XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 19 di Mercoledì 10 luglio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Carabetta Luca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030

Audizione di rappresentanti della Federazione nazionale delle energy service company – ESCO (FEDERESCO).
Carabetta Luca , Presidente ... 3 
Pascucci Alessandro , segretario di ESCO (FEDERESCO) ... 3 
Carabetta Luca , Presidente ... 7 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 7 
Carabetta Luca , Presidente ... 7 
Pascucci Alessandro , segretario di ESCO (FEDERESCO ... 7 
Carabetta Luca , Presidente ... 7 

Audizione di rappresentanti della Federazione italiana per l'uso razionale dell'energia (FIRE):
Carabetta Luca , Presidente ... 7 
Di Santo Dario , direttore della Federazione italiana per l'uso razionale dell'energia (FIRE) ... 8 
Carabetta Luca , Presidente ... 10 

Audizione di rappresentanti della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER):
Carabetta Luca , Presidente ... 11 
Righini Walter , presidente della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER) ... 11 
Carabetta Luca , Presidente ... 12 
Galleano Federica , vicepresidente della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER) ... 12 
Carabetta Luca , Presidente ... 13 
Righini Walter , presidente della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER) ... 13 
Carabetta Luca , Presidente ... 14 
Righini Walter , presidente della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER) ... 14 
Carabetta Luca , Presidente ... 14 
Squeri Luca (FI)  ... 14 
Moretto Sara (PD)  ... 15 
Carabetta Luca , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUCA CARABETTA

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Federazione nazionale delle energy service company – ESCO (FEDERESCO).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti della Federazione nazionale delle energy service company – ESCO (FEDERESCO).
  Nel dare la parola al dottor Alessandro Pascucci, segretario della Federazione, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  ALESSANDRO PASCUCCI, segretario di ESCO (FEDERESCO). Innanzitutto ringrazio la Commissione per averci dato l'occasione di poter essere ascoltati. FEDERESCO è l'associazione nazionale delle energy service company e coglie l'opportunità di esprimere il proprio punto di vista sullo sviluppo del settore energetico nel panorama italiano dei prossimi decenni.
  Il documento che abbiamo predisposto e trasmesso alla Commissione è suddiviso in due parti: la prima di inquadramento generale sulle tematiche più importanti e la seconda di approfondimento, con l'indicazione delle politiche da attuare, secondo noi, e delle modifiche normative da apportare.
  Stiamo sperimentando già da molti anni il cambiamento climatico causato dall'uomo, purtroppo, e, se non lo mitighiamo subito con fermezza, il futuro nostro e dei nostri figli sarà sempre più drammatico e costoso. Ormai è l'ora di agire, ma è necessario farlo con criterio.
  L'efficienza energetica è la prima soluzione: energy efficiency first, come indicato in sede europea. È la prima risorsa per il rilancio dell'economia del nostro Paese ed è il più efficace volano per uno sviluppo economico sostenibile e circolare.
  Aver concentrato nell'ultimo decennio l'azione politica e gli strumenti di incentivazione quasi esclusivamente sullo sviluppo di impianti da fonti di energia rinnovabile ha fatto perdere di vista quale sarebbe dovuto essere il giusto approccio nella gestione delle tematiche energetiche. Si è fortemente stimolata una nuova produzione di energia, sebbene da fonte non fossile, senza parallelamente considerare un impulso all'uso razionale dell'energia e alla sua conservazione. Questa politica monosettoriale non ha portato vantaggi occupazionali di lungo periodo e nessun vantaggio industriale per il nostro Paese, in quanto è stata figlia di una mancanza di visione prospettica di lungo corso e appannaggio di produttori di tecnologie e di investitori prevalentemente esteri, a discapito dell'efficienza energetica. Pag. 4
  Alla luce delle recenti notizie riportate dagli organi di informazione nel settore dell'eolico, su cui non ci permettiamo di esprimere commenti prima che siano svolte le opportune indagini dagli organi preposti, ribadiamo ancora una volta la necessità di avviare una forte, decisa e incisiva politica sull'efficienza energetica.
  L'efficienza energetica e la generazione distribuita insieme possono diventare vero e proprio motore di sviluppo per tutti i settori che caratterizzano la nostra società e i nostri territori, creando occupazione stabile. Si stimano 150.000 nuovi posti di lavoro in tre anni. Stiamo apprestandoci a vivere la quarta rivoluzione industriale di transizione verso un'economia low carbon e l'Italia deve porsi come lo Stato membro trainante nell'Unione europea.
  FEDERESCO negli ultimi quindici anni ha sempre ribadito a tutti i Governi e al Parlamento che l'efficienza energetica deve essere vista alla stregua di un'attività infrastrutturale, che per l'impatto economico, ambientale, sanitario, sociale e culturale che produce è altamente strategica e inoltre autoliquidante, in quanto il risparmio energetico ed economico che genera permette di ripagare l'investimento iniziale. Prima si riduce, poi si produce. FEDERESCO ritiene che sia necessario agevolare, attraverso varie modifiche normative e un salto di paradigma, la rivoluzione energetica imminente. Non possiamo più aspettare, le generazioni future ci stanno implorando.
  Passiamo ora a una serie di approfondimenti più specifici. Il primo punto è istituire un interlocutore governativo unico. Per agevolare e snellire i rapporti tra gli operatori di settore si dovrebbe prevedere l'istituzione di un interlocutore unico a livello governativo sui temi energetici, a cui attribuire la gestione delle risorse derivanti dall'unificazione di tutti i fondi stanziati nel bilancio dello Stato per la realizzazione degli interventi di efficienza energetica.
  Il secondo punto è investire sulla pubblica amministrazione. È necessario agevolare l'efficienza energetica per la pubblica amministrazione, soprattutto per gli enti locali, in virtù del suo ruolo esemplare. Un provvedimento che riteniamo utile per la pubblica amministrazione, alla luce dell'articolo 14 della legge n. 94 del 2012, è la costituzione di una struttura equiparabile a una ESCO, che supporti tutte le strutture della stessa pubblica amministrazione nella realizzazione degli interventi di efficienza energetica, a cui potranno partecipare società o enti dello Stato, creando così nuova occupazione. Sono, però, necessari molti altri provvedimenti per agevolare l'efficienza energetica, in primis revisionare e semplificare le procedure di project financing per interventi di efficienza energetica in ambito del Codice dei contratti pubblici; predisporre uno schema di capitolato speciale tipo; far applicare le regole Eurostat di contabilizzazione delle operazioni di PPP (partenariato pubblico-privato), secondo il manuale che riporto nel testo scritto, che prevede che i contributi comunitari devono essere esclusi dal calcolo del limite del 49 per cento ai contributi pubblici in conto investimenti. In Italia questa cosa non è applicata. Occorre altresì prevedere che vi sia un alto livello di controlli della validità progettuale degli interventi da realizzare da parte di organismi di ispezione e di parte terza, accreditati ai sensi della norma UNI CEI EN ISO 17020 e istituire verifiche obbligatorie per i contratti superiori ai 5 milioni di euro. Bisogna permettere l'indebitamento degli enti locali con onere dell'ammortamento a carico dello Stato e adeguare le normative inerenti alla contabilità generale dello Stato a quelle riguardanti l'efficienza energetica, affinché ci sia coerenza temporale tra l'allocazione delle risorse economiche e la durata degli investimenti. Bisogna inoltre escludere le spese di efficientamento energetico dal calcolo del saldo non negativo degli enti e attivare il fondo rotativo per le imprese per finanziamenti agevolati alle ESCO per interventi di efficienza energetica nel settore pubblico. Occorre poi sensibilizzare le regioni ad attivare sul proprio territorio distretti energetici finalizzati allo sviluppo di attività produttive e competenze professionali nel settore energetico.
  Il terzo punto fondamentale è fare cultura. Deve essere ancora fatto tanto nella Pag. 5diffusione di una nuova cultura per l'efficienza energetica. A tal fine, riteniamo opportuno inserire i temi di sostenibilità, efficienza energetica, fonti energetiche rinnovabili e così via nell'ambito dei percorsi formativi previsti per il personale della pubblica amministrazione (dirigenti, funzionari e altri); inserire percorsi formativi a tutti i livelli della società (le istituzioni scolastiche, le imprese, i cittadini). Come previsto dall'articolo 13 del decreto legislativo n. 102 del 2014 di recepimento della direttiva europea 2012/27, è indifferibile avviare campagne massive di sensibilizzazione, informazione e formazione del pubblico, delle aziende e della pubblica amministrazione, attraverso da una parte un programma di comunicazione in materia di risparmio energetico, in stretta collaborazione con regioni e associazioni imprenditoriali, e dall'altra parte la promozione di diagnosi energetiche per il settore terziario e le piccole e medie imprese. Infine, occorre introdurre percorsi formativi specializzati sui temi dell'efficienza energetica, tra cui anche la formazione post universitaria. In tale ambito, inoltre, si inserisce anche lo sviluppo di attività formative dedicate e specialistiche per forza lavoro emarginata.
  Il quarto punto è liberalizzare il settore energetico. È indifferibile diffondere concretamente la generazione distribuita, attraverso una semplice e piccola modifica della definizione di cliente finale, di cui al decreto legislativo n. 79 del 1999, il cosiddetto «decreto Bersani», al fine di liberalizzare l'uso dell'energia, estendendola anche alla persona giuridica che acquista energia elettrica per uso di soggetti collegati allo stesso da specifici rapporti contrattuali ovvero di natura societaria, come ad esempio nel caso di condomini e cooperative di abitanti e/o utenti, centri commerciali e aree di sviluppo industriale. In questo percorso, l'attivazione delle cosiddette «comunità energetiche» potrà giocare un ruolo importante.
  Nell'ambito degli oneri di rete, gli oneri di sistema devono essere imputati a chi realmente li genera, allocando i costi in funzione del reale utilizzo della rete e, quindi, sulla base di prelievi e immissioni e non dell'autoconsumo. Inoltre, la struttura tariffaria dovrebbe permettere la diffusione dei piccoli impianti di produzione, alleggerendo le componenti fisse piuttosto che il contrario.
  Bisognerebbe permettere a ciascun consumatore di avere accesso ai dati di consumo storici. Per il settore elettrico sarebbe opportuno avere accesso ai dati su base quartodoraria per i clienti non residenziali e su base oraria per i clienti residenziali. Inoltre, si auspica che tale servizio sia fruibile da tutti i consumatori per tutti i livelli di potenza impegnata. Oggi ci sono delle limitazioni in tal senso.
  Per il settore gas analogamente sarebbe opportuno avere accesso ai dati su base oraria per i clienti non residenziali e su base giornaliera per i clienti residenziali. In tal senso, nell'ambito della trasparenza nei confronti degli utenti finali, riteniamo necessaria la modifica della lettera d) del comma 3 dell'articolo 9, del decreto legislativo n. 102 del 2014, il cui testo diventerebbe del seguente tenore: «Nel caso in cui il cliente finale lo richieda, i dati dei contatori di forniture relative all'immissione e al prelievo di energia elettrica e al prelievo di gas naturale siano messi a sua disposizione o, su sua richiesta formale, a disposizione di un soggetto terzo univocamente designato che agisce a suo nome, in un formato facilmente comprensibile, che possa essere utilizzato per confrontare offerte comparabili; su richiesta formale del cliente, ai sensi della legge n. 239 del 2004, articolo 1, comma 35, attualmente vigente, sia messo a disposizione sua o di un soggetto terzo univocamente designato che agisce a suo nome anche il segnale per la misura dei propri consumi». Le modifiche, in sostanza, riguarderebbero il riferimento al prelievo di gas naturale e all'aggiunta di un inciso da: «su richiesta formale del cliente» sino alla fine del comma.
  Il quinto punto concerne il rafforzare e migliorare i sistemi incentivanti. L'avvenuto avvio del Fondo nazionale per l'efficienza energetica, dopo più di quattro anni da quando era previsto, contribuirà certamente ad aumentare il numero di interventi Pag. 6 che saranno realizzati. Il concretizzarsi di tale strumento è molto importante sia per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030 sia per lo sviluppo dei tanti settori economici connessi con la transizione energetica, che ci accompagnerà nei prossimi decenni. Ora che è avviato, auspichiamo che si possano apportare quelle modifiche correttive al decreto ministeriale istitutivo del 22 dicembre 2017, tali che il fondo possa esplicare in modo più efficace la sua funzione di volano economico per il nostro Paese, e auspichiamo che codesta Commissione possa farsi parte attiva per il superamento delle criticità. Infatti, tale decreto prevede un funzionamento estremamente complesso e in particolare nel caso di interventi realizzati dalle ESCO si prevede che siano solamente questi i soggetti sottoposti a valutazioni di merito creditizio. In questo modo, però, considerando la ESCO quale soggetto con responsabilità economica e non il cliente finale presso cui si realizzano gli interventi e dal quale nascono i flussi finanziari che andranno a ripagare l'investimento, non si permetterà lo sviluppo del settore dell'efficienza energetica e il fondo non esplicherà la sua funzione di volano economico. Inoltre, per le ESCO si applica il regolamento de minimis. Le ESCO sono proprio quei soggetti specializzati a realizzare interventi di efficienza energetica, garantendone il risultato, a favore di soggetti beneficiari finali. Pertanto, fa parte del core business delle ESCO fare più interventi presso più soggetti finali. Come si può pensare di agevolare il settore delle ESCO se è posto un limite così drastico alla loro capacità di essere finanziate e agevolate?
  Per quanto riguarda il sistema dei titoli di efficienza energetica, ovviamente deve essere revisionato. A oggi vi è la necessità di un superamento e di uno snellimento del contenzioso per il pregresso, attraverso un approccio certamente di garanzia verso il sistema, ma anche volto ad agevolare il raggiungimento degli obiettivi al 2030; di una maggiore stabilità, certezza e chiarezza delle regole; che siano definiti i set di baseline di riferimento nel caso di interventi ex novo; di regolamentare e potenziare l'obbligo di generare dei titoli nell'ambito delle gare gas; di creare una banca dati sui progetti incentivati suddivisi per tipologia; di emettere nuove schede per i metodi standardizzati.
  In merito alle detrazioni fiscali, la pubblicazione della legge n. 58 del 2019, di conversione del Decreto crescita, ha visto la modifica dell'articolo 10, che regolamentava la nuova disciplina inerente alla cessione delle stesse per interventi di riqualificazione energetica e antisismici. Purtroppo anche le modifiche apportate non sono sufficienti a permettere un vero sviluppo del settore. FEDERESCO ritiene che in generale le detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica e per gli interventi antisismici dovrebbero essere cedibili da parte di chiunque nei confronti di qualunque soggetto, compresi gli istituti bancari, per un numero illimitato di volte. Solo togliendo tutti i vincoli si permetterebbe il vero sviluppo dell'efficienza energetica nel settore immobiliare italiano e si raggiungerebbero gli obiettivi al 2030. La nuova disciplina che si aggiunge alla precedente sarà a favore esclusivamente delle varie utility del settore energetico, che hanno la capacità e la solidità a fare tali operazioni, visto che hanno abbondante capienza per andare in compensazione, sebbene di fatto in conflitto di interessi, escludendo le centinaia di ESCO certificate, altamente qualificate e specializzate a proporre interventi di efficienza energetica integrati. Vista tale altissima competenza, proprio nel caso degli interventi più complessi, si dovrebbe prevedere che la prima cessione sia a favore delle ESCO e permettere a queste di poterla cedere a chiunque.
  Arrivo al sesto punto: fare efficienza energetica significa avere un approccio sistemico, ovvero efficienza energetica e risparmio idrico. È fondamentale promuovere il risparmio idrico, tema di importanza vitale. Ad esempio, nel settore agricolo, dove l'impiego dell'acqua è direttamente associata alla produzione, la disponibilità di tale risorsa è determinante nel ciclo produttivo agricolo sia per quantità che per qualità. Ci sono possibilità di Pag. 7attivare progetti in grado di ridurre del 50 per cento l'impiego di acqua nelle coltivazioni e a oggi non esistono azioni strutturate di sostegno per la riduzione dei consumi idrici e dei correlati consumi elettrici. Il sistema incentivante potrebbe essere improntato sulla falsariga dei certificati bianchi, con specifici titoli di efficienza idrica.
  Concludo citando gli ultimi due punti: efficienza energetica e banda larga e contrasto alla fuel poverty. In tal senso, sarebbe necessaria la costituzione di un organismo unico, sotto l'egida del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e non di un osservatorio come previsto dal PNIEC (Piano nazionale integrato per l'energia ed il clima), che, agendo quale provider di commodity energetiche, sia deputato alla trattazione dell'insieme degli aspetti inerenti le politiche mirate a contrastare il fenomeno, coordinando e ottimizzando le risorse economiche.
  In conclusione, è evidente che la transizione verso un'economia low carbon impatterà drasticamente sul sistema energetico convenzionale, basato su poche grandi centrali a fonte fossile, l'attuale capacità distributiva e la presenza di pochi grandi operatori nel settore oil e gas.
  È necessario che il legislatore – e qui mi rivolgo a voi – indirizzi il cambiamento, attraverso l'individuazione di misure di carattere fiscale penalizzanti per chi inquina o utilizza fonti fossili e premianti per chi investe in efficienza energetica e riduzione dei consumi ed emissioni climalteranti.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Informo i colleghi che, date le tempistiche strette delle odierne audizioni, sarà possibile rivolgere da parte dei deputati le domande, ma eventualmente le risposte saranno poi inviate in forma scritta da parte degli auditi.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Ho una domanda molto veloce da porre. Anch'io condivido il fatto che sia necessario intervenire sul fare efficienza energetica. A proposito di questo, vi chiedo se ritenete utile nel settore delle costruzioni edili estendere l'applicazione dei certificati bianchi.

  PRESIDENTE. Dato che la domanda è una sola, ritengo che la risposta, auspicabilmente concisa, possa essere fornita in questa sede.

  ALESSANDRO PASCUCCI, segretario di ESCO (FEDERESCO). Grazie per la domanda. Certamente riteniamo utile che si possa estendere la disciplina dei certificati bianchi anche al settore delle ristrutturazioni, magari coordinando con altre discipline incentivanti, ad esempio detrazioni fiscali o conto termico. L'importante è che si definisca qual è l'obiettivo. Se vogliamo raggiungere veramente gli obiettivi al 2030 e al 2050, bisogna rimboccarci le maniche e fare in modo che tutto il sistema sia finalizzato proprio al raggiungimento dell'obiettivo. Dunque, i sistemi incentivanti devono agevolare i singoli cittadini e le imprese a realizzare velocemente gli interventi. Li possiamo chiamare come vogliamo (certificati bianchi, conto termico, detrazioni fiscali), ma l'importante è il raggiungimento dell'obiettivo.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di ESCO (FEDERESCO) e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti della Federazione italiana per l'uso razionale dell'energia (FIRE).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione della Federazione italiana per l'uso razionale dell'energia (FIRE).
  Nel dare la parola al dottor Dario Di Santo, direttore della Federazione, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

Pag. 8

  DARIO DI SANTO, direttore della Federazione italiana per l'uso razionale dell'energia (FIRE). Buon pomeriggio a tutti e grazie per l'opportunità di questa audizione, a nome mio e del presidente di FIRE, Cesare Boffa, qui presente.
  FIRE, per chi non ci conoscesse, è un'associazione con oltre 400 membri, che rappresentano tutta la filiera dell'energia, da chi fornisce tecnologie alle utility e alle ESCO, fino ai consumatori di media e grande dimensione, compresi i professionisti che operano in questo settore. Dal 1992, su incarico a titolo non oneroso del Ministero dello sviluppo economico, gestiamo le nomine degli energy manager in Italia, che sono un obbligo di legge dal 1992. Siamo attivi su tutto ciò che ha a che fare con l'efficienza energetica, sia a livello nazionale che europeo.
  Per quanto riguarda il tema dell'audizione, noi cercheremo di darvi fondamentalmente tre indicazioni e alcune conclusioni, partendo dalla traiettoria indicata nel PNIEC (Piano nazionale integrato energia e clima) di riduzione dei consumi da qui al 2030, evidenziata dal grafico riportato nella documentazione trasmessa alla Commissione.
  Nello stesso grafico noi abbiamo messo la parte precedente, dal 2000 a oggi, per mettere in luce che quella diminuzione dei consumi in realtà è molto ambiziosa, in quanto negli ultimi anni noi abbiamo avuto una decrescita dei consumi, perché c'è stata una forte decrescita economica, evidentemente. Se ci fosse una ripresa, come tutti auspicano (la linea blu del grafico indica il PIL), evidentemente i consumi tenderebbero a crescere, come è successo negli ultimi tre anni. Questo ci dice che, se crescerà l'economia, non sarà per niente facile alle condizioni attuali raggiungere questi obiettivi.
  Fra i lati positivi, che quindi a nostro parere vanno promossi, c'è il fatto che cambierà completamente il mercato elettrico. Le grandi imprese e anche le medie imprese un domani, oltre che consumare energia per le loro attività manifatturiere, potranno produrla, potranno acquistare energia da fonti rinnovabili, potranno usare sistemi di stoccaggio per superare i problemi delle cosiddette «fonti non programmabili», che offrono energia solamente quando c'è il sole o il vento e non quando serve, e potranno utilizzare l'economia circolare e la revisione delle filiere, per esempio, per produrre biocombustibili o quant'altro che consenta di utilizzare al meglio le risorse.
  Tutto questo pone soprattutto un elemento di complessità, per sfruttare la quale è fondamentale che si riescano a diffondere l'intelligenza artificiale e altre opportunità che le tecnologie oggi ci mettono a disposizione. Uno dei primi suggerimenti che diamo è cercare di promuovere anche nel settore energetico lo sviluppo di questi sistemi. È un po’ il connubio che si era ottenuto con Impresa 4.0. Ovviamente ci possono essere strumenti anche più evoluti e funzionali.
  Il secondo elemento collegato a questo è l'importanza del principio che è sancito nella nuova direttiva rinnovabili e anche nel regolamento UE sull’energy efficiency first (prima l'efficienza energetica). È importante perché tendenzialmente fare rinnovabili è più semplice che fare efficienza energetica. È più comprensibile, è addizionale e non comporta la necessità di intervenire sui processi e sugli edifici. È già successo nel ciclo energetico di policy precedente che ci si concentrasse sulle rinnovabili e si lasciasse l'efficienza in secondo piano. Questo porta due svantaggi. Il primo è che è più difficile raggiungere gli obiettivi, che, come abbiamo già detto, sono ambiziosi. Il secondo è che, se non decarbonizziamo da quella parte, esponendoci alle sanzioni, abbiamo anche il problema di dover aumentare la quota di rinnovabili, con tutto ciò che questo comporta, visto che già oggi si parla delle problematiche legate all'occupazione di suolo e quant'altro. Il suggerimento, quindi, è che nelle policy ci sia sempre un'attenzione al tema dell'efficienza energetica. Faccio solo due esempi. Le agevolazioni agli energivori sono sacrosante per aiutare le imprese che competono a livello mondiale, ma si può fare in modo che il provvedimento sia accompagnato da un qualcosa che le stimoli anche Pag. 9a fare efficienza energetica, altrimenti il risultato è che si abbassano i prezzi, diventa meno conveniente fare efficienza energetica, queste imprese rimangono energivore e, quindi, continuano a caricare le altre imprese che non lo sono con gli oneri di sistema. È un tema che serve sia a fare efficienza che a ridistribuire in modo equo i costi energetici nel nostro Paese.
  L'altro esempio è quello degli smart meter, che possono semplicemente aiutare a fare la telelettura dei contatori, ma possono servire anche per offrire agli utenti finali indicazioni chiare su come consumano e, quindi, su come potrebbero farlo meglio. Si tratta di ricordarsi all'interno di ogni provvedimento del tema dell'efficienza energetica.
  Il secondo macro-stimolo è relativo a quello che si chiama «sufficienza energetica», che è un tema che è in crescita a livello mondiale. In Italia non se ne parla ancora tanto. L'idea è quella per cui i servizi energetici sono costruiti in modo da soddisfare equamente le esigenze degli utenti, rispettando i limiti ecologici. Questo è un tema che può spaziare anche verso atteggiamenti da zelota. Ad esempio, oggi su Il Corriere della Sera in prima pagina c'era l'intervento di Gramellini, che faceva presente che la figlia di Paul McCartney dice: «Io non lavo i vestiti o il reggiseno, perché in questo modo evito di inquinare». È ovvio che questo sarebbe il lato oscuro di questa sufficienza energetica, però il lato positivo è il cambiamento comportamentale che ha due vantaggi. In primo luogo, contribuisce a raggiungere gli obiettivi e, in secondo luogo, riduce il rischio di sindromi quali i gilet gialli in Francia, perché, se la gente comprende le opportunità che ci sono legate al tema della sostenibilità, è più facile che possa accettare policy che chiedono, ad esempio, cambiamenti sul parco dei veicoli o interventi sul parco immobiliare e così via, che ovviamente hanno un costo o diretto per chi lo sostiene o indiretto attraverso le imposte e gli oneri di sistema.
  Il terzo elemento, invece, riguarda gli obiettivi. Dico questo per farvi capire che prima di arrivare al 2030 bisogna arrivare ovviamente al 2020 e già siamo un po’ in difficoltà. Noi avremmo dovuto raggiungere i rombi indicati nel relativo grafico della documentazione e ci siamo fermati dove arrivano le barre del medesimo grafico. Peraltro, inizialmente si pensava di raggiungere gli obiettivi con tre strumenti: certificati bianchi, detrazioni fiscali e conto termico. In realtà, ne sono stati aggiunti altri, proprio perché non ci si riusciva. Questo che cosa ci dice? Ci dice che il contributo delle policy è determinante e non banale e che eventuali errori nelle policy portano al fatto che queste non producano i risultati auspicati, perché il mancato raggiungimento di questi obiettivi è profondamente collegato alla scarsa performance dei certificati bianchi, su cui tornerò fra poco.
  Al 2030 il relativo grafico ci dice che più o meno la crescita è simile, leggermente superiore, cioè bisognerà stabilire obiettivi annui dello stesso tenore, con una differenza sostanziale: se prima gli interventi vedevano molta efficienza energetica facile (sostituzione di componenti, illuminazione, caldaie e cose di questo genere), nel prossimo decennio ci sarà da intervenire soprattutto sugli edifici. Questa è una priorità dettata dalle direttive comunitarie, che chiedono di raggiungere la decarbonizzazione con un 30 per cento almeno da parte dei settori non coperti da emission trading, ma chiaramente rende la cosa più complicata, perché in sostanza aumenta molto il costo dell'efficienza energetica. Se prima il rapporto fra efficienza energetica e rinnovabili elettriche, in termini di costo per tonnellata equivalente di petrolio evitata, poteva essere di uno a dieci, ora, secondo uno studio fatto da Confindustria, arriva a uno a due o uno a tre, il che fa capire che aumenteranno i costi. Noi ci troviamo in una situazione di obiettivi consistenti, in linea con quelli precedenti, ma molto più costosi da raggiungere, il che significa che evidentemente vanno pensati molto bene gli strumenti di incentivazione.
  Faccio solo un piccolo focus, prima delle conclusioni, sui certificati bianchi. I certificati bianchi sono uno strumento a cui in realtà era stato assegnato un ruolo principe Pag. 10nel raggiungimento degli obiettivi. Circa il 60 per cento era attribuito a questo meccanismo. Le linee rosse del relativo grafico, che sono le uniche che in questo momento contano veramente per voi, sono i risparmi generati annualmente; le linee blu del medesimo grafico i target da raggiungere. Capite che da un certo punto in poi i target sono andati crescendo, i risparmi sono andati decrescendo leggermente, per una serie di scelte non ottimali, su cui non c'è tempo di intervenire in questa sede. Una delle ragioni che hanno portato a questo problema è stata la volontà di rendere un po’ per volta questo meccanismo sempre più preciso, evitare le frodi e misurare i risparmi energetici nel modo più preciso possibile, cosa che è stata fatta solo per questo schema e per nessun altro, quindi in realtà sono state poste tante barriere all'offerta e questo ha portato evidentemente a questo risultato. Bisogna soppesare quello che si vuole ottenere. Lo schema ci serve per raggiungere gli obiettivi, è proprio necessario per poter contabilizzare i risparmi energetici dell'articolo 7 della direttiva efficienza energetica, ma bisogna trovare il compromesso giusto fra semplicità e raggiungimento degli obiettivi da una parte e complessità e rigore dall'altra, pena il rischio di non arrivare agli obiettivi con gli schemi in essere.
  Da questo punto di vista, gli altri due elementi che si possono collegare agli incentivi sono in primo luogo la necessità di sviluppare nuove competenze, visto che interveniamo sulla riqualificazione profonda degli edifici e sui trasporti, che sono settori fino a oggi poco toccati da questi interventi. Sappiamo che ci sono anche proposte parlamentari in questo senso. Occorre, quindi, investire nel piano anche su ciò che porta aumento dell'informazione, aumento della qualificazione ed eventualmente anche delle certificazioni degli operatori del settore. Il secondo elemento è quello di non limitarsi a incentivare gli interventi, ma cercare di aiutare lo sviluppo del mercato. Per esempio, nel campo delle costruzioni l'industrializzazione del settore consentirebbe di intervenire sulla riqualificazione a costi minori e in tempi minori, rendendo tutto più fattibile.
  Arrivo ai commenti finali. In primo luogo, è fondamentale affiancare agli incentivi un cambiamento comportamentale. Questa parte nel Piano in realtà già c'è e noi auspichiamo che venga addirittura stressata, perché è fondamentale ed è un acceleratore di tutto il resto.
  In secondo luogo, occorre investire di più sulle campagne informative e sulla qualificazione degli operatori di settore, siano essi professionisti o aziende. Oggi è molto difficile trovare imprese o professionisti in grado di supportare veramente interventi sulla riqualificazione profonda degli edifici, ad esempio.
  In terzo luogo, bisogna promuovere l'intelligenza artificiale, il che vuol dire promuovere programmi che non pensino solo all'efficienza energetica, ma che mettano insieme il tema dei consumi energetici con i temi primari che sono di interesse di tutti noi: il comfort, la sicurezza, la produttività nel settore manifatturiero eccetera. Per esempio, se io faccio una legge sul tema della riqualificazione profonda degli edifici, è opportuno che questa si accompagni al tema dell'antisismica e al tema dell'intelligenza degli edifici stessi e del comfort.
  Infine, è importante valutare meglio le policy. Oggi non abbiamo procedure standard di valutazione dei risultati e dell'impatto delle politiche che noi mettiamo in campo. Considerando che saranno tendenzialmente più costose e che i risultati sono molto importanti per consentire la creazione del mercato nei primissimi anni del prossimo decennio, riteniamo che sia fondamentale prevedere nel Piano anche un'attenzione a questi elementi, nonché promuovere accordi volontari. Dunque, non solo policy e incentivi di obbligo, ma anche accordi volontari con i portatori di interessi, in modo tale che l'offerta, cioè i prodotti che noi, così come le imprese, troviamo sul mercato abbiano un contenuto di efficienza energetica e di sostenibilità sempre maggiore.

  PRESIDENTE. Non essendovi richieste di interventi da parte dei deputati per porre quesiti, ringrazio e saluto da parte della Pag. 11Commissione i rappresentanti di FIRE e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER).
  Nel dare la parola al Presidente della Federazione, Walter Righini, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  WALTER RIGHINI, presidente della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER). Saluto e ringrazio dell'accoglienza. Desidero prima di tutto scusarmi per il ritardo, ma i treni che arrivano dal nord Italia con la pioggia hanno subito ritardi. Entriamo subito nel merito.
  La FIPER è la Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili. Ci occupiamo in particolare di teleriscaldamento a biomassa, utilizzando il legname proveniente dai nostri boschi, e degli impianti di biogas.
  Nella prima slide della documentazione trasmessa alla Commissione, si può vedere una centrale di teleriscaldamento cogenerativo, che produce calore e produce anche energia elettrica (un megawatt termico e 20 megawatt elettrici). Nella parte inferiore sono riportati alcuni dati relativi a tutti i nostri associati. Si tratta, in particolare, di 90 impianti associati, che producono energia termica e una ventina di questi anche energia elettrica.
  La seconda parte di associati, di cui poi vi parlerà nel dettaglio, se la Presidenza lo consente, la dottoressa Galeano, sono gli impianti a biogas. Sono circa 121 impianti associati a FIPER, soprattutto in Lombardia e in Piemonte.
  Parlando del Piano energia, noi riteniamo che senza le biomasse l'Italia molto difficilmente potrà raggiungere gli obiettivi. Sappiamo che da parte di qualcuno la biomassa è vista come una fonte sì rinnovabile, ma che produce anche inquinamento. Noi non siamo d'accordo, ci sono talmente tanti sistemi di abbattimento e riduzione e stiamo collaborando con tante associazioni, con RSE (Ricerca sistema energetico) in particolare, per ridurre ulteriormente queste emissioni.
  Perché parliamo di biomasse? C'è una grandissima disponibilità della risorsa in Italia, c'è una sicurezza nell'approvvigionamento della biomassa e c'è una flessibilità nell'offerta. Pensate solo al disastro della tempesta denominata Vaia che c'è stata a ottobre scorso. Utilizzando la biomassa noi abbiamo anche un presidio territoriale di lungo periodo, per cui andiamo a ridurre notevolmente i dissesti idrogeologici, gli incendi e cose del genere, e chiaramente c'è un discorso di sostenibilità ambientale.
  Nella documentazione abbiamo riprodotto una foto riferita a un bosco colpito dall'uragano Vaia: 13 milioni di metri cubo di biomassa disponibile che sono stati distrutti. Pertanto, sarebbe opportuno cominciare a intervenire, a curare e a fare manutenzione dei boschi per utilizzare questo materiale e forse non avremmo bisogno di far arrivare tutto quel metano che importiamo dalla Russia o da altri Paesi. Noi abbiamo già il petrolio e il metano nei boschi intorno alle nostre case.
  Per quanto riguarda il potenziale di approvvigionamento ripartito per regione, rimando alla relativa scheda della documentazione, ma mi soffermo solo su due dati che nella scheda sono cerchiati. Chiaramente ci accusano anche di voler distruggere i boschi. L'accrescimento annuo dei boschi in Italia, che sono quasi 8 milioni di ettari, è di 4.000 metri cubi all'anno per ettaro. Il prelievo attuale in Italia è di un metro cubo all'anno per ettaro, per cui siamo al 25 per cento, a un quarto della biomassa di accrescimento. A livello europeo siamo al 2,39, per cui, se volessimo arrivare anche solo al 2,39, vorrebbe dire più che raddoppiare la disponibilità di biomassa Pag. 12 che si accresce ogni anno, senza andare a intaccare il capitale boschivo. L'Italia come consumo è a livello degli altri Paesi. Per l'utilizzo dei boschi, invece, è fra gli ultimi. Appena davanti a noi c'è la Turchia e poi c'è la Gran Bretagna. Questa situazione cosa provoca? In Italia, con tutta la legna che abbiamo a disposizione, siamo il primo importatore mondiale di legna da ardere, il terzo importatore di residui di scarti legnosi e il dodicesimo importatore di cippato di conifere. Abbiamo una ricchezza a casa nostra e andiamo a comprarla fuori, mentre quella a casa nostra, invece di essere una risorsa, diventa un costo.
  Nella documentazione abbiamo riportato notizie di stampa relative al bando della regione Lombardia per aumento dei prelievi legnosi e gestione del territorio. Si tratta di un bando uscito proprio in questi giorni appunto in regione Lombardia, che con l'assessore Fabio Rolfi ha stanziato quest'anno 7,5 milioni per recuperare scarti di bosco. Mi pare che la regione Marche abbia stanziato anche lei 10 milioni. Il problema è: recuperiamo questa biomassa, però dobbiamo dare uno sbocco a questa biomassa affinché possa essere utilizzata, perché, se noi raccogliamo la biomassa e poi non sappiamo dove metterla, cosa farne e come usarla, probabilmente andiamo a incrementare i problemi invece che ridurli.
  Nella documentazione abbiamo voluto riportare la foto di un incontro che c'è stato al Ministero dello sviluppo economico dopo la tempesta Vaia. Sul lato sinistro ci sono gli stakeholder della filiera (c'eravamo io, Federforeste, Coldiretti, Federlegno arredo) e dall'altra parte c'è il ministro Di Maio.
  Sulla biomassa legnosa, come vi dicevo, stanno girando delle accuse da parte di qualcuno. Sappiamo anche da che parte arrivano, per non fare nomi diciamo il cognome. Sono produttori di gas, che vedono nella biomassa una concorrenza nei loro confronti e una riduzione dei consumi di gas, per cui chiaramente cercano di ridurre lo sviluppo degli impianti a biomassa. Stiamo collaborando con RSE e abbiamo studiato dei filtri appositi per l'ulteriore abbattimento.
  Per l'illustrazione delle slide della documentazione sugli impianti di biogas, chiederei, come anticipato, alla Presidenza, se è possibile far intervenire la dottoressa Federica Galeano, vicepresidente della Federazione.

  PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Federica Galleano.

  FEDERICA GALLEANO, vicepresidente della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER). Il biogas ha contribuito in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi energetici assegnati all'Italia. Il settore conta a oggi oltre 2.000 impianti, di cui 1.600 di origine agricola. La potenza installata è di poco inferiore a un gigawatt e la produzione di energia si attesta intorno ai 6,6 terawattora, pari più o meno al 2,2 per cento dei consumi elettrici nazionali.
  Ci sono stati vari decreti che hanno disciplinato il sistema di incentivazione per gli impianti a biogas. Per la maggior parte, oltre il 70 per cento, tra il 2024 e il 2027 terminerà il primo ciclo di incentivazione, quindi ovviamente come settore siamo molto attenti a questa scadenza.
  Dal punto di vista energetico, il contributo del settore biogas alla produzione di elettricità rinnovabile è stato molto significativo, ma soprattutto può diventare una grande risorsa per la rete elettrica nazionale. Infatti, fino a oggi la filiera del biogas è stata considerata come una fonte rinnovabile non programmabile. Il sistema di incentivazione remunera gli impianti sulla produzione di energia in base alla potenza installata e, quindi, gli impianti sono tesi a produrre in modo stabile e costante sempre alla massima potenza. Invece, modificando questo sistema di incentivazione, gli impianti potrebbero partecipare al mercato e fornire un servizio di bilanciamento importante della rete. Soprattutto in un'ottica futura di aumento di fonti rinnovabili non programmabili, il ruolo del biogas dovrebbe essere considerato dalla strategia energetica nazionale (SEN) e dal Piano Pag. 13nazionale clima ed energia come strategico e come servizio di flessibilità al mercato.
  Noi condividiamo come FIPER le intenzioni del Piano di sostegno alle smart grid e alle comunità dell'energia. Il sistema degli impianti a biogas potrebbe addirittura configurarsi su scala nazionale o locale come una centrale virtuale elettrica, in grado di operare in modo efficiente sulla rete. Per quanto riguarda le comunità dell'energia, le comunità rurali dell'energia potrebbero essere una tipologia specifica di comunità in grado di integrare tutti i soggetti della filiera agroalimentare interessati e, quindi, di andare al di là dello scambio di mera energia elettrica fra i produttori.
  Il sistema del biogas, oltre a questi servizi di flessibilità, garantisce una serie di azioni di mitigazione ambientale, tra cui la produzione di digestato di origine agricola, che viene ridistribuito sui terreni, svolgendo un'azione di fertilizzante e ammendante molto importante per i terreni e il conseguente risparmio di fertilizzanti chimici che noi possiamo avere su questi terreni.
  Consente inoltre di ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera, di aumentare e di trattare gli effluenti zootecnici con una stabilizzazione e riduzione delle emissioni e infine di valorizzare i sottoprodotti agricoli e agroindustriali, che peraltro è anche un'indicazione contenuta nel Piano nazionale energia e clima e che noi condividiamo.
  Noi apprezziamo il riconoscimento nel Piano dei benefici che apporta la filiera del biogas e condividiamo anche la promozione all'uso di scarti e di colture di secondo raccolto. Non condividiamo, invece, l'intenzione di sostenere solamente gli impianti di piccola dimensione, perché riteniamo che il sistema di incentivazione debba essere improntato all'efficienza dell'impianto e non solo alla dimensione dello stesso.
  Per garantire un futuro al settore ovviamente c'è bisogno della collaborazione dei produttori, del Governo e degli enti regolatori. I produttori sicuramente sono impegnati. Stiamo facendo un grosso lavoro di ottimizzazione dei costi, di innovazione, di miglioramento e di efficienza degli impianti.
  Il Governo, attraverso la Strategia energetica nazionale e il Piano energia e clima, dovrebbe riconoscere il valore del settore biogas, pena la dismissione di tanti impianti sul territorio nazionale. Insieme agli enti regolatori bisognerebbe cercare di definire dei regimi di incentivazione in grado di supportare lo sviluppo dell'intera filiera. In particolare, sarebbe necessario procedere alla revisione di alcuni sistemi di incentivazione, quali il decreto spalma-incentivi, lo sviluppo delle comunità dell'energia, la partecipazione ai servizi, come dicevo, di flessibilità del mercato e una revisione del sistema di incentivazione del biometano. Bisognerebbe anche procedere alla rimozione di alcune barriere regolatorie. Attualmente non è possibile per gli impianti in tariffa onnicomprensiva, quel famoso 70 per cento di impianti che termineranno entro il 2027, la partecipazione al mercato del dispacciamento. Questa sarebbe sicuramente una revisione che potrebbe dare uno scenario prospettico ai nostri impianti.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Galleano. Do la parola nuovamente al presidente Righini.

  WALTER RIGHINI, presidente della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER). Ci avete chiesto i benefici che possono portare queste fonti. Il teleriscaldamento: da uno studio che abbiamo fatto – lasciamo alla Commissione alcuni libri – con la Bocconi di Milano e il Politecnico di Milano, emerge che per ogni euro investito nella centrale di teleriscaldamento c'è una ricaduta di 2,65 euro e per ogni unità lavorativa presso la centrale c'è un indotto e una ricaduta di 15,5 unità lavorative nell'intero indotto. Sul discorso del biogas troviamo, invece, che a fronte di un euro investito abbiamo 2,1 euro di movimentazione e come unità lavorative annue per ogni dipendente dell'azienda agricola ne abbiamo 7,4. È chiara questa differenza fra il biogas e il teleriscaldamento, in quanto il biogas è un servizio Pag. 14 che già c'è nell'azienda esistente, mentre dall'altra parte è stato costruito tutto ex novo. Per il maggiore dettaglio dei numeri, rimando ai libri che abbiamo lasciato alla Commissione.
  Per quanto riguarda costi e opportunità, per il teleriscaldamento a biomassa c'è la sicurezza di approvvigionamento di biomassa locale in filiera corta, mentre dall'altra parte per il gas metano abbiamo una dipendenza dai Paesi esportatori. Il teleriscaldamento a biomassa è una fonte rinnovabile, mentre le altre sono fonti fossili. Il prezzo del calore viene definito in ambito locale, mentre l'altro è stabilito da fattori non dipendenti dalla nostra volontà. Per quanto riguarda le emissioni di CO2 l'uso della biomassa è neutro, perché comunque la biomassa nel deperire emette CO2, per cui è lo stesso bruciarla o lasciarla nel bosco. Dall'altra parte, invece, abbiamo dei fattori di emissione che sono pari.
  Molto importante è l'indotto occupazionale in aree marginali, in aree rurali, in aree di montagna con l'uso del teleriscaldamento Per ultimo, ma non come importanza, c'è il presidio del territorio. Manutenere i boschi eccetera per l'approvvigionamento locale vuol dire che nel momento in cui partono le centrali di teleriscaldamento si dà da mangiare per i prossimi 30-50 anni, per cui si fa manutenzione al territorio circostante.

  PRESIDENTE. Presidente Righini, chiedo scusa, ma devo invitarla a concludere, perché abbiamo esaurito il tempo.

  WALTER RIGHINI, presidente della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili (FIPER). Una delle cose che noi stiamo portando avanti è il discorso delle comunità dell'energia. Il comune di Tirano, con RSE, sta già portando avanti questo discorso. Promuoviamo lo sviluppo delle comunità dell'energia locale.
  Concluderei con le potenzialità del teleriscaldamento. In Italia abbiamo verificato che ci sono ancora 458 comuni non metanizzati in fascia climatica E ed F. Fascia climatica E ed F vuol dire che sono in zona montana. Se noi dovessimo sviluppare 400 impianti di teleriscaldamento o cogenerativi a biomassa in queste aree, potremmo avere una potenza installata di 1.000-1.500 megawatt termici, 300-400 megawatt elettrici e 2,5-4 miliardi di investimento sul territorio nei prossimi cinque anni.
  Per quanto concerne l'impatto sulla filiera, avremmo 3-6 milioni di tonnellate di utilizzo di biomassa (ricordate i dati di prima sulla quantità di biomasse che avevamo), con 5-10 miliardi di biomassa garantita per i prossimi vent'anni. Ciò vuol dire che con i soldi che andiamo a mettere sul territorio garantiamo posti di lavoro sicuro per 30-50 anni, perché le centrali durano tra i 30 e i 50 anni, e si garantisce sicuramente la manutenzione e la gestione forestale, evitando incendi e dissesti idrogeologici.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Rinnovo la richiesta di celerità ai colleghi, in quanto abbiamo altri punti all'ordine del giorno della Commissione. Invito i rappresentanti di FIPER a inviare risposte scritte tramite posta elettronica.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUCA SQUERI. Ringrazio FIPER per il contributo. Noi partiamo da un PNIEC che ha come obiettivo, non quello di raggiungere la decarbonizzazione, ma quello di aumentare il consumo di energia elettrica. La dimostrazione sta nel fatto che, marginalizzando tutte le rinnovabili, tranne l'eolico e il fotovoltaico, al 2040 il PNIEC prevede un aumento di utilizzo di gas. Questo è un controsenso eclatante.
  La Francia, che in questo momento ha tutto elettrificato grazie all'energia nucleare, dovrà fare a meno dell'energia nucleare e, invece di utilizzare il sistema elettrico e impiantistico che c'è nelle case, prevede l'installazione di 900.000 impianti a bioenergia.
  La mia domanda è questa: assunto per evidenza che sarebbe conveniente far sì che anche le bioenergie diventassero attori protagonisti delle rinnovabili e assunto che in Pag. 15Europa è così, perché – datemi conferma – Francia, Spagna e Germania prevedono le bioenergie al 68 per cento rispetto al 20 per cento italiano, io vi chiedo se in Italia si potrebbe imitare quello che si fa in Europa e, dunque, far sì che le bioenergie fossero utilizzate in maniera adeguata.

  SARA MORETTO. Nella parte centrale della presentazione, quando parlava la dottoressa Galleano, mi pare di aver compreso che sono 2.116 gli impianti a biogas oggi attivi che tra il 2024 e il 2027 termineranno di utilizzare gli incentivi che sono in corso. Io vorrei chiedere, se questo sistema di incentivazione termina definitivamente, quale sarà secondo voi l'impatto di questo tipo di misura, se vi saranno delle decisioni di chiusura e in quale percentuale.
  Dall'altro lato, se ho capito bene, perché magari sono ragionamenti un po’ tecnici, mi pareva che si prospettasse l'idea che la produzione di questi impianti a biomassa, che oggi, proprio per gli incentivi, sono utilizzati sempre al massimo, sia gestita per riequilibrare la rete. Io vorrei capire meglio se e quali interventi sarebbero necessari per realizzare questo obiettivo.

  PRESIDENTE. Come ho già detto, aspetteremo le risposte dalla Federazione e le trasmetteremo a tutti i componenti della Commissione.
  Saluto e ringrazio i rappresentanti di FIPER e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.