XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 2 di Martedì 9 ottobre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Borghi Claudio , Presidente ... 3 

Audizione del presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro (Attività conoscitiva preliminare all'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 3, del Regolamento della Camera e dell'articolo 125-bis, comma 3, del Regolamento del Senato):
Borghi Claudio , Presidente ... 3 
Pisauro Giuseppe , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 3 
Borghi Claudio , Presidente ... 10 
Pirro Elisa  ... 10 
Marattin Luigi (PD)  ... 10 
Bellachioma Giuseppe Ercole (LEGA)  ... 11 
Pichetto Fratin Gilberto  ... 12 
Marsilio Marco  ... 12 
Fassina Stefano (LeU)  ... 12 
Sodano Michele (M5S)  ... 13 
Padoan Pietro Carlo (PD)  ... 13 
Pretto Erik Umberto (LEGA)  ... 14 
Mandelli Andrea (FI)  ... 14 
Raduzzi Raphael (M5S)  ... 14 
Misiani Antonio  ... 14 
Faro Marialuisa (M5S)  ... 15 
Borghi Claudio , Presidente ... 16 
Marattin Luigi (PD)  ... 16 
Borghi Claudio , Presidente ... 16 
Marattin Luigi (PD)  ... 16 
Borghi Claudio , Presidente ... 16 
Faro Marialuisa (M5S)  ... 17 
Marattin Luigi (PD)  ... 17 
Borghi Claudio , Presidente ... 17 
Marattin Luigi (PD)  ... 17 
Borghi Claudio , Presidente ... 17 
D'Ettore Felice Maurizio (FI)  ... 17 
Pellegrini Marco  ... 17 
Borghi Claudio , Presidente ... 18 
Pisauro Giuseppe , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 18 
Padoan Pietro Carlo (PD)  ... 18 
Pisauro Giuseppe , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 18 
Bellachioma Giuseppe Ercole (LEGA)  ... 20 
Pisauro Giuseppe , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 20 
Sodano Michele (M5S)  ... 20 
Pisauro Giuseppe , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 20 
Sodano Michele (M5S)  ... 21 
Pisauro Giuseppe , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 21 
Raduzzi Raphael (M5S)  ... 21 
Pisauro Giuseppe , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 22 
Raduzzi Raphael (M5S)  ... 22 
Pisauro Giuseppe , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 22 
Misiani Antonio  ... 22 
Pesco Daniele , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
CLAUDIO BORGHI

  La seduta comincia alle 20.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018, l'audizione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 125-bis, comma 3, del Regolamento del Senato della Repubblica, del presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori delle Commissioni, avverto che, dopo l'intervento del presidente Pisauro, sono previsti interventi per ciascun Gruppo fino a un massimo di quattro.
  Invito quindi i rappresentanti degli omologhi Gruppi di Camera e Senato, d'intesa tra loro, a far pervenire al banco della presidenza, durante lo svolgimento della relazione, i nominativi dei componenti del proprio Gruppo designati ad intervenire.
  Avverto che la relazione del presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, oltre che in formato cartaceo, è disponibile sulla piattaforma geoCom della Camera e nell'area intranet del Senato.
  Nel dare la parola al professor Pisauro, lo ringrazio per la partecipazione alla seduta odierna.

  GIUSEPPE PISAURO, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Grazie, presidente Borghi, grazie, presidente Pesco. Saluto i deputati e i senatori. Il documento che lasciamo come memoria è un documento relativamente ampio, quindi nella mia esposizione tratterò i punti principali e mi concentrerò in particolare sulla questione del quadro macroeconomico programmatico, su una valutazione ancora sommaria delle tendenze della finanza pubblica e sulla valutazione del rispetto delle regole fiscali europee e italiane.
  Visto che immagino che una parte dell'uditorio partecipi per la prima volta a un'audizione sul tema della validazione del quadro macroeconomico programmatico, forse vale la pena che io inizi ricordando di cosa si tratta.
  Le regole europee prevedono che le previsioni macroeconomiche, che vengono poi incorporate nelle previsioni di finanza pubblica, siano o direttamente prodotte da un'istituzione indipendente o endorsed, ovvero validate, da un'istituzione indipendente. Questa è una prescrizione del framework, del sistema delle regole europee in tema di bilancio.
  L'obiettivo è evitare che previsioni macroeconomiche ottimistiche creino di fatto uno spazio fiscale fittizio, perché previsioni macroeconomiche ottimistiche significano una previsione ottimistica sul gettito delle entrate, quindi spazio per nuove spese. Questa è essenzialmente la finalità, evitare che un disavanzo venga mascherato da previsioni ottimistiche sulle grandezze economiche, Pag. 4 che sono poi la base imponibile delle imposte. L'obiettivo è quindi garantire previsioni macroeconomiche prudenti.
  Come lavora l'Ufficio parlamentare di bilancio nel fare questo? Confronta la previsione macroeconomica ufficiale, quella del Governo, con quattro previsioni indipendenti. Una è quella elaborata dallo stesso UPB, le altre tre previsioni sono prodotte dai tre centri di ricerca indipendenti italiani, che producono previsioni macroeconomiche. In particolare si tratta di Prometeia, REF e CER.
  Queste previsioni non sono però le previsioni che loro pubblicano normalmente, perché, per garantire una certa comparabilità con quella ufficiale, tutte e quattro le previsioni utilizzano lo stesso insieme di ipotesi sulle variabili esogene, vale a dire su variabili come: il contesto internazionale nel suo complesso, come andrà il commercio internazionale, come andrà il prezzo del petrolio, quale sarà l'andamento dei tassi di interesse a livello mondiale, i tassi di cambio e così via. Queste ipotesi, che nelle previsioni libere ognuno fa liberamente, sono le stesse utilizzate dal Ministero dell'economia e delle finanze, per garantire la comparabilità. Questa è la premessa.
  La validazione del quadro programmatico riguarda soltanto i primi due anni: l'anno corrente, il 2018, e il 2019. Sugli altri tre anni, per i quali non è richiesta una validazione da parte delle istituzioni indipendenti, daremo una valutazione, ma naturalmente non ha la stessa forza di quella riguardante i primi due anni, mentre nell'esame di primavera, che riguarda il DEF, la validazione riguarda l'intero orizzonte previsivo, tutti gli anni.
  Per quanto riguarda il 2018, l'anno corrente, in cui il programmatico ovviamente coincide con il tendenziale, come voi sapete, perché è scritto nella NADEF, la previsione tendenziale è stata già validata dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che nel corso del mese di settembre ha avuto un'interazione con il Ministero dell'economia e delle finanze – l'interazione è regolata da un protocollo d'intesa pubblicato sul nostro sito e credo anche sul sito del Ministero. Quindi il 2018, essendo il programmatico identico al tendenziale, è validato.
  La novità è il 2019. Esaminiamo la figura 1.2, a pagina 60 del documento depositato. Questo è soltanto uno strumento esplicativo, poi ragioniamo sul significato, però è utile per illustrare il risultato finale.
  Noi presentiamo, per ciascun anno del periodo, una successione di pallini, quadrati e rombi: per ciascun anno il quadrato è la previsione ufficiale del Ministero dell'economia e delle finanze, poi ci sono in blu le previsioni dei previsori indipendenti, che sono tre cerchi, e il rombo, che è la nostra previsione.
  Vedete che sul 2018, che era quello del tendenziale, cominciando dal PIL reale, la previsione del Governo è una crescita di 1,2, mentre tutti e quattro gli altri – noi e gli altri tre – erano su 1,1. Abbiamo però validato nonostante questa distanza, ritenendola modesta, anche perché per quanto riguarda l'altra variabile di sintesi, il PIL nominale, quindi incluso l'effetto dei prezzi, come vedete nel grafico immediatamente successivo, nel 2018 il quadrato coincide con l'estremo dell'intervallo, quindi c'è qualcuno che dà la stessa previsione di PIL nominale.
  In passato, in particolare lo scorso anno, noi abbiamo validato delle previsioni macro in cui la crescita reale era al di fuori dell'intervallo, ma la crescita nominale era all'interno, perché, tornando al discorso che facevo prima, l'obiettivo finale non è tanto una discussione se si cresce 1,4 o 1,2, che dal nostro punto di vista non è particolarmente interessante, anche perché poi ci sono spazi di incertezza importanti, quanto garantire la prudenza della previsione rispetto alla costruzione dei quadri di bilancio.
  Questa è la variabile cruciale sia per gli indicatori di finanza pubblica – i rapporti deficit/PIL e debito/PIL sono rapporti rispetto al PIL nominale – sia perché il PIL nominale è più rappresentativo – sto semplificando tantissimo – di basi imponibili, cioè le imposte dipendono dalle grandezze nominali, non in generale dalle grandezze reali. Pag. 5
  Passiamo al 2019. Come vedete, nel 2019 la previsione ufficiale in termini di crescita reale – alla riga successiva del grafico – è una crescita dell'1,5 e le quattro previsioni del nostro panel sono comprese tra 1,1 e 1,3, quindi c'è uno scarto di 2 decimi dall'estremo superiore e di 3 decimi dalla mediana, dal punto centrale dell'intervallo delle nostre previsioni.
  La questione che dal nostro punto di vista è ancora più rilevante è lo scarto che notiamo sul PIL nominale. La previsione ufficiale porta il PIL nominale al 3,1, il nostro gruppo di previsori va dal 2,2 al 2,7, c'è uno scarto minimo di 4 decimi e rispetto alla mediana di 7 decimi.
  Cosa succede qui? Qui succede che, oltre allo scarto che notiamo sulla parte reale, c'è anche uno scarto in termini di valutazione sui prezzi, mentre nel tendenziale questo scarto non c'era. Anche sul 2019 il famoso 0,9 era validato con un andamento dei prezzi che era all'interno del nostro intervallo di validazione.
  Questa è la sintesi dell'esercizio. Trovate una serie di grafici anche sulle altre variabili per chi volesse andare più a fondo – su questi adesso vi intratterrò verbalmente – e trovate anche le traiettorie di ciascun previsore nei grafici successivi sia per il tendenziale sia per il programmatico, quindi chi vuole ha modo di approfondire la questione.
  Quali sono le motivazioni di queste divergenze? Per quanto riguarda la crescita reale, il disallineamento dipende interamente dalle previsioni sulle maggiori componenti della domanda interna, quindi consumi e investimenti. In particolare, gli investimenti in beni strumentali registrano nella NADEF una crescita maggiore di quella dell'estremo superiore del nostro gruppo di previsori di circa 2 punti percentuali, 2 punti, non decimi.
  La prudenza nelle proiezioni del panel risiede anche nella considerazione che la componente investimenti privati ha ormai sostanzialmente recuperato i valori precedenti la crisi dei debiti sovrani, per cui occorrono incrementi nelle aspettative di profitto delle imprese affinché la dinamica resti elevata. Inoltre i recenti segnali – per ora iniziali – di restrizioni nei criteri di erogazione del credito, verosimilmente indotti dalla volatilità registrata sui mercati finanziari, suggerirebbero prudenza nell'indicare previsioni su investimenti privati ampiamente superiori a quelli del tendenziale.
  Poi c'è la questione divari per quanto riguarda i prezzi. La componente prezzi del prodotto, cioè il deflatore implicito del PIL, diminuisce rispetto allo scenario tendenziale di solo 2 decimi di punto. Perché dico «solo»? Qui c'è qualcosa che abbiamo segnalato stamane e inviato al Ministero dell'economia e delle finanze in una nota con i rilievi che vi sto esponendo adesso, qualcosa che a prima vista è difficile da spiegare, è tecnica, però cerco di raccontarla in due parole.
  I prezzi impliciti del PIL sono la media dei prezzi delle componenti del PIL – consumi, investimenti, esportazioni, importazioni – , naturalmente la voce più grossa sono i consumi. Nella previsione del Ministero dell'economia e delle finanze il deflatore dei consumi, nel passaggio dal tendenziale al programmatico, scende di 8 decimi, perché nel tendenziale c'è l'aumento dell'IVA, che aveva tirato molto su l'indice dei prezzi al consumo, qui invece, togliendo l'IVA, si abbassa e scende di 6, 7, 8 decimi anche secondo gli altri quattro previsori.
  Tuttavia questa diminuzione di 8 decimi del deflatore dei consumi si traduce in una diminuzione del deflatore del PIL di soli 2 decimi nella proiezione ufficiale, con deflatori dell’import e dell’export fermi. È difficile capire come questo sia possibile e coerente, perché vorrebbe dire che i deflatori degli investimenti e delle scorte, che sono cose relativamente piccole, le scorte soprattutto, rispetto al PIL, hanno variazioni enormi, che però non ci sono note, non sono pubblicate.
  Questo è un dato tecnico, che però indica un'incoerenza nel quadro, la somma della mancata discesa del deflatore del PIL, che uno si aspetterebbe, più quella che abbiamo visto prima, la crescita eccessiva rispetto alle altre previsioni, fa sì che poi si cumulino sul PIL nominale e il PIL nominale Pag. 6 sia lontano di 4-7 decimi. Questo è il quadro.
  Questo è un modo di guardare a queste previsioni. Un modo è quello di dire: «va bene, è stato validato un tendenziale», un altro modo è dire: «c'è un tendenziale che è passato, adesso c'è una manovra che fa aumentare il disavanzo di 1,2 punti. Come mai per voi quella crescita da 0,9 va solo a 1,3?». La risposta naturalmente ha a che fare con una valutazione diversa dell'effetto moltiplicativo della manovra, che adesso cerco di spiegare.
  Per dare un'intuizione di qual è la dimensione dei numeri di cui stiamo parlando, tutti sappiamo che quello 0,9 si confrontava con un disavanzo a 1,2, sappiamo che senza l'aumento dell'IVA, più qualche piccolo importo di spese indifferibili, quel disavanzo tendenziale in realtà stava a 2, come è stato anche dichiarato dal Ministero dell'economia e delle finanze. L'insieme di queste cifre anche nel modello del Ministero dell'economia e delle finanze vale un incremento di 2 decimi di crescita, quindi – capisco che sono troppi numeri, cerco di dirne il meno possibile – con disavanzo a 2 siamo tutti d'accordo, partendo da 0,9, che il tasso di crescita del PIL sarebbe 1,1: 0,9 più 0,2. Quindi siamo arrivati a 2 di disavanzo.
  Mancano 4 decimi per arrivare a 2,4, 4 decimi che sono un coacervo di misure – poi parliamo delle singole misure, ma solo per dare un'intuizione del ragionamento che abbiamo fatto – , alcune con il segno più, altre con il segno meno, ci sono misure di nuove spese, minori entrate, ma anche misure di copertura. La somma algebrica di tutte queste misure produce un maggiore disavanzo di 0,4 per passare da 2 a 2,4.
  Noi eravamo arrivati a 1,1 di crescita, quindi per arrivare a 1,5 occorre che quello 0,4 in più di disavanzo produca uno 0,4 in più sul tasso di crescita del PIL, quindi sostanzialmente un moltiplicatore unitario per tutto il coacervo di misure, moltiplicatore unitario medio secondo la nostra valutazione eccessivamente alto.
  Ho letto che anche altre audizioni sottolineavano che i moltiplicatori erano eccessivamente alti: un moltiplicatore 1-1,1 si ha per gli investimenti, mentre abbiamo visto che il moltiplicatore dell'IVA è 0,3, tant'è vero che togliere l'IVA si traduceva in una crescita di 0,2. Dire quindi che la somma di tante misure, che hanno moltiplicatori più alti o più bassi, ma difficilmente superiori a 1, sia 1 è difficile da condividere, almeno sulla base dell'esperienza del passato.
  Poi c'è un'altra questione: al di là del modello di stima con tutte le equazioni, per avere 1,5 nel 2019 occorrerebbe che tutti i trimestri del 2019 crescessero allo 0,5, visto che gli ultimi del 2018 finiscono molto lenti, la nostra valutazione è che nel quarto trimestre la crescita sarà 0,1. Occorrerebbe quindi una crescita ben sostenuta fin dall'inizio del 2019.
  L'altra questione che avrei dovuto dire all'inizio è che tutto quello che diciamo è comunque soggetto a un certo grado di ignoranza, non conosciamo esattamente la composizione delle misure che verranno presentate, però sappiamo qualcosa. Adesso prendiamo due misure che sicuramente hanno un effetto moltiplicativo alto, una delle quali è rappresentata dagli investimenti.
  Ho ascoltato l'audizione del Ministro Tria e c'è uno sforzo apprezzabile da parte del Governo nell'aumentare la spesa per investimenti, ma giustamente il Governo è consapevole, come tutti, del fatto che c'è una qualche difficoltà nel realizzare investimenti pubblici in Italia in questa particolare fase, difficoltà legata – stamane il Ministro Tria ha insistito molto su questo, cosa che condivido – a una carenza di capacità progettuale delle amministrazioni, ed è del tutto meritoria e condivisibile l'idea di rafforzare anche con una supplenza centrale questa capacità di programmazione, questa capacità tecnica.
  L'unica cosa che però occorre dire rispetto alla questione che stiamo discutendo è che ciò richiederà un po’ di tempo, nella migliore delle ipotesi; quindi è difficile immaginare che lo stimolo aggiuntivo degli investimenti – come vedremo, è molto importante e, se si realizzasse, ci sarebbe un'inversione di tendenza spettacolare rispetto Pag. 7 a quanto accaduto negli ultimi anni – già da gennaio, dal primo trimestre, comincerà a produrre effetti.
  C'è un'altra misura che potenzialmente è in grado di produrre effetti moltiplicativi relativamente importanti. In generale, i trasferimenti delle imposte hanno effetti moltiplicativi inferiori alla spesa diretta, mentre trasferimenti diretti a soggetti con un'elevata propensione al consumo, probabilmente vicina a 1, normalmente si ritiene che abbiano un effetto moltiplicativo relativamente più importante.
  Questo è il caso di un sussidio per i poveri, come può essere definito il reddito di cittadinanza, ma anche in quel caso è difficile immaginare che questo parta nel primo trimestre, a quanto mi sembra di capire, o almeno noi abbiamo immaginato che difficilmente partirà nel primo trimestre, perché occorre costruire tutta una serie di procedure affinché parta.
  Anche qui, quindi, gli effetti, ammettendo che siano del segno e della dimensione che noi immaginiamo, non coprono tutto l'anno.
  Questa è solo una parte di possibili spiegazioni guardando a singole misure, poi c'è un discorso più generale che è stato sollevato anche in altre audizioni: l'incertezza sui mercati finanziari ha effetti sulla fiducia degli operatori naturalmente, ad esempio può spingere le famiglie a risparmi di tipo precauzionale, ma può spingere anche le imprese a posizioni di attesa rispetto a decisioni di investimento. Ci possono essere effetti che vanno anche oltre le aspettative, una possibile difficoltà per le banche di concedere crediti.
  Le turbolenze finanziarie, alle quali la nostra economia è più esposta di altre per i motivi che è superfluo ricordare, potrebbero indebolire quegli effetti moltiplicativi; questa è quindi un'altra considerazione che va nella direzione di ritenere davvero poco probabile quel moltiplicatore 1 per la parte aggiuntiva di disavanzo, oltre l'annullamento dell'IVA.
  Per quanto riguarda il quadro macro mi fermerei; nel documento troverete considerazioni anche sul 2020 e 2021, ma sono grosso modo dello stesso segno. Nel testo trovate anche una serie di esercizi che riguardano non l'esercizio di validazione, ma ragionamenti ulteriori. Questa è la previsione, poi c'è una serie di rischi che non vanno dimenticati, che valgono sia per la previsione del Ministero dell'economia e delle finanze che per le nostre e che hanno a che fare essenzialmente con il contesto internazionale, quindi possibilità di guerra commerciale, aumento dei prezzi del petrolio, inversione del ciclo economico e finanziario, e trovate qualche simulazione di questo tipo che può essere di un qualche interesse.
  Seconda parte, la valutazione della finanza pubblica. Non ripeto i numeri sul disavanzo, perché immagino che li abbiate già sentiti ripetere anche fin troppo, non dico nulla sul quadro tendenziale, provo a fare un ragionamento sul quadro programmatico di finanza pubblica. Naturalmente un'analisi completa sarà possibile solo quando conosceremo i dettagli del nuovo bilancio, però qualche prima osservazione si può già formulare sulla base di quanto leggiamo nella NADEF.
  Prima osservazione, che forse non è una cosa enorme, però è interessante perché è raro che avvenga. La spesa per interessi nel 2019 nel programmatico è diversa da quella del tendenziale, il tendenziale è stato costruito a metà settembre, quindi incorpora un effetto di incremento dei tassi che si è verificato dai primi di settembre ad oggi. Nell'insieme, se confrontiamo la maggiore spesa per interessi programmatica – la spesa per gli interessi programmatica la conosciamo perché conosciamo l'indebitamento netto e il saldo primario, quindi la differenza deve essere la spesa per interessi programmatica – rispetto al quadro di aprile del DEF, le differenze cominciano ad essere di un certo peso, perché nel 2018 sono 1,9 miliardi in più e si arriva a 6,6 miliardi nel 2021 in più rispetto al tendenziale di primavera.
  Complessivamente tutta questa maggiore spesa per interessi, rispetto alla primavera scorsa, a fine 2021 assomma a circa 17 miliardi, vale a dire circa 0,9 punti di PIL. Pag. 8
  Vi è poi una seconda considerazione, quantitativamente più importante. L'Ufficio parlamentare di bilancio è stato istituito nel 2014, quindi questa è la quinta volta che discutiamo la NADEF e per la quinta volta dobbiamo parlare di clausole di salvaguardia basate su una prescrizione futura di aumento dell'IVA, elemento che abbiamo messo in rilievo in ciascuno degli anni precedenti e che, come avevamo lamentato negli anni precedenti, ha la conseguenza di portare chi guarda questi numeri, e cerca di darne una valutazione, a dire che tutto il percorso successivo al primo anno è perlomeno incerto, ad essere generosi, perché si basa in modo cruciale su una misura che contemporaneamente si annuncia di non voler attuare.
  Questo elemento è ormai incorporato nei ragionamenti di chi fa previsioni anche a livello internazionale, cioè ormai le previsioni vengono fatte, invece che a legislazione vigente – perché nella legislazione vigente c'è una legge che dice che il 1° gennaio dell'anno prossimo aumenta l'IVA – a politiche date, quindi l'IVA non è mai aumentata, è ancora quella, quindi sostanzialmente la escludiamo dal ragionamento.
  Proviamo a fare questo esercizio molto semplice: 2,4, 2,1 e 1,8, se l'IVA non aumenta il vero tendenziale è 2,4, 2,8 e 2,6, cioè il profilo del disavanzo nei prossimi tre anni che include l'aumento dell'IVA, se immaginiamo che l'IVA non venga aumentata, e l'esperienza del passato ci dice che in tutti gli ultimi quattro anni, questo è il quinto, l'aumento dell'IVA non è avvenuto ed è stato sostituito dal disavanzo, non è stato compensato da nulla, non ci sono state misure alternative, è stato sostituito dal disavanzo, la componente più importante delle manovre, ormai è un elemento costante, è l'annullamento dell'aumento dell'IVA. Questo è un elemento da tener presente.
  Quest'anno c'è una differenza rispetto agli anni passati, sulla quale non esprimo un giudizio, è solo per un dato fattuale: nelle manovre precedenti quell'aumento dell'IVA serviva a garantire un'immagine della proiezione, la proiezione alla fine del periodo arrivava a un saldo strutturale zero, cioè sostanzialmente serviva a portare verso il pareggio di bilancio, poi l'anno dopo veniva modificato; in questo caso serve a mantenere costante il disavanzo, mantiene costante il saldo strutturale. In termini nominali il disavanzo scende da 2,4 a 1,8, però serve a mantenere costante il saldo strutturale.
  Ci si può divertire a prendere i quadri delle precedenti Note di aggiornamento e notare che c'è grosso modo una tendenza che dice che nel primo anno l'IVA non aumenta, l'anno dopo il disavanzo scende molto poco e poi alla fine del periodo scende molto soprattutto grazie all'aumento dell'IVA.
  L'ultima cosa, questa positiva, che si vede guardando le previsioni di finanza pubblica, è questo forte impegno sugli investimenti pubblici. Se guardate la figura 2.5 a pagina 65, la linea nera continua è l'andamento effettivo della spesa per investimenti in euro, non in rapporto al PIL, e vedete che negli ultimi anni a partire dal 2015 sono diminuiti. Le linee tratteggiate sono i programmi fatti nei vari anni, la linea che schizza verso l'alto è il programma di quest'anno, cioè il tendenziale è la prosecuzione che cresce e la linea ancora più alta è il programmatico.
  Perché vi mostro questa figura? Qui è implicita una netta inversione di tendenza dell'andamento degli investimenti pubblici, che negli ultimi anni sono diminuiti. Già nel tendenziale era incorporato un aumento, nel programmatico questo aumento diventa molto importante, la variazione degli investimenti pubblici 2018 rispetto al 2017, una volta incorporata la parte aggiuntiva, il famoso 0,2 in più di cui ci ha parlato il Ministero dell'economia e delle finanze, farebbe assistere a un incremento di 16 punti percentuali rispetto all'anno precedente.
  Tutti i precedenti documenti programmatici prevedevano un incremento degli investimenti pubblici, e tutti non sono riusciti a realizzarlo, quindi questo dimostra come sia seria la preoccupazione che esprimeva stamane il Ministro Tria sul fatto che gli investimenti da soli non partono, bisogna fare alcune cose per farli partire. Pag. 9
  Questo però conferma quello che vi ho detto prima, cioè che è difficile immaginare che tutto ciò parta subito. Questa era la terza considerazione che volevo esprimere, poi direi qualcosa sulle tendenze di lungo periodo.
  Al di là degli effetti sull'economia, c'è un dato abbastanza evidente. Una cosa sicuramente si può dire: i margini di sicurezza sui prossimi anni sono abbastanza ridotti. Quando avremo il bilancio torneremo su ragionamenti più approfonditi, ma nel documento presentiamo simulazioni di vario tipo, cioè come sarebbe la traiettoria del debito se accadesse questa o quest'altra cosa, e facciamo anche le analisi canoniche che richiede la Commissione europea – la Commissione europea richiede analisi a lungo termine, basate su una serie di schemi e di ipotesi. Ve ne racconto due o tre che invece non sono a lungo termine, non stocastiche, sono esercizi quasi meccanici, tengono solo conto dell'interazione di qualcosa che cambia il disavanzo con l'interazione sul denominatore, sul PIL.
  Il primo esercizio viene naturale dopo quello che ho detto prima, come sarebbe la traiettoria debito/PIL se l'IVA nel 2020 e 2021 non aumentasse? La proiezione ufficiale dice che la traiettoria debito/PIL scende di 4 punti circa e arriva da 130 a 126. La traiettoria naturalmente dipende da tre variabili – oggi qualcuno lo ricordava –: l'avanzo primario, il tasso di crescita del PIL nominale e il costo medio implicito del debito, una sorta di tasso di interesse medio del debito in termini nominali.
  Se l'IVA non aumenta, l'avanzo primario sarà più basso, quindi questo produrrà un aumento del numeratore, però anche del denominatore, perché ci sarà un disavanzo maggiore e quindi un effetto espansivo maggiore. La somma di questi due – naturalmente è una stima, quindi usiamo i moltiplicatori del nostro modello, che non necessariamente sono corretti – è che quei 4 punti di riduzione del rapporto debito/PIL diventerebbero 2, cioè se l'IVA non venisse aumentata o sostituita da altre misure e i disavanzi fossero quelli che ho citato prima, la diminuzione del rapporto debito/PIL non sarebbe più di 4 punti, ma di 2.
  Un risultato quasi identico si ottiene con un'altra ipotesi. Se i tassi di interesse crescono di 1 punto, quella diminuzione di 4 punti diventa di 2. Sono tutti ragionamenti fatti separati, uno potrebbe farne due o tre insieme e avrebbe un risultato pericoloso.
  Un'altra simulazione che trovo più interessante è mettere insieme il costo medio del debito e il tasso di crescita del PIL nominale: da quella differenza dipende, oltre che dal saldo primario, l'andamento del rapporto. Naturalmente più è alto il PIL nominale e più è basso il costo del debito, meglio va il rapporto.
  Prendiamo, negli ultimi 18 anni, i 5 anni migliori per quella differenza e i 5 anni peggiori e vediamo come andrebbero le cose, in termini tecnici abbiamo preso il venticinquesimo percentile di quella differenza su 18 anni, dal 2000 al 2017, e il settantacinquesimo. La traiettoria della NADEF è coerente con i 5 anni migliori, cioè se avessimo i 5 anni migliori avremmo la traiettoria della NADEF, se avessimo quelli peggiori chiaramente no, c'è il rischio che la curva si inverta.
  Probabilmente non avremo né uno dei 5 anni migliori, né uno dei peggiori, avremo una via di mezzo, quindi è difficile immaginare che la curva si inverta. Solo per darvi un'idea: la crescita reale del PIL l'anno prossimo, perché il debito/PIL aumenti, dovrebbe essere inferiore a 0,7 con le ipotesi attuali, quindi è uno scenario improbabile, tuttavia i margini di sicurezza non sono così ampi.
  L'ultima parte riguarda la questione delle regole, su cui posso essere abbastanza rapido. C'è tutta una batteria di regole che riguarda l'obiettivo di medio termine, il saldo strutturale, la regola sulla spesa, la regola sul debito. È consapevolezza comune che tutte queste regole non sono rispettate con una deviazione ben superiore a quella che sarebbe considerata non significativa, quindi se queste previsioni si realizzano, tutte le regole non sono rispettate con una deviazione significativa. La deviazione significativa è una deviazione Pag. 10che supera mezzo punto di PIL nell'insieme di queste regole.
  Trovate nel documento un'analisi abbastanza approfondita, ma solo descrittiva di fatti, della relazione al Parlamento. Un aspetto, che è una costante nel contesto italiano, è che ogni nuova NADEF, e quindi ogni nuovo progetto di bilancio, si accompagna a una relazione al Parlamento che chiede l'autorizzazione a deviare dal percorso precedentemente votato. Questo in attuazione dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012.
  Trovate, penso sia utile, una sintesi dei motivi indicati nelle relazioni degli anni scorsi e anche in questa per chiedere la possibilità di deviare dal percorso precedentemente approvato. Ricordo che sulla base della normativa i motivi possibili sono essenzialmente due, la presenza di eventi eccezionali oppure la decisione del Governo di una variazione del programma in relazione all'andamento del ciclo.
  Riguardo alla relazione di quest'anno – di nuovo senza arrivare ad alcuna conclusione di tipo giuridico, perché non è nostra competenza – evidenziamo alcuni elementi problematici. In particolare, sembrerebbe mancare una compiuta analisi delle condizioni cicliche che hanno portato alla proposta di deviare dal percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio termine, ma soprattutto manca la scansione temporale di un piano di rientro.
  C'è stata – ne diamo conto e la illustriamo – un'interlocuzione con la Commissione europea, uno scambio di lettere, come tutti sapete, dalle quali si ricava la presenza di perplessità delle istituzioni europee sul quadro programmatico proposto con la NADEF. Forse questo è un elemento di differenza rispetto a NADEF e a relazioni al Parlamento degli anni precedenti: la mancanza di un quadro di condivisione degli spazi aggiuntivi di flessibilità, che invece, almeno implicitamente, era presente nelle relazioni degli anni precedenti.

  PRESIDENTE. La ringrazio, professore.
  Lascio la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ELISA PIRRO. Grazie professore. Nella relazione che lei ci ha illustrato brevemente, tra le altre cose, l'UPB ha evidenziato i possibili rischi derivanti da eventi negativi nello scenario internazionale, che mi hanno colpito particolarmente, quali guerra commerciale, inversione del ciclo economico-finanziario, aumento del prezzo del petrolio.
  D'altro canto, il DEF 2018 prevedeva una crescita del PIL pari all'1,5 per cento, inizialmente validata dall'Ufficio parlamentare di bilancio, per il 2018, 1,4 per il 2019, e la Nota di aggiornamento li vedrebbe, a legislazione vigente, senza gli interventi che prevediamo, in riduzione rispettivamente all'1,2 e allo 0,9, quindi meno 0,3 e meno 0,5.
  Mi domando – mi sono confrontata anche con i colleghi – nel caso in cui il Governo avesse presentato invece una Nota di aggiornamento non, come quella presentata, di espansione, bensì votata all’austerity come le precedenti, nelle quali il contenimento della spesa ha provocato una contrazione significativa dei consumi interni e quindi del PIL, come confermato anche oggi durante le audizioni, quale sarebbe stato lo scenario per l'Italia, visto e considerato tra l'altro che i rischi enunciati, essendo esogeni al sistema Italia, mantengono comunque la medesima probabilità di verificarsi.

  LUIGI MARATTIN. Apprendo dalla collega che oggi in audizione abbiamo avuto notizia della contrazione dei consumi interni negli ultimi esercizi. Chiedo formalmente che mi sia dato il testo dell'audizione dove questa affermazione è stata fatta, perché i dati macroeconomici in nostro possesso non corrispondono, anzi chiedo al presidente Pisauro se possa confermare che negli ultimi anni vi è stata una contrazione dei consumi interni oppure se quella della collega Pirro del MoVimento 5 Stelle sia un'affermazione completamente destituita di ogni fondamento.
  Qualche domanda sulla base di quello che lei diceva, presidente Pisauro; molte cose le ha già dette, però volevo il suo parere. Che valutazione dà del piano di rientro del debito, all'interno del piano di Pag. 11rientro del rapporto debito/PIL al 126,4 per cento dichiarato dal Governo, della componente piuttosto sostanziale, che ammonta a 0,9 per cento di PIL sul triennio, del piano di proventi da dismissioni, presumibilmente mobiliari e immobiliari, quindi quanto giudica probabile il realizzarsi di un ammontare simile di proventi da privatizzazioni e quanto questo influisce sull'analisi di sensitività?
  Ricordo a me stesso che la Nota di aggiornamento del DEF di quest'anno per la prima volta non contiene l'analisi di sensitività per quanto riguarda la dinamica del rapporto debito/PIL. L'UPB ha fornito questa analisi di sensitività che il Governo ha evitato di mettere – e adesso forse capiamo meglio il perché – nella Nota di aggiornamento. Quindi vorrei sapere come quello che lei giudica essere probabile o meno della realizzazione di questo piano di dismissioni ambizioso – o il venir meno di questo piano – influisce su questa analisi di sensitività, che lei ci ha già espresso poco fa.
  Seconda domanda. Lei ritiene che portare il disavanzo strutturale all'1,7 per cento del PIL alla fine dell'orizzonte programmatico, quindi nel 2020, quando l’output gap secondo le previsioni del Governo è vicino alla chiusura, essendo fondamentalmente la realizzazione di una politica fiscale fortemente prociclica, esponga il Paese a un grave rischio?
  Ci troveremmo infatti in presenza di uno spazio fiscale fortemente ridotto per un Paese che a quel punto avrebbe un deficit strutturale dell'1,8 per cento, presumibilmente almeno un deficit nominale dello stesso ammontare e un debito pubblico che lei ci ha appena detto, sulla base dell'analisi di sensitività, utilizzando lo scenario mediano, essere nella migliore delle ipotesi solo leggermente inferiore al valore attuale. A quel punto, essendo attualmente nel nono anno consecutivo di espansione dell'economia mondiale, in particolare quella statunitense, se questa recessione dovesse verificarsi dal 2020 o dal 2021 in poi, lei ritiene che lo spazio fiscale italiano sarebbe del tutto esaurito e che quindi questo esporrebbe il Paese a gravi rischi?
  Un'ultima domanda. Lei è stato chiaro sul finire del suo intervento, ma non so se ho capito bene. Lei ci sta dicendo che l'attuale quadro di finanza pubblica presentato dal Governo è in violazione dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, quindi del principio del pareggio di bilancio?
  Riformulo la domanda: lei ritiene che la motivazione fornita dal Governo, vale a dire che il tasso di crescita del PIL programmatico non porta il livello del PIL in linea con i valori pre-crisi – questa è la motivazione che il Governo fornisce: deviamo dal sentiero di convergenza verso l'obiettivo di medio termine, in quanto il livello del PIL è ancora inferiore ai livelli pre-crisi –, lei ritiene che questa condizione ricada nelle fattispecie esplicitamente previste dall'articolo 6 della legge n. 243, vale a dire recessione economica, grave crisi finanziaria o calamità naturale?
  La domanda a scanso di equivoci è: ritiene che il fatto che il PIL non sia ancora tornato, pur in presenza di un tasso di crescita positivo, ai livelli del 2008, ricada in una di queste tre condizioni, e, se sì, quale? Perché qualora non fosse così, saremmo in presenza di una violazione del dettato costituzionale.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA 5a COMMISSIONE
DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
DANIELE PESCO

  GIUSEPPE ERCOLE BELLACHIOMA. Volevo fare una domanda in merito all'impatto dell'IVA sulla crescita. Sia che noi generiamo un aumento di 12 miliardi di euro o che li togliamo, la valutazione fatta è che questo impatto produca un effetto di 3 miliardi sul PIL, che a nostro giudizio non è plausibile, perché abbiamo visto come in situazioni molto recenti in Giappone il solo fatto che il Governo abbia accennato a un incremento dell'IVA ha generato una crisi in Borsa e un impatto fortissimo sull'economia, che ha costretto il Governo a ritirare le misure di aumento.
  È possibile che la valutazione dell'impatto del fatto che si sia tolta l'IVA e che ciò Pag. 12generi solo un effetto di 0,2 sulla crescita, cioè 3 miliardi di euro, sia sottostimata?

  GILBERTO PICHETTO FRATIN. Grazie dell'esposizione. Di fatto la sua relazione dà la non validazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza e ci pone una serie di questioni che riguardano anche l'applicazione dell'articolo 81 della Costituzione e della legge rinforzata relativa rispetto ai meccanismi di inversione, che peraltro può essere condivisibile sotto l'aspetto politico, nell'impostazione di intervento prevista dal Documento di economia e finanza.
  A questo punto pongo una questione, non la pongo tanto a lei, presidente, e all'Ufficio parlamentare di bilancio, che certamente ha svolto un ruolo di natura tecnico-giuridica a favore del Parlamento, ma è una questione che pongo a verbale di questa audizione e che riguarda le valutazioni che dovrà fare il Parlamento, ma prima di tutto il Governo proponente, la maggioranza, rispetto al prosieguo nei prossimi due giorni della propria azione politica, giuridica e naturalmente dei rapporti, con una forte preoccupazione anche rispetto all'impatto di fiducia esterna che questa relazione può avere sui mercati, a partire da questo momento.

  MARCO MARSILIO. Ringrazio il presidente e l'Ufficio parlamentare di bilancio per l'opera preziosa che svolgono. Naturalmente nelle pieghe dei tanti numeri scritti si può essere d'accordo o meno con le previsioni, anche riguardo alle sfumature politiche e al posizionamento con cui si leggono i numeri. Immagino che stare all'opposizione o nella maggioranza cambi anche l'approccio rispetto alle critiche, ma questo sarà argomento di dibattito politico con il Ministro dell'economia e delle finanze, che risponde politicamente, oltre che tecnicamente, delle scelte.
  Certo, il contrasto tra un Ministro dell'economia e delle finanze, che oggi ci ha detto con molta decisione che le stime sulla crescita e quindi tutto l'effetto indotto sul rapporto deficit/PIL e sul quadro macroeconomico presentato sono state considerate in misura molto prudente e addirittura pessimistica – queste sono le parole che ha usato il Ministro Tria – e l'Ufficio parlamentare di bilancio, che le ritiene al contrario troppo elevate, e quindi non valida, credo debba aprire una riflessione molto seria, perché è vero che l'economia non è una scienza esatta e di economisti che hanno fatto previsioni fallaci è piena la storia, tuttavia su alcune cose vorrei avere conferma.
  Un elemento che oggi abbiamo sollevato anche al Ministro in merito alla previsione che tutte le risorse investite sul reddito di cittadinanza possano provocare l'effetto che il Governo descrive in questa manovra è la considerazione che prima di 5-6 mesi nel corso del 2019 questo provvedimento non avrà effetti pratici, perché non saranno state approvate le leggi, le circolari, i provvedimenti attuativi, le riforme che questo comporta, dai centri per l'impiego alla formazione continua, alla selezione della platea, all'esame delle domande che riguarderanno milioni di soggetti.
  Così come gli investimenti non partono subito, perché ci vogliono dai 2 ai 15 anni, a seconda dell'entità degli investimenti, per far muovere davvero un cantiere e quindi spendere soldi e generare economia, lo stesso vale per questo tipo di provvedimenti. Quindi volevo sapere se condivida questa nostra critica sul fatto che la stima, il moltiplicatore adottato, la ricaduta prevista in termini di PIL e di economia indotta dalla distribuzione del reddito di cittadinanza siano troppo ottimistici, anche perché non si tiene conto della tempistica lunga e difficile e della burocrazia farraginosa che dovrà essere affrontata perché questi soldi vadano davvero nelle tasche dei cittadini e possano essere realmente spesi, sempre che vengano tutti spesi nel mercato reale, e quindi generare un effetto economico.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
CLAUDIO BORGHI

  STEFANO FASSINA. Ringrazio il presidente Pisauro per l'esposizione molto analitica Pag. 13 e anche molto chiara nella descrizione delle ragioni degli scostamenti tra le previsioni del Governo e le previsioni dell'UPB. La mia domanda riguarda sostanzialmente i moltiplicatori, perché questa è la variabile decisiva, al di là di tutte le attenzioni rispetto all'andamento di variabili esogene o alle conseguenze sugli operatori, sui comportamenti, sui tassi d'interesse, che mi pare siano tutte affermazioni ragionevoli.
  Volevo chiederle se negli ultimi mesi o negli ultimi due anni vi sia stata da parte dell'UPB e degli altri previsori una revisione dei moltiplicatori, perché, come lei sa, qualche anno fa il Ministero dell'economia e delle finanze produsse nel DEF una interessante tabella in cui metteva in evidenza l'errore sistematico molto elevato fatto da tutti i previsori ufficiali, dal Fondo monetario internazionale alla Banca d'Italia, in termini di sottostima degli effetti recessivi delle manovre restrittive di finanza pubblica.
  Nel momento in cui quei moltiplicatori sottostimano l'effetto recessivo, è evidente che sottostimano anche l'effetto espansivo, quindi la mia domanda è se negli ultimi anni vi sia stata una revisione di quei moltiplicatori. Ricordo i rilievi di Blanchard, ho citato questa mattina un'interessante conferenza dell'ex vicepresidente della Banca Centrale Europea, Vitor Constancio, che sulla sottostima degli effetti negativi delle manovre restrittive ha fatto una sorta di autocritica, purtroppo l'ha fatta ora che non è più operativo, se l'avesse fatta quando lo era ancora, probabilmente ci saremmo risparmiati qualche sofferenza economica e sociale.
  Al di là di questa valutazione, vorrei capire se questa revisione dei moltiplicatori ci sia stata e in che misura.

  MICHELE SODANO. Grazie, presidente Pisauro, per la sua analisi, tuttavia in merito al consumo interno di beni e servizi faccio una riflessione. Ci sono Paesi – mi viene da pensare a quelli scandinavi – in cui la propensione al consumo è molto alta e il risparmio praticamente assente, dovuto al fatto che c'è una certezza finanziaria, nessuno ha mai paura di poter rimanere senza lavoro.
  Vorrei sapere se in base a questa analisi sia stato considerato che misure come il reddito di cittadinanza alzano da subito questa propensione al consumo, che non si registra nel momento in cui il reddito viene percepito dalla gente, ma ancora prima. La propensione cambia quando il cittadino sa di avere una certezza finanziaria, cosa che deriva sicuramente dalle nostre forme di rilancio dell'economia, quindi volevo capire fino a che punto sia stata considerata questa variabile, con tutto l'effetto sui consumi interni e i relativi moltiplicatori della spesa.

  PIETRO CARLO PADOAN. Presidente Pisauro, in questa NADEF ci sono molti elementi non proprio risibili, che sono fonte di grave preoccupazione soprattutto nel medio termine, quindi vorrei chiederle due cose a questo proposito e, se è possibile, fare delle simulazioni in questo senso.
  Nella NADEF il Governo dice che per adesso abbandona l'aggiustamento verso il saldo strutturale e lo riprenderà in considerazione quando il PIL avrà raggiunto livelli non meglio definiti, uguali a quelli pre-crisi, ma non è questo il punto. Il punto è che, se a un certo punto le condizioni cambiano e il Governo è coerente con quello che dice, dovrà cambiare atteggiamento e stance fiscale in modo piuttosto repentino, magari tra tre anni, senza sapere quando questo dovrà avvenire, a meno che non pensi di disattendere gli impegni che ha assunto.
  La mia prima domanda forse va oltre l'orizzonte temporale delle vostre analisi, ma avete valutato una situazione in cui, per esempio alla fine del triennio, il PIL raggiunga livelli tali per cui, se il Governo è coerente con quanto afferma, dovrebbe mettere in campo un'azione di restrizione per tornare velocemente verso l'aggiustamento strutturale?
  Secondo aspetto, sempre fonte di incertezza e preoccupazione. Il Governo dice di sterilizzare l'aumento dell'IVA per il primo anno e poi di farlo solo parzialmente, se ho ben capito, sostituendo quello che manca con tagli di spesa. È evidente che l'effetto d'impatto, via moltiplicatori e altri canali, Pag. 14di un aumento delle tasse non è uguale per un equivalente ammontare a quello di un taglio di spesa, anche in questo caso ci potrebbero essere effetti di frenata piuttosto consistenti.
  Vorrei sapere se anche in questo caso abbiate valutato, sia pure informalmente e, per così dire, tra le mura domestiche, questa seconda possibilità.

  ERIK UMBERTO PRETTO. Vorrei chiedere quali siano gli istituti o comunque le società di consulenza specialistica interpellati come organismi terzi dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Chiedo soprattutto se fra questi ci sia anche Prometeia, che ci risulta essere legata a Romano Prodi, il quale politicamente non può certamente essere considerato come una personalità super partes.

  ANDREA MANDELLI. Innanzitutto ringrazio l'UPB per il consueto lavoro preciso e puntuale a cui siamo abituati da qualche anno. Le domande più o meno sono sempre le stesse e ruotano intorno a 4-5 elementi che credo siano particolarmente preoccupanti e colti dall'UPB: una stima troppo ottimistica del PIL, una grave deviazione dei saldi e una debole tendenza congiunturale, anche nel breve.
  Non avrei altre domande da rivolgere rispetto a quelle che hanno fatto i colleghi, perché già se rispondesse a tutte sarebbe molto importante, ma il tema è che mi pare che questa NADEF esponga nel breve e nel medio periodo a rischi che forse non possiamo permetterci di sopportare, quindi credo che da questa serata il Governo debba fare una seria riflessione e cercare di capire come proseguire in vista di una legge di bilancio che diventa sempre più complicata ed espone il Paese a una notevole serie di rischi.

  RAPHAEL RADUZZI. Grazie, professor Pisauro, per la relazione. Sono tra le persone nuove della legislatura e quindi chiederò di rivedere alcuni passaggi per comprenderli meglio.
  Lei diceva prima che la crescita reale per il 2019, con un deficit al 2 per cento, sarebbe certificata all'1,1 e quindi riteneva improbabile con una stima di deficit al 2,4 un incremento all'1,5, posto che ritiene improbabili moltiplicatori unitari – questo è l'assunto.
  Dalle stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio vedo che la crescita per il 2019 sarebbe all'1,2, quindi questo implica che il moltiplicatore che stimate sia allo 0,25 per cento. Se questo fosse il dato, ricordo che il Fondo monetario internazionale stimava per la Grecia lo 0,5 e in quel caso ha dovuto chiedere scusa, con Blanchard, perché i danni fatti da quel moltiplicatore sottostimato sono stati veramente imponenti. Capisco quindi la prudenza, però vorrei chiederle una riflessione in merito.

  ANTONIO MISIANI. Ringrazio il professor Pisauro e l'Ufficio parlamentare di bilancio per il lavoro e il bagaglio informativo di cui ci hanno dotato, svolto con il consueto rigore e approfondimento analitico.
  Credo che la mancata validazione del quadro programmatico che emerge dall'audizione dell'UPB sia un fatto di grande rilevanza e indubbiamente molto preoccupante nella condizione che stiamo attraversando in queste difficili settimane, ed è una mancata validazione che purtroppo conferma le preoccupazioni che avevamo espresso anche nelle audizioni di questa mattina.
  La manovra è una manovra scritta sulla sabbia, perché le previsioni sono ottimistiche, si devia nettamente dal sentiero prefigurato nei mesi passati, rimangono quasi tutte le clausole di salvaguardia – a questo proposito ho trovato particolarmente preoccupante il sentiero del tendenziale comprensivo di un'eventuale mancata disattivazione, che porterebbe l'indebitamento al 2,8 per cento nel 2020. E poi c'è tutto il tema dei moltiplicatori, che credo purtroppo confermino la preoccupazione per una manovra in cui l'extradeficit è composto in assoluta prevalenza da misure a basso o bassissimo moltiplicatore rispetto al PIL.
  Ho tre domande. La prima: nel 2020 le previsioni programmatiche del Governo, che peraltro non sono soggette a validazione, Pag. 15segnano una crescita del PIL addirittura superiore rispetto a quella del 2019, nonostante una fiscal stance neutra, perché il saldo strutturale va all'1,7 nel 2019 e rimane fermo negli anni successivi, mentre il Governo ipotizza addirittura un'accelerazione – seppur lieve – della crescita nel 2020.
  Volevo chiedere una valutazione ulteriore rispetto a questo elemento. Il 2020 sembra essere l'anno più preoccupante, andiamo al 2,8 se non viene disattivata la clausola di salvaguardia, abbiamo un quadro di crescita addirittura più ottimistico rispetto a quello del 2019, in un anno in cui invece potrebbero esserci problemi rilevanti, perché tutti i previsori, compreso il Fondo monetario internazionale, oggi immaginano un netto rallentamento della dinamica delle economie avanzate.
  Secondo elemento. La mancata validazione chiama il Governo alla revisione della manovra o almeno alla motivazione di un mancato adeguamento rispetto ai rilievi mossi dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Sarebbe utile per noi capire in quale direzione dovrebbe andare una revisione della manovra tale da permettere una validazione di un nuovo quadro programmatico, che a questo punto si chiede al Governo alla luce di queste valutazioni.
  Terzo elemento. Noi siamo chiamati a votare giovedì, se il Governo non cambia le cose, una relazione al Parlamento che legittimamente indica un diverso sentiero di indebitamento netto e saldo strutturale, ma che per la prima volta non indica una nuova data di raggiungimento dell'obiettivo di medio termine. Politicamente non considero un tabù l'equilibrio di bilancio, ma finché abbiamo questa Costituzione e queste leggi dobbiamo votare un nuovo anno di raggiungimento dell'obiettivo di medio termine e un piano di rientro. Qualunque piano di rientro indica un orizzonte temporale del rientro, non un orizzonte sine die, e non leggo un anno di rientro per l'obiettivo di medio termine.
  Mi chiedo quindi come possiamo votare una relazione al Parlamento che, contrariamente a quanto prevede la legge n. 243 del 2012, non ha un piano di rientro e non indica un anno di rientro verso l'obiettivo di medio termine, sia pure il 2050 o il 2060.

  MARIALUISA FARO. Vorrei segnalare quanto si legge sul sito ufficiale dell'Ufficio parlamentare di bilancio: «L'Ufficio parlamentare di bilancio è un organismo indipendente costituito nel 2014 con il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee. Contribuisce ad assicurare la trasparenza e l'affidabilità dei conti pubblici al servizio del Parlamento e dei cittadini».
  Questo è quello che si legge sul sito ufficiale, ma sono parole rimaste sulla carta alla luce della bocciatura della Nota di aggiornamento del DEF 2018, che ci troviamo a commentare, una bocciatura priva di qualsiasi fondamento scientifico, fondata su considerazioni di natura esclusivamente politica.
  A questo proposito segnalo che, da quando esiste, l'UPB ha promosso Note di aggiornamento nelle quali le previsioni di crescita del PIL e di riduzione dei rapporti deficit/PIL e debito/PIL si sono poi rivelate sempre largamente ottimistiche. Negli ultimi tre anni non c'è una sola Nota di aggiornamento del DEF che abbia indicato un deficit per l'anno successivo in linea con il dato a consuntivo.
  Nella Nota di aggiornamento del DEF 2015 firmata da Matteo Renzi e Pietro Carlo Padoan l'obiettivo programmatico di deficit nominale era fissato al 2,2 per cento per il 2016, ma a consuntivo si è attestato al 2,5 per cento. Nella Nota del 2016, sempre a firma Renzi-Padoan, si indicò un deficit al 2 per cento per il 2017, che poi si ampliò fino al 2,3 per cento. Infine, nella Nota di aggiornamento del DEF firmata da Paolo Gentiloni e Pietro Carlo Padoan si indicava un deficit per quest'anno più basso di quello che con tutta probabilità verrà centrato a consuntivo, l'1,6 per cento contro l'1,8.
  Lo stesso discorso si potrebbe fare per il rapporto debito/PIL e per i tassi di crescita del PIL, che tra loro sono strettamente collegati. La Nota di aggiornamento del DEF 2016 per la verità non fu validata Pag. 16dall'UPB, ma poi fu l'Unione Europea a confermare i saldi indicati dal Governo Renzi allora in carica. L'ottimismo delle previsioni dei Governi precedenti mirava a nascondere ai cittadini italiani e al Parlamento le manovre di segno restrittivo, a causa delle quali l'Italia si è confermata fanalino di coda in Europa per crescita e ha fallito l'obiettivo minimo di agganciare la ripresa internazionale.
  Come è possibile che l'UPB non abbia bocciato le Note di aggiornamento del DEF 2015 e 2017, quando erano così palesemente fuori dalla realtà, e che al contrario oggi bocci la Nota del 2018, la quale, dopo tanti anni di previsioni gonfiate, presenta stime di crescita molto prudenti rispetto alle misure espansive che indica?
  Ricordiamo a tal proposito che il deficit strutturale del 2019 viene rivisto al rialzo di 0,8 punti dal Governo, andando a stimolare la crescita. Nonostante questo stimolo, il Governo ha previsto prudentemente una crescita all'1,5 per cento del PIL, appena 0,6 punti più alta di quella a legislazione vigente, che incorporava 12,4 miliardi di aumenti IVA e non prevedeva alcuna misura di carattere espansivo.
  Nella Nota di quest'anno, inoltre, viene posto per la prima volta un problema finora sottovalutato. Leggo testualmente a pagina 5: «sebbene le stime di finanza pubblica non comprendano effetti di retroazione della maggiore crescita sul saldo di bilancio, il più alto livello del PIL nominale contribuirà a ridurre il rapporto debito/PIL nel corso del triennio».
  Cosa significa? Che i modelli econometrici utilizzati per la finanza pubblica italiana sono politicamente orientati verso politiche di austerità, perché sovrastimano il deficit quando la manovra è espansiva e lo sottostimano quando la manovra è restrittiva, dato che non tengono conto delle maggiori entrate prodotte dalla crescita e delle minori spese per ammortizzatori sociali.
  In virtù di questo meccanismo, che a prima vista può sembrare esclusivamente tecnico, ma che nei fatti produce effetti politici, mi preme porre una domanda ben precisa ai tre componenti dell'Ufficio parlamentare di bilancio nominati durante il Governo Renzi, vale a dire il presidente Giuseppe Pisauro e i consiglieri Alberto Zanardi e Chiara Goretti, quest'ultima collaboratrice di Carlo Cottarelli nel team della spending review.
  La domanda è duplice ed è la seguente: avete intenzione di riconsiderare questo meccanismo distorsivo in sede di valutazione della Nota di aggiornamento del DEF e siete consapevoli che avete deciso di bocciare una Nota di aggiornamento molto più prudente di quelle proposte senza riserve nel triennio passato?

  PRESIDENTE. Stavo per fermare la collega quando ha fatto la domanda. Spero che abbiate notato che avevo appoggiato il dito per invitare la collega, ma istantaneamente ha fatto la domanda e a quel punto l'ho lasciata fare. Diciamo che in ogni caso considerazioni personali sugli auditi sarebbero da evitare in massima misura, tuttavia è totalmente libera la formulazione di domande e l'espressione di considerazioni.

  LUIGI MARATTIN. Presidente, per favore, sarebbe da censurare.

  PRESIDENTE. È da censurare.

  LUIGI MARATTIN. Noi abbiamo assistito alla definizione di componenti di un'autorità indipendente come nemici politici. Questo è stato detto, è stata fatta un'insinuazione personale su uno dei tre componenti, sul curriculum: sarebbe collaboratrice di Carlo Cottarelli e come tale additata a nemica del popolo. Fino a che punto si deve spingere il disprezzo per le istituzioni da parte del MoVimento 5 Stelle? Presidente, lei non deve dire «sarebbe da censurare», lei deve censurare questa violenza alle istituzioni democratiche!

  PRESIDENTE. Onorevole Marattin, io non posso entrare nel merito di quello che dicono gli onorevoli colleghi, così come non ho censurato lei questa mattina che dava dell'ignorante al collega, e non è che un collega valga meno di un audito. La collega Pag. 17Faro si assume pienamente la responsabilità politica delle sue affermazioni.

  MARIALUISA FARO. Sono dati di fatto.

  LUIGI MARATTIN. Ma quali dati di fatto, stiamo scherzando?

  PRESIDENTE. Attenzione, non c'è un dibattito sulla domanda dell'onorevole Faro.

  LUIGI MARATTIN. Ma lei ha il dovere di tutelare le istituzioni indipendenti di questo Paese!

  PRESIDENTE. Ripeto: l'onorevole Faro si assume in pieno la responsabilità politica delle sue affermazioni, io di più non posso fare. Qualora si intendesse proseguire su questa china, invito ad evitare considerazioni personali in merito agli auditi e a restare assolutamente nel merito. Gli auditi ci fanno la cortesia di venire qua a esporre le loro considerazioni, li chiamiamo noi, non impongono la loro presenza, per cui mi sembra che la cosa sia chiara.

  FELICE MAURIZIO D'ETTORE. Io credo che si debba ringraziare un organo indipendente che è previsto dalla vigente normativa e nel quadro del rispetto nell'ordinamento di tutto ciò che è indipendente e svolge attività utile, necessaria e, secondo la legge, obbligatoria per il lavoro del Parlamento. Questo penso che sia importante anche perché siamo ripresi dalle telecamere e seguiti, poi ognuno assume i toni politici che ritiene opportuno.
  La senatrice Pirro aveva proposto di valutare l'ipotesi di una NADEF inesistente, cioè «cosa sarebbe potuto accadere se», ma penso che questo organo abbia il compito di parlare dell'esistente. Spesso nella produzione normativa della maggioranza si parla di cose inesistenti, però abbiamo questa NADEF e dobbiamo parlare di questa.
  Ho sentito riferimenti a eventuali questioni di carattere giuridico che potrebbero emergere, il presidente non ha completato il discorso perché non è sua competenza, però i dati e le analisi che deve riportare, secondo la funzione assegnata all'Ufficio parlamentare di bilancio, possono condurre noi parlamentari, senza distinzione fra maggioranza e minoranza, a fare valutazioni su questioni giuridiche che potrebbero dipendere dalla non validazione di questo documento.
  Ci riserviamo quindi come Gruppo di approfondire, perché abbiamo appena visto questa relazione e probabilmente ci sono questioni giuridiche non di poco rilievo, non solo con riguardo all'interlocuzione in merito all'ipotesi di quadro programmatico con l'Unione europea, ma anche su alcune questioni, per esempio sulla scansione temporale del piano di rientro e altre vicende che potrebbero essere rilevanti ai fini della valutazione tecnico-giuridica del portato di questa relazione.
  A questo punto, visto che facciamo ipotesi anche su ciò che potrebbe essere, anche sulla base delle domande dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, ci siamo posti un quesito su un aspetto, anche se poteva non essere riportato in questo documento.
  Vorrei fare una domanda molto serena, senza alcuna valutazione politica delle nomine, ma semplicemente considerando i dati tecnici che sono stati riportati. Il Governo non ha ritenuto di esplicitare alcun approccio con riguardo alla fine del quantitative easing, che è già stato dimezzato dal 1° ottobre scorso. Gli effetti che sconteremo a seguito della perdita di questa iniezione di liquidità, da cui dipende in gran parte l'accesso al credito delle imprese – semplifico –, rappresentano un dato che poteva essere considerato, o quantomeno, in un quadro programmatico e soprattutto di valutazione degli effetti di carattere finanziario, poteva essere uno degli elementi da inserire, ma non vi abbiamo trovato alcun riferimento.
  Se questo fa parte delle competenze e delle funzioni dell'organo che viene audito, secondo una procedura prevista dalla legge e da noi apprezzata, credo che a questa domanda debba corrispondere una risposta o quantomeno una valutazione, se il presidente ritiene di farla.

  MARCO PELLEGRINI. Io leggevo la nota esplicativa della lettera di validazione, in cui si sottolinea «la rilevanza di vari elementi Pag. 18 di incertezza sia nel breve, sia nel medio periodo, che configurano prevalentemente dei rischi al ribasso sul quadro macroeconomico tendenziale NADEF».
  Più avanti si legge: «il quadro macroeconomico del 2019 è comunque soggetto a forti elementi di incertezza, originati prevalentemente da componenti esogene» e quindi fa riferimento ai consumi: «sui consumi appare di difficile quantificazione la stima degli effetti dell'incremento IVA»; più in là: «sugli investimenti grava l'incertezza sull'entità del possibile contro-shock dovuto al venir meno degli incentivi fiscali». Ancora: «le esportazioni, sebbene stimate prudentemente nella NADEF, dovrebbero comunque registrare una forte accelerazione».
  Vi è poi un paragrafo che fa riferimento proprio ai rischi della previsione e dice: «le prospettive di medio termine appaiono caratterizzate da forti rischi, e questi hanno natura esogena», quindi fa riferimento a guerra commerciale, inversione del ciclo economico e finanziario, aumento delle quotazioni petrolifere.
  La domanda è questa: siccome per questi rischi non è stato indicato il livello di probabilità che si verifichino, quindi è apparso indeterminato e immagino che, se è indeterminato, non abbiate la possibilità di indicarlo, mi domando perché, in questo tipo di analisi, in cui si inseriscono sia rischi, ovvero eventi con risultati attesi negativi, ma anche eventi con risultati positivi, avete fatto riferimento soltanto alle negatività e non a possibili risultati positivi di accadimenti sia esogeni sia endogeni alla realtà italiana.

  PRESIDENTE. Abbiamo completato le domande.
  Lascio la parola al professor Pisauro per la replica.

  GIUSEPPE PISAURO, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Le domande sono numerose e spero di riuscire a coprire tutto, procedendo nell'ordine con cui sono state poste.
  La prima era della senatrice Pirro: quale scenario ci sarebbe con una politica restrittiva. Sarebbe uno scenario simile a quello che avevamo nei tendenziali probabilmente.
  Faccio una premessa di carattere generale, così è più chiaro e vale per alcune delle domande che mi sono state poste: il giudizio sul disavanzo non ha a che fare con la validazione. Quello che abbiamo detto sul disavanzo è una valutazione sulla finanza pubblica, noi non validiamo la manovra ovviamente, la manovra la decide il Governo, la decide il Parlamento, il nostro ruolo, come quello di qualsiasi organismo di natura tecnica, è quello di dire che secondo noi, se fate questo, potrebbero succedere una serie di cose, e questo poi è nella vostra valutazione.
  Sul quadro macroeconomico, invece, noi abbiamo un ruolo più stringente, perché quello è un esercizio tecnico, ed è un ruolo che ha a che fare con la plausibilità di quelle previsioni. Mi direte – in qualcuna delle domande è stato posto questo problema – che poi ex post è venuta fuori un'altra cosa, quasi sempre peggio. Questo non è vero, abbiamo avuto negli ultimi anni una discussione continua con il Ministero dell'economia e delle finanze sul fatto che eravamo troppo pessimisti; loro erano ottimisti e avevano ragione. Qualcuno ha citato l'episodio di due anni fa, in cui abbiamo non validato una previsione all'1 per cento e poi ex post la previsione di crescita è stata dell'1,3-1,4 – vado a memoria. Onorevole Padoan, la previsione finale fu più alta, ricorda?

  PIETRO CARLO PADOAN. Non dico niente.

  GIUSEPPE PISAURO, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Era molto più alta. Quindi? Le previsioni, come diceva qualcuno, sono sbagliate, ma era più alta, non perché noi avessimo sbagliato, ma perché era cambiato il contesto. Nel fare questo lavoro noi possiamo giudicare la sistematicità dell'errore, e la sistematicità si misura contro le previsioni fatte da altri, è l'unico modo di giudicare.
  Dire che poi il risultato è stato diverso non ha alcuna rilevanza sulla bontà dell'esercizio, cioè – faccio un'affermazione forte Pag. 19– a consuntivo, se il quadro delle variabili esogene internazionali migliora – le positività cui si faceva riferimento –, potrebbe accadere che, con questo quadro di bilancio, il risultato del 2019 sia non 1,5, ma 1,8-1,9.
  Questo dal nostro punto di vista non ha però alcun significato, alcuna importanza, perché sulla base di quello che vedo oggi faccio la previsione, non sulla base di quello che vedrò domani, quindi il confronto risultati/previsioni, rispetto a questo esercizio, non ha alcun significato. Per 2-3 anni consecutivi la previsione del Governo era stata ritenuta da noi troppo ottimistica, ma i risultati hanno dato ragione al Governo, anzi le sue previsioni erano ancora prudenti, però noi non ci siamo mai sentiti colpiti da questo e abbiamo continuato a sostenere il nostro metodo, che è l'unico metodo di lavoro.
  L'unico metodo di lavoro non può essere «se poi nel futuro...»; io oggi valuto la previsione ufficiale contro quattro altre previsioni e contro il consenso, perché nel testo trovate anche una tabella con le previsioni fatte da altri, da noi non consultati, che hanno grosso modo quella dimensione. Questo è l'unico modo per garantire che le previsioni siano prudenti e realistiche, non si può giudicare dopo quello che è successo, perché quello che succede dipende da una serie di variabili che all'epoca erano previste andare da tutti in modo diverso.
  Questa è la prima questione. Naturalmente noi validiamo la previsione macro, non le previsioni sul disavanzo, che può essere più alto o più basso, noi diamo solo una valutazione degli effetti.
  Vengo alle domande dell'onorevole Marattin. Le privatizzazioni, lo 0,3, cosa ne pensate? Lo 0,3 di privatizzazioni nei percorsi debito/PIL è una costante degli ultimi anni, anche dei piani precedenti, raramente quelle privatizzazioni sono state effettuate, quindi la risposta è la stessa reazione che ho avuto negli anni precedenti rispetto ai programmi precedenti, cioè vediamo se poi vengono effettivamente realizzati. In molti casi quei programmi non sono stati realizzati.
  La seconda domanda dell'onorevole Marattin riguarda disavanzo strutturale, output gap. Secondo me bisogna stare attenti, nel senso che la crescita potenziale dell'Italia per la Commissione è 0,5 all'anno, però c'è molta incertezza su quelle valutazioni e c'è anche una questione di carattere teorico per cui non riesco a darle una risposta netta, vale a dire la possibilità di isteresi. Noi non possiamo escludere che politiche fiscali espansive fatte con la composizione giusta, quindi ad esempio investimenti pubblici ben fatti, abbiano un effetto sul potenziale, quindi anche sull'offerta e sulla crescita di lungo periodo.
  Non prenderei quindi al valore esatto che osservo oggi i dati output gap o disavanzo strutturale, anche perché sappiamo che sono circondati da notevole incertezza, quindi su questo manterrei una certa laicità di giudizio.
  Circa le motivazioni – la domanda è stata ripresa anche da altri – della relazione, naturalmente sulla violazione costituzionale non ho alcun interesse a intervenire, faccio solo notare, lo trovate in quella sintesi delle relazioni del passato, poiché lei mi chiedeva se rientri nella casistica dell'evento eccezionale, che non tutte le relazioni del passato hanno fatto appello a quella motivazione per modificare il piano di rientro. Molte relazioni del passato hanno fatto riferimento a una pura variazione del ciclo; almeno in un caso il ciclo era migliorato rispetto al piano precedente, quindi in merito alla conclusione che ho tratto e che ho illustrato – segnalo che noi abbiamo provato a ragionarci e c'è qualche elemento conclusivo – non posso onestamente che confermare quello che ho detto prima, e comunque non spetta a me indicare la sua valenza a livello giuridico.
  L'elemento di differenza rispetto al passato non è tanto se c'è stato l'evento eccezionale, perché, tranne quella del 2014 in cui c'era un forte riferimento all'evento eccezionale, le relazioni successive facevano riferimento a problemi di immigrazione, calamità naturali, anche lì ci poteva essere un elemento di quel tipo, però spesso era semplicemente il rallentamento ciclico, visto a volte con un orizzonte più lungo. Pag. 20
  L'elemento di obiettiva novità è che questo ragionamento, in tutte quelle relazioni, si svolgeva all'interno della ricerca di spazi di flessibilità nel rapporto con le autorità europee. Questo è un elemento di differenza. Non so giudicare, e non ne ho intenzione, quale valenza giuridica questo abbia rispetto al quadro.
  L'onorevole Bellachioma chiede se sia stato sottostimato l'effetto dell'IVA. Potrebbe anche essere, però, se è sottostimato quando viene tolto, è stato sottostimato pure nel tendenziale, è simmetrico, è stato inserito nel tendenziale un ipotetico aumento dell'IVA e poi è stato tolto, quindi si annulla, era 0,2 di peggioramento ed è diventato 0,2 di miglioramento, quindi da questo punto di vista non dovrebbe avere alcun effetto.

  GIUSEPPE ERCOLE BELLACHIOMA. Forse quello 0,2....

  GIUSEPPE PISAURO, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Sì, ma sarebbe stato 0,4 in più e 0,4 in meno, se fosse stato di più, è stato messo e tolto, quindi se c'è una sovrastima o una sottostima, si compensano comunque.
  Se poi la domanda è: possibile che una variazione dell'IVA abbia un moltiplicatore così basso, lo 0,3 – discorso che però non incide sulla questione di cui stiamo parlando perché si compensano – ricordo che l'evidenza italiana spinge in quella direzione, perché in parte si scarica sui prezzi, in parte sulle quantità ed è di quel tipo. Naturalmente, come per tutte le valutazioni economiche, c'è uno spazio di incertezza che dipende dal contesto.
  Arrivo alla domanda dell'onorevole Fassina che riguardava i moltiplicatori. Naturalmente i moltiplicatori in recessione sono più alti, mi pare sia un dato ormai consolidato. Per quanto ci riguarda abbiamo una pluralità di modelli con moltiplicatori tra loro diversi e quindi dovremmo riuscire a catturare gli effetti. Abbiamo svolto un'analisi per verificare come siano cambiati i moltiplicatori all'interno della stima del modello che noi usiamo, che dovrebbe essere pubblicata nelle prossime settimane o mesi, ma comunque entro l'anno, in cui emerge che negli anni più recenti, anche all'interno di quel modello, il moltiplicatore è più alto.
  Non abbiamo cambiato il modello, però usiamo questa stima ulteriore come elemento di controllo, quindi l'idea è ben presente.
  Voglio aggiungere però che non sarei sicuro della risposta da dare alla domanda se il moltiplicatore oggi, 2018 sul 2019, sia il più alto che mi aspetto di trovare in fase di recessione. Non sono sicuro della risposta, perché, chiaramente, non siamo in recessione, e questo porterebbe a dire no, però alcune condizioni che hanno a che fare con moltiplicatori particolarmente elevati sono ancora vigenti, il fatto che persiste lo zero lower bound indica che siamo ancora in quei dintorni, quindi in una situazione di trappola della liquidità, che è uno degli elementi che porta il moltiplicatore ad essere più alto nelle fasi di recessione.
  Mentre fino a un paio d'anni fa sarei stato sicuro della risposta: è più alto del normale in questo momento, ora sono più incerto. Nella specifica condizione italiana qualcuno mi chiedeva se una misura come il reddito di cittadinanza, che dà più sicurezza, possa aumentare la propensione al consumo non solo di quelli che lo ricevono, ma in generale anche di quelli che non lo ricevono, perché hanno in qualche modo un'assicurazione, se ho capito bene la questione.

  MICHELE SODANO. Sì, sì, era questa.

  GIUSEPPE PISAURO, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Qualche anno fa c'era una serie di analisi che riguardavano la Cina e sostenevano l'opportunità per la Cina di creare un sistema sanitario pubblico, un sistema previdenziale pubblico, mostrando analisi che facevano vedere che con un sistema sanitario pubblico ogni yuan speso in più per la sanità pubblica o per il sistema previdenziale si traduceva in un aumento più che proporzionale del consumo dei privati, perché questi dovevano fare meno risparmio precauzionale. Pag. 21
  Per un Paese come la Cina sicuramente è così; adesso onestamente se lei mi chiede se l'introduzione di una misura come il reddito di cittadinanza avrebbe lo stesso effetto in Italia, per poter rispondere, bisognerebbe come minimo conoscerne meglio le caratteristiche.

  MICHELE SODANO. Basta guardare i Paesi scandinavi.

  GIUSEPPE PISAURO, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Vi ho portato esempi di Paesi in cui abbiamo una letteratura che esamina alternative, sui Paesi scandinavi non conosco letteratura di quel tipo.
  Senatore Marsilio, sulle previsioni fallaci degli economisti siamo pienamente d'accordo, le previsioni degli economisti sono fallaci per definizione, come le previsioni del tempo, tanto più se sono a un anno o a due.
  I tempi necessari per il reddito di cittadinanza sono tali che i moltiplicatori sono troppo ottimistici? Onestamente questa questione non mi sembra molto importante. Ho già detto che quella misura, che da noi è valutata con il suo moltiplicatore pieno, quindi con un moltiplicatore maggiore di quello che attribuiremmo a un trasferimento di reddito generico – è però soggetta a questa qualificazione – sicuramente non partirà dal 1° gennaio – mi sembra improbabile per i motivi che citava anche lei –, però più tardi parte e minore sarà il disavanzo, quindi minore sarà anche l'impatto sull'economia. Il moltiplicatore in questo caso non c'entra, perché esso si applica al prezzo che viene effettivamente speso.
  Per l'onorevole Padoan per quanto riguarda le simulazioni sul debito, non ho commentato tutte le simulazioni di lungo periodo, ma ho presentato nell'esposizione solo le simulazioni a 3 anni, poi presentiamo simulazioni di periodo più lungo e in tutte quelle vi sono ipotesi di avvicinamento e di raggiungimento dell'obiettivo a medio termine spiegate nel testo, quindi questo lavoro lo facciamo, non so quanto in misura esauriente.
  L'IVA sostituita con tagli di spesa: dipende cosa succederebbe, in genere il moltiplicatore – almeno quello d'impatto – della spesa è più alto, poi dipende che spese si tagliano naturalmente, se l'IVA viene sostituita da tagli di spesa che sono trasferimenti a persone con bassa propensione al consumo, forse il risultato è simile o addirittura migliore, se sono spese dirette, spese di altro tipo che entrano nei consumi intermedi, l'impatto probabilmente è ancora più recessivo, almeno all'inizio.
  Prometeia e Prodi. In Italia ci sono tre istituzioni di ricerca considerate indipendenti, un trio che viaggia sempre insieme, vengono utilizzate da tutte le istituzioni pubbliche che hanno bisogno di previsioni, e credo che il Ministero dell'economia e delle finanze, prima di costruirsi il proprio modello, usasse previsioni fatte da questi tre istituti, perché sono gli unici non legati direttamente ad associazioni di categoria – penso alle previsioni di Confindustria – oppure a banche. Quindi è stato naturale. Proprio perché sappiamo che le previsioni degli economisti sono per definizione fallaci, l'unico modo per non correre rischi ed essere più affidabili possibile è prenderne un certo numero e poi guardare come si muovono.
  Se uno immagina che le previsioni con un decimo in più o in meno vengono influenzate dal fatto che qualche professore illustre di economia ha a che fare storicamente con quella organizzazione, onestamente non dovrei neanche rispondere.
  Diceva Raduzzi che noi stimiamo un moltiplicatore 0,25. No, noi non stimiamo un moltiplicatore 0,25 e le spiego perché: noi non facciamo la stima a pezzi, se lei guarderà le tabelle e i grafici, la nostra previsione tendenziale non era 0,9, ma era 0,8, noi partivamo da 0,8, quindi abbiamo rimesso tutto dentro e, se lei vuol fare il gioco dei delta, deve partire da 0,8, non da 0,9.

  RAPHAEL RADUZZI. Mi sbaglio o dal 2 per cento di disavanzo si certificava una crescita all'1,1 per cento?

Pag. 22

  GIUSEPPE PISAURO, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Sì, 2 e 1,1, perfetto.

  RAPHAEL RADUZZI. Questo vuol dire che il moltiplicatore era 0,25.

  GIUSEPPE PISAURO, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. No, non ci siamo capiti: il moltiplicatore è 1 in quel caso, però io partivo da un livello più basso e comunque non è 0,25, il moltiplicatore è più alto e dipende dalla composizione della manovra. Il fatto che nel caso greco ci sia stato un ragionamento sui moltiplicatori non significa che tutti i moltiplicatori sono 1, anche in quella fase di recessione. Comunque se vuole le manderemo i moltiplicatori.
  Nel 2020 e nel 2021, senatore Misiani, il quadro è ugualmente lontano dall'intervallo delle nostre previsioni.
  Sulle questioni giuridiche abbiamo già detto abbastanza.
  La fine del quantitative easing avrà ovviamente qualche effetto, però nell'immediato, e probabilmente per tutto il 2019, non particolarmente intenso, perché ricordo che anche con la fine del quantitative easing l'impegno della Banca centrale europea è quello di continuare a riacquistare i titoli in scadenza, il che rappresenta un buffer per i mesi successivi.
  Ultima domanda, considerate i rischi esogeni, ma non i possibili eventi positivi esogeni. Sì, questo è vero, in genere, visto che il nostro obiettivo è garantire che le previsioni non siano ottimistiche, guardiamo sempre a cosa può succedere di male, però il fatto importante da considerare è che quei rischi sono esaminati in modo qualitativo dopo aver fatto previsione e validazione, non sono incorporati nella previsione. Qualche volta abbiamo fatto ragionamenti qualitativi anche sulla possibilità che le cose vadano per certi versi meglio.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA 5a COMMISSIONE
DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
DANIELE PESCO

  ANTONIO MISIANI. Comunico che il gruppo Partito Democratico ha depositato, ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 243 del 2012, richiesta urgente di audizione del Ministro dell'economia e delle finanze.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il professor Pisauro e l'Ufficio parlamentare di bilancio, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.20.