Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento Agricoltura |
Titolo: | Riunione ministeriale G7 Agricoltura |
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 121 |
Data: | 19/09/2024 |
Organi della Camera: | XIII Agricoltura |
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Camera dei deputati |
XIX LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Partecipazione di una delegazione della Commissione Agricoltura ad un confronto sulle tematiche della Riunione ministeriale G7 Agricoltura (Siracusa 26-28 settembre 2024) |
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n. 121 |
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19 settembre 2024 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi
Dipartimento Agricoltura ( 066760-3610 – * st_agricoltura@camera.it
Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi e Uffici:
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Servizio Rapporti internazionali ( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it
Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea ( 066760-2145 – * cdrue@camera.it
Servizio Commissioni ( 066760-3631 – * com_segreteria@camera.it
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File: AG0040.docx |
I N D I C E
Riunioni ministeriali durante la Presidenza italiana del G7
§ L’agricoltura sostenibile in ambito sovranazionale
§ L’agricoltura sostenibile in ambito unionale e nazionale
§ Tutela dell’ambiente agricolo e della sua produttività
§ Tutela della filiera agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura
§ Pratiche commerciali sleali ed equo compenso
§ Imprenditoria giovanile in agricoltura
§ Attività della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati
§ Il diritto alla sicurezza alimentare: cos’è e come si misura
§ La sicurezza alimentare in Africa vista dall’Italia
§ Il piano Mattei per l’Africa
§ Scambio commerciale Italia Africa nel settore agroalimentare
§ Geopolitica ed economia dell’Africa
§ Apulia G7 Leaders’ Communiqué
§ Strategic Dialogue on the Future of EU Agricolture
§ Traduzione dell’Executive Summary del documento Strategic Dialogue on the Future of EU Agricolture
Dal 26 al 28 settembre 2024, ad Ortigia, Siracusa, si terrà la riunione ministeriale del G7 Agricoltura.
Essa si inserisce nell’ambito delle riunioni ministeriali - alcune già concluse, altre da svolgersi entro la fine del prossimo mese di novembre - della Presidenza italiana del G7 2024. In concomitanza alla suddetta riunione, dal 21 al 29 settembre, sarà allestito “l’Expo DiviNazione 2024” al quale prenderanno parte numerosi operatori pubblici e privati attivi nel settore primario.
I lavori si svilupperanno attraverso quattro aree tematiche prioritarie individuate dalla Presidenza italiana: scienza e innovazione in agricoltura per l'adattamento ai cambiamenti climatici; il contributo della pesca e dell'acquacoltura sostenibili alla sicurezza alimentare; le giovani generazioni come agenti di cambiamento in agricoltura; il contributo del G7 allo sviluppo dell'agricoltura nel continente africano.
Particolare attenzione sarà rivolta anche ai temi della redditività, della resilienza, dell’equità e della sostenibilità dei sistemi alimentari nonché alla questione della sovranità alimentare alla luce del recente periodo di crisi.
Un’apposita sessione sarà poi dedicata al Forum per l’Africa del G7 Agricoltura al quale parteciperanno i Ministri dell’agricoltura dei Paesi G7, i Ministri dell’agricoltura di una rappresentanza di Paesi membri dell’Unione Africana, i Commissari per l’Agricoltura di Unione Europea e Unione Africana nonché gli alti rappresentanti di FAO, IFAD, WFP, OCSE, CGIAR. In tale contesto si parlerà del processo di sviluppo dell’Agenda post-Malabod, degli investimenti nel settore agricolo in Africa, nonché delle iniziative volte a rafforzare la cooperazione tra il G7 e l’Africa nel settore agricolo.
Il Presidente della XIII Commissione Agricoltura della Camera ed il Presidente della 9° Commissione industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, accompagnati dalle rispettive delegazioni, parteciperanno ad un confronto previsto il 24 settembre, dal titolo “Confronto sul futuro dell’agricoltura e della pesca con le istituzioni italiane ed europee”.
Il presente dossier contiene alcuni approfondimenti relativi alle tematiche che saranno oggetto di discussione nel corso della riunione ministeriale e nelle altre sessioni di lavoro che la precederanno.
Riunioni già svolte
1° gennaio 2024
Inizio della Presidenza italiana del G7
7 febbraio 2024
I Ministri del Commercio del G7 rilasciano un Comunicato Congiunto sulla riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO)
17 febbraio 2024
Riunione dei Ministri degli Affari esteri del G7, Conferenza di Monaco sulla sicurezza: Dichiarazione da parte di Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri dell’Italia
20 febbraio 2024
Riunione Straordinaria in VTC dei Ministri dei Trasporti del G7 sull’impatto della crisi nel Mar Rosso: Dichiarazione
24 febbraio 2024
Prima riunione in VTC dei Capi di Stato e di Governo del G7: Dichiarazione
28 febbraio 2024
Dichiarazione dei Ministri della Salute del G7 sull’importanza e l’urgenza di migliorare l’architettura sanitaria globale e la prevenzione, preparazione e risposta alla pandemia: Dichiarazione
14-15 marzo 2024
Riunione ministeriale del G7: Industria, Tecnologia e Digitale, Verona e Trento. Dichiarazione
11-13 aprile 2024
Riunione dei Ministri dei Trasporti del G7, Milano: Dichiarazione “Il futuro della mobilità: garantire la connettività globale in un mondo incerto”
14 aprile 2024
Riunione in videoconferenza tra i Leader del G7. Dichiarazione sull’attacco dell’Iran contro Israele: Dichiarazione
17 aprile 2024
2° Riunione dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali, Washington, DC: Dichiarazione
17-19 aprile 2024
Riunione ministeriale dei Ministri degli Affari esteri del G7, Capri
Comunicato sulla situazione in Medio Oriente, 19 aprile 2024
Comunicato sul supporto costante all’Ucraina, 19 aprile 2014
Comunicato sulle sfide globali e la promozione delle partnership, 19 aprile 2024
28-30 aprile 2024
Riunione ministeriale dei Ministri del Clima, dell'Energia e dell'Ambiente del G7, Torino: Comunicato, 29-30 aprile 2024
29 aprile 2024
Dichiarazione dei Leader del G7 sulle minacce legate alle droghe sintetiche
9-10 maggio 2024
Riunione dei Ministri della Giustizia del G7, Venezia: Dichiarazione di Venezia
Allegato alla Dichiarazione: “Impegno dei ministri della Giustizia del G7 a sostenere gli sforzi anticorruzione per la ricostruzione dell’Ucraina”
23-25 maggio 2024
Riunione dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali del G7, Stresa: Comunicato
Allegato 1: “Menu delle opzioni politiche del percorso finanziario per una transizione giusta verso lo zero netto” (documento completo)
Allegato 2: “Quadro di alto livello per i programmi assicurativi pubblico-privati ??contro i rischi naturali” (documento completo)
Allegato 3: “Rapporto 2024 sui progressi della cooperazione fiscale per il 21° secolo”
Allegato 4: “La RISE Partnership: garantire la transizione all’energia verde è un’opportunità per supportare lo sviluppo dell’Africa”
Allegato 5: “Alleanza per le infrastrutture verdi in Africa”
Allegato 6: “Acceleratore della produzione di vaccini in Africa”
3 giugno 2024
Dichiarazione dei Leader del G7 su Gaza
13-15 giugno 2024
Vertice dei Leader del G7, Borgo Egnazia
Dichiarazione congiunta sull'energia per la crescita in Africa
Riunione del G7 con i paesi di sensibilizzazione e le organizzazioni internazionali: Dichiarazione, 14 giugno 2024
27-29 giugno 2024
Riunione dei Ministri dell’Istruzione del G7, Trieste: Dichiarazione
9-11 luglio 2024
Riunione ministeriale Scienza e Tecnologia, Bologna e Forlì: Dichiarazione
11 luglio 2024
Dichiarazione dei Ministri degli Affari esteri del G7 sulla situazione in Cisgiordania
16-17 luglio 2024
Riunione dei Ministri del Commercio del G7, Villa San Giovanni e Reggio
Calabria: Dichiarazione ministeriale
4 agosto 2024
Riunione Straordinaria in VTC dei Ministri degli Affari esteri sulla situazione in Medio Oriente
11-13 settembre 2024
Riunione dei Ministri del Lavoro e Occupazione, Cagliari: Dichiarazione ministeriale
Prossimi appuntamenti
19-21 settembre 2024
Riunione dei Ministri della Cultura del G7, Napoli
2-4 ottobre 2024
Riunione dei Ministri degli Interni del G7, Mirabella Eclano (AV)
4-6 ottobre 2024
Riunione dei Ministri delle Pari opportunità del G7, Matera
9-11 ottobre 2024
Riunione dei Ministri della Salute del G7, Ancona
10 ottobre 2024
Riunione dei Ministri dell’Industria e innovazione tecnologica del G7, Roma
14-16 ottobre 2024
Riunione dei Ministri dell’Inclusione e disabilità del G7, Assisi e Perugia
15 ottobre 2024
Riunione dei Ministri della Tecnologia e digitale del G7, Cernobbio (CO)
18-20 ottobre 2024
Riunione dei Ministri della Difesa del G7, Napoli
23-24 ottobre 2024
Riunione dei Ministri dello Sviluppo del G7, Pescara
3-5 novembre 2024
Riunione dei Ministri dello Sviluppo urbano sostenibile del G7, Roma
13-15 novembre 2024
Riunione dei Ministri del Turismo del G7, Firenze
25-26 novembre 2024
Riunione dei Ministri degli Affari esteri del G7, Fiuggi
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
Le priorità della Presidenza italiana
L’Italia ha assunto nel 2024 la Presidenza di turno del G7 in una congiuntura internazionale complessa che vede il sovrapporsi di gravi conflitti in un clima di accresciuta incertezza.
L’Italia punta a rafforzare il ruolo del G7 come principale foro di consultazione tra liberal-democrazie, in grado di agire come fattore di stabilità per fornire risposte alle molteplici crisi in atto.
Obiettivo prioritario e trasversale della Presidenza italiana è la difesa del corpo di regole e principi che garantisce la convivenza pacifica tra Nazioni, fondato sul rispetto della Carta ONU.
La Presidenza italiana del G7 è chiamata a offrire il suo contributo per la soluzione delle crisi in corso. La situazione in Medio Oriente e nel Mar Rosso e il rinnovato sostegno all’Ucraina a fronte dell’aggressione russa sono al centro dell’agenda.
Attenzione prioritaria è data all’Africa dove occorre promuovere partenariati paritari per favorire lo sviluppo sostenibile del Continente e mobilitare investimenti per approfondire il nesso clima-energia-sviluppo. Concreto contributo dell’Italia a quest’azione è assicurata attraverso il Piano Mattei per l’Africa. In questa chiave di partenariato paritario con l’Africa, l’Italia intende affrontare anche il nesso sviluppo/migrazioni, contrastando alla radice le cause delle migrazioni irregolari.
Continua a far parte dell’agenda del G7 la stabilità dell’Indo-Pacifico, essenziale per la sicurezza e prosperità globali.
Intelligenza Artificiale (IA) è un altro tema centrale della Presidenza Italiana del G7, forum ideale per discutere pragmaticamente sulle regole internazionali da applicare all’IA; è fondamentale garantire che l’IA sia centrata sull’uomo, in linea con i principi dell’algoretica.
L’Italia intende affrontare con rinnovato impegno anche altri temi globali: sicurezza alimentare, transizione energetica, cambiamenti climatici e connettività.
Anche nell’ambito della filiera sviluppo, la collaborazione con l’Africa è centrale. Fondamentali i temi della sicurezza alimentare, delle infrastrutture sostenibili, dell’eguaglianza di genere, della salute globale, nella più generale ottica del raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Centrali anche i temi dell’istruzione e della formazione quale motore di sviluppo soprattutto quale chiave di crescita sostenibile del continente africano.
In relazione alla filiera commercio, il G7 sotto Presidenza italiana è chiamato a contribuire a rafforzare il sistema commerciale internazionale, con al centro l’Organizzazione Mondiale del Commercio, e a rispondere alle nuove sfide in materia di sicurezza economica, resilienza delle catene di approvvigionamento, reazione tra commercio e sostenibilità ambientale, ruolo dello Stato nell’economia e impegno con il Sud del mondo.
Fondamentale il dialogo con i Partner Globali, in specie le economie emergenti in ambito G20 e soprattutto la collaborazione con il Brasile che detiene la presidenza di turno del G20 per il 2024.
Le conclusioni del Vertice di Borgo Egnazia, 13-15 giugno 2024[1]
Il Vertice del G7 si è tenuto a Borgo Egnazia, nel comune di Fasano in Puglia, dal 13 al 15 giugno 2024. L’evento ha visto la partecipazione dei Capi di Stato e di Governo dei sette Stati membri, oltre al Presidente del Consiglio Europeo e alla Presidente della Commissione Europea in rappresentanza dell’Unione Europea. Come da tradizione, hanno preso parte ai lavori anche i rappresentanti di alcuni Stati e organizzazioni internazionali invitati dalla Nazione che detiene la presidenza di turno: Algeria, Argentina, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Giordania, India, Kenya, Mauritania, Tunisia, Turchia, Banca africana di sviluppo, Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, OCSE, ONU. La Santa Sede, nella persona di Papa Francesco, ha preso parte, per la prima volta al Vertice G7, intervenendo nella Sessione dedicata all’intelligenza artificiale.
Il programma si è articolato in sei sessioni di lavoro su: Africa, cambiamento climatico e sviluppo; Medio Oriente; Ucraina; Migrazioni; Indo-Pacifico e sicurezza economica, oltre alla sessione ‘outreach’ con le Nazioni e le organizzazioni internazionali invitate su Africa, Mediterraneo, intelligenza artificiale ed energia.
Il Vertice G7 ha consentito di riaffermare l’unità di intenti tra le grandi democrazie liberali e l’Unione Europea, a fronte di uno scenario internazionale complesso e caratterizzato da molteplici sfide. I leader del G7 hanno ribadito il proprio credo nei principi di democrazia e di libertà, nei diritti umani universali, nel progresso sociale, nel rispetto per il multilateralismo e nello stato di diritto.
La partecipazione alla sessione di outreach dei grandi partner globali (Brasile, India, Argentina, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Tunisia, Algeria, Mauritania, Turchia, Kenya) ha trasmesso l’immagine di un G7 aperto e pronto a dialogare per affrontare in modo collegiale le grandi sfide globali quali sviluppo sostenibile e intelligenza artificiale. La presenza di Papa Francesco ha inoltre contribuito ad orientare la riflessione per lo sviluppo etico e centrato sull’uomo dell’intelligenza artificiale.
Nel Communiqué finale, i leader del G7 si impegnano a lavorare insieme sui seguenti punti:
§ Confermano il proprio supporto e la propria solidarietà all’Ucraina. Saranno stanziati entro la fine dell’anno, circa 50 miliardi di dollari (c.d. programma Extraordinary Revenue Acceleration (ERA) Loans for Ukraine”), sfruttando le entrate straordinarie derivanti dal patrimonio sovrano russo immobilizzato. Si tratta di un meccanismo i cui aspetti tecnici dovranno essere definiti nelle prossime settimane. Il supporto all’Ucraina deve garantire non solo le immediate necessità di carattere militare, ma guardare anche alla futura ricostruzione del Paese. I danni causati dalla Russia all’Ucraina con la sua guerra di aggressione ammontano, secondo le stime della Banca Mondiale, a 486 miliardi di dollari. Bisogna tenere in conto tutte le vie legali possibili affinché la Russia riconosca le proprie responsabilità finanziarie in relazione alla guerra in Ucraina. I leader del G7 si impegnano a rafforzare le sanzioni e a prendere ulteriori misure affinché la Cina e altri Paesi terzi interrompano il loro supporto materiale alla Russia. Condannano infine la retorica bellicista russa e le sue irricevibili minacce di uso dell’arma nucleare e ribadiscono il diritto dell’Ucraina alla propria autodifesa.
§ Condannano il brutale attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023. Supportano la proposta di mediazione del Presidente Biden per un cessate-il-fuoco a Gaza e per il rilascio degli ostaggi israeliani. Ritengono che Israele abbia il diritto di garantire la propria sicurezza, ma al contempo deve rispettare i suoi obblighi di diritto internazionale e di diritto umanitario. Condannano Hamas per il suo uso spregiudicato di infrastrutture civili per scopi militari e per il fatto che si confonda strategicamente coi civili a Gaza. Sostengono l’apertura di corridoi umanitari a Gaza per aiutare i civili, in particolare donne e bambini. Richiedono al governo di Israele di frenare la propria offensiva a Rafah, per evitare una escalation a danno dei civili. Supportano la creazione di un nuovo governo dell’Autorità palestinese con cui avviare le riforme necessarie per superare la crisi. Si impegnano per avviare un processo di pace che porti alla soluzione dei due Stati in Israele e Palestina secondo quanto previsto dalle risoluzioni Onu.
§ Condannano gli attacchi degli Houthi contro le navi mercantili che transitano nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, rendendo la regione instabile e minacciando il diritto alla navigazione. Le missioni dell’Ue (Aspides) e statunitense (Prosperity Guardian) giocano un ruolo essenziale nella protezione delle imbarcazioni e sono fondamentali per garantire la libertà dei commerci. I Leader del G7 riaffermano la necessità di garantire la libertà di navigazione e il libero scambio a livello globale, inclusi gli scambi che permettono l’assistenza umanitaria alla popolazione yemenita.
§ Ritengono che l’Iran debba cessare le sue azioni di destabilizzazione. I leader del G7 concordano che la potenza mediorientale non debba sviluppare un arsenale nucleare e che pertanto debba arrestare il suo programma nucleare, che non ha nessuna finalità civile credibile. Supportano a tal proposito l’IAEA nella sua attività di monitoraggio sulle attività nucleari dell’Iran e denunciano la mancanza di cooperazione da parte di quest’ultimo. L’Iran deve inoltre cessare di dare supporto alla Russia, con l’invio di missili balistici e la relativa tecnologia, poiché ciò contribuisce all’escalation del conflitto in Ucraina e una diretta minaccia alla sicurezza europea. I leader del G7 condannano infine l’Iran per le violazioni dei diritti umani, perpetrate soprattutto contro le donne, le ragazze e le minoranze.
§ I leader del G7 si impegnano a costruire una partnership strategica con i Paesi africani. Tale partnership deve guardare allo sviluppo sostenibile e alla crescita industriale delle popolazioni africane e si deve basare sulla condivisione dei valori di democrazia e di rispetto dei diritti umani. A tal proposito è necessario far fronte alle azioni destabilizzanti dei gruppi terroristici e ad altri gruppi sostenuti dal Cremlino, come il gruppo paramilitare Wagner, che aumentano l’instabilità nel Continente africano. I leader del G7 ribadiscono il proprio supporto al G20 Compact with Africa, inteso come strumento necessario per incrementare il sostegno agli investimenti privati e promuovere le riforme strutturali e le imprese locali. Sostengono gli obiettivi della African Union Agenda 2063, volti alla costruzione di un’economia che garantisca nel lungo periodo la sicurezza alimentare, la costruzione di infrastrutture durature, lo sviluppo dei commerci e una produttività agricola sostenibile. Ribadiscono l’impegno per la costruzione di infrastrutture sostenibili in Africa, anche attraverso l’attivazione dell’African Continental Free Trade Area (AfCTA). Lanciano diverse iniziative, tra cui la Energy for Growth in Africa, progetto finalizzato a mobilitare investimenti sulla transizione energetica per lo sviluppo industriale nel continente africano, il Sustainable Land Hub, contro la desertificazione e lo A.I. Hub for Sustainable Development, un hub per favorire la collaborazione tra imprese dei Paesi like-minded e le start-up africane che intendono avviare ecosistemi digitali in Africa. Sostengono il Piano Mattei promosso dall’Italia nell’ambito di una più ampia iniziativa globale che garantisca uno sviluppo delle infrastrutture e la costruzione di un’economia resiliente in Africa. Intendono rafforzare altresì la sinergia con il Global Gateway dell’UE e con la Partnership for Global Infrastructure and Investment. Sul piano delle relazioni multilaterali, sostengono con favore l’ipotesi che l’Unione Africana divenga membro permanente del G20 e che a novembre prossimo si aggiunga un terzo seggio per l’Africa sub-sahariana nel Board Esecutivo dell’FMI. Si impegnano a collaborare con l’FMI e la Banca Mondiale al fine di realizzare, entro la fine del 2024, programmi pilota per poter rendere effettivi i propri obiettivi strategici nel Continente africano.
§ I leader del G7 riaffermano il proprio impegno per rendere effettivi lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani nella regione indo-pacifica. La pace e la stabilità nella regione sono fondamentali per la prosperità globale. Sostengono la centralità e l’unità dell’ASEAN. Cercano relazioni costruttive con la Cina, affrontando al contempo le preoccupazioni relative alle politiche cinesi che influiscono sul commercio globale e sulla sicurezza economica. Per promuovere il commercio equo e la resilienza, si impegnano a lavorare per diversificare le catene di approvvigionamento e per rafforzare la cooperazione internazionale. Esortano la Cina a sostenere un comportamento responsabile nel cyberspazio e si impegnano a combattere le attività informatiche dannose e a salvaguardare le tecnologie avanzate. Sostengono la partecipazione di Taiwan nelle organizzazioni internazionali e chiedono una risoluzione pacifica delle tensioni con la Cina. Sollevano alcune preoccupazioni circa le azioni della Cina nei mari cinesi meridionali e orientali, comprese le sue rivendicazioni marittime e il sostegno cinese alla Russia, esortando la Cina a premere per la pace. Permangono inoltre le preoccupazioni sui diritti umani in Cina, in particolare in Tibet e nello Xinjiang. Si dichiarano preoccupati per la repressione della Cina sull’autonomia di Hong Kong e dall’erosione dei diritti umani. Chiedono alla Cina di rispettare gli obblighi internazionali e di eliminare completamente le armi dalla Corea del Nord. Condannano fermamente la brutale repressione del popolo del Myanmar da parte del regime militare e sottolineano la propria preoccupazione per la crescente crisi umanitaria.
§ I leader del G7 riaffermano il proprio impegno per l’implementazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Sottolineano la necessità di continuare a combattere la crisi alimentare e di proseguire sulla strada aperta a Elmau nel 2022, in cui è stato annunciato uno stanziamento di 14 miliardi di dollari per garantire la sicurezza alimentare globale. Supportano gli Stati per il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs) e si impegnano affinché la Banca Mondiale si appresti a svincolare 70 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni al fine di ridurre la povertà e per far fronte alle sfide globali. Lanciano la Apulia Food Systems Initiative, un’iniziativa con un forte focus sull’Africa che punta a rafforzare i sistemi alimentari e la loro resilienza ai cambiamenti climatici, nonché a mobilitare investimenti in agricoltura nei Paesi vulnerabili.
§ Riaffermano il proprio impegno per garantire l’uguaglianza di genere e, insieme alle istituzioni finanziarie internazionali, si adoperano per sbloccare 20 miliardi di dollari da investire nei prossimi tre anni per l’empowerment femminile. Condannano le violenze e gli abusi nei confronti delle donne, delle ragazze e della comunità LGBTQIA+. Si pongono come obiettivo, per il 2035, l’immissione di 200 milioni di donne nel mondo del lavoro, investendo anche attraverso i programmi della Banca Mondiale e della Childcare Initiative.
§ Si impegnano per far fronte alla triplice crisi del clima, dell’inquinamento e della perdita di biodiversità, cercando di preservare le foreste e gli oceani e di porre fine all’inquinamento causato dalla plastica. Si adoperano per il raggiungimento degli obiettivi prefissati nell’Accordo di Parigi sul clima, in particolare di limitare l’aumento della temperatura globale a 1.5° e a ridurre le emissioni del 43% entro il 2035. Chiedono uno sforzo a tutte le Nazioni per azzerare le emissioni nette entro il 2050. Si impegnano a investire nelle energie rinnovabili e nella transizione verso fonti di energia pulite. Riconoscono il ruolo che l’energia nucleare può avere nella lotta al cambiamento climatico e nella garanzia della sicurezza energetica. Intendono, a tal proposito, creare un gruppo di lavoro del G7 sull’energia nucleare.
§ Si impegnano nel promuovere il One Health approach, con il rafforzamento dei modelli di prevenzione e la definizione di un sistema che garantisca una copertura sanitaria globale. Si prefiggono come obiettivo di eliminare entro il 2030 malattie come l’HIV, la tubercolosi e la malaria, puntando soprattutto sulla lotta al cambiamento climatico e al rafforzamento dei sistemi sanitari per la lotta alle pandemie. Intendono collaborare con organizzazioni come l’OMS e il Global Fund per rafforzare il sistema sanitario globale.
§ Sottolineano che la sicurezza delle nostre società si basa su un cyberspazio sicuro, aperto e rispettoso dei diritti umani. Supportano l’Ise-Shima Cyber ??Group per la promozione di un comportamento statale responsabile nel cyberspazio. Si impegnano nel contrasto alle minacce informatiche, a migliorare la sicurezza informatica e a potenziare lo scambio di informazioni. Mirano a proteggere le infrastrutture critiche e a promuovere la sicurezza informatica nel settore privato.
§ Confermano il proprio impegno nel far fronte al fenomeno migratorio attraverso un maggiore dialogo con i Paesi di provenienza dei migranti e con un rafforzamento dei confini. Ribadiscono il proprio impegno nella lotta al crimine organizzato e al traffico di esseri umani e si adoperano per la costruzione di corridoi umanitari sicuri, sottolineando la necessità di un maggior coordinamento a partire dal lancio di un’Alleanza Globale contro i trafficanti di esseri umani. Danno priorità allo sviluppo di soluzioni sostenibili, in linea con il diritto internazionale, affrontando le cause profonde delle migrazioni, quali la povertà, i conflitti, il cambiamento climatico e promuovendo partnership per la stabilità e lo sviluppo dei Paesi di origine dei migranti al fine di affermare il diritto a non dover migrare. Verrà lanciata una coalizione del G7 per prevenire il traffico di migranti e rilanciare la cooperazione, con lo scambio di dati e lo smantellamento delle attività criminali.
§ Approfondiscono la cooperazione al fine di contrastare i rischi connessi allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Lanciano a tal fine un piano d’azione per l’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro e sviluppano un brand per supportare l’implementazione di un Codice Internazionale di Condotta per le organizzazioni che sviluppano sistemi avanzati di intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale deve essere incentrata sui bisogni umani, deve essere inclusiva e allineata ai principi democratici e ai diritti umani. Guardano con favore alla proposta dell’Italia di organizzare una conferenza sul tema dell’intelligenza artificiale.
§ Si impegnano per una più forte, inclusiva e resiliente crescita economica globale, che garantisca stabilità finanziaria, promuova la creazione di lavoro e acceleri la transizione digitale e energetica.
I leader del G7 hanno discusso infine su alcune questioni regionali, in particolare Haiti, Libia, Sahel, Sudan, Venezuela e Bielorussia, ribadendo il proprio approccio fondato sulla difesa dei diritti umani e sulla necessità di addivenire a una soluzione pacifica delle controversie.
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Il Vertice G7 è stato preceduto dalla riunione dei Ministri degli Affari esteri del G7 tenutasi a Capri dal 17 al 19 aprile. La situazione in Medio Oriente, è stata al centro delle discussioni, con un’attenzione particolare sugli ultimi sviluppi seguiti all’attacco iraniano avvenuto proprio nel corso della Ministeriale, e nel Mar Rosso. Anche il sostegno all’Ucraina a fronte dell’aggressione russa è stato discusso dai Ministri G7, con il Segretario Generale della NATO, Jan STOLTENBERG, e il Ministro degli Affari Esteri ucraino, Dmytro KULEBA, invitati ad una sessione di “outreach”. Particolare attenzione è stata data anche al partenariato con il continente africano, in uno scambio con il Ministro degli Esteri della Mauritania – che detiene la Presidenza di turno dell’Unione Africana - Mohamed SALEM OULD MERZOUG. Spazio anche ad un confronto sull’Indo-Pacifico, regione prioritaria per gli equilibri politici e per il commercio mondiale, nonché su temi globali come la connettività, la sicurezza cibernetica e la lotta alla disinformazione, nonché il rafforzamento del dialogo con i partners globali.
I Ministri degli Affari esteri del G7 si sono incontrati anche a margine del Vertice NATO di Washington (11 luglio), confrontandosi sull’aggressione russa all’Ucraina e sulla situazione in Medio Oriente. Hanno anche pubblicato una dichiarazione di condanna circa l’annuncio del Ministro delle Finanze Smotrich della legalizzazione di cinque avamposti in Cisgiordania.
Il 4 agosto 2024, si è svolta in videoconferenza una riunione dei Ministri degli Esteri del G7 sulla situazione in Medio Oriente. I Ministri e l'Alto Rappresentante Ue hanno espresso la profonda preoccupazione per l'acuirsi del livello di tensione in Medio Oriente che minaccia di scatenare un conflitto più ampio della regione ed hanno lanciato un "appello ancora una volta a tutte le parti in causa ad astenersi dal continuare su questa spirale distruttiva di rappresaglie violente, ad abbassare la tensione e a impegnarsi in maniera costruttiva per una de-escalation". È stato confermato l’impegno per un cessate il fuoco a Gaza, per la liberazione degli ostaggi e per intensificare impegno umanitario nella Striscia. I Ministri degli Esteri hanno condiviso informazioni sul Libano e concordato su necessità mantenere un raccordo operativo costante nella regione, oltre a un coordinamento politico.
La Riunione dei Ministri degli Esteri G7 di Fiuggi, che si terrà il 25 e 26 novembre prossimi, fornirà un ulteriore occasione di confronto sui temi prioritari per la Presidenza italiana.
A partire dagli anni ‘90 la sostenibilità è divenuta uno strumento chiave nell’ambito dell’economia agroalimentare. A fronte dei risultati prodotti dall’agricoltura intensiva, dall’uso indiscriminato di fertilizzanti e da uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, si è posta la questione di come garantire adeguato nutrimento alla popolazione mondiale in crescente aumento rispettando le risorse naturali come l’acqua, la terra, le foreste, preservando al contempo la biodiversità e limitando l’impatto dei cambiamenti climatici.
Il processo di transizione verso un’agricoltura più sostenibile ha richiesto diversi cambiamenti correlati a differenti tipologie di innovazioni: innovazioni tecnologiche (si pensi, ad esempio, alle tecniche di agricoltura di precisione con particolare riferimento alla agricoltura 4.0) ed innovazioni sociali (si pensi, ad esempio, ai nuovi modelli di organizzazione volti a realizzare filiere alimentari locali). Tali innovazioni sono state interessate da un processo di interconnessione che ha visto anche il coinvolgimento dei diversi attori protagonisti dei processi produttivi. Negli ultimi anni il crescente dibattito sulla sostenibilità in campo agricolo affermatosi sia a livello sovranazionale che a livello nazionale ha posto la necessità di delinearne i contenuti e di individuare quali forme di agricoltura, già ampiamente normate, presentino i “connotati” della sostenibilità e come tali siano da privilegiare anche sotto il profilo dei finanziamenti e degli incentivi.
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In ambito sovranazionale la sostenibilità agricola è al centro degli obiettivi perseguiti dalla FAO (Food and Agriculture Organization) che descrive come agricoltura e alimentazione sostenibili quelle che fanno parte di un sistema in cui il cibo è nutriente ed accessibile a tutti e nel quale le risorse naturali sono gestite in modo efficiente ed efficace al fine di supportare i bisogni umani attuali e futuri. Per agricoltura e alimentazione sostenibili non si intende, infatti, solo un basso impatto di emissioni o di consumo di acqua e terra ma anche la sussistenza economica delle popolazioni. In questa prospettiva gli agricoltori devono beneficiare dello sviluppo economico e avere una occupazione dignitosa. La FAO ha cosi individuato i cinque obiettivi dell’agricoltura sostenibile: l’aumento della produttività, l’occupazione e il valore aggiunto nei sistemi alimentari; la modificazione delle pratiche e dei processi agricoli garantendo i rifornimenti alimentari e riducendo allo stesso tempo i consumi di acqua ed energia; la necessità di favorire la conservazione dell’ambiente, riducendo l’inquinamento idrico, la distruzione di habitat ed ecosistemi e il deterioramento dei suoli; il miglioramento dei mezzi di sussistenza e la necessità di favorire una crescita economica inclusiva; la trasformazione dei modelli produttivi al fine di minimizzare gli impatti che gli eventi estremi innescati dal riscaldamento globale e la volatilità dei prezzi di mercato hanno sull’agricoltura.
La sostenibilità in campo agricolo rientra inoltre tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile ossia del programma d'azione globale sottoscritto nel settembre del 2015 dai Governi dei 193 Paesi membri dell'ONU che hanno adottato all'unanimità la risoluzione 70/1 intitolata "Trasformare il mondo. L'agenda per lo sviluppo sostenibile".
Come noto, l'Agenda 2030 comprende 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals SDG) che gli Stati si sono impegnati a raggiungere entro il 2030 e che sono inquadrati nell'ambito di un programma di azione più ampio costituito da 169 target ad essi associati da raggiungere in ambito ambientale, economico sociale ed istituzionale.
L'obiettivo 2 dell'Agenda 2030 ha come finalità quella di "Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l'alimentazione e promuovere l'agricoltura sostenibile".
In particolare, il target 2.1 si prefigge l’obiettivo, entro il 2030, di porre fine alla fame e garantire a tutte le persone, in particolare ai poveri e le persone più vulnerabili, tra cui neonati, un accesso sicuro a cibo nutriente e sufficiente per tutto l'anno. Nel target 2.3 è prevista la finalità di raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di cibo su piccola scala, in particolare degli agricoltori, pastori e pescatori, anche attraverso un accesso sicuro ed equo a terreni, altre risorse e input produttivi, conoscenze, servizi finanziari, mercati e opportunità per valore aggiunto e occupazioni non agricole.
Il target 2.4 si pone l’obiettivo, entro il 2030, di garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e di implementare pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a proteggere gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici, a condizioni meteorologiche estreme, siccità, inondazioni e altri disastri e che migliorino progressivamente la qualità del suolo. Nel target 2.5 si prevedono come ulteriori obiettivi da raggiungere anche la correzione e la prevenzione di restrizioni commerciali e distorsioni nei mercati agricoli mondiali, anche attraverso l'eliminazione parallela di tutte le forme di sovvenzioni alle esportazioni agricole e di tutte le misure di esportazione con effetto equivalente.
Come emerge dal documento “Il punto sullo stato dell’attuazione dell’Agenda 2030” (approfondimento n. 217/2024 a cura dell’Osservatorio di Politica internazionale) i dati e le analisi più recenti, pubblicati nell’anno in corso dal sistema delle Nazioni Unite sullo stato di attuazione degli SDG, evidenziano che solo il 17% degli SDG è sulla buona strada per essere raggiunto entro il 2030, con quasi la metà che mostra progressi minimi o moderati e oltre un terzo che ha rallentato o è regredito.
In particolare, tra quelli che destano maggiore preoccupazione vi sono SDG 2 (Fame zero), SDG 4 (Istruzione di qualità), SDG 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica) e SDG 12 (Consumo e produzione responsabili).
Con riferimento al SG2 i dati sopra riferiti registrano che il problema della fame si è stabilizzato a livello mondiale intorno al 9,2% della popolazione dal 2021 al 2022. Tra 691 e 783 milioni di persone hanno affrontato la fame nel 2022. Ben 122 milioni di persone in più hanno sofferto la fame rispetto al 2019, quando la prevalenza era del 7,9%. Inoltre, si stima che il 29,6% della popolazione mondiale – 2,4 miliardi di persone – abbia vissuto in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave nel 2022. Inoltre, quasi il 60% dei Paesi ha registrato significativi aumenti dei prezzi alimentari a causa di conflitti (anzitutto, in Ucraina) e interruzioni nelle catene di approvvigionamento.
Raggiungere l’obiettivo “Fame Zero” richiede, perciò, sforzi intensificati e urgenti per trasformare i sistemi alimentari verso la sostenibilità, la resilienza e l’equità. Inoltre, accelerare i miglioramenti nella nutrizione, nella salute e nell’igiene è cruciale per raggiungere l’obiettivo di dimezzare il numero di bambini che soffrono di malnutrizione cronica, mentre i tanti conflitti dimenticati e quelli perduranti e con drammatici peggioramenti, come nel caso della Palestina, espongono proprio i bambini più vulnerabili a inaccettabili destini. Si stima che il 22,3% dei bambini sotto i 5 anni (148 milioni) fosse affetto nel 2022 da ritardo della crescita, in calo rispetto al 24,6% del 2015 e al 26,3% del 2012. Il divario di reddito tra i piccoli produttori alimentari e quelli su larga scala rimane significativo.
Dall’analisi sora richiamata emerge dunque che nel 95% dei Paesi con dati disponibili, il reddito annuo medio dei piccoli produttori è meno della metà di quello dei produttori su larga scala. Inoltre, tra i piccoli produttori alimentari, le unità guidate da uomini tendono a generare redditi più alti rispetto a quelle guidate da donne, a causa della mancata parità di opportunità e risultati tra i sessi.
Anche i dati riportati nel rapporto ASVIS 2023 danno conto, a sette anni dall'adozione dell'Agenda 2030, dei risultati conseguiti nel raggiungimento del GOAL 2 caratterizzati da passi in avanti per alcuni aspetti e da arretramenti per altri.
In particolare, l'Italia si colloca al terzo posto in Europa per il conseguimento del Goal 2 e registra un progresso in linea con quello medio degli altri Paesi. In linea generale, emerge che il quadro italiano del perseguimento dell’Obiettivo 2 forti asimmetrie. Se infatti dal punto di vista delle famiglie, il permanere di bassi redditi e un’inflazione superiore a quella media europea hanno determinato un peggioramento nel consumo di cibi salubri, di qualità ed eco-sostenibili, dal punto di vista della produzione agricola, invece, ci sono stati numerosi segnali positivi, in quanto è cresciuta la produttività, l’eco-efficienza e la superficie destinata all’agricoltura biologica.
Risultano positivi i risultati conseguiti nelle coltivazioni biologiche e nel minor uso dei fertilizzanti. In particolare è aumentata la superficie agricola utilizzata per le coltivazioni biologiche, pari al 17,4% di quella totale nel 2021, ma anche la redditività dell'agricoltura, anche grazie a importanti sgravi fiscali e sussidi, soprattutto a sostegno delle piccole e medie aziende. Inoltre, sul piano dell'impatto ambientale, risultano in diminuzione le emissioni di gas serra da attività agricole che, nel 2020, hanno costituito l'8,6% delle emissioni totali, e il tasso di utilizzo di prodotti fitosanitari come pesticidi e di serbanti, in calo dal 2010 al 2017, per poi stabilizzarsi fino al 2021. A fronte di tali risultati incoraggianti, si registra una forte criticità: il settore agricolo, infatti, è investito da un elevato tasso di irregolarità dell'occupazione (24,4% nel 2020), concentrata soprattutto nelle regioni meridionali, che determina un inaccettabile sfruttamento del lavoro e comporta rischi per la sicurezza dei consumatori, oltre che per la tutela dell'ambiente.
Si ricorda, infine, che tra gli impegni assunti nel Communiqué finale, del vertice G7 tenutosi lo scorso aprile a Borgo Egnazia, i leader dei Paesi del G7 hanno riaffermato il proprio impegno per l’implementazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. In particolare, è stata evidenziata la necessità di continuare a supportare gli Stati per il raggiungimento dei sopra richiamati Sustainable Development Goals (SDG) e ad impegnarsi affinché la Banca Mondiale si appresti a svincolare 70 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni al fine di ridurre la povertà e per far fronte alle sfide globali. E’ stato inoltre lanciata la Apulia Food Systems Initiative, (si veda la documentazione allegata al presente dossier) un’iniziativa con un forte focus sull’Africa che punta a rafforzare i sistemi alimentari e la loro resilienza ai cambiamenti climatici, nonché a mobilitare investimenti in agricoltura nei Paesi vulnerabili.
La sostenibilità agricola costituisce uno degli obiettivi specifici perseguiti dalla nuova PAC (Politica Agricola Comune). Tra essi si ricordano i seguenti:
· garantire un reddito agricolo sufficiente,
· aumentare la competitività e migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore,
· sostenere il ricambio generazionale e sviluppare aree rurali dinamiche,
· agire per contrastare i cambiamenti climatici, tutelare l'ambiente con uso sostenibile di suolo, acqua e aria, salvaguardare il paesaggio e la biodiversità,
· proteggere la qualità dell'alimentazione e la salute.
Si rappresenta che, tra le raccomandazioni per le istituzioni dell’UE contenute nella relazione finale del Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura nell'UE, intitolata "Una prospettiva condivisa per l'agricoltura e l'alimentazione in Europa", in cui sono illustrate le sfide e le opportunità del settore, e presentata lo scorso 4 settembre alla Presidente della Commissione europea, si esprime la necessità di rivedere la Politica Agricola Comune per accelerare la transizione dei sistemi agroalimentari verso sostenibilità, competitività e redditività e per adeguarla al processo di allargamento dell'UE.
In tale prospettiva la futura PAC dovrebbe avere 3 obiettivi principali: (1) fornire un sostegno socioeconomico agli agricoltori che ne hanno più bisogno (2) promuovere un miglioramento ambientale, sociale e di benessere degli animali; (3) migliorare le condizioni delle aree rurali. Sulla base della redditività economica degli agricoltori, la PAC dovrebbe fornire agli agricoltori un sostegno al reddito mirato e finalizzato tra l’altro a prevenire l'abbandono delle aziende agricole, a contribuire a garantire agli agricoltori un reddito dignitoso, rivolgendosi in particolare alle piccole aziende agricole, ai giovani agricoltori, e a chi lavora in aree con vincoli naturali. Dovrebbe ricompensare gli agricoltori per i servizi ecosistemici resi incentivandoli a continuare con “pagamenti ambientali” superiori a quanto già previsto dalla normativa UE. Finanziare adeguatamente gli obiettivi dell'UE in termini di agricoltura e produzione alimentare, sviluppo rurale, neutralità climatica e ripristino della biodiversità con un budget dedicato. Le risorse finanziarie per le azioni ambientali e climatiche dovrebbe aumentare ogni anni nei due cicli successivi della PAC, a partire dall'attuale quota di bilancio per eco-schemi e gli strumenti agro-ambientali e climatici
Come noto, i Paesi membri dell'UE hanno elaborato i propri Piani strategici nazionali (PSN) sulla base dei sopra richiamati obiettivi chiave.
Il Piano strategico Nazionale Italiano (Italy Cap Strategic Plan - approvato lo scorso 2 dicembre 2022 con Decisione di esecuzione della Commissione europea (C(2022) 8645 e modificato in data 23 ottobre 2023) e che prevede risorse finanziarie per quasi 37 miliardi di euro complessivi per il periodo 2023-2027 di cui 28 miliardi circa a valere sul bilancio UE ed i restanti su quello nazionale - comprende tra i suoi obiettivi anche il potenziamento della competitività del sistema in ottica sostenibile, il rafforzamento della resilienza e della vitalità dei territori rurali, la promozione del lavoro agricolo e forestale di qualità.
Nella dichiarazione strategica con cui si apre il documento in esame si fa presente, in particolare, che le scelte fondamentali che orienteranno lo stesso Piano Strategico della PAC 2023-27 (PSP) riguardano, tra gli altri, interventi con chiare finalità climatico-ambientali. Tra questi grande importanza assumono i 5 eco-schemi nazionali (con oltre 4 miliardi di euro che sosterranno le aziende nell’adozione di pratiche agro-ecologiche per la sostenibilità climatico-ambientale, il benessere animale e il contrasto all’antibiotico-resistenza. Gli eco-schemi opereranno in sinergia con 29 interventi agro-climatico-ambientali previsti nel secondo pilastro per lo sviluppo rurale (con una dotazione pari a circa 4,5 miliardi di euro), che includono pratiche agro-climatico-ambientali e silvoambientali, il sostegno all’agricoltura biologica e al benessere animale. Il PSP destina inoltre circa 10,7 miliardi di euro ad interventi sul clima e ambiente concentrando dunque attenzione alla transizione verde dei settori agricolo, alimentare e forestale nel fronteggiare le sfide climatico-ambientali. Con questo obiettivo, l’Italia ha elaborato 35 regimi volontari con cui compensare gli agricoltori che decideranno di aderire alle pratiche agro-ecologiche. Questi includono un uso ridotto di fertilizzanti e fitofarmaci, tecniche agricole che preservano la biodiversità e pratiche di conservazione del suolo.
Il Piano stanzia, inoltre, 557 milioni di euro per la promozione di sistemi agricoli integrati su quasi 403mila ettari (quasi 3,2% della superficie agricola del Paese), consentendo la riduzione dell’inquinamento di acqua, suolo e aria e di sviluppare l’economia circolare all’interno delle aziende agricole.
Uno stanziamento di 2 miliardi di euro è destinato poi all’agricoltura biologica, che viene considerata tecnica di produzione privilegiata per concorrere al raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalle diverse strategie europee. La superficie investita a biologico ha già raggiunto i 2,2 milioni di ettari nel 2021 (17,4% della SAU complessiva) e l’Italia punta a raggiungere il 25% entro il 2027. Inoltre, Oltre 37 milioni di euro saranno attribuiti al miglioramento dei metodi per la distribuzione di fertilizzanti ed effluenti zootecnici nel suolo, al fine di ridurre notevolmente l'inquinamento dell'acqua e dell'aria. Queste tecniche saranno messe in pratica su circa 63 000 ettari (circa lo 0,5% della superficie agricola del paese).
Circa 500 milioni di euro sono destinati a interventi a favore della forestazione sostenibile, da perseguire attraverso gli strumenti della pianificazione forestale, ma anche prevedendo il sostegno a tutti gli interventi in grado di migliorare la prevenzione dai danni causati dai disturbi naturali e dagli eventi climatici estremi. Peraltro, il Piano, come sopra enunciato, dedica particolare attenzione al benessere animale, in quanto la ristrutturazione della zootecnia italiana e la sua competitività passano inevitabilmente attraverso un percorso volto al miglioramento della sostenibilità. Con questo obiettivo, una quota significativa delle risorse per i regimi ecologici (eco-schemi) e gli interventi di sviluppo rurale (oltre 2 miliardi di euro), è dedicata al benessere degli animali (aumentando lo spazio vitale a disposizione degli animali e il tempo che trascorrono fuori dalle stalle) e alla riduzione dell’uso di antimicrobici.
Risorse per 2,22 miliardi di euro sono poi destinate alla promozione e alla condivisione della conoscenza, dell’innovazione e della digitalizzazione nel settore primario. Le iniziative sostenute comprendono, tra l’altro, la consulenza agli agricoltori, servizi di consulenza su temi strategici (quali la sostenibilità ambientale e la gestione del rischio) e la formazione professionale di imprenditori e lavoratori.
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Anche in ambito nazionale l’agricoltura riveste un ruolo cruciale nel perseguimento degli obiettivi di sostenibilità.
Si pensi in proposito all’impatto delle nuove tecnologie applicate all’agricoltura, alla valorizzazione dei rifiuti e dei residui biologici. Si è posta quindi, anche in Italia, la necessità di incrementare le pratiche agricole sostenibili come quelle inerenti l’agricoltura biologica, l’agricoltura di precisione, le agroenergie, i sistemi di riuso della sostanza organica agricola (ad es. deiezioni zootecniche, digestato da fermentazione anaerobica, sottoprodotti e scarti), l’utilizzo di tecniche di fertilizzazione e distribuzione del materiale organico (effluenti, digestato, compost, ecc.) più efficienti ed efficaci. È stata inoltre considerata l’importanza di incentivare nel mondo agricolo un maggiore utilizzo di compost anche tra le azioni previste per fronteggiare i cambiamenti climatici, attraverso l’introduzione di meccanismi di compensazione basati su incentivi per il sequestro del carbonio nel suolo (carbon farming). Il biometano prodotto dalla digestione dei reflui zootecnici e dei rifiuti organici rappresenta una fonte energetica rinnovabile e sostenibile, il cui sviluppo può contribuire in maniera determinante a ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia fossile e a raggiungere gli obiettivi nazionali in materia di decarbonizzazione, economia circolare, bioeconomia e utilizzo di fonti energetiche rinnovabili (in particolare biocarburanti avanzati). Un’altra modalità con la quale si esercita la sostenibilità agricola consiste nel recupero dei nutrienti contenuti nei fanghi da depurazione delle acque reflue che possono essere indirizzati alla produzione di compostante ammendato misto per fertilizzazione oppure, qualora non utilizzabili per tale fine, a processi di ossidazione termica. È, e ancora la bioconversione di sottoprodotti agricoli e agroalimentari a prodotti ad alto valore aggiunto attraverso l’ottimizzazione dei processi fermentativi e l’utilizzo di larve di insetti decompositori, batteri o enzimi per la digestione degli scarti e l’eventuale estrazione.
Il legislatore italiano negli ultimi anni ha approvato diverse misure normative volte a promuovere la sostenibilità in campo agricolo con riferimento alle forme in cui essa si esplica.
Per quanto riguarda l’agricoltura biologica si fa presente che nel corso degli ultimi 15 anni, il settore biologico ha registrato una notevole crescita a livello nazionale (si stima, in proposito, che negli ultimi cinque anni, in Italia le superfici e le aziende bio sono cresciute del 40% e i consumi interni di circa il 70%). Essa si è affermata sempre più come forma di “agricoltura sostenibile” volta a contribuire a garantire la qualità dei prodotti, la sicurezza alimentare, il benessere degli animali, la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, la salvaguardia della biodiversità e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell'intensità delle emissioni di gas a effetto serra, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile sopra citati. Si ricorda, in proposito, che è stata recentemente approvata una legge sulla produzione alimentare biologica - la legge n. 23 del 2022 - all'interno della quale è stato istituito il Fondo per lo sviluppo della produzione biologica il quale, come specificato nel decreto ministeriale 22 dicembre 2022, ha previsto tra le finalità del Fondo medesimo: la promozione della sostenibilità ambientale con la definizione di azioni per l'incremento e il mantenimento della fertilità naturale del terreno e l'uso di metodi di conservazione, confezionamento e distribuzione rispettosi dell'ambiente; l’aumento della disponibilità delle sementi per le aziende e migliorarne l'aspetto quantitativo e qualitativo con riferimento a varietà adatte all'agricoltura biologica e biodinamica; il sostegno alla ricerca tecnologica e applicata nel settore della produzione biologica; nonché la promozione del miglioramento genetico partecipativo, con la collaborazione di agricoltori, tecnici e ricercatori, per selezionare piante che rispondano ai bisogni degli agricoltori, adattandosi ai diversi contesti ambientali e climatici e ai diversi sistemi colturali;
Con riferimento all’agricoltura di precisione essa, come noto, consiste nell’insieme di tecnologie e strumenti applicati ai processi produttivi in agricoltura posti in essere al fine di migliorare la produzione, minimizzare i danni ambientali ed elevare gli standard qualitativi dei prodotti agricoli. La "precisione" introdotta da tali tecnologie consente di effettuare una distribuzione mirata dei principali fattori di produzione (acqua, fertilizzanti, fitofarmaci) solo dove serve e nella quantità corrispondente al reale fabbisogno della coltivazione in atto. Con riferimento a tale settore, sono stati numerosi gli interventi normativi posti in essere dal legislatore italiano. Tra questi si segnalano: l'istituzione - presso il Ministero per lo Sviluppo economico (ora Ministero delle imprese e del Made in Italy) - del Fondo per gli investimenti innovativi delle imprese agricole, con una dotazione di 5 milioni di euro per il 2020 (art. 1, comma 123). In attuazione della predetta disposizione, è stato adottato il decreto ministeriale 30 luglio 2021 recante “Modalità attuative connesse all'utilizzazione delle risorse del «Fondo per gli investimenti innovativi delle imprese agricole»” destinato a favorire la realizzazione, da parte delle imprese agricole, di investimenti in beni materiali e immateriali nuovi, strumentali allo svolgimento dell'attività. È stato poi emanato il Decreto direttoriale 2 maggio 2022 - Fondo per gli investimenti innovativi delle imprese agricole - che definisce i termini e le modalità di presentazione delle domande di agevolazione e gli ulteriori elementi utili a disciplinare l'attuazione dell'intervento agevolativo. Da ultimo, la legge di bilancio per il 2023 ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, del "Fondo innovazione agricoltura", con una dotazione di 75 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023-2025. La finalità del suddetto Fondo consiste nel favorire lo sviluppo di progetti di innovazione con lo scopo di incrementare la produttività nei settori dell'agricoltura, pesca e acquacoltura attraverso la diffusione delle tecnologie per la gestione digitale dell'impresa, per l'utilizzo di macchine, soluzioni robotiche, sensoristica e piattaforme e infrastrutture 4.0, per il risparmio dell'acqua e la riduzione dell'impiego di sostanze chimiche.
Sul fronte della biodiversità si ricorda la legge 1° dicembre 2015, n. 194, volta alla tutela e valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. A tal fine, sono stabiliti i princìpi per l'istituzione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, finalizzato alla tutela delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali dal rischio di estinzione. Tale sistema è costituito: a) dall'Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare; b) dalla Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, dalle strutture locali, regionali e nazionali per la conservazione del germoplasma ex situ e dagli agricoltori e dagli allevatori custodi; c) dal Portale nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, istituito presso il MASAF per costituire un sistema di banche di dati interconnesse delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali individuate, caratterizzate e presenti nel territorio nazionale e per consentire la diffusione delle relative informazioni, consentendo il monitoraggio dello stato di conservazione; d) dal Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare. La legge di bilancio per il 2023 ha, inoltre, previsto l'istituzione, di un Fondo con una dotazione di 500.000 euro per l'anno 2023, al fine di realizzare interventi volti alla tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. In merito alla salvaguardia della biodiversità in ambito europeo, si ricorda, inoltre, che essa costituisce, accanto alla tutela e al contrasto dei cambiamenti climatici, uno dei 10 obiettivi chiave della nuova PAC.
Quanto alle agroenergie, ossia all'energia prodotta dalle imprese agricole, zootecniche, forestali e dall'agro-industria si fa presente che esse rappresentano un esempio di fonti energetiche rinnovabili, caratterizzate da un'ampia disponibilità di materia prima e dalla possibilità di costituire la base per fornire elettricità, calore e biocarburanti con tecnologie mature e affidabili. Questa tipologia energetica è quindi essenziale per contribuire alla sfida dettata dal fabbisogno energetico nazionale e dai target europei al 2030. Il dibattito politico e le misure intraprese a livello europeo e nazionale si sono concentrati in particolare sulle opportunità offerte dalle agroenergie e si è mostrato come biomasse e biogas insieme possano avere il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale e, al contempo, le stesse rappresentino anche un'opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il valore aggiunto del settore. Gli obiettivi prefissati dall'UE - il raggiungimento del consumo finale di energia ricavata da fonti rinnovabili pari al 30% entro il 2030, come previsto dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) - hanno spinto il legislatore italiano a provare a risolvere alcune problematiche, legate soprattutto all'attuazione di un effettivo sistema incentivante che premi qualità e quantità, e disporre di politiche mirate a una maggiore integrazione con la vera vocazione dell'azienda agricola verso le cosiddette "colture food"- soprattutto quelle lignocellulosiche per biocarburanti avanzati. In proposito la legge di bilancio per il 2023 ha introdotto una specifica disposizione che consente agli imprenditori agricoli la raccolta di legname depositato naturalmente nell'alveo dei fiumi, dei torrenti, sulle sponde di laghi e fiumi e sulla battigia del mare, in seguito ad eventi atmosferici o meteorologici, mareggiate e piene; ciò fine di contenere i consumi energetici, di promuovere la produzione di energia dalla biomassa legnosa e l'autoconsumo nonche' di prevenire il dissesto idrogeologico nelle aree interne. Per il finanziamento di detti progetti, presso il Ministero dell’Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste, è stato istituito un apposito Fondo con una dotazione di 500.000 euro annui a decorrere dall'anno 2023 ?(articolo 1, commi 443-445, L. n. 197/2022).
Si ricorda, con riferimento alle foreste che esse rappresentano una componente essenziale nella transizione dell'Europa verso un'economia moderna, a impatto climatico zero, efficiente sotto il profilo delle risorse e della competitività. In proposito si ricorda che con la legge di bilancio 2022 il legislatore italiano ha approvato la Strategia forestale nazionale che definisce gli indirizzi nazionali per la tutela, la valorizzazione e la gestione attiva del patrimonio forestale nazionale e per lo sviluppo del settore e delle sue filiere produttive, ambientali e socio-culturali; essa ha una validità di venti anni ed è soggetta a revisione e aggiornamento quinquennale. Inoltre a livello europeo, è stata recentemente adottata la comunicazione della Commissione europea COM(2021) 572 final, che reca la "Nuova strategia dell'UE per le foreste per il 2030". In tale documento si dà conto dello straordinario ruolo che le foreste - che coprono circa il 43% del territorio dell’UE -svolgono nell’economia e nella società europea. Esse sono infatti un alleato naturale nell’adattamento e nella lotta ai cambiamenti climatici e svolgeranno un ruolo fondamentale nel rendere l’Europa il primo continente ad impatto climatico zero entro il 2050.
Infine, con riferimento agli obiettivi fissati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e ai finanziamenti rilevanti ai fini della sostenibilità in agricoltura, si fa presente che le risorse destinate all'agricoltura all'interno del PNRR, fanno capo, principalmente, alla Missione 2 e riguardano, in particolare, gli investimenti relativi allo sviluppo della logistica nei settori agroalimentare, pesca e assimilati, al parco agrisolare, all'innovazione e meccanizzazione del settore agricolo e alimentare. Altri investimenti di rilievo sono quelli relativi alle green communities, allo sviluppo del settore agro-voltaico, a quello del biometano e all'agrosistema irriguo.
Con riferimento al profilo della sostenibilità, si fa presente che nell’ambito della Missione 2, Componente 1- Economia circolare e agricoltura sostenibile è previsto l’intervento 2 "Sviluppare una filiera agroalimentare sostenibile". Nell'ambito della Componente 2 della stessa Missione 2, è inoltre compreso l’investimento - Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile. Inoltre, in materia di approvvigionamento idrico sono previsti ulteriori Fondi per l'investimento 4.3 "Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche. L'obiettivo di questa misura consiste nell’aumentare l'efficienza dei sistemi irrigui attraverso lo sviluppo di infrastrutture innovative e digitalizzate per un settore agricolo più sostenibile e che si adatti meglio ai cambiamenti climatici. L'investimento consiste principalmente nella conversione dei sistemi irrigui in sistemi più efficienti; nell'adeguamento delle reti di distribuzione al fine di ridurre le perdite; nell'installazione di tecnologie per un uso efficiente delle risorse idriche, quali contatori e sistemi di controllo a distanza.
L’argomento in esame sconta la divergenza tra due interessi potenzialmente contrapposti, ossia l’esigenza di assicurare la produttività e un ragionevole tenore occupazionale, da una parte, e la tutela ambientale in senso stretto, dall’altra.
Nell’approcciare tale problematica, quindi, occorre rammentare che la normativa in materia è espressione del costante tentativo di bilanciare i suddetti interessi confliggenti, posta la tendenza legislativa (nazionale ed eurounitaria) ad incentivare pratiche virtuose di tutela dei terreni e di razionalizzazione della gestione idrica.
a) Pratiche agricole sostenibili per aumentare l’assorbimento di carbonio
Per una migliore sostenibilità ambientale, sono state adottate misure volte ad incrementare l'assorbimento di carbonio nel settore agricolo, quali l’articolo 45,comma 2-quater- 2-octies, del D.L. n. 13/2023. Al fine di valorizzare le pratiche di gestione agricole e forestali sostenibili, in grado di migliorare le capacità di assorbimento del carbonio atmosferico, e aggiuntive rispetto a quelle prescritte dalla normativa unionale e nazionale in materia di conduzione delle superfici agricole e forestali è stato istituito, presso il CREA, il Registro pubblico dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale; i crediti in questione sono utilizzabili nell'ambito di un mercato volontario nazionale, in coerenza con le disposizioni relative al Registro nazionale dei serbatoi di carbonio agro-forestali di cui al D.M. Ambiente 1 aprile 2008 .
Inoltre, i crediti di cui trattasi:
- non possono essere utilizzati né nel mercato EU-ETS né nel mercato CORSIA (Carbon Offsetting and Reduction Scheme for International Aviation);
- pur contribuendo al raggiungimento degli obiettivi nazionali di assorbimento delle emissioni di gas serra contabilizzati da ISPRA nell'ambito degli obblighi internazionali, rilevano, ai fini dell'impiego su base volontaria, esclusivamente per le pratiche aggiuntive di gestione sostenibile realizzate in base a quanto disposto dal successivo comma 2-sexies, ferma restando la competenza di ISPRA per le attività connesse all'Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC).
Peraltro, al fine di migliorare l'adattamento ai cambiamenti climatici il Piano strategico nazionale della PAC comprende una serie di interventi e azioni volti a ridurre le emissioni di gas climalteranti e ad aumentare le capacità di sequestro del carbonio del settore agricolo e forestale, nonché a ridurre le emissioni di metano e protossido di azoto connesse alla gestione degli allevamenti zootecnici e all'impiego di fertilizzanti azotati di sintesi. Infatti, tra le norme della condizionalità ritroviamo:
- il mantenimento dei prati permanenti e il divieto di conversione o aratura dei prati permanenti nei siti di Natura 2000;
- la protezione adeguata di zone umide e torbiere;
- la rotazione delle colture;
- la copertura del suolo.
b) Le misure legate all’approvvigionamento idrico
Sul tema occorre premettere che, in Italia, l'approvvigionamento idrico a fini irrigui ha caratteristiche diverse dal punto di vista gestionale: le aziende agricole possono decidere di associarsi ad un servizio idrico di irrigazione (SII) fornito in forma collettiva dagli Enti irrigui, oppure possono far ricorso all'auto-approvvigionamento. L'irrigazione collettiva è gestita da Enti Irrigui che possono avere natura sia pubblica (Consorzi di bonifica e irrigazione) che privata (Consorzi di miglioramento fondiario). La situazione italiana è caratterizzata da una gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche e da scarsa efficacia e capacità industriale dei soggetti attuatori nel settore idrico soprattutto nel Mezzogiorno. Questo quadro, insieme ad un elevato livello di dispersione delle stesse risorse idriche, mostra come gli investimenti nel settore idrico risultano necessari per esigenze di ammodernamento e sviluppo delle stesse infrastrutture (il 35 per cento delle condutture ha un'età compresa tra 31 e 50 anni).
Per ridurre la dispersione e aumentare gli investimenti nelle infrastrutture sono disponibili numerosi programmi di finanziamento messi a disposizione dall'UE - fra cui il NextGenerationEU.
Difatti, nell'ambito della Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica Componente 4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica le risorse gestite direttamente dal MASAF sono allocate sull'Investimento nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche (M2-C4-IV.4.3) con 880 milioni di euro destinati al settore della produzione agricola e negli ecosistemi connessi all'acqua.
Altre risorse di interesse per il settore agricolo, ma gestite dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sono allocate sull'investimento Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti (M2-C4-IV.4.2), con 1.924 milioni di euro destinate gli utenti del servizio idrico integrato.
Peraltro, come sopra riportato, risulta necessario operare l'adeguamento della rete infrastrutturale idrica ai nuovi fabbisogni connessi al fenomeno della siccità, sicché è istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri la Cabina di regia per la crisi idrica, a cui partecipa, tra l'altro il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (articolo 1, D.L. n. 39/2023).
Inoltre, si è operato anche dal punto di vista della semplificazione amministrativa: le vasche di raccolta di acque meteoriche per uso agricolo fino a un volume massimo di 50 metri cubi di acqua per ogni ettaro di terreno coltivato realizzabili anche mediante un unico bacino sono incluse nell'attività edilizia libera ai sensi del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. Infine è previsto che, limitatamente alla gestione commissariale, agli interventi inerenti all'esercizio dell'attività agro-silvo-pastorale che non comportino alterazione permanente dello stato dei luoghi con costruzioni edilizie ed altre opere civili, si applica la disciplina dell'attività edilizia libera, a condizione che gli stessi siano funzionali alle attività agro-silvo-pastorali (articolo 6, D.L. n. 39/2023).
Un'altra misura rilevante ha consentito il riutilizzo a scopi irrigui in agricoltura delle acque reflue depurate. Tale riutilizzo è autorizzato fino al 31 dicembre 2023 dalla regione o dalla provincia autonoma territorialmente competente ai sensi del regolamento (UE) 2020/741 sulla base di un procedimento unico, al quale partecipano tutte le amministrazioni interessate (articolo 7, D.L. n. 39/2023).
Alla luce dell'urgenza di fronteggiare le gravi conseguenze dovute a fenomeni di siccità prolungata e gli impatti in termini di scarsità idrica, sono previste alcune disposizioni urgenti sul deflusso ecologico qualora ricorrano delle circostanze eccezionali di scarsità idrica (articolo 7-bis, D.L. n. 39/2023).
c) L’agricoltura sostenibile e rigenerativa
Come riportato da uno studio realizzato dall’ISPRA, il livello di emissioni di gas serra dal settore agricolo ha subito, nel corso degli ultimi anni, una diminuzione non trascurabile (-18% nel 2022 rispetto a quello del 2000).
Per quanto riguarda le emissioni acidificanti (ammoniaca, ossidi di azoto, ossido di carbonio, composti organici volatili non metanici e ossidi di zolfo), si è rilevata, parimenti, una riduzione a partire dal 2002 (-31% nel 2022).
Anche circa il consumo energetico nel 2022 è diminuito rispetto al 2000 (-6%).
Sul consumo di fertilizzanti, si rileva che dal 2005 si mantiene al di sotto del valore registrato nel 2000.
Anche la quantità di sostanze o principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari distribuiti dal 2009 si mantiene al di sotto dei valori di riferimento del 2000 (-37% nel 2021).
Ciò a fronte di una SAU (Superficie Agricola Utilizzata, da intendersi come la superficie delle aziende agricole occupata da seminativi, orti familiari, arboreti e colture permanenti, prati e pascoli) che ha visto una diminuzione, nel 2020, rispetto al dato del 2000 (-6%), raggiungendo il valore di 12,432 milioni di ettari nell’ultimo censimento ISTAT.
Tuttavia, nell'ambito della SAU, la componente irrigata, dopo aver raggiunto il valore minimo nel 2010 (-2% rispetto al dato del 2000) e registrato un forte aumento nel 2013 (+20% rispetto al 2010), nel 2016 si è ridotta in maniera consistente (-14% rispetto al 2013), mentre nel 2020 ha subito un incremento di un punto rispetto al 2016, il che corrisponde a un maggiore utilizzo della risorsa idrica in agricoltura.
Si rimarca che la superficie coltivata a biologico, nonostante un andamento altalenante fino al 2008, registra una continua crescita fino a raddoppiare a partire dal 2020 (con un aumento di +226% nel 2022 rispetto al 2000).
Nel 2022, inoltre, la superficie biologica italiana è aumentata del 7,5% rispetto all’anno precedente (con una superficie ulteriore di oltre 163 mila ettari, raggiungendo, al 31 dicembre 2022, 2.349.880 ettari).
L’Italia, coerentemente con l’obiettivo della Commissione Europea, definito nelle Strategie “Dal produttore al consumatore” e “Biodiversità per il 2030”, di avere, entro il 2030, almeno il 25% di superficie agricola dedicata al biologico in UE, ha raggiunto, nel 2022, il 19% di superficie agricola biologica rispetto alla SAU totale.
Dai grafici che seguono si può evincere quanto sopra riportato.
Nel complesso si denotano aspetti tipici di un'agricoltura che tende a ridurre il suo carattere fortemente intensivo anche se non in maniera uniforme nel tempo e su tutto il territorio nazionale. L'aumento dell’eco-efficienza verificatosi nel lungo periodo è sicuramente legato ai provvedimenti legislativi ed economici, europei e nazionali, tra cui quelli relativi all'agricoltura biologica e alla tutela della biodiversità. Purtroppo, il miglioramento delle pratiche agronomiche verificatosi nell’ultimo decennio non riesce ancora a garantire un livello di qualità ambientale tale da preservare e mantenere in buono stato tutti gli elementi della biodiversità agricola.
In generale, si può affermare che la salubrità dei suoli è parte integrante della valorizzazione degli ecosistemi terrestri, sicché diviene di maggior attualità il concetto di agricoltura rigenerativa, coordinata con le pratiche tendenti a limitare l’inquinamento in senso stretto.
Diviene necessario mantenere la qualità del suolo, compresi il suo contenuto organico e le sue proprietà di ritenzione delle acque. In particolare, rileva l'adozione di pratiche di gestione sostenibile del suolo, idonee ad aumentare il tenore di carbonio e la produttività del suolo, a ridurre i fattori di produzione e il consumo di energia nei processi agricoli e a limitare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici riequilibrando i processi suolo-acqua e contrastando gli effetti di inondazioni e siccità.
d) Gli incentivi per le pratiche ecosostenibili
Per rispondere alle sfide ambientali e di benessere animale definite dalla riforma post 2020 in linea con le strategie dell'Unione per una crescita "green" (Green Deal, Strategia Farm to Fork, Strategia europea sulla biodiversità 2030, Legge europea sul clima) sono stati introdotti nella PAC 2023-2027 I regimi ecologici, più comunemente noti come eco-schemi.
Gli eco-schemi sono stati inseriti nel I Pilastro della PAC (pagamenti diretti) come strumento di "premialità", volto a compensare gli agricoltori per l'assunzione di impegni volontari orientati alla sostenibilità climatica e ambientale aggiuntivi a quelli già previsti dalla condizionalità rafforzata.
La loro importanza nel quadro della riforma 2023-2027 risiede, anche, nella decisione comunitaria di fissare una dotazione minima del 25% delle risorse per i pagamenti diretti del I Pilastro (ring-fencing). Questa soglia, in Italia, rappresenta un target di spesa di circa 874 milioni di euro annui, pari a una previsione di spesa di oltre 4 miliardi di euro per l'intera programmazione.
All'interno del Piano Strategico della PAC 2023-2027, l'Italia ha previsto 5 regimi ecologici (eco-schemi) con una dotazione finanziaria programmata pari ad oltre 4 miliardi di euro:
· l’eco-schema 1, il più importante in termini di dotazione finanziaria, rispetto al budget complessivamente destinato ai regimi ecologici, si rivolge al settore zootecnico e ha l'obiettivo di promuovere la riduzione dell'impiego di antibiotici negli allevamenti, migliorare il benessere animale attraverso la pratica del pascolamento, incentivare il sistema di allevamento estensivo nonché incrementare la qualità e salubrità delle produzioni agroalimentari. È suddiviso in due livelli: il livello 1, che mira più espressamente alla riduzione dell'antimicrobico resistenza (AMR) e il livello 2 che, rispetto al primo livello, prevede l'impegno di aderire al Sistema Qualità Nazionale Benessere Animale (SQNBA) e a garantire il pascolamento degli animali. La dotazione finanziaria programma ammonta a 1,8 miliardi di euro pari al 41,5% del totale delle risorse;
· l’eco-schema 2, che interessa le superfici investite a colture arboree (frutteti, vigneti, oliveti, ecc.), mira a promuovere la riduzione dell'erosione dei suoli, a limitare la lisciviazione dei nutrienti contribuendo a ridurre il potenziale inquinamento delle acque sotterranee, alla mitigazione dei cambiamenti climatici favorendo maggiori apporti unitari di sostanza organica nel suolo e, al contempo, ridurre l'emissione di CO2 nonché a limitare i rischi e gli impatti legati all'utilizzo degli erbicidi. La dotazione finanziaria programma ammonta a 782,2 milioni di euro pari al 17,8% del totale delle risorse;
· l’eco-schema 3 indirizzato a preservare e valorizzare gli aspetti paesaggistici e storici delle aree olivetate del nostro territorio, tutelandone le caratteristiche storico-tradizionali che contraddistinguono l'olivicoltura e il paesaggio ad essa associato di molte aree rurali italiane. La dotazione finanziaria programma ammonta a 755,5 milioni di euro pari al 17,1% del totale delle risorse;
· eco-schema 4 ha per oggetto le superfici a seminativo e, attraverso la pratica dell'avvicendamento colturale prevista dagli impegni, concorre a preservare la fertilità dei suoli e la biodiversità nonché a ridurre lo sviluppo di infestanti e l'insorgenza di patogeni, oltre a favorire l'apporto di matrici organiche al suolo e ridurre l'utilizzo di fertilizzanti. La dotazione finanziaria programma ammonta a 819,2 milioni di euro pari al 18,6% del totale delle risorse;
· l’eco-schema 5, proposto sia per superfici con colture arboree sia per seminativi, con la finalità specifica di proteggere impollinatori e biodiversità. Mira, infatti, a creare le condizioni favorevoli allo sviluppo degli insetti impollinatori concorrendo al contempo all'obiettivo di invertirne la tendenza alla loro diminuzione. L'eco-schema promuove pratiche agro-ecologiche quali la diffusione di colture a perdere, risorsa nutritiva per gli impollinatori, coniugata ad un uso sostenibile e ridotto della chimica. La dotazione finanziaria programma ammonta a 218,4 milioni di euro pari al 5% del totale delle risorse.
Per ulteriori approfondimenti vedere Gli eco-schemi del PSP italiano, un'opportunità per l'agricoltura e la sostenibilità: com'è andato il primo anno di attuazione.
La tutela della filiera agroalimentare, trattandosi di questione multilivello e dall’alto tasso di problematicità, è perseguita secondo modalità diverse, al fine di garantire una difesa quanto più soddisfacente e di contemperare i diversi interessi rilevanti.
Nel prosieguo si darà conto dei diversi approcci seguiti, e dei diversi campi toccati dalla normativa in materia, spaziando dalla lotta alla contraffazione, alla nota questione legata alla difesa del made in Italy e fino alla normativa in materia di pesca e acquacoltura.
a) La salvaguardia del patrimonio agroalimentare in ambito nazionale e internazionale
Occorre premettere che il patrimonio agroalimentare italiano costituisce uno dei punti di forza del nostro Paese: si compone di prodotti qualitativamente molto competitivi che soddisfano le aspettative di tipicità e reputazione raggiungendo i più svariati mercati internazionali e registrando ottimi successi commerciali.
Pertanto esso ha assunto una valenza sociale e culturale oltre che economica.
Il sostegno dei prodotti, delle tradizioni e delle pratiche agroalimentari è riconosciuto a livello internazionale dall'Unesco nell'ambito della tutela del patrimonio immateriale dell'umanità ai sensi della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio immateriale conclusa a Parigi il 17 ottobre 2003 e ratificata con la legge 27 settembre 2007, n. 167.
L'art. 1 della Convenzione prevede, tra gli scopi della stessa, la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale nonché il rispetto del patrimonio culturale immateriale delle comunità, dei gruppi e degli individui interessati. L'art. 2 contiene la definizione di "patrimonio culturale immateriale" da intendersi come l'insieme di prassi, rappresentazioni, espressioni, conoscenze, know-how che le comunità riconoscono in quanto parte del proprio patrimonio culturale. Tale patrimonio culturale immateriale, ai sensi della stessa disposizione, è costantemente ricreato dalle comunità in risposta al proprio ambiente, alla propria storia dando, alle stesse comunità, un senso d'identità e di continuità. L'art. 16 della stessa Convenzione stabilisce che il Comitato intergovernativo per la salvaguardia per il patrimonio culturale immateriale (uno degli organi istituiti dalla Convenzione ai sensi dell'art. 5) istituisce una lista rappresentativa del patrimonio immateriale dell'umanità al fine di garantire una migliore visibilità del patrimonio culturale immateriale e di acquisire la consapevolezza del suo significato ed incoraggiare un dialogo che rispetti la diversità culturale. Ai sensi dell'art. 12 della citata Convenzione, ciascuno Stato è chiamato, al fine di salvaguardare il proprio patrimonio culturale immateriale, a redigere uno o più inventari.
In Italia, con DM n. 3424 del 2017 è stato istituito presso l'attuale Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF), l'Inventario nazionale del patrimonio agroalimentare italiano (INPAI) con lo scopo di “individuare, catalogare e documentare gli elementi culturali afferenti le tradizioni agroalimentari tipiche italiane”.
Il citato decreto definisce "elemento culturale agroalimentare", da intendersi come l'insieme di prassi, rappresentazioni, espressioni e conoscenze relativi alla cultura del cibo e dell'alimentazione la cui persistenza è documentata da almeno vent'anni che le comunità riconoscono come parte del loro patrimonio culturale immateriale agroalimentare. Sono, inoltre, descritte la procedura di iscrizione al suddetto inventario, nonché quella volta all'individuazione del "Patrimonio agroalimentare dell'anno" ossia dell'elemento culturale agroalimentare designato quale particolarmente rappresentativo ed emblematico del contesto rurale e agro-alimentare e del patrimonio culturale immateriale ad esso connesso. Si ricorda, in proposito, che l'Italia detiene il primato mondiale dei riconoscimenti UNESCO nel settore agroalimentare avendo ottenuto il riconoscimento di cinque di essi.
Per un approfondimento sul patrimonio immateriale e sull'indicazione degli elementi italiani iscritti nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale si veda l'apposita sezione nel sito web del MASAF.
Il decreto legislativo n. 173 del 1998 ha istituito presso il MASAF l'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, annualmente aggiornato dalle Regioni. Come esposto nel dossier del CREA "L'agricoltura che conta 2022", la 22° edizione dell'elenco contiene 5.450 specialità alimentari tradizionali, 117 in più rispetto al 2021.
Si ricorda, inoltre, che la legge di bilancio 2021 (L. n. 178/2020: art. 1, comma 582) ha previsto l'istituzione, con decreto del Ministro della cultura, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e con il Ministro dell'economia e delle finanze, dell'Osservatorio nazionale per il patrimonio immateriale dell'UNESCO cui è affidato il compito di individuare i beni immateriali del nostro Paese e diffonderne la conoscenza, promuovere ricerche e raccolte dati a riguardo e favorire i rapporti con gli enti territoriali ed internazionali, sostenere lo sviluppo del dialogo interculturale tenendo conto dell'imprescindibile legame tra patrimonio culturale immateriale, patrimonio culturale materiale e beni naturali.
b) I prodotti a denominazione di origine controllata
L'Italia è il paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine controllata (DOP) e ad indicazione geografica protetta (IGP) riconosciuti dall'Unione Europea.
Il primato italiano di prodotti agroalimentari DOP e IGP trova la sua maggiore espressione nei prodotti vitivinicoli, ma anche in altre produzioni, come nei formaggi, nell'olio di oliva e vegetali freschi e trasformati, nelle carni ossia nei tanti alimenti che rappresentano la varietà e la ricchezza in cui si articola la produzione nazionale agricola italiana. Ad essi si accompagna, inoltre, l'ampia schiera di prodotti agro-alimentari tradizionali, cosi definiti in ragione delle peculiarità legato ai metodi tradizionali adottati per la lavorazione, conservazione e stagionatura.
Difatti, l'analisi condotta dal Rapporto Ismea-Qualivita 2023 rileva che, al 30 novembre 2023, si contano complessivamente 3.151 prodotti DOP IGP STG nei Paesi UE, di cui 1.531 agroalimentari e 1.620 vitivinicoli.
Con 855 prodotti l'Italia è, come detto, lo Stato membro che ne ha un numero maggiore: 529 vini e 326 prodotti alimentari e agroalimentari.
Inoltre, occorre rammentare che il 26 marzo 2024 il Consiglio ha definitivamente approvato, recependo l'accordo con il Parlamento europeo nell'ambito della procedura legislativa ordinaria, il regolamento che riforma la normativa dell'Unione in materia di protezione delle indicazioni geografiche per il vino, le bevande spiritose e i prodotti agricoli.
Il 28 febbraio 2024 tale accordo era stato confermato dalla posizione del Parlamento europeo in prima lettura.
Ciò posto, il regolamento, pubblicato nella G.U. dell'UE il 23 aprile 2024, prevede, tra l'altro:
c) I controlli e il contrasto alla contraffazione
Il sistema dei controlli nel comparto agroalimentare in Italia è caratterizzato dalla presenza di una molteplicità di organi a ciò deputati, che fanno capo a diverse Amministrazioni statali (Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Ministero della Salute e Ministero dell'Economia e delle Finanze), alle Regioni, alle Provincie e ai Comuni.
Al fine di coordinare l'azione di controllo nel settore ed evitare duplicazioni e sovrapposizioni degli organi di controllo nonché aumentare l'efficacia dell'azione di contrasto a tutela della tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti, dell'etichettatura di origine e contrasto alle pratiche commerciali sleali nel corso dell'anno 2023, è stato realizzato un sistema integrato coordinato dei controlli attivando presso il MASAF, la Cabina di regia per i controlli amministrativi nel settore agroalimentare.
Un ruolo di crescente importanza ha assunto il Dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela dei prodotti agroalimentari e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) che opera presso il MASAF ed è uno dei principali organismi europei di controllo del settore agroalimentare.
Tra i compiti esercitati, a livello nazionale, del suddetto dipartimento si ricordano:
- la prevenzione e la repressione delle frodi nel commercio dei prodotti agroalimentari e dei mezzi tecnici di produzione per l'agricoltura;
- la vigilanza sulle produzioni di qualità registrata (DOP, IGP);
- il contrasto dell'irregolare commercializzazione dei prodotti agroalimentari introdotti da Stati membri o Paesi terzi.
Nel 2023 i controlli svolti dal personale del Dipartimento sono stati 54.658: di questi, circa il 90% dei controlli ha riguardato prodotti alimentari e la restante parte di essi ha avuto ad oggetto mezzi tecnici per l'agricoltura (mangimi, fertilizzanti, fitofarmaci e sementi). Il 40% dei controlli ha riguardato prodotti di qualità BIO e ad indicazione geografica (DOP e IGP).
Per proteggere il mercato nazionale dalle attività internazionali di contraffazione e criminalità agroalimentare, anche connesse ai flussi migratori irregolari, l'ICQRF è dotato di adeguate professionalità , fatto salvo il personale da inquadrare nella famiglia professionale ad esaurimento nell'ambito dell'area Assistenti del CCNI del MASAF che hanno qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria, in attuazione del nuovo sistema di classificazione del personale previsto dal CCNL comparto funzioni centrali 2019/2021.
A tal fine, viene assegnata al personale dirigenziale e non dirigenziale inquadrato nell'area delle Elevate professionalità e nell'area Funzionari, in servizio presso il Dipartimento dell'Ispettorato predetto, la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria nei limiti del servizio cui è destinato e secondo le attribuzioni ad esso conferite dalla legge e dai regolamenti. Il restante personale inquadrato nell'area Assistenti e nell'area Operatori è agente di polizia giudiziaria (articolo 5, comma 2, D.L. n. 20/2023).
Il MASAF inoltre, si avvale del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei carabinieri che svolge i compiti di cui agli articoli 7 e 8, comma 2, lettera c) , del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177.
Nell'ambito del Comando unità, il Comando carabinieri per la tutela agroalimentare svolge controlli straordinari sulla erogazione e percezione di aiuti comunitari nel settore agroalimentare e della pesca e acquacoltura, sulle operazioni di ritiro e vendita di prodotti agroalimentari, ivi compresi gli aiuti a Paesi in via di sviluppo e indigenti ed esercita controlli specifici sulla regolare applicazione di regolamenti comunitari e concorre, coordinandosi con ICQRF, nell'attività di prevenzione e repressione delle frodi nel settore agroalimentare. Nello svolgimento di tali compiti, il reparto può effettuare accessi e ispezioni amministrative avvalendosi dei poteri previsti dalle norme vigenti per l'esercizio delle proprie attività istituzionali.
Inoltre, si ricordano gli obblighi di comunicazione predisposti dalla Legge di bilancio 2021 (L. n. 178/2020, articolo 1, commi 139-142). Ivi sono state apportate delle modifiche dal D.L. n. 63/2024, ridefinendo gli obblighi di comunicazione cui sono soggette le aziende, elencate nel comma 139 suddetto, che acquisiscono e vendono, a qualsiasi titolo, cereali nazionali ed esteri, al fine di un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole nazionali (articolo 4-bis).
Lo stesso D.L. n. 63/2024 introduce norme volte a rafforzare le sanzioni, in particolare per le imprese di medie e grandi dimensioni, applicabili alle violazioni di specifiche norme in materia alimentare, relative alla rintracciabilità degli alimenti, alla commercializzazione dell'olio d'oliva, alle indicazioni geografiche e denominazioni di origine, nonché all'apposizione delle indicazioni obbligatorie relative alle sostanze allergizzanti o intolleranti (articolo 4-ter).
In aggiunta, lo stesso D.L. ha disposto la riorganizzazione del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei Carabinieri, istituendo la figura del personale ispettivo con compiti di polizia agroalimentare, stabilendo le modalità per definirne le competenze e i criteri generali per lo svolgimento delle attività ispettive. Il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma è posto alle dipendenze funzionali del Ministro dell'agricoltura, della sovranità e delle foreste, in luogo del Ministro della transizione ecologica, ora Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica (articolo 9).
Si ricorda, dello stesso D.L., l'articolo 9-bis, che prevede la riduzione della forbice edittale per le sanzioni applicabili ai casi di violazione degli obblighi di registrazione relativi al monitoraggio della produzione di latte vaccino, ovino e caprino e dell'acquisto di latte e prodotti lattiero-caseari a base di latte importati da Paesi dell'Unione europea e da Paesi terzi. Si prevede, inoltre, nel caso di un piccolo produttore che non adempie ai propri obblighi di registrazione che le sanzioni siano applicabili a partire dalle dichiarazioni riferite alle produzioni realizzate nell'anno 2024.
Inoltre, l'articolo 9-ter ha modificato la materia dei controlli sulle denominazioni protette e sulle produzioni biologiche, intervenendo sulle norme che disciplinano i piani di controllo sulle denominazioni protette, stabilendo l'applicabilità di sanzioni pecuniarie in caso di inadempienza degli obblighi di pagamento relativi allo svolgimento delle attività della struttura di controllo. Inoltre, nell'ambito delle produzioni biologiche, si introduce un meccanismo di controllo sul contributo annuale per la sicurezza alimentare.
Infine, occorre rammentare che il decreto legislativo n. 27 del 2021 ha introdotto disposizioni per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625 in materia di controlli ufficiali e alle altre attività effettuate sugli alimenti e sui mangimi, sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante e sui prodotti fitosanitari e il decreto legislativo n. 32 del 2021 ha stabilito le modalità di finanziamento dei controlli ufficiali effettuati da Ministero della salute per garantire l'applicazione della normativa in materia di alimenti e sicurezza alimentare, materiali o oggetti destinati a venire a contatto con alimenti (MOCA), mangimi, salute animale, sottoprodotti di origine animale e prodotti derivati, benessere degli animali, immissione in commercio e uso di prodotti fitosanitari in attuazione del titolo II, capo VI, del citato Regolamento (UE) n 2017/625.
La Legge 10 maggio 2023, n. 53 ha istituito la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri illeciti ambientali e agroalimentari.
In particolare, la lettera n) dell'art. 1 della legge citata, attribuisce alla Commissione il compito di indagare sull'esistenza di attività illecite nel settore agricolo e agroalimentare, comprese quelle connesse a forme di criminalità organizzata, commesse anche attraverso sofisticazioni e contraffazione di prodotti enogastronomici, di etichettature e di marchi di tutela, compreso il loro traffico transfrontaliero, anche ai fini dell'aggiornamento e del potenziamento della normativa in materia di reati agroalimentari, a tutela della salute umana, del lavoro e dell'ambiente nonché' del contrasto del traffico illecito di prodotti con marchio made in Italy contraffatti o alterati.
d) La tutela del Made in Italy agroalimentare
In materia occorre ricordare la legge n. 206/2023, recante "Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy", che ha introdotto le seguenti misure:
e) L’etichettatura dei prodotti alimentari e l’origine dei prodotti
La disciplina sull'etichettatura dei prodotti e sulle conseguenti informazioni ai consumatori costituisce un aspetto fondamentale della tutela sulla qualità del prodotto; essa è disciplinata da diverse fonti di derivazione europea e nazionale.
A livello europeo una delle principali fonti normative è costituita dal Regolamento (UE) n. 1169/2011, del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011, relativo alle informazioni sugli alimenti ai consumatori. Tale Regolamento ha confermato un principio già precedentemente vigente, ossia che l'indicazione del luogo d'origine o provenienza è obbligatoria solo se la relativa omissione può indurre in errore il consumatore circa la stessa origine e provenienza.
Con il successivo Regolamento di esecuzione UE n. 2018/775 della Commissione, in vigore a decorrere dal 1° aprile 2020, sono state dettate specifiche disposizioni applicative dell'art. 26, paragrafo 3, del suddetto Regolamento UE n. 1169 del 2011 relative all'indicazione del Paese di origine o del luogo di provenienza dell'ingrediente primario di un alimento, quando non sia lo stesso di quello indicato per l'alimento per il quale risulta obbligatoria l'indicazione di origine.
L'indicazione di origine di un alimento in etichetta costituisce, in effetti, un aspetto determinante dello stesso alimento al punto da poter condizionare la scelta del consumatore nell'acquisto di un prodotto anziché di un altro.
La precisazione della sua origine, infatti, rappresenta un elemento fortemente correlato con la sua qualità ma anche con la scelta del consumatore ben potendo determinare sia l'effetto premiante in favore di determinate filiere considerate più rigorose da un punto di vista della sicurezza alimentare, sia l'aspetto discrezionale che può orientare lo stesso consumatore in una scelta di carattere etico o ambientale (preferendo, ad esempio, un alimento a chilometro zero).
L'UE ha recepito, sia pur con alcuni limiti, queste tendenze promuovendo la valorizzazione delle produzioni di qualità ed individuando questo come fattore competitivo, in grado di collocare l'agricoltura europea in una posizione più forte nella sfida generata dai processi di globalizzazione dei mercati. Le caratteristiche qualitative e la tipicità delle produzioni legate alle tradizioni e alla cultura di specifici territori costituiscono quindi un aspetto per il successo competitivo delle stesse produzioni.
A livello nazionale, il legislatore ha da sempre attribuito grande rilievo alla possibilità di indicare obbligatoriamente l'origine nazionale della produzione agroalimentare, ai fini della tutela della qualità e dell'autenticità del prodotto stesso.
In tal senso, si ricorda la legge n. 4 del 3 febbraio 2011, recante "Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari", poi modificata dall'art. 3-bis del decreto legge n. 135 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge di 11 febbraio 2019 n. 12, ha disposto l'obbligo agli art. 4 e 5 per i prodotti alimentari commercializzati, trasformati parzialmente trasformati o non trasformati di riportare nell'etichetta anche l'indicazione del luogo di origine o di provenienza.
Secondo la predetta legge, per i prodotti alimentari trasformati, l'indicazione riguarda il luogo in cui è avvenuta l'ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata nella preparazione e nella produzione dei prodotti.
A seguito delle modifiche apportate all'articolo 4 della legge 4 del 2011, dal citato decreto legge n. 135 del 2018, si prevede che:
- è obbligatorio riportare nell'etichetta dei prodotti alimentari commercializzati, trasformati e non, l'indicazione del luogo di origine o provenienza e, in conformità alla normativa europea l'eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia la presenza di organismi geneticamente modificati in qualunque fase della catena alimentare;
- per i prodotti non trasformati, l'indicazione del luogo di origine riguarda il Paese di produzione dei prodotti. Per i prodotti alimentari trasformati, l'indicazione riguarda il luogo in cui è avvenuta l'ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalente;
- con decreti interministeriali, sono definiti, relativamente a ciascuna filiera, i prodotti alimentari soggetti all'obbligo di indicazione, valorizzando il requisito della prevalenza della materia prima agricola utilizzata nella preparazione;
- per quanto riguarda le sanzioni, si fa rinvio a quelle (amministrative pecuniarie) disposte dal decreto legislativo n. 231 del 2017 che reca "Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del Regolamento UE 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori e l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del medesimo regolamento UE n. 1169/2011 e della direttiva 2011/91/UE".
Nello stesso ambito di applicazione è poi intervenuto il sopra citato Regolamento di esecuzione UE 2018/775 e, quindi, il decreto ministeriale 7 maggio 2018 (che ha avuto tra gli altri lo scopo di legare la fine dell'efficacia dei suddetti decreti alla data di inizio di applicazione del regolamento UE 2018/775 prevista, come prima evidenziato, per il 1° aprile 2020).
f) La pesca e l’acquacoltura e la tutela multilivello
La politica nazionale sulla pesca, in particolare quella marittima, è fortemente condizionata dalla competenza in materia da parte dell'Unione europea.
Stante tale limite, il focus principale riguarda la tutela dei lavoratori del settore, assicurando un reddito agli imbarcati nel caso di sospensione dell'attività per ragioni di fermo biologico (da ultimo articolo 1, comma 326, L. n. 197/2022) e per dare continuità agli interventi previsti a livello nazionale nel programma triennale della pesca e dell'acquacoltura.
Lo strumento nazionale di indirizzo e coordinamento delle politiche applicate alla pesca e all'acquacoltura è il Programma nazionale della pesca e dell'acquacoltura, attualmente adottato con D.M. 24 dicembre 2021 ed incrementato di 8 milioni di euro per il 2023 (articolo 1, comma 439, L.n. 197/2022). Gli indirizzi ivi contenuti debbono essere strettamente integrati a quelli dell'Unione europea ed a quelli assegnati alle Regioni. Nel Programma è stabilita la dotazione del Fondo di solidarietà nazionale della pesca e dell'acquacoltura, ex articolo 14, decreto legislativo n. 154 del 2004, per interventi di prevenzione, per far fronte ai danni alla produzione e alle strutture produttive nel settore della pesca e dell'acquacoltura, a causa di calamità naturali, avversità meteorologiche e meteomarine di carattere eccezionale.
Un altro strumento di pianificazione per le politiche della pesca è Il Piano del mare - previsto dall'articolo 12, comma 8, D.L. 173/2022 . Esso è approvato dal Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPOM), con cadenza triennale, e costituisce riferimento per gli strumenti di pianificazione di settore.
Per quanto attiene le politiche dell’Unione in materia di intervento nel settore ittico, lo strumento prioritario è il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi Pesca e Acquacoltura 2021-2027 (FEAMPA) - istituito dal reg. (UE) 2021/1139 - che contribuisce alla transizione blu per bilanciare in modo più equo le opportunità di pesca con le capacità sostenibili.
Altri atti unionali di rilievo sono: la Politica Comune della Pesca dell'Unione Europea (PCP), la Direttiva quadro sulla Strategia per l'ambiente marino, la politica marittima integrata e gli accordi internazionali dell'UE sulla governance degli oceani. Inoltre, rilevano anche gli obiettivi globali dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile e alle priorità delineate nel Green Deal europeo, nonché le strategie dell'UE sulla Biodiversità, Farm to Fork e alla Strategia europea per la plastica nell'economia circolare e per la lotta ai cambiamenti climatici.
Si ricorda che il 21 febbraio 2023 la Commissione UE ha presentato un Piano d'azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente nell'ambito di un pacchetto di misure volte a migliorare la sostenibilità nel settore della pesca e dell'acquacoltura. Il Piano d'azione è finalizzato ad assicurare buone condizioni di conservazione dell'ambiente marino, che risente della pressione dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento degli oceani, al fine di preservare stock ittici sani e una ricca biodiversità ed assicurare prospettive a medio e a lungo termine alle comunità di pesca dell'UE.
La tutela della redditività delle imprese agricole rientra tra le problematiche più impellenti cui i Governi nazionali e l’UE devono far fronte, compatibilmente con la garanzia della concorrenza.
Invero, occorre rammentare che la produzione agricola, al contrario dei settori dell’industria e del terziario, sconta l’incertezza dovuta alla dipendenza dai processi biologici e all'esposizione ai fattori meteorologici.
Ciò posto, a partire dal legislatore europeo si è individuata la necessità di creare condizioni tali affinché, nelle relazioni tra i diversi anelli della filiera agroalimentare, i rapporti di forza contrattuale e le peculiarità delle produzioni non si trasformino in pratiche sleali o abusi di sorta.
a) La tutela avverso le pratiche commerciali scorrette
Normativa fondamentale in materia risulta essere il decreto legislativo n. 198 del 2021, entrato in vigore il 15 dicembre 2021, di attuazione, in Italia, della direttiva UE 2019/633, sulle pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agricola e alimentare.
Il suddetto D.lgs. n. 198 del 2021 si applica ai rapporti relativi alle cessioni di prodotti agricoli e alimentari eseguiti da fornitori stabiliti in Italia, indipendentemente dal fatturato dei fornitori e degli acquirenti. Sono esclusi, quindi, i contratti dei consumatori.
Nello specifico, i prodotti agroalimentari che rientrano nell'ambito di applicazione del decreto sono elencati nell'Allegato I del Trattato sul funzionamento dell'UE. A questi vanno aggiunti i prodotti trasformati per uso alimentare a partire da quelli elencati nell’Allegato.
Gli articoli 4 e 5 del citato decreto individuano le pratiche sleali vietate.
Tra queste, si ricordano:
- l'annullamento, da parte dell'acquirente, di ordini di prodotti agricoli e alimentari deperibili con un preavviso inferiore ai a 30 giorni;
- la modifica unilaterale, da parte dell'acquirente o del fornitore, delle condizioni relative alla frequenza, al metodo, al luogo ai tempi o al volume della fornitura di un contratto di cessione di prodotti;
- la richiesta al fornitore di pagamenti che non sono connessi alla vendita di prodotti agricoli e alimentari dal fornitore;
- l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illecita, da parte dell'acquirente. Di segreti commerciali del fornitore;
- la vendita di prodotti agricoli e alimentari a condizioni contrattuali eccessivamente gravose, ivi compresa la vendita a prezzi manifestamente inferiori ai costi di produzione;
- la vendita di prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a doppio ribasso;
- l'imposizione, diretta o indiretta, di condizioni di vendita, di acquisto o altre condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose;
- l'imposizione all'acquirente, da parte del fornitore, dell'inserimento di certi prodotti nell'assortimento;
- l'imposizione all'acquirente, da parte del fornitore, di vincoli contrattuali per il mantenimento di un determinato assortimento di prodotti.
Il successivo articolo 8 individua nell'ICQRF l'Autorità nazionale di contrasto deputata all'attività di accertamento delle violazioni previste dagli articoli 3, 4 e 5 del richiamato decreto legislativo, mentre l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCOM) rimane competente nei casi in cui le attività di accertamento e repressione riguardino pratiche rilevanti ai sensi del Codice del Consumo.
Ciò posto, l'articolo 25 del D.L. n. 69/2023 ha apportato alcune modifiche alla luce dei rilievi formulati dalla Commissione nell'ambito del caso EUP (2022) 10375. In primo luogo, vengono espressamente incluse nel relativo ambito di applicazione le cessioni di prodotti agricoli ed alimentari eseguite da fornitori che siano stabiliti in altri Stati membri o in Paesi terzi quando l'acquirente è stabilito in Italia. In secondo luogo, viene modificata la disciplina relativa all'annullamento degli ordini di prodotti agricoli e alimentari deperibili, mantenendo il divieto in caso di preavviso inferiore a 30 giorni, ma non escludendo che l'annullamento dell'ordine con un preavviso superiore a tale termine possa essere ugualmente classificato come pratica commerciale sleale, ove il preavviso sia considerato talmente breve da far ragionevolmente presumere che il fornitore non possa trovare destinazioni alternative per i propri prodotti. Infine, viene previsto che le denunce relative all'attuazione di pratiche commerciali vietate possono essere presentate all'ICQRF, anche da parte di fornitori stabiliti in altri Stati membri o Paesi terzi quando l'acquirente è stabilito nel territorio nazionale.
Sulla materia è, inoltre, intervenuto il D.L. n. 63/2024.
In particolare, l'articolo 4, comma 1, introduce una serie di modifiche al D. Lgs. n. 198 del 2021, aggiungendo le definizioni di “costo di produzione” e “costo medio di produzione”. Viene specificato, nell'ambito dei principi ed elementi essenziali dei contratti di cessione che i prezzi dei beni forniti devono tenere conto dei costi di produzione. Viene esplicitamente indicato che le convenzioni e i regolamenti che disciplinano i mercati all'ingrosso devono osservare la normativa in materia di pratiche commerciali sleali.
I titolari e i gestori dei mercati all'ingrosso devono denunciare all'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) le violazioni di cui vengano a conoscenza.
La violazione della normativa sulle pratiche sleali da parte di un fornitore costituisce grave inadempimento del rapporto negoziale con il titolare o il gestore del mercato.
Peraltro, con una modifica inserita dal Senato, si autorizza l'ICQRF a chiedere agli acquirenti tutte le informazioni necessarie, con l'acquisizione di documenti contabili relativi alle attività di vendita, per facilitare indagini sulle eventuali pratiche commerciali vietate. Ad essere modificato è stato anche il regime sanzionatorio, introducendo la possibilità per il contraente che abbia messo in atto una condotta riconducibile alla nozione di pratica commerciale sleale di beneficiare di una riduzione del 50 per cento della sanzione se, entro 30 giorni dalla notifica dell'ingiunzione, dimostra di aver posto in essere misure per elidere le conseguenze dannose dell'illecito.
Per i casi di mancata stipula scritta del contratto di cessione e di imposizione di condizioni contrattuali eccessivamente gravose, vengono rese esplicite le attività idonee a elidere le conseguenze dannose. E' stato anche previsto lo stanziamento di fondi a favore dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA): 1,5 milioni di euro per il 2024 e 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026 per il potenziamento dei sistemi informatici (comma 2) più ulteriori 100.000 euro annui a decorrere dal 2024 per le spese di funzionamento dei sistemi informatici.
b) L’equo compenso e la filiera corta
La normativa in materia risponde ad una logica di incentivo e tutela della c.d. filiera corta, che si ritiene essere una delle modalità più idonee per mantenere il livello della redditività delle imprese agricole a livelli accettabili.
Invero, si ritiene che il passaggio da una filiera lunga a una filiera corta debba essere incentivato ai fini di assicurare un equo compenso agli agricoltori. Al riguardo, si evidenzia che uno dei nodi della questione è il numero di intermediari nella filiera ortofrutticola tra agricoltore e consumatore, che rende i piccoli produttori fragili di fronte a logiche distributive nazionali.
Infatti, il prezzo al quale i piccoli produttori riescono a cedere i propri prodotti sul mercato di larga scala molte volte è appena sufficiente a tenerli indenni dai costi di produzione. Perciò, accorciare la filiera, limitando il numero di transazioni tra il produttore e il consumatore diviene di primaria importanza.
In questo senso, già nella XVIII Legislatura è stata approvata la L. n. 61/2022, recante “Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari proveniente da filiera corta, a chilometri zero o utile”.
La finalità della normativa si può riassumere nella volontà di valorizzazione e promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta, di favorirne il consumo, anche garantendo una adeguata informazione.
In tale senso si menziona anche la recente proposta di legge C-851, approvata dalla Camera e trasmesso al Senato in data 10 aprile 2024 ( ove è in corso il suo esame in sede referente presso la 9° Commissione industria commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare) recante “Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari”.
La proposta di legge sembra finalizzata a valorizzare, per la determinazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari nell'ambito dei contratti di cessione, i costi di produzione. Inoltre, è prevista una delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari. Infine, sono previste campagne informative-istituzionali per la sensibilizzazione del consumatore.
In particolare, è prevista la riforma dell’articolo 2, comma 1, del D. Lgs. n. 198/2021, introducendo la lettera o-bis), la quale definisce "costi di produzione", quei "costi, sostenuti dal fornitore, elaborati sulla base del costo delle materie prime, dei servizi connessi al processo produttivo ed alla commercializzazione, del costo dei mezzi tecnici e dei prodotti energetici, del differente costo della manodopera negli areali produttivi nonché del ciclo delle colture, della loro collocazione geografica, delle tecniche di produzione, dei periodi di commercializzazione diversi, della vulnerabilità dei prodotti e dei volumi di produzione rispetto alle influenze delle condizioni di natura climatica e degli eventi atmosferici eccezionali". Si prevede, inoltre, che tali costi vengano tenuti in considerazione sia nella definizione dei prezzi stabiliti nel contratto di cessione tra il fornitore e l'acquirente, che nelle condizioni contrattuali definite nell'ambito di accordi quadro aventi ad oggetto la fornitura dei prodotti agricoli e alimentari stipulati dalle organizzazioni professionali maggiormente rappresentative a livello nazionale. Infine è disposto che l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF), nel chiedere agli acquirenti e ai fornitori di rendere disponibili tutte le informazioni necessarie al fine di condurre indagini sulle eventuali pratiche commerciali vietate, provveda anche all'acquisizione dei documenti contabili relativi alle attività di vendita e dei relativi servizi.
Dal Rapporto Giovani e agricoltura 2024: nuove leve fondamentali per il futuro del settore – emergono una serie di dati e tendenze che evidenziano come il ruolo dei giovani nel settore agricolo sia cambiato nel corso del tempo.
L'analisi delle problematiche relative al coinvolgimento dei giovani nell'agricoltura in Italia si ricollega ad un generale andamento demografico negativo e di un tendenziale invecchiamento della popolazione. In Italia nel 2022 i giovani con età tra 15 e 39 anni risultavano essere 15,4 milioni, 2 milioni in meno rispetto al 2013 (-12%) e 4 milioni in meno rispetto a venti anni prima (-21%). L'incidenza di questa fascia di età sulla popolazione complessiva è diminuita complessivamente di otto punti percentuali tra il 2003 e il 2022.
La prospettiva è ancora più critica se si osserva l'andamento demografico per le aree rurali italiane, che sono soggette a un processo di progressivo spopolamento. Solo tra il 2018 e il 2022, la popolazione in tali territori si è ridotta del 3%, mentre è rimasta stabile nelle aree prevalentemente urbane. Ancora più preoccupante è il dato sull'abbandono delle aree rurali da parte dei giovani (15-39 anni), che è pari al doppio (-6%).
g) Le imprese agricole giovanili
Alla fine del 2023 le imprese agricole giovanili, cioè quelle gestite da imprenditori under 35, presenti nel Registro delle imprese presso le Camere di Commercio sono 52.717 (su un totale di 703.975 imprese agricole), in calo dell’8,5% rispetto al 2018, ma soprattutto con una brusca riduzione (-4,8%) registrata nel corso dell’ultimo anno. Complessivamente, tra il 2018 e il 2023 sono scomparse, o sono ‘invecchiate’ – nel senso che i titolari hanno superato i 35 anni senza essere state rimpiazzate – 4.904 imprese agricole giovanili, pari a 2,3 aziende al giorno, con un calo medio annuo dello stock dell’1,8%.
Entrando più nel dettaglio della tipologia di imprese, il calo di quelle giovanili ha riguardato soprattutto quelle con coltivazioni non permanenti (-12,3%), con coltivazioni associate all’allevamento di animali (-12%) e con allevamenti (-10,4%). Seppur più contenuto in termini relativi (-5,5%), è significativo anche il decremento registrato tra le imprese con coltivazioni permanenti, in flessione anche le imprese della pesca (-21,3%) mentre, in controtendenza, risultano in decisa crescita (+35,6%) le attività di supporto all'agricoltura e successive alla raccolta (contoterzismo e prima lavorazione di prodotti agricoli) a dimostrazione della crescente rilevanza delle attività remunerative connesse per le imprese condotte dai giovani imprenditori agricoli che stanno rapidamente evolvendo anche attraverso lo sviluppo di attività extra agricole che aggiungono valore ai prodotti delle coltivazioni e degli allevamenti.
I dati territoriali evidenziano come l’andamento degli stock di imprese agricole giovanili nel periodo 2018-23 sia stato diversificato nelle diverse zone del Paese: il Centro (-12,4%) e il Mezzogiorno (-11,4%) sono le macroaree dove, tranne poche eccezioni regionali, si è concentrato quasi tutto il calo. Al Nord, infatti, la flessione è stata di entità molto più lieve (-1,3%). Quasi un terzo della riduzione complessiva del numero di imprese agricole under 35 è riconducibile al notevole balzo indietro della Campania (-22,4% con quasi 1.500 imprese in meno) che, pur rimanendo una delle regioni a maggiore intensità di imprenditoria giovanile (il 9,2% delle imprese agricole è under 35), vede la propria quota sul totale nazionale calare, tra il 2018 e il 2023, dall’11,6% al 9,8%. Gli stock di imprese giovanili risultano in forte calo anche in Molise, Lazio, Calabria e Sardegna, mentre sono in crescita, in controtendenza rispetto all’andamento nazionale, in quattro regioni, di cui tre del Nord e una del Mezzogiorno, l’Abruzzo. Il Friuli Venezia Giulia è la regione con il maggior incremento relativo (+9,4%) mentre è il Trentino-Alto Adige la regione che mette a segno la maggior crescita in termini assoluti (+179 imprese; Tab. 2.4). Osservando la dinamica degli stock complessivi di imprese agricole nel periodo 2018-23 si osserva come, contrariamente a quanto accaduto per le imprese giovanili, la riduzione sia stata più intensa al Centro e al Nord rispetto al Sud. In conseguenza di ciò l’incidenza delle imprese agricole giovanili nel Nord, pur essendo ancora inferiore alla media nazionale, risulta in crescita. Al contrario, nel Centro e, soprattutto, nel Mezzogiorno la quota di imprese under 35 è in calo.
Nonostante il calo registrato, la tenuta delle imprese agricole giovanili rispetto alle dinamiche del complesso dell'economia può essere attribuita anche al sostegno operato dalle politiche pubbliche, e in particolare alla possibilità di accedere alle risorse messe a disposizione dalla PAC con i suoi due pilastri (pagamenti diretti e sviluppo rurale); i dati infatti evidenziano un incremento del numero di iscrizioni ai registri camerali da parte delle imprese agricole giovanili negli anni immediatamente successivi all'avvio della programmazione 2014-22, cioè a partire dalla fine del 2015, quando hanno avuto l'avvio la maggior parte delle misure a sostegno del ricambio generazionale.
h) Le politiche pubbliche
Gli strumenti nazionali di sostegno all'imprenditoria agricola giovanile agiscono in modo complementare a quelli comunitari previsti dalla PAC 2023-27 e contenuti nel Piano strategico italiano.
i) Le politiche pubbliche nazionali
Tra le recenti iniziative legislative si deve menzionare la legge n. 36 del 2024 “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile nel settore agricolo”.
Tra le principali novità introdotte dalla legge si segnala:
· l’istituzione di un Fondo, con una dotazione di 15 milioni di euro a decorrere dall'anno 2024, per favorire il primo insediamento dei giovani in agricoltura nello stato di previsione Masaf destinato al cofinanziamento di programmi predisposti dalle Regioni e dalle Province Autonome. Tale Fondo sarà utilizzato in particolare per agevolare l'acquisto di terreni agricoli, la costruzione di strutture per l'avvio dell'attività agricola, l'aumento dell'efficienza aziendale e l'introduzione di innovazioni;
· un regime fiscale agevolato per il primo insediamento delle imprese giovanili in agricoltura consistente nel pagamento di un'imposta sostitutiva, determinata applicando l'aliquota del 12,5% alla base imponibile costituita dal reddito d'impresa prodotto nel periodo d'imposta;
· agevolazioni in materia di compravendita di terreni agricoli e loro pertinenze di valore non superiore a 200.000 euro per i quali sono ridotti i compensi per l'attività notarile;
· un credito d'imposta, pari all'80 per cento delle spese sostenute e documentate nel 2024, per la partecipazione a corsi di formazione a vantaggio dei per i giovani imprenditori agricoli che hanno iniziato la propria attività a decorrere dal 1° gennaio 2021.
· agevolazioni fiscali per l'ampliamento delle superfici coltivate da giovani imprenditori agricoli aventi la qualifica di coltivatore diretto o di imprenditore agricolo professionale e iscritti alla relativa gestione previdenziale che, in caso di acquisto o permuta di terreni agricoli e delle loro pertinenze, sono tenuti a versare le imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura del 60 per cento di quelle, ordinarie o ridotte, previste dalla legislazione vigente.
· l’istituzione dell'Osservatorio nazionale per l'imprenditoria e il lavoro giovanile nell'agricoltura (ONILGA) presso il Masaf e composto da rappresentanti del Ministero, dell'Ismea e del Crea nonché delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori del settore agricolo e delle associazioni dei giovani operanti nei settori agricolo e agroalimentare. Tra i compiti assegnati a tale organismo si ricorda la valutazione degli interventi realizzati a livello nazionale, regionale e comunitario nonché la promozione della ricerca e la sperimentazione di nuove soluzioni per l’occupazione giovanile in agricoltura.
Il Fondo per l’innovazione in agricoltura – di cui all’articolo 1, comma 428, L. n. 197/2022 – con una dotazione di 75 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023-2025 e gestito da ISMEA, finanzia investimenti volti a sostenere la realizzazione e lo sviluppo di progetti di innovazione finalizzati all'incremento della produttività nei settori dell'agricoltura, della pesca e dell'acquacoltura attraverso la diffusione delle migliori tecnologie disponibili per la gestione digitale dell'impresa, per l'utilizzo di macchine, di soluzioni robotiche, di sensoristica e di piattaforme e infrastrutture 4.0, per il risparmio dell'acqua e la riduzione dell'impiego di sostanze chimiche, nonché per l'utilizzo di sottoprodotti.
Fatte salve le condizioni di esclusione esplicitate nelle istruzioni applicative, possono beneficiare delle agevolazioni le PMI singole o associate, ivi comprese le loro cooperative e associazioni, iscritte come attive da almeno due anni dalla data di presentazione della domanda al registro delle imprese con la qualifica di “impresa agricola”, di “impresa ittica” ovvero di “impresa agromeccanica”. L’importo complessivo dei costi ammissibili per singola domanda di agevolazioni deve essere compreso tra 70.000 euro (10.000 euro per le PMI della pesca) e 500.000 euro.
Sono ammissibili alle agevolazioni i costi, al netto dell’IVA, per l’acquisto di macchine, di soluzioni robotiche, di sensoristica e di piattaforme e infrastrutture 4.0, per il risparmio dell'acqua e la riduzione dell'impiego di sostanze chimiche, nonché per l'utilizzo di sottoprodotti.
Il sostegno si concretizza in un contributo a fondo perduto con una aliquota variabile sulla somma dei costi ammissibili che è maggiorata, sulla base dei Regolamenti di esenzione ABER (aiuti all’agricoltura) e FIBER (aiuti alla pesca), per gli imprenditori giovani.
Pur essendo una attività “storica” dell’Istituto, lo strumento Generazione terra è stato innovato a partire dal 2023 prevedendo la possibilità di partecipazione anche per gli imprenditori già insediati.
La misura è quindi dedicata ai giovani (under 41) che intendono ampliare la superficie della propria azienda agricola, ovvero ai giovani con esperienza (under 41) o con il solo titolo di studio, senza esperienza (under 35), che intendono avviare un'iniziativa imprenditoriale in agricoltura in qualità di capo azienda (startupper). Essa si concretizza in un mutuo a tasso fisso o variabile, a scelta del proponente, di durata tra i 15 e i 30 anni a copertura del 100% del prezzo di acquisto dei terreni59 e, in tal senso, può essere dunque complementare alle risorse della PAC per il ricambio generazionale. Il valore massimo del finanziamento è di 1,5 milioni di euro per i giovani già insediati che intendono ampliare o consolidare la superficie della propria azienda60 e per i nuovi insediati con esperienza, ridotto a 500 mila euro per i nuovi insediati senza esperienza, ma con titolo di studio62. I giovani nuovi insediati (con e senza esperienza) possono inoltre accedere al premio di primo insediamento63, agevolazione che consiste in complessivi 70 mila euro da utilizzare a parziale abbattimento dell’importo della rata di mutuo, Il bando pubblicato nel 2023 ha previsto una dotazione complessiva di 60 milioni di euro; per il 2024 è prevista la riapertura dello sportello con una dotazione finanziaria di 80 milioni e con alcuni interventi finalizzati a semplificare e migliorare ulteriormente la misura.
La misura Più impresa è dedicata ai giovani (under 41) e alle donne, senza limiti di età, che intendono subentrare nella conduzione di un'azienda agricola o che sono già attivi in agricoltura da almeno due anni e intendono ampliare la propria impresa, migliorandone la competitività con un piano di investimenti finalizzato al raggiungimento di uno dei seguenti obiettivi:
· miglioramento del rendimento e della sostenibilità globale dell’azienda agricola, in particolare mediante una riduzione dei costi di produzione o miglioramento e riconversione della produzione;
· miglioramento dell’ambiente naturale, delle condizioni di igiene o del benessere degli animali, purché non si tratti di investimento realizzato per conformarsi alle norme dell’Unione Europea;
· realizzazione e miglioramento delle infrastrutture connesse allo sviluppo, all’adeguamento ed alla modernizzazione dell’agricoltura.
Il subentro consiste nella cessione di un’intera azienda agricola da parte di un’impresa cedente nei confronti di un’impresa a totale o prevalente partecipazione giovanile o femminile (beneficiaria).
La cessione deve implicare il trasferimento della responsabilità civile e fiscale dell'azienda in favore della impresa beneficiaria. Possono beneficiare delle agevolazioni le imprese, qualificate quali microimprese, piccole e medie imprese, in qualsiasi forma costituite, che presentino progetti per lo sviluppo o il consolidamento dell’azienda oggetto del subentro, attraverso iniziative nei settori della produzione, della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e della diversificazione del reddito agricolo. L'investimento complessivo del progetto, quale somma di quelli da effettuare nei settori della produzione agricola, della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e diversificazione del reddito agricolo, non può superare 1,5 milioni di euro, IVA esclusa e deve essere congruo in termini di dimensionamento di importi, e funzionale in termini di ciclo produttivo.
Le agevolazioni concedibili consistono:
· in un mutuo agevolato, a tasso zero, per un importo non superiore al 60% della spesa ammissibile della durata minima di 5 anni e massima di 10 anni, estendibile a 15 anni per i soli progetti di produzione agricola;
· in un contributo a fondo perduto fino al 35% della spesa ammissibile.
Per le attività di diversificazione del reddito agricolo il massimale delle spese in regime de minimis non potrà essere superiore a quanto previsto dal relativo Regolamento (UE). Il bando pubblicato nel 2023 ha visto 53 domande determinate positivamente per un contributo complessivo di 36 milioni di euro e un valore medio di circa 680 mila euro. Per il 2024 è prevista la riapertura dello sportello con 55 milioni di dotazione finanziaria.
Infine, la “Banca delle terre agricole” ha la finalità di costituire un inventario completo della domanda e dell'offerta dei terreni agricoli che si rendono disponibili anche a seguito di abbandono dell'attività produttiva e di prepensionamenti, raccogliendo, organizzando e dando pubblicità alle informazioni necessarie sulle caratteristiche naturali, strutturali ed infrastrutturali dei medesimi, nonché sulle modalità e sulle condizioni di cessione e di acquisto degli stessi. L’apertura della procedura competitiva avviene a seguito di avviso pubblico e sul sito istituzionale Ismea, nella sezione dedicata, viene riportato l’elenco dei terreni in vendita e il loro valore (base d’asta che subisce vari ribassi nel tempo). Qualunque soggetto può partecipare alla procedura competitiva purché non sussista una delle condizioni di esclusione previste dall’avviso. In caso di aggiudicazione, i giovani imprenditori agricoli possono rateizzare fino al 90% del prezzo di acquisto (100% meno il 10% del deposito cauzionale) ed il piano di ammortamento sarà sviluppato per un periodo massimo di trenta anni. Nelle prime sei edizioni di apertura dell’avviso di vendita della BTA sono stati assegnati complessivamente 340 terreni per oltre 11.300 ettari di superficie. La misura è stata molto utilizzata dai giovani con più della metà dei terreni e due terzi degli ettari che sono stati acquistati da under 41.
ii) La politica agricola comune (PAC)
I due interventi chiave della PAC sono il sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori, cui è destinato il 2% dei pagamenti diretti, pari a circa 352 milioni di euro per l'intero periodo di programmazione 2023-2027, e l'intervento di sviluppo rurale per l'insediamento dei giovani nelle imprese agricole, per il quale la spesa pubblica programmata nel quinquennio ammonta a circa 680 milioni di euro.
i) Occupazione agricola
Nel 2022 la componente più giovane (e cioè gli under 35) registra una crescita di 8 mila lavoratori su base annua, pari al 4,8%, raggiungendo le 183 mila unità. L’andamento dell’agricoltura, per questa fascia di età, è di poco inferiore a quello degli altri macrosettori economici e al totale economia, ma si rileva come di recente il settore delle costruzioni, fortemente sostenuto dai bonus edilizi, sia risultato più attrattivo, mettendo a segno una crescita dell’11% rispetto al 2021 e del 19% rispetto al periodo pre-pandemico. Se si estende l’analisi alla fascia di età fino a 40 anni, la crescita degli occupati agricoli appare ancora più marcata (+6,7% su base annua); le 290 mila unità per questa fascia di età rappresentano circa un terzo dei lavoratori agricoli totali e segnano un ritorno ai livelli pre-covid. In generale, in un contesto in cui la carenza di manodopera e di competenze è una delle maggiori preoccupazioni per l’agricoltura, dalla lettura dei dati del quinquennio 2018-22 emerge dunque una discreta capacità di attrazione dei giovani da parte del settore primario in termini lavorativi: +2,8% gli under 35 e +1,8% gli under 40.
(a cura del Servizio Commissioni)
Risoluzioni approvate
Risoluzione n. 8-00002: in merito alle iniziative da assumere per contrastare l'introduzione nell'etichettatura dei vini e delle birre di avvisi di rischi per la salute connessi al consumo di alcool |
Risoluzione n. 8-00016: sulle iniziative per l'eradicazione della peste suina dal territorio nazionale |
Risoluzione n. 8-00027 e della risoluzione n. 8-00028: sulle problematiche legate alla proliferazione del granchio blu nelle acque del Mar Adriatico |
Indagini conoscitive
Indagine conoscitiva sull'emergenza legata alla presenza del patogeno Xylella fastidiosa nella regione Puglia (in corso) |
Provvedimenti approvati
Proposte di legge di iniziativa parlamentare
Legge 28 febbraio 2024, n.24, recante “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura |
Legge 15 marzo 2024, n.36, recante “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile nel settore agricolo” |
Disegni di legge di iniziativa governativa
Legge 1 dicembre 2023, n. 172, recante Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali. |
Legge 4 luglio 2024, n. 102, recante Delega al Governo in materia di florovivaismo; |
Legge 19 aprile 2024, n. 59, recante Istituzione del premio di «Maestro dell'arte della cucina italiana». |
Decreti-legge esaminati in sede referente
Decreto-legge n. 63 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2024, n. 101, recante “Disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale”. |
Proposte di legge all’esame della XIII Commissione Agricoltura
C.165 Fornaro e Vaccari: disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’agricoltura contadina. Relatrice: Almici (FDI); |
C.167 Cattoi: Conferimento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano della facoltà di adottare, per la fauna carnivora, le misure di deroga previste dalla direttiva 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Relatore: Bruzzone (Lega); |
C. 329 Gadda: Disciplina dell’ippicoltura. Relatore: Davide Bergamini (Lega); |
C. 565 Nevi e abb., Disposizioni per la castanicoltura. Relatore: Nevi (FI-PPE) |
C. 701 Caretta, Disposizioni di semplificazione della disciplina del contratto di appalto in agricoltura. Relatore: Cerreto (FdI) |
C. 706 Ciaburro ed abb. Disposizioni per lo sviluppo del settore apistico. Relatrice: Ciaburro (FdI) |
C. 747 Pierro ed abb. Interventi per il settore ittico. Relatore: Gatta (FI-PPE) |
C. 788 Caretta ed abb., Disposizioni per la promozione e la valorizzazione dei prodotti e delle attività dei produttori di birra artigianale. Relatore: Cerreto (FdI) |
C. 80, Lucaselli, Disciplina dell'attività di enoturismo. Relatrice: Almici (FdI) |
C. 1029 Andreuzza, Disciplina dell’attività di guida professionale di pesca. Relatore: Pierro (Lega) |
C. 1375 Caretta, Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di istituzione degli istituti regionali per la fauna selvatica e di controllo delle specie dannose o invasive. Relatore: Cerreto (FdI) |
C. 1548 Bruzzone ed abb., Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Relatore: Bruzzone (Lega) |
C. 1794 Davide Bergamini, Istituzione dell’Albo nazionale delle imprese agromeccaniche e disciplina dell’esercizio dell’attività professionale di agromeccanico. Relatore: Pierro (Lega) |
C. 1806, approvata dal Senato, Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne. Relatore: Bruzzone (Lega) |
ATTI UE ESAMINATI
Piano d'azione dell'UE: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente COM(2023)102 final; Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle piante ottenute mediante alcune nuove tecniche genomiche, nonché agli alimenti e ai mangimi da esse derivati, e che modifica il regolamento (UE) 2017/625" |
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) 2021/2115 e (UE) 2021/2116 per quanto riguarda le norme sulle buone condizioni agronomiche e ambientali, i regimi per il clima, l'ambiente e il benessere degli animali, le modifiche dei piani strategici della PAC, la revisione dei piani strategici della PAC e le esenzioni da controlli e sanzioni
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ATTI DEL GOVERNO ESAMINATI
Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'anno 2022, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (5) |
Schema di decreto legislativo recante attuazione del regolamento (UE) 2021/2116 sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune e che abroga il regolamento (UE) n. 1306/2013, recante l'introduzione di un meccanismo sanzionatorio, sotto forma di riduzione dei pagamenti ai beneficiari degli aiuti della politica agricola comune (18) (Commissioni riunite II Giustizia e XIII Agricoltura) |
Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per l'anno 2023, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (64) |
Schema di decreto ministeriale recante la quota di destinazione del Fondo per lo sviluppo della produzione biologica. (68) |
Schema di decreto legislativo recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/4 relativo alla fabbricazione, all'immissione sul mercato e all'utilizzo di mangimi medicati, che modifica il regolamento (CE) n. 183/2005 e che abroga la direttiva 90/167/CEE (71) (Commissioni riunite XII Affari sociali e XIII Agricoltura) |
Schema di decreto legislativo di modifica e integrazione del decreto legislativo 17 marzo 2023, n. 42, in attuazione del regolamento (UE) 2021/2116 sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune e che abroga il regolamento (UE) n. 1306/2013, recante l'introduzione di un meccanismo sanzionatorio, sotto forma di riduzione dei pagamenti ai beneficiari degli aiuti della politica agricola comune (72) (Commissioni riunite II Giustizia e XIII Agricoltura) |
Schema di decreto legislativo recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 2018/848, relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, e alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625, relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l'applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari (73) |
Schema di decreto legislativo recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (CE) n. 1099/2009, relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento (78) |
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva di esecuzione (UE) 2022/2438, che modifica la direttiva 93/49/CEE e la direttiva di esecuzione 2014/98/UE, per quanto riguarda gli organismi nocivi regolamentati non da quarantena rilevanti per l'Unione sui materiali di moltiplicazione delle piante ornamentali, sui materiali di moltiplicazione delle piante da frutto e sulle piante da frutto destinate alla produzione di frutti. (156) |
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
Il 4 settembre è stata consegnata alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen la relazione finale del Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura nell'UE, intitolata "Una prospettiva condivisa per l'agricoltura e l'alimentazione in Europa", in cui sono illustrate le sfide e le opportunità del settore, seguita da una serie di raccomandazioni per le istituzioni dell’UE.
La Presidente si è impegnata a valutare tali raccomandazioni nella definizione di una “Visione per la competitività e la sostenibilità del settore agricolo”, che dovrebbe essere presentata nei primi 100 giorni del suo secondo mandato, la cui elaborazione è affidata al neo Commissario designato per l’Agricoltura e l’alimentazione Cristophe Hansen (vedi infra). Di fatto, numerose raccomandazioni del Dialogo strategico sono state riprese nella lettera di missione della Presidente al nuovo Commissario (vedi infra).
Il Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura dell’UE - anticipato da Ursula von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione del 2023 - è stato avviato nel gennaio 2024, anche a seguito delle proteste degli agricoltori, quale forum di confronto sulle prospettive dell’agricoltura nell’Unione europea.
Tra gennaio e agosto 2024 i partecipanti al dialogo si sono riuniti in 7 sessioni plenarie.
Sotto la presidenza del professor Peter Strohschneider, già Presidente della “Commissione per il futuro dell'agricoltura" del governo federale tedesco, vi hanno partecipato 29 portatori di interessi del settore agroalimentare, tra organizzazioni di agricoltori, cooperative, imprese e comunità rurali, organizzazioni non governative e rappresentanti della società civile, istituzioni finanziarie e mondo accademico.
La relazione, che riconosce al settore agroalimentare un ruolo essenziale, è incentrata sulle trasformazioni richieste per la sua sostenibilità economica, ambientale e sociale e alla competitività, nonché sul ruolo dei mercati, delle abitudini alimentari e dell'innovazione.
Le raccomandazioni contenute nella relazione si articolano su cinque pilastri:
· la necessità di adeguare la politica agricola comune (PAC) alla transizione verso sistemi alimentari più sostenibili e competitivi, nonchè di rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena del valore alimentare, l'accesso ai finanziamenti e il ruolo del commercio e delle norme internazionali;
· sostenere e promuovere sistemi agroalimentari e pratiche agricole sostenibili, anche nell'allevamento, promuovendo una maggiore consapevolezza sul benessere degli animali e la responsabilizzando e orientando i consumatori verso regimi alimentari sostenibili ed equilibrati;
· promuovere la resilienza del settore agricolo rispetto ai crescenti rischi economici e climatici, con particolare riferimento alla carenza di risorse idriche, rafforzando gli strumenti di gestione dei rischi e delle crisi, preservando i terreni agricoli, e sviluppando approcci innovativi in materia di selezione vegetale;
· promuovere la capacità attrattiva del settore, sostenendo il ricambio generazionale e la parità di genere e garantendo la necessaria tutela ai lavoratori;
· migliorare l'accesso a conoscenze, competenze e innovazione, anche sfruttando le opportunità offerte dalla digitalizzazione.
Tali linee guida sono sviluppate in 14 raccomandazioni:
· rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena del valore, anche incoraggiandoli a cooperare più efficacemente, ridurre i costi, aumentare l’efficienza e, sul versante del mercato, migliorare i prezzi e la redditività. A tal fine, la relazione richiede iniziative unionali e nazionali per rafforzare la competitività degli agricoltori e la filiera, aumentare la trasparenza della catena alimentare, sostenere la cooperazione e affrontare le pratiche commerciali sleali;
· adottare un nuovo approccio per la sostenibilità, mantenendo l’attuale normativa UE, ma migliorandone l’attuazione. In particolare, nella relazione si chiede di avviare un sistema comparativo armonizzato (benchmarking) per la filiera agroalimentare per la valutazione delle produzioni agricole, che consenta di valutare l’attività della singola azienda nel raggiungimento degli obiettivi. Tale sistema dovrebbe essere basato su obiettivi, principi e criteri comuni, strumenti di monitoraggio e verifica, metriche e indicatori comuni;
· rivedere la Politica Agricola Comune (PAC) per accelerare la transizione dei sistemi agroalimentari verso sostenibilità, competitività e redditività e per adeguarla al processo di allargamento dell'UE. La futura PAC dovrebbe avere tre obiettivi principali: (1) fornire un sostegno socio-economico agli agricoltori che ne hanno più bisogno; (2) promuovere un miglioramento ambientale, sociale e di benessere degli animali; (3) migliorare le condizioni delle aree rurali. Sulla base della redditività economica degli agricoltori, la PAC dovrebbe fornire agli agricoltori un sostegno al reddito mirato e finalizzato, tra l’altro, a prevenire l'abbandono delle aziende agricole, a contribuire a garantire agli agricoltori un reddito dignitoso, rivolgendosi, in particolare, alle piccole aziende agricole, ai giovani agricoltori, e a chi lavora in aree con vincoli naturali. Gli agricoltori dovrebbero essere ricompensati per i servizi eco-sistemici resi, incentivandoli a continuare con “pagamenti ambientali” superiori a quanto già previsto dalla normativa UE. Gli obiettivi dell'UE in termini di agricoltura e produzione alimentare, sviluppo rurale, neutralità climatica e ripristino della biodiversità dovrebbero, inoltre, essere adeguatamente finanziati con un budget dedicato. Le risorse finanziarie per le azioni ambientali e climatiche dovrebbero aumentare ogni anni nei due cicli successivi della PAC, a partire dall'attuale quota di bilancio per eco-schemi e gli strumenti agro-ambientali e climatici;
· finanziare la transizione attraverso un “Fondo temporaneo per una transizione giusta”, esterno alla PAC, e mobilitando risorse attraverso la collaborazione di pubblico e privato. Dovrebbe essere altresì adottato un quadro efficace per i prestiti bancari, nonché un’armonizzazione tra i vari regimi di finanziamento. La Banca europea per gli investimenti, che ha collocato l'agricoltura e la bioeconomia tra le sue priorità fondamentali per il periodo 2024-2027, dovrebbe attuare uno specifico piano di prestiti di gruppo per il settore;
· promuovere sostenibilità e competitività nella politica commerciale, riconoscendo il valore dell'agricoltura e dei prodotti alimentari europei nei negoziati commerciali internazionali, che dovrebbero essere condotti anche sulla base di valutazioni di impatto;
· favorire scelte sane e sostenibili. La Commissione europea e gli Stati membri dovrebbero adottare politiche sul versante della domanda per promuovere la disponibilità di regimi alimentari sani, equilibrati, a minore intensità di risorse, accessibili, convenienti e attraenti. Osservata una tendenza nell'UE verso una riduzione dei consumi di prodotti di origine animale e un maggiore interesse per le proteine di origine vegetale, nella relazione si ritiene fondamentale sostenere questa tendenza riequilibrando la disponibilità di opzioni a base vegetale e aiutando i consumatori ad accettare la transizione. La Commissione europea dovrebbe effettuare un riesame della legislazione UE in materia di etichettatura dei prodotti alimentari e valutare le misure vigenti in materia di commercializzazione di prodotti per bambini. Dovrebbero, inoltre, essere promosse politiche fiscali orientate alla convenienza di prodotti sostenibili. A livello nazionale, gli Stati membri dovrebbero garantire, attraverso politiche sociali e fiscali, l'accessibilità economica dei prodotti alimentari per fasce di consumatori a basso reddito. A livello unionale e nazionale, dovrebbe essere aggiornata la normativa in materia di appalti pubblici di alimenti sostenibili e promossa l’attività di banche alimentari e organizzazioni senza scopo di lucro;
· rafforzare le pratiche agricole sostenibili, garantendo in modo che il settore agroalimentare operi entro i limiti delle risorse naturali del pianeta e possa contribuire alla protezione e al ripristino del clima, degli ecosistemi e delle risorse naturali, compresi l'acqua, il suolo, l'aria, la biodiversità e i paesaggi. Raccomandazioni specifiche sono rivolte alla promozione dell'agrobiodiversità, alla riduzione dei fattori di produzione esterni (fertilizzanti minerali e i pesticidi), al miglioramento nella gestione dei nutrienti, alla decarbonizzazione dei concimi minerali e al biocontrollo. A livello nazionale e dell’UE, gli Stati membri e la Commissione europea dovrebbero continuare a sostenere la produzione biologica e le pratiche agricole agroecologiche. Nella relazione si chiede altresì l'istituzione di un Fondo per il ripristino della natura esterno alla PAC e dotato di risorse adeguate per aiutare agricoltori e gestori del territorio a ripristinare habitat e paesaggi naturali;
· ridurre le emissioni di gas a effetto serra in agricoltura con una combinazione di incentivi e prescrizioni, in particolare tramite: (1) l'istituzione di una metodologia per la contabilizzazione delle emissioni di gas a effetto serra e obiettivi specifici per i diversi tipi di agricoltura; (2) misure mirate e accesso agli investimenti per progredire verso gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti. Relativamente ai settori per i quali risulta più difficilmente attuabile il processo di decarbonizzazione, dovrebbero essere realizzate strategie territoriali sostenute da un “Fondo agricolo per una transizione giusta”. Si ritiene invece prematuro introdurre in agricoltura un sistema di scambio di quote di emissione per l'agricoltura sul modello dell’attuale ETS, la cui futura fattibilità attuabilità dovrebbe essere valutata dalla Commissione europea con le parti interessate e gli esperti;
· promuovere l'allevamento sostenibile. A tale scopo la relazione chiede che la Commissione elabori una strategia sull'allevamento basata su solide basi scientifiche e sulla consultazione di tutte le parti interessate che preveda sostegno finanziario e investimenti, per l’adozione di soluzioni tecnologiche per la riduzione delle emissioni e di approcci innovativi in materia di economia circolare. Nei settori ad alta concentrazione di bestiame, le soluzioni a lungo termine dovrebbero essere sviluppate e finanziate a livello locale utilizzando il “Fondo agroalimentare per una transizione giusta”. Si ritiene, inoltre, necessario rivedere la legislazione in materia di benessere degli animali e adottare un nuovo quadro normativo per un sistema di etichettatura relativo al benessere degli animali a livello dell'UE;
· preservare e gestire meglio i terreni agricoli. Si chiede alle istituzioni dell’UE e agli Stati membri di stabilire un obiettivo giuridicamente vincolante di "non consumo netto di suolo entro il 2050". Alla Commissione europea si chiede di istituire un Osservatorio europeo per i terreni agricoli e di promuovere, anche con investimenti, l'adattamento dell'agricoltura ai cambiamenti climatici e ambientali per progredire verso un'agricoltura resiliente alla carenza di risorse idriche e a minore intensità di risorse. In tale ambito, si ritiene necessario promuovere l’innovazione nella selezione vegetale, per mantenere le rese in condizioni climatiche sempre più difficili;
· promuovere la gestione dei rischi e delle crisi tramite politiche di sostegno per ridurre le attuali dipendenze da fattori produttivi critici, e un nuovo approccio nella gestione dei rischi basato sulla prevenzione e sull’ adattamento a livello di singola azienda, e su investimenti e assicurazioni agricole accessibili agli agricoltori. Si ritiene, inoltre, debbano essere riviste le norme vigenti sulla riserva agricola per affrontare meglio eventi eccezionali e catastrofici;
· migliorare la capacità attrattiva del settore favorendo il ricambio generazionale, agevolando la mobilità fondiaria, garantendo un sostegno finanziario adeguato, garantendo condizioni di lavoro socialmente eque, aumentando le competenze, migliorando le opportunità di lavoro, affrontando le disuguaglianze di genere. Si propone, inoltre, l’istituzione di un contratto rurale europeo;
· migliorare, anche grazie a partenariati pubblico-privato e a maggiori investimenti nella ricerca, l’accesso alla conoscenza, all'innovazione e alla tecnologia, fondamentali per la transizione del settore, e promuovere il ricorso alla digitalizzazione;
· cambiare la governance e promuovere una nuova cultura della cooperazione tra gli attori dell’agroalimentare e le istituzioni. A tal fine si propone la costituzione da parte della Commissione europea di un Comitato europeo per l'agroalimentare (European Board on Agri-food — EBAF) esteso anche alla società civile e a rappresentanti del mondo della scienza. Infine, si sottolinea l’esigenza di limitare gli oneri burocratici superflui, approfondire le valutazioni d'impatto e garantire, per quanto possibile, processi politici e decisionali inclusivi.
Orientamenti e obiettivi delle politiche agricole della Commissione europea 2024-2029
Le raccomandazioni dovrebbero essere valutate dalla nuova Commissione europea nella definizione di una “Visione per l’agricoltura e l’alimentazione”. La presentazione di tale progetto è stata annunciata da Ursula von der Leyen con gli orientamenti politici della Commissione europea 2024-2029 illustrati lo scorso 18 luglio al momento della sua elezione.
Relativamente alle politiche agricole, tra gli obiettivi chiave enunciati dalla Presidente figurano: 1) una retribuzione adeguata ed equa per gli agricoltori; 2) il sostegno alla competitività dell’intera catena del valore del settore agroalimentare; 3) la tutela della sovranità alimentare europea.
In tale contesto diviene, quindi, fondamentale la ricerca di un equilibrio tra incentivi, investimenti e regolamentazione nel bilancio dell’UE e nella Politica agricola comune, al fine di evitare oneri burocratici eccessivi e garantire un riconoscimento agli agricoltori che lavorano in modo sostenibile e nel rispetto della natura, preservando gli ecosistemi e contribuendo alla decarbonizzazione dell’economia europea e al raggiungimento della neutralità climatica nel 2050.
La Presidente ha riconosciuto il ruolo essenziale dell’agricoltura nell’assicurare la sicurezza e l’accessibilità dell’approvvigionamento alimentare e ha dichiarato che la prossima Commissione intende sostenere la competitività della catena agroalimentare e promuovere la sovranità alimentare europea attraverso investimenti e innovazione in fattorie, cooperative, imprese agroalimentari e nelle piccole e medie imprese del settore, correggendo gli squilibri attuali, rafforzando la posizione degli agricoltori e offrendo loro maggiore tutela dalle pratiche commerciali sleali.
Il 17 settembre la Presidente von der Leyen ha designato quale Commissario per l’agricoltura e l’alimentazione Cristophe Hansen (già Presidente della Commissione per l’ambiente, il clima e la biodiversità del parlamento lussemburghese e membro del Parlamento europeo).
Nella lettera di missione von der Leyen affida al commissario designato obiettivi che riprendono in larga misura le raccomandazioni, espressamente richiamate, del Dialogo strategico:
· rafforzare la competitività, resilienza e sostenibilità del settore agroalimentare, anche sulla base di tali raccomandazioni;
· elaborare la richiamata “Visione per l’Agricoltura e l’alimentazione”;
· rivedere la PAC, anche per rimodulare il sostegno in favore degli agricoltori in condizioni di maggiore bisogno e per promuovere la prosperità delle zone rurali, nonché semplificare l’attuale impianto normativo in un nuovo equilibrio tra incentivi, investimenti e disciplina;
· assicurare un reddito equo e adeguato agli agricoltori, rafforzandone la posizione nella catena del valore alimentare e proteggendoli da pratiche commerciali sleali, soprattutto garantendo loro di non essere costretti a vendere al di sotto dei costi di produzione;
· introdurre un nuovo sistema comparativo europeo (benchmarking) per la valutazione dei progressi verso la sostenibilità, come raccomandato dal Dialogo strategico”;
· presentare una “Strategia per il ricambio generazionale in agricoltura”;
· cooperare allo sviluppo di strumenti adeguati per la preparazione ai rischi climatici e presentare una “Strategia per la resilienza idrica”;
· rafforzare la sovranità alimentare europea, riducendo le importazioni di fattori produttivi critici;
· cooperare alla revisione delle politiche dell’UE nella prospettiva del suo allargamento.
(a cura dell’Osservatorio di Politica internazionale)
La sicurezza alimentare riguarda un insieme di fattori sociali, economici, politici ed ecologici che determinano la disponibilità di cibo, il suo accesso, il suo utilizzo, la sua vulnerabilità e la sua qualità. I livelli di analisi quando si esamina la sicurezza alimentare, quindi, non possono che essere plurimi: individuale, di nucleo familiare, di comunità, nazionale, internazionale e globale. Quando si parla di sicurezza alimentare è utile distinguerla da un concetto sempre più spesso citato e a cui molti paesi, soprattutto del Sud del mondo, fanno sovente riferimento come obiettivo di policy e come valore di riferimento, ovvero la sovranità alimentare.
Quali sono le principali differenze tra sicurezza e sovranità alimentare?
La sovranità alimentare è un concetto sviluppato da La Via Campesina, il Movimento internazionale dei contadini, e portato all’attenzione mondiale dal World Food Summit del 1996. La Via Campesina, in netto contrasto con l’approccio neoliberale allo sviluppo economico anche nel settore agro-alimentare, definisce la sovranità alimentare come il diritto delle persone e dei paesi di definire le proprie politiche agricole e alimentari[2]. Gli aspetti che include sono: la priorità delle produzioni agricole locali, il diritto dei contadini di produrre il cibo e il diritto dei consumatori di decidere cosa consumare, il diritto dei paesi di proteggersi da fluttuazioni dei prezzi agricoli e da prezzi dei beni alimentari importati eccessivamente bassi, partecipazione degli agricoltori alle decisioni che riguardano il settore, riconoscimento dei diritti delle donne impegnate in attività agro-alimentari[3].
Le differenze rispetto alla sicurezza alimentare sono significative: la sicurezza alimentare riconosce il cibo come un diritto umano fondamentale, ma non ha come obiettivo quello di difendere le condizioni oggettive necessarie per produrre cibo, e non si chiede chi produce cibo, con quali processi, dove e per quali compratori. Guardando al tema attraverso le lenti della sicurezza alimentare si può correre il rischio di guardare a chi riceve assistenza alimentare come un soggetto passivo.
La sovranità alimentare invece ha come punto di partenza non l’individuo ma le comunità locali, considerate attori principali nella lotta contro la povertà e la fame. Ha una visione prescrittiva in cui si chiede alle comunità locali di produrre e consumare cibi localmente prodotti prima di commerciarne il surplus, si invocano riforme agrarie e gestione collettiva delle terre e si difende il diritto dei contadini di usare, proteggere e scambiare sementi[4]. Se la sicurezza alimentare ha un’ottica concentrata sul rispondere alle emergenze umanitarie e alimentari, a “salvare vite e trasformarle”, come da motto del World Food Programme, la sovranità alimentare è un approccio che sposta l’attenzione sulla trasformazione dell’economia e delle relazioni tra stati e cittadini, così come tra stati esportatori di cibo e stati importatori a livello internazionale. L’ambizione di trasformazione globale, a livello economico e sociale, che sta alla base del concetto di sovranità alimentare ne limita l’applicabilità da parte di singoli governi e organizzazioni internazionali.
La nozione di sicurezza alimentare, che parte da un’analisi di ciò che esiste e sulla base di dati identifica priorità e suggerisce modalità di intervento, si è prestata con più successo a traduzioni applicative ed è stata resa operativa da parte di attori umanitari internazionali.
La nozione di sicurezza alimentare riceve un primo riconoscimento giuridico con la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Durante la seconda guerra mondiale, si erano registrati 18 milioni di morti causati dall’insicurezza alimentare e da carestie, e la guerra aveva anche distrutto sistemi di produzione alimentare in Europa e Asia. Era chiaro che, una volta finita la guerra, la ri-organizzazione dei sistemi alimentari sarebbe stata una priorità. Gli Stati Uniti, maggiore produttore e esportatore di beni alimentari, favorirono questa politica. La nozione di sicurezza alimentare fu poi ripresa nel 1966 nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Fu nel 1974 che il concetto di sicurezza alimentare trovò spazio nella Dichiarazione Universale sullo Sradicamento della Fame e della Malnutrizione. A metà degli anni Settanta, le discussioni sui problemi alimentari globali si concentravano sulla dimensione della disponibilità del cibo. In altre parole, si focalizzava l’attenzione sulla necessità di produrre risorse alimentari sufficienti per garantire la stabilità dei prezzi alimentari a livello nazionale e internazionale, ed evitare crisi alimentari. Nel Summit mondiale del 1974, riflettendo questa sensibilità, la sicurezza alimentare venne definita come segue: “La disponibilità in qualsiasi momento di risorse alimentari di base adeguate per sostenere un’espansione costante dei consumi alimentari e compensare fluttuazioni della produzione e dei prezzi”[5].
Nel 1983, la FAO ampliò il concetto, includendo la dimensione dell’accesso da parte delle persone vulnerabili alle risorse alimentari necessarie, bilanciando domanda e offerta nell’equazione della sicurezza alimentare. Si aggiunse infatti la dicitura “fare in modo che tutte le persone in qualsiasi momento abbiano accesso sia fisico che economico ai beni alimentari di base di cui necessitano”[6].
Nel 1994, il Rapporto sullo Sviluppo Umano delle Nazioni Unite promosse la sicurezza umana e gli aspetti che la compongono, tra cui la sicurezza alimentare. Il concetto è strettamente collegato alla prospettiva dei diritti umani allo sviluppo, che hanno a loro volta ulteriormente influenzato il dibattito sulla sicurezza alimentare[7].
Più di recente, la norma è stata ri-affermata e rafforzata dalla Dichiarazione di Roma pronunciata in occasione del Summit Globale Alimentare del 1996. In quell’occasione si definì l’obiettivo di garantire la sicurezza alimentare universale con il semplice ma potente messaggio “food for all people, at all times”. In realtà il concetto veniva reso ancora più completo, come dimostra la definizione elaborata: “La sicurezza alimentare, che sia a livello individuale, di nucleo familiare, nazionale, regionale e globale, quando tutte le persone, in qualsiasi momento, hanno accesso sia fisico che economico a quantità di cibo, sicuro e nutriente, che risponde ai loro bisogni nutrizionali e alle loro preferenze alimentari per poter godere di una vita attiva e in salute”[8].
Questa definizione è stata ripresa e ribadita nel 2009, con la Dichiarazione del Summit mondiale alimentare[9].
Se quindi è corretto sostenere che esiste un ampio e consolidato consenso a livello internazionale in merito a cosa sia da intendersi quando si parla di sicurezza alimentare, in un’accezione ampia che si concentra anche sulla domanda e che concettualizza la sicurezza alimentare come un diritto umano individuale, che la comunità internazionale si impegna a far rispettare, nei fatti, gli obiettivi di policy internazionali si sono concentrati sulla riduzione e l’eliminazione della povertà e sull’eliminazione o la riduzione della fame. Inoltre, per alcuni decenni, istituzioni internazionali come la Banca Mondiale hanno identificato nella povertà la causa principale dell’insicurezza alimentare, seguendo un’analisi economica convenzionale. La conseguenza, in termini di raccomandazioni di policy, era che si riteneva che attraverso politiche di sviluppo mediate dai mercati internazionali si sarebbe ridotta la povertà e così l’insicurezza alimentare, prestando scarsa attenzione ad altri fattori causali (drivers) specifici che possono generare insicurezza alimentare.
Sono serviti alcuni decenni ad alcune organizzazioni internazionali per includere nella loro analisi sull’ insicurezza alimentare fattori non-economici come i conflitti o gli shock climatici[10]. Oggi invece entrambi questi fattori sono regolarmente tenuti in considerazione nelle analisi previsionali sui trend dell’insicurezza alimentare.
Il Summit Mondiale alimentare del 1996 aveva già dichiarato come obiettivo prioritario quello di dimezzare il numero di persone in stato di insicurezza alimentare entro il 2015. Ma basti anche ricordare l’Agenda per lo sviluppo sostenibile, adottata nel 2015, che prometteva di “non lasciare indietro nessuno”, e il cui secondo obiettivo era la sicurezza alimentare. “End Hunger and malnutrition” è infatti il secondo degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030.
Nel tempo anche il concetto della sicurezza alimentare si è evoluto. A metà degli anni Settanta, grazie alla definizione e concettualizzazione offerta dalla FAO, si riteneva che la sicurezza alimentare si basasse su quattro pilastri: disponibilità (avere sufficienti quantità di cibo a disposizione), accesso (risorse economiche sufficienti e disponibilità del cibo sul mercato), utilizzo (capacità di preparare diete alimentari che garantiscano cibi nutrienti e sani) e stabilità nel mantenimento delle tre condizioni precedenti nel corso del tempo[11].
La disponibilità si riferisce alla presenza fisica di derrate alimentari in un dato paese e dipende dall’offerta di cibo; l’accesso al cibo dipende invece dal reddito e da quanto è economico o meno un bene alimentare e infine l’utilizzo del cibo si riferisce all’uso del cibo da parte di un nucleo familiare e alla capacità dell’individuo di assorbire le sostanze nutritive di quel cibo.
Nel tempo altre dimensioni sono state aggiunte alle precedenti quattro, in particolare agency e sostenibilità. Coerentemente, il diritto al cibo è stato riconosciuto come centrale per la sicurezza alimentare[12]. Sia il mettere l’individuo al centro (agency) che la sostenibilità implicano che le politiche e le pratiche in ambito di sicurezza alimentare devono combattere disuguaglianze strutturali, ingiustizie ed esclusione dai sistemi alimentari. Si tratta di un approccio basato sui diritti umani che attraversa tutte e sei le dimensioni della sicurezza alimentare, viste come un elemento essenziale del diritto individuale e collettivo di vivere una vita degna e piena[13].
Al contrario, l’insicurezza alimentare è una condizione in cui le persone non hanno accesso fisico, sociale e economico a risorse alimentari sufficienti e nutrienti in grado di garantire loro una dieta adeguata per svolgere una vita sana e attiva[14].
Come si misura l’insicurezza alimentare?
L’insicurezza alimentare è classificata secondo diversi sistemi e metodi di analisi. Quello considerato come standard di riferimento è l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), creato nel 2004 dalla FAO nel contesto delle attività in Somalia. L’IPC è un’iniziativa multi-partner, condotta da soggetti che condividono e producono insieme in maniera consensuale analisi sulla sicurezza alimentare e la nutrizione in un dato paese. Partecipano agenzie delle Nazioni Unite, governi, ONG, associazioni della società civile, studiosi. Il risultato è un’analisi che determina la gravità e l’ampiezza dell’insicurezza alimentare sia acuta che cronica, così come della malnutrizione in un dato paese, secondo standard scientifici rigorosi e internazionalmente riconosciuti. Lo scopo principale è quello di fornire ai decisori politici un’analisi fattuale (e fondata su un consenso trasversale) su situazioni di insicurezza alimentare e malnutrizione, per facilitare sia risposte di emergenza alle crisi che pianificazione di medio e lungo periodo. Le organizzazioni internazionali umanitarie si attivano a partire dalla fase “crisi”, la terza fase, in cui i nuclei familiari hanno iati nei consumi alimentari oppure riescono a malapena a raggiungere i bisogni nutrizionali di base, ma intaccando beni e risorse che servono per la sopravvivenza. La categoria più grave identificata da IPC è la fase 5 (“catastrofe”), che viene identificata quando almeno un nucleo familiare su 5 ha (o è molto probabile che abbia) una situazione di grave carenza di cibo. La classificazione come carestia è molto restrittiva e difficile da produrre e tiene in considerazione molti indicatori: sicurezza alimentare, nutrizione, trasformazione nei mezzi di sostentamento e mortalità. Secondo l’IPC, il rischio di carestia è una dichiarazione che riflette il possibile ulteriore peggioramento della situazione rispetto allo scenario più probabile che ci si attende nel periodo stimato. La dichiarazione di rischio di carestia viene fatta se si ritiene che il peggior scenario abbia una probabilità reale di concretizzarsi, nonostante non sia considerato come lo scenario peggiore, e nonostante non sia una classificazione dell’IPC.
FIGURA 7 – IPC/CH DESCRIZIONE DELLA FASE DI INSICUREZZA ALIMENTARE ACUTA E OBIETTIVI DI RISPOSTA
Alcuni nuclei familiari possono essere in situazione di “catastrofe” (IPC/CH fase 5) anche se le aree nel loro complesso non sono classificate come in situazione di “carestia” (IPC/CH fase 5). Data la gravità e le implicazioni della classificazione come situazione di “carestia”, è stato sviluppato uno specifico protocollo IPC e particolari considerazioni vengono proposte a riguardo nel Manuale tecnico 3.1 dell’IPC
Un sistema che segue modalità molto simili all’IPC ma si applica ad altri paesi (in particolare a molti paesi del continente africano) è il Cadre Harmonisé (CH), in uso dal 2013. Anche alle analisi prodotte dal CH partecipano stati, ONG, società civile, agenzie internazionali, e anche in questo caso i risultati sono principalmente indirizzati ai decisori politici. Il Cadre Harmonisé prende in considerazione dati sul clima, agricoltura, allevamenti, pesca, idrologia, economie familiari, modalità di consumo alimentare, rischi di disastro, conflitti, migrazioni, mercati, assistenza umanitaria, salute, nutrizione, genere. Tramite un approccio meta-analisi in cui vengono inseriti tutti questi dati, il CH usa le conoscenze empiriche esistenti per classificare la gravità dell’insicurezza alimentare acuta. Anche questo approccio si basa sul consenso tra gli attori che vi partecipano e che analizzano non soltanto i dati esistenti ma come potenziali shock potrebbero avere un impatto su sicurezza alimentare e nutrizione.
Nella tabella che segue sono indicati in blu i paesi per quali esiste una classificazione IPC e in verde quelli per cui si segue il Cadre Harmonisé.
TABELLA 2 – PAESI
(A cura del Servizio Rapporti internazionali)
Il concetto di sicurezza alimentare implica che tutte le persone, in ogni momento, abbiano accesso fisico, sociale ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente che soddisfi le loro preferenze alimentari e le esigenze dietetiche per una vita attiva e sana. Molti studi, tuttavia, evidenziano che nei prossimi decenni, il cambiamento climatico, la crescita della popolazione globale, la volatilità dei prezzi alimentari e i conflitti eserciteranno una pressione significativa sulla sicurezza alimentare.
Secondo l’ultimo rapporto sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (SOFI)[15], nel 2023 circa 733 milioni di persone hanno sofferto la fame, ovvero 1 persona su 11 a livello globale e 1 su 5 in Africa. Secondo l’ultimo rapporto sugli hunger hotspot dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e il Programma Alimentare Mondiale (WFP) l’insicurezza alimentare acuta probabilmente peggiorerà ulteriormente in 20 paesi definiti punti caldi della fame(hunger hotspot). Mali, Palestina, Sud Sudan e Sudan restano al livello di massima preoccupazione. A questi si è aggiunta Haiti. Preoccupano anche Ciad, Repubblica Democratica del Congo (province orientali), Myanmar, Repubblica Araba di Siria e Yemen. Tutti questi hotspot hanno un numero elevato di persone che si trovano ad affrontare, o si prevede che si troveranno ad affrontare, livelli critici di insicurezza alimentare acuta. A questi si aggiungono Repubblica Centrafricana, Libano, Mozambico, Nigeria, Sierra Leone e Zambia, Burkina Faso, Etiopia, Malawi, Somalia e Zimbabwe.
Stando al Rapporto globale sulle crisi alimentari del WFP di aprile 2024, tra i principali fattori di crisi alimentare vi sono l’intensificarsi dei conflitti e dell’insicurezza, gli impatti degli shock economici e gli effetti degli eventi meteorologici estremi.
La violenza armata e i conflitti rimangono le cause principali dell’insicurezza alimentare acuta. In queste situazioni, gli sfollamenti, la distruzione dei sistemi alimentari e il ridotto accesso umanitario rischiano di peggiorare la disponibilità e l’accesso al cibo. In questo contesto, i previsti aumenti dei costi di trasporto e di assicurazione, a causa della crisi del Mar Rosso, faranno aumentare il costo[16] degli alimenti di base e di altre importazioni.
Determinanti anche gli eventi meteorologici estremi. Nel 2023, il mondo ha vissuto il suo anno più caldo mai registrato e gli shock legati al clima hanno avuto un impatto sulle popolazioni, con gravi episodi di inondazioni, tempeste, siccità, incendi ed epidemie di parassiti e malattie.
Gli shock economici hanno colpito principalmente 21 paesi, dove circa 75 milioni di persone si sono trovate ad affrontare alti livelli di insicurezza alimentare acuta, a causa della loro elevata dipendenza dalle importazioni di cibo e input agricoli, e di persistenti sfide macroeconomiche, tra cui il deprezzamento della valuta, i prezzi elevati e gli alti livelli di debito.
La campagna del WFP
La recente campagna del World Food Programme enuncia che: “Non c’è sicurezza globale senza sicurezza alimentare. La sicurezza alimentare è vitale per la sicurezza e la prosperità globale”. Tuttavia, povertà, conflitti e cambiamenti climatici rendono sempre più difficile l’accesso al cibo per milioni di persone. Dare priorità alla sicurezza alimentare globale può emancipare comunità, sostenere l’uguaglianza di genere e sbloccare il potenziale umano. In caso contrario, ci troveremo ad affrontare fame, malnutrizione e minacce alla pace globale e alla crescita economica. Il WFP esorta quindi i leader del G7 ad un’azione urgente per garantire la sicurezza alimentare per tutti.
Questa azione urgente richiede tra l’altro, di:
§ affrontare i rischi climatici e fornire supporto prima che si verifichino i disastri;
§ finanziare programmi di adattamento climatico;
§ proteggere le persone dai rischi; migliorare la produttività agricola;
§ impegnarsi in sforzi diplomatici per porre fine ai conflitti in tutto il mondo, riconoscendo che il conflitto è il principale motore dell’insicurezza e dell’instabilità alimentare.
§ assicurare il commercio e l’esportazione tempestiva di prodotti agroalimentari per interventi umanitari.
§ Prevenire la carestia nelle emergenze alimentari più acute, come nella Repubblica Democratica del Congo, nella Striscia di Gaza e in Sudan.
G7 e sicurezza alimentare
Il tema della sicurezza alimentare è stato uno dei temi su cui il G7 ha concentrato la propria attenzione negli ultimi anni. Nel 2009, nel Vertice G7 de L’Aquila a presidenza italiana, venne lanciata l’iniziativa dell’Aquila sulla sicurezza alimentare (L’Aquila Food Security Initiative). Il tema della sicurezza alimentare è stato ripreso anche nel Vertice G7 del 2017 ospitato dall’Italia ed è uno dei temi della presidenza italiano del G7 del 2024.
A Capri, in occasione del G7 ministeriale (G7 Foreign Ministers’ Meeting) (19 aprile 2024) i Ministri degli esteri hanno affrontato il tema, esprimendo preoccupazione per la crescente insicurezza alimentare e malnutrizione derivanti dall’impatto combinato del cambiamento climatico, della perdita e del degrado degli ecosistemi, del numero crescente di conflitti, delle pressioni inflazionistiche e del ridotto spazio fiscale in molte economie in via di sviluppo. Si sono impegnati in particolare ad affrontare, insieme ai loro partner, il peggioramento della crisi alimentare che colpisce alcune parti dell’Africa, nella consapevolezza che rafforzare la resilienza dei sistemi agroalimentari è necessario per affrontare efficacemente l’insicurezza alimentare e la malnutrizione.
I Ministri hanno riaffermato la loro intenzione di aumentare gli investimenti per costruire sistemi alimentari più resilienti e sostenibili, nello spirito della Roadmap for Global Food Security-Call to Action e della Call to Action for Accelerated Food Systems Transformation del Segretario Generale delle Nazioni Unite, redatta all’ONU Food Systems Summit +2 tenutosi nel luglio 2023 a Roma. Hanno ricordato la Dichiarazione d’azione di Hiroshima per una sicurezza alimentare globale resiliente, pubblicata dai leader del G7 e dai paesi invitati, riaffermando inoltre il loro sostegno alla Dichiarazione del G20 di Matera sulla sicurezza alimentare, la nutrizione e i sistemi alimentari, e all’Alleanza globale del G7 per la sicurezza alimentare. Il G7 è impegnato per il successo del prossimo Summit di Parigi sulla Nutrizione per la Crescita nel 2025 e riconosce l’importanza della collaborazione con le agenzie FAO, IFAD e PAM, con sede a Roma, e del ruolo svolto dal Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale come piattaforma inclusiva e multilaterale per lavorare solidalmente sulla sicurezza alimentare e sulla nutrizione.
Al Vertice G7 di Borgo Egnazia (13-15 giugno 2024) i leader hanno riaffermato l’impegno ad affrontare la crescente crisi globale della sicurezza alimentare e della nutrizione, aggravata dalla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina anche attraverso il lancio della Apulia Food Systems Initiative per garantire a tutte le persone il diritto a un’alimentazione adeguata nella consapevolezza del nesso tra sistemi climatici e alimentari. Si sottolinea che l’iniziativa prevede un raccordo con tutti i soggetti coinvolti e con i vari organismi e gli impegni già assunti e in vista del Summit di Parigi sulla Nutrizione per la Crescita nel 2025. E’ indicato un impegno ad agire su più fronti (compreso quello infrastrutturale anche grazie al G7 Partnership for Global Infrastructure and Investment PGII e al Piano Mattei per l’Africa) e ad utilizzare molteplici strumenti tra cui quello finanziario (come finanziamenti a risposta rapida in previsione di gravi crisi alimentari, coinvolgendo anche capitali privati) o intervenendo sulla formazione delle risorse umane per colmare le lacune educative degli agricoltori e degli imprenditori agricoli. Si sottolinea inoltre le sinergie tra l’AFSI, l’Alleanza globale per la sicurezza alimentare e la “Alleanza globale contro la fame e la povertà” del G20, oltre che un’azione coordinata con e tra le agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma e il più ampio sistema delle Nazioni Unite, e altre organizzazioni pertinenti, inclusa l’Unione Africana. Si reitera il sostegno al settore agricolo ucraino, ritenuto cruciale per l’offerta di cibo a livello mondiale e in particolare per le nazioni più vulnerabili. “Chiediamo pertanto che siano garantite consegne senza ostacoli di cereali, prodotti alimentari, fertilizzanti dall’Ucraina attraverso il Mar Nero e ricordiamo l’importanza delle corsie di solidarietà dell’UE e dell’iniziativa Grain from Ukraine del presidente Zelenskyy”. I leader del G7 hanno ribadito poi il proprio supporto agli Stati del Sud globale per il raggiungimento dei Sustainable Development Goals (SDGs) e si sono impegnati affinché la Banca Mondiale si appresti a svincolare 70 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni al fine di ridurre la povertà e per far fronte alle sfide globali.
(A cura dell’Osservatorio di Politica internazionale)
Quanto accade nel continente africano deve suscitare crescente attenzione nel nostro Paese, per diverse ragioni. In primis, le spinte migratorie verso le coste italiane continuano a provenire in larga parte dal continente africano. Nel 2022, oltre un terzo delle persone che hanno fatto ingresso in Italia via mare era di nazionalità egiziana o tunisina, mentre nel 2023 è tornata ad essere quantitativamente importante l’immigrazione dai paesi dell’Africa sub-sahariana.
Gli arrivi totali sono stati 160.000 nel corso del 2023 lungo la rotta marittima del Mediterraneo, segnando un aumento del 47% rispetto all’anno precedente. In particolare, la Guinea (paese di poco più di 13 milioni di abitanti situato in Africa occidentale) rappresenta la nazionalità da cui prevengono i flussi maggiori. Da questa località, nel solo 2023, sono partite e arrivate poco più di 18.000 persone. Seguono la Tunisia (17.300 persone), la Costa d’Avorio (16.000 persone) e il Bangladesh, con circa 12.000 persone giunte nel corso dell’anno sulle coste italiane[17].
FIGURA 19 – ARRIVI IN ITALIA
Fonte: Open Polis, gennaio 2024
In termini di diplomazia alimentare, l’Italia negli ultimi anni ha notevolmente investito sulla sua azione internazionale, non solo con la creazione di una figura dedicata, un diplomatico di carriera con rango di Ambasciatore che è l’Inviato Speciale per la sicurezza alimentare, l’Ambasciatore Stefano Gatti, ma mettendo in stretta connessione la sicurezza alimentare con la diplomazia climatica e inquadrando nell’Africa il continente di azione prioritaria per l’azione esterna italiana in questi ambiti.
L’attivismo diplomatico italiano in materia di sicurezza alimentare si è dispiegato con l’organizzazione di importanti summit in Italia e un costante coordinamento dell’Inviato Speciale con le agenzie alimentari ONU basate a Roma.
FIGURA 20 – Iniziative con la partecipazione dell’Inviato Speciale per la Sicurezza Alimentare italiano dal 2021 al 2023
Fonte: presentazione fornita dall’Inviato Speciale, Amb. Gatti
L’Italia non guarda all’Africa solo con strumenti diplomatici, né solo in termini di paesi d’origine per i flussi migratori, ma in prospettiva complessa e articolata attraverso almeno cinque pilastri di cooperazione e sviluppo congiunto. Questi formano l’asse del Piano Mattei, che il Governo italiano ha illustrato a Roma in occasione del Summit Italia-Africa del 28-29 gennaio 2024. Le cinque aree di interesse comprendono istruzione e formazione, agricoltura, salute, energia, acqua. Di queste, almeno due – agricoltura e acqua – riguardano direttamente la sicurezza alimentare del continente africano. Il governo italiano punta a collaborare con i governi africani interessati al fine di aumentare la coltivabilità delle terre, sviluppare le filiere agro-alimentari tramite agricoltura familiare, promuovere l’agricoltura integrata resiliente ai cambiamenti climatici e preservare le foreste. Gli interventi avranno come obiettivo quello di aumentare la sicurezza alimentare in tutta l’Africa, partendo da alcuni progetti pilota, con l’ambizione di contribuire a ridurre il problema endemico della malnutrizione[18]. L’iniziativa ad ampio raggio del governo italiano, con il sostegno europeo e la possibile sinergia con il progetto europeo di infrastrutture in Africa “Global Gateway”, per la prima volta mette al centro della politica estera italiana il continente africano con un approccio multi-dimensionale che punta sul coinvolgimento di attori privati per attivare forze economiche e sociali autoctone.
Il continuo deterioramento della sicurezza alimentare in molti paesi africani, i perduranti conflitti, l’escalation della violenza contro i civili in molti di questi contesti hanno sicuramente influito nel mettere al centro dell’azione politica dei prossimi anni un continente la cui crescita demografica attuale e attesa inciderà in modo fondamentale sugli equilibri politici e sociali globali. Ad oggi, nonostante la crescita economica, l’Africa centrale e occidentale hanno raggiunto livelli record di insicurezza alimentare, in larga misura causata da conflitti.
In gran parte di questi paesi, i conflitti tra gruppi armati non-statali e forze armate nazionali provocano vittime civili e alti numeri di sfollati interni. Anche il numero di rifugiati, che dai paesi del Sahel centrale cercano salvezza nei paesi limitrofi, è in costante aumento. In soli sei mesi, il numero di persone che sono fuggite dal Sahel centrale (Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad) e in cerca di rifugio in uno dei quattro paesi del golfo di Guinea è quasi quadruplicato, passando da 30.000 a gennaio 2023 a 110.000 in giugno 2023[19]. Lo svuotamento di interi villaggi, la fuga di milioni di persone da zone considerate pericolose, la azioni di assedio perseguite da parte di alcuni di questi gruppi violenti per esercitare controllo sulle popolazioni locali ha anche comportato l’abbandono di terre agricole o in altri casi difficoltà di accesso alle terre stesse[20].
FIGURA 21 – MILIONI DI PERSONE IN INSICUREZZA ALIMENTARE ACUTA, GEN 2020-NOV 2023
Fonte: WFP
Secondo gli studi e le previsioni del Cadre Harmonisé del marzo 2023, tra giugno e agosto 2023 ci sarebbero stati 47,2 milioni di persone in condizione di “insicurezza alimentare acuta”, incluse 45.000 persone in Burkina Faso e Mali in una situazione di “catastrofe alimentare”. Anche la malnutrizione è in aumento, con 16,5 milioni di bambini sotto i 5 anni gravemente malnutriti nel 2023 (acutely malnourished), un aumento dell’83% rispetto alla media registrata tra il 2015 e il 2022[21].
Da 47,2 milioni a metà 2023, il World Food Programme si aspetta un ulteriore aumento nel corso del 2024, con 49,5 milioni di persone in crisi alimentare acuta tra giugno-agosto 2024, un aumento del 4% in un anno. Secondo il Cadre Harmonisé del novembre 2023, anche i paesi costieri, fino a pochi anni fa considerati stabili e relativamente sicuri anche in termini alimentari, vedranno nel corso del 2024 oltre 6 milioni di persone in fase 3 o superiore (“insicurezza alimentare acuta”), un aumento del 16% dall’anno precedente[22].
Durante la stagione magra, il World Food Program e i governi nazionali dell’Africa occidentale avevano stabilito di raggiungere con gli aiuti alimentari oltre 11 milioni di persone tra Burkina Faso, Ciad, Repubblica Centro-Africana, Camerun, Mali, Mauritania, Niger e Nigeria nord-orientale nei mesi di giugno-settembre 2023. Purtroppo, una significativa diminuzione dei fondi garantiti da paesi donatori all’organizzazione ha ridotto la platea di persone riceventi assistenza alimentare a 6,2 milioni. Il Mali e il Ciad sono i paesi maggiormente colpiti da queste riduzioni, con oltre 800.000 persone attualmente a rischio di adottare strategie negative per sopravvivere, che includono matrimoni prematuri o unirsi a gruppi armati.
Nell’ultimo paio d’anni, si sono verificati incidenti anche in alcuni dei paesi costieri africani, che stanno registrando infiltrazioni di gruppi armati dal Sahel, che in zone di confine e transfrontaliere tentano di manipolare istanze locali per legittimarsi e destabilizzare nuove aree in cui garantirsi vie per trasferire merci di contrabbando o dalle quali estrarre risorse.
Con il decreto-legge n. 161 del 2023 il Governo ha adottato misure urgenti per definire la governance del cosiddetto “Piano Mattei”, finalizzato a rafforzare la collaborazione tra l'Italia e gli Stati del Continente africano secondo la "formula" del fondatore di ENI Enrico Mattei, che punta a "coniugare l'esigenza italiana di rendere sostenibile la propria crescita con quella di coinvolgere le Nazioni africane in un processo di sviluppo e progresso.
Le differenti ramificazioni del Piano sono state recentemente sottoposte al Parlamento attraverso l’esame dello schema di Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di adozione del c.d. «Piano Mattei» (A. G. 179).
Qui il parere favorevole espresso dalla III Commissione Affari esteri della Camera il 5 agosto 2024.
Qui il parere favorevole espresso dalla III Commissione Affari esteri e Difesa del Senato il 5 agosto 2024.
Le line generali del Piano Mattei erano state presentate nel corso della prima iniziativa della Presidenza italiana del G7, ovvero il "Vertice Italia-Africa" che ha avuto luogo lo scorso 29 gennaio alla presenza dei rappresentanti di 46 Nazioni africane, la maggior parte delle quali a livello di Capi di Stato e di Governo, dei tre Presidenti delle Istituzioni europee, dei vertici delle Nazioni Unite, dell'Unione Africana, delle Organizzazioni internazionali, delle Istituzioni finanziarie e delle Banche multilaterali di sviluppo.
Nel corso del Vertice, "il Governo italiano ha illustrato alle Nazioni africane la visione italiana sul partenariato paritario con il Continente africano e ha descritto l'impianto del Piano, concepito come una piattaforma programmatica e operativa aperta alla costante collaborazione con le Nazioni africane, sia nella fase di definizione che di attuazione degli interventi. Il Vertice ha consolidato il ruolo dell'Italia come partner concreto e affidabile e ha permesso di raccogliere una prima condivisione degli aspetti salienti del Piano, soprattutto con le Istituzioni interessate dai progetti pilota previsti dalla prima fase di attuazione" (si legge a pagina 4 dello schema di DPCM A.G. 179).
Qui l'intervento di apertura del Vertice Italia – Africa, della Presidente del Consiglio Meloni (Senato, 29 gennaio 2024).
Qui, l'intervento del Presidente della Repubblica in occasione del pranzo che ha inaugurato il Vertice Italia –Africa (Palazzo del Quirinale, 28 gennaio 2024).
In estrema sintesi si ricorda che ai sensi dell’articolo 1 del decreto legge n. 161 del 2023 la collaborazione dell'Italia con i Paesi africani è attuata in conformità con il Piano strategico Mattei, di durata quadriennale e aggiornabile anche antecedentemente.
Il medesimo articolo individua gli ambiti di intervento e priorità di azione del Piano (cfr. infra) e prevede, come sopra rilevato, che il medesimo venga adottato con decreto del Presidente del Consiglio, previo parere delle Commissioni parlamentari (quest'ultima previsione è stata inserita nel corso dell'esame in sede referente al Senato). A sua volta l'articolo 2 istituisce la Cabina di regia per la definizione e l'attuazione del Piano i cui compiti sono definiti dal successivo articolo 3. Al fine di supportare le attività connesse al Piano Mattei e i lavori della Cabina di regia, l'articolo 4 istituisce, a decorrere dal 1° dicembre 2023, una apposita struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, individuandone la composizione e le funzioni alla stessa attribuite.
Si ricorda, inoltre, che ai sensi dell'articolo 5 entro il 30 giugno di ciascun anno, il Governo è tenuto a trasmettere alle Camere una relazione sullo stato di attuazione del Piano, previa approvazione da parte della Cabina, che indichi le misure volte a migliorare l'attuazione del Piano Mattei e ad accrescere l'efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti. L'articolo 6 quantifica gli oneri derivanti dall'istituzione della struttura di missione di cui all'art.4, pari a euro 2.820.903 annui a decorrere dall'anno 2024 e provvede alla relativa copertura.
Qui l'iter al Senato del decreto legge n. 161 del 2024. Qui l'iter alla Camera.
Dal punto di vista operativo, il Piano si declina attraverso progetti pilota in nove Nazioni: quattro del quadrante nord africano (Egitto, Tunisia, Marocco e Algeria) e cinque del quadrante subsahariano (Kenya, Etiopia, Mozambico, Repubblica del Congo e Costa d'Avorio). I pilastri principali sono quelli dell’Istruzione, dell’Agricoltura, della Salute, dell’Energia e dell’Acqua, mentre la guida del progetto è affidata ad una apposita cabina di regia, presieduta dal Presidente del Consiglio, dal Ministro degli Esteri, da tutti i ministri coinvolti nei progetti e dai dirigenti delle aziende pubbliche e delle istituzioni che collaborano al progetto.
“il Piano Mattei sviluppa nuovi progetti o sostiene attivamente iniziative già in corso, condividendo con le Nazioni africane le fasi di elaborazione, definizione e attuazione dei progetti, al fine di garantire ritorni - economici e sociali - destinati a rimanere sul territorio e costituire una leva stabile di risorse per successive espansioni. L'elaborazione degli interventi che compongono il Piano scaturirà, infatti, da contatti diretti preliminari con i rappresentanti dei partner africani, anche a garanzia di una piena appropriazione nazionale lungo tutto il ciclo di attuazione delle iniziative stesse” (cfr. pag. 7 dello schema di DPCM).
In una seconda fase il Piano si estenderà, secondo una logica incrementale, ad altri Stati del Continente.
Con riferimento alle risorse, il Governo (cfr pag. 44 dello schema di DPCM) a presente che il Piano Mattei potrà avvalersi di una pluralità di canali di finanziamento ai quali attingere per l'attuazione dei progetti.
Nello specifico nella sua prima fase il Piano Mattei potrà contare su una dotazione iniziale di 5 miliardi e 500 milioni di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie (cfr. box infra), di cui circa 3 miliardi reperiti dal Fondo Italiano per il clima e 2,5 miliardi dai fondi della Cooperazione allo sviluppo (
Per un approfondimento si rimanda al Dossier.
Fonte: Servizio Studi, Camera dei Deputati, rielaborazione dati A.G. 179
L'articolo 2 del decreto legge n. 161 del 2023 ha istituito la Cabina di regia per la definizione e l'attuazione del “Piano Mattei”.
Oltre al Presidente del Consiglio e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, fanno parte della cabina di regia, ai sensi dell’articolo in esame:
- il vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale delegato in materia di cooperazione allo sviluppo;
- il vice Ministro delle imprese e del made in Italy delegato in materia di promozione e valorizzazione del made in Italy nel mondo;
- il vice Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica delegato in materia di politiche e attività relative allo sviluppo sostenibile (previsione aggiunta in sede referente);
- il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome;
- il direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo;
- il presidente dell’ICE-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane;
- un rappresentante della società Cassa depositi e prestiti S.p.A.;
- un rappresentante della società SACE S.p.A.;
- un rappresentante della società Simest S.p.A.
Il citato articolo ha inoltre previsto che con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (da adottarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge), vengano individuati gli altri membri della cabina, scelti tra:
- rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica;
- rappresentanti di imprese industriali (previsione aggiunta in sede referente)
- rappresentanti della Conferenza dei rettori delle università italiane (previsione aggiunta in sede referente) e del sistema dell’università e della ricerca;
- rappresentanti della società civile e del terzo settore;
- rappresentanti di enti pubblici o privati;
- esperti nelle materie trattate.
A tal proposito si segnala che con DPCM del 6 marzo 2024 sono stati individuati ulteriori enti. Il richiamato DPCM ha previsto, inoltre, che “ove se ne ravvisi la necessità, alle riunioni della Cabina di Regia, sulla base degli argomenti iscritti all'ordine del giorno e in ragione delle tematiche oggetto di trattazione, possono essere invitati soggetti ulteriori”.
Le iniziative per il sostegno della presenza di imprese italiane nel continente africano e per l’internazionalizzazione delle imprese italiane
L’articolo 10 del D.L. n. 89 del 2024, reca varie misure a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, con particolare riguardo al continente africano.
Una prima misura (commi 1-4 e commi 7-9) consente l’utilizzo di una quota, nel limite di euro 200 milioni, delle disponibilità del “Fondo 394” (fondo rotativo di cui all’articolo 2, primo comma, del decreto-legge 28 maggio 1981, n. 251, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 1981, n. 394) per concedere finanziamenti agevolati alle imprese operanti con il continente africano.
La riserva di 200 milioni non è riferita a una specifica annualità, ma opera fino a esaurimento.
Come si legge nella relazione illustrativa allegata al provvedimento, la misura non presenta condizioni maggiormente agevolative rispetto alle ordinarie condizioni di finanziamento del fondo ex legge 394/81. La specialità deriva esclusivamente dalla definizione di uno specifico strumento ad hoc, diverso da quelli già esistenti, per supportare le imprese italiane sui mercati africani.
Più specificamente, si tratta delle imprese che stabilmente sono presenti, esportano o si approvvigionano nel continente africano, ovvero che sono stabilmente fornitrici delle predette imprese, al fine di sostenerne spese di investimento per il rafforzamento patrimoniale, investimenti digitali, ecologici, nonché produttivi o commerciali.
I commi da 7 a 9 definiscono, poi, taluni aspetti procedurali propedeutici all’erogazione dei finanziamenti in argomento.
In particolare, ai sensi del comma 7, Cassa depositi e prestiti Spa svolge l’istruttoria, approva gli interventi e li comunica a un Comitato tecnico, il quale, previa verifica della coerenza dell’intervento con le finalità della norma, ne delibera la procedibilità.
Il Comitato tecnico è istituito, con DPCM, presso la Presidenza del Consiglio nell’ambito della Struttura di missione del Piano Mattei, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica ed è composto da quattro rappresentanti della Presidenza del Consiglio (di cui uno con funzioni di presidente), da un rappresentante di ciascuno dei seguenti Ministeri: affari esteri e cooperazione internazionale, ambiente e sicurezza energetica e Ministero dell’economia e delle finanze. Ai componenti del Comitato tecnico non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.
Una seconda misura (commi 5, 6 e 10), al fine di sostenere iniziative e progetti promossi nell’ambito del Piano Mattei autorizza Cassa depositi e prestiti Spa, nel limite massimo di 500 milioni di euro per l’anno 2024, a concedere finanziamenti alle imprese per interventi coerenti con il Piano Mattei.
Più specificamente, i finanziamenti possono essere concessi sotto qualsiasi forma anche mediante strumenti di debito subordinato, a valere sulla gestione separata della Cassa, anche congiuntamente al finanziamento bancario o di altre istituzioni finanziarie, prioritariamente a favore di imprese stabilmente operative in Stati del continente africano, per la realizzazione di interventi nei seguenti settori: infrastrutture; tutela dell’ambiente e approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche; salute; agricoltura e sicurezza alimentare; manifatturiero.
Inoltre, la concessione dei finanziamenti effettuata da Cassa depositi e prestiti Spa è assistita da garanzia statale in misura pari all’80 per cento per singolo intervento, nei limiti delle risorse di un fondo che viene istituito con una dotazione di 400 milioni di euro per il 2024, ai cui oneri si provvede mediante versamento all’entrata del bilancio dello Stato per la successiva riassegnazione al fondo di un corrispondente importo a valere sulle risorse destinate ad alimentare il Fondo per indennizzare le vittime delle frodi finanziarie[23]. In tal caso, le funzioni del Comitato di indirizzo e del Comitato direttivo del Fondo italiano per il clima sono svolte dal Comitato tecnico sopra descritto.
Cassa depositi e prestiti SpA è autorizzata ad assolvere ai compiti di istituzione finanziaria per la Cooperazione internazionale allo sviluppo (c.d. braccio finanziario della cooperazione), nonché di banca di sviluppo, con facoltà di operare in tutti i Paesi in via di sviluppo. Una convenzione MAECI-AICS-Cassa depositi e prestiti (CDP) firmata il 14 dicembre 2020 (ed emendata il 1° febbraio 2021) ne regola i rapporti in attuazione dell'articolo 22, commi 2 e 5, della legge 125/2014.
Dal 1° gennaio 2016 CDP effettivamente gestisce il più importante strumento della cooperazione allo sviluppo, che è il Fondo rotativo per la Cooperazione allo sviluppo (istituito dall'art. 26 della legge 227/1977), essenzialmente diretto ai finanziamenti a Stati sovrani, quindi a Governi (settore pubblico sovrano) e, in aggiunta a ciò, essa è stata autorizzata, a partire dal 2017, ad utilizzare anche proprie risorse rivenienti dal risparmio postale.
Al riguardo si ricorda che l’Italia fornisce ai Paesi in Via di Sviluppo prestiti agevolati a condizioni concessionali come strumento di cooperazione internazionale allo sviluppo. Questi vengono finanziati tramite il Fondo Rotativo per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), gestito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP). L’approvazione dei prestiti è responsabilità del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), mentre la progettualità e l’implementazione nei paesi riceventi sono di competenza dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Per approfondimenti si veda qui
CDP è stata autorizzata (art. 22, comma 4 della legge 125/2014 e art. 5, comma 7, lett. a) del decreto legge 269/2003 convertito, con modificazioni dalla legge 326/2003) a destinare risorse proprie, nel limite annuo stabilito con separata convenzione con il Ministero dell'economia e delle finanze, a iniziative di cooperazione allo sviluppo anche in regime di cofinanziamento con soggetti privati, ovvero con istituzioni finanziarie europee, multilaterali o sovranazionali.
Ai sensi del comma 493 della legge 234/2021 (legge di bilancio 2022) Cassa depositi e prestiti S.p.a. gestisce anche il Fondo per il clima (istituito dai commi 488-497, della richiamata legge 234/2021) sulla base di apposita convenzione con il Ministero dell’ambiente, che disciplina l'impiego delle risorse del Fondo medesimo. In attuazione di tale disposizione, la disciplina di dettaglio del FIC è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022.
Si ricorda che il Fondo per il clima è un fondo rotativo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente, destinato al finanziamento di interventi a favore di soggetti privati e pubblici, volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell'ambito degli accordi internazionali sul clima e sulla tutela ambientale, dei quali l'Italia è parte.
In base al primo periodo del comma 494 – al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo italiano per il clima, affiancandone l'operatività e potenziandone la capacità d'impatto – la Cassa depositi e prestiti Spa può intervenire sia nell'esercizio delle proprie funzioni di istituzione abilitata a svolgere compiti di esecuzione dei fondi e delle garanzie di bilancio dell'UE, nonché di altri fondi multilaterali, sia mediante l'impiego delle risorse della gestione separata, con interventi di finanziamento sotto qualsiasi forma, inclusi l'assunzione di capitale di rischio e di debito ed il rilascio di garanzie, anche mediante il cofinanziamento di singole iniziative.
A tal riguardo si osserva che la legge di bilancio per l’anno 2024 ha abrogato l’ultimo periodo del comma 494 dell’art. 1 della legge di bilancio 2022 (L. 234/2021), secondo il quale le esposizioni della Cassa depositi e prestiti, a valere sulle risorse della gestione separata, per interventi volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo italiano per il clima (FIC), possono beneficiare della garanzia del Fondo medesimo.
Per assicurare la governance del FIC sono istituiti (dal comma 496) due organi interministeriali: il Comitato di indirizzo e il Comitato direttivo.
La disciplina di tali organi è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022, come modificato dal D.M. 15 giugno 2023.
Una terza misura (comma 11), demanda ad un DPCM la determinazione dell’orientamento strategico e delle priorità di investimento delle risorse del Fondo italiano per il clima, che deve essere destinato – anche in parte – a supporto delle finalità e degli obiettivi del Piano Mattei.
I commi da 488 a 497 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2022 (L. 234/2021) hanno istituito un fondo rotativo, denominato “Fondo italiano per il clima” (FIC), con una dotazione pari a 840 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026 e di 40 milioni a partire dal 2027.
Le risorse di tale fondo sono allocate nel capitolo 8413 "Fondo rotativo italiano per il clima" del MASE. Nel disegno di legge di assestamento del 2024, in corso di esame alla Camera, tale capitolo ha uno stanziamento assestato di competenza di 1.040 milioni di euro, che fa segnare un incremento di 200 milioni rispetto al dato iniziale (derivante dal rifinanziamento operato dall'art. 13 del D.L. 181/2023, come convertito dalla legge 11/2024).
Il Fondo è destinato al finanziamento di interventi a favore di soggetti privati e pubblici, volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell'ambito degli accordi internazionali sul clima e sulla tutela ambientale dei quali l'Italia è parte. Africa e Medio Oriente rappresentano regioni prioritarie di intervento per il Fondo.
Oltre a quanto richiamato, il comma 488 dispone inoltre che con uno o più decreti ministeriali sono stabiliti le condizioni, i criteri e le modalità per l'utilizzo delle risorse del Fondo.
In attuazione di tale disposizione, la disciplina di dettaglio del FIC è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022.
Il comma 488-bis (inserito dall'art. 45, comma 2-bis, del D.L. 13/2023) prevede che le risorse del FIC siano impignorabili, mentre il successivo comma 489 dispone che, per le finalità individuate dal comma 488, il FIC può intervenire, in conformità alla normativa dell'UE, attraverso:
a) l'assunzione di capitale di rischio, mediante fondi di investimento o di debito o fondi di fondi, o altri organismi o schemi di investimento, anche in forma subordinata se l'iniziativa è promossa o partecipata da istituzioni finanziarie di sviluppo bilaterali e multilaterali o da istituti nazionali di promozione;
b) la concessione di finanziamenti in modalità diretta o indiretta mediante istituzioni finanziarie, anche in forma subordinata se effettuati mediante istituzioni finanziarie europee, multilaterali e sovranazionali, istituti nazionali di promozione o fondi multilaterali di sviluppo;
c) il rilascio di garanzie, anche di portafoglio, su esposizioni di istituzioni finanziarie, incluse istituzioni finanziarie europee, multilaterali e sovranazionali, nonché altri soggetti terzi autorizzati all'esercizio del credito, di fondi multilaterali di sviluppo e di fondi promossi o partecipati da istituzioni finanziarie di sviluppo bilaterali e multilaterali e da istituti nazionali di promozione.
Il comma 493 dispone invece che il FIC è gestito dalla Cassa depositi e prestiti Spa sulla base di apposita convenzione da stipulare con il Ministero della transizione ecologica (ora dell’ambiente e della sicurezza energetica, dopo la ridenominazione operata dal D.L. 173/2022).
In base al comma 494 – al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo italiano per il clima, affiancandone l'operatività e potenziandone la capacità d'impatto – la Cassa depositi e prestiti Spa può intervenire sia nell'esercizio delle proprie funzioni di istituzione abilitata a svolgere compiti di esecuzione dei fondi e delle garanzie di bilancio dell'UE, nonché di altri fondi multilaterali, sia mediante l'impiego delle risorse della gestione separata, con interventi di finanziamento sotto qualsiasi forma, inclusi l'assunzione di capitale di rischio e di debito ed il rilascio di garanzie, anche mediante il cofinanziamento di singole iniziative.
Per assicurare la governance del FIC sono istituiti (dal comma 496) due organi interministeriali: il Comitato di indirizzo e il Comitato direttivo.
La disciplina di tali organi è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022, come modificato dal D.M. 15 giugno 2023.
L'articolo 13 del D.L. 181/2023, ha rifinanziato il Fondo italiano per il clima in misura pari a 200 milioni di euro per l'anno 2024 per gli interventi di cui all'articolo 1, comma 489, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (a norma del quale il Fondo può intervenire, in conformità alla normativa dell'UE, attraverso l'assunzione di capitale di rischio, la concessione di finanziamenti in modalità diretta o indiretta e il rilascio di garanzie).
Con la sezione II della legge di bilancio 2024 (L. 213/2023) è stata operata una riprogrammazione delle risorse del Fondo, che determina una riduzione di 280 milioni di euro annui per il triennio 2024-2026.
L'articolo 15, comma 4, del D.L. 60/2024, integra la disciplina del Fondo italiano per il clima, specificandone il sistema dei limiti di rischio, al fine di perseguire il mantenimento di un'adeguata disponibilità di risorse del Fondo medesimo in un arco pluriennale.
Nel disegno di legge di assestamento del 2024, in corso di esame alla Camera, il capitolo 8413 "Fondo rotativo italiano per il clima" del MASE reca uno stanziamento assestato di competenza di 1.040 milioni di euro, che fa segnare un incremento di 200 milioni rispetto al dato iniziale (derivante dal rifinanziamento operato dall'art. 13 del D.L. 181/2023, come convertito dalla legge 11/2024).
Una quarta misura (comma 12), rifinanzia per euro 50 milioni per l’anno 2024 del fondo rotativo per operazioni di venture capital di cui all’articolo 1, comma 932, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) (FVC”).
Si ricorda che la legge finanziaria 2007 ha unificato in un unico Fondo rotativo per operazioni di venture capital tutti i fondi rotativi gestiti dalla Simest s.p.a. destinati ad operazioni di acquisizione di quote di capitale di rischio (venture capital) in Paesi non aderenti all'Unione europea nonché il Fondo rotativo, sempre gestito da Simest, per operazioni di venture capital in imprese costituite o da costituire nei Paesi dell'area balcanica di cui all'articolo 5, comma 2, lettera c), della L. n. 84/2001.
Il Fondo unico di venture capital, ha cominciato ad operare nel 2007, al fine di garantire, in presenza di un progressivo esaurimento delle risorse finanziarie destinate a particolari aree geografiche, il sostegno alle attività di piccole e medie dimensioni e, nel contempo, di razionalizzare l’operatività dei diversi Fondi anche alla luce dell’intervento dei Fondi medesimi verso nuovi Paesi ed aree geografiche.
Tale rifinanziamento del FVC è disposto mediante preliminare versamento all’entrata da parte di Simest s.p.a. (entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge) e successiva riassegnazione da parte del MEF (con decreto, da adottare entro 30 giorni dal versamento) al FVC delle disponibilità del conto corrente di tesoreria n. 22044 intestato a Simest s.p.a., a valere sulle risorse ivi confluite in base all’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 49, lettera b), della legge 30 dicembre 2021, n. 234, con il quale è stato rifinanziato il Fondo per la promozione integrata.
Si ricorda che l’articolo 1, comma 49, lettera b), della legge n. 234/2021 ha incrementato la dotazione del Fondo per la promozione integrata (di cui all’articolo 72, comma 1, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18) di 150 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026.
Oggi il FVC è uno strumento centrale nel sostegno alle imprese, nel contesto delle attuali difficoltà di accesso al credito, per lo sviluppo di progetti di investimento all’estero, supportando operazioni strategiche (es. operazioni di M&A o investimenti con benefici per le filiere produttive) e progettualità sostenibili e a elevato contenuto innovativo.
Il settore agroalimentare
Dai dati esposti nel rapporto “Commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari (2023)” del CREA, guardando alla distribuzione dei flussi commerciali totali con l’Africa (tabella 1.2), nel 2023, si osserva che:
1. per l’export vi è stata una diminuzione degli scambi pari a circa il 4,4% (da 21,4 miliardi dell’anno precedente a circa 20,4 miliardi del 2023);
2. anche per l’import si è registrata una riduzione del 19,1% (da 48,2 miliardi di euro nel 2022 a 39 miliardi di euro nel 2023).
Il saldo negativo della bilancia commerciale verso l’Africa si attesta intorno ai -18,6 miliardi di euro.
La tabella sottostante espone i dati riferiti al commercio agroalimentare (Tabella 1.3), suddividendo per aree geografiche il valore delle importazioni/esportazioni. L’Africa viene suddivisa in due zone [Paesi Terzi Mediterranei Africani e Africa (no mediterranei)].
Con i Paesi Terzi Mediterranei Africani le importazioni si attestano intorno ai 1,1 miliardi di euro circa, con un aumento dell’11,2% in un solo anno. Mentre dal lato delle esportazioni il valore raggiunge i 709 milioni di euro circa, con una diminuzione del 14,3% rispetto all’anno precedente.
Con l’Africa (no mediterranei) il valore delle importazioni si attesta su circa 1,5 miliardi di euro, con un aumento del 4,3% rispetto al 2022. Mentre il valore delle esportazioni si attesta su circa 505 milioni di euro con una diminuzione del 2% rispetto al 2022.
La tabella sottostante (Tabella 2.8) espone i dati riferiti ai principali prodotti agroalimentari scambiati con i Paesi Terzi Mediterranei Africani.
Più nel dettaglio, i prodotti principali dal lato delle importazioni sono i crostacei e molluschi congelati (279,1 milioni di euro), olio d’oliva extravergine (244,3 milioni di euro) e i pesci lavorati (98 milioni di euro), mentre per l’esportazione sono l’olio di semi e grassi vegetali (159,4 milioni di euro), le conserve di pomodoro e pelati (81,8 milioni di euro) e i panelli, farine e mangimi (47,8 milioni di euro).
La tabella sottostante (Tabella 2.13) espone i dati riferiti ai principali prodotti agroalimentari scambiati con l’Africa (no mediterranei).
Più nel dettaglio, i prodotti principali dal lato delle importazioni sono il caffè greggio (368,5 milioni di euro), i pesci lavorati (246,2 milioni di euro) e il cacao greggio (189,3 milioni di euro), mentre per l’esportazione le conserve di pomodoro e pelati (81,1 milioni di euro), i prodotti dolciari a base di cacao (32,3 milioni di euro) e pasta alimentare non all’uovo né farcita (24,7 milioni di euro).
Il Made in Italy
L’UE 27 è il principale mercato di sbocco dei prodotti del Made in Italy. Infatti, nel 2023 assorbe circa il 58% del Made in Italy dell’industria alimentare e il 57% del Made in Italy totale (tabella 4.6). I Paesi Terzi Mediterranei Africani assorbono circa lo 0,9% del Made in Italy dell’industria alimentare e lo 0,6% del Made in Italy totale, mentre quelli Africani non mediterranei lo 0,7% per il Made in Italy dell’industria alimentare e lo 0,8% di quello totale.
Premessa
Nel continente africano le abbondanti risorse naturali e il potenziale di crescita economica si scontrano con carenze infrastrutturali e problemi di governance.
In questo quadro, la giovane popolazione africana è vista come un elemento chiave per il futuro sviluppo economico, capace di attrarre investimenti internazionali e promuovere l'innovazione tecnologica[24].
Molti Paesi africani, per esempio, stanno attraversando una fase di rapida crescita economica, guidata da settori come la tecnologia, l'agricoltura e l'estrazione di risorse naturali.
Tuttavia, questa crescita non è uniforme e spesso è messa in discussione da fattori come deficit infrastrutturali e problemi di governance.
Numerosi sono i conflitti in corso alimentati da una combinazione di fattori interni ed esterni. Inoltre, i cambiamenti climatici stanno diventando un moltiplicatore di conflitti, influenzando la sicurezza alimentare e idrica e aggravando le crisi esistenti.
Anche la competizione per le risorse naturali come petrolio, minerali e acqua alimenta le tensioni in diverse regioni e aggrava ulteriormente i conflitti.
Più in generale, l'indice globale del terrorismo del 2024 evidenzia come l'epicentro del terrorismo si sia spostato dal Medio Oriente al Sahel centrale, con Burkina Faso, Mali e Somalia tra i Paesi più colpiti.
L'Africa sub-sahariana rappresenta ora oltre la metà di tutte le morti per terrorismo nel mondo.
Gruppi come Boko Haram, Al-Shabaab e affiliati dello Stato Islamico continuano a operare in regioni come il Sahel, l'Africa occidentale e orientale.
In questo contesto di crescente instabilità, il fenomeno degli sfollati è una conseguenza devastante delle guerre, contribuendo a ulteriori tensioni interne ed esterne. Il Sudan è un caso emblematico, con milioni di sfollati interni e rifugiati che fuggono verso i Paesi vicini, aggravando le crisi umanitarie in tutta la regione.
Diversi attori statali esterni sono direttamente coinvolti in Africa.
La Cina ha stabilito forti relazioni diplomatiche e commerciali con quasi tutti i Paesi africani, investendo in numerosi progetti infrastrutturali e promuovendo un'intensa attività diplomatica, a fianco di un predominio sul piano commerciale. La Cina spesso fornisce sostegno politico ai Paesi africani nei forum internazionali[25], come le Nazioni Unite, e sostiene una maggiore rappresentanza delle nazioni africane nelle strutture di governance globale, come dimostra da ultimo il dialogo a tre – Cina-UN-Paesi africani – a fine maggio 2024 sul tema dei cambiamenti climatici e l’agenda 2030[26]. Ciò riflette l’interesse cinese ad avere un rapporto preferenziale col continente che ospita il maggior numero di Paesi in via di sviluppo (PVS), status che la Cina condivide a differenza di molti altri global players, in nome di un percorso unico di cooperazione reciprocamente vantaggiosa e “tra simili”. La Cina ha creato istituzioni come l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e la Global Security Initiative, di cui l’Africa fa parte, per spingere per la sua influenza e rappresentanza nei sistemi internazionali[27].
A sua volta l’influenza russa in Africa è in crescita[28], anche se complessivamente (anzitutto sul piano economico-commerciale) è ancora indietro rispetto a quella della Cina[29] e dell’Occidente[30].
Sebbene meno influente economicamente, la Russia ha stretto legami strategici con alcuni Paesi chiave, fornendo supporto militare e diplomatico, soprattutto attraverso la vendita di armi e l'uso di compagnie militari private come il Gruppo Wagner.
La Turchia ha ampliato la sua presenza attraverso investimenti economici, aiuti umanitari e vendite di droni e veicoli militari, puntando su un'identità musulmana condivisa e una storia non coloniale. L'Iran, sebbene meno influente, ha cercato di rafforzare le relazioni con alcuni Paesi strategici, sfruttando l'opposizione comune alle politiche occidentali. Infine, gli Stati Uniti hanno adattato la loro strategia tradizionale, cercando di evidenziare il passaggio da un approccio interventista a uno più collaborativo, al fine di contrastare l'influenza crescente soprattutto della Cina attraverso partenariati economici e di sicurezza.
Alcuni punti di forza interni al continente africano
I principali punti di forza interni dell’Africa sono il suo potenziale di crescita economica, le abbondanti risorse naturali e la sua popolazione giovane.
1. Per quanto attiene al primo di questi fattori, a giudizio degli analisti il potenziale di crescita economica è uno dei principali punti di forza interna del continente oggi[31]. L’Africa ospita alcune delle economie in più rapida crescita del mondo, con un potenziale significativo in settori quali la tecnologia, l’agricoltura e le risorse naturali. Paesi come la Nigeria, il Kenya e l’Etiopia sono esempi significativi di questa traiettoria di crescita.
In base ai dati recenti della Banca africana di sviluppo, si prevede che nel 2024 l’Africa dominerà l’elenco delle 20 economie a più rapida crescita del mondo, con 11 Paesi che dovrebbero raggiungere tassi di crescita molto elevati[32].
L’Africa rimarrà la seconda regione con la crescita più rapida a livello mondiale, con 41 Paesi che dovrebbero raggiungere tassi di crescita più elevati rispetto ai livelli del 2023[33].
La strategia di integrazione economico-commerciale del continente, attraverso l’Area di libero scambio in Africa, l’African Continental Free Trade Area (AfCFTA), mira a creare la più grande area di libero scambio al mondo, potenzialmente in grado di incrementare il commercio intra-africano – in particolare il commercio nella produzione a valore aggiunto e il commercio in tutti i settori dell’economia africana – e l’integrazione economica, eliminando le barriere al commercio in Africa.
2. Allo stesso modo, la dotazione di risorse naturali è una potenziale leva per il miglioramento delle condizioni di sviluppo del continente.
L’Africa, infatti, possiede vaste riserve di minerali, petrolio e gas naturale – ma anche risorse energetiche rinnovabili, come il solare e l’eolico – fondamentali per le industrie globali e tali risorse naturali sono una caratteristica tradizionale della potenzialità economica e dell’importanza geopolitica dell’Africa su scala mondiale, il che la espone di conseguenza anche al rischio della cosiddetta “maledizione delle risorse naturali”, cioè il paradosso per cui i Paesi molto ricchi di risorse naturali spesso non riescono a tradurre queste ricchezze in sviluppo sostenibile e prosperità per la loro popolazione. Tale situazione può creare tensioni politiche e conflitti, con gruppi ristretti o individui che cercano di controllare o accaparrarsi queste risorse, contribuendo anche a scoraggiare gli investimenti stranieri e rallentare lo sviluppo economico e umano.
Si possono citare alcuni esempi riferiti alla grande ricchezza di minerali e miniere:
• Repubblica Democratica del Congo (RDC): la RDC detiene oltre il 60% delle riserve mondiali di cobalto, essenziale per le batterie dei veicoli elettrici e per l’industria tecnologica. Questo fa della RDC un attore cruciale nella transizione verso l’energia verde. Inoltre, la RDC è ricca anche di rame, fondamentale per i cablaggi elettrici e l’elettronica, e di diamanti, importanti sia per le applicazioni industriali che per la gioielleria.
• Sudafrica: il Paese è uno dei principali produttori mondiali di oro e platino. Questi minerali sono fondamentali per industrie come la gioielleria, l’elettronica e la filiera dell’automotive. Il Sudafrica produce anche notevoli quantità di diamanti, che contribuiscono in modo sostanziale alla sua economia.
• Botswana: il Paese è il principale produttore mondiale di diamanti di alta qualità. L’industria dei diamanti è una delle principali fonti di reddito, che favorisce la stabilità e la crescita economica. Allo stesso modo, sono numerosi gli esempi di grande disponibilità di risorse naturali, con riferimento a petrolio e gas:
• Nigeria: il Paese è il più grande produttore di petrolio dell’Africa e dispone di vaste riserve che contribuiscono in modo significativo al PIL e alle entrate del governo. Il settore petrolifero attrae ingenti investimenti esteri ed è un prodotto chiave per l’esportazione. La Nigeria possiede anche grandi riserve di gas naturale, che vengono sempre più sviluppate per diversificare il settore energetico e ridurre la pratica di bruciare il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio, senza recupero energetico (il flaring).
• Angola: il Paese è un altro dei principali produttori di petrolio dell’Africa. L’industria petrolifera rappresenta una parte importante dell’economia nazionale, in grado di favorire la crescita economica e di attrarre investimenti esteri. Lo stesso vale per l’agricoltura:
• Etiopia: il Paese ha effettuato notevoli investimenti nell’agricoltura, concentrandosi sulla modernizzazione delle tecniche agricole e sul miglioramento dell’irrigazione, che aumenta la produttività e il potenziale di esportazione.
• Ghana: è uno dei principali produttori di cacao al mondo, secondo solo dietro alla Costa d’Avorio. Il Paese sta diversificando il settore agricolo e investendo nella lavorazione a valore aggiunto per aumentare i ricavi delle esportazioni.
• Zambia: punta a migliorare le esportazioni agricole e la sicurezza alimentare attraverso migliori pratiche agricole e investimenti in tecnologia agricola.
3. Con una popolazione giovane numerosa e in crescita, l’Africa può far leva sul cosiddetto dividendo demografico, cioè un potenziale di forza lavoro significativo che può guidare la crescita economica se adeguatamente sfruttato, attraverso investimenti in formazione e la creazione di posti di lavoro.
Il concetto di dividendo demografico si riferisce, infatti, proprio al potenziale di crescita economica che può derivare dai cambiamenti nella struttura per età di una popolazione, soprattutto quando la popolazione in età lavorativa è maggiore di quella non attiva. Per questa ragione la popolazione giovane e in crescita dell’Africa è un punto di forza significativo, che offre vantaggi sia economici che geopolitici.
Fornendo qualche dato al riguardo, l’Africa ha la popolazione più giovane del mondo, con un’età mediana di 19 anni (proiezioni relative al 2024) rispetto a un’età mediana a livello mondiale di 30,7 anni, che sale a 43,4 anni nel caso dell’Europa occidentale (48,1 anni nel caso dell’Italia) . La popolazione africana dovrebbe raddoppiare tra il 2017 e il 2050, passando da 1,25 a 2,5 miliardi di persone, diventando così il continente a più rapida crescita. Tra poco più di 25 anni, dunque, l’Africa ospiterà 2,5 miliardi di persone, con un’età mediana di appena 23,9 anni (in Italia la popolazione sarà di 52,5 milioni di abitanti, con un’età mediana di 53,4 anni).
Entro il 2035, si prevede che l’Africa avrà la più grande forza lavoro del mondo, superando sia la Cina che l’India. Contemporaneamente, il crescente accesso alle tecnologie digitali e a Internet può favorire una generazione di giovani esperti di tecnologia che traini l’innovazione e l’imprenditorialità digitale, potendo contribuire a un salto tecnologico utile a colmare divari ancora oggi strutturali.
Una popolazione numerosa e giovane può anche contribuire a rafforzare l’influenza geopolitica dell’Africa nei negoziati globali, negli accordi commerciali e nelle relazioni internazionali. La popolazione in crescita rappresenta, infatti, un mercato significativo per beni di consumo, servizi e investimenti, attirando l’interesse globale di società multinazionali e governi di altri continenti.
Le opportunità esterne sono rappresentate dagli investimenti internazionali in infrastrutture, innovazioni agricole e progressi tecnologici provenienti da attori esterni, pubblici e privati.
1. Gli istituti di ricerca richiamano in particolare gli investimenti in infrastrutture da parte di partner internazionali, a cominciare da quelli dell’Unione europea (UE) – col suo strumento di Investimenti Global Gateway Africa-Europa (che prevede, tra il 2021 e il 2027, investimenti del valore di 150 miliardi di euro a sostegno di una forte ripresa e trasformazione dell’Africa, inclusiva, verde e digitale). Esso implica sia il sostegno alla transizione verde che crei posti di lavoro e minimizzi le minacce all’ambiente, in piena conformità con l’Accordo di Parigi, sia il sostegno alla creazione di 11 corridoi strategici in Africa per agevolare la mobilità di persone e merci in modo sostenibile e sicuro – a supporto dell’attuazione dell’AfCFTA[34].
2. A loro volta le innovazioni internazionali in agricoltura e nelle industrie agroalimentari possono avere, secondo gli analisti, effetti positivi sulle dotazioni africane. Le terre coltivabili dell’Africa sono punti di forza critici che possono essere sfruttati attraverso le innovazioni sostenibili e accessibili a tutti nel campo dell’agricoltura. Tecniche agricole migliorate, uso sostenibile di sementi e una gestione efficiente dell’acqua possono aumentare significativamente la produttività. Al contempo, una popolazione giovane può adottare e applicare pratiche agricole innovative e sostenibili e sono soprattutto i giovani imprenditori e agricoltori che possono portare nuove idee ed energie nel settore. Né mancano i collegamenti indiretti: una maggiore produttività agricola a beneficio dell’intera popolazione può migliorare la sicurezza alimentare, ridurre la povertà e aumentare le esportazioni, il che contribuisce sia a migliori condizioni di vita che a economie più stabili, creando un ambiente favorevole per ulteriori investimenti. Le pratiche sostenibili in agricoltura possono migliorare la gestione ambientale e la resilienza ai cambiamenti climatici, attraendo più investimenti verdi e partenariati internazionali incentrati sulla sostenibilità.
3. Infine, con riferimento al terzo tipo di opportunità esterne, ovvero le innovazioni tecnologiche, gli istituti di ricerca concordano in merito al fatto che la popolazione giovane è più adattabile alle nuove tecnologie, promuovendo una cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità. L’ascesa dei poli tecnologici in città come Nairobi (Kenya) e Lagos (Nigeria) mette in mostra il potenziale dei progressi tecnologici guidati dai giovani. Inoltre, le innovazioni tecnologiche possono favorire l’efficienza in vari settori, tra cui la finanza (l’innovazione finanziaria resa possibile dallo sviluppo tecnologico: il cosiddetto fintech), la sanità e l’istruzione, portando a un maggiore sviluppo umano e a crescita economica inclusiva. Infine, dimostrare capacità tecnologiche può attrarre aziende e investitori internazionali, che cercano di attingere al crescente mercato tecnologico africano. Ciò può portare a partenariati orientati allo sviluppo di lungo periodo che apportano non solo capitale ma anche competenze e accesso al mercato.
L’intreccio tra punti di debolezza interni e minacce esterne
A fronte di potenziali benefici legati ai richiamati investimenti infrastrutturali, gli analisti osservano che, allo stato, proprio le carenze infrastrutturali rappresentano un ostacolo allo sviluppo sostenibile.
Molti Paesi africani lottano con infrastrutture di trasporto inadeguate, tra cui reti stradali carenti, sistemi ferroviari limitati e porti sottosviluppati. Ciò ostacola la circolazione efficiente di merci e persone, influenzando il commercio e le attività economiche. Anche l’accesso a un’energia affidabile e conveniente è un problema importante nel continente. Le frequenti interruzioni di corrente e la scarsa copertura energetica limitano le attività industriali e ostacolano la vita quotidiana. Il tasso di elettrificazione del continente rimane basso, in particolare nelle aree rurali.
L’accesso limitato a Internet e ai servizi digitali rallenta il progresso tecnologico e limita l’accesso a informazioni e servizi. Molte regioni devono, infine, affrontare difficoltà nel fornire acqua pulita e strutture igienico-sanitarie adeguate. Ciò influisce sui risultati sanitari e contribuisce allo sviluppo di malattie. Quest’ultimo punto si collega a un altro nodo strutturale del continente, relativo a problemi sul piano della salute[35] e dell’istruzione[36].
Sussistono poi problemi sul piano della salute e dell’istruzione. Molti bambini nel continente, soprattutto nelle zone rurali, non hanno accesso a un’istruzione di qualità. I tassi di iscrizione sono bassi e i tassi di abbandono sono elevati, soprattutto tra le ragazze. Anche la qualità dell’istruzione è spesso inadeguata a causa di insegnanti sotto-qualificati, carenza di materiali didattici e aule sovraffollate. Ciò si traduce in scarse competenze alfabetiche e matematiche. Molte scuole, soprattutto nelle aree interne, non dispongono di strutture di base come aule, biblioteche e servizi igienico-sanitari, il che influisce sull’ambiente di apprendimento e sulla permanenza degli studenti.
In modo equivalente, l’accesso all’assistenza sanitaria è limitato, con una significativa disparità tra aree urbane e rurali. Molte persone non possono permettersi di accedere ai servizi sanitari, il che porta a problemi di salute non trattati. Le strutture sanitarie spesso soffrono di mancanza di forniture essenziali, personale sotto-qualificato e infrastrutture inadeguate. Ciò porta ad alti tassi di mortalità, in particolare quella materna e infantile. Malattie come la malaria, l’HIV/AIDS e la tubercolosi rimangono prevalenti. La scarsa igiene e l’accesso limitato all’acqua pulita aggravano i problemi sanitari.
Tali problematiche sono tra loro interconnesse:
1. le scarse infrastrutture di trasporto rendono difficile per gli studenti recarsi a scuola, soprattutto nelle zone rurali. Ciò limita l’accesso all’istruzione e contribuisce ad alti tassi di abbandono.
2. L’accesso limitato all’elettricità influisce sulla capacità delle scuole di fornire un ambiente favorevole all’apprendimento. La mancanza di energia elettrica significa assenza di illuminazione per gli studi serali, assenza di accesso agli strumenti di apprendimento digitale e difficoltà nel mantenere le operazioni scolastiche di base.
3. Strutture idriche e igienico-sanitarie inadeguate nelle scuole possono portare a problemi di salute, in particolare per le ragazze, incidendo sulla frequenza e sul rendimento. Infrastrutture scadenti e servizi educativi e sanitari di bassa qualità limitano il benessere della popolazione e lo sviluppo umano, riducendo la produttività e la crescita economica. Popolazioni sane e istruite sono essenziali per lo sviluppo economico.
4. infrastrutture inadeguate e scarsa fornitura di servizi contribuiscono alle disuguaglianze sociali, perché le popolazioni più vulnerabili, come quelle delle zone rurali, le donne e i bambini, sono colpite in modo sproporzionato da questi problemi.
Questi nodi strutturali dovuti a infrastrutture inadeguate, scarsi servizi sanitari e educativi e diffuse disuguaglianze scoraggiano gli investimenti esteri e, in generale, la cooperazione internazionale.
Nel dettaglio reti di trasporto inadeguate e forniture energetiche inaffidabili limitano l’efficienza e l’efficacia dei progetti di investimento internazionale. Strade, ferrovie e porti inadeguati ostacolano la circolazione di merci e persone, mentre frequenti interruzioni di corrente interrompono le attività industriali e la vita quotidiana, rendendo meno attraente il mercato africano agli occhi di operatori internazionali. L’accesso limitato all’acqua pulita e a servizi igienico-sanitari adeguati incide, oltre che sulla salute pubblica e sulla qualità generale della vita, complicando gli sforzi volti a migliorare le infrastrutture e ad attrarre investimenti. Tutto ciò si aggiunge al fatto che gli investitori devono affrontare costi iniziali elevati e rischi associati alla costruzione in aree prive di infrastrutture di base. Senza infrastrutture fondamentali, gli investimenti su larga scala in strade, energia e sistemi idrici rischiano di subire ritardi e costi maggiori, riducendone l’attrattiva e il potenziale impatto. Anche gli investimenti in tecnologia e innovazione faticano a guadagnare terreno in un ambiente in cui mancano le infrastrutture e la qualità – in termini di formazione e salute – dei lavoratori, rallentando il progresso tecnologico e la diversificazione economica.
Cooperazione e investimenti internazionali sono preziosi anche per mitigare il rischio legato a due minacce esterne molto preoccupanti per l’Africa: i cambiamenti climatici e il degrado ambientale da un lato[37] e l’insostenibilità del debito estero dall’altro.
1. Quanto al primo di questi due fattori, i cambiamenti climatici hanno un impatto negativo sui raccolti a causa di condizioni meteorologiche imprevedibili, riduzione delle precipitazioni e aumento delle temperature[38]. Ciò minaccia la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza rurali. L’aumento delle temperature e le siccità prolungate colpiscono gravemente l’agricoltura, che è la spina dorsale di molte economie africane. Paesi come l’Etiopia e il Kenya soffrono spesso di siccità, che porta a insicurezza alimentare e perdite economiche. Anche le precipitazioni estreme e le inondazioni stanno diventando sempre più comuni, causando sfollamenti, danni alle infrastrutture e perdita di mezzi di sussistenza. Negli ultimi anni, ad esempio, il Mozambico è stato teatro di cicloni e inondazioni devastanti. I cambiamenti climatici hanno effetti negativi sull’approvvigionamento di acqua potabile e i servizi igienico-sanitari: regioni come il Sahel devono affrontare sfide significative nel mantenimento delle risorse idriche. I livelli ridotti dell’acqua nei fiumi e nei bacini artificiali ostacolano la produzione di energia idroelettrica, incidendo sulla sicurezza energetica[39]. L’Africa si trova, così, ad affrontare un notevole stress idrico, che incide sull’agricoltura, sull’industria e sull’uso domestico: la scarsità d’acqua influisce sulla sicurezza alimentare e sullo sviluppo economico, in particolare nelle regioni aride e semiaride come il Corno d’Africa. Le attività industriali, l’estrazione mineraria e i servizi igienico-sanitari inadeguati contribuiscono alla contaminazione dei corpi idrici. Le fonti d’acqua inquinate mettono a rischio la salute di milioni di africani e degradano gli ecosistemi acquatici. I cambiamenti climatici facilitano la diffusione di malattie trasmesse da vettori come la malaria e la febbre dengue, poiché le temperature più calde e il cambiamento dei modelli delle precipitazioni creano condizioni favorevoli per i vettori. A catena, l’insicurezza alimentare dovuta ai cattivi raccolti porta alla malnutrizione, in particolare tra i bambini, aumentando le vulnerabilità sanitarie.
In parallelo, l’Africa vanta una ricca biodiversità, tra cui la foresta pluviale del bacino del Congo, le savane e gli ambienti costieri e marini, ma questa è minacciata a causa della crescita demografica, dell’urbanizzazione e del commercio illegale di animali selvatici, da modelli non sostenibili di economia e dagli effetti dei cambiamenti climatici.
L’Africa perde ogni anno milioni di ettari di foreste a causa del disboscamento, dell’agricoltura e dello sviluppo delle infrastrutture. Questa deforestazione non solo è aggravata dai cambiamenti climatici ma contribuisce ai cambiamenti climatici stessi, rilasciando il diossido di carbonio immagazzinato e riducendo la capacità del pianeta di assorbire le emissioni future. La perdita delle foreste ha un impatto negativo soprattutto sulle comunità locali più vulnerabili che dipendono da esse per cibo, medicine e mezzi di sussistenza.
Le fuoriuscite di petrolio nelle regioni costiere dell’Africa danneggiano gli ecosistemi marini e i mezzi di sussistenza, e le aree vulnerabili, come il Madagascar e le isole dell’Oceano Indiano, sono esposte a gravi rischi ecologici. Anche in questo caso, risulterebbe molto prezioso il contributo della cooperazione internazionale per contrastare queste minacce, attraverso la cosiddetta finanza climatica: i leader africani hanno svolto un ruolo di primo piano alla COP28 di novembre 2023 per l’istituzione di un fondo per perdite e danni al fine di fornire sollievo ai Paesi a basso reddito colpiti dai disastri climatici, tuttavia, la somma prevista – tutt’altro che disponibile al momento – è considerata ben al di sotto del fabbisogno stimato[40].
Ad avviso degli analisti i governi partner possono svolgere un ruolo fondamentale a sostegno di misure di adattamento e mitigazione, con investimenti in energie rinnovabili che mirano a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, l’introduzione di tecnologia e competenze agricole che aiutino i Paesi africani a migliorare la resilienza delle colture ai cambiamenti climatici, interventi per migliorare i sistemi di irrigazione, fondamentali per adattarsi ai mutevoli modelli delle precipitazioni, sostegno agli sforzi di soccorso in caso di catastrofi e assistenza per rafforzare la resilienza ai disastri naturali. Si tratta di ambiti complementari di cooperazione che permettono a Stati esteri di sviluppare forme di partenariato che possono avere poi sviluppi strategici in chiave politico-diplomatica, economico-commerciale e militare-di sicurezza.
2. La sostenibilità del debito è oggi, nuovamente, come già periodicamente nel passato, una questione critica per molti Paesi africani.
Il problema è caratterizzato da elevati livelli di debito pubblico nei confronti di creditori – pubblici e privati – esteri, crescenti costi del servizio del debito e dalla crescente necessità di finanziamenti per sostenere la ripresa economica e lo sviluppo.
Molti Paesi africani, infatti, hanno visto il loro rapporto debito/PIL aumentare in modo significativo negli ultimi anni[41]. Questa tendenza è guidata dall’indebitamento per finanziare progetti infrastrutturali, programmi sociali e, più recentemente, per gestire le ricadute economiche della pandemia da Covid-19.
Nel 2020, la mediana del debito pubblico verso l’estero aveva registrato un aumento raggiungendo il 64% del PIL rispetto al 54,5% del 2019, a seguito di un aumento del disavanzo fiscale dovuto alla contrazione delle entrate a alle spese eccezionali per tutelare i più vulnerabili nel contesto pandemico. A ciò si sono poi aggiunti gli effetti negativi dell’invasione russa dell’Ucraina, che ha aggravato, con l’aumento dei costi delle materie prime, anche la spirale dell’inflazione importata che ancora colpisce molti Paesi africani, che dipendono fortemente dalle importazioni di cibo e fertilizzanti dalla Russia e dall’Ucraina[42].
Di fronte all’urto della cosiddetta policrisi con uno spazio fiscale molto limitato per mantenere il sostegno pubblico all’economia e alla società, la maggior parte delle autorità governative nazionali ha iniziato una politica di consolidamento e ristrutturazione del debito.
Il rapporto percentuale debito pubblico estero/PIL si è stabilizzato intorno al 63,5% nel 2021-2023 e le proiezioni del Fondo monetario internazionale e della Banca africana di sviluppo prevedono un calo a circa il 60% nel 2024.
Fig. 1 – Debito pubblico estero in percentuale del PIL, 2010-2025
Fonte: Banca africana di sviluppo e Fondo monetario internazionale, 2024
Se il rapporto debito-PIL si sta stabilizzando in tutto il continente, in molti Paesi il rapporto è ancora elevato e al di sopra dei livelli pre-pandemia, a causa della volatilità delle finanze pubbliche, dell’aumento dei tassi di interesse.
In particolare, i Paesi a basso reddito sono quelli che presentano le statistiche più preoccupanti, come indicato, per esempio, dal valore del rapporto tra accumulo del debito estero e la crescita dei proventi dalle esportazioni, che ha superato il 300% in ben otto Paesi nel 2022 (Burundi, Gambia, Guinea-Bissau, Mozambico, Niger, Ruanda, Sudan e Uganda), quando quasi nessun Paese superava quella soglia nel 2012. Tra i Paesi a reddito medio-basso, il rapporto ha registrato gli aumenti maggiori in Senegal, raggiungendo il 467%.
Il rapporto WESP (World Economic Situation and Prospects) 2024 delle Nazioni Unite afferma che 18 Paesi africani hanno registrato un rapporto debito/PIL superiore al 70% nel 2023, e molti di essi si trovano ad affrontare difficoltà debitorie. Paesi come lo Zambia hanno visto il loro rapporto debito/PIL salire oltre il 70%, mentre il Ghana sta dedicando un quinto delle sue entrate fiscali al servizio del debito[43].
Come si legge nel Report di aprile del 2024 del Fondo monetario internazionale[44], ci sono significative vulnerabilità del debito nella regione, con 19 su 35 Paesi a basso reddito dell’Africa sub-sahariana classificati in difficoltà debitoria o ad alto rischio di difficoltà a partire dalla fine del 2023.
Diversi Paesi (Ciad, Etiopia, Ghana e Zambia) nella regione stanno attualmente ristrutturando il proprio debito nell’ambito del Quadro comune del G20 sul trattamento del debito (G20 Common Framework for Debt Treatment)[45].
Il fenomeno del cd. "caporalato" costituisce una forma di sfruttamento lavorativo che coinvolge diversi settori produttivi (come, a mero titolo esemplificativo, i trasporti, le costruzioni, la logistica ed i servizi di cura), ma che si manifesta in maniera preponderante nel settore agricolo.
Nello specifico, il caporalato risulta essere integrato da condotte quali l'intermediazione, il reclutamento e l'organizzazione della manodopera, che comportano l'instaurarsi di rapporti di lavoro in cui i dipendenti sono costretti a subire trattamenti degradanti in violazione con le tutele previste dalla normativa giuslavoristica, a causa dello stato di bisogno in cui versano.
Tale materia ha ottenuto una disciplina organica grazie alla L. n. 199 del 2016 rubricata "Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo".
L'intervento normativo ha in primo luogo riformato l'impianto penalistico che sanziona le condotte concernenti il fenomeno del caporalato.
Tra le diverse misure sanzionatorie introdotte, merita di essere segnalato il novellato articolo 603-bis, rubricato "Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro", che, attualmente, sanziona, con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore, chi recluta manodopera, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori, per destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, nonché le condotte di utilizzo, assunzione ed impiego della manodopera, poste in essere anche mediante attività di intermediazione, che si concretizzano sempre nella sottoposizione dei lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno.
La norma prevede pene superiori (reclusione da cinque a otto anni e la multa da 1.000 a 2.000 euro) se le condotte appena richiamate sono commesse mediante violenza e minaccia.
L'art. 603- bis stabilisce, inoltre, gli indici in presenza dei quali si versa in una situazione di sfruttamento e le aggravanti specifiche che comportano un aumento di pena da un terzo alla metà.
La L. 199/2016 ha anche introdotto altri due articoli all'interno del codice penale.
L'art. 603-bis.1 che detta una serie di circostanze attenuanti per il delitto di caporalato e l'art. 603-bis.2 che, invece, stabilisce i casi in cui è possibile procedere con la misura della confisca obbligatoria (e quando questa non sia possibile la cd. confisca per equivalente).
1. Misure giuslavoristiche
Accanto alle nuove misure sanzionatorie introdotte, la L. 199/2016 ha dettato anche puntuali disposizioni in materia giuslavoristica, al fine di predisporre una serie di strumenti normativi volti alla tutela dei lavoratori agricoli ed alla prevenzione del fenomeno del caporalato.
Tra tali misure si può annoverare il rafforzamento della "Rete del lavoro agricolo di qualità", già istituita con D.L. n. 91 del 2014.
Alla Rete, istituita presso l'Inps, possono accedere, dietro presentazione di apposita istanza, le imprese agricole in possesso di determinati requisiti.
Queste ultime non devono aver riportato condanne penali per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale ed in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, non devono essere destinatarie, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative definitive per le precedenti violazioni e devono essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.
La L. 199/2016 ha, in particolare, reso più stringenti i criteri per poter accedere alla Rete. In primo luogo, è stato ampliato il catalogo dei reati ostativi all'iscrizione includendovi, tra gli altri, alcuni reati contro la libertà individuale (artt. 600, 601, 602 e 603-bis c.p.), i delitti contro la pubblica amministrazione (artt. 314-356 c.p); delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio (artt. 499-517-quater c.p); delitti contro il sentimento per gli animali (artt.544-bis e 544-quinquies c.p).
In secondo luogo, sono stati previsti ulteriori requisiti per l'iscrizione alla Rete, come l'applicazione, da parte delle imprese agricole, dei contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale ed i contratti collettivi aziendali stipulati dalle loro RSA o dalle RSU. Inoltre, le imprese interessate non devono essere collegate o controllate da soggetti giuridici che difettano dei requisiti richiesti dalla normativa esaminata.
La L. 199/2016 incide anche sulla cabina di regia istituita presso l'INPS, chiamata a vigilare sulla Rete del lavoro agricolo, modificandone la composizione ed allargandone le funzioni, con l'attribuzione, tra le altre, di attività di monitoraggio sull'andamento del mercato di lavoro agricolo e di promozione di iniziative, d'intesa con le autorità competenti, in materia di politiche attive del lavoro, contrasto al lavoro sommerso ed all'evasione contributiva, controllo della manodopera stagionale.
La L. 199/2016, inoltre, detta disposizioni a tutela degli emolumenti spettanti ai lavoratori agricoli. In particolare, in materia di riallineamento retributivo si prevede che i relativi accordi provinciali nel settore agricolo possono attribuire la definizione del programma di riallineamento, in tutto o in parte (in deroga alla normativa vigente), agli accordi aziendali di recepimento, a condizione che essi siano sottoscritti con le stesse parti che hanno stipulato l'accordo provinciale.
2. Piano triennale di contrasto al caporalato e istituzione del Tavolo operativo
Al fine di intraprendere una strategia efficace di contrasto al caporalato e lo sfruttamento della manodopera nel settore agricolo, l'articolo 25-quater del D.L. n. 119 del 23 ottobre 2018 ha istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un Tavolo operativo, presieduto dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali (o da un suo delegato), che riunisce i vari soggetti istituzionali, nazionali e territoriali, nonché aperto a diversi soggetti privati (rappresentanti datoriali e dei lavoratori, nonché enti del Terzo settore), impegnati nell'elaborare la strategia comune di contrasto allo sfruttamento lavorativo.
L'operatività di tale organismo, originariamente, era fissata per un triennio, sino al a mese di settembre 2022, per poi essere prorogata col Decreto Interministeriale del 17 giugno 2022, sino al 3 settembre 2025.
Si deve segnalare, inoltre, che il DM n. 58 del 6 aprile 2023 - con il quale si è proceduto all'aggiornamento del Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso per il triennio 2023-2025, adottato, a sua volta, con DM n. 221 del 2022 - ha previsto che tale Piano operi in sinergia con il richiamato Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato e ne contribuisca all'implementazione delle azioni prioritarie, con particolare riferimento a quelle volte a favorire l'impiego regolare di lavoratori stranieri in agricoltura, attraverso il contrasto agli insediamenti abusivi e la promozione di politiche attive del lavoro.
Il Tavolo operativo rappresenta il soggetto competente del coordinamento delle istituzioni, nazionali e locali, e dell'elaborazione degli indirizzi e della programmazione delle attività volte al perseguimento del contrasto al caporalato (cfr. D. Interm. del 04 luglio 2019).
L'attività compiuta da tale organismo ha condotto all'approvazione del cd. Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura ed al caporalato (2020-2022).
Il suddetto Piano è stato approvato in data 20 febbraio 2020 ed è suddiviso in tre parti. Nella prima parte si analizza il contesto, ossia tutti gli elementi che connotano la situazione in cui il Piano è chiamato ad operare (caratteristiche del fenomeno "caporalato", analisi dei dati, quadro normativo ed istituzionale presente).
Nella seconda parte il Piano individua le diverse criticità esistenti in materia e le aree che costituiscono la priorità di intervento, tra cui figurano prevenzione, vigilanza e contrasto del fenomeno ed il reinserimento socio-lavorativo.
Infine, la terza parte ha lo scopo di dettare il piano d'azione per fronteggiare le problematiche illustrate nella parte precedente.
3. Recenti sviluppi normativi
Recentemente con il D.L. 63 del 15 maggio 2024 (cd. D.L. Agricoltura) sono state introdotte nuove misure preordinate al rafforzamento della lotta al caporalato.
Innanzitutto, occorre richiamare l'articolo 2-ter, che, al comma 1, modifica l'articolo 7, comma 3 del D.L. 48/2023. In particolare, con il nuovo intervento normativo si consente al personale ispettivo dell'INL, al Comando carabinieri per la tutela del lavoro ed alla Guardia di finanza di accedere alle informazioni ed alle banche dati detenute dall'INPS anche al fine di rafforzare i controlli di prevenzione e contrasto del caporalato, dello sfruttamento lavorativo e del lavoro sommerso e irregolare.
Inoltre, merita di essere segnalato l'articolo 2-quater, il quale, novellando l'art. 25-quater del D.L. 119/2018, istituisce, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il "Sistema informativo per la lotta al caporalato nell'agricoltura". Tale Sistema ha lo scopo di implementare la strategia per il contrasto al caporalato, incrementando le attività di analisi, monitoraggio e vigilanza sui fenomeni di sfruttamento e favorendo lo sviluppo qualitativo del lavoro agricolo. Per raggiungere tali finalità, il Sistema si basa sulla condivisione e sull'aggregazione delle diverse informazioni di cui sono in possesso i soggetti istituzionali competenti.
La norma prevede, inoltre, che la condivisione delle predette informazioni debba essere preordinata anche a contrastare il lavoro sommerso in generale.
Infine, l'articolo 2-quinquies istituisce, presso l'INPS, la cd. "Banca dati degli appalti in agricoltura", i cui contenuti sono messi a disposizione del personale ispettivo dell'INL, del Comando carabinieri per la tutela del lavoro, della Guardia di finanza e dell'INAIL, al fine di rafforzare i controlli in materia di lavoro e legislazione sociale nel settore agricolo.
L'iscrizione alla banca dati è rivolta a determinati tipi di imprese, che intendono partecipare ad appalti, in cui il soggetto committente risulti essere un'impresa agricola ex art. 2135 c.c. A seguito dell'iscrizione, l'INPS rilascia una certificazione di conformità rispetto ai requisiti stabiliti con apposito decreto ministeriale.
Qualora venga stipulato o eseguito un contratto di appalto agricolo in assenza della necessaria certificazione, si applica una sanzione amministrativa sia all'appaltatore che al committente, nonché l'esclusione temporanea dalla Rete del lavoro agricolo di qualità.
Si deve osservare, inoltre, che i recenti interventi normativi hanno potenziato le assunzioni all'interno dei soggetti istituzionali competenti, al fine di incrementare l'attività ispettiva e di vigilanza.
A tale scopo, l'articolo 31 del D.L. 19 del 02 marzo 2024 ha disposto nei confronti dell'organico dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) la proroga delle autorizzazioni alle assunzioni ancora non utilizzate, nonché l'autorizzazione ad effettuare ulteriori assunzioni di 250 unità di personale.
Sempre il medesimo articolo ha previsto anche l'ampliamento dell'organico del Comando carabinieri per la tutela del lavoro per un incremento complessivo di 50 unità.
Peraltro, l'articolo 31 ha soppresso la previsione dell'attribuzione esclusiva delle attività di ispezione e vigilanza nei confronti dell'INL, attribuendo tali funzioni anche all'INPS ed all'INAIL, con il conseguente ampliamento delle dotazioni organiche di tali enti di un numero di posti corrispondenti alle unità di personale ispettivo inserite, con decorrenza 1° gennaio 2017, nei ruoli ad esaurimento dei piani triennali dei fabbisogni.
In linea di continuità con la previsione da ultimo richiamata, l'articolo 2-ter del D.L. 63 del 15 maggio 2024 autorizza l'INPS e l'INAIL ad assumere, rispettivamente, n. 403 e n. 111 unità, da inquadrare, all'interno dei propri ruoli, nell'area dei funzionari, famiglia professionale ispettore di vigilanza.
La disposizione, inoltre, specifica che le assunzioni dovranno avvenire nei limiti delle economie utilizzabili a seguito delle cessazioni dal servizio del personale ispettivo a decorrere dal 1° gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2023.
4. Le misure del PNRR per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura
Per quanto concerne gli obiettivi legati all'attuazione del PNRR, bisogna sottolineare la presenza, all'interno della Missione M5C2 dell'Investimento 5 - Piani urbani integrati concernente il "superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura".
In particolare, l'Investimento sopra richiamato si compone del:
§ Traguardo M5C2-15 riguardante l'entrata in vigore del decreto ministeriale che definisce la mappatura degli insediamenti abusivi approvata dal "Tavolo di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura" e l'adozione del decreto ministeriale per l'assegnazione delle risorse;
§ Obiettivo M5C2-16 inerente il completamento delle attività dei progetti nelle aree individuate come insediamenti abusivi nei piani urbani.
Nello specifico, il Traguardo M5C2-15 si considera raggiunto nel primo trimestre del 2022 grazie: a) all'adozione del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022. A tal proposito si ricorda che la quinta azione del Piano prevede la pianificazione e l'attuazione di soluzioni alloggiative dignitose per i lavoratori del settore agricolo e richiama il rispetto di specifici standard abitativi; b) all'adozione del cd. Piano InCas, approvato dalla Direzione generale per l'immigrazione e le politiche di integrazione su proposta dell'ANCI, volto a mappare la presenza di lavoratori stranieri impiegati nel settore agro-alimentare e l'ampiezza del fenomeno degli insediamenti abusivi; c) alla presentazione dei risultati della mappatura al Tavolo operativo in data 1° marzo 2022, che ha evidenziato la presenza di insediamenti informali in 37 comuni di 11 regioni (con particolare concentrazione soprattutto nel Mezzogiorno). Sulla base degli esiti dell'indagini sono state ripartite le risorse per l'attuazione della misura (200 milioni). Il D.M. n. 55 del 29 marzo 2022 dispone la concreta assegnazione delle predette risorse per una parte in maniera fissa per tutti i Comuni interessati e, per l'altra parte, tenendo conto dell'anzianità dell'insediamento e delle iniziative già intraprese dai Comuni.
Per quanto riguarda l'attuazione dell'Obiettivo M5C2-16, essa è prevista per il primo trimestre del 2025.
Si fa presente che a seguito dello stanziamento delle risorse in favore dei 37 Comuni, 36 di essi hanno presentato i Piani di azione locali (con un Comune rinunciatario). La Direzione Generale Immigrazione ha svolto una pre-verifica dei piani di azione locali, dalla quale è emerso che ad oggi 28 piani di azione risultano completi in virtù alla documentazione richiesta.
Tuttavia, a causa delle difficoltà di ordine pubblico e logistiche riscontrate dai diversi Comuni nell'attuazione dei propri Piani di azione, è stato adottato l'articolo 7 del D.L. n. 19 del 02 marzo 2024, il quale prevede la nomina di un Commissario straordinario, attraverso apposito d.p.c.m. al fine di assicurare il conseguimento dell'Obiettivo M5C2-16.
Executive Summary
Una prospettiva condivisa per l'agricoltura e l'alimentazione in Europa
Annunciato dalla Presidente della Commissione europea nel suo discorso sullo stato dell'Unione del 13 settembre 2023 e avviato nel gennaio 2024, il Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura dell'UE ha riunito 29 tra i principali rappresentanti del settore agroalimentare europeo, della società civile, delle comunità rurali e del mondo accademico al fine di raggiungere un'intesa comune sull'ulteriore sviluppo di un settore chiave della vita e dell'economia europea in un nuovo formato di discorso politico.
I membri del Dialogo strategico si sono impegnati per raggiungere un consenso concettuale che apra nuove prospettive per l'agricoltura, l'alimentazione e le zone rurali del continente.
I membri del Dialogo hanno congiuntamente elaborato una serie completa di principi guida e raccomandazioni, che tengono conto della diversità e della complessità dei sistemi agroalimentari[46]; senza dimenticare i fattori specifici, le interdipendenze e i compromessi che hanno portato agli attuali squilibri e che devono essere affrontati sistematicamente. Il rapporto finale del Dialogo Strategico offre una serie di orientamenti che guideranno l'azione volta a creare sistemi agroalimentari socialmente responsabili, economicamente redditizi e sostenibili dal punto di vista ambientale. Si rivolge alle istituzioni europee, in particolare alla Commissione europea e relativi portafogli, e agli Stati membri. Con il processo del Dialogo Strategico, i 29 membri hanno gettato le basi per una nuova cultura dell'impegno e della cooperazione che riflette la loro determinazione a lavorare insieme per un futuro sostenibile, resiliente e competitivo.
Il Dialogo si inserisce in un periodo di notevoli trasformazioni sociali, che vede coinvolti gli stessi sistemi agroalimentari che ne subiscono l’influenza in modo significativo. Il cibo ricopre un ruolo esistenziale e si colloca al centro delle società europee. Tuttavia, pur continuando a essere fondamentali, le funzioni centrali dell'agricoltura e dell'alimentazione stanno attraversando una fase di rapidi mutamenti determinata dalla forte pressione che subiscono a causa della triplice crisi planetaria provocata dal cambiamento climatico, dalla perdita di biodiversità e dall'inquinamento. Inoltre, le crescenti tensioni politiche ed economiche globali hanno acutizzato le sfide che le società europee devono affrontare e che colpiscono anche molti agricoltori e attori del settore agroalimentare. Tutto ciò avviene in un clima di crescenti conflitti sociali che si intrecciano con un accentuato divario tra mondo urbano e mondo rurale.
È perciò necessario intraprendere azioni decisive per affrontare queste sfide. La transizione deve essere progettata in modo tale da condurre a sistemi agroalimentari più resilienti e sostenibili, competitivi, redditizi e giusti. Un sistema equilibrato sul piano economico, sociale ed ecologico più che massimizzare i singoli fattori di produzione, deve piuttosto ottimizzarne i vantaggi in termini di sostenibilità, resilienza, redditività e maggiore responsabilità, non solo per gli operatori agricoli, ma anche per le comunità rurali, la società civile e gli attori politici. A tal fine, è più importante che mai instaurare la fiducia e la cooperazione tra tutte le parti interessate. Il presente rapporto inizia illustrando un percorso condiviso da seguire per questa trasformazione in una visione che delinea i contorni dei sistemi agroalimentari europei tra 10-15 anni (Parte A.3.).
Con le sue raccomandazioni, il Dialogo Strategico riconosce che la transizione dei sistemi agroalimentari implica inevitabilmente interessi contrastanti e accordi complicati che possono essere risolti solo attraverso il compromesso. Ciò richiede un punto di partenza stabile nonché basi e obiettivi condivisi, per guidare la transizione del settore, che si possono raggruppare in dieci principi politici guida (Parte B):
1. È giunto il momento di cambiare.
2. La cooperazione e il dialogo lungo tutta la catena del valore alimentare sono essenziali.
3. Le misure politiche devono essere coerenti e creare ambienti favorevoli, efficaci e basati su sinergie fruttuose.
4. La produzione alimentare e agricola svolge un ruolo strategico nel nuovo contesto geopolitico, quale componente essenziale della sicurezza europea.
5. Il ruolo dei giovani nell'agricoltura e nelle zone rurali e la diversità dei sistemi alimentari e agricoli europei sono una risorsa importante.
6. Gli aspetti economici, ambientali e sociali della sostenibilità si possono rafforzare a vicenda.
7. I mercati dovrebbero promuovere la sostenibilità e la creazione di valore lungo tutta la catena e internalizzare meglio le esternalità.
8. Le opportunità offerte dalla tecnologia e dall'innovazione dovrebbero essere sfruttate per sostenere la transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili.
9. Il passaggio a diete equilibrate, più sane e sostenibili, è essenziale per il successo della transizione.
10. La capacità di attrazione delle zone rurali è di importanza cruciale per la sicurezza alimentare, la vitalità futura della società e la democrazia liberale.
In questo contesto, il Dialogo Strategico propone una serie di raccomandazioni, in particolare:
1) Rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena del valore alimentare:
Incoraggiandoli a cooperare meglio, a ridurre i costi, ad aumentare l'efficienza, a migliorare i prezzi e a ottenere un reddito dignitoso sul mercato. Ciò implicherebbe misure proattive a livello sia europeo sia nazionale al fine di rafforzare la competitività degli agricoltori e della filiera, aumentare la trasparenza nella catena alimentare, sostenere la cooperazione e lo sviluppo delle capacità, contrastare meglio le pratiche commerciali sleali, e collaborare meglio lungo la catena per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità (Parte C.1.1.).
2) Adottare un nuovo approccio per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità:
Il Dialogo Strategico sostiene e si impegna a mantenere e a far rispettare la legislazione UE vigente e a trovare strumenti utili a migliorarne l'attuazione. I membri chiedono il lancio di un sistema di analisi comparativa a livello europeo nel settore dei sistemi agricoli e alimentari, finalizzato ad armonizzare le metodologie di valutazione della sostenibilità nelle aziende agricole. Questo sistema dovrebbe essere basato su obiettivi, principi e criteri comuni e includere strumenti di monitoraggio e verifica con parametri e indicatori comuni. Dovrebbe misurare la posizione di ogni azienda agricola e di ogni settore, facilitare il confronto tra diversi obiettivi e ambizioni di sostenibilità e quindi contribuire all’attuazione delle misure necessarie per incrementare gli standard di sostenibilità (Parte C.1.2.).
3) Approntare una Politica Agricola Comune (PAC) adeguata allo scopo:
L'attuale politica deve essere modificata per rispondere alle sfide presenti e future e per accelerare la transizione in corso dei sistemi agroalimentari verso un futuro più sostenibile, competitivo, redditizio e diversificato. Queste modifiche, inoltre, sono essenziali per rendere la PAC idonea allo scopo nel quadro del processo di allargamento dell'UE. Tenendo conto di ciò, la futura PAC dovrebbe concentrarsi su questi obiettivi fondamentali: (1) fornire un sostegno socio-economico mirato agli agricoltori che ne abbiano più bisogno; (2) promuovere risultati positivi per la società in termini ambientali, sociali e di benessere degli animali; (3) ridare slancio a condizioni favorevoli per le zone rurali.
Sulla base della redditività economica degli agricoltori, la PAC dovrebbe fornire, in modo molto più mirato, un sostegno al reddito di determinati agricoltori attivi.
Questo sostegno mirato, che dovrebbe prevenire l'abbandono delle aziende agricole e contribuire a garantire che gli agricoltori possano avere un reddito dignitoso, sarà riservato a coloro che si trovino in maggiori difficoltà, con particolare riferimento alle aziende agricole piccole e miste, ai giovani agricoltori, ai nuovi operatori e agli agricoltori in zone soggette a vincoli naturali.
Per ricompensare gli agricoltori e incentivarli a creare e continuare a fornire servizi ecosistemici, i pagamenti ambientali dovrebbero andare al di là di quanto richiesto dalla legislazione dell'UE e puntare alla massima ambizione in un sistema da collegare a risultati quantificabili utilizzando indicatori solidi. Il raggiungimento degli obiettivi dell'UE in termini di agricoltura e produzione alimentare, di sviluppo rurale, di neutralità climatica e di ripristino della biodiversità richiede un bilancio specifico e adeguato che sia all'altezza di tutte le ambizioni con equilibrio e pari importanza.
Il sostegno finanziario alle azioni a favore dell'ambiente e del clima dovrà aumentare considerevolmente ogni anno nei due periodi successivi della PAC, a partire dall'attuale quota di bilancio per i regimi ecologici e gli strumenti agroambientali e climatici (Parte C.1.3.).
4) Finanziare la transizione:
Per garantire una transizione sufficientemente finanziata, è necessario mobilitare capitale sia pubblico sia privato. Si dovrebbe istituire un “Fondo temporaneo per una transizione giusta”, distinto dalla PAC, al fine di integrare il sostegno alla rapida transizione del settore verso la sostenibilità. Il settore pubblico e quello privato dovrebbero collaborare meglio per mobilitare i capitali necessari per progetti che consentano a piccoli e grandi agricoltori e agli operatori del sistema alimentare di passare a pratiche e sistemi sostenibili. Parallelamente, è necessario istituire un efficace quadro per il credito bancario, nonché adeguare il quadro prudenziale e assicurare la coerenza tra i diversi sistemi di finanziamento. La Banca Europea per gli Investimenti dovrebbe porre in essere un pacchetto di prestiti di gruppo specifico per il settore. Il Dialogo Strategico si compiace con il Gruppo BEI per aver deciso di porre l'agricoltura e la bioeconomia tra le principali priorità nell'ambito del proprio piano strategico 2024-2027, nonché di intensificare il sostegno alla catena del valore agroalimentare (Parte C.1.4.).
5) Promuovere la sostenibilità e la competitività nella politica commerciale:
La Commissione europea dovrebbe garantire una maggiore coerenza tra la sua politica commerciale e la sua politica di sostenibilità. Parallelamente, andrebbe rivisto l'attuale approccio alla conduzione dei negoziati sull'agricoltura e sull'agroalimentare. La Commissione europea deve riconoscere meglio l'importanza strategica dell'agricoltura e dei prodotti alimentari nei negoziati commerciali, intraprendere una revisione completa delle proprie strategie di negoziazione e rivedere il proprio metodo di condurre valutazioni d'impatto prima dei negoziati commerciali. Inoltre, è necessario esercitare un ruolo guida più forte nella riforma del quadro politico commerciale globale (Parte C.1.6.).
6) Fare in modo che la scelta sana e sostenibile sia la scelta più facile:
La Commissione europea e gli Stati membri dovrebbero adottare politiche sul lato della domanda che affrontino i sistemi agroalimentari nel loro complesso, al fine di creare ambienti alimentari favorevoli in cui diete bilanciate, meno dispendiose in termini di risorse, e sane siano disponibili, accessibili, convenienti e allettanti. In tale contesto, il Dialogo Strategico rileva nell'UE una tendenza verso una riduzione del consumo di determinati prodotti di origine animale e un maggiore interesse per le proteine di origine vegetale. Per migliorare l'equilibrio sostenibile tra il consumo di proteine animali e quello di proteine vegetali a livello di popolazione europea, è fondamentale assecondare questa tendenza riequilibrando i consumi verso opzioni a base vegetale e aiutando i consumatori ad accettare la transizione.
La Commissione europea dovrebbe effettuare una revisione totale della legislazione dell'UE in materia di etichettatura degli alimenti e pubblicare una relazione che valuti le misure vigenti relative alla commercializzazione di prodotti destinati ai bambini.
Inoltre, si dovrebbero predisporre strumenti fiscali, sotto forma di sgravi a favore dei consumatori, per promuovere segnali di prezzo coerenti e gli Stati membri, attraverso politiche sociali e fiscali, dovrebbero prevedere misure a favore delle fasce di consumatori a basso reddito al fine di garantire loro l'accessibilità economica ai prodotti alimentari. La Commissione europea e gli Stati membri dovrebbero, inoltre, intraprendere ulteriori azioni per ottenere un quadro più aggiornato per gli appalti pubblici in materia di alimenti sostenibili e consentire alle banche alimentari e ad altre organizzazioni non profit di massimizzare il loro ruolo (C.2.1.).
7) Migliorare le pratiche agricole sostenibili:
È necessaria un'azione urgente, ambiziosa e praticabile a tutti i livelli per garantire che il settore operi nel rispetto dei limiti del nostro pianeta e contribuisca alla protezione e al ripristino del clima, degli ecosistemi e delle risorse naturali, ivi compresi acqua, suolo, aria, biodiversità e paesaggi. Per procedere in questa direzione, il Dialogo Strategico prevede raccomandazioni specifiche volte a promuovere l'agrobiodiversità, a ridurre gli apporti esterni come fertilizzanti minerali e pesticidi, a migliorare la gestione dei nutrienti, a progredire nella decarbonizzazione e a sviluppare e utilizzare il biocontrollo. Parallelamente, la Commissione europea e gli Stati membri devono continuare a sostenere la produzione biologica e le pratiche agroecologiche. Il Dialogo Strategico chiede l'istituzione di un fondo (distinto dalla PAC) per il ripristino della natura dotato di risorse adeguate per aiutare gli agricoltori e altri gestori del territorio a ripristinare e gestire gli habitat naturali a livello di paesaggio (Parte C.2.2.).
8) Ridurre le emissioni di gas serra in agricoltura:
La Commissione europea e gli Stati membri dovrebbero elaborare un insieme coerente di politiche, che unisca incentivi e misure normative, e che includa: (1) la definizione di una metodologia completa per stabilire un sistema di contabilizzazione delle emissioni di gas serra, nonché obiettivi specifici per i diversi tipi di agricoltura, e le sue condizioni strutturali; (2) un percorso generale per incentivare l'attuazione di misure appropriate e per promuovere l'accesso agli investimenti nell’ambito dell’agricoltura e dei territori, al fine di progredire verso gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti.
Poiché gli approcci tecnologici non saranno sufficienti per raggiungere gli obiettivi climatici, si dovrebbero definire azioni più ambiziose per le aree più problematiche con l'attuazione di strategie territoriali sostenute dal Fondo per una giusta transizione agroalimentare. Pur riconoscendo la necessità di una politica ambiziosa, il Dialogo Strategico ritiene che sia prematuro trarre conclusioni definitive su un potenziale futuro Sistema di scambio delle quote di emissioni per l’agricoltura e invita la Commissione europea a collaborare ulteriormente con le parti interessate e gli esperti per valutare la fattibilità e la pertinenza di tale sistema. Inoltre, segnala le problematiche fondamentali di tale sistema (Parte C.2.2.1.).
9)Creare percorsi per un allevamento sostenibile nell'UE:
La Commissione europea dovrebbe istituire un processo per sviluppare una strategia sul ruolo degli allevamenti fondata su solide basi scientifiche e sulla consultazione di tutte le parti interessate. Questa strategia dovrebbe includere iniziative concrete, quali, tra le altre, il sostegno finanziario agli investimenti, la consulenza e la formazione, il supporto a soluzioni tecnologiche pratiche e avanzate per la riduzione delle emissioni e la promozione di approcci innovativi all’economia circolare. Nelle zone ad alta concentrazione di bestiame, si devono sviluppare soluzioni a lungo termine a livello locale da finanziare utilizzando il Fondo per una transizione agroalimentare giusta. Inoltre, è necessario prevedere una revisione della legislazione sul benessere degli animali e un nuovo quadro normativo per un sistema di etichettatura del benessere degli animali a livello europeo (Parte C.2.3.).
10) Ulteriori azioni per preservare e gestire meglio i terreni agricoli, promuovere un'agricoltura resiliente in materia di risorse idriche e sviluppare approcci innovativi alla selettocoltura delle specie vegetali:
La Commissione europea, insieme con gli Stati membri e il Parlamento europeo, dovrebbe stabilire un obiettivo giuridicamente vincolante relativo al "consumo netto di suolo pari a zero entro il 2050". Inoltre, la Commissione europea dovrebbe lanciare un nuovo Osservatorio europeo per i terreni agricoli (Parte C.3.1.). Si evidenzia, anche, la necessità di intervenire per facilitare l'adattamento dell'agricoltura alle variazioni delle condizioni climatiche e ambientali e di promuovere investimenti e pratiche per progredire verso un’agricoltura resiliente in materia di risorse idriche e meno intensiva in termini di risorse. È necessario sviluppare un sistema completo e orientato alla sostenibilità che supporti le innovazioni nella selettocoltura delle specie vegetali per mantenere le rese in condizioni climatiche sempre più difficili. Le istituzioni europee dovrebbero continuare a sviluppare il modello europeo di selettocoltura, salvaguardando la libertà di scelta e riconoscendo il contributo delle PMI e degli agricoltori (Parte C.3.2.).
11)Promuovere una solida gestione dei rischi e delle crisi:
Per ridurre l'attuale dipendenza da determinati fattori di produzione critici bisogna mettere in atto politiche di sostegno. Per implementare la prevenzione e l'adattamento dei rischi a livello di azienda agricola, è necessario un approccio più coerente ed efficace alla gestione del rischio. Ciò presuppone un’ulteriore integrazione tra strumenti di gestione del rischio e investimenti associati, una migliore complementarità con altri strumenti e la garanzia di un migliore accesso alle assicurazioni agricole da parte degli agricoltori. È inoltre necessaria una riforma dell'attuale riserva agricola per affrontare meglio i rischi eccezionali e catastrofici (Parte C.3.3.).
12) Costruire un settore attraente e diversificato:
Bisogna incentivare il ricambio generazionale nei settori agroalimentari imprimendo un impulso verso la transizione. Per attirare giovani agricoltori è fondamentale facilitare la mobilità delle terre e offrire un sostegno finanziario adeguato e una formazione migliore. È necessario creare condizioni di lavoro socialmente giuste nel settore agroalimentare e ciò richiede misure aggiuntive. Attraverso la formazione e il dialogo sociale, con la promozione delle competenze, migliori opportunità di lavoro e condizioni lavorative più eque si potrebbero attirare e trattenere nuovi lavoratori agricoli. Inoltre, vanno affrontate meglio le disuguaglianze di genere e la mancanza di diversità nel settore. La vitalità e la capacità di attrazione delle zone rurali devono essere incrementate in modo significativo attuando la visione a lungo termine per le zone rurali e istituendo un contratto rurale europeo (Parte C.4.).
13) Migliorare l’accesso alla conoscenza e all'innovazione e facilitarne l’utilizzo:
L'innovazione, la tecnologia e la conoscenza svolgono un ruolo fondamentale nella transizione del settore agroalimentare. Per sfruttare appieno questo potenziale, è necessario promuovere la generazione di conoscenze e competenze e facilitarne l'acquisizione e la condivisione. In questo processo saranno fondamentali i servizi di consulenza indipendenti, così come un maggior numero di partenariati pubblico-privato e ulteriori investimenti nel campo della ricerca e dell’innovazione. Per garantire che l'innovazione possa andare a vantaggio degli attori del sistema alimentare, è necessario snellire le procedure normative e promuovere le opportunità digitali. Il ruolo dell'innovazione sociale deve essere riconosciuto e supportato (Parte C.5.).
14) Modificare la governance e una nuova cultura della cooperazione:
Tutte le misure e gli obiettivi proposti fanno parte di una più ampia modifica della governance che deve essere promossa con una nuova cultura di cooperazione, fiducia e partecipazione multilaterale tra gli attori e nell’ambito delle istituzioni. Deve garantire la praticabilità e la coerenza tra le diverse aree politiche e superare la visione a compartimenti stagni. Per consolidare questa nuova cultura definita dal Dialogo Strategico, la Commissione europea dovrebbe istituire un Consiglio europeo per l'agroalimentare (EBAF). Questa nuova piattaforma, composta dagli attori della catena del valore agroalimentare, dalle organizzazioni della società civile e dal mondo scientifico, dovrebbe individuare le strategie necessarie all'attuazione e all'ulteriore sviluppo del consenso concettuale del Dialogo Strategico, al fine di rendere i sistemi agroalimentari più sostenibili e resilienti. Al di là dell'istituzione di questo nuovo organismo, la governance di quest'ambito politico a livello dell'UE dovrebbe in ogni caso prestare particolare attenzione alla necessità di sviluppare soluzioni amministrative intelligenti, di limitare gli oneri burocratici inutili, di effettuare valutazioni d'impatto approfondite e di garantire, per quanto possibile, processi politici e decisionali inclusivi (Parte C.1.6.).
Poiché la necessità di agire è pressante e i costi complessivi dell'inazione aumentano, spetta alla Commissione europea, al Parlamento europeo, agli Stati membri e alle parti interessate adottare queste raccomandazioni condivise e tradurle in decisioni coraggiose e tempestive. I membri del Dialogo Strategico sono desiderosi di continuare a sostenere questo processo in modo costruttivo.
[1] In collaborazione con il Ministero degli Affari esteri e per la Cooperazione internazionale.
[2] Islam, Mohammed (2022), Why Nations Fail to Feed the Poor. The politics of food security in Bangladesh. London: Routledge. Pp. 26--32.
[3] Via Campesina. Food Sovereignty, 2012. http:// viacampesina.org/en/index.php/main-issues-mainmenu-27/food-sovereignty-and-trade-mainmenu-38/33-food-sovereignty.
[4] Via Campesina. 13 October 2021. Food Sovereignty: a manifesto for the future of our planet. https://viacampesina.org/en/food-sovereignty-a-manifesto-for-the-future-of-our-planet-la-via-campesina/.
[5] United Nations. 1975. Report of the World Food Conference, Rome 5-16 November 1974. New York.
[6] FAO (1983), World Food Security: a Reappraisal of the Concepts and Approaches. Director General’s Report. Roma.
[7] Drèze, J. & Sen, A. (1989), Hunger and Public Action. Oxford: Clarendon Press.
[8] FAO (1996), Rome Declaration on World Food Security and World Food Summit Plan of Action. World Food Summit 13-17 November 1996. Roma.
[9] FAO (2002),The State of Food Insecurity in the World 2001. Roma.
[10] Clay, Edward (2002), ‘Food security: concepts and measurement’, for the FAO Expert Consultation on Trade and Food Security: Conceptualizing the Linkages, Rome, 11-12 July 2002. https://www.fao.org/3/y4671e/y4671e06.htm#fn30.
[11] FAO (2002); Ben Hassen, T. & El Bilali, H. (2019), ‘Food security in the Gulf Cooperation Council Countries: challenges and prospects’, “Journal of Food Security”, 7 (5), pp. 159-169. Doi: 10.12691/jfs-7-5-2.
[12] Clapp, J., Moseley, W.G., Burlingame, B. & Termine, P. (2022), ‘Viewpoint: The case for a six-di- mensional food security framework’, “Food Policy”, 106, pp. 102-164. https://doi.org/10.1016/j. foodpol.2021.102164.
[13] High Level Panel of Experts on Food Security and Nutrition. 2022. “Critical, emerging and enduring issues for food security and nutrition”. https://www.fao.org/3/cc1867en/cc1867en.pdf . Si veda anche: Ziegler, J. (2008), ‘Promotion and protection of all human rights, civil, political, economic, social and cultural rights, including the right to development’,”Report of the Special Rapporteur on the right to food”. Geneva, Switzerland, UN.
[14] FAO 2002. Nicholas March, & Rudolfsen, I. (2022), “Food insecurity and social instability in light of the Ukraine-Russia war”. PRIO Policy Brief. N. 2. https://cdn.cloud.prio.org/files/d3350681-f7a8-4b1d-bde3-968e312cca05/Marsh%20and%20Rudolfsen%20-%20Food%20Insecurity%20and%20Social%20Instability%20in%20Light%20of%20the%20Ukraine-Russia%20War%20PRIO%20Policy%20Brief%202-2022.pdf?inline=true.
[15] https://www.fao.org/newsroom/detail/hunger-numbers-stubbornly-high-for-three-consecutive-years-as-global-crises-deepen--un-report/en; pubblicato il 24 luglio 2024.
[16] Particolarmente preoccupante la situazione a Gaza. Un nuovo rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) conferma che la situazione dell’insicurezza alimentare a Gaza continua ad essere catastrofica. Il rapporto rileva che il 96% della popolazione, pari a 2,15 milioni di persone, si trova a fronteggiare un’insicurezza alimentare acuta (Fase 3 dell’IPC o superiore), Ricorda l’urgente necessità di garantire che cibo e altre forniture raggiungano tutta la popolazione di Gaza. Solo la cessazione delle ostilità, insieme a un accesso umanitario duraturo all’intera Striscia di Gaza, può ridurre il rischio di carestia, sostiene il rapporto.
[17] Open Polis (5 gennaio 2024), ‘La propaganda dell’emergenza migranti e i numeri degli arrivi nel 2023’, https://www.openpolis.it/la-propaganda-dellemergenza-migranti-e-i-numeri-degli-arrivi-nel-2023/#.
[18] Falliro, Paolo (29 gennaio 2024), ‘Cosa c’è scritto nel Piano Mattei’, Formiche. https://formiche.net/2024/01/cosa-ce-scritto-nel-piano-mattei/.
[19] World Food Programme. Global Operational Response Plan. Update 9. November 2023. https://docs.wfp.org/api/documents/WFP-0000153758/download/?_ga=2.64678895.1941412237.1706465342-1578866013.1705492711.
[20] Per una rappresentazione grafica della concentrazione di recenti eventi violenti nel continente africano si veda ACLED. Regional Overview Africa. Novembre 2023. https://acleddata.com/2023/12/07/regional-overview-africa-november-2023/ e ACLED. Regional Overview Africa. Dicembre 2023. https://acleddata.com/2024/01/12/regional-overview-africa-december-2023/.
[21] World Food Programme. 5 Luglio 2023. https://www.wfp.org/news/wfp-funding-crisis-leaves-millions-stranded-without-aid-dire-hunger-crisis-grips-west-africa.
[22] World Food Programme. 12 Dicembre 2023. https://www.wfp.org/news/food-insecurity-and-malnutrition-reach-new-highs-west-and-central-africa-funding-address-acute.
[23] Per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie e che hanno sofferto un danno ingiusto non altrimenti risarcito l’articolo 1, comma 343, della legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria per il 2006) ha disposto la costituzione, dal 2006, di un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, alimentato, ai sensi del comma 345, dall'importo dei conti correnti e dei rapporti bancari definiti come dormienti all'interno del sistema bancario nonché del comparto assicurativo e finanziario.
[24] Le considerazioni e le analisi espresse in questo capitolo sono tratte principalmente dal seguente approfondimento Geopolitica ed economia dell'Africa: i principali attori statali esterni in campo e i conflitti in corso curato dall’Osservatorio di politica internazionale (Camera dei Deputati – Senato della Repubblica), luglio 2024.
Per ulteriori approfondimenti si rinvia ai seguenti recenti approfondimenti curati anch’essi dall’Osservatorio di politica internazionale:
¾ Emergenze internazionali sui diritti umani
¾ L'Africa e la presidenza italiana del G7
¾ La Turchia in Africa: ambizioni e interessi di una potenza regionale
[26] https://china.un.org/en/270216-recent-dialogue-explores-strengthening-china-africa-un-collaboration-climate-change
[27] https://www.voanews.com/a/report-africa-relations-with-china-russia-do-not-imply-support-for-new-world-order/6962660.html
[29] https://www.fpri.org/article/2023/11/the-dragon-and-the-bear-in-africa-stress-testing-chinese-russian-relations/ e https://warsawinstitute.org/russia-and-china-in-africa/
[31] Cfr. Geopolitica ed economia dell’Africa: i principali attori statali esterni in campo e i conflitti in corso, Approfondimento per l’Osservatorio di Politica Internazionale (Camera dei Deputati – Senato della Repubblica), luglio 2024.
[32] https://www.afdb.org/en/news-and-events/press-releases/africa-dominates-list-worlds-20-fastest-growing-economies-2024-african-development-bank-says-macroeconomic-report-68751.
[33] https://www.afdb.org/en/news-and-events/press-releases/41-african-countries-set-stronger-growth-2024-keeping-continent-second-fastest-growing-region-world-african-development-banks-economic-outlook-71384.
[36] https://www.wallchartafrica.com/blog/african-education-in-2024-3a-progress-and-prospects#:~:text=African%20Education%20in%202024%3A%20Progress%20and%20Prospects%201,3%20The%20Future%20of%20Education%20in%20Africa%20
[41] https://www.project-syndicate.org/commentary/western-powers-must-help-africa-tackle-debt-crisis-by-anne-o-krueger-2024-04
[42] In base ai dati del Fondo monetario internazionale, 16 Paesi dell’area subsahariana hanno registrato un’inflazione a due cifre nel 2023.
[43] https://www.un.org/africarenewal/magazine/january-2024/2024-year-cautious-hope-african-economies-facing-worldwide-challenges
[44] IMF (2024), Regional Economic Outlook—Sub-Saharan Africa, Washington, D. C., p. 10. Si veda: https://www.imf.org/-/media/Files/Publications/REO/AFR/2024/April/English/text.ashx
[45] https://www.imf.org/en/Blogs/Articles/2021/12/02/blog120221the-g20-common-framework-for-debt-treatments-must-be-stepped-up
01.[46] Con l’espressione “settore agroalimentare” si intende qui l'insieme degli attori economici e della società civile, anche nell’ottica dei consumatori. Il settore va dall'attività economica a monte alla produzione primaria, alla trasformazione e alla fabbricazione, alla distribuzione e al commercio, nonché agli ambienti e ai consumi alimentari e infine al riciclaggio dei rifiuti. Il settore agricolo comprende tutte le aree di coltivazione di specie vegetali e di allevamento degli animali, nonché le colture specializzate e l'orticoltura.