo sociale per il clima destinato ad erogare agli Stati membri finanziamenti finalizzati a mitigare l'impatto sui prezzi della nuova tariffazione del carbonio, in particolare la sua estensione al trasporto su strada e all'edilizia, e ad aiutare i cittadini a investire nell'efficienza energetica.
In particolare ciascuno Stato membro dovrebbe presentare alla Commissione un
Piano sociale per il clima con misure rivolte alle famiglie e alle micro-imprese vulnerabili, nonché agli utenti vulnerabili dei trasporti, anche comprendendo forme temporanee di
sostegno diretto al reddito. Il Fondo fornirà supporto finanziario agli Stati membri che abbiano sostenuto interventi di:
efficienza energetica,
rinnovamento edilizio,
mobilità a zero emissioni,
riduzione delle emissioni di gas serra e
riduzione del numero di famiglie vulnerabili. Gli
Stati dovranno
contribuire per almeno il
50% delle risorse richieste per l'implementazione dei loro Piani.
Nella proposta iniziale della Commissione il Fondo avrebbe una dotazione di 72,2 miliardi di euro a prezzi correnti per gli anni 2025-2032.
Il Consiglio, a giugno 2022 ha concordato un
orientamento generale
sul testo, indicando un importo massimo di 59 miliardi di euro a partire dal 2027, in concomitanza con l'entrata in vigore del nuovo sistema ETS per gli edifici e il trasporto su strada. Il Parlamento europeo ha approvato
emendamenti
il 22 giugno.
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L'integrazione del pacchetto "Pronti per il 55%" (FIT FOR 55%)
La revisione della direttiva in materia di prestazione energetica degli edifici
La
proposta - presentata il 15 dicembre 2021 assieme alle proposte sul gas di cui si dà conto di seguito - su cui il Consiglio ha raggiunto un
orientamento generale il 25 ottobre 2022, integra il pacchetto "Pronti per il 55%". Obiettivo della revisione – che fa seguito alla "Strategia per l'ondata di ristrutturazioni" presentata nel 2020 - è far sì che tutti gli
edifici nuovi siano a
emissioni zero
entro il 2030 e gli
edifici esistenti lo divengano
entro il 2050.
Secondo le stime della Commissione, gli edifici sono responsabili a livello dell'Unione del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate al consumo energetico.
La proposta è ancora all'esame della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia del Parlamento europeo (ITRE), mentre il Consiglio ha concordato un
orientamento generale
il 25 ottobre scorso
.
Un nuovo quadro normativo per decarbonizzare il mercato del gas.
Due proposte, una di
regolamento e l'altra di
direttiva, sono state presentate per favorire il passaggio dal gas naturale fossile al
gas da fonti rinnovabili e a
basse emissioni di carbonio, tra cui
biometano e idrogeno. Vengono poste in particolare le condizioni per la creazione di un
mercato dell'idrogeno, per la realizzazione di un'infrastruttura dedicata anche per gli scambi con paesi extra-UE. Le nuove norme riguardano l'accesso alle
infrastrutture per l'idrogeno, compresa la distinzione tra attività di produzione e di trasporto, e la fissazione delle
tariffe, la creazione di una
struttura di governance, la
rete europea dei gestori di rete per l'idrogeno (
European Network of Network operators for Hydrogen, ENNOH) che dovrebbe promuovere il coordinamento transfrontaliero e l'interconnessione delle reti.
Entrambe le proposte sono tuttora all'esame della Commissione per
l'industria, la ricerca e l'energia del Parlamento europeo (ITRE) e del Consiglio.
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L'attività parlamentare nella XVIII legislatura
Numerosi atti del pacchetto c.d. "Pronti per il 55%" (Fit for 55%) sono stati esaminati dalla Camera dei Deputati nella scorsa legislatura.
In particolare, la Commissione Ambiente ha avviato nel dicembre 2021 l'esame congiunto delle proposte relative alla riforma del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS), (
COM(2021)551
), al contributo del trasporto aereo alla riduzione delle emissioni (
COM(2021)552
), alla revisione dei regolamenti sulle emissioni nel settore dell'uso del suolo, della silvicoltura e dell'agricoltura, (
COM(2021)554
) e sulla c.d. condivisione degli sforzi (
COM(2021)555
), e per l'istituzione di un Fondo sociale per il clima (
COM(2021)568
). Il
25 maggio 2022
Commissione ha approvato quattro distinti documenti finali (sulle proposte
COM(2021)551
,
COM(2021)554
,
COM(2021)555
,
COM(2021)568
).
Le commissioni Ambiente e Trasporti hanno esaminato la proposta di regolamento (
COM(2021)556
) volta a rivedere la normativa che stabilisce i livelli di emissione di CO2 delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri di nuova fabbricazione approvando un documento finale il
30 maggio 2022
.
Le commissioni Ambiente e Attività Produttive hanno esaminato la proposta di regolamento per l'introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (
COM(2021)564
), approvando il
30 maggio 2022
un documento finale, nonché la proposta di direttiva per la modifica della normativa sull'energia da fonti rinnovabili (
COM(2021)557
), approvando il
23 giugno 2022
è stato approvato il relativo documento finale.
Infine, la commissione Attività Produttive ha avviato il 13 aprile 2022 l'esame della proposta di revisione della direttiva in materia di prestazione energetica nell'edilizia (
COM(2021)802
) senza addivenire alla approvazione del documento finale.
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