La politica dell'UE in materia di sicurezza e difesa 9 novembre 2022 |
Basi giuridiche, organi e procedure
La
Politica di sicurezza e difesa comune (
PSDC) dell'UE è parte integrante della più generale
Politica estera e di sicurezza comune (PESC) ed è disciplinata dal Trattato sull'Unione europea (TUE) in base a
norme e procedure specifiche, rispetto alle altre politiche dell'Unione.
L'
articolo 42 del TUE prospetta la graduale definizione di una politica di difesa comune dell'Unione, su cui il Consiglio europeo delibera all'unanimità.
In base allo stesso articolo la PSDC non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa degli Stati membri; rispetta gli obblighi derivanti dal Trattato del Nord-Atlantico per gli Stati membri che ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite la NATO ed è compatibile con la politica di sicurezza e di difesa comune adottata in tale contesto. Detta, infatti, l'articolo 42 che "Gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell'ambito dell'Organizzazione del Trattato del Nord-Atlantico che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l'istanza di attuazione della stessa".
Il Trattato prevede l'impegno degli Stati membri a migliorare progressivamente le proprie capacità militari e a coordinarne lo sviluppo nell'ambito dell'
Agenzia europea per la difesa.
La
capacità operativa dell'Unione si fonda sul ricorso a mezzi civili e militari, attraverso i quali l'UE può svolgere
missioni al suo esterno per garantire il
mantenimento della pace, la
prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della
sicurezza internazionale, conformemente ai princìpi della Carta delle Nazioni Unite. L'esecuzione di tali compiti si basa sulle capacità fornite dagli Stati membri.
Quanto alle
missioni dell'Unione europea, l'articolo 42 del TUE dispone che il Consiglio può affidare, ai sensi del successivo articolo 44, lo svolgimento di una missione a un gruppo di Stati membri "allo scopo di preservare i valori dell'Unione e di servirne gli interessi". Inoltre, gli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno sottoscritto tra loro impegni più vincolanti in materia ai fini delle missioni più impegnative, possono instaurare una "
cooperazione strutturata permanente (PESCO)" ai sensi del successivo art. 46 del TUE e del Protocollo n. 10, allegato al Trattato. La cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa è stata
avviata l'11 dicembre
2017 (
v.
infra).
L'articolo 42 TUE prevede, infine, una
clausola di mutua assistenza per la quale, qualora uno Stato membro subisca un'aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell'articolo 51 della Carta dell'ONU.
Le decisioni in materia di PSDC, comprese quelle inerenti l'avvio di una missione, non seguono la
procedura legislativa ordinaria. La disciplina è affidata a
decisioni adottate dal Consiglio europeo e dal Consiglio di regola all'
unanimità, su iniziativa di uno Stato membro, su proposta dell'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, o su proposta di quest'ultimo con l'appoggio della Commissione. In particolare, ambito PSDC spetta:
I principali
organi a supporto delle decisioni del Consiglio e dell'Alto Rappresentante in
ambito PSDC sono basati a Bruxelles e sono:
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Il controllo parlamentare sulla PESC/PSDC
Il
Parlamento europeo è consultato regolarmente dall'Alto Rappresentante sui principali aspetti e sulle scelte fondamentali della PSDC. Inoltre, in quanto codecisore insieme al Consiglio sul bilancio dell'UE, il PE esercita un
controllo sul bilancio della PESC-PSDC.
Il controllo parlamentare in tale ambito è svolto anche dalla
Conferenza interparlamentare per la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Politica comune di sicurezza e difesa (PSDC) che si riunisce due volte l'anno, sotto la Presidenza del Parlamento dello Stato che esercita la Presidenza di turno del Consiglio dell'UE, in cooperazione con il Parlamento europeo.
Ala Conferenza, che dispone di un proprio regolamento, partecipano delegazioni dei Parlamenti nazionali (6 rappresentanti per ogni Parlamento, 3 per ogni Camera nei Parlamenti bicamerali) e del Parlamento europeo (16 rappresentanti). La Conferenza può adottare per consenso
conclusioni non vincolanti, che sono trasmesse a tutte le rilevanti Istituzioni europee
Il regolamento della Conferenza prevede, inoltre, che alle riunioni della stessa Conferenza
l'Alto Rappresentante sia invitato a presentare le
priorità e le strategie dell'UE in materia di PESC e PSDC. Nella ormai consolidata prassi di questa Conferenza, l'Alto Rappresentante viene sottoposto ad una sorta di
question time da parte delle delegazioni nazionali.
L'ultima riunione della Conferenza interparlamentare per la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Politica comune di sicurezza e difesa (PSDC) si è svolta a Praga, dal 4 al 6 settembre 2022, nell'ambito della Presidenza ceca del Consiglio dell'UE; la prossima Conferenza si svolgerà a Stoccolma, dal 2 al 4 marzo 2023, nell'ambito della Presidenza di turno svedese.
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Il dibattito sul rafforzamento della difesa europea
La discussione sul rafforzamento della cooperazione europea nel settore della difesa, che aveva avuto una intensificazione già durante il mandato della Commissione europea 2015-2019, ha avuto un'accelerazione per il mutato contesto globale nei Paesi del vicinato europeo e in modo assai deciso dopo l'aggressione militare russa in
Ucraina.
In questo scenario si colloca, dopo un lungo
trend di disimpegno degli USA dal quadrante europeo, il ritorno degli Stati Uniti nella regione, con il progettato rafforzamento della presenza delle forze militari della NATO ai confini dell'Europa orientale.
Anche l'
uscita del Regno Unito dall'UE, uno dei Paesi che in passato aveva manifestato resistenze allo sviluppo di piene capacità militari dell'UE che non fossero sotto l'ombrello della NATO, ha contribuito a
rilanciare le iniziative per la cooperazione in
materia di difesa.
A questo contesto ha dato risposte inizialmente la
Strategia globale - presentata nella scorsa legislatura europea dall'allora Alto Rappresentante, Federica Mogherini - che,
pur riconoscendo il ruolo della NATO per la difesa collettiva, ha affermato che
l'UE deve dotarsi di capacità ed autonomia strategica, sia per contribuire all'Alleanza atlantica sia per agire autonomamente, se e quando necessario. Alla Strategia globale è subentrato il
concept racchiuso nella Bussola strategica dell'UE (
Strategic Compass), elaborata dall'attuale Alto Rappresentante, Josep Borrell (
v. infra).
Le iniziative volte a promuovere una più forte cooperazione europea nel settore della difesa si articolano oggi nei seguenti filoni:
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L'attività recente del Consiglio europeo in materia di PSDC |
La dichiarazione di Versailles
Nella
dichiarazione adottata in occasione del
Consiglio europeo informale
di Versailles, del 10 e 11 marzo 2022, organizzato dalla Presidenza di turno francese
, i Capi di Stato e di Governo dell'UE hanno deciso
di voler assumere maggiori responsabilità per la propria sicurezza.
Con riferimento alla difesa, il Consiglio europeo ha convenuto di:
La dichiarazione di Versailles indica, inoltre, che l'UE deve prepararsi al meglio alle sfide che emergono repentinamente provvedendo a:
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Il Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio 2022
Il Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio 2022, ha adottato delle
conclusioni
in materia di sicurezza e difesa nelle quali, in particolare, ha invitato il Consiglio ad esaminare:
Il Consiglio europeo ha, inoltre, auspicato la presentazione di un programma comune europeo di investimenti nel settore della difesa, compresa la valutazione di un meccanismo per l'esenzione dall'imposta sul valore aggiunto e per i progetti europei nel settore della difesa di grande interesse comune.
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La bussola strategica dell'UE
Il
Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, a un mese dall'aggressione militare russa nei confronti dell'Ucraina, ha approvato la
Bussola strategica per la sicurezza e la difesa, un ambizioso piano di azione finalizzato a far compiere all'UE un salto di qualità rafforzando la politica di sicurezza e di difesa comune entro il 2030. Obiettivo del piano è rendere l'UE garante della sua stessa sicurezza, in grado di proteggere i cittadini europei e di contribuire alla pace e alla sicurezza internazionali, in modo complementare alla NATO. La Bussola copre
tutti gli aspetti della politica di sicurezza e di difesa ed è strutturata attorno a
quattro pilastri:
azione, investimenti, partner e sicurezza.
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Azione
L'UE deve essere capace di rispondere a qualsiasi situazione, agendo in modo rapido ed energico quando scoppia una crisi, con i
partner se possibile e da soli se necessario. A tal fine, si prevede di:
Tale capacità di dispiegamento rapido si dovrebbe basare sull'esperienza dei gruppi tattici dell'UE (
Battlegroups), già operativi ma mai utilizzati, contingenti militari di reazione rapida dell'UE costituiti da circa 1.500 uomini, dispiegabili in 5-10 giorni dalla decisione del Consiglio dell'UE e in grado di svolgere tutte le cosiddette
missioni Petersberg
, elencate all'art. 43 del TUE, per almeno 30 giorni e fino a un massimo di quattro mesi.
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Sicurezza
In tale ambito occorre potenziare la capacità di
prevenire le minacce, garantire un accesso sicuro ai settori strategici e
proteggere i cittadini. A tal fine, si prevede di:
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Investimenti
Gli Stati membri si sono impegnati ad aumentare in modo sostanziale le spese per la difesa per essere all'altezza della ambizione collettiva di ridurre le carenze critiche in termini di capacità militari e civili, nonché per rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea.
Secondo i dati forniti dall'
Agenzia europea della difesa nell'ultimo
rapporto annuale presentato il 6 dicembre 2021,
l'UE nel
2020 ha
speso per la difesa complessivamente
198 miliardi di euro, pari all'
1,5 per cento del PIL dell'UE, con un
incremento del 5 per cento rispetto al 2019. Si segnala che nel corso della XVIII legislatura
la Camera dei deputati ha approvato, il
16 marzo 2022, un
ordine del giorno che impegna il Governo ad avviare
l'incremento delle spese annuali per la difesa verso la soglia del
2 per cento del PIL (pari a circa 38 miliardi di euro, contro i circa 26 miliardi di euro attuali).
Gli Stati membri che superano
l'obiettivo di spesa per la difesa pari al 2 per cento del PIL, fissato in ambito NATO, sono
Grecia (3,76),
Polonia (2,42),
Lituania (2,36),
Estonia (2,34),
Lettonia (2,10),
Croazia (2,03),
Slovacchia (2). Gli Stati membri prossimi all'obiettivo di spesa del 2 per cento sono:
Romania (1,99) e
Francia (1,90).
L'Italia si colloca
all'1,54 per cento, la
Germania all'1,44, gli
Stati Uniti al 3,47 e il Regno Unito al 2,12 (
dati Fonte NATO, aggiornati al 20 giugno 2022, cfr.
Defence Exprendure of Nato Countries 2014-2022).
A tal fine, la Bussola strategica prevede di:
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Partner
Occorre
rafforzare la cooperazione con i partner per affrontare minacce e sfide comuni. A tal fine, si prevede di:
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La cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa (PESCO)
La
cooperazione strutturata permanente (PESCO) nel settore della difesa è stata istituita dal
Consiglio affari esteri dell'UE
l'11 dicembre 2017 con la
decisione (PESC) 2017/2315, sulla base di una proposta presentata da Francia, Germania, Italia e Spagna.
Alla PESCO partecipano
25 Stati membri dell'UE. Non vi partecipa Malta e neanche la Danimarca, che tuttavia, a seguito del referendum del 1° giugno 2022, ha deciso di rimuovere il cosiddetto
opt out sulla difesa europea e quindi, a partire dal 1° luglio 2022, partecipa alla politica di sicurezza e difesa dell'UE e potrebbe quindi presto partecipare anche alla PESCO.
La decisione istitutiva della PESCO stabilisce i seguenti
impegni vincolanti:
Al momento il Consiglio ha approvato
60 progetti, in
7 settori: a) formazione e logistica; b) settore terrestre; c) settore marittimo; d) sistemi aerei; e)
cyber-difesa, comando controllo e comunicazione; f) sistemi abilitanti e interforze; g) spazio.
L
'Italia partecipa a 30 progetti ed ha il ruolo di
coordinatore in 11 di essi:
Ai progetti PESCO
possono essere invitati a partecipare, in via eccezionale, anche Stati terzi. Il Consiglio dell'UE, il 6 novembre 2020, ha quindi autorizzato la
partecipazione di Stati Uniti, Canada e Norvegia al progetto PESCO relativo alla
mobilità militare ed è
in corso di approvazione la decisione del Consiglio dell'UE volta ad autorizzare la
partecipazione del Regno Unito a tale progetto.
Una decisione definitiva potrebbe essere assunta in occasione della riunione del Consiglio Affari esteri dell'UE in programma il 14-15 novembre 2022.
Si ricorda che la Commissione europea e l'Alto Rappresentante hanno presentato il
28 marzo 2018 una comunicazione congiunta relativa ad un
piano d'azione sulla mobilità militare, che prevede una serie di azioni volte a facilitare gli spostamenti delle truppe e delle risorse militari nel territorio dell'UE ed interviene in particolare nei seguenti ambiti: requisiti militari; infrastrutture di trasporto; aspetti normativi e procedurali per l'allineamento della normativa sul trasporto di merci pericolose; semplificazione delle formalità doganali; autorizzazione dei movimenti transfrontalieri. Nell'ultima relazione sull'attuazione del piano d'azione, presentata dalla Commissione europea e dall'Alto Rappresentante il 24 settembre 2021, si sottolinea in particolare che la mobilità militare rimane un settore di punta della
cooperazione rafforzata UE-NATO.
Nell'ambito del
quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sono previsti
finanziamenti per migliorare la mobilità militare per 1.690 milioni di euro, nell'ambito del
meccanismo per collegare l'Europa (CEF-
Connecting Europe Facility), strumento di finanziamento dell'UE volto a promuovere la crescita, l'occupazione e la competitività attraverso investimenti infrastrutturali mirati a livello europeo.
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Il Fondo europeo per la difesa
Il
Fondo europeo per la difesa è stato istituito nell'aprile 2021 all'interno del
bilancio pluriennale dell'Ue per il 2021-2027, con
risorse pari a circa 8 miliardi
di euro, divisi nei due pilastri della
ricerca (con 2,65 miliardi, a patto che non sia ricerca di base) e dello
sviluppo dei progetti (5,3 miliardi).
L'obiettivo generale del Fondo europeo per la difesa è quello di
promuovere la competitività, l'efficienza e la capacità di innovazione della base industriale e tecnologica di difesa europea, contribuendo "all'autonomia strategica dell'Unione e alla sua libertà di azione". Per rendere più efficiente la spesa, il Fondo intende
sostenere prodotti e tecnologie europei, favorendo le economie di scala e la
standardizzazione dei sistemi di difesa.
I progetti sono finanziabili solo se coinvolgono
almeno tre soggetti giuridici diversi (non controllati tra loro) di tre diversi Stati membri.
Il Fondo copre potenzialmente
tutto il ciclo produttivo industriale. I progetti finanziabili possono infatti riguardare: le attività per migliorare le tecnologie della difesa; l'interoperabilità e la resilienza dei prodotti (compresa la protezione dei dati e degli approvvigionamenti); gli studi di fattibilità; la progettazione e lo sviluppo; collaudi, qualificazioni e certificazione; e, infine, le tecnologie per rendere più efficiente il ciclo di vita dei prodotti. Il Fondo è ovviamente pensato in funzione della realizzazione delle priorità concordate tra gli Stati nel quadro della PSDC, anche se possono essere prese in considerazione priorità definiti in altri contesti, a cominciare dalla
NATO, anche per "evitare inutili duplicazioni", a condizione che non sia esclusa
a priori la possibile partecipazione di tutti i paesi UE (anche quelli non NATO).
Il Fondo è in linea di principio riservato alle
imprese aventi sede in un Paese dell'Unione o in un Paese associato (cioè per ora Norvegia e Islanda, in attesa della definizione dei futuri rapporti col Regno Unito) e
non sono controllate da un Paese terzo o da soggetti di Paesi terzi.
È comunque prevista,
a certe condizioni, la partecipazione di aziende stabilite nell'UE ma controllate da Paesi o entità terze.
Tali industrie possono infatti essere ammesse ai finanziamenti se la loro partecipazione sia "necessaria per raggiungere gli obiettivi dell'azione" e se questa partecipazione "non mette a rischio gli interessi di sicurezza dell'Unione e dei suoi Stati membri". Per assicurare la tutela di tali interessi, la partecipazione al progetto deve essere, per così dire, "garantita" dal Paese dove l'azienda è stabilita (anche attraverso strumenti come il
golden power). Le autorità statali dovranno assicurare, in particolare:
a) che il controllo sull'azienda non sarà esercitato in maniera tale da limitare la sua capacità di eseguire e completare l'azione;
b) che i paesi e i soggetti terzi non potranno accedere a informazioni classificate o sensibili;
c) che la proprietà dei risultati del progetto rimarrà nella disponibilità dei beneficiari, non sarà esportata senza autorizzazione e non sarà soggetta a restrizioni da parte dei Paesi o soggetti terzi, anche per un certo periodo dopo la conclusione del progetto. Regole simili valgono anche per le infrastrutture, le attrezzature, i beni e le risorse da impiegare nello svolgimento del progetto (sempre che non vi siano alternative competitive intra-UE).
Per le
attività di ricerca il progetto può essere finanziato anche al 100 per cento. Per le attività di
test, certificazioni e collaudi, la quota di finanziamento può invece arrivare
fino all'80 per cento delle spese complessive. Per
lo sviluppo di prototipi la quota non può eccedere il 20 per cento dei costi, con un incremento progressivo se il progetto è stato già approvato nell'ambito della PESCO o coinvolga
PMI o imprese a media capitalizzazione.
Per essere selezionati i progetti devono essere fortemente
sostenuti anche a livello nazionale, non solo dal punto di vista finanziario. Considerando che i programmi devono essere "sostenibili sul piano commerciale nel medio e lungo termine", il processo di selezione tiene conto della
disponibilità degli Stati membri ad acquistare il prodotto finale. Tale disponibilità diventa elemento essenziale per lo sviluppo di prototipi, per i test e le attività di qualificazione e certificazione dei prodotti.
Una parte di fondi, tra il
4 e l'8 per cento, è destinata a sostenere le cosiddette
"tecnologie di rottura", attività a forte contenuto innovativo che possono essere fornite anche e soprattutto da università e centri di ricerca (in questo modo si favorisce la partecipazione ai progetti degli Stati membri sprovvisti di una significativa industria nazionale di settore).
Sono invece escluse dai finanziamenti le
armi letali autonome (quelle cioè che, ricorrendo all'intelligenza artificiale, "non permettono un adeguato controllo umano sulle decisioni in materia di scelta e intervento nell'esecuzione di attacchi contro l'uomo"), con possibili eccezioni solo per i sistemi di allarme rapido e di contromisure a fini difensivi.
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I progetti selezionati nel primo bando del Fondo europeo della difesa
Il 20 luglio 2022 la Commissione ha annunciato i
progetti selezionati
nell'ambito del primo bando finanziato con il Fondo europeo della difesa, pubblicato nel giugno dello scorso anno. I progetti sono 61, ai quali sono destinati complessivamente 1,2 miliardi di euro. Nei progetti selezionati sono rappresentati tutti i Paesi membri (con l'eccezione della Danimarca, che però – come menzionato - ha recentemente rinunciato alla sua clausola di opt-out dalle questioni di difesa). Si segnala una significativa presenza della Norvegia, Paese associato all'UE, mentre è del tutto assente il Regno Unito. L'avvio dei progetti, con la firma degli accordi con la Commissione, è prevista entro la fine del 2022.
I progetti coinvolgono complessivamente 692 entità, con ruoli ovviamente molto diversi tra loro. I soggetti partecipanti sono in gran parte aziende del settore, anche se non mancano università, enti di ricerca e fondazioni. Le entità italiane sono 156, superate per numero solo dalla Francia (che ne ha 178). Il 43 per cento delle aziende vincitrici sono medio-piccole e si prevede assorbano una quota del 18 per cento dei fondi complessivi (escludendo i sub-fornitori). I progetti nel settore della ricerca sono complessivamente 31, per 322 milioni di euro, mentre quelli relativi alla fase dello sviluppo sono 30, e raccolgono 845 milioni (ai quali devono poi aggiungersi contributi nazionali). Il settore che riceve maggiori contributi è quello aeronautico (con quasi 190 milioni), seguito dai mezzi di combattimento terrestre (154,7 milioni) e marittimo (103,5 milioni). Da segnalare, altresì,che un gran numero dei programmi selezionati è collegato a un progetto già approvato nell'ambito della PESCO (circostanza che consente un incremento della quota finanziata dall'UE).
L'Italia è presente, con imprese, università o istituti di ricerca, in 33 progetti su 61.
Quattro progetti vedono aziende italiane nel ruolo di coordinamento:
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Ulteriori iniziative a sostegno dell'industria europea per la difesa |
Il piano d'azione sulle sinergie tra l'industria civile, della difesa e dello spazio
La Commissione europea ha presentato il
22 febbraio 2021 il
piano d'azione sulle sinergie tra l'industria civile, della difesa e dello spazio i cui principali obiettivi sono:
Nel piano d'azione la Commissione indica che
l'ecosistema industriale aereospaziale e della difesa rappresenta un
fatturato annuale di 376 miliardi di euro, coinvolge circa
44 mila imprese e impiega circa
1,5 milioni di dipendenti.
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Il rafforzamento della base industriale e della competitività del mercato europeo della difesa
Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha poi presentato una
comunicazione
nella quale si analizzano le carenze di investimenti nel settore della difesa e si propongono misure per rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea.
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La proposta di regolamento sugli acquisti centralizzati di materiali d'armamento
Sul modello degli acquisti in comune di vaccini e - in prospettiva - di prodotti energetici, lo scorso
19 luglio 2022 la Commissione europea ha formalizzato la
proposta di un regolamento per
incentivare, anche attraverso una task force dedicata, gli acquisti collaborativi di materiali d'armamento.
L'obiettivo dell'iniziativa è utilizzare l'attuale frangente di crisi per rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea, incentivando le
economie di scala e la produzione di beni con una maggiore standardizzazione (e quindi
più facilmente interoperabili tra le diverse forze armate nazionali).
Lo strumento proposto dalla Commissione sosterrà le azioni dei consorzi composti da
almeno tre Stati membri, che presenteranno
nuovi progetti di appalti comuni o l'
ampliamento di progetti di acquisizione cooperativa avviati dall'inizio della guerra in Ucraina. Sono escluse dai benefici le acquisizioni di prodotti vietati dal diritto internazionale e di armi letali autonome (
escluse anche dai finanziamenti del Fondo europeo per la difesa).
In linea generale lo strumento, mirando al rafforzamento dell'industria europea, sostiene
solo l'acquisto di materiali prodotti da imprese stabilite nell'Unione, che non siano controllate da Paesi terzi o da entità di Paesi terzi. Ci sono però delle
eccezioni, sul modello di quelle previste per l'utilizzo del Fondo europeo della difesa.
La partecipazione di società controllate da soggetti extra UE deve essere "garantita" dal Paese UE di stabilimento, che dovrà assicurare che: a) la partecipazione dell'impresa in questione non contrasta con gli interessi di difesa e sicurezza dell'Ue; b) il controllo sull'azienda non sarà esercitato in maniera tale da limitare la sua capacità di eseguire e completare l'azione; c) i Paesi e i soggetti terzi non potranno accedere ad informazioni classificate o sensibili.
Lo strumento dovrebbe disporre di
500 milioni fino al 2024. I
criteri di valutazione per l'utilizzo dei fondi sono:
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Missioni e operazioni in ambito PSDC
Dal 2003 l'UE ha avviato oltre 30 missioni nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC). Al momento le missioni civili e le missioni/operazioni militari in corso in Europa, Africa e Medio Oriente sono rispettivamente 11 e 7, oltre ad 1 non operativa nel quadro della PSDC.
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Missioni militari (7)
EUFOR ALTHEA, operazione istituita nel 2004 per il mantenimento della sicurezza in Bosnia-Erzegovina;
EUNAVFOR ATALANTA, operazione navale istituita nel 2008 per contrastare le azioni di pirateria sulle coste della Somalia;
EUTM SOMALIA, missione istituita nel 2010 e con sede in Uganda. La missione è parte della strategia europea per il Corno d'Africa ed è volta a contribuire allo sviluppo delle istituzioni preposte al settore della sicurezza in Somalia;
EUTM MALI, missione istituita nel 2013 con lo scopo di fornire, nel sud del Mali, formazione e consulenza militare alle forze armate maliane (
missione attualmente sospesa);
EUTM RCA, missione istituita nel 2016 con l'obiettivo di supportare l'attività formativa a favore delle Forze di Sicurezza della Repubblica centrafricana;
EUNAVFOR MED Operazione Irini, istituita il 31 marzo 2020 ed operativa in mare dal 4 maggio 2020, con il compito principale di contribuire all'attuazione dell'
embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia con mezzi aerei, satellitari e marittimi;
Di particolare interesse per l'Italia, l'operazione militare nel Mediterraneo IRINI ha il compito principale di contribuire all'attuazione dell'
embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia. Per svolgere tale attività, l'operazione impiega mezzi aerei, satellitari e marittimi e può svolgere ispezioni sulle imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia. All'operazione partecipano, con contributi di diversa natura, 24 Stati Membri (tutti, tranne Danimarca, Spagna e Malta). Il comando dell'operazione è a Roma, presso l'aeroporto militare di Centocelle.
L'operazione non ha un raggio di azione predeterminato, anche se le sue attività sono tendenzialmente concentrate sulla parte orientale della costa libica, in particolare nella zona di alto mare antistante la Cirenaica, nella quale maggiormente si concentrano i traffici di armi. La missione non può operare all'interno delle acque territoriali libiche.
Oltre al compito di attuare l'embargo sulle armi, IRINI ha anche alcuni compiti secondari, che sono (in quest'ordine di priorità):
L'operazione è posta sotto il controllo e la direzione strategica del COPS, sotto la responsabilità del Consiglio dell'Unione europea e dell'Alto Rappresentante. Il COPS riconferma ogni 4 mesi l'operazione, a meno che, sulla base di prove fondate, non valuti che lo schieramento navale stia producendo un effetto di attrazione dei flussi migratori (cosiddetto "
pull factor"). In questo caso, gli Stati possono decidere di interrompere le attività. Ovviamente, gli assetti navali di IRINI, in virtù delle norme internazionali del mare, hanno comunque l'obbligo di condurre le operazioni di salvataggio che si rendessero necessarie nelle zone in cui operano.
IRINI ha la disponibilità di una serie di assetti operativi, forniti dagli Stati partecipanti, che variano nel corso dei mesi, in base a criteri di rotazione e alle effettive disponibilità. Attualmente l'operazione dispone di:
a) 3 navi, tra cui la fregata ITC Grecale (Italia) e la fregata HS Themistokles (Grecia);
b) 6 velivoli per il pattugliamento aereo, forniti da Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo e Polonia, oltre ad un velivolo senza pilota messo a disposizione dall'Italia.
EUTM Mozambico, istituita il 12 luglio 2021, di sostegno ed addestramento dell'esercito del Mozambico nella lotta contro il terrorismo islamico nella provincia settentrionale di Cabo Delgado.
Si segnala che il
Consiglio affari esteri del 17 ottobre 2022 ha approvato (con la astensione dell'Ungheria) la decisione che istituisce una
missione dell'UE di addestramento per l'esercito ucraino (EUMAM Ucraina), con l'obiettivo di contribuire a rafforzarne la capacità di condurre efficacemente operazioni militari per difendere la propria integrità territoriale entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili.
La missione, che dovrebbe diventare
operativa a metà novembre 2022, ha l'obiettivo iniziale di formare 15 mila uomini, integrando le attività di formazione già svolte da parte di alcuni Stati membri. Il mandato della missione durerà inizialmente due anni e l'importo di riferimento finanziario per i costi comuni per questo periodo sarà di 106,7 milioni di euro. La missione – che opererà nel territorio degli Stati membri dell'UE e avrà la sua sede operativa all'interno del SEAE a Bruxelles - sarà comandata dal Vice Ammiraglio Bléjean, Direttore della capacità di pianificazione e condotta militare (MPCC) all'interno del medesimo SEAE.
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Missioni civili (12)
EULEX KOSOVO, istituita nel 2008, per l'assistenza sullo Stato di diritto e il sistema giudiziario in Kosovo;
EUBAM MOLDOVA E UCRAINA, istituita nel 2005, per il controllo delle frontiere, in particolare nella regione della Transnistria (
missione non operativa nel quadro della PSDC);
EUBAM RAFAH, istituita nel 2005, per il controllo di frontiera al valico di Rafah, tra la striscia di Gaza e l'Egitto;
EUPOL COOPS, istituita nel 2006, e volta a contribuire alla creazione di un dispositivo di polizia sostenibile ed efficace nei territori palestinesi, presta consulenza alle autorità palestinesi in materia di giustizia penale e aspetti dello Stato di diritto;
EUMM GEORGIA, istituita nel 2008, missione di monitoraggio al fine di contribuire al ristabilimento della pace e alla normalizzazione del confine georgiano con le regioni russe dell'Abkhazia e dell'Ossezia del sud;
EUCAP SAHEL NIGER, istituita nel 2012 a sostegno delle autorità nigerine nello sviluppo di capacità proprie di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo nel Sahel;
EUCAP SAHEL-MALI, anch'essa istituita nel 2015, a fini di sostegno alle forze di sicurezza interna del Mali (
missione attualmente sospesa);
EUCAP SOMALIA, istituita nel 2012 in Somalia con il fine di rafforzare la capacità degli Stati della regione del Corno d'Africa e dell'Oceano Indiano occidentale di gestire efficacemente le rispettive acque territoriali;
EUBAM LIBIA, istituita nel 2013 con l'obiettivo di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree, a breve termine, e per implementare una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere a più lungo termine;
EUAM UCRAINA, istituita nel 2015, per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina;
EUAM IRAQ, istituita ad ottobre 2017 per l'assistenza alle autorità irachene sui profili civili della strategia di sicurezza nazionale dell'Iraq;
EUAM RCA, missione civile di natura consultiva dell'Unione europea nella Repubblica centrafricana (RCA), istituita il 9 dicembre 2019. Scopo della missione è sostenere la riforma delle forze di sicurezza interna per consentire alle autorità della RCA di alleviare le attuali sfide per la sicurezza nel Paese.
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Finanziamento delle missioni e operazioni PSDC: lo strumento europeo per la pace (European Peace Facility - EPF)
L'
art. 41 del Trattato sull'Unione europea prevede che:
Le
spese operative per le
missioni civili rientrano, invece tra quelle a
carico del bilancio dell'UE.
Il
Consiglio dell'UE ha approvato, il
22 marzo 2021, la
decisione (PESC) 2021/509 che
istituisce lo strumento europeo per la pace (
European Peace Facility – EPF) che coprirà il finanziamento di
tutte le azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore militare o della difesa nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC).
L'EPF
sostituisce il meccanismo Athena, con il quale dal 2004 sono state finanziate – fuori bilancio dell'UE e sulla base di contributi degli Stati membri - le missioni e operazioni militari dell'UE nell'ambito della PSDC.
Lo strumento europeo per la pace (EPF) è un
fondo fuori bilancio dell'UE del valore di
5.692 milioni di euro per il
periodo 2021-2027
(di cui 3 miliardi già mobilitati a favore dell'Ucraina), finanziato mediante
contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il
criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (
l'Italia contribuisce per circa il 12,8 per cento).
L'EPF è destinato a
finanziare:
Rispetto al precedente meccanismo
Athena, il
nuovo strumento dell'EPF, amplia considerevolmente
la portata dei costi comuni finanziabili (stimati ora al 35-45 per cento dei costi medi totali, contro il 5-10 per cento del meccanismo
Athena).
Lo strumento consente all'UE, inoltre, di
integrare le attività delle sue missioni e operazioni della PSDC nei Paesi ospitanti
con misure di assistenza, che possono includere la
fornitura di materiali, infrastrutture o assistenza nel settore militare e della difesa, su richiesta di Paesi terzi e organizzazioni regionali o internazionali.
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La cooperazione UE-NATO
Si tratta di un caposaldo della PSDC. Tra i 30 Paesi membri della NATO rientrano ad oggi
tutti gli Stati membri dell'UE, tranne Austria, Cipro, Irlanda e Malta. Mancando allo stato le
ratifiche di Ungheria e Turchia, la Finlandia e la Svezia non hanno ancora completato il loro fin qui rapidissimo processo di adesione alla NATO, iniziato al vertice NATO di Madrid nel giugno 2022. L'Ungheria si è sarebbe impegnata a calendarizzare la ratifica dell'adesione di Svezia e Finlandia nell'autunno del 2022.
Il
Consiglio europeo del 16 dicembre 2021 ha adottato delle
conclusioni sulla cooperazione UE- NATO nelle quali ha indicato che:
UE e NATO hanno sottoscritto
due dichiarazioni congiunte di cooperazione e una
terza è in corso di negoziazione.
La
prima dichiarazione congiunta è stata sottoscritta a margine del Vertice NATO dell'8 e 9 luglio 2016 in Polonia, e prevede iniziative di cooperazione nei seguenti settori: contrasto alle minacce ibride, anche mediante l'elaborazione di procedure coordinate; cooperazione operativa in mare e in materia di migrazione; coordinamento nella c
yber-sicurezza e difesa; sviluppo di capacità di difesa coerenti, complementari e interoperabili; agevolazione di un'industria della difesa più forte e di una maggiore ricerca nel campo della difesa; potenziamento del coordinamento relativo alle esercitazioni; supporto alle capacità di difesa e sicurezza dei
partner a est e a sud.
La
seconda dichiarazione congiunta, che integra quella del 2016 (portando a 74 il totale delle iniziative di cooperazione in corso) è stata sottoscritta il 10 luglio 2018, ed estende la cooperazione tra l'UE e la NATO in settori quali: mobilità militare; cyber-sicurezza; minacce ibride; lotta al terrorismo; donne e sicurezza.
La terza dichiarazione congiunta sulla cooperazione tra UE e NATO, in corso di negoziazione, dovrebbe promuovere la cooperazione sui seguenti ambiti: resilienza, tecnologie emergenti e di rottura, cambiamenti climatici; spazio.
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L'attività parlamentare della XVIII legislatura in materia di PSDC
Nell'ambito della XVIII legislatura la IV Commissione Difesa della Camera ha esaminato, in sede congiunta con la X Commissione Attività produttive, la
proposta di regolamento che ha istituito il Fondo europeo per la difesa, adottando un
documento finale
il 6 settembre 2018 .
La Commissione Difesa ha, inoltre, esaminato la comunicazione congiunta della Commissione e dell'Alto Rappresentante sul
piano di azione relativo alla mobilità militare,
adottando un
documento finale
il 6 novembre 2018.
La IV
Commissione difesa, inoltre, ha svolto attività conoscitiva in ambito europeo, e precisamente:
Con riferimento alla
partecipazione dell'Italia alle missioni militari dell'Unione europea, ai sensi della legge n. 145 del 2015 (Legge quadro sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali) è autorizzata la proroga fino al 31 dicembre 2022 della partecipazione dell'Italia alle seguenti missioni dell'UE: EULEX Kosovo; EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina; EUNAVFOR MED Irini; EUBAM Libya; EUPOL COPPS; EUTM Mali; EUCAP Sahel Mali; EUCAP Sahel Niger; EUTM Repubblica Centroafricana (RCA); EUNAVFOR SOMALIA "Atalanta"; EUTM Somalia; EUCAP Somalia; EUTM Mozambico;
Joint Operation Themis (in sostituzione della missione Triton) e
European Union Advisory Mission (EUAM) IRAQ.
Inoltre, successivamente all'aggressione militare da parte della Federazione Russa nei confronti dell'Ucraina del 24 febbraio scorso, con il
decreto-legge 22 febbraio 2022 , n. 14, convertito con la legge di conversione 5 aprile 2022, n. 28, recante Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina, il
Parlamento italiano ha autorizzato, fino al 31 dicembre 2022, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (per un importo complessivo pari a 12 milioni di euro). Con uno o piu' decreti del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definiti l'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione, nonché le modalità di realizzazione della stessa, anche ai fini dello scarico contabile. Il Ministro della difesa e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con cadenza almeno trimestrale, riferiscono alle Camere sull'evoluzione della situazione in atto.
IL provvedimento si fonda sulla
risoluzione n. 6-00207 approvata lo scorso 1° marzo dalla Camera, a conclusione delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, rese dal Presidente del Consiglio, il cui punto 3 del dispositivo impegna il Governo ad assicurare sostegno al popolo ucraino, con azioni di assistenza umanitaria e finanziaria e - tenendo informato il Parlamento e in coordinamento con altri Paesi europei e alleati - con la cessione di apparati e strumenti militari per la difesa che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione.
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