L'azione esterna e la Politica estera e di sicurezza comune dell'UE 9 novembre 2022 |
Basi giuridiche, organi e procedure |
Basi giuridiche
Il Trattato di Lisbona, pur abolendo la struttura "a tre pilastri" dei precedenti trattati, ha mantenuto la politica estera separata dalle altre politiche dell'UE. L'azione esterna dell'Unione e la
Politica estera e di sicurezza comune (PESC) sono disciplinate dal Titolo V del Trattato sull'Unione europea (TUE).
Recita l'articolo 21, paragrafo 1, del TUE che:
"L'azione dell'Unione sulla scena internazionale si fonda sui principi che ne hanno informato la creazione, lo sviluppo e l'allargamento e che essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo: democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. L'Unione si adopera per sviluppare relazioni e istituire partenariati con i Paesi terzi e con le organizzazioni internazionali, regionali o mondiali, che condividono i suoi principi. Essa promuove soluzioni multilaterali ai problemi comuni, in particolare nell'ambito delle Nazioni Unite. ".
Lo stesso articolo 21 dettagli quindi gli
obiettivi dell'azione esterna:
È il
Consiglio europeo ad individuare di volta in volta gli interessi e gli obiettivi strategici dell'UE in materia di azione esterna e di PESC (art. 22 del TUE), su ciò deliberando all'unanimità, a suggello del carattere squisitamente intergovernativo di questa politica.
Corrisponde a questa impostazione la esplicita previsione del ruolo che spetta agli Stati membri, i quali devono "sostenere attivamente e senza riserve la politica estera e di sicurezza dell'Unione in uno spirito di lealtà e di solidarietà reciproca e rispettano l'azione dell'Unione in questo settore. Gli Stati membri operano congiuntamente per rafforzare e sviluppare la loro reciproca solidarietà politica. Essi si astengono da qualsiasi azione contraria agli interessi dell'Unione o tale da nuocere alla sua efficacia come elemento di coesione nelle relazioni internazionali."
In generale, le
decisioni del Consiglio vincolano gli Stati membri nelle loro prese di posizione e nella conduzione della loro azione e gli Stati membri provvedono affinché le loro politiche nazionali siano
conformi alle posizioni dell'Unione (art. 29 TUE). Inoltre, gli Stati membri coordinano le rispettive azioni in sede internazionale e difendono le posizioni dell'UE (art. 34, par. 1, TUE).
Anche nel contesto del dibattito su un possibile
seggio europeo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è di particolare interesse la previsione del UE sul ruolo degli Stati membri che siano membri, permanenti e non, del Consiglio di Sicurezza (art. 34, par. 2, TUE), i quali debbono concertarsi e tenere pienamente informati gli altri Stati membri e l'Alto Rappresentante. Inoltre, "gli Stati membri che sono membri del Consiglio di sicurezza difenderanno, nell'esercizio delle loro funzioni, le posizioni e l'interesse dell'Unione, fatte salve le responsabilità che loro incombono in forza delle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite". Infine, "allorché l'Unione ha definito una posizione su un tema all'ordine del giorno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, gli Stati membri che vi partecipano chiedono che l'alto Rappresentante sia invitato a presentare la posizione dell'Unione".
Nel quadro unitario dell'azione esterna dell'Unione europea, il perimetro di competenza della PESC è assai genericamente identificato dal dettato dell'articolo 24, par. 1, TUE come rigaurdante "
tutti i settori della politica estera e tutte le questioni relative alla sicurezza dell'Unione, compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune che può condurre a una difesa comune".
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Istituzioni ed organi della PESC
In tale ambito spetta:
Gli ulteriori
organi che supportano le decisioni del Consiglio e dell'Alto Rappresentante in
ambito di PESC sono:
Il
Parlamento europeo è
consultato regolarmente dall'Alto Rappresentante sui principali aspetti e sulle scelte fondamentali della politica estera e di sicurezza comune ed è tenuto al corrente della sua evoluzione. L'Alto Rappresentante provvede affinché le opinioni del Parlamento europeo siano debitamente prese in considerazione.
La
Corte di giustizia dell'Unione europea non è di norma competente riguardo alle disposizioni relative alla politica estera e di sicurezza comune.
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Procedure
Come recita l'articolo 24 del TUE, in ambito PESC
è esclusa l'adozione di atti legislativi. L'UE può concludere accordi con uno o più Stati o organizzazion internazionali. La disciplina è affidata a
decisioni adottate dal
Consiglio europeo e dal Consiglio all'
unanimità (
salvo limitati casi in cui è prevista la maggioranza qualificata- v. infra)
, su
iniziativa di uno Stato membro,
su proposta dell'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, o
su proposta di quest'ultimo congiuntamente alla Commissione.
In deroga alla
regola generale dell'unanimità, il
Consiglio delibera a
maggioranza qualificata nel settore della Pesc quando adotta una decisione europea – che non abbia implicazioni militari o rientri nel settore della difesa – relativa a:
Se un membro del Consiglio dichiara che, per
vitali ed espliciti motivi di politica nazionale, intende
opporsi all'adozione di una decisione europea che richiede la maggioranza qualificata, non si procede alla votazione. L'Alto Rappresentante cerca, in stretta consultazione con lo Stato membro interessato, una soluzione accettabile per quest'ultimo. In mancanza di un risultato il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può chiedere che della questione sia
investito il Consiglio europeo, in vista di una decisione europea all'unanimità.
Europeo.
L'articolo 31, comma 1, del TUE prevede la cosiddetta "
astensione costruttiva", in base alla quale uno Stato membro può motivare la propria astensione con una dichiarazione formale. In tal caso lo Stato membro in questione non è obbligato ad applicare la decisione, ma accetta che essa impegni l'Unione e si astiene da azioni che possano contrastare o impedire l'azione dell'Unione. Qualora i membri del Consiglio che motivano in tal modo l'astensione rappresentino almeno un terzo degli Stati membri che totalizzano almeno un terzo della popolazione dell'Unione, la decisione non è adottata (art. 31, par. 1, TUE).
Quanto al finanziamento della PESC, le sue spese amministrative sono a carico del bilancio dell'Unione, come pure quelle relative ad operazioni eccetto quelle che abbiamo implicazioni nel settore militare o della difesa, a meno che il Consiglio non deliberi diversamente. Quando non sono a carico del bilancio dell'Ue le spese sono a carico degli Stati membri secondo un criterio di ripartizione basato sul Prodotto nazionale lordo.
Il
Parlamento europeo è consultato regolarmente dall'Alto Rappresentante sui principali aspetti e sulle scelte fondamentali della politica di sicurezza e di difesa comune. Il Parlamento europeo può rivolgere interrogazioni o formulare raccomandazioni al Consiglio e all'Alto Rappresentante. Esso procede due volte all'anno ad un dibattito sui progressi compiuti nell'attuazione della politica estera e di sicurezza comune, compresa la politica di sicurezza e di difesa comune. (art. 36 TUE).
Il Parlamento europeo, in quanto codecisore insieme al Consiglio sul bilancio dell'UE, esercita inoltre un
controllo sul bilancio della PESC.
Un esercizio di
controllo parlamentare da parte deli Stati membri ha luogo nella
Conferenza interparlamentare per la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Politica comune di sicurezza e difesa (PSDC) che si riunisce
due volte l'anno, sotto la presidenza del Parlamento dello Stato che esercita la Presidenza del Consiglio dell'UE, in cooperazione con il Parlamento europeo.
La Conferenza, che dispone di un proprio regolamento, è composta da delegazioni dei
Parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione europea (6 rappresentanti per ogni Parlamento, 3 per ogni Camera nei Parlamenti bicamerali) e del
Parlamento europeo (16 rappresentanti). La Conferenza può
adottare per consenso conclusioni non vincolanti.
Il regolamento della Conferenza prevede, inoltre, che l'Alto Rappresentante sia invitato a presentare le priorità e le strategie dell'UE in materia di PESC e PSDC alle riunioni della Conferenza. Nella ormai consolidata prassi di questa Conferenza l'Alto Rappresentante viene sottoposto ad una sorta di question time da parte delle delegazioni nazionali.
L'ultima riunione della Conferenza interparlamentare per la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Politica comune di sicurezza e difesa (PSDC) si è svolta a Praga, dal 4 al 6 settembre 2022, nell'ambito della Presidenza ceca del Consiglio dell'UE; la prossima Conferenza si svolgerà a Stoccolma, dal 2 al 4 marzo 2023, nell'ambito della Presidenza svedese del Consiglio dell'UE.
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La riforma del voto a maggioranza e le proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa sul ruolo dell'UE nel mondo
La pandemia e, da ultimo, la guerra russo-ucraina hanno ridato visibilità al ruolo dell'Unione europea come attore internazionale, ruolo ritenuto ad oggi inadeguato rispetto al livello delle sfide e delle minacce e, soprattutto, dell'aspettativa che la Comunità internazionale nutre nei confronti dell'UE come soggetto promotore di pace e di sicurezza.
Al centro della riflessione si pone la tensione tra voto all'unanimità e a maggioranza qualificata, che segna tutto il processo di integrazione dell'Unione europea. L'introduzione del voto a maggioranza qualificata in ambito PESC necessariamente imporrebbe un ripensamento del ruolo del Parlamento europeo, istituzione ad oggi marginale nel processo decisionale europeo in tale ambito.
Questa tematica, più volte sollevata dalla stessa Commissione europea, è stata posta all'ordine del giorno della Conferenza sul futuro dell'Europa, i cui lavori si sono conclusi il 9 maggio 2022, e che ha discusso sul
ruolo dell'UE nel mondo.
Sul tema della
capacità decisionale dell'UE la Conferenza ha proposto di generalizzare il voto a maggioranza, dunque anche nel campo della PESC, ad eccezione delle decisioni sull'adesione di nuovi Stati membri e di modifiche sui principi fondamentali di cui all'articolo 2 del TUE e della Carta dei diritti fondamentali dell'UE. La Conferenza ha proposto, inoltre, di rafforzare il ruolo dell'Alto Rappresentante per assicurare l'UE parli con una voce sola. In ambito PESC, la Conferenza ha previsto la necessità di lavorare ad una visione forte e ad una strategia comune per preparare l'UE a futuri allargamenti, nonché a
ratificare più rapidamente gli accordi commerciali, senza tuttavia precludere un adeguato esame e dibattito.
La Conferenza ha adottato ulteriori rilevanti proposte in ambito PESC riportate di seguito.
Ridurre la dipendenza dell'UE dagli attori stranieri nei settori economicamente strategici
Ridurre la dipendenza dell'UE dagli attori stranieri nel settore dell'energia
Rafforzare la dimensione etica delle relazioni commerciali e di investimento dell'UE
Rafforzare la dimensione ambientale nelle relazioni commerciali dell'UE con Paesi terzi
Trasparenza dell'UE e relazioni con i cittadini
L'UE come un attore forte sulla scena mondiale nel garantire pace e sicurezza
L'UE come attore forte sulla scena mondiale nell'instaurare relazioni con Paesi terzi
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Lo scenario geopolitico della Bussola strategica dell'UE
Il rinvio operato dalla Conferenza sul futuro dell'Europa alla
Bussola Strategica (Strategic Compass) quale orizzonte concettuale per la PESC-PSDC, rende opportuno un approfondimento su questa importante strategia elaborata dall'Alto Rappresentante Borrell e approvata dal Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022.
Partendo da premesse concettuali incentrate sul salto di qualità derivante dall'invasione russa dell'Ucraina, la Bussola mira a rendere
l'UE garante della sua stessa sicurezza, in grado di proteggere i cittadini europei e di contribuire alla pace e alla sicurezza internazionali, in modo complementare alla NATO. Essa copre tutti gli aspetti della politica di sicurezza e di difesa ed è strutturata attorno a
quattro pilastri: azione, investimenti, partner e sicurezza.
Sul terreno dell'impostazione geopolitica, la Bussola inquadra l'iniziativa russa come espressione di una volontà di potenza militare, finalizzata a ristabilire una propria sfera d'influenza e senza considerazione del diritto internazionale umanitario. Anche al di là della guerra in Ucraina, il quadro geopolitico complessivo è tratteggiato in termini molto problematici: il mondo è sempre meno libero e il quadro delle minacce è in continua crescita; i diritti umani e i valori democratici sono minacciati; il multilateralismo è messo in discussione dai Paesi che promuovono il ritorno della "politica della forza"; i focolai di instabilità regionale sono sempre più intrecciati a minacce non convenzionali e rivalità tra potenze sul piano geopolitico; il cyber e lo spazio sono sempre più campi di concorrenza strategica, con importanti ricaduta su difesa e sicurezza; mentre i cambiamenti climatici e le crisi sanitarie mettono a dura prova società e Stati.
Oltre ai tradizionali punti di crisi nel vicinato più immediato (dai Balcani occidentali al Nord Africa, dal Mediterraneo orientale al Medio Oriente al confine orientale) e alla minaccia terroristica, nuovi scenari di tensione si aprono anche in regioni più lontane dall'Europa, come l'
Indo-pacifico. Le
minacce ibride, come la disinformazione, l'interferenza nei processi elettorali e la strumentalizzazione dei flussi migratori, sono ampiamente utilizzate anche da attori statali.
Un paragrafo è poi dedicato ai
rapporti con la Cina, considerata un partner per la cooperazione, ma anche un concorrente economico e un rivale sistemico. La Cina è sempre più attiva e coinvolta nelle tensioni regionali, e ha una presenza sempre maggiore nel mare e nello spazio, oltre che nel dominio cyber e nelle minacce ibride. L'asimmetria nell'apertura dei mercati e delle società genera molte preoccupazioni, in termini di competizione economica, ma anche di resilienza e di sicurezza. Lo sviluppo della Cina e la sua integrazione nel panorama globale saranno un tema dominante dei prossimi decenni, ma ciò non deve avvenire a scapito della sicurezza collettiva, dell'ordine internazionale basato sulle regole e degli interessi e dei valori europei.
In un contesto internazionale così complesso,
l'UE deve consolidare la propria
capacità di agire e allo stesso tempo rafforzare la propria
rete di alleanze, attorno al ruolo centrale della NATO e al rapporto privilegiato con gli Stati Uniti.
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Posizione dell'UE in relazione alla crisi ucraina
L'UE ha più volte adottato, a livello di
Consiglio europeo, dichiarazioni di
condanna dell'
aggressione militare della Russia, ribadendo il
fermo sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Inoltre, ha adottato un quadro di
sanzioni nei confronti della Russia e approvato il
sostegno militare all'Ucraina.
Il
Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha
riconosciuto le aspirazioni europee dell'Ucraina, concedendole lo
status di
paese candidato all'adesione dell'UE e impegnandosi a contribuire, una volta cessato il conflitto, alla
ricostruzione dell'Ucraina.
Da ultimo, il
Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022 ha ribadito la condanna e il rifiuto
dell'annessione illegale da parte della Russia delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson, dichiarando che, come nel caso della Crimea e di Sebastopoli, l'UE non riconoscerà mai tale annessione illegale, adottata in deliberata violazione della Carta dell'ONU. Il Consiglio europeo ha, inoltre, ricordato che l'UE è pronta a proseguire nel rafforzamento delle misure restrittive nei confronti della Russia, ribadendo che rimarrà al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario, fornendole un sostegno politico, militare e finanziario, anche per il suo fabbisogno di liquidità, e intensificando la propria risposta umanitaria, in particolare in preparazione all'inverno.
In coerenza con questi indirizzi, il Consiglio dell'UU e la Commissione hanno adottato o proposto misure specifiche che si richiamano in estrema sintesi di seguito.
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Il quadro delle sanzioni dell'UE nei confronti della Russia
A partire dal 24 febbraio 2022, il Consiglio dell'UE ha adottato nei confronti della Russia:
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Sostegno militare dell'UE all'Ucraina
Il Consiglio dell'UE, con successive decisioni (di cui l'ultima il 19 luglio 2022), ha stanziato complessivamente
3 miliardi di euro per la fornitura all'Ucraina di attrezzatura militare, a titolo dello
Strumento europeo per la Pace
(European Peace Facility – EPF), di cui
2,82 miliardi di euro destinati a finanziare la fornitura, alle forze armate ucraine, di materiale e piattaforme militari concepiti
per l'uso letale della forza e
180 milioni di euro per il finanziamento per attrezzature e forniture
non concepite per l'uso letale della forza
.
L'EPF è un fondo fuori bilancio dell'UE del valore di 5,7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 (di cui 3 miliardi di euro, pari a circa più del 50% delle risorse totali, già mobilitatati a favore dell'Ucraina), finanziato mediante contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (l'Italia contribuisce per circa il 12,8%).
Il
Consiglio affari esteri del 17 ottobre 2022 ha
approvato (con la astensione dell'Ungheria) la
decisione che istituisce una
missione dell'UE di addestramento per l'esercito ucraino (
EUMAM Ucraina), con l'obiettivo di contribuire a rafforzarne la capacità di condurre efficacemente operazioni militari per difendere la propria integrità territoriale entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili.
La missione, che dovrebbe diventare operativa a metà novembre 2022, ha l'obiettivo iniziale di formare 15.000 uomini, integrando le attività di formazione già svolte da parte di alcuni Stati membri. Il mandato della missione durerà inizialmente due anni e l'importo di riferimento finanziario per i costi comuni per questo periodo sarà di 106,7 milioni di euro. La missione – che opererà nel territorio degli Stati membri dell'UE e avrà la sua sede operativa all'interno del SEAE a Bruxelles - sarà comandata dal vice ammiraglio Bléjean, direttore della capacità di pianificazione e condotta militare (MPCC) all'interno del medesimo SEAE.
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Assistenza umanitaria
Il Consiglio dell'UE ha adottato, il 4 marzo 2022, la
decisione di esecuzione (UE) 2022/382
con la quale ha attivato per la prima volta il meccanismo della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati previsto dalla direttiva 2001/55/CE. La decisione prevede la possibilità per i cittadini dell'Ucraina e loro familiari in fuga dal Paese di risiedere e muoversi nel territorio dell'UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore (e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, ai sensi della direttiva 2001/55/CE) con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.
La Commissione ha istituito inoltre una piattaforma di solidarietà per coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi e ha presentato il 28 marzo 2022 un
piano
per l'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra contro l'Ucraina.
Il 4 aprile 2022 il Consiglio dell'UE ha adottato il regolamento riguardante l'azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE), con l'obiettivo di stanziare quasi 17 miliardi di euro da destinare agli aiuti ai rifugiati ucraini.
Il 4 ottobre 2022 è stato approvato un regolamento volta ad adeguare ulteriormente la politica di coesione dell'UE per affrontare le conseguenze dell'aggressione russa. In particolare, il regolamento modifica le norme della politica di coesione 2014-2020 e 2021-2027 al fine di velocizzare e agevolare l'aiuto degli Stati membri all'integrazione dei cittadini di Paesi terzi.
Il 19 ottobre 2022, la Commissione europea ha annunciato un nuovo programma per assistenza con rifugi di emergenza e strutture per l'inverno per l'Ucraina, dotato di uno stanziamento di 62,3 milioni di euro, che dovrebbe consentire di offrire protezione ad un massimo di 46.000 persone, e lo stanziamento di ulteriori 175 milioni di euro in assistenza umanitaria per sostenere i più bisognosi in Ucraina (150 milioni di euro) e Moldova (25 milioni di euro). Questo nuovo finanziamento porterà il totale degli aiuti umanitari dell'UE alla guerra della Russia in Ucraina a oltre 500 milioni di euro.
Dal 2014 è operativa EUAM Ukraine, missione europea civile istituita per assistere le autorità ucraine verso riforme nel settore della sicurezza civile, basate sugli standard dell'UE e sui princìpi internazionali di buon governo e diritti umani. Dal marzo 2022 EUAM ha un mandato più ampio in quanto fornisce anche sostegno alle istituzioni ucraine per facilitare il flusso di rifugiati verso gli Stati membri limitrofi, l'ingresso di aiuti umanitari in Ucraina nonché le indagini e il perseguimento dei crimini internazionali.
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Sostegno economico e alla ricostruzione dell'Ucraina
Dall'inizio dell'aggressione russa, l'UE ha intensificato il proprio sostegno all'Ucraina,
mobilitando circa
19,7 miliardi di euro per sostenere l'Ucraina, gran parte dei quali sotto forma di assistenza macrofinanziaria (AMF). Sono stati inoltre erogati altri
620 milioni di euro in sovvenzioni a titolo di sostegno al bilancio per aiutare l'Ucraina a far fronte a bisogni urgenti sul campo.
Inoltre, i paesi dell'UE hanno fornito
3 miliardi di euro in assistenza militare nell'ambito del Fondo europeo per la pace.
Si ricorda che il
2014 e il 2021 l'UE aveva già fornito all'Ucraina un'assistenza finanziaria pari a
1,7 miliardi di euro in sovvenzioni a titolo dello strumento europeo di vicinato,
5,4 miliardi di euro nell'ambito di cinque programmi di assistenza macrofinanziaria sotto forma di prestiti,
194 milioni di euro in aiuti umanitari e
355 milioni di euro a titolo di strumenti di politica estera; la BEI e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo hanno mobilitato a loro
10 miliardi di euro in prestiti.
Il
18 maggio 2022 la
Commissione europea ha presentato un
piano di sostegno all'Ucraina articolato in: un
sostegno finanziario a breve termine, sotto forma di prestiti, con rate a lunga scadenza e interessi agevolati
fino a 9 miliardi di euro
(di cui 6 già erogati); un
quadro di riferimento per la ricostruzione a lungo termine attraverso la creazione di una
Piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina, guidata congiuntamente dall'Ucraina e dalla Commissione europea che fungerebbe da organismo di
governance generale per un
piano di ricostruzione denominato
"RebuildUkraine".
La
Commissione europea ha recentemente
stimato che l'Ucraina avrà
bisogno di 3,5 miliardi di euro al mese nel 2023 per evitare il collasso della propria economia mentre le
esigenze finanziarie per il piano di ricostruzione del Paese, difficilmente quantificabili, secondo i costi attuali ammonterebbero ad almeno
349 miliardi di dollari.
Il
9 novembre 2022, la
Commissione europea, a seguito del mandato ricevuto dal Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022, ha presentato un
pacchetto (
tre proposte legislative, che essere approvati dal Parlamento europeo e dal Consiglio prima di entrare in vigore) relativo al
sostegno finanziario per l'Ucraina per una cifra la
fino a 18 miliardi di euro per tutto il 2023.
Il pacchetto è volto a configurare una assistenza finanziaria stabile, regolare e prevedibile all'Ucraina da parte dell'UE – con una media di 1,5 miliardi di euro al mese – destinate a coprire una parte significativa del fabbisogno di finanziamento a breve termine dell'Ucraina per il 2023, che le autorità ucraine e il Fondo monetario internazionale stimano da 3 a 4 miliardi di euro per mese. Il sostegno proposto dall'UE dovrebbe essere accompagnato da sforzi simili da parte di altri importanti donatori al fine di coprire tutte le esigenze di finanziamento dell'Ucraina per il 2023.
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Attività parlamentare nella XVIII legislatura
A seguito delle
comunicazioni del Presidente del Consiglio pro tempore, Mario Draghi, sugli
sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina,
la Camera
dei deputati ha approvato il
1° marzo 2022 la risoluzione n. 6-00207 che impegna il Governo a:
A seguito delle
comunicazioni del Presidente del Consiglio pro tempore, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022,
la Camera
dei deputati e il
Senato della Repubblica hanno approvato il
23 marzo 2022, rispettivamente, le risoluzioni n. 6-00212
, e
n. 6-00214, n. 2, che impegnano il Governo a:
A seguito delle
comunicazioni del Presidente del Consiglio pro tempore, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2022, il
Senato della Repubblica e
la Camera
dei deputati hanno approvato, rispettivamente il 21 e
22 giugno 2022 le risoluzione
6-00226 e n.
6-00224
, che impegnano il Governo a:
Si ricorda che il
22 marzo 2022 si è svolto un
incontro in video collegamento del Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky con i Presidenti di Camera e Senato e con la partecipazione del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, oltre che alla presenza di deputati e senatori. In tale occasione il Presidente Draghi ha affermato la volontà di
disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell'Ucraina all'Europa, che sarà lungo e richiederà le riforme necessarie, affermando che
l'Italia vuole l'Ucraina nell'Unione europea.
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L'allargamento dell'UE |
La riforma della procedura dei negoziati di adesione
Il
Consiglio affari generali del 25 marzo 2020 ha approvato una
riforma della procedura dei negoziati di adesione che prevede in particolare:
un sistema di incentivi per i Paesi più meritevoli, quali l'integrazione graduale nelle politiche e nel mercato dell'UE e la partecipazione ai programmi dell'UE, e analogamente, misure correttive per l'eventuale stallo o regresso grave o prolungato nell'attuazione delle riforme, con la possibilità di sospendere i negoziati.
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Ultimi sviluppi del processo di allargamento dell'UE
Il
Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha
riconosciuto la prospettiva europea dell'Ucraina, della Repubblica di Moldova e della Georgia,
decidendo di
concedere lo status di Paese candidato all'Ucraina e alla Moldova e affermando di essere pronto a concedere alla Georgia lo
status di Paese candidato una volta che saranno state affrontate le priorità specificate nel parere della Commissione sulla domanda di adesione della Georgia.
Il Consiglio europeo ha, altresì, affermato che i
progressi di ciascun Paese verso l'Unione europea dipenderanno dai
rispettivi meriti nel soddisfare i criteri di Copenaghen,
tenendo conto della capacità dell'UE di assorbire nuovi membri.
Per quanto riguarda i
Balcani occidentali, il Consiglio europeo
del 23 e 24 giugno 2022 ha:
Al riguardo si segnala che il 19 luglio 2022 sono stati avviati i negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord. In tale data il Consiglio dell'UE, infatti, ha adottato delle conclusioni con le quali ha approvato i mandati per l'avvio dei negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord.
Il Ministro degli esteri del Kosovo (l'unico paese dei Balcani che non ha ancora presentato la domanda di adesione all'UE), Donika Gërvalla, il 26 luglio 2022 ha dichiarato che il Kosovo intende presentare domanda di adesione all'UE entro la fine del 2022.
La Commissione europea, il 12 ottobre 2022, ha raccomandato al Consiglio dell'UE di concedere alla Bosnia ed Erzegovina lo
status di Paese candidato all'adesione.
Il
prossimo vertice UE-Balcani occidentali si svolgerà a Tirana (Albania) il
6 dicembre 2022.
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Attività parlamentare nella XVIII legislatura
Al tema dell'integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali ha dedicato particolare attenzione la
III Commissione (Affari esteri e comunitari) della Camera dei deputati a partire dall'approvazione il 5 maggio 2021, all'unanimità, della
risoluzione 8-00114 Fassino sull'integrazione dei Paesi dei Balcani Occidentali nelle istituzioni euroatlantiche.
Successivamente, la stessa Commissione ha approvato il 22 settembre 2021 all'unanimità la
risoluzione n. 8-00136 Fassino sulla strategia di integrazione europea dei Balcani occidentali.,
Il 5 aprile del 2022 è stata approvata, infine la
risoluzione n. 7-008215 Fassino sull'integrazione europea di Ucraina, Georgia, Moldova e dei Paesi dei Balcani Occidentali.
Nel corso della XVIII legislatura numerosi sono stati gli incontri della Commissione con personalità internazionali dedicate al tema (in primis Rappresentante Speciale UE per il dialogo Belgrado-Pristina e altre questioni regionali riferite ai Balcani Occidentali, Miroslav Lajcak, e Inviato Speciale degli Stati Uniti d'America per i Balcani occidentali, Gabriel Escobar).
La III Commissione ha anche svolto il
seminario istituzionale "Balcani Occidentali: tra multipolarismo e processo di integrazione europea", tenutosi in videoconferenza 26 aprile 2021, e la
riunione interparlamentare con i Presidenti delle Commissioni esteri dei Parlamenti dei Balcani Occidentali "Sul futuro dell'integrazione europea dei Balcani Occidentali alla luce della Dichiarazione di Brdo del 6 ottobre 2021".
La
Camera dei deputati, nella
risoluzione n.6-00612 (Serracchiani e altri) - adottata il
23 marzo 2022 a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022 - ha impegnato il Governo, in particolare, a "
sostenere il processo di adesione dei Balcani Occidentali all'Unione europea e, in questo contesto, contribuire alla stabilità sociale e politica in Bosnia-Erzegovina attraverso tutti gli strumenti politici, economici e diplomatici dell'Unione europea".
Da ultimo, al termine del dibattito sulle comunicazioni del Presidente Draghi in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022, il
Senato e la Camera hanno approvato, rispettivamente il
21 e 22 giugno, la risoluzione n.
6 -00226 e la risoluzione n.
6-00224, che - con identico testo – hanno impegnato il Governo "
a
supportare le domande di adesione all'Unione europea di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia, in un quadro di rispetto dei criteri di Copenaghen, e accelerare il percorso di adesione all'Unione europea dei Paesi dei Balcani Occidentali.
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La Comunità politica europea
Il 6 ottobre 2022 si è svolta a Praga la
prima riunione della
Comunità politica europea con la partecipazione di
44 Stati europei, di cui
27 Stati membri dell'UE,
7 Paesi candidati all'adesione (
Albania, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Moldova, Turchia, Ucraina), 2 Paesi che hanno presentato domanda di adesione, ma non hanno ancora lo
status di paese candidato (
Bosnia Erzegovina, Georgia
), 1 Paese che non ha ancora presentato domanda di adesione
(Kosovo) e 7 Stati europei non facenti parte dell'UE e non coinvolti nel processo di adesione all'UE (
Armenia, Azerbaigian, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Regno Unito, Svizzera).
La riunione, che si è aperta con un discorso in videoconferenza del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è stata dedicata a due temi:
Si ricorda che il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022, nell'ambito di una discussione strategica sulle relazioni dell'Unione europea con i suoi partner in Europa, ha adottato delle
conclusioni nelle quali indica che
l'obiettivo della Comunità politica europea è quello di promuovere il dialogo politico e la cooperazione per affrontare questioni di interesse comune in modo da rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo. Tale quadro non sostituirà le politiche e gli strumenti esistenti dell'UE, in particolare l'allargamento, e rispetterà pienamente l'autonomia decisionale dell'Unione europea.
La proposta di istituire una Comunità politica europea è stata inizialmente formulata dal Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, il 9 maggio 2022, nel suo discorso pronunciato al Parlamento europeo, a Strasburgo, per l'evento finale della Conferenza sul futuro dell'Europa. In tale occasione, il Presidente della Repubblica francese ha richiamato la necessità di ripensare la geografia e l'architettura del continente europeo, rilevando che l'UE non può rappresentare l'unico modo di strutturarlo, anche in considerazione del fatto che il processo di adesione all'UE può durare decenni, ed ha avanzato la proposta di una Confederazione europea, che dovrebbe costituire una comunità politica europea più ampia rispetto all'UE. La proposta è stata poi ripresa dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in un discorso pronunciato il 18 maggio 2022 al Comitato economico e sociale dell'UE, aveva prospettato la creazione di una Comunità geopolitica europea, con l'obiettivo di approfondire le convergenze e la cooperazione per affrontare le sfide comuni della pace, della stabilità e della sicurezza europea. A tale comunità dovrebbero essere associati i paesi dei Balcani occidentali e i paesi del partenariato orientale e tutti gli altri paesi del continente europeo.
La Presidenza francese del Consiglio dell'UE ha presentato il 15 giugno 2022 un non paper in cui si indica che la creazione di una Comunità politica europea dovrebbe costituire un forum di coordinamento, per rispondere alle sfide che tutti i paesi del continente europeo si trovano ad affrontare, quali: politica estera e di sicurezza; cambiamento climatico e fornitura di energia e altre materie prime; sicurezza alimentare; sviluppo delle infrastrutture e interconnessione; mobilità; migrazione; lotta alla criminalità organizzata; rapporti con gli altri attori geopolitici.
Le riunioni della Comunità politica europea si svolgeranno ogni sei mesi. È previsto che la prossima si svolga nella primavera del 2023 a Chishinau, in Moldova. Le successive riunioni della Comunità politica europea si svolgeranno, sulla base di un principio di alternanza tra Stati membri dell'UE e Stati non membri - in Spagna (autunno 2023) e nel Regno Unito (primavera 2024).
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Il partenariato con il Mediterraneo
I Paesi coinvolti nella politica dell'UE per il vicinato meridionale sono: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria e Tunisia.
La politica dell'UE si è finora articolata nell'insieme delle politiche bilaterali tra l'Unione europea e ciascuno dei dieci Paesi partner, nonché di un quadro di cooperazione regionale, che avviato nel 1995 come Partenariato euromediterraneo (c.d. Processo di Barcellona) è poi evoluto nel 2008 nell''Unione per il Mediterraneo.
Si ricorda, infatti, che la politica europea di vicinato meridionale dell'UE si inquadra nell'ambito della più ampia politica di vicinato (PEV) articolata in una politica per il partenariato orientale rivolto ai Paesi dell'Europa orientale (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova, Ucraina) e nella politica per i Paesi del vicinato meridionale (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia). Mentre la politica per il partenariato orientale è stata condotta, pur con differenziazioni tra i singoli Paesi, sulla base di una cornice comune, la politica per il vicinato meridionale nell'ultimo decennio si è sviluppata - anche a causa di una maggiore eterogeneità delle situazioni e delle aspirazioni dei Paesi del vicinato meridionale - sulla base di una impostazione bilaterale con ciascun Paese, senza la definizione di un vero e proprio quadro comune europeo. In tale contesto, la Commissione europea presieduta dalla Presidente Ursula con der Leyen ha indicato la necessità di dare nuovo impulso alla sua politica nei confronti dei Paesi del vicinato meridionale attraverso l'avvio di un processo volto a definire le priorità strategiche dell'UE.
Gli accordi di associazione costituiscono la base giuridica delle relazioni bilaterali dell'Unione europea con Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Autorità nazionale palestinese e Tunisia. L'accordo di associazione siglato con la Siria prima della violenta repressione delle proteste cittadine da parte del Governo siriano nel 2011, non è mai stato firmato. I negoziati per un accordo quadro UE-Libia sono stati sospesi nel febbraio 2011 e non sono ancora ripresi.
Nel quadro della politica di vicinato, l'Unione europea e i suoi partner meridionali (ad eccezione della Libia e della Siria) hanno adottato piani d'azione bilaterali che riflettono le esigenze, gli interessi e le capacità dell'Unione europea e di ciascun partner e mirano in particolare allo sviluppo di società democratiche, eque e inclusive dal punto di vista sociale, alla promozione dell'integrazione economica e dell'istruzione, allo sviluppo delle piccole e medie imprese e dell'agricoltura e all'agevolazione della circolazione transfrontaliera delle persone.
L'Unione europea, inoltre, sta cercando di far progredire l'accesso al mercato dei suoi partner meridionali. Sono in corso negoziati in vista di accordi di libero scambio globali e approfonditi con il Marocco e con la Tunisia.
Al fine di migliorare la cooperazione con i suoi partner meridionali in materia di migrazione e mobilità, l'UE ha concluso partenariati per la mobilità con il Marocco, la Tunisia e la Giordania e sono in corso negoziati con il Libano.
Inoltre, una serie di iniziative regionali e bilaterali in materia di migrazione e mobilità è finanziata nell'ambito del Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per l'Africa, sezione Africa settentrionale a favore di Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia.
Il Fondo fiduciario regionale dell'UE in risposta alla crisi siriana, il «Fondo Madad», fornisce sostegno ai rifugiati siriani, agli sfollati interni e alle comunità locali in Libano, Giordania ed Egitto.
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La nuova Agenda per il Mediterraneo dell'UE
Il Consiglio europeo del 16 dicembre 2021 ha adottato delle
conclusioni
nelle quali ha ribadito la sua determinazione a rinnovare e rafforzare il partenariato dell'UE con il vicinato meridionale invitando il Consiglio e la Commissione ad accelerare i lavori relativi alla Agenda per il Mediterraneo.
L'
Agenda per il Mediterraneo
è stata presentata dalla Commissione europea e dall'Alto Rappresentante il 9 febbraio 2021, insieme con un
piano di investimenti economici
per stimolare la ripresa socioeconomica a lungo termine nel vicinato meridionale.
Per l'attuazione dell'Agenda si prevede uno stanziamento fino a 7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, nell'ambito del nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell'UE (NDICI). A giudizio della Commissione tale importo potrebbe mobilitare fino a 30 miliardi di euro di investimenti privati e pubblici nella regione nei prossimi dieci anni.
La nuova Agenda si incentra su 5 settori d'intervento:
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Attività parlamentare nella XVIII legislatura
La III Commissione Affari esteri ha approvato, il 3 agosto 2021, un
documento finale
sulla comunicazione congiunta della Commissione e dell'Alto Rappresentante "Partenariato rinnovato con il vicinato meridionale Una nuova agenda per il Mediterraneo (JOIN (2021) 2)".
La stessa Commissione affari esteri ha, altresì svolto un'
indagine conoscitiva sulla politica estera dell'Italia per la pace e la stabilità nel Mediterraneo
,
nell'ambito della quale ha audito, tra gli altri, con particolare riferimento al ruolo dell'UE nella regione, il Commissario europeo per la Politica di Vicinato e per la Politica di Allargamento, Olivér Várhelyi (
10 settembre 2020
) e il l Vice Direttore Esecutivo Medio Oriente e Nord Africa del Servizio europeo per l'azione esterna dell'UE (SEAE) Carl Hallergard, con riferimento al Vicinato meridionale (
17 marzo 2021
).
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Le relazioni tra l'UE e la Libia
L'UE
è uno dei maggiori fornitori di assistenza in Libia, allo scopo di aiutare il popolo libico a tornare alla pace e a riprendere la transizione verso la democrazia. I progetti dell'UE mirano a rafforzare la società civile, i diritti umani e la libertà dei media, la governance democratica, i servizi sanitari e la risposta alla COVID-19, l'imprenditorialità, l'emancipazione dei giovani e la parità di genere. Una parte importante del sostegno dell'UE alla Libia è destinata alla protezione e all'assistenza di migranti, rifugiati e gruppi vulnerabili, al sostegno delle comunità libiche che ospitano un numero particolarmente elevato di migranti e alle azioni per la gestione delle frontiere.
L'UE ha anche azioni e missioni PSDC dedicate per aiutare la Libia a tornare alla pace e alla stabilità:
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Sostegno politico
L'UE collabora strettamente con le Nazioni Unite ed è attivamente impegnata nel Processo di Berlino per la Libia, guidato dall'ONU e volto a ripristinare la pace e la stabilità nel Paese. A seguito delle Conferenze di Berlino sulla Libia del gennaio 2020 e del giugno 2021 e della Conferenza di Parigi del novembre 2021, l'UE ha adottato sanzioni contro i guastatori del processo politico, i violatori dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale e i trafficanti di esseri umani.
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Assistenza dell'UE
Nel complesso, l'assistenza dell'UE alla Libia ha raggiunto circa 700 milioni di euro nel periodo 2014-2020. Tali risorse provengono da diversi strumenti di finanziamento esterno e principalmente dall'assistenza bilaterale nell'ambito dello Strumento europeo di vicinato, dai fondi del Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per l'Africa, dallo Strumento che contribuisce alla stabilità e alla pace (IcSP) e dall'assistenza umanitaria.
Nello specifico, tra il 2014 e il 2020, l'UE ha stanziato circa 98 milioni di euro di assistenza bilaterale alla Libia nell'ambito dello Strumento europeo di vicinato e 82 milioni di euro nell'ambito dello Strumento che contribuisce alla stabilità e alla pace (IcSP). I progetti in corso nell'ambito dello stesso strumento ammontano a 46,75 milioni di euro a sostegno della risposta alle crisi in Libia. L'assistenza bilaterale dell'UE si concentra sui settori riguardanti la governance, lo sviluppo economico, il processo elettorale, la salute, la società civile e i giovani, la mediazione e la stabilità, lo sminamento e la lotta alla disinformazione.
L'UE ha stanziato circa 455 milioni di euro nell'ambito della finestra Nord Africa del Fondo fiduciario d'emergenza dell'UE per l'Africa (EUTF), facendo della Libia il suo principale beneficiario. Oltre la metà dei finanziamenti è destinata alla protezione di migranti, rifugiati e persone vulnerabili, un terzo alla stabilizzazione delle comunità nei comuni libici e il resto ad azioni per la gestione delle frontiere, che hanno l'obiettivo di salvare le vite di coloro che intraprendono viaggi pericolosi via mare o via terra.
L'UE ha stanziato circa 59 milioni di euro nell'ambito dell'EUTF per sostenere le autorità libiche preposte alla gestione delle frontiere, le attività di ricerca e soccorso (SAR) in mare e a terra e le attività di contrasto. L'importo copre la ristrutturazione di strutture quali il centro di coordinamento del soccorso marittimo, il centro di coordinamento nazionale, le navi SAR, le attività di manutenzione, i veicoli, le attrezzature di comunicazione e i kit igienici, nonché il rafforzamento delle capacità, con un approccio basato sui diritti umani.
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L'operazione militare dell'UE nel Mediterraneo (EUNAVFOR MED IRINI)
L'UE ha avviato dal 31 marzo 2020 l
'
operazione militare nel Mediterraneo IRINI ("pace" in greco) con il compito principale di contribuire
all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia.
Per svolgere tale attività, l'operazione impiega mezzi aerei, satellitari e marittimi e può svolgere ispezioni sulle imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia.
Alla missione partecipano, con contributi di diversa natura,
24 Stati Membri (
tutti, tranne Danimarca, Spagna e Malta). Il comando dell'operazione è a
Roma, presso l'aeroporto militare di Centocelle.
L'operazione non ha un raggio di azione predeterminato, anche se le sue attività sono tendenzialmente concentrate sulla
parte orientale della costa libica, in particolare nella zona di alto mare antistante la Cirenaica, nella quale maggiormente si concentrano i traffici di armi. La missione non può operare all'interno delle acque territoriali libiche.
Oltre al compito di attuare l'embargo sulle armi, IRINI ha anche alcuni
compiti secondari, che sono (in quest'ordine di priorità):
L'operazione è posta
sotto il controllo e la direzione strategica del Comitato Politico e di Sicurezza (PSC), sotto la responsabilità del Consiglio dell'Unione europea e dell'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vice presidente della Commissione europea. Il Comitato politico e di sicurezza dell'UE (composto dai rappresentanti degli Stati)
riconferma ogni 4 mesi l'operazione, a meno che, sulla base di prove fondate, non valuti che lo schieramento navale stia producendo un
effetto di attrazione dei flussi migratori (cosiddetto "
pull factor"). In questo caso gli Stati possono decidere di interrompere le attività. Ovviamente gli assetti navali di IRINI, in virtù delle norme internazionali del mare, hanno comunque l'obbligo di condurre le
operazioni di salvataggio che si rendessero necessarie nelle zone in cui operano.
L'operazione IRINI ha la disponibilità di una serie di assetti operativi, forniti dagli Stati partecipanti, che variano nel corso dei mesi, in base a criteri di rotazione e alle effettive disponibilità. Attualmente l'operazione dispone di: a) 3 navi: la fregata ITC Grecale (Italia), e la fregata
FS Commandant Bouan (Francia); b) 6 velivoli per il pattugliamento aereo, forniti da Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo e Polonia, oltre ad un velivolo senza pilota messo a disposizione dall'Italia.
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La posizione dell'UE sul processo di pace in Medio Oriente
Nell'ambito del
processo di pace in Medio Oriente, l'Unione Europea ha costantemente espresso le sue preoccupazioni per gli sviluppi sul campo, che minacciano di rendere impossibile
una soluzione a due Stati,
l'unica soluzione possibile al conflitto.
Più specificamente,
l'UE ha più volte ribadito che:
Si ricorda che l'UE ha definito la sua politica sul Medio Oriente in una serie di dichiarazioni pubbliche di alto livello, sin dalla Dichiarazione di Venezia del 1980 con la quale ha riconosciuto il diritto alla sicurezza e all'esistenza di tutti gli Stati della regione, compreso Israele, e la necessità di soddisfare i diritti legittimi del popolo palestinese. In ultimo, si ricorda che l'UE, insieme alle Nazioni Unite, agli Stati Uniti e alla Federazione Russa, è membro del "Quartetto" che nel 2002 ha lanciato una "road map per la pace" volta a risolvere il conflitto. La Roadmap sottolinea la necessità di costruire le istituzioni palestinesi e la ripresa economica, al fine di rafforzare la forza e la vitalità del futuro Stato palestinese. L'UE ha accolto l'Iniziativa di pace araba – inizialmentre proposta nel 2002 al vertice di Beirut dalla Lega Araba e poi ribadita al vertice di Riyad nel 2007 - come un contributo significativo da parte dei Paesi arabi.
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Recenti sviluppi delle relazioni UE - Africa
A conclusione del
6°
vertice Unione europea – Unione africana, che si è svolto a Bruxelles il
17 e 18 febbraio 2022 è stata approvata una
dichiarazione congiunta relativa alla
nuova strategia comune UE-Africa nella quale l'UE e l'Unione africana si impegnano alle seguenti iniziative:
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Recenti sviluppi delle relazioni UE - Stati Uniti
Il
15 giugno 2021 si è svolto un
vertice UE- Stati Uniti, al termine del quale i leader hanno adottato una
dichiarazione congiunta con la quale è stata concordata
un'agenda
per la cooperazione UE-Stati Uniti.
La dichiarazione riprende, sostanzialmente le proposte nella comunicazione
"
Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale
" che era stata presentata il 2 dicembre 2020 dalla Commissione e dall'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, a seguito delle elezioni presidenziali americane del 3 novembre 2020.
La dichiarazione indica
l'impegno di UE e Stati Uniti a intraprendere
iniziative comuni per:
Nel corso della
riunione ministeriale del Consiglio UE-USA ad alto livello per il commercio e la tecnologia (TTC), tenutasi a Parigi il
15 e
16 maggio 2022, l'
UE e gli Stati Uniti hanno adottato una
dichiarazione comune nella quale hanno, in particolare
concordato di:
Si segnala che il
27 ottobre 2022 è stata decisa l
'istituzione di una task force USA-UE sull'
Inflation Reduction Act (IRA), una nuova normativa americana che include crediti d'imposta, incentivi e altre disposizioni intese ad aiutare le aziende ad affrontare il cambiamento climatico, aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica; ad avviso dell'Unione europea, essa discriminerebbe i produttori europei, che sarebbero esclusi dalla concessione di
crediti d'imposta sui veicoli elettrici: la
task force è dunque finalizzata ad approfondire tali profili e risolvere la controversia.
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Attività parlamentare nella XVIII legislatura
La III Commissione affari esteri ha adottato l'11 gennaio 2022 un
documento finale
sulla comunicazione congiunta della Commissione e dell'Alto Rappresentante "Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale –JOIN (2020) 22",
La stessa Commissione ha svolto, inoltre, con riferimento alle relazioni tra l'UE e gli Stati Uniti, le audizioni informali dei seguenti soggetti:
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Relazioni dell'UE con la regione dell'Indopacifico e con la Cina |
Relazioni con la regione dell'Indopacifico
La Commissione europea e l'Alto Rappresentante - sulla base degli indicazioni formulate dal Consiglio dell'UE nelle
conclusioni
adottate il 16 aprile 2021 - hanno presentato il 16 settembre 2021 una comunicazione congiunta intitolata "La strategia dell'UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica
JOIN(2021)24
)"
nella quale si indicano una serie di azioni in 7 aree prioritarie nelle quali sviluppare la cooperazione con la regione dell'indopacifico:
Attività parlamentare nella XVIII legislatura
La III Commissione Affari esteri ha approvato il 14 febbraio 2022 un
documento finale
sulla comunicazione "La strategia dell'UE per la cooperazione nella regione indopacifica (JOIN(2021)24".
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Relazioni con la Cina
Il Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022 ha svolto una
discussione di natura strategica sulle relazioni dell'UE con la Cina,
senza adottare conclusioni in merito.
Al termine della riunione, il
Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, partendo dalla constatazione della diversità del funzionamento del sistema politico istituzionale cinese, che pone l'autorità dello Stato al centro, rispetto a quello europeo, sistema democratico fondato sui diritti fondamentali e le libertà della persona, ha dichiarato che
l'UE deve:
Michel, infine, ha indicato che all'interno del Consiglio europeo vi è una convinzione consensuale e convergente, espressa da tutti i 27 leader europei, sull'importanza di
sviluppare l'autonomia strategica dell'UE e al tempo stesso di
rafforzare e diversificare le partnership con il resto del mondo.
Per parte sua, la
Presidente von der Leyen, al termine della riunione del Consiglio europeo, ha evidenziato che si sta assistendo a una
accelerazione di alcune tendenze e tensioni. Il Presidente cinese Xi sta rafforzando il
percorso della Cina verso una maggiore assertività e autosufficienza, volto a stabilire un dominio nell'Asia orientale e la sua influenza a livello globale. Allo stesso tempo, proprio prima dell'invasione russa in Ucraina, la
Cina ha avviato una partnership con la Russia. Tali sviluppi influenzeranno le relazioni UE-Cina e la discussione in seno al Consiglio europeo si è incentrata sulla
necessità per l'UE di essere vigile sulle sue dipendenze dalla Cina, in particolare nell'ambito delle
tecnologie e delle materie prime e quindi sulla priorità di rafforzare le capacità dell'UE e di
diversificare l'approvvigionamento di materie prime verso fornitori affidabili.
Nel corso della riunione del
17 ottobre 2022 il
Consiglio affari esteri ha svolto una discussione sulle relazioni dell'UE con la Cina, riconfermando la
validità dell'approccio multiforme dell'UE nei confronti di un Paese che costituisce un
partner economico, un forte
concorrente e un
rivale sistemico. La discussione in seno al Consiglio si è svolta sulla base di un
documento presentato dal
Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) che individua le seguenti
aree prioritarie per le relazioni dell'UE con la Cina:
Si ricorda che è
ancora sospesa la
firma dell'
Accordo globale sugli investimenti
(CAI), sul quale era stata raggiunta una intesa in linea di principio tra UE e Cina 30 dicembre 2020. Il
Parlamento europeo ha, in particolare, espresso l'intenzione di
non procedere alla ratifica dell'accordo fintanto che la Cina non ritirerà le contro sanzioni adottate dalla Cina in seguito alle sanzioni dell'UE per le violazioni dei diritti umani nella regione autonoma uigura dello Xinjiang
.
Il
22 marzo 2021 l'UE ha adottato
misure restrittive nei confronti di
quattro persone fisiche e un'entità cinesi direttamente responsabili di gravi
violazioni dei diritti umani nella regione autonoma uigura dello Xinjiang. In risposta a queste misure, la
Cina ha imposto contro sanzioni a dieci persone e a quattro entità europee, tra cui
cinque membri del Parlamento europeo e due organi istituzionali dell'UE, la
Sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo e il
Comitato politico e di sicurezza del Consiglio, oltre a due studiosi europei, due gruppi di riflessione in Germania e l'
Alliance of Democracies Foundation in Danimarca.
L'
accordo globale sugli investimenti, promosso su forte
impulso della Presidenza tedesca del Consiglio (II semestre 2020), prevede l'impegno da parte della
Cina a garantire: un livello più elevato di
accesso al mercato per gli investitori dell'UE; un
trattamento
equo alle aziende dell'UE in modo che possano competere in
condizioni di parità in Cina, anche in termini di disciplina per le imprese di proprietà statale, trasparenza dei sussidi e regole contro il trasferimento forzato di tecnologie; il
rispetto di disposizioni sullo sviluppo sostenibile, compresi gli
impegni sul lavoro forzato e la
ratifica delle pertinenti
convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL).
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Il contributo dell'UE per il multilateralismo basato su regole
La Commissione europea e l'Alto Rappresentante hanno presentato il 17 febbraio 2021 una
comunicazione congiunta
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L'attività dell'UE nella cooperazione allo sviluppo
L'UE rappresenta, con i suoi Stati membri, il
principale donatore di aiuti del mondo, con un contributo pari a
70,2 miliardi di euro a favore dell'aiuto pubblico allo sviluppo
nel 2021, pari a circa il 43% dell'aiuto pubblico alla sviluppo globale ed a circa il
0,5% del prodotto interno lordo dell'UE
(l'obiettivo stabilito in ambito ONU è del 0,7% del prodotto interno lordo).
La cooperazione allo sviluppo è una
competenza concorrente dell'UE: l'Unione può condurre una politica comune di sviluppo, purché non impedisca agli Stati membri di esercitare le loro competenze in materia.
L'articolo 208 del Trattato sul funzionamento dell'UE (TFUE) indica come obiettivo principale della politica di sviluppo dell'Unione
la riduzione e, a lungo termine, l'eliminazione della povertà e stabilisce inoltre che l'Unione e gli Stati membri rispettino gli impegni assunti, in tale ambito, nel quadro delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni internazionali competenti.
La politica di sviluppo dell'UE persegue inoltre gli obiettivi dell'azione esterna dell'UE, in particolare quelli stabiliti dall'articolo 21, paragrafo 2, lettera d) del Trattato sull'Unione europea (TUE) di
favorire lo sviluppo sostenibile dei Paesi in via di sviluppo sul piano economico, sociale e ambientale, con l'obiettivo primo di eliminare la povertà.
L'UE nel suo nuovo
consenso europeo in materia di sviluppo adottato nel 2017 stabilisce i princìpi per le Istituzioni dell'UE e per gli Stati membri nella loro cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, per contribuire alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) per il 2030 e del piano d'azione di Addis Abeba, concordato dall'ONU nel 2015, e dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Per contribuire al raggiungimento degli OSS e sfruttare gli investimenti pubblici e privati, l'UE ha istituito il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (EFSD) e il fondo di garanzia EFSD nel 2017. Essi fanno parte del piano per gli investimenti esterni che affronta le sfide poste dallo sviluppo sostenibile nell'Africa subsahariana che riguardano anche le riforme nella regione di vicinato dell'UE.
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Tutela dei diritti umani nei Paesi terzi |
Il nuovo regime dell'UE per le sanzioni in materia di diritti umani
Il Consiglio dell'UE ha adottato il 7 dicembre 2020 una
decisione
e un
regolamento
che istituiscono un nuovo regime globale di sanzioni in materia di diritti umani (in analogia con il cosidetto "Magnitsky Act" del 2016, che autorizza il Governo degli Stati Uniti a sanzionare i funzionari di Governi stranieri in tutto il mondo ritenuti trasgressori dei diritti umani, congelare i loro beni e vietare loro di entrare negli Stati Uniti) che prevede disposizioni che consentono all'UE di prendere misure mirate nei confronti di persone, entità e organismi– compresi soggetti statali e non statali –responsabili di gravi violazioni e abusi dei diritti umani in tutto il mondo, indipendentemente dal luogo in cui avvengono (e quindi a prescindere dai regimi di sanzioni e misure restrittive che l'UE può già adottare nei confronti di un paese terzo, ma che hanno sempre un contesto di applicazione "geografica").
Il quadro per le misure restrittive mirate si applica ad atti quali il genocidio, i crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni o gravi abusi dei diritti umani (ad esempio tortura, schiavitù, uccisioni extragiudiziali, arresti o detenzioni arbitrari).
Anche altre violazioni o altri abusi dei diritti umani possono rientrare nell'ambito di applicazione del regime di sanzioni nella misura in cui tali violazioni o abusi sono diffusi, sistematici o comunque motivo di seria preoccupazione per quanto concerne gli obiettivi di politica estera e di sicurezza comune stabiliti nel Trattato. Spetterà al Consiglio dell'UE, all'unanimità (come già per le sanzioni di natura "geografica"), redigere, riesaminare e modificare l'elenco delle sanzioni su proposta di uno Stato membro o dell'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
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Gli altri strumenti dell'UE per la tutela dei diritti umani nelle relazioni esterne
L'Unione europea ha a disposizione
diversi strumenti per promuovere i diritti umani nei Paesi terzi, in primo luogo gli strumenti tipici della politica estera e di sicurezza comune (PESC), vale a dire le
decisioni del Consiglio, attraverso le quali vengono imposte misure restrittive – dal divieto di visto per l'ingresso nell'UE al congelamento dei beni eventualmente posseduti in Stati membri - nei confronti dei responsabili di violazioni gravi dei diritti umani.
Altri
strumenti sono quelli tipici
della politica estera e diplomazia tradizionale, vale a dire rimostranze diplomatiche e dichiarazioni. Anche le
conclusioni del Consiglio possono ugualmente affrontare la questioni dei diritti umani. Tali strumenti sono largamente utilizzati per
richiamare i Governi o altre parti
al rispetto dei diritti umani e
per manifestare preoccupazioni su diverse questioni, tra le quali la protezione dei difensori dei diritti umani, detenzioni illegali e sparizioni forzate, condanne alla pena capitale, casi di torture, protezione dei bambini e dei rifugiati, diritto a libere elezioni. Tra gli strumenti adottati dall'UE in materia di tutela e promozione dei diritti umani si segnalano anche le iniziative e gli
interventi nei consessi internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite, dal Consiglio d'Europa e dall'OSCE.
In aggiunta a quelli sopraindicati, nel corso del tempo l'UE ha disegnato nuovi strumenti nell'ambito della PESC, a cominciare da
linee guida specifiche adottate
per costituire il quadro generale della protezione e della promozione dei diritti umani nei Paesi terzi e per consentire, se necessario, di assumere azioni comuni e di condurre interventi rapidi e coerenti in caso di violazioni.
Nell'ambito delle sopraindicate linee guida, assumono particolare rilevanza quelle relative ai dialoghi in materia di diritti umani con i Paesi terzi, sulla cui base l'UE si è impegnata in
dialoghi specifici sui diritti umani con diversi Paesi (
attualmente circa 60).
I dialoghi hanno lo scopo di: raccogliere informazioni sulla situazione dei diritti umani nel paese interessato; esprimere le preoccupazioni dell'UE sulle diverse questioni e ad identificare iniziative concrete per risolverle, in particolare attraverso progetti di cooperazione; discutere questioni di reciproco interesse; rafforzare la cooperazione in materia di diritti umani nei
forum internazionali.
Clausole relative ai diritti umani
Dal 1995 l'UE inserisce una
clausola sui diritti umani negli accordi con i Paesi terzi. La clausola, attualmente
contenuta in accordi con più di 120 Stati e in altri in fase di negoziazione, che può
prevedere la sospensione di parti o dell'intero accordo, costituisce la base della cooperazione sui diritti umani e della loro promozione in tutti i settori interessati da questi accordi.
La clausola forma anche la base giuridica delle misure prese in seguito a violazioni dei diritti dell'uomo: queste possono comprendere la sospensione delle riunioni e dei programmi di cooperazione tecnica con il paese interessato.
La presenza di clausole sul rispetto dei diritti umani è
utilizzata dalla Commissione europea già nella
fase di negoziazione di un accordo con un Paese terzo, per
promuovere il dialogo e il rispetto dei diritti umani da parte del paese terzo contraente.
Al momento, l'UE – preferendo quindi un approccio cooperativo rispetto ad uno sanzionatorio -
non ha mai fatto ricorso alla clausola sul rispetto dei diritti umani
per sospendere un accordo con un paese terzo.
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