Sulla pubblicità dei lavori:
Butti Alessio , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULLA NORMATIVA CHE REGOLA LA CESSAZIONE DELLA QUALIFICA DI RIFIUTO ( END OF WASTE)
Audizione di rappresentanti della Confederazione italiana piccola e media impresa (CONFAPI).
Butti Alessio , Presidente ... 3
Filippini Enea , esperto sulle materie di energia e ambiente della Confederazione italiana piccola e media impresa (CONFAPI) ... 3
Butti Alessio , Presidente ... 5
Audizione di rappresentanti di CONFIMI Industria:
Butti Alessio , Presidente ... 5
Regis Walter , Consigliere di CONFIMI Industria ... 5
Butti Alessio , Presidente ... 6
(La seduta, sospesa alle ore 14.25, è ripresa alle ore 14.50) ... 7
Audizione di rappresentanti della Confederazione generale agricoltura italiana (Confagricoltura) e Confederazione italiana agricoltori (CIA):
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 7
Nicolai Pietro , Confederazione italiana agricoltori (CIA) ... 7
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 8
Rotundo Donato , direttore area sviluppo sostenibile e innovazione della Confederazione generale agricoltura italiana (Confagricoltura) ... 8
Allegato 1: Documentazione depositata da Confederazione Italiana Piccola e Media Impresa (CONFAPI) ... 11
Allegato 2: Documentazione depositata da CONFIMI Industria ... 18
Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ALESSIO BUTTI
La seduta comincia alle 14.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.
Audizione di rappresentanti della Confederazione italiana piccola e media impresa (CONFAPI).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti della Confederazione italiana piccola e media impresa (CONFAPI), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste).
Ringrazio e saluto i rappresentanti della Confederazione italiana piccola e media impresa (CONFAPI) e cedo la parola a Enea Filippini, esperto sulle materie di energia e ambiente della Confederazione italiana piccola e media impresa (CONFAPI), per lo svolgimento della relazione.
ENEA FILIPPINI, esperto sulle materie di energia e ambiente della Confederazione italiana piccola e media impresa (CONFAPI). Ringrazio il presidente e la Commissione per l'incontro di oggi.
Esprimo, come CONFAPI, un plauso per quella che può essere una parziale soluzione al problema, e mi riferisco all'emendamento che permetterà di sanare una questione che si è aperta, legata al fatto di una mancanza, una difficoltà, una possibilità di autorizzazione delle attività che oggi – dal punto di vista della nostra confederazione – sono importanti perché legate a tutto il mondo dell'economia circolare.
Parlo di una questione che, purtroppo, mi tocca molto da vicino, perché sono bresciano e questa questione sul nostro territorio ha avuto risvolti particolarmente complessi che hanno generato il rischio – tuttora presente – che molte attività possano trovarsi in una condizione che riteniamo un po’ paradossale: autorizzati rispetto a un regime autorizzativo e a nuove tecnologie, con quelle famose modalità di autorizzazione caso per caso e, a fronte di eventi legislativi – che non voglio neanche commentare, perché non mi compete –, si arriva all'assurdo, o al rischio che queste aziende possano vedersi sospendere, ridurre, ridimensionare le loro autorizzazioni. È come se mi fosse stata data una patente per guidare un camion e a un certo punto qualcuno mi dicesse che forse non potrò più guidare un camion e che forse guiderò un furgoncino, però io la mia attività l'ho strutturata per guidare un camion, quindi per poter fare determinate cose consentite dalla legge e nel rispetto delle norme.
La disposizione, che speriamo venga approvata al Senato, contenuta nell'emendamento di cui parlavo, che dà una correzione di questo primo indirizzo, lo riteniamo importante, fondamentale e sostanziale: se non altro, sana la questione di chi ha già una patente, dà forse anche la possibilità, attraverso le modalità previste, di permettere anche l'autorizzazione di nuove attività e questo era un altro aspetto importante, perché un sistema non si può bloccare in attesa di atti legislativi, pur Pag. 4legittimi, ma che, anche per i tempi che spesso sono necessari, non coincidono con le tempistiche delle imprese.
Rispetto all'emendamento, ribadisco il plauso per quanto riguarda la possibilità di risolvere una questione cogente; esprimo tuttavia qualche perplessità, dovuta forse al fatto che vengo da una situazione in cui siamo un po’ ipersensibili su certe cose. Vedo, in alcuni casi, anche sull'aspetto di un aumento dei controlli, una modalità di controllo che giudico quantomeno farraginosa e poco efficace.
La soluzione può anche essere condivisibile: tenuto conto che con questa modalità si cercheranno di raccogliere le migliori tecnologie possibili, è opportuno rendere omogeneo su tutto il territorio nazionale un certo tipo di attività; un po’ di perplessità sul fatto che queste imprese, che fino a poco tempo fa esercitavano la loro attività in maniera normale, tranquilla e nel rispetto della norma, si trovano oggi quasi sotto una lente e faccio un po’ fatica a capire le ragioni di questa lente.
Il paradosso è che, da una lettura dell'emendamento, pare quasi che le attività autorizzate attraverso il decreto ministeriale del 1998, tutto sommato siano esenti da una forma di controllo e monitoraggio mentre le attività che sono autorizzate con nuove tecnologie, che sono le migliori tecnologie presenti oggi sul mercato, debbano invece essere controllate in maniera più puntuale.
Anche qui faccio un esempio: ho una macchina piuttosto antica e non gli faccio neanche la revisione dei fumi; ho una macchina moderna Euro 6 e aumento i controlli. Qualcosa quantomeno andrebbe rivisto.
Rispetto alla possibilità che viene data con l'emendamento rispetto alle autorizzazioni caso per caso, credo che sia anche difficilmente attuabile. Questo comporterà ulteriori modifiche delle autorizzazioni caso per caso, che credo sia un concetto che debba rimanere, perché l'evoluzione tecnologica è giornaliera e pensare di regimentare in maniera molto rigida, anche attraverso degli atti giuridici ad hoc per ogni prodotto...cerchiamo di capire come deve essere recuperato.
Penso, invece, si debba pensare a un atto più di carattere generale, che possa racchiudere i principi fondamentali all'interno dei quali le imprese si possono muovere. Se vogliamo pensare di costruire allegati ai decreti che comincino dal pannolino o da altro, cercare di entrare anche dal punto di vista tecnico, credo sia un altro grosso errore: la politica non deve entrare dal punto di vista tecnico nelle autorizzazioni, ma dal punto di vista dei principi all'interno dei quali le imprese, con le loro norme tecniche e con le migliori tecnologie oggi disponibili, fanno il loro mestiere, quindi portare al raggiungimento dell'obiettivo.
Nel complesso, plaudo perché il lavoro è iniziato e spero raggiunga rapidamente una conclusione. Vorrei chiudere ricordando una cosa, anche per quello che è successo a Brescia, che magari ha dato la sensazione di essere un problema nato perché una provincia più zelante di altre ha voluto assumersi delle responsabilità: quando avvengono questi eventi, dovete tener conto anche del fatto che la tempestività di poterli risolvere avrebbe risparmiato, al sistema delle imprese, soprattutto piccole e medie, costi che indirettamente, all'inizio di questioni del genere, nascono subito e mi riferisco ai costi legati al consulente, ai legali. Quando inizia una forma di contenzioso, anche velato, con l'organismo che ti ha autorizzato, automaticamente partono tutta una serie di costi. Quindi anche la tempestività nella ricerca della soluzione di questi problemi – so che non è l'unico problema che avete – penso sia un aspetto importante da tenere in considerazione, altrimenti il nostro sistema, fatto da piccole e medie imprese, che ha nella sua elasticità e capacità di reagire in maniera immediata alle sollecitazioni un vantaggio, viene meno e viene anche ostacolato.
A nome di CONFAPI ringrazio per il lavoro svolto e, per quanto mi riguarda, quelle osservazioni che abbiamo riportato nel documento che depositiamo, sono il pensiero su cui crediamo dobbiate e possiamo riflettere e lavorare. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie per la sintesi, ma anche per la completezza. Non ci sono colleghi che intendono intervenire per formulare quesiti o osservazioni al dottor Filippini, è stato particolarmente esaustivo.
Ringrazio quindi il dottor Filippini per il contributo e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato 1), e dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti di CONFIMI Industria.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di CONFIMI Industria, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste).
Ringrazio i rappresentanti di CONFIMI Industria e cedo la parola a Walter Regis, consigliere di CONFIMI Industria, per lo svolgimento della relazione.
WALTER REGIS, Consigliere di CONFIMI Industria. Grazie presidente.
Credo che il tema sia molto complesso dal punto di vista tecnico: la gestione delle nostre imprese viene dall'esterno, perché muoversi in questo mondo di materiali da recupero, confinanti con i rifiuti, sicuramente impone alle imprese una grande attenzione per non incorrere in errori. È un tema complesso anche dal punto di vista giuridico, perché l'integrazione tra direttive comunitarie, leggi di recepimento, decretazione successiva, anche addirittura standard tecnici, comportano su questo argomento un'attenzione massima, direi quasi una preoccupazione per le imprese.
End of waste credo sia un utile esercizio per coniugare l'ambiente e l'economia. L'ambiente con il problema del clima, quello dell'emergenza dei rifiuti, ma in generale con questa spinta che viene dall'Unione europea per dare maggiore attenzione e maggior presenza di tutti gli operatori verso il rispetto delle regole e verso il miglioramento continuo.
Quanto all'economia, il mondo dei rifiuti ha assunto un grande valore di mercato; a volte questi materiali prendono strade diverse e, di conseguenza, credo che anche il legislatore debba cercare di ascoltare tutti, quindi vi ringrazio per questa audizione.
L'emendamento sull’end of waste nasce da un articolo della direttiva europea; insieme all'articolo sui sottoprodotti, sono disposizioni europee «fattispecie», proprio per agevolare il recupero dei materiali che hanno un valore di mercato e che quindi il mercato è in grado di assorbire tranquillamente. Stiamo parlando in Italia di 140 milioni di tonnellate prodotte (rifiuti speciali) che possono essere recuperati – a buon diritto e grazie all'evoluzione tecnica e tecnologica delle imprese – e reintrodotti per il riutilizzo e il ciclo produttivo.
Per quanto riguarda i rifiuti urbani siamo a trenta milioni di tonnellate e alcuni materiali recuperati oggi hanno anche valore superiore rispetto ai materiali vergine: il materiale più conosciuto è il PET (bottiglie di plastica delle acque minerali) che oggi ha un valore superiore a quello della plastica vergine. Questo ci fa capire come possa essere abbastanza lungimirante riuscire a dare ossigeno alle imprese che vogliano impegnarsi e investire nel settore.
È un settore ad alta dinamicità industriale proprio per i continui investimenti che le imprese devono fare, a cui si collegano le autorizzazioni da richiedere, perché per ogni investimento, per ogni nuova impresa che sbocca in questo mercato, deve essere concessa un'autorizzazione.
Questi aspetti fanno comprendere come questo emendamento – che oggi voi volete approfondire – sia strategico per questa industria, ma anche per il Paese, per l'ambiente, per l'economia.
Sull'emendamento in questione siamo favorevoli a restituire alle regioni la possibilità di rilasciare autorizzazioni caso per caso, perché comunque è una materia complessa e molto versatile: ci sono imprese e materiali sempre diversi. È difficile ingessare in un unico provvedimento le fattispecie diverse che devono essere recuperate. Pag. 6
L'articolo 208 del testo unico ambientale, che prevede una procedura molto complessa e tutelante per le imprese, può essere sufficiente, per le regioni, per garantire attenzione all'ambiente e affinché non ci siano impianti o attività autorizzate che possano creare danno all'ambiente.
L'articolo 209 prevede vantaggi e agevolazioni per le imprese certificate con ISO 14000 o registrate EMAS (Eco-Management and Audit Scheme); lo stesso articolo già prevede delle agevolazioni per il rinnovo, ma credo che questa Commissione possa lavorare per far sì che chi ha investito in sistemi volontari per migliorare la propria azienda, il proprio processo, il proprio prodotto, debba – in fase autorizzativa e di rinnovo – poter avere dei riconoscimenti che, seppur burocratici, portano economia alle imprese.
La parte finale dell'emendamento, che riguarda il controllo a campione del Ministero e dell'ISPRA, la leggiamo un po’ come un compromesso. C'è una norma che risale al decreto-legge cosiddetto «sblocca cantieri» e anche a quello che ci dice la direttiva comunitaria, che prevede un impegno maggiore degli Stati membri; però, credo che la parte finale dell'emendamento, che prevede questa disposizione, possa essere eliminata prevedendo dei controlli più efficienti, un'attività di vigilanza coordinata e specializzata nelle imprese. Oggi nell'impresa entrano una pletora di soggetti (vigili del fuoco, provincia, ASL) con continue interruzioni e prescrizioni che fermano il lavoro dell'azienda.
Vorrei parlare infine della plastica, argomento molto importante e attuale. Io qui parlo anche come presidente di Assorimap (Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche, l'unica in Italia) e siamo molto preoccupati per quest'ultima tassa prevista nella manovra di bilancio – non so se ieri è stata confermata – di 2 centesimi/chilogrammo sugli imballaggi in plastica. Le imprese di filiera – 10 mila tra produttori, trasformatori e riciclatori, 150 mila addetti, 40 miliardi di fatturato – sono un pezzo importante e già pagano il CAC (contributo ambientale CONAI) che da gennaio raddoppierà. Quindi credo che la loro responsabilità per l'immissione di prodotti sia già ben evidente e chiara. Come spesso accade nel mercato, questo farà aumentare il prezzo del prodotto e questo aumento sarà a carico del consumatore.
Le imprese hanno problemi di immagine, ma oggi non c'è un mercato concorrente nelle acque: tutti vanno nelle acque minerali, nessuno va più al rubinetto. Di fatto quindi è solo una tassa che sarà a carico dei cittadini in primis e poi anche delle imprese.
Sull’end of waste per la plastica, in particolare quella che viene dal post consumo, dalla raccolta differenziata, questo emendamento al momento non ci tocca. Non ci toccava neanche il decreto-legge «sblocca cantieri», perché noi operiamo ai sensi dell'articolo 214, che prevede procedure semplificate – si riferisce ai rifiuti non pericolosi –, e abbiamo anche il rinvio a norme Uniplast, quindi a standard tecnici.
Queste norme sono legate – purtroppo questo è un problema e lo evidenzio – ad alcune tipologie di recupero di materiali: il PET delle bottiglie, polietilene ad alta densità per i flaconi; il film (polietilene a bassa densità). Oggi non abbiamo molte lavorazioni di recupero per le duecento tipologie di plastiche immesse nel mercato, ma la nostra preoccupazione è che laddove questo mercato, in piena evoluzione, possa trovare nuove applicazioni di riciclo e coinvolgere nuove materie da riciclare, nuovi processi da attivare, il problema di non avere un sistema autorizzatorio flessibile, veloce, snello, poco burocratico, diventerebbe, anche per la plastica – che oggi, invece, deve essere accelerata nelle tipologie di recupero – un grave problema.
Vi ringrazio. Se ci sono domande, sono qui.
PRESIDENTE. Grazie, dottor Regis. Chiedo ai colleghi se qualcuno intende rivolgere qualche quesito. Credo lei abbia convinto tutti.
Ringrazio gli auditi per il contributo e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato 2), e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta, sospesa alle ore 14.25, è ripresa alle ore 14.50.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO
Audizione di rappresentanti di Confederazione generale agricoltura italiana (Confagricoltura) e Confederazione italiana agricoltori (CIA).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti della Confederazione generale agricoltura italiana (Confagricoltura) e Confederazione italiana agricoltori (CIA), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste).
Cedo la parola al dottor Pietro Nicolai, per la Confederazione italiana agricoltori (CIA), per lo svolgimento della relazione.
PIETRO NICOLAI, Confederazione italiana agricoltori (CIA). Buongiorno a tutti. Ringrazio per averci invitato a questa audizione. Il tema dell’end of waste è importante, perché ha un ruolo centrale nello sviluppo dell'economia circolare. Vorrei sottolineare che è importante non solo per le imprese, per i soggetti che operano direttamente nel riciclo dei rifiuti e nel recupero di sostanze dai rifiuti, è importante per tutto il settore produttivo, perché rappresenta una leva importante nel trasferimento della nostra economia, del sistema produttivo, verso un modello di economia circolare.
Noi, come settore agricolo, siamo interessati ad avere una normativa efficace sull’end of waste: una normativa che sia sufficientemente flessibile per adattarsi e stare al passo dell'evoluzione tecnologica che in questo settore va avanti molto velocemente e che, al tempo stesso, risponda a requisiti di sicurezza, di rispetto dell'ambiente, di qualità di processi di produzione e dei prodotti che ne derivano.
Sulla questione strettamente normativa, sottolineo la situazione di disagio per le imprese che operano nel settore del riciclo dei rifiuti e del recupero di sostanze dai rifiuti. Noi abbiamo aderito all'appello del 25 luglio scorso, assieme ad oltre cinquanta organizzazioni imprenditoriali, per risolvere la situazione di stallo che si era creata a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, del successivo emendamento inserito nel decreto-legge «sblocca cantieri», che però non aveva risolto la situazione. Insieme alle altre associazioni imprenditoriali – come voi credo sappiate – avevamo sollecitato l'introduzione nel nostro ordinamento di un emendamento all'articolo 184-ter che recepisse in maniera anticipata quanto era previsto sull’end of waste dalla nuova direttiva rifiuti, quindi anticipando, su questo punto, il recepimento della direttiva che deve essere recepita comunque entro luglio dell'anno prossimo.
In particolare, è proprio il carattere dinamico di questo settore che richiede che la soluzione efficace si basi su criteri stabiliti a livello comunitario e a livello nazionale, ma che lasci poi alle regioni la possibilità di effettuare le autorizzazioni caso per caso, laddove manchino i criteri a livello nazionale e comunitario.
Quindi siamo soddisfatti del fatto che questa indicazione sembra sia stata recepita e valutiamo positivamente l'emendamento presentato al Senato nell'ambito del decreto-legge sulle crisi d'impresa, che dovrebbe risolvere la situazione di stallo che si è creata in quest'ultimo periodo.
La parte dell'emendamento che probabilmente sarà da valutare più attentamente è quella che istituisce, per una serie di autorizzazioni prese a campione, una sorta di doppia procedura istruttoria da parte delle autorità centrali, con la possibilità di modificare o annullare le autorizzazioni in presenza di non conformità.
È giusto e assolutamente necessario che venga mantenuto un ruolo importante da parte del livello nazionale, del Ministero dell'ambiente, però il meccanismo, così congegnato, ci sembra possa ingenerare una situazione di incertezza, che non è la situazione migliore per operare. Quindi auspichiamo, pur valutando positivamente l'emendamento nel suo complesso, che questa parte specifica possa essere valutata più Pag. 8attentamente, anche in funzione del fatto che l'intera normativa sui rifiuti è in fase di revisione. Entro luglio dell'anno prossimo dovrà essere recepito il pacchetto di direttive sui rifiuti, quindi potrà essere l'occasione per ritornare ed eventualmente definire meglio questa parte della normativa.
Il settore agricolo è interessato al riciclo dei rifiuti, non tanto direttamente come soggetto attivo nel riciclo o nel recupero di sostanze, ma in particolare come «utilizzatore». Mi spiego meglio: il settore agricolo è un grosso produttore di biomasse di scarto, ma è anche un grosso utilizzatore già oggi di sostanze e materiali che derivano da biomasse di scarto, siano esse sottoprodotti o siano esse rifiuti.
Ovviamente i sottoprodotti hanno problematiche differenti, non c'è il problema dell’end of waste, però buona parte delle sostanze utilizzate provengono anche dai rifiuti e questa è una tendenza in crescita, basti pensare al settore della fertilizzazione, dove già c'è un recupero di sostanza organica, di sostanze nutritive, di substrati di coltivazione, di parte di biomasse di scarto (che sono rifiuti). Questa tendenza andrà a crescere.
Nel nuovo regolamento europeo sui fertilizzanti, pubblicato quest'anno, che entrerà in vigore fra tre anni, è previsto espressamente che già da oggi diverse sostanze, come i sottoprodotti di origine animale, possono essere sostanze costituenti dei fertilizzanti. Nella stessa normativa sui fertilizzanti si definirà l’end of waste di ciascuna di queste sostanze, quindi già avremo, a livello comunitario, i criteri che normano questa tipologia di sostanze per i fertilizzanti. È previsto, nella normativa stessa, che ci sia un meccanismo di adeguamento rapido degli allegati alla normativa, in particolare le sostanze costituenti, in presenza di prodotti rilasciati dall'innovazione tecnologica che devono essere valutati velocemente. Questo anche per dire che la normativa – e bene hanno fatto a livello comunitario – deve consentire una flessibilità, la possibilità di far fronte all'innovazione tecnologica in maniera abbastanza rapida. In alcuni casi, questo tipo di procedure di recupero dai rifiuti, per l'agricoltura è particolarmente strategico, basti pensare alla questione del fosforo: una sostanza essenziale per la concimazione delle piante e quello minerale, finora utilizzato, proviene da rocce fosfatiche in esaurimento. Quindi la possibilità di recuperare fosforo da sostanze di scarto, che in realtà sono rifiuti, è assolutamente strategica a livello comunitario, ma anche a livello nazionale. Quest'anno è stata costituita una piattaforma italiana per il fosforo, coordinata dall'ENEA, alla quale noi partecipiamo, che ha l'obiettivo di censire tutte le tecnologie che permettono di estrarre fosforo dai rifiuti e di evidenziare le criticità che la normativa pone al momento, che poi saranno segnalate alle autorità competenti, come il Parlamento, il Ministero, il Governo e le Regioni nei casi specifici.
Siamo di fronte, anche come settore agricolo, a una forte capacità di innovazione tecnologica, di produzione di nuove tecnologie che permettono di avere nuove sostanze, nuovi prodotti anche dai rifiuti e quindi siamo di fronte anche a delle grosse opportunità e lo saremo sempre di più, anche nel prossimo futuro. Questo ci spinge a chiedere, sempre di più, una normativa adeguata e anche una capacità di intervento delle autorità pubbliche, sia a livello regionale che nazionale, in termini di risorse e capacità tecniche adeguate a questo scenario. Grazie.
PRESIDENTE. Ringrazio il rappresentante della Confederazione italiana agricoltori (CIA) e cedo la parola a Donato Rotundo, direttore area sviluppo sostenibile e innovazione della Confederazione generale agricoltura italiana (Confagricoltura), per lo svolgimento della relazione.
DONATO ROTUNDO, direttore area sviluppo sostenibile e innovazione della Confederazione generale agricoltura italiana (Confagricoltura). Grazie Presidente. Grazie, a nome di Confagricoltura, per averci invitato all'audizione. Mi soffermerò su qualche tema già toccato dal collega della CIA; insieme abbiamo aderito all'appello, per cui alcune motivazioni sono sicuramente condivise. È opportuno che in fase di recepimento Pag. 9 della direttiva ci sia una continuità, perché l’end of waste è qualcosa che riguarda indirettamente l'agricoltura, ma nella direttiva ci sono moltissime novità che ci riguardano e c'è bisogno di discutere insieme diverse disposizioni attuative, su cui mi soffermerò brevemente.
Vorrei ricordare le motivazioni che come Confagricoltura ci hanno portato ad aderire all'appello: sicuramente dare sviluppo all'economia circolare (è un problema che abbiamo come agricoltura, è un'opportunità che abbiamo e ci ritornerò dopo); traguardare gli obiettivi europei sui rifiuti; dare certezza al mondo delle imprese che operano nel settore del riciclo e soprattutto evitare l'aumento dei costi di gestione dei rifiuti per i cittadini e le imprese, e anche qui farò un esempio, non totalmente legato all’end of waste, ma fa capire cosa significa non avere un'adeguata impiantistica sparsa sul territorio e i problemi che questo può provocare anche su una filiera come quella del settore zootecnico.
Chiaramente noi abbiamo aderito all'appello in relazione alla sentenza del Consiglio di Stato e al fatto che il decreto-legge «sblocca cantieri» il problema non l'aveva sbloccato, almeno per quanto riguarda l’end of waste. Abbiamo condiviso da subito quali erano i due/tre obiettivi su cui lavorare: snellire le procedure dei decreti; creare una forza importante a livello ministeriale per produrre il maggior numero di normative possibili; sbloccare le autorizzazioni a livello regionale, recependo alcuni concetti dalla direttiva europea sul «caso per caso». Tali concetti sono ripresi nell'emendamento presentato al Senato, quindi ribadiamo anche noi, come la CIA, la soddisfazione del percorso che è stato intrapreso. Anche noi ci soffermiamo sulla questione di evitare doppi controlli, perché questo potrebbe far inceppare alcuni meccanismi. Siamo soddisfatti del fatto che ci sia una verifica importante sui prodotti che verranno fuori dal riciclo, perché siamo anche noi dei grandi utilizzatori, però è fondamentale evitare blocchi nel settore delle autorizzazioni, per i problemi a cui avevo già accennato.
Torno rapidamente sul discorso dell'economia circolare nel settore agricolo. Era stato già ricordato che per noi è fondamentale proseguire in questo sviluppo. Noi abbiamo l'opportunità di unire i due concetti di bioeconomia ed economia circolare nella bioeconomia circolare, perché la maggior parte degli scarti sono organici. Abbiamo anche problemi sui rifiuti inorganici, però noi dovremo lavorare sul settore dei rifiuti organici.
Abbiamo avuto un esempio del comparto delle bioenergie, uno dei primi comparti che ha saputo trasformare i sottoprodotti e lo sta facendo sempre di più; anche su questo ci dovremo collegare, in maniera più opportuna, sul piano clima-energia.
È stato ricordato che avanzano sempre di più tecnologie per quanto riguarda i bioprodotti e biomateriali e qui va fatta una valutazione, anche in riferimento al recepimento della direttiva. Questo è accaduto anche perché l'articolo 185 del decreto legislativo 152 che ha semplificato i percorsi di recupero dei materiali vegetali e animali all'interno della filiera agricola, ma anche nel settore energetico; abbiamo avuto una normativa sui sottoprodotti che, chiaramente, anche se con qualche difficoltà, ha accelerato la soluzione di alcune problematiche. Adesso abbiamo la nuova direttiva e sottopongo all'attenzione solo tre elementi; uno è già stato ricordato, ma ce ne sono altri due.
Abbiamo la questione dei mangimi: c'è anche un'esclusione dal novero della legislazione sui rifiuti dei materiali vegetali che andranno verso i mangimi, e qui ci sarà molto da lavorare, perché fa parte delle nuove risposte che dovrà dare l'agricoltura al settore della bioeconomia. Poi, la definizione di rifiuto alimentare, che pone delle contraddizioni anche all'interno del settore agricolo, che dovremo valutare, ma là ci sarà tantissimo da lavorare per quanto riguarda lo spreco alimentare. Poi, l'esempio del nuovo regolamento sui fertilizzanti, che pone questa esclusione immediata della sostanza organica dalla legislazione dell’end of waste, perché viene soddisfatta all'interno di questi principi, però già qualcuno comincia a subodorare qualche problema. Pag. 10 Per cui anche lì è opportuno che si inizi ad affrontare le questioni, per evitare di trovarci, in sede di recepimento del regolamento, davanti a delle difficoltà. Quello infatti è un settore – a partire dal recupero dei materiali derivanti dal biogas, quindi il digestato e tutte queste matrici – in fortissima evoluzione e avremo molte imprese agricole che utilizzeranno quei materiali. Quindi è opportuno avere chiarezza su tutte queste questioni.
Noi ci ritroviamo con i nuovi obiettivi della direttiva rifiuti, che impongono di diminuire la presenza dei rifiuti nello smaltimento; c'è la questione dei rifiuti alimentari; siamo coinvolti come settore agricolo e c'è bisogno di impianti, c'è bisogno di sbloccare le autorizzazioni e fare in modo che anche il settore agricolo possa riciclare i propri rifiuti. L'obiettivo che ci poniamo come settore è quello di arrivare al rifiuto zero: lo si fa con la prevenzione, ma soprattutto avendo la certezza che ci sono impianti nelle vicinanze delle aziende agricole dove si può portare al riciclo tutto il settore. Anche l'intervento precedente ha evidenziato che tutto deve essere riportato in agricoltura, garantendo durata e qualità dei nuovi prodotti, per cui è estremamente importante.
Torno su qualche piccolo esempio che ci fa capire cosa significa avere una difficoltà nell'autorizzazione degli impianti: nel solo settore zootecnico, per lo smaltimento delle carcasse, nell'ultimo anno abbiamo avuto una decuplicazione del costo, tanto che questo sta portando alcuni allevamenti ad avere grossi problemi. Questo è dovuto all'assenza di impianti nella filiera dello smaltimento delle farine. Chiaramente non parliamo di end of waste, ma di un ciclo finale, però la mancanza degli impianti nel settore della gestione dei rifiuti, immediatamente comporta dei grossi problemi ai settori economici come l'agricoltura.
Un secondo esempio è quello del biometano. Il blocco che c'è stato sul biometano prodotto dai rifiuti non ha interessato l'agricoltura, perché ha un suo percorso specifico, però il problema seppur risolto, a partire da due regioni che hanno cercato di anticipare le procedure che si stanno discutendo oggi, ha prodotto un blocco della produzione di biometano da rifiuti. Se aggiungiamo il blocco che c'è stato anche sul settore agricolo per una serie di difficoltà di interpretazione dell'attuale decreto sul biometano, dobbiamo riflettere sul perché questioni così importanti che riguardano il futuro del Paese – almeno per i biocarburanti avanzati – devono trovare ancora difficoltà di risposta.
Sono tutte tematiche che sembrano lontane dall'agricoltura, però ci sentiamo fortemente coinvolti e abbiamo bisogno di avere anche noi delle risposte importanti.
L'ultimo aspetto riguarda la prevenzione, sulla quale volevo soffermarmi. Anche noi abbiamo molti rifiuti inorganici e qui bisogna continuare a fare un lavoro importante anche nel recepimento della direttiva, perché ci sono molte tipologie di rifiuti che non hanno sbocco nel riciclo. Per cui, occorre lavorare con l'industria per avere prodotti in azienda agricola che possono proseguire la via del riciclo, altrimenti ci ritroveremo anche noi a dover portare sempre rifiuti in discarica.
C'è molto da fare e noi ci stiamo attivando. Abbiamo in corso un progetto europeo denominato «Reinwaste» che riguarda la verifica di alcune fasi nella gestione dei rifiuti, sia come prevenzione che come alternative nell'allevamento zootecnico, proprio per i problemi che avevamo citato.
Ringraziamo per l'audizione e siamo a disposizione per eventuali domande.
Alessandro Manuel BENVENUTO, Presidente. Grazie. Non essendoci interventi, ringrazio gli auditi per il contributo e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.15.
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