XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 32 di Lunedì 25 novembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030.

Audizione di rappresentanti di CIA – Agricoltori italiani.
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3 
Di Rollo Barbara , responsabile politiche gestione del suolo, risorse irrigue e settore florovivaistico di CIA – Agricoltori Italiani ... 3 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 4 
Moretto Sara (IV)  ... 4 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 5 
Di Rollo Barbara , responsabile politiche gestione del suolo, risorse irrigue e settore florovivaistico di CIA – Agricoltori italiani ... 5 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 5 

Audizione di rappresentanti di Coldiretti:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 5 
Ciancaleoni Francesco , A ... 5 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 7 

Audizione di rappresentanti di Confagricoltura:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 7 
Papili Roberta , funzionario area sviluppo sostenibile e innovazione ... 7 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 10 
Papili Roberta , funzionario area sviluppo sostenibile e innovazione ... 11 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 11 

Audizione di rappresentanti di RETE Imprese Italia:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 11 
Masciocchi Pierpaolo , responsabile settore ambiente e utilities e sicurezza Confcommercio – Imprese per l'Italia ... 11 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 14 

Audizione di rappresentanti del Comitato nazionale per il paesaggio:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 14 
Cuppini Alberto , esperto della materia ... 15 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16 
Rutigliano Oreste , Presidente del Comitato nazionale per il paesaggio ... 16 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 17 

(La seduta, sospesa alle 16.20, è ripresa alle 16.25) ... 17 

Audizione di rappresentanti di Italia solare:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 17 
Viscontini Paolo Rocco , Presidente di Italia Solare ... 17 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 18 
Piattelli Attilio , Vicepresidente Italia Solare ... 18 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 19 
Viscontini Paolo Rocco , Presidente di Italia Solare ... 19 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 20 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 20 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 20 
Viscontini Paolo Rocco , presidente di Italia Solare ... 20 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 20 

Audizione di rappresentanti di Utilitalia:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 20 
Macrì Francesco , vicepresidente di Utilitalia ... 20 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 21 
Colarullo Giordano , Direttore generale di Utilitalia ... 21 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 22 
Zucconi Riccardo (FDI)  ... 22 
Crippa Davide (M5S)  ... 22 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 22 
Macrì Francesco , Vicepresidente di Utilitalia ... 22 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 23 
Colarullo Giordano , Direttore generale di Utilitalia ... 23 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
BARBARA SALTAMARTINI

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di CIA – Agricoltori italiani.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di CIA – Agricoltori italiani.
  Sono presenti il dottor Massimo Fiorio, responsabile affari istituzionali e relazioni esterne e la dottoressa Barbara Di Rollo, responsabile politiche gestione del suolo, risorse irrigue e settore florovivaistico.
  Nel dare la parola alla dottoressa Di Rollo, ricordo che l'audizione di oggi è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili per approfondire le tematiche oggetto dell'indagine conoscitiva e chiederei agli auditi di contenere la loro relazione in dieci minuti, in modo da consentire ai deputati la possibilità di formulare delle domande.

  BARBARA DI ROLLO, responsabile politiche gestione del suolo, risorse irrigue e settore florovivaistico di CIA – Agricoltori Italiani. Grazie, Presidente. Vorrei ringraziare la Commissione della possibilità di questa audizione e di poter soddisfare, per quanto possibile, le richieste della Commissione medesima.
  Come CIA più di due anni fa avevamo avanzato, nel momento in cui venne presentata la consultazione per la Strategia energetica nazionale, una serie di commenti a quella Strategia che purtroppo mi dispiace dover riferire che sono rimasti gli stessi, identici commenti che riportiamo oggi. Il Piano energia e clima che è stato presentato riporta gli stessi, identici difetti e le stesse identiche mancanze che avevamo rilevato in origine, quando è stata presentata la Strategia energetica nazionale.
  Io vorrei riassumere in pochissimo tempo e in pochissime parole, affidando al documento scritto che consegneremo alla Presidenza le nostre indicazioni. Il settore agricolo è il settore che maggiormente può contribuire all'emergenza climatica. Tutto quello che stiamo guardando in questi giorni, dai telegiornali alle notizie che ci arrivano, è il frutto di un'emergenza climatica che è in corso, un'emergenza climatica che – noi sappiamo – può essere risolta solamente agendo a livello di riduzione delle emissioni atmosferiche di anidride carbonica e degli altri gas climalteranti, e l'agricoltura è l'unico settore che riesce contemporaneamente ad agire su tutti i fronti che riguardano il contrasto all'emergenza climatica. L'agricoltura, desideriamo ricordarlo, ha sia delle potenzialità per quanto riguarda le riduzioni delle emissioni, ma anche grandissime potenzialità per quanto riguarda gli assorbimenti, cosa che nessun altro settore è in grado di fare. L'agricoltura fornisce inoltre i materiali che sono alla base della bio-economia, quindi oltre a poter Pag. 4agire sul fronte climatico rientra in diverse strategie e in diverse politiche che andrebbero maggiormente coordinate.
  Spesso, quando parliamo di emergenza climatica e ci rifacciamo ai settori dell'energia, in particolare a quello delle riduzioni, l'agricoltura viene considerata soltanto all'interno del settore delle force sharing, quindi nel settore che, con la condivisione degli sforzi, riesce a raggiungere la riduzione delle emissioni. I settori che sono contemplati nelle force sharing per l'agricoltura sono quelli meno comprimibili, perché la gran parte delle emissioni sono endogene e riguardano la vita stessa degli animali che vengono utilizzati in zootecnia. Quindi difficilmente si riusciranno a raggiungere delle riduzioni importanti. Quello su cui si deve lavorare – che spieghiamo bene nel documento – è tutto il resto delle potenzialità agricole, dove l'integrazione delle diverse politiche può fare e può dare molti più contributi di quelli che ci si aspetta.
  La Strategia aveva come difetto importante errori di base che, di conseguenza, anche il Piano che è stato sviluppato, a nostro avviso, contiene: non calcola a sufficienza le potenzialità su diversi fronti, per esempio delle energie rinnovabili che derivano dall'agricoltura e dalla silvicoltura, sul fronte dell'impiego del biogas, ma anche rispetto alle altre rinnovabili classiche dove si possono sfruttare ad esempio gli spazi che esistono in agricoltura per poter incrementare l'energia che deriva dalle fonti rinnovabili. Quindi un accento secondo noi anche di propositività è mancato nel Piano, così anche nella Strategia che è stata mantenuta a monte.
  Il nostro obiettivo con questo brevissimo contributo è quello di rilanciare su una visione strategica dell'agricoltura dal punto di vista del contributo che questa può dare, e non soltanto come riduzione delle emissioni, ma su tutti gli altri fronti. Questo è il nostro intervento. Bisognerebbe immaginare anche una diversa distribuzione dell'energia, potendo in qualche modo guardare alle aree rurali come sistemi che si auto-approvvigionano, quindi pensando a quella generazione diffusa sul territorio che potrebbe effettivamente fare la differenza.
  Si parlava della Sardegna e del fatto che una maggiore infrastrutturazione per far giungere il gas in Sardegna sarebbe potuta essere una soluzione, ma questa non è una soluzione che guarda al futuro. Il futuro è l'impiego di energie alternative. Bisogna spingere ancora, e molto, sulle energie alternative. Tutto quello che è stato fatto negli ultimi anni sull'energia alternativa è stato un grosso passo indietro e con queste premesse non è possibile avere quel rilancio e quello slancio necessario per poter raggiungere gli obiettivi dell'accordo sul clima. Bisogna fare molto di più, e questo lo dicevamo già due anni fa: questa Strategia è stata poco lungimirante e il Piano conseguente è stato ancora meno lungimirante. Quindi la nostra richiesta è di guardare al settore rispetto a tutte le potenzialità che ha, perché effettivamente possiamo raggiungere quel benessere diffuso collegato a un impiego dell'energia efficace e corrispondente anche alle più moderne tecnologie.
  Io vi voglio ringraziare per l'ascolto e rinviare gran parte di quanto già detto al documento che consegneremo alla Presidenza.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. Ha anticipato la richiesta di poter avere il documento che avete preparato affinché lo possiamo mettere a disposizione di tutti i colleghi.
  Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  SARA MORETTO. Rimango anch'io sul vago, perché – devo ammettere – non conosco le vostre osservazioni precedenti sulla Strategia, di conseguenza non conosco quelle che avanzate sul Piano e attendo di leggere il documento. Voi quindi ritenete coerenti, raggiungibili gli obiettivi che vengono posti, però ritenete che non sia calcolato in maniera corretto il contributo che il vostro settore può dare al raggiungimento di questi obiettivi? Prima domanda.
  Vorrei chiedere poi se nello specifico – non so se sul documento ci saranno – ci Pag. 5sono delle correzioni di rotta che chiedete con degli interventi al documento di pianificazione, che secondo voi potrebbero intervenire sulle mancanze che ci dimostrerete nel documento.

  PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Di Rollo per la replica.

  BARBARA DI ROLLO, responsabile politiche gestione del suolo, risorse irrigue e settore florovivaistico di CIA – Agricoltori italiani. Assolutamente sì, noi immaginiamo che il mix energetico che serve all'Italia si debba fondare molto di più sulle rinnovabili. A nostro parere, ma ritengo che questa sia anche la visione dell'Europa, bisognerebbe aumentare gli obiettivi delle rinnovabili, a cui potremmo contribuire come settore agricolo in maniera determinate.

  PRESIDENTE. La ringrazio e attendiamo il documento che ci avete illustrato, seppur sinteticamente.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Coldiretti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Coldiretti.
  Nel dare la parola al dottor Francesco Ciancaleoni, area ambiente e territorio, che saluto e ringrazio, ricordo che l'audizione di oggi è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili per approfondire le tematiche oggetto dell'indagine conoscitiva e chiederei agli auditi di contenere la loro relazione in dieci minuti, in modo da consentire ai deputati la possibilità di formulare delle domande.

  FRANCESCO CIANCALEONI, Area ambiente e territorio. Coldiretti aveva già partecipato alla consultazione pubblica indetta per il Piano nazionale, però la formula con cui era stata proposta non permetteva di fare un discorso più organico, quindi ringraziamo per l'opportunità.
  I documenti oggetto dell'audizione fanno parte di una strategia climatica a livello europeo, e che coinvolgono quindi anche il nostro Paese; in questo ambito lamentiamo una sostanziale carenza di attenzione nei confronti del settore agroforestale. In particolare mi riferisco al ruolo di assorbimento di carbonio, che è un tema poco trattato specialmente dal Piano nazionale.
  Il ruolo strategico del settore agroforestale nel campo dell'assorbimento di carbonio è uno degli aspetti fondamentali che riguardano le strategie climatiche, ma a questo si aggiunge anche l'apporto energetico, cioè il contributo in termini di energie rinnovabile.
  La carenza del Piano nazionale si evidenzia anche in termini di scenari là dove si vede uno scenario di previsione dello sviluppo delle bioenergie in contrazione rispetto invece a quelle che per noi sono potenzialità inespresse, che dovrebbero essere oggetto di attenzione e di investimento.
  Mi concentrerei, per brevità, su alcune criticità che abbiamo già evidenziato nel corso della consultazione, tralasciando una serie di considerazioni positive che diamo per scontate come condivisibili. Lo scenario di sviluppo delle bioenergie in generale secondo noi è sottostimato, così come lo è lo scenario delle bioenergie nel settore elettrico. C'è stata una tendenza a considerare esclusiva o prioritaria la trasformazione della filiera del biogas in biometano, quando noi invece su questa tecnologia riteniamo che il biogas sia la produzione ambientalmente, energeticamente importante per noi, per tutta una serie di motivazioni che riguardano il clima, a prescindere dall'interesse nell'ambito dell'impresa agricola, che riguardano il contributo favorevole al contenimento delle emissioni, specialmente grazie all'utilizzo di sottoprodotti di origine zootecnica, con la possibilità di utilizzo nei terreni per portare sostanza organica in sostituzione dei fertilizzanti chimici, che sono tra i principali responsabili delle emissioni. Pag. 6
  La difficoltà di ragionare in un'ottica di esclusiva trasformazione del biogas in biometano è dovuta a molti fattori, anche tecnici e strutturali; è dovuta alle dimensioni delle imprese e alle difficoltà di sostenere certi investimenti, considerando che non tutte le imprese zootecniche di media dimensione avranno la possibilità di essere convertite a biometano. Mentre sosteniamo l'importanza di continuare a mantenere gli incentivi nell'elettrico per la produzione di biogas, che resta secondo noi una delle filiere più importanti per l'agricoltura, e anche come contributo energetico a fronte di un parco impianti già esistente. Vi risparmio i dati, perché credo che abbiate avuto ampia possibilità in altre audizioni di avere informazioni sullo stato dell'arte in termini di presenza di impianti di digestione anaerobica alimentati da sottoprodotti agricoli, o meglio agro-zootecnici.
  Riteniamo sottostimato anche l'obiettivo dei biocarburanti, in particolare per quanto riguarda la potenzialità di quelli avanzati di cui il biometano fa parte, nonostante il rilievo sul non completo passaggio del biogas a biometano che è possibile attuare.
  Un altro passaggio lo farei sulla riduzione del sostegno della produzione di energia rinnovabile proveniente dalla valorizzazione della biomassa combustibile. Un tema che vede degli scenari molto riduttivi, a fronte di pronunciamenti sull'impatto ambientale. Vorrei far presente che nel Piano sono presenti indicazioni circa un indirizzo di ricerca verso il miglioramento delle tecnologie di trasformazione energetica che interessano essenzialmente fotovoltaico ed eolico, mentre sarebbe opportuno indirizzare queste attività anche al settore della combustione delle biomasse, dove abbiamo una grande potenzialità energetica che non può essere stralciata da un piano di prospettiva, anche considerando i fattori positivi legati alla gestione forestale, che ha un importante impatto in termini di difesa dal dissesto idrogeologico e assorbimento del carbonio. Quindi contestiamo anche questa visione esclusivamente riduttiva della potenzialità delle biomasse combustibili.
  In completa controtendenza con gli obiettivi comunitari e nazionali che riguardano la riduzione del consumo di suolo c'è lo scenario di un massivo sviluppo di fotovoltaico ed eolico, secondo noi preoccupante in termini di possibili impatti territoriali, laddove ci si aspetta il ritorno della possibilità di installazione su suolo agricolo, cioè il fotovoltaico a terra. Su questo richiamiamo l'attenzione rispetto al fatto che, se la Strategia e il Piano vanno eccessivamente in direzione di uno sviluppo del fotovoltaico e dell'eolico, bisognerà anche poi prevedere degli strumenti di governo e di programmazione territoriale che, in genere, interessano l'impatto territoriale delle rinnovabili.
  Altri piccoli interventi di interesse possono essere l'utilizzo plurimo delle fonti irrigue, ossia la possibilità di sfruttare il settore idroelettrico. Anche lì c'è un interesse da parte degli agricoltori per quanto riguarda la possibilità di sfruttamento di alcuni bacini per le attività di pompaggio a uso plurimo – quindi contemporaneo – dei salti d'acqua sia per la parte irrigua che per la parte energetica.
  Un ultimo elemento è quello che riguarda il ruolo che le fonti cosiddette programmabili, come quella del biogas, possono avere nell'ambito dei servizi di regolazione della rete. Un altro orizzonte che potrebbe essere interessante per il settore agricolo.
  In ultimo lascio gli aspetti climatici che nel Piano sono solo accennati, con scenari abbastanza piatti che, più che andare a commentare un più o meno pesante scenario ricostruttivo in termini di emissioni agricole, pongono l'accento sulla mancanza di dati e di scenari sugli impatti anche delle politiche in attuazione dei regolamenti comunitari che riguardano il settore non-ETS e il settore LULUCF (land use, land-use change and forestry). Per questo nel Piano comprensibilmente non sono presentati gli scenari per mancanza di dati. La mancanza di dati secondo noi è uno degli aspetti invece da colmare per poter affrontare in ottica di programmazione gli effettivi impatti e gli effetti positivi del settore agroforestale, stanti le complesse interazioni Pag. 7 che esistono nelle dinamiche ad esempio che riguardano il ciclo dell'azoto o comunque il rapporto tra produzione agricola, territorio e risorse naturali.
  Un ultimo passaggio lo dedico allo spreco e alla valorizzazione dei modelli di produzione, distribuzione e consumo sostenibili come la filiera corta, che devono essere realizzati secondo noi in una strategia che riguarda il clima e dovrebbero essere oggetto di attenzione per il ruolo che possono avere nel contenimento delle emissioni e nella trasformazione anche del sistema di consumo e di produzione verso la strategia di decarbonizzazione al 2050. Strategia per la quale siamo già chiamati adesso ad operare insieme al Ministero delle politiche agricole, che tra l'altro – sottolineiamo – non è stato coinvolto nell'elaborazione del Piano. Noi abbiamo anche partecipato alla costruzione di un position paper, che il Ministero ha pubblicato sul proprio sito. Dicevo, nell'ambito della strategia della decarbonizzazione avere una SEN e un Piano nazionale energia e clima con questa carenza in termini di ruolo del settore agricolo ci mette in difficoltà nel proseguire il dibattito, anche a livello istituzionale.

  PRESIDENTE. Le chiedo se può farci pervenire il documento che avete stilato affinché tutti i commissari lo possano leggere, proprio a seguito della brevità – di cui la ringrazio – delle osservazioni che ha voluto porre.
  Non essendoci richieste di intervento da parte dei colleghi, saluto e ringrazio il rappresentante di Coldiretti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Confagricoltura.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Confagricoltura.
  Saluto la dottoressa Roberta Papili, funzionario area sviluppo sostenibile e innovazione, e la dottoressa Giulia Callini, area affari parlamentari.
  Nel dare la parola alla dottoressa Roberta Papili, ricordo che l'audizione di oggi è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili per approfondire le tematiche oggetto dell'indagine conoscitiva e chiederei agli auditi di contenere la loro relazione in dieci minuti, in modo da consentire ai deputati la possibilità di formulare delle domande.

  ROBERTA PAPILI, funzionario area sviluppo sostenibile e innovazione. Innanzitutto ringraziamo per questa occasione di confronto importante, perché sicuramente le evoluzioni e le discussioni sul settore energetico hanno delle forti implicazioni sul settore agricolo e sulle imprese che noi rappresentiamo, per cui entrare nel merito di alcune dinamiche nuove per noi è sicuramente strategico. Lo è ancor di più, quando parliamo di decarbonizzazione nel settore energetico. È importante perché richiama il doppio ruolo dell'agricoltura: un ruolo assolutamente positivo in termini di assorbimento e un ruolo negativo d'impatto. Per questo abbiamo tutto l'interesse a far sì che anche gli aspetti energetici rientrino in una strategia complessiva di sostenibilità delle nostre produzioni. Poi la competitività delle nostre imprese. Sicuramente il fattore energetico è un fattore determinante, per cui lavorare per uno sviluppo armonico del settore che possa offrire delle soluzioni energetiche migliori diventa assolutamente strategico.
  Un punto su cui vogliamo provare a fissare l'attenzione è l'aspetto climatico che sottende a tutta la strategia per la politica europea sul clima e l'energia al 2030. Il tema climatico perché, così come già definito dall'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) nell'ultimo rapporto strategico sul contenimento della temperatura, evidenzia un ruolo importante delle biomasse e delle bioenergie per poter rispondere a questi obiettivi sfidanti di decarbonizzazione dell'economia. Noi dobbiamo ragionare in termini di decarbonizzazione del settore energetico in un ambito più articolato e più complesso, che quindi interessa tutte le attività produttive. Riteniamo Pag. 8 che le discussioni in atto sulla Strategia energetica e sul Piano energia e clima diventino un'opportunità per le nostre imprese, per le imprese che rappresentiamo e per il Paese in generale.
  Un tema centrale è il tema dell'assorbimento di CO2, oltre a un tema di riduzione. Per cui in tutte le riflessioni che abbiamo fatto rispetto allo scenario delineato dalla SEN nel 2017, e oggi dal Piano, riteniamo che si stia facendo molto sul piano della riduzione delle emissioni, anche se potremmo alzare un pochino l'asticella, quindi avere degli obiettivi più sfidanti in termini di sostituzioni di energia con energie rinnovabili, ma riteniamo che forse il passaggio su cui c'è ancora da lavorare sia quello dell'assorbimento della CO2. Come rilevato dagli scienziati, quindi dall'ONU, è evidente che l'obiettivo al 2100 è un obiettivo che raggiungiamo solo sequestrando l'anidride carbonica. Quindi riteniamo che in questo forse la revisione della Strategia debba andare proprio in un'ottica di valorizzare, anche con riferimento alla scelta di singole fonti rinnovabili, andando a valutare l'impatto più ampio. Quello che abbiamo rilevato è che in alcuni passaggi forse l'elemento che ha guidato la scelta sia stato più un elemento di costo/opportunità di alcune tecnologie rispetto ad altre, senza valutare fino in fondo le ricadute positive che possono avere delle filiere che mettono al centro le biomasse, che mettono al centro la bio-economia. Sostanzialmente di questo stiamo parlando. Riteniamo che la Strategia energetica debba ragionare in uno scenario più ampio, quindi il tema dell'assorbimento è centrale.
  Veniamo più nello specifico ai punti critici che abbiamo rilevato nella SEN, che poi ritroviamo nel Piano integrato per l'energia e il clima. Noi eravamo stati critici a suo tempo con la Strategia – e questo l'abbiamo manifestato in una serie di documenti –, lo siamo stati altrettanto con il Piano. Nella consultazione abbiamo provato a evidenziare una serie di punti deboli, che però, almeno nel testo che è stato trasmesso all'Unione europea permangono. Permangono sia con riferimento alle bioenergie ma, più in generale, parliamo anche di agroenergie e poi entrerò nello specifico.
  Sviluppo dell'elettrico da fonti rinnovabili e il ruolo delle bioenergie. Oggi il Piano energetico vede un ruolo del tutto trascurabile delle biomasse, perché al 2030 addirittura, pur ragionando in termini complessivi di biomasse solide, biogas e bioliquidi sostenibili, abbiamo una riduzione delle filiere che negli ultimi dieci anni hanno dimostrato un particolare valore positivo, anche in termini ambientali: per esempio la filiera del biogas, su cui non ritroviamo nel Piano – ma c'era questa mancanza già nella Strategia – alcun tipo di sviluppo. Addirittura la SEN immagina uno scenario al 2030 dove i sistemi di sostegno possano accompagnare uno sviluppo di filiere a biogas tarato su piccoli impianti, dove il piccolo è sostanzialmente il settanta kilowatt. Questo a fronte, però, di uno sviluppo che si è avuto in questi dieci anni, che dà l'evidenza di come l'opportunità e l'efficienza di alcune tecnologie come la digestione aerobica si sposti un pochino in avanti. Noi abbiamo ragionato anche con l'ultima manovra finanziaria su impianti da trecento kilowatt, perché riteniamo che sia proprio una soglia al di sotto della quale la tecnologia non riesca a dare la massima efficienza. Per cui, dal punto di vista dell'elettrico da rinnovabili, sicuramente il piano delle biomasse e del biogas.
  Sulle biomasse un passaggio va fatto, in particolare sulle biomasse solide. Per noi sono strategiche. Oggi nel Piano quello che ravvisiamo è una preoccupazione rispetto al tema della qualità dell'aria. Legittimo ma riteniamo, altrettanto, che le tecnologie siano evolute, quindi anche le prestazioni degli impianti e tutti i trattamenti che è possibile adottare. Pertanto riteniamo che ci possa essere una crescita. Questo vale sia per l'elettrico ma, ancor di più, per il termico da biomasse. Abbiamo visto una crescita al 30 per cento di energia termica come obiettivo complessivo, vediamo però che viene affidata a pompe di calore o a tecnologie diverse. Per le biomasse c'è addirittura una riduzione, perché il Piano prevede un mantenimento dei consumi attuali di energia da biomasse, ma, aumentando Pag. 9 l'efficienza, significa diminuire l'utilizzo di biomasse forestali.
  Cosa implica per noi aziende agricole. Implica il venir meno di opportunità di economia a livello locale. Se oggi ragioniamo solo con un'area, l'area appenninica, quindi le aree interne e le aree montane, capite bene che la gestione oggi delle superfici forestali di quest'area è una gestione a ceduo. Significa che quel legname ha un valore dal punto di vista energetico, non è un legname che inserisco in una filiera più articolata, come può essere quella di altre essenze, in altre aree del Paese. Quindi venendo a mancare una leva, che noi ci saremmo aspettati, avremmo desiderato incrementare proprio la domanda di termica da biomasse, al contrario ci troviamo una previsione di diminuzione. Questo significa mettere in crisi alcune dinamiche, alcuni sviluppi territoriali che si sono mossi sulla spinta di alcune politiche di sostegno all'energia prima elettrica e poi alla termica. Parlo del Conto termico, come posso parlare dei vari decreti di incentivazione. Per cui questo per me è un tema di assoluto rilievo.
  Cosa implica questo. Non solo il venir meno di opportunità economiche, ma la cosa molto importante che ci teniamo a sottolineare rispetto al tema climatico, quindi a questa necessità che abbiamo – di cui dicevo in premessa – di fare stoccaggio e assorbimento di CO2: un bosco non manutenuto, non gestito è un bosco che non ha un valore dal punto di vista ambientale. È un bosco che non assorbe. Abbiamo superfici importanti, 11,7 milioni di ettari di superfici boscate, dove la parte del bosco ceduo è una parte rilevante, che non solo non avrebbe un utilizzo economico, energetico, ma non avrebbe neanche una portata ambientale utile per il Paese. Su questo noi abbiamo fissato l'attenzione sia sulla SEN, perché è il documento che ha definito questo scenario, che – ancora una volta – sul Piano. Questo non è coerente nemmeno con la visione europea, perché l'Europa per prima riconosce nella Strategia al 2030 una strategia energetica fondata sulla bio-economia, sull'economia circolare, in linea con lo sviluppo sostenibile, quindi con una coerenza tra tutte le politiche; invece questo scenario non soddisfa in primis le nostre imprese che vedono in questa evoluzione del sistema un'opportunità. In ambiente agricolo abbiamo infatti molte risorse che vanno dalle risorse forestali alle risorse agricole, alcune sono delle colture, erbacee, arboree, altre sono dei residui. Il residuo nella gestione della filiera energetica rappresenta un'opportunità di valorizzare al meglio una risorsa, reintrodurla all'interno della propria azienda, perché, se pensiamo solo al biogas, io non solo valorizzo nel fluente una coltura, ma ho come prodotto energia elettrica, termica; avrò a brevissimo biometano, perché stiamo lavorando su quello; ho digestato, un biofertilizzante; ho tutta una serie di elementi che aiutano a migliorare non solo la gestione delle aziende ma del territorio. Il tutto amplifica la potenzialità all'interno delle biomasse.
  Dicevamo, sull'elettrico non vediamo questa crescita. Non la vediamo sicuramente sul termico. Riteniamo anche che il Piano dovrebbe sforzarsi di più sul fronte dei biocarburanti. Nonostante ci sia un obiettivo importante, anche superiore all'obiettivo europeo sui biocarburanti, perché parliamo da un 14 per cento europeo a un 21 per cento a livello nazionale al 2030, di fatto i biocarburanti avanzati pesano un circa un terzo delle prospettive di sviluppo; abbiamo un peso ancora molto importante dei biocarburanti di prima generazione o piuttosto ragionamenti sull'utilizzo degli oli vegetali esausti, dove il problema potrebbe essere l'importazione di queste biomasse, con impatti ambientali non così positivi. Per cui sul biometano, rispetto a una potenzialità del solo settore agricolo che è stata misurata, quantificata, stimata al 2030 in circa otto miliardi di metri cubi di biometano, di cui almeno sette solo da matrici agricole, cioè solo quello che l'agricoltura attuale può produrre al 2030, l'obiettivo è di 1,1 miliardi. Capite che c'è ancora ampio margine di crescita, quindi ci saremmo aspettati che proprio sul segmento dei trasporti dove la decarbonizzazione è ancora più complessa, perché le tecnologie e le fonti sono più limitate, forse Pag. 10le bioenergie, il biometano in particolare, da matrice agricola o da altre matrici, dovrebbero avere un ruolo più importante. Questo accompagnerebbe soprattutto la decarbonizzazione e la transizione attraverso il gas.
  Il ragionamento che si sta facendo a livello europeo è di indicare un target di biometano all'interno del gas, perché sarebbe in linea e coerente con questa evoluzione che ci aspettiamo di decarbonizzazione del settore.
  Qualche altra battuta sul Piano. L'obiettivo al 2030 sull'elettrico viene affidato a fotovoltaico ed eolico, quindi è previsto triplicare l'attuale potenza installata di fotovoltaico, raddoppiare la potenza di eolico. Può funzionare, però poi abbiamo un tema che il Piano non scioglie: come gestire questa importante introduzione di grossi impianti, così come gli impianti fotovoltaici a terra. Su questo c'è ancora da discutere e da definire, perché il passaggio proprio dell'inserimento nei territori, soprattutto nelle aree agricole, del fotovoltaico la SEN l'aveva posto come punto di attenzione, il Piano ci ritorna, ma non abbiamo ancora nessun tipo di risposte e ragionamenti.
  In agricoltura le nostre aziende hanno investito molto in fotovoltaico, che è una delle fonti agro-energetiche, per cui parliamo di biomasse così come parliamo di fotovoltaico; è evidente che poi i ragionamenti su grossi impianti a terra vanno valutati e verificati. Per cui anche un allineamento, quando nel Piano si parla di politiche e misure, anche delle politiche volte ad inserire al meglio questi impianti sul territorio, magari privilegiando quelle aree a scarsa produttività o aree marginali. Quindi differenziando in maniera opportuna le possibilità. Questo per quanto riguarda il fotovoltaico.
  La nostra visione è di un'azienda che diventi indipendente dal punto di vista energetico. Per esempio l'introduzione dell'impianto a biogas consente di produrre energia, di produrre fertilizzanti, di fare tutta una serie di innovazioni e di gestioni nuove dell'azienda.
  Cosa può accompagnare la transizione. Non solo la possibilità di autoprodurre energia, ma anche la possibilità di inserire innovazione in azienda, quindi avere strumenti che lo consentano. Questo è il caso dell'agricoltura di precisione, la digitalizzazione, ma anche il rinnovo del parco mezzi. Se parliamo di sviluppo di biometano, dobbiamo porre non solo attenzione alla fase di produzione ma anche alla fase di utilizzo in agricoltura, che significa favorire una riconversione del parco veicoli. Nel Piano, per esempio, rispetto ai veicoli privati c'è l'individuazione di alcune politiche volte a riconvertire il parco verso delle motorizzazioni più efficienti e migliori prestazioni ambientali, sulla parte agricola manca questo. Per cui ben venga tutto quello che aiuta l'agricoltura a ridurre il fabbisogno di gasolio. Siamo convinti che anche la transizione delle stesse imprese agricole vada in quella direzione. Però, per poterlo fare, abbiamo bisogno di poter produrre energia, poterla consumare. Quindi un obiettivo importante è quello non solo di una produzione energetica distribuita e diffusa sul territorio, ma anche la possibilità di consumarla sul posto a livello di azienda o nell'ambito dei distretti.
  L'ultimo punto è sull'informazione, che riguarda una sensibilizzazione che va dall'impresa in primis al consumatore rispetto alle peculiarità delle diverse fonti rinnovabili. L'importanza che ogni fonte può rivestire in un mix energetico. Il fatto che non possiamo pensare che una tecnologia possa dare tutte le risposte, ma è solo il mix che ci consente di traguardare quell'obiettivo che, torno a ripetere, è soprattutto di riduzione delle emissioni e di assorbimento della CO2.

  PRESIDENTE. Invito Confagricoltura a inviarci il documento scritto, in modo da poterlo mettere a disposizione di tutti i commissari.
  Non essendoci richieste di intervento da parte dei colleghi, ne approfitto per fare io una domanda. Dalle relazioni che abbiamo sentito, che non discordano molto, CIA, Coldiretti e Confagricoltura adesso, sembra – ma ovviamente mi riservo di fare un ulteriore approfondimento leggendo con attenzione le relazioni che ci invierete – emergere con chiarezza che nel Piano c'è Pag. 11una carenza sul comparto dell'agricoltura, su tutta la filiera agricola. Ci sono alcuni punti che andrebbero evidenziati anche all'interno del documento che questa indagine produrrà. La preoccupazione che però ho percepito più di altro – magari forse è meglio dire interpreto, spero di non sbagliare – è che, così come è stato elaborato il Piano, c'è un danno a tutto il comparto agricolo, perché mi sembra di comprendere che alcune scelte sia su alcuni target ipotizzati sia sull'avere escluso alcune possibili soluzioni che potevano avere un vantaggio anche per il vostro mondo, producano un danno anche economico al mondo stesso. Oltre che non aiutare il sistema climatico generale nel ridurre le emissioni e nel raggiungere più velocemente gli obiettivi che sia la SEN che poi il Piano stesso si pongono. Voi avete quantificato se sul piano economico per le realtà e per le imprese del comparto c'è un danno, anche per non aver voluto magari provare a sintetizzare le vostre richieste e quindi le risposte che avete dato, quando siete state auditi?
  Do la parola alla dottoressa Papili per la replica.

  ROBERTA PAPILI, funzionario area sviluppo sostenibile e innovazione. No, non abbiamo tradotto in numeri la mancata opportunità, perché in alcuni casi si parla di mancate opportunità; in altri, laddove ci sono delle biomasse residuali che non trovano un utilizzo energetico significa che da residuo o sottoprodotto diventano rifiuto, per cui è evidente che c'è proprio un costo, un onere. Anche se in agricoltura alcuni residui possono avere anche altri impieghi, perché le filiere della bioeconomia, su cui si sta discutendo e che si stanno sviluppando, hanno la forza di creare diverse opportunità di sviluppo, però è evidente che alcune biomasse, se pensiamo solo al fronte zootecnico e a quello che rappresentano per alcuni territori, dove la pressione degli allevamenti è importante e c'è poi un discorso di rispetto di alcune previsioni, sempre europee come la cosiddetta direttiva nitrati, la direttiva 91/676/CEE, è evidente che lì diventa un problema e un costo. Però non abbiamo al momento quantificato il valore di questa mancanza.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Confagricoltura.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di RETE Imprese Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di RETE Imprese Italia.
  Saluto Pierpaolo Masciocchi, responsabile settore ambiente e utilities e sicurezza di Confcommercio – Imprese per l'Italia che è accompagnato da Francesca Stifano, Enrico Zavi, Umberto Garini, Danilo Barduzzi, Rita Sofi, Valentina Bagozzi e Alessandro Tatafiore.
  Nel dare la parola al dottor Masciocchi, ricordo che l'audizione di oggi è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili per approfondire le tematiche oggetto dell'indagine conoscitiva e chiederei agli auditi di contenere la loro relazione in dieci minuti, in modo da consentire ai deputati la possibilità di formulare delle domande.

  PIERPAOLO MASCIOCCHI, responsabile settore ambiente e utilities e sicurezza Confcommercio – Imprese per l'Italia. Io desidero ringraziare vivamente la Commissione, il suo Presidente per l'opportunità che è stata offerta a RETE Imprese Italia di poter esprimere il punto di vista delle imprese, del mondo produttivo sul tema delle politiche ambientali, energetiche, delle politiche climatiche, se così vogliamo dire, che riveste oggi più che mai un'importanza strategica per il nostro Paese e per il nostro futuro, aggiungerei.
  Il Piano oggi in consultazione è decisamente ampio, strutturato, articolato per obiettivi, contenuti, finalità. Per rimanere nei tempi strettissimi assegnatici, io procederò veramente per punti rilevanti, cercando di seguire l'articolazione stessa del Piano e le dimensioni in cui esso si articola. Lasceremo alla Commissione un documento Pag. 12 più articolato e corposo di analisi e considerazioni.
  Prima di entrare nel merito di questi punti di rilievo, vorrei portare all'attenzione della Commissione l'esigenza, logica più che ancora metodologica, di assicurare sempre un confronto costante e strutturato, continuo con il sistema delle imprese sulle misure attuative del Piano, così da poter valutare sempre, costantemente il loro impatto sul sistema economico. Utile a questo riguardo sarebbe la costituzione di una cabina di regia, di un soggetto unico, unitario quantomeno, aperto al confronto con gli stakeholder che consenta la condivisione degli obiettivi, la gestione anche unitaria e coordinata delle politiche e degli strumenti da adottare. Questo lo diciamo perché l'attuale impianto del Piano ci pare non soddisfi ancora, quantomeno in certi suoi aspetti, la reale esigenza di integrazione tra le varie priorità intersettoriali. Faccio un esempio. Il Libro bianco europeo dei trasporti afferma testualmente che la riduzione della mobilità non costituisce un'opzione praticabile. Questo ha prodotto in Italia una serie di misure incentivanti, quindi una serie di sussidi per sostenere la competitività del comparto. Dall'altro lato, invece – e al contrario –, il PNIEC richiama l'esigenza di ridurre la domanda di mobilità e quindi anche, in conseguenza, numerosi sussidi in favore del settore. Quindi vi è uno scollamento abbastanza marcato tra politiche. Questo denota questa carenza e quindi l'esigenza che richiamiamo di attivare un centro unitario di coordinamento.
  Questa necessità condiziona anche alcuni provvedimenti in fase di adozione anche da parte del Governo o del Parlamento. Faccio un ulteriore esempio: la proposta di eliminare il rimborso delle accise per le imprese di autotrasporto per i veicoli Euro3, e successivamente per i veicoli Euro4. Questo in linea con l'obiettivo della revisione dei sussidi ambientalmente dannosi. Facciamo presente come RETE Imprese Italia – come già abbiamo avuto già modo di ribadire – che vi è una forte contrarietà nei confronti di questa iniziativa in quanto, tra le altre cose, non è accompagnata da un sostegno per la riconversione del parco veicolare.
  Sempre per rimanere sul tema dei trasporti e sempre in questa carrellata in via preliminare, vorremmo segnalare ancora l'esigenza di garantire sempre il rispetto del principio della neutralità tecnologica nelle varie scelte che vengono adottate a riguardo. L'adozione di scelte volte alla sostenibilità e all'efficientamento energetico non devono mai discriminare a priori, e ovviamente a parità di condizioni, un'alimentazione sostenibile ai danni di un'altra.
  Venendo in questa breve carrellata sulle dimensioni rilevanti per il sistema delle imprese contenute nel PNIEC, un primo riferimento vorrei farlo al tema della decarbonizzazione, che mi pare anche il primo tema rilevante posto dal Piano. Orientarsi verso un sistema economico, libero in futuro dalle fonti fossili è ovviamente un obiettivo che il mondo delle imprese condivide; direi anche un obiettivo necessario, vista la crisi climatica in atto. Evidenziamo che, tuttavia, questo percorso deve essere affrontato con progressività e lungimiranza, tenendo in debito conto non solo della dimensione della sostenibilità ambientale, prioritaria certamente, ma anche delle altre dimensioni della sostenibilità: quella sociale ed economica. Non possiamo sottacere che principi assolutamente condivisibili posti in evidenza nel Piano, ad esempio sul tema della decarbonizzazione, delle energie rinnovabili e via dicendo, sono obiettivi che richiedono, per essere raggiunti, investimenti straordinari, fortemente di impatto, e questi investimenti necessariamente non possono poi andare a gravare sulle imprese. Ricordiamo anche il tema degli oneri generali che gravano per oltre 13 miliardi in bolletta sulle imprese. Quindi è assolutamente importante tener conto della necessità di garantire questi investimenti, ma tenendo conto della dimensione dell'impatto economico e sociale che questi stessi investimenti potranno avere.
  Analogo discorso è sul tema delle energie rinnovabili, strumento per avvicinarsi a questo percorso della decarbonizzazione. Il Piano prevede un obiettivo di copertura al Pag. 132030 pari al 30 per cento del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili. È un obiettivo ambizioso, certamente condivisibile per il sistema delle imprese. Evidenziamo, al di là degli aspetti a cui ho appena accennato, che uno dei nodi che ancora oggi frenano questo mercato è il tema della carenza, se così possiamo dire, dei sistemi di accumulo diffusi, che possono risolvere il problema della discontinuità tipica di queste fonti rinnovabili. È importante anche indirizzare eventuali piani di supporto, di sostegno nei confronti di queste tecnologie, perché noi riteniamo possano essere assolutamente efficaci per poter dare una spinta forte nella direzione del rinnovabile e, quindi, della decarbonizzazione. Sempre tenendo in debito conto la necessità di contemperare le esigenze di salvaguardia delle imprese che oggi si trovano a dover pagare una fattura energetica tra le più alte in Europa, anche a causa della necessità di copertura di rilevanti oneri di sistema.
  Direttamente collegata a questo tema vorrei affrontare la questione delle comunità energetiche, dell'autoconsumo, un altro aspetto collegato all'obiettivo di giungere a una graduale, completa decarbonizzazione, che andrebbe ripercorso, andrebbe sviluppato. Si tratta di modelli assolutamente innovativi di approvvigionamento, di distribuzione e di consumo che si pongono l'obiettivo di una produzione più moderna, efficiente e anche mirata a una riduzione dei consumi o, meglio, a una ottimizzazione dei consumi. Manca ad oggi un quadro regolatorio nazionale di riferimento, di cui auspichiamo l'attuazione sulla falsariga di quanto già avvenuto in alcune regioni italiane. Anche qui vorrei far presente, e mi scuso se mi ripeto, quanto anche evidenziato dal presidente dell'ENEA proprio in questa Commissione mercoledì scorso: che il problema di queste comunità energetiche poi pone il tema del dell'aumento dei soggetti che autoconsumano e questo aumento produrrà effetti sugli oneri di sistema. Riterremmo a questo proposito auspicabile un meccanismo di monitoraggio e di controllo proprio per tenere sotto osservazione gli effetti di questo eventuale allargamento della platea dei soggetti e dei volumi di energia assoggettabile alla categoria dei consumatori autoprodotti, così da poter verificare che non vi sia un impatto sulle altre imprese, quindi sugli oneri di sistema.
  Sempre in una logica di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, quindi sempre in una logica di direzione verso il fine della decarbonizzazione, riteniamo che debba essere percorsa certamente la strada della promozione della produzione combinata di energia elettrica e gas da fonti rinnovabili. Mi riferisco in particolare alla cogenerazione e alla micro-generazione in particolare, in quanto ha un altissimo potenziale di diffusione tra le imprese proprio a causa della piccola taglia degli impianti. Il paradosso è che queste tecnologie non necessitano oggi di nuovi incentivi, ma soprattutto di misure di semplificazione per l'installazione degli impianti e di parità di trattamento con le fonti rinnovabili in materia di disciplina fiscali. Io qui faccio l'esempio del cosiddetto Conto termico, che non prevede più tra gli interventi ammessi all'incentivazione proprio l'installazione di unità di micro-generazione. Quindi chiediamo anche un'attenzione particolare nei confronti di queste fonti di produzione.
  Passiamo al tema dell'efficienza energetica, che è l'altra dimensione rilevante contenuta nel Piano che alla fine va anch'essa nella direzione, anche se indirettamente, di una progressiva decarbonizzazione del sistema. Il Piano prevede un obiettivo importante di riduzione dei consumi: nel 2030 si arriva al 43 per cento dell'energia primaria e al 39,7 dell'energia finale. Anche in questo caso gli obiettivi sono certamente apprezzabili e RETE Imprese Italia non può che condividerne la loro fissazione. Quello che vogliamo far notare è che, a nostro avviso, in questo settore esiste un grande potenziale di miglioramento, per ciò che riguarda il parco edilizio nazionale e l'impiantistica installata a servizio degli immobili. Questo grande potenziale deve essere sfruttato, deve essere reso attuale. In questo contesto noi riteniamo che occorra assumere delle misure per favorire questo processo e garantire Pag. 14 un quadro regolatorio chiaro e, soprattutto, stabile nel tempo.
  Un'altra tematica che a questo proposito ci sentiamo di dover evidenziare è focalizzare l'attenzione sulla riqualificazione energetica degli edifici pubblici e, anche qui, garantire sempre la neutralità tecnologica dei vari strumenti che ancora oggi escludono alcune tecnologie rispetto ad altre. Una parola vorrei spenderla anche su quanto contenuto nell'attuale disegno di legge di bilancio che prevede la proroga di questi incentivi, di queste detrazioni fiscali, e che quindi, a nostro avviso, certamente si muove nella misura giusta. Chiaro che un elemento di criticità di questi meccanismi è l'attuale periodo di detrazione: dieci anni per recuperare, almeno in parte, l'investimento, è un orizzonte temporale eccessivo, che spesso frena gli investimenti.
  L'ultima annotazione che pongo all'attenzione di questa Commissione riguarda la dimensione del mercato interno, nella quale vi sono due temi a cui accennerò molto rapidamente. Un tema che ho sfiorato in premessa riguarda il tema complessivo della fattura energetica, che oggi – questo lo sappiamo – è tra le più alte d'Europa, perché tra l'altro gravata da un sistema di oneri che, se non vado errato, ammontano ad oggi a quasi 13 miliardi di euro, che determina una riduzione della competitività del nostro Paese rispetto ad altri competitor europei. Su questo tema degli oneri di sistema segnaliamo la questione dei grandi consumatori di energia, energivori e cosiddetti interrompibili, i cui sussidi, pari a circa un 1,7 miliardi di euro, gravano sulle altre categorie economiche. Questo è un tema sia di costo della bolletta generica nel suo complesso sia anche di discriminazione tra vari soggetti economici, in quanto alcuni soggetti, normalmente le piccole e medie imprese, vanno a sostenere l'onere di sussidio di altre categorie economiche. Anche il Ministero dell'ambiente nell'ultima relazione, nel Catalogo dei sussidi, ha evidenziato che in particolare questi due sussidi sono ambientalmente dannosi.
  L'ultimo tema che volevo portare all'attenzione della Commissione riguarda la liberalizzazione del mercato elettrico. Questo è un tema rilevante. Sappiamo che dal primo di luglio del prossimo anno si dovrebbe aprire il mercato libero dell'energia a tutte le imprese. È un tema ovviamente rilevante in quanto ancora numerosi milioni di consumatori sono fuori da queste opportunità. Sottolineo come RETE Imprese Italia è assolutamente d'accordo sul completamento del processo di liberazione di mercato, quindi auspichiamo possa completarsi, fatto salvo il tema, per noi assolutamente importante e fondamentale, di garantire la conoscibilità da parte delle imprese che oggi non sono nel libero mercato delle varie opportunità che esso può aprire, quindi forse andrebbero posti in essere degli interventi mirati specificamente per rendere edotti i consumatori su questo importante passaggio.

  PRESIDENTE. Se ci sono eventualmente domande da parte dei colleghi le invieremo per iscritto a RETE Imprese, perché purtroppo abbiamo terminato tutti e venti i minuti a nostra disposizione per questa audizione.
  Ringrazio tutta la rappresentanza di RETE Imprese Italia, con la cortesia di farci pervenire il documento in modo da poterlo mettere a disposizione di tutti i colleghi.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti del Comitato nazionale per il paesaggio.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti del Comitato nazionale per il paesaggio.
  Nel dare la parola a Alberto Cuppini, esperto della materia, ricordo che l'audizione di oggi è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili per approfondire le tematiche oggetto dell'indagine conoscitiva e chiederei agli auditi di Pag. 15contenere la loro relazione in dieci minuti, in modo da consentire ai deputati la possibilità di formulare delle domande.

  ALBERTO CUPPINI, esperto della materia. La produzione da fotovoltaico al 2030 dovrà aumentare di tre volte e mezza rispetto all'attuale e di 1,35 volte la produzione da eolico. Questo significa che l'Italia verosimilmente sarà coperta o rischia di essere coperta da una massa enorme di moduli fotovoltaici e soprattutto, la cosa che ci preoccupa di più, da aerogeneratori giganti sui crinali di tutto l'Appennino. Per questo motivo in questa sede abbiamo voluto produrre tutta una serie di obiezioni, che in parte avete già sentito da altri che ci hanno preceduto in queste audizioni, in parte sono originali.
  Io non ho in così poco tempo la pretesa di fare un'analisi approfondita, ma vado subito ai punti che ritengo o più importanti o comunque più urgenti che voi come Commissione dovreste, a nostro parere, considerare.
  Il primo dei punti che ci preme far osservare sono i PPA. Noi consiglieremmo alla Commissione di scrivere esplicitamente nel Piano energetico nazionale che non dovrebbe essere prevista garanzia pubblica di sorta per questo tipo di strumenti, perché noi temiamo che con i PPA vengano riproposte tutte le negatività che avevamo già visto con i certificati verdi. Sono entrambi strumenti validissimi, ci auguriamo che funzionino, però c'è il rischio che il sistema di incentivazione che dovrà essere comunque necessario, perché è inutile nascondersi dietro a un dito, per produrre questo enorme gap, sia eolico che fotovoltaico, sarà necessario tornare ad incentivi più prodighi degli attuali. Con la garanzia pubblica ai PPA noi temiamo che l'attuale sistema incentivante, basato sulle aste competitive, torni ad essere di natura indiretta com'era con i certificati verdi, per cui senza tetti di spesa e senza contingentamenti.
  Il secondo argomento che ci preme far osservare in questa sede, soprattutto per la natura di questa istituzione, è la necessità di cessare di celare questi costi aggiuntivi, di incentivi o di altro, nelle bollette elettriche. Noi riteniamo, per tutta una serie di motivi che qui non sto ad elencare, che questi costi dovrebbero essere portati a carico della fiscalità generale e resi palesi. Prevengo l'obiezione sul fatto che la pressione fiscale non può aumentare, in quanto noi riteniamo, tra l'altro, che l'impegno finanziario per una transizione energetica sia talmente maggiore rispetto a quello che è stato prospettato nei documenti, sia nella SEN sia nel PNIEC, da rendere necessario un ciclo di investimenti fino al 2030 molto superiore rispetto a quello che è stato prospettato. Per far questo riteniamo che l'unica possibilità percorribile sia il finanziamento in deficit, con l'accordo naturalmente della Commissione europea. Riteniamo che la possibilità di uno sfondamento dei limiti del deficit, attualmente consentito per tutti i Paesi europei, dovrebbe essere almeno del 2 per cento del PIL da oggi fino al 2030. Questo, ancora meglio, dovrebbe essere consentito con l'emissione di bond europei in modo da trasformare l'Unione europea in una struttura, in un volano di progresso di queste tecnologie anziché in una gabbia che rende prigionieri gli Stati membri di tutta una serie di norme molto restrittive. Per fare questo penso che sarebbe molto utile l'adozione di uno strumento di mercato, che è già stato proposto in questa sede dagli «Amici della terra»: lo strumento si chiama IMEA (imposta sulle emissioni aggiunte). È uno strumento di calcolo dell'impronta carbonica di tutti i beni e i servizi consumati, non prodotti, nell'Unione europea, che dovrebbero essere valorizzati sull'IVA. In particolare intendiamo dire che pro quota l'importo dell'IVA dovrebbe essere sostituito da questa nuova tassa. Invito la Commissione ad ascoltare, magari anche in futuro, la teorica di questa imposta, la professoressa Gerbeti.
  Concludo sul tema delle dighe, del sistema idroelettrico a bacino già esistente in Italia. Sottolineo il fatto che noi non vogliamo che siano costruite nuove dighe, ma semplicemente che sia sfruttata la potenzialità delle dighe già esistenti. Noi abbiamo, su richiesta del Ministero due anni fa, in occasione dell'incontro per la nuova SEN, elaborato un lavoro, su base puramente deduttiva su dati dell'RSE, nel quale Pag. 16è risultato che, destinando interamente l'acqua delle dighe già esistenti alla produzione idroelettrica, escludendo rigorosamente tutti gli usi concorrenti, in particolare industriali e irrigui, sarebbe possibile ottenere un enorme aumento della produttività. A suo tempo avevamo calcolato – ripeto, in modo puramente deduttivo, però i dati sono ufficiali – un aumento che avrebbe coperto, con questo sistema, la metà dell'aumento di produzione da rinnovabili al 2030 previsto nella SEN.
  A questo punto chiederei alla Presidente la possibilità di dare la parola al presidente Rutigliano per le conclusioni.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Oreste Rutigliano, presidente del Comitato nazionale per il paesaggio.

  ORESTE RUTIGLIANO, Presidente del Comitato nazionale per il paesaggio. Il Comitato nazionale del paesaggio è stato fondato dall'onorevole Carlo Ripa di Meana, con il quale abbiamo combattuto per vent'anni contro la follia eolica in Italia: una tecnologia imposta a questo Paese da interessi che vengono dall'estero, assolutamente inadatta al paesaggio italiano e agli interessi italiani, per cui oggi come cittadini italiani di fronte a questa diffusione dell'eolico, che ora si preannuncia raddoppiare, siamo sconcertati sotto tre profili.
  Il primo è che si continua ad ignorare che le prospettive delle aree interne, dove vanno a sistemarsi queste macchine gigantesche, che sono solo prospettive di carattere turistico, saranno annichilite, perché poi diventano sempre più grandi, sempre più imponenti, sempre più invivibili.
  La seconda questione è che l'Italia è un Paese di altissimo valore culturale, quindi il paesaggio va preservato in sé. Si sarebbe dovuto contemplare fin dall'inizio un concetto di «eccezione Italia», poiché l'Italia è un Paese particolarissimo, e per la densità dei beni culturali e per la ristrettezza del Paese, per cui queste macchine gigantesche, così come ora i giganteschi impianti fotovoltaici a terra, che misurano adesso duecentocinquanta ettari e puntano ai mille ettari, sono insostenibili per le dimensioni, la morfologia, la storia stessa del Paese. Ci stiamo danneggiando utilizzando delle tecnologie, oltretutto non risolutive perché intermittenti, che ci sono state imposte dall'estero. Mentre invece sapevamo e potevamo fare molto bene quello che già sappiamo fare: l'efficienza energetica, in cui siamo i primi; le rinnovabili termiche, in cui siamo capaci; le pompe di calore e rafforzare l'economia con la riqualificazione energetica e ambientale del patrimonio edilizio, in modo da renderlo efficiente dal punto di vista termico con le coibentazioni ed altro. Abbiamo la sensazione che ci stiamo come flagellando, perché poi alla fine i costi di queste operazioni non solo si vanno misurando in termini concettuali sul territorio devastato, ma si vanno a misurare da un punto di vista di miliardi. Un flusso di denaro di una tassa occulta pari a 230 miliardi tra il 2010 e il 2030, che ora andranno magari ad aumentare o a raddoppiare, che sono 14 miliardi l'anno, che sono quattro IMU su cui cadono i Governi – se si mettono o si tolgono-, di cui gli italiani non sanno nulla perché pagano tutto in bolletta. Il tutto a danno della piccola e media industria italiana, che vede la continua crescita dell'energia necessaria per lavorare, quindi meno concorrenzialità. Infine, la tragedia più grande dal punto di vista economico per un Paese che si va deindustrializzando, il fatto che questo flusso di denaro non rimane nel circuito interno italiano, ma le macchine vengono tutte comprate all'estero e la maggior parte – e vorrei che l'ISTAT ci dicesse la verità in merito a questo – delle proprietà di questi parchi eolici o grandi parchi fotovoltaici non sono italiani, non sono dell'industria italiana, non sono di proprietà italiana, ma sono di multinazionali. Per cui abbiamo una specie di buco nel nostro salvadanaio da cui defluiscono soldi degli italiani, presi in modo occulto dalle bollette, che vanno a finire tutti, o in gran parte, all'estero. Sarebbe interessante sapere in quale quantità.
  Abbiamo per questo un atteggiamento – come vedete – estremamente negativo verso le scelte politiche che si fanno e di cui Pag. 17penso un giorno qualcuno dovrà rispondere, perché sono di una gravità assoluta.

  PRESIDENTE. Non abbiamo purtroppo altro tempo per eventuali domande, ma, laddove i commissari ritenessero di porle, le invieremo per iscritto in modo che gli auditi abbiano la possibilità di rispondere.
  Ringrazio i rappresentanti del Comitato nazionale per il paesaggio per la relazione che ci hanno fornito.
  Dichiaro conclusa l'audizione.
  Sospendo la seduta per cinque minuti.

  La seduta, sospesa alle 16.20, è ripresa alle 16.25.

Audizione di rappresentanti di Italia solare.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Italia solare.
  Saluto il presidente, Paolo Rocco Viscontini, e il vicepresidente, Attilio Piattelli.
  Nel dare la parola al presidente Viscontini, ricordo che l'audizione di oggi è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili per approfondire le tematiche oggetto dell'indagine conoscitiva e chiederei agli auditi di contenere la loro relazione in dieci minuti, in modo da consentire ai deputati la possibilità di formulare delle domande.

  PAOLO ROCCO VISCONTINI, Presidente di Italia Solare. Ringrazio la Presidente e la Commissione per l'opportunità di quest'audizione. Italia Solare è l'unica associazione in Italia completamente dedicata al fotovoltaico; stiamo crescendo molto, siamo oltre ottocento soci. Siamo dedicati al fotovoltaico, perché siamo consapevoli che oggi – e i numeri lo dimostrano – è la fonte energetica più conveniente, anche senza considerare l'esternalità.
  Abbiamo inviato alla Commissione due documenti: uno un po’ più completo, l'altro è una sintesi per agevolare il vostro lavoro di lettura, con delle informazioni più puntuali su diversi punti del PNIEC.
  Ci preme ora cominciare con un discorso di principio, ma che riteniamo fondamentale affinché il PNIEC sia un lavoro di successo. Bisogna partire da alcuni presupposti, da alcune consapevolezze. Innanzitutto è giusto essere consapevoli che purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito a delle scelte che non erano certo pro rinnovabili e anche pro fotovoltaico, tant'è vero che le emissioni di anidride carbonica sono in aumento in Italia. Le installazioni del fotovoltaico sono sicuramente molto scarse, per un Paese soprattutto dell'importanza come l'Italia: siamo tra i tre e i quattrocento megawatt di media all'anno, quando solamente la Svizzera fa quasi trecento megawatt, l'Olanda ne fa 1.500 – e potrei dare altri numeri –, a testimonianza del terreno che stiamo perdendo. Questo è un problema di ordine strategico, perché è un settore strategico per ogni Paese la fonte fotovoltaica, in quanto lasciamo spazio agli altri Paesi, anche dal punto di vista di sviluppo di settori tecnologici che creano molta occupazione.
  Ora faccio un elenco rapido di punti, che sono – riteniamo – problematiche che devono essere risolte perché si attui il PNIEC, se no le ipotesi di partenza sono sbagliate. Una è la riforma delle bollette elettriche del 2016, che rende non conveniente l'autoconsumo e l'efficienza energetica, soprattutto per il residenziale. Un fallimento delle politiche energetiche degli ultimi due o tre anni riguarda i certificati bianchi, uno strumento virtuoso per aiutare l'efficienza, che sono saltati a causa di comportamenti vessatori del GSE, piuttosto che di un cambio di normativa che li ha resi non convenienti. Quindi abbiamo tolto anche questo strumento che funzionava a supporto dell'efficienza. Non ultimo la modifica della normativa delle aziende energivore, che ha abbassato la soglia dei consumi, che permette di non pagare la componente A3, senza obbligare le aziende a fare alcuna efficienza. Quindi succede che chi consuma appena sopra un gigawattora non ha interesse a scendere sotto il gigawattora, se no perde questo contributo. Quindi è un meccanismo Pag. 18 che non funziona. Poi c'è il tema del capacity market, che vi invito ad approfondire. Non è questa la sede. Però attenzione, perché è un altro elemento distorsivo del mercato che va a penalizzare lo sviluppo delle rinnovabili e del fotovoltaico in particolare. E le autorizzazioni che devono essere sbloccate per i nuovi impianti fotovoltaici, senza le quali non si potrà mai raggiungere i numeri di cui parleremo tra breve. Ultimo punto fondamentale sono le comunità energetiche, i cosiddetti sistemi di autoconsumo collettivo che stanno prendendo piede nella maggioranza dei Paesi d'Europa e da noi c'è una grande titubanza, perché ancora una volta si va a toccare interessi noti.
  Noi riteniamo che il principio di fondo del PNIEC, come lo vediamo ora, sia sbagliato, perché parla troppo di gas. Si parla sì di transizione energetica, questo lo vediamo molto anche nei mass media spesso da rappresentati del Governo che pensano che la transizione energetica necessariamente debba passare dal gas. Sicuramente c'è bisogno del gas, non siamo matti, noi abbiamo sempre un approccio molto scientifico, però attenzione perché la transizione vera oramai deve essere dalle fossili alle rinnovabili. Il gas è una necessità nel percorso, però se ci focalizziamo troppo, come sta avvenendo oramai da tempo, sullo sviluppo di tutto ciò che serve al gas, si perde tempo prezioso. È una strada sbagliata.
  Perché ci troviamo in questa situazione. Altro presupposto che vi invitiamo a considerare è il fatto che le partecipate dello Stato, seppure assolutamente encomiabili dal punto di vista delle competenze, rappresentano ancora un'influenza eccessiva su tutto ciò che riguarda i Piani energetici del Paese. I loro obiettivi spesso non combaciano con quelli della generazione distribuita, basata sulle rinnovabili, quando il loro core business è produzione da fonte fossile e centralizzata, in particolare quando si parla di sistema energetico. Noi ci auguriamo che i Governi, l'attuale e i futuri, siano davvero più indipendenti per governare la transizione energetica e non farsi guidare.
  Devo stringere, però vi prego di leggere la comunicazione che abbiamo preparato: ha un elenco di punti, tanti, però cerchiamo di focalizzarci su alcuni relativamente proprio al PNIEC.

  PRESIDENTE. Do la parola al vicepresidente di Italia Solare, Attilio Piattelli.

  ATTILIO PIATTELLI, Vicepresidente Italia Solare. Proprio per entrare nel merito sui vari punti che volevamo segnalare rispetto al PNIEC, c'è un tema di correttezza dei dati e dei valori che si danno, nel senso che, soprattutto per la fonte fotovoltaica (quella che dovrebbe dare il contributo maggiore), noi troviamo dei dati che fanno riferimento a circa trenta gigawatt complessivi al 2030, mentre, dalle valutazioni che abbiamo fatto noi di Italia Solare, i gigawatt dovrebbero essere cinquanta, quelli aggiuntivi. La motivazione è che non si tiene conto di due fattori fondamentali: uno è il degrado degli impianti già costruiti; l'altro è il valore medio di produzione annua. Questo è un dato che, per quanto riguarda il PNIEC, viene dichiarato di circa 1.464 ore di funzionamento all'anno, mentre invece ci sono dei dati oggettivi, comunicati dal GSE, che danno valori molto più bassi. Da questo punto di vista siamo assolutamente disponibili a degli approfondimenti. Però capite bene che fra trenta gigawatt e cinquanta c'è una differenza enorme, quasi doppia. Per cui un conto è dover raggiungere un aumento di un valore o farlo quasi doppio. In più, se andiamo a fare riferimento alla rampa di crescita, c'è una rampa di crescita che per i primi cinque anni è molto bassa, per poi accelerare tantissimo. Già noi riteniamo che questo sia estremamente complicato, perché poi il fotovoltaico, essendo una tecnologia che consideriamo matura, potrebbe crescere già da subito, se ci fossero le condizioni, quindi già questo aspetto è un po’ particolare e non comprensibile. Ma, se poi dobbiamo aumentare oggettivamente i gigawatt dai trenta ai cinquanta, voi capite bene che questa rampa di crescita, che negli ultimi cinque anni accelera drasticamente passando da un gigawatt (o poco Pag. 19più) a cinque, sarebbe impossibile da realizzare.
  Il tema è proprio questo, che il fotovoltaico è una tecnologia matura che ad oggi non ha bisogno di incentivi. Il problema è che ci sono un sacco di barriere. Manca all'interno del PNIEC una visione strategica e delle linee guida che permettano di capire come poi realmente questi numeri si possono fare. Faccio un esempio. Tutta l'attività legata alla market parity, legata a sua volta alla realizzazione di impianti sia di grande scala ma anche in grid parity, in autoconsumo, oggi è vincolata da una serie di autorizzazioni estremamente complesse da ottenere, indicazioni assolutamente carenti sulle strategie di lungo termine, soprattutto sulla possibilità di fare degli impianti a terra, su terreno agricolo, che sono contrastati da molte forze politiche, e impediscono completamente uno sviluppo di ciò che oggi è fattibile anche senza incentivi. Oltretutto anche sulle comunità energetiche c'è una completa carenza di indirizzi specifici e assenza di regolamentazione ad oggi, che permetterebbe uno sviluppo senza incentivi. Quindi si sta perdendo una potenzialità del fotovoltaico che non è legata all'incentivo dei decreti esistenti, ma a tutto un mercato che potrebbe svilupparsi da solo, ma che oggi è bloccato.
  Segnaliamo anche una carenza di politiche strategiche sugli accumuli, fondamentali in abbinamento alle rinnovabili per poter gestire la transizione. Anche su questo secondo noi sul PNIEC c'è molto poco. Altrettanto una politica strategica di lungo periodo sulla mobilità elettrica con un piano di sviluppo dei sistemi delle infrastrutture di ricarica.
  Più o meno abbiamo toccato tutti i punti, resta il tema della Sardegna su cui noi non siamo particolarmente d'accordo sulla scelta strategica di fare una metanizzazione della regione, perché riteniamo che ci siano, proprio per quello che ho detto sulla maturità delle rinnovabili, delle condizioni già oggi presenti per cui con le rinnovabili, e con eventualmente l'apporto di GNL per attività specifiche, per esempio industriali abbastanza pesanti, o dove è necessario per poter direttamente passare ad una situazione che ci porterebbe, nell'arco di una decina d'anni, ad avere un'isola quasi completamente rinnovabile. Questi sono i temi fondamentali.

  PRESIDENTE. Do la parola nuovamente al presidente di Italia Solare, Paolo Rocco Viscontini, per le conclusioni.

  PAOLO ROCCO VISCONTINI, Presidente di Italia Solare. In conclusione, il problema del cambiamento climatico è una cosa seria, siamo in ritardo e chiediamo che ci sia il massimo impegno, al di là dell'interesse specifico del nostro settore, perché c'è un problema gigantesco ormai riconosciuto da tutti. Siamo troppo indietro, sarebbe bello che l'Italia diventasse un esempio virtuoso, che significa non solo un approccio pro ambiente, ma anche e soprattutto pro sviluppo industriale, in un settore che può generare moltissima occupazione giovane, di alto livello, molto anche nel Sud Italia per le caratteristiche del nostro Paese. Non dobbiamo ripetere gli errori del passato, quando abbiamo sviluppato tanto il settore, si è creata tanto occupazione, adesso io vado in giro per l'Europa, e non solo, e trovo tanti italiani che lavorano all'estero nel fotovoltaico. Cerchiamo quindi di non perdere un'altra occasione.
  Un altro vantaggio importante è l'affrancamento dai Paesi stranieri, dagli approvvigionamenti esteri. Più noi parliamo di gas – ricordiamoci – e più continuiamo a dipendere da Paesi stranieri, spesso con vari problemi politici. Serve un riassetto vero e proprio del settore energetico, perché il PNIEC, una volta individuate queste lacune, che sono pesanti, perché – davvero – c'è da intervenire nei contenuti, bisogna pensare anche a un contesto che permetta al programma di diventare attuale.
  Un suggerimento. Io sono vent'anni che mi trovo nelle aule a parlare, però vedo sempre i soliti problemi: la politica energetica non viene fatta – scusate, lo devo dire – dai Governi ma principalmente dalle partecipate, che hanno interessi non sempre allineati con quelli del Paese; si perde la possibilità per molte piccole e medie Pag. 20aziende di crescere e di dare un contributo molto importante a questo settore, soprattutto andando all'estero.
  La politica ha la responsabilità di creare le condizioni per questo cammino virtuoso, ed è straordinariamente urgente ora per l'Italia. Vi chiedo massimo impegno, perché siamo indietro: dobbiamo davvero recuperare. Restiamo a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Proprio per questo che diceva lei, presidente Viscontini, la Commissione ha inteso avviare un'indagine conoscitiva, perché riteniamo doveroso l'impegno di tutto il Parlamento su un tema così delicato e importante, considerate anche le indicazioni che ci arrivano dalla Comunità europea. Consideri che stiamo audendo decine e decine di realtà che hanno a cuore questo tema e che se ne occupano.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Una domanda molto veloce in riferimento al solare termodinamico. In Italia non è molto diffuso, quindi vorrei capire se è importante questo tipo di tecnologia anche in prospettiva di produzione di idrogeno ed, eventualmente, di metano sintetico o se, con le tecnologie già presenti, fotovoltaico ed eolico, si può farne a meno.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente di Italia Solare, Paolo Rocco Viscontini, per la replica.

  PAOLO ROCCO VISCONTINI, presidente di Italia Solare. Il solare termodinamico è da analizzare proprio per lo sviluppo di calore di processo per quelle realtà industriali che non possono fare affidamento solamente sul fotovoltaico. Come diceva prima l'ingegner Piattelli, l'esempio della regione Sardegna è importante, in cui il fotovoltaico insieme all'eolico e agli accumuli può fare tantissimo, ma poi alcuni processi industriali hanno bisogno di più. Il solare termodinamico in questo può rappresentare una soluzione. So che anche l'RSE sta facendo degli studi in merito e a breve speriamo di vedere i risultati.
  Il tema dell'idrogeno è importante, perché sicuramente vale la pena continuare ad analizzare, a studiare, a sviluppare perché rappresenterà una tecnologia importante. Non è attualmente subito disponibile. Quello che diciamo, siccome siamo indietro e abbiamo già le tecnologie valide: muoviamoci, in parallelo si porti avanti tutto ciò che potrà dare un ulteriore contributo, però non distogliamo l'attenzione da ciò che è già disponibile. Questo è un altro tema che ci preoccupa, perché vediamo a livello governativo consessi in cui si parla tanto di moto ondoso e di idrogeno, ma non si parla a sufficienza di quello che è già disponibile.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Italia Solare per il loro contributo.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Utilitalia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di Utilitalia.
  Saluto Francesco Macrì, vice presidente, Giordano Colarullo, direttore generale, Mattia Sica, direttore energia, Elisabetta Petrini, relazioni istituzionali.
  Nel dare la parola al vicepresidente, Francesco Macrì, ricordo che l'audizione è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva e chiederei di contenere la relazione entro dieci minuti per consentire ai colleghi di formulare eventualmente domande.

  FRANCESCO MACRÌ, vicepresidente di Utilitalia. A nome di Utilitalia, per quanto attiene il punto sul Piano energia e clima, vorremmo evidenziare l'importanza delle utility rispetto a questi processi che dovrebbero complessivamente ridurre l'impatto delle emissioni attraverso la decarbonizzazione. Come utility riteniamo di Pag. 21avere le leve più adeguate per contribuire, su base locale dove sono le leve dei servizi pubblici, notevolmente alla decarbonizzazione, in quanto gestiamo gran parte dei servizi e potremmo intervenire in maniera molto importante. Riteniamo che è proprio nelle città che si può fare la differenza, soprattutto per quanto riguarda la mobilità sostenibile, la digitalizzazione dei servizi in chiave smart city e anche la possibilità di utilizzare il comparto gas, che a nostro avviso dovrebbe riacquisire una centralità nell'ambito della transizione energetica, perché può rappresentare una vera e propria opportunità. Non si può continuare a minimizzare il ruolo delle reti del gas che potrebbero avere ancora un ruolo assolutamente importante, soprattutto garantendo la transizione in un mix energetico che nel tempo vedrà l'energia elettrica sicuramente maggiormente protagonista, ma le reti, anche per le loro caratteristiche infrastrutturali, potrebbero rappresentare una grande opportunità. Si pensi soltanto al tema del gas sintetico, del gas da energie rinnovabili, come il biometano.
  Anche su questo mi preme sottolineare che non c'è una particolare attenzione nell'attuale Piano che ci sono delle normative ancora importanti, che le previsioni rispetto al biometano potrebbero avere maggiore soddisfazione e potrebbero essere ulteriormente incentivate, anche per le problematiche relative alla sentenza del Consiglio di Stato. C'è una grande incertezza rispetto a questo tema e il piano di incentivazione che scade a breve – mi sembra nel 2022 – potrebbe essere sicuramente posticipato, perché sul territorio si fa veramente fatica ad incentivare questo tipo di impianti, che potrebbero dare una risposta rilevantissima soprattutto al tema del trasporto pubblico locale, ma anche in ambito civile, se si aggiunge al biogas da organico quello che può pervenire dal comparto agricolo.
  Io mi limiterei a questo per ora. Chiederei alla presidente la possibilità di far intervenire il direttore generale per qualche approfondimento.

  PRESIDENTE. Do la parola al direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo.

  GIORDANO COLARULLO, Direttore generale di Utilitalia. Ad integrazione di quanto detto dal presidente Macrì, focalizzandomi sulle città che sono la più grande fonte di impatto antropico, quindi sono una parte della soluzione del problema clima ed energia, come diceva il presidente.
  Alcuni elementi ad integrazione. Riteniamo fondamentale risulti l'azione di risparmio energetico, quindi l'efficienza energetica deve essere un asse importante. Lo è già nel Piano, un Piano che punta su pochi elementi incentivanti e riteniamo che questo sia stato un punto di forza dell'impostazione italiana, che dimostra che in particolare i titoli di efficienza energetica sono caratterizzati da un forte costo/efficacia. Tuttavia siamo qui a evidenziare come andrebbe forse fatto un ragionamento più ampio sui titoli di efficienza energetica, perché ormai strutturalmente ci troviamo di fronte a una fase di scarsissima liquidità del mercato, che ha due risvolti: da un lato l'impossibilità oggettivamente di arrivare ad acquisire titoli ad un prezzo ragionevole; e anche laddove invece si acceda a quel meccanismo cosiddetto dei titoli virtuali, questo fisiologicamente crea un grosso carico finanziario sui soggetti obbligati in un certo senso senza veramente incentivare. Bisognerebbe cercare di far sì che, da un lato, la giusta enfasi data dal PNIEC su alcuni settori che ad oggi hanno contribuito in misura minore, come il civile, quello dei trasporti, debba essere completata da un ulteriore sguardo al comparto industriale, cercando anche soluzioni piuttosto innovative.
  Un altro capitolo che potrebbe essere di apertura del Piano riguarda il possibile contributo di una strategia che è adiacente, quella dell'economia circolare, con particolare riferimento – sul biometano già è stato detto abbondantemente, non mi dilungo – a due fattori: il primo è la possibilità di incentivare in maniera maggiore, più importante il riuso della materia come un grosso volano per la riduzione dell'uso dell'energia nella produzione di prodotti, ma anche per attingere meno dall'ambiente e utilizzare materia prima; l'altro è quello di incentivare l'utilizzazione dei rifiuti urbani Pag. 22 biodegradabili e il loro corretto smaltimento, anche a fini di produzione per esempio di biogas, per evitare che vi siano rilasci in atmosfera di gas climalteranti. Se ne discuteva anche in termini dei gas rilasciati dalle discariche chiuse, in disuso.
  Un altro capitolo è quello dei vettori energetici per le abitazioni, che noi riteniamo fondamentali, sui quali puntare, che siano di carattere sostenibile. Uno molto caro al nostro mondo è quello del teleriscaldamento, che permette il recupero di energia che altrimenti andrebbe sprecata, ovvero calore che proviene da fonti rinnovabili come biomasse e geotermia. In questo senso siamo a disposizione per fare ulteriori ragionamenti con il Governo, in particolare con il Parlamento, per vedere le potenzialità del teleriscaldamento, che nella stima del GSE, a nostro avviso, sono state sottostimate.
  Del gas si è detto abbondantemente. Per quanto concerne il vettore elettrico riteniamo fondamentale soprattutto il nostro ruolo come accompagnatori di un processo che rafforzi la possibilità di mobilità elettrica, così come il consumo nelle case con fonti per esempio di pompe di calore, elettriche e quant'altro, che richiedono un diverso approccio da parte del distributore in termini sia di investimenti volti a rafforzare le reti affinché possano dare la potenza necessaria a tutti questi cambi di consumo di elettricità, e dall'altro di bilanciare una rete. Quindi svolgere un ruolo, nel rispetto del mercato, che possa permettere un corretto funzionamento e bilanciamento delle reti.
  Capitolo FER. Il nostro mondo è particolarmente focalizzato sullo sviluppo del fotovoltaico, dell'eolico e quant'altro, però non dimentichiamo l’asset per eccellenza per l'Italia che è l'idroelettrico, che, causa mutamenti normativi, potrebbe essere esposto a una competizione sbilanciata verso Paesi e investitori esteri, quindi andrebbe rivista la normativa al fine di bilanciare e dare la possibilità nell'idroelettrico alle imprese italiane di competere con gli altri Paesi.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  RICCARDO ZUCCONI. Io vengo dalla Toscana e vorrei sapere se era possibile avere un focus sulla situazione in particolare della mia regione, o se sarà possibile poi acquisirla in modo documentale, per quanto riguarda l'efficienza energetica, le smart city; lo stato delle reti, se è superiore o nella media – io credo che sia superiore – in quale misura rispetto al resto del territorio nazionale, biometano e riuso materia.
  Questo focus sarebbe importante, anche perché nella provincia di Lucca, ad esempio, abbiamo un settore cartario molto evoluto, che però incontra difficoltà sempre maggiori a smaltire il pulper, perché è uno scarto di produzione che incide molto sui costi, quindi se avete anche sul riuso della materia delle proposte settoriali o complessive che riguardano in modo significativo la Toscana.

  DAVIDE CRIPPA. È un tema che ci sta impegnando in questi giorni sia alla Camera che al Senato, quindi vorrei capire, rispetto alle previsioni del decreto Crescita, sulla cessione del credito quanto quell'iniziativa prospetticamente interessa i vostri piani industriali come interventi di riqualificazione globale sui condomini, e anche da un punto di vista numerico su quali suddivisioni territoriali potrebbe ricadere. Se avete quindi stimato che quello strumento possa velocizzare e agevolare alcuni tipi di interventi che ad oggi hanno percorsi molto più lenti.

  PRESIDENTE. Do la parola al vicepresidente Macrì per la replica.

  FRANCESCO MACRÌ, Vicepresidente di Utilitalia. Per quanto riguarda la Toscana, visto che sono presidente di ESTRA (una multiutility toscana), posso dire all'onorevole Zucconi che è complessa in Toscana la situazione perché insiste, a causa di un certo modello di privatizzazione che nasce vent'anni anni fa, insiste ancora una eccessiva Pag. 23 polverizzazione nella gestione dei servizi rispetto ad altre regioni del Centronord, dove ci sono delle multiutility di una certa dimensione, come A2a HERA, IREN. Il comparto ambientale nel tempo ha subito degli stop and go, delle problematicità, soprattutto nella Toscana meridionale. Ci sono anche degli scompensi rispetto all'impiantistica: problema cronico del nostro Paese. Come sapete, in Italia solo il 25 per cento dei rifiuti viene smaltito legalmente. Il problema dell'Italia sono gli impianti e anche gli impianti più moderni, anche un biodigestore anaerobico a emissioni zero non è di facile realizzazione. In Toscana ancora ci sono delle iniziative, timide, però ancora di là da venire. Sicuramente non potranno essere centrate, se i termini degli incentivi sono quelli attuali.
  Per quanto riguarda la mia esperienza diretta come presidente dell’utility toscana, noi crediamo molto nell'efficienza energetica, soprattutto in questo comparto che sta rianimando in alcune zone d'Italia l'edilizia, che è tutta nel segno dell'efficienza energetica. Quindi anche nei nostri piani aziendali abbiamo effettuato investimenti importanti, perché si sta muovendo qualcosa di veramente interessante soprattutto in ambito civile, quindi nell'intervento dei condomini. C'è la formula ESCO che interessa le imprese e il credito d'imposta che interessa i condomini. C'è un grande attivismo. Abbiamo fatto tante call sul territorio e abbiamo messo a budget degli interventi veramente rilevanti. In molte aree è l'unico elemento di vitalità di un comparto in crisi da tempo come l'edilizia. Più o meno tutti i Piani regolatori d'Italia si stanno orientando al volume zero: c'è il tema del riuso, del recupero delle aree; e l'opportunità di sistemare intere palazzine nel segno dell'efficienza energetica con credito d'imposta è una reale opportunità a basso costo per i cittadini e un'opportunità economica per le imprese.

  PRESIDENTE Do la parola al direttore generale Colarullo per una precisazione.

  GIORDANO COLARULLO, Direttore generale di Utilitalia. Sui cambiamenti in discussione al momento non sono in grado di dare una stima sui potenziali impatti, però ci ripromettiamo di dare una misura almeno sull'ordine di grandezza delle possibili implicazioni.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Utilitalia per il loro contributo.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.55.