XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per le questioni regionali

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Giovedì 30 maggio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Corda Emanuela , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL PROCESSO DI ATTUAZIONE DEL «REGIONALISMO DIFFERENZIATO» AI SENSI DELL'ARTICOLO 116, TERZO COMMA, DELLA COSTITUZIONE

Audizione di rappresentanti
della SOSE Spa.

Corda Emanuela , Presidente ... 3 
Atella Vincenzo , amministratore delegato e direttore generale di SOSE SpA ... 3 
Corda Emanuela , Presidente ... 6 
Mollame Francesco  ... 6 
Corda Emanuela , Presidente ... 6 
Mollame Francesco  ... 6 
Bond Dario (FI)  ... 6 
Fregolent Sonia  ... 7 
Dal Mas Franco  ... 7 
Abate Rosa Silvana  ... 7 
Parolo Ugo (LEGA)  ... 7 
Corda Emanuela , Presidente ... 7 
Atella Vincenzo , amministratore delegato e direttore generale di SOSE SpA ... 7 
Stradiotto Marco , responsabile analisi della finanza pubblica di SOSE SpA ... 8 
Corda Emanuela , Presidente ... 9 

Allegato 1: Slides illustrative della relazione svolta dal Prof. Vincenzo Atella ... 10 

Allegato 2: Memoria depositata dal Prof. Vincenzo Atella ... 48

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
EMANUELA CORDA

  La seduta comincia alle 8.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti
della SOSE Spa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul processo di attuazione del «regionalismo differenziato» ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, l'audizione di rappresentanti della SOSE Spa che ringrazio sentitamente per la loro presenza.
  Poiché l'Assemblea della Camera dei deputati è convocata per le ore 9, chiedo cortesemente di contenere l'intervento in dieci minuti in modo da consentire ai commissari di porre eventuali domande.
  Do la parola al professor Vincenzo Atella per lo svolgimento della relazione, scusandomi ancora per il poco tempo che abbiamo a disposizione.

  VINCENZO ATELLA, amministratore delegato e direttore generale di SOSE SpA. Buongiorno a tutti e grazie per questa occasione. Ho predisposto delle slides, che depositerò agli atti (vedi allegato 1), per illustrare chi siamo e cosa facciamo, però penso che a questo punto valga la pena andare direttamente ai contenuti.
  Giusto per dare un minimo di informazioni, dirò due cose di massima su cosa facciamo. Noi curiamo la stima dei fabbisogni standard per province, città metropolitane, comuni e regioni a statuto ordinario. Da poco abbiamo iniziato a lavorare anche sulla regione Sicilia. Facciamo il monitoraggio della spesa per le province e le città metropolitane. Nelle slides troverete tutti i riferimenti normativi. Facciamo, ovviamente, la ricognizione dei livelli essenziali delle prestazioni, che è il passaggio finale per chiudere il cerchio.
  I fabbisogni standard stimano statisticamente il fabbisogno finanziario di un ente in base alle caratteristiche territoriali e agli aspetti sociodemografici della popolazione residente alle caratteristiche strutturali dell'offerta dei servizi. Servono per tante cose: per determinare un'equa distribuzione delle risorse; per valutare se le risorse stanziate sono sufficienti a garantire l'erogazione delle funzioni e dei servizi; servono anche a monitorare il livello delle prestazioni effettivamente erogate; stabiliscono le risorse necessarie a garantire i servizi in modo uniforme; forniscono al decisore politico, data tutta questa immissione di informazioni, una serie di elementi per valutare cosa devono essere servizi obbligatori e cosa no.
  Ovviamente, avendo una standardizzazione, permettono di capire quali siano le best practice che, quindi, eventualmente, possono essere adottate anche altrove. Il punto fondamentale di questo lavoro e dei risultati che vedrete in seguito – quindi la standardizzazione –, è sostanzialmente riuscire a confrontare i comuni, le province o le regioni controllando una serie di caratteristiche specifiche di comuni, province e regioni.
  Noi usiamo quasi settanta variabili per confrontare i vari enti locali. Qui ce ne sono una serie. Per farvi capire meglio cosa Pag. 4significa tutto questo, se ho due famiglie composte da padre, madre e un figlio, oppure da padre, madre e tre figli oppure all'interno ci sono padre, madre, figli e nonni, è chiaro che queste famiglie hanno caratteristiche e bisogni diversi a seconda della struttura demografica dei componenti della famiglia stessa. Se voglio valutarle in termini di fabbisogni devo controllare i dati specifici delle persone che sono all'interno delle famiglie.
  Per i comuni è più o meno la stessa cosa e anche per le province e per le regioni. Dobbiamo in qualche modo valutare tutte le variabili che entrano a far parte della specificità dell'ente per poterli standardizzare. Questo è un grosso lavoro che negli anni abbiamo fatto.
  Qui, ripeto, vengono riportate solamente le più importanti, le più esemplificative di come si controlla questa eterogeneità. Una volta fatto questo lavoro, comuni, province e regioni sono facilmente confrontabili tra di loro.
  Maggiore conoscenza, maggiore supporto e maggiore trasparenza. Questi sono i vantaggi del lavoro svolto fino ad oggi.
  I fabbisogni standard possono essere utilizzati per il sistema di perequazione, per valutare la sostenibilità finanziaria delle normative governative che incidono sugli enti territoriali, per i costi standard del livello ottimale dei servizi e quindi per avviare meccanismi di monitoraggio e incentivi e soprattutto ci permettono di capire qual è il gap infrastrutturale e, quindi, pianificare eventuali decisioni di investimento per riportare territori che sono strutturati in maniera diversa su uno stesso livello.
  Vi faccio vedere, molto brevemente, prima di passare ai risultati sulle regioni, una serie di analisi che abbiamo fatto sui comuni delle regioni a statuto ordinario.
  Nel grafico della slide n. 12 la spesa storica in euro è riportata in blu, mentre in verde quella standard. I comuni sono organizzati per dimensione, quindi per numero di abitanti. Si può vedere che ci sono differenze tra la spesa storica e la spesa standard, ma soprattutto la grossa differenza sta nel fatto che i comuni non sono tutti uguali rispetto alla dimensione in termini di abitanti.
  Si nota questo andamento ad «U» perché i comuni più piccoli hanno una serie di costi fissi che rendono la spesa per abitante molto più alta; i comuni con un numero maggiore di abitanti sono, invece, comuni più complessi e quindi hanno una serie di servizi aggiuntivi che devono fornire e che rende la spesa più elevata. Poi c'è tutta questa fascia intermedia dove la spesa, più o meno, si riduce.
  La cosa interessante è quella linea rossa che rappresenta la media. Un costo medio per abitante renderebbe ingiustizia di quello che, in realtà, è il fabbisogno standard di questi comuni. Queste sostanzialmente sono le stesse informazioni riportate, però, in termini puntuali, in termini di spesa storica e spesa standard.
  Nel grafico della slide n. 14, invece, abbiamo di nuovo, per regione, la stessa informazione come spesa storica e spesa standard. Ovviamente, anche qui abbiamo differenze tra le varie regioni italiane. Per semplicità abbiamo aggregato nel Piemonte tutte le spese storiche e il fabbisogno totale di tutti i comuni del Piemonte, e così via per le altre regioni. Questa è un'informazione sintetica.
  Potete vedere che ci sono medie di regioni in cui la spesa storica e la spesa standard divergono. In alcuni casi è più alta, in altri è più bassa. Questo è il lavoro che era stato fatto per i comuni. Adesso veniamo, invece, a quello che stiamo facendo e a quello su cui stiamo lavorando per la parte regionale.
  La tabella riportata nella slide n. 16, che viene fatta in Italia per la prima volta, evidenzia il discorso dal quale noi siamo partiti. In riga vedete tutte le funzioni di spesa. La prima colonna è la spesa totale per quelle funzioni di spesa e le altre colonne a destra sono sostanzialmente le modalità con le quali noi finanziamo in Italia quella spesa.
  È la prima volta che viene fatta questa fotografia che ci permette di capire quanto si spende e chi finanzia cosa. Come potete vedere, partiamo dalla spesa finanziata dalle regioni. Poi ci sono le province, le città Pag. 5metropolitane, i comuni. Per avere il quadro complessivo abbiamo aggiunto la parte nazionale che, in questo caso particolare, è il Servizio sanitario nazionale, quindi la parte sanità, e in ultimo il Fondo nazionale dei trasporti.
  Questa tabella sostanzialmente ricostruisce tutte le fonti di finanziamento che vanno poi a pagare per quella spesa che trovate nella prima colonna. È la prima volta che in Italia è possibile in qualche modo ricostruire una mappatura di finanziamento e spesa fatta in questo modo.
  Una caratteristica particolare che potete vedere è che su 151 miliardi di spesa (la cifra in fondo alla seconda colonna) il finanziamento principale è dello Stato e viene dal Sistema sanitario nazionale, dalla sanità. Per il resto, le regioni aggiungono circa 15 miliardi, le città metropolitane circa 3 miliardi e, dall'altra parte, ci sono 35 miliardi che vengono finanziati attraverso i comuni.
  Il grafico della slide n. 16 riporta le stesse informazioni sotto forma di figura.
  Nella slide n. 18 viene mostrato il valore in termini pro capite. Le stesse informazioni di prima sono adesso riportate in termini pro capite. Vado veloce perché voglio arrivare alla fine.
  L'altra tabella interessante è questa, che riporta la spesa storica di riferimento per funzione fondamentale e per regione. Qui sostanzialmente riusciamo a vedere in termini di euro per abitante quanto ogni regione spende per le singole voci che vedete riportate nelle colonne.
  SOSE non si interessa della parte sanità, ma qui abbiamo bisogno di fare il quadro complessivo, quindi anche la sanità è stata inclusa. Per la prima volta si riesce a vedere la fotografia complessiva di tutto il sistema della spesa storica delle regioni. È un altro tassello importante perché è un pezzo di informazione che fino ad oggi mancava, nessuno aveva provato a ricostruire questi dati. In termini di euro per abitante ci comincia a dare un'indicazione abbastanza chiara di come stanno le cose e di chi spende rispetto a quale voce di spesa. La stessa informazione è riportata graficamente.
  Passiamo alle spese nelle diverse regioni a statuto ordinario. Nella slide n. 29 sono riportati i dati di spesa totale finanziata della regione. Il valore assoluto è in euro per abitante. Graficamente sono riportate così. Questa, sostanzialmente, è la stessa tabella, ma per le singole diverse voci di spesa.
  Partiamo dal livello dei servizi offerti per abitante a livello regionale. Da un lato noi abbiamo mappato tutta quanta la spesa e adesso andiamo a vedere il livello di servizi che vengono offerti per quella spesa. Per poter fare questo abbiamo dovuto, per ogni singola voce di spesa, ottenere una serie di indicatori. Non sto qui a spiegarvi tutti gli indicatori. Nella relazione che vi abbiamo fornito ci sono tutte le informazioni.
  Andiamo sui grafici (slide n. 30 e 31) che forse sono più facilmente comprensibili: il blu rappresenta la spesa e la linea verde è l'indicatore sintetico che mi dice quanti servizi vengono offerti. Un grafico di questo genere – questo è il caso degli affari generali (slide n. 30) – ci racconta che per il livello di spesa se il verde è più alto del blu vuol dire che i servizi offerti sono molti rispetto alla spesa che è stata effettuata. Ordinate rispetto al livello della spesa trovate le situazioni delle regioni italiane. Questo per quanto riguarda gli affari generali.
  Se andiamo avanti, abbiamo istruzione, orientamento e formazione professionale. Vi dico da subito che per questa voce di spesa l'indicatore che noi abbiamo ottenuto è quello più critico. È quello più critico perché, sostanzialmente, qui mancano molte informazioni in termini di servizi che vengono offerti. Le uniche informazioni che siamo riusciti a raccogliere sono probabilmente non veritiere dell'intero panorama dei servizi che possono essere offerti. Su questo ci stiamo ancora lavorando.
  Questa è una prima analisi che viene fatta, però, noi stessi, come SOSE, riconosciamo che l'indicatore relativo alla funzione istruzione, orientamento e formazione professionale in termini di servizi offerti non è sicuramente quello scientificamente e metodologicamente più corretto che possiamo avere in questo momento, Pag. 6per un problema semplice, che è quello di carenza di informazioni in questo settore.
  Questa, invece, è la parte del trasporto pubblico locale, ma è solamente quella che viene dalla spesa delle regioni. Capite chiaramente che ci sono delle regioni che su questa voce di spesa mettono abbastanza soldi e altre che, invece, ne mettono di meno.
  Se, invece, guardiamo alla spesa totale, quindi parliamo di fondi che vengono sia dalle regioni che dal Fondo nazionale per il trasporto pubblico, questo è il grafico che ne viene fuori. Come vedete, il livello della spesa è abbastanza superiore all'indicatore del servizio, che sono in questo caso passeggeri trasportati per chilometri e chilometri equivalenti, che sono i due modi che solitamente vengono utilizzati per valutare i servizi di trasporto pubblico.
  Andando avanti, in questo caso la funzione è il settore sociale, comprensivo anche dei servizi all'infanzia e asili nido. Questa è solo la parte di spesa della regione. Anche qui ci sono situazioni che dipendono molto spesso dall'organizzazione della regione, di come è organizzata internamente per offrire questi servizi. Se, invece, vediamo il grafico mettendo insieme tutto, sia la parte regionale che quella che viene dal comparto nazionale, che in questo caso è il Fondo sanitario nazionale, e i ticket che pagano gli utenti, quindi la compartecipazione alla spesa, la situazione che vedete è quella rappresentata in questo grafico. Le regioni si differenziano molto sia in termini di spesa che anche e soprattutto in termini di servizi che vengono offerti.
  Il passaggio che ancora manca è quello sui livelli essenziali delle prestazioni. In realtà, i livelli essenziali delle prestazioni non sono stati ancora definiti. Si tratta di un passaggio politico, non certo di un passaggio tecnico. Nel momento in cui qualcuno deciderà di fissare l'asticella a un certo punto, definendo i livelli essenziali delle prestazioni, ovviamente noi di SOSE avremo la possibilità di riconsiderare tutte queste informazioni.
  Rispetto alla soglia minima che la politica ha deciso di considerare appropriata per il sistema Italia, potremo rifare tutte queste statistiche e darvi un'idea precisa della situazione. In realtà, fabbisogni standard e livelli essenziali delle prestazioni sono due facce della stessa medaglia. Sostanzialmente, se le risorse sono limitate, da qualche parte bisogna dire cosa è riconoscibile a livello di servizi offerti e cosa, invece, non possiamo permetterci, proprio perché le risorse sono limitate. Rispetto a questo, bisognerà agire in maniera diversa.
  Scusate se sono stato troppo veloce, ma il quarto d'ora a mia disposizione non mi ha permesso di approfondire la questione. Resto a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCESCO MOLLAME. I tempi stretti ci hanno un po’ penalizzati.

  PRESIDENTE. Vi chiedo di essere sintetici anche negli interventi.

  FRANCESCO MOLLAME. Devo rivolgere una semplice domanda.
  Lei ha fatto riferimento a uno studio anche per le regioni a statuto speciale? Lo ritengo assolutamente importante, anche per poter fare un raffronto in termini di costi e di efficienza rispetto alle regioni a statuto ordinario.

  DARIO BOND. Vorrei chiedere a lei, presidente, e anche alla Commissione se è possibile dedicare altro tempo all'audizione dei rappresentanti della SOSE per capire bene la costruzione dei costi standard sulle regioni, la derivazione legata ai comuni e i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) successivi. È alla base del regionalismo differenziato capire come si formano i costi e quali risorse andranno nella futura attuazione della «autonomia» delle tre regioni che l'hanno chiesta e delle altre che successivamente lo faranno.
  Presidente, chiedo ufficialmente di programmare un'audizione di tre ore con i rappresentanti della SOSE, magari una mattina Pag. 7 o un pomeriggio. Dedicare quindici minuti è una bestemmia.

  SONIA FREGOLENT. Anch'io mi unisco alla richiesta del collega di un'audizione più approfondita. Vorrei capire bene come sono stati costruiti i costi e, soprattutto, i servizi che vengono erogati. Credo che non sempre sia stato possibile capire in maniera intuitiva quali sono i servizi, quindi quali sono i criteri che avete utilizzato.
  Dall'altro lato, la sanità – che, come avete detto, non trattate – mi sembra l'ambito nel quale i costi sono maggiormente definiti. Vorrei capire se l'ambito sanitario, che incide per quasi l'80 per cento nei bilanci delle regioni, potrebbe essere preso come primo ambito di riferimento, per poi costruire effettivamente e arrivare all'applicazione dei costi standard, che mi risulta non siano applicati oggi, se non sbaglio.

  FRANCO DAL MAS. Chi mi ha preceduto ha già posto la domanda. Centocinquanta miliardi sono fuori da questo ragionamento complessivo. Evidentemente, risulta difficile capire quali siano i livelli essenziali di assistenza (LEA), quali i livelli essenziali di prestazioni e quali i costi effettivi e i fabbisogni.
  Mi sembra che il ragionamento che si è sviluppato intorno al federalismo differenziato non possa che partire da un dato, cioè il costo storico. Ad oggi noi, rispetto alla riforma del Titolo V, siamo ancora fermi ai costi storici. Mi confermi se è vero o meno.

  ROSA SILVANA ABATE. Vi ringrazio per essere venuti a chiarirci le idee.
  Vorrei rivolgere una domanda brevissima. Vorrei capire l'importanza dell'individuazione dei livelli essenziali di prestazioni nel procedimento dell'autonomia regionale.

  UGO PAROLO. Mi unisco alle considerazioni già fatte, soprattutto rispetto all'utilità e alla necessità di poter approfondire ulteriormente la questione.
  Vorrei aggiungere una domanda, una riflessione, che eventualmente potremo approfondire in seguito. Nel lavoro fatto, si considerano, in maniera anche molto analitica, le spese che sostiene lo Stato, o i vari enti, per le varie funzioni, ma non vedo da nessuna parte un'analisi rispetto al contributo fiscale che ogni territorio garantisce rispetto a quelle funzioni. Ovviamente, il fabbisogno standard è un dato che prescinde dalla capacità contributiva, ma conoscere la capacità contributiva associando i dati può aiutare anche a capire meglio le motivazioni della spesa e a tarare l'asticella, magari anche in maniera più equa, per le scelte politiche che bisognerà fare.

  PRESIDENTE. Do la parola ai rappresentanti della SOSE per la replica.

  VINCENZO ATELLA, amministratore delegato e direttore generale di SOSE SpA. Dividerò le risposte con il dottor Stradiotto.
  Parto dalla domanda sugli studi relativi alle regioni a statuto speciale. Noi, come SOSE, lavoriamo sulla base di una convenzione di atti esecutivi della Ragioneria generale, quindi abbiamo compiti ben precisi che ci vengono affidati, e su quelli noi lavoriamo. Per quanto riguarda le regioni a Statuto speciale, abbiamo cominciato a lavorare dal 2016 con i comuni della Sicilia. È l'unica regione per la quale, al momento, abbiamo indicazioni di poter lavorare, e lo stiamo facendo. Chiaramente, completare il quadro con le regioni a Statuto speciale arricchisce la visione del problema e ci dà tante altre informazioni. In ogni caso, al momento il nostro mandato è questo e a questo ci limitiamo.
  Come ho già detto, ho cercato di illustrare molto rapidamente la questione, in quindici minuti. Chiaramente c'è tantissimo ancora da raccontare, come, ad esempio, da dove sono stati presi questi dati, in termini di spesa, e soprattutto quali sono gli indicatori usati per definire i servizi. Anche in quel caso, sono state operate diverse scelte metodologiche. Abbiamo consegnato una relazione (vedi allegato 2), nella quale potrete trovare sufficienti informazioni.
  Se ci sono ulteriori chiarimenti o approfondimenti di cui avete bisogno, siamo comunque disponibili per una seconda audizione Pag. 8 o, in generale, per fornire risposte più dirette.
  È stato chiesto se siamo fermi ai costi storici. In realtà, siamo ancora fermi ai costi storici. Questo è il primo grosso tentativo reale, oggettivo, di mettere insieme una serie di numeri in grado, sostanzialmente, di permettere un salto in avanti.

  MARCO STRADIOTTO, responsabile analisi della finanza pubblica di SOSE SpA. Per quanto riguarda le regioni e ciò che succede negli ambiti regionali, è importante precisare che quando parliamo di 150 miliardi di spesa intendiamo ciò che spendono regioni, comuni, province e città metropolitane, ciò che pagano i cittadini attraverso i biglietti e i ticket e, in più, ciò che finanzia il Fondo nazionale per i trasporti e il Fondo sanitario nazionale.
  Per quanto riguarda comuni e province, abbiamo già fatto l'attività di stima, rispetto alla spesa storica, della spesa standard. La spesa storica, quindi, è già stata abbandonata. Su comuni, province e città metropolitane abbiamo il fabbisogno standard di ogni ente, delle regioni a Statuto ordinario. Per quanto riguarda le regioni a Statuto speciale, stiamo solo analizzando i comuni della Sicilia. Le prime stime arriveranno nei prossimi mesi.
  Per quanto riguarda le regioni, noi abbiamo monitorato la spesa storica. Siamo quasi pronti per determinare il fabbisogno. Siamo stati fermi un po’ di mesi, perché non c'era il presidente della commissione tecnica per i fabbisogni standard. Contiamo nei prossimi mesi di portare le prime elaborazioni. Ovviamente, svolgiamo attività di questo tipo sempre in compliance con i comuni, con IFEL (Istituto per la finanza e l'economia locale), che è il braccio operativo di ANCI (Associazione nazionale comuni italiani), con le province, le città metropolitane e con UPI (Unione delle province d'Italia), come stabilisce il decreto legislativo n. 216 del 26 novembre 2010. Il decreto-legge n. 50 del 2017 ci ha assegnato l'incarico di calcolare i fabbisogni invece delle funzioni svolte dalle regioni, e questo lo stiamo facendo in collaborazione con CINSEDO (centro interregionale studi e documentazione), che è l'associazione che mette insieme le regioni.
  Nel corso dei prossimi mesi, quindi, porteremo in commissione tecnica per i fabbisogni standard la stima dei fabbisogni (a quel punto, valuterete se sentire nuovamente SOSE), i dati storici e anche quelli che, secondo noi, secondo le stime, sono i fabbisogni standard, che tengono conto, sì, dei costi standard, ma anche della quantità di servizi. Il costo standard – che normalmente è una parola che buca il video – in realtà è solo un dettaglio, perché poi bisogna valutare la quantità dei servizi e capire il fabbisogno di un determinato territorio.
  Vi porto un esempio. Per quanto riguarda i comuni, abbiamo consegnato una relazione alla Commissione preposta, quella sul federalismo fiscale. In ogni caso, lasciamo gli atti anche a questa Commissione, in maniera tale da poter verificare esattamente cosa è stato fatto sui comuni. Ci comporteremo in maniera analoga per quanto riguarda le regioni. È chiaro, ad esempio, che un conto è fornire il servizio di scuolabus in un comune di pianura, un conto è fornirlo in un comune di montagna; un conto è riscaldare una scuola in una zona climatica fredda e un conto è riscaldarla in una zona climatica più favorevole. Questo discorso va al di là della curva a U, grande o piccola.
  Nelle grandi città, ad esempio sul sociale, le reti familiari non ci sono e il comune deve rispondere a bisogni sociali, cosa che invece nel comune medio non accade. Nei comuni piccoli ci sono le diseconomie di scala. In questo senso, anche la questione relativa alle regioni è importante. È chiaro che la grande regione negli affari generali, probabilmente, spende un po’ meno perché ha un'economia di scala. Di questo bisognerà sicuramente tenere conto.
  Bisogna tenere conto dell'anzianità dei dipendenti. Dico una cosa in più. Pensiamo all'istruzione. Parliamo solo dei servizi complementari dell'istruzione, cioè, per quanto riguarda i comuni, di riscaldamento, energia elettrica, manutenzione degli ambienti e scuolabus. Per quanto riguarda province e città metropolitane, vale lo stesso discorso. Per quanto riguarda le regioni, ci Pag. 9riferiamo al supporto all'orientamento professionale. Tutto il resto, ovviamente, come sappiamo, è a carico dello Stato. In prospettiva, relativamente al terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, l'idea potrebbe riguardare gli insegnanti. Questo non si sa, lo stabilirà il decisore politico.
  Chiaramente, in quel caso, nell'analisi del costo del personale, se una regione ha personale più anziano, il fabbisogno standard dovrà valutarlo. Quel personale non può essere standardizzato o licenziato perché la regione che spende meno, magari, ha insegnanti più giovani. Questo è un dettaglio non indifferente. È per questo che abbiamo messo la slide dei comuni, facendo capire che un costo medio potrebbe fare danni. Bisogna che sia calcolato. I fabbisogni standard, insieme al costo standard, hanno questo tipo di obiettivo.
  I costi standard insieme ai fabbisogni standard permettono di dare al decisore politico elementi importanti. Noi possiamo dire per ogni territorio quanto vale un posto di asilo nido. Non è un dettaglio da poco. Il decisore politico potrebbe decidere di utilizzare i LEP sugli asili nido. Oggi non ci sono, perché ad oggi gli asili nido sono ancora un servizio a domanda individuale e a risposta discrezionale. Se un sindaco non fornisce un asilo nido non si può dire nulla. Se il decisore politico, però, decide di farlo, trasformandolo da servizio a domanda individuale a servizio obbligatorio, stabilendo anche un livello minimo di copertura rispetto alla fascia 0-2 anni, a quel punto ci si potrebbe chiedere: quanto costerebbe in più? Partendo da un costo standard, si fa una classica operazione di moltiplicazione rispetto a una percentuale di bimbi potenziali (ovviamente non potrà mai essere il cento per cento) e, in base al risultato, si può eventualmente comunicare al decisore politico l'entità di copertura necessaria a quel progetto di legge o a quell'emendamento.

  PRESIDENTE. Poiché i lavori dell'Assemblea della Camera stanno per iniziare, con immediate votazioni mi vedo costretta a concludere la seduta odierna. Tuttavia, come richiesto anche da alcuni colleghi, spero ci sia l'opportunità di avere nuovamente con noi i rappresentanti della SOSE spa. Chiederemo un'ulteriore proroga dell'indagine conoscitiva considerata l'importanza degli argomenti che necessitano un approfondimento.
  Avverto che i rappresentanti della SOSE spa hanno messo a disposizione della Commissione della documentazione, di cui autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati 1 e 2). Ringrazio i rappresentanti di SOSE spa.
  Il seguito dell'audizione è rinviato ad altra seduta.

  La seduta termina alle 9.20.

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ALLEGATO 1

Slides illustrative della relazione svolta dal Prof. Vincenzo Atella

Amministratore delegato e direttore generale di SOSE SpA

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ALLEGATO 2

Memoria depositata dal Prof. Vincenzo Atella

Amministratore delegato e direttore generale di SOSE SpA

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