Sulla pubblicità dei lavori:
Brescia Giuseppe , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA IN MATERIA DI POLITICHE DELL'IMMIGRAZIONE, DIRITTO D'ASILO E GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI:
Audizione del Prefetto Michele Di Bari, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno.
Brescia Giuseppe , Presidente ... 3
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 3
Brescia Giuseppe , Presidente ... 7
Magi Riccardo (Misto-+E-CD) ... 7
Brescia Giuseppe , Presidente ... 8
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 8
Migliore Gennaro (PD) ... 8
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 9
Migliore Gennaro (PD) ... 9
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 9
Brescia Giuseppe , Presidente ... 9
Pollastrini Barbara (PD) ... 9
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 10
Bruno Bossio Vincenza (PD) ... 10
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 11
Bruno Bossio Vincenza (PD) ... 11
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 11
Brescia Giuseppe , Presidente ... 12
Ceccanti Stefano (PD) ... 12
Fiano Emanuele (PD) ... 12
Brescia Giuseppe , Presidente ... 12
Magi Riccardo (Misto-+E-CD) ... 12
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 13
Magi Riccardo (Misto-+E-CD) ... 13
Sisto Francesco Paolo (FI) ... 13
Brescia Giuseppe , Presidente ... 14
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 14
Fiano Emanuele (PD) ... 14
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 14
Pollastrini Barbara (PD) ... 14
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 14
Brescia Giuseppe , Presidente ... 14
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 14
Fiano Emanuele (PD) ... 15
Di Bari Michele , Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ... 15
Brescia Giuseppe , Presidente ... 15
ALLEGATO: Documentazione presentata dal Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno, Michele Di Bari ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE BRESCIA
La seduta comincia alle 14.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del Prefetto Michele Di Bari, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in materia di politiche dell'immigrazione, diritto d'asilo e gestione dei flussi migratori, l'audizione del Prefetto Michele Di Bari, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno.
Saluto il prefetto Di Bari e i componenti della delegazione che lo accompagna, lo ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione e gli cedo la parola.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Grazie, presidente, grazie, onorevoli, per averci accolto con il sorriso, atteggiamento che ci aiuterà ad affrontare le questioni che riguardano questa vastissima materia.
Se il presidente me lo consente, ho elaborato una documentazione, da mettere a disposizione degli onorevoli componenti in via informale, perché credo che le informazioni da fornire debbano essere particolarmente puntuali. È un documento di lavoro che avrò successivamente la possibilità di trasmettere formalmente, anche in relazione alle eventuali domande successive che la Commissione riterrà di porre. Mi riservo, infatti, ove l'onorevole presidente possa condividere questo metodo, di poter successivamente – nel giro di qualche giorno – trarre le dovute conclusioni in maniera altrettanto puntuale.
Alcune questioni mi sono già state poste informalmente, in vista dell'audizione odierna, sia dal presidente sia dal deputato Magi. Al di là di ciò che tutti conoscono, occorre fornire un quadro di insieme sulla governance svolta dal Ministero dell'interno in tema di immigrazione, attraverso una pluralità di azioni portate avanti anche sul fronte internazionale.
In merito al flusso migratorio, cioè quello in relazione al quale sono stati avviati progetti in Costa d'Avorio, Etiopia, Niger, Nigeria, Senegal e Sudan, per quanto riguarda l'anno in corso il numero dei migranti sbarcati nel nostro territorio è stato di 1.265. Quindi si consolida il calo sia rispetto al medesimo periodo del 2018 (meno 88-89 per cento) sia rispetto al medesimo periodo del 2017, riguardo al quale si registra una diminuzione percentuale massima addirittura vicina al 100 per cento.
Nel 2018 si assiste però ad una significativa variazione in merito alle provenienze geografiche dei migranti sbarcati, essendo stata registrata una netta diminuzione di immigrati provenienti dal Bangladesh (-96 per cento), Gambia (-95 per cento), Siria (-95 per cento), Marocco (-94 per cento) e Nigeria (-93).
Nei primi mesi del 2019 (dato consolidato al 20 maggio) i migranti sbarcati provengono dalla Tunisia per 291 unità, Pakistan 180 unità, Iraq 165 unità, Algeria 135 Pag. 4unità, Bangladesh 133 unità, Sudan 37 unità. Abbiamo quindi 1.265 migranti.
Questo diverso andamento dei flussi ci induce a una riflessione, perché, come ben sapete, l'immigrazione non avviene soltanto via mare, ma anche attraverso passaggi terrestri. In particolare, fino all'anno scorso avevamo un fronte sostanzialmente più aperto, la cosiddetta «rotta balcanica», che però si svolgeva attraverso il varco di Tarvisio, il varco austriaco, mentre quest'anno c'è un'inversione di tendenza: la rotta balcanica è in senso stretto la rotta attraverso la quale i migranti giungono qui da Turchia, Bosnia Erzegovina, Croazia, Slovenia, giungendo quindi in territorio triestino.
Per tale ragione, martedì sarò a Trieste per un incontro con alcuni soggetti istituzionali (polizia di frontiera e altri soggetti) perché, per evitare lungaggini e accorciare le procedure in termini di accoglienza nei confronti dei migranti, vorremmo istituire lì un centro di attività per identificare più celermente le persone, anche in vista del rispetto dei loro diritti.
Con le direttive del 4 e del 23 luglio 2018 sono state definite nuove e più incisive linee di intervento. Intanto ho avuto anche la possibilità di partecipare, tra il 2017 e il 2018, ad un'indagine conoscitiva della Corte dei conti, che aveva già indicato all'amministrazione del Ministero dell'interno alcune criticità riguardanti le prestazioni economiche sostenute in maniera complessiva nei confronti dei migranti, soprattutto rispetto all'erogazione di determinati servizi.
Queste direttive hanno preso spunto anche da questa determinazione della Corte dei conti, al fine di meglio ridefinire i gravosi oneri a carico dell'erario. In conseguenza di ciò, c'è stata anche una interlocuzione proficua con l'ANAC, allo scopo di definire meglio i dettagli del nuovo capitolato d'appalto per la gestione dei centri d'accoglienza.
Uno dei motivi per i quali spesso c'erano difficoltà nell'erogazione dei servizi era infatti la mancanza di un capitolato da applicare in modo uniforme in tutto il contesto nazionale, capitolato che desse ai prefetti la possibilità di ridefinire meglio sia le abitazioni, sia i centri collettivi, stabilendo le fasce dei luoghi di accoglienza. Questi ultimi, fino a 50 posti vengono determinati come abitazione, da 50 a 300, da 300 a 600 e da 600 a 1.800 posti come centri collettivi.
Ho evidenziato questa differenza perché, in relazione alle economie di scala che si realizzano, ovviamente il costo pro die pro capite è diverso; quindi abbiamo una griglia che va da 19,64 a 26 euro. È evidente che, con il decreto-legge n. 113 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 1 dicembre 2018, n. 132, abbiamo avuto un decremento, perché una delle criticità che il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno ha affrontato con determinazione è stata quella delle domande di asilo.
Sapete che c'era un arretrato enorme e che, anche allo scopo di favorire i flussi di ingresso, il Dipartimento ha tentato di porre rimedio a questo «imbuto» che si creava presso le Commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale. Per evitare ciò, cosa è stato fatto? Intanto sono state aumentate le sezioni delle Commissioni territoriali, quindi oggi tra Commissione e sezioni abbiamo 55 collegi deputati all'esame dell'istanza di protezione internazionale. La diminuzione dei flussi migratori ha consentito pian piano di ridurre il vastissimo arretrato, che si ritiene entro l'anno di azzerare totalmente, tanto che oggi i tempi di attesa dall'ipotetica domanda sono stati dimezzati (6-8 mesi in relazione alle Commissioni).
Io sono appena arrivato al Dipartimento, ma non posso non apprezzare sia ciò che ha fatto la Commissione nazionale, sia ciò che hanno fatto tutti i collaboratori, iniziando dal Prefetto vicario del Dipartimento, sia la grande attenzione prestata verso le Commissioni territoriali, anche in termini di aumento di personale nel frattempo assunto per uno scopo precipuo e preciso.
Come voi ben sapete, in base al nuovo decreto, l'esame per il riconoscimento dello status di rifugiato si divide sostanzialmente in due grossi blocchi: lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria. La protezione sussidiaria – che è una forma sostanzialmente minore dello status di rifugiato, ma Pag. 5che comporta gli stessi diritti – conduce ad un permesso di soggiorno di rifugiato o per protezione sussidiaria per 5 anni e, ovviamente, i diritti connessi sono totali.
Residuano sempre in capo alla Commissione territoriale, quando non sussistono i presupposti né per il riconoscimento dello status di rifugiato, né per un'eventuale risposta di protezione sussidiaria, i cosiddetti «casi di protezione speciale». Quindi, la Commissione trasmette al questore i casi in cui potrebbe essere possibile rilasciare il permesso di soggiorno.
Per esperienza personale sono tantissimi i casi in cui oggi i questori, su input dei prefetti, rilasciano permessi anche per motivi di sicurezza; infatti, spesso come prefetti del territorio ci siamo trovati di fronte a determinate situazioni – per esperienza personale potrei citare qualche caso emblematico di questa attenzione –, in relazione al sito in cui il migrante svolge la propria attività o vive. Quindi la Commissione riconosce un caso di non respingimento, il cosiddetto caso di non refoulement.
L'attuazione dell'articolo 33 della Convenzione di Ginevra, che altro non è che l'articolo 19 nel Testo unico sull'immigrazione, prevede questa procedura, tanto che al 31 dicembre 2018 il totale degli immigrati in accoglienza sul territorio era pari a 133.061, mentre al 20 maggio di quest'anno il dato complessivo è di 114.176.
L'immigrato giunge in Italia nei punti di crisi, cosiddetti hotspot – previsti dall'articolo 10-ter del decreto legislativo n. 286 del 1998 – che attualmente in Italia sono quattro: Pozzallo 300 posti; Taranto 400 posti; Messina 250 posti; Lampedusa che garantisce oggi una capienza ridotta a 96 posti, perché sono in corso i lavori di ristrutturazione per il ripristino della funzionalità del centro. Il centro di Trapani, già destinato a hotspot, ha assunto le funzioni di CPR.
Nuovi hotspot sono previsti a Palermo, Crotone, Corigliano e Augusta, e uno è in corso di realizzazione a Reggio Calabria. Ovviamente, come voi ben sapete, i centri di accoglienza in Italia non sono gli hotspot, che sono punti di crisi di primissima accoglienza, dove il tempo di permanenza è limitatissimo, ma l'accoglienza si svolge attraverso la grande rete delle strutture come i CARA o i CAS, mentre, per quanto riguarda i minori e i vulnerabili, abbiamo il sistema ex SPRAR, oggi chiamato SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati).
A seguito della diminuzione dei flussi migratori sono stati chiusi i centri di Cona, Bagnoli, Gradisca d'Isonzo e Castelnuovo di Porto, ed è prevista entro fine giugno – se tutto va bene, ma credo di sì – la chiusura del centro di Mineo e, in prospettiva, di Borgo Mezzanone.
Ieri ho tenuto una riunione con il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica a Foggia, in cui abbiamo tentato di fare squadra per aggredire il fenomeno noto con il nome di «ghetto»; faccio riferimento, in particolare, a casi come quello del centro di accoglienza di Borgo Mezzanone, dove abbiamo 101 migranti che possono essere richiedenti asilo, mentre il resto è occupato abusivamente.
Il Ministero dell'interno, in particolare il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, effettua un monitoraggio quotidiano di tutte le strutture CAS e CARA presenti in Italia; come previsto per legge, entro giugno di quest'anno presenteremo la relazione complessiva sul settore immigrazione al Parlamento, che credo sarà pronta già prima della fine di giugno (sarà nostra cura inviarvela in anteprima).
Quando la Corte dei conti, in sede di indagine conoscitiva, con una serie di evidenziazioni che hanno riguardato grosse criticità e soprattutto la spesa per gli immigrati, ha fatto specifico riferimento al capitolato, quest'ultimo è stato oggetto di una verifica con l'ANAC; si tratta di un capitolato che oggi tutti i prefetti sono tenuti ad applicare.
È evidente che questi costi, che sono un po’ diminuiti, hanno creato qualche difficoltà che comunque stiamo risolvendo; in effetti i prefetti, a fronte di qualche gara andata deserta, hanno ricercato tecnicamente lo strumento della proroga o della procedura negoziata, che dà la possibilità Pag. 6di non affievolire i servizi resi in materia di accoglienza.
A fronte di tutto questo, vi è poi una serie di ulteriori attività che hanno riguardato in maniera specifica i controlli nei centri di accoglienza CARA, CAS e SIPROIMI. Come ben sapete, il SIPROIMI è una rete che il Ministero dell'interno ha creato con gli enti locali, quindi c'è un'interlocuzione continua con l'ANCI e anche i controlli negli ex SPRAR avvengono di concerto con i soggetti istituzionali.
Oltre ai controlli istituzionali che svolgono i prefetti, vi è un controllo che deriva dal progetto MIRECO. Questo controllo, realizzato da un'azienda che ha vinto un progetto, è effettuato, oltre che da personale prefettizio, da personale di UNHCR (United Nations High Commission for Refugees) e dell'OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni). Il progetto MIRECO prevede 1.600 visite e ne sono già state effettuate 1.358 al 30 aprile.
Per quanto riguarda i controlli dei prefetti in tutta Italia, a fronte dei centri visitati, su 4.594 verifiche le contestazioni sono state 3.737 e l'ammontare delle penali è pari a 701.000 euro, oltre a 76 risoluzioni contrattuali.
Noi abbiamo una serie di attività in essere che creano un processo di insieme in materia di immigrazione, disponendo di strutture di prima accoglienza (CARA, CAS), del sistema SIPROIMI, anche per minori, che tuttora permane come prima accoglienza fino ai termini di scadenza in virtù di una norma transitoria. I comuni partecipano a questi progetti per un cofinanziamento del 5 per cento, però il nuovo decreto ministeriale, che è in studio e sarà emanato possibilmente entro il mese di luglio, darà la possibilità agli enti locali di attivare progetti, in ordine allo SIPROIMI, senza che i relativi oneri rientrino nel bilancio del comune.
Elaboreremo quindi dei progetti con procedure fluide, in cui i comuni potranno partecipare a queste richieste e, se si registrerà un'adesione al SIPROIMI, probabilmente toglieremo anche quel 5 per cento di cofinanziamento, per dare la possibilità agli enti locali di aderire a queste progettualità.
Al 1° gennaio 2018 avevamo nelle strutture di prima accoglienza 3.816 minori stranieri non accompagnati, mentre al 31 dicembre 2018 ne abbiamo 2.908; quindi c'è stato un decremento di circa 1.000 minori non accompagnati.
Stiamo definendo una serie di interventi normativi in attuazione della legge 7 aprile 2017, n. 47, la cosiddetta legge Zampa, essendo in corso di definizione i relativi provvedimenti di attuazione. Il primo provvedimento, che è in dirittura d'arrivo, riguarda il primo colloquio da svolgere con il minore, mentre un altro protocollo, che stiamo ultimando, riguarda l'accertamento dell'età del minore; infatti, chi ha avuto esperienza diretta nei porti sa che il primo screening da svolgere consiste nel capire se chi scende dalla nave sia un minore e se la sua dichiarazione di minore età corrisponda al vero.
È stata attuata una serie di procedure con le ASL o le ASP di riferimento, ma questo protocollo, che sarà sottoscritto con il Ministero della salute, riguarderà un metodo nuovo, che vaglierà ogni requisito del minore, un metodo «olistico» che prende in considerazione non solo l'esame biometrico, come spesso accadeva, ma anche tutta una serie di altri requisiti e parametri capaci di stabilire una volta per tutte, in maniera puntuale, l'età del dichiarante. Infatti, spesso abbiamo trovato dei ventenni o ventunenni che si dichiaravano minorenni, e questo ci ha causato non poche difficoltà.
È evidente che l'intero processo di verifica del sistema dell'accoglienza è sottoposto ad una gestione informatica. Oggi, rispetto al passato, abbiamo un'idea puntuale, precisa, rigorosa, di tracciabilità rispetto ad ogni situazione giuridica del migrante, sia nel territorio nazionale, sia nell'ambito dell'Unione europea. Soprattutto nell'ambito dell'Unione europea, quando andrà a regime questa nuova banca dati che stiamo alimentando, il Sistema informatico gestione accoglienza (SGA), avremo la possibilità di conoscere l'esatta ubicazione e l'eventuale spostamento del migrante; quindi i diritti dei migranti nell'ambito dell'Unione saranno maggiormente tutelati. Pag. 7
Si è sempre posto un problema, soprattutto da parte della polizia, ma anche dei prefetti, che ha riguardato l'esecuzione delle espulsioni. In presenza di difficoltà di identificazione o di un ritardo del vettore per rimpatriare una persona – problematica che ben ricordano gli onorevoli – si verificava una mancanza di posti nei CIE, per cui, pur adottandosi un provvedimento di espulsione e di allontanamento, alla fine le persone rimanevano nel territorio nazionale.
Con i Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) potremo dare una risposta maggiore in termini di diritti; infatti, se vi è la necessità di eseguire l'espulsione, i soggetti stranieri verranno trattenuti, con tutte le garanzie ovviamente, in tali centri. Attualmente abbiamo una capienza effettiva di 778 posti; domani verrà aperto il reparto maschile del CPR di Ponte Galeria, che prevede la disponibilità di 125 posti; sono previste prossime aperture a Nuoro con 50 posti, Gradisca di Isonzo con 150 posti, Modena con 60 posti e Milano con 132 posti.
Nel 2017 il sistema dell'accoglienza gravava sull'erario per 2 miliardi e 100.000 euro, mentre nel 2018 si registra un incremento rispetto a quella cifra, perché nel frattempo si stanno accumulando dei debiti, stimati per 38 milioni, che rappresentano delle partite contabili.
Sulla scia del mio predecessore, nel Dipartimento stiamo dando attenzione particolare al rimpatrio volontario assistito – nel 2017 tali rimpatri sono stati 869, nel 2018 1.185, nel 2019 122 – ma sono in corso di definizione, ovviamente in collaborazione con l'OIM, progetti, per l'anno corrente e il prossimo anno, volti alla realizzazione di circa 1.619 rimpatri assistiti, di cui contiamo di portarne a compimento, nel breve periodo, oltre 500.
Questa è un'attività che si sta facendo sempre più stringente, considerata anche la necessità di valutare molto attentamente un altro fenomeno. A fronte di una diminuzione dei flussi migratori dall'esterno, infatti, abbiamo invece una richiesta sempre maggiore da parte degli Stati membri europei.
Il rapporto tra il fenomeno di incoming e quello di outgoing è di 10 a 1. Le richieste, sempre più numerose, provengono dalla Germania e dalla Francia, e a seguire da Paesi Bassi, Austria, Svizzera, Belgio, Svezia, Regno Unito e Lussemburgo. Dobbiamo davvero incidere su tale aspetto se vogliamo dare risposte concrete; in tale contesto il Ministero presta particolare attenzione anche attraverso l'attività informatica posta in essere, che ci consente di attingere a informazioni puntuali e di gestire al meglio il fenomeno.
PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni. Partiamo con un intervento per Gruppo.
RICCARDO MAGI. Una questione importante che non mi sembra sia stata toccata dal prefetto – importante sia per una valutazione della situazione attuale nel nostro Paese, sia eventualmente per scelte legislative – riguarda il numero dei cittadini irregolari presenti attualmente nel nostro Paese. Sono state date delle cifre anche da parte del Ministro, cifre molto distanti da quelle che noi conoscevamo attraverso i dati forniti da altri istituti di ricerca o soggetti comunque qualificati; quindi volevo sentire su questo aspetto il prefetto.
Vorrei sapere se per effetto del cosiddetto «Decreto sicurezza» che, come ricordava il prefetto, ha portato a delle modifiche sul funzionamento e sull'assetto del sistema di accoglienza, ci sia una stima di quanti siano i cittadini vulnerabili cui faceva riferimento, che quindi sarebbero rimasti fuori dal circuito dell'accoglienza e sarebbero bisognosi invece di interventi in deroga a quanto previsto dal decreto.
Ultima questione. Il prefetto ci ha fornito, per quanto riguarda gli sbarchi, dei dati aggiornati a questa mattina, ma per quanto riguarda il numero di accolti all'interno del sistema di accoglienza, il numero di richieste di protezione, il numero dei rimpatri ci ha detto che i dati sono aggiornati al 31 dicembre 2018.
Su questo immagino ci sia del materiale che il prefetto ci lascerà, anche per rispondere Pag. 8 alle molte domande poste, però sarebbe davvero importante fare in modo che il sito del Ministero dell'interno diventasse un portale di aggiornamento, almeno a livello mensile, di tutti questi dati. Infatti, sappiamo molto, quasi a livello quotidiano, dei dati aggiornati sulla diminuzione del numero degli sbarchi o comunque sulla sua variazione, mentre su tutti questi altri dati registriamo un minore aggiornamento.
PRESIDENTE. Faccio notare che il documento fornito dal prefetto consta di 51 pagine molto accurate; quindi sarà utile al nostro lavoro e verrà messo a vostra disposizione.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Le risposte sono brevissime. Parto dall'ultima domanda. Il sito del Ministero pubblica mensilmente le presenze; nell'appunto che abbiamo consegnato c'è una specifica dettagliata delle presenze, che al 20 maggio sono 114.176, divise tra immigrati presenti nei Centri SIPROIMI, nei Centri di accoglienza e negli hotspot; quindi c'è un dato complessivo diviso per regioni.
La Commissione avrà quindi la possibilità di avere un dato complessivo, che ogni fine mese viene pubblicato sul sito. Su questo nessun problema.
Per quanto riguarda invece la prima domanda, sulla stima degli irregolari, su questo aspetto mi riservo di svolgere una verifica. Abbiamo i dati, ma li voglio verificare in maniera dettagliata, tenendo conto degli sbarchi e di quant'altro.
Abbiamo la stima dei vulnerabili e quindi potremmo anche fornire i dati, però desidero assicurarle che i vulnerabili nella fase transitoria restano nei centri SIPROIMI.
GENNARO MIGLIORE. Ringrazio il prefetto per la sua relazione, leggerò con attenzione la documentazione messa a disposizione, però prima di tutto vorrei fare un'osservazione relativa all'aggiornamento dei dati.
Come ricorderà anche il nostro presidente di Commissione, nella scorsa legislatura, nel 2015, chiedemmo di realizzare «un cruscotto» del Ministero dell'interno con i dati aggiornati settimanalmente in relazione a tutti i parametri; da quando è in carica questo nuovo Governo, invece, vengono forniti, nell'ambito di tale «cruscotto», solamente dati aggregati e con una tempistica completamente diversa.
Non è vero che non si sia aggiornato il sito: il sito è stato volontariamente ridotto; quindi, poiché noi lo abbiamo chiesto e ottenuto dalla precedente amministrazione, ripristinate per cortesia quel dato informativo al fine di rispondere ad una necessità di trasparenza, anche rispetto ai dati che venivano richiesti dal collega Magi. Non ci sarebbe neanche necessità di svolgere audizioni se tali dati fossero erogati senza richiesta pubblica. Sinceramente non lo abbiamo ancora capito. Se avessimo avuto l'opportunità di parlare anche con il Ministro dell'interno, che da un anno si rifiuta di venire in Commissione, glielo avrei chiesto direttamente.
Ovviamente, non mi sto rivolgendo a lei, ma al presidente, al quale rinnovo una mia richiesta, che ormai è diventata quasi antipatica.
La seconda questione riguarda i cosiddetti «sbarchi fantasma», perché voi avete i dati sul monitoraggio degli sbarchi che avvengono attraverso navi tracciate, ma non sappiamo quanti siano gli «sbarchi fantasma» effettuati con mezzi autonomi (quanti sono o come vengano intercettati), o almeno non c'è stata data questa informazione.
Vorrei fare una domanda specifica su quante sono le persone senza protezione, uscite dai centri, a seguito dell'entrata in vigore delle norme recate dal cosiddetto «Decreto sicurezza», e quanti siano stati effettivamente i rimpatri. Bisognerebbe andare più a fondo sulla questione della diminuzione dei rimpatri assistiti volontari. Perché l'OIM non ha partecipato all'ultimo bando sul programma di rimpatri volontari, pur essendo la principale organizzazione internazionale dei migranti che ha sempre sostenuto il Governo italiano nelle sue azioni, non solo in Italia, ma anche dalla Libia? Perché questo bando è andato Pag. 9male? Anche dai numeri che ci ha cortesemente fornito lei si registra una diminuzione; lei ha detto che ce ne saranno altri 500, lo spero, però registro l'assenza di alcune organizzazioni.
Rispetto ai CPR, prima che sorgano dispute giuridiche, penso che essi debbano essere assoggettati alla stessa disciplina che, per quanto riguarda la possibilità di accesso dei parlamentari, riguarda le strutture carcerarie, facendo in modo che possa valere anche per il singolo parlamentare il regime spettante al Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. So che su questo c'è già un orientamento positivo, vorrei dalle sue parole un conforto, in modo tale da non sentirsi rispondere, davanti a un CPR, che dobbiamo chiedere l'autorizzazione, dal momento che siamo parlamentari e quindi siamo titolari di un potere di controllo che in questo caso ci deve essere garantito.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Inizio dall'accesso ai CPR, onorevole. Oltre ai membri del Governo e del Parlamento nazionale ed europeo accompagnati da un assistente, ai sensi del decreto ministeriale possono entrare nei CPR i magistrati; quindi è confermato l'orientamento positivo.
È ovvio che si fa riferimento al parlamentare con l'assistente; c'è stato qualche piccolo problema nel passato, in quei casi in cui insieme al parlamentare e all'assistente vi erano altre persone, ma il decreto ministeriale reca tale contenuto e le assicuro che sarà data disposizione perché tutto ciò si realizzi.
Per quanto riguarda invece gli aggiornamenti settimanali dei dati aggregati, intanto credo che sia cambiato ben poco, anzi nulla, però effettueremo una verifica e sarà nostra cura dare a tutti quanti più dati possibili in disaggregazione o in aggregazione.
Per quanto riguarda gli «sbarchi fantasma», per esperienza personale, come prefetto in sede, posso affermare che essi vengono tutti conteggiati. Come sa, ad esempio, io ero a Reggio Calabria e registravamo sbarchi al porto di Reggio Calabria, ma molte barche arrivavano a Roccella; è vero che queste imbarcazioni potevano arrivare anche di notte senza alcun preavviso, ma quelle persone venivano immediatamente identificate e quindi inserite nel circuito degli immigrati.
GENNARO MIGLIORE. Quindi nei 1.265 è compresa anche questa tipologia di sbarchi?
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Sì. Per quanto riguarda invece le persone in uscita a cui faceva riferimento, anche su questo, al pari degli altri dati, le darò, per il tramite dell'onorevole presidente, informazioni puntuali, perché è giusto che lei le abbia.
Con i rappresentanti dell'OIM quattro giorni fa ho avuto un lungo colloquio, perché è interesse del Dipartimento accelerare tutte le procedure del rimpatrio volontario assistito; con i rappresentanti dell'OIM, che hanno dato ampia disponibilità al riguardo , terremo ulteriori incontri – ma c'è una progettualità già in corso – perché è nostra premura fare in modo che entro l'anno il dato del numero dei rimpatri volontari assistiti nel 2019 diventi superiore rispetto all'anno 2018. L'OIM, che ringrazio, ha dato ampia disponibilità in merito.
PRESIDENTE. Ho ancora iscritti a parlare deputati del Partito Democratico, ai quali do la parola, non vedendo, al momento, alcuna richiesta di intervento da parte di altri gruppi. Prego, onorevole Pollastrini.
BARBARA POLLASTRINI. Grazie, signor prefetto, da quanto ho capito, e da quanto diceva il presidente Brescia, lei depositerà la sua relazione con altri materiali.
Naturalmente, se lei avesse delle risposte immediate, per quanto mi riguarda, sarebbero molto utili, altrimenti le chiederei un particolare approfondimento sull'applicazione della legge n. 47 del 2017, cui lei si riferiva, sui minori stranieri non accompagnati. Glielo chiedo non soltanto perché Pag. 10è interesse del nostro Gruppo, e credo delle parlamentari e dei parlamentari nel loro insieme, ma anche perché il tema mi è stato sottoposto da molti associazioni e comuni che stanno agendo, a mio avviso anche con grande serietà. In particolare, mi è stato chiesto, e chiedo anche a lei, quali siano i mutamenti intercorsi nell'applicazione della legge (lei si è riferito a protocolli, molto interessanti e molto importanti) a seguito del decreto-legge n. 113 del 2018, il cosiddetto «decreto sicurezza», poiché ci sono diverse valutazioni che ci vengono dalle associazioni, dalle ONG e dai comuni che hanno in cura l'integrazione dei minori stranieri non accompagnati.
Questo è un tema per noi di grande importanza, quindi nei materiali che ci sta consegnando, ma anche nei materiali che lei gentilmente vorrà trasmettere successivamente, le chiederei non un capitolo, ma qualcosa di molto serio al riguardo, perché non abbiamo un aggiornamento sufficiente per esprimere una valutazione serena e compiuta, mentre veniamo sollecitati (glielo dico con schiettezza) permanentemente da domande e da grandi perplessità sulla materia.
Inoltre, nel momento in cui metterà a disposizione non tanto i materiali di oggi quanto quelli successivi, sarebbe interessante disporre di informazioni dettagliate sul tema, a mio avviso essenziale, delle donne migranti, con le differenze che esistono nelle richieste e nei bisogni delle medesime. Ce ne sono di giovani, ci sono future mamme, ci sono donne che arrivano da territori di guerra, cariche di tragedie e di violenza. Poiché in Italia non esistono sufficienti studi approfonditi, le chiederei se potessimo iniziare anche ad avere un occhio paritario su una materia delicatissima.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Mi riservo di fornire una risposta sulla legge n. 47 del 2017. C'è già un po’ di materiale nello schema che ho consegnato, però ho colto il senso della domanda e verificheremo se davvero vi sono mutamenti intercorsi su questa vicenda, e quindi mi riservo una risposta dettagliata sull'argomento.
Per quanto riguarda le donne migranti, farò seguire anche in questo caso un appunto dettagliato, però le posso dire che la rete nazionale dei prefetti che gestiscono i centri di accoglienza, dai CARA ai CAS, con un occhio di riguardo negli ex SPRAR, è tale che, quando vi è stata la necessità di provocare una soluzione che spesso non è identificata in nessun protocollo, c'è stata la massima disponibilità e la massima sensibilità, tanto è vero che, per quel che mi riguarda personalmente, nel mio precedente incarico ho avuto più casi in cui abbiamo avuto grande sensibilità nei confronti di queste persone.
VINCENZA BRUNO BOSSIO. Ho voluto partecipare a questa riunione, pur non facendo parte della Commissione Affari costituzionali, per salutare il prefetto Di Bari in questo nuovo incarico, visto che abbiamo lavorato parecchio sulla Calabria, che ha costituito una delle aree più importanti dell'emergenza sbarchi.
Proprio per questo, non ho capito la risposta all'onorevole Magi: mi piacerebbe capire dove sono finiti i 500 mila, nel senso che fino a qualche tempo fa c'erano probabilmente 600 mila migranti irregolari in giro per il Paese, adesso sono diventati all'improvviso 90 mila. Come è potuto succedere?
La seconda questione riguarda il modello di accoglienza. Il modello di accoglienza SPRAR, al di là del coinvolgimento dei comuni, aveva un merito, che tra l'altro, purtroppo, ha pagato caramente, e secondo la mia opinione, ingiustamente, Mimmo Lucano, quello di avere un fortissimo controllo, proprio perché si rispondeva ai bandi e via dicendo. Invece oggi si lascia semplicemente il modello CARA o CAS, con l'idea, al di là del numero degli accolti, abbastanza discutibile, che fondamentalmente si tratti di un parcheggio.
Credo che su questo, al di là che si chiamino in questo momento CARA o CAS, forse bisognerebbe capire meglio come avviene l'organizzazione di questa accoglienza, perché per un mese o per un anno o per due anni, cioè i tempi necessari alle commissioni Pag. 11 territoriali a espletare tutte le procedure per decidere dell'accoglienza, dovrebbero essere comunque integrati, non parcheggiati: quindi, come intende muoversi su questo tema?
A questo proposito c'è stato un bando SPRAR a settembre 2017, di cui non abbiamo avuto più notizia, dal momento che esso non è stato pubblicato, ma nemmeno è stato revocato. Siccome erano già messi a bilancio dei soldi, che fine ha fatto quel bando e che fine hanno fatto anche quei finanziamenti?
Adesso ci sono comunque in giro molti che hanno permessi umanitari, coloro che li hanno avuti prima del «decreto Sicurezza», ai quali questo permesso umanitario scadrà e che diventeranno, come abbiamo denunciato in tutti i modi, degli irregolari. In verità, sia io sia l'onorevole Magi abbiamo presentato degli emendamenti al riguardo in sede di discussione del predetto decreto-legge nei quali – almeno in quelli a mia firma – si proponeva una sorta di «sanatoria» affinché i titolari di permesso umanitario che hanno già un contratto di lavoro, o che nell'arco dei sei mesi potevano averlo, potessero ottenere un permesso più stabile. La domanda che comunque rivolgo, al di là del fatto che questo emendamento non è stato approvato, è se chi ha il permesso umanitario che scade fra qualche mese e ha un contratto di lavoro possa restare e in che modo.
Non ho ancora capito bene (devo dire che purtroppo questa non è un'idea di Salvini, ma pongo la questione, visto che adesso al Governo c'è Salvini) cosa sono questi CPR, perché se è vero che gli irregolari sono tanti (anche 90 mila sarebbero tanti, però voglio capire lo scarto fra 600 mila e 90 mila) e i CPR teoricamente hanno una disponibilità di circa 1.000 posti e addirittura ce ne sono solo 700, tutti gli altri dove sono? Penso, per esempio, a tutti quelli che sono andati via, anche da San Ferdinando.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Grazie, onorevole. Sul dato di cui parlava anche l'onorevole Magi mi riservo di predisporre un dettagliato appunto, anche perché questi dati vanno confrontati con la realtà che noi abbiamo come dati, ma una volta che avrete la risposta sarete soddisfatti, perché non c'è alcun mistero.
Per quanto riguarda invece il bando SPRAR 2017, è un bando che si sta già esaminando e a breve ci sarà la pubblicazione della graduatoria, anzi su questo devo ringraziare la struttura, che ha accelerato, e quindi quanto prima avremo la graduatoria.
Quanto alla situazione di chi ha un permesso per ragioni umanitarie in scadenza e ha un contratto di lavoro, quel permesso, come previsto dalla normativa vigente, si converte in un permesso per lavoro.
VINCENZA BRUNO BOSSIO. Senza fare richiesta?
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. No, è comunque necessaria un'istanza. Ma anche per la parte pregnante della questione posta, cioè la situazione dei migranti titolari di permesso per ragioni umanitarie al momento della scadenza del permesso, non è cambiato nulla rispetto a prima: la scadenza di oggi, dal punto di vista degli effetti giuridici, è identica alla scadenza di ieri.
Cosa però sta elaborando il Dipartimento? Ritengo che l'attenzione maggiore debba essere sempre rivolta dai SIPROIMI agli enti locali, perché sono già stati adottati due avvisi pubblici, a valere sul fondo FAMI, per la presentazione di progetti da parte degli enti locali a favore, in via prioritaria, di minori e di nuclei familiari con minori. C'è quindi l'idea che il circuito di chiusura, che era previsto prima ed è previsto oggi, possa trovare giuridicamente uno sfogo attraverso dei progetti che gli enti locali possono promuovere con il Ministero dell'interno. Ci sono degli enti locali virtuosi che lo hanno fatto, perché sono stati già presentati 117 progetti per decine di nuclei familiari e addirittura 41 progetti per la tutela sanitaria. È una chiave di approccio che a mio giudizio può dare uno Pag. 12sfogo a quello che lei diceva, ma le conseguenze della cessazione del permesso oggi e nel passato sono identiche.
PRESIDENTE. Avverto che il documento depositato dal prefetto è disponibile su GeoCom ed è inoltre in distribuzione in versione cartacea.
STEFANO CECCANTI. Volevo chiedere, dal momento che, dopo una precedente sentenza dell'autorità giudiziaria di Firenze, anche quella di Bologna ha concesso la residenza a dei richiedenti asilo, come l'amministrazione intenda porsi rispetto a questa linea giurisprudenziale, che non sembra isolata. Grazie.
EMANUELE FIANO. Lei, signor prefetto, ha affermato poc'anzi che coloro che, in virtù della loro presenza sul nostro suolo, sono in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari e che stanno svolgendo un regolare lavoro, nel caso in cui il permesso di soggiorno per motivi umanitari vada a scadenza e non venga rinnovato, possono continuare il lavoro. Però, mi perdoni, la condizione per svolgere un lavoro nel nostro Paese, per chi proviene dall'estero e non è titolare di cittadinanza ricade nella normativa di cui alla legge n. 189 del 2002, la cosiddetta «legge Bossi-Fini», in virtù della quale non si può lavorare in questo Paese se all'arrivo in Italia non si era già in possesso di una presunzione di richiesta di lavoro; quindi, non capisco tanto la sua risposta.
Ricorro a un esempio: il signor Abdel Rossi arriva sul nostro suolo, proveniente da un Paese non appartenente all'Unione europea, e fa richiesta di permesso di soggiorno per motivi umanitari, non ha altro titolo per chiedere di rimanere nel nostro Paese, non si tratta di asilo politico. Il permesso di soggiorno va a scadenza nel volgere di due anni. Al momento della scadenza di questo permesso di soggiorno, qualora il suddetto non ricada nei casi esigui che rimangono nel «decreto Salvini 1», non ha titolo alla permanenza nel nostro Paese, non ha alcun titolo, perché il permesso di soggiorno per motivi umanitari è scaduto, non ha fatto richiesta di asilo, che comunque non gli sarebbe stato concesso, quindi è qui sans papier, come direbbero i francesi, è qui senza documenti che gli permettano di stare nel nostro Paese. Poniamo che stesse lavorando: come fa a continuare a lavorare, anche qualora lo chieda? Lei dice che può chiedere un permesso di lavoro, ma il permesso di lavoro nel nostro Paese soggiace a una norma madre, che dovrebbe avere la titolarità primaria. Questa è la domanda che le rivolgo.
Vengo alla seconda domanda, che in realtà è solo una richiesta di chiarimento, magari sono io che non lo ricordo. Una parte di quel decreto riguarda lo spostamento dei richiedenti asilo dal sistema SPRAR ai centri di raccolta, quelli cui si è fatto cenno in precedenza, ad esempio i CARA. I richiedenti asilo non possono più stare nello SPRAR, secondo quanto previsto dal decreto-legge n. 113 del 2018. Quello che non ho capito è se a quel punto, visto che non possono più rimanere nel sistema di accoglienza SPRAR, vi sia un obbligo, per i medesimi, di soggiorno nei centri CARA o negli altri che sono stati citati, oppure se, qualora non rientrino volontariamente in quei centri, si pongano di fatto in una situazione di illegittimità. La terza domanda riguarda i corridoi umanitari. Vorrei semplicemente sapere se la titolarità della gestione di questo strumento, peraltro positivo, dipenda dal Ministero dell'interno, dal Ministero degli affari esteri o da entrambi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una precisazione l'onorevole Magi, seguirà l'onorevole Sisto.
RICCARDO MAGI. Grazie, Presidente. Prefetto, approfitto della sua presenza. Rispetto alle risposte che ci aveva dato precedentemente, in ogni caso mi pare opportuno puntualizzare che i vulnerabili richiedenti asilo non sono nel circuito SPRAR (mi sembrava di aver capito questo nella sua risposta precedente).
L'altra osservazione riguarda la questione del sito e, quindi, di un'informazione Pag. 13e di un aggiornamento dei dati. Al momento ci sono i dati sui rimpatri, ma non ci sono quelli sulle presenze nel sistema di accoglienza, sulle richieste di protezione e sui rimpatri. Prendiamo quanto lei ci ha detto come un impegno affinché il sito sia implementato in questa direzione.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. È già implementato.
RICCARDO MAGI. Possiamo fare anche una verifica in tempo reale.
L'ultima domanda è sul caporalato. Siccome lei ha avuto recentemente un ruolo e un impegno come commissario speciale, se non ricordo male, nell'area di San Ferdinando, e, quindi, è stato particolarmente attivo su quel fronte, su tale questione della lotta al caporalato, che pure è una questione strettamente collegata al governo dell'immigrazione, vorrei sapere cosa si sta facendo e cosa si potrebbe fare di più, secondo lei.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Eccellenza, sono interessato al sistema dei controlli, quindi le vorrei chiedere su questo alcuni chiarimenti. Dallo scritto che ci ha cortesemente messo a disposizione si evince che – mi corregga se ho letto male – non vi sarebbe una differenza fra centri di primo e di secondo livello dal punto di vista dei controlli, ovvero i controlli sarebbero effettuati un po’ a campione, con delle visite a sorpresa. Il monitoraggio sarebbe affidato prevalentemente a un'attività «repressiva» (mi faccia passare questo termine), vale a dire soltanto a un'attività dall'esterno verso l'interno e non a un'attività, invece, che vada dall'interno verso l'esterno, ossia un'attività di monitoraggio affidata anche a dichiarazioni, ad assunzioni di responsabilità, a una sorta di interfaccia che, però, non parta soltanto dal controllo delle prefetture verso i centri, ma dai centri verso le prefetture, con un impegno dei centri, ovviamente, ad asseverare mediante dichiarazioni fidefacenti quello che accade.
Se non ho male interpretato i dati che ci offrite, vedo che vi è indubbiamente un elemento abbastanza preoccupante: i controlli a sorpresa nel 2018 hanno offerto 3.737 contestazioni su 4.594 centri visitati, con penali per 701.771 euro e addirittura 76 risoluzioni contrattuali. Questo, lungi dal rassicurarci sul fatto che indubbiamente vi è un sistema di controlli con dei dati, induce a ritenere che probabilmente questo sistema del controllo a sorpresa possa non essere capace da solo di esorcizzare il rischio di continue violazioni. A seguito di visite a campione e a sorpresa sono state contestate penali per 700 mila euro e 3.787 violazioni: mi chiedo se questo non riveli sostanzialmente un dato molto più preoccupante, cioè se le 3.737 violazioni per visite a sorpresa in realtà non celino – forse dico una cosa sbagliata – 37 mila violazioni, che magari non sono intercettate, perché la visita a sorpresa è una visita random, una visita che viene fatta con un criterio, ma che indubbiamente non ha una sua capacità invasiva.
Visto anche che c'è una parte di tracciabilità e di trasparenza che, però, riviene da una prospettiva di carattere generale, le chiedo se non si ritenga opportuno – ce ne siamo doluti tanto anche nelle passate legislature – imporre ai centri una sorta di trasmissione dati dall'interno verso l'esterno: vale a dire certifico e attesto periodicamente quelle che sono le attività, in modo che l'assunzione di responsabilità, come sempre, magari con le conseguenze che siamo abituati a dare alle dichiarazioni certificate in ordine ai dati, possa anche comportare delle assunzioni di penale responsabilità e, quindi, responsabilizzare (mi scusi il bisticcio, troppe responsabilità a parole ovviamente non fanno la responsabilità vera, ma a volte non c'è un sostituto della parola «responsabilità», lei lo sa bene: un sostituto della parola «responsabilità», ahimè, per chi si occupa di problemi delicati, non c'è!).
Vedo che, per esempio, nei vostri programmi vi sono 1.600 controlli, di cui 1.358 già realizzati al 30 aprile. Sarebbe utile conoscere l'esito di questi controlli, ma mi sembra che tutto sommato il controllo contabile Pag. 14 volto a evitare che queste attività possano nascondere degli involontari – per carità – business possa essere uno dei modi per realizzare correttamente il programma che il Ministero vuole porre in essere. Vorrei dei chiarimenti su questo punto.
PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Iniziamo dagli onorevoli Fiano e Ceccanti. Sulla richiesta di asilo mi riservo di rispondere successivamente per iscritto in modo approfondito.
Per quanto riguarda le richieste dell'onorevole Fiano – su cui mi riservo comunque di predisporre un appunto – intanto il permesso per ragioni umanitarie non c'è più. Questo significa che noi stiamo gestendo l'ultima fase e, quindi, si andrà a scadenza. Chi ha avuto il permesso per ragioni umanitarie è in un sistema di prima accoglienza, perché dalla prima accoglienza si passa alla seconda accoglienza.
EMANUELE FIANO. Che non c'è più! Non ci sono più le due fasi.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. La seconda accoglienza c'è...
BARBARA POLLASTRINI. È solo per i minori!
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. C'è per i minori ed è estesa anche ai titolari di permessi per casi speciali: protezione sociale, violenza domestica, grave sfruttamento lavorativo o alcune altre tipologie di permessi di nuova introduzione (cure mediche, calamità nel Paese di origine, atti di particolare valore civile). C'è un sistema che sta in questo momento funzionando, tenendo conto della fase transitoria dei permessi per ragioni umanitarie, che ormai sono in scadenza.
Anche sui dati, onorevole Magi, mi riservo di predisporre un appunto dettagliato su come il Ministero dell'interno riesce a fornire dati in maniera esaustiva su tutto. Se vuole, io vengo qui e vediamo in tempo reale cosa noi possiamo dare in più rispetto a quello che, in maniera davvero esaustiva, stiamo già erogando.
PRESIDENTE. Su questo da parte della Commissione può essere inviata anche una richiesta per iscritto, siete stati molto disponibili.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Per quanto riguarda invece il vasto tema dei controlli, vorrei assicurare all'onorevole Sisto e alla Commissione che il sistema dei controlli negli anni si è fortemente affinato e perfezionato, come è dimostrato dai numeri che sono stati citati. Sostanzialmente lei nota una certa discrepanza tra le contestazioni e le sanzioni amministrative. Un conto sono le contestazioni, che possono essere migliaia, anche per piccole cose (se una cucina non c'è in un centro collettivo, se vi è una tinteggiatura e quant'altro), ma queste contestazioni, nell'ambito del procedimento amministrativo, vengono poi immediatamente contestate (scusate il bisticcio) ai titolari dei centri di accoglienza, in attesa di controdeduzioni, e spesso la contestazione e le controdeduzioni sono tali da determinare l'archiviazione.
Devo anche dire che un controllo interno sostanzialmente emerge comunque dal fatto che i titolari dei centri di accoglienza sono chiamati innanzitutto a fornire report giornalieri sulle presenze. Infatti, uno dei temi che nel passato abbiamo affrontato ha riguardato le presenze nei centri e il pagamento richiesto. Questo ha fatto scattare la molla affinché ci fossero maggiori controlli, perché, come lei ben sa, i costi sono rapportati pro die e pro capite. La rendicontazione a valle ha costituito un pilastro essenziale anche ai fini dell'erogazione dei pagamenti, tant'è vero che il Ministero dell'interno – come recentemente riportato dalla stampa – ha contestato Pag. 15 la rendicontazione a molti centri di accoglienza, richiedendo la restituzione dei pagamenti erogati.
Noi, quindi, abbiamo una serie di controlli che partono dai titolari ai fini della verifica delle singole prefetture, e la rete dei prefetti che hanno disposto controlli mirati e quasi quotidiani nei centri d'accoglienza. Dall'altra parte, il Ministero dell'interno, con il progetto Mireco, ha affiancato le singole prefetture nei controlli, tant'è vero che, se noi abbiamo oggi una mole così enorme di controlli effettuati – migliaia di controlli – lo si deve a questo affinamento di una pluralità di controlli incrociati, dove ai controlli delle singole prefetture si affiancano anche controlli a campione che provengono dal Ministero dell'interno. Abbiamo, quindi, una griglia locale e una griglia nazionale. Spesso ci siamo imbattuti in irregolarità così gravi che hanno comportato la risoluzione contrattuale della convenzione in via amministrativa e la trasmissione degli atti alla procura della Repubblica e anche alla procura della Corte dei conti.
Si tratta di un modello per cui quello che abbiamo scritto non solo si verifica, ma è una best practice del Ministero dell'interno e delle singole prefetture, che sta dando buoni risultati. D'altronde, se non fosse stato così, probabilmente noi non avremmo avuto neanche notizia di tante situazioni, anche di carattere nazionale.
Pertanto, voglio assicurare all'intera Commissione che la griglia dei controlli è una griglia forte, incisiva, a campione, anche attraverso un ritorno di controlli interni che noi verifichiamo da parte dei titolari dei centri. Certamente, se lei mi chiede se questi controlli siano del tutto esaustivi, io le dico che è un processo che sta andando avanti da anni, e che mese dopo mese noi tentiamo sempre più di affinare questa realtà così complessa.
EMANUELE FIANO. Io ringrazio molto il prefetto, ma non ho avuto risposta a nessuna delle domande.
MICHELE DI BARI, Capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno. Mi riservo di rispondere in modo puntuale per iscritto.
PRESIDENTE. Su molte questioni, collega Fiano, anche per altri colleghi, il prefetto si è riservato di farci pervenire un appunto scritto. Avverto che il prefetto ha messo a disposizione della Commissione una documentazione, di cui autorizzo la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). La ringraziamo, signor prefetto, e auguriamo buon lavoro a lei e alla sua struttura.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.20.
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