Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Affari Sociali
Titolo: Partecipazione di una delegazione della Commissione Affari sociali alla riunione dei Ministri della salute nell'ambito della Presidenza italiana del G7 (Ancona 10-11 ottobre 2024)
Serie: Documentazione e ricerche   Numero: 126
Data: 07/10/2024
Organi della Camera: XII Affari sociali

 

Camera dei deputati

XIX LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Partecipazione di una delegazione della Commissione Affari sociali alla riunione dei Ministri della salute nell’ambito della Presidenza italiana del G7

(Ancona 10-11 ottobre 2024)

 

 

 

 

 

 

 

n. 126

 

 

 

7 ottobre 2024

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi

 

Dipartimento Affari sociali

( 066760-3266 – * st_affarisociali@camera.it

 

Ha partecipato alla redazione del dossier il Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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File: AS0235.docx

 


I N D I C E

 

Schede di lettura

§  Premessa. 5

§  La Presidenza italiana del G7. 7

§  L’innovazione in sanità e le nuove prospettive offerte dalla tecnologia e le sfide dell’intelligenza artificiale. 17

§  L’approccio One Health e l’interconnessione esistente fra salute umana, animale e degli ecosistemi, con particolare riferimento ad una questione sanitaria emergente a livello mondiale. 22

§  Invecchiamento in salute e attivo, attraverso la prevenzione lungo tutto l’arco della vita. 24

§  L’antibiotico-resistenza. 30

§  L’architettura sanitaria globale. 39

Documentazione

§  Rapporto sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla relazione medico-paziente del Comitato direttivo sui diritti umani nel campo della biomedicina e della salute (CDBIO) 45

§  Telemedicina - Linee di indirizzo nazionali Ministero della salute, 2014. 77

§  Agenas, Il connubio tra telemedicina e intelligenza artificiale per un salto di qualità nelle cure. 121

§  One Health Conceptual Framework (OHCF) 125

§  Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento. 129

§  Nota informativa sull’antibiotico-resistenza dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) 187

§  Piano d’azione per contrastare l’antibiotico-resistenza. 191

 

 


Schede di lettura

 


Premessa

 

Il 10 ed 11 ottobre 2024 si svolgerà ad Ancona la riunione dei Ministri della salute nell’ambito della Presidenza italiana del G7.

Il presente dossier, dopo aver fornito un quadro dei temi all’attenzione della Presidenza italiana del G7, reca alcuni approfondimenti  rientranti nell’agenda della salute globale ed oggetto di particolare attenzione nel corso delle due giornate della riunione; a seguire si fornisce una breve esposizione del quadro normativo e di contesto delle tematiche trattate, corredata – nella sezione dedicata alla documentazione – da alcuni rilevanti atti e documenti prodotti di recente nelle materie citate.

 


La Presidenza italiana del G7

(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

Le priorità della Presidenza italiana

L’Italia ha assunto nel 2024 la Presidenza di turno del G7 in una congiuntura internazionale complessa che vede il sovrapporsi di gravi conflitti in un clima di accresciuta incertezza.

L’Italia punta a rafforzare il ruolo del G7 come principale foro di consultazione tra liberal-democrazie, in grado di agire come fattore di stabilità per fornire risposte alle molteplici crisi in atto.

Obiettivo prioritario e trasversale della Presidenza italiana è la difesa del corpo di regole e principi che garantisce la convivenza pacifica tra Nazioni, fondato sul rispetto della Carta ONU.

La Presidenza italiana del G7 è chiamata a offrire il suo contributo per la soluzione delle crisi in corso. La situazione in Medio Oriente e nel Mar Rosso e il rinnovato sostegno all’Ucraina a fronte dell’aggressione russa sono al centro dell’agenda. 

Attenzione prioritaria è data all’Africa dove occorre promuovere partenariati paritari per favorire lo sviluppo sostenibile del Continente e mobilitare investimenti per approfondire il nesso clima-energia-sviluppo. Concreto contributo dell’Italia a quest’azione è assicurata attraverso il Piano Mattei per l’Africa. In questa chiave di partenariato paritario con l’Africa, l’Italia intende affrontare anche il nesso sviluppo/migrazioni, contrastando alla radice le cause delle migrazioni irregolari. 

Continua a far parte dell’agenda del G7 la stabilità dell’Indo-Pacifico, essenziale per la sicurezza e prosperità globali. 

Intelligenza Artificiale (IA) è un altro tema centrale della Presidenza Italiana del G7, forum ideale per discutere pragmaticamente sulle regole internazionali da applicare all’IA; è fondamentale garantire che l’IA sia centrata sull’uomo, in linea con i principi dell’algoretica. 

L’Italia intende affrontare con rinnovato impegno anche altri temi globali: sicurezza alimentare, transizione energetica, cambiamenti climatici e connettività.  

Anche nell’ambito della filiera sviluppo, la collaborazione con l’Africa è centrale. Fondamentali i temi della sicurezza alimentare, delle infrastrutture sostenibili, dell’eguaglianza di genere, della salute globale, nella più generale ottica del raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Centrali anche i temi dell’istruzione e della formazione quale motore di sviluppo soprattutto quale chiave di crescita sostenibile del continente africano.  

In relazione alla filiera commercio, il G7 sotto Presidenza italiana è chiamato a contribuire a rafforzare il sistema commerciale internazionale, con al centro l’Organizzazione Mondiale del Commercio, e a rispondere alle nuove sfide in materia di sicurezza economica, resilienza delle catene di approvvigionamento, reazione tra commercio e sostenibilità ambientale, ruolo dello Stato nell’economia e impegno con il Sud del mondo. 

Fondamentale il dialogo con i Partner Globali, in specie le economie emergenti in ambito G20 e soprattutto la collaborazione con il Brasile che detiene la presidenza di turno del G20 per il 2024. 

 


 

Le conclusioni del Vertice di Borgo Egnazia, 13-15 giugno 2024 [1]

Il Vertice del G7 si è tenuto a Borgo Egnazia, nel comune di Fasano in Puglia, dal 13 al 15 giugno 2024. L’evento ha visto la partecipazione dei Capi di Stato e di Governo dei sette Stati membri, oltre al Presidente del Consiglio Europeo e alla Presidente della Commissione Europea in rappresentanza dell’Unione Europea. Come da tradizione, hanno preso parte ai lavori anche i rappresentanti di alcuni Stati e organizzazioni internazionali invitati dalla Nazione che detiene la presidenza di turno: Algeria, Argentina, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Giordania, India, Kenya, Mauritania, Tunisia, Turchia, Banca africana di sviluppo, Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, OCSE, ONU. La Santa Sede, nella persona di Papa Francesco, ha preso parte, per la prima volta al Vertice G7, intervenendo nella Sessione dedicata all’intelligenza artificiale.

Il programma si è articolato in sei sessioni di lavoro su: Africa, cambiamento climatico e sviluppo; Medio Oriente; Ucraina; Migrazioni; Indo-Pacifico e sicurezza economica, oltre alla sessione ‘outreach’ con le Nazioni e le organizzazioni internazionali invitate su Africa, Mediterraneo, intelligenza artificiale ed energia.

Il Vertice G7 ha consentito di riaffermare l’unità di intenti tra le grandi democrazie liberali e l’Unione Europea, a fronte di uno scenario internazionale complesso e caratterizzato da molteplici sfide. I leader del G7 hanno ribadito il proprio credo nei principi di democrazia e di libertà, nei diritti umani universali, nel progresso sociale, nel rispetto per il multilateralismo e nello stato di diritto.

La partecipazione alla sessione di outreach dei grandi partner globali (Brasile, India, Argentina, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Tunisia, Algeria, Mauritania, Turchia, Kenya) ha trasmesso l’immagine di un G7 aperto e pronto a dialogare per affrontare in modo collegiale le grandi sfide globali quali sviluppo sostenibile e intelligenza artificiale. La presenza di Papa Francesco ha inoltre contribuito ad orientare la riflessione per lo sviluppo etico e centrato sull’uomo dell’intelligenza artificiale.

Nel Communiqué finale, i leader del G7 si impegnano a lavorare insieme sui seguenti punti:

§  Confermano il proprio supporto e la propria solidarietà all’Ucraina. Saranno stanziati entro la fine dell’anno, circa 50 miliardi di dollari (c.d. programma Extraordinary Revenue Acceleration (ERA) Loans for Ukraine”), sfruttando le entrate straordinarie derivanti dal patrimonio sovrano russo immobilizzato. Si tratta di un meccanismo i cui aspetti tecnici dovranno essere definiti nelle prossime settimane. Il supporto all’Ucraina deve garantire non solo le immediate necessità di carattere militare, ma guardare anche alla futura ricostruzione del Paese. I danni causati dalla Russia all’Ucraina con la sua guerra di aggressione ammontano, secondo le stime della Banca Mondiale, a 486 miliardi di dollari. Bisogna tenere in conto tutte le vie legali possibili affinché la Russia riconosca le proprie responsabilità finanziarie in relazione alla guerra in Ucraina. I leader del G7 si impegnano a rafforzare le sanzioni e a prendere ulteriori misure affinché la Cina e altri Paesi terzi interrompano il loro supporto materiale alla Russia. Condannano infine la retorica bellicista russa e le sue irricevibili minacce di uso dell’arma nucleare e ribadiscono il diritto dell’Ucraina alla propria autodifesa.

§  Condannano il brutale attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023. Supportano la proposta di mediazione del Presidente Biden per un cessate-il-fuoco a Gaza e per il rilascio degli ostaggi israeliani. Ritengono che Israele abbia il diritto di garantire la propria sicurezza, ma al contempo deve rispettare i suoi obblighi di diritto internazionale e di diritto umanitario. Condannano Hamas per il suo uso spregiudicato di infrastrutture civili per scopi militari e per il fatto che si confonda strategicamente coi civili a Gaza. Sostengono l’apertura di corridoi umanitari a Gaza per aiutare i civili, in particolare donne e bambini. Richiedono al governo di Israele di frenare la propria offensiva a Rafah, per evitare una escalation a danno dei civili. Supportano la creazione di un nuovo governo dell’Autorità palestinese con cui avviare le riforme necessarie per superare la crisi. Si impegnano per avviare un processo di pace che porti alla soluzione dei due Stati in Israele e Palestina secondo quanto previsto dalle risoluzioni Onu.

§  Condannano gli attacchi degli Houthi contro le navi mercantili che transitano nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, rendendo la regione instabile e minacciando il diritto alla navigazione. Le missioni dell’Ue (Aspides) e statunitense (Prosperity Guardian) giocano un ruolo essenziale nella protezione delle imbarcazioni e sono fondamentali per garantire la libertà dei commerci. I Leader del G7 riaffermano la necessità di garantire la libertà di navigazione e il libero scambio a livello globale, inclusi gli scambi che permettono l’assistenza umanitaria alla popolazione yemenita.

§  Ritengono che l’Iran debba cessare le sue azioni di destabilizzazione. I leader del G7 concordano che la potenza mediorientale non debba sviluppare un arsenale nucleare e che pertanto debba arrestare il suo programma nucleare, che non ha nessuna finalità civile credibile. Supportano a tal proposito l’IAEA nella sua attività di monitoraggio sulle attività nucleari dell’Iran e denunciano la mancanza di cooperazione da parte di quest’ultimo. L’Iran deve inoltre cessare di dare supporto alla Russia, con l’invio di missili balistici e la relativa tecnologia, poiché ciò contribuisce all’escalation del conflitto in Ucraina e una diretta minaccia alla sicurezza europea. I leader del G7 condannano infine l’Iran per le violazioni dei diritti umani, perpetrate soprattutto contro le donne, le ragazze e le minoranze.

§  I leader del G7 si impegnano a costruire una partnership strategica con i Paesi africani. Tale partnership deve guardare allo sviluppo sostenibile e alla crescita industriale delle popolazioni africane e si deve basare sulla condivisione dei valori di democrazia e di rispetto dei diritti umani. A tal proposito è necessario far fronte alle azioni destabilizzanti dei gruppi terroristici e ad altri gruppi sostenuti dal Cremlino, come il gruppo paramilitare Wagner, che aumentano l’instabilità nel Continente africano. I leader del G7 ribadiscono il proprio supporto al G20 Compact with Africa, inteso come strumento necessario per incrementare il sostegno agli investimenti privati e promuovere le riforme strutturali e le imprese locali. Sostengono gli obiettivi della African Union Agenda 2063, volti alla costruzione di un’economia che garantisca nel lungo periodo la sicurezza alimentare, la costruzione di infrastrutture durature, lo sviluppo dei commerci e una produttività agricola sostenibile. Ribadiscono l’impegno per la costruzione di infrastrutture sostenibili in Africa, anche attraverso l’attivazione dell’African Continental Free Trade Area (AfCTA). Lanciano diverse iniziative, tra cui la Energy for Growth in Africa, progetto finalizzato a mobilitare investimenti sulla transizione energetica per lo sviluppo industriale nel continente africano, il Sustainable Land Hub, contro la desertificazione e lo A.I. Hub for Sustainable Development, un hub per favorire la collaborazione tra imprese dei Paesi like-minded e le start-up africane che intendono avviare ecosistemi digitali in Africa. Sostengono il Piano Mattei promosso dall’Italia nell’ambito di una più ampia iniziativa globale che garantisca uno sviluppo delle infrastrutture e la costruzione di un’economia resiliente in Africa. Intendono rafforzare altresì la sinergia con il Global Gateway dell’UE e con la Partnership for Global Infrastructure and Investment. Sul piano delle relazioni multilaterali, sostengono con favore l’ipotesi che l’Unione Africana divenga membro permanente del G20 e che a novembre prossimo si aggiunga un terzo seggio per l’Africa sub-sahariana nel Board Esecutivo dell’FMI. Si impegnano a collaborare con l’FMI e la Banca Mondiale al fine di realizzare, entro la fine del 2024, programmi pilota per poter rendere effettivi i propri obiettivi strategici nel Continente africano.

§  I leader del G7 riaffermano il proprio impegno per rendere effettivi lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani nella regione indo-pacifica. La pace e la stabilità nella regione sono fondamentali per la prosperità globale. Sostengono la centralità e l’unità dell’ASEAN. Cercano relazioni costruttive con la Cina, affrontando al contempo le preoccupazioni relative alle politiche cinesi che influiscono sul commercio globale e sulla sicurezza economica. Per promuovere il commercio equo e la resilienza, si impegnano a lavorare per diversificare le catene di approvvigionamento e per rafforzare la cooperazione internazionale. Esortano la Cina a sostenere un comportamento responsabile nel cyberspazio e si impegnano a combattere le attività informatiche dannose e a salvaguardare le tecnologie avanzate. Sostengono la partecipazione di Taiwan nelle organizzazioni internazionali e chiedono una risoluzione pacifica delle tensioni con la Cina. Sollevano alcune preoccupazioni circa le azioni della Cina nei mari cinesi meridionali e orientali, comprese le sue rivendicazioni marittime e il sostegno cinese alla Russia, esortando la Cina a premere per la pace. Permangono inoltre le preoccupazioni sui diritti umani in Cina, in particolare in Tibet e nello Xinjiang. Si dichiarano preoccupati per la repressione della Cina sull’autonomia di Hong Kong e dall’erosione dei diritti umani. Chiedono alla Cina di rispettare gli obblighi internazionali e di eliminare completamente le armi dalla Corea del Nord. Condannano fermamente la brutale repressione del popolo del Myanmar da parte del regime militare e sottolineano la propria preoccupazione per la crescente crisi umanitaria.

§  I leader del G7 riaffermano il proprio impegno per l’implementazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Sottolineano la necessità di continuare a combattere la crisi alimentare e di proseguire sulla strada aperta a Elmau nel 2022, in cui è stato annunciato uno stanziamento di 14 miliardi di dollari per garantire la sicurezza alimentare globale. Supportano gli Stati per il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs) e si impegnano affinché la Banca Mondiale si appresti a svincolare 70 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni al fine di ridurre la povertà e per far fronte alle sfide globali. Lanciano la Apulia Food Systems Initiative, un’iniziativa con un forte focus sull’Africa che punta a rafforzare i sistemi alimentari e la loro resilienza ai cambiamenti climatici, nonché a mobilitare investimenti in agricoltura nei Paesi vulnerabili.

§  Riaffermano il proprio impegno per garantire l’uguaglianza di genere e, insieme alle istituzioni finanziarie internazionali, si adoperano per sbloccare 20 miliardi di dollari da investire nei prossimi tre anni per l’empowerment femminile. Condannano le violenze e gli abusi nei confronti delle donne, delle ragazze e della comunità LGBTQIA+. Si pongono come obiettivo, per il 2035, l’immissione di 200 milioni di donne nel mondo del lavoro, investendo anche attraverso i programmi della Banca Mondiale e della Childcare Initiative.

§  Si impegnano per far fronte alla triplice crisi del clima, dell’inquinamento e della perdita di biodiversità, cercando di preservare le foreste e gli oceani e di porre fine all’inquinamento causato dalla plastica. Si adoperano per il raggiungimento degli obiettivi prefissati nell’Accordo di Parigi sul clima, in particolare di limitare l’aumento della temperatura globale a 1.5° e a ridurre le emissioni del 43% entro il 2035. Chiedono uno sforzo a tutte le Nazioni per azzerare le emissioni nette entro il 2050. Si impegnano a investire nelle energie rinnovabili e nella transizione verso fonti di energia pulite. Riconoscono il ruolo che l’energia nucleare può avere nella lotta al cambiamento climatico e nella garanzia della sicurezza energetica. Intendono, a tal proposito, creare un gruppo di lavoro del G7 sull’energia nucleare.  

§  Si impegnano nel promuovere il One Health approach, con il rafforzamento dei modelli di prevenzione e la definizione di un sistema che garantisca una copertura sanitaria globale. Si prefiggono come obiettivo di eliminare entro il 2030 malattie come l’HIV, la tubercolosi e la malaria, puntando soprattutto sulla lotta al cambiamento climatico e al rafforzamento dei sistemi sanitari per la lotta alle pandemie. Intendono collaborare con organizzazioni come l’OMS e il Global Fund per rafforzare il sistema sanitario globale.

§  Sottolineano che la sicurezza delle nostre società si basa su un cyberspazio sicuro, aperto e rispettoso dei diritti umani. Supportano l’Ise-Shima Cyber ??Group per la promozione di un comportamento statale responsabile nel cyberspazio. Si impegnano nel contrasto alle minacce informatiche, a migliorare la sicurezza informatica e a potenziare lo scambio di informazioni. Mirano a proteggere le infrastrutture critiche e a promuovere la sicurezza informatica nel settore privato.

§  Confermano il proprio impegno nel far fronte al fenomeno migratorio attraverso un maggiore dialogo con i Paesi di provenienza dei migranti e con un rafforzamento dei confini. Ribadiscono il proprio impegno nella lotta al crimine organizzato e al traffico di esseri umani e si adoperano per la costruzione di corridoi umanitari sicuri, sottolineando la necessità di un maggior coordinamento a partire dal lancio di un’Alleanza Globale contro i trafficanti di esseri umani. Danno priorità allo sviluppo di soluzioni sostenibili, in linea con il diritto internazionale, affrontando le cause profonde delle migrazioni, quali la povertà, i conflitti, il cambiamento climatico e promuovendo partnership per la stabilità e lo sviluppo dei Paesi di origine dei migranti al fine di affermare il diritto a non dover migrare. Verrà lanciata una coalizione del G7 per prevenire il traffico di migranti e rilanciare la cooperazione, con lo scambio di dati e lo smantellamento delle attività criminali.

§  Approfondiscono la cooperazione al fine di contrastare i rischi connessi allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Lanciano a tal fine un piano d’azione per l’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e sviluppano un brand per supportare l’implementazione di un Codice Internazionale di Condotta per le organizzazioni che sviluppano sistemi avanzati di intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale deve essere incentrata sui bisogni umani, deve essere inclusiva e allineata ai principi democratici e ai diritti umani. Guardano con favore alla proposta dell’Italia di organizzare una conferenza sul tema dell’intelligenza artificiale.

§  Si impegnano per una più forte, inclusiva e resiliente crescita economica globale, che garantisca stabilità finanziaria, promuova la creazione di lavoro e acceleri la transizione digitale e energetica.

I leader del G7 hanno discusso infine su alcune questioni regionali, in particolare Haiti, Libia, Sahel, Sudan, Venezuela e Bielorussia, ribadendo il proprio approccio fondato sulla difesa dei diritti umani e sulla necessità di addivenire a una soluzione pacifica delle controversie.

 

* * *

Il Vertice G7 è stato preceduto dalla riunione dei Ministri degli Affari esteri del G7 tenutasi a Capri dal 17 al 19 aprile. La situazione in Medio Oriente, è stata al centro delle discussioni, con un’attenzione particolare sugli ultimi sviluppi seguiti all’attacco iraniano avvenuto proprio nel corso della Ministeriale, e nel Mar Rosso. Anche il sostegno all’Ucraina a fronte dell’aggressione russa è stato discusso dai Ministri G7, con il Segretario Generale della NATO, Jan STOLTENBERG, e il Ministro degli Affari Esteri ucraino, Dmytro KULEBA, invitati ad una sessione di “outreach”. Particolare attenzione è stata data anche al partenariato con il continente africano, in uno scambio con il Ministro degli Esteri della Mauritania – che detiene la Presidenza di turno dell’Unione Africana - Mohamed SALEM OULD MERZOUG. Spazio anche ad un confronto sull’Indo-Pacifico, regione prioritaria per gli equilibri politici e per il commercio mondiale, nonché su temi globali come la connettività, la sicurezza cibernetica e la lotta alla disinformazione, nonché il rafforzamento del dialogo con i partners globali.

I Ministri degli Affari esteri del G7 si sono incontrati anche a margine del Vertice NATO di Washington (11 luglio), confrontandosi sull’aggressione russa all’Ucraina e sulla situazione in Medio Oriente. Hanno anche pubblicato una dichiarazione di condanna circa l’annuncio del Ministro delle Finanze Smotrich della legalizzazione di cinque avamposti in Cisgiordania.

Il 4 agosto 2024, si è svolta in videoconferenza una riunione dei Ministri degli Esteri del G7 sulla situazione in Medio Oriente. I Ministri e l'Alto Rappresentante Ue hanno espresso la profonda preoccupazione per l'acuirsi del livello di tensione in Medio Oriente che minaccia di scatenare un conflitto più ampio della regione ed hanno lanciato un "appello ancora una volta a tutte le parti in causa ad astenersi dal continuare su questa spirale distruttiva di rappresaglie violente, ad abbassare la tensione e a impegnarsi in maniera costruttiva per una de-escalation". È stato confermato l’impegno per un cessate il fuoco a Gaza, per la liberazione degli ostaggi e per intensificare impegno umanitario nella Striscia. I Ministri degli Esteri hanno condiviso informazioni sul Libano e concordato su necessità mantenere un raccordo operativo costante nella regione, oltre a un coordinamento politico.

La Riunione dei Ministri degli Esteri G7 di Fiuggi, che si terrà il 25 e 26 novembre prossimi, fornirà un ulteriore occasione di confronto sui temi prioritari per la Presidenza italiana.

 

 


L’innovazione in sanità e le nuove prospettive offerte dalla tecnologia e le sfide dell’intelligenza artificiale

 

In campo sanitario, un fronte innovativo è rappresentato dalla prospettiva dell’applicazione dell’Intelligenza Artificiale (AI) che inciderà segnatamente sulle diagnosi cliniche e sull’assistenza alla persona, quale strumento della Telemedicina e del trattamento dei dati sensibili raccolti in un unico Fascicolo sanitario elettronico, integrando le diverse abilità e competenze degli operatori sanitari e medici.

Il rilevante potenziale dell’AI è riconosciuto nelle linee guida dell’OMS , in particolar modo quando medici specialistici ed operatori sanitari non dovessero risultare disponibili per la loro scarsa presenza in determinati settori, come ad esempio la radiologia e l’emergenza-urgenza.

Nell’utilizzo dei dati sanitari, i sistemi di intelligenza artificiale potrebbero avere accesso non autorizzato ad informazioni personali sensibili, che necessitano pertanto di tutele normative dei dati personali e della privacy e della sicurezza ed integrità dei dati stessi per mantenerne l’etica e la corretta informazione.

Come precisato dall’OMS, la telemedicina è una “scienza aperta e in continua evoluzione, poichè incorpora nuovi progressi nella tecnologia e risponde e si adatta alle mutevoli esigenze sanitarie e ai contesti delle società” (WHO 2010). In prospettiva essa può dimostrarsi in grado di ottimizzare i processi della medicina tradizionale in presenza, per fornire al paziente maggiore possibilità di prevenzione, grazie alla periodicità controllata della visita e maggior comfort, soprattutto nel caso di pazienti disabili o particolarmente fragili che possono custodire i dispositivi utilizzati per il monitoraggio direttamente presso il domicilio, senza necessità di spostamento, limite molto evidente soprattutto durante emergenze pandemiche.

 

A livello europeo, il Comitato direttivo sui diritti umani nel campo della biomedicina e della salute (CDBIO) del Consiglio d’Europa ha pubblicato nel dicembre 2021 un rapporto (v. allegato)sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla relazione medico-paziente e sui diritti umani secondo sei direttrici: 1) disuguaglianza nell’accesso a cure sanitarie di qualità, 2) trasparenza di fronte agli operatori sanitari e ai pazienti, 3) rischio di pregiudizio sociale nei sistemi di IA, 4) indebolimento della considerazione del benessere del paziente, 5) rischio di condizionamento dell’automazione, dequalificazione e dislocamento della responsabilità e 6) impatto sul diritto alla privacy.

 

In Italia, il Ministero della salute ha definito fin dal 2014 specifiche indicazioni nazionali e linee di indirizzo per un’armonizzazione dei modelli di applicazione della Telemedicina, come erogazione di servizi di assistenza sanitaria mediante il ricorso a tecnologie innovative nel campo ICT (Information and Communication Technologies) in situazioni in cui il professionista o i professionisti della salute ed il paziente non si trovano nella stessa località. In ogni caso, i servizi della Telemedicina, potendo essere assimilati a qualunque servizio diagnostico e terapeutico, comportano la trasmissione sicura di informazioni e dati di carattere medico nella forma di testi, suoni, immagini o altre forme necessarie per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento ed il successivo controllo dei pazienti (follow up).

I servizi di Telemedicina con applicazione delle tecnologie AI, a livello nazionale, possono inserirsi nel solco della recente riforma dell’assistenza territoriale/distrettuale già approvata nell’ambito delle riforme obiettivo del PNRR, con il D.M. Salute 23 maggio 2022, n. 77, un regolamento che detta nuovi modelli e standard del sistema finalizzato a modernizzare le cure extraospedaliere per renderle più accessibili ed efficaci rispetto ai bisogni dei cittadini. (v. l’allegato articolo in Monitor 2021, Agenas, Il connubio tra telemedicina e intelligenza artificiale per un salto di qualità nelle cure).

 

Oltre a stabilire i pilastri dell’assistenza primaria, come le nuove Case della Comunità quali punto di riferimento per la risposta ai bisogni di natura sanitaria e socio-sanitaria della popolazione di riferimento ed il potenziamento delle cure domiciliari e dell’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale per la presa in carico del paziente, il nuovo regolamento  stabilisce la creazione di servizi digitalizzati, per favorire sia l’assistenza a domicilio, attraverso gli strumenti di telemedicina e telemonitoraggio, sia per l’integrazione della rete professionale che opera sul territorio e in ospedale.

In proposito, a maggio 2022 è stato pubblicato il Decreto salute 29 aprile 2022) contenente l’approvazione delle linee guida organizzative relative al «Modello digitale per l'attuazione dell'assistenza domiciliare».

 

Il D.M. Salute 1° aprile 2022, ha inoltre ripartito analiticamente il subinvestimento 1.2.3, attribuendo la specifica sub-codifica, 1.2.3.1 alla "Piattaforma di telemedicina" a cui sono stati destinati 250.000.000 euro e 1.2.3.2 "Servizi di telemedicina" a cui sono stati destinati 750.000.000 euro. Da febbraio 2023 fino al dicembre 2023, è prevista la fase di start up, con realizzazione della Piattaforma nazionale di Telemedicina da parte dell’operatore economico con collaudo e verbale di avvio dell’infrastruttura entro il 31/12/2023. Il DM Salute del 28 settembre 2023 (G.U. del 20.11.2023) ha disposto il riparto delle risorse per i Servizi di Telemedicina, essendo stati acquisiti e valutati tutti i Piani operativi regionali e provinciali dalla Commissione tecnica di valutazione, istituita presso Agenas con DM Salute 30 settembre 2022. Ciascun piano è stato approvato mediante atto deliberativo di ogni Regione e Provincia autonoma, a seguito del parere di congruità espresso dalla citata Commissione tecnica [2] .

 

All’Intelligenza artificiale verrebbe riservato un ruolo propedeutico di valutazione del bisogno sanitario del cittadino finalizzato ad assisterlo in una prima fase e, nei casi più gravi, ad affidarlo successivamente alle cure di medici specialisti ovvero indirizzarlo presso altre strutture sanitarie del SSN per accertamenti diagnostici. Ciò anche al fine di sollevare l’attuale numero dei medici dalla pressione degli iscritti dovuta in molti casi alla loro carenza [3] .

 

In base ai dati dell’Annuario statistico italiano, i MMG nel 2021 erano circa 40.000, con una continua diminuzione nel triennio, visto il calo del 3,5 per cento (2023 su 2020) e del 5,1 per cento rispetto al 2019. Anche l’offerta di medici pediatri è in diminuzione rispetto all’anno precedente, con un calo del 3,6 per cento rispetto al 2020 e del 5,2 per cento rispetto al 2019 [4] .

 

Sulla digitalizzazione dei servizi sanitari, il PNRR destina in particolare risorse per il Servizio sanitario nazionale con riferimento sia ad un punto unico di accesso ai servizi di sanità digitale, sia alla messa a regime del Fascicolo sanitario elettronico (FSE), dirette alla trasformazione digitale entro l’anno 2025 ed entro la metà del 2026 (M6 C2 I1.3.2 Infrastruttura tecnologica del Ministero della salute e analisi dei dati, modello predittivo e di simulazione per la vigilanza LEA) con 292,6 milioni destinati:

a)     al rafforzamento infrastrutturale degli strumenti tecnologici e di data analysis del Ministero della salute volti a completare la piattaforma open data e migliorare i sistemi di raccolta dei dati sanitari (92,7 milioni);

b)     alla reingegnerizzazione del Nuovo sistema informatico sanitario (NSIS) a livello locale per completare il monitoraggio dei LEA e potenziare la qualità dei dati clinici ed amministrativi (103,3 milioni);

c)     alla costruzione e realizzazione del cd. National Health Hub, un modello predittivo di simulazione degli scenari di medio e lungo termine del Sistema sanitario (77 milioni);

d)     allo sviluppo della piattaforma nazionale per i servizi di Telemedicina per la loro governance ed effettiva diffusione (19,6 milioni).

 

Riguardo al potenziamento del Fascicolo sanitario elettronico (FSE), il PNRR prevede l’obiettivo che almeno l’85% dei medici di base possa alimentare il FSE regolarmente mediante sostegno e formazione per l’aggiornamento digitale e l’adozione ed utilizzo del FSE da parte di tutte le regioni, garantendo l’omogeneità, interoperabilità e l’accessibilità ad assistiti ed operatori sanitari a livello nazionale. La spesa prevista è di 1.380 milioni di cui 569,6 milioni già stanziati per l’Infrastruttura nazionale per l’interoperabilità dei Fascicoli sanitari elettronici finalizzato alla realizzazione del Sistema di Tessera sanitaria elettronica (STS), tramite:

-        l'integrazione/inserimento dei documenti nel FSE da documenti nativi digitali, con migrazione/ trasposizione ad hoc di documenti cartacei attuali o vecchi;

-        il sostegno finanziario a favore dei fornitori di servizi sanitari, affinché aggiornino la loro infrastruttura e per garantire che i dati, i metadati e la documentazione relativi all'assistenza sanitaria siano generati in formato digitale;

-        il sostegno finanziario per i fornitori di servizi sanitari che adotteranno la piattaforma nazionale, l'interoperabilità e gli standard UI/UX;

 

Con il D.M Salute 20.5.2022 , il Ministero della salute ha adottato le Linee guida per l’attuazione del Fascicolo sanitario elettronico che definiscono i nuovi contenuti, servizi ed architettura del FSE. Per quanto riguarda i progetti regionali, in conformità con quanto previsto all’interno dei Piani operativi allegati ai CIS sottoscritti con le Regioni e le Province autonome in data 30 e 31 maggio 2022, è stato siglato il D.I. Ministro Innovazione Tecnologica e Transizione digitale, Min. Salute e MEF 8 agosto 2022 per l’assegnazione di risorse all’attività per l’“Adozione e utilizzo FSE da parte delle Regioni” [5] . Il Decreto Interministeriale 18.5.2022 ha inoltre definito l’“Integrazione dei dati essenziali che compongono i documenti del FSE”, ampliando i documenti clinici presenti nel Fascicolo nelle diverse Regioni.

 

Infine, si segnala che presso la Commissione XII (Affari sociali) i temi dell’Intelligenza artificiale sono stati affrontati in primo luogo, sia pure in  maniera indiretta, con riferimento alla digitalizzazione in ambito sanitario, obiettivo della Missione 6 (Salute) cui sono destinate risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza - PNRR, in termini di nuovo Fascicolo sanitario elettronico (circa 1,67 miliardi di euro): da un lato, per il trattamento, condivisione ed interoperabilità di grandi dati acquisiti grazie all’accesso garantito a tutti i cittadini alle piattaforme dei servizi, e di Telemedicina e cure domiciliari (circa 4 miliardi), dall’altro, per assicurare un’assistenza sanitaria personalizzata, in particolar modo per i pazienti fragili.

 

Sul tema della Telemedicina è stata poi discussa nella seduta del 5 dicembre 2023 l’interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-01699 (MORGANTE Maddalena), in particolare sugli aspetti della televisita di pazienti affetti da malattie croniche come la sclerosi multipla, a cui il Governo ha risposto confermando l’intenzione, in accordo con gli obiettivi del PNRR, di implementare una rete infrastrutturale per connettere le strutture mediche tra loro e con i pazienti nello loro unità remote.

Un altro atto di sindacato ispettivo che si segnala in quanto avviato presso la Commissione XII, è la risoluzione 7-00183 (LOIZZO Simona), diretta ad impegnare il Governo a definire una normativa in grado di sfruttare pienamente il potenziale dei dati sanitari, tutelando il consenso, la privacy e la sicurezza dei cittadini, e individuando tra le finalità della proposta di regolamento comunitario sullo “spazio europeo dei dati sanitari” (cd. EHDS – European Health Data Space), quella di garantire l'accesso delle persone ai propri dati sanitari elettronici ed un maggiore controllo di tali dati, a livello nazionale e transfrontaliero, per assicurare l’omogeneità dei dati nell’ambito del mercato unico dei sistemi di cartelle cliniche elettroniche, dei dispositivi medici e dei sistemi di intelligenza artificiale (IA) ad alto rischio (cd. “uso primario dei dati”).

 

 


 

L’approccio One Health e l’interconnessione esistente fra salute umana, animale e degli ecosistemi, con particolare riferimento ad una questione sanitaria emergente a livello mondiale

 

Per approccio One Health, ufficialmente riconosciuto dall’OMS, dalla Commissione europea e dal Ministero della salute, si intende un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse e sull’interdipendenza tra la salute umana, animale e ambientale dell’ecosistema. Questo approccio mira principalmente a migliorare la salute collettiva, prevenire malattie e promuovere il benessere.

 

In Italia, l’Istituto superiore di sanità ha avviato collaborazioni multidisciplinari e azioni trasversali nei diversi settori di ricerca per promuovere questo approccio soprattutto nell’ottica delle sfide sanitarie più complesse a livello nazionale e internazionale, prendendo parte all’European public health week promossa sul tema nel maggio 2021, con particolare riferimento ai temi, tra gli altri, dello sviluppo sostenibile e politiche alimentari sostenibili, degli approcci multisettoriali alla salute, della stessa definizione di One health da parte dell’Organizzazione mondiale per la Sanità, dell'OMS e della sicurezza alimentare.

 

In particolare, è stato sviluppato un documento di diffusione internazionale per la definizione del quadro di riferimento basato sulla salute per piani di prevenzione e preparazione completi e coordinati che affrontano le minacce alla salute globale, mediante l’utilizzo di un quadro concettuale unico sulla salute, cd. One Health Conceptual Framework (OHCF) per facilitare l’integrazione di approcci One Health in piani nazionali di Prevenzione e Preparedness, quest’ultima riferita alle prontezza di risposta in caso di emergenze per la sanità pubblica.

 

Nell’ambito della riorganizzazione del Ministero della salute, inoltre, al fine di un potenziamento della visione One Health, è stato istituito un apposito dipartimento One Health sulla salute umana, animale e dell’ecosistema, strutturato in tre Direzioni generali (sui corretti stili di vita e dei rapporti con l'ecosistema; sull'igiene e sicurezza alimentare; sulla salute animale), in modo da rafforzare le attività che richiedono competenze trasversali, anche in un’ottica di sostenibilità, e per preparare azioni di risposta immediate alle nuove sfide sanitarie, anche di crisi, anche con riferimento alla sanità animale, attraverso la rete degli Istituti zooprofilattici per la ricerca veterinaria nazionale.

 

Si segnala in proposito che è stato presentato alle Camere uno schema di decreto AG. 199 per l’attuazione delle modifiche e delle integrazioni a diversi tre altri schemi riguardanti l’attuazione del regolamento (UE) 2016/429 sulla disciplina comunitaria riguardante la sanità animale, con particolare riferimento all’identificazione e registrazione di operatori, stabilimenti e animali, di commercio di fauna selvatica ed esotica, oltre che di prevenzione e controllo delle malattie animali che sono trasmissibili agli animali e all’uomo.

 

Non è infine trascurabile l’aspetto del sostegno che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha voluto riconoscere all’approccio One Health per la promozione della salute globale, finanziando in particolare la Riforma M6-C1.1 sulla nuova assistenza territoriale, volta a sviluppare e implementare programmi pilota e piani di formazione integrati salute-ambiente-clima, oltre che realizzare una piattaforma digitale nazionale per la salute e l’ecosistema, dal quale è scaturito il DM 77/2022 (qui l’approfondimento) sul nuovo modello della rete di assistenza sanitaria territoriale.

 


 

Invecchiamento in salute e attivo, attraverso la prevenzione lungo tutto l’arco della vita

 

Il tema dell’invecchiamento della popolazione interessa da tempo l’Europa, dove si registra una costante diminuzione delle nascite rispetto ai decessi e a un aumento dell’età media in

tutti i paesi del vecchio continente. Attualmente, secondo Il rapporto annuale 2024: la situazione del Paese”, dell’ISTAT, nell’arco di venti anni, l’età media della popolazione italiana è aumentata da 42,3 anni al 1° gennaio 2004 a 46,6 anni al 1° gennaio 20241 ; l’indice di vecchiaia è pari al 199,8 per cento, con un aumento di oltre 64 punti percentuali negli ultimi due decenni. Gli adulti e i giovani, complessivamente, sono diminuiti di poco meno di 2 milioni di individui: al 1° gennaio 2024 si contano 36 milioni 866 mila residenti con un’età compresa tra 16 e 64 anni (il 62,5 per cento del totale della popolazione), il 2,5 per cento in meno rispetto al 2004, mentre i bambini e i ragazzi fino a 15 anni sono oggi 7 milioni 766 mila (il 13,2 per cento del totale della popolazione), con una perdita di quasi un milione di individui rispetto al 2004.

La popolazione di 65 anni e oltre è invece cresciuta di oltre 3 milioni, fino a 14 milioni 358 mila individui (il 24,3 per cento, in aumento di 5,1 punti percentuali rispetto al 2004). Di questi, oltre la metà sono oggi di 75 anni e oltre: 7 milioni 439 mila individui (il 12,6 per cento della popolazione totale), con un aumento di 3,8 punti percentuali in venti anni.

Inoltre, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, World population ageing 1950-2050, in Italia, negli ultimi cinquant’anni l’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050 la quota di ultra65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (79,5 per gli uomini e 85,6 per le donne).

Secondo quanto emerge dal rapporto dell’OECD, Health at a Glance. OECD Indicators, 2023, se si esclude il Giappone, i primi 20 paesi con la più alta proporzione di anziani sono quasi esclusivamente europei.

 

Evoluzione del concetto di invecchiamento: la nozione di invecchiamento attivo

Da tempo, dunque si riflette sulle sfide collegate all’invecchiamento della popolazione, con particolare riguardo al tema dell’invecchiamento attivo e in salute.

Invero, lo stato di salute dell’anziano non è più identificato unicamente con la ridotta presenza di malattia, ma con il mantenimento del benessere psicofisico e relazionale, pur in presenza di polipatologie. Per questo motivo, uno degli indicatori più frequentemente utilizzati per misurare il benessere e lo stato di salute della popolazione è l’aspettativa di vita libera da disabilità (DFLE, disability free life expectancy), un indicatore composito che combina informazioni su mortalità e disabilità, estendendo il concetto di aspettativa di vita al di là del semplice numero di anni vissuti, quantificando quanti di questi siano realmente vissuti senza limitazioni nelle attività quotidiane (ADL, activities of daily living e IADL, instrumental activities of daily living).

L’originalità del nuovo orientamento risiede nell’aver individuato come obiettivi fondamentali il mantenimento dell’autosufficienza e della qualità della vita dell’anziano. Oltre al trattamento specialistico e riabilitativo della malattia, compito che comunque rimane essenziale, l’obiettivo che ci si deve prefiggere è quello di attuare interventi di prevenzione in grado di minimizzare i principali fattori di rischio e promuovere adeguati stili di vita in ogni età, favorendo parallelamente l’accesso ai servizi e l’integrazione del soggetto nel proprio contesto sociale.

Il tema dell’invecchiamento attivo è presente nell’agenda politica europea dalla fine degli anni Novanta e successivamente un fattore stimolante verso l’adozione del paradigma sopra descritto, è rappresentato dal Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento (Madrid International Plan of Action on Ageing – MIPAA) da parte dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU, 2002) e con l’adozione, da parte della stessa Assemblea, della road map per la sua realizzazione (ONU, 2004).

Il MIPAA, pur trattando il tema dell’invecchiamento in senso ampio, è stato di stimolo per la realizzazione di strategie nazionali inerenti il tema dell’invecchiamento attivo per molti Paesi Europei.

Allo stesso modo, in ambito europeo, l’invecchiamento attivo viene sostenuto tramite una serie di iniziative come la creazione del Partenariato Europeo per l’Innovazione sull’Invecchiamento Attivo e in Buona Salute nel 2011, la designazione del 2012 come anno europeo dell’invecchiamento attivo e lo sviluppo e il lancio, nello stesso anno, Indice di Invecchiamento Attivo, voluto da Commissione Europea e Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE), al fine di poter misurare il livello di invecchiamento attivo in un dato contesto geografico in base a una serie di indicatori selezionati.

 

L’invecchiamento attivo è stato definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2002 come "il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano".

Invecchiamento attivo significa essere attivi o attivarsi in maniera formale o informale in uno o più ambiti della sfera sociale (mercato del lavoro, volontariato, relazioni sociali, educazione permanente, assistenza a familiari con disabilità, fare i nonni, ecc.) o anche personale (attività del tempo libero, hobby, turismo, giardinaggio, musica, ecc.), scegliendo liberamente l’attività o le attività nelle quali impegnarsi, a seconda delle proprie aspirazioni e motivazioni.

In considerazione dei suoi effetti positivi sugli individui, l’invecchiamento attivo può essere considerato uno strumento di prevenzione per aspirare quanto più possibile a un invecchiamento in salute.

C’è dunque una sostanziale differenza concettuale tra invecchiamento attivo (active ageing) e invecchiamento in salute (healthy ageing), in quanto il primo è un mezzo (tra altri strumenti di prevenzione, come, ad esempio, un’alimentazione corretta, ecc.) per aspirare al secondo. Tuttavia, il concetto di invecchiamento attivo non riguarda soltanto la sfera individuale, in quanto i suoi benefici sono evidenti anche per la società nel suo complesso: si tratta di uno strumento utile per contribuire a risolvere alcune delle principali sfide legate all'invecchiamento della popolazione. Tra le molteplici ragioni per cui è opportuno promuovere l’invecchiamento attivo al livello macro, una delle principali è quella demografica. L’Europa, infatti, sta invecchiando ed è sempre più longeva, e ciò è ancor più vero per l’Italia.

L’invecchiamento della popolazione è, inoltre, strettamente connesso a motivi di ordine economico in quanto un numero sempre maggiore di persone in età anziana, se non "produttive" in qualche modo, peserebbe economicamente su un numero sempre minore di persone più giovani.

L’invecchiamento attivo può comportare un prolungato apporto produttivo da parte delle persone anziane (nel mercato del lavoro, nel volontariato, come tutor dei giovani, ecc.) e, al contempo, può aiutare a contenere la spesa per servizi sociosanitari e consumo di farmaci, con vantaggi per tutte le parti in gioco.

 

Misure di intervento per l’invecchiamento attivo

Il concetto di invecchiamento attivo è da diversi anni in agenda a livello europeo, promosso attraverso una molteplicità di documenti ed iniziative, a cui si è fatto riferimento in precedenza.

Dal 2019 è stata avviata un’ambiziosa iniziativa a livello nazionale che è ancora in corso, e ha dato vita ad un coordinamento partecipato multilivello delle politiche sull'invecchiamento attivo grazie ad un accordo di collaborazione triennale, rinnovato nel 2022 per altri tre anni, fra il Dipartimento per le politiche della famiglia e l’Istituto Nazionale Riposo e Cura per Anziani (IRCCS INRCA). Le attività coinvolgono tutti i rilevanti stakeholder (regioni, ministeri, società civile, ricerca, ecc.) ai vari livelli nazionale, regionale e locale, per realizzare in maniera partecipata, attraverso un processo co-decisionale, un modello di interventi e "buone politiche" in materia di invecchiamento attivo.

Si segnala, inoltre, il Progetto di coordinamento nazionale partecipato multilivello delle politiche a favore dell’invecchiamento attivo sulla base dell'accordo tra la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche della famiglia e l'IRCCS-INRCA di Ancona. Si tratta di un progetto triennale (2019-2021), rinnovato per altri tre anni (2022-2024) regolato da due accordi consecutivi tra la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche della famiglia e l'IRCCS INRCA di Ancona. Nell’ambito di tale progetto sono state predisposte delle Raccomandazioni per l’adozione di politiche in materia di invecchiamento, dirette ad agire simultaneamente su due livelli principali: 1. favorire e orientare lo sviluppo di politiche per l’invecchiamento attivo; 2. implementare i meccanismi di raccordo e coordinamento degli interventi previsti dalle politiche, valorizzando processi di partecipazione e co-progettazione multilivello.

 

Interventi normativi al livello nazionale a sostegno delle persone anziane

Per affrontare la sfida dell’invecchiamento della popolazione, sul piano normativo nazionale, si ricorda che in attuazione di uno degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR, Missione 5, componente 2, investimento 1.1 per il sostegno alle persone vulnerabili e Missione, Componente 1, investimenti 1.1,1.2 e 1.3 per la realizzazione delle case di comunità e la presa in carico della persona per il potenziamento dei servizi domiciliari e della telemedicina, nonché per il rafforzamento dell'assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture), con la legge 23 marzo 2023 n. 33 [6] è stata data delega al governo in materia di politiche per le persone anziane.

Viene delineata in tale ambito una riforma articolata e complessiva, volta ad attuare alcune norme della legge di bilancio 2022 (L. n. 234/2021, art. 1, commi 159-171), che ha fornito, ai commi 159-171, la prima definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS) per la non autosufficienza [7] , e ha qualificato l'offerta integrata sociosanitaria territoriale delineando le azioni legate all'attuazione dei LEPS di erogazione, con il passaggio graduale dai trasferimenti monetari all'erogazione di servizi diretti o indiretti, e la costituzione di sistemi di servizi integrati presso le Case della comunità previste dal PNRR in cui il Servizio sanitario nazionale e gli ATS (ambiti territoriali sociali) garantiscono, alle persone in condizioni di non autosufficienza, mediante le risorse umane e strumentali di rispettiva competenza, l'accesso ai servizi sociali e ai servizi sociosanitari attraverso punti unici di accesso (PUA).

 

La legge delega n. 33/2024 muove dal riconoscimento del diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio e dal principio di semplificazione e integrazione delle procedure di valutazione della persona anziana non autosufficiente. Si prevede l'effettuazione, in una sede unica, mediante i "punti unici di accesso" (PUA), di una valutazione multidimensionale finalizzata a definire un "progetto assistenziale individualizzato" (PAI), che indicherà tutte le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali necessarie per la persona anziana. Ulteriori elementi di rilievo sono la definizione di una specifica governance nazionale delle politiche in favore della popolazione anziana, con il compito di coordinare gli interventi; la promozione di misure a favore dell'invecchiamento attivo e dell'inclusione sociale; la promozione di nuove forme di coabitazione solidale per le persone anziane e di coabitazione intergenerazionale, anche nell'ambito di case-famiglia e condomini solidali, aperti ai familiari, ai volontari e ai prestatori di servizi sanitari, sociali e sociosanitari integrativi; la promozione d'interventi per la prevenzione della fragilità delle persone anziane; l'integrazione degli istituti dell'assistenza domiciliare integrata (ADI) e del servizio di assistenza domiciliare (SAD); il riconoscimento del diritto delle persone anziane alla somministrazione di cure palliative domiciliari e presso hospice; la previsione d'interventi a favore dei caregiver familiari. Viene demandata ai decreti legislativi delegati anche: - la definizione di popolazione anziana non autosufficiente; - la definizione del sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (SNAA). Il provvedimento è stato esaminato in prima lettura dal Senato che ne ha concluso l'esame con alcune modifiche lo scorso 8 marzo.

 

In attuazione della citata legge delega è stato emanato dal Governo, il D. Lgs. 15 marzo 2024, recante Disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane (v. dossier).

Il decreto legislativo, nello specifico, è diretto ad attuare le deleghe legislative di cui agli articoli 3 (Delega al Governo in materia di invecchiamento attivo, promozione dell'inclusione sociale e prevenzione della fragilità), 4 (Delega al Governo in materia di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti) e 5 (Delega al Governo in materia di politiche per la sostenibilità economica e la flessibilità dei servizi di cura e assistenza a lungo termine per le persone anziane e per le persone anziane non autosufficienti) della citata legge 23 marzo 2023 n. 33.

 

Inoltre, nella Gazzetta Ufficiale n. 294 del 17 dicembre 2022 è stato pubblicato il D.P.C.M. 3/10/2022 di adozione del Piano nazionale per la non autosufficienza, relativo al triennio 2022-2024 (PNNA 2022-2024) e il riparto del Fondo per le non autosufficienze per il triennio 2022-2024 [8] .

In osservanza a quanto stabilito dalla citata legge 234/2021 (legge di bilancio per il 2022), per la prima volta, in questo Piano sono stati definiti i Livelli essenziali delle prestazioni sociali LEPS),prevedendo che a livello nazionale debbano essere garantiti agli anziani non autosufficienti o con ridotta autonomia:

 

Ulteriori documenti di interesse:

-      Invecchiamento attivo e condizioni di vita degli anziani in Italia dell’ISTAT (2020);

 

 


 

L’antibiotico-resistenza

 

Negli ultimi anni, il fenomeno dell’antibiotico-resistenza (AMR, Antimicrobial resistance) è aumentato notevolmente e ha reso necessaria una valutazione dell’impatto in sanità pubblica, specifica per patogeno, per antibiotico e per area geografica.

Secondo la definizione offerta dal Ministero della Salute, per antibiotico-resistenza si intende far riferimento alla mutazione dei batteri, che diventano resistenti ai farmaci utilizzati per il trattamento delle infezioni da essi provocate: l'utilizzo eccessivo e improprio di antibiotici aumenta lo sviluppo di questi batteri.

Le malattie infettive sono da lungo tempo considerate una priorità di salute pubblica globale a causa del loro forte impatto in termini di salute sulla popolazione.

Come emerge da recente nota informativa dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), a livello mondiale, si stima che circa 700000 decessi all’anno [9] siano attribuiti a infezioni resistenti, un dato che comprende non solo i ceppi di comuni infezioni batteriche, ma anche l’HIV, la tubercolosi e la malaria [10] . Si è ipotizzato che, qualora non si invertano le tendenze attuali in materia di infezione e resistenza, il numero globale dei decessi potrebbe raggiungere i 10 milioni annui entro il 2050. Questo inciderebbe anche sull’economia europea e potrebbe causare, entro lo stesso anno, una riduzione compresa tra l’1% e il 4,5% del PIL europeo [11] .

 

Secondo il Ministero della Salute, il problema della resistenza agli antibiotici è complesso poiché riconosce diverse cause:

L’uso continuo degli antibiotici aumenta la pressione selettiva favorendo l’emergere, la moltiplicazione e la diffusione dei ceppi resistenti. Inoltre, la comparsa di patogeni resistenti contemporaneamente a più antibiotici (multidrug-resistance) riduce ulteriormente la possibilità di un trattamento efficace. È da sottolineare che questo fenomeno riguarda spesso infezioni correlate all’assistenza sanitaria, che insorgono e si diffondono all’interno di ospedali e di altre strutture sanitarie.

Invero, una recente indagine dell'OMS, effettuata in dodici Paesi, evidenzia alcune delle pratiche che contribuiscono alla crescita del fenomeno, la maggior parte delle quali si fondano su una scarsa conoscenza e su luoghi comuni errati [13] .

 

L’AMR oggi è uno dei principali problemi di sanità pubblica a livello mondiale con importanti implicazioni sia dal punto di vista clinico (aumento della morbilità, della mortalità, dei giorni di ricovero, possibilità di sviluppo di complicanze, possibilità di epidemie), sia in termini di ricaduta economica per il costo aggiuntivo richiesto per l’impiego di farmaci e di procedure più onerose, per l’allungamento delle degenze in ospedale e per eventuali invalidità.

Negli ultimi decenni, organismi internazionali, quali l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) [14] e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (European Centre for Disease Prevention and Control, ECDC) hanno prodotto raccomandazioni e proposto strategie e azioni coordinate atte a contenere il fenomeno, riconoscendo l’AMR come una priorità in un ambito sanitario.

Si ricorda, da ultimo, che nella 79a riunione di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tenutasi il 9 settembre scorso, sulla resistenza antimicrobica, è stata adottata una decisione politica, in cui si è affermato quale obiettivo dell’Agenda 2030  di ridurre del 10% entro il 2030 i 4,95 milioni di morti all’anno associati all’antibiotico resistenza.

 

 

I sistemi di sorveglianza dell’AMR

 

L’importanza del fenomeno e la sua diffusione a livello mondiale hanno portato all’attivazione di numerosi sistemi di sorveglianza, basati sulla raccolta dei dati di laboratorio a livello locale o nazionale. Per rendere omogenei e interpretabili i dati raccolti da questi sistemi e favorire il confronto tra i vari Paesi, nel 2000 è stata creata una rete di sorveglianza europea, che nel 2010 ha assunto caratteristiche istituzionali diventando la rete europea EARS-Net (European Antimicrobial Resisitance Surveillance Network) coordinata dall’ECDC. EARS-Net rappresenta un network di reti nazionali che raccoglie i dati sull’antibiotico-resistenza di 30 Paesi europei.

 

Nel 2015, l’OMS ha lanciato il progetto GLASS (Global Antimicrobial Resistance Surveillance System) a supporto del Global Action Plan per rafforzare le evidenze disponibili sull’AMR a livello globale, fissando cinque obiettivi strategici finalizzati a:

A partire dal maggio 2021, 109 Paesi e territori in tutto il mondo si sono iscritti a GLASS.

 

In Italia, dal 2001 l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) coordina in ambito umano il sistema di sorveglianza dell’antibiotico-resistenza AR-ISS.

Questa sorveglianza è nata come una sorveglianza sentinella basata su una rete di laboratori ospedalieri di microbiologia reclutati su tutto il territorio nazionale su base volontaria, con l’obiettivo primario di descrivere frequenza e trend di antibiotico-resistenza in un selezionato gruppo di batteri isolati da infezioni di sicura rilevanza clinica (batteriemie o meningiti), che rappresentano sia infezioni acquisite in ambito comunitario (Streptococcus pneumoniae) sia infezioni associate all’assistenza sanitaria (Staphylococcus aureusEnterococcus faecium e E. faecalisKlebsiella pneumoniaePseudomonas aeruginosaEscherichia coliAcinetobacter baumannii group). Per ogni microrganismo, l’attenzione è posta prevalentemente su alcuni antibiotici o classi di antibiotici particolarmente significativi in terapia o per il monitoraggio dell’andamento dell’antibiotico-resistenza, tenendo conto delle esigenze informative europee del sistema EARS-Net menzionato poc’anzi.

I risultati del primo rapporto nazionale sono stati pubblicati nel novembre 2019. A gennaio 2019, il Ministero, con Circolare 18 gennaio 2019 e Circolare 25 marzo 2022, ha aggiornato il protocollo AR-ISS, con l’obiettivo di migliorarne la performance, in linea con quanto richiesto dal PNCAR, mediante il coinvolgimento attivo delle Regioni anche attraverso le reti di sorveglianza regionali già esistenti e in organizzazione; questo ha permesso di aumentare considerevolmente la rappresentatività a livello regionale e nazionale. Il numero dei laboratori che aderiscono alla sorveglianza AR-ISS è passato da circa 50 negli anni passati a 98 per il 2018 e 130 nel 2019. Nel 2020 alla sorveglianza AR-ISS hanno partecipato 153 laboratori distribuiti in 20 Regioni/PA.

 

Nel 2013 il Ministero ha istituito, con circolare 26 febbraio 2013, il sistema di sorveglianza delle batteriemie da enterobatteri produttori di carbapenemasi (CPE), che raccoglie e analizza, presso l'Istituto superiore di sanità, le segnalazioni dei casi di batteriemie da K. pneumoniae ed E. coli resistenti ai carbapenemi e/o produttori di carbapenemasi da tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di monitorare la diffusione e l’evoluzione di queste infezioni e sviluppare strategie di contenimento adeguate.

I dati analizzati si basano sulle segnalazioni anonime e individuali segnalate dagli Ospedali/Aziende ospedaliere e dalle Unità sanitarie locali al ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) tramite segnalazione diretta sul portale dedicato dove vengono raccolte e analizzate dal Dipartimento Malattie Infettive dell’ISS.

Il protocollo di questa sorveglianza è stato aggiornato con la circolare del Ministero della Salute del 6/12/2019 che aggiorna la precedente.

 

L'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) contribuisce alla sorveglianza dei consumi degli antibiotici nell’uomo. Ogni anno l'AIFA pubblica il rapporto nazionale “L’uso degli antibiotici in Italia” fornendo dati di consumo e spesa degli antibiotici a livello nazionale e regionale.

 

I rischi per l’uomo e gli animali

 

Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza deve essere considerato dal punto di vista sia della salute umana sia della salute e del benessere degli animali, irrevocabilmente e strettamente interconnesse, nonché della sicurezza degli alimenti e della salubrità dell’ambiente. Secondo il Ministero della Salute, infatti, a causa dell’antibiotico-resistenza:

 

Piano di contrasto europeo e nazionale

 

L’Unione europea è impegnata da molti anni a combattere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza e nell’ottica di contrastare tale fenomeno, nel 2017 ha messo a punto il nuovo Piano d’azione per contrastare l’antibiotico-resistenza (“A European One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance (AMR)”), basato su un approccio “One Health” che considera in modo integrato la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.

In particolare, l’approccio One Healthconsiste in uno sforzo congiunto di più discipline professionali (medicina umana e veterinaria, settore agroalimentare, ambiente, ricerca e comunicazione, economia e altre) che operano, a livello locale, nazionale e globale, con uno scopo comune che si può riassumere in tre obiettivi prioritari:

  1. prevenire e ridurre le infezioni, soprattutto quelle correlate all’assistenza sanitaria
  2. promuovere e garantire un uso prudente degli antimicrobici;
  3. ridurre al minimo l’incidenza e la diffusione dell’antibiotico-resistenza e i rischi per la salute umana e animale ad essa correlati.

 

Seguendo queste raccomandazioni, in Italia, il Ministero della Salute, adottando il metodo “one health”, e riunendo tutti i possibili attori, istituzionali e non, si è dotato del primo Piano nazionale per il contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR) approvato con Intesa in Conferenza Stato-Regioni il 2 novembre 2017 e che affronta il problema con azioni di monitoraggio, sorveglianza e contrasto del fenomeno dell’antibiotico-resistenza sia nel settore umano sia veterinario, in linea con i piani delle agenzie internazionali.

L’attuazione del Piano è strettamente monitorata dal Gruppo tecnico di coordinamento della strategia nazionale di contrasto all'AMR, articolato in 13 gruppi di lavoro nazionali, poiché i livelli di AMR e di consumo di antibiotici nel nostro Paese sono tali da richiedere un impegno maggiore e costante. È stato poi adottato un nuovo Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025.

Il nuovo Piano include sei Macro obiettivi, che le Regioni si sono impegnate a perseguire con piani/programmi specifici:

  1. Malattie croniche non trasmissibili;
  2. Dipendenze e problemi correlati;
  3. Incidenti stradali e domestici;
  4. Infortuni e incidenti sul lavoro, malattie professionali;
  5. Ambiente, clima e salute;
  6. Malattie infettive prioritarie.

I progressi delle Regioni vengono misurati attraverso indicatori specifici:

Il processo di monitoraggio annuale e la valutazione finale del Piani Regionali della Prevenzione è a carico del Ministero.

 

Progetti CCM

 

Il Ministero della Salute, attraverso il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), finanzia numerosi progetti di collaborazione per la conduzione di indagini conoscitive sui sistemi di sorveglianza delle infezioni associate all’assistenza, a livello nazionale, e per standardizzare le metodiche di sorveglianza in grado di fornire dati di qualità e comparabili, a livello nazionale ed europeo, e per la promozione di pratiche sicure nell’assistenza ai pazienti, con i seguenti risultati:

 

Partecipazione ad attività internazionali

 

Durante il Semestre italiano di Presidenza della UE sono state emanate le Conclusioni del Consiglio sulla sicurezza dei pazienti e la qualità dell’assistenza medica, compresi la prevenzione e il controllo delle infezioni associate all’assistenza sanitaria e della resistenza agli antimicrobici, in cui vengono riprese e ribadite tutte le indicazioni già presenti in precedenti atti di indirizzo internazionali.

L’Italia partecipa ai lavori del Global AMR R&D hub. Questo hub internazionale raccoglie informazioni sugli investimenti nei settori della ricerca e dello sviluppo sui prodotti antibiotici in produzione e sugli incentivi disponibili a livello globale in tre sezioni dedicate in una dashboardQuesta fornisce indicazioni basate sull’evidenza per definire le priorità di ricerca e sviluppo in tema di antimicrobico-resistenza e per massimizzare l'impatto e l'efficienza delle risorse impiegate nei vari Paesi, per categoria di patogeno.

Inoltre, l’Italia è attivamente coinvolto nella Global health security agenda per l’action package AMR (GHSA-AMR). Nell’ultimo anno, sono stati condivisi documenti di indirizzo, linee guida, best practices ed esperienze di successo tra i vari Paesi partecipanti. La Presidenza dei lavori, nel dicembre 2020, passerà dall’Uganda agli USA. 

L’Italia ha partecipato all’indagine online Survey of healthcare workers’ knowledge, attitudes and behaviours on antibiotics, antibiotic use and antibiotic resistance in the EU/EEA condotta nel periodo gennaio-marzo 2019 dal Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) riguardante le conoscenze e gli atteggiamenti degli operatori sanitari sugli antibiotici e l’antibiotico-resistenza. Il sondaggio ha visto coinvolti in maniera specifica gli operatori sanitari, inclusi medici, infermieri, farmacisti e dirigenti ospedalieri, nonché scienziati, fisioterapisti, odontotecnici e studenti delle professioni sanitarie. Gli operatori sanitari, infatti, svolgono un ruolo fondamentale nelle azioni di contrasto allo sviluppo e alla diffusione della resistenza agli antibiotici. Pertanto, è importante che le loro conoscenze in questo campo siano sempre aggiornate, in modo da poter agire correttamente e informare in modo adeguato i loro pazienti. Il sondaggio ha raccolto la partecipazione di oltre 12 mila professionisti sanitari da 30 Paesi in EU/SEE. Oltre 2 mila professionisti in Italia hanno aderito all’indagine. Leggi l'approfondimento.

In occasione della campagna annuale sull’igiene delle mani (5 maggio 2019), i professionisti sanitari in Italia hanno partecipato anche all’indagine condotta a livello globale dall’OMS Global Survey on Infection Prevention and Control (IPC) and Hand Hygieneonline dal 16 gennaio al 16 novembre 2019, per descrivere lo stato di attuazione dei programmi di prevenzione e controllo delle infezioni nelle strutture sanitarie per acuti. L’indagine aveva il duplice obiettivo di incoraggiare e supportare la auto-valutazione, a livello locale, dello stato di attuazione delle pratiche per la prevenzione e il controllo delle infezioni e per la promozione dell’igiene delle mani, e di raccogliere informazioni rilevanti da utilizzare per le successive campagne e interventi di miglioramento. L’indagine proponeva l’utilizzo di due strumenti di autovalutazione mirati all’igiene delle mani (HHSAF - Hand Hygiene Self-Assessment Framework) e ai programmi di prevenzione e controllo delle infezioni (IPCAF - Infection Prevention and Control Assessment Framework). In questo caso, il contributo italiano al sondaggio OMS è stato molto limitato e, pertanto, i risultati non devono essere ritenuti rappresentativi dello stato dei programmi di IPC e igiene delle mani del nostro Paese.

 

Consapevolizzazione della popolazione in materia

 

Al fine di sensibilizzare la popolazione in tale materia, in occasione della Settimana mondiale sull'uso consapevole degli antibiotici (World Antibiotic Awareness Week, 12-18 November 2018) e della Giornata europea degli antibiotici (18 novembre) il Ministero della Salute ha rilanciato la campagna mondiale “Antibiotics: Handle With Care” (Antibiotici: maneggiare con cura!), in collaborazione con OMS, FAO e OIE e pubblicato i materiali predisposti dal Gruppo tecnico di coordinamento, tradotti e adattati da ECDC in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità.
Il 22 novembre 2019 il Ministero ha organizzato la 
Giornata sull'uso consapevole degli antibiotici, dedicata all’antimicrobico resistenza (AMR) in collaborazione con AIFA, ISS e Agenas.

Il 18 novembre 2020 ha promosso la Giornata europea degli antibiotici, nell'ambito della contestuale Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (World Antimicrobial Awareness Week - WAAW) promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 18 al 24 novembre 2020.

In materia di monitoraggio del fenomeno dell’antibiotico-resistenza, si segnalano:


 

Per ulteriori approfondimenti:

·        Lotta alla resistenza antimicrobica: nuova raccomandazione del Consiglio europeo: il 13 giugno 2023 il Consiglio europeo, in accordo con la Commissione europea, ha adottato una nuova Raccomandazione sulla lotta alla resistenza antimicrobica volta a potenziare le azioni di contrasto a questo fenomeno in un’ottica “One Health” e indirizzata ai governi degli Stati membri dell’Unione europea (UE).

·        Obiettivi di resistenza antimicrobica: come raggiungerli entro il 2030?” dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC).

 

 

 


 

L’architettura sanitaria globale

 

La pandemia da COVID-19 e la sua rapida diffusione in tutto il mondo, che ha causato purtroppo la perdita di molte vite umane, ha messo in luce la necessità di un'azione unitaria per creare un'architettura sanitaria internazionale più solida.

La salute è una questione globale e gli eventi recenti hanno acuito questa consapevolezza, evidenziando in maniera inequivocabile l’interdipendenza della salute individuale e dei sistemi sanitari su scala mondiale.

Sulla recente pandemia, a seguito della dichiarazione dell’OMS del 9 gennaio 2020 con cui veniva dichiarato l'avvenuto isolamento, da parte delle autorità sanitarie cinesi, di un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell'uomo (il 2019-nCoV conosciuto anche come COVID-2019, poi ridenominato Sars-CoV-2) già il 30 gennaio  l'OMS dichiarava l'epidemia da COVID-19 un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale e l'11 marzo la definiva una "situazione pandemica".

Nel corso del 2020, l’epidemia da COVID-19 si è diffusa a tal punto da diventare la pandemia più grave dell'ultimo secolo. La crisi sanitaria originata dalla pandemia ha causato a sua volta una grave crisi economica, con conseguenze rilevanti sul benessere presente e futuro dei Paesi e delle persone. Lo shock sanitario causato dal COVID-19 ha portato alla luce le diverse fragilità latenti nei sistemi sanitari di tutti i Paesi, ancor prima dell'inizio dell’epidemia.

A livello globale – come ha dichiarato Hans Kluge direttore dell’Ufficio regionale dell’ OMS per l’Europa - l'incapacità di prevenire e quindi poi di gestire adeguatamente la pandemia di Covid ha comportato un'immensa perdita di vite umane e di salute, nonché un'interruzione senza precedenti delle attività sociali ed economiche in tutto il mondo.

Come evidenziato anche in sede di Consiglio europeo, per poter costruire un'architettura sanitaria internazionale più solida che protegga le generazioni future da altre pandemie e altre gravi emergenze sanitarie nessun governo od organismo multilaterale può affrontare da solo tale minaccia.

Il Consiglio sottolinea che le nazioni devono lavorare insieme all'elaborazione di un nuovo trattato internazionale per la preparazione e la risposta alle pandemie. Un simile rinnovato impegno collettivo rappresenterebbe una tappa fondamentale verso il rafforzamento della preparazione alle pandemie al più elevato livello politico. Troverebbe le sue radici nella costituzione dell'Organizzazione mondiale della sanità, coinvolgendo in questo sforzo altre organizzazioni competenti, a sostegno del principio della salute per tutti. Tale trattato potrebbe essere basato sugli strumenti sanitari esistenti a livello mondiale, in particolare il regolamento sanitario internazionale, e garantirebbe fondamenta solide e ben sperimentate da cui partire per progredire e migliorare.

 

Il Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) - International Health Regulations (IHR) è uno strumento giuridico internazionale che si prefigge di “garantire la massima sicurezza contro la diffusione internazionale delle malattie, con la minima interferenza possibile sul commercio e sui movimenti internazionali, attraverso il rafforzamento della sorveglianza delle malattie infettive tesa ad identificare, ridurre o eliminare le loro fonti di infezione o fonti di contaminazione, il miglioramento dell’igiene nei Punti di ingresso portuali e aeroportuali e la prevenzione della disseminazione di vettori”.

Il RSI è entrato in vigore il 15 giugno 2007. Dopo la sua adozione da parte della 58a Assemblea Mondiale della Sanità, nel maggio 2005, ha aggiornato e, per alcuni versi, profondamente modificato il testo del precedente Regolamento, approvato nel 1969, emendato nel 1973 e nel 1981 e ratificato e reso esecutivo nel nostro Paese con la legge 6 febbraio 1982, n. 106.

 

L'obiettivo principale del trattato sarebbe quello di promuovere un approccio che coinvolga l'intero apparato governativo e tutta la società, in modo da rafforzare le capacità e la resilienza alle future pandemie sul piano nazionale, regionale e mondiale. Ciò comprende un rafforzamento considerevole della cooperazione internazionale per migliorare, ad esempio, i sistemi di allerta, la condivisione dei dati, la ricerca, come anche la produzione e distribuzione a livello locale, regionale e globale di contromisure mediche e di sanità pubblica quali vaccini, medicinali, strumenti diagnostici e dispositivi di protezione individuale.

Vi sarebbe incluso anche il riconoscimento di un approccio basato sul principio "One Health" [15] che connetta la salute delle persone, degli animali e del nostro pianeta. Il trattato dovrebbe inoltre accrescere i livelli di responsabilità reciproca e responsabilità condivisa, trasparenza e cooperazione all'interno del sistema internazionale e nell'ambito delle sue regole e norme.

Da tali considerazioni nasce l'impegno per l’istituzione della Rete paneuropea per il controllo delle malattie, composta da Paesi Ue e non Ue della regione europea, che include l'Asia centrale: i componenti di questa nuova rete per il controllo delle malattie "punteranno a rilevare, verificare e notificare rapidamente l'uno all'altro eventuali nuove minacce sanitarie in evoluzione, dalle malattie infettive emergenti alla resistenza antimicrobica.

Più nello specifico l’OMS Europa, insieme all’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), ha lanciato la Rete paneuropea per il controllo delle malattie (NDC).

La NDC funge da fulcro delle reti nazionali per la sicurezza sanitaria e si impegna a rafforzare la preparazione alle malattie nella regione europea dell’OMS, che comprende 53 paesi in Europa e Asia centrale. Il suo obiettivo è identificare e mitigare in modo proattivo i potenziali rischi sanitari prima che possano trasformarsi in minacce regionali o globali.

Tra i suoi compiti principali la NDC intende facilitare la collaborazione e la condivisione delle conoscenze tra nazioni, agenzie di sanità pubblica, mondo accademico e società civile, promuovendo nel contempo norme comuni per una gestione unificata delle malattie.

La rete mira anche a sfruttare le reti già esistenti presenti nel panorama dell’OMS Europa e del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), promuovendo lo sviluppo di approcci innovativi e migliorando il coordinamento tra i vari settori, da quello animale, a quello umano e ambientale.

In una dichiarazione, il Dr Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa, ha sottolineato l’importanza di prepararsi ora per affrontare future pandemie o emergenze sanitarie globali [16] .

Parte importante di questo nuovo approccio è rappresentato anche dalla attivazione del Green pass globale proposto dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall'Ue. Si tratta di una sorta di fascicolo sanitario elettronico, come quello fornito dalle autorità sanitarie locali, ma verificabile e accettato in tutto il mondo. Ogni Paese sovrano ha il diritto di decidere se aderire al nuovo sistema di Green pass.

 

A completamento delle considerazioni sopra esposte qui di seguito si fornisce un quadro sintetico delle misure adottate dall’Italia di fronte all’emergenza sanitaria da Covid- 19.

Nel complesso le risposte e le misure adottate dal nostro Paese per far fronte alla diffusione rapida ed estesa del contagio hanno operato in più direzioni:

È stata portata avanti una estesa campagna di vaccinazione della popolazione, sulla base di un Piano strategico nazionale dei vaccini, e si è proceduto all’acquisto e alla distribuzione dei farmaci per la cura dei pazienti con COVID-19 (per approfondimenti cfr. Le misure sanitarie di contrasto al Covid 19).

Sono stati poi messi a punto istituti e meccanismi diretti al potenziamento  del personale sanitario, necessario per far fronte alle esigenze di sorveglianza epidemiologica e di coordinamento connesse alla gestione dell'emergenza COVID-19. Per fronteggiare l'emergenza, sono state utilizzate procedure straordinarie di reclutamento del personale per il potenziamento, in particolare, delle reti di assistenza territoriale e dei reparti ospedalieri di virologia e pneumologia, in deroga alla disciplina vigente. Ciò ha permesso al Servizio sanitario di contrastare la crisi epidemiologica in atto nelle regioni più colpite fino al termine dello stato di emergenza prevedendo al contempo azioni a lungo termine, quali il reclutamento di medici ed infermieri, anche militari. Sono stati disposti incentivi ed incarichi di lavoro autonomo e, per garantire l'assistenza in caso di sostituzione del medico di medicina generale, la possibilità di esercitare la professione di medico-chirurgo dopo il conseguimento della laurea in Medicina e chirurgia previo giudizio di idoneità (cd. laurea abilitante). 

Ulteriori misure sono state implementate grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che rappresenta un’opportunità unica per risolvere criticità strutturali del SSN, che la pandemia ha fatto riemergere con forza. Il PNRR ha destinato alla Missione Salute € 15,63 miliardi, pari all’8,16% dell’importo totale, per sostenere importanti riforme e investimenti a beneficio del Servizio sanitario nazionale, da realizzare entro il 2026. Ma complessivamente le risorse straordinarie per l'attuazione del PNRR e il rinnovamento della sanità pubblica italiana superano i 20 miliardi di euro. Tra queste, le risorse messe in campo dall'Italia con il Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR (PNC), che destina alla salute ulteriori 2,89 miliardi di euro.

 

 

 


Documentazione

 


Rapporto sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla relazione medico-paziente del Comitato direttivo sui diritti umani nel campo della biomedicina e della salute (CDBIO)

 

Inserire 2 allegati

 


 

Telemedicina - Linee di indirizzo nazionali
Ministero della salute, 2014

 

 

 

 


 

Agenas, Il connubio tra telemedicina e intelligenza artificiale per un salto di qualità nelle cure

 


 

One Health Conceptual Framework (OHCF)

 


 

Piano di Azione Internazionale di Madrid sull’Invecchiamento

 


 

Nota informativa sull’antibiotico-resistenza dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC)

 

 


 

Piano d’azione per contrastare l’antibiotico-resistenza

 

 

 



[1]     In collaborazione con il Ministero degli Affari esteri e per la Cooperazione internazionale.

[2]     Il riparto, per complessivi 527.101.620 euro (v. tabella del riparto) è stato effettuato in base ai fabbisogni di servizi minimi di telemedicina e del numero dei pazienti da assistere (complessivamente 158.433 entro il 2023 per televisite e telemonitoraggi) indicati in ciascun piano operativo regionale e di provincia autonoma. Le centrali di acquisto sono collocate presso la regione Puglia (per l’acquisizione di postazioni di lavoro) e la regione Lombardia (per l’acquisto di servizi minimi di telemedicina).

[3]     Gli Accordi collettivi nazionali per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera scelta prevedono, salvo eccezioni, che ciascun medico di medicina generale assista al massimo 1.500 pazienti adulti (di età superiore ai 13 anni) e ciascun pediatra 800 bambini (di età compresa tra 0 e 13 anni). Esistono comunque realtà territoriali in cui, per carenza di medici pediatri o per libera scelta dei genitori, è consentito che i bambini siano assistiti da medici di medicina generale. Nel 2021 si ha un valore di 6,8 medici ogni 10 mila abitanti, rispetto ai 7,1 medici del 2019 e 2020. A livello territoriale la variabilità regionale passa da 6,2 medici ogni 10 mila abitanti nel Nord-ovest e 6,3 nel Nord-est, a 7,4 nel Centro e 7,8 nelle Isole. Per quanto riguarda l’offerta di medici pediatri, sul territorio nazionale nel 2021 operano circa 7 mila medici pediatri: 9,2 ogni 10 mila bambini fino a 14 anni, con valori più bassi nel Nord-ovest (8,2 pediatri) e più alti nel Centro e nelle Isole (9,9 rispettivamente).

[4]     I medici di guardia medica, nel 2021, sono circa 10 mila, con un valore di 17,4 ogni 100 mila abitanti, in diminuzione del 9,6 per cento rispetto al 2020 e del 10,1 per cento rispetto al 2019. Un servizio che svolge un ruolo importante, sia nel favorire il processo di deospedalizzazione, sia nel garantire una risposta adeguata alla domanda sanitaria da parte di persone non autosufficienti o con gravi problemi di salute, è rappresentato dalle strutture per l’assistenza residenziale e semiresidenziale.

[5]     M6C2 1.3.1(b).

[6]     Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 30 marzo 2023, in vigore dal 31 marzo 2023.

[7]     Sul tema dei LEPS va ricordato che nella seduta del 23 gennaio 2024, il Senato ha approvato il disegno di legge d'iniziativa governativa, collegato alla manovra, sull'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. Il provvedimento, che ora passa all'esame della Camera (C. 1665), fa seguito ad un'ampia discussione sull'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che si è svolta già a partire dalla fine della XVII legislatura, a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nel 2017. Per un esame approfondito sul contenuto del provvedimento si consulti il relativo approfondimento del Servizio Studi.

[8]     Le risorse complessivamente afferenti al Fondo per le non autosufficienze (FNA), nel triennio 2022-2024 sono pari a 822 milioni di euro nel 2022, 865,3 milioni di euro nel 2023 e 913,6 milioni di euro nel 2024. Al fine dell'assegnazione della quota di riparto del FNA, per ogni regione e per ogni esercizio finanziario, dalle risorse disponibili sono state individuate quelle da dedicare alle azioni per la realizzazione dei progetti per la Vita indipendente e per le assunzioni del personale con professionalità sociale finalizzate all'implementazione dei PUA (Punti Unici di Accesso). 

Per ciò che attiene la Vita Indipendente, anche per il triennio previsto dal Piano sono assegnate risorse corrispondenti a 14.640.000,00 euro per ciascuna annualità. L'implementazione dei PUA è prevista dall'articolo 1, comma 163 della legge n. 234 del 2021 e a tal fine sono dedicati 20 milioni per il 2022 e 50 milioni di euro per ciascun anno del biennio 2023-2024, da destinare alle assunzioni di personale con professionalità sociale presso gli Ambiti territoriali sociali. Per maggiori informazioni si consulti Livelli essenziali delle prestazioni sociali per la non autosufficienza.

[9]     Va tenuto conto che le stime di morbilità e mortalità relative all’impatto della resistenza si basano su proiezioni che riguardano tutti gli agenti antimicrobici, senza limitarsi agli antibiotici.

[10]   O’Neill J. Antimicrobial Resistance: Tackling a crisis for the health and wealth of nations. London: The Review of Antimicrobial Resistance; 2014.

[11]   KMPG LLP. The global economic impact of anti-microbial resistance. London: KPMG; 2014. Available from:

https://www.kpmg.com/UK/en/ IssuesAndInsights/ArticlesPublications/Documents/PDF/Issues%20and%20 Insights/amr-report-final.pdf

[12]   Tale profilo è stato evidenziato anche dall’OMS, il quale segnala un diffuso uso eccessivo di antibiotici nei pazienti ricoverati in ospedale con COVID-1, che evidenziando che con l’avvento della pandemia da COVID-19, l'utilizzo inappropriato degli antibiotici potrebbe aver contribuito ad una diffusione della resistenza antimicrobica. Il report è disponibile al seguente link: https://www.who.int/news/item/26-04-2024-who-reports-widespread-overuse-of-antibiotics-in-patients--hospitalized-with-covid-19.

[13]   Quasi due terzi (64%) delle circa diecimila persone intervistate in dodici Paesi affermano di sapere che la resistenza agli antibiotici è un problema che potrebbe riguardare loro e le loro famiglie, ma non comprendono come affrontarlo. Più della metà di loro (64%), per esempio, ritiene che gli antibiotici possano essere usati per curare raffreddore e influenza, nonostante sia risaputo che questi farmaci non hanno alcun impatto sui virus. Circa un terzo (32%) ritiene poi che sia giusto interrompere l'assunzione di antibiotici quando ci si sente meglio, piuttosto che completare il trattamento prescritto dal medico.

[14]   In materia di resistenza antimicrobica in Europa, si veda il report 2023 dell’OMS disponibile al seguente link: http://95.110.234.53/qs_dnl/antimicrobial_resistance_surveillance_europe.pdf.

[15]   La visione olistica One Health, ossia un modello sanitario basato sull'integrazione di discipline diverse, è antica e al contempo attuale. Si basa sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente.

[16]   La creazione della NDC è stata raccomandata anche da una commissione indipendente presieduta dall’ex primo ministro italiano Mario Monti nel 2021, evidenziando la necessità di una risposta globale alle sfide sanitarie. Dal punto di vista geopolitico, la rete mira a coinvolgere i paesi terzi extra UE, riunendo organismi e istituzioni europei, delle Nazioni Unite e dell’Asia centrale.