XVIII Legislatura

I Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 20 novembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brescia Giuseppe , Presidente ... 3 

Audizione della Ministra dell'interno, Luciana Lamorgese, sulle linee programmatiche (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Brescia Giuseppe , Presidente ... 3 
Lamorgese Luciana , Ministra dell'interno ... 3 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 11 
Prisco Emanuele (FDI)  ... 11 
Boldrini Laura (PD)  ... 13 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 13 
Boldrini Laura (PD)  ... 13 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 13 
Boldrini Laura (PD)  ... 13 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 13 
Iezzi Igor Giancarlo (LEGA)  ... 13 
Cattoi Maurizio (M5S)  ... 14 
Ravetto Laura (FI)  ... 15 
Pollastrini Barbara (PD)  ... 16 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 18 
Magi Riccardo (Misto-+E-CD)  ... 18 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 18 
Lamorgese Luciana , Ministra dell'interno ... 18 
Cattoi Maurizio (M5S)  ... 20 
Lamorgese Luciana , Ministra dell'interno ... 20 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIUSEPPE BRESCIA

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra dell'interno, Luciana Lamorgese, sulle linee programmatiche.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione della Ministra dell'interno, Luciana Lamorgese, sulle linee programmatiche.
  Al termine dell'intervento della Ministra darò la parola ai commissari che intendano svolgere considerazioni o porre domande. Procederemo con una domanda per gruppo prima e poi vedremo il tempo che rimane a nostra disposizione, se ci consentirà di fare un secondo giro di interventi. Faccio presente che l'audizione dovrà comunque concludersi entro le 16,45, in considerazione degli impegni della Ministra.
  Unitamente a tutti i colleghi presenti ringrazio la Ministra per la sua presenza e le do la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'interno. Grazie, Presidente. Mi sia consentito innanzitutto rivolgere il mio saluto e un sentito ringraziamento al Presidente Brescia e a tutti i componenti di questa Commissione, per l'opportunità che mi è stata data di illustrare le linee programmatiche, che intendo seguire nell'esercizio delle delicate funzioni di governo che mi sono state affidate.
  In coerenza con la strada tracciata dal Presidente Conte, nel corso delle sue comunicazioni al Parlamento in occasione dell'insediamento del Governo in carica, anche le politiche svolte dal Ministero dell'interno saranno orientate a dare risposte concrete alle attese e ai bisogni dei cittadini, con l'obiettivo di curare l'interesse generale. Il progetto che intendo portare avanti sarà connotato da un metodo improntato al dialogo, al confronto costruttivo, all'ascolto e all'assunzione di decisioni sempre caratterizzate da equilibrio e misura.
  L'amministrazione dell'interno è da sempre al servizio dei cittadini e svolge un ruolo chiave nell'assicurare la legalità garantendo coesione sociale, territoriale e ordinamentale. Tramite le sue articolazioni rappresenta il sensore del Paese, ne percepisce i bisogni, gli allarmi e i segnali di trasformazione sociale, dando il proprio contributo, in raccordo con tutti gli altri attori istituzionali, alla ricerca delle soluzioni possibili, ovvero per sostenere le potenzialità di sviluppo e di benessere nella comunità.
  Per parte mia intendo dedicare il massimo impegno per sviluppare politiche in grado di governare la complessità delle sfide connesse alla delicata funzione istituzionale affidata al Ministero dell'interno. Mi riferisco alla sicurezza che, nelle sue varie declinazioni, costituisce la precondizione per lo sviluppo e la crescita del Paese e, in questo ambito, alle diverse componenti che ne costituiscono il relativo sistema, Pag. 4 costantemente impegnate a garantire la tenuta del quadro dei principi e dei valori su cui si fonda la convivenza civile. Penso poi a tutte le attività riconducibili al sistema del soccorso pubblico che, in fase di prevenzione, come nelle situazioni di emergenza, anche le più complesse e tecnicamente difficili da affrontare, è sempre volto a garantire l'incolumità dei cittadini. Questa missione richiede standard operativi sempre più elevati, tenuto conto che il nostro territorio presenta ben note fragilità e vulnerabilità, per le quali è necessario sviluppare politiche di ampio respiro e investimenti nella prevenzione che coinvolgono i diversi livelli di governo. I sistemi della sicurezza e del soccorso pubblico assicurano protezione ai cittadini e garantiscono il normale svolgimento della vita civile grazie all'elevata professionalità e allo spirito di sacrificio delle donne e degli uomini che ne sono parte essenziale. Agli appartenenti alle forze di polizia e ai vigili del fuoco impegnati in scenari sempre più difficili, il cui lavoro è unanimemente apprezzato, va reso il riconoscimento che meritano, attraverso azioni concrete che il Governo non mancherà di realizzare.
  C'è inoltre il tema dell'immigrazione, la cui complessità strutturale necessita di risposte nell'ambito del perimetro dell'Unione europea. L'Europa deve dimostrare di sapersi rinnovare per affrontare sfide comuni e sviluppare nuovi progetti. Questi dovranno essere in grado di garantire, nel rispetto dei principi di solidarietà, la più ampia condivisione possibile tra i Paesi membri. È evidente, d'altro canto, quanto siano significative sul piano dei diritti fondamentali, riconducibili alla nostra Carta costituzionale, le scelte politiche relative alla gestione di un fenomeno come quello migratorio, di ampia portata e soprattutto denso di ricadute.
  I rapporti con il sistema delle autonomie rappresentano a loro volta una delle grandi questioni sul tavolo del Ministro dell'interno e del suo Ministero. Sono molteplici, come è noto, gli ambiti in cui si sviluppano tali rapporti. Credo che, tuttavia, il denominatore comune debba essere rappresentato dal principio di leale collaborazione tra i diversi livelli di governo. Certamente tale principio costituisce, e costituirà anche per il futuro, la stella polare nelle relazioni tra i prefetti e i sindaci e, più in generale, tra i prefetti e tutte le espressioni delle autonomie. In tale contesto intendo proporre concrete misure per valorizzare le reti istituzionali orientate alla rigenerazione dei territori, in particolare quelli che presentano delle criticità in termini di marginalità sociale, di degrado delle periferie urbane. Occorre in questi casi intervenire con priorità assoluta, per assicurare adeguate condizioni di sicurezza e innescare il circolo virtuoso della legalità, per la loro crescita civile, sociale ed economica.
  Il Ministero dell'interno intende convintamente contribuire all'obiettivo del Governo di creare le condizioni affinché il tessuto del Paese possa essere altamente produttivo, tramite processi innovativi che vedano la pubblica amministrazione attore protagonista nella realizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali necessarie. Mi riferisco, in particolare, alle comunicazioni svolte dal Presidente Conte in occasione dell'insediamento del Governo in carica, nelle quali ha evidenziato come l'obiettivo, ora richiamato, non si limiti all'ambito strettamente economico-finanziario, ma si estenda anche al tema dei diritti, delle riforme dell'assetto istituzionale, della sicurezza, della giustizia e della tutela dei consumi comuni.
  Il Governo – il mio Ministero in particolare – sta sviluppando una riflessione per valutare la portata delle diverse norme introdotte dai due decreti-legge emanati in materia di sicurezza, anche alla luce delle osservazioni del Presidente della Repubblica, rese note in occasione dell'approvazione delle leggi di conversione degli stessi provvedimenti. La lotta alla criminalità rappresenta senz'altro una priorità politica per il Governo, di cui mi onoro di far parte.
  Come ho già avuto modo di riferire lo scorso 30 ottobre innanzi alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, le diverse mafie non cessano di costituire un fattore di criticità per Pag. 5il mantenimento di soddisfacenti livelli di civile convivenza e per assicurare il benessere economico dell'Italia. I dati e le analisi del fenomeno di cui disponiamo confermano che le organizzazioni mafiose negli ultimi decenni hanno fatto registrare ampie trasformazioni, assumendo formule organizzative e modelli di azione sempre più differenziati. Obiettivo imprescindibile è dunque mantenere costantemente adeguate le strategie operative delle forze di polizia.
  Nel corso dell'audizione testé richiamata ho indicato alcuni degli ambiti di intervento che vedono impegnato il Ministero dell'interno, ai quali attribuisco un'importanza strategica e che desidero ricordare anche qui in Commissione. Mi riferisco all'azione volta, con il coordinamento dell'autorità giudiziaria, alla cattura dei latitanti, che considero di fondamentale rilievo non soltanto perché indebolisce la leadership delle cosche, ma anche perché i successi conseguiti nel tempo hanno inciso profondamente sulla tenuta organizzativa e sulla capacità di controllo del territorio delle consorterie criminali. Essenziale per la conoscenza aggiornata del fenomeno, per la necessaria comprensione delle sue dinamiche e per orientare l'azione di contrasto è il costante aggiornamento, curato dagli organi investigativi, delle mappe della presenza mafiosa e delle relative attività criminali. Infatti gli assetti organizzativi e gli equilibri criminali mutano, spesso in conseguenza dell'arresto dei ricercati di maggior peso o di operazioni di polizia, e l'aggiornamento degli scenari consente l'ulteriore sviluppo delle azioni di contrasto. Mi riferisco inoltre all'attività volta ad aggredire i patrimoni illeciti che dà concretamente la possibilità di indebolire sia la forza economica delle cosche sia la loro capacità di esercitare potere sul territorio. Non sfugge, in tale contesto, il ruolo strategico dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Il Governo è pronto su questo aspetto ad intervenire per implementare le risorse e gli strumenti, ove necessario, per lo svolgimento della sua missione. Ciò a partire già dalla prossima legge di bilancio, sul cui testo base si stanno studiando specifici interventi per agevolare e semplificare le procedure di provvista del personale da parte dell'Agenzia.
  In risposta alla dinamicità dei fenomeni criminali che provocano maggiore allarme sociale, il Ministero dell'interno sta adeguando e innovando strategie e moduli operativi. L'asse fondamentale resta l'efficiente modello di coordinamento che da tempo caratterizza il nostro sistema. Tuttavia, non può essere elusa la necessità di un investimento importante sulle risorse umane e sulla riorganizzazione delle strutture centrali e territoriali. Tale processo riguarda tutto il Ministero dell'interno. In particolare, l'amministrazione della pubblica sicurezza sta procedendo ad un processo di rimodulazione della propria struttura organizzativa, con l'obiettivo di realizzare un modello più agile, moderno e funzionale, che non può non basarsi sulla valorizzazione del personale. Auspico, al riguardo, che possa giungere a conclusione il riordino delle carriere, il cui ultimo provvedimento correttivo è attualmente all'esame del Parlamento. L'intervento normativo prevede, tra l'altro: un aumento significativo degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria; la riduzione dei tempi di immissione in servizi operativi del personale di nuova nomina; l'aumento della dotazione organica dei ruoli di base, che consentirà di abbassare significativamente l'età media del personale attualmente in servizio; lo sviluppo della carriera per taluni ruoli, quale leva motivazionale nella prestazione dei compiti di istituto. Al fine di assicurare concretamente la realizzazione di quanto previsto dal riordino, ulteriori risorse (pari a 60 milioni di euro) sono state stanziate con la conversione in legge del decreto-legge n. 104 del 2019 in materia di riorganizzazione dei Ministeri, approvato definitivamente proprio l'altro ieri.
  L'esigenza di garantire la continuità nello svolgimento dell'attività di pubblica sicurezza, anche con il ricorso alle prestazioni di lavoro straordinario, è stata affrontata in sede di predisposizione della legge di bilancio, ove è previsto uno stanziamento di 48 milioni di euro a decorrere dal 2020; Pag. 6ulteriori risorse (pari a 175 milioni di euro) sono previste da un emendamento, che sta per essere presentato al decreto-legge n. 124 del 2019, in materia fiscale, per il pagamento delle eccedenze di straordinario già maturate nell'anno 2018 dal personale delle forze di polizia.
  I dati sull'andamento degli indici di criminalità mostrano, a partire dal 2015, un costante andamento decrescente. In particolare i primi otto mesi dell'anno, messi a confronto con analogo periodo dell'anno precedente, evidenziano una diminuzione del –7,5 per cento. Le rilevazioni statistiche rendono visibile la bontà del percorso da anni intrapreso. Ho fatto riferimento poco fa alle aree critiche in termini di marginalità sociale, di degrado delle periferie urbane; nell'ambito delle tematiche generali relative alla sicurezza pubblica, gli ambiti di sicurezza urbana rivestono certamente una particolare rilevanza. Intendo sul punto incentivare la ricerca di sinergie tra tutti gli attori interessati, prioritariamente attraverso l'attività dei Comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica. Questi costituiscono la sede appropriata ove delineare politiche di sicurezza urbana integrata, utili non soltanto per la repressione delle attività criminali, ma anche per lo sviluppo di interventi sul piano della prevenzione sociale e comunitaria.
  Tra le minacce che continuano ad essere attuali e particolarmente pericolose per la sicurezza pubblica e per la sicurezza nazionale c'è naturalmente il terrorismo. La circostanza che nel più recente periodo non si sono registrati in Europa fatti eclatanti di matrice jihadista non deve trarre in inganno. Infatti, un quadro internazionale nuovamente caratterizzato da tensioni e conflitti impone di mantenere elevata l'azione di prevenzione. Da tempo operano risorse delle forze di polizia appositamente formate. Inoltre, al fine di garantire presidi di vigilanza attiva e di difesa passiva nei luoghi che costituiscono dei potenziali obiettivi sensibili, il disegno di legge di bilancio per il 2020 conferma gli assetti dell'operazione «Strade sicure», attraverso la quale le forze armate concorrono alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Ritengo che l'azione di prevenzione e contrasto alla minaccia terroristica debba puntare anche sull'implementazione delle sinergie fra la Polizia postale e delle telecomunicazioni e i servizi antiterrorismo, nonché al rafforzamento del monitoraggio del fenomeno dei foreign fighters da parte del CASA (Comitato analisi strategica antiterrorismo), organismo di sintesi delle migliori conoscenze investigative e dell’intelligence in materia.
  Contestualmente ci si adopererà per ampliare la platea dei Paesi con i quali intrattenere rapporti di collaborazione, condividendo le buone pratiche che si sono consolidate nei fori europei per rafforzare la capacità di risposta alla minaccia terroristica.
  Ultimo, ma non meno importante, è il tema della sicurezza cibernetica, che costituisce uno dei fronti su cui il sistema della pubblica sicurezza è più impegnato. Mi riferisco a reati quali la pedopornografia, il furto di identità, il cyberbullismo, i crimini d'odio, e, più in generale, all'intero spettro dei reati commessi in rete, la cui percezione di offensività suscita sempre crescente allarme.
  Su altro versante è di palese evidenza come lo sviluppo delle tecnologie informatiche nella gestione dei settori vitali per il funzionamento dell'economia e delle istituzioni costituisca non solo un fattore di crescita, ma anche di fragilità dei macro sistemi dei Paesi più industrializzati. Si tratta di materia ben nota al Parlamento, che lo scorso 13 novembre ha convertito in legge il decreto-legge n. 105, recante «Disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica», con il quale si intendono assicurare standard elevati di sicurezza ai sistemi da cui dipende l'esercizio di funzioni essenziali dello Stato. Il provvedimento istituisce, tra l'altro, il Centro di valutazione e certificazione nazionale presso il Ministero dello sviluppo economico, con due centri di valutazione, uno dei quali presso il Ministero dell'interno, relativamente ai sistemi e ai servizi da impiegare su reti, sistemi informativi e servizi informatici di propria competenza.
  Una delle missioni imprescindibili per la sicurezza del Paese è costituita dalla Pag. 7prevenzione dei rischi derivanti da eventi naturali o da attività umane, cui è strettamente connesso il soccorso urgente da prestare alla popolazione. Il Ministero dell'interno, attraverso il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, esercita le complesse funzioni riservate allo Stato che rispondono alle esigenze fondamentali di tutela dell'incolumità delle persone e dell'integrità dei beni. Le attività di soccorso pubblico e di prevenzione incendi, come gli altri compiti assegnati al Corpo nazionale, quali ad esempio quelli di difesa civile e di protezione civile, sono indicativi della rilevanza degli obiettivi perseguiti da questo Corpo dello Stato, che fa dell'immediata operatività delle proprie strutture e dell'elevatissima professionalità dei propri operatori gli elementi cardine della sua organizzazione. È in questa prospettiva che intendo valorizzarne ulteriormente le risorse umane, autentico patrimonio dell'intera collettività nazionale. Sono in corso interventi di riorganizzazione delle strutture territoriali con l'istituzione di distretti, unità organizzative intermedie tra comandi provinciali e distaccamenti, soprattutto nelle realtà industriali o più fortemente antropizzate. Confido che tale revisione possa, anche per gli aspetti di prevenzione, realizzare una maggiore vicinanza alle esigenze dei cittadini e delle imprese.
  L'azione del Governo è anche volta a garantire l'avvio di un percorso che possa tendere ad una maggiore armonizzazione del trattamento economico del personale del Corpo nazionale a quello delle forze di polizia. A tal fine nel disegno di legge di bilancio, attualmente all'esame del Senato, è stato istituito un apposito fondo, con una dotazione iniziale di 25 milioni di euro annui; confido che nel corso dei lavori parlamentari si possa incrementare sensibilmente detta dotazione, nei limiti – è ovvio – delle risorse disponibili a tal fine. Il disegno di legge di bilancio prevede altresì che siano incrementate le risorse destinate al pagamento dei compensi per il lavoro straordinario e si sta anche lavorando a un emendamento, da presentare nell'ambito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 124, in materia fiscale, per rendere disponibili ulteriori risorse – pari a 5 milioni di euro – per la liquidazione delle eccedenze dello straordinario già reso.
  È mio intendimento procedere anche alla verifica di fattibilità di un piano di potenziamento dell'organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; nel corso del 2020 ci si avvarrà, nel frattempo, della procedura speciale di reclutamento riservata al personale volontario iscritto nell'apposito elenco per le necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale.
  Ritengo indispensabile, infine, proseguire nell'azione di ammodernamento delle infrastrutture digitali, dei mezzi, delle attrezzature e degli equipaggiamenti in dotazione al Corpo.
  È in fase di sviluppo un programma di ammodernamento della flotta aerea, mediante nuove linee di aeromobili da associare a piani di intervento rapido di tutte le componenti operative del Corpo. Di tale programma si gioverà anche il meccanismo europeo di protezione civile, di cui è parte il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, consentendo di sviluppare dei moduli esercitativi e formativi nonché azioni operative congiunte.
  Sul fenomeno migratorio ho avuto modo di soffermarmi lo scorso 7 novembre in occasione dell'audizione resa dinanzi al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione. Riprendo sinteticamente, anche in questa sede, le linee di indirizzo sulle politiche migratorie che intendo portare avanti, in armonia con gli orientamenti generali del Governo espressi in sede europea.
  Il carattere strutturale delle migrazioni impone un approccio politico multilivello, per poter governare il fenomeno, contenere i flussi e individuare soluzioni alle varie problematiche connesse. In questo quadro, gioca un ruolo fondamentale la stabilizzazione dei Paesi dell'Africa nordoccidentale e la realizzazione di condizioni di reale sviluppo dei Paesi dell'Africa subsahariana. È necessario un impegno coordinato tra gli Pag. 8organismi di governo dell'Unione europea e tra i diversi Paesi membri per intensificare il dialogo con l'Unione africana e con ciascuno dei Paesi che ne fanno parte, al fine di porre le basi per politiche sostenibili, efficaci e soprattutto durature. Per la tutela degli interessi del nostro Paese e di tutta l'Unione europea occorre sostenere con decisione le iniziative volte alla stabilizzazione della Libia, mantenendo aperti tutti i canali di dialogo.
  Tre anni fa è stato sottoscritto un memorandum d'intesa Italia-Libia, che ha svolto un ruolo importante nell'intento di coinvolgere le autorità libiche nelle attività di contrasto al traffico di esseri umani, e l'Italia è uno dei pochi Paesi ad aver svolto questo ruolo, come ci è stato anche riconosciuto a livello internazionale e dai partner europei.
  Sulla questione del rinnovo del memorandum ho avuto già modo di riferire in Parlamento il 6 novembre scorso, nel corso di un'informativa urgente che in questa sede richiamo, comunicando, tra l'altro, l'avvio delle procedure per rimodularne i contenuti. Uno degli obiettivi è il miglioramento delle condizioni dei centri di detenzione e di quelle dei migranti richiedenti asilo ivi ospitati, in vista della graduale chiusura dei centri attualmente esistenti, per giungere progressivamente a prevedere centri gestiti direttamente dalle Nazioni Unite, opportunamente preparando tale intervento con il coinvolgimento dell'Alto Commissariato ONU per i rifugiati e del Segretariato generale dell'OIM.
  Per altro verso ritengo necessario: incrementare il ricorso ai corridoi umanitari, per i quali ritengo siano da sviluppare iniziative bilaterali volte a proseguirne l'attivazione, insieme alle evacuazioni umanitarie e alle altre progettualità europee; proseguire l'azione al confine sud della Libia per il rafforzamento della capacità di sorveglianza dei confini terrestri meridionali; sostenere iniziative per le municipalità libiche attraverso un nuovo piano di assistenza e sostegno.
  Il Governo è impegnato altresì a rilanciare a livello europeo un approccio condiviso e solidale sulle risposte da dare al fenomeno delle migrazioni e alle problematiche cui vanno incontro i Paesi che costituiscono la frontiera dell'Europa sul Mediterraneo. È la posizione questa, che ho avuto modo di rappresentare nel vertice di Malta del 23 settembre scorso, di cui già ho riferito a questa Commissione il successivo 2 ottobre.
  Gli onorevoli componenti della Commissione ricorderanno quanto da me affermato circa il fatto che la dichiarazione congiunta di intenti lì sottoscritta rappresentasse il primo passo di un percorso complesso; riaffermo, anche in questa sede, la mia posizione, che è quella di sostenere con forza l'intento di arrivare ad una seria riforma del sistema comune europeo di asilo, che intervenga, in primo luogo, e in ossequio all'obbligo di solidarietà previsto dai trattati, alla revisione del principio di Paese di primo approdo, ora alla base dell'applicazione del regolamento di Dublino.
  Tutte le proposte normative relative all'asilo attualmente in discussione – mi riferisco al regolamento EURODAC, all'istituzione dell'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo nonché alle direttive «Accoglienza, procedure e qualifiche» – non potranno essere approvate in modo disgiunto o indipendente dalla riforma del regolamento stesso. Il momento appare favorevole, anche in ragione degli impegni espressi in sede europea circa la volontà di rilanciare il negoziato per la riforma.
  Anche nell'intento di scongiurare le tragedie del mare e garantire l'arrivo in condizioni di sicurezza di coloro cui è riconosciuto lo stato di vulnerabilità, confermo l'impegno a livello europeo e internazionale per la promozione di canali di ingresso legali per persone bisognose di protezione internazionale. Si aggiungono le iniziative già avviate dal Ministero dell'interno, in collaborazione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sviluppare un nuovo modello da proporre alla Commissione europea, che unisca i punti di forza dei corridoi umanitari, dei reinsediamenti e delle evacuazioni umanitarie.
  Sul piano dell'accoglienza ritengo che possano essere ulteriormente migliorate le Pag. 9misure necessarie a garantire i percorsi di effettiva integrazione attraverso politiche di inclusione, che devono vedere impegnati come attori protagonisti tutti i livelli di governo del territorio.
  È in atto in tale contesto una progettualità specifica connessa al Piano nazionale di integrazione per i titolari di protezione internazionale, messa a punto nell'anno 2017. Tale progettualità ha permesso di identificare le priorità nell'ambito dell'attuazione di programmi sull'integrazione dei titolari di protezione e di individuare gli attori chiave nel settore tra Ministeri, Regioni, Comuni e società civile, all'insegna della governance multilivello. Conseguentemente, sono in fase di sviluppo progetti-pilota che riguarderanno, tra l'altro, l'inclusione lavorativa, l'informazione e l'orientamento ai servizi. Un importante contributo per lo sviluppo di politiche di integrazione, sempre più mirate alle esigenze di ciascun territorio, può giungere dall'attività dei consigli territoriali per l'immigrazione, peraltro già coinvolti nella realizzazione di un apposito progetto finanziato dal Fondo europeo asilo, migrazione e integrazione (FAMI). In tale ambito annetto particolare rilievo alle proposte che potranno essere avanzate dalle prefetture, soprattutto per il contrasto al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento della manodopera straniera, tramite interventi da porre in essere per la tutela dei lavoratori, la promozione della cultura della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro e l'attivazione di centri di ascolto e supporto. Intendo proseguire, inoltre, su un percorso già tracciato e che ritengo fondamentale per realizzare opportunità di integrazione soprattutto per i più giovani. Mi riferisco ai rapporti con le università, con le quali sono in corso iniziative dedicate ai titolari di protezione internazionale, sia per il conferimento di specifiche borse di studio sia per la valorizzazione di percorsi socioculturali e accademici. Mi riferisco ancora ai rapporti con il Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), per ulteriori iniziative che favoriscano l'inserimento sociale di minori stranieri ospiti del sistema di accoglienza nazionale attraverso la pratica di attività sportive. In tale contesto contiamo molto sui risultati del progetto, già avviato e che avrà termine nel 2020, che coinvolge su tutto il territorio nazionale circa 3.800 ragazzi, con l'adesione dei Comuni che hanno avuto in carico i minori stranieri non accompagnati.
  Sempre in tema di accoglienza, desidero soffermarmi sul sistema del SIPROIMI. Questo assicura attualmente l'assistenza ai beneficiari di una forma di protezione internazionale, agli stranieri titolari dei permessi di soggiorno per casi speciali o destinatari di diverse tipologie di permessi come quelli per cure mediche, per calamità nel Paese d'origine o per atti di particolare valore civile, nonché a minori stranieri non accompagnati, anche se non richiedenti asilo. L'altro ieri ho firmato il decreto che disciplina le modalità di presentazione e finanziamento dei progetti di accoglienza presentati dagli enti locali. Con il medesimo decreto si procede a razionalizzare i servizi, le attività di monitoraggio e di controllo svolte dal Ministero dell'interno. Il provvedimento mantiene l'impianto di fondo del sistema e conferma l'esperienza maturata nell'accoglienza integrata, che vede i sindaci direttamente impegnati nella proposizione e nella definizione delle varie progettualità.
  Per quanto riguarda, in particolare, i minori stranieri non accompagnati, in attuazione della legge n. 47 del 2017 è in corso l’iter per l'adozione di alcuni provvedimenti normativi. Tra questi, in particolare, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che dovrà disciplinare il colloquio che il minore deve effettuare al momento dell'ingresso nelle strutture di prima accoglienza. Sullo schema di tale provvedimento, già condiviso dalle principali organizzazioni che operano nel settore della tutela dei diritti dei minori (Save the Children, UNHCR, OIM, UNICEF e Caritas), la Presidenza del Consiglio dei ministri ha in corso di acquisizione i pareri dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza e dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali.
  Le tematiche sulle quali mi sono soffermata sono anche connesse all'attività delle Pag. 10commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, che negli ultimi anni hanno assunto un ruolo centrale nella complessiva gestione del fenomeno migratorio. La celere definizione delle domande è stata sempre un obiettivo perseguito dal Ministero dell'interno, viste le ripercussioni che i tempi occorrenti per le decisioni finali hanno sull'ingresso dei richiedenti nel circuito dell'accoglienza. Mi riferisco all'esame accelerato delle domande di asilo; in tale contesto, richiamo due recenti misure che ritengo possano ulteriormente velocizzare le procedure: mi riferisco all'esame accelerato delle domande di asilo presentate in zona di frontiera e alla lista dei Paesi sicuri elencati nel decreto adottato dal Ministro degli affari esteri – di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della giustizia – il 4 ottobre 2019. L'attuazione di tali provvedimenti consentirà di esaminare le domande di asilo degli stranieri provenienti dai Paesi considerati sicuri entro termini particolarmente ridotti, con riferimento alla presentazione della domanda. Va anche rilevato che l'allentamento della pressione migratoria e, conseguentemente, delle richieste di protezione internazionale ha determinato le condizioni per avviare un generale riassetto della distribuzione delle commissioni territoriali, all'esito del quale il sistema potrà contare su venti commissioni territoriali e su ventuno sezioni, per un totale complessivo di quarantuno collegi. Un tasso di rimpatri insufficiente rischia, però, di delegittimare il sistema europeo di contrasto all'immigrazione illegale, impedendo allo strumento del rimpatrio di poter rappresentare un fattore di deterrenza.
  Sulle azioni collegate ai rimpatri sarà sollecitata anche una più intensa azione della Commissione europea, sia per la negoziazione di nuovi accordi di riammissione sia per l'implementazione di quelli già in essere. Consideriamo l'intensificazione dei rimpatri una priorità. Dall'inizio dell'anno al 14 novembre sono stati effettuati 5.940 rimpatri, a fronte dei 5.395 dello stesso periodo del 2018. In particolare, dal 5 settembre di quest'anno (data di insediamento del Governo) sono ben 1.304 i rimpatri portati a compimento. Le procedure accelerate, a cui ho appena fatto riferimento, stanno effettivamente dando degli ottimi risultati. Evidenzio, ad esempio, che ad ottobre sono sbarcati sul territorio italiano 379 tunisini; di questi ne sono stati già rimpatriati 138 che, unitamente ai 105 sbarcati in precedenza, porta il numero di rimpatri verso la Tunisia nel solo mese di ottobre a 243 unità, pari ad una percentuale del 60 per cento degli sbarcati dello stesso mese. Sempre sul piano interno, anche al fine di intensificare l'azione tesa a rendere effettivi i rimpatri coattivi, conto nei prossimi mesi di poter aggiungere ai sette centri di permanenza per i rimpatri, attualmente operativi (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Torino, Potenza e Trapani), una disponibilità ulteriore di oltre trecento posti, attivando ulteriori strutture. Sono state anche avviate le attività per la realizzazione di ulteriori strutture, per un totale di centosessanta posti (in particolare a Oppido Mamertina e Modena).
  Nel corso dei lavori parlamentari relativi al disegno di legge di bilancio auspico che possano essere destinate ulteriori risorse per l'ampliamento della capienza dei centri.
  Nel condividere quanto affermato dal Presidente Conte sulla necessità di sostenere lo sviluppo locale quale fattore di crescita dell'intero Paese, annetto grande importanza ad ogni iniziativa che possa contribuire all'ulteriore valorizzazione delle amministrazioni locali, in particolar modo dei piccoli Comuni, tutelando le autonomie a Statuto speciale e le minoranze linguistiche. Tra gli interventi che possono contribuire ad avviare un circolo virtuoso per il rilancio dei territori ritengo utile anche l'opera di revisione sistematica del testo unico degli enti locali che, a vent'anni dalla sua approvazione, necessita di una armonizzazione delle disposizioni originarie con i numerosi provvedimenti che si sono succeduti nel tempo.
  Si sta peraltro valutando di intervenire in prossimi veicoli normativi, a partire dal disegno di legge di bilancio, su alcune questioni che rivestono particolare rilevanza. Mi riferisco, ad esempio: all'esigenza di Pag. 11superare alcune criticità che riguardano ruoli e funzioni dei segretari comunali; all'esigenza (particolarmente sentita) di procedere a interventi di semplificazione di alcuni passaggi particolarmente complessi della normativa vigente; a una riflessione, infine, sulla tematica dei processi associativi delle funzioni dei Comuni.
  Il Governo è inoltre impegnato a valorizzare il ruolo degli enti locali anche nella ripresa degli investimenti pubblici. A tal fine nel disegno di legge di bilancio 2020 sono previste apposite linee di finanziamento prevalentemente indirizzate ai Comuni con minori dimensioni demografiche, ritenuti un potenziale volano della ripresa economica. Ciò in considerazione sia del loro ingente patrimonio infrastrutturale sia della necessità di provvedere alla salvaguardia e alla messa in sicurezza del territorio dai rischi sismici e idrogeologici. In tale contesto il Ministero dell'interno continuerà ad assicurare agli enti locali il supporto giuridico e amministrativo per pervenire al massimo impegno delle risorse messe a disposizione.
  È mio intento sviluppare ulteriormente anche l'estensione dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR) ai Comuni non ancora subentrati nel sistema. Attualmente sono 4.206 i Comuni subentrati nella citata Anagrafe, con oltre trentaquattro milioni di residenti iscritti, e oltre 1.900, tra i quali Roma Capitale, i Comuni che hanno effettuato la procedura di «pre-subentro» consistente nel controllo della qualità e dei dati presenti nelle loro anagrafi al fine della convergenza nel nuovo sistema. L'auspicio del Ministero dell'interno è che la procedura possa essere completata con il subentro di tutti i Comuni italiani per la fine del 2020.
  È stata sostanzialmente realizzata l'abilitazione dei Comuni al rilascio della carta d'identità elettronica, ad oggi pari a 7.914. Nel contempo confido che si possa promuovere lo sviluppo del nuovo strumento elettronico d'identità quale piattaforma abilitante per la fruizione dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni. Complessivamente le carte d'identità elettroniche emesse sono circa tredici milioni.
  Il Ministero dell'interno è un'amministrazione complessa, le cui attribuzioni attengono ad aspetti cruciali per il funzionamento del sistema Paese; si tratta di una macchina collaudata, operativa su tutto il territorio nazionale attraverso le prefetture, i presìdi delle forze di polizia e dei vigili del fuoco, che offre, senza soluzione di continuità, piena garanzia ai cittadini. Il mio impegno è volto a valorizzarne la funzione, garantendone l'unitarietà dell'indirizzo, in coerenza con la più complessiva azione di governo, per svolgere pienamente quella funzione di servizio che costituisce da sempre la cifra distintiva delle sue componenti. Devo sottolineare, relativamente a quest'ultimo punto, che permane l'urgenza di un incremento delle risorse umane per tutte le componenti che ho appena citato. Stiamo lavorando intensamente in questi giorni, nel quadro delle compatibilità finanziarie generali, per reperire risorse che consentano di programmare nuove assunzioni.
  Sono a disposizione, ovviamente, per ogni richiesta di chiarimento che riterrete di rivolgermi e per i suggerimenti e le proposte, che sono pronta ad ascoltare con interesse. Vi ringrazio per l'attenzione e mi scuso se sono stata un po’ lunga nel mio intervento.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministra, ha fatto bene ad essere molto precisa nei suoi riferimenti.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  EMANUELE PRISCO. Innanzitutto grazie per aver tentato di toccare tutti i punti di sua competenza. Io le pongo quattro domande, cercando di limitare al minimo le considerazioni di tipo politico – per dare spazio anche ai colleghi – dal momento che ci saranno altre occasioni per poterlo fare.
  In materia di immigrazione – forse è sfuggito a me – non ho sentito un riferimento rispetto alla possibilità di riaprire i decreti flussi per favorire quell'immigrazione qualificata che serve all'Italia ed evitare, di contro, l'arrivo di immigrati clandestini. Pag. 12 Allo stesso tempo, sempre in materia di immigrazione, le chiedo a che punto è l'istituzione dei centri sorvegliati previsti dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018 (la Germania già li ha installati e resi efficienti), che permetterebbero di distinguere tra coloro che meritano una protezione umanitaria, quindi un percorso di trattenimento nel Paese Italia, e coloro i quali invece andrebbero espulsi in quanto semplicemente immigrati clandestini. Auspichiamo inoltre anche noi l'aumento del fondo rimpatri per favorire una più rapida espulsione degli immigrati irregolari.
  Vorrei poi chiederle se il Governo stia immaginando in sede europea di chiedere il blocco navale europeo. Dal ragionamento da lei svolto, quando ha parlato di rapporti con l'Unione europea per intrattenere relazioni con il Governo o i Governi libici al fine di creare una sorta di avamposto sul confine libico e sui porti libici, sembrava che facesse riferimento a questo, anche se non ha usato proprio questa espressione. Quindi, le pongo io la domanda precisa, utilizzando la definizione più comune.
  In materia di Corpo nazionale dei vigili del fuoco, vi è stato l'incontro del Presidente Conte con le organizzazioni sindacali in materia di equiparazione stipendiale; in quella sede il Governo ha proposto prima 10-15 milioni, poi è arrivato a 25, di cui però 10 sono in forza al Corpo nazionale; lei a che quota immagina che si possa ragionevolmente partire con questa equiparazione? Sono ancora più specifico. Sotto i 100 milioni credo che non avremo la possibilità di raggiungere questo obiettivo in un tempo ragionevole (due o tre anni); se poi prevediamo di raggiungerlo in dieci anni, questi stipendi rischieranno di essere «fagocitati» dall'inflazione.
  Sulla questione degli organici dei vigili del fuoco l'ho sentita far cenno alla procedura di stabilizzazione. Immagino e spero siano mantenute le regole sull'idoneità psicofisica, a fronte del fatto che – come lei sa – nel processo di stabilizzazione sono comprese molte persone avanti con l'età; il mestiere del vigile del fuoco è assai pericoloso, per cui a cinquant'anni potrebbe essere complicato e pericoloso per se stessi e per gli altri svolgerlo. Non l'ho sentita invece citare – visto che vi è un'urgenza di colmare le lacune organiche praticamente in tutti i comandi, almeno quelli del Centronord – la possibilità di concludere l'unica procedura rimasta aperta: quella del concorso per i duecentocinquanta posti di vigile del fuoco.
  Per quanto concerne la Polizia di Stato, lei sa che si registrano anche in questo caso importanti carenze organiche, oltre che un avanzamento dell'età; vorrei chiederle se il Governo ritenga di sanare a breve la questione, emersa all'inizio di questa legislatura, a proposito del cambio delle regole in corso riguardante la partecipazione al concorso che prevedeva, tra l'altro, l'assunzione di 893 allievi agenti della Polizia di Stato. Lei saprà meglio di me che alcuni di questi ragazzi, che, avendo partecipato al concorso, erano stati danneggiati da questo cambio di regole in corso, hanno presentato ricorso al TAR, il quale, in via cautelativa, ha accolto i ricorsi, ammettendo in un secondo momento tali soggetti al relativo corso di formazione. Vista la carenza del personale della Polizia di Stato, che va oltre le 1.800 unità immaginate, visti i tempi lunghi per fare un nuovo concorso, visto che si tratta di soggetti che hanno superato gli esami di idoneità, ritengo vi siano le condizioni per un primo ulteriore incremento degli organici rispetto ai 1.800 voluti dal suo predecessore, già previsti nel concorso in itinere, utilizzando il fondo di riserva per le assunzioni – che conoscerà meglio di me – in base al quale vi è la possibilità di prevedere assunzioni anticipando il turnover già previsto per il 2019, per un numero che coincide sostanzialmente con quello dei ricorrenti ammessi al corso testé richiamato.
  Vorrei porle un'ultima domanda su un argomento sul quale non le ho sentito fare alcun cenno. Si è molto dibattuto, in sede di discussione sui decreti-legge in materia di sicurezza, sulle norme riguardanti il DASPO, a proposito di due aspetti: il primo riguarda la possibilità di trasformare tale procedimento da amministrativo a giurisdizionale (ovviamente, con il vaglio di un giudice, le garanzie sono maggiori di un Pag. 13semplice procedimento amministrativo); il secondo, concerne l'utilizzo dello strumento a scopo educativo – noi ne abbiamo fatto una battaglia politica, ma anche educativa e filantropica – per quei genitori che spesso si trasformano in hooligan in alcune partite dei propri figli.

  LAURA BOLDRINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. La prego, collega Boldrini, continuiamo il giro degli interventi...

  LAURA BOLDRINI. Era solo per dire che dovremmo fare le domande.

  PRESIDENTE. Ne ha fatte diverse, il collega Prisco.

  LAURA BOLDRINI. Ma se un collega prende tutto il tempo gli altri poi non hanno la facoltà di farle.

  PRESIDENTE. Non prende tutto il tempo, non si preoccupi...

  IGOR GIANCARLO IEZZI. Se c'è una questione di urgenza, posso posticipare il mio intervento. Innanzitutto ringrazio il Ministro per la presenza, anche per il tempo che ci concede, che non è poco. Ha fatto una relazione lunga, a me sembra però che, nonostante sia stata lunga, su molti punti ci sia ancora una buona dose di incertezza. Faccio due esempi, tra i tanti. Mi sembra che lei abbia parlato – mi corregga se sbaglio – di reti istituzionali per la rigenerazione urbana: credo che intendesse riferirsi alle periferie, e non solo, mi piacerebbe capire qualcosa in più, perché, buttata così la frase, ha poca concretezza. Così come – argomento un po’ più delicato – lei giustamente ha detto che la lotta alla criminalità è una priorità, facendo riferimento all'importanza di catturare i latitanti: cara grazia, direi! Ovviamente io non metto in dubbio la volontà di andare avanti nella lotta alla mafia, però mi piacerebbe capire, al di là dell'enunciazione del principio, quali sono gli strumenti che volete mettere in campo su questo. Anche sul fronte dell'Agenzia per i beni confiscati e dell'aggressione dei patrimoni illeciti sono stati fatti alcuni riferimenti – aumentare le risorse e aumentare il personale – e mi piacerebbe capire qual è l'intenzione che avete su questo fronte.
  Mi scuserà la collega Boldrini, cercherò di non prendere tempo, però qualche considerazione politica volevo farla. Non ho capito esattamente qual è la discontinuità rispetto al precedente Ministro, discontinuità che è stata chiesta da alcune forze politiche che sostengono la maggioranza. Mi sembra che ci siano alcune timidezze su taluni argomenti, però non ho ben capito dove sta la discontinuità. Uno degli argomenti su cui era stata chiesta la discontinuità era, per esempio, la questione dei rimpatri, e io ho ascoltato con attenzione quanto da lei detto su questo argomento e mi sembra di capire che il numero dei rimpatri di quest'anno sia più o meno simile a quello dell'anno scorso: in totale quest'anno sono stati 5.940 e, da quando c'è il nuovo Governo, 1.904. Quindi, più o meno, la percentuale è quella. Non riesco a capire davvero dove sta la discontinuità sul tema.
  Alcune domande, però, gliele voglio fare. Oramai sono un paio di mesi che siete al Governo, leggo alcune dichiarazioni sui giornali, tra cui quelle rilasciate da alcuni leader della maggioranza in cui si è detto che entro la fine dell'anno dovrebbero essere modificati i decreti sicurezza, in base anche alle segnalazioni fatte dal Presidente della Repubblica; invece, lei ha detto che state ancora sviluppando una riflessione. Mi può conciliare «sviluppare una riflessione» con «entro fine anno modificheremo i decreti sicurezza»? Non mi tornano le due cose, mi sembra che ci sia un problema temporale.
  Sul discorso dei CPR io ho interrogato la settimana scorsa il Viceministro Mauri, chiedendo se tra i CPR in apertura ci fosse anche il Centro di via Corelli a Milano; su questo, purtroppo, non riesco ad avere delle risposte certe, per cui colgo l'occasione per chiederlo anche a lei: ha detto che verranno aggiunti ulteriori trecento posti, ma via Corelli non viene mai citato espressamente, Pag. 14 tant'è che, curiosamente, nella precedente occasione sulle dichiarazioni del Viceministro Mauri avevo espresso le mie perplessità, perché non avevo avuto ricevuto informazioni chiare sull'apertura del centro di via Corelli, mentre era poi intervenuto l'europarlamentare Majorino attaccando il Viceministro Mauri perché, secondo il collega Majorino, il Viceministro medesimo aveva parlato con chiarezza dell'apertura del CPR di via Corelli. Mi sembra evidente che si stiano usando parole poco chiare, invece vorrei capire se il Centro di via Corelli verrà aperto.
  La minaccia del terrorismo è uno degli argomenti su cui ho notato un po’ di timidezza. Sempre la settimana scorsa era stata presentata un'interrogazione da parte del gruppo di Forza Italia, rimasta sostanzialmente senza risposta, sui legami tra l'apertura di una moschea a Milano e alcune associazioni islamiche radicali, integraliste: non ho sentito da lei fare alcun riferimento a questa situazione sul nostro territorio. È una situazione grave, molto presente in tante zone di Milano, in tante zone del nostro Paese, in tante periferie delle nostre città. Io conosco in particolare Milano, ma questo vale per numerose realtà. Ci sono molte associazioni integraliste e non mi sembra di averle sentite citare.
  Mi dispiace che abbiamo poco tempo, però tra i pochi riferimenti chiari c'è stato il Memorandum Italia-Libia, che noi abbiamo già avuto modo di criticare, la cui inefficienza e inefficacia mi sembrano ormai lampanti.
  Così come, signora Ministro, i 60 milioni per il riordino delle carriere: se lo faccia raccontare, io capisco che lei giustamente sia piena di impegni e non possa seguire il dibattito parlamentare che abbiamo svolto in questi giorni, se lo faccia raccontare dai suoi collaboratori, ma non diteci più la panzana dei 60 milioni di euro per il riordino delle carriere, perché ne abbiamo discusso abbondantemente: non stanziate – almeno in quel campo, in quel settore, con quel provvedimento – neanche una lira in più, perché li andate a prendere da altri fondi, tra cui 16 o 18 milioni vengono presi direttamente dal suo Ministero.
  Vi chiedo una particolare attenzione – ho sentito un accento, in questo caso, pesante – sui percorsi di integrazione, che ovviamente non ci vedono contrari, ma su cui è necessaria attenzione, perché i percorsi di integrazione spesso sono stati gestiti male, con delle degenerazioni, che abbiamo visto e di cui abbiamo parlato spesso. Fate attenzione, perché quello è un tema sensibile. Sono soldi dei cittadini che non possono essere buttati via, ma devono essere davvero finalizzati all'integrazione dello straniero che viene nel nostro Paese e non invece all'arricchimento personale di cooperative o associazioni che lucrano su questo fenomeno.

  MAURIZIO CATTOI. Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Io, per rispetto della discussione che ci sarà e dei colleghi, sarò velocissimo e mi limito alle cose più concrete, rivolgendomi più che alla figura politica a quella figura tecnica, profonda conoscitrice della macchina amministrativa e della Polizia, che lei, signor Ministro, incarna per il suo altissimo profilo. Mi riferisco alle specialità. Noi veniamo da una stagione feconda, quella del coordinamento, che lei ha citato all'inizio come il faro della metodologia di azione operativa delle Forze di polizia, seguita da una serie di riordini delle specialità, a cominciare dalla direttiva Pisanu fino ad arrivare al decreto legislativo n. 177 del 2016, che ha ribadito alcune suddivisioni importanti, tra cui anche alcune rinunce forti: per esempio, le squadre nautiche delle Forze di polizia sono state di fatto soppresse per consentire alla Guardia di finanza di assumere quel tipo di funzioni che erano proprie dei Carabinieri e della Polizia. Però c'è qualcosa che non sta funzionando, credo ci sia qualcosa da rivedere in questo settore, al di là della forte sofferenza delle squadre nautiche della Polizia, che è competente per le acque interne, e noi sappiamo che sono uno dei posti più sensibili d'Italia, visti anche i cambiamenti climatici (parlo della laguna di Venezia, ma l'intero arco dell'Adriatico nord diventerà di fatto un'acqua interna, prossimamente), e su queste acque interne, le acque lacustri, le acque delle foci dei fiumi, dove ci sono grossi insediamenti urbani, la Polizia di Pag. 15Stato rischia di recedere dalla propria competenza, mentre invece l'Arma dei carabinieri sta acquistando sedici battelli d'altura per più di 16 milioni di euro. Nelle motivazioni è spiegato che la componente d'altura del servizio navale dell'Arma viene impiegata per missioni di ordine e sicurezza pubblica su disposizione della prefettura. Nulla quaestio sul fatto che l'Arma dei carabinieri si doti di mezzi, ma non riesco a capire perché le specialità della Polizia di Stato debbano essere penalizzate nella storica funzione che hanno per l'ordine e la sicurezza pubblica nelle acque interne, con un depotenziamento su scala nazionale, mentre invece sarebbe necessario maggiore coordinamento da parte delle altre Forze di polizia, che accrescono il loro ruolo e aprono delle finestre.
  È di queste ore – e sono, devo dire, un po’ sconcertato – la proposta del Ministero dell'ambiente di un emendamento al Senato per l'istituzione dei «baschi verdi» per l'ambiente, addirittura con proiezioni all'estero, con 6 milioni di euro in tre anni destinati a iniziative fuori dal suolo nazionale, quando credo che in Italia abbiamo un estremo bisogno di implementare le nostre risorse.
  Le chiedo sulle specialità cosa vuole intendere lei come potenziamento di questa funzione, che sarà sempre più determinante nel futuro e sulla quale il coordinamento pare a questo punto non funzionare come dovrebbe.

  LAURA RAVETTO. Grazie, Presidente, grazie, Ministro, anche io sarò breve, per lasciare spazio a tutti i colleghi. Partiamo dalla sicurezza. Noi di Forza Italia siamo convinti che serva un piano straordinario di assunzioni, per cui vorremmo capire da lei come si comporterà nei confronti dell'organico, perché il Ministro Madia di fatto ratificò un ridimensionamento dell'organico che oggi ha ripercussioni su tutti i territori, in particolare sulle grandi città.
  Riporto, al riguardo, l'allarme della collega Calabria, dei colleghi di Roma e dei colleghi laziali. Il 15 novembre si è riunito a Roma il Comitato per l'ordine e la sicurezza, si è detto giustamente che le istituzioni devono lavorare tutte insieme, però operativamente lei ha parlato di «Strade sicure»: si figuri, l'abbiamo inventata noi e non siamo certamente contrari al principio, però poi operativamente che cosa succede e come si affrontano questi temi? L'organico è ridimensionato e poi c'è chiaramente un problema economico. Noi nel decreto fiscale, e anche in legge di bilancio, abbiamo presentato un emendamento per 1 miliardo almeno di stanziamento, so che i colleghi della Lega lo hanno fatto addirittura per 3 miliardi; lei ci ha parlato di 25 milioni per anno, 5 milioni per gli straordinari, però non ci sembra abbastanza. Quindi, tutte unite le istituzioni, noi siamo collaborativi, Ministro, diamo anche noi la nostra disponibilità. Se si possono aumentare queste dotazioni, noi ci siamo da subito, da questi provvedimenti.
  Pensiamo anche che lei dovrebbe porre attenzione alle regole d'ingaggio. Abbiamo tutti assistito a episodi, che sono stati giustamente denunciati, per quanto concerne l'utilizzo di metodi di forza da parte delle Forze dell'ordine, però poi abbiamo anche visto altri episodi, come ad esempio a Trieste, in cui dei dominicani hanno ucciso un membro delle Forze dell'ordine e l'opinione pubblica si è chiesta come fosse possibile che non fossero ammanettati. Probabilmente è necessaria anche una chiarezza sulle regole d'ingaggio, naturalmente nel perimetro del rispetto dei diritti di tutti, come è giusto che sia. Vedo già delle colleghe turbate, non sto facendo riferimento ad altre ipotesi, non sto cercando lo scontro politico, sto dicendo al Ministro: attenzione sulle regole d'ingaggio.
  Concordo pienamente con il collega Iezzi sul riordino delle carriere: se significa sottrarre delle risorse ad altri comparti, di fatto trasferire delle risorse dalla sicurezza per il riordino, è meglio cancellare la proposta.
  Arrivo all'immigrazione. L'abbiamo già detto in Aula, Ministro, abbiamo presentato delle risoluzioni, per quanto concerne l'accordo con la Libia. Lei oggi ce lo ha ripetuto, abbiamo avviato un canale di rinegoziazione, però su questo insistiamo: gli accordi si fanno in due. Avviare revisioni può indurre la Guardia costiera libica a Pag. 16sentirsi disimpegnata nel periodo di rinegoziazione, quindi quanto tempo intendete dedicare a questa rinegoziazione e quale sarà il punto di caduta? In linea generale voi parlate di miglioramento dei centri sul territorio libico: siamo tutti d'accordo, si figuri, noi siamo assolutamente d'accordo come forza politica, come, sono certa, tutte le forze politiche, però quanto all'articolo 2 del Trattato, rinnovato dal Movimento 5 Stelle insieme al Ministro Salvini, fatto da Minniti sulla base di quanto fatto precedentemente da Berlusconi, quindi tutte le forze politiche hanno partecipato, perché poi è un rinnovo tacito ed è già stato rinnovato una volta, oggi che cosa significa rinegoziazione, quale sarà il punto di caduta? L'articolo 2 prevede già impegni perché i centri non siano luoghi di tortura; già quel Memorandum fu il primo che istituì la possibilità per l'UNHCR di accedere ai centri: che cosa significa? Stiamo rinegoziando tempi? Modalità? Quale sarà il punto di caduta? Temiamo che ci lascino scoperti e poi ci siano di nuovo verso le nostre coste immigrazioni incontrollate.
  Sono d'accordo con il collega Iezzi: il Centro di rimpatrio di Milano è fatto, Ministro, è operativo, non riusciamo a capire quando effettivamente verrà utilizzato. Lei ha detto che è un buon momento per rivedere il Regolamento di Dublino, lo spero anch'io, quindi accolgo le sue parole in modo positivo. Noi lo speriamo, perché dopo l'accordo di Malta, invece, abbiamo percepito un po’ di perplessità dagli stessi Stati che erano al tavolo.
  Lei ha detto che modificherete il decreto sicurezza secondo le osservazioni del Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica ha fatto delle osservazioni, la più sensibile politicamente credo fosse quella relativa alla proporzionalità delle sanzioni per violazione del divieto di ingresso nelle acque territoriali, anche con riferimento alla mancanza di una distinzione tra le navi. Ministro, noi vogliamo capire: cosa significa «modifichiamo»? Si ritiene di fare delle modifiche di questo tipo, puntuali, relative all'entità delle sanzioni, alle tipologie, o «modifichiamo» nel senso che rivediamo l'idea stessa della chiusura dei porti e cambiamo la visione politica e riapriamo i nostri porti? Questo è un punto fondamentale, su cui le sarò grata se vorrà essere chiara.
  Infine, il collega di Fratelli d'Italia ha osservato che non si è pronunciata sul provvedimento che abbiamo in discussione sui flussi. Osservo anche – non lo possiamo ignorare – che è stata ribadita da una forza politica la necessità di fare un provvedimento sullo ius soli. È chiaro che sono iniziative parlamentari, lei non è tenuta a darci un'opinione in tal senso in questa sede, però le chiedo se volesse eventualmente esprimere anche una sua opinione su questo.

  BARBARA POLLASTRINI. Voglio ringraziare anch'io la signora Ministra per la sua relazione così ampia e così seria, mi permetto di dire.
  Quando il collega Iezzi si domandava dove fosse la discontinuità, ho registrato già un primo elemento di discontinuità, che per noi non è una cosa secondaria: mi riferisco alle prime parole dette dalla Ministra, il primo riferimento metodologico, quando ha affermato che, nello svolgere la sua funzione così importante per il Paese, intende attenersi a uno stile di dialogo e ascolto e procedere con equilibrio e misura. Credo che su queste materie dialogo, ascolto e procedere con equilibrio e misura non siano dati soltanto metodologici, ma indichino già un indirizzo che, dal mio punto di vista, per quello che ho vissuto, è già un segno forte di discontinuità. In quelle parole, dialogo e confronto, io – almeno mi permetto di interpretarle così – credo che ci sia quel senso profondo che intende restituire al tema della sicurezza quella risposta più compiuta e che non metta mai in secondo piano come la necessità della sicurezza non possa mai prescindere dal pieno rispetto dei diritti umani e della dignità di ogni persona, ovunque e comunque sul nostro territorio, anche, per quanto riguarda il nostro rapporto con l'Europa, per la parola e la forza che potrà avere il nostro Paese nel chiedere un cambiamento dell'Europa rispetto a ciò che non è un'emergenza, ma è un mutamento epocale. Pag. 17
  Mi permetto di rivolgere soltanto alcune brevi domande alla Ministra. La prima riguarda, appunto, l'Europa. Vi faceva riferimento, magari con un altro punto di vista, anche la collega che mi ha preceduta. Vedi, collega, il mio sguardo era uno sguardo di ascolto e di attenzione veri, non era assolutamente di interruzione di un confronto tra di noi! La Ministra ha fatto riferimento alla funzione che deve e può svolgere l'Europa, a seconda, naturalmente, di come si comporteranno i singoli Paesi che ne fanno parte, rispetto a una materia che, a mio avviso, non attiene a un'emergenza, ma a una visione di come si può evolvere o involvere la stessa civiltà europea. Io mi rendo conto che questo è un tema decisivo, delicatissimo, non risolvibile con la bacchetta magica e la domanda forse può sembrare alle colleghe e ai colleghi un po’ teorica, ma mi interesserebbe molto se potesse la Ministra approfondire meglio, dirci qualcosa di più su quanto il nostro Paese possa e voglia far sentire la propria voce in Europa perché ci sia un reale cambiamento di impostazione. So che vi sembra che io parli d'altro, non è così: il balbettio dell'Europa dinanzi alla tragedia curda ha segnato di nuovo un prima e un dopo. È difficilissimo intervenire, chiedere un cambiamento europeo degno della civiltà europea, se poi si girano gli occhi dall'altra parte quando avvengono fratture, come sono avvenute, ad esempio rispetto alla vicenda curda.
  Parto da tali considerazioni per riagganciarmi alle domande poste dai colleghi che mi hanno preceduta sul tema della Libia, del Memorandum con la Libia, su cui noi abbiamo avuto modo di intervenire in Assemblea, e interverremo nuovamente in Assemblea al momento della prossima discussione, per chiedere precise risposte, perché si tratta di nuovo del tema dei diritti umani: come e quanto quel Memorandum può consentirci di essere fieri di noi stessi e di rinnovarlo, se non c'è una posizione ferma e intransigente rispetto ai passi in avanti che si possono compiere circa i campi di detenzione libica e il rispetto più profondo dei diritti umani in quel Paese. So che attiene ai temi della diplomazia, so che non si può ottenere tutto immediatamente e con un unico passaggio, ma ritengo che l'Italia possa essere più riconoscibile in Europa se torna a fare dei diritti umani e della dignità il filo da tirare per farsi riconoscere e, soprattutto, per porre determinate condizioni, anche a costo di praticare la strada della minoranza, ma senza mai retrocedere, come invece è avvenuto nei mesi e con il Governo che abbiamo alle spalle.
  Di qui discendono due domande. Lei ha fatto riferimento alla revisione dei decreti sicurezza e si è correttamente riferita al programma di Governo e alle osservazioni del Presidente della Repubblica: da quel momento sono avvenute anche altre cose, ci sono state prese di posizione da parte dell'Europa, della Commissione europea per i diritti umani, e da parte della Corte di cassazione, se non sbaglio; capisco e condivido la serietà con cui lei ha posto a noi, a questa Commissione, il tema, anch'io nel prossimo periodo, quando lei lo vorrà, riterrei molto importante che si potesse approfondire questa materia, che per noi del Partito democratico – e con questo rispondo, con grande pacatezza, al collega Iezzi – è un tema essenziale da discutere ed è al centro della nostra attenzione. Quindi, non intendo assolutamente negare qui la sensibilità di questo gruppo – che è una sensibilità da condividere, come sempre, in Parlamento – rispetto alla revisione, dal mio punto di vista anche radicale (per altri non sarà così), dei decreti sicurezza La stessa attenzione, lo sapete benissimo, per quanto ci riguarda, è sul tema dello ius culturae e dello ius soli, che è all'esame del Parlamento, e verso cui la Ministra immagino abbia un'enorme sensibilità e attenzione.
  L'ultima cosa che vorrei chiederle, pur sapendo che non si tratta di un tema di esclusiva competenza del Ministero dell'interno, ma anche del Ministero della giustizia e del Dipartimento per le pari opportunità, è se potesse, se non ora successivamente, farci un quadro su come procede il piano di contrasto alla violenza nei confronti delle donne, sia in termini di prevenzione sia in termini di efficacia.

Pag. 18

  PRESIDENTE. Do la parola al collega Magi per l'ultimo intervento, purtroppo non c'è la possibilità di svolgere ulteriori interventi.

  RICCARDO MAGI. La ringrazio, Presidente, grazie, Ministro, provo a ridurre al minimo l'espressione di giudizi politici personali e a concentrarmi sulle domande.
  Siamo a circa un anno dal primo decreto sicurezza, quindi è forse anche il tempo di tracciare un bilancio sugli effetti che quella normativa ha avuto sul sistema dei servizi per l'integrazione. Lei giustamente ha posto l'accento sull'importanza dei servizi per l'integrazione, la domanda è come pensa di porre rimedio anche agli effetti che ci sono stati a seguito di quella normativa. In particolare, pensa che sia importante tornare a fare in modo che, ad esempio, i richiedenti protezione vulnerabili possano avere accesso al SIPROIMI?
  Sul fronte del Memorandum con la Libia ritengo che ogni proposito di chiusura di quei centri di detenzione che sono stati realizzati in Libia, attraverso una sostituzione di coloro che attualmente li gestiscono e che sono soggetti para-istituzionali libici, molto spesso paramilitari (ad esempio milizie), con organismi internazionali, sia difficile da attuare, se prima non chiariamo esattamente che cosa è avvenuto finora con i fondi che il nostro Paese, insieme ai fondi europei, ha destinato alla Libia, e noi ancora questa chiarezza, purtroppo, non l'abbiamo. Non l'abbiamo rispetto ai fondi utilizzati per la realizzazione dei centri; non l'abbiamo rispetto alla collaborazione che il nostro Paese tiene con la Guardia costiera libica. Purtroppo queste sono tutte informazioni che ancora sfuggono a questo Parlamento, perché – io credo che sia importante ribadirlo anche in questa sede – quel Memorandum è stato adottato in forma semplificata, vale a dire dal Governo senza un'autorizzazione alla ratifica e all'esecuzione da parte del Parlamento, in violazione dell'articolo 80 della nostra Costituzione. Penso che sia velleitario poter cambiare le finalità e le modalità con cui viene attuato quel Memorandum, se prima noi non rientriamo nel pieno diritto costituzionale e non consentiamo al Parlamento di avere un controllo pieno di tutto quello che avviene con le risorse fornite dallo Stato italiano e anche con quelle dell'Unione europea.

  PRESIDENTE. Concluso questo primo e, purtroppo, credo ultimo giro di domande, in quanto abbiamo soltanto un quarto d'ora prima che la Ministra lasci la Commissione, prima di passarle la parola, vorrei evidenziare che noi, come Commissione, siamo impegnati su tutti gli argomenti trattati nella sua relazione e nelle domande poste dai colleghi: la revisione dei ruoli delle Forze di polizia; le risoluzioni sull'allineamento retributivo e pensionistico dei Vigili del fuoco; abbiamo appena convertito il decreto-legge sulla sicurezza cibernetica, così come quello sul riordino dei Ministeri; sull'immigrazione stiamo esaminando diverse proposte di legge e svolgendo un'indagine conoscitiva.
  Non ripeterò, non farò domande che sono già state poste dai colleghi, mi limito solo a un accenno a un argomento che non è stato trattato da nessuno degli intervenuti, ma che si collega all'ultima parte della sua relazione: l'anagrafe digitale, che può darci la possibilità di sperimentare il voto elettronico. Le vorrei chiedere come vede lei la possibilità, entro le prossime elezioni politiche, di una sperimentazione del voto elettronico per chi vota all'estero e per i fuorisede. Si tratta di un argomento che molto probabilmente all'inizio dell'anno prossimo ci ritroveremo a trattare in questa Commissione con una nuova indagine conoscitiva.
  Do ora la parola alla Ministra Lamorgese per la replica.

  LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'interno. Vi ringrazio innanzitutto per le domande, perché mi danno l'opportunità di chiarire alcuni aspetti.
  Innanzitutto un argomento richiamato da più onorevoli è quello relativo all'attivazione dei nuovi CPR. Il Dipartimento mi dice che abbiamo dei nuovi CPR che verranno messi in funzione quanto prima, non appena saranno terminate tutte le procedure, e vengo anche a quello di via Corelli: Pag. 19è in fase di aggiudicazione la gara per la gestione, quindi, a conclusione di tutte le procedure, si arriverà all'apertura anche di quel Centro (ho notato che si tratta di un argomento molto sentito). È in via di definizione la procedura di aggiudicazione dei servizi anche per il CPR di Macomer; i lavori di adeguamento del CPR di Gradisca d'Isonzo sono terminati, anche qui è stata aggiudicata la gara per il servizio di gestione, però è stata impugnata davanti al TAR e quindi bisogna attendere tutto l’iter. Sono state avviate le attività per la realizzazione di un Centro – lo dicevo prima nella relazione – a Oppido Mamertino, nell'ex casa mandamentale, e per l'attivazione dell'ex CIE di Modena, per il quale sono in corso trattative per la locazione dell'immobile. Quindi c'è una procedura in corso, d'altra parte le procedure sono lunghe, perché ci sono tutte le gare da effettuare e, quando queste vengono assegnate, ci sono i ricorsi, pertanto vi è tutta una serie di procedimenti in corso.
  Vengo a un altro problema che mi è stato posto: quello delle risorse, sia dei Vigili del fuoco sia delle Forze di polizia, se non sbaglio. Per i Vigili del fuoco è vero che si era partiti da 10 milioni, vi è stato un incontro con le organizzazioni sindacali su questa armonizzazione, che è assolutamente sentita, avvertita come importante, d'altra parte i Vigili del fuoco rappresentano una componente importante dello Stato, non solo del Ministero dell'interno, perché è un Corpo molto amato da tutti gli italiani, soprattutto per il servizio reso in situazioni di emergenza. Sabato scorso ero a Venezia per l'acqua alta, che ha causato molti danni, peraltro i danni si vedono quando l'acqua si ritira, non quando l'acqua c'è, perché poi emerge tutta una serie di problemi dovuti alla salsedine. Ho vissuto per due anni a Venezia, sono stata prefetto di Venezia, la conosco bene e devo dire che ho anche avuto in quei due anni l'acqua alta, ma come l'ho vista ora non l'avevo mai vista, e credo nessuno di noi, perché pare che dal 1960 non si registrassero tali livelli, dunque la situazione è stata abbastanza complessa da affrontare. Dunque, i danni si vedono alla fine, quando l'acqua si ritira. In particolare nella basilica di San Marco vi è stato un problema, vi sono i mosaici da preservare, e la salsedine porta dei danni notevoli anche nella cripta. Non intendevo parlare di Venezia, anche se la passione per questa città è tale che mi ha indotta a farlo, ma dei Vigili del fuoco, che in tale circostanza hanno svolto un'attività veramente preziosa.
  Nell'incontro con le organizzazioni sindacali, cui facevo cenno, al quale era presente anche il Presidente Conte, a Palazzo Chigi, abbiamo ritenuto di appoggiare questa linea dell'armonizzazione, compatibilmente con le risorse, e abbiamo proposto in quella sede – e probabilmente a quello si riferiva lei, perché glielo avranno riferito, perché la norma parlava di 25 milioni – di inserire la norma nel provvedimento così da porre un punto fermo, quello dell'armonizzazione. Ovviamente si tratta di risorse assolutamente insufficienti, però poi vedremo in corso d'opera cosa riusciremo a ottenere. La cosa importante era che si inserisse il principio. Poi ci siamo ovviamente mossi per quanto riguarda l'incremento del fondo, perché il fondo prevede 200 milioni, ed era un po’ difficile trovarli tutti, quindi il mio obiettivo era di portare un appoggio a questa giusta rivendicazione. Quando mi riferisco a un sensibile incremento mi riferisco a un raddoppio, se non di più. Però, a mio avviso, era importante inserire un principio di cui si era sempre parlato, ed essere riusciti a metterlo nero su bianco è un dato importantissimo.
  Per quanto riguarda le Forze di polizia, devo dire che siamo riusciti a dare queste risorse riferite alle eccedenze dello straordinario 2018, perché – e parliamo anche delle eccedenze che siamo riusciti a prevedere come risorse nella legge di bilancio – in effetti si tratta di eccedenze, ovvero persone che hanno svolto servizio straordinario per motivi di ordine e sicurezza pubblica, non perché volevano svolgerlo in autonomia, e ancora devono avere il pagamento del 2018 e del 2019. Siamo riusciti a dar loro tutto il 2017, ed erano 175 milioni di euro, quindi non era facile, però abbiamo fatto un giusto contemperamento delle varie esigenze che riguardano tutta Pag. 20l'Amministrazione. Tenete conto che, quando parliamo di 175 milioni, riguardano tutte le Forze di polizia, quindi parliamo di Carabinieri, Polizia e Guardia di finanza.
  Quanto alla domanda dell'onorevole Iezzi, circa le risorse per il riordino, se lei va a verificare nelle tabelle allegate alla legge di bilancio, sono risorse che già ci sono state restituite, perché noi abbiamo dovuto operare in questi termini. Anche in tal caso, il principio è di parlare del riordino, di mettere delle risorse, ci siamo accordati nel senso che quelle risorse che erano state prese dal nostro Ministero – come notato dall'onorevole Iezzi – già sono in tabella restituite al Ministero dell'interno, perché ovviamente non si può andare a detrimento di altri tipi di servizio. È stato fatto in una logica di compensazione immediata, perché queste risorse non sono neanche uscite: non hanno fatto in tempo ad uscire che sono rientrate. Quindi, su questo penso di averle dato una risposta esaustiva.
  Per quanto riguarda invece la questione del concorso, in effetti i concorrenti – parliamo dei 445 – sono stati sottoposti alle ulteriori fasi di selezione a seguito di provvedimento cautelare del TAR, che però non ha mai giudicato nel merito. La posizione dell'Amministrazione ad oggi – dico ad oggi, «a bocce ferme», perché so che è stato presentato un emendamento parlamentare, quindi adesso vediamo anche come si svolgerà – è corroborata non solo da una norma primaria, ma anche da un orientamento del Consiglio di Stato, a cui è stato chiesto un parere, che ritiene non praticabile lo scorrimento delle graduatorie nei tre anni, quando intervengono modifiche ai requisiti di accesso. Adesso vediamo quello che succede, però vi ho inquadrato la problematica generale. Adesso vediamo come vanno le cose, però certo è che ci sono dei punti fermi, un orientamento del Consiglio di Stato, una decisione nel merito che non è mai stata adottata da nessun organo, perché neanche il TAR si è espresso nel merito. Vediamo come vanno le cose. Certo, ci sono dei princìpi fermi, comprensivi di una disposizione di legge che corrobora l'attività che ha svolto fino ad adesso il Dipartimento di pubblica sicurezza dell'Amministrazione dell'Interno.
  Per quanto riguarda le squadre nautiche, è previsto che vengano tolte, ma era previsto dalla legge Madia e andava fatto entro una certa data, che mi pare fosse la fine dell'anno scorso o l'inizio di quest'anno. E, se c'è una norma vigente, bisogna applicarla, altrimenti va cambiata, non vi sono strade alternative. Attualmente la norma non è stata proposta, perché alla fine quelle strutture delle squadre nautiche già sono chiuse, non sono più operative, anche se poi d'estate, laddove dovesse servire, potrebbero essere riutilizzate. Quindi, c'è tutto un sistema molto complesso di utilizzo. D'altra parte, il rischio, paventato anche dagli uffici, è che, non essendo stata fatta alcuna norma per modificare l'esistente, si vada davanti alla procura della Corte dei conti, perché noi abbiamo degli uffici aperti che non potrebbero stare aperti, in base alla legge precedente (attualmente vigente) che non si è ritenuto di modificare. Quindi adesso verificheremo, ma secondo me al momento non possiamo che procedere in quei termini e comunque è un problema che stiamo seguendo.

  MAURIZIO CATTOI. Altri lo fanno...

  LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'interno. Non è esattamente così. Quanto ai rimpatri, si dice che non è cambiato nulla. L'attività dei rimpatri è un'attività per cui, per fortuna, il Ministero dell'interno ha delle strutture tali che procedono a prescindere dal ruolo del Ministro, perché sono delle attività che vanno avanti comunque. Quello che vorrei dire ripetendo i dati – ed è quello che ho letto prima, ma lo voglio ribadire, visto che mi è stata fatta un'espressa domanda su questo – è che quello che io ho fatto come Ministro è di portare ad accelerazione le procedure di rimpatrio, tant'è vero che ad oggi (dal 5 settembre, quindi in due mesi e mezzo) abbiamo fatto ben 1.304 rimpatri. Ciò vuol dire che delle procedure di accelerazione ci sono state. Molto è dovuto anche al fatto che di questi 1.300 molti sono tunisini, il che ha comportato un elemento di accelerazione, Pag. 21 poiché possono essere restituiti con le procedure accelerate, a seguito di quel provvedimento, in quanto provenendo da Paesi sicuri vi è una procedura più facile. Soltanto nel mese di ottobre abbiamo rimpatriato il 60 per cento dei tunisini sbarcati nello stesso mese. Quindi, ritengo che dei risultati ci siano stati.
  In merito all'accordo di Malta, a onor del vero, qualche risultato c'è stato. Adesso stiamo verificando, perché avremo un prossimo incontro entro dicembre, quindi dovremo sapere quanti Paesi hanno accolto questa strada. Però ci tengo a dire, per chiarezza, che, quando sono sbarcati quelli della Ocean Viking nel mese di ottobre (nel mese corrente non ci sono stati sbarchi), così come quelli della Alan Kurdi (i primi erano 104 e i secondi 94), noi abbiamo avuto soltanto da due Paesi, ferme restando le quote che hanno garantito gli altri, il 72 per cento, e questo è molto significativo, perché in precedenza non avevano mai provveduto in termini così concreti. Tra l'altro le relative procedure si stanno anche velocizzando, ad esempio per le interviste. Aggiungo che si tratta di settori complessi, di procedure complesse, che richiedono anche del tempo per assestarsi. Quindi nessuno canta vittoria, però io vedo che c'è, da parte anche degli altri Paesi, una condivisione, e questo secondo me è importante. Poi abbiamo l'interesse a che si ampli il più possibile, ma quello lo vedremo prossimamente. Gli uffici stanno lavorando, sono andati a Bruxelles per un incontro con i rappresentanti degli altri Stati. Quindi è un work in progress, i cui risultati si vedranno alla fine.
  Tutto possiamo dire, di bene o di male, però io sono dell'idea – sarà che poi io caratterialmente sono ottimista, e quindi la vedo sempre in positivo – che possa concludersi nel modo migliore. Abbiamo avuto, da parte di Francia e Germania, checché se ne dica, una condivisione importante in termini di numeri, e di questo dobbiamo darne conto. Non si può sempre parlare negativamente di questo benedetto accordo: bisogna dire le cose come sono.
  Presidente, per quanto riguarda la questione sollevata da lei, so che alla Camera dei deputati è stato approvato un ordine del giorno – proprio suo, credo – che impegna il Governo all'adozione di linee guida per la sperimentazione del voto elettronico. È una questione che noi seguiamo da vicino, perché da sempre se ne parla, ma va garantito il rispetto dei princìpi costituzionali di segretezza e di personalità del voto, il corretto computo dei suffragi ai fini della proclamazione ufficiale degli eletti, le esigenze connesse all'eventuale contenzioso e alla necessità di estrarre tutti i dati che hanno portato alla formazione dei risultati ufficiali.
  Abbiamo verificato – questo lo voglio dire – che in passato in altri Stati europei, per esempio Francia e Germania, hanno fatto la stessa sperimentazione, che poi non ha condotto all'introduzione di norme concrete a regime tali da conferire una validità giuridica ai sistemi di voto e scrutinio elettronico, però il Dipartimento affari interni e territoriali ritiene che si possa eventualmente costituire una commissione con tutti gli attori istituzionali interessati, anche per la creazione di apposite linee guida che possano individuare delle modalità utili almeno a verificare se si possa fare o meno. Di questa commissione dovrebbero far parte rappresentanti dei Ministeri dell'interno, degli affari esteri, dell'economia e delle finanze, dell'innovazione tecnologica, nonché dell'Agenzia dell'Italia digitale. Su questo noi siamo disponibili ad emanare delle linee guida per vedere di individuare delle modalità tali che ci possano assicurare queste garanzie procedimentali, da cui secondo noi non si può prescindere, perché il diritto di voto è quello che rappresenta la nostra democrazia e quindi dobbiamo essere certi che ci sia una linea precisa e ben individuata. Per quanto riguarda le modifiche dei decreti sicurezza mi è stato chiesto cosa si intende quando si dice che siamo in valutazione. Per la verità io ho già pronto lo schema di provvedimento, ma ne devo parlare ancora in sede di Consiglio dei ministri. Per adesso, quello che ho ritenuto di fare, perché di quello ne sono certa, è inserire nel testo sicuramente le modifiche connesse alle osservazioni pervenute dalla Presidenza della Repubblica. Pag. 22
  Per quanto riguarda il sistema SIPROIMI – venendo alla domanda dell'onorevole Magi – in questo momento noi stiamo facendo una valutazione generale, quindi non posso dare una risposta, poiché a me non piace dire cose che potrebbero anche non realizzarsi. Sto individuando con gli uffici le linee future che dovremo porre in essere. Per adesso il problema che mi sono posta in via immediata è quello dell'integrazione, poi vedremo di iniziare. D'altra parte, vorrei aggiungere che siamo qui da due mesi e in due mesi non è che possiamo rivedere il mondo intero. Mi pare che quello che dovevamo fare l'abbiamo fatto, quest'altro ambito poi vedremo come realizzarlo, se realizzarlo, e ve ne potrò dare conto in una prossima occasione, in un prossimo incontro, sperando che sia passato un po’ più di tempo, in modo da consentire anche a me, che sono arrivata da due mesi, di rendermi esattamente conto e di essere partecipe di quello che è un progetto più generale.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Ministra Lamorgese e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.55.