Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Consiglio europeo - Bruxelles, 15-16 dicembre 2022
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE   Numero: 1
Data: 12/12/2022
Organi della Camera: Assemblea, XIV Unione Europea


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Consiglio europeo - Bruxelles, 15-16 dicembre 2022

12 dicembre 2022


Indice

|Ucraina/Russia|Energia|Economia|Sicurezza e difesa|Vicinato Meridionale|Relazioni esterne|


Il Consiglio europeo, in base all'ordine del giorno, dovrebbe discutere, in particolare, dei seguenti temi:
  • Ucraina/Russia , con particolare riferimento agli ultimi sviluppi della guerra di aggressione russa contro l'Ucraina e delle iniziative a sostegno di quest'ultima da parte dell'UE;
  • energia ed economia, procedendo a un riesame dei progressi nell'attuazione delle sue conclusioni di ottobre 2022, con riferimento alla necessità di uno stretto coordinamento europeo e di soluzioni comuni al fine di salvaguardare la base economica, industriale e tecnologica dell'UE, con una politica di risposta coordinata che migliori la resilienza dell'economia e preservi la competitività globale e l'integrità del mercato unico;
  • sicurezza e difesa , con particolare riferimento ai lavori in tale ambiti svolti in attuazione delle sue precedenti Conclusioni e la bussola strategica;
  • vicinato meridionale , svolgendo una discussione di natura strategica sulle relazioni con tale area;
  • relazione esterne , con particolare riferimento alle relazioni transatlantiche, all'Iran e ai Balcani occidentali.
Il 10 dicembre è stato pubblicato un progetto di conclusioni, di cui si riportano i contenuti nella presente documentazione. Il progetto sarà all'esame del Consiglio affari generali del 13 dicembre 2022 . Si segnala inoltre che le conclusioni potrebbero essere modificate anche per tenere conto degli esiti della riunione straordinaria, nella medesima giornata, del Consiglio "Trasporti, telecomunicazioni e energia" (su cui si rinvia al paragrafo relativo all'Energia).

Ucraina/Russia

Secondo il progetto di conclusioni del 10 dicembre il Consiglio europeo dovrebbe:
  • riaffermare il pieno sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale;
  • confermare il costante impegno a fornire sostegno politico e militare all'Ucraina, in particolare attraverso un potenziamento dello Strumento europeo per la pace, nonché la disponibilità degli Stati membri a incrementare la fornitura all'Ucraina di capacità di difesa aerea e di assistenza allo sminamento;
  • condannare gli attacchi della Russia contro obiettivi civili, infrastrutture energetiche e servizi di pubblica utilità, invitandola a desistere dal mettere in pericolo il funzionamento degli impianti nucleari civili;
  • confermare, in vista della stagione invernale, la disponibilità dell'UE a fornire urgentemente assistenza umanitaria e di protezione civile all'Ucraina, anche in natura e a contribuire al ripristino delle sue infrastrutture critiche. Al riguardo, il Consiglio europeo dovrebbe invitare la Banca europea per gli investimenti e le istituzioni finanziarie internazionali a incrementare il sostegno per rispondere alle più urgenti esigenze infrastrutturali dell'Ucraina. Dovrebbe, inoltre, invitare la Commissione a intensificare il coordinamento con l'industria europea e i partner internazionali per garantire all'Ucraina un approvvigionamento sostenibile di attrezzature prioritarie quali generatori di energia, centrali termiche mobili, trasformatori di potenza, apparecchiature ad alta tensione e di illuminazione. Dovrebbe, infine, accogliere con favore l'esito della Conferenza internazionale sulla resilienza e la ricostruzione dell'Ucraina, in svolgimento a Parigi il 13 dicembre 2022;
  • confermare il sostegno agli sfollati ucraini, sia all'interno che all'esterno del paese, invitando la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la pianificazione di emergenza;
  • riaffermare il proprio impegno a sostenere, insieme ai partner, il sostegno finanziario, la resilienza e la ricostruzione a lungo termine dell'Ucraina;
  • accogliere con favore gli sforzi per garantire la piena responsabilità per i crimini di guerra e gli altri crimini più gravi in relazione, compresi i modi per garantire la responsabilità per il crimine di aggressione; il Consiglio europeo dovrebbe confermare, in questa prospettiva, il sostegno alle indagini del Procuratore della Corte penale internazionale e fare il punto sulle opzioni per utilizzare i beni congelati al fine di sostenere la ricostruzione e la riparazione dei danni subiti dall'Ucraina;
  • discutere le modalità per aumentare ulteriormente la pressione collettiva esercitata sulla Russia affinché ponga fine alla guerra di aggressione e ritiri le sue truppe dall'Ucraina e accogliere con favore il rafforzamento delle misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia, attraverso il nono pacchetto di sanzioni (v. infra ) e il tetto internazionale al prezzo del petrolio. Dovrebbe sottolineare nel contempo che l'UE è pronta a rafforzare ulteriormente le sanzioni e l'importanza di garantire l'effettiva attuazione delle misure restrittive, ribadendo l'invito a tutti i paesi ad allinearsi alle sanzioni dell'UE;
  • sottolineare l'importanza di fornire tutto il sostegno pertinente alla Repubblica di Moldova nell'affrontare l'impatto della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina in particolare sulla sicurezza energetica;
  • sottolineare l'importanza, nel contesto dell'insicurezza alimentare globale, dei corridoi di solidarietà e dell'estensione dell'Iniziativa per i cereali del Mar Nero delle Nazioni Unite, continuando a garantire la disponibilità dei concimi.
Sul conflitto in Ucraina il Consiglio europeo si è già pronunciato in occasione delle seguenti riunioni:
  • vertice straordinario del 24 febbraio 2022, data di inizio dell'invasione russa, con cui si è adottato un quadro di sanzioni nei confronti della Russia e approvato il sostegno militare all'Ucraina:
  • riunione del 23 e 24 giugno 2022, che ha riconosciuto le aspirazioni europee dell'Ucraina, concedendole lo status di paese candidato all'adesione dell'UE;
  • riunione del 20 e 21 ottobre 2022, con cui è stata ribadita l'illegalità della annessione delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson.

Il quadro delle sanzioni dell'UE nei confronti della Russia

La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il 7 dicembre 2022 ha annunciato che la Commissione europea ha presentato la proposta di un nono pacchetto di sanzioni ( che potrebbe essere adottato dal Consiglio affari esteri del 12 dicembre) e che prevede:
  • misure restrittive nei confronti di ulteriori 200 personalità e società russe, responsabili di attacchi missilistici della Russia contro i civili, del rapimento di bambini ucraini verso la Russia e del furto di prodotti agricoli ucraini;
  • sanzioni contro altre tre banche russe, compreso il divieto di effettuare transazioni sulla Banca russa di sviluppo regionali;
  • nuovi controlli e restrizioni sulle esportazioni, in particolare per i beni a doppio uso. Ciò include prodotti chimici chiave, agenti nervini, componenti elettronici e informatici;
  • la riduzione dell'accesso della Russia a tutti i tipi di droni e veicoli aerei senza pilota, vietando l'esportazione diretta di motori per droni in Russia e l'esportazione verso Paesi terzi, come l'Iran, che potrebbero fornire droni alla Russia;
  • l'esclusione dalla programmazione per altri quattro canali televisivi russi;
  • ulteriori misure economiche contro il settore energetico e minerario russo, compreso il divieto di nuovi investimenti minerari in Russia.
Il Consiglio affari esteri del 12 dicembre 2022 ha discusso sul nono pacchetto di sanzioni, approvando solo la decisione relativa all'inclusione di 200 nuovi nominativi di personalità e società russe da includere nell'elenco dei destinatari delle misure restrittive, rinviando l'adozione delle altre misure restrittive e sanzioni ai prossimi giorni, come indicato dall'Alto Rappresentante Borrell al termine del Consiglio affari esteri.
La Commissione europea dovrebbe, altresì, presentare prossimamente un rapporto sull'impatto negli Stati membri dell'UE delle sanzioni e misure restrittive nei confronti della Russa.
A partire dal 24 febbraio 2022, il Consiglio dell'UE ha adottato nei confronti della Russia 8 pacchetti consecutivi di sanzioni e misure restrittive:
  • misure restrittive (congelamento di beni e divieto di viaggio) nei confronti di 1.241 individui (tra cui il Presidente Putin, il Ministro degli esteri Lavrov, i membri della Duma di Stato russa) e 118 entità giuridiche;
  • sanzioni finanziarie, tra cui il divieto di finanziamento della Federazione russa, del suo governo e della sua Banca centrale nonché la sospensione dal sistema di messaggistica finanziaria per scambiare dati finanziari (SWIFT) per le principali banche russe;
  • il divieto di tutte le operazioni con determinate imprese statali, di partecipazione di società russe negli appalti pubblici nell'UE, di esportazione di prodotti siderurgici e beni di lusso, di esportazione dall'UE in Russia di computer quantistici e semiconduttori avanzati, elettronica di alta gamma, software, macchinari sensibili e attrezzature per il trasporto, legno, cemento, fertilizzanti, prodotti ittici e liquori, di importazione di oro e gioielli;
  • sanzioni nei confronti di società nei settori militare, dell'aviazione, dei beni a duplice uso, della cantieristica navale e della costruzione di macchinari; divieti;
  • sanzioni nel settore energetico, quali in particolare: il divieto di acquistare, importare o trasferire nell'UE carbone e altri combustibili fossili solidi, se originari della Russia o esportati dalla Russia, nonché di importare petrolio dalla Russia via mare, con limitate eccezioni; la possibilità di introdurre un tetto al prezzo ( price cap) per il petrolio greggio e altri prodotti petroliferi russi trasportati per la via marittima verso Paesi terzi (che il Consiglio dell'UE il 3 dicembre 2022 ha fissato a 60 dollari al barile, in analogia con quanto concordato in ambito G7); il divieto di acquistare, importare o trasferire dalla Russia nell'UE petrolio greggio (a partire dal 5 dicembre 2022) e di prodotti petroliferi raffinati (a partire dal 5 febbraio 2023).
È prevista un'eccezione temporanea per le importazioni di petrolio greggio mediante oleodotto negli Stati membri che, data la loro situazione geografica, soffrono di una dipendenza specifica dagli approvvigionamenti russi e non dispongono di opzioni alternative praticabili. Resta infatti attivo dell'oleodotto Druzhba, che fornisce Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, la Repubblica Ceca. Tali Paesi non potranno però rivendere il petrolio greggio importato via oleodotto dalla Russia. Germania e Polonia si sono impegnate a porre fine alle importazioni di petrolio via oleodotto dalla Russia entro la fine del 2022. Inoltre, Bulgaria e Croazia beneficiano anche di deroghe temporanee al divieto di importazione del petrolio russo via mare. Secondo le stime della Commissione l'embargo dovrebbe bloccare il 94% del petrolio russo destinato all'Europa occidentale.
  • il divieto di sorvolo, atterraggio e decollo nello spazio aereo dell'UE di aeromobili e vettori russi; il divieto alle navi registrate sotto la bandiera della Russia di accedere ai porti dell'UE; il divieto alle imprese di trasporto su strada russe e bielorusse di trasportare merci su strada nell'Unione;
  • il divieto per i cittadini dell'UE di far parte dei consigli di amministrazione di società russe sottoposte a restrizioni;
  • la sospensione totale dell'accordo sulla facilitazione dei visti per l'ingresso nell'area Schengen, a partire dal 12 settembre 2022;
  • restrizioni ai media, con la sospensione delle trasmissioni nell'Unione di cinque emittenti statali russe: Sputnik; Russia Today; Rossiya RTR / RTR Planeta; Rossiya 24 / Russia 24; TV Centre International.
Per rafforzare il coordinamento a livello dell'Unione nell'esecuzione delle misure restrittive, la Commissione ha istituito la task force "Freeze e Seize" con il compito di garantire il coordinamento tra gli Stati membri ed esaminare l'interazione tra misure restrittive e misure di diritto penale.

Sostegno militare dell'UE all'Ucraina

Il Consiglio dell'UE, con successive decisioni, ha stanziato complessivamente 3 miliardi di euro per la fornitura all'Ucraina di attrezzatura militare nell'ambito dello Strumento europeo per la Pace (EPF, su cui si rinvia con maggiore dettaglio alla sezione del presente dossier relativa alla Sicurezza e alla difesa ), di cui 2,82 miliardi destinati relativi amateriale e piattaforme militari concepiti per l' uso letale della forza e 180 milioni per attrezzature e forniture non concepite per l'uso letale della forza .
Il Consiglio affari esteri del 15 novembre 2022 ha avviato la missione dell'UE di addestramento per l'esercito ucraino ( EUMAM Ucraina), che ha l'obiettivo di contribuire a rafforzarne la capacità di condurre efficacemente operazioni militari per difendere la propria integrità territoriale entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili, con l'obiettivo iniziale di formare 15.000 uomini, integrando le attività di formazione già svolte da parte di alcuni Stati membri.
Secondo i dati diffusi il 7 dicembre 2022 dal Kiel Institute for the World economy, istituto di ricerca tedesco, dal 24 gennaio al 20 novembre 2022 l'Italia avrebbe previsto aiuti militari all'Ucraina per un valore di 320 milioni di euro, collocandosi all' 12° posto tra i Paesi fornitori di assistenza miliare a livello globale. Sempre secondo gli stessi dati i maggiori fornitori di aiuti militati all'Ucraina sono gli Stati Uniti (22,9 miliardi di euro), seguiti dal Regno Unito (4,1 miliardi di euro), le Istituzioni dell'UE (3 miliardi di euro), Germania (2,3 miliardi di euro), Polonia (1,8 miliardi di euro), Canada (1,3 miliardi di euro), Norvegia (560 milioni di euro), Svezia (550 milioni di euro), Danimarca (510 milioni di euro); Repubblica ceca (480 milioni di euro) e Francia (470 milioni di euro).

Assistenza umanitaria

Il Consiglio ha adottato, il 4 marzo 2022, la decisione di esecuzione (UE) 2022/382 che ha attivato per la prima volta il meccanismo della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati previsto dalla direttiva 2001/55/CE.  La decisione consente ai cittadini dell'Ucraina e loro familiari in fuga dal paese di risiedere e muoversi nel territorio dell'UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore ( e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.
La Commissione ha istituito inoltre una piattaforma di solidarietà per coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi e ha presentato il 28 marzo 2022 un piano per l'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra contro l'Ucraina.
Secondo le rilevazioni dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati ( UNHCR), al 29 novembre 2022, sono circa 7,9 milioni i rifugiati dall'Ucraina in Europa e circa 173.000 i rifugiati ucraini registrati in Italia. Gli altri Stati con un alto numero di rifugiati ucraini registrati sono: Polonia (circa 1.500.000 rifugiati); Germania (circa 1.021.000 rifugiati); Repubblica ceca (circa 462.000 rifugiati); Spagna (circa 154.000 rifugiati); Regno Unito (146.000 rifugiati ); Francia (circa 120.000 rifugiati; Turchia (145.000 rifugiati, dato al 18 maggio 2022). Secondo la Commissione europea sono circa 4 milioni i rifugiati ucraini per i quali l'UE ha registrato la protezione temporanea. La Commissione europea stima che sono 6,5 milioni (di cui circa 3 milioni minori) i cittadini ucraini che hanno abbandonato i loro luoghi di abitazione abituali, ma sono ancora presenti sul territorio ucraino. Mentre sono 25.700 sono i cittadini ucraini che hanno avviato la procedura di asilo nell'UE.
Per sostenere finanziariamente l'accoglienza dei rifugiati ucraini l'UE ha adottato diverse misure:
  • il 4 aprile scorso è stato adottato il regolamento riguardante l'azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE), modificando il quadro giuridico 2014-2020 dei Fondi strutturali e d'investimento europei e il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), con l'obiettivo di sbloccare quasi 17 miliardi di euro da destinare agli aiuti ai rifugiati ucraini;
  • il 4 ottobre è stato approvato un regolamento volto ad adeguare ulteriormente la politica di coesione dell'UE, modificando le norme della politica di coesione 2014-2020 e 2021-2027 al fine di velocizzare e agevolare l'aiuto all'integrazione dei cittadini di Paesi terzi;
  • il 19 ottobre 2022 la Commissione europea ha annunciato un nuovo programma per assistenza con rifugi di emergenza e strutture per l'inverno per l'Ucraina, dotato di uno stanziamento di 62,3 milioni di euro, che dovrebbe consentire di offrire protezione ad un massimo di 46.000 persone, nonché lo stanziamento di ulteriori 175 milioni di euro in assistenza umanitaria per sostenere i più bisognosi in Ucraina (150 milioni di euro) e Moldova (25 milioni di euro).
Dal 2014 è operativa EUAM Ukraine, missione europea civile istituita per assistere le autorità ucraine verso riforme nel settore della sicurezza civile. Dal marzo 2022 EUAM ha un mandato più ampio in quanto fornisce anche sostegno alle istituzioni ucraine per facilitare il flusso di rifugiati verso gli Stati membri limitrofi, l'ingresso di aiuti umanitari in Ucraina nonché le indagini e il perseguimento dei crimini internazionali.

Sostegno economico e alla ricostruzione dell'Ucraina

Dall'inizio dell'aggressione russa, l'UE ha intensificato il proprio sostegno all'Ucraina, mobilitando circa 19,7 miliardi di euro per sostenere l'Ucraina, gran parte dei quali sotto forma di assistenza macrofinanziaria (AMF). Sono stati inoltre erogati altri 620 milioni di euro in sovvenzioni a titolo di sostegno al bilancio per aiutare l'Ucraina a far fronte a bisogni urgenti sul campo.
Secondo i dati diffusi il 7 dicembre 2022 dal Kiel Institute for the World economy, al 20 novembre 2022 l'UE e i suoi Stati membri in via bilaterale avrebbero stanziato complessivamente ( compresi gli aiuti militari) aiuti a sostegno dell'Ucraina per 51,8 miliardi di euro, mentre gli Stati Uniti 47,8 miliardi di euro.
Dal 2014 al 2021 l'UE aveva già fornito all'Ucraina un'assistenza finanziaria pari a 1,7 miliardi di euro in sovvenzioni a titolo dello strumento europeo di vicinato, 5,4 miliardi di euro nell'ambito di cinque programmi di assistenza macrofinanziaria sotto forma di prestiti, 194 milioni di euro in aiuti umanitari e 355 milioni di euro a titolo di strumenti di politica estera. La BEI e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo hanno mobilitato a loro volta 10 miliardi di euro in prestiti.
Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato un piano di sostegno all'Ucraina articolato in: un sostegno finanziario a breve termine, sotto forma di prestiti, con rate a lunga scadenza e interessi agevolati fino a 9 miliardi di euro (di cui 6 già erogati); un quadro di riferimento per la ricostruzione a lungo termine attraverso la creazione di una Piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina, che fungerebbe da organismo di governance generale per un piano di ricostruzione denominato "RebuildUkraine", che dovrebbe articolarsi su quattro pilastri:
  • ricostruire il paese, in particolare le infrastrutture, i servizi sanitari, l'edilizia abitativa e le scuole, nonché rafforzare la resilienza digitale ed energetica in linea con le politiche e le norme europee più recenti;
  • proseguire la modernizzazione dello Stato e delle sue istituzioni per garantire il buon governo e il rispetto dello Stato di diritto;
  • attuare un programma strutturale e normativo con l'obiettivo di approfondire l'integrazione economica e sociale dell'Ucraina con l'UE, in linea con il suo percorso europeo;
  • sostenere la ripresa dell'economia e della società ucraina promuovendone la competitività economica sostenibile e inclusiva, il commercio sostenibile e lo sviluppo del settore privato e contribuendo alla transizione verde e digitale del paese.
La Commissione indica che le esigenze finanziarie per il piano di ricostruzione dell'Ucraina, pur se non ancora quantificabili, saranno comunque di gran lunga superiori alle risorse disponibili nell'attuale quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
In un rapporto di valutazione pubblicato il 9 settembre 2022, redatto congiuntamente dal Governo dell'Ucraina, dalla Commissione europea e della la Banca mondiale, si stima che il costo attuale della ricostruzione e del recupero in Ucraina ammonti a 349 miliardi di dollari (circa 349 miliardi di euro al cambio attuale).
Come accennato, si svolgerà a Parigi, il 13 dicembre 2022, una conferenza internazionale sulla resilienza e la ricostruzione dell'Ucraina, organizzata su una iniziativa congiunta dei Governi francese ed ucraino e dedicata a promuovere sia il sostegno finanziario a breve termine e un meccanismo di coordinamento per gli aiuti dio emergenza all'Ucraina. La Conferenza si concentrerà in particolare sulla ricostruzione delle infrastrutture critiche necessarie ad affrontare in sicurezza la stagione invernale, sia a medio lungo termine l'individuazione delle necessità di ricostruzione del Paese.

Il pacchetto per il sostegno finanziario all'Ucraina per il 2023

Il 9 novembre 2022, la Commissione europea, a seguito del mandato ricevuto dal Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022, ha presentato un pacchetto (composto da tre proposte) relativo al sostegno finanziario per l'Ucraina per una cifra la fino a 18 miliardi di euro per tutto il 2023.
Il pacchetto prevede un nuovo strumento di assistenza macrofinanziaria (MFA+) per fornire una assistenza finanziaria stabile, regolare e prevedibile all'Ucraina da parte dell'UE – con una media di 1,5 miliardi di euro al mese – destinate a coprire una parte significativa del fabbisogno di finanziamento a breve termine dell'Ucraina per il 2023, che le autorità ucraine e il Fondo monetario internazionale stimano da 3 a 4 miliardi di euro per mese.
Il sostegno proposto dall'UE – che dovrebbe essere accompagnato da sforzi simili da parte di altri importanti donatori al fine di coprire tutte le esigenze di finanziamento dell'Ucraina per il 2023 - conterrà alcune forme di condizionalità volte a impegnare le autorità ucraine a realizzare riforme per rafforzare ulteriormente lo stato di diritto, il buon governo, la modernizzazione delle istituzioni nazionali e locali e le misure antifrode e anticorruzione.
I fondi saranno erogati attraverso prestiti altamente agevolati, rimborsabili nell'arco di un massimo di 35 anni, a partire dal 2033. In un'ulteriore manifestazione di solidarietà, l'UE propone inoltre di coprire i costi dei tassi di interesse dell'Ucraina, attraverso pagamenti aggiuntivi mirati da parte degli Stati membri. Inoltre, gli Stati membri e i Paesi terzi potranno aggiungere più fondi allo strumento, da utilizzare come sovvenzioni, se lo desiderano. I fondi saranno convogliati attraverso il bilancio dell'UE, consentendo all'Ucraina di ricevere il sostegno in modo coordinato.
Per garantire i fondi necessari, la Commissione propone di contrarre prestiti sui mercati dei capitali attraverso una strategia di finanziamento diversificato per ottenere finanziamenti sul mercato alle condizioni più vantaggiose. Per garantire il prestito, si farebbe ricorso in modo mirato per l'Ucraina e limitato nel tempo al margine di manovra del quadro finanziario pluriennale UE 2021-2027 (la differenza tra il massimale delle risorse proprie che la Commissione può chiedere agli Stati membri in un determinato anno e gli stanziamenti effettivamente necessari per coprire le spese previste dal bilancio di riferimento).
In occasione del Consiglio ECOFIN del 6 dicembre 2022, che avrebbe dovuto approvare il pacchetto ( per la cui approvazione è richiesta l'unanimità, poiché i prestiti all'Ucraina nella proposta della Commissione implicano una garanzia sul bilancio dell'UE e quindi una modifica dal Quadro finanziario pluriennale 2021-2027), l'Ungheria ha posto il veto, indicando la sua preferenza per erogare l'assistenza finanziaria per il 2023 all'Ucraina in via bilaterale e non sotto forma di debito comune. Il Consiglio dell'UE ha comunque proceduto ad approvare il pacchetto a maggioranza qualificata senza l'accordo dell'Ungheria, il 10 dicembre 2022, per procedura scritta, prevedendo al momento che le garanzie per il prestito di 18 miliardi all'Ucraina siano fornite non più dal bilancio dell'UE, ma dai bilanci nazionali degli Stati membri ( tale procedura potrebbe richiedere in molti Stati membri la ratifica dei rispettivi Parlamenti nazionali), lasciando aperta la possibilità, nel caso in cui l'Ungheria rimuova il suo veto, che il pacchetto – che dovrà ora essere esaminato dal PE nell'ambito della sessione plenaria del 12-15 dicembre 2022 - possa essere in futuro modificato all'unanimità, rendendo così possibile il ricorso alle garanzie del bilancio dell'UE.

Assistenza all'esportazione dei prodotti agricoli

La Commissione europea ha presentato il 12 maggio 2022 un piano d'azione per la realizzazione di "corridoi di solidarietà" che consentano all'Ucraina di esportare i propri cereali ed anche di importare ciò di cui necessita, dagli aiuti umanitari ai mangimi per animali fino ai fertilizzanti.
Nel medio e lungo periodo la Commissione si adopererà anche per aumentare la capacità infrastrutturale dei nuovi corridoi di esportazione e per creare nuovi collegamenti infrastrutturali nel quadro della ricostruzione dell'Ucraina, anche nel quadro della politica della Commissione di estensione a Paesi vicini delle reti treanseuropee di trasporto TEN-T.
Secondo dati forniti della Commissione europea, prima della guerra, il 75% della produzione di cereali dell'Ucraina veniva esportato dai porti ucraini sul Mar Nero, dai quali transitavano il 90 % delle esportazioni di cereali e semi oleosi, destinate all'incirca per un terzo all'Europa, un terzo alla Cina e un altro terzo all'Africa.
Si ricorda che il 22 luglio 2022, a Istanbul, Ucraina e Russia, con la mediazione dell'ONU della Turchia, hanno raggiunto un accordo volto a consentire l'esportazione di cereali dai porti dell'Ucraina (non si tratta di un accordo diretto fra Ucraina e Russia ma di un accordo di entrambe con Turchia e Onu). L'accordo prevede l'impegno da parte di Russia e Ucraina a rispettare un corridoio di navigazione sicuro attraverso il Mar Nero, libero da ogni attività militare, volto a consentire le esportazioni commerciali di cereali da tre porti ucraini: Odessa, Chernomorsk e Yuzhny; un comando congiunto di controllo del traffico marittimo a Istanbul e ispezioni in Turchia delle navi dedicate al trasporto dei cereali, volte a controllare che non trasportino armi in Ucraina. La Russia, in seguito ad alcuni attacchi nei confronti di imbarcazioni russe, aveva sospeso il 29 ottobre scorso la sua partecipazione all'accordo, per poi riconfermare la sua partecipazione il 2 novembre. L'accordo, scaduto il 19 novembre 2022, è stato poi rinnovato fino al 19 marzo 2023.

Giustizia penale internazionale

La Commissione europea ha previsto, l'8 giugno 2022, un finanziamento di 7,25 milioni di euro per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale, in relazione ai crimini di guerra in Ucraina.
La Commissione stessa ha poi annunciato, lo scorso 30 novembre, la presentazione di proposte ed opzioni per garantire che la Russia sia ritenuta responsabile delle atrocità e dei crimini commessi durante la guerra in Ucraina, e in particolare a) la proposta di creare una struttura per gestire i beni pubblici russi congelati e immobilizzati, investirli e utilizzare i proventi per l'Ucraina; b) la disponibilità a promuovere con la comunità internazionale l'istituzione di un tribunale internazionale ad hoc o un tribunale "ibrido" specializzato per indagare e perseguire il crimine di aggressione della Russia.
Il 9 dicembre il Consiglio dell'UE ha adottato conclusioni sulla lotta all'impunità per i crimini commessi in relazione alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina nelle quali, in particolare, invita gli Stati membri ad adottare misure per attuare pienamente la definizione dei crimini internazionali fondamentali, di cui all'articolo 5 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, e le modalità di responsabilità sancite dallo Statuto di Roma. Chiede inoltre agli Stati membri di consentire l'esercizio della giurisdizione universale o di altre forme di giurisdizione nazionale sui crimini internazionali fondamentali e di consentire una stretta cooperazione giudiziaria con la Corte penale internazionale (CPI). Le conclusioni invitano gli Stati membri a fornire un sostegno adeguato alla creazione e al funzionamento di unità specializzate dedicate alle indagini e al perseguimento dei crimini internazionali fondamentali a livello nazionale. Gli Stati membri dovrebbero inoltre sensibilizzare la comunità dei rifugiati ucraini sulla possibilità di testimoniare negli Stati membri e rafforzare il sostegno e la protezione delle vittime di crimini internazionali fondamentali nei procedimenti penali.

Misure commerciali

A partire dal 4 giugno 2022 è entrata in vigore la sospensione per un anno di tutte le tariffe e contingenti tariffari sulle importazioni nell'UE dall'Ucraina.

Risoluzone del PE sulla Russia quale Stato sostenitore del terrorismo

Il Parlamento europeo ha approvato il 23 novembre 2022 una risoluzione sul riconoscimento della Federazione russa come Stato sostenitore del terrorismo con la quale in particolare invita:
  • a sviluppare un quadro giuridico dell'UE per designare gli Stati sostenitori del terrorismo e gli Stati che fanno uso di mezzi terroristici e a valutare la possibilità di inserire la Federazione russa nell'elenco dell'UE degli Stati sostenitori del terrorismo;
  • ad agire per avviare un isolamento internazionale globale della Federazione russa, anche per quanto riguarda la sua adesione a organizzazioni e organismi internazionali quali il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e ad astenersi dal tenere eventi formali sul territorio della Federazione russa;
  • gli Stati membri a ridurre ulteriormente le relazioni diplomatiche con la Russia nonché a chiudere e vietare le istituzioni parastatali russe;
  • ad includere il gruppo Wagner nonché altri gruppi armati, milizie e forze delegate finanziati dalla Russia nell'elenco dell'UE delle persone, dei gruppi e delle entità coinvolti in atti terroristici;
  • a finalizzare rapidamente i lavori su un nono pacchetto di sanzioni;
  • ad imporre un embargo immediato e totale sulle importazioni dell'UE di combustibili fossili e uranio russi, nonché la completa dismissione dei gasdotti Nord Stream 1 e 2;
  • l'UE e i suoi Stati membri a vietare la pubblica apologia e la negazione intenzionali dell'aggressione militare e dei crimini di guerra russi;
  • la Commissione a presentare una proposta legislativa volta a modificare l'attuale regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell'UE) estendendone il campo di applicazione agli atti di corruzione e ad adottare rapidamente sanzioni mirate nei confronti delle persone responsabili della corruzione ad alto livello in Russia e Bielorussia;
  • l'UE e i suoi Stati membri a fornire il sostegno adeguato all'istituzione di un tribunale speciale che si occupi del crimine di aggressione da parte della Russia contro l'Ucraina ed gli Stati membri a includere il crimine di aggressione nel loro diritto nazionale;
  • la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi per istituire un meccanismo internazionale globale di risarcimento, compreso un registro internazionale dei danni, e a finalizzare il regime giuridico che consente la confisca dei beni russi congelati dall'UE e il loro utilizzo per la ricostruzione dell'Ucraina e il risarcimento delle vittime dell'aggressione russa.

Attività parlamentare

Il 30 novembre 2022, la Camera dei deputati ha approvato le mozioni Richetti ed altri n. 1-00022, Serracchiani ed altri n. 1-00025 e Tremonti, Formentini, Mule', Bicchielli ed altri n. 1-00031 concernenti iniziative in relazione al conflitto tra Russia e Ucraina, anche con riferimento al sostegno militare.
Il 1° dicembre 2022 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge (decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185) che introduce disposizioni urgenti per la proroga, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina. Il ddl di conversione è all'esame della 3ª Commissione permanente (Affari esteri e difesa) del Senato in sede referente.

Energia

In base al progetto di conclusioni il Consiglio europeo dovrebbe valutare i progressi compiuti nell'attuazione delle conclusioni dell'ottobre scorso. Inoltre, in vista delle stagioni di riempimento e riscaldamento del 2023, dovrebbe sottolineare l'importanza di rafforzare il coordinamento soprattutto sui seguenti aspetti:
  • rapida operatività del meccanismo di aggregazione della domanda di gas e di acquisto congiunto attraverso la piattaforma dell'UE per l'energia nonché accelerazione del confronto con partner affidabili per garantire l'approvvigionamento di gas in vista dell'inverno 2023/2024 attraverso la conclusione di contratti a lungo termine;
  • efficiente riempimento degli stoccaggi di gas e attento monitoraggio delle traiettorie di riempimento e degli obiettivi di riduzione della domanda;
  • preparazione anticipata dei piani per l'inverno 2023/2024;
  • rapida conclusione dei negoziati sulla direttiva energie rinnovabili e sulla direttiva efficienza Energetica.
Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre:
  • ribadire l'importanza di intensificare gli investimenti in progetti di innovazione, infrastrutture e efficienza energetica, al fine di eliminare la dipendenza dell'Unione dalle importazioni energetiche russe, accelerare la transizione verde e garantire la sicurezza dell'approvvigionamento;
  • esprimersi sulla proposta e la valutazione di impatto relativa alla riforma del mercato dell'energia elettrica dell'UE, che la Commissione europea dovrebbe presentare all'inizio del 2023.
Le conclusioni potrebbero essere inoltre integrate, come già detto, alla luce degli esiti della riunione straordinaria del Consiglio Energia del 13 dicembre.
Nelle conclusioni adottate al termine della riunione del 20-21 ottobre il Consiglio europeo ha incaricato il Consiglio  e la Commissione europea di addivenire con urgenza decisioni concrete sulle proposte della Commissione del 18 ottobre scorso (vd infra) e su alcune misure supplementari riguardanti in particolare:
  • l'acquisto congiunto volontario di gas;
  • lo sviluppo, entro l'inizio del 2023, di un nuovo parametro di riferimento complementare al TTF che rifletta più accuratamente le condizioni del mercato del gas;
  • un corridoio dinamico temporaneo di prezzo sulle transazioni di gas naturale che consenta di contenere nell'immediato i prezzi eccessivi del gas;
  • un quadro temporaneo dell'UE per limitare il prezzo del gas nella produzione di energia elettrica, compresa un'analisi costi-benefici;
  • il miglioramento dei mercati dell'energia in termini di trasparenza, liquidità, contrasto alla volatilità dei prezzi e stabilità finanziaria;
  • semplificazione delle procedure di autorizzazione per velocizzare l'introduzione delle energie rinnovabili e delle reti;
  • solidarietà energetica in caso di interruzioni dell'approvvigionamento di gas a livello nazionale, regionale o dell'Unione, in assenza di accordi bilaterali di solidarietà;
  • maggiori sforzi per risparmiare energia.
Oltre alla proposta di regolamento del 18 ottobre, relativa ad un migliore coordinamento degli acquisti di gas, agli scambi di gas transfrontalieri e a prezzi di riferimento affidabili, la Commissione, rispondendo all'invito del Consiglio europeo, ha presentato lo scorso 22 novembre una proposta relativa ad un meccanismo di correzione del mercato. Entrambe le proposte si basano sull'articolo 122, par. 1 del TFUE, in base al quale il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere misure appropriate qualora sorgano gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell'energia.

La proposta di regolamento del 18 ottobre

Sulla proposta – che mira a ridurre i prezzi elevati dell'energia e garantire la sicurezza dell'approvvigionamento - lo scorso 24 novembre il Consiglio "Energia"  ha raggiunto un accordo di massima, che dovrebbe essere formalizzato nella riunione straordinaria del 13 dicembre e che interviene in tre ambiti:
  1. aggregazione della domanda e acquisti congiunti di gas;
  2. riduzione della domanda e solidarietà tra Stati membri;
  3. sviluppo di un nuovo indicatore dei prezzi del gas.
La proposta è accompagnata dalla Comunicazione " Emergenza energetica - Preparare, acquistare e proteggere l'UE insieme" (su cui cfr. Comunicato stampa della Commissione e dossier n.2 DE a cura del Senato e della Camera).
Aggregazione della domanda e acquisti congiunti di gas
Su incarico della Commissione, un prestatore di servizi organizzerà l'aggregazione della domanda a livello dell'UE, raggruppando il fabbisogno di gas da importare e cercando offerte sul mercato per soddisfare la domanda. Le imprese saranno obbligate a partecipare all'aggregazione della domanda per soddisfare almeno il 15% dei propri obiettivi di stoccaggio ( 90% a partire dal 2023, secondo quando previsto dal regolamento (ue) 2022/1032).
Tale regolamento, adottato il 29 giugno 2022, prevede un obiettivo delle capacità di stoccaggio degli Stati membri ad almeno l'80% della loro capacità entro il 1° novembre 2022 e al 90% entro gli inverni successivi. Il primo obiettivo è stato già ampiamente raggiunto: al 21 novembre il livello medio di riempimento delle riserve di gas dell'UE era del 94,8% (fonte: Consiglio dell'UE).
Le imprese sarebbero inoltre autorizzate a costituire un consorzio europeo per l'acquisto di gas, nel rispetto delle norme di concorrenza dell'UE, da realizzarsi mediante la Piattaforma dell'Ue per l'energia, istituita dalla Commissione europea e dagli Stati membri lo scorso aprile, al fine di regolare gli acquisti congiunti di gas naturale liquefatto (GNL) e idrogeno. Essa è aperta ai Balcani occidentali, all'Ucraina, alla Moldova e alla Georgia e dovrebbe servire anche nell'immediato vicinato dell'UE.
A livello internazionale, la Commissione ha intensificato i suoi legami con fornitori affidabili di gas e GNL. Ha concluso accordi con Stati Uniti, Canada, Norvegia, Azerbaigian, Egitto e Israele. L'UE e la Norvegia hanno istituito in ottobre una task force per stabilizzare i mercati energetici. Ad ottobre è ripreso il dialogo energetico UE-Algeria. La Commissione continuerà a coordinare e intensificare la cooperazione con partner affidabili.
Il regolamento contiene anche disposizioni volte ad aumentare la trasparenza delle gare d'appalto e degli acquisti di forniture di gas previsti e conclusi, con l'obbligo per le imprese di comunicare preventivamente alla Commissione e agli Stati membri se intendono acquistare più di 5 TWh/anno (poco più di 500 milioni di metri cubi).
Gli Stati membri hanno dichiarato espressamente che il gas russo sarà escluso dall'acquisto in comune. Hanno chiarito le norme relative all'organizzazione dell'acquisto in comune, alla selezione del prestatore del servizio e alla partecipazione all'acquisto in comune. In particolare, hanno chiarito che i compiti del prestatore del servizio includono una clausola di proporzionalità per garantire la parità di trattamento tra le imprese grandi e piccole. Hanno inoltre specificato in che modo sarebbe utilizzata in modo più efficiente la capacità sottoutilizzata dell'infrastruttura.
Riduzione della domanda e solidarietà tra Stati membri
Gli Stati membri adotteranno misure per ridurre ulteriormente i consumi non essenziali (fatta eccezione per i clienti vulnerabili), in situazioni di crisi o in caso di dichiarazione dello " stato di allarme" a norma del regolamento sulla riduzione della domanda, Regolamento (UE) 2022/1369, adottato lo scorso 5 agosto. Esso prevede una riduzione volontaria della domanda di gas naturale del 15% nel periodo tra il 1º agosto 2022 e il 31 marzo 2023 rispetto al consumo medio degli ultimi cinque anni. Tale obiettivo diventa obbligatorio nel caso in cui il Consiglio attivi, su proposta della Commissione europea, uno " stato di allarme dell'Unione". Per tutta la durata dello stato di allarme il consumo di gas di ciascuno Stato membro nel periodo che va dal 1° agosto 2022 al 31 marzo 2023 («periodo di riduzione») dovrebbe essere inferiore del 15% rispetto al proprio consumo di gas di riferimento. Gli Stati membri riferiranno ogni due mesi sui progressi compiuti.
In materia di riduzione della domanda si ricorda che il regolamento(UE)2022/1854 adottato lo scorso 6 ottobre prevede, tra l'altro, una riduzione della domanda di energia elettrica del 5% nelle ore di picco.
Quanto alla solidarietà tra Stati membri, le norme disciplinano, tra l'altro, una procedura standard per gli Stati membri che non hanno siglato accordi bilaterali di solidarietà in caso di crisi (gli accordi bilaterali,  disciplinati dal regolamento (UE) 2017/1938, sono sino ad oggi soltanto 6). In base alla procedura, ogni Stato membro in situazione di emergenza riceverà gas da altri in cambio di un'equa compensazione. L'obbligo di solidarietà sarà esteso agli Stati membri non collegati che dispongono di impianti GNL, a condizione che il gas possa essere trasportato verso lo Stato membro in cui è necessario. Per quanto riguarda il prezzo per il gas nel quadro della solidarietà, il Consiglio "Energia" ha convenuto che gli Stati membri che beneficiano della solidarietà coprano il prezzo di mercato del gas, oltre alle spese di contenzioso o di arbitrato e ad altri costi indiretti, compreso il rimborso di danni finanziari o di altro tipo derivanti dalla perdita di clienti, a condizione che non superino il 100% del prezzo del gas stesso. Qualora lo superino, gli Stati membri possono chiedere alla Commissione di decidere se sia opportuna una compensazione più elevata.
Sviluppo di un nuovo indicatore dei prezzi del gas
L'ACER (l'Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia) è incaricata di pubblicare un nuovo parametro di riferimento per i prezzi all'importazione di GNL dell'UE entro il 1° marzo 2023. Tale parametro sarà complementare al TTF olandese ( Title Transfer Facility), l'attuale indice di riferimento utilizzato nel mercato europeo del gas.
Il TTF è un mercato virtuale situato ad Amsterdam in cui avviene lo scambio del gas naturale e rappresenta il principale mercato di riferimento per lo scambio del gas in Europa. Riferendosi alle importazioni via gasdotto non è più rappresentativo dell'attuale situazione di mercato, dove, a seguito delle conseguenze della guerra in Ucraina, sono aumentati gli scambi di GNL, che è diventato una fonte chiave di approvvigionamento e rappresenta il 32% delle importazioni nette di gas totali, con Norvegia e USA quali principali fornitori dell'UE (si veda al riguardo la settima relazione sullo stato dell'Unione dell'energia, in lingua inglese). Inoltre, i prezzi del gas sulla borsa TTF hanno raggiunto livelli senza precedenti e sono molto volatili. Sebbene ciò rifletta la situazione specifica dell'Europa nordoccidentale, a causa della carenza locale dovuta e delle strozzature delle infrastrutture, il TTF spesso influisce sui livelli dei prezzi nei contratti a lungo termine al di fuori dell'Europa nordoccidentale e su molte transazioni di GNL. La Commissione europea sottolinea quindi il bisogno di indici di prezzo che riflettano le condizioni effettive del mercato. Un benchmark basato sul GNL sarebbe una base più accurata per le transazioni GNL, offrendo un indice dei prezzi più equo e trasparente.
Il regolamento propone inoltre di istituire, entro il 31 gennaio 2023, un nuovo meccanismo temporaneo per contenere le impennate infragiornaliere dei prezzi, che dovrà essere stabilito dalle borse dei derivati dell'UE. Tale meccanismo, sui cui vigilerà l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), sarà basato su un limite di prezzo superiore e uno inferiore al di sopra e al di sotto dei quali le operazioni infragiornaliere non possono essere eseguite e sarà stabilito dalle borse dei derivati dell'UE. In questo modo gli operatori del settore energetico saranno protetti dalle impennate estreme dei prezzi nei mercati dei derivati energetici.
La proposta iniziale della Commissione europea conteneva un quadro generale per l'introduzione di un eventuale meccanismo temporaneo di correzione del mercato per limitare i prezzi del gas sul TTF. Successivamente, il 22 novembre 2022, la Commissione ha presentato una proposta contenente i dettagli specifici di un meccanismo di correzione del mercato. Il Consiglio "Energia" ha pertanto eliminato dal regolamento le disposizioni relative al meccanismo di correzione del mercato al fine di affrontare la questione separatamente e in modo coerente, cercando di giungere quanto prima ad un accordo politico.

La proposta di regolamento sul meccanismo di correzione del mercato

La proposta mira a proteggere le imprese e le famiglie dell'UE da episodi di rincari eccessivi del gas nell'Unione attraverso uno strumento temporaneo ad hoc che interviene automaticamente sui mercati del gas in caso di aumenti estremi dei prezzi (cd "price cap"). Lo strumento proposto consiste in un massimale di sicurezza di 275 euro per il prezzo dei derivati TTF a un mese. Il meccanismo scatterebbe automaticamente in presenza di entrambe le seguenti condizioni:
  • per due settimane il prezzo di regolamento dei derivati TTF "front month" è superiore a 275 euro (i derivati "front month" sono quelli con scadenza più vicina tra i derivati negoziati a scadenza di un mese);
  • nelle due settimane i prezzi del TTF superano di 58 euro il prezzo di riferimento del GNL per 10 giorni consecutivi di negoziazione.
Al verificarsi di queste condizioni l'ACER pubblica un avviso di correzione del mercato sulla Gazzetta ufficiale dell'UE informandone la   Commissione europea, l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) e la Banca centrale europea (BCE). Il giorno dopo entrerà in vigore il meccanismo di correzione dei mercati e non potranno più essere eseguiti ordini che superano il massimale di sicurezza. Quest'ultimo potrà essere attivato dal 1° gennaio 2023.
La proposta contiene anche misure di salvaguardia per evitare perturbazioni dei mercati dell'energia e dei mercati finanziari. Il massimale di prezzo è limitato a un solo prodotto a termine (prodotti nel mercato TTF a un mese), in modo che gli operatori possano comunque soddisfare la domanda e acquistare gas sul mercato a pronti e fuori borsa. Per far sì che la domanda non aumenti, la proposta impone agli Stati membri di comunicare entro due settimane dall'attivazione del meccanismo di correzione del mercato le misure adottate per ridurre il consumo di gas e di energia elettrica. Una volta che la proposta di meccanismo di correzione del mercato sarà stata adottata dal Consiglio, la Commissione proporrà anche di dichiarare lo stato di allarme dell'Unione a norma del già citato  regolamento.
In caso di effetti negativi indesiderati, il meccanismo potrà essere sospeso immediatamente in qualsiasi momento:
  • automaticamente, con una disattivazione che scatta quando la situazione del mercato del gas naturale non ne giustifica più l'uso, vale a dire quando per 10 giorni consecutivi di negoziazione non si osserva più il divario tra il prezzo del TTF e quello del GNL;
  • o mediante una decisione di sospensione della Commissione quando sono individuati rischi per la sicurezza dell'approvvigionamento dell'Unione, per gli sforzi di riduzione della domanda, per i flussi di gas intra UE o per la stabilità finanziaria.
L'attivazione del meccanismo, come precisato dalla Commissione europea, potrà essere impedita se le autorità competenti, compresa la BCE, segnalano che questi rischi sono divenuti concreti.
La proposta è stata esaminata al Consiglio straordinario "Energia" tenutosi lo scorso 24 novembre. In quella sede si sarebbero registrate critiche all'approccio della Commissione sia da parte di quindici paesi favorevoli al "price cap", cd. "like minded", (' Italia, Belgio, Bulgaria, Grecia, Francia, Spagna, Romania, Croazia, Slovacchia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, a cui si e' unita Cipro), che dei paesi contrari (Germania, Austria, Paesi, Bassi, Danimarca, Ungheria). Molti paesi favorevoli al "price cap" (tra cui Spagna, Polonia, Grecia, Belgio, Romania e Croazia) avrebbero sostenuto l'inapplicabilità del meccanismo, così come concepito dalla Commissione europea, nonché l'inadeguatezza del prezzo fissato.
In particolare, l' Italia avrebbe sottolineato come esso non sia in grado di limitare nell'immediato i prezzi eccessivi di gas e non rappresenti un vero corridoio in quanto non consente un collegamento ad altri hub europei. Per superare le criticità relative alla soglia fissata della Commissione europea, avrebbe proposto l'attivazione di un meccanismo di correzione sulla base dello spread tra prezzi europei e quelli internazionali del GNL e non su un prezzo fissato. Il Consiglio "Energia" tornerà ad occuparsi nuovamente della questione nella riunione straordinaria del 13 dicembre.
Si ricorda che il Consiglio "Energia" oltre alla suddetta proposta di regolamento e la proposta di regolamento del 18 ottobre, ha esaminato anche la proposta di regolamento del Consiglio volta ad accelerare la procedura autorizzativa per la diffusione delle energie rinnovatili, su cui è stato raggiunto un accordo di massima che dovrebbe essere formalizzato il prossimo 13 dicembre (sull'accordo si veda la pagina a cura del Consiglio). Le delegazioni, infatti, hanno convenuto di trattare congiuntamente i tre testi al fine di favorire una convergenza di vedute e di ritardare l'adozione formale dei primi due regolamenti fino a quando non si sia trovato un accordo politico anche sulla proposta di regolamento sul "price cap".

Il regolamento sullo stoccaggio di gas

Il regolamento sullo stoccaggio del gas adottato dal Consiglio il 29 giugno 2022 ha fissato obiettivi di riempimento in vista della stagione fredda: le capacità di stoccaggio sotterraneo di gas nel territorio degli Stati membri dovevano essere riempite almeno all'80% entro il 1º novembre 2022 e dovranno esserlo al 90% entro i prossimi inverni. A livello globale, l'Unione cercherà di conseguire collettivamente un livello di riempimento pari all'85% della capacità totale degli impianti di stoccaggio sotterraneo del gas nel 2022. Come già accennato, al 21 novembre il livello medio di riempimento delle riserve di gas dell'UE era del 94,8%.
Per il 2023 e gli anni successivi, ciascuno Stato membro che dispone di impianti di stoccaggio sotterraneo del gas presenta alla Commissione, entro il 15 settembre dell'anno precedente, un progetto di traiettoria di riempimento in forma aggregata, corredato degli obiettivi intermedi per febbraio, maggio, luglio e settembre, comprese informazioni tecniche, per gli impianti di stoccaggio sotterraneo del gas ubicati nel suo territorio e direttamente interconnessi alla sua area di mercato. La traiettoria di riempimento e i rispettivi obiettivi intermedi si basano sul tasso di riempimento medio dei cinque anni precedenti.
Il regolamento prevede inoltre accordi di solidarietà tra gli Stati membri per aiutare i paesi che non dispongono di impianti di stoccaggio nel loro territorio; questi dovrebbero stoccare un volume pari al 15% del loro consumo nazionale annuo di gas in impianti situati in un altro Stato membro.
Prevede poi una certificazione obbligatoria per tutti i gestori di siti di stoccaggio sotterraneo del gas al fine di evitare il rischio di interferenze esterne. È prevista una procedura di certificazione accelerata per i siti di stoccaggio di capacità superiore a 3,5 TWh che sono stati riempiti a livelli inferiori alla media dell'Unione nel 2020 e nel 2021.
Gli obblighi di riempimento delle capacità di stoccaggio scadranno il 31 dicembre 2025, mentre gli obblighi di certificazione dei gestori delle scorte continueranno oltre tale data. Il regolamento contiene tra l'altro  norme in materia di monitoraggio nonché una procedura in caso di scostamento dagli obiettivi di stoccaggio da parte degli Stati membri (per ulteriori elementi si veda la pagina a cura del Consiglio).

Modifica delle direttive sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica

Lo scorso 18 maggio la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU, corredato da un pacchetto di proposte, per la cui illustrazione si rinvia alla pagina a cura della Commissione europea. Tra esse figura la proposta di modifica delle direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (REDII), 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell'edilizia e 2012/27/UE sull'efficienza energetica.
In estrema sintesi, le modifiche alla direttiva (UE) 2018/2001 prevedono, tra l'altro, un innalzamento dall'attuale 32% al 45% della quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia dell'Unione nel 2030 affinché queste ultime contribuiscano maggiormente al conseguimento dell'obiettivo di affrancamento della dipendenza dalle importazioni di energia dalla Russia e alla garanzia di prezzi dell'energia competitivi.
Si ricorda che la direttiva RED II prevede anche obiettivi nazionali. Per l'Italia l'obiettivo di consumo da fonti di energia rinnovabile al 2030 è fissato al 30% (sulla direttiva RED II e sugli obiettivi dell'UE in materia di clima ed energia dal 2021 al 2030 si veda il Dossier a cura del Senato e della Camera).
Per quanto riguarda le modifiche alla direttiva sull'efficienza energetica la proposta prevede una riduzione del consumo di energia almeno del 13 % nel 2030  rispetto alle proiezioni dello scenario di riferimento del 2020, in modo che il consumo di energia finale dell'Unione non superi 750 Mtoe e il consumo di energia primaria dell'Unione non superi 980 Mtoe nel 2030.
La proposta è in corso d'esame presso il Consiglio "Energia" dell'UE, che dovrebbe giungere all'approvazione della propria posizione negoziale nella riunione prevista il prossimo 19 dicembre. Il Parlamento europeo dovrebbe esprimersi il 14 dicembre.
Investimenti
La Commissione europea stima che per realizzare gli obiettivi del piano REpowerEu occorrano 210 miliardi di euro di investimenti supplementari entro il 2027, sostenuti dal settore pubblico e privato a livello nazionale, transfrontaliero e dell'UE. In particolare, per integrare i progetti inclusi nell'elenco dei progetti di interesse comune (PIC) dele reti transeuropee nel settore dell'energia (TEN-E) e compensare appieno la futura perdita di importazioni di gas russo sono necessarie infrastrutture supplementari per il gas di portata limitata, che secondo le stime richiederanno circa 10 miliardi di euro di investimenti.
Per adeguare la rete elettrica ad un maggiore utilizzo e ad una maggiore produzione di energia elettrica occorrono investimenti aggiuntivi pari a 29 miliardi di euro entro il 2030. Inoltre, ai fini della sicurezza dell'approvvigionamento di petrolio occorrono investimenti per 1,5-2 miliardi di euro.
REPowerEU sarà finanziato mediante:
  • il dispositivo per la ripresa e la resilienza: sono già disponibili 225 miliardi di euro sotto forma di prestiti nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza. Al fine di mobilitare gli investimenti necessari a breve termine, la Commissione europea propone una modifica mirata del regolamento istitutivo (vedi infra);
  • l'attuale Quadro finanziario pluriennale: la politica di coesione sostiene progetti di decarbonizzazione e transizione verde con investimenti fino a 100 miliardi di euro nelle energie rinnovabili, nell'idrogeno e nelle infrastrutture. Attraverso trasferimenti volontari al dispositivo per la ripresa e la resilienza potrebbero essere messi a disposizione altri 26,9 miliardi di euro dai fondi di coesione e 7,5 miliardi di euro dalla politica agricola comune;
  • il meccanismo per collegare l'Europa: il 18 maggio la Commissione ha pubblicato un nuovo invito a presentare proposte con un budget di 800 milioni di euro, cui ne seguirà un altro all'inizio del 2023;
  • il programma InvestEU che mobiliterà finanziamenti privati;
  • le norme sugli aiuti di stato;
  • misure fiscali degli Stati membri volte a incentivare il risparmio energetico e a ridurre il consumo di combustibili fossili.

La riforma del mercato dell'energia

Nel suo  discorso sullo Stato dell'Unione del 14 settembre scorso, la presidente von der Leyen ha annunciato una riforma omnicomprensiva del mercato dell'energia elettrica, al fine di arginare l'influenza dominante del gas sull'energia elettrica. La Commissione europea da tempo sta lavorando ad una proposta legislativa che dovrebbe svincolare il prezzo dell'energia elettrica proveniente dal gas naturale da quella di altre energie, il  cosiddetto disaccoppiamento dei prezzi.  La proposta era inizialmente prevista per il mese di dicembre.

Economia

Nel progetto di conclusioni si sottolinea l'importanza, alla luce dell'impatto dei prezzi elevati dell'energia, di salvaguardare la base economica, industriale e tecnologica dell'Europa e di preservare condizioni di parità a livello globale. In tale contesto, si ricorda la necessità di una politica di risposta coordinata che mobilizzi tutti gli strumenti rilevanti a livello nazionale e dell'Unione per migliorare la resilienza dell'economia, preservando al contempo la competitività globale europea e l'integrità del mercato unico. Si sottolinea inoltre l'importanza di una politica industriale ambiziosa, che renda l'economia europea pronta per la transizione verde e digitale e rafforzi la sua autonomia strategica. Al riguardo, il Consiglio europeo potrebbe invitare la Commissione a presentare proposte.
La promozione della competitività e della resilienza dell'economia europea è al cuore della strategia industriale per l'Europa, delineata dalla Commissione europea nell'omonima Comunicazione del  marzo 2020 e successivamente aggiornata nel maggio 2021 dopo la pandemia da Covid-19.
La strategia prospetta una politica industriale volta a:
  • sostenere la duplice transizione ecologica e digitale, destinata a toccare ogni componente dell'economia, della società e dell'industria e a richiedere nuove tecnologie, investimenti e innovazione;
  • rendere l'industria UE più competitiva, anche facendo leva sull'impatto, le dimensioni e l'integrazione del mercato unico per imporre standard mondiali;
  • rafforzare l' autonomia strategica dell'Europa, riducendo la dipendenza dalle fonti esterne per materiali e tecnologie critici, infrastrutture, sicurezza e altri settori strategici.
Attualmente, a sostegno della strategia si individuano i seguenti, due strumenti principali:
  • ecosistemi industriali (composti da tutti gli attori che operano in una catena del valore: dalle più piccole start-up alle imprese di più grandi dimensioni, dal mondo accademico agli istituti di ricerca, dai prestatori di servizi ai fornitori, ciascuno con le proprie caratteristiche). La relazione annuale sul mercato unico 2021 individua 14 ecosistemi industriali, in settori che spaziano da aerospaziale e difesa a salute, mobilità e turismo. Per ogni ecosistema dovrebbe essere individuato un percorso verso la duplice transizione e la resilienza, conducendo a un piano attuabile a favore della competitività sostenibile. Quest'ultimo dovrebbe essere basato su un'analisi delle sfide affrontate e tenere conto dei contributi pertinenti;
  • alleanze industriali, che possono orientare i lavori e contribuire a finanziare progetti su vasta scala con ricadute positive in tutta Europa, sfruttando le conoscenze delle PMI, delle grandi imprese, dei ricercatori e delle regioni per contribuire a rimuovere ostacoli all'innovazione e migliorare la coerenza delle politiche.
Tra gli interventi annunciati - alcuni dei quali in fase più o meno avanzata di realizzazione - si citano:
  • rafforzare la resilienza del mercato unico anche al fine di migliorare la risposta in caso di situazioni di emergenza. Questa è la finalità perseguita tra l'altro dallo strumento per le emergenze nel mercato unico, l'istituzione del quale è stata prospettata nel settembre 2022 attraverso apposite proposte, (COM(2022) 459, COM(2022) 461 e COM(2022) 462), per fornire una soluzione strutturale in grado di garantire disponibilità e libera circolazione delle persone, merci e servizi nel contesto di eventuali crisi future;
  • gestire le dipendenze anche alla luce delle carenze determinatesi in Europa nel settore sanitario e dei semiconduttori, attrraverso una combinazione di azioni che comprendano tra l'altro: la conclusione di partenariati internazionali per diversificare le catene di approvvigionamento e aumentare la capacità di risposta; il sostegno agli sforzi degli Stati membri per mettere in comune le risorse pubbliche attraverso importanti progetti di comune interesse europeo (IPCEI) in settori in cui il mercato non è in grado, da solo, di realizzare innovazioni pioneristiche, come è avvenuto nei casi delle batterie e della microelettronica, l'adozione della strategia in tema di normazione, in modo da favorire una presa di posizione più energica a difesa degli interessi europei; la regolamentazione degli effetti potenzialmente distorsivi delle sovvenzioni estere, sottoponendo a controlli le sovvenzioni potenzialmente distorsive concesse da Governi stranieri alle imprese che desiderano acquisire un'impresa dell'Unione (sulla relativa proposta di regolamento è stato raggiunto un accordo provvisorio); l'incentivazione di un uso sostenibile delle risorse naturali, in particolare delle materie prime rare, come prospettato dalla proposta di regolamento cd. "ecodesign".
In termini di strumenti finanziari da dedicare al miglioramento della resilienza dell'economia, rilevano innanzitutto il bilancio di Next generation EU (NGEU) e in particolare del dispositivo per la ripresa e la resilienza, che la Commissione auspica venga utilizzato "come un trampolino di lancio per accelerare la ripresa in Europa e per rafforzare l'impegno a favore della transizione verde e digitale".
Come noto, NGEU è uno strumento di natura emergenziale, durata temporanea e valenza una tantum, in virtù del quale la Commissione europea è stata autorizzata a sollecitare prestiti sui mercati dei capitali per un ammontare totale di 750 miliardi di euro, 390 dei quali destinati a sovvenzioni e 360 a prestiti ai paesi membri. In tale contesto, la dotazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza è stata fissata in 672,5 miliardi di euro, 360 dei quali destinati a prestiti e 312,5 a sovvenzioni. Il dispositivo finanzia investimenti e riforme - da realizzare entro il 31 agosto 2026 - che promuovano la coesione, aumentino la resilienza delle economie dell'UE e ne promuovano la crescita sostenibile, fornendo agli Stati membri supporto finanziario per raggiungere traguardi che gli Stati medesimi sono chiamati a individuare nei rispettivi Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR).
Specifiche risorse sono inoltre state messe a disposizione degli Stati membri sulla base del pacchetto "Pronti per il 55 per cento". Tra queste, si ricorda il Fondo sociale per il clima, proposta tuttora all'esame dei colegislatori dell'Unione ( COM(2021) 568, luglio 2021 ). Il fondo erogherebbe agli Stati membri finanziamenti per aiutare i cittadini a investire nell'efficienza energetica nei settori del trasporto su strada e degli edifici. Avrebbe una dotazione complessiva di 72,2 miliardi di euro per il periodo 2025-2032; sarebbe richiesto il co-finanziamento degli Stati membri per un ammontare pari almeno al 50 per cento della spesa. L'accesso al fondo sarebbe subordinato alla presentazione di un Piano sociale per il clima, in cui ogni Stato membro stabilirebbe le misure e gli investimenti da finanziare, i costi previsti, i traguardi e gli obiettivi intermedi per la loro realizzazione. La Commissione europea dovrebbe valutare tali piani e approvarli in base alla loro pertinenza, efficacia, efficienza e coerenza.
Si segnala, infine, il programma Orizzonte Europa. Con una dotazione di 9.5 miliardi di euro, è inteso a facilitare la collaborazione e rafforzare l'impatto della ricerca e dell'innovazione nello sviluppo, nel sostegno e nell'attuazione delle politiche dell'UE, affrontando nel contempo le sfide globali. Nel sostenere la creazione e una migliore diffusione di conoscenze e tecnologie di eccellenza, intende tra l'altro affrontare i cambiamenti climatici e rafforzare la competitività e la crescita dell'UE.
Il progetto di Conclusioni sottolinea infine l'importanza di uno stretto coordinamento e di soluzioni comuni al livello europeo, ove appropriate. Rivolge quindi l'invito al Consiglio e all'Eurogruppo a monitorare strettamente gli sviluppi economici e a rafforzare ulteriormente il coordinamento, al fine di fornire una risposta determinata e agile.

Sicurezza e difesa

Secondo il progetto di conclusioni il Consiglio europeo:
  • invita Consiglio Ue e Parlamento europeo a adottare rapidamente lo Strumento per il rafforzamento dell'industria europea della difesa mediante appalti comuni e la Commissione a presentare rapidamente una proposta per il Programma europeo di investimenti nella difesa;
  • invita ad accelerare l'implementazione dei progetti per la mobilità militare;
  • rinnova l'impegno a investire nelle capacità necessarie a condurre l'intera gamma delle missioni ed operazioni, e invita gli Stati a utilizzare tutti gli strumenti collaborativi disponibili;
  • riafferma l'importanza del sostegno ai propri partner nel settore difesa e sicurezza, in particolare attraverso lo Strumento europeo per la pace e le missioni PSDC;
  • sottolinea l'importanza del legame transatlantico;
  • invita a rafforzare le missioni civili PSDC, in vista dell'adozione di un nuovo Civilian Compact entro maggio 2023 e la Politica Ue per la ciberdifesa, incentivando anche gli investimenti per la cibersicurezza, la connettività spaziale e la resilienza delle infrastrutture critiche.

Lo Strumento per il rafforzamento dell'industria europea della difesa mediante appalti comuni (EDIRPA)

Sul modello degli acquisti in comune di vaccini, lo scorso 19 luglio la Commissione europea ha presentato la proposta di un regolamento per incentivare, anche attraverso una task force dedicata, gli acquisti collaborativi di materiali d'armamento. L'esigenza immediata è di evitare che la corsa agli acquisti, dovuta al mutato scenario di sicurezza e alla necessità di rimpiazzare le armi cedute all'Ucraina, provochi aumenti eccessivi dei prezzi e incertezza nei tempi di consegne, a discapito soprattutto dei Paesi più piccoli. L'obiettivo a medio termine è più ambizioso: utilizzare l'attuale frangente di crisi per rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea, incentivando le economie di scala e la produzione di beni con una maggiore standardizzazione (e quindi più facilmente interoperabili tra le diverse forze armate nazionali).
Per accedere agli incentivi, che ammontano a 500 milioni di euro (fino al 2024), occorre formare un consorzio che includa almeno tre Stati membri. Nel progetto della Commissione, lo strumento, mirando al rafforzamento dell'industria europea, sostiene l'acquisto di materiali prodotti da imprese stabilite nell'Unione, che non siano controllate da Paesi terzi o da entità di Paesi terzi. Ci sono però delle eccezioni, sul modello di quelle previste per l'utilizzo del Fondo europeo della difesa.  I criteri di valutazione per l'utilizzo dei fondi sono:
  • il contributo al rafforzamento della base industriale della difesa, con particolare riferimento ai prodotti la cui criticità è evidenziata dalla necessita di risposta all'aggressione russa all'Ucraina;
  • il contributo alla competitività dell'industria europea (in particolare accrescimento, riqualificazione e modernizzazione delle sue capacità produttive);
  • il contributo al rafforzamento della cooperazione tra Stati e all'interoperabilità dei prodotti;
  • il numero di Paesi coinvolti;
  • l'entità stimata dell'acquisizione congiunta e l'impegno dei Pasi partecipanti di impiegare e manutenere i prodotti in modo cooperativo.
Il 1° dicembre il Consiglio ha adottato un "orientamento generale" sulla proposta di regolamento, sulla base del quale avviare negoziati con il Parlamento europeo. L'orientamento generale garantisce che i fondi dell'UE finanzino solo le azioni di appalti comuni in cui almeno il 70% del valore del prodotto finale sia riconducibile al costo di componenti originari dell'UE e dei suoi paesi associati. Vengono inoltre fissate una serie di condizioni per l'ammissibilità di contraenti, subappaltatori e prodotti per la difesa. Considerata la particolare situazione provocata dall'aggressione russa all'Ucraina, il Consiglio è orientato a ampliare la cooperazione esistente nel settore della difesa nel contesto transatlantico e con altri partner.

La mobilità militare

Il progetto sulla mobilità militare è uno dei più significativi tra quelli approvati nell'ambito della cooperazione rafforzata permanente (PESCO). È coordinato dai Paesi Bassi e vanta una linea di finanziamento autonoma (per 1.5 miliardi) nel bilancio dell'Unione 2021-2027; è anche l'unico progetto Pesco che (visto l'interesse congiunto della Nato) vede la partecipazione di Paesi terzi (Stati Uniti, Norvegia, Canada e a breve Regno Unito), mentre la richiesta di partecipazione della Turchia non è stata ancora accolta anche se, ha detto recentemente Borrell, "sta andando avanti".  L'obiettivo è facilitare la mobilità dei mezzi militari attraverso il continente europeo, per finalità sia belliche che di protezione civile, intervenendo su due pilastri:
  • rafforzamento e adeguamento delle infrastrutture;
  • semplificazione delle procedure transfrontaliere.
Il 10 novembre Alto Rappresentante e Commissione hanno presentato una comunicazione congiunta contenente il " Piano d'azione per la mobilità militare 2.0", che aggiorna, nel mutato scenario internazionale, quello presentato nel 2018. Tra gli obiettivi del nuovo piano, che copre il periodo fino al 2026:
  • migliorare le catene di rifornimento di carburante, per consentire movimenti anche su larga scala e con breve preavviso;
  • massimizzare le sinergie con il trasporto civile, aumentando gli investimenti "dual use", anche all'interno del piano dei corridoi di mobilità TEN-T;
  • digitalizzare le procedure frontaliere, per rendere più rapido e sicuro lo scambio di informazioni (con il coinvolgimento dell'Agenzia europea della difesa, e un finanziamento di 9 milioni);
  • migliorare l'efficienza energetica e la "resilienza" della rete di trasporti militari;
  • rafforzare la cooperazione con la Nato, partner dell'Ue e Paesi candidati, come i Balcani occidentali, l'Ucraina e la Moldova.


Lo Strumento europeo per la pace

Lo Strumento europeo per la pace ( European Peace Facility – EPF), è un fondo fuori dal bilancio Ue, istituito nel marzo del 2021, con lo scopo di finanziare una serie di azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore militare o della difesa (e che quindi, a norma dei Trattati, non possono pesare sul bilancio comune). Il Fondo ha una dotazione di 5.7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 (di cui 3 miliardi, pari a circa più del 50% delle risorse totali, già mobilitatati a favore dell'Ucraina), finanziata mediante contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea ( l'Italia contribuisce per circa il 12,8%).  Lo Strumento serve a finanziare:
  • i costi comuni delle operazioni e missioni militari dell'Unione;
  • le misure di assistenza a organizzazioni internazionali o Stati terzi nel settore della difesa e i contributi ad operazioni di sostegno alla pace condotte da terzi (organizzazioni internazionali, come ad esempio l'Unione africana, o singoli Stati).
EPF è ampiamente citato nella Bussola strategica, come meccanismo in grado di sostenere a livello finanziario un impegno rinnovato dell'Unione nel mondo, anche sotto il profilo militare. Con esso, infatti, per la prima volta l'Unione può fornire materiali di armamento, anche letale, alle forze armate di Paesi partner.
Nel corso del 2021, lo Strumento aveva innanzitutto finanziato il Programma generale di sostegno all'Unione africana (130 milioni complessivi per la missione AMISOM in Somalia); l'equipaggiamento e la formazione delle forze armate somale; la componente militare del G5 Sahel, e la task force multinazionale MNJTF, per il contrasto a Boko Haram, nella regione del lago Chad. Misure di assistenza più specifiche sono state adottate a favore delle forze armate di Paesi ove operano missioni Ue (Mozambico, Bosnia Herzegovina e Mali, quest'ultima sospesa vista la situazione politica del Paese) e poi a favore della Georgia (materiale medico, ingegneristico e veicoli per 12,75 milioni), Moldova (materiale medico e sminamento per 7 milioni) e Ucraina (ospedali da campo, sminamento, veicoli, difesa cibernetica, per 31 milioni).
Le risorse dello Strumento, come già detto 5.7 miliardi, che sarebbero dovuti bastare fino al 2027, risultano, come già accennato, in gran parte già impegnate e in via di esaurimento, come ha da ultimo rilevato il Segretario generale del Servizio europeo di azione esterna, Stefano Sannino, nel Coreper dello scorso 17 novembre. Per proseguire l'assistenza militare all'Ucraina e allo stesso tempo mantenere il livello di ambizione dello Strumento e gli impegni già assunti, almeno a livello politico, con molti partner (specie in Africa), gli Stati membri hanno raggiunto un accordo sul rifinanziamento immediato del fondo con altri 2 miliardi per il 2023, prevedendo anche il tetto massimo per ulteriori rifinanziamenti fino al 2027 possa essere eventualmente alzato, in caso di necessità, di ulteriori 3,5 miliardi di euro.
Il primo dicembre il Consiglio ha anche adottato cinque nuove misure di assistenza, per un ammontare complessivo di 68 milioni. 10 milioni sono stati destinati alle forze armate della Bosnia-Herzégovina, per rafforzare le truppe di sostegno tattico, il genio militare e la difesa chimica, batteriologica e nucleare (anche in raccordo con le forze internazionali). Le forze armate della Georgia riceveranno 20 milioni, soprattutto per sanità militare, logistica e ciberdifesa. Gli altri interventi sono a favore del Libano (6 milioni, per sanità e dispositivi di protezione), della Mauritania (12 milioni per fornitura di imbarcazioni, strumenti di difesa personale e materiale medico) e del Rwanda (20 milioni per sostenere il dispiegamento della regione di Capo Delgado, in Mozambico, a sostegno delle attività anti-terrorismo, in coordinamento con la missione militare dell'Unione).

La Revisione coordinata annuale della difesa (CARD)

La CARD, introdotta nel 2017, è un meccanismo di consultazione reciproca e scambio di informazioni sulla programmazione nel settore della difesa da parte degli Stati membri. L'obiettivo immediato è avere una panoramica della situazione degli strumenti militari nazionali, per migliorarne la coerenza e individuare le opportunità di collaborazione trasnazionale. L'obiettivo di lungo periodo è arrivare a una sincronizzazione dei cicli di pianificazione, con un un reciproco adattamento dello sviluppo delle capacità da parte delle difese nazionali.
Il secondo rapporto CARD, elaborato dall'Agenzia europea della difesa, è stato approvato dai ministri della Difesa dell'Ue il 15 novembre 2022.
Durante il periodo coperto dal rapporto (dal dicembre 2021), la situazione della sicurezza in Europa ha ovviamente subito un cambiamento epocale derivante dalla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina. Ne deriva la necessità per gli Stati membri di essere in grado di affrontare un conflitto militare su vasta scala che coinvolga un avversario simmetrico. Ciò richiede di aumentare la capacità e la volontà di svolgere l'intera gamma di compiti militari, comprese le operazioni ad alta intensità. Il rapporto rileva che gli aumenti della spesa per la difesa a seguito della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina rappresentino " sia un'opportunità che una sfida" per la difesa europea.
Raccomanda pertanto che:
  • l'aumento della spesa per la difesa sia utilizzato per soddisfare esigenze di difesa urgenti ma anche per colmare le lacune di capacità identificate (a partire dal trasporto aereo strategico, dalla proiezione di potenza marittima e dai sistemi di difesa aerea di fascia alta);
  • in continuità con la visione della Bussola strategica, gli Stati membri elaborino una prospettiva comune di capacità a lungo termine - con un orizzonte temporale al 2040 - con un maggiore sostegno per un approccio dell'UE per la pianificazione cooperativa delle capacità;
  • siano portate avanti le opportunità di collaborazione CARD attraverso progetti nell'ambito della PESCO, del Fondo europeo per la difesa o di altri quadri (ad esempio per le operazioni informatiche o per i sistemi informativi e di comando tattico interoperabili).
" Il messaggio di CARD è chiaro" - ha dichiarato l'Alto Rappresentante Borrell, che è anche Capo dell'Agenzia europea della difesa-   "Non possiamo limitarci a spendere per recuperare le carenze accumulate a seguito della crisi finanziaria. La cooperazione nel settore della difesa unita all'aumento della spesa è l'unico modo per garantire all'Europa forze armate capaci e pronte, in grado di rispondere a qualsiasi crisi. Con CARD, abbiamo una panoramica unica degli sforzi di pianificazione della difesa nazionale e di sviluppo delle capacità di tutti i 26 Stati membri dell'Agenzia. Gli Stati membri ora sanno dove e con chi possono investire e sviluppare insieme capacità militari. Dobbiamo andare oltre la ripresa e, con il ritorno della guerra in Europa, muoverci verso la conquista del futuro costruendo una vera difesa europea".
La spesa per la difesa è aumentata in modo significativo nel 2021, fino a raggiungere i 214 miliardi (+6% rispetto al 2020) e si stima che aumenterà ulteriormente fino a 70 miliardi di euro entro il 2025. Il rapporto rileva però che la cooperazione nel settore della difesa (che pure gli Stati si sono impegnati a rafforzare, adottando la Bussola strategica) rimane l'eccezione piuttosto che la norma: gli Stati membri attuano i loro piani in larga misura a livello nazionale, con solo il 18% di tutti gli investimenti condotti in collaborazione con altri paesi dell'UE. 
Il rapporto (così come nel 2021) raccomanda sei aree considerate "di forte impatto", con grandi potenzialità di stimolare le prestazioni operative comuni e di garantire ritorni significativi in termini di know-how industriale, nei quali gli Stati potrebbero concentrare i loro sforzi:
  • carro armato da battaglia: l'obiettivo è sviluppare e acquisire in comune un carro di prossima generazione, e, nel frattempo, ammodernare e aggiornare congiuntamente i mezzi esistenti, con l'obiettivo di ridurre i tipi e le varianti;
  • motovedette costiere e d'altura: il progetto è sostituire i natanti di queste classi entro il prossimo decennio e di sviluppare un approccio comune alle piattaforme navali modulari. Le opportunità di cooperazione, cui sono attualmente interessati sette Stati, sono soprattutto, per quanto riguarda l'approvvigionamento, le strutture logistiche e i requisiti funzionali futuri;
  • sistemi soldato: l'obiettivo è ammodernare questi sistemi mediante approvvigionamenti congiunti, armonizzando i requisiti e creando un gruppo di utenti per l'addestramento e le esercitazioni congiunte virtuali;
  • contrasto dei sistemi senza pilota: una capacità europea di contrasto, sui quali sono attivi anche dei progetti PESCO, è necessaria per far fronte a un raggio sempre maggiore di minacce aeree; 
  • difesa nello spazio: un approccio comune per migliorare l'accesso ai servizi spaziali (in un'ottica dual-use) e la protezione dei beni nello spazio. Trattandosi di un settore operativo emergente, solo una maggiore collaborazione consentirebbe il riconoscimento dei requisiti militari in programmi spaziali più vasti condotti a livello di Ue;
  • mobilità militare rafforzata: (su cui vedi il paragrafo dedicato).


Il Programma di investimenti europei nella difesa e il Fondo europeo per la difesa

Entro la fine del 2022 la Commissione dovrebbe presentare una proposta di regolamento relativo al programma di investimenti per la difesa dell'UE. L'obiettivo è di facilitare ulteriormente gli appalti congiunti attraverso un' esenzione dall'IVA. L'esenzione dovrebbe essere concessa solo a quei programmi di appalto presentati da un consorzio europeo per le capacità di difesa di almeno tre Stati membri, per acquisire capacità sviluppate in collaborazione all'interno dell'UE.
Nel frattempo, il 5 dicembre, la Commissione ha approvato il finanziamento di 1,2 miliardi di euro a favore dei 61 progetti selezionati (lo scorso luglio) nell'ambito del primo bando del Fondo europeo della difesa (che ha risorse complessive di circa 8 miliardi, fino al 2027).
I progetti selezionati coinvolgono complessivamente 692 entità, tra aziende del settore, università e centri di ricerca. Il 43% delle aziende vincitrici sono medio-piccole, e si prevede assorbano una quota del 18 % dei fondi complessivi (escludendo i sub-fornitori). I progetti nel settore della ricerca sono complessivamente 31, per 322 milioni di euro, mentre quelli relativi alla fase dello sviluppo sono 30, e raccolgono 845 milioni (ai quali devono poi aggiungersi contributi nazionali). Il settore che riceve maggiori contributi è quello aeronautico (con quasi 190 milioni), seguito dai mezzi di combattimento terrestre (154,7 milioni) e marittimo (103,5 milioni). Un numero significativo dei programmi selezionati è collegato a un progetto già approvato nell'ambito della PESCO (circostanza che consente un incremento della quota finanziata dall'Ue).
Le entità italiane che partecipano ai progetti selezionati sono 156, superate per numero solo dalla Francia (che ne ha 178). Il nostro Paese è presente, con imprese, università o istituti di ricerca, in 33 progetti su 61. Quattro progetti vedono aziende italiane nel ruolo di coordinamento:
  • EPC, progetto collegato al programma Pesco della corvette europea di pattugliamento, coordinato da Naviris Italia, con la presenza anche di Fincantieri (contributo massimo previsto di 60 milioni di euro, per 24 mesi);
  • NEUMANN, progetto su nuovi sistemi di propulsione e tecnologie energetiche per aerei da combattimento, coordinato da Avio Aero, con la presenza di altre imprese italiane e delle università di Bari, Milano e Torino, (contributo massimo di circa 49 milioni, per 38 mesi);
  • ARTURO, progetto nel settore delle tecnologie emergenti per i radar, coordinato da Leonardo, con la partecipazione, tra gli altri, dell'Università di Pavia (contributo massimo previsto circa 20 milioni);
  • NAUCRATES, progetto di microsatelliti per la sorveglianza spaziale, collegato al progetto di Pesco di sorveglianza militare dello spazio, coordinato da On-air Consulting & Solutions, con altre imprese italiane (4 milioni, per 36 mesi).
Tra gli altri progetti (cui partecipano entità italiane) si possono segnalare:
  • EPIIC, progetto di ricerca lo sviluppo di interfaccia e nuove tecnologie per la cabina di pilotaggio degli aerei, collegato al progetto Pesco, cui tra l'altro partecipano Leonardo e Next2u (circa 75 milioni per 36 mesi);
  • EICACS, per la standardizzazione delle piattaforme aeree, anche senza pilota, collegato a un progetto Pesco, con la partecipazione, tra gli altri, di ELT Elettronica Group (circa 74 milioni per 36 mesi);
  • ACHILE, per lo sviluppo del progetto del "sistema soldato", collegato al progetto Pesco ECoWAR, che vede coinvolti, tra gli altri, la Beretta e l'Istituto affari internazionali (per circa 40 milioni, in 48 mesi);
  • ADEQUADE, progetto di ricerca per l'utilizzo delle tecnologie quantistiche nella difesa, con la partecipazione, tra gli altri, di MDBA Italia, Telespazio, del CNR e delle università di Milano e Bari (per circa 27 milioni, per 36 mesi);
  • AGAMI, progetto di ricerca sulle strutture dei materiali, per coprire la catena di approvvigionamento di semiconduttori, con la partecipazione, oltre ad imprese, del CNR e delle università di Padova, Roma La Sapienza e Roma Tor Vergata (circa 24,5 milioni per 48 mesi);
  • COMMANDS per lo sviluppo di veicoli terrestri a conduzione remota, collegato al progetto Pesco UGS, cui partecipano, tra gli altri, Iveco Defence, Vitrociset e la Link Campus University (24,8 milioni per 36 mesi).
 
Il Fondo europeo per la difesa è stato istituito (nell'aprile 2021) all'interno del bilancio pluriennale 2021-2027, con risorse per quasi 8 miliardi di euro, divisi nei due pilastri della ricerca (con 2,65 miliardi, a patto che non sia ricerca di base) e dello sviluppo (5,3 miliardi).
L'obiettivo generale è promuovere la competitività, l'efficienza e la capacità di innovazione della base industriale e tecnologica di difesa europea, contribuendo - si legge nel regolamento istitutivo - "all' autonomia strategica dell'Unione e alla sua libertà di azione". Per rendere più efficiente la spesa, il fondo intende sostenere prodotti e tecnologie europei, favorendo le economie di scale e la standardizzazione dei sistemi di difesa.
I progetti sono finanziabili solo se coinvolgono almeno tre soggetti giuridici diversi (non controllati tra loro) di tre diversi Stati membri. Il fondo copre potenzialmente tutto il ciclo produttivo industriale. Oltre alle priorità concordate nel quadro della politica estera e di difesa comune, possono essere prese in considerazione priorità definite in altri contesti, a cominciare dalla Nato, anche per "evitare inutili duplicazioni", a condizione che non sia esclusa a priori la possibile partecipazione di tutti i paesi Ue (anche quelli non Nato).
Il Fondo è in linea di principio riservato alle imprese che sono stabilite in un paese dell'Unione o in un paese associato e non sono controllate da un paese terzo o da soggetti di paesi terzi. Il principio incontra però alcune eccezioni (peraltro molto sostenute dall'Italia) che consentono, a certe condizioni (garantite dal Paese di stabilimento, anche attraverso strumenti come il golden power), la partecipazione di aziende stabilite nell'Ue ma controllate da paesi o entità terze.
Per le attività di ricerca il progetto può essere finanziato anche al 100%. Per le attività di test, certificazioni e collaudi, la quota di finanziamento può invece arrivare fino all' 80% delle spese complessive. Per lo sviluppo di prototipi la quota non può eccedere il 20%, dei costi, con un incremento progressivo se il progetto è stato già approvato nell'ambito della cooperazione strutturata permanente (PESCO) o coinvolga pmi o imprese a media capitalizzazione.
I progetti devono essere fortemente sostenuti anche a livello nazionale, sia dal punto di vista finanziario che con la disponibilità degli Stati membri ad acquistare il prodotto finale. Una parte di fondi (tra il 4 e l'8 %) è destinato alle cosiddette "tecnologie di rottura", attività a forte contenuto innovativo che possono essere fornite anche e soprattutto da università e centri di ricerca (in questo modo si favorisce la partecipazione ai progetti degli Stati membri sprovvisti di una significativa industria nazionale di settore). Sono invece escluse dai finanziamenti le armi letali autonome (quelle cioè che "non permettono un adeguato controllo umano sulle decisioni in materia di scelta e intervento nell'esecuzione di attacchi contro l'uomo"), con possibili eccezioni solo per i sistemi di allarme rapido e di contromisure a fini difensivi.

Le politiche dell'UE in materia di cibersicurezza e ciberdifesa

Il Consiglio europeo dovrebbe chiedere investimenti in "abilitanti strategici" quali la cibersicurezza e la connettività spaziale, nonché nella resilienza delle infrastrutture critiche.
Gli attacchi informatici e la criminalità informatica stanno aumentando in tutta Europa in termini sia di quantità che di sofisticazione, una tendenza destinata a crescere in futuro, visto che si prevede che 22,3 miliardi di dispositivi in tutto il mondo saranno collegati all'internet delle cose entro il 2024 (cfr. i dati riportati sul sito del Consiglio). Nel dicembre 2020 la Commissione europea e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) hanno presentato una nuova strategia per la cibersicurezza. L'obiettivo della strategia è  rafforzare la resilienza dell'Europa a fronte delle minacce informatiche e garantire che tutti i cittadini e le imprese possano beneficiare pienamente di servizi e strumenti digitali affidabili e attendibili. La nuova strategia include proposte concrete per l'introduzione di strumenti normativi, strategici e di investimento. Il 22 marzo 2021 il Consiglio "Affari esteri" ha adottato " Conclusioni sulla strategia in materia di cibersicurezza per il decennio digitale", nelle quali viene sottolineato che la cibersicurezza è essenziale per  costruire un'Europa resiliente, verde e digitale. I ministri dell'UE hanno inoltre dichiarato che raggiungere l'autonomia strategica mantenendo nel contempo un'economia aperta è un obiettivo fondamentale dell'Unione.
Per quanto riguarda la normativa in materia si ricordano:
  • il regolamento UE sulla cibersicurezza, entrato in vigore nel giugno 2019, che ha introdotto un quadro unico di certificazione in tutta l'UE e un mandato rafforzato per l' Agenzia dell'UE per la cibersicurezza;
  • il regolamento che istituisce il Centro europeo di competenza per la cibersicurezza nell'ambito industriale, tecnologico e della ricerca, adottato dal Consiglio nell' aprile 2021. Sostenuto da una rete di centri nazionali di coordinamento, il nuovo Centro mira a: migliorare ulteriormente la ciberresilienza; contribuire alla diffusione delle tecnologie più recenti nel settore della cibersicurezza; sostenere le start-up e le PMI del settore della cibersicurezza; rafforzare la ricerca e l'innovazione in materia di cibersicurezza; contribuire a colmare il divario di competenze in materia di cibersicurezza;
  • la  direttiva relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell'Unione (cosiddetta NIS 2 - Security of network and information systems), che abroga la direttiva (UE) 2016/11488 al fine di migliorare la resilienza e le capacità di risposta agli incidenti del settore pubblico e privato e dell'UE nel suo complesso. La direttiva è stata adottata il 28 novembre 2022 insieme a un regolamento sulla resilienza operativa digitale (regolamento DORA), che intende rafforzare la sicurezza informatica delle entità finanziarie quali banche, compagnie di assicurazione e imprese di investimento;
  • la direttiva sulla resilienza dei soggetti critici, adottata in occasione del Consiglio giustizia e affari interni (GAI) dell'8 dicembre 2022;
  • la proposta di regolamento che istituisce il programma dell'Unione per una connettività sicura per il periodo 2023-2027, su cui il 17 novembre 2022 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio. Il programma mira a far sì che l'Unione europea disponga di una propria costellazione di satelliti denominata "IRIS 2" (Infrastruttura per la resilienza, l'interconnettività e la sicurezza via satellite), che dovrebbe assicurare  servizi di comunicazione sicuri entro il 2027. Il programma fornirà  servizi governativi che spazieranno dalla protezione delle infrastrutture critiche e la conoscenza situazionale al sostegno per le azioni esterne e la gestione delle crisi, ma anche la fornitura di servizi commerciali da parte del  settore privato. Il finanziamento del programma deriverà dal  quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027, con un importo totale di 2,4 miliardi di euro, parte dei quali sarà stanziata a titolo di programmi quali il programma spaziale dell'UE, Orizzonte Europa e lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale - Europa globale (NDICI).
 
Il Consiglio europeo dovrebbe chiedere la definizione di una politica forte dell'UE in materia di ciberdifesa, sulla base della comunicazione congiunta sulla politica di ciberdifesa dell'UE presentata il 10 novembre 2022 dalla Commissione europea e dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
La comunicazione rileva la necessità di intervenire più risolutamente per proteggere dalle minacce informatiche la popolazione, le forze armate e le missioni e operazioni civili e militari dell'UE (nella stessa data è stato anche presentato il piano d'azione sulla mobilità militare 2.0). La nuova politica di ciberdifesa mira a potenziare la cooperazione e gli investimenti nella ciberdifesa per resistere al numero sempre maggiore di ciberattacchi - e reagire al deterioramento della situazione della sicurezza risultante dall'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina - migliorando protezione, rilevamento, deterrenza e difesa. La comunicazione delinea quattro principali linee di azione:
  • intervenire a rafforzamento della ciberdifesa dell'UE (potenziando i meccanismi di coordinamento fra attori nazionali e unionali nel settore della ciberdifesa, al fine di intensificare lo scambio di informazioni e la cooperazione fra le comunità militari e civili della ciberdifesa e sostenere maggiormente le missioni e le operazioni militari della politica di sicurezza e di difesa comune-PSDC);  
  • mettere in sicurezza l'ecosistema di difesa dell'UE (preso atto che persino i componenti software non critici possono essere usati per attacchi informatici contro imprese o governi, occorrerà lavorare ulteriormente alla normazione e certificazione della cibersicurezza per mettere al riparo i settori sia civile sia militare);  
  • investire in capacità di ciberdifesa (gli Stati membri devono aumentare considerevolmente gli investimenti in capacità militari di ciberdifesa moderne, collaborando tramite le piattaforme di cooperazione e i meccanismi di finanziamento disponibili a livello unionale, quali la cooperazione strutturata permanente (PESCO) e il Fondo europeo per la difesa, così come Orizzonte Europa e il programma Europa digitale);
  • stringere partenariati per superare le sfide comuni, muovendo dai dialoghi in materia di sicurezza e difesa e nel settore cibernetico già esistenti con paesi partner.  
La Commissione e l'Alto rappresentante - anche nella sua veste di capo dell' Agenzia europea per la difesa - presenteranno annualmente al Consiglio dell'Unione europea una relazione di monitoraggio e valutazione dello stato di attuazione delle azioni prospettate nella comunicazione congiunta. Gli Stati membri sono invitati a contribuire alla relazione.

Vicinato Meridionale

Nel progetto di conclusioni si indica che il Consiglio europeo svolgerà un dibattito strategico sulle relazioni con il vicinato meridionale.

La nuova Agenda per il Mediterraneo

La cooperazione tra l'UE e il vicinato meridionale ha avuto nuovo impulso dall' Agenda per il Mediterraneo presentata dalla Commissione europea e dall'Alto Rappresentante il 9 febbraio 2021, insieme ad un piano di investimenti economici per stimolare la ripresa socioeconomica.
Per l'attuazione dell'Agenda si è previsto uno stanziamento fino a 7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 nell'ambito del nuovo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell'UE (NDICI). A giudizio della Commissione tale importo potrebbe mobilitare fino a 30 miliardi di euro di investimenti privati e pubblici nella regione nei prossimi dieci anni.
Si ricorda che complessivamente dal 2007 al 2020, l'UE ha stanziato 20,5 miliardi di euro per finanziare la sua cooperazione nel vicinato meridionale.
La nuova Agenda si incentra su 5 settori d'intervento: Stato di diritto e sviluppo umano; resilienza, prosperità e transizione digitale; pace e sicurezza; migrazione e mobilità; transizione verde, resilienza climatica, energia e ambiente.

Raccomandazione del PE sul partenariato con il vicinato meridionale

Il Parlamento europeo ha approvato il 14 settembre 2022 una raccomandazione alla Commissione e all'Alto rappresentante d per gli affari esteri e la politica di sicurezza concernente il partenariato rinnovato con il vicinato meridionale – una nuova agenda per il Mediterraneo nella quale in particolare chiede di:
  • garantire risorse adeguate per un'attuazione tempestiva ed efficace della nuova agenda per il Mediterraneo, perseguendo uno stretto coordinamento con la programmazione degli Stati membri, nonché incoraggiando le opportunità di finanziamenti misti mediante partenariati tra la Banca europea per gli investimenti, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e altre istituzioni finanziarie internazionali;
  • presentate aggiornamenti annuali sull'attuazione della nuova agenda per il Mediterraneo ed istituire di nuovo la posizione di rappresentante speciale dell'Unione per il vicinato meridionale;
    La carica di rappresentante speciale per il mediterraneo meridionale è stata istituita solo una volta, dal 18 luglio 2011 al 30 giugno 2014 , ed è stata ricoperta da Bernardino Leon, nell'ambito del mandato di Alto Rappresentante svolto dalla britannica Catherine Ashton nella Commissione Barroso II.
  • intensificare il dialogo con gli Stati del vicinato meridionale, anche nel quadro dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, e affrontare in via prioritaria le ripercussioni dell'aggressione russa contro l'Ucraina sui Paesi del vicinato meridionale in termini di sicurezza alimentare;
  • riconoscere l'importanza di una migrazione legale tra i Paesi del vicinato meridionale e l'Europa, gestita sulla base dei principi di solidarietà, equilibrio e responsabilità condivisa, combattendo nel contempo il traffico e la tratta di esseri umani ed assicurare che le politiche migratorie rispettino i diritti umani dei migranti e dei rifugiati;
  • invitare l'UE e i suoi partner del vicinato meridionale ad adottare un approccio più coordinato, globale e strutturato alla migrazione, tenendo conto dell'importanza di affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati, riducendo l'ingresso irregolare nel territorio degli Stati membri, dando priorità nelle relazioni con i Paesi terzi alla riammissione dei migranti non aventi diritto di permanenza nell'UE, nel rispetto degli obblighi di non respingimento e del diritto internazionale, adottando approcci distinti per i  r ifugiati e  i migranti economici;
  • sviluppare partenariati e la cooperazione con i Paesi del vicinato meridionale, al fine contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, prevedendo forme di condizionalità in materia di clima nell''assistenza dell'UE ai Paesi terzi;
  • perseguire un ruolo attivo dell'UE nell'agevolare il dialogo e la cooperazione tra tutti i Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale nel settore dell'energia e rafforzare la capacità di interconnessione tra l'UE e i Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale che producono gas naturale e altri tipi di energia, attraverso i pertinenti punti di interconnessione (hub) dell'Unione;
  • promuovere l'integrazione regionale, subregionale e bilaterale nel Mediterraneo meridionale, adoperandosi per la creazione di una zona euromediterranea di libero scambio di beni e servizi;
  • attuare in via prioritaria stra tegie volte a ridurre la povertà, strategie dedicate alla programmazione per un più ampio accesso dei giovani e delle donne all'istruzione generale e superiore;
  • concentrare sforzi pertinenti nel favorire il dialogo interculturale e interreligioso e la promozione del patrimonio culturale, nonché la sua valorizzazione, anche al fine di promuovere il turismo e le opportunità economiche.

Il piano d'azione in materia di migrazione per il Mediterraneo

Il 21 novembre 2022 la Commissione europea ha presentato un Piano d'azione dell'UE per il Mediterraneo, recante una serie di misure articolate in tre pilastri: collaborazione con i paesi partner e le organizzazioni internazionali; promozione di una strategia più coordinata in materia di ricerca e soccorso; rafforzamento del meccanismo volontario di solidarietà e della tabella di marcia comune per l'adozione delle proposte normative citate. Circa il terzo pilastro, il piano d'azione propone di accelerare l'attuazione del meccanismo di solidarietà, per fornire un rapido sostegno agli Stati membri di primo approdo, aumentando la flessibilità, semplificando le procedure e finanziando misure di solidarietà alternative.
In occasione del Consiglio straordinario del 25 novembre 2022, i Ministri degli affari interni dell'UE hanno fatto il punto sulle sfide urgenti concernenti tutte le rotte migratorie ribadendo la necessità di una risposta unitaria a livello di Unione europea. Oltre ad accogliere con favore il citato Piano d'azione per il Mediterraneo, il Consiglio ha sottolineato una serie di principi, che includono:
  • la ricerca di un compromesso sulla riforma del Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo;
  • sostegno e cooperazione dell'UE con tutti i Paesi terzi e le organizzazioni per prevenire le partenze e la perdita di vite umane, affrontare le cause profonde della migrazione, combattere le reti di trafficanti e migliorare significativamente il rimpatrio e la riammissione;
  • attuazione del meccanismo di solidarietà concordato da un gruppo di Stati membri nel giugno 2022;
  • coordinamento e la cooperazione nella ricerca e nel soccorso;
  • l'importanza di un'adeguata protezione e gestione delle frontiere esterne dell'UE, rifiutando ogni tentativo di strumentalizzazione dei migranti.
Da ultimo, il Consiglio Giustizia e affari interni dell'8 dicembre 2022 ha, tra l'altro, approfondito i temi della dimensione esterna della politica di migrazione e delle principali rotte migratorie, in particolare discutendo delle modalità per rafforzare la politica di rimpatrio. In particolare, il Consiglio ha sottolineato l'importanza della politica in materia di visti come leva per ottenere una maggiore cooperazione dei Paesi terzi nell'ambito della riammissione

L'operazione militare dell'UE nel Mediterraneo (EUNAVFOR MED IRINI)

L'UE ha avviato dal 31 marzo 2020 l ' operazione militare nel Mediterraneo IRINI ("pace" in greco) con il compito principale di contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia. La missione è attualmente prorogata fino al 31 marzo 2023.
Per svolgere tale attività, l'operazione impiega m ezzi aerei, satellitari e marittimi e può svolgere ispezioni sulle imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia.
L'operazione non ha un raggio di azione predeterminato, anche se le sue attività sono tendenzialmente concentrate sulla parte orientale della costa libica, in particolare nella zona di alto mare antistante la Cirenaica, nella quale maggiormente si concentrano i traffici di armi. La missione non può operare all'interno delle acque territoriali libiche. Oltre al compito di attuare l'embargo sulle armi, IRINI ha anche alcuni compiti secondari, che sono (in quest'ordine di priorità):
  • il contrasto al contrabbando di petrolio;
  • la formazione della guardia costiera e della marina libiche;
  • la lotta ai trafficanti di esseri umani (ma solo con la sorveglianza aerea).
L'operazione è posta sotto il controllo e la direzione strategica del Comitato Politico e di Sicurezza (PSC), sotto la responsabilità del Consiglio dell'Unione europea e dell'Alto Rappresentante.
Il Comitato politico e di sicurezza dell'UE (composto dai rappresentanti degli Stati) riconferma ogni 4 mesi l'operazione, a meno che, sulla base di prove fondate, non valuti che lo schieramento navale stia producendo un effetto di attrazione dei flussi migratori (cosiddetto " pull factor"). In questo caso gli Stati possono decidere di interrompere le attività. Ovviamente gli assetti navali di IRINI, in virtù delle norme internazionali del mare, hanno comunque l'obbligo di condurre le operazioni di salvataggio che si rendessero necessarie nelle zone in cui operano.
L'operazione IRINI ha la disponibilità di una serie di assetti operativi, forniti dagli Stati partecipanti, che variano nel corso dei mesi, in base a criteri di rotazione e alle effettive disponibilità. Attualmente l'operazione dispone di: a) 3 navi: la fregata ITC Foscari ( Italia), e la fregata HS Aegean ( Grecia); b) 6 velivoli per il pattugliamento aereo, forniti da Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Polonia e Portogallo, oltre ad un velivolo senza pilota messo a disposizione dall 'Italia.
Si ricorda che in Libia è operativa dal 2013 anche la missione dell'UE di assistenza alla gestione integrata delle frontiere libiche (EUBAM Libia), che è stata prorogata fino al giugno 2023 e il cui capo missione è l'italiana Natalina Cea.

Relazioni esterne


Relazioni transatlantiche

Nel progetto di conclusioni si indica che il Consiglio europeo svolgerà un dibattito strategico sulle relazioni transatlantiche.
La dichiarazione sull'Agenda per la cooperazione UE-USA
In occasione del vertice del 15 giugno 2021, UE- Stati Uniti hanno adottato una dichiarazione congiunta con la quale è stata concordata un'agenda per la cooperazione UE-Stati Uniti nella quale si afferma l'impegno per le seguenti iniziative comuni:
  • porre fine alla pandemia di COVID-19, prepararsi per le future sfide sanitarie globali e portare avanti una ripresa globale sostenibile;
  • proteggere il pianeta e favorire la crescita verde. In tale ambito l'UE e gli Stati Uniti sono determinati a rispettare l' Accordo di Parigi, e si sono impegnati a potenziare le tecnologie e le politiche che contribuiscono ad accelerare la transizione a un sistema energetico senza emissioni di CO2 e al rispetto degli impegni in materia di zero emissioni nette entro il 2050 da parte dell'UE e degli Stati Uniti.
  • rafforzare il commercio, gli investimenti e la cooperazione tecnologica. In tale ambito, è stata concordata l'istituzione di un Consiglio UE-USA ad alto livello per il commercio e la tecnologia – TTC , con i compito di rafforzare il coordinamento UE-USA in materia di: monitoraggio degli investimenti al fine di affrontare i rischi per la sicurezza nazionale; controlli sul commercio di prodotti a duplice uso; sistemi di intelligenza artificiale innovativi; riequilibrio delle catene di approvvigionamento globali dei semiconduttori; contrasto alle politiche e alle pratiche commerciali sleali; promozione di un sistema fiscale internazionale equo, sostenibile e moderno; riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), in particolare sotto il profilo del corretto funzionamento della funzione negoziale e del sistema di risoluzione delle controversie. Il TTC, dopo la riunione inaugurale del 29 settembre 2021, ha tenuto la seconda riunione a Parigi il 15 e 16 maggio 2022 e la terza a Washington negli Stati Uniti il 5 dicembre 2022. (v. infra).
  • costruire un mondo più democratico, pacifico e sicuro, con l'impegno a sostenere l'ordine internazionale basato su regole con al centro le Nazioni Unite, nonché a rinvigorire e riformare le istituzioni multilaterali.
  • procedere a strette consultazioni e cooperare su tutte le questioni relative alla Cina, che includono elementi di cooperazione, concorrenza e rivalità sistemica.
  • avviare un dialogo UE-USA ad alto livello sulla Russia al fine di coordinare le rispettive politiche.
La riunione del Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia del 5 dicembre 2022
Al termine della riunione ministeriale del Consiglio UE-USA ad alto livello per il commercio e la tecnologia (TTC), tenutasi a Washington il 5 dicembre 2022 -  co-presieduta dai vicepresidenti della Commissione europea Vestager e Dombrovskis, dal segretario di Stato USA Blinken, dal segretario al commercio USA Raimondo e dalla rappresentante commerciale degli USA Tai - è stata adottata una dichiarazione comune nella quale UE e USA ribadiscono la condanna dell'illegale e ingiustificabile guerra di aggressione della Russa contro l'Ucraina e riaffermano l'impegno a sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario al fine di garantirne la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale. La dichiarazione comune sottolinea la necessità di azioni coordinate per promuovere la diversificazione e rendere più resilienti le principali catene di approvvigionamento, al fine di contenere l'impatto sulle stesse dell'aggressione russa in Ucraina e annuncia l'intenzione di UE e USA di avviare una iniziativa transatlantica per il commercio sostenibile volta ad identificare azioni comuni in aree chiave del commercio e della sostenibilità ambientale. Nella dichiarazione si riconoscono, inoltre, le preoccupazioni dell'UE per l'iniziativa USA dell'Inflation Reduction Act (IRA), sottolineando l'impegno ad affrontarle in modo costruttivo (v. infra).
In materia di politica commerciale, la dichiarazione congiunta del 5 dicembre, afferma, inoltre, l'impegno di UE e USA a: valutare come semplificare il commercio transatlantico per le esportazioni e le riesportazioni di prodotti e tecnologie a duplice uso, garantendo al tempo stesso un'adeguata protezione contro gli abusi; cooperare sui controlli delle esportazioni di tecnologie sensibili ed emergenti; sottolineare l'importanza di meccanismi efficaci per il controllo degli investimenti esteri per entrambe le sponde dell'Atlantico.
La dichiarazione indica, anche, che l'Unione Europea e gli Stati Uniti condividono le preoccupazioni per la minaccia rappresentata da una serie di politiche e pratiche non di mercato, che coinvolgono fondi di investimento di proprietà o controllati dal governo, come quelle utilizzate nel settore dei dispositivi medici in Cina. A tal proposito la dichiarazione afferma l'impegno delle parti a costruire uno spazio condiviso per la comprensione delle direttive economiche e industriali della Cina e di altre politiche non di mercato ed a sviluppare un'azione coordinata tra l'UE e gli USA per promuovere la diversificazione della catena di approvvigionamento, la resilienza alla coercizione economica e ridurre le dipendenze.
La dichiarazione congiunta indica, infine, che UE-USA hanno concordato: l'istituzione di una task force per il talento della crescita, volta a promuove iniziative comuni per sviluppare il talento delle persone in età lavorativa; l'avvio di due iniziative comuni con il Kenya e la Giamaica per promuovere la connettività digitale e tecnologie e servizi dell'informazione e della comunicazione e la promozione della cooperazione UE-USA nell'ambito della sicurezza delle tecnologie di comunicazione e informazione, con particolare riferimento alla connettività sottomarina; una Roadmap per l'intelligenza artificiale (IA), un progetto pilota sulle tecnologie per il miglioramento della privacy e la collaborazione sull'intelligenza artificiale e la ricerca informatica e la collaborazione sulla scienza e la tecnologia dell' informazione quantistica; lo sviluppo nel 2023 di raccomandazioni congiunte per implementazione attraverso fondi governativi di un'infrastruttura di ricarica per la mobilità elettrica; accordi amministrativi per un meccanismo di allerta precoce volto ad affrontare e mitigare in modo cooperativo le interruzioni della catena di fornitura dei semiconduttori e per un meccanismo di informazione reciproca sul sostegno pubblico al settore dei semiconduttori; una dichiarazione comune per la protezione dei difensori dei diritti umani on-line.
 
Il dibattito europeo sull'Inflation Reduction Act (IRA)
L'Inflation Reduction Act (IRA) è un pacchetto di misure, presentato dal Presidente Biden il 16 agosto scorso e che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2023, che include crediti d'imposta, incentivi e altre disposizioni, per un totale di 369 miliardi di dollari, intese ad aiutare le aziende americane ad affrontare il cambiamento climatico, aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica; ad avviso dell'Unione europea, essa discriminerebbe i produttori europei, che sarebbero esclusi dalla concessione di crediti d'imposta sui veicoli elettrici (le disposizioni dell'IRA, oltre che ai produttori americani, sono aperte anche alle imprese di Canada e Messico, paesi che hanno accordi di libero scambio con gli USA).
Il 27 ottobre 2022, è stata una task force UE-USA sull'IRA per approfondire tali profili e risolvere la controversia.
Come riportato in uno studio dell'ISPI, attualmente, il gas naturale costa sei volte di più in Europa che negli USA. A causa di questa asimmetria, l'aumento annuo dei prezzi alla produzione è molto più marcato per le aziende europee rispetto a quelle statunitensi: +42% vs +8,5%. Di conseguenza, nei primi dieci mesi dell'anno l'industria dell'Ue è stata costretta a razionare l'utilizzo di gas (-13% rispetto alla media dei tre anni precedenti) e quindi la produzione. Viceversa, l'industria americana ha persino aumentato i suoi consumi di gas (+5%). Proprio a causa degli alti prezzi dell'energia in Europa, secondo un sondaggio della Camera di Commercio tedesca, l'8% delle imprese nazionali intervistate starebbe valutando di spostare parte della produzione fuori dai confini europei.
Sull'IRA sono emersi all'interno del Consiglio due orientamenti. La Francia, da un lato, sostiene la necessità di una postura più assertiva, auspicando che la Task Force, pur non potendo concordare un'esenzione orizzontale, consenta di negoziare eccezioni di fatto nell'attuazione di singoli aspetti della normativa americana. In caso non si giunga a delle concessioni a favore delle imprese europee, la Francia ha invitato la Commissione a riflettere su misure speculari di sostegno all'industria, ma anche sul possibile impiego di strumenti di difesa commerciale. Dall'altro un approccio più dialogante sull'IRA è stato espresso dalla Germania, sostenuta dai Paesi scandinavi e baltici, per i quali occorre lasciare alla Task Force il tempo necessario per negoziare una soluzione con l'amministrazione americana, nella consapevolezza che eccezioni settoriali, o riferite solo a poche industrie, non sarebbero sufficienti.
Si ricorda che la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel discorso sullo Stato dell'Unione 2022, pronunciato davanti al PE il 14 settembre 2022, aveva avanzato la proposta di creare un fondo a difesa della sovranità industriale ed economica dell'UE. Tale proposta è stato poi ripresa dal Commissario per il mercato interno, Breton, per il quale il futuro Fondo sovrano, dotato di adeguati mezzi di bilancio, dovrebbe consentire un sostegno di bilancio diretto, rapido e flessibile a progetti di interesse per la sovranità dell'UE in qualsiasi settore industriale dell'UE. Il fondo per Breton dovrebbe, inoltre, svolgere un ruolo importante nel preservare l'integrità del mercato unico collettivizzando gli investimenti, mantenendo nel contempo la necessaria parità di condizioni tra gli Stati membri che non dispongono dello stesso margine fiscale per contribuire a ridurre i rischi degli investimenti nelle tecnologie future e nelle capacità di produzione industriale. A questo proposito, il commissario Breton proposto di finanziare questo Fondo attraverso il debito comune, sull'esempio di quanto fatto da NextGeneration EU.
La Presidente von der Leyen in occasione del discorso pronunciato al Collegio d'Europa a Bruges il 4 dicembre scorso è poi ritornata ad affrontare la questione dell'iniziativa americana IRA, ribadendo che essa rischia di condurre ad una concorrenza non equa, chiudere i mercati e frammentare le catene di approvvigionamento ed indicando la necessità per l'UE di prendere delle iniziative per riequilibrare le parità di condizioni per l'economia, in particolare:
  • facilitando gli investimenti pubblici nella transizione, in particolare adattando il quadro europeo degli aiuti di stato al contesto globale;
  • valutando la necessità di ulteriori finanziamenti europei per la transizione, attraverso un fondo per la sovranità europea che affronti le sfide a breve e medio termine a sostegno della politica industriale dell'UE;
  • cooperando con gli USA per affrontare alcuni degli aspetti più preoccupanti del pacchetto IRA e più in generale attraverso una più forte cooperazione in ambito di politica industriale volta a contrastare forme di monopolio nelle fonti delle materie prime critiche e cooperare nella definizione di standard comuni e nella produzione.
A favore della proposta di prevedere un fondo per la sovranità industriale europea si è espresso il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in occasione dell' audizione sulle linee programmatiche del Governo, svolta il 6 dicembre presso le Commissioni attività produttive della Camera e del Senato.
Mentre Il 5 dicembre 2022 il Ministro delle finanze della Germania, Christian Lindner, si è dichiarato contrario a finanziare un eventuale fondo per la sovranità europea, attraverso forme di debito comune europeo.

Iran

Nel progetto di conclusioni si indica che il Consiglio europeo dovrebbe condannare la recente esecuzione di condanne alla pena di morte pronunciate nel contesto delle proteste in corso in Iran ed invitare le autorità iraniane a porre immediatamente fine alla pratica di condannare a morte i manifestanti e ad annullare senza indugio le condanne alla pena capitale già pronunciate. Il Consiglio europeo dovrebbe, infine, ribadire l'invito alle autorità iraniane a porre fine all'ingiustificabile uso della forza contro manifestanti pacifici, in particolare contro le donne.
Il Consiglio ha approvato il 12 dicembre 2022 delle conclusioni sull'Iran, incentrate in particolare su: l'inaccettabile repressione delle proteste in corso e la situazione dei diritti umani, la cooperazione militare dell'Iran con la Russia, compresa la consegna di droni impiegati dalla Russia nella sua guerra di aggressione contro l'Ucraina, il JCPOA (Piano d'azione congiunto globale) e la sicurezza regionale. Inoltre, il Consiglio ha aggiunto 20 persone e un'entità all'elenco delle persone soggette a misure restrittive nell'ambito del vigente regime di sanzioni per i diritti umani in Iran. Questo in considerazione del loro ruolo nella risposta violenta alle recenti manifestazioni in Iran dopo la morte di Mahsa Amini. Infine, il Consiglio ha anche aggiunto quattro persone e quattro entità all'elenco delle persone soggette a misure restrittive per aver minato o minacciato l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina. Ciò in considerazione del loro ruolo nello sviluppo e nella consegna di veicoli aerei senza pilota (UAV) utilizzati dalla Russia nella sua guerra contro l'Ucraina.

Balcani occidentali

Nel progetto di conclusioni si indica che il Consiglio europeo dovrebbe avallare le conclusioni sull'allargamento che dovrebbero essere approvate dal Consiglio affari generali del 13 dicembre 2022.
Tabella riepilogativa dello stato del processo di adesione all'UE

Ultimi sviluppi del processo di allargamento dell'UE
Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha riconosciuto la prospettiva europea dell'Ucraina, della Moldova e della Georgia, decidendo di concedere lo status di paese candidato all'Ucraina e alla Moldova e affermando di essere pronto a concederlo anche alla Georgia una volta che saranno state affrontate le priorità specificate nel parere della Commissione sulla domanda di adesione della Georgia.
Per quanto riguarda i Balcani occidentali, lo stesso Consiglio europeo ha:
  • espresso il suo impegno pieno e inequivocabile a favore della prospettiva di adesione all'UE dei Balcani occidentali e chiesto l'accelerazione del processo di adesione;
  • invitato la Commissione, l'Alto Rappresentante e il Consiglio a portare avanti, basandosi sulla metodologia riveduta, la graduale integrazione europea della regione già durante il processo di allargamento stesso, in modo reversibile e basata sul merito;
  • ricordato l'importanza delle riforme, segnatamente in materia di Stato di diritto e, in particolare, di quelle riguardanti l'indipendenza e il funzionamento del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione;
  • invitato, inoltre, i partner a garantire i diritti e la parità di trattamento delle persone appartenenti a minoranze;
  • chiesto la rapida risoluzione delle questioni in sospeso fra la Bulgaria e la Macedonia del Nord per avviare senza indugio i negoziati di adesione con Albania e Macedonia, poi aperti il 19 luglio 2022;
  • ribadita l'urgenza di compiere progressi tangibili nella risoluzione delle controversie bilaterali e regionali in sospeso, in particolare nell'ambito del dialogo Belgrado-Pristina per la normalizzazione delle relazioni tra la Serbia e il Kosovo;
  • affermato, altresì, di essere pronto a concedere alla Bosnia Erzegovina lo status di paese candidato e, a tale scopo, ha invitato la Commissione a riferire prossimamente al Consiglio in merito all'attuazione delle 14 priorità chiave indicate nel suo parere affinché il Consiglio europeo torni a decidere sulla questione.
La Commissione europea, il 12 ottobre 2022, ha raccomandato al Consiglio dell'UE di concedere lo status di candidato all'adesione UE alla Bosnia ed Erzegovina.
La Presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, ha annunciato martedì 6 dicembre 2022 in occasione del vertice UE/Balcani occidentali di Tirana, che il suo Paese presenterà la domanda di adesione all'Unione europea entro la fine del anno.
Il vertice UE-Balcani occidentali del 6 dicembre 2022
Al termine del Vertice UE- Balcani occidentali che si è svolto a Tirana (Albania) il 6 dicembre 2022 è stata adottata una dichiarazione nella quale, in particolare, si ribadisce il pieno e inequivocabile impegno nei confronti della prospettiva di adesione all'Unione europea dei Balcani occidentali e si afferma che la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, mettendo a rischio la pace e la sicurezza europee e globali, evidenzia l'importanza del partenariato strategico tra l'UE e la regione dei Balcani occidentali.
Nella dichiarazione si evidenzia come il pacchetto di sostegno dell'UE per l'energia dovrebbe attenuare l'impatto della crisi energetica e accelerare la transizione energetica nella regione e si indica che nell'ambito del piano economico e di investimenti dell'UE per i Balcani sono stati fino ad ora approvati finanziamenti per 40 progetti nei settori dei trasporti, della connettività, della transizione energetica, dell'agenda verde, della transizione digitale e dello sviluppo del capitale umano, con un sostegno dell'UE di 1,85 miliardi di euro e un valore di investimento totale di 5,7 miliardi di euro.
Si ricorda che il 3 novembre 2022 l'UE ha annunciato un pacchetto di sostegno energetico di 1 miliardo di euro in sovvenzioni dell'UE per aiutare i Balcani occidentali ad affrontare le conseguenze immediate della crisi energetica e creare resilienza a breve e medio termine. Nell'immediato, la Commissione fornirà un sostegno di 500 milioni di euro, volto a sosterrà sostenere le famiglie e le piccole e medie imprese ad attutire l'impatto degli aumenti dei prezzi dell'energia. A breve e medio termine, la Commissione fornirà altri 500 milioni di euro per avanzare nella diversificazione energetica, nella generazione di energia rinnovabile e nelle interconnessioni del gas e dell'elettricità.
Il piano economico e di investimenti globale per i Balcani occidentali , presentato dalla Commissione europea il 6 ottobre 2020, prevede un pacchetto di investimenti di circa 30 miliardi di euro per la regione nell'arco dei prossimi sette anni, sulla base del nuovo strumento di garanzia per i Balcani occidentali. Il piano individua iniziative faro in materia di investimenti per: sostenere i principali collegamenti stradali e ferroviari nella regione sull'asse est-ovest e sull'asse nord-sud e per il collegamento delle regioni costiere; promuovere il ricorso all' energia rinnovabile e l'abbandono del carbone; incentivare la r istrutturazione degli edifici pubblici e privati per aumentare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas a effetto serra; migliorare le infrastrutture per la gestione dei rifiuti e il trattamento delle acque reflue; promuovere lo sviluppo delle infrastrutture digitali e per la banda larga; incentivare lo sviluppo del settore privato per promuovere la competitività e l'innovazione, in particolare a livello di piccole e medie imprese; promuovere nei paesi dei Balcani occidentali una garanzia per i giovani che, in analogia con quanto già previsto nell'UE, preveda che i giovani ricevano un'offerta qualitativamente valida di lavoro, formazione continua, apprendistato o tirocinio entro un periodo di quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dalla fine degli studi.
Nella dichiarazione di Tirana:
  • si accoglie con favore la firma di una dichiarazione dei rappresentanti degli operatori di telecomunicazioni dell'UE e dei Balcani occidentali sulla prima riduzione volontaria delle tariffe di roaming tra la regione e l'UE dal 1° ottobre 2023, in vista di una futura totale rimozione (entro il 2027);
  • si indica che il vertice è stato un'opportunità per discutere e approfondire la cooperazione dell'UE con la regione in materia di gestione della migrazione, cibersicurezza, istruzione e gioventù;
  • in tema di migrazione si indica che il rapido riallineamento dei partner alla politica dell'UE in materia di visti riveste una importanza urgente, anche per la sostenibilità dei regimi di esenzione dal visto tra i paesi dei Balcani occidentali e l'UE. I paesi dei Balcani occidentali devono continuare a potenziare i loro sistemi di rimpatrio, anche concludendo accordi di riammissione con paesi di origine chiave, e a rafforzare la cooperazione con le compagnie aeree pertinenti. A tale riguardo, l'UE si dichiara è pronta a sostenere i Balcani occidentali nell'aumentare i rimpatri volontari e non volontari, anche direttamente dalla regione ai paesi di origine. Dovrebbe inoltre essere intensificata la cooperazione con Frontex, nonché con l'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo e con Europol.
  • si ricorda che la Commissione ha recentemente approvato un finanziamento di 70 milioni di euro per contribuire a migliorare le capacità di gestione delle frontiere e intensificare la lotta contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani nei Balcani occidentali;
  • con riferimento alla cibersicurezza, indica che l'UE sta potenziando l'assistenza e la cooperazione con i Balcani occidentali per rafforzare la resilienza informatica a seguito di una serie di attacchi informatici su larga scala nella regione, anche attraverso un nuovo programma da 5 milioni di euro per l'intera regione che dovrebbe iniziare all'inizio del 2023;
  • in tema di istruzione e gioventù, annuncia che le università dei Balcani occidentali saranno incluse nell'iniziativa delle università europee nell'ambito del programma Erasmus+ su un piano di parità con gli Stati membri dell'UE, per creare ulteriori opportunità per i giovani;
  • indica che l'UE e i Balcani occidentali sono determinati a rafforzare ulteriormente la cooperazione sulla sicurezza e la difesa, anche a livello operativo, in particolare sviluppando ulteriormente le competenze e capacità di difesa nella regione, attraverso lo strumento europeo per la pace e rafforzando il dialogo con la regione in settori quali lo spazio e la mobilità militare.
Il progetto di conclusioni del Consiglio su allargamento e processo di stabilizzazione e di associazione
Il progetto di conclusioni su allargamento e processo di stabilizzazione e di associazione, che dovrebbe essere esaminato ed approvato dal Consiglio affari generali del 13 dicembre 2022, in particolare:
  • ribadisce l'impegno a favore della prospettiva europea dei Balcani occidentali e dell'allargamento, che costituisce una priorità strategica nel contesto della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina e della nuova realtà geopolitico;
  • ricorda l'importanza storica della decisione del Consiglio europeo del 23 giugno 2022 di riconoscere la prospettiva europea e di concedere lo status di paese candidato all'Ucraina e alla Moldova e di essere pronto a concedere alla Georgia medesimo status una volta che saranno state affrontate le priorità indicate nel parere della Commissione sulla domanda di adesione del paese;
  • riafferma la necessità di un'equa e rigorosa condizionalità e del principio meritocratico del processo di allargamento e sottolinea l'importanza di garantire che l'UE possa mantenere e rafforzare il suo sviluppo, compresa la capacità di integrare nuovi membri;
  • sottolinea l'urgente necessità che i paesi coinvolti nel processo di allargamento pongano l'accento sulle riforme fondamentali per ovviare a una serie di carenze strutturali persistenti in settori quali lo Stato di diritto, i diritti fondamentali, tra cui la libertà di espressione e la libertà dei media, il rafforzamento delle istituzioni democratiche e la riforma della pubblica amministrazione;
  • ribadisce che lo Stato di diritto è al centro del processo di allargamento, nonché il parametro di riferimento essenziale in base al quale sono valutati i progressi verso l'adesione all'UE, e pur accogliendo con favore i progressi compiuti da alcuni partner in questo settore, rileva come le carenze generali segnalate confermino che si tratta di una delle principali sfide;
  • rileva che nel settore della protezione dei diritti fondamentali la maggior parte delle carenze segnalate lo scorso anno restano ancora valide e in alcuni casi sono peggiorate. Particolare preoccupazione destano le carenze relative ai diritti dei minori e ai diritti nonché al trattamento non discriminatorio delle persone appartenenti a minoranze e delle persone in situazioni di vulnerabilità, quali i rom, le persone con disabilità, le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) e le persone appartenenti a minoranze nazionali. Ugualmente, limitati sono stati i progressi relativi alla libertà di espressione e alla libertà e al pluralismo dei media;
  • afferma che il corretto funzionamento e l'indipendenza delle istituzioni democratiche rimane una sfida pressante per la maggior parte dei Paesi. Una forte polarizzazione politica e la mancanza di un dialogo interpartitico ostacolano il funzionamento dei sistemi democratici;
  • sottolinea la necessità di accelerare le riforme strutturali per promuovere una ripresa sostenibile e garantire il rispetto dei criteri economici per l'adesione all'UE. Gli elevati livelli di povertà continuano a rappresentare un problema per tutti i partner, il che evidenzia la necessità di migliorare l'efficacia dei sistemi di protezione sociale e di una spesa sociale mirata;
  • afferma che le relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale rimangono elementi fondamentali del processo di allargamento e la creazione del mercato regionale comune dei Balcani occidentali è fondamentale per sfruttare appieno il potenziale della regione e rappresenta un primo passo verso un'ulteriore integrazione nel mercato unico dell'UE;
  • indica che sono necessari sforzi per favorire la riconciliazione e la stabilità regionale, anche stabilendo soluzioni definitive per le questioni e le controversie bilaterali;
  • sottolinea l'importanza di un rafforzamento della cooperazione su questioni di politica estera e le aspettative dell'Unione affinché i partner si allineino alla politica estera e di sicurezza comune dell'UE, ed in particolare alle misure restrittive adottate dall'UE in risposta alla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina;
  • ribadisce l'importanza di rafforzare la cooperazione antiterrorismo, in particolare per quanto concerne la prevenzione e il contrasto di tutte le forme di radicalizzazione e rileva che ulteriori sforzi continuano a essere necessari nella lotta alla criminalità organizzata ed eliminare la corruzione;
  • indica che in tema di migrazione è necessaria una cooperazione e un coordinamento costanti con i partner lungo la rotta dei Balcani occidentali, nonché l'attuazione integrale e non discriminatoria della dichiarazione UE-Turchia, sottolineando l'importanza che i partner armonizzino le loro politiche in materia di visti con la politica dell'UE in materia di visti e che si allineino con urgenza all'elenco UE dei paesi terzi i cui cittadini sono soggetti all'obbligo del visto.
Il progetto di conclusioni contiene poi osservazioni e raccomandazioni per ogni paese coinvolto nel processo di allargamento.
Piano d'azione sulla migrazione nei Balcani occidentali
La Commissione europea ha presentato il 5 dicembre 2022 un piano d'azione dell'UE per la migrazione nei Balcani occidentali , volta a rafforzare la cooperazione in materia di migrazione e gestione delle frontiere con i partner dei Balcani occidentali. Il piano d'azione individua 20 misure operative strutturate su 5 pilastri: (1) rafforzare la gestione delle frontiere lungo le rotte; (2) procedure di asilo rapide e sostegno alla capacità di accoglienza; (3) lotta al traffico di migranti; (4) rafforzare la cooperazione in materia di riammissione e rimpatri (5) promuovere l' allineamento della politica in materia di visti.