XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Mercoledì 3 novembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Frassinetti Paola , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE FONDAZIONI LIRICO-SINFONICHE

Audizione del sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari, Nicola Colabianchi.
Frassinetti Paola , Presidente ... 3 
Colabianchi Nicola , sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari ... 3 
Frassinetti Paola , Presidente ... 8 
Mollicone Federico (FDI)  ... 8 
Nitti Michele (PD)  ... 8 
Patelli Cristina (LEGA)  ... 8 
Frassinetti Paola , Presidente ... 9 
Colabianchi Nicola , sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari ... 9 
Frassinetti Paola , Presidente ... 10 
Altea Stefano , direttore amministrativo del Teatro lirico di Cagliari ... 10 
Frassinetti Paola , Presidente ... 10 

Audizione, in videoconferenza, dei rappresentanti delle associazioni sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisal:
Frassinetti Paola , Presidente ... 10 
Di Marco Sabina , rappresentante dell'associazione sindacale Slc CGIL ... 10 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 11 
Pezzini Giovanni Luigi , rappresentante dell'associazione sindacale Fistel CISL ... 12 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 13 
Di Cola Giovanni , segretario nazionale dell'associazione sindacale Uilcom UIL ... 13 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 14 
Sciarra Enrico , segretario generale dell'associazione sindacale Fials CISAL ... 14 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 15 
Nitti Michele (PD)  ... 16 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 16 
Di Marco Sabina , rappresentante dell'associazione sindacale Slc CGIL ... 16 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 17 
Di Cola Giovanni , segretario nazionale dell'associazione sindacale Uilcom UIL ... 17 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 17 
Sciarra Enrico , segretario generale dell'associazione sindacale Fials CISAL ... 17 
Fratoianni Nicola , Presidente ... 17 

ALLEGATO: Relazione della Fials CISAL ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
PAOLA FRASSINETTI

  La seduta comincia alle 13.50

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna è garantita anche dalla trasmissione in diretta sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari, Nicola Colabianchi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle Fondazioni lirico-sinfoniche, del sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari, Nicola Colabianchi. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati. Saluto il sovrintendente Nicola Colabianchi e il direttore amministrativo del Teatro lirico di Cagliari, Stefano Altea, che lo accompagna. Li ringrazio per essere intervenuti. Saluto anche i colleghi: quelli presenti e quelli che partecipano da remoto. Ricordo che, dopo l'intervento del sovrintendente Colabianchi, darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente i nostri ospiti potranno rispondere alle domande.
  Do quindi la parola al sovrintendente Colabianchi.

  NICOLA COLABIANCHI, sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari. Buongiorno a tutti. Inizio a raccontare, con i riferimenti gestionali e organizzativi, gli interventi messi in atto dalla nostra fondazione.
  Negli anni 2020 e 2021 della pandemia da COVID-19 l'emergenza sanitaria ha costretto le fondazioni ad affrontare sfide totalmente impreviste sul fronte della programmazione, degli introiti, del rapporto con il personale – si pensi, per esempio, alle attività da remoto e cosa questo ha comportato nei rapporti di lavoro – e del rapporto con il pubblico.
  Ad esempio, com'è noto, abbiamo potuto realizzare solo parzialmente la programmazione prevista nell'anno 2020. Infatti, dopo aver iniziato la stagione lirica e di balletto che prevedeva sette titoli, dopo i primi due, abbiamo dovuto affrontare la chiusura dei teatri con il lockdown e la conseguente sospensione della programmazione. Dal giugno 2020 è iniziata un'attività di streaming che era qualcosa di totalmente sconosciuto rispetto alle attività delle fondazioni lirico-sinfoniche.
  Qualsiasi prospettiva del futuro è apparsa confusa e inaffidabile e poi, pian piano, affrontando di giorno in giorno l'impatto nazionale – nel nostro caso, regionale – della pandemia, abbiamo voluto portare avanti la nostra attività, programmando sul brevissimo periodo: una cosa innaturale per organismi complessi come il nostro che hanno necessità di tempi assai più lunghi per garantire una gestione corretta.
  Nel rispetto della manovra vigente e dello stato pandemico, con la fattiva collaborazione del Consiglio di indirizzo del Comitato COVID-19 e con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, siamo riusciti a garantire l'attività produttiva del Teatro, la fruizione degli spettacoli al pubblico, seppur in streaming e in condizioni di tutela dei dipendenti stessi. Studiando nuove strategie,Pag. 4 siamo riusciti nell'intento di limitare a sole due settimane il periodo di FIS (Fondo integrativo salariale), quindi la cassa integrazione, prima utilizzando quegli istituti come ferie o altri permessi analoghi, quali festività soppresse o permessi da contratto integrativo; poi, abbiamo sperimentato l'organizzazione di corsi di lingua forniti a titolo gratuito dall'Università di Cagliari che ci hanno permesso di affrontare per circa due settimane il lockdown e arrivare a questo traguardo, che ha previsto soltanto dodici giorni di FIS per un numero molto contenuto di lavoratori.
  Successivamente, abbiamo predisposto protezioni in plexiglas per il coro e per gli strumenti a fiato, che sono i maggiori produttori di droplet, veicolo di infezione. Abbiamo costruito una piattaforma di 200 metri quadri in platea per consentire di distanziare i professori d'orchestra, secondo le indicazioni normative.
  Abbiamo prodotto spettacoli in streaming sulle emittenti locali; abbiamo utilizzato l'Arena Nazzari: un grande spazio adiacente il Teatro, dove abbiamo potuto fare questi concerti. Si tratta di uno spazio che può arrivare a 2000 posti, ma con il distanziamento arrivavamo a 500.
  Inoltre, abbiamo stipulato accordi con il gruppo editoriale dell'Unione sarda (televisione, radio e testate giornalistiche) per la trasmissione in diretta e sempre in prime time delle rappresentazioni. Poi abbiamo sottoposto tutto il personale a screening periodici e, naturalmente, abbiamo dovuto privilegiare l'attività concertistica rispetto a quella operistica, cioè sinfonica e sinfonico-corale. Peraltro, tale attività musicale ha rappresentato un elemento di crescita per l'orchestra e il coro che hanno dovuto cimentarsi con problematiche musicali nuove rispetto alla normale e assai ben conosciuta prassi operistica. Per certi aspetti si è trattato di una trasformazione di qualcosa di negativo: infatti, l'attività prevalentemente concertistica, le registrazioni e lo streaming rappresentano parti che normalmente non vengono realizzate all'interno del teatro, nel senso che l'orchestra di un teatro d'opera è abituata a suonare prevalentemente la musica operistica. Il fatto di doversi cimentare con le registrazioni costanti con molta musica sinfonica e brani che difficilmente vengono eseguiti – e che spesso nella programmazione non erano mai stati inseriti – ha rappresentato un dato positivo che ha condotto a una crescita artistica. Pertanto, abbiamo rimodulato la stagione del 2020 con l'esecuzione di numerosi programmi di concerti sinfonici, la maggior parte dei quali trasmessi in diretta televisiva con grande successo.
  A partire dal mese di maggio 2020, da Teatro chiuso – sempre in osservanza del protocollo COVID-19 – la Fondazione ha definito una serie di programmi musicali atti a tale registrazione e la messa a disposizione sui canali web del teatro, fruibili dal grande pubblico.
  Successivamente, in giugno – mi preme sottolineare che siamo stati tra i primissimi in Italia e probabilmente in Europa – si è potuta realizzare un'attività all'aperto, potendo usufruire di uno spazio assai ampio, ovvero i circa 2000 posti a cui facevo riferimento prima, ridotti a 500 per le norme sul distanziamento, prima con opere in forma di concerto e concerti sinfonico-corali.
  Dal mese di ottobre, con la trasmissione in diretta e differita, sempre in prime time, delle rappresentazioni prodotte dal teatro, i dati certificati Auditel forniti dall'emittente televisiva Videolina hanno registrato oltre un milione di contatti televisivi, che è un dato veramente rilevante per un'emittente che agisce prevalentemente nell'ambito di un'area regionale, nonostante sia sul digitale terrestre, sul canale 819 di Sky e sulle piattaforme web di Videolina.
  A causa del perdurare dell'emergenza COVID-19 e di limitazioni quali il distanziamento dei professori d'orchestra, degli artisti del coro e del personale impegnato in palcoscenico – comuni a tutte le Fondazioni liriche italiane – è stata ulteriormente limitata l'attività di rappresentazione di spettacoli operistici in palcoscenico in forma scenica e si sono individuati nel contempo titoli idonei che permettessero alle masse e all'orchestra di poter lavorare agevolmente e in totale sicurezza. Pertanto, abbiamo programmato alcuni titoliPag. 5 d'opera che hanno consentito, per la loro concezione ed essenza, di affrontare con più facilità le sfide del distanziamento. In sintesi, abbiamo proposto la Madame Butterfly di Puccini, che ha una presenza relativamente contenuta di artisti del coro in scena; abbiamo proposto l'Amico Fritz di Mascagni, che necessita di pochi protagonisti e con il coro praticamente sempre fuori scena, il quale poteva essere tenuto non in vista, ma nelle cabine in cui era facile rispettare i protocolli di sicurezza. Poi, con la regia del noto regista cinematografico Antonio Albanese, il Don Pasquale di Donizetti, che presenta un cast numericamente contenuto e ci ha consentito di dividere a metà il nostro coro – che conta oltre 60 unità – per realizzarne due che si sono alternati nelle varie serate.
  Nell'estate 2021, finalmente, abbiamo potuto riproporre nello spazio dell'Arena Nazzari due opere in forma scenica: La vedova allegra di Lehár che è un'operetta e Le Villi, che è la prima opera di Puccini che, tra l'altro, non era mai stata eseguita a Cagliari. Le abbiamo proposte entrambe in forma scenica, dislocando il coro su un palco a fianco del palco centrale, perché non è un palco così grande da consentire la presenza del coro in movimento. Tuttavia, con un numero contenuto di figuranti, siamo riusciti a realizzare le opere in forma scenica.
  Ora, finalmente, insieme ad alcuni concerti, siamo rientrati in Teatro e stiamo producendo l'opera Orfeo ed Euridice di Gluck cui, dopo qualche concerto, seguirà La figlia del reggimento di Donizetti, anzi La fille du régiment, perché la facciamo nella versione originale in francese che chiuderà l'attività del 2021. Grazie all'impegno di tutti è stato possibile raggiungere ragguardevoli risultati, di cui ha dato riscontro la stampa con il tangibile apprezzamento del pubblico.
  La recentissima apertura della capienza delle sale al 100 per cento, che ci proietta in uno scenario quasi di normalità, ci fa ben sperare in traguardi ancora superiori, anche se al momento permane – ci tengo a sottolinearlo – il problema legato al distanziamento tra i musicisti che ancora non consente un ritorno alla piena normalità in quanto, ad esempio, non è possibile schierare organici pletorici, organici molto ampi, in buca. Questo rappresenta una limitazione e attendiamo che possa finalmente essere ridotta anche tra i lavoratori quella distanza che con le mascherine è stata già annullata tra gli spettatori.
  Do alcuni cenni rapidi su ulteriori attività. Nei mesi di gennaio e febbraio 2020, prima della chiusura, avevamo registrato la partecipazione di circa 4 mila studenti all'attività promozionale e propedeutica della Fondazione. Abbiamo studiato strategie alternative nella programmazione rivolta alle scuole di ogni ordine e grado che, stanti le limitazioni in essere, non è stato possibile attuare nelle forme consuete. Queste attività prevedevano, ad esempio, visite mirate nel Teatro, spettacoli ad hoc e spettacoli di avviamento alla conoscenza del repertorio lirico concertistico per i giovani spettatori.
  Stanti le limitazioni previste dai vari DPCM, non è stato possibile poi effettuare una programmazione artistica sul territorio, almeno fino al mese di agosto 2020, quando abbiamo fatto qualche spettacolo all'aperto e, successivamente, solo nell'estate 2021, con rappresentazioni sempre all'aperto, viste anche le difficoltà per le masse artistiche composte da oltre 60 elementi, come nel nostro caso, sia per il coro che per l'orchestra.
  Adesso vorrei introdurre alcuni aspetti relativi alla situazione economica e patrimoniale della nostra Fondazione. Dal punto di vista strettamente economico, la Fondazione prosegue il percorso virtuoso intrapreso da anni, caratterizzato da bilanci in equilibrio e dalla riduzione costante dell'indebitamento all'interno di un progetto di forte rilancio dell'immagine del Teatro, con una più ampia visibilità mediatica in campo nazionale e internazionale ed un'accresciuta attenzione da parte delle istituzioni pubbliche.
  Grazie a una gestione economico-finanziaria nel pieno rispetto dei princìpi contabili e a un monitoraggio continuo degli scostamenti dal budget previsionale, la Fondazione gode di buona salute economico-finanziaria. Il bilancio preventivo approvatoPag. 6 dal Consiglio di indirizzo riporta per il 2021 un risultato d'esercizio pari a zero, confermando così il raggiungimento del pareggio economico di ciascun esercizio e in tendenziale equilibrio patrimoniale e finanziario, come previsto dal decreto-legge n. 113 del 2016, convertito nella legge n. 160 del 2016. Grazie a tali risultati la Fondazione ha potuto confermare la sua scelta di non entrare nel regime previsto dalla cosiddetta «legge Bray». Infatti, insieme alla Fondazione del Teatro La Fenice siamo l'unica Fondazione che non ha aderito al programma della legge Bray.
  Passo a un rapido esame delle voci di entrata. In tale contesto i contributi ricevuti dalla regione Sardegna e dal comune di Cagliari non sono aumentati rispetto ai due anni precedenti. Il contributo del Ministero si è ridotto di un importo di valore assoluto pari a 800 mila euro. La vendita dei biglietti e degli abbonamenti è stata completamente sospesa per effetto delle misure imposte, al fine di consentire agli spettatori di poter beneficiare dei famosi voucher per gli spettacoli annullati.
  Come è noto, la gestione delle Fondazioni lirico-sinfoniche è caratterizzata essenzialmente da costi fissi definibili in un orizzonte temporale di medio periodo: il costo del personale, i costi di struttura, quelli tecnici, quelli artistici delle stagioni lirica, sinfonica, balletto ed eventuale cameristiche. Quindi, per costruire efficienza sui costi fissi si deve puntare all'incremento della produzione e della sua qualità.
  Per effetto di un'attenta e parsimoniosa gestione delle risorse finanziarie, si è riusciti comunque a ridurre i crediti a breve e lungo termine attraverso un'attività di recupero crediti continuativa e non sporadica. Siamo riusciti a ridurre l'indebitamento nei confronti dei fornitori, ad aumentare il patrimonio netto disponibile attraverso la copertura delle perdite degli anni precedenti, a mantenere inalterata la dotazione organica riuscendo a trovare un accordo con i lavoratori affinché potessero ridurre al minimo il numero delle giornate di FIS e a non usufruire di alcune agevolazioni ministeriali in termini di sospensioni o proroga dei versamenti a favore dell'Agenzia delle entrate e degli enti previdenziali, in quanto le disponibilità finanziarie hanno sempre consentito di onorare qualsiasi obbligazione sociale. Probabilmente l'esercizio 2021 si chiuderà con un utile civilistico di circa un milione di euro e con una presunta disponibilità finanziaria di circa 2,5/3 milioni di euro.
  I dati riportati nel rapporto economico previsionale assicurano un significativo risparmio rispetto a quanto richiesto dalla normativa vigente. L'unica voce di costo che continuerà a registrare un discostamento rispetto al limite individuato dalla legge di stabilità è rappresentata dai costi per godimento beni di terzi. Il contenimento di questa voce di costo – come ampiamente argomentato nelle deduzioni inviate a suo tempo al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministero della cultura – data la grande attività tipica della Fondazione, potrebbe generare significative economie gestionali, considerato che è composta perlopiù dai costi sostenuti per il noleggio di scenografie e costumi che, se non venissero noleggiati, dovrebbero essere prodotti o acquistati dalla Fondazione con evidente aggravio di spese. L'incremento di spesa registrato su questa singola voce di costo è tuttavia ampiamente compensato dai risparmi ottenuti su altri due aggregati, cioè l'acquisto di beni e prestazioni di servizi, nei quali la Fondazione consegue risparmi significativamente maggiori rispetto a quelli richiesti dallo Stato. Si evidenzia che, in riferimento alle disposizioni in materia di contenimento della spesa pubblica, le delibere ministeriali relative alla ripartizione del FUS prevedono l'applicazione da parte del MEF del taglio lineare del contributo statale a monte, circostanza relativa alle Fondazioni lirico-sinfoniche per il versamento delle riduzioni operate in entrata del bilancio dello Stato.
  Nel corso dell'esercizio la Fondazione dovrà comunque affrontare ancora varie criticità puntualmente analizzate anche dal Consiglio di indirizzo. Tra queste, segnaliamo il carico di contenziosi giuridici intentati negli anni precedenti dai dipendenti per la conversione del contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.Pag. 7 Attualmente risultano assunti a tempo indeterminato 61 dipendenti, dei quali 54 a seguito di sentenza del tribunale di Cagliari e 7 a seguito di conciliazione con la Fondazione. È da segnalare che la dotazione organica non sarà capiente per ulteriori stabilizzazioni, anche in considerazione del vigente regime pensionistico. Inoltre, mi preme segnalare l'impossibilità di avviare i lavori per il nuovo contratto integrativo aziendale, in assenza del nuovo contratto collettivo nazionale che, com'è noto, è del 2001.
  Infine, do un rapido cenno sulla dotazione organica. Nel mese di luglio 2021 il Consiglio di indirizzo ha approvato lo schema di dotazione organica predisposto dalla direzione aziendale e ha inviato la documentazione ai ministeri competenti per l'approvazione. L'ultima dotazione organica approvata dalla Fondazione e inviata al Ministero era datata 2001. Con un grande sforzo della direzione e con una fattiva collaborazione delle rappresentanze sindacali, si è riusciti a presentare una nuova pianta organica che prevede un incremento del numero dei dipendenti stabili da 232 a 268. Di fatto, sono previste oltre 30 assunzioni e un numero importantissimo di adeguamenti della posizione lavorativa per i dipendenti. Il nuovo schema di pianta organica ha ottenuto il parere favorevole di sostenibilità economica da parte dell'organo di revisione e siamo in attesa di ricevere il parere favorevole da parte dei ministeri vigilanti, cosicché possa finalmente essere attivata questa pianta organica.
  Giungo alle conclusioni. Stiamo già lavorando su due fronti e l'attività gestionale resterà intorno ad alcuni temi: l'organizzazione delle risorse umane sia del personale artistico che di quello tecnico e amministrativo; il rafforzamento del radicamento culturale e socioeconomico dell'ambito cittadino territoriale e regionale, ma anche quello nazionale e internazionale, tramite coproduzioni e tournée all'estero; la collaborazione e la cooperazione integrata con gli istituti di alta cultura, scuole, eccetera; il rafforzamento dei rapporti di collaborazione e produzione con fondazioni lirico-sinfoniche e teatri di tradizione italiani ed internazionali, in cui siamo molto attivi (i nostri allestimenti sono stati costantemente richiesti e ci interfacciamo con le altre fondazioni per ottenere e scambiarci produzioni); l'alleanza con il settore turistico della Sardegna di adesione al Piano strategico nazionale sul turismo varato dal Governo; l'implementazione e la ricerca di un nuovo pubblico con particolare attenzione ai giovani, anche mediante l'utilizzo di nuove tecnologie; la pianificazione pluriennale dell'attività artistica e la vigilanza quotidiana sulla sua attuazione, attraverso la produzione di concerti e spettacoli di maggiore qualità a costi sostenibili; la proposta del grande repertorio operistico affiancata a nuove commissioni e rari repertori operistici-italiani, poiché ogni anno commissioniamo brani nuovi a un compositore e, anche da questo punto di vista, la Fondazione del Teatro Lirico di Cagliari si è distinta per avere scelto sempre un titolo d'opera veramente peculiare – avevamo previsto addirittura l'opera Palla de' Mozzi di Gino Marinuzzi, in passato sono state fatte opere mai eseguite di Respighi, quindi è una tradizione che continuiamo a seguire –; l'incremento della produzione, anche in considerazione del fatto che è necessario accrescere la diffusione del patrimonio operistico e nazionale che è immenso. Si pensi che solo nel XIX secolo e solo in Italia sono state composte circa 23 mila opere liriche.
  La diffusione del patrimonio operistico dovrebbe avvenire anche con una maggiore attenzione ai mezzi di comunicazione di massa che da soli ormai possono creare quell'attenzione su un patrimonio che rappresenta un giacimento culturale di quantità e qualità impressionati, mai dimenticando che l'opera è nata in Italia 426 anni fa – convenzionalmente si ritiene che la prima sia stata Dafne di Jacopo Peri e Ottaviano Rinuccini, nel 1595 – e che, storicamente e per tradizione, abbiamo espresso la grandissima parte degli autori e degli esecutori più celebri e più celebrati e che tutto il mondo riconosce come peculiare espressione della nostra identità, della nostra storia, della nostra lingua e della nostra cultura. Grazie.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Si è iscritto a parlare l'onorevole Mollicone, a cui cedo la parola. Prego.

  FEDERICO MOLLICONE. Grazie, presidente. Ringrazio il sovrintendente Colabianchi. Purtroppo abbiamo problemi di audio che non dipendono dalla Commissione, ma dall'infrastruttura. Le chiederei di farci avere la relazione anche in forma scritta in modo da poterla rileggere con attenzione. Da quello che abbiamo provato a comprendere, nonostante l'audio, ci sembra di capire che il Lirico di Cagliari sia una delle poche Fondazioni, se non l'unica, fuori dalla legge Bray grazie a un'opera di risanamento e ad una corretta gestione economica. Citando il caso di Roma, poiché è quello che conosco meglio, l'amministratore delegato Fuortes, che è ancora il sovrintendente dell'Opera di Roma, ha consegnato una pianta organica con forte diminuzione, mentre qui abbiamo sentito che c'è stato un suo aumento. Questo sicuramente va a merito del Lirico di Cagliari. Ci sembra che le rare produzioni nazionali, le produzioni originarie e l'interazione con la regione siano tutti modelli virtuosi da seguire.
  Come Fratelli d'Italia le chiediamo se, in questa opera importante e di evidente risanamento e corretta gestione, avete avuto dal Ministero della cultura, in questa fase di emergenza pandemica e di riapertura con platea al 100 per cento, sostegni sostanziali e significativi sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista gestionale. Grazie.

  MICHELE NITTI. Grazie, presidente. Ringrazio il sovrintendente per questo contributo e per averci presentato una realtà che negli anni si è messa in luce anche per numerosi allestimenti in prima esecuzione italiana, per nuove produzioni e per il carattere innovativo della programmazione.
  Vorrei chiedere due cose al sovrintendente. La notizia più rilevante della scorsa settimana è stata indubbiamente quella dell'istituzione nella prossima legge di bilancio di un fondo di 100 milioni di euro per il 2022 e di 50 milioni per il 2023 per il risanamento delle Fondazioni lirico-sinfoniche. Ci sono stati numerosi comunicati da parte dell'ANFOLS (Associazione nazionale Fondazioni lirico-sinfoniche) e da parte di quei teatri che si troveranno nella condizione di beneficiare di questa possibilità. Come sappiamo, il tema della patrimonializzazione non è certamente nuovo ed è emerso con grande evidenza anche nel corso di queste audizioni. Vorrei sapere come interpreta questo provvedimento che, come sappiamo, anche se non va a coprire la totalità del debito pregresso, ammontando a circa il doppio della cifra stanziata, dà un segnale ben preciso verso una nuova prospettiva che è quella dell'estinzione del debito, cosa non così semplice da sdoganare negli anni. Inoltre, sappiamo che i teatri che non sono in una condizione di patrimonio netto negativo potranno utilizzare la quota dei 50 milioni come investimento. Secondo lei questo è un buon punto di caduta, un punto di equità che non va a penalizzare chi si trova in una condizione più virtuosa e che non ha un patrimonio netto negativo?
  Infine, vorrei chiedere se a suo avviso il Lirico di Cagliari riesce a garantire una copertura territoriale, una veicolazione, una circuitazione su tutto il territorio regionale, visto che in Sardegna non ci sono ICO (istituzione concertistico-orchestrale) che possano far circuitare le produzioni e che le Fondazioni lirico-sinfoniche hanno per loro natura un carattere di residenza. Secondo lei questo non rappresenta una penalizzazione, considerando anche il carattere di insularità della Sardegna? Grazie.

  CRISTINA PATELLI. Grazie, presidente. Egregio sovrintendente Colabianchi, nel corso dell'indagine e a seguito delle audizioni dei suoi colleghi abbiamo appreso che ciascun teatro presenta una specifica configurazione di attività dove le variabili interagiscono con intensità diversa a produrre il risultato economico. Questo mi porta a introdurre il tema della coproduzione che la legge prevede le Fondazioni liriche debbano realizzare quanto più possibile, ma che in realtà praticano molto limitatamente. Come è noto, una coproduzione presenta vantaggi legati alle economiePag. 9 di scopo, poiché rende possibile una nuova produzione con un coinvolgimento marginale di più teatri che hanno così la possibilità di essere promossi attraverso il circuito e quindi di vedersi riconosciuti in aree geografiche differenti e non solo presso il proprio pubblico. La scelta di coprodurre è dunque strategica e mi porta a considerare un altro tema legato allo sviluppo, ovvero quello del decentramento, un'attività indirizzata geograficamente, non solo socialmente, alla ricerca di nuovo pubblico.
  Le domando quanto segue, egregio sovrintendente. In un contesto particolare come quello sardo, dove esistono un teatro di tradizione come il Teatro Verdi di Sassari e una Fondazione lirica potenzialmente trainante, come il Lirico di Cagliari, che ha un valore di produzione di oltre 20 milioni di euro e dove i contributi dei soci territoriali e gli apporti straordinari della regione Sardegna garantiscono un sostegno praticamente pari a quello dello Stato italiano, lei come immagina di sviluppare la dimensione «glocal» del Lirico, teso fra il rapporto con le specificità della realtà territoriale che forse dovrà privilegiare e il contesto internazionale che tuttavia non vorrà trascurare?
  Inoltre, ha organizzato delle azioni di audience development allo scopo di individuare nuovo pubblico e di attrarlo maggiormente al Lirico? Se sì, quali? La ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Patelli. Do ora la parola al sovrintendente Colabianchi per la replica. Prego.

  NICOLA COLABIANCHI, sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari. Grazie. Posso iniziare dall'ultima domanda in ordine inverso. In passato abbiamo realizzato alcune coproduzioni con il Teatro di Sassari. Il Teatro Lirico di Cagliari è la maggiore istituzione culturale della Sardegna, quindi deve anche diffondere la cultura musicale. Mi fa sempre piacere affermare che il nostro è un servizio culturale che deve poter raggiungere il più ampio pubblico possibile. In risposta all'ultima domanda dell'onorevole Patelli, relativa a quali sono le iniziative per fare audience development, rispondo che, innanzitutto, vi sono le iniziative per le scuole. Nell'anno precedente la pandemia avevamo la bellezza di 30 mila utenti presenti in teatro. Abbiamo iniziative per le visite guidate in teatro e per spettacoli destinati ai giovani e la replica di spettacoli d'opera appositamente concepiti. C'è la volontà di ampliare quel bacino di utenza, anche perché, oggettivamente, sappiamo che purtroppo l'età media degli spettatori in Italia è molto elevata. Mi duole ricordarlo, anche perché probabilmente sia la scuola, sia la televisione non fanno quanto potrebbero, come avviene in altri Paesi europei che hanno una grande tradizione operistica. Non dimentichiamo, infatti, che c'è una grande tradizione operistica nei Paesi di lingua tedesca, di lingua francese e in tutta l'Europa dell'est, in cui il pubblico è decisamente più giovane, perché vengono fatti dei programmi. Ad esempio, ricordo di aver visto concerti sinfonici alla TV dei ragazzi in Germania. Se noi releghiamo la musica sinfonica e operistica in un canale dedicato, come avviene nella televisione italiana, come se fosse un prodotto da trattare in vitro, sicuramente teniamo lontani dalla realtà i giovani che, invece, sono curiosi. Ci tengo a rimarcare che lo spettacolo operistico ha più di 400 anni. Se qualcosa ha affrontato i secoli in questa maniera, riuscendo a emergere sempre come uno degli spettacoli più amati e apprezzati, non si capisce perché non possa arrivare ai giovani. Lo spettacolo operistico non è uno spettacolo vecchio o superato, bensì è qualcosa di assolutamente vivo che va propagandato proprio per questa sua grande natura e vivacità.
  Mi piace citare una frase di Toscanini che diceva: «Se volete conoscere il vero tempo a cui vanno eseguite certe romanze d'opera, andate a sentire come le cantano le lavandaie sul Po.». Questa è l'immagine esatta dell'opera. L'opera è uno spettacolo popolare, mentre adesso, per tutta una serie di valutazioni di carattere storico, sociologico e altro, è stata un po' qualificata come uno spettacolo paludato e polveroso. Dobbiamo insistere su questo aspetto, ovvero che l'opera è uno spettacolo vivo che Pag. 10tutti possono apprezzare e che non è necessario essere laureati o far parte di classi abbienti per andare a teatro.
  Rispondendo alla domanda su quali sono le politiche per avvicinare nuovo pubblico, segnalo che abbiamo aderito all'iniziativa dei 100 giovani studenti a due euro per gli spettacoli. In questo momento siamo tutti molto attenti alla necessità di cercare nuovo pubblico, anche perché dobbiamo riguadagnare il vecchio. Infatti, molti spettatori sono disabituati ad andare a teatro anche in funzione del fatto che, come dicevo prima, l'età media è piuttosto elevata, il che comporta tutta una serie di paure sul tornare a frequentare liberamente gli spettacoli. Da questo punto di vista ci auguriamo di poter riuscire presto a riportare i nostri vecchi spettatori, ma soprattutto di riuscire presto a portarne tanti e nuovi, soprattutto giovani, perché dobbiamo ampliare il nostro bacino di utenza e dobbiamo rinnovare quelli che saranno i nostri spettatori del futuro.
  Concludo velocemente sull'indicazione della legge di bilancio che appiana i debiti. Sostanzialmente non abbiamo debiti. Abbiamo avuto una situazione debitoria che oserei definire fisiologica, nel senso che è data da una serie di voci molto contenute e questo ci ha consentito di non entrare nella legge Bray. Salutiamo con apprezzamento il fatto che si vada a risolvere una questione annosa che era quella del patrimonio. Questa legge di bilancio va a sanare situazioni pregresse che si sono addirittura trascinate nei decenni. Valuteremo i dati precisi, sperando che, anche nel nostro caso e per le Fondazioni virtuose, ci sia una contribuzione significativa.
  Infine, c'era la domanda dell'onorevole Mollicone che chiedeva in merito al sostegno del Ministero. Su questo, se posso, vorrei rapidamente lasciare la parola al dottor Altea.

  PRESIDENTE. Sì, per un minuto.

  STEFANO ALTEA, direttore amministrativo del Teatro lirico di Cagliari. Buongiorno. Il teatro ha potuto beneficiare dei crediti d'imposta che sono stati disciplinati dal Governo, ad esempio, per la sostenibilità dei costi legati alla sanificazione. Al di là di questi crediti d'imposta molto limitati, non ha usufruito di particolari benefici durante la pandemia, salvo quello che abbiamo percepito di recente, ovvero un rimborso, un contributo straordinario sulla legge «salvadebiti» che, comunque, è una norma preesistente. Ad ogni modo, non abbiamo ricevuto nessun contributo e nessun tipo di finanziamento da parte dello Stato durante la pandemia.

  PRESIDENTE. Grazie. Dichiaro conclusa questa audizione e ringrazio gli auditi per il loro contributo.

Audizione dei rappresentanti delle associazioni sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisal.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle Fondazioni lirico-sinfoniche, di rappresentanti delle associazioni sindacali Slc CGIL, Fistel CISL, Uilcom UIL e Fials CISAL. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati. Saluto i nostri ospiti, che ringrazio per essere intervenuti. Saluto anche i colleghi, quelli presenti e quelli che partecipano da remoto. Ricordo che, dopo l'intervento dei nostri auditi, darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente i nostri ospiti potranno rispondere alle domande.
  Do ora la parola ai rappresentanti dell'associazione sindacale Slc CGIL: Sabina Di Marco e Fabio Scurpa per massimo 8 minuti in tutto. Vi prego di rispettare i tempi.

  SABINA DI MARCO, rappresentante dell'associazione sindacale Slc CGIL. Buongiorno a tutti, onorevoli presenti in Commissione e da remoto. Vi ringraziamo per la possibilità di intervenire a questo dibattito. Cercherò di essere estremamente sintetico e andrò prevalentemente per punti.Pag. 11
  Innanzitutto, ci teniamo come Slc CGIL a rappresentare il fatto che ravvisiamo una vera e propria necessità che la normativa intervenga per il superamento dell'attuale forma giuridica con cui le fondazioni sono riconosciute, perché ormai possiamo dire con certezza che quella forma giuridica ibrida ha creato grandi difficoltà anche nelle relazioni industriali. Abbiamo sottoscritto un contratto che non è mai stato applicato proprio a causa della farraginosità giuridica necessaria per avere il suo riconoscimento. Per questo motivo possiamo affermare che sicuramente c'è necessità di intervenire con chiarezza sulla forma giuridica delle fondazioni.
  Inoltre, riteniamo essenziale che le fondazioni siano all'interno di un sistema integrato in rete, ovvero che dialoghino tra loro e che abbiano la possibilità di interagire in maniera proficua con i livelli istituzionali e con le regioni a livello territoriale.
  Il secondo punto che vorrei far notare che l'obbligo del pareggio di bilancio per le fondazioni lirico-sinfoniche con un meccanismo ibrido ha prodotto una serie di effetti che hanno avuto significative ricadute anche sulle piante organiche e sul lavoro: ciò ha portato spesso a una forte riduzione del personale stabile all'interno delle fondazioni. Di conseguenza, il lavoro delle organizzazioni sindacali è stato un po' di rincorsa affinché si realizzasse lavoro stabile e permanente all'interno delle fondazioni dove sono scomparsi – nel senso proprio della parola – i corpi di ballo, sono state ridotte le orchestre e i cori, conducendo ad una modifica che potremmo definire strutturale del modello che avevamo di fronte. A questo è legato il meccanismo relativo all'attuale sistema di erogazione del FUS, che a nostro avviso deve essere rivisitato, perché punta prevalentemente alla produzione numerica dei lavori svolti. Infatti, si attribuisce il finanziamento ex FUS sulla base di quanto si è fatto, guardando all'indietro, invece di dare spazio a un'attività di progettazione e di visione verso il futuro, cosa di cui avrebbero realisticamente bisogno le fondazioni lirico-sinfoniche. Pensiamo che le fondazioni debbano guardare a quello che dovrebbero fare l'anno successivo e non essere parametrate soltanto su quanto hanno prodotto nel passato, perché un orientamento alla progettualità darebbe un ruolo alle fondazioni lirico-sinfoniche e consentirebbe, in maniera più decisa, di avere anche una fruizione di massa. È importante rivedere il sistema del FUS in chiave di progettualità, ovvero non soltanto in base alla registrazione di quanto prodotto nel passato, bensì finanziando le attività in un'ottica progettuale.
  Tutto il tema dei finanziamenti per noi è fortemente legato all'idea di un lavoro stabile all'interno delle fondazioni. Infatti, un'occupazione stabile è prerequisito di qualunque attività artistica, perché la stabilità dei cori, la presenza delle orchestre in forma stabile e i corpi di ballo offrono una qualità decisamente superiore, come tutti noi sappiamo.
  Vi sono un altro paio di questioni. La prima riguarda la governance. Chiediamo che quella delle fondazioni sia una governance qualificata. Vi è la necessità di ripristinare in ogni luogo il direttore artistico, che ha una funzione e un ruolo strategico e fondamentale.
  La seconda questione riguarda la trasparenza dei criteri e la visione con cui si individuano gli amministratori che, a nostro avviso, devono avere anche un carattere internazionale.
  Concludo auspicando l'intervento di una regolamentazione e di una legislazione che dia chiarezza. Subito dopo questa audizione con voi, avremo un incontro con ANFOLS: stiamo avviando la stagione contrattuale e, all'interno di una cornice legislativa chiara, avremmo sicuramente un lavoro molto più semplice rispetto al passato. Ci aspettiamo molto da quello che voi potrete produrre. Vi ringrazio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
NICOLA FRATOIANNI

  PRESIDENTE. Do ora la parola al rappresentante dell'associazione sindacale Fistel CISL: Giovanni Luigi Pezzini.

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  GIOVANNI LUIGI PEZZINI, rappresentante dell'associazione sindacale Fistel CISL. Sulle fondazioni lirico-sinfoniche, unitariamente, abbiamo fatto tanta strada insieme negli ultimi anni e l'abbiamo fatta per rincorrere situazioni di una certa gravità, strutturali e ormai in cancrena dal punto di vista normativo. Proprio su questo punto credo che sia assolutamente necessario un riordino del testo unico riferito a tutte le norme vigenti. Ce ne sono alcune che annullano altre negli anni, per cui va fatto un riordino complessivo con un testo che sia quello buono e valido a partire dal tema della forma giuridica che citava prima la collega Di Marco.
  Come CISL, sulla forma giuridica non abbiamo mai tirato sentenze pro pubblico, o più legate alle regole della funzione pubblica che ai soggetti privati, anche perché dal punto di vista delle relazioni sindacali, delle relazioni di contrattazione e della gestione dell'occupazione, ci sono pro e contro. Credo che su questo il Parlamento, nel mondo complessivo dello spettacolo dal vivo e del mondo dei teatri, comprese le fondazioni lirico-sinfoniche, possa trovare i confini, i perimetri e le attitudini migliori dal punto di vista della forma giuridica di rappresentanza, anche in un mix tra le due forme; altrimenti succede che in base alle opportunità si fa il tifo per una soluzione o si opta per l'altra. Senza indicare, dal mio punto di vista sindacale, quale sia la forma giuridica ideale, credo il Parlamento possa approfondire e fare proprie alcune iniziative in questa direzione.
  Sui finanziamenti non voglio dire altro. Le causali e le formule devono essere certamente verificate e controllate sul campo, ma anche questa gestione a programmazione avviata e troppo stretta, anno su anno, non va bene: ci sono forme di finanziamento e di sostegno a tutto il mondo dello spettacolo e laddove c'è un finanziamento pubblico, credo che il periodo da prendere in considerazione debba essere più triennale che annuale e con le dovute verifiche di utilizzo di gestione che devono essere fatte anche sulla governance.
  Sulla governance potremmo sbizzarrirci molto; però è ovvio che parlando di 14 Fondazioni lirico-sinfoniche, due delle quali speciali, e tutte site in determinate città con i consigli di indirizzo prevalentemente presieduti dai sindaci, ogni volta che ci sono elezioni politiche può cambiare tutto il meccanismo del management e della governance, cosa che dal versante, dall'osservatorio sindacale, non va mai bene. Senza parteggiare per nessuno, non va bene perché si cambiano i riferimenti, si cambiano le impostazioni e, purtroppo, anche le figure. La collega Di Marco parlava delle direzioni artistiche: ma se sei amico del sovrintendente, che è amico del sindaco... Parlo chiaro perché sono abituato così, venendo dalla provincia di Bergamo, le mia abitudini sono queste. Le cose vanno così.
  Credo che se si fanno i bandi per gli artisti, bisognerebbe farli anche per i sovrintendenti in termini di qualità e di professionalità; ma anche per le direzioni e le gestioni di governance. Questo è un aspetto che ci tenevo a evidenziare.
  Adesso è di attualità la questione dei debiti pregressi, ma credo non sia di interesse nell'indagine conoscitiva, perché non è una novità: si sa che questo mondo è abbastanza appesantito in termini di debito pregresso, forse anche per ragioni di malgovernance o per altre motivazioni di una certa rilevanza. Credo che se il Parlamento riuscisse a mettere in campo un testo unico che cancelli quello che c'è da cancellare e che innovi dove c'è bisogno, si potrebbe dare un indirizzo nuovo, partendo dalle fondazioni lirico-sinfoniche, anche agli altri teatri.
  Ricordo un'ultima cosa, ovvero che le fondazioni non sono in tutte le città capoluogo d'Italia. Sarebbe importante che ci fosse una maggior presenza, anche se potrebbe essere un elemento di competizione, visto che oggi le fondazioni già litigano tra loro per chi è più speciale di altri. Tuttavia, è importante che il nostro Paese, con l'offerta culturale che ha, possa avere in ogni luogo l'espressione culturale della musica lirica.
  Credo di essere stato breve e mi fermo qui. Grazie.

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  PRESIDENTE. Do ora la parola al segretario nazionale dell'associazione sindacale Uilcom UIL, Giovanni Di Cola.

  GIOVANNI DI COLA, segretario nazionale dell'associazione sindacale Uilcom UIL. Buon pomeriggio a tutti, grazie della convocazione. I colleghi hanno già introdotto i temi centrali e in più di un'occasione ci siamo confrontati. Le criticità in questo caso sono strutturali, ma mi permetto di dire che sono anche storiche. In estrema sintesi, i tre titoli che mi sento di evidenziare sono: la stabilità occupazionale; il finanziamento, il rilancio e la governance; la natura giuridica. Questi sono i tre titoli per cercare di sintetizzare la situazione.
  Il tema della stabilità occupazionale è fondamentale perché parliamo di un segmento del mondo dello spettacolo dove non c'è discontinuità. L'Opera è una cosa particolare e ha determinati tempi di preparazione: è il blockbuster dello spettacolo dal vivo, mi si permetta la semplificazione. C'è un rischio di perdita di competenze; non si stanno facendo i concorsi; c'è un grosso contenzioso, oltre al fatto che ci sono state anche alcune sentenze della Corte di giustizia europea che in qualche modo hanno richiamato un'applicazione scorretta della norma sui tempi determinati. La stabilità occupazionale è fondamentale per mantenere il modello delle fondazioni liriche che ha un suo ruolo centrale anche di traino per il resto del mondo dello spettacolo dal vivo. Questo ruolo, in queste condizioni, è fortemente messo a rischio ed è comunque compresso. Credo si debba assolutamente partire da lì, perché è il nodo principale per dare di nuovo uno slancio, un mantenimento delle competenze, uno sviluppo e una valorizzazione di un patrimonio che abbiamo, a partire dallo stabilire criteri chiari. Per esempio, dovremmo dirci che i tre corpi principali artistici del settore sono il coro, l'orchestra e il ballo e che andrebbero presi tutti; tuttavia, troppo spesso succede che si prendono compagnie private nel ballo con fondi pubblici e troppo spesso vengono assunte con modalità contrattuali improprie e, tra l'altro, con inadempienze contrattuali.
  Il secondo punto è il finanziamento. Indubbiamente negli ultimi anni c'è stata un'inversione di tendenza. Infatti, il FUS non sta più calando, però nel tempo è sceso di molto. Si è creato un debito e c'è stato un risanamento: prima del COVID-19, tutti i bilanci erano in pareggio e in attivo, quindi il risanamento c'è stato.
  Ci è stato detto in più occasioni che comunque il sistema introdotto dalla legge Bray, che è stato un modo anche di stabilizzare il debito, è stato utilissimo. Questo sistema con un commissario straordinario ha permesso di avere adeguati controlli, il che va benissimo, perché si possono mantenere nell'ambito del riordino normativo e noi siamo a favore dei controlli. I colleghi hanno citato il tema della governance, ma mi sento anche io di evidenziarlo, perché è fondamentale la migliore gestione possibile dei fondi a partire – mi permetto di fare un esempio – dal superamento del tema del contenzioso sui precari, perché quelli non sono soldi spesi bene, anzi, potremmo spenderli per altro.
  Il terzo punto è la natura giuridica. È stato detto che c'è una situazione mista tra pubblico-privato, ma soprattutto che c'è un problema di stratificazione delle norme. Occorre fortemente un riordino normativo. In più di un'occasione si è tentato di farlo; l'ultimo che ricordo era il codice dello spettacolo, perché trattava tutto lo spettacolo dal vivo. È fondamentale attuare un riordino normativo, avere obiettivi chiari e dare centralità al patrimonio delle fondazioni che spesso, in alcune regioni, sono anche il perno di un sistema culturale. Il tema della natura giuridica si accompagna al riordino normativo, perché permette anche di fare percorsi più chiari, ovvero avere un'applicazione di norme uniforme e omogenea.
  Mi permetto di approfondire l'aspetto che noi viviamo più direttamente, ovvero quello della contrattazione, che diventa estremamente complicato. Infatti, dopo aver trovato un punto d'incontro, un accordo con la parte datoriale, aver sottoscritto un testo, ricevuto vari rilievi dal MEF e dalla Corte dei conti, non abbiamo mai capito se questi rilievi fossero finalizzati a mandare Pag. 14in vigore il contratto, perché non siamo mai riusciti ad avere un'interlocuzione stabile e chiara e, a tutt'oggi, non abbiamo capito dove questo contratto sia finito. La prima firma è quella del 2014, quindi è anche scaduto.
  Il fatto che ci siano concorsi e che ci sia una vigilanza pubblica mi fa propendere più per una natura pubblica, ma è comunque fondamentale avere un'uniformità e un'omogeneità, perché poi se c'è il pubblico non possiamo avere la legge n. 223 del 1991 per i licenziamenti collettivi. Per questo motivo occorre avere una linea chiara con cui fare i conti e avere la possibilità di programmare in base alla sfera di competenza.
  Direi che posso fermarmi qui. Rinnovo i ringraziamenti e passo la parola.

  PRESIDENTE. Do infine la parola al segretario generale dell'associazione sindacale Fials CISAL: Enrico Sciarra.

  ENRICO SCIARRA, segretario generale dell'associazione sindacale Fials CISAL. Grazie per l'invito. Nella relazione depositata ho cercato di fare un'analisi in base ai quesiti di cui al programma dell'indagine che si ripromette di acquisire elementi di conoscenza sullo stato organizzativo delle fondazioni, sui piani di risanamento, eccetera.
  È chiaro che il comparto delle fondazioni lirico-sinfoniche è in grave crisi. A mio avviso, questa grave crisi è stata causata da un fatto molto semplice. Dopo che, con la legge n. 800 del 1967, in Italia fu data vita a questo comparto, una legge del 1985 – la n. 163 che istituì il FUS – la sovvenzionò. Il FUS, nell'anno 1985, era pari allo 0,083 per cento del PIL di quell'anno; mentre oggi è lo 0,025 per cento del PIL di quest'anno. È chiaro che c'è stato un 60 per cento di decremento del sostegno. In parole concrete oggi, per sostenere uno dei simboli della nostra cultura, lo Stato italiano investe solo lo 0,2 per mille del proprio PIL. Questo è il motivo per cui, a differenza di tanti altri altre nazioni, da noi il sistema è imploso. Purtroppo lo Stato ha dedicato a questo settore una parte molto marginale delle sue risorse, evidentemente non credendo che fosse un settore che produce anche ricchezza e non soltanto spese. È ovvio che questo discorso va anche inquadrato. Il nostro settore ha un contratto nazionale bloccato da oltre 19 anni; ha il costo del lavoro più basso di tutta Europa e, ciononostante, siamo più in crisi di tutto il resto d'Europa.
  Dal 2005, con cadenza quasi annuale, i vari Governi hanno emanato leggi e provvedimenti in maniera quasi continua, però tutti basati sull'idea di ridurre il costo del lavoro e comprimere il costo dei teatri. Devo dire la verità: tutto questo dà la sensazione che lo Stato italiano abbia inteso questo settore non come uno strumento per accrescere la ricchezza e dare cultura, come doveva essere, ma soltanto come un settore bisognoso di un'onerosa assistenza. È veramente sgradevole la sensazione che abbiamo avuto. Nel tentativo di avere leggi che stentavano a risistemare una situazione ovviamente tragica, come ha detto qualcun altro, è diventato chiaro che la riforma Veltroni ha fallito totalmente e che, alla prova dei fatti, il sovvenzionamento delle attività delle fondazioni da parte dei privati è risultato assolutamente inefficace.
  In questo in questo contesto è arrivata la legge Bray che, trovando un settore intero vicino al fallimento conclamato, non ha fatto altro che creare un fondo di rotazione trentennale per cercare di procrastinare i problemi delle fondazioni, ma non per risolverli. Inoltre, ha anche imposto piani di risanamento che imponevano la riduzione dei costi, perché per chi ha fatto le leggi tutto il problema risiedeva nel costo delle fondazioni; però, per noi non è così: è il modo in cui si spendono quei soldi che grida vendetta. Infatti questi piani di risanamento che sono costati tanti soldi ai lavoratori, per ammissione degli stessi commissari, sono risultati inefficaci. Si è riusciti a portare i bilanci in pareggio di esercizio, ma l'enorme debito accumulato non è stato minimamente intaccato, è soltanto rinviato di trenta anni. Inoltre, da queste relazioni emerge che il tentativo di comprimere il costo del lavoro, attuato con Pag. 15sensibili riduzioni di stipendi di dipendenti, licenziamenti di personale, azzeramento quasi completo dei corpi di ballo ed esternalizzazione di interi servizi, è stato in molti casi annullato dall'enorme ricorso a costose consulenze esterne ai teatri e dal lievitare dei costi delle governance che, in totale autonomia e infischiandosene delle difficoltà economiche dei teatri loro affidati, hanno optato per essere inquadrati nei molto più convenienti ruoli di dirigenti d'azienda. Pare incredibile infatti che, ormai da molti anni, tali fondazioni – accusate peraltro da tutti di essere pessimamente governate – abbiano riempito i vertici dei loro organici di figure inquadrate come dirigenti di azienda, quindi pagati con emolumenti estremamente più consistenti dei rispettivi colleghi inquadrati nel vigente contratto nazionale di categoria, all'interno del quale sono ancora previste le figure apicali e dirigenziali quali funzionari A e B. Tuttavia, siccome il contratto è fermo da 19 anni e quello dei dirigenti di azienda non si ferma mai, le direzioni hanno ovviamente optato per adottare il contratto dei dirigenti di azienda. Se questo è possibile, non si capisce perché debba essere possibile per qualcuno sì e per qualcun altro no. Abbiamo il grosso del personale che da 19 anni non solo non vede un aumento, ma a cui, attraverso i piani di risanamento, è stato addirittura falcidiato lo stipendio. Queste cose appaiono nelle relazioni dei commissari, non è una mia illazione.
  A questo punto è intervenuta la legge Bonisoli con lo scopo principale di garantire che l'organico sia compatibile con il bilancio. È un organico costituito per la grande maggioranza da persone che non hanno avuto rinnovi contrattuali da venti anni e per il resto di dirigenti che, invece, non hanno mai subito un blocco o un fermo al rinnovo dei loro contratti. Anche il costo delle governance è scritto nelle relazioni semestrali dei commissari, quindi si tratta di cose certificate. A questo si è sommata l'entrata in vigore della legge n. 160 del 2016, che ha messo dei paletti molto chiari, delegando il Governo ad ottemperare, stabilendo quali sono i teatri che dovranno chiudere per fallimento, quali potranno aprire e quali altri potranno essere declassati a teatro lirico uscendo dal finanziamento del FUS. Se questo dovesse succedere, significherebbe che 11 fondazioni su 14 rischierebbero di finire fuori dal FUS: due di queste fondazioni si trovano al Nord – una è La Scala e l'altra è La Fenice di Venezia –, una è al Centro ed è Santa Cecilia, che però fa solo canto lirico-sinfonico; il che significa che il settore della cultura musicale operistica italiana verrebbe estremamente falcidiato.
  Ancora oggi siamo in attesa di questo codice dello spettacolo dal vivo, di cui qualche mio collega prima parlava. A noi non sembra che sia emerso niente di così chiaro per cercare di scoraggiare eventuali mala gestio di chi le governa perché, purtroppo, in Italia, i debiti delle fondazioni sono fatti da chi le governa e da chi ne ha garantito l'efficienza, compresi i revisori dei conti presenti all'interno di ogni teatro. Se tutto questo è potuto succedere, come mai le fondazioni hanno oggi circa 500 milioni di euro di debiti che dovevano essere illegittimi e che, invece, sono stati consentiti? È veramente un problema. In questo momento abbiamo una sola speranza, ovvero che il Governo eserciti veramente la delega che ha e che sia varata una riforma seria di tutto il settore, a partire – come dicevano i miei colleghi – da una chiara individuazione dello stato giuridico delle Fondazioni, perché così com'è, nessuno sa più se siamo privati o se siamo pubblici.
  Io ho finito e spero soltanto che questa indagine conoscitiva convinca chi di dovere che bisogna mettere mano a una legge di riforma seria, immediatamente, perché lo stato delle fondazioni è veramente in condizioni gravose. Ringraziamo per la notizia che con la prossima legge di bilancio saranno dati altri 150 milioni alle fondazioni che hanno debiti pregressi. A questo punto siamo ancora più convinti, con questo impegno economico molto importante, che è indispensabile emanare una vera legge di riforma, perché altrimenti saranno altri soldi buttati via. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Abbiamo concluso le audizioni. Adesso cominciamo Pag. 16con gli interventi delle colleghe e dei colleghi. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Nitti, che ha proposto l'indagine, a cui do subito la parola.

  MICHELE NITTI. Grazie, presidente. Ringrazio tutte le organizzazioni sindacali per i loro importanti contributi che ci hanno in qualche modo aiutato a ricostruire un'immagine più completa, complessa e articolata dei diversi aspetti delle nostre fondazioni.
  È molto importante che si possa ribadire anche in questa sede l'enorme rilevanza che per i nostri teatri hanno le risorse umane, gli artisti e tutti i lavoratori. Eppure le masse artistiche e i lavoratori in generale, talvolta, sono stati individuati come la causa principale dei problemi economici delle Fondazioni, specie per effetto dei cosiddetti «contratti integrativi» che, come è emerso, sono inevitabili, visto che il contratto collettivo nazionale è fermo da circa venti anni. Vorrei chiedere come si considera l'ipotesi di chi invita ad assorbire tutti gli integrativi all'interno del contratto nazionale e riportare la contrattazione integrativa alla sola funzione di incentivare la produttività e la produzione di nuovi allestimenti.
  Faccio una riflessione a partire da quanto emerso dall'ultimo decreto sul FUS relativo al triennio 2022-2024 in merito all'opportunità che gli organismi finanziati dal FUS si impegnino – leggo testualmente –: «a porre in essere, ove possibile, nel nuovo triennio, la riprogrammazione delle attività degli anni sospese o cancellate a causa dell'emergenza sanitaria, con riguardo ai contratti annullati o cancellati e alla ricollocazione dei lavoratori coinvolti. Sappiamo anche che la direzione generale Spettacolo svolgerà attività di monitoraggio con riguardo al rispetto degli adempimenti in merito alla regolarità contributiva, verificherà che gli organismi dello spettacolo abbiano adottato, nel caso di spettacoli annullati e cancellati in conseguenza dell'emergenza sanitaria, misure adeguate e proporzionate di integrazione salariale di indennizzo e ristoro dei lavoratori dipendenti e non.». Credete che questa possa essere una risposta congrua e importante rispetto a quanto emerso nei mesi passati? Perché, come sappiamo, molti artisti e numerose agenzie hanno pubblicamente protestato per la scelta di alcuni teatri di non pagare i cachet delle opere cancellate a causa della pandemia e si è lamentato che non sempre sia stato previsto un successivo impegno degli artisti dopo la cancellazione di questi spettacoli e di questi contratti. Vi chiedo se credete che con l'introduzione di queste nuove funzioni di vigilanza sia stato fatto un passo in avanti proprio in questa direzione, visto che, soprattutto nell'ultimo intervento, abbiamo sentito parlare di mala gestio e di azioni che possano scoraggiare un certo tipo di iniziative. Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci altri interventi o domande dei colleghi o delle colleghe, do la parola nello stesso ordine agli auditi, per chi volesse replicare o rispondere alle domande. Prego, Di Marco.

  SABINA DI MARCO, rappresentante dell'associazione sindacale Slc CGIL. Grazie. Molto velocemente credo che quanto affermato dall'onorevole Nitti vada nella giusta direzione. Ci tengo a sottolineare il fatto che per quanto riguarda l'assorbimento degli integrativi di fatto, in quel contratto che abbiamo provato a fare, era prevista una funzione di assorbimento. È necessario che il contratto collettivo nazionale torni ad avere quel ruolo e quella funzione indispensabile anche di agente salariale, perché abbiamo visto con la pandemia quanta difficoltà abbiamo avuto anche nella gestione delle casse integrazioni. Sicuramente è un tema su cui vorremmo avere anche il sostegno del Governo, perché arrivare a fare un contratto collettivo nazionale che qualifichi il settore è di grandissima utilità per poi lasciare proprio alla contrattazione integrativa il suo ruolo e la sua funzione.
  Per quanto riguarda il decreto FUS, è altrettanto importante che si possa dare l'opportunità a chi ha dovuto sospendere l'attività di vedersi riconosciuti i ristori, nonché l'idea della ricollocazione.
  Quello che ci preme ancora di più – mi sembra utile che sia stata introdotta – è proprio questa idea di monitoraggio. AbbiamoPag. 17 bisogno di monitorare e di verificare quello che accade, compresa l'applicazione dei contratti che è uno dei grandi temi che interessa le organizzazioni sindacali. Facciamo i contratti nel settore dello spettacolo e poi abbiamo notevoli difficoltà nel vederli riconosciuti e applicati. Per questo motivo un'attività di monitoraggio è indiscutibilmente necessaria. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Prego, Di Cola.

  GIOVANNI DI COLA, segretario nazionale dell'associazione sindacale Uilcom UIL. L'assorbimento degli integrativi – lo accennava la collega – è un obiettivo. Il problema è se abbiamo lo spazio e il margine per farlo. Non rinnovando il contratto nazionale, si son trovate alcune vie alternative ed è un po' saltato il rapporto fra i due livelli di contrattazione. Poter recuperare gli spazi economici con il contratto nazionale è una strada fondamentale che vogliamo assolutamente intraprendere, ma ci devono essere le condizioni. Noi ci proveremo nei prossimi giorni, perché vorremmo l'apertura del confronto contrattuale a stretto giro.
  Sul discorso degli interventi, mi unisco a quello che diceva la collega ed evidenzio solo un aspetto. Un problema ulteriore è stato che negli organici dei teatri c'è una fetta non piccola dei lavoratori che ha avuto per tanti anni contratti a tempo determinato sempre prolungati – addirittura si è arrivati anche a 15/20 anni – ma, con la pandemia, sono saltati.
  Gli interventi ci sono stati, ma non sono stati sufficienti. Non era semplice, però si è andata a innestare una situazione che in qualche modo ha ingrandito il problema e ha messo alcune persone in difficoltà per quella che era la loro condizione. Diciamo che gli interventi hanno anche pagato una condizione pregressa di debolezza, di non organicità facendo venire molti nodi al pettine. Grazie, ho concluso.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Prego, Sciarra.

  ENRICO SCIARRA, segretario generale dell'associazione sindacale Fials CISAL. Volevo precisare una cosa. Mi sembra che l'onorevole Nitti si riferisse al ristoro degli artisti che sono sotto agenzia e non ai lavoratori a tempo determinato; lo ritengo assolutamente comprensibile, nel senso che forse l'Italia è uno dei pochi Paesi dove se salta uno spettacolo, niente è dovuto a tutti gli artisti che c'erano, nonostante siano state fatte le prove. Viene annullato tutto ed è una cosa abbastanza anomala. Credo che i contratti di lavoro anche degli artisti dovrebbero essere tutelati perlomeno in parte, perché non tutti sono grandi star che prendono miliardi per esibirsi: ci sono anche tanti artisti che lavorano solo per portare a casa lo stretto indispensabile.
  Per quanto riguarda invece i contratti dei lavoratori dei dipendenti, è chiaro che la legge Bonisoli era scaturita dai rilievi della Corte di giustizia europea, che sanciva come non legittimi molti dei contratti a termine fatti in Italia. Non ci sembra che, per come viene gestita oggi la legge Bonsoli nei teatri italiani, si stia andando verso l'inquadramento giusto, secondo gli scopi di quella legge. Ho l'impressione che, più che sanare il precariato storico, come si riprometteva quella legge, si stia andando avanti per sotterfugi per non sanare proprio niente rispetto ad un problema che, invece, è enorme. I teatri seguono a non fare concorsi e ad assumere a tempo determinato e non abbiamo molta chiarezza su quello che sta succedendo. Francamente vorremmo un controllo molto più stringente anche da parte del Ministero. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti i nostri ospiti e le nostre ospiti per il contributo e dichiaro conclusa l'audizione. Autorizzo la pubblicazione, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, della documentazione trasmessa dall'associazione sindacale Fials CISAL (vedi allegato).

  La seduta termina alle 15.30.

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