Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: La politica dell'UE in materia di sicurezza e difesa
Serie: Documentazione per le Commissioni - Attività dell'Unione europea   Numero: 6
Data: 09/11/2022
Organi della Camera: IV Difesa, XIV Unione Europea


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La politica dell'UE in materia di sicurezza e difesa

9 novembre 2022


Indice

Basi giuridiche, organi e procedure|Il controllo parlamentare sulla PESC/PSDC|Il dibattito sul rafforzamento della difesa europea|L'attività recente del Consiglio europeo in materia di PSDC|La bussola strategica dell'UE|La cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa (PESCO)|Il Fondo europeo per la difesa|Ulteriori iniziative a sostegno dell'industria europea per la difesa|Missioni e operazioni in ambito PSDC|Finanziamento delle missioni e operazioni PSDC: lo strumento europeo per la pace (European Peace Facility - EPF)|La cooperazione UE-NATO|L'attività parlamentare della XVIII legislatura in materia di PSDC|


Basi giuridiche, organi e procedure

La Politica di sicurezza e difesa comune ( PSDC) dell'UE è parte integrante della più generale Politica estera e di sicurezza comune (PESC) ed è disciplinata dal Trattato sull'Unione europea (TUE) in base a norme e procedure specifiche, rispetto alle altre politiche dell'Unione.
L' articolo 42 del TUE prospetta la graduale definizione di una politica di difesa comune dell'Unione, su cui il Consiglio europeo delibera all'unanimità.
In base allo stesso articolo la PSDC non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa degli Stati membri; rispetta gli obblighi derivanti dal Trattato del Nord-Atlantico per gli Stati membri che ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite la NATO ed è compatibile con la politica di sicurezza e di difesa comune adottata in tale contesto. Detta, infatti, l'articolo 42 che "Gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell'ambito dell'Organizzazione del Trattato del Nord-Atlantico che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l'istanza di attuazione della stessa".
Il Trattato prevede l'impegno degli Stati membri a migliorare progressivamente le proprie capacità militari e a coordinarne lo sviluppo nell'ambito dell' Agenzia europea per la difesa.
La capacità operativa dell'Unione si fonda sul ricorso a mezzi civili e militari, attraverso i quali l'UE può svolgere missioni al suo esterno per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale, conformemente ai princìpi della Carta delle Nazioni Unite. L'esecuzione di tali compiti si basa sulle capacità fornite dagli Stati membri.
Quanto alle missioni dell'Unione europea, l'articolo 42 del TUE dispone che il Consiglio può affidare, ai sensi del successivo articolo 44, lo svolgimento di una missione a un gruppo di Stati membri "allo scopo di preservare i valori dell'Unione e di servirne gli interessi". Inoltre, gli Stati membri che rispondono a criteri più elevati in termini di capacità militari e che hanno sottoscritto tra loro impegni più vincolanti in materia ai fini delle missioni più impegnative, possono instaurare una " cooperazione strutturata permanente (PESCO)" ai sensi del successivo art. 46 del TUE e del Protocollo n. 10, allegato al Trattato. La cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa è stata avviata l'11 dicembre 2017 ( v. infra).
L'articolo 42 TUE prevede, infine, una clausola di mutua assistenza per la quale, qualora uno Stato membro subisca un'aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell'articolo 51 della Carta dell'ONU.
Le decisioni in materia di PSDC, comprese quelle inerenti l'avvio di una missione, non seguono la procedura legislativa ordinaria. La disciplina è affidata a decisioni adottate dal Consiglio europeo e dal Consiglio di regola all' unanimità, su iniziativa di uno Stato membro, su proposta dell'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, o su proposta di quest'ultimo con l'appoggio della Commissione. In particolare, ambito PSDC spetta:
  • al Consiglio europeo individuare gli interessi strategici dell'Unione e fissare gli obiettivi;
  • al Consiglio dell'UE elaborare tale politica nel quadro delle linee strategiche definite dal Consiglio europeo;
  • all'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e agli Stati membri attuare la politica estera e di sicurezza comune, ricorrendo a strumenti nazionali e dell'Unione.
I principali organi a supporto delle decisioni del Consiglio e dell'Alto Rappresentante in ambito PSDC sono basati a Bruxelles e sono:
  • il Servizio per l'azione esterna (SEAE), istituito nel 2011 e presieduto dall'Alto Rappresentante, che svolge il ruolo di servizio diplomatico dell'UE, è composto da personale esperto trasferito dal Consiglio dell'UE, dalla Commissione europea e dai servizi diplomatici degli Stati membri e si articola, oltre che nella sede di Bruxelles, in 140 delegazioni sparse in tutto il mondo;
  • il Comitato Politico e di Sicurezza (COPS), composto dagli ambasciatori degli Stati membri, che raccomanda al Consiglio approcci strategici ed opzioni politiche e fornisce orientamenti al Comitato militare dell'UE. Il lavoro del COPS è a sua volta istruito dal Gruppo politico militare (PMG) e dal Comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi (CIVCOM);
  • il Comitato militare dell'Unione europea (EUMC), istituito nel 2001, è il massimo organismo militare istituito nell'ambito del Consiglio. Esso dirige tutte le attività militari nel quadro dell'UE, in particolare la pianificazione e l'esecuzione delle missioni e operazioni militari nell'ambito della PSDC e lo sviluppo delle capacità militari. Offre consulenze militari al COPS  e formula raccomandazioni su questioni militari. L'EUMC è composto dei Capi di stato maggiore della difesa degli Stati membri, abitualmente rappresentati dai rispettivi rappresentanti militari permanenti, ed ha un presidente permanente, selezionato dall'EUMC riunito a livello di Capi di stato maggiore e nominato dal Consiglio;
  • l' Agenzia per la difesa europea (European Defence Agency – EDA): istituita nel 2004 nel settore dello sviluppo delle capacità di difesa, della ricerca, dell'acquisizione e degli armamenti individua le esigenze operative, contribuisce ad individuare e, se del caso, mettere in atto qualsiasi misura utile a rafforzare la base industriale e tecnologica del settore, partecipa alla definizione di una politica europea delle capacità e degli armamenti e assiste il Consiglio nella valutazione del miglioramento delle capacità militari, offrendo una piattaforma di coordinamento ai Ministeri della difesa europei.

Il controllo parlamentare sulla PESC/PSDC

Il Parlamento europeo è consultato regolarmente dall'Alto Rappresentante sui principali aspetti e sulle scelte fondamentali della PSDC.  Inoltre, in quanto codecisore insieme al Consiglio sul bilancio dell'UE, il PE esercita un controllo sul bilancio della PESC-PSDC.
Il controllo parlamentare in tale ambito è svolto anche dalla Conferenza interparlamentare per la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Politica comune di sicurezza e difesa (PSDC) che si riunisce due volte l'anno, sotto la Presidenza del Parlamento dello Stato che esercita la Presidenza di turno del Consiglio dell'UE, in cooperazione con il Parlamento europeo.
Ala Conferenza, che dispone di un proprio regolamento, partecipano delegazioni dei Parlamenti nazionali (6 rappresentanti per ogni Parlamento, 3 per ogni Camera nei Parlamenti bicamerali) e del Parlamento europeo (16 rappresentanti). La Conferenza può adottare per consenso conclusioni non vincolanti, che sono trasmesse a tutte le rilevanti Istituzioni europee
Il regolamento della Conferenza prevede, inoltre, che alle riunioni della stessa Conferenza l'Alto Rappresentante sia invitato a presentare le priorità e le strategie dell'UE in materia di PESC e PSDC. Nella ormai consolidata prassi di questa Conferenza, l'Alto Rappresentante viene sottoposto ad una sorta di question time da parte delle delegazioni nazionali.
L'ultima riunione della Conferenza interparlamentare per la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Politica comune di sicurezza e difesa (PSDC) si è svolta a Praga, dal 4 al 6 settembre 2022, nell'ambito della Presidenza ceca del Consiglio dell'UE; la prossima Conferenza si svolgerà a Stoccolma, dal 2 al 4 marzo 2023, nell'ambito della Presidenza di turno svedese.

Il dibattito sul rafforzamento della difesa europea

La discussione sul rafforzamento della cooperazione europea nel settore della difesa, che aveva avuto una intensificazione già durante il mandato della Commissione europea 2015-2019, ha avuto un'accelerazione per il mutato contesto globale nei Paesi del vicinato europeo e in modo assai deciso dopo l'aggressione militare russa in Ucraina.
In questo scenario si colloca, dopo un lungo trend di disimpegno degli USA dal quadrante europeo, il ritorno degli Stati Uniti nella regione, con il progettato rafforzamento della presenza delle forze militari della NATO ai confini dell'Europa orientale.
Anche l' uscita del Regno Unito dall'UE, uno dei Paesi che in passato aveva manifestato resistenze allo sviluppo di piene capacità militari dell'UE che non fossero sotto l'ombrello della NATO, ha contribuito a rilanciare le iniziative per la cooperazione in materia di difesa.
A questo contesto ha dato risposte inizialmente la Strategia globale - presentata nella scorsa legislatura europea dall'allora Alto Rappresentante, Federica Mogherini - che, pur riconoscendo il ruolo della NATO per la difesa collettiva, ha affermato che l'UE deve dotarsi di capacità ed autonomia strategica, sia per contribuire all'Alleanza atlantica sia per agire autonomamente, se e quando necessario. Alla Strategia globale è subentrato il concept racchiuso nella Bussola strategica dell'UE ( Strategic Compass), elaborata dall'attuale Alto Rappresentante, Josep Borrell ( v. infra).
Le iniziative volte a promuovere una più forte cooperazione europea nel settore della difesa si articolano oggi nei seguenti filoni:
  • l'attuazione della Bussola strategica dell'UE , volta a definire in modo condiviso obiettivi e capacità in termini di sicurezza e difesa dell'UE per i prossimi 5-10 anni;
  • la cooperazione strutturata permanente (PESCO);
  • il rafforzamento dell' industria europea per la difesa, in particolare con l'istituzione del nuovo Fondo europeo per la difesa;
  • l'aggiornamento della cooperazione UE-NATO.

L'attività recente del Consiglio europeo in materia di PSDC


La dichiarazione di Versailles

Nella dichiarazione adottata in occasione del Consiglio europeo informale di Versailles, del 10 e 11 marzo 2022, organizzato dalla Presidenza di turno francese , i Capi di Stato e di Governo dell'UE hanno deciso di voler assumere maggiori responsabilità per la propria sicurezza.
Con riferimento alla difesa, il Consiglio europeo ha convenuto di:
  • incrementare le spese per la difesa, destinando una quota significativa agli investimenti, con particolare attenzione alle carenze strategiche individuate e sviluppando le capacità di difesa in modo collaborativo all'interno dell'Unione europea;
  • mettere a punto ulteriori incentivi per stimolare gli investimenti degli Stati membri in progetti comuni e appalti congiunti in materia di capacità di difesa;
  • investire ulteriormente nelle capacità necessarie per condurre l'intera gamma di missioni e operazioni, anche investendo in abilitanti strategici quali la cyber-sicurezza e la connettività spaziale;
  • promuovere le sinergie tra ricerca e innovazione nell'ambito civile, della difesa e dello spazio, e investire nelle tecnologie critiche ed emergenti e nell'innovazione per la sicurezza e la difesa;
  • adottare misure per rafforzare e sviluppare l'industria della difesa, comprese le PMI.
La dichiarazione di Versailles indica, inoltre, che l'UE deve prepararsi al meglio alle sfide che emergono repentinamente provvedendo a:
  • proteggersi da una guerra ibrida in continua crescita, rafforzando la cyber-resilienza, proteggendo le infrastrutture – in particolare quelle critiche – e combattendo la disinformazione;
  • rafforzare la dimensione di sicurezza e di difesa delle industrie e delle attività spaziali;
  • accrescere la mobilità militare in tutta l'UE.

Il Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio 2022

Il Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio 2022, ha adottato delle conclusioni  in materia di sicurezza e difesa nelle quali, in particolare,  ha invitato il Consiglio ad esaminare:
  • misure volte a sostenere gli appalti congiunti nel settore della difesa per ricostituire le scorte, in particolare alla luce del sostegno fornito all'Ucraina, nonché uno strumento a breve termine volto a rafforzare le capacità industriali europee nel settore della difesa mediante appalti congiunti volontari; 
  • lo sviluppo di una capacità dell'UE in materia di programmazione strategica, appalti e coordinamento nel settore della difesa, in complementarietà con la NATO
  • ulteriori misure per mappare le capacità produttive attuali e quelle supplementari necessarie; 
  • l'attuazione accelerata dei progetti sulle infrastrutture di mobilità militare
  • un ruolo rafforzato della Banca europea per gli investimenti a sostegno della sicurezza e della difesa europee.
Il Consiglio europeo ha, inoltre, auspicato la presentazione di un programma comune europeo di investimenti nel settore della difesa, compresa la valutazione di un meccanismo per l'esenzione dall'imposta sul valore aggiunto e per i progetti europei nel settore della difesa di grande interesse comune.

La bussola strategica dell'UE

Il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, a un mese dall'aggressione militare russa nei confronti dell'Ucraina, ha approvato la Bussola strategica per la sicurezza e la difesa, un ambizioso piano di azione finalizzato a far compiere all'UE un salto di qualità rafforzando la politica di sicurezza e di difesa comune entro il 2030. Obiettivo del piano è rendere l'UE garante della sua stessa sicurezza, in grado di proteggere i cittadini europei e di contribuire alla pace e alla sicurezza internazionali, in modo complementare alla NATO. La Bussola copre tutti gli aspetti della politica di sicurezza e di difesa ed è strutturata attorno a quattro pilastri: azione, investimenti, partner e sicurezza.

Azione

L'UE deve essere capace di rispondere a qualsiasi situazione, agendo in modo rapido ed energico quando scoppia una crisi, con i partner se possibile e da soli se necessario. A tal fine, si prevede di:
  • creare una capacità di dispiegamento rapido forte di un massimo di 5 mila militari per diversi tipi di crisi;
Tale capacità di dispiegamento rapido si dovrebbe basare sull'esperienza dei gruppi tattici dell'UE ( Battlegroups), già operativi ma mai utilizzati, contingenti militari di reazione rapida dell'UE costituiti da circa 1.500 uomini, dispiegabili in 5-10 giorni dalla decisione del Consiglio dell'UE e in grado di svolgere tutte le cosiddette missioni Petersberg , elencate all'art. 43 del TUE, per almeno 30 giorni e fino a un massimo di quattro mesi.
  • schierare 200 esperti di missioni PSDC pienamente equipaggiati entro 30 giorni, anche in ambienti complessi;
  • condurre esercitazioni reali periodiche terrestri e in mare, rafforzando le strutture di comando e controllo, in particolare la capacità militare di pianificazione e condotta;
  • rafforzare la mobilità militare;
  • rafforzare le missioni e operazioni PSDC in ambito civile e militare, promuovendo un processo decisionale più rapido e flessibile, agendo in modo più deciso e garantendo una maggiore solidarietà finanziaria, favorendo nel contempo una stretta cooperazione con le coalizioni ad hoc a guida europea;
  • sfruttare appieno lo Strumento europeo per la pace per sostenere i partner ( v. infra).

Sicurezza

In tale ambito occorre potenziare la capacità di prevenire le minacce, garantire un accesso sicuro ai settori strategici e proteggere i cittadini. A tal fine, si prevede di:
  • rafforzare le capacità di intelligence per migliorare la conoscenza situazionale e la previsione strategica;
  • creare un pacchetto di strumenti dell'UE contro le minacce ibride;
  • sviluppare un pacchetto di strumenti della diplomazia informatica e istituire una politica dell'UE in materia di cyber-difesa;
  • sviluppare un pacchetto di strumenti contro la manipolazione delle informazioni e le ingerenze da parte di attori stranieri;
  • rafforzare le azioni nel settore marittimo estendendo le presenze marittime coordinate ad altre zone, a cominciare dalla regione indo-pacifica;
  • sviluppare una strategia spaziale dell'UE per la sicurezza e la difesa.

Investimenti

Gli Stati membri si sono impegnati ad aumentare in modo sostanziale le spese per la difesa per essere all'altezza della ambizione collettiva di ridurre le carenze critiche in termini di capacità militari e civili, nonché per rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea.
Secondo i dati forniti dall' Agenzia europea della difesa nell'ultimo rapporto annuale presentato il 6 dicembre 2021, l'UE nel 2020 ha speso per la difesa complessivamente 198 miliardi di euro, pari all' 1,5 per cento del PIL dell'UE, con un incremento del 5 per cento rispetto al 2019. Si segnala che nel corso della XVIII legislatura la Camera dei deputati ha approvato, il 16 marzo 2022, un ordine del giorno che impegna il Governo ad avviare l'incremento delle spese annuali per la difesa verso la soglia del 2 per cento del PIL (pari a circa 38 miliardi di euro, contro i circa 26 miliardi di euro attuali).
Gli Stati membri che superano l'obiettivo di spesa per la difesa pari al 2 per cento del PIL, fissato in ambito NATO, sono Grecia (3,76), Polonia (2,42), Lituania (2,36), Estonia (2,34), Lettonia (2,10), Croazia (2,03), Slovacchia (2). Gli Stati membri prossimi all'obiettivo di spesa del 2 per cento sono: Romania (1,99) e Francia (1,90). L'Italia si colloca all'1,54 per cento, la Germania all'1,44, gli Stati Uniti al 3,47 e il Regno Unito al 2,12 ( dati Fonte NATO, aggiornati al 20 giugno 2022, cfr. Defence Exprendure of Nato Countries 2014-2022).
A tal fine, la Bussola strategica prevede di:
  • procedere in ambito UE ad uno scambio in merito agli obiettivi nazionali in materia di aumento e miglioramento della spesa per la difesa; 
  • fornire ulteriori incentivi agli Stati membri affinché si impegnino nello sviluppo collaborativo di capacità e investano congiuntamente in abilitanti strategici e capacità di prossima generazione per operare a terra, in mare e in aria, nonché nel cyber-spazio e nello spazio extra-atmosferico; 
  • potenziare l'innovazione tecnologica per la difesa, al fine di colmare le lacune strategiche e ridurre le dipendenze tecnologiche e industriali;
    Si ricorda che gli Stati membri dell'UE dispongono complessivamente di 178 grandi sistemi di armi, contro i 30 degli USA, con evidenti duplicazioni in termini di costi di gestione, manutenzione e scarsa interoperabilità;
  • cercare soluzioni comuni per sviluppare capacità di prossima generazione in tutti i settori operativi;
  • sfruttare la PESCO e il Fondo europeo per la difesa per sviluppare congiuntamente capacità militari all'avanguardia e investire nell'innovazione tecnologica, nonché creare un nuovo polo di innovazione in seno all'Agenzia europea per la difesa.

Partner

Occorre rafforzare la cooperazione con i partner per affrontare minacce e sfide comuni. A tal fine, si prevede di:
  • rafforzare i partenariati multilaterali con la NATO e le Nazioni Unite e la cooperazione con i partner regionali, tra cui l'Unione Africana (UA), l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e l' Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN);
  • rafforzare la cooperazione con i partner bilaterali che condividono gli stessi valori e interessi, come Stati Uniti, Canada, Norvegia, Regno Unito e Giappone, e sviluppare partenariati su misura nei Balcani occidentali, nel vicinato orientale e meridionale, in Africa, in Asia e in America latina, promuovendo la partecipazione a missioni e operazioni PSDC e sostenendo lo sviluppo di capacità;
  • creare un forum di partenariato dell'UE in materia di sicurezza e difesa, per collaborare più strettamente con i partner nel fronteggiare le sfide comuni.

La cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa (PESCO)

La cooperazione strutturata permanente (PESCO) nel settore della difesa è stata istituita dal Consiglio affari esteri dell'UE l'11 dicembre 2017 con la decisione (PESC) 2017/2315, sulla base di una proposta presentata da Francia, Germania, Italia e Spagna.
Alla PESCO partecipano 25 Stati membri dell'UE. Non vi partecipa Malta e neanche la Danimarca, che tuttavia, a seguito del referendum del 1° giugno 2022, ha deciso di rimuovere il cosiddetto opt out sulla difesa europea e quindi, a partire dal 1° luglio 2022, partecipa alla politica di sicurezza e difesa dell'UE e potrebbe quindi presto partecipare anche alla PESCO.
La decisione istitutiva della PESCO stabilisce i seguenti impegni vincolanti:
  • aumentare progressivamente, nel medio termine, le spese di investimento nella difesa portandole al 20% della spesa complessiva per la difesa
  • aumentare la percentuale di spesa destinata alla ricerca e alla tecnologia nel settore della difesa, al fine di avvicinarsi al 2 per cento della spesa complessiva per la difesa
  • aumentare i progetti congiunti relativi alle capacità strategiche e di difesa; 
  • ravvicinare gli strumenti di difesa, in particolare armonizzando l'identificazione dei bisogni militari e promuovendo la cooperazione nei settori della formazione e della logistica
  • rafforzare la disponibilità, l'interoperabilità, la flessibilità e la schierabilità delle forze
  • partecipare allo sviluppo di programmi comuni di equipaggiamenti.
Al momento il Consiglio ha approvato 60 progetti, in 7 settori: a) formazione e logistica; b) settore terrestre; c) settore marittimo; d) sistemi aerei; e) cyber-difesa, comando controllo e comunicazione; f) sistemi abilitanti e interforze; g) spazio.
L 'Italia partecipa a 30 progetti ed ha il ruolo di coordinatore in 11 di essi:
  • centro europeo di certificazione dell'addestramento degli eserciti europei;
  • capacità di soccorso militare nelle emergenze;
  • sorveglianza e protezione marittima dei porti;
  • veicoli corazzati/veicoli d'assalto anfibio;
  • contrasto al sistema aereo senza pilota;
  • piattaforma europea per aeronavi di alta atmosfera;
  • rete di conoscenza della sorveglianza spaziale militare;
  • corvetta di pattuglia europea;
  • sistema globale per l'integrazione dei sistemi aerei di pilotaggio remoto;
  • stazione per droni su aerogiri;
  • piccole armi scalabili.
Ai progetti PESCO possono essere invitati a partecipare, in via eccezionale, anche Stati terzi. Il Consiglio dell'UE, il 6 novembre 2020, ha quindi autorizzato la partecipazione di Stati Uniti, Canada e Norvegia al progetto PESCO relativo alla mobilità militare ed è in corso di approvazione la decisione del Consiglio dell'UE volta ad autorizzare la partecipazione del Regno Unito a tale progetto.
Una decisione definitiva potrebbe essere assunta in occasione della riunione del Consiglio Affari esteri dell'UE in programma il 14-15 novembre 2022.
Si ricorda che la Commissione europea e l'Alto Rappresentante hanno presentato il 28 marzo 2018 una comunicazione congiunta relativa ad un piano d'azione sulla mobilità militare, che prevede una serie di azioni volte a facilitare gli spostamenti delle truppe e delle risorse militari nel territorio dell'UE ed interviene in particolare nei seguenti ambiti: requisiti militari; infrastrutture di trasporto; aspetti normativi e procedurali per l'allineamento della normativa sul trasporto di merci pericolose; semplificazione delle formalità doganali; autorizzazione dei movimenti transfrontalieri. Nell'ultima relazione sull'attuazione del piano d'azione, presentata dalla Commissione europea e dall'Alto Rappresentante il 24 settembre 2021, si sottolinea in particolare che la mobilità militare rimane un settore di punta della cooperazione rafforzata UE-NATO.
Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sono previsti finanziamenti per migliorare la mobilità militare per 1.690 milioni di euro, nell'ambito del meccanismo per collegare l'Europa (CEF- Connecting Europe Facility), strumento di finanziamento dell'UE volto a promuovere la crescita, l'occupazione e la competitività attraverso investimenti infrastrutturali mirati a livello europeo.

Il Fondo europeo per la difesa

Il Fondo europeo per la difesa è stato istituito nell'aprile 2021 all'interno del bilancio pluriennale dell'Ue per il 2021-2027, con risorse pari a circa 8 miliardi di euro, divisi nei due pilastri della ricerca (con 2,65 miliardi, a patto che non sia ricerca di base) e dello sviluppo dei progetti (5,3 miliardi).
L'obiettivo generale del Fondo europeo per la difesa è quello di promuovere la competitività, l'efficienza e la capacità di innovazione della base industriale e tecnologica di difesa europea, contribuendo "all'autonomia strategica dell'Unione e alla sua libertà di azione". Per rendere più efficiente la spesa, il Fondo intende sostenere prodotti e tecnologie europei, favorendo le economie di scala e la standardizzazione dei sistemi di difesa.
I progetti sono finanziabili solo se coinvolgono almeno tre soggetti giuridici diversi (non controllati tra loro) di tre diversi Stati membri.
Il Fondo copre potenzialmente tutto il ciclo produttivo industriale. I progetti finanziabili possono infatti riguardare: le attività per migliorare le tecnologie della difesa; l'interoperabilità e la resilienza dei prodotti (compresa la protezione dei dati e degli approvvigionamenti); gli studi di fattibilità; la progettazione e lo sviluppo; collaudi, qualificazioni e certificazione; e, infine, le tecnologie per rendere più efficiente il ciclo di vita dei prodotti. Il Fondo è ovviamente pensato in funzione della realizzazione delle priorità concordate tra gli Stati nel quadro della PSDC, anche se possono essere prese in considerazione priorità definiti in altri contesti, a cominciare dalla NATO, anche per "evitare inutili duplicazioni", a condizione che non sia esclusa a priori la possibile partecipazione di tutti i paesi UE (anche quelli non NATO).
Il Fondo è in linea di principio riservato alle imprese aventi sede in un Paese dell'Unione o in un Paese associato (cioè per ora Norvegia e Islanda, in attesa della definizione dei futuri rapporti col Regno Unito) e non sono controllate da un Paese terzo o da soggetti di Paesi terzi.
È comunque prevista, a certe condizioni, la partecipazione di aziende stabilite nell'UE ma controllate da Paesi o entità terze.
Tali industrie possono infatti essere ammesse ai finanziamenti se la loro partecipazione sia "necessaria per raggiungere gli obiettivi dell'azione" e se questa partecipazione "non mette a rischio gli interessi di sicurezza dell'Unione e dei suoi Stati membri". Per assicurare la tutela di tali interessi, la partecipazione al progetto deve essere, per così dire, "garantita" dal Paese dove l'azienda è stabilita (anche attraverso strumenti come il golden power). Le autorità statali dovranno assicurare, in particolare: a) che il controllo sull'azienda non sarà esercitato in maniera tale da limitare la sua capacità di eseguire e completare l'azione; b) che i paesi e i soggetti terzi non potranno accedere a informazioni classificate o sensibili; c) che la proprietà dei risultati del progetto rimarrà nella disponibilità dei beneficiari, non sarà esportata senza autorizzazione e non sarà soggetta a restrizioni da parte dei Paesi o soggetti terzi, anche per un certo periodo dopo la conclusione del progetto. Regole simili valgono anche per le infrastrutture, le attrezzature, i beni e le risorse da impiegare nello svolgimento del progetto (sempre che non vi siano alternative competitive intra-UE).
Per le attività di ricerca il progetto può essere finanziato anche al 100 per cento. Per le attività di test, certificazioni e collaudi, la quota di finanziamento può invece arrivare fino all'80 per cento delle spese complessive. Per lo sviluppo di prototipi la quota non può eccedere il 20 per cento dei costi, con un incremento progressivo se il progetto è stato già approvato nell'ambito della PESCO o coinvolga PMI o imprese a media capitalizzazione.
Per essere selezionati i progetti devono essere fortemente sostenuti anche a livello nazionale, non solo dal punto di vista finanziario. Considerando che i programmi devono essere "sostenibili sul piano commerciale nel medio e lungo termine", il processo di selezione tiene conto della disponibilità degli Stati membri ad acquistare il prodotto finale. Tale disponibilità diventa elemento essenziale per lo sviluppo di prototipi, per i test e le attività di qualificazione e certificazione dei prodotti.
Una parte di fondi, tra il 4 e l'8 per cento, è destinata a sostenere le cosiddette "tecnologie di rottura", attività a forte contenuto innovativo che possono essere fornite anche e soprattutto da università e centri di ricerca (in questo modo si favorisce la partecipazione ai progetti degli Stati membri sprovvisti di una significativa industria nazionale di settore).
Sono invece escluse dai finanziamenti le armi letali autonome (quelle cioè che, ricorrendo all'intelligenza artificiale, "non permettono un adeguato controllo umano sulle decisioni in materia di scelta e intervento nell'esecuzione di attacchi contro l'uomo"), con possibili eccezioni solo per i sistemi di allarme rapido e di contromisure a fini difensivi.

I progetti selezionati nel primo bando del Fondo europeo della difesa

Il 20 luglio 2022 la Commissione ha annunciato i progetti selezionati nell'ambito del primo bando finanziato con il Fondo europeo della difesa, pubblicato nel giugno dello scorso anno. I progetti sono 61, ai quali sono destinati complessivamente 1,2 miliardi di euro. Nei progetti selezionati sono rappresentati tutti i Paesi membri (con l'eccezione della Danimarca, che però – come menzionato - ha recentemente rinunciato alla sua clausola di opt-out dalle questioni di difesa). Si segnala una significativa presenza della Norvegia, Paese associato all'UE, mentre è del tutto assente il Regno Unito. L'avvio dei progetti, con la firma degli accordi con la Commissione, è prevista entro la fine del 2022. 
I progetti coinvolgono complessivamente 692 entità, con ruoli ovviamente molto diversi tra loro. I soggetti partecipanti sono in gran parte aziende del settore, anche se non mancano università, enti di ricerca e fondazioni. Le entità italiane sono 156, superate per numero solo dalla Francia (che ne ha 178). Il 43 per cento delle aziende vincitrici sono medio-piccole e si prevede assorbano una quota del 18 per cento dei fondi complessivi (escludendo i sub-fornitori). I progetti nel settore della ricerca sono complessivamente 31, per 322 milioni di euro, mentre quelli relativi alla fase dello sviluppo sono 30, e raccolgono 845 milioni (ai quali devono poi aggiungersi contributi nazionali). Il settore che riceve maggiori contributi è quello aeronautico (con quasi 190 milioni), seguito dai mezzi di combattimento terrestre (154,7 milioni) e marittimo (103,5 milioni).  Da segnalare, altresì,che un gran numero dei programmi selezionati è collegato a un progetto già approvato nell'ambito della PESCO (circostanza che consente un incremento della quota finanziata dall'UE). 
L'Italia è presente, con imprese, università o istituti di ricerca, in 33 progetti su 61.
Quattro progetti vedono aziende italiane nel ruolo di coordinamento:
  • EPC, progetto collegato al programma PESCO della corvette europea di pattugliamento, coordinato da Naviris Italia, con la presenza anche di Fincantieri (contributo massimo previsto di 60 milioni di euro, per 24 mesi); 
  • NEUMANN, progetto su nuovi sistemi di propulsione e tecnologie energetiche per aerei da combattimento, coordinato da Avio Aero, con la presenza di altre imprese italiane e delle università di Bari, Milano e Torino, (contributo massimo di circa 49 milioni, per 38 mesi); 
  • ARTURO, progetto nel settore delle tecnologie emergenti per i radar, coordinato da Leonardo, con la partecipazione, tra gli altri, dell'Università di Pavia (contributo massimo previsto circa 20 milioni);
  • NAUCRATES, progetto di microsatelliti per la sorveglianza spaziale, collegato al progetto di PESCO di sorveglianza militare dello spazio, coordinato da On-air Consulting & Solutions, con altre imprese italiane (4 milioni, per 36 mesi).

Ulteriori iniziative a sostegno dell'industria europea per la difesa


Il piano d'azione sulle sinergie tra l'industria civile, della difesa e dello spazio

La Commissione europea ha presentato il 22 febbraio 2021 il piano d'azione sulle sinergie tra l'industria civile, della difesa e dello spazio i cui principali obiettivi sono:
  • rafforzare la complementarità tra i programmi e gli strumenti pertinenti dell'UE in materia di ricerca e sviluppo; 
  • promuovere finanziamenti a favore di ricerca e sviluppo nei settori della difesa e dello spazio
  • favorire l'utilizzo dei risultati della ricerca industriale e dell'innovazione in campo civile nei progetti di cooperazione europea in materia di difesa.
Nel piano d'azione la Commissione indica che l'ecosistema industriale aereospaziale e della difesa rappresenta un fatturato annuale di 376 miliardi di euro, coinvolge circa 44 mila imprese e impiega circa 1,5 milioni di dipendenti.

Il rafforzamento della base industriale e della competitività del mercato europeo della difesa

Il 15 febbraio 2022 la Commissione europea ha pubblicato due comunicazioni nelle quali individua:
  • ulteriori iniziative per rafforzare la competitività del mercato europeo della difesa, allo scopo di: stimolare gli investimenti degli Stati membri nelle capacità strategiche chiave; incentivare l'approvvigionamento cooperativo (procurement) della capacità di difesa; avvicinare le normative nazionali sull'esportazione dei materiali di difesa; 
  • lacune e ritardi dell'Unione e degli Stati membri nel settore delle tecnologie critiche, per quanto riguarda sia i materiali (semi conduttori, terre rare, ecc.) sia le catene di approvvigionamento e il capitale umano.
Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha poi presentato una comunicazione nella quale si analizzano le carenze di investimenti nel settore della difesa e si propongono misure per rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea.

La proposta di regolamento sugli acquisti centralizzati di materiali d'armamento

Sul modello degli acquisti in comune di vaccini e - in prospettiva - di prodotti energetici, lo scorso 19 luglio 2022 la Commissione europea ha formalizzato la proposta di un regolamento per incentivare, anche attraverso una task force dedicata, gli acquisti collaborativi di materiali d'armamento.
L'obiettivo dell'iniziativa è utilizzare l'attuale frangente di crisi per rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea, incentivando le economie di scala e la produzione di beni con una maggiore standardizzazione (e quindi più facilmente interoperabili tra le diverse forze armate nazionali). 
Lo strumento proposto dalla Commissione sosterrà le azioni dei consorzi composti da almeno tre Stati membri, che presenteranno nuovi progetti di appalti comuni o l' ampliamento di progetti di acquisizione cooperativa avviati dall'inizio della guerra in Ucraina. Sono escluse dai benefici le acquisizioni di prodotti vietati dal diritto internazionale e di armi letali autonome ( escluse anche dai finanziamenti del Fondo europeo per la difesa). 
In linea generale lo strumento, mirando al rafforzamento dell'industria europea, sostiene solo l'acquisto di materiali prodotti da imprese stabilite nell'Unione, che non siano controllate da Paesi terzi o da entità di Paesi terzi. Ci sono però delle eccezioni, sul modello di quelle previste per l'utilizzo del Fondo europeo della difesa.
La partecipazione di società controllate da soggetti extra UE deve essere "garantita" dal Paese UE di stabilimento, che dovrà assicurare che: a) la partecipazione dell'impresa in questione non contrasta con gli interessi di difesa e sicurezza dell'Ue; b) il controllo sull'azienda non sarà esercitato in maniera tale da limitare la sua capacità di eseguire e completare l'azione; c) i Paesi e i soggetti terzi non potranno accedere ad informazioni classificate o sensibili.
Lo strumento dovrebbe disporre di 500 milioni fino al 2024.  I criteri di valutazione per l'utilizzo dei fondi sono:
  • il contributo al rafforzamento della base industriale della difesa, con particolare riferimento ai prodotti la cui criticità è evidenziata dalla necessità di risposta all'aggressione russa all'Ucraina; 
  • il contributo alla competitività dell'industria europea (in particolare accrescimento, riqualificazione e modernizzazione delle sue capacità produttive); 
  • il contributo al rafforzamento della cooperazione tra Stati e all'interoperabilità dei prodotti; 
  • il numero di Paesi coinvolti; 
  • l'entità stimata dell'acquisizione congiunta e l'impegno dei Paesi partecipanti di impiegare e manutenere i prodotti in modo cooperativo;
  • la valorizzazione del contributo UE al superamento di eventuali ostacoli all'acquisizione comune.

Missioni e operazioni in ambito PSDC

Dal 2003 l'UE ha avviato oltre 30 missioni nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC). Al momento le missioni civili e le missioni/operazioni militari in corso in Europa, Africa e Medio Oriente sono rispettivamente 11 e 7, oltre ad 1 non operativa nel quadro della PSDC.

Missioni militari (7)

EUFOR ALTHEA, operazione istituita nel 2004 per il mantenimento della sicurezza in Bosnia-Erzegovina;
EUNAVFOR ATALANTA, operazione navale istituita nel 2008 per contrastare le azioni di pirateria sulle coste della Somalia;
EUTM SOMALIA, missione istituita nel 2010 e con sede in Uganda. La missione è parte della strategia europea per il Corno d'Africa ed è volta a contribuire allo sviluppo delle istituzioni preposte al settore della sicurezza in Somalia;
EUTM MALI, missione istituita nel 2013 con lo scopo di fornire, nel sud del Mali, formazione e consulenza militare alle forze armate maliane ( missione attualmente sospesa);
EUTM RCA, missione istituita nel 2016 con l'obiettivo di supportare l'attività formativa a favore delle Forze di Sicurezza della Repubblica centrafricana;  
EUNAVFOR MED Operazione Irini, istituita il 31 marzo 2020 ed operativa in mare dal 4 maggio 2020, con il compito principale di contribuire all'attuazione dell' embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia con mezzi aerei, satellitari e marittimi;
Di particolare interesse per l'Italia, l'operazione militare nel Mediterraneo IRINI ha il compito principale di contribuire all'attuazione dell' embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia. Per svolgere tale attività, l'operazione impiega mezzi aerei, satellitari e marittimi e può svolgere ispezioni sulle imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia.  All'operazione partecipano, con contributi di diversa natura, 24 Stati Membri (tutti, tranne Danimarca, Spagna e Malta). Il comando dell'operazione è a Roma, presso l'aeroporto militare di Centocelle.
L'operazione non ha un raggio di azione predeterminato, anche se le sue attività sono tendenzialmente concentrate sulla parte orientale della costa libica, in particolare nella zona di alto mare antistante la Cirenaica, nella quale maggiormente si concentrano i traffici di armi. La missione non può operare all'interno delle acque territoriali libiche.
Oltre al compito di attuare l'embargo sulle armi, IRINI ha anche alcuni compiti secondari, che sono (in quest'ordine di priorità):
  • il contrasto al contrabbando di petrolio;
  • la formazione della guardia costiera e della marina libiche;
  • la lotta ai trafficanti di esseri umani (ma solo con la sorveglianza aerea).
L'operazione è posta sotto il controllo e la direzione strategica del COPS, sotto la responsabilità del Consiglio dell'Unione europea e dell'Alto Rappresentante. Il COPS riconferma ogni 4 mesi l'operazione, a meno che, sulla base di prove fondate, non valuti che lo schieramento navale stia producendo un effetto di attrazione dei flussi migratori (cosiddetto " pull factor"). In questo caso, gli Stati possono decidere di interrompere le attività. Ovviamente, gli assetti navali di IRINI, in virtù delle norme internazionali del mare, hanno comunque l'obbligo di condurre le operazioni di salvataggio che si rendessero necessarie nelle zone in cui operano.
IRINI ha la disponibilità di una serie di assetti operativi, forniti dagli Stati partecipanti, che variano nel corso dei mesi, in base a criteri di rotazione e alle effettive disponibilità. Attualmente l'operazione dispone di: a) 3 navi, tra cui la fregata ITC Grecale (Italia) e la fregata HS Themistokles (Grecia); b) 6 velivoli per il pattugliamento aereo, forniti da Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo e Polonia, oltre ad un velivolo senza pilota messo a disposizione dall'Italia.
EUTM Mozambico, istituita il 12 luglio 2021, di sostegno ed addestramento dell'esercito del Mozambico nella lotta contro il terrorismo islamico nella provincia settentrionale di Cabo Delgado.
Si segnala che il Consiglio affari esteri del 17 ottobre 2022 ha approvato (con la astensione dell'Ungheria) la decisione che istituisce una missione dell'UE di addestramento per l'esercito ucraino (EUMAM Ucraina), con l'obiettivo di contribuire a rafforzarne la capacità di condurre efficacemente operazioni militari per difendere la propria integrità territoriale entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili.
La missione, che dovrebbe diventare operativa a metà novembre 2022, ha l'obiettivo iniziale di formare 15 mila uomini, integrando le attività di formazione già svolte da parte di alcuni Stati membri. Il mandato della missione durerà inizialmente due anni e l'importo di riferimento finanziario per i costi comuni per questo periodo sarà di 106,7 milioni di euro. La missione – che opererà nel territorio degli Stati membri dell'UE e avrà la sua sede operativa all'interno del SEAE a Bruxelles - sarà comandata dal Vice Ammiraglio Bléjean, Direttore della capacità di pianificazione e condotta militare (MPCC) all'interno del medesimo SEAE.

Missioni civili (12)

EULEX KOSOVO, istituita nel 2008, per l'assistenza sullo Stato di diritto e il sistema giudiziario in Kosovo;
EUBAM MOLDOVA E UCRAINA, istituita nel 2005, per il controllo delle frontiere, in particolare nella regione della Transnistria ( missione non operativa nel quadro della PSDC);
EUBAM RAFAH, istituita nel 2005, per il controllo di frontiera al valico di Rafah, tra la striscia di Gaza e l'Egitto;
EUPOL COOPS, istituita nel 2006, e volta a contribuire alla creazione di un dispositivo di polizia sostenibile ed efficace nei territori palestinesi, presta consulenza alle autorità palestinesi in materia di giustizia penale e aspetti dello Stato di diritto;
EUMM GEORGIA, istituita nel 2008, missione di monitoraggio al fine di contribuire al ristabilimento della pace e alla normalizzazione del confine georgiano con le regioni russe dell'Abkhazia e dell'Ossezia del sud;
EUCAP SAHEL NIGER, istituita nel 2012 a sostegno delle autorità nigerine nello sviluppo di capacità proprie di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo nel Sahel;
EUCAP SAHEL-MALI, anch'essa istituita nel 2015, a fini di sostegno alle forze di sicurezza interna del Mali ( missione attualmente sospesa);
EUCAP SOMALIA, istituita nel 2012 in Somalia con il fine di rafforzare la capacità degli Stati della regione del Corno d'Africa e dell'Oceano Indiano occidentale di gestire efficacemente le rispettive acque territoriali;
EUBAM LIBIA, istituita nel 2013 con l'obiettivo di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree, a breve termine, e per implementare una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere a più lungo termine;
EUAM UCRAINA, istituita nel 2015, per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina;
EUAM IRAQ, istituita ad ottobre 2017 per l'assistenza alle autorità irachene sui profili civili della strategia di sicurezza nazionale dell'Iraq;
EUAM RCA, missione civile di natura consultiva dell'Unione europea nella Repubblica centrafricana (RCA), istituita il 9 dicembre 2019. Scopo della missione è sostenere la riforma delle forze di sicurezza interna per consentire alle autorità della RCA di alleviare le attuali sfide per la sicurezza nel Paese.

Finanziamento delle missioni e operazioni PSDC: lo strumento europeo per la pace (European Peace Facility - EPF)

L' art. 41 del Trattato sull'Unione europea prevede che:
  • le spese amministrative in ambito PESC siano a carico del bilancio dell'UE
  • le spese operative siano anch'esse a carico del bilancio dell'UE, ad eccezione di quelle derivanti da operazioni nel settore militare o della difesa (a meno che il Consiglio non decida altrimenti all'unanimità) che sono a carico degli Stati membri secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo (a meno che il Consiglio, deliberando all'unanimità, non stabilisca altrimenti).
Le spese operative per le missioni civili rientrano, invece tra quelle a carico del bilancio dell'UE.
Il Consiglio dell'UE ha approvato, il 22 marzo 2021, la decisione (PESC) 2021/509 che istituisce lo strumento europeo per la pace ( European Peace Facility – EPF) che coprirà il finanziamento di tutte le azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore militare o della difesa nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC).
L'EPF sostituisce il meccanismo Athena, con il quale dal 2004 sono state finanziate – fuori bilancio dell'UE e sulla base di contributi degli Stati membri - le missioni e operazioni militari dell'UE nell'ambito della PSDC.
Lo strumento europeo per la pace (EPF) è un fondo fuori bilancio dell'UE del valore di 5.692 milioni di euro per il periodo 2021-2027 (di cui 3 miliardi già mobilitati a favore dell'Ucraina), finanziato mediante contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea ( l'Italia contribuisce per circa il 12,8 per cento).
L'EPF è destinato a finanziare:
  • i costi comuni delle operazioni dell'Unione ai sensi dell'articolo 42, paragrafo 4, e dell'articolo 43, paragrafo 2, del TUE che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa e che pertanto, conformemente all'articolo 41, paragrafo 2, del TUE, non possono essere a carico del bilancio dell'Unione; 
  • le misure di assistenza relative: alle azioni volte a rafforzare le capacità degli Stati terzi e delle organizzazioni regionali e internazionali nel settore militare e della difesa; al sostegno agli aspetti militari delle operazioni di sostegno alla pace condotte da un'organizzazione regionale o internazionale o da Stati terzi.
Rispetto al precedente meccanismo Athena, il nuovo strumento dell'EPF, amplia considerevolmente la portata dei costi comuni finanziabili (stimati ora al 35-45 per cento dei costi medi totali, contro il 5-10 per cento del meccanismo Athena).
Lo strumento consente all'UE, inoltre, di integrare le attività delle sue missioni e operazioni della PSDC nei Paesi ospitanti con misure di assistenza, che possono includere la fornitura di materiali, infrastrutture o assistenza nel settore militare e della difesa, su richiesta di Paesi terzi e organizzazioni regionali o internazionali.

La cooperazione UE-NATO

Si tratta di un caposaldo della PSDC. Tra i 30 Paesi membri della NATO rientrano ad oggi tutti gli Stati membri dell'UE, tranne Austria, Cipro, Irlanda e Malta. Mancando allo stato le ratifiche di Ungheria e Turchia, la Finlandia e la Svezia non hanno ancora completato il loro fin qui rapidissimo processo di adesione alla NATO, iniziato al vertice NATO di Madrid nel giugno 2022. L'Ungheria si è sarebbe impegnata a calendarizzare la ratifica dell'adesione di Svezia e Finlandia nell'autunno del 2022.
Il Consiglio europeo del 16 dicembre 2021 ha adottato delle conclusioni sulla cooperazione UE- NATO nelle quali ha indicato che:
  • l'UE è determinata a cooperare strettamente con la NATO, nel pieno rispetto dei princìpi stabiliti nei Trattati e di quelli concordati dal Consiglio europeo, compresi i princìpi di inclusività, reciprocità e autonomia decisionale dell'UE; 
  • le relazioni transatlantiche e la cooperazione UE-NATO sono elementi essenziali per la sicurezza generale dell'UE. Un'Unione più forte e capace nel settore della sicurezza e della difesa contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica ed è complementare alla NATO, che, per gli Stati che ne sono membri, resta il fondamento della loro difesa collettiva; 
  • il rafforzamento del partenariato strategico UE-NATO sarà sviluppato nella terza dichiarazione congiunta sulla cooperazione UE-NATO, che dovrebbe essere preparata in modo inclusivo, affrontare le nuove minacce e sfide ed includere, come settori di cooperazione rafforzata, la resilienza, le minacce informatiche e ibride, i cambiamenti climatici e lo spazio, nonché le tecnologie emergenti e di rottura.
UE e NATO hanno sottoscritto due dichiarazioni congiunte di cooperazione e una terza è in corso di negoziazione.
La prima dichiarazione congiunta è stata sottoscritta a margine del Vertice NATO dell'8 e 9 luglio 2016 in Polonia, e prevede iniziative di cooperazione nei seguenti settori: contrasto alle minacce ibride, anche mediante l'elaborazione di procedure coordinate; cooperazione operativa in mare e in materia di migrazione; coordinamento nella c yber-sicurezza e difesa; sviluppo di capacità di difesa coerenti, complementari e interoperabili; agevolazione di un'industria della difesa più forte e di una maggiore ricerca nel campo della difesa; potenziamento del coordinamento relativo alle esercitazioni; supporto alle capacità di difesa e sicurezza dei partner a est e a sud.
La seconda dichiarazione congiunta, che integra quella del 2016 (portando a 74 il totale delle iniziative di cooperazione in corso) è stata sottoscritta il 10 luglio 2018, ed estende la cooperazione tra l'UE e la NATO in settori quali: mobilità militare; cyber-sicurezza; minacce ibride; lotta al terrorismo; donne e sicurezza.
La terza dichiarazione congiunta sulla cooperazione tra UE e NATO, in corso di negoziazione, dovrebbe promuovere la cooperazione sui seguenti ambiti: resilienza, tecnologie emergenti e di rottura, cambiamenti climatici; spazio.

L'attività parlamentare della XVIII legislatura in materia di PSDC

Nell'ambito della XVIII legislatura la IV Commissione Difesa della Camera ha esaminato, in sede congiunta con la X Commissione Attività produttive, la proposta di regolamento che ha istituito il Fondo europeo per la difesa, adottando un documento finale il 6 settembre 2018 .
La Commissione Difesa ha, inoltre, esaminato la comunicazione congiunta della Commissione e dell'Alto Rappresentante sul piano di azione relativo alla mobilità militare, adottando un documento finale il 6 novembre 2018.
La IV Commissione difesa, inoltre, ha svolto attività conoscitiva in ambito europeo, e precisamente:
  • nell'ambito dell'esame della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo europeo per la difesa, le audizioni dei seguenti soggetti: professor Michele Colajanni, ordinario di ingegneria informatica ed esperto in cyber-security (31 luglio 2018); rappresentanti di Fincantieri e dottor Carlo Festucci, Segretario Generale della Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD) (1 agosto 2018); rappresentanti di Leonardo, Segretario Generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti, Gen. S. A. Carlo Magrassi, Consigliere militare della Presidenza del Consiglio dei ministri, Amm. Sq. Carlo Massagli,  Coordinatore nazionale della Rete italiana per il disarmo, dottor Francesco Vignarca (5 settembre 2018);
  • l'audizione del Presidente del Comitato militare dell'Unione europea, Gen. Claudio Graziano, sulla politica di sicurezza e di difesa comune (30 gennaio 2020);
  • l'audizione informale, in videoconferenza, dell'Ammiraglio Fabio Agostini, Comandante dell'Operazione EUNAVFOR MED IRINI (28 gennaio 2021) (in congiunta con le Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato);
  • l'audizione informale di rappresentanti della citata Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD), nell'ambito dell'esame della proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (3 febbraio 2021);
  • l'audizione del Direttore Esecutivo dell'Agenzia europea per la difesa (EDA), Jiří Šedivý (9 giugno 2021);
  • l'audizione del Presidente del Comitato militare dell'Unione europea, Gen. Claudio Graziano, sulla crisi in Afghanistan e sui possibili scenari successivi (13 ottobre 2021) (in congiunta con le Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato).
Con riferimento alla partecipazione dell'Italia alle missioni militari dell'Unione europea, ai sensi della legge n. 145 del 2015 (Legge quadro sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali) è autorizzata la proroga fino al 31 dicembre 2022 della partecipazione dell'Italia alle seguenti missioni dell'UE: EULEX Kosovo; EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina; EUNAVFOR MED Irini; EUBAM Libya; EUPOL COPPS; EUTM Mali; EUCAP Sahel Mali; EUCAP Sahel Niger; EUTM Repubblica Centroafricana (RCA); EUNAVFOR SOMALIA "Atalanta"; EUTM Somalia; EUCAP Somalia; EUTM Mozambico; Joint Operation Themis (in sostituzione della missione Triton) e European Union Advisory Mission (EUAM) IRAQ.
Inoltre, successivamente all'aggressione militare da parte della Federazione Russa nei confronti dell'Ucraina del 24 febbraio scorso, con il decreto-legge 22 febbraio 2022 , n. 14, convertito con la legge di conversione 5 aprile 2022, n. 28, recante Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina, il Parlamento italiano ha autorizzato, fino al 31 dicembre 2022, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina (per un importo complessivo pari a 12 milioni di euro).  Con uno o piu' decreti del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definiti l'elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto della cessione, nonché le modalità di realizzazione della stessa, anche ai fini dello scarico contabile. Il Ministro della difesa e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con cadenza almeno trimestrale, riferiscono alle Camere sull'evoluzione della situazione in atto.
IL provvedimento si fonda sulla risoluzione n. 6-00207 approvata lo scorso 1° marzo dalla Camera, a conclusione delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, rese dal Presidente del Consiglio, il cui punto 3 del dispositivo impegna il Governo ad assicurare sostegno al popolo ucraino, con azioni di assistenza umanitaria e finanziaria e - tenendo informato il Parlamento e in coordinamento con altri Paesi europei e alleati - con la cessione di apparati e strumenti militari per la difesa che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione.