XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 24 novembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori
Gaudiano Felicia , Presidente ... 3 

Audizione in videoconferenza del Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sull'applicazione delle misure per la riqualificazione energetica e sismica previste per il rilancio dell'edilizia dal D.L. 19 maggio 2020, n. 34.
Gaudiano Felicia , Presidente ... 3 
Patuanelli Stefano , Ministro dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 3 
Gaudiano Felicia , Presidente ... 7 
De Bertoldi Andrea  ... 7 
Parolo Ugo (LEGA)  ... 8 
Fenu Emiliano  ... 9 
Giacometto Carlo (FI)  ... 11 
De Bertoldi Andrea  ... 12 
Gaudiano Felicia , Presidente ... 12 
Patuanelli Stefano , Ministro dello sviluppo economico (intervento da remoto) ... 12 
Gaudiano Felicia , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
FELICIA GAUDIANO

  La seduta comincia alle 8.30.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta streaming sulla web-tv e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione in videoconferenza del Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sull'applicazione delle misure per la riqualificazione energetica e sismica previste per il rilancio dell'edilizia dal D.L. 19 maggio 2020, n. 34.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sulle vigenti disposizioni in materia di superbonus. Alcuni parlamentari sono anch'essi collegati da remoto, così come consentito dalla delibera della Giunta del Regolamento della Camera del 4 novembre scorso.
  Rammento al riguardo come, nel corso delle audizioni fin qui svolte dinanzi alla Commissione dagli operatori del settore, si è concentrata l'attenzione sulle forme con le quali le importanti misure in esame possano essere implementate a beneficio del cittadino. Mi riferisco, in particolare, all'opportunità: di prorogare l'efficacia della misura; di estenderne gli ambiti di applicazione, sia sotto il profilo soggettivo che oggettivo, ad oggi determinati dall'articolo 119 del decreto Rilancio; di semplificare l'intero quadro normativo di riferimento, in particolare attraverso la redazione di un Testo unico; di individuare ulteriori metodiche volte a rendere più efficace l'azione di impulso verso la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare.
  Cedo quindi la parola al Ministro che – lo ricordo – è già intervenuto in audizione sul tema del superbonus il 29 luglio scorso, quando la misura era stata appena approvata, e che quindi ringrazio per essere stato nuovamente disponibile a fornire chiarimenti rispetto a questa norma che ha suscitato grande interesse tra i cittadini e tra gli operatori del settore.

  STEFANO PATUANELLI, Ministro dello sviluppo economico (intervento da remoto). Grazie, presidente. Saluto tutti i colleghi in videoconferenza collegati. Vi ringrazio anche per aver riportato al centro del dibattito di questa Commissione un tema così importante, che è quello del superbonus. In particolare mi riferisco alla necessità di intervenire con una proroga della misura, di estendere gli ambiti applicativi sia dal punto di vista oggettivo che soggettivo, di un'eventuale semplificazione degli strumenti incentivanti con un Testo unico e quella di valutare eventuali ulteriori provvedimenti rispetto al tema della riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare.
  Io intanto vorrei sottolineare che con il superbonus, che è in vigore quantomeno dall'emanazione del provvedimento dell'8 agosto dell'Agenzia delle entrate, con le circolari successive, soprattutto con la pubblicazione del 5 ottobre in Gazzetta UfficialePag. 4 del decreto Requisiti tecnici e del decreto Asseverazioni. Con l'apertura del portale ENEA (Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente) il 27 ottobre, di fatto si è chiusa completamente la parte del provvedimento, un provvedimento complesso – non poteva non essere così – ma fatto comunque in tempi molto rapidi, con l'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, il cosiddetto «decreto Rilancio».
  Volevo darvi qualche dato perché, se è vero come è vero che, di fatto, è dal 27 ottobre che il portale ENEA riceve le istanze, ad oggi ci sono 5.176 asseveratori registrati (in realtà i dati sono del 18 novembre, quindi di sei giorni fa). Dopo circa venti giorni, dall'osservatorio fatto da ENEA riscontriamo che abbiamo 193 interventi presentati e autorizzati con un'ammissione a detrazione di circa 14.700.000 mila euro, quindi con crediti per 16.200.000 euro circa, per effetto di una detrazione di progetto leggermente superiore; quindi circa il 12-15 per cento degli interventi che vengono proposti hanno una riduzione degli importi ammessi in detrazione. Sono numeri ancora molto piccoli, perché stiamo parlando di venti giorni in un quadro che comunque è operativo ma per il quale c'è attesa per eventuali elementi di proroga.
  Partirei proprio da questo elemento. È evidente che c'è l'intenzione del Governo, ma direi di tutte le forze parlamentari e di tutto il Parlamento, di prorogare questa misura, la cui portata è sotto gli occhi di tutti. Riuscire a mettere in sicurezza il patrimonio immobiliare, sia dal punto di vista sismico che dal punto di vista delle riduzioni di consumo di energia, consentire che ciò venga fatto per tutte le fasce di popolazione – perché il 110 per cento consente di farlo senza esborso di denaro, quindi anche chi non può permettersi un intervento di riqualificazione con questo strumento può farlo – e sostenere un settore trainante dei nostri diversi asset produttivi, cioè quello dell'edilizia, che riscontra una crisi che continua dal 2008 con centinaia di migliaia di posti di lavoro persi in questi dodici anni, fa sì che questa sia probabilmente una delle misure più importanti messe in atto dal Governo e dal Parlamento.
  Il lavoro parlamentare è stato molto proficuo e ha certamente migliorato il testo dell'articolo 119 del decreto n. 34. Mi sembra oggettivamente importante dare una prospettiva temporale più ampia di quella che oggi è prevista, che riguarda tutto l'anno 2021.
  È del tutto evidente che in questo momento, dal lato Governo – ma la stessa cosa verrà fatta dal Parlamento – va contemperata l'esigenza di prorogare la misura con le esigenze di bilancio dello Stato, in realtà anche nell'intersezione che c'è tra le risorse proprie del bilancio dello Stato e l'utilizzo dei fondi del Next Generation EU, in particolare del Recovery and Resilience Fund. Lo dico perché non è detto che la misura debba stare solo da una parte o dall'altra. Vi sono elementi che ci possono far dire che almeno parte della misura possa avere accesso al finanziamento del Recovery e che un'altra parte vada finanziata con risorse proprie, anche perché la gittata temporale del superbonus, più lunga rispetto alle risorse del Recovery, ci obbliga a fare un ragionamento rispetto alle risorse proprie del bilancio.
  Io ritengo, però, che non sia pensabile che la misura si fermi al 31 dicembre 2021 per il superbonus. Bisogna valutarne la compenetrazione rispetto alle risorse del Recovery e riuscire a individuare quelle parti di misura che devono essere, invece, finanziate con le risorse proprie del bilancio dello Stato. Su questo ci sarà un dibattito parlamentare e troverete la massima disponibilità sia del mio Ministero che del Ministro Gualtieri, che ha già dichiarato in queste ore il favore che questa misura ha anche da parte del MEF (Ministero dell'economia e delle finanze). Peraltro è una misura che gli altri Paesi europei stanno valutando per copiarla, perché è stato un percorso molto virtuoso che raggiunge quegli obiettivi che citavo prima.
  L'estensione temporale è uno degli elementi che si chiede di valutare. Si valuterà la possibilità di un'estensione soggettiva e oggettiva, cioè individuare eventuali nuove tipologie di fabbricati che possano essere Pag. 5soggette a incentivazione al 110 per cento e nuove categorie di soggetti che possano beneficiarne.
  Da questo punto di vista, ampliarne gli ambiti soggettivi e oggettivi significa ampliare anche le risorse necessarie per coprire la misura, ed è chiaro che ciò può portare a un problema. Ricordo, peraltro, che non esiste solo il superbonus rispetto a interventi di efficientamento sui fabbricati. Esiste il PREPAC (Programma di riqualificazione energetica degli edifici della pubblica amministrazione), che incentiva con una quota del 100 per cento a fondo perduto gli interventi di riqualificazione realizzati in edifici della pubblica amministrazione centrale; esiste il Conto Termico, che incentiva a fondo perduto una quota media del 40 per cento del costo degli investimenti fatti dalla pubblica amministrazione, compresi gli interventi di estrazione di piccoli impianti di produzione di energia termica da fonte rinnovabile (peraltro con la conversione in legge del 104/2020, che è in Gazzetta dal 13 ottobre, la quota è stata innalzata al 100 per cento per i costi sostenuti sugli ospedali e sulle scuole); per quanto riguarda il settore industriale esiste il meccanismo dei certificati bianchi, che è un meccanismo di mercato che garantisce alcune possibilità di incentivazione rispetto agli interventi fatti nei settori industriali, anche su edifici per l'industria; esiste poi il Fondo nazionale per l'efficienza energetica, che mette a disposizione finanziamenti a tasso agevolato o garanzie sui finanziamenti per interventi di efficientamento realizzati su edifici pubblici o privati di qualunque natura, che è stabilmente finanziato con una quota di proventi per le aste delle quote di CO2, quella parte delle aste che rimane lato MISE (Ministero dello sviluppo economico).
  Anche dal punto di vista dell'ambito oggettivo io ritengo che la norma individui in modo adeguato, ad oggi, tutti gli interventi che possono beneficiare delle detrazioni. Peraltro esiste una ratio molto chiara: si chiede qualcosa in più di ciò che si chiedeva prima, per poter arrivare al 110 per cento; non poteva non essere così. È vero che la misura è una misura shock che, per quanto possa essere prorogata, comunque ha una visione di breve termine. Non vedo il superbonus come elemento che possa accompagnare i prossimi vent'anni dell'attività edilizia del nostro Paese; lo vedo come elemento shock per rilanciare il settore e per incrementare un efficientamento sismico ed energetico che è necessario.
  Ricordo che sono state comunque prorogate tutte le misure «canoniche». Io credo che sia del 1997 il primo bonus incentivante sulle ristrutturazioni con il 36 per cento. Da lì c'è stata una serie di modifiche. Oggi le aliquote sono al 50 per cento o al 65 per cento per alcune tipologie di intervento, e quella parte lì rimane, non è stata cancellata. Ritengo quindi che ci sia questa gradazione di incentivo alla realizzazione di opere che hanno una gradazione di efficacia diversa sugli immobili.
  Come dicevo poco fa, parlando di 23 anni di diversi strumenti incentivanti la realizzazione di opere di manutenzione degli edifici, la normativa che si è sedimentata è una normativa molto corposa. Lo dico per esperienza personale, avendo fatto il professionista. Essendo ingegnere, mi è capitato molto spesso di dovermi confrontare da tecnico con una sedimentazione normativa che ha causato molte complicazioni rispetto ai processi di realizzazione degli interventi.
  Credo che sia il momento di parlare di un Testo unico, con la consapevolezza che ciò deve avvenire probabilmente attraverso una legge delega, perché non vedo altre modalità di intervento su questo tema. Sapete che la mia idea originale era quella di inserire all'interno dei collegati alla legge di bilancio questo elemento, ma oggettivamente non avrebbe portato alcun beneficio; anzi, probabilmente avrebbe portato all'effetto di ridurre maggiormente i tempi di un dibattito parlamentare che dovrà svolgersi su un argomento così importante.
  Noi abbiamo un proliferare di tipologie di bonus (il superbonus, l'ecobonus, il sismabonus, il bonus casa, il bonus facciate, il bonus mobili, il bonus verde, il bonus alberghi). Credo che avere un Testo unico che non faccia riferimento alle aliquote di detrazione, ma che invece vada a schedulare Pag. 6 le tipologie di intervento, gli ambiti oggettivi e soggettivi, e declinare in un unico testo tutti gli elementi che oggi sono racchiusi in numerosissime norme di diverso tipo possa essere una buona soluzione. Ci sono le norme fiscali fatte dal MEF e dall'Agenzia delle entrate con le proprie circolari; ci sono le norme tecniche che vengono fatte dal mio Ministero; ci sono le norme ambientali, e quindi i criteri minimi, che vengono fatti dal Ministero dell'ambiente. Vi sono intersezioni normative che rendono di difficile lettura le possibilità di incentivazione degli interventi, e credo che semplificare questo percorso sia il modo forse più opportuno per rafforzarlo.
  Per quanto riguarda gli altri eventuali interventi di riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare, per ciò che concerne la parte sismica io credo che andrebbe soprattutto ampliato verso la protezione idrogeologica. Su questo, come è noto, in particolare il Ministero dell'ambiente sta facendo un ottimo percorso, e il volere della Presidenza del Consiglio già nella prima parte della legislatura è quello di mettere in sicurezza il nostro Paese. Quindi quella è una finestra di opportunità che si può creare.
  Ritengo che si debba anche cominciare a pensare all'abitare e a vivere le città in modo diverso. Mi riferisco al tema del dialogo dell'edificio con le altre infrastrutture, al come i servizi digitali aiutino a vivere meglio in edifici esistenti. Esistono molte società che stanno nascendo e che in parte sono già più che start up; anzi, sono già un successo abbastanza marcato. Monitorano i consumi energetici dell'edificio e fanno ridurre i consumi energetici soltanto attraverso i consigli comportamentali. Quello è, dunque, un altro tema che secondo me va affrontato e implementato.
  Arrivo poi al tema della città. C'è un percorso in atto molto evidente di spostamento delle persone dalle periferie alle megalopoli. Questo processo secondo me è stato interrotto dalla pandemia. L'implementazione di servizi digitali che consentono ai cittadini di svolgere il proprio lavoro non recandosi in una sede fisica diversa, ma lavorando da casa o da altri luoghi, è certamente elemento che va a interrompere quel percorso di accentramento delle popolazioni nelle megalopoli. Questo ci obbliga a ripensare all'utilizzo delle aree interne, a come potremmo accompagnare questo percorso di mantenimento delle persone anche nei borghi e nelle aree interne da un lato, e dall'altro a ridisegnare anche le città perché, come dico spesso, bisogna passare dalle città alfabetiche alle città delle relazioni. La città alfabetica è quella che oggi si basa su piani regolatori fatti da zona A, B, C, D, E (per questo è chiamata «città alfabetica»); quella suddivisione è ovviamente anacronistica.
  La legge urbanistica di questo Paese è del 1942; è evidente che abbiamo bisogno di riformarla, ma questo si lega tanto alla riqualificazione del nostro patrimonio immobiliare. Abbiamo bisogno di pensare a strumenti innovativi come la realizzazione di interventi anche di mera demolizione e ricostruzione, o di efficientamento con volumetria ridotta all'interno di alcune aree del territorio che possano creare dei crediti di cubatura da sviluppare in altre zone. Sono strumenti urbanistici che alcuni comuni stanno studiando e stanno applicando e che possono avere una grande efficacia.
  Credo che ci sia lo spazio per intervenire, soprattutto sotto il profilo urbanistico. Ma penso anche alla gestione dei trasporti. Abbiamo impostato una società per cui alle 8 del mattino, sempre e tutti alla stessa ora, la gente esce di casa per andare a lavorare, per andare ad accompagnare i figli a scuola, per andare a fare la spesa. Questo modello ha mostrato le sue fragilità quando abbiamo dovuto affrontare la pandemia. Bisogna ripensare alle modalità dei trasporti e degli orari della vita delle persone per cercare di renderli più dilatati all'interno delle 24 ore, in modo da poter gestire anche meglio i flussi e i transiti. Questo ha poco a che fare con il superbonus, però, se vogliamo ragionare su cos'è oggi il nostro patrimonio edilizio e il nostro patrimonio infrastrutturale, questi ragionamenti dobbiamo farli, perché c'è un evidente legame tra l'impostazione sociale Pag. 7che diamo alla nostra società e i luoghi in cui viviamo.
  Forse ho ampliato un po' troppo l'arco degli argomenti, però il tema della gestione delle città è un tema che mi appassiona professionalmente; quindi ho cercato di dare anche un contributo a prescindere dall'incarico pro tempore. Come dico sempre, io sono un Ministro pro tempore e ingegnere per sempre. Io avrei completato e sono qui per rispondere alle vostre domande, alle vostre osservazioni o anche per dibattere assieme su come arrivare il più efficacemente possibile all'obiettivo comune, che è quello di implementare norme che veramente consentano al nostro Paese di efficientare il nostro patrimonio immobiliare edilizio e far sì che i nostri edifici consumino meno energia, anzi magari ne producano. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Io vorrei sottolineare che oggi stiamo portando avanti un tema comunque complesso e al tempo stesso importante. Vorrei dare la parola ai commissari presenti per poter intervenire. Cedo la parola al senatore De Bertoldi. Prego.

  ANDREA DE BERTOLDI. Grazie, presidente. Naturalmente ringraziamo il Ministro, che ha voluto essere qui con noi, sia pure da remoto, e auspichiamo che i prossimi incontri tornino a essere in presenza come già è stato in passato. Io, signor Ministro, devo dire che ero presente in quest'Aula anche durante la sua precedente audizione. Ferma restando la profonda stima che rivolgo verso di lei (è uno dei pochi Ministri di questo Governo che gode della mia considerazione), devo però dirle che sono rimasto più soddisfatto del suo precedente intervento qui in Commissione, mentre qualche preoccupazione in più mi è giunta dalle sue parole di oggi.
  In particolare l'ho sentita essere più titubante sull'estensione temporale di questa misura, cosa che invece nella precedente audizione aveva visto una sua maggiore assicurazione nei nostri confronti. Ci aveva assicurato che diventasse una misura, se non propriamente strutturale, perlomeno che avesse una visione pluriennale, cosa che ritengo sia essenziale se si vuole realmente renderla operativa.
  Il fatto stesso che lei abbia citato tutti gli altri bonus mi ha veramente preoccupato. Non vorrei che da parte del Governo questa sia stata una misura per accattivarsi le simpatie ma poi si stia facendo marcia indietro, cercando di comprimerla e magari di farla terminare il più presto possibile. Sarebbe un danno veramente grave, perché riteniamo – credo in tanti – che sia forse l'unica misura di tutti i decreti COVID realmente potenzialmente positiva, anche se – e arrivo al secondo aspetto della domanda – la complessità normativa di questa misura di certo non ne facilita l'utilizzo, come in tutte le altre audizioni tecniche è stato evidenziato. Quanto più non c'è un orizzonte temporale più lungo, tanto più questa complessità potrebbe davvero impedire addirittura la partenza dell'effettiva utilizzabilità di questa misura.
  Il direttore dell'Agenzia delle entrate Ruffini, in questa Aula, la scorsa settimana, a fronte delle nostre rimostranze sulla complessità della normativa, ha detto testualmente: «Non si può semplificare ciò che nasce complesso». Se addirittura il direttore dell'Agenzia delle entrate conferma che questa normativa è complessa, ecco che qualche domanda sulla reale volontà del Governo di creare una misura che sia effettivamente praticabile e utilizzabile a noi purtroppo sorge.
  È un tema che proprio l'ordine dei professionisti ai quali lei appartiene, l'Ordine degli ingegneri, ha sollevato da oltre un mese, per il quale io ho presentato un'interrogazione al suo Ministero – della quale e per la quale da oltre un mese io sto aspettando una risposta – proprio sui problemi sollevati dagli ingegneri (non da una forza politica). Si tratta di problemi relativi al fatto che la normativa è eccessivamente complessa, spesso di difficile interpretazione, e le responsabilità al contempo sono molto alte, come è molto alta tutta la procedura di certificazione e visti. Questo è un tema sul quale noi ci attendevamo dal Governo delle misure di semplificazione e Pag. 8di chiarimento. Purtroppo ad oggi non sono arrivate né le une né le altre.
  Per concludere e non rubare ulteriore tempo, io ho sentito l'ultima parte del suo intervento, signor Ministro, dove lei sostanzialmente dice che bisognerà ridisegnare l'urbanistica delle nostre città sulla base dello smart working. Stavo quasi saltando dalla sedia, perché non vorrei che per questo Governo lo smart working sia un punto di riferimento. Noi riteniamo che lo smart working sia stato malamente attuato in una fase di emergenza pandemica, smart working che oggi riguarda soprattutto i dipendenti pubblici, quelli che sciopereranno tra pochi giorni, i dipendenti pubblici che possono rimanere a lavorare a casa.
  Vediamo che c'è inefficienza nei tribunali, inefficienza dell'Agenzia delle entrate, e lei si sta proponendo per caso di vedere lo smart working come un obiettivo di questo Governo? Io veramente mi attendo da lei una risposta. Spero di aver capito male, perché lo smart working – non lo dico io ma lo dicono tantissimi scienziati – crea dei problemi enormi, non solo nella funzionalità e nell'efficacia dell'operatività, ma anche nell'aspetto psicologico delle donne, delle mamme che dovranno rimanere a casa e lavoreranno 24 ore su 24, di fatto. Crea problemi di mancanza di socialità, problemi legati al fatto che il territorio andrà ad avere maggiori problemi sul tessuto commerciale. Signor Ministro – e concludo – la sua ultima affermazione mi sta davvero preoccupando. Le chiederei davvero chiarezza, perché lo smart working non può essere un punto di riferimento, ma deve essere al più presto un punto fisso, di sosta e di fermata su questa direzione. Grazie.

  UGO PAROLO(intervento da remoto). Buongiorno, presidente. Buongiorno, signor Ministro. Buongiorno a tutti i colleghi. Ringrazio il signor Ministro per l'intervento che ha fatto e per aver toccato alcune questioni che sono prettamente di carattere politico, e sono quelle che la Commissione, peraltro, nel corso delle numerose audizioni ha avuto modo più volte di discutere anche con gli auditi precedenti.
  Nella scorsa seduta abbiamo audito il direttore dell'Agenzia delle entrate. È stata un'audizione molto tecnica. Oggi, avendo di fronte il Ministro, ovviamente la natura non può essere che di carattere più politico. I temi che ha toccato il Ministro in effetti hanno tutti questa caratteristica. Nella scorsa settimana non potevamo certamente chiedere al direttore dell'Agenzia delle entrate di esprimersi sulla durata della misura. Oggi lo dobbiamo fare, il Ministro lo ha fatto. Il collega che mi ha preceduto ha voluto sottolineare qualche titubanza che peraltro ho colto anch'io con preoccupazione.
  Vorrei, signor Ministro, che sul tema della durata della misura il Governo si esprimesse in maniera molto chiara, perché questo strumento, come è riconosciuto da tutti – lo ha detto anche lei, signor Ministro – è probabilmente lo strumento (forse l'unico) più importante che è stato introdotto dal decreto Rilancio, e ha bisogno di certezze. Lei è ingegnere e sa benissimo che le tempistiche per l'attuazione e per far partire un volano di sviluppo nell'economia sono dilatate nel tempo per la complessità della norma, per la necessità dei controlli giustificati ed evidenti e per la durata dei lavori stessi che si vanno a realizzare. Il tema della tempistica è sicuramente il tema centrale.
  Lei ha già parlato del Testo unico. Era un altro degli elementi che è emerso nel corso delle numerose audizioni, non vado a ripetere ciò che è stato detto.
  Vorrei, invece, fare una riflessione con lei e con i colleghi sulla questione della valutazione finanziaria dei costi. Io credo che mai come in questo caso la politica debba imporsi per far capire alla burocrazia che una misura di questo genere non è solo una valutazione finanziaria, ma anche una valutazione economica. Lei, Ministro, ricordava i 23 anni delle varie misure, susseguitesi nel tempo, di rilancio dell'edilizia e delle detrazioni fiscali. Lei sa meglio di me che c'è uno studio, fatto dal CRESME e dal Servizio Studi della Camera, che dimostra in modo inequivocabile come negli ultimi venti anni di detrazioni fiscali, al netto del 110 – stiamo parlando di quello Pag. 9che c'era prima – lo Stato non solo non ha perso, ma addirittura ha guadagnato. Se consideriamo l'entrata e l'uscita netta, stiamo parlando di circa un miliardo di utile per lo Stato. L'Agenzia delle entrate, che noi abbiamo poi audito, in realtà ha detto che lo Stato ha perso un miliardo, ma questo cambia poco; che sia +1 o –1 in venti anni non cambia niente. Ma se consideriamo l'indotto, il sistema Italia ha guadagnato circa 15 miliardi in venti anni da quella misura. La valutazione economica deve entrare nel peso politico per far sì che questa misura possa essere strutturata nel tempo.
  Un'altra questione che le volevo sottoporre, signor Ministro, riguarda una riflessione sul ruolo dell'Agenzia delle entrate. La settimana scorsa devo dirle che il direttore Ruffini ha risposto molto bene ai quesiti tecnici che avevamo predisposto. Peraltro, sgombrando il campo da molti dubbi ed equivoci su tematiche anche molto rilevanti che ci erano state segnalate da tutti i soggetti auditi in precedenza, su alcune tematiche non ha potuto smentire il lavoro fatto dai suoi uffici e dai suoi funzionari. Ci sono questioni rispetto alle quali possiamo dire che l'Agenzia delle entrate forse va un po' oltre quello che è il proprio ruolo. Possiamo dire che, forse, addirittura interpreta la legge non cogliendo pienamente la volontà del legislatore. Signor Ministro, siamo di fronte, per esempio, a questa interpretazione assurda dell'Agenzia delle entrate che ritiene che sia possibile beneficiare del superbonus 110 per cento se si posseggono due belle ville, magari una in centro a Roma e una in centro a Milano, evidentemente non in classe A1 o A8, ma che non sia possibile ristrutturare due appartamenti per lo stesso proprietario posti uno sopra all'altro.
  Il direttore Ruffini citava i diritti soggettivi, il comma 9, lettera a), cioè citava il condominio; ma si è dimenticato di citare la lettera b), che parla di persone fisiche. Per evitare queste cose, che io ritengo dovranno essere sistemate, purtroppo, attraverso un intervento legislativo, credo che sarebbe opportuno – rilancio questa proposta – pensare a un osservatorio, magari presieduto dal MISE, dove certo l'Agenzia delle entrate può avere un ruolo principale, ma dove possono sedere i vari portatori di interesse, e da lì far uscire – attraverso una sintesi coordinata dalla politica, quindi dal Ministero – le varie circolari interpretative, che in questo modo potrebbero evitare interpretazioni che poi creano difficoltà importanti a tutti gli operatori e ai cittadini stessi che devono poter attingere a questa misura così importante.
  Ringrazio il signor Ministro. Credo e mi auguro che questo lavoro che stiamo facendo, che continueremo anche a seguito dell'approvazione della legge di bilancio, possa contribuire a migliorare la norma che riteniamo tutti essere molto importante.

  EMILIANO FENU. Grazie, presidente. Ringrazio anche io il Ministro non solo per l'intervento di oggi, ma anche perché è stato uno dei soggetti che più di tutti ha promosso e sostenuto questa importante misura. Ci tengo a ricordarlo.
  La necessità di prorogare la misura ovviamente trova un po' tutti d'accordo. Come ho detto anche altre volte, io ricordo che però non è tanto e solo la percentuale di detrazione che è stata variata favorevolmente con questa misura del superbonus. Uno degli aspetti più importanti – anche questo doveva essere oggetto di proroga – riguarda in generale la possibilità di cedere a chiunque il credito fiscale. Non esiste solo il 110 per cento del superbonus ma va ricordato – questo lo ricordo anche ai contribuenti, alle persone che vogliono usufruire di queste agevolazioni – che le vecchie misure di efficientamento energetico o di recupero del patrimonio edilizio non sono soggette a tutti quegli adempimenti previsti per il superbonus al 110, ma che comunque queste detrazioni possono essere cedute anche al fornitore e utilizzate subito come contributo e come sconto in fattura.
  Questa è una possibilità molto vantaggiosa del contribuente perché è concreta, dato che la maggior parte delle imprese che si occupano, ad esempio, di installazione di impianti fotovoltaici o altre misure di efficientamento energetico simili, propongono in alternativa la possibilità di ottenere subito Pag. 10 uno sconto in fattura del 65 per cento. Per una spesa di 10.000 euro, per esempio, si tratta di pagare 3.500 euro senza dover effettuare nessuno degli altri adempimenti previsti dal superbonus, perché la misura è molto più ampia, però questo è bene ricordarlo.
  L'aspetto principale più conveniente è la possibilità di cedere o ottenere lo sconto in fattura. Il mio auspicio – ma immagino che lo sia anche del Ministro – è quello di estendere non solo il superbonus al 110 per cento; anzi, forse è più importante riuscire a estendere nel tempo la possibilità di cedere a tutti i crediti derivanti da queste detrazioni. Penso che sia molto più importante. Anche questo per adesso è limitato soltanto agli anni 2020 e 2021, come da norma.
  Brevemente divago anch'io seguendo un po' quella che è la strada indicata dal Ministro. In realtà non è una divagazione, è molto importante quello che dice. Si parla di cercare di percorrere una strada che mantenga le persone e i cittadini nelle proprie aree di origine. Questo si coniuga benissimo sia con la materia del superbonus sia, in generale, con la materia dell'efficientamento energetico delle case e della tecnologia.
  Anche se spesso condivido gli interventi e i pareri del collega De Bertoldi, in realtà quest'ultimo sullo smart working non è del tutto condivisibile. Per molti economisti di fama internazionale, sia italiani che stranieri, una delle cause principali del declino economico e sociale che il mondo intero ha vissuto – l'Italia come gli altri Paesi – è costituita proprio dal declino delle comunità locali, dal declino del senso di comunità, del senso di appartenenza alle comunità. Un modo indicato da questi economisti per poter riattivare le comunità e riattivare l'economia è quello, per quanto riguarda l'Italia, di porre in essere interventi da parte della politica che riescano a riattivare questo senso di comunità e che mantengano le persone legate al proprio territorio.
  Questi interventi di efficientamento energetico sono importanti anche per questo, perché l'edilizia – lo sappiamo tutti – è uno di quei settori trainanti, ma a livello capillare, a livello territoriale; non riguarda soltanto le aree ad alta industrializzazione, ma riguarda anche i piccoli centri, dove c'è la possibilità di migliorare dal punto di vista energetico o anche soltanto strutturale le proprie abitazioni e le case. Questo è sicuramente un punto di partenza. La tecnologia non deve essere usata soltanto per lo smart working, ma anche, ad esempio, per la telemedicina, di cui si discute spesso ultimamente. In realtà i temi sono legati e non ritengo assolutamente che sia una divagazione.
  Vengo al merito di quelle cose che servono per migliorare l'applicabilità, quindi questa norma, ne abbiamo parlato anche col direttore Ruffini, però penso che sia utile anche l'intervento del MISE in questo senso. La norma, anche se è complessa come è complesso tutto il sistema fiscale italiano, purtroppo paga semplicemente la complessità dell'intero sistema fiscale e soprattutto il sistema delle detrazioni; quindi non c'è niente di nuovo in realtà sulla sua complessità.
  Noi commercialisti – e lo sa anche il collega senatore De Bertoldi – sappiamo che significa la complessità quando ci occupiamo delle misure fiscali. In questi mesi ho chiesto a istituti di credito e professionisti un po' di informazioni su come stava procedendo la normativa e queste nuove misure di agevolazione. Ho constatato che, mentre i contribuenti sono interessati, mentre gli istituti di credito stanno già offrendo dei pacchetti dove non c'è niente da capire, che sono molto semplici, dove ci sono degli anticipi che vengono offerti anche ai propri clienti con la garanzia di acquistare il credito al termine dei lavori finanziati, da parte dei tecnici – soprattutto di ingegneri, geometri, architetti e quelli che si devono occupare di tutto l'aspetto tecnico in senso stretto – c'è un po' di timore nell'affrontare la nuova norma. Questo timore probabilmente è dovuto alla complessità, complessità che però non intimorisce allo stesso modo i commercialisti, che si sono in qualche modo abituati.
  Vedo che c'è un po' di lentezza da parte dei tecnici, ad esempio, nel predisporre le Pag. 11relazioni richieste dalla norma, probabilmente per la complessità, per il timore anche delle responsabilità. In questo sicuramente – questo lo chiedo al Ministro – il Governo, il MISE, l'Agenzia delle entrate possono venire incontro ai tecnici cercando di creare dei binari su cui poter andare, come ad esempio dei formulari sulla base dei quali impostare le relazioni, in modo da limitare i margini di errore per questi tecnici. Questa potrebbe essere una proposta.
  Però allo stesso tempo ci deve essere l'impegno un po' da parte di tutti sia a cimentarsi nella predisposizione di quelli che sono i documenti richiesti, sia a non temere le responsabilità, perché una parte dei professionisti coinvolti è più abituata, forse, ad avere a che fare con quelli che sono i rischi della professione e le responsabilità, e per questo esistono le polizze, previste anche da questa norma. Credo che ci debba essere un po' più di coraggio anche da parte degli attori coinvolti e direttamente interessati alla norma. Al Ministro comunque chiedo che ci sia un impegno per la predisposizione di formulari che limitino i margini di errore e che consentano ai tecnici di essere più sicuri nel compimento del proprio lavoro. Grazie.

  CARLO GIACOMETTO(intervento da remoto). Grazie, presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua relazione e per essere tornato qui da noi a darci un rendiconto su quello che è successo in questi mesi. Lei è un Ministro pro tempore e un ingegnere per sempre, ha detto. Io sono un parlamentare pro tempore e un esperto di controllo di gestione per sempre. Quindi, quando lei cita dei numeri, come i 193 interventi autorizzati in questo primo mese, venti giorni di attività, per un volume di 14,7 milioni di euro pari a 16,2 per quanto riguarda il 110, io un po' sono preoccupato dal punto di vista dei tempi della norma e della sua estensione temporale.
  L'altra settimana il direttore dell'Agenzia delle entrate, tra le tante cose, ci ha parlato anche di un altro aspetto. Nelle prossime settimane, cito testualmente, «ci sarà una nuova circolare esplicativa da parte dell'Agenzia delle entrate». Di fronte a una situazione per cui una norma sarebbe dovuta partire operativamente a luglio di quest'anno e in realtà nelle prossime settimane avrà ancora delle circolari esplicative da mettere sul piatto, circolari che dovranno essere valutate dai tecnici, da chi vorrà fare gli investimenti, dagli investitori istituzionali, da quelli professionali e quant'altro, io sono preoccupato.
  Quando ci dice che il Parlamento dovrà lavorare per estendere la norma dal punto di vista temporale, io devo dire che oggi mi sarei aspettato, invece, che fosse il Governo stesso, magari attraverso il suo Ministro per lo sviluppo economico, a dirci che, per esempio, nella prossima legge di bilancio ci sarà un emendamento da parte del Governo per cui la norma verrà estesa di uno, due, tre anni, magari resa strutturale, come qualcuno chiedeva durante le audizioni che abbiamo fatto. Questo però oggi non lo vediamo, per cui anch'io, come il senatore De Bertoldi, ritengo che ci sia un aspetto di preoccupazione che noi non possiamo non sottolineare.
  Per quanto riguarda l'estensione anche dei soggetti, se davvero, come ci ha detto il Ministro, questa norma è una norma shock, cioè che deve svolgere il suo ruolo nel breve periodo per poi lasciare spazio ad altri incentivi, che peraltro sono nella nostra legislazione da tanti anni e non hanno bloccato la crisi dell'edilizia che parte dal 2008 ad oggi, allora forse c'è davvero la necessità di coinvolgere altre categorie come beneficiari di questa norma. Questo dal punto di vista dei condomìni e delle abitazioni private, ma anche degli uffici, dei negozi, degli hotel, dei fabbricati logistici e industriali, degli edifici di proprietà di investitori immobiliari professionali. Forse c'è anche la necessità di coinvolgere in questa partita gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le SGR (società di gestione del risparmio), i fondi, perché sono questi poi i soggetti che possono dare impulso all'edilizia in questo momento e innescare quel meccanismo virtuoso, di cui parlava anche il presidente Parolo, per cui poi alla fine si genera un circuito economico che diventa un beneficio per le casse dello Stato e per il MEF. Pag. 12
  Lei ci ha detto che il MEF vede con favore questa misura. A me invece sembra veramente che tutte queste difficoltà operative che sono state messe in campo da parte dei vari soggetti in realtà vadano esattamente nella direzione opposta, cioè quella di non far partire operativamente questa norma. Questo evidentemente, essendo il superbonus 110 per cento forse l'unico elemento di rilancio presente in quel decreto, che era appunto stato denominato «Rilancio», è un elemento di preoccupazione. È nella certezza della continuità normativa che aumenta la propensione all'investimento di tanti soggetti, siano essi privati, siano essi istituzionali come quelli che ho citato. Pertanto, per tornare all'origine, ritengo che oggi si debba dare un minimo di certezza a chi voglia fare questo tipo di investimenti, anche dal punto di vista temporale. Grazie.

  ANDREA DE BERTOLDI. Grazie, presidente. Volevo solo integrare il mio intervento per dare supporto pieno a quello che ha detto il collega Fenu, col quale spesso sono d'accordo, riguardo al fatto che un elemento che potrebbe dare più forza a tutte queste misure legate ai bonus, agli ecobonus, è proprio la piena circolazione dei crediti d'imposta. Tanto per riassumere, sarebbe importante che la moneta fiscale, per la quale anche in Senato ci sono alcuni disegni di legge presentati sia dal suo partito sia anche da me stesso e da Fratelli d'Italia, e la circolazione dei crediti d'imposta possano davvero diventare un qualcosa di stabile nell'applicazione di queste normative. Sono in pieno coinvolgimento e in pieno accordo con quanto sostenuto prima dal collega Fenu. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore. Ministro, per quanto abbiamo visto ci sono state diverse domande da parte dei commissari presenti, domande ben precise che mettono in evidenza anche le varie professionalità. Le cedo la parola per la replica. Grazie.

  STEFANO PATUANELLI, Ministro dello sviluppo economico (intervento da remoto). Parto dall'ultima considerazione. Io sono assolutamente convinto che la piena circolarità del credito d'imposta e, quindi, la realizzazione della moneta fiscale, sia un obiettivo che dobbiamo raggiungere. Lo dico perché ci sono altri crediti che stiamo proponendo e stiamo cercando di valutare rispetto alla circolarità. Penso al 4.0, che sarebbe un altro elemento molto importante di attrattività della misura, che secondo me è il cuore centrale del sostegno all'impresa e che potrebbe avere dall'assicurazione del credito d'imposta un effetto ancora più profondo sui settori industriali.
  Non è competenza del Ministero dello sviluppo economico, ma certamente – lo dico politicamente – io sono assolutamente a favore di una circolarità del credito d'imposta. Diciamo che però, dopo anni in cui ciò non era possibile in nessun caso, il superamento anche concettuale fatto col superbonus 110 per cento e la circolarità è già un primo passo verso questo obiettivo. Questa è la prima cosa. Con questo ho risposto all'ultima parte dell'intervento del senatore De Bertoldi, che saluto con affetto come sempre.
  Voglio però chiarire una cosa in modo più netto (forse la difficoltà dell'essere incisivi e chiari alle 8.30 del mattino mi ha portato a sembrare titubante). Il superbonus non può finire nel 2021, è evidente che non può finire, perché altrimenti diventerà una misura zoppa e inefficace, proprio per le motivazioni che tutti avete detto in modo trasversale all'unanimità. È una misura che altrimenti avrà un effetto molto limitato. Io personalmente non la ritengo una misura che possa essere a tempo indeterminato, cioè strutturale per sempre, proprio perché deve incentivare gli investimenti.
  Mentre il 4.0 è una misura che può essere strutturale perché deve essere di accompagnamento agli investimenti degli imprenditori che devono essere programmati, l'investimento, che in questo caso è lato cittadino, deve essere stimolato, e quindi la do come finestra temporale definita. Ma non può essere una finestra così breve come quella che è; deve essere una finestra, a mio avviso, triennale. Questo è del tutto evidente. Pag. 13
  Il mio incipit era sul fatto che stiamo lavorando per capire come intersecare le risorse della legge di bilancio con quelle del Recovery, che non sono immediatamente disponibili e che quindi devono essere valutate rispetto all'insieme dei progetti, e che non possono toccare tutto il pacchetto perché la misura ritorna con i crediti di imposta in molti più anni rispetto all'efficacia del Recovery. È chiaro che c'è questa intersezione che va valutata, ma non c'è dubbio che la misura debba essere prorogata. Spero di averlo detto in modo sufficientemente chiaro. Non c'è dubbio che questa misura non possa finire a fine 2021.
  Detto questo, è chiaro che c'è una complessità normativa, ma, come spiegavo prima, non è stata una volontà. È che siamo intervenuti in una normativa già complessa. La parte fiscale era già complicata di suo, lo diceva prima il senatore Fenu. La parte edilizia è da sempre complicata. Se devo cambiare i serramenti in un edificio, posso avere dieci tipologie di procedimento diversi a seconda di dove sono, anche all'interno di uno stesso comune. Dipende se sono in zona di interesse paesaggistico o no, se ho un vincolo monumentale o no; dipende da n. fattori. Non è una norma che semplifichi con un decreto attuativo di un bonus, è impensabile. Per questo è fondamentale il Testo unico, proprio per non ricadere nella complessità dei procedimenti, posto che dal punto di vista urbanistico ed edilizio esistono le competenze regionali, le regioni a statuto speciale, che hanno le loro leggi urbanistiche e anche le loro leggi del loro Codice dell'edilizia, esistono i regolamenti locali, i regolamenti edilizi. È un settore complesso dal punto di vista normativo, non può non esserlo. Inserirsi in questo contesto non è facile. Certamente dobbiamo pensare a tutti gli strumenti possibili di semplificazione normativa, garantendo poi che l'obiettivo delle norme venga raggiunto.
  Rispondo al senatore De Bertoldi: mi dispiace se c'è un ritardo nella risposta alle interrogazioni. Io ricevo circa trenta interrogazioni al giorno e non è facilissimo stare al passo con la vostra normale volontà di interrogare i Ministeri. Il mio Ministero, in particolare, penso che sia quello che riceve più interrogazioni. Cerchiamo di rispondere nei tempi, ma non sempre è possibile.
  Tema dello smart working. Non può esistere l'estensione di un'obbligatorietà strutturale allo smart working, soprattutto nella pubblica amministrazione. È un momento emergenziale e, trattandosi di emergenza, si è cercato di intervenire in tutte quelle modalità che consentivano di diminuire il più possibile la diffusione del virus, gli assembramenti e la concentrazione in ristretti orari il trasporto di milioni di persone. Questa è una misura esclusivamente emergenziale. Dopodiché è anche evidente che i comportamenti sociali modificati dalla pandemia ce li porteremo avanti per un po', e dobbiamo anche trarne alcuni spunti positivi da questo cambio di comportamenti sociali.
  È vero che, probabilmente, per la mamma di tre figli lavorare da casa diventa alienante rispetto alla società, perché significa che deve fare due lavori contemporaneamente e probabilmente rischia di non fare bene nessuno dei due. Non dobbiamo mettere quella mamma nelle condizioni di avere questo problema. È anche vero che ci sono altre situazioni in cui lo smart working può essere un'opportunità e soprattutto una scelta, ovviamente non un obbligo ma una scelta. Questa scelta, che potrà essere valutata, deve essere accompagnata da strumenti che accompagnino queste possibili scelte.
  È vero che il bar sotto il Ministero in questo periodo ha avuto difficoltà, perché le persone in smart working non vanno a consumare in quel bar e quindi hanno messo in crisi quel pubblico esercizio. È anche vero che quel cittadino probabilmente, nel momento in cui il lavoro con lo smart working diventa un elemento di scelta possibile, non consumerà più nel bar sotto il MISE ma consumerà nel bar sotto casa, e quindi c'è un trasferimento economico e di comportamento economico, non un arretramento. Questo trasferimento, come tutti i cambiamenti, deve essere guidato da misure di compensazione; non può non essere accompagnato. Se noi non ci poniamo il problema creiamo il problema. Io invece Pag. 14oggi voglio pormi il problema di come la pandemia avrà modificato i comportamenti sociali e, di conseguenza, avrà ricadute su tutti gli asset economici del Paese. Se non mi pongo il problema, poi mi trovo a mani nude ad affrontarlo; io invece voglio cercare di prevenirlo e capire come facciamo a prevenirlo.
  Per quanto riguarda in generale la questione del rapporto con l'Agenzia delle entrate, è chiaro che noi guardiamo la misura da punti di osservazione diversi. L'Agenzia la guarda da un punto di vista un po' più conservativo e noi invece vorremmo che fosse una misura molto più efficace, proprio perché troppo spesso il ragionamento, dal lato strutture, si concentra sulla ricaduta delle misure guardando sempre e solo il costo e non guardando mai il loro vantaggio.
  Vi faccio perdere un minuto per un esempio lampante. Il porto di Trieste è un porto franco internazionale, che non è stato implementato come avrebbe potuto, ed è un'area extradoganale. Una parte del MEF è contraria, perché se quella è area extradoganale si perde gettito, perché le trasformazioni di merci in aree extradoganali non sarebbero soggette ovviamente a dazi doganali. Oggi però non si può fare la trasformazione, quindi il gettito attuale è zero.
  Io mi chiedo quale gettito posso perdere se oggi è zero. Sarà zero avanti, ma non capisco qual è l'elemento di perdita rispetto al gettito potenziale. Lo dico sorridendo, con la consapevolezza che resta tra amici, oltre alle centinaia di persone che ci stanno seguendo. È giusto per fare capire che sono totalmente d'accordo con quello che diceva il presidente Parolo, perché è chiaro che la misura va valutata non soltanto sulla copertura finanziaria ma anche sull'effetto economico complessivo che ha in termini di occupazione, di posti di lavoro, perché un occupato paga le tasse, ha i contributi eccetera. È chiaro che la politica deve cercare di spingere affinché le strutture facciano questo tipo di ragionamento. Capisco anche la prudenza con cui qualche volta le strutture riportano con i piedi per terra la politica che cerca magari di prendere il volo, e quindi credo che bisogna trovare un equilibrio.
  Buona l'idea dell'osservatorio. In realtà io ho scritto qualche giorno fa al GSE (Gestore dei servizi energetici) chiedendo di implementare la struttura di studio, analisi e verifica della misura, che è fatta assieme a ENEA, proprio per poter approfondire in modo più completo tutte le criticità dell'applicazione della misura. L'onorevole Giacometto diceva che i numeri che ho dato prima non sono eccezionali. È anche vero che stiamo parlando di un periodo di primissima applicazione. Anche tutti i procedimenti autorizzativi hanno bisogno di uno sviluppo temporale maggiore. Io credo che questi numeri cresceranno esponenzialmente nelle prossime settimane. In realtà tutto il resto della parte dell'intervento riguarda questioni che già ho toccato, cioè la proroga, le certezze eccetera.
  Ultimo ma non ultimo, il senatore Fenu ha fatto una strenua difesa dei commercialisti criticando invece gli ingegneri, gli architetti e i progettisti. Io potrei ribattere dicendo che, se un commercialista sbaglia, il suo cliente subisce al limite una sanzione dell'Agenzia delle entrate; se sbagliamo noi muoiono le persone, e quindi forse come progettisti siamo abituati a prenderci le responsabilità. Però, a parte le battute – ovviamente è una difesa della mia categoria – chiediamo l'assunzione delle responsabilità ai professionisti coinvolti nelle due parti del procedimento, che sono quello della maturazione del credito da un lato e quello della correttezza e dell'efficacia dell'intervento dall'altro. Sono entrambe richieste giuste, ma che incidono sulla valutazione e la profondità della valutazione che i tecnici e i professionisti fanno rispetto a ciò che firmano e che asseverano. Intendo dire che è evidente che oggi noi abbiamo un patrimonio edilizio, che peraltro molto spesso non è conforme al 100 per cento agli strumenti urbanistici e ai processi e progetti asseverati che hanno ottenuto l'abitabilità.
  Posto che questo è elemento di decadenza dall'incentivo, una valutazione precisa della rispondenza tra edificio e quanto presente negli archivi comunali, la necessità Pag. 15 di valutare l'effetto delle misure rispetto all'ottenimento di un miglioramento di due classi energetiche e, non ultimo, la necessità di valutare l'importo previsto a progetto con gli importi dei decreti del MISE sono tre elementi che hanno un certo grado di complessità. I professionisti che si trovano a dover asseverare tutte e tre queste categorie di certificazione evidentemente hanno un approccio molto preciso e devono anche impiegare un po' di tempo in più.
  Io credo che, come tutte le cose nuove, questa misura abbia bisogno di un periodo per entrare un po' nelle corde di chi opera all'interno di questo settore ed è per questo che ribadisco che è una misura che non può finire nel 2021; e non sarà così. Mentre su molte cose il dibattito parlamentare potrà determinare molte delle modifiche che deciderete nell'approvazione della legge di bilancio, è evidente che sulla copertura della proroga debba intervenire il Governo, perché il Parlamento difficilmente ha gli strumenti per farlo, e vi posso assicurare che il Governo ha tutte le intenzioni di intervenire. Anche il semplice accompagnamento della volontà del Parlamento per reperire risorse, perché poi è chiaro che intervenire su una posta da qualche milione di euro è facile, ma su poste da qualche miliardo di euro difficilmente il Parlamento riesce a maneggiare la copertura di quella misura. Ma su questo la volontà del Governo è molto chiara ed evidente e la volontà del Parlamento altrettanto. Non abbiamo scampo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Io la ringrazio. È stato molto chiaro e preciso nel rispondere a tutte le domande dei nostri commissari. Prima di chiudere i lavori chiedo se ci sono altre domande o altri interventi. Procedo con la chiusura dell'audizione e saluto i presenti, però prima di concludere vorrei sottolineare l'impegno e la professionalità sin qui posti in essere dal Ministro Patuanelli, in questo tempo non certo facile che la gravissima condizione sanitaria ha contribuito a rendere ancora più problematico e oneroso. Grazie, Ministro. Le auguro un buon lavoro e buona giornata da parte mia e di tutti i commissari presenti. Grazie.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.40.