XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Martedì 9 aprile 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Benamati Gianluca , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030

Audizione di rappresentanti di E.ON.
Benamati Gianluca , Presidente ... 2 
Santi Leonardo , responsabile affari regolatori di E.ON ... 2 
Benamati Gianluca , Presidente ... 5 
Santi Leonardo , responsabile affari regolatori di E.ON ... 6 
Benamati Gianluca , Presidente ... 6 

Audizione di rappresentanti di IREN:
Benamati Gianluca , Presidente ... 6 
Cecchi Alessandro , direttore affari regolatori di IREN ... 7 
Benamati Gianluca , Presidente ... 12 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 12 
Benamati Gianluca , Presidente ... 12 
Cecchi Alessandro , direttore affari regolatori di IREN ... 12 
Benamati Gianluca , Presidente ... 12 

Audizione di rappresentanti di ACEA:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 12 
Del Pizzo Francesco , Direttore area infrastrutture energetiche di ACEA ... 12 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIANLUCA BENAMATI

  La seduta comincia alle 12.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di E.ON.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di E.ON.
  Nel dare la parola al dottor Leonardo Santi, responsabile degli affari regolatori di E.ON, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva. Chiederei al dottor Santi di attenersi a una presentazione di una ventina di minuti, in modo da poter consentire, nei restanti dieci minuti dei trenta di cui si compone la sua audizione, uno scambio eventuale di domande da parte dei commissari.
  Do la parola al dottor Santi per lo svolgimento della sua relazione.

  LEONARDO SANTI, responsabile affari regolatori di E.ON. Innanzitutto rivolgo un ringraziamento al presidente e agli onorevoli deputati componenti di questa X Commissione per l'invito e per la disponibilità ad accogliere il nostro contributo in uno snodo così importante e così cruciale nell'ambito della transizione energetica e dello sviluppo economico del Paese.
  Io rappresento un'azienda che è uno dei principali operatori in Italia. Siamo attivi nella vendita di commodity e di soluzioni per i clienti finali e nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Abbiamo oltre 300 megawatt di impianti eolici installati in Italia e 800.000 clienti serviti.
  Porto in questa sede alcuni elementi che rappresentano la nostra visione strategica in Italia, ma rappresentano anche una visione coordinata e perfettamente allineata con il nostro gruppo in Germania, quindi di un operatore internazionale che già da alcuni anni ha rifocalizzato la propria strategia per assecondare il nuovo trend evolutivo del mondo dell'energia, basato sulla decentralizzazione, sulla decarbonizzazione e sulla digitalizzazione del mondo energetico, ponendo i nostri clienti al centro delle nostre scelte strategiche. Questa strategia si è concretizzata attraverso la cessione e la dismissione degli impianti di generazione convenzionali e la rifocalizzazione delle nostre attività sulla generazione da fonti rinnovabili, sulle attività di rete e sulle soluzioni per i clienti finali. In questo evidentemente troviamo molti elementi di piena sintonia con i contenuti di questo Piano.
  Io mi focalizzerò nella presentazione su alcuni punti per noi qualificanti del Piano, in cui ravvisiamo elementi di grande interesse nell'ambito della nostra visione strategica. Il primo è lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Un altro tema che a noi preme molto è quello dell'autoconsumo, che è in grado, secondo noi, di fornire un contributo sostanziale nella transizione verso modelli sostenibili. Mi soffermerò con alcune Pag. 3considerazioni sullo stato dei mercati al dettaglio dell'energia, in particolare quello dell'energia elettrica, e farò qualche considerazione sulla mobilità elettrica.
  Iniziamo dal tema delle fonti rinnovabili e dagli obiettivi molto sfidanti che il Piano si dà. Abbiamo un target del 30 per cento della quota di energia da fonti rinnovabili nei consumi finali lordi, che riconosciamo evidentemente essere un obiettivo molto sfidante, ma che, secondo la nostra valutazione, deve essere interpretato come un valore minimo, da rivedere poi al rialzo in modo coerente con gli accordi e gli obiettivi concordati in sede europea.
  Evidentemente per raggiungere questi obiettivi sfidanti, 30 o 32 per cento che sia, servono una serie di misure abilitanti per lo sviluppo di nuovi impianti di generazione da rinnovabili, che devono porsi l'obiettivo di superare una serie di ritardi che si sono progressivamente accumulati nel tempo.
  Il primo di questi fattori abilitanti deve necessariamente passare attraverso una semplificazione delle procedure autorizzative, che devono essere più snelle e più rapide, secondo noi, e soprattutto garantire l'esito con ragionevole grado di certezza all'investitore prima di intraprendere la procedura. L'altra cosa importante è favorire un cambiamento di paradigma che, ponendo nuovamente il cliente al centro della strategia, porti a una maggiore consapevolezza e a un maggiore grado di accettazione del cliente delle infrastrutture energetiche, in modo tale che queste infrastrutture siano accettate in una forma integrata nel territorio e in modo sempre più ravvicinato ai centri di consumo.
  Faccio ora una considerazione sui PPA (power process agreement) che il Piano stesso individua come uno strumento per il conseguimento degli obiettivi e per lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel Paese. Sono sicuramente strumenti di grande interesse, che debbono essere attuati, secondo noi, senza introdurre eccessi di regolazione. Se devono essere strumenti di mercato, allora è bene, a nostro avviso, che anche gli aspetti contrattuali vengano lasciati alla libertà negoziale delle controparti che li stipulano.
  È d'altra parte, però, auspicabile, almeno in un primo momento del loro sviluppo, che questi vengano favoriti con qualche intervento di stimolo della domanda. Noi ravvisiamo uno dei principali elementi ostativi allo sviluppo importante di questa tipologia di contratti nel rischio di controparte che i contratti medesimi necessariamente sottendono quando si parla di orizzonti temporali molto ampi. Forme di garanzia da parte dello Stato, o a copertura del rischio di controparte o a copertura del rischio prezzi, dovrebbero, secondo noi, almeno in una prima fase, essere introdotti per agevolare lo sviluppo.
  Il contributo dell'autoconsumo è un altro elemento che a noi preme moltissimo. Crediamo molto nello sviluppo delle soluzioni energetiche che noi realizziamo, sia nella forma di cogenerazione ad alto rendimento presso grandi clienti industriali sia nella forma di impianti fotovoltaici di dimensioni più piccole e molto diffuse nel territorio.
  Torno agli obiettivi evidentemente sfidanti di cui facevo menzione prima. È di tutta evidenza che questi implicano anche un'importante quota che deve essere ascritta alla produzione da fotovoltaico. Senza tediarvi troppo con i numeri, che saranno senz'altro noti alla Commissione molto più che a noi, in ogni caso si deve verificare uno sviluppo importante di fotovoltaico per arrivare a un ordine di produzione di diverse decine di terawattora al 2030. Questo va combinato con i vincoli che necessariamente insistono sul suolo. Infatti, condividiamo quanto è stato espresso in molte sedi, anche istituzionali: è necessario preservare le aree di suolo agricolo e di suolo naturale e questo necessariamente implica che l'autoconsumo, quindi il fotovoltaico sulle coperture degli edifici, debba necessariamente conoscere uno sviluppo molto importante.
  Per fare questo sono necessari degli strumenti di impulso che portino almeno a raddoppiare il ritmo di installazione degli impianti fotovoltaici nel Paese e questo, secondo noi, si può fare superando la logica di autoconsumo vincolato alle configurazioni cosiddette «uno a uno», cioè un Pag. 4unico consumatore e un unico produttore. Riteniamo che debba essere fatta appena possibile una modifica degli strumenti regolatori tale da abilitare le forme di autoconsumo esteso uno a molti. Almeno nelle realtà in cui è più semplice individuare perimetri circoscritti di un certo numero di consumatori, ad esempio i condomini, secondo noi può essere utile e, anzi, dovrebbe essere perseguita questa soluzione.
  In questo senso, abbiamo apprezzato, seguito e abbiamo partecipato al lavoro che è stato fatto dalla X Commissione industria del Senato e ne abbiamo condiviso anche i risultati. Condividiamo anche la modalità che viene indicata dal Piano stesso per la promozione dell'autoconsumo, almeno nel breve e nel medio termine, attraverso quella che si chiama «l'incentivazione implicita» nella forma di sgravi tariffari, atteso che, secondo valutazioni, che noi condividiamo di accreditati analisti, l'aggravio per chi non pratica autoconsumo almeno nel medio termine potrebbe essere sopportabile. Auspichiamo, quindi, tutto questo.
  Un'ultima considerazione, prima di passare al tema successivo, riguarda l'agevolazione alle imprese energivore, che è stata formalizzata con un decreto della fine dello scorso anno. Questa, nella formulazione attuale, a nostro giudizio, costituisce un importante ostacolo alla promozione dell'efficienza energetica e dell'autoconsumo, in quanto attribuisce agevolazioni molto importanti, in maniera indiscriminata rispetto all'impegno effettivo delle aziende nel realizzare interventi di efficienza energetica o di autoconsumo.
  Pertanto, auspichiamo che venga dato seguito al percorso che era stato individuato dagli strumenti normativi, con la definizione dei parametri che possono meglio calibrare e incentivare l'attribuzione di questi benefici rispetto all'efficienza degli stabilimenti.
  Passo ora a qualche considerazione sullo stato del mercato retail. Partirei da una fotografia che è stata resa recentemente dall'Autorità indipendente di settore, l'ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), nel suo monitoraggio del mercato retail del 2017, che ha fotografato una situazione per noi piuttosto preoccupante.
  C'è uno stato del mercato molto concentrato. Viene registrata una lieve diminuzione degli indici di concentrazione del mercato, ma questa è principalmente ascrivibile alla riduzione delle quote di mercato del secondo e del terzo operatore, mentre si osserva un incremento delle quote di mercato dell'operatore dominante. Ci sono ancora molti clienti (due terzi del mercato) serviti in regime di maggior tutela.
  Un altro elemento che ci preoccupa è il fatto che anche nei passaggi dal mercato tutelato al mercato libero una grande percentuale dei clienti (il 68 per cento) si dirige verso venditori collegati alle imprese di distribuzione dei gruppi verticalmente integrati. Questo, secondo noi, è riconducibile alle incertezze rispetto alla data fissata attualmente al primo luglio 2020 come momento di superamento del regime di tutela dei prezzi. In questa incertezza e nel protrarsi di questa situazione noi ravvisiamo degli elementi che penalizzano chi investe nel settore e pone i clienti finali in una situazione di vulnerabilità, nella misura in cui questi vengono sottratti ai potenziali benefici di tutti i meccanismi pro-concorrenziali.
  Auspichiamo, quindi, come peraltro prevede il Piano, che venga mantenuta la data del primo luglio 2020 come momento di discontinuità per l'assetto del mercato retail e che, però, vengano attuate tutte quelle misure di accompagnamento e di preparazione a questo momento, come la realizzazione di campagne istituzionali informative per rendere i consumatori sempre più consapevoli delle opportunità che il libero mercato offre loro, e anche l'attuazione di strumenti che, anche attraverso misure asimmetriche, possano ridurre il grado di concentrazione del mercato retail.
  A prescindere da questo, ci sono alcuni elementi di grande interesse, che possono rendere il mercato retail dell'energia elettrica un luogo più sicuro per i consumatori e per il sistema e più fluido, di cui noi auspichiamo l'adozione. In primo luogo, sappiamo che paradossalmente il mercato elettrico è da un lato troppo concentrato, Pag. 5ma dall'altro troppo frammentato. C'è un numero probabilmente eccessivo di operatori presenti sul mercato elettrico. Riteniamo che un sano consolidamento di questo mercato debba passare attraverso l'attuazione di un albo venditori che venga caratterizzato da requisiti sufficientemente stringenti e qualificanti, per garantire l'affidabilità dei venditori che ne fanno parte.
  Un altro elemento di criticità è il meccanismo di riscossione degli oneri generali di sistema, che è stato affrontato anche dalla Commissione qui alla Camera compresa un'attività conoscitiva di grande interesse. Ribadiamo anche in questa sede che noi auspichiamo l'adozione di un meccanismo che sollevi i venditori dal rischio credito, in modo tale che non vengano drenate risorse dai venditori stessi che potrebbero essere destinate all'innovazione e alla formulazione di offerte sempre più adatte a un mercato e a un consumatore che evolvono nel tempo. Questo si può fare, secondo noi, affidandosi a un soggetto istituzionale che ha gli strumenti adatti per garantire il recupero delle morosità.
  Faccio un'ultima considerazione molto sintetica in merito a un altro tema che a noi preme molto, che è lo sviluppo della mobilità sostenibile. Evidentemente non devo ricordare in questa sede che la mobilità elettrica è in grado di contrastare quel deterioramento della qualità dell'aria nei centri urbani che è causa di mortalità e di spesa sanitaria per il sistema. Noi pensiamo che lo sviluppo della mobilità elettrica possa essere ottenuto soltanto attraverso un'infrastrutturazione importante del territorio, ossia attraverso la realizzazione di tante infrastrutture di ricarica. Abbiamo apprezzato e auspichiamo la stabilizzazione delle misure contenute nell'ultima legge di bilancio, che riguardano i benefici fiscali per la realizzazione e la diffusione di infrastrutture a uso privato. Parimenti, noi pensiamo che sarebbe utile incentivare lo sviluppo di infrastrutture di ricarica veloce e ultraveloce anche a uso pubblico, dando attuazione ad alcune misure che erano previste dagli strumenti di pianificazione, quali il PNIRE (Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica), e che, però, non erano mai state pienamente attuate, o anche attraverso l'attribuzione di alcuni benefici rispetto ai costi di connessione o alle tariffe destinate all'autotrazione.
  L'ultimo problema su cui registriamo ampi miglioramenti nell'ultimo periodo è quello dell'interoperabilità delle infrastrutture di ricarica, anche se ci premerebbe che fossero a questo punto normati in maniera chiara e univoca i requisiti di accesso, non solo tecnici ma anche di sistema, alle diverse colonnine di ricarica.
  Credo di essere stato nei tempi. Ho giusto pochi secondi per riassumere i punti che ho portato all'attenzione della Commissione: l'auspicio di un pieno sviluppo del potenziale di fonti rinnovabili nel Paese, attraverso la semplificazione autorizzativa e una responsabilizzazione della cittadinanza; favorire l'autoconsumo, anche in forme collettive, quindi nei condomini; un assetto più fluido e concorrenziale dei mercati retail, sia mantenendo ferma la data del luglio 2020 come momento di discontinuità sia attraverso altri strumenti utili a fluidificare e a rendere il mercato un luogo più sicuro e competitivo; infine, il potenziamento delle infrastrutture elettriche per abilitare la mobilità.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Santi, anche per il rispetto dei tempi e per il sommario finale.
  Non essendoci richieste d'intervento, ho io tre quesiti da porre. Lei, dottor Santi, a un certo punto ha fatto riferimento alla questione dei PPA come elementi che devono essere non troppo regolati. Essendo questo un sistema nuovo, vorrei capire bene cosa intende per «non troppo regolati», perché questa è una questione importante.
  Il tema degli energivori è un tema di riduzione degli oneri per le aziende che hanno un alto consumo di energia elettrica e di gas, per sopperire a un costo superiore in Italia rispetto alla media dell'Unione. È ovvio che è parametrato al VAL (valore aggiunto lordo), quindi all'incidenza dell'energia sui capitoli economici. Lei suggerisce di utilizzare anche un nuovo parametro di intervento che sia l'adeguamento energetico? Non ho compreso bene questo punto. Pag. 6
  Sul tema del passaggio al libero mercato lei ha chiesto campagne informative, oltre che mantenere ovviamente la data del prossimo luglio, ma anche metodi di garanzia. Siccome la questione è proprio quella, quali sono nella sua opinione questi metodi che andrebbero adottati?
  Do la parola al dottor Santi per la replica.

  LEONARDO SANTI, responsabile affari regolatori di E.ON. Partirei dalla prima domanda.
  Quando parlo di un ricorso non eccessivo alla regolazione sui PPA faccio ad esempio riferimento al fatto che non auspichiamo la formulazione di contratti tipo, già stipulati in forme che potrebbero risultare troppo vincolanti per il venditore, non recependo in pieno le esigenze molto diversificate dei clienti. Il tema, secondo noi, riguarda anche le strutture contrattuali, le diverse forme contrattuali e la durata. All'interno di un framework normativo, che è quello del Codice civile, pensiamo che, essendo i PPA degli strumenti di puro mercato, la formalizzazione del rapporto debba essere lasciata alla libera negoziazione delle parti, senza introdurre, ad esempio, contrattualistica preformata.
  Sugli energivori, in realtà, quello che noi auspichiamo è il completamento di un percorso normativo che è già previsto. Era previsto che il ministero formalizzasse con un decreto una serie di parametri di consumo efficiente, in base ai quali questi benefici dovevano essere concessi. Questo è per noi un percorso importante e obbligato. Mi riferisco soprattutto alla cogenerazione ad alto rendimento, che evidentemente è la forma di autoconsumo praticata presso impianti industriali di una certa dimensione. Il mercato ha sofferto una battuta d'arresto molto importante, proprio perché per molti clienti diventa più economico comprare l'energia in rete, una volta che si beneficia di queste esenzioni tariffarie, parametrate, come il presidente Benamati giustamente diceva, sul VAL, piuttosto che autoprodurla o risparmiarla attraverso interventi di efficienza energetica. Il percorso per noi deve essere graduale – per carità, non vogliamo introdurre shock per il sistema – però a tendere ci deve essere un meccanismo che porti i clienti industriali verso comportamenti e realizzazioni progettuali sempre più virtuose.
  L'ultima domanda era sul mercato retail e sul passaggio. Alcune cose – non moltissime a dire il vero – sono state fatte. Il portale di confrontabilità delle offerte è una di queste, anche se perfezionabile. Quanto alle campagne informative, è certamente importante che queste vengano realizzate. Inoltre, secondo noi è importante che si inizi a lavorare su una modalità per tutti quei clienti del sistema elettrico che alla data prevista per il superamento delle tutele non abbiano esercitato una scelta consapevole sul mercato. Noi vorremmo che fosse escluso qualunque tipo di trascinamento automatico fra i venditori attuali esercenti la maggior tutela e le società a essi collegate, in un'ottica appunto di liberalizzazione del mercato. Inoltre, auspichiamo l'introduzione di misure anche asimmetriche di regolazione che possano favorire una deconcentrazione del mercato, ovvero tetti.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Santi, anche per il rispetto dei tempi complessivi della sua audizione, e dichiaro chiusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di IREN.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale clima energia per il 2030, l'audizione dei rappresentanti di IREN.
  Nel dare la parola all'ingegner Alessandro Cecchi, direttore degli affari regolatori di IREN, che è accompagnato dall'ingegner Simona Allegrotti, sempre degli affari regolatori e mercati energetici della società, gli chiederei di tenersi nei venti minuti, in modo da poter avere una decina di minuti per qualche eventuale questione, domanda o chiarimento posta dai commissari, in modo da concludere l'audizione nel giro dei trenta minuti previsti. Ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente Pag. 7 a ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva Do la parola all'ingegner Cecchi.

  ALESSANDRO CECCHI, direttore affari regolatori di IREN. Innanzitutto ringrazio il presidente e tutti i membri della Commissione per l'opportunità che avete offerto al nostro gruppo di partecipare a questo ciclo di audizioni.
  La memoria scritta che abbiamo trasmesso alla Commissione e che lasciamo agli atti si articola in tre sezioni: una breve presentazione della realtà del gruppo IREN, qualche riflessione per quanto riguarda il contesto di riferimento e un capitolo un po’ più esteso per quanto riguarda il Piano nazionale integrato energia e clima. Abbiamo cercato di attenerci all'agenda della Commissione.
  Come noto, IREN è una multiutility con una tradizione storica di oltre 100 anni, che si è sviluppata attraverso un percorso di aggregazioni in tutto il nord-ovest d'Italia. Le caratteristiche del suo azionariato e le sue caratteristiche salienti sono quella di essere una società pubblica, una società con un azionariato molto solido e molto consolidato, in mano ai Comuni dei territori del nord-ovest, e con una governance stabile attraverso meccanismi di patto di sindacato che legano i Comuni azionisti, che vanno, senza entrare in un eccessivo dettaglio, dal comune di Torino a quelli dell'Emilia occidentale (Piacenza, Parma, Reggio Emilia) e al comune di Genova e più recentemente ai comuni della provincia di La Spezia.
  La presenza di IREN sul territorio è una presenza che ha chiaramente un radicamento molto forte sull'Italia del nord-ovest, ma con una dinamica di forte espansione in territori limitrofi e anche, laddove i mercati lo consentano, su scala nazionale, con alcune eccellenze che è doveroso ricordarvi. IREN è il primo operatore nel settore del teleriscaldamento in Italia, con quasi 900.000 abitanti serviti. Ha anche un posizionamento molto importante nel ciclo idrico integrato e nell'ambiente, rientrando fra i primi tre operatori su scala nazionale.
  Quale contributo può offrire IREN dal punto di vista del proprio patrimonio industriale e degli aspetti occupazionali, sociali, ambientali e, in termini più estesi, anche culturali? Crediamo che questi contributi possano essere numerosi. Cito solo qualche indicatore per fotografare questo tipo di realtà. È la venticinquesima azienda a livello nazionale per quanto riguarda i ricavi, è la sesta nel settore di riferimento. È un'azienda che in termini di contributo alle risorse pubbliche ha un ruolo molto importante: circa un miliardo di euro di gettito fiscale su un periodo di cinque anni e un contributo al prodotto interno lordo di 2,3 miliardi di euro. È anche una società che si connota in maniera forte da un punto di vista ambientale, avendo un parco di produzione rinnovabile e comunque con tecnologie molto innovative e molto aperte a soddisfare la domanda di tanti settori di energia elettrica e calore.
  Dal punto di vista degli occupati diretti, ha superato gli 8.000 e ha un trend molto positivo per quanto riguarda il ricambio generazionale e le politiche di genere, con oltre il 25 per cento di occupati donne. Ha anche una grossa sensibilità allo sviluppo dei temi della ricerca e dell'innovazione, con una rete di partner molto estesa anche a livello internazionale e una capacità di essere molto presente sulla raccolta di capitali e di risorse per quanto riguarda i bandi comunitari – faccio riferimento in particolare a Horizon 2020 – con qualche eccellenza anche sulla presenza del corporate venture capital italiano per start-up innovative.
  Passando al quadro di riferimento e raccordandoci con la tematica del Piano integrato per l'energia e per il clima, è chiaramente un tipo di contesto in cui i presupposti sono quelli dettati, da un lato, dall'Accordo di Parigi sul cambiamento climatico e, dall'altro, dal percorso delle direttive comunitarie, in particolare il pacchetto energia pulita per tutti gli europei dei recenti anni.
  Le riflessioni sui temi chiave che vorremmo offrirvi riguardano tre ambiti. Il primo è quello del settore energetico, dove l'attenzione che vorremmo porre è, da un Pag. 8lato, sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e della generazione distribuita e, dall'altro, sul gas naturale.
  Per quanto riguarda le fonti rinnovabili e la generazione distribuita, è evidente che il progressivo e importante aumento nella diffusione di queste fonti genera delle novità, anche in termini di complessivo assetto del sistema elettrico e, quindi, negli elementi di virtù che queste fonti e queste tecnologie portano naturalmente, deve essere, sotto un'altra prospettiva, salvaguardata la tenuta complessiva del settore e del sistema elettrico. Ne parleremo anche più avanti in sede di proposte.
  Per quanto riguarda l'altro elemento, che ben si sposa con questo concetto, che è quello delle infrastrutture e delle reti, naturalmente è necessario che il ruolo del distribution system operator, ovvero del distributore, di energia elettrica in particolare (ma vale anche per il gas), possa essere un ruolo capace di sviluppare il nuovo paradigma che in qualche modo gli elementi normativi chiamano e, quindi, essere capace di avere un ruolo attivo all'interno del sistema.
  Sul gas naturale ribadiamo l'importanza di questo vettore anche in termini prospettici, anche pensando a un percorso di phase out dal carbone, come fonte che possa accompagnare la transizione energetica, peraltro avvalendosi anche di un'evoluzione verso le fonti rinnovabili con la progettualità sul biometano, caratterizzato non solo dall'aspetto positivo della rinnovabilità, ma anche dalla sua versatilità negli usi finali sotto tante prospettive, non ultima quella dei trasporti. È evidente che parlando di gas naturale è molto importante sottolineare la necessità di un raccordo prospettico tra i vettori elettrico e gas, da vedere in un'ottica di convergenza più che di concorrenza, proprio per la possibilità di utilizzare la generazione elettrica con le cosiddette «tecnologie power to gas» per produrre anche gas da eccesso, che potrebbe derivare nel momento in cui c'è un eccesso di disponibilità della fonte rinnovabile a fronte della domanda che in quella fase temporale si registra.
  Il secondo focus su cui vorremmo spendere qualche minuto in termini di driver è quello che riguarda una variabile decisamente critica che ovviamente nei nostri territori di riferimento è particolarmente sentita, che è il tema dell'inquinamento atmosferico, sotto diverse variabili. Le principali, in termini di gravità sugli impatti per quanto riguarda soprattutto la salute della popolazione, sono le micropolveri, quelle che tecnicamente vengono indicate col parametro PM2,5, che va proprio a classificare le polveri ultrasottili, oltre ad altri parametri che sono polveri di dimensioni maggiori e altri inquinanti atmosferici, tra cui gli ossidi di azoto NOx.
  Senza entrare in un eccesso di dettaglio, vorremmo tuttavia soffermare l'attenzione su alcuni dati che le fonti ufficiali (l'Agenzia europea per l'ambiente, la stessa Commissione europea e ISPRA), offrono, che sono drammatici dal punto di vista dell'impatto che gli inquinanti hanno sia sotto il profilo dell'esposizione della popolazione a questi agenti sia, ancor più gravemente, per quanto riguarda i decessi prematuri. Ne sono stati registrati oltre 4 milioni a livello mondiale, 400.000 in Europa e 90.000 in Italia.
  La Commissione europea ha posto una forte attenzione sul tema e circa un anno fa ha prodotto una comunicazione davvero importante, «Un'Europa che protegge. Aria pulita per tutti i cittadini», accoppiando questa comunicazione con dei provvedimenti di monitoraggio e richiamo degli Stati membri a legiferare e a produrre degli atti di tutela riguardo a queste variabili.
  In particolare, per quanto riguarda l'Italia, registriamo un deferimento alla Corte di giustizia per le criticità legate al superamento dei valori limite dei parametri di qualità dell'aria e l'omissione di misure di sterilizzazione di questo fenomeno e, inoltre, una lettera di costituzione in mora per quanto riguarda le norme sull'omologazione dei veicoli.
  Le misure adottate nel nostro Paese, nonostante alcuni preziosi e pregevoli interventi, tra cui i raccordi fra alcune regioni del nord, in particolare alcuni protocolli tra le regioni Piemonte, Lombardia, Pag. 9Emilia-Romagna e Veneto, spesso si limitano a provvedimenti di carattere emergenziale e con degli impatti difficilmente gestibili. Il quadro in questo senso desta numerose preoccupazioni.
  Il terzo tema è quello che riguarda il ciclo integrato dei rifiuti. Da un lato, la politica comunitaria appare decisamente orientata a un rispetto rigoroso nella gerarchia dell'utilizzo degli strumenti per la gestione, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, con un chiaro privilegio per il riciclo, un'accessibilità e una proponibilità degli strumenti che riguardano il recupero di energia e in ultima istanza lo smaltimento in discarica, vedendo in questo la metodologia di minor dignità. Rispetto a questo tipo di quadro, è chiaro che l'Italia ha un gap molto forte anche da un punto di vista impiantistico, oltre che sicuramente comportamentale, che chiede al nostro Paese un grande sforzo nell'ottica di avvicinamento a un target al 2035 del 10 per cento per quanto riguarda il ricorso alla discarica, a fronte di un dato al 2016 che è ancora al 27 per cento.
  Passo alla sezione di maggior focus per quanto riguarda il Piano energia e clima. Da un lato, vi è la transizione energetica, che sottende un tema molto importante, relativo al fatto che circa i due terzi delle emissioni di gas a effetto serra sono dovuti alla produzione e all'uso dell'energia. L'energia è, quindi, chiave all'interno di un percorso di transizione energetica. Dall'altro, vi è la decarbonizzazione come obiettivo di lungo termine al 2030, ma nella visione della Commissione europea anche al 2050, da raggiungere attraverso interventi di efficienza energetica, sviluppo di fonti rinnovabili e miglioramento nell'assetto dei mercati. Sotteso a questo obiettivo c'è una visione di uno sviluppo anche economico e, quindi, di un'economia che possa avere dei benefici sfruttando trend tecnologici che possono mettere a disposizione degli Stati membri strumenti per arrivare a questo obiettivo.
  Passo a illustrare i driver primari secondo IREN, arrivando poi alle proposte. Ci sono tre aree principali di attenzione: la prima è quella che riguarda la diffusione delle tecnologie a basso impatto ambientale e a basso impatto emissivo e le fonti rinnovabili; la seconda riguarda l'efficienza energetica; la terza le caratteristiche di flessibilità e sicurezza dei sistemi energetici, in particolare di quello elettrico. Le andiamo a sviluppare una a una.
  Il teleriscaldamento è un sistema che si caratterizza per grandi risparmi di energia primaria, quindi la virtù di poter usare meno combustibile rispetto a una modalità separata di generazione di energia elettrica e di calore, e un grande vantaggio da un punto di vista della riduzione delle emissioni, naturalmente di CO2, ma anche degli inquinanti. IREN su questo è ingaggiata fortemente, mantenendo il suo proprio ruolo, sviluppando ulteriormente il settore nei propri territori e cercando di introdurre all'interno del proprio business e della propria offerta industriale degli elementi di innovazione che riguardano naturalmente le fonti rinnovabili, che possono essere accolte anch'esse, e l'applicazione di strumenti di telegestione e strumenti innovativi per la ricerca delle perdite del fluido. La caratteristica principe, in particolare sul sistema torinese, è quella degli accumuli termici, cioè dei sistemi di stoccaggio di acqua calda, di vettore termico, che consentono di ottimizzare i flussi e, quindi, di soddisfare la domanda nel momento in cui essa è più alta, non dovendo in quel preciso istante ricorrere allo sviluppo di generazione, quindi ottimizzando il sistema nel suo complesso. Tuttavia, è un sistema capital intensive e, soprattutto su scale non così ampie come quelle di alcune città in cui noi siamo, bisognoso di qualche forma di incentivo, naturalmente in un contesto di analisi costi-benefici che ben possa fare emergere l'effettiva necessità dell'incentivo e che può essere di varia forma, anche verso gli utenti finali, per esempio di natura fiscale. Si può lavorare sul credito d'imposta. Naturalmente si auspica il completamento del quadro normativo ai sensi della legge n. 172 del 2017, di conversione del decreto – legge n. 148 del 2017, che prevedeva la predisposizione di un decreto con meccanismi di Pag. 10incentivazione ad hoc per le reti di teleriscaldamento.
  La mobilità sostenibile è un secondo tassello molto importante dal punto di vista degli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima, rispetto al quale la possibilità di cogliere i progressi che la tecnologia offre è notevole. Rispetto a questo è anche molto importante lavorare dal lato domanda, quindi sulla possibilità che le abitudini dei consumatori, in questo caso degli utenti della mobilità, possano evolvere. Crediamo che su questo ci sia uno spazio di sensibilità soprattutto rispetto alle nuove generazioni. IREN si è attivata in maniera piuttosto decisa su questo fronte su tutte le nostre città, proponendo un piano di investimenti, che naturalmente offre una soluzione a pacchetto complessivo: l'offerta di mobilità, attraverso diversi tipi di mezzi, l'offerta infrastrutturale e l'offerta di energia elettrica, ovviamente in un'ottica di intermodalità.
  Possono essere messe sul campo numerose proposte, pur apprezzando gli sforzi che il legislatore ha fatto, specie nell'ultimo anno, riguardo a questo tipo di tematica, ulteriormente potenziabili sia migliorando la disciplina delle tariffe di trasporto per le colonnine di ricarica sia lavorando forse in maniera un po’ più incisiva sul trasporto pubblico locale, cercando di potenziare gli strumenti che possano agevolare il passaggio e l'adozione di mezzi elettrici, e cercando di sfruttare in ottica di mobilità sostenibile, non solo elettrica ma anche sul gas come vettore, la possibilità di diffondere il gas naturale liquefatto come vettore di decarbonizzazione della parte di trasporto marittimo in sostituzione degli attuali oli combustibili. Questo può valere su molte aree, per esempio tutto il Tirreno settentrionale e l'arco del Mar Ligure. Strumenti che potrebbero essere adottati sono anche i titoli di efficienza energetica, che non sono attualmente applicati a questo tipo di settore, ma potrebbero esserlo su progetti che prevedono il loro rilascio accoppiato a noleggio o vendita di auto a lungo termine. Naturalmente il Codice della strada dovrebbe essere manutenuto e raccordato in funzione di questa novità tecnologica.
  Per quanto riguarda i rifiuti, naturalmente il nostro Paese vive un divario molto forte fra il nord e il sud. Vorremmo portare all'attenzione della Commissione un fenomeno che nel triennio 2015-2017 ha fatto registrare ben 250 episodi di incendi di rifiuti, comunemente detti «roghi», presso siti di stoccaggio un po’ su tutto lo stivale. È un fenomeno che nel 2018 non mostra un trend decrescente, ma anzi un trend in aumento: nel primo quadrimestre ci sono stati già 160 eventi. È evidente che è necessario rispondere a questo tipo di emergenze con un'offerta seria, qualificata, tecnologicamente evoluta, ambientalmente sicura e compatibile con l'ambiente stesso, attraverso lo sviluppo di un'impiantistica che guardi al recupero di materia, per esempio impianti di digestione anaerobica che possono recuperare biometano dalla frazione organica dei rifiuti e impianti per valorizzare le frazioni pregiate (carta, plastica, metalli e rifiuti elettronici), e cercando di salvaguardare, anche nell'ottica di sostenibilità dell'intero ciclo dei rifiuti e della chiusura del ciclo, l'impiantistica per quanto riguarda il recupero termico.
  È molto importante far sì che ci sia uno snellimento degli iter autorizzativi e far sì che le regole per la garanzia degli incentivi del biometano possano avere una prospettiva di visibilità anche di lungo termine, da un lato, e garanzie di certezza per l'immissione in rete, salvaguardando i distributori, che sono soggetti anch'essi coinvolti.
  Sull'efficienza energetica crediamo che, rispetto agli obiettivi del 2030, ci sia ancora del lavoro da fare. C'è un potenziale molto forte, che però deve essere completamente liberato; crediamo che questo debba avvenire soprattutto nel settore del civile, cercando di ingaggiarlo, nella nostra visione, attraverso progetti di efficientamento sugli edifici, soprattutto laddove ci sia ammissibilità ai criteri già previsti (ecobonus e sisma bonus), e cercando di sviluppare al meglio anche gli interventi sul lato industriale.
  Crediamo che sia molto importante potenziare quegli strumenti, ricorrendo, laddove Pag. 11 possibile, a meccanismi di natura fiscale. Sui titoli di efficienza energetica, lo strumento principe, che ha un'ottima esperienza alle spalle ed è un'ottima best practice a livello europeo, volevamo raccomandare la necessità di un rafforzamento, per dare una stabilità e una visibilità anche di lungo termine, cercare di salvaguardare i distributori, che sono i soggetti obbligati rispetto a questi titoli, ma sono onestamente un po’ estranei al ciclo proprio degli interventi, da eventuali effetti economici negativi, e per le gare gas cercare di superare un vincolo di territorialità dei titoli rispetto all'ambito specifico, che potrebbe creare delle distorsioni a livello nazionale.
  Il ruolo dei distributori per IREN ovviamente è molto importante. I suggerimenti che volevamo offrire si possono riassumere da un lato nell'ingaggio che il gruppo ha avuto in termini di capacità di investimento sul potenziamento delle reti per la resilienza, che è molto importante soprattutto in un contesto di cambiamenti climatici che, per ondate di calore, fenomeni di tipo alluvionale o anche fenomeni estremi nella stagione invernale, rende più fragili le infrastrutture, e rispetto al quale i distributori possono e debbono mettere sul piatto delle risorse, per cui IREN in questo momento ha stanziato 6 milioni di euro sulle proprie città.
  C'è un'attività molto forte anche sugli smart meter, sia elettrico che gas, ritenendo doverosa l'accelerazione dell'installazione di queste apparecchiature, anche nell'ottica di facilitare il completamento della liberalizzazione dei mercati al dettaglio.
  Sul modello preferibile per quanto riguarda l'autoconsumo, vogliamo dire con chiarezza che secondo IREN è preferibile il modello virtuale, ovvero riteniamo non conveniente per il sistema adottare modelli che vadano a duplicare le infrastrutture. Sono infrastrutture che sono in un regime classico di monopolio, quindi la soluzione che riteniamo preferibile è quella di mantenere un unico soggetto che gestisce la rete, rispetto alla quale i soggetti che possono sviluppare modalità di autoconsumo possono comunque appoggiarsi per sviluppare i progetti di Renewable Energy Communities e City Energy Communities.
  L'ultimo punto riguarda la parte della generazione elettrica, lo stoccaggio e il ruolo della gestione della domanda. Riteniamo che, come premesso, il progressivo incremento dello sviluppo delle fonti rinnovabili e la progressiva chiusura delle centrali a carbone determineranno sul sistema elettrico alcuni eventi, che sono di carattere a nostro avviso rilevante. Il sistema perderà una caratteristica, che storicamente ha avuto in un modello molto centralizzato fra grandi centri di produzione e domanda concentrata di inerzia, e al tempo stesso il margine di riserva disponibile, cioè quanta capacità si ha pronta, sicura, per poter garantire i momenti di maggior bisogno andrà a erodersi. In questo senso sono necessarie alcune azioni correttive, che vedono nella flessibilità la chiave decisiva di risposta. È necessario quindi investire, e IREN lo sta facendo, sulla flessibilizzazione delle centrali elettriche in particolare a gas, anche, come nel caso di IREN, attraverso lo storage termico, trovando in quella modalità un sistema di ulteriore flessibilità, sviluppare gli accumuli di varia natura (naturalmente idroelettrici, ma possono essere anche termici piuttosto che elettrochimici, pensando a un futuro sulle batterie) e lavorare sull'aggregazione della domanda.
  Da questo punto di vista la segnalazione principale tra le varie che lasciamo come memoria è la necessità che la normativa sulle concessioni idroelettriche sappia accompagnare questo percorso, ovvero da un lato supporti lo sviluppo, dall'altro tuteli la risorsa, che è una risorsa scarsa e preziosa, e possa essere sufficientemente equilibrata sia nella disciplina delle procedure di assegnazione o di riassegnazione delle concessioni che nella determinazione dei canoni, tenendo presente che il livello dei prezzi all'ingrosso in questi anni è sceso e che quindi chiaramente un incremento dei costi si trova vis-à-vis ad affrontare una riduzione dei prezzi, quindi è ben da osservare qual è oggi l'effettiva marginalità di questa forma di produzione.
  C'è un tema di omogeneizzazione a livello europeo, soprattutto in un'ottica di Pag. 12energy union, che vogliamo sottolineare e raccomandare.
  Vado a concludere, semplicemente richiamando che in questo pacchetto di proposte IREN per la sua cultura e la sua visione sul futuro vuole guardare ai territori, ai centri urbani e ai cittadini, che nella nostra visione sono cittadini consumatori e clienti, quindi in una visione completa, potendo offrire numerosi progetti, cercando di sincronizzare con gli orientamenti del legislatore, offrendo in questo senso un contributo anche ai lavori della Commissione sullo sviluppo del Piano integrato, potendo offrire grossa capacità di investimento e dimostrando già con quanto fatto sin qui la capacità di scatenare moltiplicatori sia a livello economico, sia a livello occupazionale.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Una sola domanda relativa alla diapositiva 17 della memoria scritta sull'efficienza energetica. Quando parlate di potenziamento degli strumenti di agevolazione, ritenete che gli strumenti attualmente in vigore vadano bene, ma non siano soddisfacenti? Mi riferisco all’ecobonus e al sisma bonus, che quindi mancano di una certezza da qui a dieci anni e quindi chiedete una stabilizzazione di questi provvedimenti, oppure non vanno bene e quindi vanno modificati per indirizzare le risorse disponibili a efficientare i condomini e quindi far partire il tema dell'efficienza energetica?

  PRESIDENTE. Lascio la parola al direttore affari regolatori di IREN, Alessandro Cecchi, per la replica.

  ALESSANDRO CECCHI, direttore affari regolatori di IREN. Lo spirito del commento riguarda naturalmente una visione di carattere generale, che è quella che vede nel potenziamento la stabilizzazione come elemento centrale.
  Crediamo che siano ottimi strumenti, che vadano confermati, certamente la visibilità da parte degli operatori su un orizzonte temporale sufficientemente ampio è il presupposto di qualunque scelta industriale e di proposta commerciale verso i possibili utenti.
  Consideriamo molto importante destinare risorse anche a campagne comunicative. Questo può essere fatto da un punto di vista delle imprese per quanto riguarda le proprie disponibilità, ma anche da un punto di vista istituzionale, affinché possa essere ben conosciuta da tutti i soggetti l'effettiva potenzialità di questo tipo di strumento.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'ingegner Alessandro Cecchi e anche l'ingegner Simona Allegrotti e dichiaro conclusa l'audizione.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
BARBARA SALTAMARTINI

Audizione di rappresentanti di ACEA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione di rappresentanti di ACEA.
  Sono presenti il dottor Francesco Del Pizzo, Direttore dell'area infrastrutture energetiche, e il dottor Stefano Popoli, responsabile dei rapporti istituzionali.
  Nel dare la parola al dottor Del Pizzo, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente ad ottenere elementi istruttori utili ad approfondire le tematiche oggetto del programma dell'indagine conoscitiva.

  FRANCESCO DEL PIZZO, Direttore area infrastrutture energetiche di ACEA. Abbiamo articolato il nostro intervento su quattro punti sostanziali, il primo legato all'evoluzione del mondo delle rinnovabili, il secondo legato all'efficienza energetica, il terzo alla mobilità elettrica e il quarto alla resilienza delle reti di distribuzione elettrica.
  Partendo dal primo punto, ovvero dal contesto delle rinnovabili, vorremmo sottolineare Pag. 13 che la politica incentivante che abbiamo vissuto negli anni che vanno dal 2008 fino al 2012 ha portato allo sviluppo importante del nostro Paese, con una grande crescita che ci ha permesso di raggiungere in anticipo i target del 2020, in particolare con uno stimolo del mondo del fotovoltaico, che sicuramente ha visto una crescita in termini di potenza installata particolarmente importante. A valle di questo periodo di particolare crescita, la mancanza di stimoli allo sviluppo delle fonti ha sostanzialmente creato un appiattimento della potenza installata e una riduzione del battente gli investimenti, che negli ultimi anni non ha contribuito così come era nelle attese allo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia. In questo momento abbiamo in quota sostanziale un parco installato, una capacità di generazione da fonte rinnovabile che sono il frutto di una politica incentivante che ha vissuto una finestra fino al 2012 – inizi 2013.
  Il contesto che noi crediamo sia opportuno valutare ai fini dell'evoluzione normativa quindi è comprendere quali sono gli stimoli che bisogna dare al mondo dell'imprenditoria, al mondo dello sviluppo, affinché riprenda una crescita che per gli obiettivi del 2030 vede migliaia di megawatt realizzati su base annuale per tutto il decennio; quindi in questo momento le previsioni a regolazione costante non sono probabilmente allineate ai target, per cui è necessaria una riflessione su quali interventi possano costituire un contesto favorevole allo sviluppo.
  Il nostro punto di vista sull'argomento è che bisogna cercare un punto di equilibrio tra gli stimoli finalizzati allo sviluppo delle rinnovabili e un'efficienza generale del sistema, perché, come sappiamo, le componenti tariffarie che oggi paghiamo in bolletta costituiscono un onere importante per tutta l'utenza elettrica. Parliamo di oltre 10 miliardi di euro su base annuale che servono a ripagare gli incentivi che abbiamo concesso sullo sviluppo degli impianti nel pregresso.
  La nostra idea è che vi sia una forma di stabilizzazione fondamentalmente a regole di mercato, non quindi predeterminando il valore dell'energia generata, come è stato con il conto energia in passato, attraverso due strumenti. Il primo è un sistema di aste di lungo termine, che dia una prospettiva di sviluppo stabile al mercato. Ricordo che la possibilità di creare una pipeline di sviluppo nel lungo termine è sostanzialmente legata a una previsione di sviluppo e di costanza dei mezzi normativi, in mancanza dei quali l'attività di sviluppo anche da un punto di vista autorizzativo viene a mancare, quindi è opportuno creare uno schema che nel medio termine dia una visibilità dei megawatt che potrebbero essere oggetto di uno schema di stabilizzazione, più che di incentivazione dello sviluppo.
  Il secondo elemento è uno strumento di sostegno a regole di mercato, attraverso delle aste o attraverso modifiche all'organizzazione del mercato elettrico che porti a definire delle posizioni a termine, ovvero una bancabilità dei progetti che necessitano di avere una previsione ragionevole di ricavi, senza la quale il progetto non è bancabile. Le istituzioni finanziarie non danno disponibilità dell'accesso al mercato dei capitali e quindi sostanzialmente si crea un vincolo allo sviluppo.
  Il nostro suggerimento è il superamento di meccanismi di sostegno basati su tariffe prefissate modello conto energia, che sono stati estremamente utili per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, ma che nel contempo oggi probabilmente diventano non accettabili da un punto di vista dell'onere che il sistema deve sostenere pro futuro, e passare attraverso strumenti di mercato, ovvero contratti per differenza o contratti attraverso aste pluriennali, o in alternativa a strumenti simili PPA, però integrati in un'organizzazione del mercato dell'energia italiano. Per quanto riguarda questo sviluppo è auspicabile che un'Autorità indipendente come l'ARERA possa fare una considerazione sull'argomento e dare un contributo a rendere lo schema generale del mercato compatibile rispetto agli sviluppi di medio termine.
  Il secondo punto è legato all'efficienza energetica, in cui, così come ricerche di mercato affermano, consideriamo che un contributo sostanziale alla riduzione della Pag. 14CO2 avvenga attraverso i progetti finalizzati alla riduzione del consumo energetico, oltre che alla sua produzione in modo rinnovabile, come ho accennato prima. La tematica sostanziale che osserviamo rispetto al mercato dell'efficienza energetica è che le misure introdotte al fine di stimolare gli investimenti nel mondo dell'efficienza in passato hanno dimostrato di non essere completamente mature e che anche oggi, dopo anni dall'introduzione nel mercato dei certificati bianchi, continuano a non avere un livello di maturità tale da permettere una previsione di lungo termine adeguatamente stimolante al mercato, per effettuare degli investimenti.
  Per darvi qualche elemento ulteriore di riflessione, la variabilità del valore dei certificati bianchi è stata particolarmente importante negli ultimi anni, addirittura obbligando il regolatore a fare un intervento di legge per calmierare i prezzi e definire un cap, quindi un mercato che richiede al regolatore di intervenire limitando il valore massimale del titolo dimostra un'immaturità o quantomeno un elemento di stabilità ancora non raggiunto. Tenuto conto che sono anni che questo meccanismo è in piedi, è sicuramente opportuna una valutazione più generale su quale sia lo strumento di mercato per garantire uno sviluppo futuro, A tal riguardo crediamo che il mercato dei certificati bianchi debba essere sostanzialmente rivisto per una serie di motivazioni. La prima è che, dal punto di vista della bancabilità dei progetti, il mercato così come oggi è strutturato non fornisce adeguate garanzie per la bancabilità, c'è sempre un problema di finanziabilità delle opere, in quanto la variabilità dei prezzi e soprattutto la difficoltà nel prevedere il valore complessivo degli incentivi nel medio termine rende il progetto poco efficace dal punto di vista del rischio e pertanto dell'accesso al mercato dei capitali.
  Crediamo debba essere fatta una considerazione in una ristrutturazione di questo mercato che prevede delle posizioni a termine, cioè che per un principio di carattere competitivo i soggetti che vogliono investire debbano partecipare a meccanismi di aste o similari, in cui il valore dei certificati bianchi venga predeterminato per un periodo sufficientemente lungo da garantire la finanziabilità del progetto stesso. Non rinunciare quindi al meccanismo di mercato, ma rivederlo in quota sostanziale, per evitare una componente spot così importante con la variabilità che abbiamo detto, ma predeterminare il valore a termine attraverso la partecipazione ad aste che garantiscono un approccio di mercato e la possibilità di pagare il minimo il progetto, il quale risulta essere più efficiente e pertanto più meritevole.
  Una revisione sostanziale secondo noi è necessaria, e a tal riguardo riteniamo che una gestione del meccanismo di definizione a termine, attraverso anche l'intervento dell'Autorità indipendente, sia auspicabile, perché i due argomenti risultano essere correlati e immaginare un mercato dell'energia completamente scorrelato da un mercato di efficienze o quantomeno che non abbia elementi di omogeneità precostituisce un potenziale rischio allo sviluppo delle iniziative stesse.
  Passo al terzo punto, quello legato alla mobilità elettrica. In questo caso parlo come operatore anche della città di Roma, che è una delle città che prima e maggiormente verrà coinvolta in questo progetto di trasformazione, che per chi gestisce un'infrastruttura è di carattere epocale. Dagli studi effettuati l'impatto sulle infrastrutture risulta essere particolarmente rilevante. Per darvi un'idea, Roma è una città che nel momento di massimo assorbimento di energia viaggia intorno a circa 2.100 megawatt di assorbimento; la potenza prevista nei prossimi anni dal punto di vista delle colonnine sia di carattere domestico che di carattere pubblico assomma a circa 2.200 megawatt, quindi un carico che dal punto di vista della potenza è paragonabile con il carico della città di Roma. È ovvio che i numeri devono essere parametrati rispetto all'effettivo utilizzo del mezzo, quindi 2.200 megawatt di potenza installata non si tradurranno in 2.200 megawatt di assorbimento, ma, anche se soltanto il 30 per cento fosse in un fattore di contemporaneità, stiamo parlando di un aumento del Pag. 1530 per cento del carico massimo delle reti sulla città di Roma.
  Per darvi qualche immagine più suggestiva, un'utenza media domestica assorbe 3 chilowatt in base alla cultura di ciascuno di noi e alla nostra esperienza personale, mentre una colonnina elettrica non di alta potenza assorbe 22 chilowatt; quindi quell'oggetto che vediamo per strada equivale a sette appartamenti, quindi è come se fosse un piccolo condominio, con il piccolo dettaglio che la colonnina fa 22 chilowatt contemporanei, sette appartamenti assorbono mediamente 10 chilowatt. Quello che vorrei sottolinearvi è che la natura di questo carico e il modo in cui viene distribuito ci impongono delle particolari riflessioni su come, da un punto di vista del distributore, permettiamo l'inserimento e lo sviluppo di questo mezzo che riteniamo fondamentale per lo sviluppo e che siamo particolare sollecitati sulla nostra città ad espletare.
  Crediamo che debbano essere inseriti dei meccanismi che permettano di introdurre una maggiore intelligenza nella gestione di questi apparati, anche per un motivo di efficienza generale di sistema. Se dovessimo affrontare come distributore l'introduzione della mobilità elettrica come una qualsiasi utenza ordinaria, la quantità di investimenti necessaria sarebbe eccezionale. Stiamo parlando di miliardi di euro soltanto per la città di Roma, è chiaro che si tratta di un investimento di carattere privatistico che dovrebbe essere finanziato dal distributore, ma nella pratica si traducono in un incremento di carattere tariffario, perché poi questi investimenti vengono pagati tramite il meccanismo degli asset retribuiti ai fini della regolazione, ovvero staremmo introducendo un'inefficienza generale a livello di Paese.
  La nostra sollecitazione non è tanto legata al ritorno dell'investimento per il distributore, che oggi per regolazione è garantito dalla tariffa, ma alla necessità di introdurre strumenti di ricarica smart, di utilizzo sistemi di accumulo e anche di dispacciamento di questi impianti, al fine di ottimizzare il capitale che viene impiegato, non per il ritorno dell'azienda, che è già retribuita da un sistema regolato che garantisce la retribuzione di questi investimenti, ma per un tema di efficienza Paese. Questo miliardo di euro (500 milioni in più, 500 in meno) che potremmo andare a investire in funzione della nostra capacità di gestione intelligente di questi impianti si traduce in un maggiore vantaggio competitivo per la collettività, cioè per l'utenza domestica o anche di business che pagherebbe una tariffa più bassa, avendo l'investimento della distribuzione trovato un punto di efficienza diverso.
  Su questo noi sollecitiamo una riflessione sulla possibilità da parte del distributore di utilizzare strumenti anche di accumulo locale di energia, al fine di servire questi impianti e di utilizzare gli stessi ai fini del dispacciamento della rete, oltre alla possibilità di avere una capacità regolante di questi impianti, ovvero ridurre, ove fosse strettamente necessario al funzionamento della rete, l'assorbimento di questi impianti, queste colonnine di ricarica, al fine di gestirlo in sicurezza.
  Il principio quindi è quello di evitare che, per garantire le dieci ore marginali di funzionamento di questo impianto a massima potenza, che poi non introducono un grande valore, dobbiamo pagare come collettività un incremento di investimento irragionevole rispetto alla prestazione che poi andremmo a garantire al sistema di ricarica.
  L'ultimo argomento è legato alla resilienza delle reti, che anche nel documento di consultazione è stato considerato e fa riferimento al cambiamento, che ormai viviamo nella nostra quotidianità in termini di cambiamenti di carattere meteorologico, che rendono gli eventi meteorologici sempre più estremi, in particolare allagamenti e ondate di calore. Questi due fenomeni che osserviamo nell'ultimo decennio in modo sempre crescente e in particolare le statistiche sulla città di Roma, che è dotata di un clima mediamente mite, invece hanno trovato puntualmente riscontri particolarmente severi. Nel caso dell'allagamento c'è la necessità da parte del distributore di rivedere i propri impianti per renderli più resilienti al fenomeno, e nel caso delle ondate di calore che sottopongono la rete a Pag. 16uno stress dal punto di vista dei carichi e a un'affidabilità che risulta essere modificata saremmo intenzionati a fare investimenti specifici per la città di Roma, al fine di migliorare la resilienza e la disponibilità dell'infrastruttura critica. In tal senso apprezziamo particolarmente gli indirizzi dell'ARERA, che, con la delibera n. 668 del 2018, dedica un titolo specifico alla necessità di investire su questo capitolo della resilienza, cosa su cui stiamo lavorando e intendiamo presentare un piano puntuale.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i rappresentanti di ACEA, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.30.