Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
|
---|---|
Autore: | Servizio Studi - Dipartimento Affari Esteri |
Titolo: | Schema di DPCM di adozione del Piano strategico Italia-Africa: Piano Mattei |
Riferimenti: | SCH.DEC N.179/XIX |
Serie: | Atti del Governo Numero: 179 |
Data: | 23/07/2024 |
Organi della Camera: | III Affari esteri |
Schema di DPCM di
adozione del Piano strategico
Italia-Africa: Piano Mattei
A.G. 179
Ai sensi dell’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 gennaio 2024, n. 2
Servizio Studi
Ufficio politica estera e difesa
Tel. 06 6706-2451 - * studi1@senato.it – @SR_Studi
Dossier n. 324
Servizio Studi
Dipartimento Affari esteri
Tel. 06 6760-4939 - * st_affari_esteri@camera.it – @CD_esteri
Atto del Governo n. 179
La documentazione dei Servizi e degli Uffici del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. Si declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.
ES0217.docx
I N D I C E
§ Salute
§ Energia
§ Acqua
§ Infrastrutture fisiche e digitali
§ Ulteriori aree di intervento
§ Algeria
§ Egitto
§ Tunisia
§ Etiopia
§ Kenya
§ Marocco
Risorse e strumenti finanziari
§ L'Agenda 2030 e le politiche europee in materia di acque
§ Le relazioni UE-Africa (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
§ Scambio commerciale Italia-Africa nel settore agroalimentare
Lo scorso 17 luglio il Governo ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 161 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2024, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di adozione del c.d. «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del Continente africano (A. G. 179).
Nella medesima giornata del 17 luglio la richiesta è stata assegnata alla III Commissione (Affari esteri) della Camera e alla 3ª Commissione (Affari esteri e difesa) del Senato che dovranno esprimere il proprio parere entro il 16 agosto 2024.
Nella richiesta di parere parlamentare il Governo fa presente che successivamente all'acquisizione del parere delle competenti Commissioni, ovvero alla decorrenza dei termini, si procederà alla firma del DPCM di adozione del «Piano Mattei» e alla conseguente trasmissione della relazione di attuazione, di cui all’articolo 5, del richiamato decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161 (cfr. successivo quadro normativo).
Tal relazione, si legge a pagina 56 dello schema di DPCM in esame, “è approvata dalla Cabina di Regia e deve indicare lo stato di avanzamento del Piano e contenere le possibili misure volte a migliorare l'attuazione del medesimo e ad accrescere l'efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi prefissati”.
Con il decreto-legge n. 161 del 2023 il Governo ha adottato misure urgenti per definire la governance del cosiddetto “Piano Mattei”, ovvero “un piano strategico” per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati Africani, le cui differenti ramificazioni dovranno essere delineate in maniera dettagliata con successivi provvedimenti attuativi.
Qui l'iter al Senato dell’A.S.936. Qui l'iter alla Camera dell’AC.1624.
Le line generali del Piano Mattei sono state presentate nel corso della prima iniziativa della Presidenza italiana del G7, ovvero il “Vertice Italia-Africa” che ha avuto luogo lo scorso 29 gennaio alla presenza dei rappresentanti di 46 Nazioni africane, la maggior parte delle quali a livello di Capi di Stato e di Governo, dei tre Presidenti delle Istituzioni europee, dei vertici delle Nazioni Unite, dell'Unione Africana, delle Organizzazioni internazionali, delle Istituzioni finanziarie e delle Banche multilaterali di sviluppo.
Nel corso del Vertice, si legge a pagina 4 dello schema di DPCM, “il Governo italiano ha illustrato alle Nazioni africane la visione italiana sul partenariato paritario con il Continente africano e ha descritto l'impianto del Piano, concepito come una piattaforma programmatica e operativa aperta alla costante collaborazione con le Nazioni africane, sia nella fase di definizione che di attuazione degli interventi. Il Vertice ha consolidato il ruolo dell'Italia come partner concreto e affidabile e ha permesso di raccogliere una prima condivisione degli aspetti salienti del Piano, soprattutto con le Istituzioni interessate dai progetti pilota previsti dalla prima fase di attuazione”.
Qui l’intervento di apertura del Vertice Italia – Africa, della Presidente del Consiglio Meloni (Senato, 29 gennaio 2024).
Qui, l’intervento del Presidente della Repubblica in occasione del pranzo che ha inaugurato il Vertice Italia –Africa (Palazzo del Quirinale, 28 gennaio 2024).
Nel dettaglio, il comma 1 dell’articolo 1 del decreto legge n. 161 del 2023, ai sensi del quale è stato trasmesso al Parlamento lo schema di DPCM in esame (A.G. 179), ha previsto che con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti”, venga adottato un documento programmatico-strategico denominato “Piano Mattei”, finalizzato a rafforzare la collaborazione tra l'Italia e Stati del continente africano.
Il medesimo comma 1 ha precisato che:
1. le Commissioni parlamentari si esprimano con le modalità e nelle forme stabilite dai regolamenti delle Camere entro trenta giorni dalla richiesta.
2. decorso tale termine il Piano è approvato anche in assenza del parere parlamentare.
A sua volta il comma 2 dell’articolo 1 ha individuato i settori di particolare interesse del Piano, che coprono un gran numero di ambiti: dalla cooperazione allo sviluppo alla salute, dal partenariato energetico al contrasto all’immigrazione illegale. L’ampiezza dei settori di collaborazione coinvolti nel Piano Mattei è confermata anche dal fatto che il decreto legge n. 161 del 2023, di iniziativa del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, è stato presentato (circostanza assai poco frequente) con il concerto di tutti i ministri.
Nello specifico, vengono espressamente richiamate le seguenti direttrici d'intervento:
1. cooperazione allo sviluppo;
2. promozione delle esportazioni e degli investimenti;
3. istruzione;
4. formazione superiore e formazione professionale;
5. ricerca e innovazione;
6. salute;
7. agricoltura e sicurezza alimentare;
8. approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche;
9. tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici;
10. ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture, anche digitali;
11. partenariato nell’aerospazio (settore aggiunto in sede referente al Senato);
12. valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico, anche nell’ambito delle fonti rinnovabili, dell’economia circolare e del riciclo (quest’ultimo inciso aggiunto in sede referente al Senato);
13. sostegno all’imprenditoria, in particolare a quella giovanile e femminile;
14. promozione dell’occupazione;
15. turismo;
16. cultura;
17. prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare e gestione dei flussi migratori legali.
Da un punto di vista operativo, il comma 3 dell’articolo 1 del decreto legge n. 161 del 2023 ha previsto che il Piano individui le strategie territoriali, riferite a specifiche aree del contenente africano (cfr. comma 3).
Si segnala che lo schema di DPCM in esame interessa, in particolare, nove Paesi africani coinvolti in progetti pilota: Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, Repubblica del Congo e Mozambico.
A tal riguardo il Governo fa presente che “il Piano Mattei sviluppa nuovi progetti o sostiene attivamente iniziative già in corso, condividendo con le Nazioni africane le fasi di elaborazione, definizione e attuazione dei progetti, al fine di garantire ritorni - economici e sociali - destinati a rimanere sul territorio e costituire una leva stabile di risorse per successive espansioni. L'elaborazione degli interventi che compongono il Piano scaturirà, infatti, da contatti diretti preliminari con i rappresentanti dei partner africani, anche a garanzia di una piena appropriazione nazionale lungo tutto il ciclo di attuazione delle iniziative stesse” (cfr. pag. 7 dello schema di DPCM).
Fonte: Servizio Studi, Camera dei Deputati, rielaborazione dati A.G. 179
La durata del piano è di quattro anni, potendo essere comunque aggiornato anche prima della sua scadenza (cfr. comma 4).
Ai sensi del comma 5 il Piano Mattei costituisce la cornice entro cui le diverse amministrazioni dello Stato sono tenute a svolgere le proprie attività di programmazione, di valutazione d’impatto (inciso aggiunto in sede referente) e di attuazione degli interventi, ciascuna nel proprio ambito di competenza.
A sua volta l'articolo 2 del decreto legge n. 161 del 2023 ha istituito la Cabina di regia per la definizione e l'attuazione del “Piano Mattei”.
Oltre al Presidente del Consiglio e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, fanno parte della cabina di regia, ai sensi dell’articolo in esame:
- il vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale delegato in materia di cooperazione allo sviluppo;
- il vice Ministro delle imprese e del made in Italy delegato in materia di promozione e valorizzazione del made in Italy nel mondo;
- il vice Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica delegato in materia di politiche e attività relative allo sviluppo sostenibile (previsione aggiunta in sede referente);
- il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome;
- il direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo;
- il presidente dell’ICE-Agenzia italiana per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane;
- un rappresentante della società Cassa depositi e prestiti S.p.A.;
- un rappresentante della società SACE S.p.A.;
- un rappresentante della società Simest S.p.A.
Il citato articolo ha inoltre previsto che con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (da adottarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge), vengano individuati gli altri membri della cabina, scelti tra:
- rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica;
- rappresentanti di imprese industriali (previsione aggiunta in sede referente)
- rappresentanti della Conferenza dei rettori delle università italiane (previsione aggiunta in sede referente) e del sistema dell’università e della ricerca;
- rappresentanti della società civile e del terzo settore;
- rappresentanti di enti pubblici o privati;
- esperti nelle materie trattate.
A tal proposito si segnala che con DPCM del 6 marzo 2024 sono stati individuati ulteriori enti. Il richiamato DPCM ha previsto, inoltre, che “ove se ne ravvisi la necessità, alle riunioni della Cabina di Regia, sulla base degli argomenti iscritti all'ordine del giorno e in ragione delle tematiche oggetto di trattazione, possono essere invitati soggetti ulteriori”.
Si ricorda, inoltre, che lo scorso 15 marzo ha avuto luogo la prima riunione della Cabina di regia per il Piano Mattei: qui intervento di apertura della Presidente del Consiglio.
Con riferimento ai compiti, l’articolo 3 del richiamato decreto legge ha previsto che, - “ferme restando le funzioni di indirizzo e coordinamento” che spettano al Presidente del Consiglio -, sono assegnate alla Cabina di regia le seguenti competenze:
- coordinare le attività di collaborazione tra Italia e Stati africani, svolte, nell’ambito delle rispettive competenze, dalle amministrazioni pubbliche;
- promuovere gli incontri tra rappresentanti della società civile, imprese e associazioni italiane e africane con lo scopo di agevolare le collaborazioni a livello territoriale e promuovere le attività di sviluppo (previsione aggiunta in sede referente);
- “finalizzare” il Piano Mattei e i relativi aggiornamenti;
- monitorare l’attuazione del piano, anche ai fini del suo aggiornamento;
- approvare la relazione annuale al Parlamento (di cui al successivo art.5);
- promuovere il coordinamento tra i diversi livelli di governo, gli enti pubblici e ogni altro soggetto pubblico e privato interessato;
- promuovere iniziative finalizzate all’accesso a risorse messe a disposizione dall’Unione europea e da organizzazioni internazionali;
- coordinare le iniziative di comunicazione relative all’attuazione del piano.
L’articolo 4 del decreto legge n. 161 del 2023 ha istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, una apposita struttura di missione con il compito di assicurare il supporto alle funzioni del Presidente del Consiglio e a quelle del Ministro degli esteri come vice presidente della cabina di regia. Ne cura il segretariato e predispone la relazione annuale al Parlamento.
Nel dettaglio il comma 1 precisa che:
1. alla struttura di missione è preposto un coordinatore individuato tra gli appartenenti alla carriera diplomatica, posto in posizione di fuori ruolo.
A tal riguardo si ricorda che lo scorso 5 dicembre il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha deliberato il collocamento fuori ruolo del ministro plenipotenziario Fabrizio Saggio presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, ai fini dell'assunzione dell'incarico di Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio. Il ministro Saggio è stato designato quale Coordinatore della struttura di missione del Piano Mattei.
2. La struttura di missione è articolata in due uffici di livello dirigenziale generale, compreso quello del coordinatore e in due uffici di livello dirigenziale non generale (cfr. comma 3 per ulteriori previsioni).
Si segnala che il comma 1 della disposizione in esame richiama espressamente il comma 4 dell’articolo 7 del decreto legislativo n. 303 del 1999[1], ai sensi del quale per il raggiungimento di risultati determinati o per la realizzazione di specifici programmi, il Presidente istituisce, con proprio decreto, apposite strutture di missione, la cui durata temporanea, comunque non superiore a quella del Governo che le ha istituite, è specificata dall'atto istitutivo.
Nel ribadire che la struttura di missione è composta da due unità dirigenziali di livello generale, tra cui il coordinatore, da due unità dirigenziali di livello non generale e da quindici unità di personale non dirigenziale l’articolo 4 precisa che le unità di personale non dirigenziale sono individuate tra il personale della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri e di altre amministrazioni pubbliche, autorità indipendenti, enti o istituzioni, con esclusione del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario delle istituzioni scolastiche.
Inoltre, il contingente di personale non dirigenziale può essere composto anche da personale di società pubbliche controllate o partecipate dalle amministrazioni centrali, in base a rapporto regolato mediante convenzioni, nel limite di spesa di cui al comma 3 (pari a euro 193.410 per l’anno 2023 e di euro 2.320.903 annui a decorrere dall’anno 2024).
Il personale della struttura di missione non appartenente alla Presidenza del Consiglio dei ministri deve essere collocato in posizione di comando o fuori ruolo o altro analogo istituto, ai sensi dell’articolo 17, comma 14, della legge 15 maggio 1997, n. 127.
Tale comma prevede che nel caso in cui disposizioni di legge o regolamentari dispongano l'utilizzazione presso le amministrazioni pubbliche di un contingente di personale in posizione di fuori ruolo o di comando, le amministrazioni di appartenenza sono tenute ad adottare il provvedimento di fuori ruolo o di comando entro quindici giorni dalla richiesta.
Il trattamento economico del personale in esame è corrisposto secondo le modalità previste dall’articolo 9, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 303 del 1999.
Ai sensi del comma 5-ter, del decreto legislativo n. 303 del 1999 il personale dipendente di ogni ordine, grado e qualifica del comparto Ministeri chiamato a prestare servizio in posizione di comando o di fuori ruolo presso la Presidenza, ivi incluse le strutture di supporto ai Commissari straordinari del Governo, mantiene il trattamento economico fondamentale delle amministrazioni di appartenenza, compresa l'indennità di amministrazione, ed i relativi oneri rimangono a carico delle stesse. Per il personale appartenente ad altre amministrazioni pubbliche chiamato a prestare servizio in analoga posizione, la Presidenza provvede, d'intesa con l'amministrazione di appartenenza del dipendente, alla ripartizione dei relativi oneri, senza pregiudizio per il trattamento economico fondamentale spettante al dipendente medesimo.
Ai fini del conferimento degli incarichi dirigenziali, ivi compreso quello di coordinatore della struttura di missione l’articolo 5 del DL 161 del 2023 stabilisce che non si applichino le disposizioni di cui all’articolo 5, comma 9, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 che reca una disciplina restrittiva sugli incarichi ai soggetti già lavoratori pubblici o privati e collocati in quiescenza.
In particolare, essa vieta:
- il conferimento di incarichi a titolo oneroso[2] a soggetti già lavoratori pubblici o privati e collocati in quiescenza; tale divieto concerne gli incarichi dirigenziali o direttivi, quelli di studio o consulenza, le cariche in organi di governo delle amministrazioni;
- il conferimento ai soggetti in quiescenza (già lavoratori pubblici o privati) di incarichi dirigenziali o direttivi a titolo gratuito aventi durata superiore a un anno (entro il suddetto limite temporale, l’incarico a titolo gratuito è ammesso, presso ciascuna amministrazione, senza possibilità di proroga o di rinnovo)[3].
Il comma 6 dell’articolo 5, attraverso il rinvio all’articolo 1, comma 489, della legge 27 dicembre 2013, n. 147 e agli articoli 14, comma 3, e 14.1, comma 3, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, precisa che resta ferma l’applicazione delle norme limitative del cumulo degli emolumenti derivanti da incarichi pubblici con i trattamenti pensionistici; tali limitazioni sono inerenti all’importo totale derivante dal cumulo o alla specifica tipologia del trattamento pensionistico (se liquidato in base ad una delle cosiddette quote 100, 102 e 103).
L’articolo 10 del D.L. n. 89 del 2024, in corso di conversione alla Camera (A.C. 1937), reca varie misure a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, con particolare riguardo al continente africano.
Una prima misura (commi 1-4 e commi 7-9) consente l’utilizzo di una quota, nel limite di euro 200 milioni, delle disponibilità del “Fondo 394” (fondo rotativo di cui all’articolo 2, primo comma, del decreto-legge 28 maggio 1981, n. 251, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 1981, n. 394) per concedere finanziamenti agevolati alle imprese operanti con il continente africano.
La riserva di 200 milioni non è riferita a una specifica annualità, ma opera fino a esaurimento.
Come si legge nella relazione illustrativa allegata al provvedimento, la misura non presenta condizioni maggiormente agevolative rispetto alle ordinarie condizioni di finanziamento del fondo ex legge 394/81. La specialità deriva esclusivamente dalla definizione di uno specifico strumento ad hoc, diverso da quelli già esistenti, per supportare le imprese italiane sui mercati africani.
Più specificamente, si tratta delle imprese che stabilmente sono presenti, esportano o si approvvigionano nel continente africano, ovvero che sono stabilmente fornitrici delle predette imprese, al fine di sostenerne spese di investimento per il rafforzamento patrimoniale, investimenti digitali, ecologici, nonché produttivi o commerciali.
I requisiti delle imprese sono elencati dalla norma. Sono ammessi, coerentemente con la legislazione vigente in tema di misure per l’internazionalizzazione[4], cofinanziamenti a fondo perduto, fino al 10 per cento dei finanziamenti concessi: per le imprese localizzate nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, i cofinanziamenti a fondo perduto sono concessi fino al limite del venti per cento. L’intervento è concesso secondo termini e modalità stabiliti dal Comitato agevolazioni[5], nei limiti e alle condizioni previsti dalla normativa europea relativa agli aiuti de minimis45 (commi 1-4).
I commi da 7 a 9 definiscono, poi, taluni aspetti procedurali propedeutici all’erogazione dei finanziamenti in argomento.
In particolare, ai sensi del comma 7, Cassa depositi e prestiti Spa svolge l’istruttoria, approva gli interventi e li comunica a un Comitato tecnico, il quale, previa verifica della coerenza dell’intervento con le finalità della norma, ne delibera la procedibilità.
Il Comitato tecnico è istituito, con DPCM, presso la Presidenza del Consiglio nell’ambito della Struttura di missione del Piano Mattei, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica ed è composto da quattro rappresentanti della Presidenza del Consiglio (di cui uno con funzioni di presidente), da un rappresentante di ciascuno dei seguenti Ministeri: affari esteri e cooperazione internazionale, ambiente e sicurezza energetica e Ministero dell’economia e delle finanze. Ai componenti del Comitato tecnico non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.
Una seconda misura (commi 5, 6 e 10), al fine di sostenere iniziative e progetti promossi nell’ambito del Piano Mattei autorizza Cassa depositi e prestiti Spa, nel limite massimo di 500 milioni di euro per l’anno 2024, a concedere finanziamenti alle imprese per interventi coerenti con il Piano Mattei.
Più specificamente, i finanziamenti possono essere concessi sotto qualsiasi forma anche mediante strumenti di debito subordinato, a valere sulla gestione separata della Cassa, anche congiuntamente al finanziamento bancario o di altre istituzioni finanziarie, prioritariamente a favore di imprese stabilmente operative in Stati del continente africano, per la realizzazione di interventi nei seguenti settori: infrastrutture; tutela dell’ambiente e approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche; salute; agricoltura e sicurezza alimentare; manifatturiero.
Inoltre, la concessione dei finanziamenti effettuata da Cassa depositi e prestiti Spa è assistita da garanzia statale in misura pari all’80 per cento per singolo intervento, nei limiti delle risorse di un fondo che viene istituito con una dotazione di 400 milioni di euro per il 2024, ai cui oneri si provvede mediante versamento all’entrata del bilancio dello Stato per la successiva riassegnazione al fondo di un corrispondente importo a valere sulle risorse destinate ad alimentare il Fondo per indennizzare le vittime delle frodi finanziarie[6]. In tal caso, le funzioni del Comitato di indirizzo e del Comitato direttivo del Fondo italiano per il clima sono svolte dal Comitato tecnico sopra descritto.
Cassa depositi e prestiti SpA è autorizzata ad assolvere ai compiti di istituzione finanziaria per la Cooperazione internazionale allo sviluppo (c.d. braccio finanziario della cooperazione), nonché di banca di sviluppo, con facoltà di operare in tutti i Paesi in via di sviluppo. Una convenzione MAECI-AICS-Cassa depositi e prestiti (CDP) firmata il 14 dicembre 2020 (ed emendata il 1° febbraio 2021) ne regola i rapporti in attuazione dell'articolo 22, commi 2 e 5, della legge 125/2014.
Dal 1° gennaio 2016 CDP effettivamente gestisce il più importante strumento della cooperazione allo sviluppo, che è il Fondo rotativo per la Cooperazione allo sviluppo (istituito dall'art. 26 della legge 227/1977), essenzialmente diretto ai finanziamenti a Stati sovrani, quindi a Governi (settore pubblico sovrano) e, in aggiunta a ciò, essa è stata autorizzata, a partire dal 2017, ad utilizzare anche proprie risorse rivenienti dal risparmio postale.
Al riguardo si ricorda che l’Italia fornisce ai Paesi in Via di Sviluppo prestiti agevolati a condizioni concessionali come strumento di cooperazione internazionale allo sviluppo. Questi vengono finanziati tramite il Fondo Rotativo per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), gestito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP). L’approvazione dei prestiti è responsabilità del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), mentre la progettualità e l’implementazione nei paesi riceventi sono di competenza dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Per approfondimenti si veda qui
CDP è stata autorizzata (art. 22, comma 4 della legge 125/2014 e art. 5, comma 7, lett. a) del decreto legge 269/2003 convertito, con modificazioni dalla legge 326/2003) a destinare risorse proprie, nel limite annuo stabilito con separata convenzione con il Ministero dell'economia e delle finanze, a iniziative di cooperazione allo sviluppo anche in regime di cofinanziamento con soggetti privati, ovvero con istituzioni finanziarie europee, multilaterali o sovranazionali.
Ai sensi del comma 493 della legge 234/2021 (legge di bilancio 2022) Cassa depositi e prestiti S.p.a. gestisce anche il Fondo per il clima (istituito dai commi 488-497, della richiamata legge 234/2021) sulla base di apposita convenzione con il Ministero dell’ambiente, che disciplina l'impiego delle risorse del Fondo medesimo. In attuazione di tale disposizione, la disciplina di dettaglio del FIC è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022.
Si ricorda che il Fondo per il clima è un fondo rotativo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente, destinato al finanziamento di interventi a favore di soggetti privati e pubblici, volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell'ambito degli accordi internazionali sul clima e sulla tutela ambientale, dei quali l'Italia è parte.
In base al primo periodo del comma 494 – al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo italiano per il clima, affiancandone l'operatività e potenziandone la capacità d'impatto – la Cassa depositi e prestiti Spa può intervenire sia nell'esercizio delle proprie funzioni di istituzione abilitata a svolgere compiti di esecuzione dei fondi e delle garanzie di bilancio dell'UE, nonché di altri fondi multilaterali, sia mediante l'impiego delle risorse della gestione separata, con interventi di finanziamento sotto qualsiasi forma, inclusi l'assunzione di capitale di rischio e di debito ed il rilascio di garanzie, anche mediante il cofinanziamento di singole iniziative.
A tal riguardo si osserva che la legge di bilancio per l’anno 2024 ha abrogato l’ultimo periodo del comma 494 dell’art. 1 della legge di bilancio 2022 (L. 234/2021), secondo il quale le esposizioni della Cassa depositi e prestiti, a valere sulle risorse della gestione separata, per interventi volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo italiano per il clima (FIC), possono beneficiare della garanzia del Fondo medesimo.
Per assicurare la governance del FIC sono istituiti (dal comma 496) due organi interministeriali: il Comitato di indirizzo e il Comitato direttivo.
La disciplina di tali organi è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022, come modificato dal D.M. 15 giugno 2023.
Una terza misura (comma 11), demanda ad un DPCM la determinazione dell’orientamento strategico e delle priorità di investimento delle risorse del Fondo italiano per il clima, che deve essere destinato – anche in parte – a supporto delle finalità e degli obiettivi del Piano Mattei. Al riguardo, giova rammentare che il citato Fondo, istituito dall’articolo 1, commi 488 e seguenti, della legge n. 234 del 2021 (legge di bilancio 2022 nello stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (già Ministero della transizione ecologica), ha carattere rotativo e dispone di una dotazione di risorse impignorabili pari a 840 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026 e di 40 milioni di euro a decorrere dall'anno 2027
I commi da 488 a 497 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2022 (L. 234/2021) hanno istituito un fondo rotativo, denominato “Fondo italiano per il clima” (FIC), con una dotazione pari a 840 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026 e di 40 milioni a partire dal 2027.
Le risorse di tale fondo sono allocate nel capitolo 8413 "Fondo rotativo italiano per il clima" del MASE. Nel disegno di legge di assestamento del 2024, in corso di esame alla Camera, tale capitolo ha uno stanziamento assestato di competenza di 1.040 milioni di euro, che fa segnare un incremento di 200 milioni rispetto al dato iniziale (derivante dal rifinanziamento operato dall'art. 13 del D.L. 181/2023, come convertito dalla legge 11/2024).
Il Fondo è destinato al finanziamento di interventi a favore di soggetti privati e pubblici, volti a contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nell'ambito degli accordi internazionali sul clima e sulla tutela ambientale dei quali l'Italia è parte. Africa e Medio Oriente rappresentano regioni prioritarie di intervento per il Fondo.
Oltre a quanto richiamato, il comma 488 dispone inoltre che con uno o più decreti ministeriali sono stabiliti le condizioni, i criteri e le modalità per l'utilizzo delle risorse del Fondo.
In attuazione di tale disposizione, la disciplina di dettaglio del FIC è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022.
Il comma 488-bis (inserito dall'art. 45, comma 2-bis, del D.L. 13/2023) prevede che le risorse del FIC siano impignorabili, mentre il successivo comma 489 dispone che, per le finalità individuate dal comma 488, il FIC può intervenire, in conformità alla normativa dell'UE, attraverso:
a) l'assunzione di capitale di rischio, mediante fondi di investimento o di debito o fondi di fondi, o altri organismi o schemi di investimento, anche in forma subordinata se l'iniziativa è promossa o partecipata da istituzioni finanziarie di sviluppo bilaterali e multilaterali o da istituti nazionali di promozione;
b) la concessione di finanziamenti in modalità diretta o indiretta mediante istituzioni finanziarie, anche in forma subordinata se effettuati mediante istituzioni finanziarie europee, multilaterali e sovranazionali, istituti nazionali di promozione o fondi multilaterali di sviluppo;
c) il rilascio di garanzie, anche di portafoglio, su esposizioni di istituzioni finanziarie, incluse istituzioni finanziarie europee, multilaterali e sovranazionali, nonché altri soggetti terzi autorizzati all'esercizio del credito, di fondi multilaterali di sviluppo e di fondi promossi o partecipati da istituzioni finanziarie di sviluppo bilaterali e multilaterali e da istituti nazionali di promozione.
Il comma 493 dispone invece che il FIC è gestito dalla Cassa depositi e prestiti Spa sulla base di apposita convenzione da stipulare con il Ministero della transizione ecologica (ora dell’ambiente e della sicurezza energetica, dopo la ridenominazione operata dal D.L. 173/2022).
In base al comma 494 – al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Fondo italiano per il clima, affiancandone l'operatività e potenziandone la capacità d'impatto – la Cassa depositi e prestiti Spa può intervenire sia nell'esercizio delle proprie funzioni di istituzione abilitata a svolgere compiti di esecuzione dei fondi e delle garanzie di bilancio dell'UE, nonché di altri fondi multilaterali, sia mediante l'impiego delle risorse della gestione separata, con interventi di finanziamento sotto qualsiasi forma, inclusi l'assunzione di capitale di rischio e di debito ed il rilascio di garanzie, anche mediante il cofinanziamento di singole iniziative.
Per assicurare la governance del FIC sono istituiti (dal comma 496) due organi interministeriali: il Comitato di indirizzo e il Comitato direttivo.
La disciplina di tali organi è stata emanata con il D.M. 21 ottobre 2022, come modificato dal D.M. 15 giugno 2023.
L'articolo 13 del D.L. 181/2023, ha rifinanziato il Fondo italiano per il clima in misura pari a 200 milioni di euro per l'anno 2024 per gli interventi di cui all'articolo 1, comma 489, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (a norma del quale il Fondo può intervenire, in conformità alla normativa dell'UE, attraverso l'assunzione di capitale di rischio, la concessione di finanziamenti in modalità diretta o indiretta e il rilascio di garanzie).
Con la sezione II della legge di bilancio 2024 (L. 213/2023) è stata operata una riprogrammazione delle risorse del Fondo, che determina una riduzione di 280 milioni di euro annui per il triennio 2024-2026.
L'articolo 15, comma 4, del D.L. 60/2024, integra la disciplina del Fondo italiano per il clima, specificandone il sistema dei limiti di rischio, al fine di perseguire il mantenimento di un'adeguata disponibilità di risorse del Fondo medesimo in un arco pluriennale.
Nel disegno di legge di assestamento del 2024, in corso di esame alla Camera, il capitolo 8413 "Fondo rotativo italiano per il clima" del MASE reca uno stanziamento assestato di competenza di 1.040 milioni di euro, che fa segnare un incremento di 200 milioni rispetto al dato iniziale (derivante dal rifinanziamento operato dall'art. 13 del D.L. 181/2023, come convertito dalla legge 11/2024).
- una quarta misura (comma 12), rifinanzia per euro 50 milioni per l’anno 2024 del fondo rotativo per operazioni di venture capital di cui all’articolo 1, comma 932, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) (di seguito “FVC”).
Si ricorda che la legge finanziaria 2007 ha unificato in un unico Fondo rotativo per operazioni di venture capital tutti i fondi rotativi gestiti dalla Simest s.p.a. destinati ad operazioni di acquisizione di quote di capitale di rischio (venture capital) in Paesi non aderenti all'Unione europea nonché il Fondo rotativo, sempre gestito da Simest, per operazioni di venture capital in imprese costituite o da costituire nei Paesi dell'area balcanica di cui all'articolo 5, comma 2, lettera c), della L. n. 84/2001.
Il Fondo unico di venture capital, ha cominciato ad operare nel 2007, al fine di garantire, in presenza di un progressivo esaurimento delle risorse finanziarie destinate a particolari aree geografiche, il sostegno alle attività di piccole e medie dimensioni e, nel contempo, di razionalizzare l’operatività dei diversi Fondi anche alla luce dell’intervento dei Fondi medesimi verso nuovi Paesi ed aree geografiche.
Tale rifinanziamento del FVC è disposto mediante preliminare versamento all’entrata da parte di Simest s.p.a. (entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge) e successiva riassegnazione da parte del MEF (con decreto, da adottare entro 30 giorni dal versamento) al FVC delle disponibilità del conto corrente di tesoreria n. 22044 intestato a Simest s.p.a., a valere sulle risorse ivi confluite in base all’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 49, lettera b), della legge 30 dicembre 2021, n. 234, con il quale è stato rifinanziato il Fondo per la promozione integrata.
Si ricorda che l’articolo 1, comma 49, lettera b), della legge n. 234/2021 ha incrementato la dotazione del Fondo per la promozione integrata (di cui all’articolo 72, comma 1, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18) di 150 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026.
La relazione illustrativa allegata al decreto legge precisa che il FVC è gestito da Simest s.p.a. per conto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
Simest è società del Gruppo CDP e la sua finalità è il sostegno alla crescita delle imprese italiane attraverso l’internazionalizzazione della loro attività. L’intervento del FVC si sostanzia in investimenti, temporanei e di minoranza, per finalità di internazionalizzazione delle imprese italiane, mediante acquisizione di partecipazioni e sottoscrizione di strumenti finanziari o partecipativi, aggiuntivi alla partecipazione diretta di Simtest s.p.a. (ai sensi della legge 24 aprile 1990, n. 100 e s.m.i.), o di Finest s.p.a. (ai sensi della legge 9 gennaio 1991, n. 91), in società costituite da imprese nazionali all’estero. A partire dalla sua costituzione, il FVC ha assunto gradualmente un ruolo strategico di supporto ai processi di internazionalizzazione delle imprese italiane in tutte le geografie estere e nei principali settori del Made in Italy (es. automazione, agroalimentare) e recentemente nei settori innovativi (es. energie rinnovabili).
Oggi il FVC è uno strumento centrale nel sostegno alle imprese, nel contesto delle attuali difficoltà di accesso al credito, per lo sviluppo di progetti di investimento all’estero, supportando operazioni strategiche (es. operazioni di M&A o investimenti con benefici per le filiere produttive) e progettualità sostenibili e a elevato contenuto innovativo.
L’operatività del FVC, disciplinata dall’articolo 18-quater, comma 1, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, è stata ampliata ai sensi dell’articolo 1, comma 714, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, per interventi anche in start up, ivi incluse quelle innovative di cui all’articolo 25 del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, e in PMI innovative di cui all’articolo 4 del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, nonché in quote o azioni di uno o più fondi per il venture capital, come definiti dall’articolo 31, comma 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, o di uno o più fondi che investono in fondi per il venture capital, gestiti dalla società che gestisce anche le risorse di cui all’articolo 1, comma 116, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, in ogni caso allo scopo di favorire il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane oggetto di investimento e anche senza il coinvestimento di Simest s.p.a. o Finest s.p.a.
Da ultimo, sulla disciplina del FVC, il 13 aprile 2022 è intervenuto il decreto ministeriale del MAECI che detta le condizioni e modalità di intervento di tale fondo, aggiornandone l’operatività alla luce delle modifiche normative succedutesi nel tempo.
Dalla relazione illustrativa si evince che alla data del 29 febbraio 2024 il FVC aveva disponibilità residue, al netto degli impegni già assunti e della riserva stabilita per gli interventi in start-up, pari a circa 15 milioni di euro. Tale rifinanziamento si rende pertanto necessario per garantire la continuità operativa del FVC e per sostenere l’incremento degli interventi attesi del FVC, in considerazione dell’importanza assunta dallo strumento a supporto delle piccole e medie imprese italiane, che necessitano di sostegno finanziario per i loro processi di internazionalizzazione. Al 1° gennaio 2024 sono state individuate potenziali operazioni per circa 50 milioni, anche in considerazione dell’intensificazione delle azioni promozionali portate avanti da Simest.
L’articolo 72, comma 1, del decreto-legge 18/2020 (L. n. 27/2020) ha istituito nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale il fondo da ripartire denominato “Fondo per la promozione integrata” tra le cui finalità rientra quella di operare in sinergia con il Fondo di cui all’art. 2 del decreto-legge n. 251/1981.
Il Fondo per la promozione integrata ha ricevuto una dotazione finanziaria iniziale di 150 milioni di euro per l’anno 2020, successivamente più volte implementata, da ultimo, prima dell’intervento qui in commento, con la legge di bilancio 2021. Il Fondo è finalizzato alla realizzazione delle seguenti iniziative:
a) realizzazione di una campagna straordinaria di comunicazione volta a sostenere le esportazioni italiane e l’internazionalizzazione del sistema economico nazionale nel settore agroalimentare e negli altri settori colpiti dall’emergenza derivante dalla diffusione del Covid-19, anche avvalendosi di ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane;
b) potenziamento delle attività di promozione del sistema Paese realizzate, anche mediante la rete all’estero, dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e da ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane;
c) cofinanziamento di iniziative di promozione dirette a mercati esteri realizzate da altre amministrazioni pubbliche, mediante la stipula di apposite convenzioni;
d) concessione di cofinanziamenti a fondo perduto fino al cinquanta per cento dei finanziamenti concessi a valere sul citato Fondo di cui alla legge n. 394/1981, secondo criteri e modalità stabiliti con una o più delibere del Comitato agevolazioni. I cofinanziamenti sono concessi nei limiti e alle condizioni previsti dalla vigente normativa europea in materia di aiuti di Stato.
La dotazione finanziaria del Fondo per la promozione integrata, pari a 150 milioni di euro per il 2020, destinata alle quattro macro-finalità, è stata, come appena visto, più volte implementata per l’anno 2020, in primis, dal decreto-legge n. 34/2020 (articolo 48), di 250 milioni. Per la specifica finalità inerente la concessione di cofinanziamenti a fondo perduto alle imprese esportatrici che ottengono finanziamenti agevolati a valere sul Fondo ex legge 394/1981, il Fondo per la promozione integrata è stato rifinanziato:
dal decreto-legge n. 104/2020 di 63 milioni di euro per il 2020 (articolo 91, comma 3) 2;
dal decreto-legge n. 137/2020 di 200 milioni di euro per il 2020 (art. 6, co. 2);
dal decreto-legge n. 157/2020 di ulteriori 100 milioni di euro (il decreto-legge n. 157/2020 è stato abrogato, ma il rifinanziamento è stato trasposto nell’art. 6bis, comma 14 del decreto-legge n. 137/2020 (l. n. 176/2020));
con la legge di bilancio 2021 (l. n. 178/2020, articolo 1, comma 145 e comma 1142, lett. a)), di complessivi 610 milioni di euro per il 2021, di 60 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023;
con l’art. 11, comma 2, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 (l. n. 106 del 2021);
dall’articolo 11, comma 1, lettera b), del decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121.
L’istruzione e la formazione professionale rappresentano una delle sei direttrici di intervento su cui si sviluppa il Piano Mattei (oltre a agricoltura, sanità, acqua, energia, infrastrutture fisiche e digitali). Tutti gli interventi del Piano, sia nella prima fase di attuazione che in quelle successive, rispondono ai seguenti criteri generali: efficacia (approccio basato sul raggiungimento di risultati riscontrabili già nel breve periodo), integrazione e flessibilità (favorire espansione e multidimensionalità delle iniziative di cooperazione con l’Italia), valore aggiunto (miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale), potenzialità incrementali (programmi con potenziale di sviluppo ulteriore), sostenibilità e replicabilità (progettualità studiate per una loro continuità futura).
In tema di istruzione/formazione, il Piano Mattei punta a sviluppare nel Continente africano l’acquisizione di competenze, l’occupazione e l’indipendenza economica personale e familiare, con particolare attenzione ad un’istruzione tecnica in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro locale, alla diffusione dell’e-learning e alla collaborazione con le imprese.
Nel dettaglio, l’istruzione e la formazione professionale sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo del Continente africano, da più parti definito la “terra del futuro” (cfr. ad esempio, pag. 3 dello schema di DPCM), in quanto si prevede che la sua popolazione, con un’età media di soli 25 anni, nel 2050 rappresenterà ¼ di quella mondiale.
Al fine di sviluppare l’acquisizione di competenze, l’occupazione e l’indipendenza economica personale e familiare, il Piano Mattei si propone di dare priorità a:
- formazione dei docenti;
- potenziamento dell’istruzione tecnica, anche con l’avvio di corsi professionali in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro locale;
- approfondimento della collaborazione con le imprese, promuovendo il modello italiano di piccola e media impresa (PMI) e l’esperienza dei consorzi e dei distretti artigiani;
- diffusione dell’e-learning, favorendo l’interconnessione tramite hub digitali opportunamente dislocati in appositi siti o altre alternative di diffusione (ad esempio ricevitori satellitari).
In questo contesto, ad avviso del Governo, sarà cruciale valorizzare il ruolo delle PMI industriali, che potranno sostenere lo sviluppo di alcuni mercati africani-target attraverso scambio di know-how e di modelli di impresa orientati alla comunità e attraverso progetti di formazione-lavoro finalizzati a favorire l’ingresso regolare in Italia di manodopera qualificata.
Inoltre, si potrà considerare il coinvolgimento delle Università italiane, delle Rappresentanze diplomatico- consolari italiane all’estero, delle sedi AICS e delle ONG presenti in loco nell’attuazione di iniziative di formazione nel Continente, aumentando i già numerosi accordi inter-universitari con Atenei africani e progetti universitari nelle diverse direttrici del Piano Mattei, nonché sostenendo l’attivazione di dottorati di ricerca congiunti e programmi di studio per professionisti e funzionari del settore pubblico o privato.
In particolare nel settore pubblico, il Piano Mattei intende sostenere la formazione dei dipendenti pubblici delle Amministrazioni degli Stati africani avvalendosi delle competenze del Dipartimento della Funzione Pubblica e della Scuola Nazionale di Amministrazione (SNA).
L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d'azione globale, di portata e rilevanza senza precedenti, finalizzato a sradicare la povertà, proteggere il pianeta e garantire la prosperità e la pace, adottato all'unanimità dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite con la risoluzione 70/1 del 15 settembre 2015, intitolata: "Trasformare il nostro mondo. L'Agenda per lo sviluppo sostenibile".
L'Agenda 2030 comprende 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs), che gli Stati si sono impegnati a raggiungere entro il 2030, articolati a loro volta in 169 ‘target' o traguardi specifici, tra loro interconnessi e indivisibili, che costituiscono il nuovo quadro di riferimento per lo sviluppo sostenibile, inteso come uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri, armonizzando a tal fine le tre dimensioni della crescita economica, dell'inclusione sociale e della tutela dell'ambiente.
L'attuazione dell'Agenda 2030 e la distanza dagli obiettivi di sviluppo sostenibile viene monitorata annualmente dall'High Level Political Forum delle Nazioni Unite, mentre in Italia è l'ISTAT a svolgere un ruolo attivo di coordinamento nazionale nella produzione degli indicatori per la misurazione dello sviluppo sostenibile e il monitoraggio dei suoi obiettivi, pubblicando poi annualmente un rapporto SDGs sui progressi compiuti dall'Italia nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
L’Obiettivo 4 si propone garantire un'istruzione di qualità, fattore rilevante per migliorare la vita delle persone e rendere attuabile uno sviluppo sostenibile. I target da monitorare riguardano diverse dimensioni: l'accesso per tutti all'istruzione di ogni ordine e grado (scuola dell'infanzia, primaria, secondaria e terziaria); la qualità dell'istruzione impartita; il possesso delle conoscenze e delle competenze per l'occupazione e per lo sviluppo sostenibile; l'eliminazione delle disparità di genere nell'istruzione e la parità di accesso per i più vulnerabili; il monitoraggio delle strutture scolastiche, in modo che siano adatte alle esigenze di tutti.
Per approfondimenti, v. capitolo Goal 4 - Istruzione di qualità del rapporto ISTAT 2024.
In tema di agricoltura, il Piano Mattei punta alla diminuzione dei tassi di denutrizione e malnutrizione, al superamento dell’agricoltura di sussistenza e all’aumento del reddito degli agricoltori, soprattutto attraverso partenariati e uso di nuove tecnologie.
Nel dettaglio, lo sviluppo rurale e la sicurezza alimentare hanno un ruolo di primo piano all’interno del Piano Mattei, anche considerato che il 60% della terra coltivabile ma tuttora incolta a livello globale si trova in Africa e che il Continente possiede il potenziale per produrre cibo sufficiente per sopperire alle necessità alimentari della sua popolazione. Obiettivo principali sono la diminuzione dei tassi di denutrizione e malnutrizione, il superamento dell’agricoltura di sussistenza e l’aumento del reddito degli agricoltori.
Tali obiettivi verranno perseguiti con lo sviluppo di modelli imprenditoriali locali in partenariato con aziende italiane dotate di conoscenze, tecnologie all’avanguardia e processi produttivi efficienti.
All’interno del Piano, in una visione sistemica, lo sviluppo del settore agricolo è altresì importante con riferimento alle produzioni energetiche, alla gestione delle risorse idriche - basti pensare che i fiumi del Congo sono potenzialmente in grado di fornire energia elettrica a tutto il Continente africano - e alle infrastrutture ad esse connesse.
Ciò permetterà inoltre, ad avviso del Governo, di intervenire, in maniera trasversale, sul rafforzamento della resilienza al cambiamento climatico. Infatti, lo sviluppo di progetti in materia agro-alimentare, in collaborazione con centri di ricerca ed Atenei italiani, potrà portare all’applicazione di nuove tecnologie - fra cui l’intelligenza artificiale - in grado di indicare in chiave predittiva l’andamento di fenomeni fra cui la deforestazione, il depauperamento della fertilità dei terreni, gli sprechi d’acqua.
Per quel che riguarda la gestione delle risorse marine, il Piano promuove attività di itticoltura sostenibili, anche attraverso:
- la sperimentazione di tecnologie per un migliore utilizzo delle risorse e la preservazione della biodiversità;
- lo sviluppo dell’acquacultura con elevati standard igienico-sanitari e attrezzature adatte alla realtà del territorio e della comunità nelle quali si inseriscono;
- il supporto dei pescatori e delle PMI attive nel settore della pesca, realizzando attività di formazione e dotazione di equipaggiamenti specialistiche ai pescatori;
- la creazione di piattaforme per incentivare il commercio locale del pesce, rinnovando infrastrutture e strumenti per l’analisi, la conservazione e il trasporto del pescato.
Per un approfondimento sullo scambio commerciale Italia-Africa nel settore agroalimentare si rinvia al relativo Focus (cfr. infra).
In tema di salute, il Piano Mattei punta al rafforzamento delle strutture sanitarie e del contrasto alle malattie infettive endemiche nel Continente africano, anche avvalendosi della consolidata esperienza italiana in materia di salute e della diffusione delle nuove tecnologie applicate alle esigenze medico-sanitarie.
Nel dettaglio, un ruolo cruciale per assicurare lo sviluppo socio-economico dell’Africa è svolto dal rafforzamento delle strutture sanitarie del Continente, attualmente distribuite in modo disomogeneo, con gravi lacune nelle aree rurali geograficamente lontane dai centri urbani principali.
A fronte di dati preoccupanti – in Africa si registra più della metà delle morti mondiali da malattie trasmissibili e circa il 50% delle strutture sanitarie del non dispone di acqua, servizi igienici di base o strumentazione di diagnostica adeguata – il Piano Mattei si propone di avvalersi della consolidata esperienza italiana in materia di salute, prevedendo, fra gli altri, interventi per:
- migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili, soprattutto con riguardo al contrasto delle malattie infettive endemiche e delle malattie croniche non trasmissibili;
- potenziare la formazione del personale sanitario e l’uso delle nuove tecnologie applicate alle esigenze medico-sanitarie;
- sviluppare sistemi di prevenzione e contenimento di pandemie e disastri naturali;
- diffondere piattaforme di telemedicina in grado di garantire tele-consulto, tele-visita e tele-monitoraggio attraverso presidi sanitari interconnessi con reti di specialisti in Italia delle diverse specialità mediche, per sopperire alla carenza di personale sanitario specializzato in loco.
L'Obiettivo 3, Salute e benessere, dell’Agenda 2030 si propone di garantire la salute e di promuovere il benessere per tutti e in tutte le età. Esso si focalizza su diversi ambiti di intervento: ridurre la mortalità materno-infantile, debellare le epidemie, contrastare le malattie trasmissibili e le malattie croniche, promuovendo benessere e salute mentale. Tra le aree di intervento si segnalano l'accesso alla prevenzione, il contrasto alla diffusione delle patologie croniche e agli stili di vita poco corretti (consumo di alcol e tabacco), nonché la diminuzione della mortalità dovuta incidenti stradali.
L'Obiettivo è declinato in tredici target, di cui gli ultimi quattro riferiti agli strumenti di attuazione (da 3.a a 3.d):
3.1 Entro il 2030, ridurre il tasso di mortalità materna globale a meno di 70 per ogni 100.000 bambini nati vivi;
3.2 Entro il 2030, porre fine alle morti prevenibili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età. Tutti i paesi dovranno cercare di ridurre la mortalità neonatale ad almeno 12 per ogni 1.000 bambini nati vivi e la mortalità dei bambini sotto i 5 anni di età ad almeno 25 per 1.000 bambini nati vivi;
3.3 Entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascurate; combattere l'epatite, le malattie di origine idrica e le altre malattie trasmissibili;
3.4 Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione e il trattamento e promuovere benessere e salute mentale;
3.5 Rafforzare la prevenzione e il trattamento di abuso di sostanze, tra cui l'abuso di stupefacenti e il consumo nocivo di alcol;
3.6 Entro il 2020, dimezzare il numero globale di morti e feriti a seguito di incidenti stradali;
3.7 Entro il 2030, garantire l'accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare, l'informazione, l'educazione e l'integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali;
3.8 Conseguire una copertura sanitaria universale, compresa la protezione da rischi finanziari, l'accesso ai servizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità e l'accesso sicuro, efficace, di qualità e a prezzi accessibili a medicinali di base e vaccini per tutti;
3.9 Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da contaminazione e inquinamento dell'aria, delle acque e del suolo;
3.a Rafforzare l'attuazione del Quadro Normativo della Convenzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sul Controllo del Tabacco in modo appropriato in tutti i Paesi;
3.b Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini e farmaci per le malattie trasmissibili e non trasmissibili che colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo; fornire l'accesso a farmaci e vaccini essenziali ed economici, in conformità alla Dichiarazione di Doha sull'Accordo TRIPS e la Sanità Pubblica, che afferma il diritto dei paesi in via di sviluppo ad utilizzare appieno le disposizioni dell'Accordo sugli Aspetti Commerciali dei Diritti di Proprietà Intellettuali contenenti le cosiddette "flessibilità" per proteggere la sanità pubblica e, in particolare, fornire l'accesso a farmaci per tutti;
3.c Aumentare considerevolmente i fondi destinati alla sanità e alla selezione, formazione, sviluppo e mantenimento del personale sanitario nei paesi in via di sviluppo, specialmente nei meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo;
3.d Rafforzare la capacità di tutti i Paesi, soprattutto dei Paesi in via di sviluppo, di segnalare in anticipo, ridurre e gestire i rischi legati alla salute, sia a livello nazionale che globale.
In tema di energia, il Piano Mattei si prefigge l’obiettivo di ampliare l’accesso all’energia per le popolazioni locali, soprattutto attraverso la promozione degli investimenti nelle energie rinnovabili, la diffusione di nuove tecnologie e lo sviluppo di filiere energetiche sostenibili, come quella dei biocarburanti.
Vista la complementarietà di Europa e Africa dal punto di vista energetico - la prima ha carenza di fonti energetiche e la seconda di risorse finanziarie e competenze tecniche - l’Italia, forte della sua strategica posizione geografica, può ambire, ad avviso del Governo, a divenire il naturale hub di approvvigionamento energetico per l’intera Europa.
Nel dettaglio, l’accesso all’energia in Africa è un pilastro fondamentale del Piano Mattei, soprattutto considerando che il trend di crescita della popolazione - con un’età media di solo 25 anni – porterà ad un aumento della domanda di energia, e in particolare di elettricità, nei prossimi anni.
D’altra parte, l’obiettivo di garantire l’accesso all’energia a basso costo deve coniugarsi con la sostenibilità ambientale, ricordando che il Continente, nonostante rappresenti la quota più piccola delle emissioni globali di gas serra, è una delle regioni più colpite dal cambiamento climatico e dall’inquinamento.
Il Piano punta, quindi, a sviluppare il ricorso a fonti energetiche affidabili, pulite e sostenibili, contemplando la realizzazione di progetti focalizzati, fra l’altro, su:
- ampliamento dell’accesso all’energia per le popolazioni locali;
- valorizzazione del potenziale energetico del Continente, in primis di quello dell’energia solare - che rappresenta il 60% del totale globale - ed eolica;
- aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili (il Continente è destinatario di solo il 2% degli investimenti globali in questo campo) e, unitamente, promozione di misure di mitigazione del rischio di investimento (compresi la riforma del quadro normativo e regolatorio di riferimento, finanziamenti agevolati e meccanismi di finanziamento misto);
- promozione di investimenti complementari nelle reti di trasmissione e distribuzione e nelle infrastrutture di accumulo dell’energia, che ad oggi hanno ricevuto minore attenzione rispetto alla capacità di generazione;
- promozione di partenariati con le maggiori imprese italiane del comparto energetico;
- sviluppo di filiere energetiche sostenibili, come quella dei biocarburanti;
- sviluppo in loco di moderne tecnologie applicate all’energia, anche attraverso l’istituzione di centri di innovazione e la collaborazione con gli Atenei italiani;
- conservazione della biodiversità e lotta alla desertificazione;
- decarbonizzazione del settore della produzione energetica, dell’industria e dei trasporti, anche attraverso un maggior utilizzo - nelle more dello sviluppo delle fonti rinnovabili - del gas naturale.
- incremento dell’accesso al clean cooking attraverso l’impiego di sistemi moderni e sicuri per la cottura dei cibi (secondo le stime dell'Agenzia Internazionale dell'Energia fra gli effetti negativi legati all'inquinamento domestico dell'aria si riscontrano 3,7 milioni di morti premature ogni anno, principalmente donne e bambini in Africa sub-sahariana);
- gestione sostenibile dei rifiuti per il rafforzamento dell’economia circolare.
Nello schema di DPCM in esame si fa presente che i dati dimostrano che l’uso di energie rinnovabili e tecnologie pulite consentirebbero all’Africa di aumentare in modo sensibile entro il 2050 il proprio PIL, l’occupazione e il benessere generale, inteso come un aggregato di indicatori ambientali, sanitari, sociali ed economici.
In questo contesto, lo schema in esame ricorda ricordare che l’Africa possiede il 7% delle riserve globali di idrocarburi e il 40% di quelle minerarie, fattori cruciali per la transizione ecologica e digitale. Ciò posiziona l’Africa a monte delle catene di approvvigionamento della nuova industria verde globale, rappresentando un potenziale importante in termini di localizzazione della creazione di valore aggiunto nel Continente africano.
Ad avviso del Governo, dal punto di vista energetico, Europa e Africa possono essere partner con fabbisogni complementari - la prima ha carenza di fonti energetiche e la seconda di risorse finanziarie e competenze tecniche - e i reciproci bisogni possono porre la base per una collaborazione fra i due Continenti secondo una logica di condivisione dei rischi e sviluppo congiunto nel lungo termine.
L’Italia, grazie alla sua strategica posizione geografica, può fungere da ponte naturale tra le due sponde del Mediterraneo e ambire a divenire il naturale hub di approvvigionamento energetico per l’intera Europa (cfr., in particolare, pag. 29 dello schema di DPCM).
In quest’ottica, il Governo intende implementare vari progetti strategici, fra cui:
- la realizzazione dell’interconnessione elettrica ELMED Italia – Tunisia, primo elettrodotto tra Europa e Nord Africa;
- la realizzazione del Corridoio H2 Sud per il trasporto dell’idrogeno dal Nord Africa verso l’Europa.
Per un approfondimento si rinvia alla successiva scheda relativa alla Tunisia (infra “Progetti pilota”)
Nel Piano integrato nazionale per l'energia e il clima, nell’ambito della cooperazione regionale diverse iniziative mirano ad ampliare l’attuale capacità di interconnessione tra l’Italia e i paesi limitrofi, con dei benefici per la gestione della crescente quota di produzione di energia non programmabile.
Il progetto ELMED Italia – Tunisia, incluso nella lista di Progetti di Mutuo Interesse (PMI) in accordo al Regolamento UE 869/2022 perché potrà avere negli scenari di medio e di lungo termine riflessi positivi anche su altri Stati membri, prevede un’interconnessione sottomarina con la Tunisia in corrente continua che costituirebbe il primo collegamento elettrico tra Italia e Nord Africa, che consentirà di rafforzare e migliorare l'integrazione dei mercati dell'elettricità dell'UE e del Nord Africa.
Al fine di dare attuazione all’obiettivo di riduzione delle emissioni nette del -55% entro il 2030, e di rendere il percorso di decarbonizzazione della UE in linea con l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 come previsto dalla “Normativa europea per il clima”, nel Piano integrato nazionale per l'energia e il clima si inserisce il progetto SoutH2 Corridor, di cui la backbone italiana è parte integrante. Si tratta di una infrastruttura di 3.300 km che permetterà di importare l’idrogeno rinnovabile prodotto dal Nord Africa e trasportare l’idrogeno prodotto dalle Hydrogen Valleys nazionali, dall'Italia (Sicilia come punto di ingresso), verso l'Austria e la Germania, consentendo di soddisfare secondo alcune stime preliminari circa il 40% dell'obiettivo di importazione europea di idrogeno rinnovabile di REPowerEU (4Mton/anno). La dorsale italiana sarà lunga circa 2.300 km ed utilizzerà principalmente le infrastrutture esistenti.
Per supportare la realizzazione dell’infrastruttura, nel 2023 i Ministeri competenti in tema di energia di Italia, Germania e Austria hanno avviato un gruppo di lavoro di tecnici. Il 30 maggio 2024 hanno firmato la Dichiarazione congiunta di intenti politici per rafforzare la cooperazione per lo sviluppo del corridoio meridionale per l’idrogeno e istituzionalizzare un gruppo di lavoro congiunto fra le Parti, in cooperazione con la Commissione europea e con la possibilità di adesione di altri Paesi. Ad aprile 2024, ciascuno dei tratti del corridoio - di competenza italiana, austriaca e tedesca – ha ottenuto singolarmente lo status di Project of Common Interest (PCI) della Commissione Europea.
Saranno esplorate anche forme di collaborazione con il Technical Support Instrument (TSI) della Commissione europea, che, fra l’altro, punta a valorizzare il ruolo dell’Italia di hub energetico per l’Europa.
Fondamentale per perseguire gli investimenti nel settore dell’energia e dello sviluppo sostenibile sarà infine il ricorso al Fondo italiano per il clima, il principale strumento pubblico nazionale volto al raggiungimento degli obiettivi climatici assunti nell’ambito di accordi internazionali.
Nel presupposto che gli Stati africani presentano un'urgente necessità di ottimizzare i propri sistemi idrici, sia per costruire nuove infrastrutture di approvvigionamento e distribuzione, sia per abilitare un maggior riutilizzo della risorsa, in ambito urbano, agricolo e industriale, lo schema di DPCM in esame ipotizza una serie di interventi che dovranno essere inquadrati in una strategia più ampia di sostegno allo sviluppo del settore idrico nel Continente africano, che riguardi tutto il ciclo idrico, dalla gestione della risorsa, alla captazione, all'adduzione e riutilizzo della risorsa.
A tal fine, il Piano Mattei prevede, in particolare, l’avvio di attività di progettazione, costruzione, gestione e manutenzione di infrastrutture idrauliche complesse e di impianti di depurazione e/o affinamento dell'acqua; di realizzazione di soluzioni tecnologiche che consentano l’ottimizzazione della gestione della disponibilità dell’acqua; di monitoraggio e controllo della qualità della risorsa idrica; di formazione professionale; di utilizzo di dati di Geoinformazione.
Per quanto concerne l’utilizzo della risorsa idrica nei settori trainanti dell'economia globale, il Piano fa presente che:
· il settore agricolo è il maggior consumatore di acqua a livello mondiale, utilizzando il 70% della risorsa idrica,
· il settore industriale e quello energetico ne utilizzano complessivamente circa il 20%;
· il restante 10% è destinato al consumo domestico, commerciale e pubblico.
A tal proposito il Governo ricorda che in Africa, oltre 320 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile sicura e che oltre 700 milioni di persone non dispongono di servizi igienico-sanitari adeguati, e che la situazione è destinata a peggiorare a causa dell'aumento demografico del Continente.
Il Governo ricorda, altresì, che quello della disponibilità della risorsa idrica è un tema centrale per il continente africano, tanto che l'Unione Africana ha previsto lo stanziamento di 30 miliardi di dollari per anno a sostegno di investimenti in Africa fino al 2030 per le infrastrutture idriche, attraverso collaborazioni tra istituzioni e privati, riforme del settore e incremento delle allocazioni pubbliche.
Come anticipato, lo schema di decreto descrive gli interventi previsti in questo ambito dal Piano Mattei, che sono esposti più in dettaglio nei paragrafi seguenti.
Ad avviso del Governo le infrastrutture idrauliche volte a conferire sicurezza e resilienza in termini di approvvigionamento devono essere realizzate prevedendo schemi di interconnessioni idrauliche che consentano di collegare aree isolate, punti di accumulo e punti di erogazione.
La realizzazione di questi schemi, precisa il Governo, garantisce la possibilità di trasferire rapidamente l’acqua per far fronte a crisi idriche locali. Questo approccio migliora la resilienza del sistema, unitamente a tutte quelle iniziative volte a ridurre gli sprechi di risorse nella fase di produzione e di trasporto attraverso l'individuazione e contenimento delle perdite fisiche, degli usi impropri, l'efficientamento della gestione delle reti.
Con l'obiettivo di assicurare una maggiore disponibilità di acqua potabile, il Piano Mattei intende realizzare impianti di trattamento delle acque naturali, superficiali o sotterranee, incluse le acque marine attraverso impianti di dissalazione alimentati a energia solare. A completamento degli investimenti sulle infrastrutture idrauliche per l'approvvigionamento e il trasporto dell'acqua risultano di fondamentale importanza gli interventi sulle reti di distribuzione.
Fondamentale sarà anche la formazione professionale del personale preposto alla conduzione e alla gestione efficiente delle reti, al fine di assicurare nel tempo una corretta gestione e manutenzione delle nuove opere realizzate che richiedono adeguati livelli di specializzazione (saldatori, elettromeccanici, ecc).
Infine, tra gli interventi utili allo scopo di mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici si segnalano la copertura delle vasche di accumulo e dei canali principali per ridurre il fenomeno dell'evaporazione.
L'ottimizzazione della gestione della disponibilità dell’acqua, dalla captazione e distribuzione fino alla depurazione e al suo reintegro nell'ambiente, deve essere realizzata per mezzo di soluzioni tecnologiche innovative come gli strumenti di monitoraggio delle portate, delle pressioni, dei livelli nei serbatoi e delle falde, la sensoristica per l'individuazione di perdite idriche e per la manutenzione predittiva (cfr. pag. 34 dello schema di DPCM).
A tal riguardo il Governo fa presente che i dati prodotti dalle apparecchiature installate in campo (ad esempio sensori e sonde per il controllo della qualità) possono confluire in centrali di controllo dove gli operatori hanno una visione costante dello stato di funzionamento delle infrastrutture e dove possono essere attivati sistemi di water management e di early warning. In particolare, tra le installazioni che potranno garantire l'allerta precoce rientrano anche le nuove opere dotate di fibra ottica che possono essere impiegate per telecontrollare le infrastrutture lineari.
Un'ulteriore misura, che riveste sostanzialmente un carattere di emergenza, è rappresentata dalla perforazione di nuovi pozzi per l'emungimento di acqua, con eventuale predisposizione di un sistema atto ad assicurare che la risorsa estratta abbia le caratteristiche chimico-fisiche adeguate.
Infine, il Governo ritiene fondamentale promuovere l'uso delle risorse in modo consapevole, tramite campagne di informazione e formazione a partire dagli istituti scolastici; promozione di giornate dedicate al tema del corretto utilizzo dell'acqua e alla diffusione di sistemi alternativi volti al riuso e al risparmio dell'acqua potabile; scoraggiamento degli usi impropri (in particolare tutelando l'acqua potabile dall’utilizzo nelle attività produttive e commerciali e per innaffiare orti e giardini).
Gli interventi di depurazione e affinamento possono riguardare diversi aspetti relativi alla risorsa idrica.
Il riutilizzo di acque non convenzionali (salmastre e reflue urbane) richiede, da un lato, un affinamento dei processi di depurazione; dall'altro, l'ottimizzazione della rete fognaria.
Riguardo al fenomeno di salinizzazione delle acque delle falde in connessione con il mare, i processi di affinamento dovranno riguardare la riduzione del contenuto di sali nell'acqua attraverso processi di desalinizzazione (es. tecnologia dell'osmosi inversa).
In parallelo, di particolare interesse appare la possibilità di utilizzare fanghi derivanti dai trattamenti di depurazione delle acque reflue domestiche nei terreni agricoli, come concimi, qualora privi di sostanze tossiche e nocive.
Sul piano generale, l'affinamento dei processi di depurazione assicura un adeguato trattamento delle acque industriali e urbane prima del loro rilascio con un significativo impatto positivo sull'ambiente.
Per garantire un controllo costante ed efficace della qualità della risorsa idrica è necessario ad avviso del Governo, sviluppare dei piani di monitoraggio che prevedano programmi di campionamento cadenzati e l'attivazione di sistemi di controllo continuo per mezzo di sensori, sonde o unità di biomonitoraggio (ad esempio mediante pesci o batteri bioluminescenti), in grado attivare sistemi di early warning qualora si verifichi un repentino decadimento delle caratteristiche della risorsa.
Il Piano in esame prevede, inoltre, di attivare dei laboratori di analisi con apparecchiature e tecnologie adeguate con personale adeguatamente formato. In tali laboratori devono essere effettuate sia analisi sulle acque potabili e su quelle utilizzate a fini irrigui, sia sulle acque reflue per assicurare l'efficienza dei processi di depurazione. In questi laboratori possono anche essere effettuate le analisi per la valutazione di idoneità dell'utilizzo in agricoltura dei fanghi derivanti dei trattamenti di depurazione.
Fondamentale, ad avviso del Governo, è la tutela delle aree più prossime ai punti d'acqua, che devono essere opportunamente recintate per costituire Zone di Tutela Assoluta. Anche i manufatti di captazione, i pozzi, le opere di presa, le vasche di accumulo, e le relative eventuali opere elettromeccaniche (pompe, interruttori e quadri elettrici, ecc.) devono essere oggetto di un programma di manutenzione, con la duplice finalità di garantire, oltre alla preservazione della qualità, anche la stabilità dell'approvvigionamento.
Il Governo segnala che Costruendo banche dati complete e basate su Sistemi Informativi Territoriali è possibile definire, come già indicato dall'OMS nel 2004, dei Piani di sicurezza dell'acqua, costituiti da un sistema integrato di prevenzione e controllo basato sull'analisi di rischio sitospecifica estesa all'intera filiera idro-potabile (cfr. pag. 28 dello schema di DPCM).
Come sottolineato in diverse parti del Piano, un ruolo cruciale sarà svolto dalla formazione professionale locale su tematiche tecniche, gestionali, normative e finanziarie, con il fine ultimo di creare le figure di "water manager", profili altamenti specializzati con tutte le necessarie competenze per una gestione globale e avanzata del sistema idrico integrato e per tutelare le risorse idriche del territorio.
L'obiettivo, precisa il Governo, è quello di formare e preparare professionisti in grado di guidare e sostenere lo sviluppo complessivo della gestione della risorsa idrica nelle loro comunità di riferimento.
Il Governo fa da ultimo presente che l'utilizzo di dati di Geoinformazione (tramite, ad esempio, l'impiego delle immagini di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell'Unione Europea dedicato a monitorare il nostro pianeta) potrà permettere una mappatura precisa dello stato di siccità del suolo, di rilevazione di fughe da condutture e mappature di rischio per eventi catastrofici, quali le inondazioni. Queste attività saranno di pronta attuazione attraverso centri di ricezione ed elaborazione di dati esistenti funzionali alla messa a disposizione di mezzi e capacità in ambito spaziale per attività più mirate.
Copernicus è il programma di osservazione della terra dell’Unione europea per il monitoraggio del nostro pianeta e del suo ambiente a beneficio dei cittadini europei. Fornisce dati, informazioni e servizi basati sui dati dell’osservazione satellitare della terra e su dati in situ (non spaziali). Il programma è finanziato, coordinato e gestito dalla Commissione europea in collaborazione con partner quali l’ASE (Agenzia spaziale europea) ed EUMETSAT (Organizzazione europea per l’esercizio dei satelliti meteorologici).
Il programma Copernicus si avvale di una serie di satelliti dedicati (Sentinel) e di missioni partecipanti (satelliti commerciali e pubblici esistenti).
I servizi di Copernicus trasformano questa ricchezza di dati, raccolti dai satelliti e in situ, in informazioni tempestive e fruibili grazie a un’attività di elaborazione e analisi. I servizi forniscono serie di dati e serie temporali paragonabili e consultabili, assicurando così il monitoraggio delle tendenze e dei cambiamenti.
Queste attività a valore aggiunto sono poi organizzate nelle sei aree tematiche dei servizi di Copernicus:
§ il servizio di monitoraggio atmosferico (CAMS),
§ il servizio di monitoraggio dell’ambiente marino (CMEMS), il servizio di monitoraggio del territorio (CLMS),
§ il servizio relativo ai cambiamenti climatici (C3S),
§ il servizio di gestione delle emergenze (EMS)
§ il servizio di sicurezza.
I servizi d’informazione, nonché i dati su cui si fondano, sono consultabili in modo integrale, aperto e gratuito per tutti. Tali dati e informazioni sono utilizzati da società di servizi, pubbliche amministrazioni e organizzazioni internazionali per migliorare la qualità della vita dei cittadini d’Europa e di tutto il mondo, per monitorare e mitigare i cambiamenti climatici e per proteggere il nostro fragile ambiente.
Per ulteriori informazioni si rimanda al sito www.copernicus.eu/it
Infrastrutture fisiche e digitali
Il settore d'intervento relativo alle infrastrutture fisiche e digitali è trasversale a tutte le precedenti cinque direttrici verticali individuate dal Piano Mattei (istruzione e formazione professionale; agricoltura, salute; energia e acqua). Il Piano intende contribuire a potenziare la connettività satellitare, promuovendo la trasformazione digitale, e sosterrà anche la modernizzazione dei servizi postali delle Nazioni africane.
Con particolare riguardo alle infrastrutture digitali, vengono esaminati i dati relativi alla connettività in Africa, che è il Continente con la più bassa diffusione di connettività Internet: circa il 40% della popolazione, contro una media mondiale di oltre il 60% e quella dell'Occidente di quasi 1'80%).
Questi dati, uniti alle previsioni di crescita economica e demografica del continente, indicano che il bisogno di connessione salirà considerevolmente nel medio termine. Allo stesso tempo, secondo i dati dell'lnternational Telecommunication Union (ITU), nel 2020 più del 80% della popolazione africana aveva accesso a un servizio mobile cellulare.
Partendo da queste due constatazioni, il Piano Mattei intende contribuire a potenziare la connettività satellitare, al fine di superare le barriere fisiche e contribuirà al pieno sviluppo della transizione digitale nel Continente africano.
Viene citato come particolarmente importante, in tal senso, il sostegno per l'area del Nord Africa al progetto BlueMed di Sparkle, che ha in prospettiva anche la copertura verso l'Africa orientale (fino al Kenya) e occidentale.
Sparkle è il primo service provider internazionale in Italia e uno dei primi nel mondo per traffico Internet trasportato con una rete che si estende per oltre 600.000 km attraverso Europa, Africa, Medio Oriente, America e Asia.
La storia di Sparkle comincia all’inizio degli anni Venti: l’allora Compagnia italiana dei cavi telegrafici sottomarini (che sarebbe poi diventata Italcable e infine, appunto, Sparkle) posa il primo cavo sottomarino che collega Buenos Aires e New York ad Anzio. Più di cento anni dopo, i cavi sottomarini sono diventati infrastrutture essenziali per la comunicazione globale, trasmettendo il 99% del traffico Internet mondiale.
Sparkle sta implementando questa strategia in vari modi, a partire dalla costruzione del cavo BlueMed, di sua proprietà esclusiva, che collegherà l’Italia con la Francia, la Grecia e la Giordania, oltre a prevedere altre diramazioni nel Mediterraneo.
BlueMed è parte del progetto Blue & Raman Submarine Cable System, sviluppato insieme a Google e altri operatori e che si estenderà fino a Mumbai in India. Il progetto si predispone a connettere tutto il Nord Africa, in perfetta linea con l’impostazione del Piano Mattei e con l’idea di proporre l’Italia come un hub anche per le telecomunicazioni.
Con un’estensione di circa 1000 chilometri e una capacità di sistema che raggiunge i 400 terabit al secondo, BlueMed dà vita a una nuova autostrada digitale tra il Medio Oriente, l’Africa, l’Asia e gli hub continentali europei. “Diversificazione” è la parola chiave: BlueMed, infatti, attraversa lo Stretto di Messina anziché seguire la rotta tradizionale attraverso il Canale di Sicilia; inoltre, mentre i cavi provenienti dal Medio Oriente e dall’Asia tradizionalmente approdano a Marsiglia, BlueMed ha il principale punto di approdo europeo a Genova, destinata a diventare un nodo Internet fondamentale e un punto di ingresso alternativo in Europa.
Fonte: Start Magazine, n. 1, marzo-giugno 2024
In tale ambito, potranno anche essere avviati percorsi formativi sui temi dell'Intelligenza Artificiale e della Cybersicurezza. In tale contesto, viene segnalato l'Hub per l'Intelligenza Artificiale dello Sviluppo Sostenibile, oggetto del comunicato finale della Ministeriale G7 Industria, Tecnologia e Digitale e di menzione della Dichiarazione Finale del Vertice dei Leader G7 di Borgo Egnazia. Il centro si pone come strumento accessibile per mettere pienamente a frutto il potere trasformativo dell'Intelligenza Artificiale, per migliorare la vita di tutte le persone.
Infine, si fa presente che il Piano Mattei sosterrà anche la modernizzazione dei servizi postali delle Nazioni africane. L'intervento, agendo sulla logistica e sulla digitalizzazione, sfrutterà la complementarità tra logistica e produzione, favorendo la coesione territoriale e lo sviluppo socioeconomico. Secondo un approccio incrementale, le iniziative si concentreranno dapprima in delle aree circoscritte delle Nazioni interessate per poi procedere a una estensione graduale ad altre aree. Gli interventi prevederanno anche lo sviluppo di piattaforme digitali per la gestione dei servizi postali.
Oltre ai principali settori di intervento individuati dal Piano Mattei, vengono individuate altre aree tematiche all’interno delle quali potranno essere sviluppate iniziative e programmi di formazione, come ad esempio la collaborazione in ambito culturale, nel campo dello sport e delle politiche giovanili, nella gestione del rischio di catastrofi naturali e in campo spaziale.
In primo luogo, viene individuata la cultura come fattore di sviluppo, in quanto la collaborazione con le Nazioni africane nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico e della creatività contemporanea del continente può contribuire alla crescita, alla creazione di impresa e all'occupazione, anche nel settore turistico. In campo culturale, il Piano Mattei intende infatti esplorare collaborazioni con le principali istituzioni del mondo della cultura, finalizzate sia all'organizzazione di mostre in Italia e in Africa, oltre che al recupero, restauro e riqualificazione di edifici storici, unitamente alla realizzazione di programmi di formazione nell'ambito della tutela, della conservazione del patrimonio culturale, della gestione dei rischi dovuti a catastrofi, dell'archeologia e a sostegno delle industrie culturali e creative, come cinema, moda e design. In tali ambiti il Piano si propone di realizzare programmi di formazione e interventi nei diversi settori.
Le istituzioni del sistema culturale italiano (musei, parchi archeologici, fondazioni lirico-sinfoniche, teatri, ecc.) potranno promuovere collaborazioni con omologhe istituzioni di Nazioni africane e contribuiranno a valorizzare artisti, autori e imprenditori culturali del Continente nei mercati dell'arte, dell'editoria, del cinema e dello spettacolo. A tale proposito viene citato l'esempio della Biennale di Venezia, che già nell'edizione 2024 dell'Esposizione d'Arte ha ospitato i padiglioni di quattordici Nazioni africane.
Il Governo fa presente che l'Italia, Nazione con il maggior numero di siti culturali riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell'Umanità, si impegna a sostenere i governi africani nell'iscrizione di luoghi ed elementi nelle liste del Patrimonio materiale e immateriale dell’UNESCO.
A tal riguardo, viene precisato che le attività di formazione potranno essere svolte dalle Scuole di alta formazione, dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e dalle altre istituzioni del sistema culturale ed educativo nazionali.
Sempre in ambito culturale e con l'obiettivo di intensificare il dialogo con le Nazioni del Continente africano, l'Istituto della Enciclopedia italiana Treccani, con il sostegno del MAECI e insieme alla Fondazione Treccani Cultura, intende creare l'Istituto per il Dialogo Italia-Africa (IDIAF), un foro di ricerca per lo studio e l'approfondimento delle relazioni culturali tra Italia, Europa e Africa. Tramite I'IDIAF, Treccani si propone di ricreare quella proficua rete di relazioni e collaborazioni che hanno reso possibile, in passato, l'esperienza dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (lsiAO).
Nel settore dello sport e delle politiche giovanili potranno essere avviate progetti pilota in alcune Nazioni, lungo tre direttrici:
§ organizzazione di corsi di formazione, anche tra singole Federazioni sportive e scambi reciproci di atleti;
§ interventi di riqualificazione o ampliamento di impianti sportivi;
§ singoli interventi mirati in coordinamento con la Cooperazione allo Sviluppo, che permettano la riqualificazione di strutture da destinare ai più giovani.
Le tre direttrici puntano allo sviluppo di forme di aggregazione e inclusione che ruotano attorno all'attività sportiva, con ricadute importanti in termini di salute, di opportunità formative, ma anche di creazione di impiego. Lo sport contribuisce a promuovere l'adozione di stili di vita sani e facilitare o incoraggiare l'accesso alla formazione, in particolare tra i giovani. L'attività sportiva è in grado di generare un indotto significativo anche dal punto di vista occupazionale, sia dal punto di vista infrastrutturale (ad esempio con la costruzione di impianti) e imprenditoriale (realizzazione di centri per la produzione e l'assemblaggio di equipaggiamenti sportivi), che professionale (istituzione di corsi e scuole per l'insegnamento di varie discipline).
Nel prosieguo dell'attuazione si potranno predisporre tavoli di coordinamento settoriali, sulla falsariga di quanto finora avvenuto con il Tavolo tecnico energia, al fine di assicurare il pieno coinvolgimento delle Amministrazioni e del settore privato in ciascuna delle verticali di intervento. Avvalendosi della consolidata collaborazione tra il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale italiano, il Centro di Competenza Fondazione Cima e l'Organizzazione mondiale della Meteorologia (OMM), il Piano Mattei per l'Africa potrà elaborare iniziative legate alla piattaforma open source DEWETRA per la gestione e la prevenzione dei rischi naturali.
DEWETRA è un sistema integrato, del Centro Funzionale Centrale del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale - Presidenza del Consiglio dei Ministri, per la previsione, monitoraggio e sorveglianza, in tempo reale, di tutti i rischi ambientali. Il sistema è tecnicamente ed operativamente certificato. Il sistema è oggetto di una delle linee della convenzione per lo sviluppo della conoscenza, delle metodologie e delle tecnologie utili per la realizzazione delle azioni di protezione civile sul territorio nazionale e delle azioni di cooperazione di protezione civile nei paesi oggetto di intervento italiano, a cui concorrono il DPC e Fondazione CIMA come centro di competenza.
DEWETRA, di proprietà del Dipartimento di Protezione Civile - Presidenza del Consiglio dei Ministri, è sviluppato da Fondazione CIMA con tecnologie Open Source.
Il sistema è conforme ai più comuni e diffusi standard europei ed internazionali.La conoscenza scientifica, le metodologie definite ed ufficializzate in norme e procedure, la sperimentazione di nuove tecnologie disegnate per le esigenze degli operatori dei centri funzionali costituiscono le caratteristiche principali di dewetra che in questo senso si definisce come una "compliance platform", in continua evoluzione e sviluppo.
Secondo lo schema di DPCM in esame, la piattaforma, capace di adattarsi alle specifiche esigenze del Continente africano attraverso l'applicazione di stime satellitari, consente, tra l'altro, di fornire allerte meteo-idro, seguire l'evoluzione dei sistemi precipitativi intensi e gli effetti a terra, così come monitorare le condizioni di siccità e le principali risorse idriche. Queste attività contribuiscono a ridurre la vulnerabilità e ad aumentare la capacità di adattamento delle comunità per rispondere agli impatti dei cambiamenti climatici a livello locale. nazionale e regionale. In stretta correlazione con le molteplici applicazioni della piattaforma, saranno previste specifiche attività di formazione focalizzate sulla prevenzione e previsione dei disastri. anche sviluppando apposite linee guida con l'obiettivo di migliorare la gestione del rischio di catastrofi naturali in Africa.
Il Piano Mattei intende sviluppare anche il dialogo sia bilaterale che multilaterale con le Nazioni africane anche in campo spaziale, ambito in cui l'Italia gode di una posizione di leadership grazie alla sua filiera di competenze, risorse e capacità umane. Il Governo italiano intende confrontarsi con le Nazioni africane che hanno capacità spaziali per identificare nuovi ambiti di cooperazione e rafforzare ulteriormente il partenariato. Anche a tal fine, facendo seguito al Vertice Italia-Africa, si segnala che è in corso di preparazione nel mese di luglio alla Farnesina la prima Conferenza sullo Spazio Italia-Africa, con la partecipazione di alcuni Ministri competenti e di responsabili delle strutture istituzionali deputate allo spazio di alcune Nazioni africane. Il dialogo Italia-Africa si è concentrato su diverse direttrici: istruzione e formazione. avanzamento della ricerca e dell'innovazione. applicazioni e servizi spaziali per un futuro più sostenibile.
La Conferenza sullo Spazio Italia-Africa, tenutasi a Roma nei giorni 15 e 16 luglio 2024, rappresenta il seguito operativo nel settore spaziale del Vertice Italia-Africa del gennaio 2024 e ha l’obiettivo di avviare un dialogo, sia bilaterale che multilaterale, con i Paesi africani con capacità spaziali per identificare nuovi ambiti di cooperazione nel quadro più ampio del Piano Mattei.
Il dibattito è stato incentrato su tre pilastri fondamentali: istruzione e formazione, applicazioni e servizi spaziali per un futuro sostenibile e partenariati internazionali, con particolare rilievo sulla posizione di leadership di cui l’Italia gode a livello internazionale in campo spaziale, grazie alla sua filiera completa di prodotti e competenze nel settore.
La Conferenza accende i riflettori sull’importanza della diplomazia spaziale quale parte della diplomazia della crescita per favorire l’avanzamento della ricerca e dell’innovazione, a beneficio sia dell’Italia che delle economie emergenti.
La pagina dedicata sul sito dell’Agenzia spaziale italiana segnala che l’Italia ha accordi bilaterali sottoscritti con 4 Paesi africani e relazioni con oltre 20 stati del continente. Tra le storiche relazioni che rappresentano 60 anni di cooperazione è da segnalare quelle con il Kenya, legate alla presenza della base dell’ASI a Malindi.
La Conferenza ha fornito l'occasione di un ulteriore sviluppo delle relazioni, mettendo in campo opportunità per le imprese e per le parti coinvolte. Nelle sessioni previste nella sede dell’ASI, le delegazioni hanno incontrato anche i rappresentanti di diverse grandi industrie e piccole e medie imprese. Pilastri degli colloqui sono state le attività in fase di implementazione: in particolare le iniziative di trasferimento di competenze, nel quadro di accordi bilaterali già esistenti con alcuni Paesi africani, e i programmi di formazione erogati dalla Scuola Internazionale di formazione in discipline spaziali, sorta nel Centro spaziale Luigi Broglio dell’ASI a Malindi in Kenya a vantaggio di tutto il continente africano.
La prima fase del Piano Mattei riguarda progetti pilota in 9 Paesi: quattro nel nord-Africa (Algeria Egitto, Tunisia e Marocco) e cinque nell’Africa sub-sahariana (Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, Mozambico e Repubblica del Congo).
Dopo un breve inquadramento del Paese, le schede espongono, in maniera più o meno dettagliata, i progetti pilota, alcuni dei quali sono in corso, mentre altri sono in fase di attivazione. Nella maggior parte dei casi non sono indicati i valori finanziari dei progetti.
Si tratta di un Paese di poco meno di 30 milioni di abitanti (con un tasso di crescita del 2.16%), che - come precisato nella scheda - nel corso del 2024 diventerà Paese prioritario per la cooperazione italiano allo sviluppo. La scheda sottolinea anche che quella ivorense è la prima nazionalità di migranti irregolari che sbarcano sulle coste italiane.
La Costa d’avorio è beneficiaria delle quote per lavoro subordinato previste dall'ultimo “decreto flussi”, ed è anche uno dei tre Stati in cui saranno avviati i protocolli d'intesa sui corridoi lavorativi, firmato con la Comunità di Sant'Egidio lo scorso 12 aprile.
Il documento segnala anche il recente avvio della produzione di greggio e gas naturale, da parte di ENI dal giacimento offshore di "Baleine", scoperto nel 2021.
In Costa d’Avorio i progetti pilota del Piano Matteri riguardano il settore della salute, dell’istruzione e la cooperazione amministrativa.
1. Istruzione
Nel settore dell’istruzione, l’iniziativa prevede progetti per scuole primarie e secondarie. Le strutture selezionate saranno riqualificate a livello infrastrutturale, includendo l'alimentazione energetica tramite pannelli fotovoltaici e arricchite di nuovi arredi, anche ai fini dell'erogazione dei pasti agli studenti. Sarà inoltre assicurata la fornitura di materiale didattico e sarà sviluppato un programma di sostegno alla formazione dei docenti, anche in collaborazione con Università italiane. Il progetto permetterà dì consolidare i legami professionali dei docenti con il nostro Paese, favorendo anche gli scambi di studenti e insegnanti, nonché collaborazioni strutturate con gli istituti scolastici italiani. A tal fine verranno previste borse di studio per gli studenti della scuola secondaria.
2. Salute
In questo settore si prevede l'avvio di progetti per la riabilitazione delle infrastrutture di base (compresa la fornitura di acqua potabile) e per il potenziamento delle attrezzature di alcune strutture sanitarie della Costa d'Avorio. Accanto al progetto infrastrutturale si prevedono: campagne di vaccinazione e prevenzione/screening periodici con particolare riferimento alle categorie maggiormente vulnerabili (donne e bambini); iniziative sui temi della prevenzione delle infezioni e della nutrizione; programmi di formazione del personale sanitario; iniziative per il miglioramento delle catene di approvvigionamento e distribuzione dei farmaci. Il progetto permetterà di sviluppare anche collaborazioni con strutture ospedaliere italiane, anche grazie ai servizi di telemedicina, favorendo lo scambio di personale medico e buone pratiche in ambito sanitario.
Si noti che, nella scheda riferita al Paese, la descrizione dei progetti attinenti la salute e l’istruzione, presumibilmente a causa di un errore materiale, non corrisponde al titolo dei relativi paragrafi, che risultano pertanto invertiti.
3. Settore amministrativo
Una ulteriore iniziativa riguarda la gestione dell'anagrafe e stato civile, in possibile sinergia con programmi finanziati dall'Unione Europea. Il rafforzamento di queste capacità rappresenta uno strumento essenziale per permettere allo Stato di gestire la popolazione dal punto di vista sanitario, educativo, economico e sociale. Il progetto ha le seguenti priorità: informatizzazione dei registri di stato civile; registrazione immediata dopo la nascita e registrazione dei rifugiati interni; produzione e utilizzo di statistiche demografiche.
Il Paese ha una popolazione di quasi 45 milioni di abitanti (con un tasso di crescita del’1.27%). Nel 2022 è diventata il primo fornitore di gas dell'Italia (34% circa sul totale dell'import), superando la Russia. Tale dinamica si è confermata anche per il 2023, con una percentuale del 37% del totale del nostro import. Il gas algerino fluisce prevalentemente in forma gassosa attraverso il gasdotto Transmed. L'Algeria è un potenziale partner anche nel settore delle energie rinnovabili.
In Algeria i progetti pilota del Piano Matteri riguardano l’agricoltura e la formazione.
1. Agricoltura
Il Piano intende sviluppare il progetto di "agricoltura desertica", già avviato dalla società Bonifiche Ferraresi, con il supporto finanziario di SIMEST. L'iniziativa vede al momento l'azienda italiana impegnata in una concessione di 800 ettari (nella parte sud-orientale del Sahara algerino), per la coltivazione di grano, cereali e semi per oli. In prospettiva si prevede la produzione anche di sementi, olive e frutta. Il progetto prevede che una quota del 30% della produzione sia riservata all'esportazione verso l'Italia.
2. Formazione
In parallelo al progetto principale, il Piano intende sostenere la creazione di un centro di ricerca e formazione professionale focalizzato sulle scienze applicate, comprese quelle agricole, con la possibilità di espandere un'infrastruttura già esistente presso la città di Sidi Abdellah, nei pressi di Algeri. A ciò potranno essere aggiunte anche specifiche iniziative di formazione-lavoro destinate a giovani algerini, sia per un loro inserimento nel mercato del lavoro locale (anche in aziende italiane attive in loco), sia per un loro trasferimento (temporaneo o definitivo) in Italia.
Il 6 luglio 2024 è stato siglato ad Algeri, nell’ambito del Piano Mattei, un accordo - tra il Ministero algerino dell'agricoltura e dello sviluppo rurale e la società italiana Bonifiche Ferraresi (BF) - volto alla realizzazione di un progetto integrato per la produzione di cereali, legumi e paste alimentari.
In base a tale accordo, sarà realizzato un progetto integrato nell'ambito di un partenariato tra il gruppo italiano BF e lo Stato algerino, rappresentato dal Fondo nazionale di investimento (FNI).
Il progetto di investimento sarà realizzato su una superficie di 36.000 ettari a Timimoun (città che si trova nella regione del Gourara nel sud dell’Algeria). Tali superfici saranno destinate alla produzione di grano, lenticchie, fagioli secchi e ceci e alla costruzione di un'unità di trasformazione per la produzione di paste alimentari, di silos di stoccaggio a di altre strutture vitali. Oltre ai cereali e alle leguminose, saranno introdotte altre colture strategiche in particolare le piante oleaginose come la soia.
Il progetto - come si legge sul sito dell’ICE - contribuirà al rafforzamento della produzione nazionale di cereali e legumi secchi, all'aumento delle esportazioni al di fuori degli idrocarburi nonché alla creazione di oltre 6.700 posti di lavoro di cui 1.600 permanenti.
Si ricorda che il 10 luglio scorso si è svolta nell’Aula della Camera una interrogazione a risposta immediata avente ad oggetto l’accordo sopra richiamato.
Il Paese ha una popolazione di quasi 110 milioni di abitanti (con un tasso di crescita dell’1,59%) ed è un Paese prioritario per la Cooperazione Italiana, che vi opera sin dagli anni Ottanta. Nel 2019 l'Egitto è tornato a essere un esportatore di gas naturale, grazie allo sfruttamento del giacimento off-shore di Zohr (1/3 della produzione nazionale). Il documento segnala che nel Paese sono presenti due scuole italiane paritarie, l’Istituto Salesiano al Cairo e l’Istituto professionale “Don Bosco” ad Alessandria d’Egitto.
In Egitto i progetti pilota del Piano Matteri riguardano l’agricoltura e l’istruzione.
1. Agricoltura
Nel Paese opera un progetto - in via di finalizzazione- dell'azienda italiana Bonifiche Ferraresi, che – come nel casso algerino - mira a sostenere e modernizzare la produzione agricola egiziana. L'iniziativa è finalizzata alla migliore gestione di terreni, destinati a grano, soia, mais e girasole. Il modello prevede, da parte egiziana, la messa a disposizione del terreno e delle infrastrutture per l'irrigazione, mentre, da parte italiana, si provvederà a sostenere tutta la filiera agricola con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie e metodi di coltivazione. Il progetto potrà anche essere accompagnato da percorsi di formazione professionale.
2. Istruzione
La scheda ricorda che nel corso della visita della Presidente Meloni in Egitto, lo scorso 17 marzo, è stato firmato un memorandum d'intesa per avviare una scuola alberghiera a Hurgada, sul Mar Rosso, che sarà finanziata da enti pubblici e da sponsor privati. Il progetto prevede lo sviluppo di programmi professionali educativi di alta qualità in ambito turistico, facendo fronte alla carenza di personale specializzato sia in Italia che in Egitto. Le autorità egiziane hanno anche manifestato interesse per la costruzione di un'università privata al Cairo con organizzazione, curriculum e personale italiano in un arco temporale contenuto (2/3 anni). Il progetto ha già ricevuto manifestazioni di interesse da parte di alcune Università italiane.
La scheda segnala anche che, in occasione della menzionata visita della Presidente Meloni, le relazioni bilaterali si sono rafforzate con l’apertura di nuovi uffici di Cassa depositi e Prestiti, SIMEST, SACE e ICE, e con la firma di specifici memorandum d'intesa in diversi settori: a) CDP - Banca Centrale Egiziana per il sostegno alle pmi egiziane; b) SACE - Bank of Alexandria per il sostegno finanziario alla filiera italiana in progetti di sviluppo infrastrutturale: c) Mer Mec - Autorità Ferroviaria egiziana nel settore del monitoraggio del traffico ferroviario; d) Arsenale S.p.A. - Autorità Ferroviaria egiziana, per la realizzazione di un treno turistico II Cairo-Assuan a partire dalla seconda metà del 2026; e) Confindustria - Federazione delle Industrie egiziane. Collaborazione in tema di formazione professionale.
Si noti che di tali ultime attività il documento dà conto nel capitolo dedicato all’istruzione, sebbene si tratti di settori di collaborazioni che operano in ambiti diversi.
Il Paese ha circa 32.5 milioni di abitanti, con un tasso di crescita della popolazione del 2.55%) e rientra nei Paesi prioritari della cooperazione italiana. La cooperazione già opera in cinque grandi aree tematiche (servizi di base; sviluppo economico, innovazione e capitale umano; agricoltura, sicurezza alimentare e sviluppo rurale; sviluppo urbano e infrastrutture; ambiente ed energia) con un investimento complessivo che ammonta a circa 200 milioni di euro, di cui 95 milioni di euro a credito di aiuto e circa 105 milioni di euro a dono.
In Mozambico il progetto pilota del Piano Mattei è nel settore agroalimentare.
L’iniziativa intende sostenere e ampliare un progetto già attivo dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo per la costruzione, nella provincia di Manica, nel nord-ovest del Paese, di un'infrastruttura per potenziare le esportazioni, favorire opportunità per gli imprenditori locali e consentire un miglioramento delle condizioni di lavoro.
All'iniziativa sarà affiancata la realizzazione di un centro di formazione per agricoltori, con programmi mirati all'acquisizione delle migliori tecniche per orticoltura, allevamento e agricoltura, supportando inoltre gli agricoltori con la distribuzione di kit e sementi. Un'ulteriore ramificazione del progetto potrà riguardare il potenziamento delle attività di ricerca nel settore agritech e il rafforzamento dei percorsi di alta formazione 4nelle università locali, avvalendosi della collaborazione di alcuni atenei italiani.
Il Paese ha una popolazione di circa 12 milioni di abitanti (con un tasso di crescita dello 0.63), ed è uno dei Paesi prioritari della cooperazione italiana, che vi opera da 30 anni (con un programma complessivo di oltre 510 milioni di euro).
La scheda ricorda che è attualmente in fase di negoziato un nuovo memorandum d'intesa triennale tra i due Paesi, che concentrerà su: a) sostegno del rilancio economico dello Stato attraverso la promozione degli investimenti privati, dell'efficienza energetica, dell'innovazione e dello sviluppo agricolo sostenibile nelle regioni a forte potenziale migratorio: b) sostegno all'occupazione; c) sostegno al consolidamento del processo democratico.
In Tunisia i progetti pilota del Piano Mattei riguardano l’agricoltura e l’energia.
1. Agricoltura
Il progetto, che risulta però ancora in una fase di studio di fattibilità, mira a potenziare le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali, attraverso l'installazione di sistemi fotovoltaici, della regione nord-est del Paese. L’obiettivo è sostenere la produzione agricola della regione. Al progetto potrà essere affiancata la creazione di un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare.
Il documento stima che l'iniziativa potrà creare un'area irrigata di 8.000 ettari, con un notevole ampliamento e sfruttamento dei terreni coltivabili. In prospettiva, ciò permetterà un'ulteriore penetrazione dell'Italia attraverso lo scambio di conoscenze in termini di tecniche agricole, la fornitura e ammodernamento dei macchinari, nonché l'avvio di partnership tra aziende e università italiane e tunisine.
Il documento ricorda anche che la visita della Presidente Meloni dello scorso 17 aprile ha permesso la firma di alcune intese in settori chiave: a) un accordo per il sostegno diretto al bilancio tunisino, legato allo sviluppo delle rinnovabili, per un valore di 50 milioni di euro; b) l'istituzione di una nuova linea di credito a favore delle piccole e medie imprese tunisine; c) un protocollo d'intesa sulla cooperazione universitaria e l'istruzione superiore.
Come già rilevato in precedenza, l’indicazione di queste ulteriori forme di collaborazione, richiamate mediante rinvio alla firma di apposite intese, nella scheda dedicata al progetto in materia di agricoltura non appare corrispondente al titolo del paragrafo, trattandosi di iniziative che operano in settori diversi.
2. Energia
In questo ambito il documento segnala la realizzazione, da parte di Terna e STEG (operatore tunisino), della nuova interconnessione elettrica sottomarina tra i due Paesi (progetto ELMED). Il progetto avrà una capacità di interconnessione di 600 MW e migliorerà la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento del sistema euromediterraneo, creando un collegamento tra i sistemi energetici europeo e nordafricano.
Il progetto ELMED – si legge ancora nella scheda - è riconosciuto come Progetto Ue di Interesse Comune, e risponde anche all’obiettivo del piano REPowerEU di diversificare gli approvvigionamenti energetici e di sostenere la transizione ecologica. La cooperazione in materia di energia verrà rafforzata attraverso la realizzazione di una infrastruttura di trasporto di idrogeno che colleghi la Tunisia e, in prospettiva, l'Algeria con il continente europeo (SoutH2Corridor).
Il Paese ha una popolazione di oltre 116 milioni di abitanti (con un tasso di crescita del 2.46%), ed è Paese prioritario della nostra cooperazione (per un valore complessivo di circa 300 milioni, dei quali 140 a credito e 160 a dono).
I settori prevalenti della cooperazione sono: rafforzamento dei sistemi agroalimentari; pellame; formazione professionale; educazione; sostegno alle riforme economiche; accesso ai servizi sanitari; miglioramento dei servizi di base; gestione delle risorse naturali. La scheda ricorda anche che l'Istituto italiano onnicomprensivo di Addis Abeba "Galileo Galilei" è la maggiore realtà tra le scuole italiane all'estero, erogando un ciclo educativo completo a circa 700 studenti.
In Etiopia i progetti pilota del Piano Mattei riguardano l’acqua e l’istruzione.
1. Acqua
Il Piano Mattei intende sviluppare il progetto di recupero ambientale e sviluppo sostenibile dell'area del lago Boye (nella municipalità di Jimma), elaborato nell'ambito del Programma di cooperazione Italia-Etiopia 2023-2025.
L'iniziativa prevede interventi di risanamento delle acque e di riqualificazione delle aree verdi circostanti, accompagnati da appositi corsi di formazione. Il progetto avrà come controparte le autorità locali, con il sostegno tecnico della locale università, considerata una delle eccellenze etiopiche nel settore ambientale.
2. Istruzione
L’iniziativa intende sostenere la riforma universitaria in corso nello Stato, che si prefigge l'obiettivo di dotare gli Atenei di maggiore autonomia gestionale. Il progetto si concentra sull’università di Addis Abeba, con attività volte al miglioramento della qualità dell'insegnamento, al rafforzamento delle capacità nell'ambito della ricerca e allo sviluppo di centri di eccellenza.
In parallelo, potranno essere organizzati percorsi di formazione-lavoro, sul modello di successo della "Scuola dei Mestieri" già esistente a Soddo, migliorando la qualità e la pertinenza della formazione professionale, anche in collegamento con il settore privato, con un focus particolare su giovani, donne e persone in condizioni di vulnerabilità socio-economica. I percorsi di formazione potranno riguardare il settore agricolo, tessile, edilizia ed energia.
Il Paese ha quasi 6 milioni di abitanti (con un tasso di crescita del 2.3%), e – dichiara la scheda- entrerà nel novero dei Paesi prioritari della cooperazione.
Il Congo rappresenta un interlocutore di primo piano per l'Italia, soprattutto in ambito energetico. In questo quadro si colloca la firma dell'accordo tripartito tra ENI, governo italiano e autorità congolesi che prevede, a partire dal 2023, la fornitura di quantitativi crescenti di gas fino a 4,5 miliardi di metri cubi all'anno, fino al 2026.
In Congo il Piano Mattei prevede un progetto sull’accesso all’acqua.
Il Piano sosterrà un progetto per il miglioramento dell'accesso all'acqua per le popolazioni locali, elaborando azioni complementari rispetto all'iniziativa "Hinda", promosso da ENI, che ha già visto la costruzione/riabilitazione di 31 pozzi, di cui 27 alimentati da pannelli fotovoltaici, a favore di circa 25.000 persone in 18 villaggi, con un tasso di copertura di circa l'80%. Si prevede lo scavo di ulteriori pozzi, la creazione di nuove reti di distribuzione e un impianto di desalinizzazione alimentato esclusivamente da energia rinnovabile. In prospettiva potranno essere valutati progetti di miglioramento degli impianti di trattamento delle acque reflue, con l'obiettivo di ridurre l'inquinamento ambientale e promuovere il riutilizzo dell'acqua per scopi agricoli.
Il Paese ha circa 57 milioni di abitanti (con un tasso di crescita del 2.09%).
La scheda dà conto degli indicatori di interscambio commerciale e sottolinea il ruolo importante del Kenya nella diplomazia climatica (come dimostra il summit ospitato a Nairobi nel 20223).
In Kenya il Piano Mattei prevede un progetto di sostegno allo sviluppo dei biocarburanti, basato sulla produzione di olio vegetale a partire da materie prime coltivate su terreni degradati, inquinati o abbandonati, da colture di secondo raccolto e valorizzando rifiuti e scarti agro-industriali.
Si prevedono importanti benefici sulla sicurezza alimentare, anche perché le colture interessate non sono in competizione con la filiera agricola e contribuiscono a rallentare il degrado del suolo. La fase di produzione verrà demandata agli agricoltori locali, mentre Eni potrà gestire la lavorazione dei semi oleaginosi, oltre che raccogliere e trattare rifiuti e residui agricoli.
L'iniziativa prevede il coinvolgimento di circa 400 mila agricoltori entro il 2027, per interessare una estensione di terreni degradati di oltre 400 mila ettari. Saranno anche garantite iniziative di formazione professionale, in collaborazione con le università locali, al fine di sviluppare aree di formazione e di ricerca in grado di sostenere nel tempo tale filiera.
Il Paese ha una popolazione di circa 38.6 milioni di abitanti (con un tasso di crescita dello 0.88%.
A seguito del considerevole miglioramento degli indicatori di sviluppo economico e sociale, il Marocco non rientra più tra i Paesi prioritari per la nostra cooperazione, pur rappresentando per l'Italia un importante partner di sviluppo. Su richiesta di Rabat, e al fine di rafforzare l'impegno italiano a seguito del terremoto di settembre 2023, sono in corso consultazioni per lanciare un nuovo programma di conversione del debito, per un importo di 30 milioni di euro, con focus su: sicurezza alimentare, sviluppo rurale, formazione professionale, valorizzazione del patrimonio naturale e culturale.
In Marocco i progetti pilota del Piano Mattei riguardano l’energia e la salute.
1. Energia
Il progetto riguarda il rafforzamento delle capacità per la produzione e gestione delle energie rinnovabili, e prevede l’ampliamento dell’offerta didattica dell'Università Mohamed VI, i cui corsi potranno essere così aperti anche a studenti di altri Paesi africani.
A Tangeri un complesso immobiliare di proprietà dello Stato italiano (3 ettari e 12.000mq di superficie costruita), diventerà la sede la sede di un Centro di eccellenza per la formazione nel settore delle energie rinnovabili e della transizione energetica, il cui obiettivo principale sarà il rafforzamento delle capacità manageriali e professionali. Il centro avrà carattere polifunzionale, sarà rivolto a tutto il continente africano e sarà guidato da una struttura permanente con partecipazione paritetica di istituzioni italiane e marocchine.
L’iniziativa formerà esperti, amministratori e tecnici nel settore delle rinnovabili e delle infrastrutture elettriche. Già nel 2024 dovrebbero essere operativi i primi moduli di formazione. A regime, si prevede che il centro possa formare più di 100 dirigenti e professionisti ogni anno, accogliendo 200 studenti dall'intero continente e sostenendo start-up e iniziative innovative di giovani imprenditori africani del settore.
2. Salute
In ambito sanitario il Piano intende sostenere la realizzazione del progetto promosso dall'associazione "Mama Sofia" per la diffusione di nuove tecnologie mediche, per monitorare ed assistere le persone fragili con difficoltà di accesso ai centri clinici. Il progetto consentirà il monitoraggio continuo dei parametri fisiologici individuali, tramite dispositivi indossabili, non invasivi, promuovendo la cooperazione internazionale nel settore sanitario e migliorando l'assistenza medica. Il progetto favorisce la collaborazione tra alcune aziende italiane leader nel settore, istituti italiani d'eccellenza e l'ospedale Moulay Youssef di Rabat.
In tale quadro, gli ospedali italiani forniranno un supporto cruciale: offriranno servizi come “second opinion” per casi clinici complessi (pediatrici, oncologici, ecc.), formazione e assistenza e consulenza clinica. Questa sinergia permetterà uno scambio di competenze, contribuendo allo sviluppo del personale sanitario marocchino e consentendo un accesso migliorato ai servizi sanitari di alta qualità per i pazienti.
Il progetto richiede un investimento infrastrutturale molto ridotto, attivando punti di raccolta dati basati su sistemi mobili, anche in quelle aree difficili (isolate, desertiche, ecc.) ove le comunicazioni non sono particolarmente complesse. La stratificazione del rischio permetterà una gestione più efficiente delle risorse sanitarie, riducendo i costi e migliorando l'efficacia delle cure.
In questa sezione dello schema di DPCM vengono illustrati i principali canali di finanziamento del Piano Mattei che, nella prima fase, potrà contare su una dotazione iniziale di 5 miliardi e 500 milioni di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, di cui circa 3 miliardi dal Fondo Italiano per il clima e 2,5 miliardi dei fondi della Cooperazione allo sviluppo.
Vengono poi declinati ulteriori strumenti di finanziamento in sostegno del settore pubblico e del settore privato.
Le risorse del Piano Mattei
Con riferimento alle risorse, il Governo fa presente che il Piano Mattei potrà avvalersi di una pluralità di canali di finanziamento ai quali attingere per l'attuazione dei progetti.
Nello specifico nella sua prima fase il Piano Mattei potrà contare su una dotazione iniziale di 5 miliardi e 500 milioni di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie (cfr. box infra), di cui circa 3 miliardi reperiti dal Fondo Italiano per il clima e 2,5 miliardi dai fondi della Cooperazione allo sviluppo (cfr. pag. 44 dello schema di DPCM).
A tal riguardo, si valuti l’opportunità di indicare quale sia lo sviluppo temporale del finanziamento del Piano nel periodo relativo alla “prima fase”, chiarendo, in particolare, se coincida o meno con la durata quadriennale dello schema di DPCM in esame.
Per quanto concerne poi i fondi per la Cooperazione allo sviluppo, potrebbe risultare utile chiarire se si intenda fare riferimento alle risorse allocate sullo stato di previsione del MAECI (programma 4.2, cfr. box infra).
A tal proposito si ricorda infatti che l’allegato n. 28 allo stato di previsione del MAECI reca, ai sensi dell’articolo 14 della legge n. 125/2014, “tutti gli stanziamenti, distinti per ciascuno stato di previsione della spesa dei singoli Ministeri, destinati, anche in parte, al finanziamento di interventi a sostegno di politiche di cooperazione allo sviluppo” (cfr. box infra).
Per un approfondimento sul Fondo per il clima si rinvia al paragrafo “Presupposti normativi”.
Il Governo fa, inoltre, presente che il piano Mattei potrà contare sulle seguenti ulteriori risorse il cui contributo non viene stimato nello schema di DPCM in esame:
· Risorse dell'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) destinate all'Africa sia in forma di dono, sia in forma di linee di crediti concessionali sovrani;
· Risorse messe a disposizione da Istituzioni Finanziarie Internazionali e Banche Multilaterali di Sviluppo;
· Partecipazione a programmi finanziati nell'ambito del Global Gateway Africa-Europe dell'UE e delle altre iniziative europee (Connecting Europe Facility; Horizon Europe), nonché tripartite (es. Piano di cooperazione tripartito per l'Africa tra UE, Unione Africana e ONU)
· Compartecipazione finanziaria di altri Stati donatori (Stati membri UE, alcuni Stati del Golfo hanno già manifestato interesse, Stati del G7 o del G20). Tra questi, gli Stati Uniti hanno avviato una collaborazione con l'allocazione di risorse finanziarie per specifici progetti nel quadro della Partnership for Global lnfrastructure and lnvestment (PGII);
· Ulteriori risorse finanziarie provenienti da Fondi pubblici nazionali già operativi;
· Parte delle risorse finanziarie impiegate dalla Cassa Depositi e Prestiti;
· Operazioni di conversione del debito ("debt for development swap"), in particolare quelle bilaterali di cui all'art. 5 legge n. 209/2000;
· Ulteriori fondi e piattaforme di co-investimento, in fase di costituzione.
Gli stanziamenti destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo sono suddivisi tra numerosi capitoli degli stati di previsione del MEF e del MAECI.
Con riferimento alla cooperazione a dono, attualmente il principale riferimento nel bilancio di previsione riguardante i finanziamenti è l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS).
Si ricorda che fino a tutto il 1994 gli stanziamenti della cooperazione a dono erano assegnati al cap. 4620/esteri, “Fondo speciale per la cooperazione allo sviluppo”, che aveva carattere di gestione fuori bilancio. A partire dal bilancio 1995 il fondo venne riportato a regime ordinario e gli stanziamenti del Fondo furono ripartiti tra diversi capitoli esposti nella tabella C della legge finanziaria, tutti afferenti al programma 4.2, Cooperazione allo sviluppo, nel quale tuttavia erano frammisti a numerosi altri capitoli.
Con la piena entrata in vigore dal 1° gennaio 2016 della nuova normativa nel settore della cooperazione sviluppo (legge n. 125 del 2014), anche il sistema di finanziamento ha subìto una profonda ristrutturazione: la maggior parte delle somme inerenti alla cooperazione a dono afferiscono ora ai capitoli destinati al finanziamento della nuova Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS).
I soli capitoli 2150 e 2153 restano operanti nello stato di previsione del MAECI – si tratta rispettivamente delle retribuzioni ed altri assegni fissi del personale assunto a contratto e/o in posizione di comando o di fuori ruolo (373 mila euro per il 2024), e delle spese per acquisti di beni e servizi (958 mila euro per il 2024).
Per quanto concerne l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), per il 2024 i relativi stanziamenti sono raggruppati in tre capitoli dello stato di previsione del MAECI:
§ cap. 2021, spese per il personale: 33,8 milioni (33,6 milioni nel 2023);
§ cap. 2171, spese di funzionamento: 7,2 milioni (7,6 milioni nel 2023);
§ cap. 2185, interventi di cooperazione int.le: 600,8 milioni (622,7 milioni nel 2023).
Si ricorda altresì che, in applicazione del comma 1 dell’art. 14 della già richiamata legge n. 125/2014, allo stato di previsione del MAECI, in apposito allegato (v. infra), “sono indicati tutti gli stanziamenti, distinti per ciascuno stato di previsione della spesa dei singoli Ministeri, destinati, anche in parte, al finanziamento di interventi a sostegno di politiche di cooperazione allo sviluppo”.
Per quanto attiene alle attività di cooperazione multilaterale, per le quali sono previsti appositi stanziamenti, si sostanziano nella partecipazione alle iniziative comunitarie e nei contributi obbligatori e nei finanziamenti a banche e fondi di sviluppo. I relativi stanziamenti sono attribuiti a vari capitoli in diversi stati di previsione.
La legge di bilancio del MAECI registra, a carico dell’intero programma n. 4.2 (Cooperazione allo sviluppo) uno stanziamento di competenza di 941 milioni di euro per il 2024.
Un esame analitico dell’allegato sui finanziamenti alle politiche di cooperazione allo sviluppo consente una valutazione più precisa di questa tipologia di spese, in quanto nell’allegato sono riportati anche numerosi capitoli imputabili ad altri Programmi dello stato di previsione del MAECI, nonché capitoli riconducibili a stati di previsione di altri Dicasteri.
Per quanto comunque concerne lo stato di previsione del MAECI, dall’esame dell’allegato 28 si rileva che gli stanziamenti complessivi per l’aiuto allo sviluppo ammontano per il 2024 a 1.197,5 (1.260 milioni nel 2023).
Va segnalata anzitutto la presenza dei capitoli, in precedenza richiamati, relativi alle attività ed agli interventi dell’Agenzia italiana per la cooperazione sviluppo.
Tra i finanziamenti 2024 per gli interventi di cooperazione allo sviluppo si segnalano inoltre:
§ capitolo 2185 (somma da assegnare all'agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo per l'attuazione di iniziative di cooperazione internazionale), con 600,8 milioni nel 2024, in diminuzione rispetto alla legislazione vigente di 45 milioni per il 2024, in conseguenza dell’articolato di Sezione I (articolo 88, comma 3, relativo alla riduzione delle dotazioni finanziarie dei ministeri);
§ capitolo 2306, che espone la somma di 225,5 milioni di euro (263,1 milioni nel 2023) per l’esecuzione degli accordi di cooperazione tra l’Unione europea da un lato e gli Stati dell’Africa, Caraibi e Pacifico dall’altro, oltre alla partecipazione italiana alle iniziative della UE nei confronti dei paesi inclusi nella Politica di Vicinato;
§ capitolo 3393, che reca contributi alle spese della Nazioni Unite, dell’OSCE e del Consiglio d’Europa, pari nel complesso a circa 366,2 milioni (invariato rispetto al 2023);
§ capitolo 3109, recante fondo da ripartire per i Paesi africani coinvolti dalle rotte migratorie verso l’Europa, con l’importo di 28,5 milioni (30 mln nel 2023).
Nello stato di previsione del Ministero dell’interno, che espone nel 2024 un totale riferito alla cooperazione allo sviluppo pari a 1.538 milioni di euro (1.508 milioni nel 2023), si segnalano in particolare, nell’Allegato, sempre con riferimento al 2024, i seguenti capitoli:
§ capitolo 2351 recante spese per servizi di accoglienza in favore di stranieri, con un importo 960,3 milioni (873,9 milioni nel 2023);
§ capitolo 2352, Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, 589,2 milioni (692,4 milioni nel 2023);
§ capitolo 2353, Fondo per l’accoglienza minori stranieri non accompagnati, 165 milioni (117,8 milioni nel 2023).
Nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, il cui totale nell’Allegato ammonta per il 2024 a 2.759,1 milioni (2.896,6 milioni nel 2023), si segnalano i seguenti capitoli:
§ capp. 2751-2752, contributo alla quota del bilancio UE destinata all’aiuto pubblico allo sviluppo indicata dall’Italia (unitamente alla Commissione UE), 2.168,1 milioni;
§ capitolo 7175, partecipazione a banche, fondi ed organismi internazionali, 360 milioni;
§ capitolo 7179, partecipazione agli aumenti di capitale nelle banche multilaterali di sviluppo, 90 milioni;
§ capitolo 7182, iniziative per la cancellazione del debito dei Paesi poveri, 92,9 milioni;
§ capitolo 1649, oneri per la partecipazione all’IFFM (campagne vaccinali di massa), 27,5 milioni.
Si rammenta infine che concorrono al complesso degli interventi per la cooperazione allo sviluppo, con importi di minore entità, capitoli afferenti agli stati di previsione dei seguenti Ministeri: Imprese e made in Italy (0,92 milioni), Infrastrutture e trasporti (452,7 milioni), Salute (14,7 m milioni n.), Università e ricerca (18,4 milioni), Ambiente e sicurezza energetica (519,3 milioni).
Il totale degli interventi esposti dall’allegato sull’aiuto pubblico allo sviluppo – stanziamenti di competenza 2024 – raggiunge pertanto la somma di 6.563 milioni di euro, a fronte dei 6.228,5 milioni dell’anno precedente.
Sempre con riferimento alle risorse lo schema di DPCM evidenzia, inoltre, che il Piano continuerà nel percorso di collaborazione tracciato dall'evento a margine dei lavori del Vertice G7 dello scorso 13 giugno dedicato alla Partnership for Global lnfrastructure and lnvestment (PGII). L’evento ha messo in luce le possibili sinergie tra l'iniziativa PGII e il Piano Mattei per promuovere la mobilizzazione di risorse finanziarie pubbliche e private in favore di progetti infrastrutturali in scala nelle Nazioni del Continente africano.
Gli strumenti finanziari del Piano Mattei
Con riferimento, poi, agli strumenti finanziari, lo schema di decreto in esame, passa in rassegna le forme di sostegno al settore pubblico e a quello privato.
In relazione a progetti in grande scala con interlocutori pubblici, il Governo reputa essenziale la collaborazione strategica con le Banche Multilaterali di Sviluppo. Esse, infatti, rappresentano una delle più importanti fonti di finanziamento in favore di investimenti infrastrutturali su larga scala nel Continente, con circa 55 miliardi di euro di impegni assunti nel corso del 2023, e sono operative in ciascuno dei settori strategici individuati dal Piano Mattei per l'Africa.
Dopo aver ribadito che l'Italia è un importante azionista e donatore nelle Banche Multilaterali di Sviluppo e contribuisce, attraverso il Ministero dell'Economia e delle Finanze, alle ricapitalizzazioni e ai rifinanziamenti dei Fondi multilaterali, il Governo ricorda che il nostro Paese sostiene la Banca Africana di Sviluppo sin dal momento in cui è entrata a far parte del Fondo africano di sviluppo nel 1975 e della stessa Banca nel 1982.
Da allora, l'Italia ha contribuito a tutti gli Aumenti Generali di Capitale (AGC) della Banca.
In tale quadro, il Governo fa presente che per l'investimento in progetti su larga scala con interlocutori sovrani, il partenariato finanziario principale del Piano Mattei si basa sul rafforzamento della cooperazione con la Banca Africana di Sviluppo, con la quale “si è negoziata” l'apertura di:
· un fondo multi-donatori aperto al contributo sovrano di terzi;
· un fondo italiano bilaterale per l'erogazione di crediti concessionali e doni.
Di seguito vengono riportate in tabella le caratteristiche principali dei due fondi.
Sintesi delle caratteristiche del Fondo multi-donatori e del Fondo bilaterale |
||
|
Fondo multi-donatori (Mattei Plan and Rome Process Financing Facility) |
Fondo bilaterale |
Obiettivo |
È un fondo speciale istituito per sostenere progetti nei settori strategici per il Piano Mattei e il Processo di Roma su sviluppo e migrazione, con una particolare concentrazione sull'energia, trasporto e acqua. |
Seguendo una logica di complementarità, si concentrerà in particolare sull'erogazione di crediti concessionali e doni per progetti da realizzare nei settori strategici del Piano Mattei che, in considerazione della loro dimensione e complessità, non necessitano del coinvolgimento di altri investitori. |
Contributo italiano |
Proveniente dal Fondo Italiano per il Clima, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, sarà in gran parte destinato a crediti concessionali per il supporto finanziario degli investimenti e per la parte restante a doni a supporto sia di investimenti che di attività di assistenza tecnica. |
Sarà di due tipi: un contributo sotto forma di credito, da utilizzare per i crediti concessionali, e un contributo sotto forma di sovvenzione, da utilizzare per i doni finalizzati al supporto sia di investimenti che di attività di assistenza tecnica |
Struttura finanziaria |
È di tipo "aperto" in quanto prevede la partecipazione anche di enti finanziari non-italiani (es. fondi sovrani) interessati a contribuire all'attuazione di progetti identificati nell'ambito del Piano Mattei per l'Africa e del Processo di Roma. È previsto un contributo fornito direttamente dalla Banca Africana di Sviluppo, che parteciperà con risorse proprie ad ogni investimento del fondo per un ammontare almeno pari a quello investito dal fondo stesso. |
È previsto un contributo fornito direttamente dalla Banca Africana di Sviluppo, che parteciperà con risorse proprie ad ogni investimento del fondo per un ammontare almeno pari a quello investito dal fondo stesso. |
Struttura di governance |
Struttura di governance composta da un consiglio direttivo (composto da rappresentanti della Banca Africana di Sviluppo, dell'Italia e degli altri Stati contributori), che definirà le priorità e le direzioni strategiche, e da una unità di coordinamento tecnico, che si occuperà della selezione, della segnalazione, del monitoraggio e della valutazione dei progetti. |
Con riferimento alla governance, il fondo sarà gestito da un comitato tecnico composto da membri dei dipartimenti interni della Banca Africana di Sviluppo, che esaminerà e approverà le proposte di finanziamento. |
Gestione |
Tutti i contributi alle componenti di investimento e assistenza tecnica saranno gestiti dalla Banca Africana di Sviluppo, che agirà in qualità di amministratore e fiduciario del fondo multilaterale sulla base di linee guida operative da adottare in linea con le politiche e le procedure della Banca, al fine di disciplinare l'elaborazione e l'approvazione di tutti i progetti. |
Tutti i contributi alle componenti di investimento e assistenza tecnica saranno gestiti dalla Banca Africana di Sviluppo. che agirà in qualità di amministratore e fiduciario del fondo sulla base di linee guida operative che saranno adottate in raccordo con le politiche e le procedure della Banca per disciplinare l'elaborazione e l'approvazione di tutti i progetti. |
Durata |
Il fondo avrà una durata di 55,5 anni a partire dalla sua istituzione, di cui i primi 5 anni costituiranno il periodo di investimento durante il quale la Banca Africana di Sviluppo dovrà impegnare tutte le risorse del fondo in un portafoglio di progetti idonei. |
Il fondo avrà una durata di 30 anni a partire dalla sua istituzione, di cui i primi 5 anni costituiranno il periodo di investimento durante il quale la Banca Africana di Sviluppo dovrà impegnare tutte le risorse del fondo a un portafoglio di progetti idonei. |
Sul fronte degli investimenti verso interlocutori privati, il Governo fa presente che “si è curata la predisposizione di due strumenti differenziati a seconda della natura, diretta o indiretta, del sostegno finanziario ai progetti”.
L'obiettivo dei due strumenti è quello di sostenere, direttamente e indirettamente, le imprese e le società progetto locali attraverso investimenti in capitale di rischio, finanziamenti e interventi di assistenza tecnica, assicurando la sostenibilità finanziaria delle operazioni, coinvolgendo gli stakeholder istituzionali e privati locali e catalizzando le risorse di altri investitori internazionali.
Con riferimento agli interventi diretti, l'ipotesi in corso di valutazione da parte del Governo consiste nella costituzione di un plafond ad hoc ("Plafond Africa"), il cui intervento potrà avvenire sia mediante strumenti di debito senior (finanziamenti su base corporate e project finance, emissioni obbligazionarie, ecc…), sia mediante strumenti subordinati. Le operazioni assunte nell'ambito di tale plafond beneficeranno di una garanzia pubblica, il cui rilascio sarà approvato operazione per operazione da un apposito comitato tecnico.
Con riferimento, poi, agli interventi indiretti, ovvero attraverso altri fondi di investimento, questi, ad avviso del Governo, saranno supportati mediante lo strumento finanziario ideato con Cassa Depositi e Prestiti nell'ambito del Processo di Roma della Conferenza su Sviluppo e Migrazioni, il "Growth and Resilience platform for Africa" (cd. “GRAf”), una piattaforma finalizzata a sostenere il settore privato degli Stati partner in grado di moltiplicare il volume delle risorse a disposizione aggregando capitali da altri investitori e intervenendo in fondi già operativi nel Continente africano.
A tal riguardo nello schema di DPCM in esame viene fatto presente che tale piattaforma, in linea con i pilastri del Piano Mattei, si focalizzerà su tre aree tematiche:
· resilienza alimentare, includendo settori della produzione agricola, della trasformazione alimentare e della distribuzione del cibo;
· sicurezza energetica e tutela ambientale, mediante lo sviluppo di infrastrutture sostenibili, energie rinnovabili ed economia circolare;
· creazione di posti di lavoro.
Si precisa, inoltre, che Cassa Depositi e Prestiti (cfr. sopra, “Presupposti normativi”) assumerà il ruolo di promotore e investitore di riferimento della piattaforma, nonché di fornitore di servizi di segretariato a supporto dell'operatività e della governance della piattaforma.
A pagina 51 dello schema di DPCM in esame si precisa che il “GRAf si basa su una struttura di tipo aperto e flessibile. La governance della piattaforma sarà snella in modo da assicurare la massima rapidità ed efficacia di intervento. In particolare, i co-investitori della piattaforma sottoscriveranno dei soft pledges (impegni non vincolanti), mantenendo piena discrezionalità sulle decisioni di investimento rispetto alle singole opportunità generate dai partecipanti. In particolare, si prevede la presenza dei seguenti organi:
• uno Strategic committee, formato da rappresentanti dei principali ca-investitori, con il compito di definire la strategia di investimento della piattaforma;
• un Advisory committee, formato da rappresentanti di ciascun co-investitore, con il compito di analizzare le potenziali opportunità e monitorare l'andamento degli investimenti”.
In merito alla tempistica relativa alla creazione degli strumenti finanziari per il settore privato, il Governo fa presente che sulla base del progetto originario elaborato sulla scia del Processo di Roma, l'intenzione è che la piattaforma di investimento "GRAf" e il "Plafond Africa" per interventi diretti possano essere già operativi entro il 2024.
Da ultimo, il Governo fa presente che nel quadro delle iniziative strategiche finalizzate a supportare lo sviluppo sostenibile dei rapporti commerciali fra Italia e Africa, SIMEST sta lavorando in coordinamento con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, il Ministero dell'Economia e delle Finanze e il Ministero delle Imprese e del Made in ltaly, per rendere operativa già a partire dal 2024, la “Misura Africa” a valere sulle risorse del Fondo pubblico della legge n. 394/81 per l'internazionalizzazione, destinata alle imprese italiane che investono nel Continente africano al fine di coglierne le potenzialità di business incrementare i rapporti commerciali e i flussi di investimenti nel continente africano.
La misura dovrebbe prevedere un nuovo strumento ad hoc di finanza agevolata finalizzato al sostegno degli investimenti produttivi delle imprese esportatrici con interessi in Africa.
Inoltre, un ruolo strategico potrà essere svolto dalle garanzie e coperture assicurative concesse dalla SACE, che garantiranno il rischio di mancato rimborso per eventi di natura politica e commerciale, fino al 100% dell'importo finanziato alle aziende italiane esportatrici di beni e servizi in Africa.
Come in precedenza rilevato, (cfr. paragrafo “presupposti normativi”) l’articolo 10 del D.L. n. 89 del 2024, in corso di conversione alla Camera (A.C. 1937), reca varie misure a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, con particolare riguardo al continente africano. Una prima misura (commi 1-4 e commi 7-9) consente l’utilizzo di una quota, nel limite di euro 200 milioni, delle disponibilità del “Fondo 394” (fondo rotativo di cui all’articolo 2, primo comma, del decreto-legge 28 maggio 1981, n. 251, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 1981, n. 394) per concedere finanziamenti agevolati alle imprese operanti con il continente africano.
L'Agenda 2030 e le politiche europee in materia di acque
Nella prefazione del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2024, intitolato “L’acqua per la prosperità e la pace”, viene sottolineato che “la crisi idrica che stiamo affrontando oggi può avere diverse manifestazioni e ripercussioni. Da un lato, i rischi di inondazione sono in aumento. Dall’altro, metà della popolazione mondiale sta affrontando una grave scarsità idrica. Tra il 2002 e il 2021, la siccità ha colpito più di 1,4 miliardi di persone, causando la morte di quasi 21.000 di esse. Diciamolo chiaramente: questa situazione potrebbe portare a una crisi sistemica nelle nostre società. Se l’umanità ha sete, le questioni fondamentali relative all’istruzione, alla salute e allo sviluppo sostenibile passeranno in secondo piano, eclissate dalla quotidiana lotta per l’acqua” e che “il 50% dei posti di lavoro nei paesi ad alto reddito dipende dall’acqua, percentuale che sale all’80% nei paesi a basso reddito”.
Di fronte a queste sfide riguardanti le risorse idriche, il rapporto avanza una serie di proposte:
- rafforzare l’educazione in materia di acqua;
- intensificare la raccolta di dati per orientare le politiche pubbliche;
- aumentare gli investimenti privati per garantire una gestione più sostenibile delle risorse idriche. In proposito nel rapporto viene ricordato che “l’accesso universale all’acqua potabile, ai servizi igienico-sanitari e all’igiene richiederà un investimento annuale di circa 114 miliardi di dollari fino al 2030. Si tratta di una somma considerevole, ma non agire ha un costo molto più alto”;
- attribuire un ruolo centrale alla cooperazione internazionale. In proposito nel rapporto viene evidenziato che “fiumi, affluenti, laghi e acquiferi non conoscono confini. Per questo motivo, nel corso degli anni, la gestione dell’acqua è stata più spesso fonte di cooperazione che di scontro. Riconoscendo nelle buone pratiche di gestione e nell’equa distribuzione delle risorse idriche un motore di pace, l’UNESCO lavora quotidianamente per rafforzare la cooperazione in materia di acqua e promuovere il multilateralismo come risposta alle questioni idriche transnazionali” e che l’UNESCO lavora, in primo luogo, per rafforzare la cooperazione transfrontaliera in materia di acqua[7] al fine di riunire i paesi nella gestione congiunta di acquiferi, laghi e bacini idrografici, e in secondo luogo “e questa è una priorità strategica per l’UNESCO, il nostro Programma mondiale di valutazione delle risorse idriche (WWAP) promuove l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne nella gestione delle risorse naturali come motore di prosperità e di pace. L’appello all’azione lanciato dal Programma su questi temi è un’opportunità unica che la comunità internazionale può e deve cogliere”. Nel medesimo rapporto viene ricordato che “la Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2023 ha invitato a rafforzare la cooperazione transfrontaliera in materia di risorse idriche al fine di accelerare i progressi in merito a sviluppo sostenibile e integrazione regionale, nonché per costruire una pace sostenibile”.
L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata con la risoluzione dell’ONU n. 70/1 del 15 settembre 2015, prevede il raggiungimento entro il 2030 di 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS o SDG, acronimo quest’ultimo di Sustainable Development Goals). Due di questi obiettivi riguardano l’accesso all’acqua (OSS 6) e la tutela dell’ambiente marino (OSS 14).
L'OSS 6 mira a rendere l'acqua accessibile alla popolazione e agli ecosistemi, al fine di garantire la loro sopravvivenza. Tale obiettivo è declinato nei seguenti target:
6.1 Ottenere entro il 2030 l'accesso universale ed equo all'acqua potabile che sia sicura ed economica per tutti;
6.2 Ottenere entro il 2030 l'accesso ad impianti sanitari e igienici adeguati per tutti;
6.3 Migliorare entro il 2030 la qualità dell'acqua riducendone l'inquinamento, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando considerevolmente il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale;
6.4 Aumentare considerevolmente entro il 2030 l'efficienza nell'utilizzo dell'acqua in ogni settore e garantire approvvigionamenti e forniture sostenibili di acqua potabile, per affrontare la carenza idrica;
6.5 Implementare entro il 2030 una gestione delle risorse idriche integrata a tutti i livelli, anche tramite la cooperazione transfrontaliera, in modo appropriato;
6.6 Proteggere e risanare entro il 2030 gli ecosistemi legati all'acqua;
6.a Espandere entro il 2030 la cooperazione internazionale e il supporto per creare attività e programmi legati all'acqua e agli impianti igienici nei paesi in via di sviluppo;
6.b Supportare e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione dell'acqua e degli impianti igienici.
L'OSS 14 mira a preservare la conservazione degli oceani, dei mari e delle risorse marine, quali elementi fondamentali per la salute e la salvaguardia dell'intero pianeta. Tale obiettivo è declinato nei seguenti target:
14.1 Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo significativo ogni forma di inquinamento marino, in particolar modo quello derivante da attività esercitate sulla terraferma;
14.2 Entro il 2020, gestire in modo sostenibile e proteggere l'ecosistema marino e costiero per evitare impatti particolarmente negativi, anche rafforzando la loro resilienza;
14.3 Ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell'acidificazione degli oceani, anche attraverso una maggiore collaborazione scientifica;
14.4 Entro il 2020, regolare in modo efficace la pesca e porre termine alla pesca eccessiva, illegale, non dichiarata e non regolamentata e ai metodi di pesca distruttivi;
14.5 Entro il 2020, preservare almeno il 10% delle aree costiere e marine;
14.6 Entro il 2020, vietare quelle forme di sussidi alla pesca che contribuiscono a un eccesso di capacità e alla pesca eccessiva o illegale o non dichiarata o non regolamentata;
14.7 Entro il 2030, aumentare i benefici economici dei piccoli stati insulari in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati, facendo ricorso a un utilizzo più sostenibile delle risorse marine, compresa la gestione sostenibile della pesca, dell'acquacoltura e del turismo;
14.a Aumentare la conoscenza scientifica;
14.b Fornire l'accesso ai piccoli pescatori artigianali alle risorse e ai mercati marini;
14.c Potenziare la conservazione e l'utilizzo sostenibile degli oceani e delle loro risorse.
Lo stato di attuazione degli OSS sulle acque a livello globale e in Italia
Nel Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2024, viene sottolineato che, a livello globale, “nessuno dei traguardi dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 6 sembra sul punto di essere conseguito. Nel 2022, 2,2 miliardi di persone non avevano accesso ad acqua potabile gestita in sicurezza. Di coloro che non potevano usufruire neanche di servizi essenziali di fornitura di acqua potabile, quattro su cinque vivevano in zone rurali. La situazione relativa a servizi igienico-sanitari gestiti in sicurezza rimane grave: 3,5 miliardi di persone, infatti, non hanno accesso a questi servizi. Le città e i municipi non sono stati in grado di tenere il passo con l’accelerazione della crescita della popolazione urbana. Le carenze in materia di monitoraggio e reporting hanno fatto sì che sia estremamente difficoltoso condurre un’analisi approfondita della maggior parte degli altri indicatori relativi ai traguardi dell’Obiettivo 6”.
Per quanto riguarda l’Italia, nel capitolo Goal 6 - Acqua pulita e servizi igienico-sanitari del rapporto Istat 2023 sugli SDG viene evidenziato che nel 2015-2019 lo stress idrico più alto è nel distretto idrografico del Fiume Po, condizionato dal maggior prelievo per l'agricoltura rispetto agli altri distretti idrografici. Nel 2020, l'Italia si colloca al secondo posto tra i Paesi dell'Ue per il prelievo pro capite di acqua potabile (155 metri cubi annui). Nel 2021, il numero di comuni capoluogo di provincia e città metropolitana sottoposti a misure di razionamento dell'acqua cresce da 11 del 2020 a 15 (2 dei quali nel Centro-Nord). Nel 2020, circa 7 milioni di abitanti sono privi di servizio pubblico di fognatura comunale. Nel 2022, circa una famiglia su tre non si fida di bere l'acqua del rubinetto e quasi una su dieci lamenta irregolarità nel servizio di distribuzione dell'acqua nell‘abitazione. Permangono inoltre condizioni di criticità nelle reti di distribuzione dell'acqua potabile: secondo le statistiche Istat sull’acqua, pubblicate nel marzo 2024, la quota di perdite idriche totali nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile nel 2022 è pari al 42,4%; la nota Istat sottolinea che “stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2022 soddisferebbe le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno (che corrisponde a circa il 75% della popolazione italiana)”.
Nel capitolo Goal 14 - La vita sott'acqua del rapporto Istat 2023 sugli SDG viene evidenziato che sono in diminuzione nel 2021 i rifiuti marini spiaggiati, pari a 273 ogni cento metri di spiaggia, ma ancora lontani da quanto richiesto dalle raccomandazioni della Commissione Europea (20 rifiuti/100 m). Nel 2022 è protetto dalla “Rete Natura 2000” il 13,4% dell'area marina. Nel 2022, il 10,6% delle aree marine sono tutelate, in linea con il succitato target 14.5. Nel 2020 sono al limite della sostenibilità gli stock ittici (80,4%). Al tempo stesso, il settore della pesca soffre una consistente riduzione di attività: catture e ricavi diminuiscono di oltre il 25%. Nel 2021, l'88,1% delle acque di balneazione è di qualità eccellente e il 97,4% rispetta gli standard minimi, previsti dalla direttiva UE sulla balneazione.
A livello dell’Unione europea il quadro per la protezione delle acque interne superficiali, costiere e sotterranee è definito dalla direttiva sulle acque che mira a migliorare l’ambiente acquatico, prevenire e ridurre l’inquinamento e promuovere un utilizzo sostenibile delle risorse idriche.
Nell’ambito dell’attuazione del Green Deal e del Piano d’azione per l’inquinamento zero, il 26 ottobre 2022 la Commissione europea ne ha proposto la revisione con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’acqua e la tutela dell’ambiente e della salute umana.
La proposta della Commissione mira esplicitamente a contribuire al conseguimento dell’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
A tal fine la proposta prevede tra l’altro: a) l’aggiornamento degli elenchi degli inquinanti nelle acque superficiali e sotterranee e dei vigenti standard di qualità; b) il miglioramento del monitoraggio delle miscele chimiche, valutandone meglio gli effetti combinati e tenendo conto delle variazioni stagionali nelle loro concentrazioni; c) l’armonizzazione delle modalità con cui gli Stati membri affrontano il fenomeno. La proposta è volta a rivedere e integrare in un solo atto anche le disposizioni delle vigenti direttive in materia di acque sotterranee e di standard di qualità ambientale.
Con riferimento alle acque sotterranee è prevista l’adozione di criteri specifici per valutarne le buone condizioni chimiche e per individuare le tendenze all'aumento delle concentrazioni di sostanze inquinanti rimettendo agli Stati membri la determinazione dei relativi valori soglia (ad eccezione di nitrati e pesticidi).
Con riguardo agli standard di qualità ambientale la proposta prevede di ampliare il numero di sostanze inquinanti per cui sono previsti limiti di concentrazione a livello dell’UE includendovi pesticidi come il glifosato, alcuni prodotti farmaceutici, il bisfenolo A e un gruppo di 24 sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS).
Su tale atto il 24 aprile 2024 il Parlamento europeo ha definito la propria posizione in prima lettura nell’ultima seduta plenaria della IX legislatura, mentre il Consiglio non ha ancora adottato il proprio orientamento generale.
Il 26 ottobre 2022 è stata presentata un’altra proposta – anch’essa coerente con il Green Deal e con il Piano d’azione per l’inquinamento zero - per la revisione della vigente direttiva sul trattamento delle acque reflue, con l’obiettivo di ridurre ulteriormente le ripercussioni negative sull’ambiente degli scarichi da fonti urbane e industriali.
La Commissione europea ha motivato la propria iniziativa legislativa sottolineando che alcuni Stati membri non riescono ad attuare appieno la normativa unionale. In merito si segnala che l’Italia è interessata da 4 procedure d’infrazione per mancata conformità (procedure 2004/2034; 2009/2034; 2014/2059; 2017/2181).
La direttiva vigente, adottata nel 1991, prevede che gli Stati membri garantiscano la raccolta e il trattamento delle acque reflue in tutti gli agglomerati di oltre 2.000 abitanti. La revisione proposta prevede l’estensione di tale obbligo a tutti gli agglomerati con 1.000 abitanti equivalenti (a.e.)[8].
Sono previste deroghe per gli agglomerati più piccoli e per alcuni Stati membri di recente adesione all’UE che hanno già dovuto effettuare investimenti significativi per attuare l'attuale direttiva (Romania, Bulgaria e Croazia).
Su tale proposta il 10 aprile 2024 il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione in prima lettura recependo l’accordo raggiunto il 29 gennaio 2024 con il Consiglio che l’approverà definitivamente.
Con riferimento all’acqua potabile, nel dicembre 2020 è stata pubblicata la direttiva riveduta che ne stabilisce gli standard di qualità essenziali.
Le nuove norme impongono agli Stati membri di monitorare regolarmente la qualità dell'acqua per le acque destinata al consumo umano prevedendo l'istituzione di punti di campionamento. Gli Stati membri possono prevedere requisiti supplementari specifici per il proprio territorio, purché più rigorosi di quanto previsto a livello unionale. E’ inoltre previsto l'obbligo di informare regolarmente i consumatori sulla qualità dell'acqua potabile che deve anche essere oggetto di notifica triennale alla Commissione. Le nuove norme sull’acqua potabile, proposte dalla Commissione a seguito dell'iniziativa dei cittadini sul diritto all’acqua "Right2Water") sono volte a migliorare l'accesso all'acqua potabile sicura, in linea con le più recenti raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Il 25 maggio 2020 è stato pubblicato il regolamento relativo al riutilizzo dell’acqua che stabilisce le prescrizioni minime applicabili alla qualità dell’acqua e al relativo monitoraggio, nonché disposizioni per la gestione dei rischi, e l’utilizzo sicuro per l’irrigazione agricola.
Le relazioni UE-Africa
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
La cooperazione dell’UE con i paesi africani e con l’Unione africana (UA) si basa su due quadri distinti:
a) gli accordi di partenariato con gli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP);
b) la strategia comune Africa-UE. Le relazioni Africa-UE sono sviluppate anche mediante dialoghi formali, come i vertici UE-Africa.
L’accordo di Samoa
Dal 2000 al 2023 la base giuridica della dimensione politica, economica e di sviluppo del partenariato è stata offerta dall’accordo di Cotonou, tra l’UE e gli Stati ACP, sostituito dall’accordo di Samoa, firmato il 15 novembre 2023.
L’accordo stabilisce principi comuni e costituisce il quadro giuridico per le relazioni dell’UE con 79 Stati, (48 paesi dell’Africa, 16 dei Caraibi e 15 del Pacifico) nei seguenti settori definiti prioritari per la cooperazione:
· democrazia e diritti umani;
· sviluppo e crescita economica sostenibili;
· cambiamenti climatici;
· sviluppo umano e sociale;
· pace e sicurezza;
· migrazione e mobilità.
La strategia comune Africa-UE
La nuova strategia comune UE-Africa è stata adottata a conclusione del sesto e ultimo vertice Unione europea – Unione africana, tenutosi a Bruxelles il 17 e 18 febbraio 2022.
La prima strategia congiunta era stata adottata dai leader europei e africani a Lisbona nel dicembre 2007.
Con la strategia del 2022 l’UE e l’Unione africana si sono impegnate alle seguenti iniziative volte a promuovere:
· sostegno all’approccio del G20 relativo al trattamento del debito pubblico a beneficio dell’Africa;
· investimenti su larga scala in Africa. L’UE si è impegnata a predisporre un piano di investimenti Africa-Europa da almeno 150 miliardi di euro (il Global Gateway Africa-Europa, vedi infra);
· l’integrazione economica regionale e continentale africana;
· la cooperazione per rafforzare le operazioni di pace autonome delle forze di difesa e di sicurezza africane, attraverso il sostegno a una formazione adeguata, al rafforzamento delle capacità e alle attrezzature;
· una più intensa cooperazione in materia di sicurezza, anche informatica, rispetto dello Stato di diritto e l’attuazione delle agende “Donne, pace e sicurezza”, “Bambini e conflitti armati” e “Gioventù, pace e sicurezza”, il rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale;
· la prevenzione della migrazione irregolare, rafforzando la cooperazione contro la tratta di esseri umani, una gestione rafforzata delle frontiere e una gestione più efficiente di rimpatri, riammissioni e reinserimento;
· il rafforzamento dei sistemi di asilo al fine di fornire un’adeguata protezione agli aventi diritto;
· il contrasto delle cause della migrazione irregolare e degli sfollamenti forzati sviluppando ulteriormente percorsi per opportunità di migrazione legale tra i due continenti e all’interno dell’Africa.
· Il rafforzamento del multilateralismo incentrato sull’ONU;
· sostegno politico alla riforma dell’OMC e del sistema delle Nazioni Unite, compreso il Consiglio di Sicurezza;
· la piena attuazione dell’accordo di Parigi riconoscendo la centralità della transizione energetica per l’Africa.
Alla luce dell’esperienza della pandemia da COVID-19, la strategia prevede anche una intesa su iniziative per promuovere una risposta globale dell’Organizzazione mondiale del commercio alla pandemia, che includa il commercio e gli aspetti relativi alla proprietà intellettuale per favorire il più ampio accesso ai vaccini a livello globale.
L’iniziativa del Global Gateway in Africa
Il 1° dicembre 2021, è stata presentata la nuova strategia europea d’investimenti infrastrutturali globale (cosiddetto Global Gateway) per rafforzare i collegamenti tra l’Unione europea e i suoi principali partner commerciali e strategici con l’obiettivo di sviluppare partnership pubblico-privato e rappresentare un’ alternativa alla Belt and Road Initiative promossa da Pechino.
La strategia verte su cinque ambiti principali: digitale, clima ed energia, trasporti, salute, educazione e ricerca e punta a mobilitare tra il 2021 e il 2027 fino a 300 miliardi di euro in investimenti, attraverso il lavoro coordinato di istituzioni UE, Stati membri, Delegazioni dell’UE nel mondo, Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) con finanziamenti provenienti dal Quadro finanziario 2021-2027, e in particolare dallo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) e dal Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile plus (EFSD+).
In relazione all’Africa, il pacchetto d’investimenti Global Gateway Africa – Europa mira a sostenere l’Africa nel percorso verso una transizione, inclusiva, verde e digitale con l’obiettivo di:
· accelerare la transizione verde per garantire il rispetto degli impegni dell’Accordo di Parigi. Gli investimenti dovrebbero promuovere l’incremento delle energie rinnovabili di 300 GW entro il 2030, la produzione di idrogeno nel continente africano, l’uso sostenibile delle risorse naturali, la protezione della biodiversità, la tutela dei paesaggi e degli ecosistemi, la trasformazione sostenibile dei sistemi agro-alimentari, favorendo il sostentamento alimentare, la sicurezza idrica e l’assorbimento di carbonio, il rafforzamento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici;
· accelerare la transizione digitale affrontando il divario digitale, rafforzando le connessioni digitali sicure tra l’Europa e l’Africa, e in tutta l’Africa. Gli investimenti sono rivolti ai progetti relativi ai cavi in fibra ottica sottomarini e terrestri, alle infrastrutture cloud e di dati. L’obiettivo per il 2030 è quello di realizzare in Africa l’accesso universale a reti Internet affidabili;
· promuovere la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro promuovendo la mobilità e gli scambi all’interno dell’Africa e tra l’Africa e l’Europa attraverso corridoi strategici, infrastrutture di trasporto multinazionali, una connettività sostenibile, efficiente e sicura tra i due continenti. Sostegno è offerto alle imprese in fase di avvio e ai giovani imprenditori, in particolare le donne.
Il partenariato con il Mediterraneo
I Paesi del Nord Africa (Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia) sono coinvolti nella politica dell’UE per il vicinato meridionale, sviluppatasi sulla base di una impostazione bilaterale con ciascun Paese.
Gli accordi di associazione costituiscono la base giuridica delle relazioni bilaterali dell’Unione europea con tali paesi.
Con ognuno di loro (ad eccezione della Libia) l’Unione europea ha adottato piani d’azione bilaterali volti allo sviluppo di società democratiche, eque e inclusive dal punto di vista sociale, alla promozione dell’integrazione economica e dell’istruzione, allo sviluppo delle piccole e medie imprese e dell’agricoltura e all’agevolazione della circolazione transfrontaliera delle persone.
Allo scopo di far progredire l’accesso al mercato dei partner meridionali, sono in corso negoziati in vista di accordi di libero scambio con il Marocco e con la Tunisia, mentre partenariati per la mobilità sono stati conclusi con il Marocco e la Tunisia.
Inoltre, una serie di iniziative regionali e bilaterali in materia di migrazione e mobilità è finanziata nell’ambito del Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa, sezione Africa settentrionale a favore di Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia.
Il 9 febbraio 2021 la Commissione europea ha presentato - insieme ad un piano di investimenti economici per la ripresa socioeconomica - l’Agenda per il Mediterraneo, per la cui attuazione è previsto uno stanziamento fino a 7 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 nell’ambito del nuovo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell’UE (NDICI). Secondo la Commissione tale importo potrebbe mobilitare fino a 30 miliardi di euro di investimenti privati e pubblici nella regione nei prossimi dieci anni.
Dal 2007 al 2020, l’UE ha stanziato 20,5 miliardi di euro per finanziare la sua cooperazione nel vicinato meridionale.
La nuova Agenda è incentrata su 5 ambiti di intervento: Stato di diritto e sviluppo umano; resilienza, prosperità e transizione digitale; pace e sicurezza; migrazione e mobilità; transizione verde, resilienza climatica, energia e ambiente.
Si ricorda che il 14 settembre 2022 il Parlamento europeo ha approvato una raccomandazione sull’attuazione della nuova Agenda per il Mediterraneo.
Relazioni commerciali
Secondo dati Eurostat (2022) nel 2021 si è registrato un aumento sia delle esportazioni dall’UE in Africa (+21 miliardi di euro rispetto al 2020) sia della importazioni dall’Africa (+41 miliardi di euro rispetto al 2020), risultanti in un surplus commerciale di beni con l’Africa di 4 miliardi di euro, il più basso dal 2014.
Nel 2021 la maggior parte degli Stati membri dell’UE (21) hanno registrato un avanzo degli scambi di merci con l’Africa, il più alto in Belgio (6 miliardi di euro). Altri paesi il cui avanzo commerciale è stato superiore a 1 miliardo di euro sono stati la Repubblica ceca, Germania, Irlanda, Polonia, Romania e Svezia. I due paesi con i maggiori disavanzi commerciali di beni con l’Africa sono stati la Spagna (9 miliardi di euro) e l’Italia (6 miliardi di euro).
Cooperazione allo sviluppo
L’UE è il maggiore donatore di aiuto pubblico allo sviluppo dell’Africa, finanziato principalmente dal bilancio attraverso lo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) – Europa globale, per cui sono previsti finanziamenti per 79.462 miliardi di euro nel periodo 2021-2027.
Lo strumento è volto a contribuire a ridurre e tendere ad eliminare la povertà; sostenere e promuovere la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani; promuovere lo sviluppo sostenibile e la lotta ai cambiamenti climatici; contrastare la migrazione irregolare affrontandone le cause; promuovere il multilateralismo e il conseguimento degli impegni e degli obiettivi internazionali concordati dall’UE, in particolare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, l’agenda 2030 e l’accordo di Parigi; promuovere partenariati più forti con i paesi terzi.
I programmi dello strumento sostengono attività di cooperazione nazionali e multinazionali nei paesi del Vicinato e dell’Africa subsahariana, oltre che in Asia e nel Pacifico, nelle Americhe e nei Caraibi. Per i programmi geografici per il Vicinato, che comprende i paesi del Nord Africa, sono stanziati 19,323 miliardi di euro, per l’Africa subsahariana 29,181 miliardi di euro.
Sostegno agli Stati africani nell’ambito dello Strumento europeo per la pace (EPF)
In favore di diversi Stati africani sono state adottate numerose misure di assistenza nell’ambito dello Strumento europeo per la pace (European peace facility, EPF), un fondo fuori dal bilancio UE, istituito nel marzo del 2021, allo scopo di finanziare azioni esterne dell’UE con implicazioni nel settore militare o della difesa.
Si ricorda che ai sensi dei Trattati le spese nel settore militare o della difesa non possono essere finanziate dal bilancio dell’UE.
Lo strumento, inizialmente finanziato con 5,7 miliardi di euro, conta una dotazione finanziaria di oltre 17 miliardi di euro fino al 2027, alimentata da contributi degli Stati membri dell’UE determinati secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conforme alla decisione relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea (l’Italia contribuisce per circa il 12,8%).
L’EPF finanzia:
· i costi comuni delle operazioni dell’Unione ai sensi dell’articolo 42, paragrafo 4, e dell’articolo 43, paragrafo 2, del TUE che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa e che pertanto, conformemente all’articolo 41, paragrafo 2, del TUE, non possono essere a carico del bilancio dell’Unione;
· le misure di assistenza relative ad azioni volte a rafforzare le capacità degli Stati terzi e delle organizzazioni regionali e internazionali nel settore militare e della difesa o a sostenere gli aspetti militari delle operazioni di sostegno alla pace condotte da organizzazioni regionali, internazionali o da Stati terzi.
Tra i beneficiari africani delle misure di assistenza figurano:
· le Forze Armate del Mozambico, missione europea di addestramento (89 milioni di euro);
· le Forze Armate del Mali (24 milioni di euro);
· le Forza di difesa del Ruanda in Mozambico (20 milioni di euro);
· le Forze Armate della Repubblica islamica di Mauritania (12 milioni di euro);
· le Forze Armate del Ghana (33,25 milioni di euro);
· la Repubblica democratica del Congo (20 milioni);
· paesi del Golfo di Guinea (Ghana e Camerun, 21 milioni di euro);
· l’esercito nazionale somalo (1 milione di euro);
· le Forze di difesa del Kenya (20 milioni di euro).
Da ultimo, il 15 luglio 2024 il Consiglio ha adottato una misura di assistenza da 5 milioni di euro per fornire attrezzature militari alle forze armate del Benin portando a 35 milioni di euro complessivi il sostegno dell’UE al Benin per il 2024, importo che rappresenta il 27% del bilancio per la difesa del paese africano.
Scambio commerciale Italia-Africa nel settore agroalimentare
Il settore agroalimentare
Dai dati esposti nel rapporto “Commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari (2023)” del CREA, guardando alla distribuzione dei flussi commerciali totali con l’Africa (tabella 1.2), nel 2023, si osserva che:
1. per l’export vi è stata una diminuzione degli scambi pari a circa il 4,4% (da 21,4 miliardi dell’anno precedente a circa 20,4 miliardi del 2023);
2. anche per l’import si è registrata una riduzione del 19,1% (da 48,2 miliardi di euro nel 2022 a 39 miliardi di euro nel 2023).
Il saldo negativo della bilancia commerciale verso l’Africa si attesta intorno ai -18,6 miliardi di euro.
La tabella sottostante espone i dati riferiti al commercio agroalimentare (Tabella 1.3), suddividendo per aree geografiche il valore delle importazioni/esportazioni. L’Africa viene suddivisa in due zone [Paesi Terzi Mediterranei Africani e Africa (no mediterranei)].
Con i Paesi Terzi Mediterranei Africani le importazioni si attestano intorno ai 1,1 miliardi di euro circa, con un aumento dell’11,2% in un solo anno. Mentre dal lato delle esportazioni il valore raggiunge i 709 milioni di euro circa, con una diminuzione del 14,3% rispetto all’anno precedente.
Con l’Africa (no mediterranei) il valore delle importazioni si attesta su circa 1,5 miliardi di euro, con un aumento del 4,3% rispetto al 2022. Mentre il valore delle esportazioni si attesta su circa 505 milioni di euro con una diminuzione del 2% rispetto al 2022.
La tabella sottostante (Tabella 2.8) espone i dati riferiti ai principali prodotti agroalimentari scambiati con i Paesi Terzi Mediterranei Africani.
Più nel dettaglio, i prodotti principali dal lato delle importazioni sono i crostacei e molluschi congelati (279,1 milioni di euro), olio d’oliva extravergine (244,3 milioni di euro) e i pesci lavorati (98 milioni di euro), mentre per l’esportazione sono l’olio di semi e grassi vegetali (159,4 milioni di euro), le conserve di pomodoro e pelati (81,8 milioni di euro) e i panelli, farine e mangimi (47,8 milioni di euro).
La tabella sottostante (Tabella 2.13) espone i dati riferiti ai principali prodotti agroalimentari scambiati con l’Africa (no mediterranei).
Più nel dettaglio, i prodotti principali dal lato delle importazioni sono il caffè greggio (368,5 milioni di euro), i pesci lavorati (246,2 milioni di euro) e il cacao greggio (189,3 milioni di euro), mentre per l’esportazione le conserve di pomodoro e pelati (81,1 milioni di euro), i prodotti dolciari a base di cacao (32,3 milioni di euro) e pasta alimentare non all’uovo né farcita (24,7 milioni di euro).
Il Made in Italy
L’UE 27 è il principale mercato di sbocco dei prodotti del Made in Italy. Infatti, nel 2023 assorbe circa il 58% del Made in Italy dell’industria alimentare e il 57% del Made in Italy totale (tabella 4.6). I Paesi Terzi Mediterranei Africani assorbono circa lo 0,9% del Made in Italy dell’industria alimentare e lo 0,6% del Made in Italy totale, mentre quelli Africani non mediterranei lo 0,7% per il Made in Italy dell’industria alimentare e lo 0,8% di quello totale.
[1] Il decreto legislativo n. 303 del 1999 reca l’“Ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 11 della L. 15 marzo 1997, n. 59”. L’articolo 9 definisce il “Personale della Presidenza”.
[2] Il divieto di cui al citato articolo 5, comma 9, del D.L. n. 95 del 2012 non concerne eventuali rimborsi di spese, a condizione che essi siano corrisposti nei limiti fissati dall'organo competente dell'amministrazione interessata. Tali rimborsi devono essere rendicontati.
[3] Riguardo alla possibilità di rimborsi di spese, cfr. supra, in nota.
[4] L’articolo 72 del decreto-legge n. 18 del 2020, tra le misure per l’internazionalizzazione del sistema Paese, prevede al comma 1, lettera d), la concessione di cofinanziamenti a fondo perduto fino al 50 per cento dei finanziamenti concessi ai sensi dell’articolo 2, primo comma, del decreto-legge n. 251 del 1981, in ottemperanza a criteri e modalità stabiliti dal Comitato agevolazioni, individuato dall’articolo 1, comma 270, della legge di bilancio 2018 come l’organo competente ad amministrare, tra gli altri, anche il fondo rotativo di cui all’articolo 2 del decreto-legge n. 251 del 1981
[5] Ai sensi del comma 270 dell’articolo 1 della legge di bilancio per il 2018, il comitato agevolazioni è l'organo competente ad amministrare il “Fondo 394”, composto da due rappresentanti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di cui uno con funzioni di presidente, da un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze, da un rappresentante del Ministero dello sviluppo economico e da un rappresentante designato dalle regioni, operante senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
[6] Per indennizzare i risparmiatori vittime di frodi finanziarie e che hanno sofferto un danno ingiusto non altrimenti risarcito l’articolo 1, comma 343, della legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria per il 2006) ha disposto la costituzione, dal 2006, di un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, alimentato, ai sensi del comma 345, dall'importo dei conti correnti e dei rapporti bancari definiti come dormienti all'interno del sistema bancario nonché del comparto assicurativo e finanziario.
[7] Per approfondire l’argomento, si rinvia al capitolo 7 “Cooperazione transfrontaliera” del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2024.
[8] Ai fini della direttiva, il numero di abitanti equivalenti definisce le quantità di acque reflue in termini di carico inquinante potenziale delle acque causato da una persona in un giorno.