Consiglio europeo - Bruxelles, 15-16 dicembre 2022 12 dicembre 2022 |
Indice |
|Ucraina/Russia|Energia|Economia|Sicurezza e difesa|Vicinato Meridionale|Relazioni esterne| |
Il Consiglio europeo, in base all'ordine del giorno, dovrebbe discutere, in particolare, dei seguenti temi:
Il 10 dicembre è stato pubblicato un progetto di conclusioni, di cui si riportano i contenuti nella presente documentazione. Il progetto sarà all'esame del
Consiglio affari generali del 13 dicembre 2022
. Si segnala inoltre che le conclusioni potrebbero essere modificate anche per tenere conto degli esiti della riunione straordinaria, nella medesima giornata, del
Consiglio "Trasporti, telecomunicazioni e energia"
(su cui si rinvia al paragrafo relativo all'Energia).
|
Ucraina/Russia
Sul conflitto in Ucraina il Consiglio europeo si è già pronunciato in occasione delle seguenti riunioni:
|
Il quadro delle sanzioni dell'UE nei confronti della Russia
La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il
7 dicembre 2022 ha annunciato che la
Commissione europea ha presentato la proposta di
un nono pacchetto di sanzioni (
che potrebbe essere adottato dal Consiglio affari esteri del 12 dicembre) e che prevede:
Il
Consiglio affari esteri del 12 dicembre 2022 ha
discusso sul nono pacchetto di sanzioni,
approvando solo la decisione relativa all'inclusione di 200 nuovi nominativi di personalità e società russe da includere nell'elenco dei destinatari delle misure restrittive,
rinviando l'adozione delle altre misure
restrittive e sanzioni ai prossimi giorni, come indicato dall'Alto Rappresentante Borrell al termine del Consiglio affari esteri.
La Commissione europea dovrebbe, altresì, presentare prossimamente un
rapporto sull'impatto negli Stati membri dell'UE delle sanzioni e misure restrittive nei confronti della Russa.
A partire dal 24 febbraio 2022, il Consiglio dell'UE ha adottato nei confronti della Russia
8 pacchetti consecutivi di sanzioni e misure restrittive:
È prevista
un'eccezione temporanea per le
importazioni di petrolio greggio mediante oleodotto negli Stati membri che, data la loro situazione geografica, soffrono di una dipendenza specifica dagli approvvigionamenti russi e non dispongono di opzioni alternative praticabili. Resta infatti attivo dell'oleodotto Druzhba, che fornisce
Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, la Repubblica Ceca. Tali Paesi non potranno però rivendere il petrolio greggio importato via oleodotto dalla Russia.
Germania e Polonia si sono impegnate a porre fine alle importazioni di petrolio via oleodotto dalla Russia entro la fine del 2022. Inoltre,
Bulgaria e Croazia beneficiano anche di
deroghe temporanee al divieto di
importazione del petrolio russo via mare. Secondo le stime della Commissione l'embargo dovrebbe
bloccare il 94% del petrolio russo destinato all'Europa occidentale.
Per rafforzare il coordinamento a livello dell'Unione nell'esecuzione delle misure restrittive, la Commissione ha istituito la
task force "Freeze e Seize" con il compito di garantire il coordinamento tra gli Stati membri ed esaminare l'interazione tra misure restrittive e misure di diritto penale.
|
Sostegno militare dell'UE all'Ucraina
Il Consiglio dell'UE, con successive decisioni, ha stanziato complessivamente
3 miliardi di euro per la fornitura all'Ucraina di attrezzatura militare nell'ambito dello
Strumento europeo per la Pace
(EPF, su cui si rinvia con maggiore dettaglio alla sezione del presente dossier relativa alla Sicurezza e alla difesa
), di cui
2,82 miliardi destinati relativi amateriale e piattaforme militari concepiti per l'
uso letale della forza e
180 milioni per attrezzature e forniture
non concepite per l'uso letale della forza
.
Il Consiglio affari esteri del
15 novembre 2022 ha avviato la
missione dell'UE di addestramento per l'esercito ucraino (
EUMAM Ucraina), che ha l'obiettivo di contribuire a rafforzarne la capacità di condurre efficacemente operazioni militari per difendere la propria integrità territoriale entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, esercitare efficacemente la propria sovranità e proteggere i civili, con l'obiettivo iniziale di formare
15.000 uomini, integrando le attività di formazione già svolte da parte di alcuni Stati membri.
|
Assistenza umanitaria
Il Consiglio ha adottato, il 4 marzo 2022, la
decisione di esecuzione (UE) 2022/382 che ha
attivato per la prima volta il meccanismo della
protezione temporanea in caso di
afflusso massiccio di rifugiati previsto dalla
direttiva 2001/55/CE.
La decisione consente ai cittadini dell'Ucraina e loro familiari in fuga dal paese di
risiedere e muoversi nel territorio dell'UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore (
e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.
La Commissione ha istituito inoltre una
piattaforma di solidarietà per
coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi e ha presentato il 28 marzo 2022 un
piano per
l'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra contro l'Ucraina.
Secondo le rilevazioni dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati (
UNHCR), al
29 novembre 2022, sono circa
7,9 milioni i rifugiati dall'Ucraina in Europa e circa
173.000 i
rifugiati ucraini registrati
in Italia. Gli altri Stati con un alto numero di rifugiati ucraini registrati sono:
Polonia (circa 1.500.000 rifugiati);
Germania (circa 1.021.000 rifugiati);
Repubblica ceca (circa 462.000 rifugiati);
Spagna (circa 154.000 rifugiati);
Regno Unito (146.000 rifugiati
); Francia (circa 120.000 rifugiati;
Turchia (145.000 rifugiati, dato al 18 maggio 2022). Secondo la
Commissione europea sono circa
4 milioni i rifugiati ucraini per i quali l'UE ha registrato la
protezione temporanea. La Commissione europea stima che sono
6,5 milioni (di cui circa 3 milioni minori) i cittadini ucraini che hanno
abbandonato i loro luoghi di abitazione abituali, ma sono ancora presenti sul territorio ucraino. Mentre sono
25.700 sono i cittadini ucraini che hanno avviato la
procedura di asilo nell'UE.
Per sostenere finanziariamente l'accoglienza dei rifugiati ucraini l'UE ha adottato diverse misure:
Dal 2014 è operativa
EUAM Ukraine,
missione europea civile istituita per assistere le autorità ucraine verso riforme nel settore della
sicurezza civile. Dal marzo 2022 EUAM ha un mandato più ampio in quanto fornisce anche sostegno alle istituzioni ucraine per facilitare il flusso di rifugiati verso gli Stati membri limitrofi, l'ingresso di aiuti umanitari in Ucraina nonché le indagini e il perseguimento dei crimini internazionali.
|
Sostegno economico e alla ricostruzione dell'Ucraina
Dall'inizio dell'aggressione russa, l'UE ha intensificato il proprio sostegno all'Ucraina,
mobilitando circa
19,7 miliardi di euro per sostenere l'Ucraina, gran parte dei quali sotto forma di assistenza macrofinanziaria (AMF). Sono stati inoltre erogati altri
620 milioni di euro in sovvenzioni a titolo di sostegno al bilancio per aiutare l'Ucraina a far fronte a bisogni urgenti sul campo.
Dal
2014 al 2021 l'UE aveva già fornito all'Ucraina un'assistenza finanziaria pari a
1,7 miliardi di euro in sovvenzioni a titolo dello strumento europeo di vicinato,
5,4 miliardi di euro nell'ambito di cinque programmi di assistenza macrofinanziaria sotto forma di prestiti,
194 milioni di euro in aiuti umanitari e
355 milioni di euro a titolo di strumenti di politica estera. La BEI e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo hanno mobilitato a loro volta
10 miliardi di euro in prestiti.
Il
18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato un
piano di sostegno all'Ucraina articolato in: un
sostegno finanziario a breve termine, sotto forma di prestiti, con rate a lunga scadenza e interessi agevolati
fino a 9 miliardi di euro
(di cui 6 già erogati); un
quadro di riferimento per la ricostruzione a lungo termine attraverso la creazione di una
Piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina, che fungerebbe da organismo di
governance generale per un
piano di ricostruzione denominato
"RebuildUkraine", che dovrebbe articolarsi su
quattro pilastri:
La Commissione indica che le
esigenze finanziarie per il piano di ricostruzione dell'Ucraina, pur se non ancora quantificabili, saranno comunque di
gran lunga superiori alle risorse disponibili nell'attuale
quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
In un
rapporto di valutazione pubblicato il
9 settembre 2022, redatto congiuntamente dal Governo dell'Ucraina, dalla Commissione europea e della la Banca mondiale, si stima che il
costo attuale della ricostruzione e del recupero in Ucraina ammonti a
349 miliardi di dollari
(circa 349 miliardi di euro al cambio attuale).
Come accennato, si svolgerà a Parigi, il
13 dicembre 2022, una
conferenza internazionale sulla resilienza e la ricostruzione dell'Ucraina, organizzata su una
iniziativa congiunta dei Governi
francese ed ucraino e dedicata a promuovere sia
il sostegno finanziario a breve termine e un meccanismo di coordinamento per gli aiuti dio emergenza all'Ucraina. La Conferenza si concentrerà in particolare sulla ricostruzione delle
infrastrutture critiche necessarie ad affrontare in sicurezza la stagione invernale, sia a
medio lungo termine l'individuazione delle necessità di ricostruzione del Paese.
|
Il pacchetto per il sostegno finanziario all'Ucraina per il 2023
Il
9 novembre 2022, la
Commissione europea, a seguito del mandato ricevuto dal Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre 2022, ha presentato un
pacchetto (composto da tre proposte) relativo al
sostegno finanziario per l'Ucraina per una cifra la
fino a 18 miliardi di euro per tutto il 2023.
Il pacchetto prevede
un nuovo strumento di assistenza macrofinanziaria (MFA+) per fornire una assistenza finanziaria stabile, regolare e prevedibile all'Ucraina da parte dell'UE – con una media di 1,5 miliardi di euro al mese – destinate a coprire una parte significativa del fabbisogno di finanziamento a breve termine dell'Ucraina per il 2023, che le autorità ucraine e il Fondo monetario internazionale stimano da 3 a 4 miliardi di euro per mese.
Il sostegno proposto dall'UE – che dovrebbe essere accompagnato da sforzi simili da parte di altri importanti donatori al fine di coprire tutte le esigenze di finanziamento dell'Ucraina per il 2023 - conterrà alcune
forme di condizionalità volte a impegnare le autorità ucraine a realizzare
riforme per rafforzare ulteriormente lo stato di diritto, il buon governo, la modernizzazione delle istituzioni nazionali e locali e le misure antifrode e anticorruzione.
I fondi saranno erogati attraverso
prestiti altamente agevolati, rimborsabili nell'arco di un massimo di
35 anni, a partire dal 2033. In un'ulteriore manifestazione di solidarietà, l'UE propone inoltre di coprire i costi dei tassi di interesse dell'Ucraina, attraverso pagamenti aggiuntivi mirati da parte degli Stati membri. Inoltre, gli Stati membri e i Paesi terzi potranno aggiungere più fondi allo strumento, da utilizzare come sovvenzioni, se lo desiderano. I fondi saranno convogliati attraverso il bilancio dell'UE, consentendo all'Ucraina di ricevere il sostegno in modo coordinato.
Per
garantire i fondi necessari, la Commissione propone di contrarre prestiti
sui mercati dei capitali attraverso una strategia di finanziamento diversificato per ottenere finanziamenti sul mercato alle condizioni più vantaggiose. Per garantire il prestito, si farebbe ricorso in modo mirato per l'Ucraina e limitato nel tempo
al margine di manovra del quadro finanziario pluriennale UE 2021-2027 (la differenza tra il massimale delle risorse proprie che la Commissione può chiedere agli Stati membri in un determinato anno e gli stanziamenti effettivamente necessari per coprire le spese previste dal bilancio di riferimento).
|
Assistenza all'esportazione dei prodotti agricoli
La Commissione europea ha presentato il 12 maggio 2022 un
piano d'azione per la realizzazione di "corridoi di solidarietà" che consentano all'Ucraina di esportare i propri cereali ed anche di importare ciò di cui necessita, dagli aiuti umanitari ai mangimi per animali fino ai fertilizzanti.
Nel
medio e lungo periodo la Commissione si adopererà anche per aumentare la capacità infrastrutturale dei nuovi corridoi di esportazione e per
creare nuovi collegamenti infrastrutturali nel quadro della ricostruzione dell'Ucraina, anche nel quadro della politica della Commissione di estensione a Paesi vicini delle
reti treanseuropee di trasporto TEN-T.
Secondo dati forniti della Commissione europea,
prima della guerra, il 75% della produzione di cereali dell'Ucraina veniva esportato dai porti ucraini sul Mar Nero, dai quali transitavano il 90 % delle esportazioni di cereali e semi oleosi, destinate all'incirca per un terzo all'Europa, un terzo alla Cina e un altro terzo all'Africa.
Si ricorda che il 22 luglio 2022, a Istanbul,
Ucraina e Russia, con la mediazione dell'ONU della Turchia, hanno raggiunto un
accordo volto a consentire l'esportazione di cereali dai porti dell'Ucraina
(non si tratta di un accordo diretto fra Ucraina e Russia ma di un accordo di entrambe con Turchia e Onu). L'accordo prevede l'impegno da parte di Russia e Ucraina a rispettare un
corridoio di navigazione sicuro attraverso il Mar Nero, libero da ogni attività militare, volto a consentire le esportazioni commerciali di cereali da
tre porti ucraini: Odessa, Chernomorsk e Yuzhny; un
comando congiunto di controllo del traffico marittimo a Istanbul e
ispezioni in Turchia delle navi dedicate al trasporto dei cereali, volte a controllare che non trasportino armi in Ucraina. La Russia, in seguito ad alcuni attacchi nei confronti di imbarcazioni russe, aveva sospeso il 29 ottobre scorso la sua partecipazione all'accordo, per poi riconfermare la sua partecipazione il 2 novembre.
L'accordo, scaduto il 19 novembre 2022, è stato poi
rinnovato fino al 19 marzo 2023.
|
Giustizia penale internazionale
La Commissione europea ha previsto, l'8 giugno 2022, un finanziamento di
7,25 milioni di euro per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale, in relazione ai
crimini di guerra in Ucraina.
La Commissione stessa ha poi annunciato, lo scorso 30 novembre, la presentazione di
proposte ed opzioni per garantire che la Russia sia ritenuta responsabile delle atrocità e dei crimini commessi durante la guerra in Ucraina, e in particolare a) la proposta di
creare una struttura per gestire i beni pubblici russi congelati e immobilizzati, investirli e utilizzare i proventi per l'Ucraina; b) la disponibilità a promuovere con la comunità internazionale l'istituzione di un
tribunale internazionale ad hoc o un tribunale "ibrido" specializzato per indagare e perseguire il crimine di aggressione della Russia.
Il 9 dicembre il Consiglio dell'UE ha adottato
conclusioni sulla
lotta all'impunità per i crimini commessi in relazione alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina nelle quali, in particolare,
invita gli Stati membri ad adottare misure per attuare pienamente la definizione dei crimini internazionali fondamentali, di cui all'articolo 5 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, e le modalità di responsabilità sancite dallo Statuto di Roma. Chiede inoltre agli Stati membri di
consentire l'esercizio della giurisdizione universale o di altre forme di giurisdizione nazionale sui crimini internazionali fondamentali e di consentire una stretta
cooperazione giudiziaria con la Corte penale internazionale (CPI). Le conclusioni invitano gli Stati membri a fornire un sostegno adeguato alla creazione e al funzionamento di
unità specializzate dedicate alle indagini e al perseguimento dei crimini internazionali fondamentali a livello nazionale. Gli Stati membri dovrebbero inoltre sensibilizzare la comunità dei rifugiati ucraini sulla possibilità di testimoniare negli Stati membri e rafforzare il sostegno e la protezione delle vittime di crimini internazionali fondamentali nei procedimenti penali.
|
Misure commerciali
A partire dal
4 giugno 2022 è entrata in vigore la
sospensione per un anno di tutte le tariffe e contingenti tariffari sulle importazioni nell'UE dall'Ucraina.
|
Risoluzone del PE sulla Russia quale Stato sostenitore del terrorismo
Il
Parlamento europeo ha approvato il
23 novembre 2022 una
risoluzione sul riconoscimento della
Federazione russa come
Stato sostenitore del terrorismo con la quale in particolare invita:
|
Attività parlamentare
Il
30 novembre 2022, la
Camera dei deputati ha approvato le
mozioni Richetti ed altri n. 1-00022, Serracchiani ed altri n. 1-00025 e Tremonti, Formentini, Mule', Bicchielli ed altri n. 1-00031 concernenti iniziative in relazione al
conflitto tra Russia e Ucraina, anche con riferimento al sostegno militare.
Il
1° dicembre 2022 il Consiglio dei Ministri ha
approvato un
decreto-legge (decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185) che introduce disposizioni urgenti per la
proroga, fino al 31 dicembre 2023,
previo atto di indirizzo delle Camere, dell'autorizzazione alla
cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina. Il ddl di conversione è all'esame della 3ª Commissione permanente (Affari esteri e difesa) del
Senato in sede referente.
|
Energia
Nelle
conclusioni adottate al termine della riunione del 20-21 ottobre il Consiglio europeo ha incaricato il Consiglio e la Commissione europea di addivenire
con urgenza decisioni concrete sulle proposte della Commissione del 18 ottobre scorso (vd
infra) e
su alcune misure supplementari riguardanti in particolare:
Oltre alla
proposta di regolamento del
18 ottobre, relativa ad un migliore coordinamento degli acquisti di gas, agli scambi di gas transfrontalieri e a prezzi di riferimento affidabili, la Commissione, rispondendo all'invito del Consiglio europeo, ha presentato lo scorso
22 novembre una
proposta relativa ad un meccanismo di correzione del mercato. Entrambe le proposte si basano sull'articolo 122, par. 1 del TFUE, in base al quale il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere misure appropriate qualora sorgano
gravi difficoltà nell'approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell'energia.
|
La proposta di regolamento del 18 ottobre
Sulla proposta – che mira a ridurre i prezzi elevati dell'energia e garantire la sicurezza dell'approvvigionamento - lo
scorso 24 novembre il Consiglio "Energia" ha raggiunto
un accordo di massima, che dovrebbe essere
formalizzato nella riunione straordinaria del
13 dicembre e che interviene in tre ambiti:
La proposta è accompagnata dalla Comunicazione "
Emergenza energetica - Preparare, acquistare e proteggere l'UE insieme" (su cui cfr.
Comunicato stampa della Commissione e
dossier n.2 DE a cura del Senato e della Camera).
Aggregazione della domanda e acquisti congiunti di gas
Su incarico della Commissione, un prestatore di servizi organizzerà
l'aggregazione della domanda a livello dell'UE, raggruppando il fabbisogno di gas da importare e cercando offerte sul mercato per soddisfare la domanda. Le imprese saranno obbligate a partecipare all'aggregazione della domanda per soddisfare
almeno il 15% dei propri obiettivi di stoccaggio (
90% a partire dal 2023, secondo quando previsto dal
regolamento (ue) 2022/1032).
Tale regolamento, adottato il 29 giugno 2022, prevede un obiettivo delle capacità di stoccaggio degli Stati membri ad
almeno l'80% della loro capacità entro il 1° novembre 2022 e al 90% entro gli inverni successivi. Il primo obiettivo è stato già ampiamente raggiunto: al
21 novembre il livello medio di riempimento delle riserve di gas dell'UE era del 94,8% (fonte:
Consiglio dell'UE).
Le imprese sarebbero inoltre autorizzate a costituire un
consorzio europeo per l'acquisto di gas, nel rispetto delle norme di concorrenza dell'UE, da realizzarsi mediante la
Piattaforma dell'Ue per l'energia, istituita dalla Commissione europea e dagli Stati membri lo scorso aprile, al fine di regolare gli acquisti congiunti di gas naturale liquefatto (GNL) e idrogeno. Essa è aperta ai Balcani occidentali, all'Ucraina, alla Moldova e alla Georgia e dovrebbe servire anche nell'immediato vicinato dell'UE.
A livello internazionale, la Commissione ha intensificato i suoi legami con fornitori affidabili di gas e GNL. Ha concluso accordi con Stati Uniti, Canada, Norvegia, Azerbaigian, Egitto e Israele. L'UE e la Norvegia hanno istituito in ottobre una
task force per stabilizzare i mercati energetici. Ad ottobre è ripreso il dialogo energetico UE-Algeria. La Commissione continuerà a coordinare e intensificare la cooperazione con partner affidabili.
Il regolamento contiene anche disposizioni volte ad aumentare
la trasparenza delle gare d'appalto e degli acquisti di forniture di gas previsti e conclusi, con l'obbligo per le imprese di comunicare preventivamente alla Commissione e agli Stati membri se intendono acquistare più di 5 TWh/anno (poco più di 500 milioni di metri cubi).
Gli Stati membri hanno dichiarato espressamente che il
gas russo sarà escluso dall'acquisto in comune. Hanno chiarito le norme relative all'organizzazione dell'acquisto in comune, alla selezione del prestatore del servizio e alla partecipazione all'acquisto in comune. In particolare, hanno chiarito che i compiti del prestatore del servizio includono una clausola di proporzionalità per garantire la parità di trattamento tra le imprese grandi e piccole. Hanno inoltre specificato in che modo sarebbe utilizzata in modo più efficiente la capacità sottoutilizzata dell'infrastruttura.
Riduzione della domanda e solidarietà tra Stati membri
Gli Stati membri adotteranno misure per ridurre ulteriormente
i consumi non essenziali (fatta eccezione per i clienti vulnerabili), in situazioni di crisi o in caso di dichiarazione dello "
stato di allarme" a norma del
regolamento sulla riduzione della domanda,
Regolamento (UE) 2022/1369, adottato lo scorso 5 agosto. Esso prevede una riduzione volontaria della domanda di gas naturale
del 15% nel periodo tra il 1º agosto 2022 e il 31 marzo 2023 rispetto al consumo medio degli ultimi cinque anni. Tale obiettivo diventa
obbligatorio nel caso in cui il Consiglio attivi, su proposta della Commissione europea, uno "
stato di allarme dell'Unione". Per tutta la durata dello stato di allarme il consumo di gas di ciascuno Stato membro nel periodo che va dal 1° agosto 2022 al 31 marzo 2023 («periodo di riduzione») dovrebbe essere inferiore del 15% rispetto al proprio consumo di gas di riferimento. Gli Stati membri riferiranno ogni due mesi sui progressi compiuti.
In materia di riduzione della domanda si ricorda che il
regolamento(UE)2022/1854 adottato lo scorso 6 ottobre prevede, tra l'altro, una
riduzione della domanda di energia elettrica del 5% nelle ore di picco.
Quanto alla
solidarietà tra Stati membri, le norme disciplinano, tra l'altro, una
procedura standard per gli Stati membri che non hanno siglato accordi bilaterali di solidarietà in caso di crisi (gli accordi bilaterali, disciplinati dal
regolamento (UE) 2017/1938, sono sino ad oggi
soltanto 6). In base alla procedura, ogni Stato membro in situazione di emergenza riceverà gas da altri in cambio di un'equa compensazione.
L'obbligo di solidarietà sarà esteso agli Stati membri non collegati che dispongono di impianti GNL, a condizione che il gas possa essere trasportato verso lo Stato membro in cui è necessario. Per quanto riguarda
il prezzo per il gas nel quadro della solidarietà, il Consiglio "Energia" ha convenuto che gli Stati membri che beneficiano della solidarietà coprano il prezzo di mercato del gas, oltre alle spese di contenzioso o di arbitrato e ad altri costi indiretti, compreso il rimborso di danni finanziari o di altro tipo derivanti dalla perdita di clienti, a condizione che
non superino il 100% del prezzo del gas stesso. Qualora lo superino, gli Stati membri possono chiedere alla Commissione di decidere se sia opportuna una compensazione più elevata.
Sviluppo di un nuovo indicatore dei prezzi del gas
L'ACER (l'Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia) è incaricata di pubblicare un nuovo
parametro di riferimento per i
prezzi all'importazione di GNL dell'UE entro
il 1° marzo 2023. Tale parametro sarà complementare al TTF olandese (
Title Transfer Facility), l'attuale indice di riferimento utilizzato nel mercato europeo del gas.
Il TTF è un mercato virtuale situato ad
Amsterdam in cui avviene lo scambio del gas naturale e rappresenta il principale mercato di riferimento per lo scambio del gas in Europa. Riferendosi alle importazioni via gasdotto non è più rappresentativo dell'attuale situazione di mercato, dove, a seguito delle conseguenze della guerra in Ucraina, sono aumentati gli scambi di GNL, che è diventato una fonte chiave di approvvigionamento e rappresenta il 32% delle importazioni nette di gas totali, con Norvegia e USA quali principali fornitori dell'UE (si veda al riguardo la
settima relazione sullo stato dell'Unione dell'energia, in lingua inglese). Inoltre, i prezzi del gas sulla borsa TTF hanno raggiunto livelli senza precedenti e sono molto volatili. Sebbene ciò rifletta la situazione specifica dell'Europa nordoccidentale, a causa della carenza locale dovuta e delle strozzature delle infrastrutture, il TTF spesso influisce sui livelli dei prezzi nei contratti a lungo termine al di fuori dell'Europa nordoccidentale e su molte transazioni di GNL. La Commissione europea sottolinea quindi il bisogno di indici di prezzo che riflettano le condizioni effettive del mercato. Un benchmark basato sul GNL sarebbe una base più accurata per le transazioni GNL, offrendo un indice dei prezzi più equo e trasparente.
Il regolamento propone inoltre di istituire, entro il
31 gennaio 2023, un
nuovo meccanismo temporaneo per contenere le impennate infragiornaliere dei prezzi, che dovrà essere stabilito dalle borse dei derivati dell'UE. Tale meccanismo, sui cui vigilerà l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), sarà basato su un limite di prezzo superiore e uno inferiore al di sopra e al di sotto dei quali le operazioni infragiornaliere non possono essere eseguite e sarà stabilito dalle borse dei derivati dell'UE. In questo modo gli operatori del settore energetico saranno protetti dalle impennate estreme dei prezzi nei mercati dei derivati energetici.
La proposta iniziale della Commissione europea conteneva un quadro generale per l'introduzione di un eventuale
meccanismo temporaneo di correzione del mercato per limitare i prezzi del gas sul TTF. Successivamente, il 22 novembre 2022, la Commissione ha presentato una proposta contenente
i dettagli specifici di un meccanismo di correzione del mercato. Il Consiglio "Energia" ha pertanto
eliminato dal regolamento le disposizioni relative al meccanismo di correzione del mercato al fine di affrontare la questione separatamente e in modo coerente, cercando di giungere quanto prima ad un accordo politico.
|
La proposta di regolamento sul meccanismo di correzione del mercato
La proposta mira a proteggere le imprese e le famiglie dell'UE da episodi di rincari eccessivi del gas nell'Unione attraverso uno
strumento temporaneo ad hoc che interviene automaticamente sui mercati del gas in caso di aumenti estremi dei prezzi (cd "price cap"). Lo strumento proposto consiste in un
massimale di sicurezza di
275 euro per il prezzo dei derivati TTF a un mese. Il meccanismo scatterebbe
automaticamente in presenza di entrambe le seguenti
condizioni:
Al verificarsi di queste condizioni l'ACER pubblica
un avviso di correzione del mercato sulla Gazzetta ufficiale dell'UE informandone la Commissione europea, l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) e la Banca centrale europea (BCE). Il giorno dopo entrerà in vigore il meccanismo di correzione dei mercati e non potranno più essere eseguiti ordini che superano il massimale di sicurezza. Quest'ultimo potrà essere attivato dal
1° gennaio 2023.
La proposta contiene anche
misure di salvaguardia per evitare perturbazioni dei mercati dell'energia e dei mercati finanziari. Il massimale di prezzo è limitato a
un solo prodotto a termine (prodotti nel mercato TTF a un mese), in modo che gli operatori possano comunque soddisfare la domanda e acquistare gas sul mercato a pronti e fuori borsa. Per far sì che la domanda non aumenti, la proposta impone agli Stati membri di comunicare entro due settimane dall'attivazione del meccanismo di correzione del mercato le misure adottate per ridurre il consumo di gas e di energia elettrica. Una volta che la proposta di meccanismo di correzione del mercato sarà stata adottata dal Consiglio, la Commissione proporrà anche di dichiarare lo stato di allarme dell'Unione a norma del già citato regolamento.
In caso di effetti negativi indesiderati, il meccanismo potrà essere sospeso immediatamente in qualsiasi momento:
L'attivazione del meccanismo, come precisato dalla
Commissione europea, potrà essere impedita se le autorità competenti, compresa la BCE, segnalano che questi rischi sono divenuti concreti.
La proposta è stata esaminata al
Consiglio straordinario "Energia" tenutosi lo scorso 24 novembre. In quella sede si sarebbero registrate critiche all'approccio della Commissione sia da parte di quindici paesi favorevoli al "price cap", cd. "like minded", ('
Italia, Belgio, Bulgaria, Grecia, Francia, Spagna, Romania, Croazia, Slovacchia, Slovenia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, a cui si e' unita Cipro), che dei
paesi contrari (Germania, Austria, Paesi, Bassi, Danimarca, Ungheria). Molti paesi favorevoli al "price cap" (tra cui Spagna, Polonia, Grecia, Belgio, Romania e Croazia) avrebbero sostenuto l'inapplicabilità del meccanismo, così come concepito dalla Commissione europea, nonché l'inadeguatezza del prezzo fissato.
In particolare, l'
Italia avrebbe sottolineato come esso non sia in grado di limitare nell'immediato i prezzi eccessivi di gas e non rappresenti un vero corridoio in quanto non consente un collegamento ad altri hub europei. Per superare le criticità relative alla soglia fissata della Commissione europea, avrebbe proposto l'attivazione di un meccanismo di correzione sulla base dello spread tra prezzi europei e quelli internazionali del GNL e non su un prezzo fissato. Il Consiglio "Energia" tornerà ad occuparsi nuovamente della questione nella
riunione straordinaria del 13 dicembre.
Si ricorda che il Consiglio "Energia" oltre alla suddetta proposta di regolamento e la proposta di regolamento del 18 ottobre, ha esaminato anche la
proposta di regolamento del Consiglio volta ad accelerare la procedura autorizzativa per la diffusione delle energie rinnovatili, su cui è stato raggiunto un accordo di massima che dovrebbe essere formalizzato il prossimo 13 dicembre (sull'accordo si veda la
pagina a cura del Consiglio). Le delegazioni, infatti, hanno convenuto di
trattare congiuntamente i tre testi al fine di favorire una convergenza di vedute e di ritardare l'adozione formale dei primi due regolamenti fino a quando non si sia trovato un accordo politico anche sulla proposta di regolamento sul "price cap".
|
Il regolamento sullo stoccaggio di gas
Il
regolamento sullo stoccaggio del gas adottato dal Consiglio il 29 giugno 2022 ha fissato
obiettivi di riempimento in vista della stagione fredda: le capacità di stoccaggio sotterraneo di gas nel territorio degli Stati membri dovevano essere riempite almeno
all'80% entro il 1º novembre 2022 e dovranno esserlo
al 90% entro i prossimi inverni. A livello globale, l'Unione cercherà di conseguire collettivamente un livello di riempimento pari all'85% della capacità totale degli impianti di stoccaggio sotterraneo del gas nel 2022. Come già accennato, al 21 novembre il livello medio di riempimento delle riserve di gas dell'UE era del 94,8%.
Per il 2023 e gli anni successivi, ciascuno Stato membro che dispone di impianti di stoccaggio sotterraneo del gas presenta alla Commissione, entro il 15 settembre dell'anno precedente, un progetto
di traiettoria di riempimento in forma aggregata, corredato degli obiettivi intermedi per febbraio, maggio, luglio e settembre, comprese informazioni tecniche, per gli impianti di stoccaggio sotterraneo del gas ubicati nel suo territorio e direttamente interconnessi alla sua area di mercato. La traiettoria di riempimento e i rispettivi obiettivi intermedi si basano sul tasso di riempimento medio dei cinque anni precedenti.
Il regolamento prevede inoltre
accordi di solidarietà tra gli Stati membri per aiutare i paesi che non dispongono di impianti di stoccaggio nel loro territorio; questi dovrebbero stoccare un volume
pari al 15% del loro consumo nazionale annuo di gas in impianti situati in un altro Stato membro.
Prevede poi una
certificazione obbligatoria per tutti i gestori di siti di stoccaggio sotterraneo del gas al fine di evitare il rischio di interferenze esterne. È prevista una procedura di certificazione accelerata per i siti di stoccaggio di capacità superiore a 3,5 TWh che sono stati riempiti a livelli inferiori alla media dell'Unione nel 2020 e nel 2021.
Gli obblighi di riempimento delle capacità di stoccaggio scadranno il
31 dicembre 2025, mentre gli obblighi di certificazione dei gestori delle scorte continueranno oltre tale data. Il regolamento contiene tra l'altro norme in materia di monitoraggio nonché una procedura in caso di scostamento dagli obiettivi di stoccaggio da parte degli Stati membri (per ulteriori elementi si veda la pagina a cura del
Consiglio).
|
Modifica delle direttive sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica
Lo scorso
18 maggio la Commissione europea ha presentato il
piano REPowerEU, corredato da un pacchetto di proposte, per la cui illustrazione si rinvia alla
pagina a cura della Commissione europea. Tra esse figura la
proposta di modifica delle direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (REDII), 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell'edilizia e 2012/27/UE sull'efficienza energetica.
In estrema sintesi, le modifiche alla direttiva (UE) 2018/2001 prevedono, tra l'altro, un innalzamento dall'attuale 32%
al 45% della quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia dell'Unione nel 2030 affinché queste ultime contribuiscano maggiormente al conseguimento dell'obiettivo di affrancamento della dipendenza dalle importazioni di energia dalla Russia e alla garanzia di prezzi dell'energia competitivi.
Si ricorda che la direttiva RED II prevede anche obiettivi nazionali. Per l'Italia l'obiettivo di consumo da fonti di energia rinnovabile al 2030 è fissato al 30% (sulla direttiva RED II e sugli obiettivi dell'UE in materia di clima ed energia dal 2021 al 2030 si veda il
Dossier a cura del Senato e della Camera).
Per quanto riguarda le modifiche alla
direttiva sull'efficienza energetica la proposta prevede una riduzione del consumo di energia almeno
del 13 % nel 2030 rispetto alle proiezioni dello scenario di riferimento del 2020, in modo che il consumo di energia finale dell'Unione non superi 750 Mtoe e il consumo di energia primaria dell'Unione non superi 980 Mtoe nel 2030.
La proposta è in corso d'esame presso il Consiglio "Energia" dell'UE, che dovrebbe giungere all'approvazione della propria posizione negoziale nella riunione prevista il prossimo 19 dicembre. Il Parlamento europeo dovrebbe esprimersi il 14 dicembre.
Investimenti
La Commissione europea stima che per realizzare gli obiettivi del piano REpowerEu occorrano
210 miliardi di euro di investimenti supplementari
entro il 2027, sostenuti dal settore pubblico e privato a livello nazionale, transfrontaliero e dell'UE. In particolare, per integrare i progetti inclusi nell'elenco dei progetti di interesse comune (PIC) dele reti transeuropee nel settore dell'energia (TEN-E) e compensare appieno la futura perdita di importazioni di gas russo sono necessarie infrastrutture supplementari per il gas di portata limitata, che secondo le stime richiederanno circa
10 miliardi di euro di investimenti.
Per adeguare la rete elettrica ad un maggiore utilizzo e ad una maggiore produzione di energia elettrica occorrono investimenti aggiuntivi pari
a 29 miliardi di euro entro il 2030. Inoltre, ai fini della sicurezza dell'approvvigionamento di petrolio occorrono investimenti per
1,5-2 miliardi di euro.
REPowerEU sarà finanziato mediante:
|
La riforma del mercato dell'energia
Nel suo
discorso sullo Stato dell'Unione del 14 settembre scorso, la presidente von der Leyen ha annunciato una riforma omnicomprensiva del mercato dell'energia elettrica, al fine di arginare l'influenza dominante del gas sull'energia elettrica. La Commissione europea da tempo sta lavorando ad una proposta legislativa che dovrebbe svincolare il prezzo dell'energia elettrica proveniente dal gas naturale da quella di altre energie, il
cosiddetto disaccoppiamento dei prezzi. La proposta era inizialmente prevista per il mese di dicembre.
|
Economia
La promozione della competitività e della resilienza dell'economia europea è al cuore della
strategia industriale per l'Europa, delineata dalla Commissione europea nell'omonima
Comunicazione del marzo 2020 e successivamente
aggiornata nel maggio 2021 dopo la
pandemia da Covid-19.
La strategia prospetta una politica industriale volta a:
Attualmente, a sostegno della strategia si individuano i seguenti, due strumenti principali:
Tra gli interventi annunciati - alcuni dei quali in fase più o meno avanzata di realizzazione - si citano:
In termini di
strumenti finanziari da dedicare al miglioramento della resilienza dell'economia, rilevano innanzitutto il bilancio di
Next generation EU (NGEU) e in particolare del dispositivo per la ripresa e la resilienza, che la Commissione auspica venga utilizzato "come un trampolino di lancio per accelerare la ripresa in Europa e per rafforzare l'impegno a favore della transizione verde e digitale".
Come noto, NGEU è uno strumento di natura emergenziale, durata temporanea e valenza
una tantum, in virtù del quale la Commissione europea è stata autorizzata a sollecitare prestiti sui mercati dei capitali per un ammontare totale di 750 miliardi di euro, 390 dei quali destinati a sovvenzioni e 360 a prestiti ai paesi membri. In tale contesto, la dotazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza è stata fissata in 672,5 miliardi di euro, 360 dei quali destinati a prestiti e 312,5 a sovvenzioni. Il dispositivo finanzia investimenti e riforme - da realizzare entro il 31 agosto 2026 - che promuovano la coesione, aumentino la resilienza delle economie dell'UE e ne promuovano la crescita sostenibile, fornendo agli Stati membri supporto finanziario per raggiungere traguardi che gli Stati medesimi sono chiamati a individuare nei rispettivi Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR).
Specifiche risorse sono inoltre state messe a disposizione degli Stati membri sulla base del pacchetto
"Pronti per il 55 per cento". Tra queste, si ricorda il
Fondo sociale per il clima, proposta tuttora all'esame dei colegislatori dell'Unione (
COM(2021) 568, luglio 2021 ). Il fondo erogherebbe agli Stati membri finanziamenti per aiutare i cittadini a investire nell'efficienza energetica nei settori del trasporto su strada e degli edifici. Avrebbe una dotazione complessiva di 72,2 miliardi di euro per il periodo 2025-2032; sarebbe richiesto il co-finanziamento degli Stati membri per un ammontare pari almeno al 50 per cento della spesa. L'accesso al fondo sarebbe subordinato alla presentazione di un Piano sociale per il clima, in cui ogni Stato membro stabilirebbe le misure e gli investimenti da finanziare, i costi previsti, i traguardi e gli obiettivi intermedi per la loro realizzazione. La Commissione europea dovrebbe valutare tali piani e approvarli in base alla loro pertinenza, efficacia, efficienza e coerenza.
Si segnala, infine, il
programma Orizzonte Europa. Con una
dotazione di 9.5 miliardi di euro, è inteso a facilitare la collaborazione e rafforzare l'impatto della ricerca e dell'innovazione nello sviluppo, nel sostegno e nell'attuazione delle politiche dell'UE, affrontando nel contempo le sfide globali. Nel sostenere la creazione e una migliore diffusione di conoscenze e tecnologie di eccellenza, intende tra l'altro affrontare i cambiamenti climatici e rafforzare la competitività e la crescita dell'UE.
Il progetto di Conclusioni sottolinea infine l'importanza di uno stretto coordinamento e di soluzioni comuni al livello europeo, ove appropriate. Rivolge quindi l'invito al Consiglio e all'Eurogruppo a monitorare strettamente gli sviluppi economici e a rafforzare ulteriormente il coordinamento, al fine di fornire una risposta determinata e agile.
|
Sicurezza e difesa
|
Lo Strumento per il rafforzamento dell'industria europea della difesa mediante appalti comuni (EDIRPA)
Sul modello degli acquisti in comune di vaccini, lo scorso 19 luglio la Commissione europea ha presentato la
proposta di un regolamento per incentivare, anche attraverso una task force dedicata, gli
acquisti collaborativi di materiali d'armamento. L'esigenza immediata è di evitare che la corsa agli acquisti, dovuta al mutato scenario di sicurezza e alla necessità di rimpiazzare le armi cedute all'Ucraina, provochi aumenti eccessivi dei prezzi e incertezza nei tempi di consegne, a discapito soprattutto dei Paesi più piccoli. L'obiettivo a medio termine è più ambizioso: utilizzare l'attuale frangente di crisi per
rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea, incentivando le
economie di scala e la produzione di beni con una
maggiore standardizzazione (e quindi più facilmente interoperabili tra le diverse forze armate nazionali).
Per accedere agli incentivi, che ammontano a 500 milioni di euro (fino al 2024), occorre formare un consorzio che includa almeno tre Stati membri. Nel progetto della Commissione, lo strumento, mirando al rafforzamento dell'industria europea, sostiene l'acquisto di materiali prodotti da
imprese stabilite nell'Unione, che non siano controllate da Paesi terzi o da entità di Paesi terzi. Ci sono però delle eccezioni, sul modello di quelle previste per l'utilizzo del Fondo europeo della difesa. I
criteri di valutazione per l'utilizzo dei fondi sono:
Il
1° dicembre il Consiglio ha adottato un "orientamento generale" sulla proposta di regolamento, sulla base del quale
avviare negoziati con il Parlamento europeo. L'orientamento generale garantisce che i fondi dell'UE finanzino solo le azioni di appalti comuni in cui almeno il 70% del valore del prodotto finale sia riconducibile al costo di componenti originari dell'UE e dei suoi paesi associati. Vengono inoltre fissate una serie di condizioni per l'ammissibilità di contraenti, subappaltatori e prodotti per la difesa. Considerata la particolare situazione provocata dall'aggressione russa all'Ucraina, il Consiglio è orientato a ampliare la cooperazione esistente nel settore della difesa nel contesto transatlantico e con altri partner.
|
La mobilità militare
Il progetto sulla mobilità militare è uno dei più significativi tra quelli approvati nell'ambito della cooperazione rafforzata permanente (PESCO). È coordinato dai
Paesi Bassi e vanta una linea di finanziamento autonoma (per
1.5 miliardi) nel bilancio dell'Unione 2021-2027; è anche l'unico progetto Pesco che (visto l'interesse congiunto della Nato) vede la
partecipazione di Paesi terzi (Stati Uniti, Norvegia, Canada e a breve Regno Unito), mentre la richiesta di partecipazione della Turchia non è stata ancora accolta anche se, ha detto recentemente Borrell, "sta andando avanti". L'obiettivo è facilitare la mobilità dei mezzi militari attraverso il continente europeo, per finalità sia belliche che di protezione civile, intervenendo su due pilastri:
Il 10 novembre Alto Rappresentante e Commissione hanno presentato una
comunicazione congiunta contenente il "
Piano d'azione per la mobilità militare 2.0", che aggiorna, nel mutato scenario internazionale, quello presentato nel 2018. Tra gli obiettivi del nuovo piano, che copre il periodo fino al 2026:
|
Lo Strumento europeo per la pace
Lo Strumento europeo per la pace (
European Peace Facility – EPF), è un fondo fuori dal bilancio Ue, istituito nel marzo del 2021, con lo scopo di finanziare una serie di azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore militare o della difesa (e che quindi, a norma dei Trattati, non possono pesare sul bilancio comune). Il Fondo ha una dotazione di
5.7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 (di cui
3 miliardi, pari a circa più del 50% delle risorse totali, già mobilitatati
a favore dell'Ucraina), finanziata mediante
contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (
l'Italia contribuisce per circa il 12,8%). Lo Strumento serve a finanziare:
EPF è ampiamente citato nella
Bussola strategica, come meccanismo in grado di sostenere a livello finanziario un impegno rinnovato dell'Unione nel mondo, anche sotto il profilo militare. Con esso, infatti, per la prima volta l'Unione può fornire materiali di armamento, anche letale, alle forze armate di Paesi partner.
Nel corso del 2021, lo Strumento aveva innanzitutto finanziato il
Programma generale di sostegno all'Unione africana (130 milioni complessivi per la missione AMISOM in Somalia); l'equipaggiamento e la formazione delle forze armate somale; la componente militare del G5 Sahel, e la task force multinazionale MNJTF, per il contrasto a Boko Haram, nella regione del lago Chad. Misure di assistenza più specifiche sono state adottate a favore delle forze armate di
Paesi ove operano missioni Ue (Mozambico, Bosnia Herzegovina e Mali, quest'ultima sospesa vista la situazione politica del Paese) e poi a favore della Georgia (materiale medico, ingegneristico e veicoli per 12,75 milioni), Moldova (materiale medico e sminamento per 7 milioni) e Ucraina (ospedali da campo, sminamento, veicoli, difesa cibernetica, per 31 milioni).
Le risorse dello Strumento, come già detto 5.7 miliardi, che sarebbero dovuti bastare fino al 2027, risultano, come già accennato,
in gran parte già impegnate e in via di esaurimento, come ha da ultimo rilevato il Segretario generale del Servizio europeo di azione esterna, Stefano Sannino, nel Coreper dello scorso 17 novembre. Per proseguire l'assistenza militare all'Ucraina e allo stesso tempo mantenere il livello di ambizione dello Strumento e gli impegni già assunti, almeno a livello politico, con molti partner (specie in Africa), gli Stati membri hanno raggiunto un
accordo sul
rifinanziamento immediato del fondo con altri 2 miliardi per il 2023, prevedendo anche il tetto massimo
per ulteriori rifinanziamenti fino al 2027 possa essere
eventualmente alzato, in caso di necessità,
di ulteriori 3,5 miliardi di euro.
Il primo dicembre il Consiglio ha anche adottato
cinque nuove misure di assistenza, per un ammontare complessivo di 68 milioni. 10 milioni sono stati destinati alle forze armate della
Bosnia-Herzégovina, per rafforzare le truppe di sostegno tattico, il genio militare e la difesa chimica, batteriologica e nucleare (anche in raccordo con le forze internazionali). Le forze armate della
Georgia riceveranno 20 milioni, soprattutto per sanità militare, logistica e ciberdifesa. Gli altri interventi sono a favore del
Libano (6 milioni, per sanità e dispositivi di protezione),
della Mauritania (12 milioni per fornitura di imbarcazioni, strumenti di difesa personale e materiale medico) e del
Rwanda (20 milioni per sostenere il dispiegamento della regione di Capo Delgado, in Mozambico, a sostegno delle attività anti-terrorismo, in coordinamento con la missione militare dell'Unione).
|
La Revisione coordinata annuale della difesa (CARD)
La CARD, introdotta nel 2017, è un meccanismo di
consultazione reciproca e scambio di informazioni sulla programmazione nel settore della difesa da parte degli Stati membri. L'obiettivo immediato è avere una panoramica della situazione degli strumenti militari nazionali, per migliorarne la coerenza e individuare le opportunità di collaborazione trasnazionale. L'obiettivo di lungo periodo è arrivare a una
sincronizzazione dei cicli di pianificazione, con un un reciproco adattamento dello sviluppo delle capacità da parte delle difese nazionali.
Il
secondo rapporto CARD, elaborato dall'Agenzia europea della difesa, è stato approvato dai ministri della Difesa dell'Ue il 15 novembre 2022.
Durante il periodo coperto dal rapporto (dal dicembre 2021), la situazione della sicurezza in Europa ha ovviamente subito un cambiamento epocale derivante dalla
guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina. Ne deriva la necessità per gli Stati membri di essere in grado di affrontare un conflitto militare su vasta scala che coinvolga un
avversario simmetrico. Ciò richiede di aumentare la capacità e la volontà di svolgere l'intera gamma di compiti militari, comprese le operazioni ad alta intensità. Il rapporto rileva che gli aumenti della spesa per la difesa a seguito della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina rappresentino "
sia un'opportunità che una sfida" per la difesa europea.
Raccomanda pertanto che:
"
Il messaggio di CARD è chiaro" - ha dichiarato l'Alto Rappresentante Borrell, che è anche
Capo dell'Agenzia europea della difesa-
"Non possiamo limitarci a spendere per recuperare le carenze accumulate a seguito della crisi finanziaria. La cooperazione nel settore della difesa unita all'aumento della spesa è l'unico modo per garantire all'Europa forze armate capaci e pronte, in grado di rispondere a qualsiasi crisi. Con CARD, abbiamo una panoramica unica degli sforzi di pianificazione della difesa nazionale e di sviluppo delle capacità di tutti i 26 Stati membri dell'Agenzia. Gli Stati membri ora sanno dove e con chi possono investire e sviluppare insieme capacità militari. Dobbiamo andare oltre la ripresa e, con il ritorno della guerra in Europa, muoverci verso la conquista del futuro costruendo una vera difesa europea".
La spesa per la difesa è aumentata in modo significativo nel 2021, fino a raggiungere i 214 miliardi (+6% rispetto al 2020) e si stima che aumenterà ulteriormente fino a 70 miliardi di euro entro il 2025. Il rapporto rileva però che la
cooperazione nel settore della difesa (che pure gli Stati si sono impegnati a rafforzare, adottando la Bussola strategica)
rimane l'eccezione piuttosto che la norma: gli Stati membri attuano i loro piani in larga misura a livello nazionale, con
solo il 18% di tutti gli investimenti condotti in collaborazione con altri paesi dell'UE.
Il rapporto (così come nel 2021) raccomanda sei aree considerate "di forte impatto", con grandi potenzialità di stimolare le prestazioni operative comuni e di garantire ritorni significativi in termini di know-how industriale, nei quali gli Stati potrebbero concentrare i loro sforzi:
|
Il Programma di investimenti europei nella difesa e il Fondo europeo per la difesa
Entro la fine del 2022 la Commissione dovrebbe presentare una proposta di regolamento relativo al programma di investimenti per la difesa dell'UE. L'obiettivo è di
facilitare ulteriormente gli appalti congiunti attraverso un'
esenzione dall'IVA. L'esenzione dovrebbe essere concessa solo a quei programmi di appalto presentati da un consorzio europeo per le capacità di difesa di almeno tre Stati membri, per acquisire capacità sviluppate in collaborazione all'interno dell'UE.
Nel frattempo, il 5 dicembre, la Commissione ha approvato il finanziamento di
1,2 miliardi di euro a favore dei 61 progetti selezionati (lo scorso luglio) nell'ambito del
primo bando del Fondo europeo della difesa (che ha risorse complessive di circa 8 miliardi, fino al 2027).
I progetti selezionati coinvolgono complessivamente 692 entità, tra aziende del settore, università e centri di ricerca. Il 43% delle aziende vincitrici sono medio-piccole, e si prevede assorbano una quota del 18 % dei fondi complessivi (escludendo i sub-fornitori). I progetti nel settore della ricerca sono complessivamente 31, per 322 milioni di euro, mentre quelli relativi alla fase dello sviluppo sono 30, e raccolgono 845 milioni (ai quali devono poi aggiungersi contributi nazionali). Il settore che riceve maggiori contributi è quello
aeronautico (con quasi 190 milioni), seguito dai mezzi di
combattimento terrestre (154,7 milioni) e
marittimo (103,5 milioni). Un numero significativo dei programmi selezionati è collegato a un progetto già approvato nell'ambito della
PESCO (circostanza che consente un incremento della quota finanziata dall'Ue).
Le
entità italiane che partecipano ai progetti selezionati sono
156, superate per numero solo dalla Francia (che ne ha 178). Il nostro Paese è presente, con imprese, università o istituti di ricerca, in
33 progetti su 61. Quattro progetti vedono aziende italiane nel ruolo di coordinamento:
Tra gli altri progetti (cui partecipano entità italiane) si possono segnalare:
Il
Fondo europeo per la difesa è stato istituito (nell'aprile 2021)
all'interno del bilancio pluriennale 2021-2027, con risorse per quasi
8 miliardi di euro, divisi nei due pilastri della
ricerca (con 2,65 miliardi, a patto che non sia ricerca di base) e dello
sviluppo (5,3 miliardi).
L'obiettivo generale è
promuovere la competitività, l'efficienza e la capacità di innovazione della base industriale e tecnologica di difesa europea, contribuendo - si legge nel regolamento istitutivo - "all'
autonomia strategica dell'Unione e alla sua libertà di azione". Per rendere più efficiente la spesa, il fondo intende sostenere prodotti e tecnologie europei, favorendo le economie di scale e la standardizzazione dei sistemi di difesa.
I progetti sono finanziabili solo se coinvolgono almeno
tre soggetti giuridici diversi (non controllati tra loro)
di tre diversi Stati membri. Il fondo copre potenzialmente tutto il ciclo produttivo industriale. Oltre alle priorità concordate nel quadro della politica estera e di difesa comune, possono essere prese in considerazione priorità definite in altri contesti, a cominciare dalla Nato, anche per "evitare inutili duplicazioni", a condizione che non sia esclusa a priori la possibile partecipazione di tutti i paesi Ue (anche quelli non Nato).
Il Fondo è
in linea di principio riservato alle imprese che sono stabilite in un paese dell'Unione o in un paese associato e non sono controllate da un paese terzo o da soggetti di paesi terzi. Il principio incontra però
alcune eccezioni (peraltro molto sostenute dall'Italia) che consentono, a certe condizioni (garantite dal Paese di stabilimento, anche attraverso strumenti come il golden power), la partecipazione di aziende stabilite nell'Ue ma controllate da paesi o entità terze.
Per le attività di ricerca il progetto può essere finanziato anche al
100%. Per le attività di test, certificazioni e collaudi, la quota di finanziamento può invece arrivare fino all'
80% delle spese complessive. Per lo sviluppo di prototipi la quota non può eccedere il
20%, dei costi, con un incremento progressivo se il progetto è stato già approvato nell'ambito della cooperazione strutturata permanente (PESCO) o coinvolga pmi o imprese a media capitalizzazione.
I progetti devono essere fortemente
sostenuti anche a livello nazionale, sia dal punto di vista finanziario che con la disponibilità degli Stati membri
ad acquistare il prodotto finale. Una parte di fondi (tra il 4 e l'8 %) è destinato alle cosiddette "tecnologie di rottura", attività a forte contenuto innovativo che possono essere fornite anche e soprattutto da università e centri di ricerca (in questo modo si favorisce la partecipazione ai progetti degli Stati membri sprovvisti di una significativa industria nazionale di settore). Sono invece escluse dai finanziamenti le
armi letali autonome (quelle cioè che "non permettono un adeguato controllo umano sulle decisioni in materia di scelta e intervento nell'esecuzione di attacchi contro l'uomo"), con possibili eccezioni solo per i sistemi di allarme rapido e di contromisure a fini difensivi.
|
Le politiche dell'UE in materia di cibersicurezza e ciberdifesa
Il Consiglio europeo dovrebbe chiedere investimenti in "abilitanti strategici" quali la
cibersicurezza e la
connettività spaziale, nonché nella
resilienza delle infrastrutture critiche.
Gli
attacchi informatici e la
criminalità informatica stanno aumentando in tutta Europa in termini sia di quantità che di sofisticazione, una tendenza destinata a crescere in futuro, visto che si prevede che 22,3 miliardi di dispositivi in tutto il mondo saranno collegati all'internet delle cose entro il 2024 (cfr. i dati riportati sul sito del
Consiglio). Nel dicembre 2020 la Commissione europea e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) hanno presentato una
nuova strategia per la cibersicurezza. L'obiettivo della strategia è
rafforzare la resilienza dell'Europa a fronte delle minacce informatiche e garantire che tutti i cittadini e le imprese possano beneficiare pienamente di servizi e strumenti digitali affidabili e attendibili. La nuova strategia include proposte concrete per l'introduzione di strumenti normativi, strategici e di investimento. Il 22 marzo 2021 il Consiglio "Affari esteri" ha adottato "
Conclusioni sulla strategia in materia di cibersicurezza per il decennio digitale", nelle quali viene sottolineato che la cibersicurezza è essenziale per
costruire un'Europa resiliente, verde e digitale. I ministri dell'UE hanno inoltre dichiarato che raggiungere l'autonomia strategica mantenendo nel contempo un'economia aperta è un obiettivo fondamentale dell'Unione.
Per quanto riguarda la normativa in materia si ricordano:
Il Consiglio europeo dovrebbe chiedere la definizione di una
politica forte dell'UE in materia di ciberdifesa, sulla base della
comunicazione congiunta sulla
politica di ciberdifesa dell'UE presentata il 10 novembre 2022 dalla Commissione europea e dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
La comunicazione rileva la necessità di intervenire più risolutamente per proteggere dalle minacce informatiche la popolazione, le forze armate e le missioni e operazioni civili e militari dell'UE (nella stessa data è stato anche presentato il
piano d'azione sulla mobilità militare 2.0). La nuova politica di ciberdifesa mira a potenziare la cooperazione e gli investimenti nella ciberdifesa per resistere al numero sempre maggiore di ciberattacchi - e reagire al deterioramento della situazione della sicurezza risultante dall'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina - migliorando protezione, rilevamento, deterrenza e difesa. La comunicazione delinea quattro principali linee di azione:
La Commissione e l'Alto rappresentante - anche nella sua veste di capo dell'
Agenzia europea per la difesa - presenteranno annualmente al Consiglio dell'Unione europea una relazione di monitoraggio e valutazione dello stato di attuazione delle azioni prospettate nella comunicazione congiunta. Gli Stati membri sono invitati a contribuire alla relazione.
|
Vicinato Meridionale
|
La nuova Agenda per il Mediterraneo
La cooperazione tra l'UE e il vicinato meridionale ha avuto nuovo impulso dall'
Agenda per il Mediterraneo presentata dalla
Commissione europea e dall'Alto Rappresentante il
9 febbraio 2021, insieme ad un
piano di investimenti economici per stimolare la ripresa socioeconomica.
Per l'attuazione dell'Agenda si è previsto uno
stanziamento fino a
7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 nell'ambito del nuovo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell'UE (NDICI). A giudizio della Commissione tale importo
potrebbe mobilitare fino a 30 miliardi di euro di investimenti privati e pubblici nella regione nei prossimi dieci anni.
Si ricorda che complessivamente dal 2007 al 2020, l'UE ha stanziato
20,5 miliardi di euro per finanziare la sua
cooperazione nel vicinato meridionale.
La nuova
Agenda si incentra su
5 settori d'intervento: Stato di diritto e sviluppo umano; resilienza, prosperità e transizione digitale; pace e sicurezza; migrazione e mobilità; transizione verde, resilienza climatica, energia e ambiente.
|
Raccomandazione del PE sul partenariato con il vicinato meridionale
Il
Parlamento europeo ha approvato il
14 settembre 2022 una
raccomandazione alla Commissione e all'Alto rappresentante d per gli affari esteri e la politica di sicurezza concernente il partenariato rinnovato con il vicinato meridionale – una nuova agenda per il Mediterraneo nella quale in particolare chiede di:
|
Il piano d'azione in materia di migrazione per il Mediterraneo
Il
21 novembre 2022 la Commissione europea ha presentato un
Piano d'azione dell'UE per il Mediterraneo, recante una serie di misure articolate in tre pilastri:
collaborazione con i
paesi partner e le organizzazioni internazionali; promozione di una strategia più coordinata in materia di
ricerca e soccorso; rafforzamento del
meccanismo volontario di
solidarietà e della tabella di marcia comune per l'adozione delle proposte normative citate. Circa il terzo pilastro, il piano d'azione propone di accelerare
l'attuazione del meccanismo di
solidarietà, per fornire un rapido sostegno agli Stati membri di primo approdo, aumentando la flessibilità, semplificando le procedure e finanziando misure di
solidarietà alternative.
In occasione del
Consiglio straordinario del 25 novembre 2022, i
Ministri degli affari interni dell'UE hanno fatto il punto sulle sfide urgenti concernenti tutte le rotte migratorie ribadendo la necessità di una risposta unitaria a livello di Unione europea. Oltre ad accogliere con favore il citato Piano d'azione per il Mediterraneo, il Consiglio ha sottolineato una serie di principi, che includono:
Da ultimo, il
Consiglio Giustizia e affari interni dell'8 dicembre 2022 ha, tra l'altro, approfondito i temi della
dimensione esterna della politica di migrazione e delle principali rotte migratorie, in particolare discutendo delle modalità per rafforzare la
politica di rimpatrio. In particolare, il Consiglio ha sottolineato l'importanza della
politica in materia di visti come leva per ottenere una maggiore cooperazione dei Paesi terzi nell'ambito della
riammissione.
|
L'operazione militare dell'UE nel Mediterraneo (EUNAVFOR MED IRINI)
L'UE ha avviato dal 31 marzo 2020 l
'
operazione militare nel Mediterraneo IRINI ("pace" in greco) con il
compito principale di contribuire
all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia. La missione è attualmente
prorogata fino al 31 marzo 2023.
Per svolgere tale attività, l'operazione impiega m
ezzi aerei, satellitari e marittimi e può svolgere ispezioni sulle imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia.
L'operazione non ha un raggio di azione predeterminato, anche se le sue attività sono tendenzialmente concentrate sulla
parte orientale della costa libica, in particolare nella zona di alto mare antistante la Cirenaica, nella quale maggiormente si concentrano i traffici di armi. La missione non può operare all'interno delle acque territoriali libiche. Oltre al compito di attuare l'embargo sulle armi, IRINI ha anche alcuni
compiti secondari, che sono (in quest'ordine di priorità):
L'operazione è posta
sotto il controllo e la direzione strategica del Comitato Politico e di Sicurezza (PSC), sotto la responsabilità del Consiglio dell'Unione europea e dell'Alto Rappresentante.
Il Comitato politico e di sicurezza dell'UE (composto dai rappresentanti degli Stati)
riconferma ogni 4 mesi l'operazione, a meno che, sulla base di prove fondate, non valuti che lo schieramento navale stia producendo un
effetto di attrazione dei flussi migratori (cosiddetto "
pull factor"). In questo caso gli Stati possono decidere di interrompere le attività. Ovviamente gli assetti navali di IRINI, in virtù delle norme internazionali del mare, hanno comunque l'obbligo di condurre le
operazioni di salvataggio che si rendessero necessarie nelle zone in cui operano.
L'operazione IRINI ha la disponibilità di una serie di assetti operativi, forniti dagli Stati partecipanti, che variano nel corso dei mesi, in base a criteri di rotazione e alle effettive disponibilità. Attualmente l'operazione dispone di: a)
3 navi: la fregata ITC Foscari (
Italia), e la fregata
HS
Aegean (
Grecia); b)
6 velivoli per il pattugliamento aereo, forniti da
Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Polonia e Portogallo, oltre ad un
velivolo senza pilota messo a disposizione dall
'Italia.
Si ricorda che in
Libia è operativa dal 2013 anche la
missione dell'UE di assistenza alla gestione integrata delle frontiere libiche (EUBAM Libia), che è stata prorogata fino al giugno 2023 e il cui capo missione è l'italiana Natalina Cea.
|
Relazioni esterne |
Relazioni transatlantiche
La dichiarazione sull'Agenda per la cooperazione UE-USA
In occasione del vertice del
15 giugno 2021,
UE- Stati Uniti hanno adottato una
dichiarazione congiunta con la quale è stata concordata
un'agenda per la cooperazione UE-Stati Uniti nella quale si afferma l'impegno per le seguenti iniziative comuni:
La riunione del Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia del 5 dicembre 2022
Al termine della
riunione ministeriale del Consiglio UE-USA ad alto livello per il commercio e la tecnologia (TTC), tenutasi a Washington il
5 dicembre 2022 - co-presieduta dai vicepresidenti della Commissione europea Vestager e Dombrovskis, dal segretario di Stato USA Blinken, dal segretario al commercio USA Raimondo e dalla rappresentante commerciale degli USA Tai
- è stata adottata una
dichiarazione comune nella quale UE e USA ribadiscono la
condanna dell'illegale e ingiustificabile guerra di aggressione della Russa contro l'Ucraina e riaffermano l'impegno a sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario al fine di garantirne la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale. La dichiarazione comune sottolinea la necessità di
azioni coordinate per promuovere la diversificazione e rendere più resilienti le principali
catene di approvvigionamento, al fine di contenere l'impatto sulle stesse dell'aggressione russa in Ucraina e annuncia l'intenzione di UE e USA di avviare una
iniziativa transatlantica per il commercio sostenibile volta ad identificare azioni comuni in aree chiave del commercio e della sostenibilità ambientale. Nella dichiarazione si riconoscono, inoltre, le preoccupazioni dell'UE per l'iniziativa USA
dell'Inflation Reduction Act (IRA), sottolineando
l'impegno ad affrontarle in modo costruttivo
(v. infra).
In materia di
politica commerciale, la dichiarazione congiunta del 5 dicembre, afferma, inoltre, l'impegno di UE e USA a: valutare come semplificare il commercio transatlantico per le
esportazioni e le riesportazioni di prodotti e tecnologie a duplice uso, garantendo al tempo stesso un'adeguata protezione contro gli abusi; cooperare sui
controlli delle esportazioni di tecnologie sensibili ed emergenti; sottolineare l'importanza di
meccanismi efficaci per il controllo degli investimenti esteri per entrambe le sponde dell'Atlantico.
La dichiarazione indica, anche, che l'Unione Europea e gli Stati Uniti condividono le preoccupazioni per la
minaccia rappresentata da una serie di politiche e pratiche non di mercato, che coinvolgono fondi di investimento di proprietà o controllati dal governo, come quelle utilizzate nel settore dei dispositivi medici in
Cina. A tal proposito la dichiarazione afferma l'impegno delle parti a costruire uno spazio condiviso per la
comprensione delle direttive economiche e industriali della Cina e di altre politiche non di mercato ed a
sviluppare un'azione coordinata tra l'UE e gli USA per promuovere la diversificazione della catena di approvvigionamento, la resilienza alla coercizione economica e ridurre le dipendenze.
La
dichiarazione congiunta indica, infine, che UE-USA hanno concordato: l'istituzione di una
task force per il talento della crescita, volta a promuove iniziative comuni per sviluppare il talento delle persone in età lavorativa; l'avvio di due
iniziative comuni con il Kenya e la Giamaica per promuovere la
connettività digitale e tecnologie e servizi dell'informazione e della comunicazione e la promozione della
cooperazione UE-USA nell'ambito della sicurezza delle tecnologie di comunicazione e informazione, con particolare riferimento alla
connettività sottomarina; una
Roadmap per l'intelligenza artificiale (IA), un progetto pilota sulle tecnologie per il miglioramento della privacy e la collaborazione sull'intelligenza artificiale e la ricerca informatica e la collaborazione sulla scienza e la tecnologia dell'
informazione quantistica; lo sviluppo nel 2023 di raccomandazioni congiunte per implementazione attraverso fondi governativi di un'infrastruttura di ricarica per la mobilità elettrica;
accordi amministrativi per un
meccanismo di allerta precoce volto ad affrontare e mitigare in modo cooperativo le interruzioni della catena di fornitura dei semiconduttori e per un
meccanismo di informazione reciproca sul sostegno pubblico al settore dei
semiconduttori; una dichiarazione comune per la
protezione dei difensori dei diritti umani on-line.
Il dibattito europeo sull'Inflation Reduction Act (IRA)
L'Inflation Reduction Act (IRA) è un pacchetto di misure, presentato dal Presidente Biden il 16 agosto scorso e che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2023, che include
crediti d'imposta, incentivi e altre disposizioni, per un totale di
369 miliardi di dollari, intese ad aiutare le aziende americane ad affrontare il cambiamento climatico, aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica; ad avviso dell'Unione europea, essa
discriminerebbe i produttori europei, che sarebbero
esclusi dalla concessione di crediti d'imposta sui veicoli elettrici (le disposizioni dell'IRA, oltre che ai produttori americani, sono aperte anche alle imprese di Canada e Messico, paesi che hanno accordi di libero scambio con gli USA).
Il 27 ottobre 2022, è stata una
task force
UE-USA sull'IRA per approfondire tali profili e risolvere la controversia.
Come riportato in uno
studio dell'ISPI, attualmente, il gas naturale costa sei volte di più in Europa che negli USA. A causa di questa asimmetria, l'aumento annuo dei prezzi alla produzione è molto più marcato per le aziende europee rispetto a quelle statunitensi: +42% vs +8,5%. Di conseguenza, nei primi dieci mesi dell'anno l'industria dell'Ue è stata costretta a razionare l'utilizzo di gas (-13% rispetto alla media dei tre anni precedenti) e quindi la produzione. Viceversa, l'industria americana ha persino aumentato i suoi consumi di gas (+5%). Proprio a causa degli alti prezzi dell'energia in Europa, secondo un sondaggio della Camera di Commercio tedesca, l'8% delle imprese nazionali intervistate starebbe valutando di spostare parte della produzione fuori dai confini europei.
Sull'IRA sono emersi
all'interno del Consiglio due orientamenti. La
Francia, da un lato, sostiene la necessità di una postura più assertiva, auspicando che la
Task Force, pur non potendo concordare un'esenzione orizzontale, consenta di negoziare eccezioni di fatto nell'attuazione di singoli aspetti della normativa americana. In caso non si giunga a delle concessioni a favore delle imprese europee, la Francia ha invitato la Commissione a riflettere su misure speculari di sostegno all'industria, ma anche sul possibile impiego di strumenti di difesa commerciale. Dall'altro un approccio più dialogante sull'IRA è stato espresso dalla
Germania, sostenuta dai
Paesi scandinavi e baltici, per i quali occorre lasciare alla Task Force il tempo necessario per negoziare una soluzione con l'amministrazione americana, nella consapevolezza che eccezioni settoriali, o riferite solo a poche industrie, non sarebbero sufficienti.
Si ricorda che la
Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel
discorso sullo Stato dell'Unione 2022, pronunciato davanti al PE il 14 settembre 2022, aveva avanzato la proposta di creare un
fondo a difesa della sovranità industriale ed economica dell'UE. Tale proposta è stato poi
ripresa dal
Commissario per il mercato interno, Breton, per il quale il futuro Fondo sovrano, dotato di adeguati mezzi di bilancio, dovrebbe consentire un
sostegno di bilancio diretto, rapido e flessibile a progetti di interesse per la sovranità dell'UE in
qualsiasi settore industriale dell'UE. Il fondo per Breton dovrebbe, inoltre, svolgere un ruolo importante nel preservare l'integrità del mercato unico collettivizzando gli investimenti, mantenendo nel contempo la necessaria
parità di condizioni tra gli Stati membri che non dispongono dello stesso margine fiscale per contribuire a ridurre i rischi degli investimenti nelle tecnologie future e nelle capacità di produzione industriale. A questo proposito, il commissario Breton proposto di
finanziare questo Fondo attraverso il debito comune, sull'esempio di quanto fatto da
NextGeneration EU.
La Presidente von der Leyen in occasione del
discorso pronunciato al
Collegio d'Europa a Bruges il
4 dicembre scorso è poi ritornata ad affrontare la questione dell'iniziativa americana IRA, ribadendo che essa rischia di condurre ad una concorrenza non equa, chiudere i mercati e frammentare le catene di approvvigionamento ed indicando la necessità per l'UE di prendere delle iniziative per
riequilibrare le parità di condizioni per l'economia, in particolare:
A
favore della proposta di prevedere un
fondo per la sovranità industriale europea si è espresso il
Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in occasione dell'
audizione sulle linee programmatiche del Governo, svolta il 6 dicembre presso le Commissioni attività produttive della Camera e del Senato.
Mentre Il 5 dicembre 2022 il
Ministro delle finanze della Germania, Christian Lindner, si è dichiarato
contrario a finanziare un eventuale
fondo per la sovranità europea, attraverso
forme di debito comune europeo.
|
Iran
Il
Consiglio ha
approvato il 12 dicembre 2022 delle
conclusioni sull'Iran, incentrate in particolare su: l'inaccettabile repressione delle proteste in corso e la situazione dei diritti umani, la cooperazione militare dell'Iran con la Russia, compresa la consegna di droni impiegati dalla Russia nella sua guerra di aggressione contro l'Ucraina, il JCPOA (Piano d'azione congiunto globale) e la sicurezza regionale. Inoltre, il Consiglio
ha aggiunto 20 persone e un'entità all'elenco delle persone soggette a misure restrittive nell'ambito del vigente
regime di sanzioni per i diritti umani in Iran. Questo in considerazione del loro ruolo nella risposta violenta alle recenti manifestazioni in Iran dopo la morte di Mahsa Amini. Infine, il Consiglio ha anche
aggiunto quattro persone e quattro entità all'elenco delle persone soggette a misure restrittive per aver minato o minacciato l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina. Ciò in considerazione del loro ruolo nello sviluppo e nella consegna di
veicoli aerei senza pilota (UAV) utilizzati dalla Russia nella sua guerra contro l'Ucraina.
|
Balcani occidentali
Ultimi sviluppi del processo di allargamento dell'UE
Il
Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha
riconosciuto la prospettiva europea dell'Ucraina, della
Moldova e della
Georgia,
decidendo di
concedere lo status di paese candidato all'Ucraina e alla
Moldova e affermando di essere pronto a concederlo anche alla Georgia una volta che saranno state affrontate le priorità specificate nel parere della Commissione sulla domanda di adesione della Georgia.
Per quanto riguarda i
Balcani occidentali, lo stesso Consiglio europeo ha:
La Commissione europea, il
12 ottobre 2022, ha raccomandato al Consiglio dell'UE di concedere lo
status di candidato all'adesione UE alla Bosnia ed Erzegovina.
La
Presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, ha
annunciato martedì 6 dicembre 2022 in occasione del vertice UE/Balcani occidentali di Tirana, che il suo
Paese presenterà la domanda di adesione all'Unione europea
entro la fine del anno.
Il vertice UE-Balcani occidentali del 6 dicembre 2022
Al termine del
Vertice UE- Balcani occidentali che si è svolto a
Tirana (Albania) il 6 dicembre 2022 è stata adottata una
dichiarazione nella quale, in particolare, si ribadisce il
pieno e inequivocabile impegno nei confronti della prospettiva di adesione all'Unione europea dei Balcani occidentali e si afferma che la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, mettendo a rischio la pace e la sicurezza europee e globali, evidenzia
l'importanza del partenariato strategico tra l'UE e la regione dei Balcani occidentali.
Nella dichiarazione si evidenzia come il
pacchetto di sostegno dell'UE per l'energia dovrebbe attenuare l'impatto della crisi energetica e accelerare la transizione energetica nella regione e si indica che nell'ambito del
piano economico e di investimenti dell'UE per i Balcani sono stati fino ad ora
approvati finanziamenti per 40 progetti nei settori dei trasporti, della connettività, della transizione energetica, dell'agenda verde, della transizione digitale e dello sviluppo del capitale umano, con un sostegno dell'UE di
1,85 miliardi di euro e un
valore di investimento totale di 5,7 miliardi di euro.
Si ricorda che il
3 novembre 2022 l'UE ha annunciato un pacchetto di sostegno energetico di
1 miliardo di euro in sovvenzioni dell'UE per aiutare i Balcani occidentali ad affrontare le conseguenze immediate della crisi energetica e creare resilienza a breve e medio termine. Nell'immediato, la Commissione fornirà un
sostegno di 500 milioni di euro, volto a sosterrà sostenere le famiglie e le piccole e medie imprese ad attutire l'impatto degli aumenti dei prezzi dell'energia. A breve e medio termine, la Commissione fornirà
altri 500 milioni di euro per avanzare nella diversificazione energetica, nella generazione di energia rinnovabile e nelle interconnessioni del gas e dell'elettricità.
Il
piano economico e di investimenti globale per i Balcani occidentali
, presentato dalla Commissione europea il 6 ottobre 2020, prevede un pacchetto di investimenti di circa
30 miliardi di euro per la regione nell'arco dei prossimi sette anni,
sulla base del
nuovo strumento di garanzia per i Balcani occidentali. Il piano individua
iniziative faro in materia di investimenti per:
sostenere i principali collegamenti stradali e ferroviari nella regione sull'asse
est-ovest e sull'asse
nord-sud e per il collegamento delle
regioni costiere; promuovere il ricorso all'
energia rinnovabile e l'abbandono del carbone; incentivare la r
istrutturazione degli edifici pubblici e privati per aumentare l'efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas a effetto serra; migliorare le
infrastrutture per la gestione dei rifiuti e il trattamento delle acque reflue; promuovere lo
sviluppo delle infrastrutture digitali e per la banda larga;
incentivare lo sviluppo del settore privato per promuovere la competitività e l'innovazione, in particolare a livello di piccole e medie imprese; promuovere nei paesi dei Balcani occidentali una
garanzia per i giovani che, in analogia con quanto già previsto nell'UE, preveda che i giovani ricevano un'offerta qualitativamente valida di lavoro, formazione continua, apprendistato o tirocinio entro un periodo di quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o dalla fine degli studi.
Nella dichiarazione di Tirana:
Il progetto di conclusioni del Consiglio su allargamento e processo di stabilizzazione e di associazione
Il
progetto di conclusioni su allargamento e processo di stabilizzazione e di associazione, che dovrebbe essere
esaminato ed approvato dal Consiglio affari generali del 13 dicembre 2022, in particolare:
Il progetto di conclusioni contiene poi
osservazioni e raccomandazioni per ogni paese coinvolto nel processo di allargamento.
Piano d'azione sulla migrazione nei Balcani occidentali
La Commissione europea ha presentato il 5 dicembre 2022 un
piano d'azione dell'UE per la migrazione nei Balcani occidentali
, volta a rafforzare la cooperazione in materia di migrazione e gestione delle frontiere con i partner dei Balcani occidentali. Il piano d'azione individua
20 misure operative strutturate su 5 pilastri: (1)
rafforzare la gestione delle frontiere lungo le rotte; (2)
procedure di asilo rapide e sostegno alla capacità di accoglienza; (3)
lotta al traffico di migranti; (4) rafforzare la
cooperazione in materia di riammissione e rimpatri (5) promuovere l'
allineamento della politica in materia di visti.
|