XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 6 ottobre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Casa Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE FONDAZIONI LIRICO-SINFONICHE

Audizione, in videoconferenza, del direttore della Direzione generale Spettacolo del Ministero della cultura, Antonio Parente.
Casa Vittoria , Presidente ... 3 
Parente Antonio , direttore della Direzione generale Spettacolo del Ministero della cultura ... 3 
Casa Vittoria , Presidente ... 7 
Nitti Michele (PD)  ... 8 
Mollicone Federico (FDI)  ... 8 
Casa Vittoria , Presidente ... 10 
Parente Antonio , direttore della Direzione generale Spettacolo del Ministero della cultura ... 10 
Casa Vittoria , Presidente ... 12 

Audizione, in videoconferenza, del Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo e Presidente dell'ANFOLS, Francesco Giambrone:
Casa Vittoria , Presidente ... 12 
Giambrone Francesco , Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo e Presidente dell'ANFOLS ... 12 
Casa Vittoria , Presidente ... 16 
Nitti Michele (PD)  ... 16 
Casa Vittoria , Presidente ... 17 
Giambrone Francesco , Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo e Presidente dell'ANFOLS ... 17 
Casa Vittoria , Presidente ... 18 

Allegato 1: Relazione del Direttore generale Spettacolo, Antonio Parente ... 20 

Allegato 2: Tabelle allegate alla relazione del Direttore generale Parente ... 37 

Allegato 3: Memoria dell'ANFOLS ... 43

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
VITTORIA CASA

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna è garantita anche dalla trasmissione in diretta sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del direttore della Direzione generale Spettacolo del Ministero della cultura, Antonio Parente.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle Fondazioni lirico-sinfoniche, del dottor Antonio Parente, direttore della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della cultura. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare, nonché sulla web-tv della Camera dei deputati. Saluto e dò il benvenuto al dottor Parente – che ringrazio per essere intervenuto – ai colleghi presenti e ai colleghi che partecipano da remoto. Ricordo che, dopo l'intervento del dottor Parente, darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente il dottor Parente potrà rispondere alle domande poste. Dò quindi la parola al dottor Antonio Parente.

  ANTONIO PARENTE, direttore della Direzione generale Spettacolo del Ministero della cultura. Grazie, presidente. Un saluto anche agli onorevoli deputati presenti oggi. Il tema dell'audizione ha dato anche alla Direzione generale Spettacolo la possibilità di ripercorrere in generale quelle che sono state le tappe più importanti del percorso normativo che ha disciplinato un settore particolarmente significativo e importante per la vita culturale, economica e sociale del nostro Paese.
  Si può certamente dire che il primo intervento nel settore lirico-sinfonico risale a circa 100 anni fa. Nel 1921 fu istituto l'ente autonomo teatro alla Scala di Milano; successivamente, nel 1929, l'Opera di Roma e, nel 1932, l'ente autonomo di Firenze. Con il decreto-legge del 1936 furono istituti enti lirici autonomi in diverse città italiane, quali Torino, Trieste, Verona, Venezia, Napoli e Palermo. Da quel momento in poi, un ulteriore intervento normativo c'è stato nel 1967 con la legge n. 800 che ha riconosciuto in capo allo Stato una funzione importante per la valorizzazione dell'attività lirica e concertistica, anche finalizzata alla formazione culturale, musicale e sociale della collettività nazionale. La legge n. 800 del 1967 ha disciplinato l'esistenza alla vita di 11 enti lirici e di due istituzioni lirico-concertistiche assimilate. Gli organi di quegli enti, di quelle entità erano il presidente – che era il sindaco della città in cui l'ente aveva sede –, il consiglio di amministrazione, il sovrintendente e il collegio dei revisori. Quegli enti, che erano già soggetti pubblici, avevano la possibilità, nell'ambito del consiglio di amministrazione di potere ammettere anche soci sovventori pubblici o privati. Erano enti sottoposti al controllo della Corte dei conti, in quanto ricevevano anche sovvenzioni, finanziamenti pubblici in maniera importante e consistente e avevano una dotazione di personale che nel complesso, secondo le stime dell'epoca, si aggirava Pag. 4intorno alle 6.000/6.300 unità. Alle masse artistiche e tecniche si applicava uno specifico contratto, mentre al personale amministrativo si applicavano le disposizioni vigenti del settore del pubblico impiego.
  Dal 1967 fino al 1996 il settore è stato regolamentato da questa disciplina e non ci sono stati grossi cambiamenti, se non l'istituzione nel 1985 del FUS (Fondo unico dello spettacolo) che ha destinato una quota parte di risorse annualmente con la legge di bilancio proprio al sostegno del settore lirico sinfonico.
  Nel 1996 c'è un cambio di registro. Con il decreto legislativo n. 367 si va verso la privatizzazione del settore con la trasformazione degli enti lirici autonomi in fondazioni di diritto privato. Ovviamente restano fermi quelli che sono gli obiettivi di formazione del pubblico e anche dei quadri artistici, di educazione musicale della collettività, anche di diffusione dell'arte musicale (sono obiettivi di natura pubblicistica), ma cambia la modalità, la veste attraverso la quale questi obiettivi vengono perseguiti. La fondazione diventa un soggetto aperto anche ad altri operatori, ad altri soggetti sia pubblici che privati e diventa una fondazione di partecipazione. Tuttavia, come limite invalicabile resta fermo quello del non superamento, nel caso in cui abbia accesso alla fondazione lirico-sinfonica un soggetto privato o più soggetti privati, del limite del 40 per cento del patrimonio complessivo della fondazione medesima. Restano fermi alcuni punti, tra cui il fatto che soci necessari della fondazione lirica sono chiaramente lo Stato, la regione e il comune. Le fondazioni vengono comunque assoggettate ancora al controllo e alla vigilanza da parte dell'autorità di governo, sono ancora sottoposte al controllo della Corte dei conti e possono ancora avvalersi di quello che è il patrocinio dell'avvocatura dello Stato. Inoltre, le modifiche statutarie di questi enti devono essere approvate dall'autorità vigilante.
  Nonostante la trasformazione che poi – come vedremo – sarà resa effettiva soltanto nel 2000 con un intervento ex legge, il decreto-legge n. 345, restano evidenti anche all'interno del decreto n. 367 del 1996 degli indici di pubblicità che comunque legano ancora il modello fondazione lirica agli aspetti pubblicistici, che vengono a poco a poco riaffermati con gli interventi successivi del 2005, ma soprattutto con l'intervento del 2010. Infatti, con il decreto-legge n. 64 si assiste a una marcata ripubblicizzazione del settore. L'articolo 2 di quella legge, la n. 100 del 2010 prevede che il contratto collettivo nazionale di lavoro sia sottoscritto dall'ANFOLS (Associazione nazionale fondazioni lirico-sinfoniche), che è l'associazione che raggruppa tutte le fondazioni lirico-sinfoniche da un lato e, dall'altro, dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del settore. La delegazione datoriale ha l'obbligo di avvalersi dell'assistenza dell'ARAN, che è l'Agenzia negoziale per la rappresentanza delle pubbliche amministrazioni. Il contratto, una volta sottoscritto, va poi trasmesso alla Corte dei conti, previo parere sia del dipartimento della funzione pubblica che del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, secondo un percorso che è pubblicistico. L'articolo 3 della legge n. 100 interviene sulla situazione, su quello che è lo status del personale anche con disposizioni sostanzialmente cogenti.
  Una linea comune che vediamo sia nella legge n. 800, sia nel decreto legislativo n. 367 del 1996, sia nei successivi interventi del 2005 e del 2010 è la spinta verso il coordinamento delle produzioni, verso lo sviluppo di collaborazioni produttive. Il legislatore si è sempre posto il tema dell'incentivazione di collaborazioni produttive tra teatri d'opera – enti lirici prima, fondazioni lirico-sinfoniche, dopo – e anche altri operatori culturali del territorio, come i teatri di tradizione e le istituzioni concertistico-orchestrali. Questo per quale motivo? Anche per consentire un maggiore contenimento dei costi e la realizzazione di economie di scala. Quello del contenimento dei costi è un tema sempre presente, sia che l'ente lirico abbia assunto in passato una connotazione pubblicistica chiara ed evidente, sia successivamente alla trasformazione in soggetto di diritto privato.
  Successivamente, ci sono stati diversi interventi. Sia la legge n. 112 del 2013, sia Pag. 5il decreto-legge n. 113 del 2016 che hanno inciso sia sulla governance delle fondazioni lirico-sinfoniche, sia sul mancato riconoscimento di premi di risultato nel caso in cui la fondazione non dovesse chiudere in pareggio nel bilancio di esercizio.
  L'intervento normativo più importante dopo il 2010 è senza dubbio quello del 2013 con la legge n. 112, che è stata a sua volta aggiornata e migliorata con il decreto-legge n. 83 del 2014. In quel biennio che cosa è accaduto? Da un lato c'è stata l'istituzione di un'apposita autorità, il Commissario di governo per il risanamento e il rilancio delle fondazioni lirico-sinfoniche, al quale gli enti, che presentavano determinate condizioni, avevano la possibilità di sottoporre un piano di risanamento, un piano di rientro dal debito e di contenimento dei costi che incideva su tutte quelle voci di bilancio non compatibili con l'esigenza di assicurare il pareggio di bilancio in ogni esercizio e il tendenziale equilibrio economico-patrimoniale entro una certa data che oggi è fissata al 31 dicembre 2021. Quell'intervento ha poi inciso anche sulla governance degli enti, come ho detto. Il comma 15 dell'articolo 11 ha ridisegnato la gestione: c'è ancora il presidente che è il sindaco della città in cui l'ente ha sede, che però può anche delegare una persona differente; l'organo di indirizzo, l'organo di amministrazione deve assumere la qualificazione giuridica di organo di indirizzo ed è composto dal numero di soci che va di un minimo di cinque a un massimo di sette; il sovrintendente diventa l'unico organo di gestione individuato dal Consiglio di indirizzo, che propone quella che è la nomina all'autorità di Governo, al Ministro della cultura che con il decreto nomina il sovrintendente. Inoltre, vi è un rinnovato collegio dei revisori, non più presieduto da un dirigente del Ministero dell'economia e delle finanze, ma presieduto da un magistrato della Corte dei conti e composto da due membri: uno su indicazione del Ministro della cultura, l'altro su indicazione del Ministro dell'economia e delle finanze. Viene rivista anche l'articolazione del patrimonio con un fondo di dotazione destinato al perseguimento di quelli che sono i fini istituzionali della fondazione e un fondo di gestione. Viene poi sancito l'obbligo per l'organo di indirizzo di realizzare comunque il pareggio di bilancio, pena il commissariamento; l'obbligo di assicurare e individuare le idonee coperture a quelle che sono le delibere di spesa – a maggior ragione se si va all'estero con delle specifiche tournées – e la fondazione, in quanto organismo di diritto pubblico, viene assoggettata anche al rispetto di quelle che sono le disposizioni in materia di contrattualistica pubblica, quindi al codice degli appalti, al codice dei contratti pubblici.
  Va detto che il meccanismo delineato dal legislatore con riferimento al cosiddetto «piano di rientro o di risanamento» è stato poi replicato nel 2015 con la legge n. 208, in ragione della quale dal 2016 ha avuto accesso al piano di rientro anche la fondazione dell'Arena di Verona e le altre otto fondazioni che avevano aderito a tale piano di rientro hanno avuto la possibilità di aggiornare i piani di risanamento. Il meccanismo è stato poi replicato nel 2020. Quindi, nel 2021 abbiamo la fondazione teatro Regio di Torino che ha aderito al piano di risanamento e ha presentato una proposta che attualmente è all'esame della struttura commissariale.
  Venendo alla gestione attuale, va detto che il biennio pandemico ha senza dubbio inciso sulla gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche. In realtà, dal 2013 in poi, anche l'accesso ai piani di risanamento, il fatto stesso che le fondazioni hanno avuto modo di incidere anche su quelli che sono stati i costi contrattuali e i costi del personale, il fatto stesso che hanno avuto accesso anche a un fondo di dotazione il cui ammontare è pari a 156 milioni e poi ci sono stati diversi interventi dello Stato – non dimentichiamoci l'istituzione del Fondo salva debiti, a decorrere dal 2017 che ha messo a disposizione delle fondazioni liriche la possibilità di accedere a un contributo ulteriore di 20 milioni nel 2017 e poi di 15 milioni a decorrere dal 2018 – che cosa ha comportato? Ha comportato un miglioramento di quelle che sono le gestioni, una riduzione dell'esposizione debitoria che oggi, sulla base dell'ultimo bilancio 2020, è pari Pag. 6a circa 361 milioni, complessivamente intesa – tre anni fa eravamo intorno ai 410 milioni di esposizione debitoria sia verso lo Stato, sia verso i fornitori, sia verso gli artisti e i collaboratori e l'erario in generale – e ha migliorato nel frattempo anche il valore della produzione e il costo del personale, limitatamente ad alcune gestioni, ad alcune annualità.
  Nel biennio pandemico, come sappiamo, lo Stato è intervenuto con delle disposizioni ad hoc per sostenere il settore, garantire l'occupazione e la riprogrammazione degli spettacoli. Da un lato c'è stato, con riferimento al contributo a valere sul Fondo unico per lo spettacolo, il superamento del criterio cosiddetto «competitivo» che era stato disciplinato dall'articolo 11 della legge n. 112 del 2013, che è stato poi declinato puntualmente dall'autorità ministeriale, con decreto 3 febbraio del 2014. Il contributo FUS nel 2020 e nel 2021 è stato assegnato e poi erogato sulla base della media delle percentuali FUS conseguite da ciascuna fondazione nel triennio antecedente la pandemia, quindi negli anni 2017, 2018 e 2019. Questo è un aspetto.
  Il secondo intervento ha riguardato la possibilità di accedere – non soltanto per le fondazioni, ma per tutti gli organismi dello spettacolo dal vivo finanziati sul Fondo unico per lo spettacolo – al Fondo di integrazione salariale e, successivamente, anche la possibilità di integrare quelle che sono le misure di sostegno al reddito anche con le risorse provenienti dal FUS. Questa possibilità è stata consentita sia nel 2020 e poi anche nel 2021, in ragione del decreto-legge n. 183 del 2020.
  Un ulteriore intervento del gennaio del 2021 è stato disposto dal Ministro della cultura con il decreto ministeriale del 12 gennaio che ha destinato alle fondazioni un importo di 20 milioni di euro a parziale ristoro derivante dalle perdite degli introiti da biglietteria registrati nel 2020. Infatti, rispetto al 2019, nel 2020 c'è stato un calo dei ricavi propri delle biglietterie di oltre 100 milioni di euro. Questo è un dato che abbiamo ricavato dall'esame dei bilanci di esercizio del 2020 che sono stati poi trasmessi sia al Ministero della cultura, sia al Ministero dell'economia e delle finanze. Anche nel 2020 e nel 2021 è continuata l'assegnazione di quelli che sono i fondi specifici derivanti dal cosiddetto «Fondo salva debiti».
  Oggi, alla luce di questo percorso, abbiamo molte fondazioni che godono di una relativa sana gestione e altre fondazioni che hanno evidenziato anche negli ultimi anni alcune criticità, tra cui criticità gestionali che sono oggetto di attenzione sia da parte della struttura commissariale oggi guidata dal dottore Amoruso, sia da parte dei Ministeri vigilanti, ovvero il Ministero della cultura e il Ministero dell'economia e delle finanze. In questo contesto assume una rilevanza importante anche l'azione che in questi mesi il Ministero sta portando avanti con riferimento all'esame delle proposte di dotazione organica che sono state trasmesse alle amministrazioni vigilanti da 12 fondazioni su 14.
  Com'è noto, con il decreto n. 59 del 2019 il legislatore è intervenuto per disciplinare questo aspetto. Abbiamo già evidenziato il fatto che il costo del personale rappresenta un costo fisso e dunque un costo importante che annualmente gli amministratori di questi enti sono chiamati a dover sostenere. Anche il riparto del Fondo unico dello spettacolo, indirettamente, con riferimento a quello che è il costo di produzione, tiene conto anche del costo del personale. Quindi, con il decreto-legge n. 59 del 2019, il legislatore ha deciso di disciplinare e di rivedere il percorso che avrebbe dovuto portare nel breve periodo di tempo all'approvazione di nuove dotazioni organiche e, dunque, anche all'assunzione o alla stabilizzazione di un certo numero di personale, tenuto conto del fatto che, nel corso del tempo, i contenziosi instaurati dal personale cosiddetto «avventizio», assunto anche con contratti a termine, nei confronti delle fondazioni, sono stati numerosi. Questi contenziosi hanno aggravato anche i costi di bilancio di questi stessi enti.
  L'articolo 1 del decreto-legge n. 59 del 2019 aveva e ha come obiettivo quello di individuare una soluzione a tale criticità, anche in linea con quelle che sono le direttive, la normativa comunitaria e le sentenzePag. 7 della Corte di giustizia europea dell'anno 2018.
  Al momento, va detto che il Ministro della cultura, con il Ministro dell'economia e delle finanze, in data 4 febbraio del 2021, ha adottato un decreto ministeriale di definizione dello schema tipo di presentazione delle proposte di dotazione organica: le fondazioni, che hanno determinato e che stanno rideterminato gli organici, devono tenere conto nel prossimo triennio degli obiettivi di sostenibilità economica e finanziaria; vanno coinvolti i sindacati – la proposta di dotazione organica deve essere definita previo confronto con le organizzazioni sindacali –; deve esserci la previa acquisizione del parere del collegio dei revisori, tenendo presenti gli obiettivi e la missione istituzionale che questi enti sono chiamati a dover perseguire. Su questo punto c'è da luglio un'interlocuzione importante del Ministero della cultura – Direzione generale Spettacolo – con il Ministero dell'economia e delle finanze e con il Commissario di Governo. Dapprima la Direzione generale Spettacolo a luglio e anche a inizio agosto ha interloquito con le fondazioni che hanno già trasmesso le proposte di dotazione organica. Un'ulteriore interlocuzione c'è stata anche recentemente – nelle ultime settimane – da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. L'obiettivo complessivo congiunto è quello di arrivare all'approvazione di questi schemi con decreti interministeriali a firma del Ministero della cultura e del Ministero dell'economia e delle finanze quanto prima, appena saranno state definite le criticità e sarà stata data risposta alle osservazioni formulate anche dall'amministrazione finanziaria di recente.
  In prospettiva futura, va detto che attualmente è all'esame del Parlamento il disegno di legge collegato «Spettacolo» che, tra l'altro, reca anche la riapertura della delega per la riforma complessiva della normativa in materia di spettacolo dal vivo, già contenuta nell'articolo 2 della legge n. 175 del 2017. Questa è un'occasione che può essere senza dubbio utilizzata e sfruttata dal legislatore per poter ridefinire l'assetto delle fondazioni e ripensare anche al rapporto di lavoro presso questi stessi enti, valorizzando – laddove possibile e negli spazi consentiti – anche la contrattazione collettiva. È necessario anche rafforzare la governance individuando in maniera chiara la responsabilità degli amministratori e dei sovrintendenti i quali, ovviamente, devono essere sottoposti a una valutazione del loro operato. È necessario anche sviluppare e rafforzare le collaborazioni produttive e immaginare – come anche forse le strutture commissariali in passato hanno avuto modo di rappresentare – un rafforzamento di una sorta di audit esterno e dei meccanismi di controllo, rispetto a una gestione delle fondazioni che rimane ancora una gestione autonoma. L'autonomia rappresenta un valore protetto dall'ordinamento che va certamente valorizzata, però va rafforzata anche l'attività di vigilanza e, in questo senso, anche il rapporto costante tra le amministrazioni è fondamentale a raggiungere questo obiettivo.
  Inoltre, forse occorre immaginare anche una diversa riperimetrazione dei criteri di riparto della quota FUS destinata al settore lirico-sinfonico, valorizzando anche il ricorso alle nuove tecnologie. Ad esempio, abbiamo visto che lo streaming nel biennio pandemico ha rappresentato un'occasione per avvicinare nuovo pubblico all'attività svolta dalle fondazioni lirico-sinfoniche e, dunque, agli spettacoli.
  Infine, occorre forse ragionare anche sulla base degli obiettivi di sviluppo sostenibili fissati dall'Agenda 2030, immaginando anche una rendicontazione delle attività delle fondazioni intesa come impatto delle loro attività anche rispetto al contesto sociale, economico e ambientale nel quale esse sono chiamate sostanzialmente ad adoperare.
  Io avrei finito la relazione, sono a disposizione per ulteriori chiarimenti.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Parente. Adesso dò la parola ai deputati che hanno chiesto di essere iscritti, cominciando dall'onorevole Nitti che è stato il proponente dell'indagine conoscitiva. Prego, onorevole Nitti.

Pag. 8

  MICHELE NITTI. Grazie, presidente. Ringrazio il direttore generale, il dottor Parente, per il suo contributo con cui inauguriamo questa serie di audizioni sulle fondazioni lirico-sinfoniche.
  Nel chiedere ai colleghi della Commissione di avviare questa indagine ho predisposto un documento per tracciare tutto l'iter giuridico che ha investito le fondazioni, che ha ripercorso anche puntualmente il dottor Parente nel suo intervento. Ho subito chiarito che mi sarebbe piaciuto se, a partire da queste audizioni, si potesse provare non solo a fotografare questo importante segmento culturale del Paese, mettendone anche in luce le criticità e le contraddizioni, ma anche e soprattutto a suggerire una dimensione più positiva, se non proprio propositiva, provando anche ad immaginare e a prefigurare i nostri teatri proiettati a dieci, venti o trenta anni, tentando di superare quella percezione negativa che si è cristallizzata negli anni.
  Per questo vorrei fare un paio di domande al direttore generale su due temi che indubbiamente rinvengono e partono da situazioni e condizioni preesistenti, pregresse, ma che protendono verso il futuro in modo dirompente e urgente.
  In primo luogo, lei ci ha fornito qualche informazione sullo stato di avanzamento delle piante organiche, alludendo allo schema tipo e abbiamo fatto il punto su questa situazione. Vorrei chiederle se le risulta che siano arrivate proposte compatibili con le funzioni e con le finalità delle fondazioni che sono legate, come sappiamo, anche alla necessità di eseguire un certo tipo di repertorio e con un certo tipo di organico e se, a suo avviso, questi nuovi assetti potranno contribuire al rilancio dei teatri anche in senso qualitativo, oltre che di sostenibilità economica. La definizione di queste piante organiche dovrebbe essere determinante per la programmazione futura. I nuovi eventuali criteri per l'assegnazione del FUS dovrebbero o avrebbero dovuto precedere la fase di elaborazione di queste piante organiche per poter poi definire una programmazione in linea con questi nuovi criteri. Come tempistiche è stata rispettata questa correlazione?
  Infine, vorrei introdurre un altro argomento che mi interessa molto affrontare: i corpi di ballo. Tempo fa ho presentato una risoluzione e tutti abbiamo accolto con grande interesse i recenti provvedimenti che il Ministero ha attuato in favore della danza in generale. Tuttavia, vorrei concentrarmi proprio sul tema dei corpi di ballo, che è un tema molto complesso a cui probabilmente sarebbe opportuno dedicare specificamente un'audizione.
  Come sappiamo, negli ultimi anni c'è stato un sostanziale e generalizzato smantellamento di questi corpi di ballo e in questa sede non voglio indagarne le ragioni. Quello che le chiedo riguarda, invece, i dati: da questa operazione di dismissione è stato possibile quantificare i «risparmi» – se così si possono chiamare – per le fondazioni? Il fatto di rivolgersi quasi in modo strutturale a corpi di ballo esterni ai teatri, quale tipo di beneficio economico ha comportato per i teatri? Non voglio qui affrontare l'aspetto culturale di questa operazione, né quello professionale o lavorativo – magari lo faremo in seguito –, però vorrei avere contezza dei numeri e dell'incidenza sui bilanci delle fondazioni per capire se queste chiusure possano aver avuto una loro ragion d'essere che in qualche modo possa giustificare questa operazione. Grazie.

  FEDERICO MOLLICONE. Buongiorno, dottor Parente. Le rivolgerò delle domande rispetto alla sua relazione che è stata sicuramente ampia e significativa, ma purtroppo non esaustiva per i tempi, ovviamente non per la sua volontà. Le chiederei anche di farci arrivare in allegato alla relazione tutte quelle che sono in sintesi le analisi di bilancio delle singole fondazioni, perché a me non risulta una situazione così rosea.
  Inizio condividendo in pieno quanto le ha chiesto il collega Nitti, seppur esponente di maggioranza, rispetto al tema delle piante organiche, perché molti sovrintendenti, a cominciare da Roma, considerano una sana gestione tagliare i costi di lavoro e continuare a dare in appalto esterno fior di milioni di euro per produzioni artistiche, andando a mortificare le capacità produttivePag. 9 interne, sia artistiche, sia tecniche. Questo è dimostrato in atti, nei cartelloni e anche con le proteste dei sindacati e dei lavoratori cui va la nostra solidarietà. Questa non è una cosa che imputiamo a lei, come non imputiamo a lei in quello che illustrerò nelle prossime domande, ma al Ministro Franceschini che attendiamo in audizione anche su questo aspetto delle fondazioni lirico-sinfoniche e, in generale, sul FUS. Annuncio che quando arriverà il disegno di legge recante la delega sullo spettacolo dal vivo dal Senato, alla Camera ci sarà anche una nostra proposta in materia, da abbinare.
  Procedo con le domande e se per alcune non ha elementi, può rispondere in un secondo momento, anche per iscritto. Ricordo che a seguito di un nostro ordine del giorno, il Governo si impegnò a costituire un organismo vigilante sui bilanci delle fondazioni lirico-sinfoniche e sul percorso di riforma della legge Bray. Vorrei sapere come il Ministero sta affrontando questo tema dell'organismo vigilante rispetto a questo ordine del giorno.
  Per quanto riguarda le sovrintendenze cito un caso specifico, al di là del cappello iniziale che ho fatto, che va a evidenziare la nostra posizione in merito alla gestione di molte sovrintendenze, su cui vorrei chiederle un parere da far avere anche per iscritto. Il sovrintendente dell'Opera Carlo Fuortes, ora nominato amministratore delegato della Rai, mantiene anche il precedente incarico e la Rai ci risulta avere rapporti commerciali con l'Opera per la diffusione delle riprese, dei diritti e altro. Non è questo un chiaro conflitto di interesse? Non dovrebbe avere lasciato già da tempo la sovrintendenza dell'Opera di Roma? Perché non l'ha fatto? Il Ministero si è espresso su questo? Ne è a conoscenza?
  Sul FUS noi siamo molto negativi, non per il suo operato, perché so che si è trovato a gestire una situazione improvvisa e, con la pandemia, molto difficile. Per questo motivo aspettiamo che possa prendere bene il controllo di tutte le linee di finanziamento e di tutte le cose che, da esperto dirigente quale è, già conosce; però, un conto è farlo da funzionario e un conto è con un ruolo dirigenziale. Tuttavia, dobbiamo denunciare in questa sede che, grazie a un sistema di accesso discriminante, diverse eccellenze della danza e del teatro sono state escluse nuovamente dai finanziamenti delle nuove istanze del FUS 2021, il famoso «FUS Ponte». Infatti, nel nuovo decreto per il triennio 2022-2024 è prevista l'abolizione dello sbarramento attribuito alle commissioni consultive: una vergogna, che deve essere assolutamente invalidata anche in questa edizione e di cui chiediamo la verifica, come abbiamo chiesto nel corso di un question time. Tutto questo non riguarda lei, riguarda il Ministero e la trasparenza delle commissioni consultive. Infatti, molti rappresentanti di queste commissioni sono in chiaro conflitto di interesse con gli aggiudicatari. In proposito, invito anche l'ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) a fare una verifica.
  Quindi, in merito a questo chiedo se il Ministero della cultura – e anche lei – intenda recuperare con un bando per i progetti speciali. Sappiamo, infatti, che il Ministro – con un'impostazione che condividiamo – vuole superare la dicotomia FUS-extra FUS. Forse un bando straordinario sui progetti speciali potrebbe costituire, per adesso, per questa edizione, un ammortizzatore. Per quanto riguarda i finanziamenti del FUS e le nuove istanze, visti i tempi strettissimi di sviluppo dei progetti del 2021 e le poche risorse equiparabili a un ristoro, si potrebbe prevedere una riduzione delle attività richieste dal decreto, tenuto conto che il 2021 sta finendo? Almeno in termini di buon senso.
  Passando a un'altra domanda, non ritiene necessario modificare urgentemente il decreto con il quale si detrae – si tratta di un altro scandalo che so che non dipende da lei, che ho denunciato anche in Aula e pubblicamente – alle nuove istanze riconosciute dal FUS 2021 l'ultimo ristoro ricevuto, pari a 10 mila euro? Ci sono piccole produzioni, nel settore del teatro e della danza, che prendono 20, 30, 40 mila euro cui vengono detratti 10 mila euro dai ristori, alla stregua della voce «altro finanziamento» dello stesso Ministero. In realtà Pag. 10sappiamo che il ristoro è un intervento economico assolutamente straordinario, dovuto alla chiusura forzata a causa della pandemia ed è assurdo che venga detratto. Chiediamo che questa condizione sia assolutamente tolta, con una circolare del Ministro, e che vengano restituiti questi soldi. Questo è un indirizzo politico, c'è una questione tecnica che può essere risolta con un indirizzo politico.
  Infine, le ultime due domande. Non ritiene sia necessario trovare una forma di ristoro per i teatri che vivevano in modo importante l'attività rivolta alle scuole che è stata completamente azzerata? È vero che i teatri di produzione, quelli tradizionali che lavorano con il pubblico e gli abbonati, hanno ricevuto pochi ristori, ma quelli che hanno subìto il doppio danno di vedersi annullare anche il palinsesto scolastico, forse meriterebbero un segmento specifico: si tratta di centinaia di teatri che vivevano con gli spettacoli per il pubblico scolastico. Chiediamo, quindi, di sapere se sono previste iniziative in tal senso per questo segmento.
  Infine, ho un'ultima domanda. Non ritiene necessario introdurre per gli organismi di programmazione la possibilità che vengano riconosciuti anche quei costi di produzione che oggi non lo sono?
  La ringrazio. Lei è nuovo in questo incarico, ci sono responsabilità storiche, soprattutto sul modo in cui è stato incardinato il FUS. Qualcosa cambierà con il nuovo FUS, ma ci sono vicende, in questo post-pandemia, che sicuramente vanno riparate. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Mollicone. Invito tutti gli auditi e gli interventi che si faranno a limitarsi al contenuto oggetto oggi delle audizioni e dell'indagine conoscitiva. Molte delle domande che l'onorevole Mollicone ha fatto, come lui stesso sottolineava, sono rivolte all'organo politico. Quindi, cerchiamo di rimanere nell'alveo dell'indagine conoscitiva. Se non ci sono altri interventi, dò la parola al dottor Parente per una breve replica. Prego, dottor Parente.

  ANTONIO PARENTE, direttore della Direzione generale Spettacolo del Ministero della cultura. Grazie, presidente. Con riferimento alle questioni poste dall'onorevole Nitti, le proposte di dotazione organica, come evidenziato, oltre a mirare alla sostenibilità economico-finanziaria devono tendere alla conservazione degli obiettivi e della missione istituzionale perseguita da ciascuna fondazione. È chiaro che la realizzazione di spettacoli di lirica, di concertistica e di balletto rappresenta un obiettivo minimo che va comunque perseguito. In alcuni casi è chiaro che le fondazioni sono partite da una condizione derivante, scaturente anche dall'approvazione dei piani di risanamento. Hanno tentato di apportare miglioramenti e modifiche per quanto possibile, partendo sempre dal dato del rispetto del vincolo di bilancio, alle proposte di dotazioni organiche già stabilite nel corso degli ultimi anni in sede di approvazione dei piani di risanamento.
  Da quello che ho visto, c'è qualche fondazione che punta anche alla ricostituzione dei corpi di ballo. Questo è un tema molto delicato, perché nel corso degli anni molte fondazioni hanno dismesso il corpo di ballo e abbiamo quattro fondazioni dove ormai è operativo un corpo di ballo che esiste a Milano, a Roma, a Napoli e a Palermo. In altri casi abbiamo la presenza di alcuni ballerini, alcuni tersicorei e molti contenziosi che sono stati attivati. È un tema che sicuramente dovrà essere affrontato nel momento in cui il Governo, insieme al Parlamento, andrà a lavorare sui decreti legislativi di riforma e di riassetto del settore.
  Già quando ero dirigente, avevamo immaginato la possibilità di intesa con la Commissione consultiva per la musica e con il direttore generale dell'epoca per valorizzare la presenza del corpo di ballo o l'utilizzo di corpi di ballo di altre fondazioni liriche da parte di altre fondazioni con un punteggio di qualità maggiore. È chiaro che il punteggio di qualità avrebbe comportato anche un miglioramento del flusso di contribuzione pubblica statale destinato alla medesima fondazione. Questo è un tema attualmente oggetto di approfondimentoPag. 11 già sulla base delle proposte pervenute; potrà essere sviluppato e migliorato nel 2022 quando, dopo l'approvazione del disegno di legge «collegato spettacolo», si lavorerà ai decreti attuativi.
  Per quanto riguarda l'incidenza della soppressione sui bilanci, è un argomento di attualità che mi ero riservato di approfondire, tenuto conto anche delle sollecitazioni rivolte alla Direzione generale, anche in questo 2021, dalle associazioni di categoria. In effetti, è un argomento che può essere sviluppato, approfondito anche nel corso del tempo, tenendo conto anche dei bilanci degli ultimi 6/8 anni, magari partendo dal 2013 in poi. Questo a livello generale.
  Con riferimento, invece, ai temi posti dall'onorevole Mollicone sull'organismo vigilante, a conclusione del mio intervento ho fatto riferimento alla possibilità di rafforzare un'attività di audit esterno e il controllo delle amministrazioni vigilanti anche sviluppando ulteriori forme di coordinamento. Il riferimento all'audit, all'organismo di vigilanza o, comunque, di revisione in generale, è pure un tema che potrà essere sviluppato quando si lavorerà alla riforma complessiva del settore.
  Con riferimento al tema del FUS 2021 e alla sua gestione, che un po' esula dal tema generale, va detto che anche noi, come Direzione generale, abbiamo rilevato la questione dei mancati accessi al sistema di contribuzione. In alcuni casi ci sono state criticità, soprattutto nel settore della promozione, dove è previsto un limite massimo di accesso. Per esempio, nel settore della danza avevamo ricevuto fino ad aprile 35/40 domande, ma il numero massimo di soggetti che può essere finanziato è pari a 10. Si tratta di un meccanismo che esiste da circa un decennio. È chiaro che, a fronte di 40 o 50 istanze di partecipazione, ne sono state selezionate dieci e trenta sono state escluse, ma non perché in assoluto meno valide, ma per questioni di rapporto numerico in ragione del finanziamento. Più che di una criticità, si tratta di un aspetto derivante dal meccanismo di finanziamento previsto per il sistema della promozione.
  L'ingresso cosiddetto «automatico» è un argomento che è stato approfondito dalla Direzione generale e dall'autorità di Governo, anche con il capo di Gabinetto, con il segretario generale e con il Ministro. Abbiamo immaginato sul FUS 2022-2024 di ripristinare un meccanismo per certi versi simile a quello già previsto dallo stesso Ministro con il decreto del 1° luglio 2014. Questo proprio per valorizzare il lavoro e per correggere talune valutazioni da parte delle commissioni che sono comunque tecnico-discrezionali e che non necessariamente possono essere sempre in linea con il comune sentire di talune associazioni oppure di taluni operatori. Questo a livello generale.
  Con riferimento alla questione dei minimi previsti dal decreto del 31 dicembre 2020 è chiaro che il meccanismo, lo stato del finanziamento è quello ivi definito. Lo stiamo gestendo, ma avremo più chiara la situazione complessiva nelle prossime settimane.
  Un altro tema sollevato dall'onorevole Mollicone, anch'esso all'attenzione dell'autorità di Governo, è quello dei ristori. Gli approfondimenti sono in corso.
  Sul tema delle fragilità, ricordo che il Ministro, con il decreto del 6 agosto 2021, ha destinato proprio ai settori più fragili del FUS, settori come i teatri che lavorano con i ragazzi, una quota importante, pari a circa 2 milioni e 650 mila euro, che in questi giorni stiamo ripartendo, sottoponendo all'ufficio di Gabinetto uno schema di decreto ministeriale ad hoc.
  Questo è più o meno il quadro della situazione che abbiamo davanti. Stiamo lavorando anche al prossimo triennio FUS 2022-2024 in stretta correlazione sia con le regioni sia con i comuni, anche tenendo conto delle osservazioni che provengono dagli operatori di settore e dal Consiglio superiore dello spettacolo, che ha avuto modo di pronunciarsi sull'argomento anche nelle scorse settimane.
  Con riferimento alle fondazioni lirico-sinfoniche, il 2022 sarà più o meno un anno simile al 2021 e le stesse fondazioni, come anche indicato dal Ministro della cultura, saranno chiamate a rendicontare Pag. 12l'attività svolta negli anni della pandemia. Per l'anno 2021 un tema molto importante, molto sentito, è quello della tutela occupazionale, della riprogrammazione degli spettacoli nel breve e medio periodo. È anche questo un tema su cui stiamo lavorando.
  Per quanto riguarda il tema del contenimento dei costi, la Direzione generale dello Spettacolo, ad aprile di quest'anno, ha avviato un'interlocuzione con l'associazione delle fondazioni lirico-sinfoniche, con il Presidente Giambrone, con l'associazione che raggruppa tutti i vari intermediari, i manager degli artisti e con Assolirica. L'obiettivo è definire a livello amministrativo un percorso che dovrebbe portare alla revisione anche del cosiddetto «cachettario», approvato l'ultima volta con decreto ministeriale del 28 febbraio 2006.
  L'obiettivo è lavorare nei prossimi mesi proprio per avviare una ripartenza progressiva anche a livello normativo per tutto il settore, così come stiamo facendo e così come abbiamo fatto con il Ministro e con il segretario generale in questo 2021, anno particolarmente impegnativo per tanti motivi.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Parente, per la sua relazione e per il suo contributo. Dichiaro conclusa questa prima audizione. Grazie e buon pomeriggio.

Audizione, in videoconferenza, del Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo e Presidente dell'ANFOLS, Francesco Giambrone.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle Fondazioni lirico-sinfoniche, del dottor Francesco Giambrone, Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo e Presidente dell'ANFOLS. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare, nonché sulla web-tv della Camera dei deputati. Saluto e dò il benvenuto al dottor Giambrone, che ringrazio per essere intervenuto. Come sempre, dopo l'intervento iniziale del nostro ospite, darò la parola ai colleghi che intendano porre domande o svolgere osservazioni. Successivamente il dottor Giambrone potrà replicare. Avverto che il dottor Giambrone ha già fatto pervenire alla segreteria della Commissione un documento di memoria a nome dell'ANFOLS, che è stato reso disponibile ai deputati mediante pubblicazione sulla piattaforma GeoComm. Dò la parola al dottor Francesco Giambrone.

  FRANCESCO GIAMBRONE, Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo e Presidente dell'ANFOLS. Grazie, presidente. Grazie a tutti i parlamentari che sono presenti. Voglio esprimere un sincero ringraziamento per l'attenzione nei confronti del nostro mondo dimostrato dalla volontà della Commissione di attivare i lavori a cui partecipiamo tutti oggi, un'attenzione che è molto importante per noi in questa fase così delicata post-pandemica, forse post-pandemica. Vi porto anche il saluto del vicepresidente di ANFOLS, il sovrintendente Macciardi che voi audirete nella sua qualità di sovrintendente del teatro comunale di Bologna.
  Inizio questa relazione parlando da presidente di ANFOLS e poi, se ho capito bene, mi ritaglierò uno spazio per approfondire un po' la situazione del Teatro Massimo di Palermo di cui sono sovrintendente.
  Partiamo da ANFOLS, partiamo da un sistema di teatri che, come voi sapete, raccoglie 12 dei grandi teatri d'opera italiani, delle grandi fondazioni lirico-sinfoniche italiane, ad eccezione della Scala e di Santa Cecilia che prima facevano parte di ANFOLS, ma che poi hanno acquisito un'autonomia speciale.
  Quindi, vi parlerò della posizione delle 12 fondazioni lirico-sinfoniche che sono aderenti ad ANFOLS e che pensiamo rappresentino uno degli assi portanti del sistema culturale, dell'offerta culturale del nostro Paese per le quali abbiamo sempre sentito una dimensione di responsabilità pubblica. Al di là di quella che è la figura giuridica di fondazione di diritto privato, sentiamo di avere una responsabilità pubblica in questo Paese.
  Non si può non partire dalla pandemia, perché essa, in qualche modo, ha interrotto Pag. 13un percorso che credo si possa definire virtuoso e che ha caratterizzato gli ultimi anni della vita dei nostri teatri: un percorso molto delicato, ancora fragile, di profondo e radicale cambiamento della mentalità e della cultura gestionale di queste fondazioni che ha portato a correggere anche alcuni errori del passato. Bisogna avere il coraggio, la serietà e la responsabilità di ammettere gli errori del passato, ma anche di riconoscere che tante cose sono cambiate, anche a partire da alcune riforme importanti che sono state adottate in questo Paese: riforme non definitivamente completate, come quella della privatizzazione – su cui torneremo –, ma che hanno dato un input fondamentale per cambiare mentalità gestionale da parte di chi amministra e ha amministrato questi teatri.
  La pandemia ci ha dimostrato la capacità di reazione del nostro sistema dei grandi teatri d'opera rispetto a un evento drammatico, un evento inatteso che ha profondamente turbato la vita e la stessa continuità delle nostre fondazioni. Questa capacità di reazione è stata molto supportata dagli interventi del Governo, in particolare dalla scelta del Governo di confermare gli stanziamenti del Fondo unico per lo spettacolo sganciandolo dai criteri di competitività, dai criteri numerici che finora ci avevano sempre regolato, quali la possibilità di accesso anche per noi a misure di sostegno e di supporto dell'occupazione e del lavoro – come lo strumento della cassa integrazione – e la misura dei ristori rispetto alle perdite molto consistenti e significative di biglietterie che abbiamo subìto. Questi ristori, per la verità, sono molto parziali rispetto alla perdita. Infatti, è stata calcolata una perdita per le 12 fondazione aderenti ad ANFOLS di più di 60 milioni di euro nel 2020 – per tutte e 14, di circa 100 milioni di euro – mentre i ristori per tutte le 14 fondazioni sono stati di soli 20 milioni; tuttavia, si è trattato di un segnale importante per noi.
  Abbiamo reagito tutti insieme e l'abbiamo fatto in una logica di sistema in cui in prima istanza si sono attivati tutti i canali digitali di comunicazione con il pubblico. Infatti, non abbiamo perduto il rapporto con il nostro pubblico che è la nostra grande ricchezza. Il pubblico ce lo ha riconosciuto e adesso ce lo riconosce tornando nei nostri teatri riaperti con gioia e con entusiasmo, come se in qualche modo veramente avessimo dimostrato di tenere un filo con il nostro pubblico.
  Abbiamo mantenuto in attività le nostre masse artistiche, i nostri cori, le nostre orchestre, i nostri corpi di ballo, laddove ci sono. Perché l'abbiamo fatto? L'abbiamo fatto per garantire il mantenimento di standard di qualità di questi complessi artistici che non possono interrompere la loro attività per molto tempo, ma devono continuare a lavorare insieme. Lo abbiamo fatto e, in qualche modo, questo ci rende un po' diversi da quello che è accaduto in tanti altri Paesi del mondo.
  Sono rimasto molto angosciato quando ho appreso che il Metropolitan di New York, un grandissimo teatro, un riferimento per tutti noi – anche se, naturalmente, lì vige un altro sistema, un altro modello – ha licenziato tutte le sue masse e le ha riassunte solo adesso, dopo circa due anni.
  L'altro segno di reazione è che abbiamo ripreso subito le attività in presenza, non appena i nostri teatri sono stati riaperti al pubblico. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità, pur affrontando sfide difficili, rischiose, costose, non sostenibili: ma ci sembrava fondamentale mantenere in vita un sistema.
  La pandemia rappresenta in qualche modo una condizione straordinaria a cui abbiamo dovuto fare fronte tutti insieme, dalla quale non si può oggi prescindere. Tuttavia, vi erano alcune criticità di sistema prima della pandemia che noi tutti conoscevamo e di cui parlavamo, che stavano sul tavolo di discussione con il Governo, con il Parlamento e che la pandemia ha esacerbato, aggravato e messo un po' più in evidenza rispetto a quanto non fossero.
  Nel documento a cui lei, presidente, faceva riferimento, abbiamo voluto indicare queste criticità nel dettaglio e io sono qui per affrontare le domande che vorrete farmi, senza entrare nel dettaglio analitico del documento.Pag. 14
  Ritengo utile in questa fase sottolineare alcune di queste criticità; lo faccio perché sono quelle che investono più direttamente il Parlamento, come l'analisi e la discussione del disegno di legge «collegato Spettacolo» che è già in Parlamento, e che è cruciale per il futuro del nostro comparto.
  Il primo elemento è una definizione chiara della natura giuridica di queste fondazioni. Noi continuiamo a vivere in una condizione ambigua in cui non è chiaro quando siamo pubblici e quando siamo privati. Per certi versi, prendiamo il peggio del pubblico e il peggio del privato, che non è proprio quanto ci sia di meglio da fare. È necessaria una definitiva chiarezza che stabilisca se apparteniamo all'area pubblica o a quella privata. È importante e potrebbe essere fatto in un unico testo unico che metta insieme tutte le norme che si sono stratificate negli anni e che riguardano le nostre fondazioni: norme spesso in contrasto tra loro, spesso ambigue che creano confusione per noi e grandi difficoltà nella gestione.
  Vi è poi il tema del debito pregresso: una delle eredità che ci portiamo dal passato. Il debito pregresso è un po' diminuito negli ultimi anni per effetto di quel cambiamento di gestione, di mentalità gestionale a cui facevo riferimento all'inizio. Tuttavia, è ancora un debito che grava per più di 350 milioni sulle fondazioni e rende molto complessa una gestione virtuosa delle stesse.
  Vi è il tema dei criteri di riparto del FUS, con particolare riguardo all'esigenza che tutti abbiamo di una definizione triennale dei finanziamenti. Credo che siamo rimasti uno degli unici grandi comparti dello spettacolo dal vivo che non ha una definizione triennale dei finanziamenti: questo è fondamentale per una buona gestione di strutture complesse come le fondazioni lirico-sinfoniche. Noi tutti crediamo che la garanzia triennale di finanziamenti – lo dico a prescindere dalla quantità dei finanziamenti – sia più importante prima ancora della quantità.
  Negli ultimi anni, prima della pandemia, abbiamo assistito a un continuo variare in aumento o in diminuzione degli stanziamenti di anno in anno – spesso comunicati alle fondazioni negli ultimi mesi di esercizio – che rendeva impossibile gestire e amministrare con serenità. Aggiungo che le fondazioni liriche, proprio per la complessità dello spettacolo, opera lirica, del teatro musicale, sono quelle che più di tutte lavorano in anticipo sul tempo. Noi non abbiamo difficoltà a dirci qual è il programma del 2023, del 2024 o del 2025, perché siamo obbligati a lavorare in anticipo. La triennalità è di estrema importanza.
  Poi vi è il tema del rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto da tantissimi anni. È un comparto che da circa 20 anni non riceve adeguamenti contrattuali. Questo è un tema che ANFOLS sta discutendo con le organizzazioni sindacali, che determina anomalie. Per questo lo ritengo uno degli argomenti che dobbiamo affrontare.
  In prospettiva, uscendo dalle criticità e guardando alle cose importanti, credo che sia giusta una grande riflessione sulle risorse del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Noi ne stiamo discutendo con la Direzione generale dello Spettacolo dal vivo e con la Direzione generale della creatività, perché questa è una grande sfida che può cambiare le nostre istituzioni, le può rendere competitive con gli altri teatri europei e può determinare un grande rinnovamento dell'infrastruttura tecnologica e digitale dei nostri teatri che purtroppo sono, per molti versi, molto indietro.
  Il 2020 e il 2021 sono stati anni terribili, ma ne stiamo uscendo. Il 2022 probabilmente – si spera – sarà un anno di passaggio verso una nuova normalità. Il nostro auspicio è che quelle misure che sono state adottate nel 2020 e nel 2021 per sostenere i nostri teatri – misure di promozione, di ristoro e di sostegno – possano essere confermate anche nel 2022, perché il 2022 non potrà essere un anno normale.
  Concludo questa parte che riguarda ANFOLS, se mi permettete, con una riflessione in più, vista l'autorevolezza della sede. Questo comparto soffre ancora molto di una cattiva fama, come se fosse il comparto degli sprechi e dei privilegi. Vivendolo dall'interno e avendo vissuto anche stagioni Pag. 15del passato di queste fondazioni, penso che si possa dire che la stagione degli sprechi e dei privilegi ce la siamo lasciata alle spalle. Oggi questo è un comparto che ha tutti i bilanci in equilibrio; prima non era così e, infatti, si è accumulato quell'enorme debito di cui parlavamo prima. È un comparto che ha fatto un grande sforzo per alzare il livello qualitativo e artistico della proposta culturale. È un comparto che vede le sale sempre più piene. È un comparto molto presente all'estero, dove porta la bandiera dell'Italia, il brand dell'Italia e i valori del nostro Paese. Penso che se riuscissimo a partire dalla ricostruzione di un patto di fiducia tra la politica, il Parlamento, il Governo e questo nostro mondo e se potessimo sentirci non solo controllati – i controlli vanno bene, sono giusti, ma noi siamo vigilati da tutti: siamo vigilati dal Ministero della cultura, dal MEF, dalla Corte dei conti – ma anche valorizzati per quello che possiamo dare a questo Paese, non solo in termini di offerta culturale, ma anche in termini di occupazione, di sviluppo, di inclusione sociale, di azione sui territori, di sistema Paese, credo che sarebbe una cosa molto importante per tutti.
  Se la presidente mi consente, provo a «cambiare la giacca» e a parlarvi per cinque minuti – il tempo che ci rimane – del teatro che dirigo in questo momento: il Teatro Massimo di Palermo. Provo a essere veramente molto breve, perché è importante ascoltare le domande che verranno dai parlamentari presenti.
  Questo è un teatro che ha una sua storia un po' speciale. Tutti i teatri ce l'hanno, ma fatemi fare il sovrintendente del Teatro Massimo, che ha una storia anche brutta, perché è stato chiuso per 23 anni e riaperto nel 1997. Pensate, 23 anni di negazione: una ferita gravissima alla vita culturale, alla vita della comunità. Da quando il teatro è stato riaperto è diventato il simbolo della città. È una cosa che ancora oggi a me fa un po' di impressione. Se un palermitano deve indicare il simbolo di Palermo non dirà la cattedrale, non dirà la cappella Palatina – è un grande privilegio averla nella città di Palermo – ma dice il Teatro Massimo. Non accade in molte città del mondo che il teatro sia il simbolo. È una bellissima cosa, una grande responsabilità per noi.
  La fondazione Teatro Massimo è una fondazione che io definirei completa. Che cosa intendo? Intendo che è una fondazione che ha un'orchestra, un coro, un corpo di ballo – siamo solo in quattro in Italia ad avere conservato un corpo di ballo, ovvero Scala, Roma, Napoli e Palermo –, laboratori di scenografia, scenotecnica e costruzione – e non tutti i teatri li hanno mantenuti – e tecnici. È un teatro che mi permetto di definire completo, intendendo con questo che dà occupazione di alto livello e di alta professionalizzazione, perché parliamo di professori di orchestra, di artisti del coro, di tersicorei, di tecnici, di scenografi eccetera. È un teatro molto presente sul territorio, molto presente per la comunità, perché ha fatto una precisa scelta politica nella direzione dell'impegno sociale. Questo è per noi un grande punto di orgoglio in una città difficile, con quartieri ad altissimo rischio di criminalità organizzata e ad altissimo rischio di esclusione sociale. Non ho il tempo per raccontarvi l'attività che il teatro fa, però ad esempio vi è l'attività al quartiere dello Zen, con l'opera Camion coprodotta con il Teatro dell'Opera di Roma o l'attività che fa con i bambini. La Commissione ha assistito al nostro coro di voci bianche e, in quell'occasione, vi ho raccontato che abbiamo formazioni giovanili con più di 200 bambini, con un'orchestra di bambini, un'orchestra di giovani, tre cori e una grande ricchezza che è rivolta ai bambini e, quindi, al futuro. Questa è la scelta che caratterizza questo teatro.
  Questo teatro è anche fonte di ricchezza in termini non solo culturali, ma anche economici. Prima della pandemia abbiamo fatto uno studio insieme all'Università di Palermo che ha valutato la ricaduta in termini economici dell'attività del teatro e che, come accade spesso quando si analizzano le istituzioni culturali, ha confermato che un euro investito sul Teatro Massimo ne restituisce 2,25 sulla città: 2,01 nella regione Sicilia e 1,77 nell'intero Paese. Rispetto alla fama di luoghi di spreco, mi Pag. 16pare interessante sottolinearlo. Inoltre, per quanto riguarda l'occupazione, tra indotto e occupazione generata, nel 2019 ha riguardato 1.161 persone.
  È un teatro innovativo. Per esempio, già nel 2015, aveva avviato l'attività di una web-tv che è stata quella che ci ha permesso all'indomani del primo lockdown di entrare subito in contatto con il nostro pubblico. Poiché facevamo le dirette in streaming dei nostri spettacoli dal 2015, ci siamo trovati pronti. Questo non vuol dire che non abbiamo bisogno di quell'investimento in infrastrutture ad altissima tecnologia che altri teatri nel mondo hanno e che noi, in Italia e, in particolare, a Palermo non abbiamo. Per questo il PNRR può essere una grande opportunità.
  È un teatro che è sostenibile in un'accezione un po' europea. Non è solo una sostenibilità economica, ma sostenibilità in senso lato. Abbiamo fatto alcuni esperimenti molto belli anche qui, in coproduzione con l'Opera di Roma, le cui scenografie sono state prodotte con le stampanti 3D, ottenendo scenografie, nel momento in cui dovremo eliminarle, completamente riciclabili e riutilizzabili, con un consumo assai esiguo di materie prime.
  È un teatro che dialoga con gli altri teatri, che co-produce con i principali teatri italiani, ma anche con molti teatri europei e che ha una rete di relazioni internazionali molto importante.
  Concludo dicendo che, proprio per darvi un elemento che ci riallaccia al ragionamento di prima, tutto quello che vi ho detto sull'impegno sociale e sull'innovazione non è neppure rendicontabile ai fini del riparto FUS. Ecco perché penso che si debba provare a uscire dalla logica di una rendicontazione esclusivamente numerica delle nostre attività, perché l'attività che il Teatro Massimo fa nel quartiere ad alta criminalità, ad alto rischio di criminalità organizzata, è oggettivamente – mi permetto di dire – più importante di Traviata all'interno del teatro. Però posso rendicontare la Traviata, ma non l'attività che faccio allo Zen perché non può essere valorizzata ai fini del FUS, così come non è valorizzata in nessun modo, anzi è un po' fortemente mortificata nei parametri – ma questo vale per tutta l'Italia – l'attività del nostro corpo di ballo.
  In chiusura, solo come elemento di curiosità – è giusto anche dire che su questo stiamo lavorando molto alacremente con la Direzione generale del Ministero, con il dottore Parente – mi permetto di ricordarvi che se uno stesso direttore d'orchestra viene invitato per dirigere un concerto, può essere pagato 15 o 20 come «cachettario»; ma, se viene invitato per dirigere uno spettacolo di balletto, non può essere pagato più di 7. Questa mi sembra un piccolo esempio di come quei criteri siano sbagliati e vadano corretti.
  Spero di non essere stato troppo affrettato, però ho cercato di stare nei tempi che mi erano stati dati.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Giambrone. Fra l'altro, come lei ricordava, c'è già una relazione che lei ci ha fatto pervenire a nome dell'ANFOLS. Quindi, i colleghi deputati che sono in Commissione potranno avere delle informazioni più dettagliate.
  Dò la parola all'onorevole Nitti che è il presentatore dell'indagine, avvertendo anche che sono presenti l'onorevole Carbonaro, l'onorevole Ruffino, l'onorevole Belotti, l'onorevole Piccoli Nardelli e l'onorevole Di Giorgi che hanno seguito i lavori e l'onorevole Mollicone, che è collegato da remoto. Prego, onorevole Nitti.

  MICHELE NITTI. Grazie, presidente. Grazie, dottor Giambrone, per il suo intervento. Come Presidente dell'ANFOLS rappresenta in un certo qual modo anche un preambolo ufficiale della voce complessiva dei sovrintendenti. La ringrazio anche per averci consegnato un'immagine così interessante e completa della realtà del Teatro Massimo che lei presiede e che peraltro la nostra Commissione ha avuto modo di apprezzare anche durante la visita della Ministra Messa in Sicilia, con l'esibizione del coro di voci bianche.
  Avrei alcune domande da sottoporle su temi un po' più scabrosi che dobbiamo assolutamente introdurre nel nostro dibattito,Pag. 17 proprio per cercare alcune prospettive di uscita.
  Durante l'indagine conoscitiva sul lavoro e previdenza nel mondo dello spettacolo sono intervenuto in Commissione per affrontare il tema delle Fondazioni che, nel complesso, sono quelle più inquadrate sotto il profilo normativo e lavorativo. Come spesso è emerso anche durante quell'indagine, talvolta anche in modo non appropriato e con toni esageratamente polemici, queste assorbono – come sappiamo – circa la metà dell'intero FUS ma, come ebbi modo di puntualizzare durante i miei interventi, questo accade non per via di una sperequazione aprioristica e illegittima, ma perché gli allestimenti operistici sono semplicemente i più costosi da realizzare, sempre che non si verifichi un uso improprio delle risorse.
  Su questo si stanno anche sviluppando esempi molto interessanti, come quello in atto presso il Teatro Verdi di Pisa, che probabilmente potrebbero fornire elementi utili ed essere assurti a modello sul tema dell'efficientamento delle risorse per gli allestimenti scenici.
  Come lei accennava, la pandemia ha messo indubbiamente in pericolo i percorsi di risanamento e di questo parleremo anche con il Commissario straordinario. La piena capacità operativa delle fondazioni probabilmente sarà ancora pregiudicata per qualche tempo. Io stesso ho depositato un ordine del giorno, accolto in Aula, sul tema delle capienze che, come è noto, dovrebbero tornare quanto prima al 100 per cento. Il Ministro se ne è fatto immediatamente carico parlandone con il CTS (Comitato tecnico scientifico) e portando l'argomento direttamente all'attenzione del Presidente Draghi e del Ministro Speranza.
  Alla luce di tutto questo percorso, le chiedo quali ulteriori misure protettive sarebbe necessario assicurare – ed eventualmente per quanto tempo – per scongiurare che quello che appare come il sistema più solido sotto il profilo lavorativo rispetto ad altri ambiti fortemente atipici e deregolamentare dello spettacolo finisca poi per trovarsi in difficoltà.
  Grazie agli interventi previsti dalla legge n. 112 – ne accennava prima anche il dottor Parente –, ci sono stati incentivi all'esodo dei lavoratori, possibilità di stralciare debiti con lo Stato, opportunità anche di consolidare il debito da breve a medio-lungo termine e, sostanzialmente, di trasferirlo dai fornitori allo Stato.
  Come lei accennava, le Fondazioni hanno un debito verso lo Stato, verso l'Agenzia delle entrate, da restituire in parte a dieci anni e in parte a trenta anni con tassi molto favorevoli. Ritenete che le vostre Fondazioni attualmente siano in grado di far fronte a quest'onere che pesa sul bilancio corrente?
  Ho un'ultima domanda – visto che ne ha fatto cenno, anche se indirettamente – sugli integrativi aziendali e, per traslato, anche sul rinnovo del contratto collettivo nazionale. Ad oggi risultano rinnovati i contratti integrativi aziendali in essere al 29 giugno 2010? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nitti. Non ho altre domande per il dottor Giambrone. Quindi, a lei la parola, dottor Giambrone.

  FRANCESCO GIAMBRONE, Sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo di Palermo e Presidente dell'ANFOLS. Grazie, presidente. Grazie, onorevole Nitti. Come dicevo prima, il 2022 resta un anno molto complesso, un anno molto delicato nel quale ci troviamo nella necessità di fare un grande sforzo di vera ripartenza. Siamo tutti ripartiti, stiamo tutti facendo attività, la facciamo ancora a capienza ridotta e, come lei accennava prima, contiamo nei prossimi giorni di avere un'apertura delle capienze fino all'80 o forse al 100 per cento. Ad ogni modo, immaginiamo che il 2022 debba essere una mera ripartenza complessiva.
  Una delle sue domande era che cosa serve davvero a queste fondazioni per ripartire in questo momento nella maniera più completa possibile. Credo che le misure adottate finora siano importanti e devono continuare. Questo è un primo punto, perché si potrebbe pensare che con la ripartenza tutto torna come prima, ma non è Pag. 18così: i teatri hanno un problema di capienza e di costi elevatissimi legati a tutte le misure che servono per garantire i protocolli di sicurezza all'interno. Per fortuna questi protocolli hanno dato un risultato molto positivo, perché complessivamente, come anche AGIS (Associazione generale italiana dello spettacolo) più volte ha sottolineato, i luoghi di spettacolo si sono dimostrati luoghi sicuri. Se si sono dimostrati dei luoghi sicuri è perché abbiamo cercato di gestirli – tutto il sistema, non solo le fondazioni –, in una maniera molto responsabile, garantendo quei protocolli di sicurezza che però sono molto costosi. Non dimentichiamo che noi siamo ancora soggetti all'allegato 26 che è quello che prevede l'esecuzione di tamponi ogni 72 ore per i dipendenti in produzione. Il Teatro Massimo ha circa 350 dipendenti, pensate quanto costa fare tamponi a tutti ogni 72 ore.
  Quelle misure vanno prolungate con un'attenzione particolare al fatto che quello del crollo dei ricavi da botteghino è un tema drammatico nei nostri teatri. Se è vero che i nostri teatri non potrebbero mai vivere solo di botteghino – la stragrande maggioranza, con l'eccezione di quei teatri che hanno grandi capienze e possono contare su botteghini importanti –, è anche vero che nessun teatro, neanche quello più piccolo, può vivere senza i ricavi da botteghino e i nostri sono crollati in maniera drammatica. In questa fase di ripresa alcuni di noi – forse posso dire molti di noi – hanno applicato delle politiche di prezzo che favoriscono il ritorno del pubblico al teatro. Nel 2022 e poi nel 2023 non potremo tornare a quegli incassi da botteghino che avevamo prima che, però, sono fondamentali.
  Il tema dei ristori, con una dimensione di ristoro non così esigua, quale è stata quella del 2021, io credo che sia molto, molto importante per il 2022, così come – questo lo si sta facendo, ma è importante che venga fatto con molta convinzione – una politica di promozione del ritorno del pubblico in sala. Lo sta facendo AGIS con il Ministero e si tratta di un'attività molto importante che va continuata.
  Come dicevamo prima, c'è il tema del debito pregresso. Quello è un macigno che pesa su tutti. Mi permetto di ricordare in questa sede che anche nel periodo peggiore della pandemia le fondazioni liriche non sono state esentate dal pagare la rata dei mutui. Non chiedevamo la cancellazione della rata, chiedevamo che fosse postposta in avanti perché vi era una criticità anche di liquidità in tanti momenti della fase pandemica più acuta. Eppure non è mai stato deciso nulla che ci potesse aiutare a spostare quelle rate di un anno o due in avanti. Le rate dei mutui, se non sbaglio, in tutti gli altri comparti sono state spostate. Credo che questo sia un tema: abbiamo un debito con lo Stato che dobbiamo onorare e che stiamo onorando, però, forse, nella fase più grave della pandemia, anche noi avremmo potuto avere un sollievo rispetto alla liquidità che non c'è stato dato e l'abbiamo comunque onorato.
  Ancora, dobbiamo rinnovare il contratto collettivo nazionale prima di rinnovare i contratti integrativi. Questo è un passaggio fondamentale di cui abbiamo parlato e di cui stiamo parlando con le organizzazioni sindacali nazionali, perché crediamo che sia corretto che il comparto abbia un nuovo contratto collettivo che questa volta registri adeguamenti contrattuali, come accade nel rinnovo di qualunque comparto produttivo di questo Paese, per poi passare al rinnovo dei contratti integrativi. Peraltro, il rinnovo degli integrativi, in questo momento, per le fondazioni ricomprese nella legge Bray, come per esempio Palermo – ma, ormai siamo quasi tutti ricompresi nella legge Bray, tranne, se non sbaglio, Venezia e Cagliari e, naturalmente, La Scala e Santa Cecilia – è bloccato anche dai vincoli di detta legge. A me non risultano integrativi rinnovati, però naturalmente mi riservo di fare una verifica puntuale con gli associati e di dare poi notizia alla presidente e all'onorevole Nitti in modo che anche questa domanda abbia una risposta.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Giambrone. La ringraziamo per il suo contributo.Pag. 19
  Autorizzo la pubblicazione, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, della documentazione consegnata dal dott. Parente (vedi allegati 1 e 2) e dal dott. Giambrone (vedi allegato 3). Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.35.

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ALLEGATO 2

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ALLEGATO 3

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