XIV Commissione
Politiche dell'Unione europea
Politiche dell'Unione europea (XIV)
Commissione XIV (Unione europea)
Comm. XIV
Sull'ordine dei lavori ... 298
DL 24/2022: Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza. C. 3533 Governo (Parere alla XII Commissione) (Esame e rinvio) ... 298
Documento di economia e finanza 2022. Doc. LVII, n. 5, Annesso e Allegati (Parere alla V Commissione) (Esame e rinvio) ... 300
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/2235 che modifica la direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto e la direttiva 2008/118/CE relativa al regime generale delle accise per quanto riguarda gli sforzi di difesa nell'ambito dell'Unione. Atto n. 361 (Esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e rinvio) ... 305
Documento di economia e finanza 2022. Doc. LVII, n. 5, Annesso e Allegati (Parere alla V Commissione) (Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni) ... 307
ALLEGATO 1 (Parere approvato dalla Commissione) ... 311
DL 24/2022: Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza. C. 3533 Governo (Parere alla XII Commissione) (Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole) ... 307
ALLEGATO 2 (Parere approvato dalla Commissione) ... 317
Schema di decreto legislativo recante disposizioni per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/884 che modifica la decisione quadro 2009/315/GAI per quanto riguarda lo scambio di informazioni sui cittadini di paesi terzi e il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziali (ECRIS), e che sostituisce la decisione 2009/316/GAI. Atto n. 360 (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Parere favorevole) ... 307
ALLEGATO 3 (Parere approvato dalla Commissione) ... 318
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/882 sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi. Atto n. 362 (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazione) ... 307
ALLEGATO 4 (Parere approvato dalla Commissione) ... 319
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/2235 che modifica la direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto e la direttiva 2008/118/CE relativa al regime generale delle accise per quanto riguarda gli sforzi di difesa nell'ambito dell'Unione. Atto n. 361 (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Parere favorevole) ... 308
ALLEGATO 5 (Parere approvato dalla Commissione) ... 320
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prestazione energetica nell'edilizia (rifusione). COM(2021)802 final (Parere alla X Commissione) (Esame e rinvio) ... 308
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 13 aprile 2022. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 9.
Sull'ordine dei lavori.
Sergio BATTELLI, presidente, propone di anticipare il secondo punto all'ordine del giorno, concernente l'esame del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante «Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza», per poi procedere all'esame del Documento di economia e finanza 2022.
La Commissione concorda.
DL 24/2022: Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza.
C. 3533 Governo.
(Parere alla XII Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.
Filippo SENSI (PD), relatore, ricorda che la Commissione avvia oggi, al fine di rendere il parere alla XII Commissione affari sociali, l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante «Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza». Il provvedimento in esame è volto principalmente ad allentare, fatte salve le esigenze di tutela sanitaria, le restrizioni introdotte nel corso dalla pandemia attraverso i numerosi provvedimenti che si sono succeduti, la cui esigenza viene meno in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 e poi successivamente prorogato fino al 31 marzo 2022. Sono altresì prorogate alcune misure, in particolare quelle concernenti il rafforzamento del servizio sanitario, necessarie a fronteggiare sia la diffusione del COVID-19 tuttora in corso, sia le esigenze inerenti ad altre patologie.
Il decreto-legge, che si compone di 15 articoli e due allegati, utilizza la tecnica della novella, apportando modifiche e integrazioni alle disposizioni recate da altri provvedimenti (principalmente, ai decreti-legge n. 44 e n. 52 del 2021). Le modifiche introdotte sono volte a regolare le conseguenze della cessazione dello stato di emergenza in merito alle seguenti materie: alla possibilità di adottare ordinanze di protezione civile con efficacia limitata fino al 31 dicembre 2022 (articolo 1); alla cessazione del Commissario straordinario dalle proprie funzioni (articolo 2); al potere di ordinanza del Ministro della salute in materia di ingressi nel territorio nazionale e in materia di adozione di linee guida e protocolli connessi alla pandemia (articolo 3); agli obblighi di isolamento in caso di positività al virus SARS-CoV-2 e di autosorveglianza in caso di contatto stretto con soggetti positivi (articolo 4); all'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie (articolo 5); alla graduale eliminazione del green pass base e rafforzato (articoli 6 e 7); alla permanenza degli obblighi vaccinali per alcune categorie di lavoratori studenti e alle relative sanzioni (articolo 8); alle nuove modalità di gestione dei casi di positività all'infezione da SARSCoV-2 nel sistema educativo, scolastico e formativo (articolo 9); alla proroga di alcuni termini correlati alla pandemia da COVID-19, in particolare quelli connessi al conferimento di incarichi in ambito sanitario e della sicurezza (articolo 10); alla normativa in materia di sanzione e controlli (articolo 11); alla conferma della proroga dell'operatività delle Unità speciali di continuità assistenziale (USCA) e dei contratti in favore di medici specializzandi (articolo 12); al prosieguo della raccolta di dati per la sorveglianza integrata del SarS-CoV-2 e per il monitoraggio della situazione epidemiologica (articolo 13); alle necessarie abrogazioni (articolo 14) e, infine, all'entrata in vigore (articolo 15). I due allegati A e B elencano le disposizioni già contenute in altri provvedimenti di cui vengono prorogati i termini, rispettivamente, al 31 dicembre 2022 e al 30 giugno 2022.
Rinviando alla documentazione predisposta dagli uffici per un dettagliato esame del provvedimento, avverte che si limiterà a descrivere brevemente, nei termini di seguito riportati, le disposizioni di interesse per la Commissione, che appaiono circoscritte agli articoli 1 e 13.
L'articolo 1 prevede che possano essere adottate ordinanze con efficacia limitata fino al 31 dicembre 2022, ai sensi dell'articolo 26 del decreto legislativo n. 1 del 2018, allo scopo di adeguare all'evoluzione dello stato della pandemia da COVID-19 le misure di contrasto in ambito organizzativo, operativo e logistico, preservando, fino al predetto termine del 31 dicembre 2022, la capacità operativa delle strutture emergenziali. Le nuove ordinanze, da adottare su richiesta motivata delle Amministrazioni competenti, possono contenere misure derogatorie nei predetti ambiti, individuate nel rispetto dei princìpi generali dell'ordinamento giuridico e delle norme dell'Unione europea.
L'articolo 13 detta disposizioni dirette a garantire, anche dopo la fine dello stato di emergenza, lo svolgimento della sorveglianza epidemiologica e microbiologica del SARS-COV-2. Per tale finalità, il Ministero della salute trasmette all'Istituto superiore di sanità, in interoperabilità con la piattaforma Sistema di sorveglianza integrata COVID-19, i dati individuali relativi ai soggetti cui sono somministrate dosi di vaccino anti SARS-CoV-2 contenuti nell'Anagrafe nazionale vaccini. Prosegue inoltre la trasmissione, mediante il Sistema Tessera sanitaria, dei dati relativi ai tamponi antigenici effettuati, con l'indicazione dei relativi esiti, con modalità di trattamento dei dati funzionali agli scopi di collaborazione scientifica e di sanità pubblica, nel rispetto di quanto previsto dal regolamento (UE) 2016/679 del 27 aprile 2016, in materia di riservatezza e sicurezza dei dati personali. Il mantenimento del sistema di sorveglianza integrata, con le modalità descritte, permette altresì di ottemperare agli obblighi di notifica europei ai fini della sorveglianza epidemiologica sul SARS-CoV-2, consentendo il confronto settimanale della situazione epidemiologica italiana con quella in altri Paesi europei, realizzata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).
In conclusione, si riserva di presentare una proposta di parere in esito al dibattito in Commissione.
Sergio BATTELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata al termine della seduta antimeridiana dell'Assemblea.
Documento di economia e finanza 2022.
Doc. LVII, n. 5, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del documento in titolo.
Francesco BERTI (M5S), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata oggi a esaminare il Documento di economia e finanza 2022 (DEF 2021) e l'annessa Relazione al Parlamento volta a ottenere dal Parlamento l'autorizzazione a una maggiore gradualità nel percorso verso l'obiettivo di medio termine (OMT) di finanza pubblica rispetto a quanto previsto nella Nota di aggiornamento al DEF 2021 (NADEF 2021).
Premette che, come illustrerà oltre con maggiore dettaglio, la variazione del percorso di rientro per la quale viene chiesta l'autorizzazione è limitata al solo saldo dell'indebitamento netto strutturale, mentre gli obiettivi della NADEF 2021 vengono confermati per quanto riguarda il deficit nominale e migliorati per quanto riguarda il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo (PIL). È altresì richiesta l'autorizzazione a utilizzare lo spazio di bilancio derivante dalla differenza tra andamento tendenziale, migliore delle attese, e andamento programmatico, pari a 0,5 punti percentuali di PIL quest'anno, 0,2 nel 2023 e 0,1 nel 2024 e 2025, per finanziare un provvedimento di prossima emanazione.
Fa presente che il documento programmatico in esame, prima di analizzare i quadri macroeconomico e di finanza pubblica, illustra sinteticamente le informazioni di contesto alla base delle previsioni. Con riferimento agli ultimi mesi del 2021, viene ricordato, oltre alla risalita dei contagi da Covid-19, l'eccezionale aumento del prezzo del gas naturale, che ha determinato la crescita del tasso di inflazione, portando le principali banche centrali ad attuare o preannunciare un'inversione di tendenza in chiave restrittiva del proprio orientamento della politica monetaria. Conseguentemente, i tassi di interesse sono saliti ed è aumentato il differenziale di rendimento sui titoli di Stato italiani rispetto al Bund tedesco (spread). A inizio 2022, all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e alle successive sanzioni dell'Unione Europea (UE) e di numerosi altri Paesi, è conseguita un'ulteriore impennata dei prezzi dell'energia, dei beni alimentari, dei metalli e di altre materie prime e si è accentuata la flessione della fiducia di imprese e famiglie.
La risposta attuata dal Governo già dallo scorso anno a fronte di tali tendenze ha riguardato l'introduzione o il rafforzamento di misure di contenimento dei costi per gli utenti di gas ed energia elettrica – in misura pari, in termini di indebitamento della PA, a 5,3 miliardi nel 2021 e a 14,7 miliardi per il primo semestre di quest'anno, con effetti di riduzione della bolletta stimabili a un quarto rispetto a uno scenario senza interventi del Governo – cui si sono aggiunte altre misure a sostegno delle piccole come delle grandi imprese, incluse le «energivore», nonché interventi per specifici settori economici particolarmente colpiti, come quello dell'autotrasporto. Per quanto riguarda il supporto alle amministrazioni pubbliche, sono stati disposti interventi a ristoro dei costi di Regioni ed enti locali, a supporto del settore della sanità e altri interventi connessi alle attuali emergenze, inclusa l'accoglienza dei profughi ucraini.
La risposta attuata dall'Unione europea, a fronte delle evoluzioni degli ultimi mesi del 2021 e dei primi mesi del 2022, include la Comunicazione adottata il 2 marzo 2022 con cui la Commissione europea orienta la politica fiscale degli Stati Membri per il 2023 e definisce i criteri che guideranno la valutazione dei Programmi di stabilità e convergenza. Tra i principi enunciati, volti a un migliore coordinamento delle politiche fiscali a livello europeo, sono incluse raccomandazioni specifiche per i paesi ad alto debito, il cui aggiustamento di bilancio non dovrebbe gravare sugli investimenti ma essere piuttosto realizzato limitando la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale. È inoltre specificato che gli Stati membri con un debito pubblico elevato dovranno iniziare una graduale riduzione del debito, realizzando un aggiustamento di bilancio già nel 2023.
La Commissione si esprimerà sulla possibile disattivazione della clausola generale di salvaguardia per il 2023 a maggio, nel suo pacchetto di primavera del Semestre Europeo, sulla base delle previsioni macroeconomiche e fiscali aggiornate, che incorporeranno una più informata valutazione sugli effetti della crisi ucraina.
Nella medesima Comunicazione della Commissione al Consiglio del 2 marzo 2022 è stato anche fatto il punto sullo stato di avanzamento della revisione della governance economica europea che sarà attuata in tempo utile a raggiungere un ampio consenso entro il 2023.
Passando a descrivere il quadro macroeconomico tendenziale presentato nel DEF 2022 – validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio – fa presente che esso, dato il contesto macroeconomico descritto, presenta prospettive di crescita dell'economia più deboli e incerte rispetto al precedente documento di programmazione (NADEF 2021). La previsione tendenziale di crescita del PIL per il 2022 scende dal 4,7 per cento al 2,9 per cento; quella per il 2023 dal 2,8 per cento al 2,3 per cento, mentre per il 2024 si ha solo una lieve flessione, dall'1,9 per cento all'1,8 per cento. La previsione per il 2025 viene posta all'1,5 per cento, seguendo l'approccio secondo cui il tasso di crescita su un orizzonte a tre anni converge verso il tasso di crescita potenziale (attualmente cifrato, secondo la Relazione al Parlamento, all'1,4 per cento, sebbene il DEF 2021, alla tavola III.8 del primo volume, indichi un valore leggermente più contenuto, pari all'1,3 per cento). Osserva che tale approccio appare maggiormente prudenziale rispetto a quello seguito dalla Nadef 2021, che poneva le previsioni di crescita per l'ultimo anno di previsione a un livello superiore di 4 decimi di punto rispetto alla crescita del PIL potenziale allora stimato.
Marcata, ma solo per l'anno in corso, appare anche la revisione, rispetto alla NADEF 2021, delle previsioni dell'inflazione al consumo che sale per il 2022 dall'1,6 al 5,8, con una revisione al rialzo di 4,2 punti. Per gli anni successivi la revisione al rialzo è assai più contenuta, passando dal 1,3 al 2,1 nel 2023 e dall'1,5 all'1,8 nel 2024, valore a cui si colloca anche nel 2025. Osserva quindi che il DEF appare attribuire carattere transitorio alla fiammata dei prezzi attualmente in corso, causata in larga misura dalle attuali tensioni sui mercati internazionali del gas, del petrolio, delle materie prime e dei prodotti alimentari. Tali tensioni si riverberano in primo luogo sui prezzi delle importazioni, la cui crescita, attualmente in corso, viene reputata, nello scenario di base, di carattere transitorio (il deflatore delle importazioni, stimato al 7,6 per cento per l'anno in corso, è previsto infatti scendere all'1,4 per cento già nel 2023). Nel medesimo scenario di base, l'inflazione di fondo (che non considera i prezzi dei prodotti energetici e alimentari freschi), sebbene rivista anch'essa al rialzo, è stimata, già per l'anno in corso, su valori assai più contenuti rispetto all'inflazione (2 per cento).
Il DEF 2021 avverte peraltro del rischio che si realizzino scenari alternativi, come l'eventuale blocco parziale o totale delle importazioni di gas e petrolio russi, che determinerebbero una dinamica dell'inflazione assai più marcata e ripercussioni negative sulla crescita reale che, nello scenario peggiore risulterebbe contenuta allo 0,6 per cento nell'anno in corso (nonostante un effetto di trascinamento positivo dal 2021 ben più marcato) e allo 0,4 nel 2023.
Passando a illustrare il quadro tendenziale di finanza pubblica, osserva che, nonostante la crescita dell'economia sia sensibilmente rivista al ribasso, come sopra descritto, la previsione di deficit tendenziale della PA risulta migliore rispetto alle previsioni programmatiche della NADEF 2021, scendendo dal 5,6 al 5,1 per cento del PIL quest'anno, dal 3,9 al 3,7 nel 2023 e dal 3,3 al 3,1 nel 2024 e situandosi al 2,7 per cento nel 2025.
L'andamento migliore delle attese del deficit tendenziale, a fronte di una crescita rivista in peggioramento (sebbene la revisione sia molto più contenuta in termini nominali rispetto alla revisione della crescita reale), può essere spiegato da una pluralità di fattori. In primo luogo la spinta inflazionistica determina una crescita delle entrate superiore a quella delle spese, risentendo, ad esempio, di una dinamica dei prezzi delle importazioni che si riflette sul gettito delle corrispondenti imposte indirette. Le spese, inoltre, risentono di un tiraggio delle misure urgenti introdotte a sostegno dell'economia inferiore alle attese. Incide infine, per quanto riguarda la spesa in conto capitale, il riallineamento delle ipotesi sottostanti il profilo temporale di utilizzo dei fondi del PNRR.
Per quanto riguarda la pressione fiscale, evidenzia una sensibile revisione al rialzo rispetto alle previsioni della NADEF 2021, con un aumento di 1,6 punti nel 2021 (dal 41,9 al 43,5 per cento), di circa 1,1 punti all'anno per il biennio successivo (dal 42 al 43,1 per cento nel 2022, dal 41,7 al 42,8 per cento nel 2023) e di 0,8 punti nel 2024 (dal 41,5 al 42,3 per cento), per poi attestarsi al 42,2 per cento nel 2025. Fa presente che concorrono a tale innalzamento sia il già ricordato riflesso della maggiore inflazione sul gettito delle imposte indirette, sia un effetto meramente contabile, quantificabile in circa 0,5 punti percentuali annui, inerente all'eliminazione delle detrazioni per figli a carico, ora inglobate nell'ambito dell'assegno unico universale, classificato come prestazione di spesa e non come minore entrata. Il documento ricorda che computando sul lato dell'entrata tale misura e altre analoghe – parimenti classificate sul lato della spesa pur essendo erogate sotto forma di minore prelievo fiscale – il valore della pressione fiscale risulterebbe più basso, pari a 41,7 punti nel 2021, 41,2 punti nel 2022.
Ricorda che sia nel DEF 2021 che nella NADEF 2021 si prevede comunque un percorso di riduzione della pressione fiscale, cui concorrono numerosi interventi introdotti in tal senso, come la rimodulazione delle aliquote e dei corrispondenti scaglioni IRPEF, l'abrogazione dell'IRAP per le persone fisiche che esercitano attività commerciali, arti e professioni, nonché alcune misure transitorie per il 2022, volte a ridurre il carico fiscale sui consumi energetici, parzialmente compensate con un intervento fiscale straordinario a carico dei produttori di energia.
Passando a descrivere il quadro programmatico di finanza pubblica, evidenzia che il DEF 2022 informa che il Governo ritiene necessario fissare obiettivi programmatici in termini di deficit nominale conformi a quelli definiti nel quadro programmatico della NADEF 2021, ovvero un disavanzo di 5, 6 punti di PIL nel 2022, 3,9 nel 2023 e 3,3 nel 2024, prevedendo il rientro al di sotto della soglia del 3 per cento per il 2025, quando è previsto un obiettivo di deficit pari al 2,8 per cento. Essendo gli attuali andamenti tendenziali di finanza pubblica migliori, come sopra evidenziato, rispetto a tali obiettivi programmatici, si determina conseguentemente uno spazio di bilancio, pari alla differenza tra andamento tendenziale e programmatico, ovvero pari a 0,5 punti percentuali di PIL quest'anno, 0,2 nel 2023 e 0,1 nel 2024 e 2025, utilizzabile – previa autorizzazione in tal senso dal Parlamento – per finanziare nuove misure.
Osserva che il DEF 2022 sembra indicare che tale spazio verrà interamente utilizzato per finanziare un prossimo decreto-legge, la cui emanazione è prevista entro il corrente mese di aprile, che conterrà misure a sostegno di famiglie e imprese, nonché a ristoro di capitoli di bilancio utilizzati a copertura di precedenti provvedimenti. Il provvedimento provvederà in primo luogo al ripristino di tali fondi, necessario per realizzare gli investimenti programmati, per un ammontare pari a 4,5 miliardi per il 2022. Le restanti risorse saranno destinate a incrementare i fondi per le garanzie sul credito, per coprire l'incremento dei prezzi delle opere pubbliche, per contenere i prezzi dei carburanti e il costo dell'energia, per assistere i profughi ucraini e per alleviare l'impatto economico del conflitto in corso in Ucraina sulle aziende italiane, nonché per continuare a sostenere la risposta del sistema sanitario alla pandemia e i settori maggiormente colpiti dall'emergenza pandemica.
Il Documento evidenzia che tali misure sono allineate con gli orientamenti espressi dalla Commissione Europea, che riconoscono da un lato la necessità di attutire l'impatto sull'economia dei rialzi di prezzo del gas naturale e del petrolio causati dalla guerra in Ucraina, dall'altro l'importanza di sostenere filiere industriali strategiche a fronte di una concorrenza extra-europea che si basa anche su ingenti aiuti di Stato.
Osserva che, ove sia confermato che tutto lo spazio fiscale derivante dalla differenza tra andamento tendenziale e programmatico di finanza pubblica sia utilizzato dal decreto-legge di prossima emanazione sopra descritto, ne consegue che il DEF non individua nessuno spazio fiscale disponibile per finanziare in deficit la legge di bilancio per il prossimo anno, i cui interventi espansivi andranno pertanto finanziati ridefinendo le priorità allocative della spesa o individuando misure di prelievo fiscale attualmente vigenti.
Per quanto riguarda le risorse che potranno derivare dai processi di spending review e dall'aumento della compliance fiscale, il documento in esame ricorda che esse sono già destinate a specifiche finalità. Più in dettaglio: a) le risorse che si renderanno disponibili per effetto della spending review, quantificate dal DEF 2022 in 800 milioni per il 2023, 1.200 milioni per il 2024 e 1.500 milioni per il 2025 – il cui riparto tra le amministrazioni centrali verrà definito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro il prossimo 31 maggio – sono già destinate al finanziamento delle politiche invariate, non incluse negli andamenti tendenziali di finanza pubblica (costituite principalmente dal necessario finanziamento dei rinnovi contrattuali per il pubblico impiego e delle missioni internazionali di pace); b) le maggiori risorse eventualmente derivanti dal miglioramento della compliance fiscale sono invece destinate, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della Legge di Bilancio 2021, al Fondo per la riduzione della pressione fiscale per restituirle – nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica –, in tutto o in parte, ai contribuenti sotto forma di riduzione del prelievo (come già avvenuto per il parziale finanziamento della riforma dell'IRPEF attuata con la stessa legge di bilancio 2021). Ricorda in proposito che, secondo quanto affermato nella NADEF 2021, a partire dal 2024, le maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione dovranno concorrere, non più alla riduzione della pressione fiscale, bensì al conseguimento di avanzi primari finalizzati alla riduzione del deficit strutturale e al rientro del rapporto debito pubblico/PIL al di sotto dei livelli pre-pandemici.
Con riferimento all'assenza di spazi finanziari per finanziare la prossima legge di bilancio, ricorda che nella NADEF 2021, veniva evidenziata l'intenzione di mantenere un orientamento di bilancio (stance) espansivo fino al 2023 compreso, per poi iniziare ad attuare una politica restrittiva di bilancio dal 2024. Il DEF 2022 prefigura invece un orientamento neutrale di bilancio già a decorrere dal 2023, fissando un obiettivo programmatico di finanza pubblica identico a quello tendenziale a partire da tale anno per tutto l'arco di previsione (sempre nell'ipotesi che il prossimo decreto-legge assorba anche per gli anni successivi a quello in corso tutto lo spazio fiscale derivante dalla differenza tra deficit tendenziale e programmatico).
Evidenzia che tale previsione programmatica, che conferma la riduzione del deficit di bilancio per il 2023 già prevista negli andamenti programmatici della NADEF 2021, appare coerente con la citata Comunicazione della Commissione europea del 2 marzo 2022 che impone agli Stati membri con un debito pubblico elevato di realizzare un aggiustamento di bilancio già nel 2023.
Sottolinea inoltre che occorre comunque ricordare che l'intento espansivo indicato nella NADEF 2021 è stato attuato con un orizzonte pluriennale con la manovra per il 2022, per cui, sebbene il DEF 2022 non preveda ulteriori deficit di bilancio per finanziare interventi aggiuntivi a sostegno della crescita, gli andamenti programmatici incorporano comunque l'attuazione delle misure di stimolo disposte dalla precedente legge di bilancio, prime tra tutte quelle inerenti all'attuazione del PNRR.
Per quanto riguarda gli andamenti di finanza pubblica corretti per il ciclo, evidenzia che, a fronte della conferma del deficit nominale già programmato nella NADEF 2021, varia invece l'andamento programmatico del deficit strutturale, ragione per cui si rende necessaria la relazione al Parlamento annessa al DEF 2022. Concorre infatti al raggiungimento del deficit nominale una misura di entrata una tantum non prevista nella NADEF 2021, relativa al prelievo straordinario per il 2022 sui produttori di energia. Essendo le misure una tantum escluse dal saldo strutturale, questo risulta leggermente inferiore, in tale anno, rispetto al saldo strutturale programmatico della NADEF 2021, sebbene con un percorso di rientro più marcato. L'indebitamento netto strutturale si attesterebbe infatti al 5,9 per cento del PIL nel 2022, al 4,5 per cento nel 2023, al 4 per cento nel 2024 e al 3,6 per cento nel 2025.
Passando a descrivere il quadro macroeconomico programmatico, evidenzia che, considerando l'effetto dell'emanazione del prossimo decreto-legge, il DEF 2022 stima un andamento programmatico della crescita lievemente migliore di quello tendenziale sopra descritto: il decreto-legge produce infatti uno stimolo sulla crescita quantificabile in 2 decimi di punto percentuale di PIL nel 2022 e 1 decimo di punto nel 2023. Pertanto lo scenario programmatico si caratterizza per una crescita del PIL pari al 3,1 per cento nel 2022 e al 2,4 per cento nel 2023, e invariata rispetto agli andamenti tendenziali nei due anni successivi.
Per quanto riguarda il rapporto debito/PIL, nel 2021 esso si è ridotto di circa 4,4 punti percentuali di PIL, scendendo al 150,8 per cento (dal picco di 155,3 per cento raggiunto nel 2020), con un risultato migliore di 3,5 punti rispetto a quanto atteso dalla NADEF 2021, che prevedeva in tale anno un rapporto debito/PIL del 153,5 per cento. Una sensibile riduzione è prevista anche per l'anno in corso (-3,8 punti) e, in misura più contenuta, nei tre esercizi successivi, fino a raggiungere al termine del periodo di previsione a un rapporto debito/PIL del 141,4 per cento del PIL nel 2025, livello di poco superiore a quello della fine del 2019, ossia al valore antecedente l'inizio della crisi pandemica.
Concorre a tale risultato, in particolare nel biennio 2021-2022, la componente cosiddetta snow-ball, che quantifica l'impatto automatico sul rapporto debito/PIL della differenza tra gli interessi passivi e la crescita nominale del PIL, risultando quest'ultima influenzata dalla dinamica inflazionistica, oltre che dalla crescita reale del PIL.
Evidenzia che vale la pena ricordare che il rapporto debito/PIL considera anche l'esposizione debitoria dell'Italia nei confronti della Commissione europea per effetto dei prestiti inclusi nel pacchetto NGEU, esposizione che non compromette l'andamento decrescente del rapporto.
Tra i profili di competenza della Commissione, sottolinea che il Documento reca, in ottemperanza al contenuto obbligatorio aggiuntivo richiesto dalla Commissione Europea per il Programma di Stabilità 2022, l'indicazione delle voci che si prevede di finanziare con le sovvenzioni e i prestiti del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, espresse in termini di incidenza percentuale sul PIL. Esaminando in particolare la voce degli investimenti fissi lordi, osserva che nel biennio 2024-2025, quelli finanziati dal dispositivo europeo (pari a 1,7 punti di PIL all'anno) finanziano circa la metà degli investimenti pubblici complessivi (pari, rispettivamente, nel biennio 2024-2025 a 3,5 e a 3,6 punti di PIL). Osserva altresì che, al netto della componente finanziata dal dispositivo europeo, gli investimenti fissi lordi finanziati con risorse nazionali nel biennio in questione (pari rispettivamente a 1,8 e 1,9 punti di PIL) risultano inferiori alla media degli investimenti fissi lordi del triennio 2017-2019, antecedente allo scoppio della pandemia (pari a 2,2 punti di PIL). Tale constatazione sembrerebbe non del tutto in linea con il principio di addizionalità in base al quale, a fronte degli investimenti finanziati con il PNRR, non dovrebbe corrispondere una flessione di quelli finanziati con risorse nazionali.
Sempre in merito all'attuazione del PNRR, ricorda che il documento affronta il tema dell'incremento dei prezzi delle opere pubbliche, rispetto a quelli considerati al momento della predisposizione del Piano e dell'emanazione dei relativi bandi, evidenziando che tale incremento sarà finanziato nel decreto-legge di prossima emanazione, quindi a valere su risorse nazionali e non in sede di rinegoziazione dei finanziamenti europei.
Come più volte sollecitato da questa Commissione, fa presente che il DEF dà conto, nell'ambito del Programma nazionale di riforma (PNR), del percorso dell'Italia verso l'attuazione dell'Agenda 2030 e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e del contributo a tale processo fornito dall'attuazione del PNRR. È altresì descritto lo stato di utilizzo dei Fondi europei, evidenziando i profili di complementarità tra le priorità sostenute dai Fondi di coesione e il PNRR.
Nel ricordare, in ultimo, che il Documento elenca 20 provvedimenti che il Governo dichiara collegati alla manovra di bilancio 2023-2025, si riserva di presentare una proposta di parere in esito al dibattito in Commissione.
Sergio BATTELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata al termine della seduta antimeridiana dell'Assemblea.
La seduta termina alle 9.10.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 13 aprile 2022. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 9.10.
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/2235 che modifica la direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto e la direttiva 2008/118/CE relativa al regime generale delle accise per quanto riguarda gli sforzi di difesa nell'ambito dell'Unione.
Atto n. 361.
(Esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e rinvio).
La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo in titolo.
Matteo Luigi BIANCHI (LEGA), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata a esaminare, ai fini del parere da rendere al Governo, lo schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva (UE) 2019/2235 – che modifica la direttiva 2006/112/CE, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto, e la direttiva 2008/118/CE, relativa al regime generale delle accise – avente lo scopo di allineare il trattamento dell'IVA e delle accise relative allo sforzo comune di difesa nell'ambito dell'Unione europea, con l'analoga disciplina fiscale già in vigore nell'ambito della partecipazione alla NATO.
La delega per l'adozione del presente provvedimento è contenuta nella legge di delegazione europea 2019-2020, legge n. 53 del 2021, all'articolo 1, che rinvia all'Allegato A, il quale, al punto 36, menziona la direttiva in esame, senza previsione di specifici criteri di delega.
Il termine per l'espressione del parere è fissato al 9 aprile 2022. Poiché tale data è successiva al termine per l'esercizio della delega del 28 febbraio 2022 (termine corrispondente, ai sensi dell'articolo 31 della legge n. 234 del 2012, a 4 mesi antecedenti il termine di recepimento della direttiva, fissato dalla direttiva stessa al 30 giugno 2022), detto termine per l'esercizio della delega è prorogato di tre mesi, al 31 maggio 2022.
Ricorda che la direttiva (UE) 2019/2235 introduce, a decorrere dal 1° luglio 2022, alcune limitate esenzioni al regime dell'IVA e delle accise, applicabili esclusivamente alle situazioni in cui le forze armate di uno Stato membro svolgono compiti direttamente connessi a uno sforzo di difesa nel quadro della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) al di fuori dello Stato membro cui appartengono. La direttiva è volta ad allineare il trattamento dell'IVA applicabile agli sforzi di difesa intrapresi nell'ambito dell'Unione con il quadro già applicabile all'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord – NATO.
La direttiva precisa che si configura uno «sforzo di difesa svolto ai fini della realizzazione di un'attività dell'Unione nell'ambito della PSDC» nelle seguenti situazioni: missioni e operazioni militari; attività dei gruppi tattici; assistenza reciproca; progetti afferenti alla cooperazione strutturata permanente (Permanent Structured Cooperation –PESCO); attività dell'Agenzia europea per la difesa (AED). Non rientrano invece nell'ambito di applicazione delle esenzioni i casi di: azione congiunta degli Stati membri a seguito di un attacco terroristico o di una calamità in uno Stato membro; acquisto di beni o servizi da parte delle forze armate per l'uso all'interno del proprio Stato; missioni civili.
Passando a descrivere lo schema di decreto in esame, evidenzia che esso si compone di 4 articoli e prevede, agli articoli 1 e 2, rispettivamente, un regime di non imponibilità ai fini dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) e di esenzione dalle accise in relazione alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi destinate alla realizzazione di un'attività dell'Unione nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC).
In particolare, l'articolo 1, al comma 1 introduce due nuove ipotesi di operazioni non imponibili ai fini IVA: a) le cessioni di beni e prestazioni di servizi destinate alle forze armate di altri Stati membri, ad uso di tali forze o del personale civile che le accompagna o per l'approvvigionamento delle relative mense, qualora tali forze partecipino a uno sforzo di difesa svolto ai fini della realizzazione di un'attività dell'Unione europea nell'ambito della sicurezza e di difesa comune: ai sensi dell'articolo 68, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 consegue che non si applichi l'IVA neanche alle importazioni di tali beni; b) le cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate verso un altro Stato membro a favore delle forze armate di qualsiasi Stato membro diverso da quello di destinazione. Il successivo comma 2 dell'articolo è volto ad assimilare a un acquisto intracomunitario l'introduzione, da parte delle forze armate dello Stato che partecipano a uno sforzo di difesa svolto ai fini della realizzazione di un'attività dell'Unione nell'ambito della PSDC, di beni destinati all'uso di tali forze o del personale civile che le accompagna, che esse non abbiano acquistato alle condizioni generali d'imposizione del mercato interno di un altro Stato membro, nel caso in cui l'importazione di tali beni non possa beneficiare dell'esenzione prevista dall'articolo 68, lettera c), del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972.
L'articolo 2, con una novella al Testo unico delle accise, prevede un'ulteriore ipotesi in cui, in ragione della destinazione, i prodotti ordinariamente soggetti ad accisa sono esentati dal medesimo tributo. In particolare, si dispone l'esenzione da accisa anche a favore delle forze armate di qualsiasi altro Stato membro dell'Unione, per gli usi consentiti e nella misura in cui queste ultime partecipino a uno sforzo di difesa svolto ai fini della realizzazione di un'attività dell'Unione europea nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, con esclusione delle Forze armate nazionali. La relazione illustrativa precisa, a tale ultimo proposito, che, in conformità al dettato unionale e coerentemente con quanto già previsto dal citato Testo unico delle accise relativamente all'agevolazione esistente a favore delle forze armate di qualsiasi Stato che sia parte contraente del Trattato dell'Atlantico del Nord, l'esenzione concessa dalla direttiva (UE) 2019/2235 per gli sforzi di difesa svolti nell'ambito della suddetta politica non può essere fruita dalle Forze armate nazionali.
L'articolo 3 prevede la clausola di invarianza finanziaria, mentre l'articolo 4 stabilisce, in linea con quanto previsto dall'articolo 3 della direttiva (UE) 2019/2235, che le disposizioni contenute nella direttiva oggetto di attuazione si applichino a partire dal 1° luglio 2022.
In conclusione, si riserva di presentare una proposta di parere in esito al dibattito in Commissione.
Sergio BATTELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata al termine della seduta antimeridiana dell'Assemblea.
La seduta termina alle 9.15.
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 13 aprile 2022. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI. – Interviene la Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Deborah Bergamini.
La seduta comincia alle 14.40.
Documento di economia e finanza 2022.
Doc. LVII, n. 5, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).
La Commissione prosegue l'esame del documento in titolo, rinviato nella seduta antimeridiana odierna.
Francesco BERTI (M5S), relatore, illustra la proposta di parere favorevole con osservazioni formulata (vedi allegato 1).
La Commissione approva.
DL 24/2022: Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza.
C. 3533 Governo.
(Parere alla XII Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l'esame del documento in titolo, rinviato nella seduta antimeridiana odierna.
Filippo SENSI (PD), relatore, illustra la proposta di parere favorevole formulata (vedi allegato 2).
La Commissione approva.
La seduta termina alle 14.50.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 13 aprile 2022. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 14.50.
Schema di decreto legislativo recante disposizioni per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/884 che modifica la decisione quadro 2009/315/GAI per quanto riguarda lo scambio di informazioni sui cittadini di paesi terzi e il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziali (ECRIS), e che sostituisce la decisione 2009/316/GAI.
Atto n. 360.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 29 marzo 2022.
Antonella PAPIRO (M5S), relatrice, illustra la proposta di parere favorevole formulata (vedi allegato 3).
La Commissione approva.
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/882 sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi.
Atto n. 362.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazione).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 29 marzo 2022.
Sergio BATTELLI, presidente, sostituendo il relatore Maggioni, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna, illustra la proposta di parere favorevole con osservazione formulata dal relatore (vedi allegato 4).
La Commissione approva.
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/2235 che modifica la direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto e la direttiva 2008/118/CE relativa al regime generale delle accise per quanto riguarda gli sforzi di difesa nell'ambito dell'Unione.
Atto n. 361.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo in titolo, rinviato nella seduta antimeridiana odierna.
Matteo Luigi BIANCHI (LEGA), relatore, illustra la proposta di parere favorevole formulata (vedi allegato 5).
Francesco BERTI (M5S) preannuncia, anche a nome del suo gruppo, il voto di astensione sulla proposta di parere formulata.
La Commissione approva.
La seduta termina alle 14.55.
ATTI DELL'UNIONE EUROPEA
Mercoledì 13 aprile 2022. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 14.55.
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prestazione energetica nell'edilizia (rifusione).
COM(2021)802 final.
(Parere alla X Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame dell'atto dell'Unione europea in titolo.
Sergio BATTELLI, presidente, sostituendo il relatore Giglio Vigna, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna, ricorda che la revisione della direttiva sulla prestazione energetica negli edifici rientra tra le iniziative del pacchetto «Pronti per il 55%», con il quale sono stati fissati nuovi e più ambiziosi obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nell'Unione europea.
In tale ambito, la proposta della Commissione europea si prefigge l'obiettivo di ridurre le emissioni dei gas a effetto serra degli edifici al fine di conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Gli edifici, infatti, secondo i dati della Commissione, sono responsabili del 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all'energia.
La proposta in esame rappresenta una rifusione della direttiva 2010/31/CE, in quanto comporta modifiche sostanziali di tale direttiva, già modificata nel 2018, che viene conseguentemente abrogata.
In conseguenza dell'adeguamento del quadro normativo vigente ai nuovi obiettivi la rifusione estende l'oggetto della direttiva esistente introducendo una serie di innovazioni, al fine di aumentare il tasso e la profondità delle ristrutturazioni degli edifici.
Osserva che si tratta di innovazioni importanti, che andranno a suo avviso valutate attentamente tenendo conto delle specificità nazionali del patrimonio immobiliare, contraddistinte, per un verso, da una certa vetustà degli edifici e, per l'altro, da una frammentazione della proprietà degli stessi.
Considerato che la Commissione è chiamata ad esprimere un parere alla Commissione di merito nell'ambito del dialogo politico con le istituzioni europee, passa a dare conto in sintesi delle principali novità introdotte dalla proposta di direttiva, rinviando per una disamina dettagliata alla documentazione predisposta dagli uffici.
Nella proposta vengono fissati dei limiti temporali in merito ai nuovi standard per gli edifici esistenti e i nuovi.
In particolare, i nuovi edifici dovranno essere «a emissioni zero», sulla base di una nuova definizione introdotta dalla proposta di direttiva. Il nuovo standard si applicherà agli edifici di nuova costruzione occupati da enti pubblici o di proprietà di questi ultimi, a partire dal 2027, e a tutti gli altri edifici di nuova costruzione a partire dal 2030. Fino all'applicazione dei requisiti prescritti per gli edifici a emissioni zero, tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere «almeno a energia quasi zero», come già previsto dalla disciplina vigente.
Per quanto riguarda invece gli edifici esistenti, si introducono norme minime di prestazione energetica indirizzate agli Stati membri che devono provvedere affinché gli edifici e le unità immobiliari pubblici o non residenziali conseguano un miglioramento delle classi di prestazione energetica, almeno la classe di prestazione energetica F al più tardi dopo il 1° gennaio 2027 e almeno la classe di prestazione energetica E dopo il 1° gennaio del 2030, e affinché gli edifici e le unità immobiliari residenziali raggiungano almeno la classe F dopo il 1° gennaio 2030 e almeno la classe E dopo il 1° gennaio 2033.
Segnala che gli Stati membri possono decidere di esentare dall'obbligo di applicazione delle norme minime di prestazione energetica alcuni immobili tra cui gli edifici di culto e gli edifici ufficialmente protetti in virtù dell'appartenenza a determinate aree o del loro particolare valore architettonico o storico. Si tratta di una disposizione rilevante per un Paese come l'Italia caratterizzato da un patrimonio immobiliare di particolare valore architettonico e collocato all'interno di borghi storici, la cui portata deve essere considerata anche ai fini di una valutazione complessiva dell'impatto della nuova disciplina.
Fa altresì presente che la proposta rende più operativi gli strumenti di pianificazione nazionali, che andranno a sostituire le strategie di ristrutturazione a lungo termine e per i quali si dispone un rafforzamento del quadro di monitoraggio attraverso l'introduzione di una valutazione dei progetti dei piani da parte della Commissione europea e della facoltà di formulare raccomandazioni agli Stati membri.
La pianificazione della ristrutturazione edilizia a livello degli Stati membri e il rispetto delle norme minime di prestazione energetica si incrociano con l'adozione di politiche per il conseguimento degli obiettivi, in cui rientrano le misure di sostegno finanziario che potranno avvalersi anche delle risorse disponibili a livello europeo nell'ambito dei vari strumenti, ma che si baseranno anche sulla promozione e sull'introduzione di strumenti di investimento, quali i mutui ipotecari per la ristrutturazione degli edifici e sistemi di detrazioni fiscali.
A questo proposito, ricorda le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica che sono state varate nel corso degli anni in Italia, tra le quali da ultimo il Superbonus del 110%, che hanno consentito di migliorare la prestazione energetica degli edifici e che occorrerà monitorare per valutare le misure che saranno necessarie nell'implementazione di una ristrutturazione del parco edilizio su vasta scala.
Segnala che sia la relazione di accompagnamento della proposta di direttiva predisposta dalla Commissione europea, sia la relazione trasmessa dal Governo alle Camere, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 234 del 2012, non sollevano rilievi in ordine alla conformità ai principi di sussidiarietà e proporzionalità. Quanto al rispetto di tale ultimo principio, la Commissione segnala di essere intervenuta dopo aver esaminato attentamente i pareri negativi resi dal comitato per il controllo normativo sul progetto di valutazione d'impatto della proposta, per renderla meglio proporzionata agli scopi perseguiti. Secondo quanto riportato nella relazione, con motivazioni che vengono addotte anche dal Governo nella sua relazione, le modifiche in questo senso apportate alla proposta hanno, dunque, condotto a un inasprimento graduale e limitato nel tempo delle norme minime di prestazione energetica a livello UE per determinati tipi di edifici, attribuendo poi agli Stati membri la facoltà di stabilire norme minime di prestazione energetica nazionali per tutti gli altri edifici, nonché dandogli un maggior grado di flessibilità nell'elaborazione dei loro piani per adattare le proprie politiche di regolamentazione e finanziamento dell'edilizia alle circostanze nazionali. A questo proposito crede che nel corso dell'esame dell'atto presso le istituzioni europee sia opportuno introdurre una maggiore flessibilità nel perseguimento degli obiettivi a motivo delle specificità nazionali, al fine di assicurare una maggiore efficacia nel perseguimento degli obiettivi stessi.
Da ultimo, segnala che alla Commissione europea è conferito il potere di adottare atti delegati – per disciplinare taluni aspetti della direttiva – per un periodo di tempo indeterminato a decorrere dalla data di entrata in vigore della direttiva medesima, fatto salvo, in ogni caso, il potere del Parlamento europeo e del Consiglio di revocare la delega in ogni momento. L'attribuzione alla Commissione della competenza di adottare atti delegati andrebbe valutata alla luce di quanto dispone l'articolo 290 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che consente l'adozione di atti non legislativi di portata generale che integrano o modificano determinati «elementi non essenziali dell'atto legislativo», specie con riferimento alle prescrizioni di cui all'allegato III che gli edifici devono soddisfare affinché possano considerarsi a emissioni zero. Anche il conferimento alla Commissione del potere di adottare gli atti delegati a tempo indeterminato andrebbe valutata alla luce del disposto del citato articolo 290 del TFUE, laddove stabilisce che gli atti legislativi deleganti debbano delimitare anche la durata della delega.
In conclusione, ritiene che la proposta in esame introduca novità di assoluta rilevanza che andranno approfondite nel corso dell'istruttoria. Si riserva quindi di presentare una proposta di parere in esito all'esame che si svolgerà in Commissione, anche tenuto conto dei tempi di esame presso la Commissione di merito.
Infine, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE
Mercoledì 13 aprile 2022. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 15.
Sulla riunione della LXVII COSAC, svolta a Parigi dal 3 al 5 marzo 2022.
Sergio BATTELLI, presidente, ricorda che dal 3 al 5 marzo scorsi si è svolta a Parigi la LXVII riunione della COSAC, alla quale ha partecipato insieme ai deputati Mantovani e Giglio Vigna, in merito alla quale ha predisposto una relazione (vedi allegato 6).
La Commissione prende atto.
La seduta termina alle 15.05.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.05 alle 15.10.
ALLEGATO 1
Documento di economia e finanza 2022.
Doc. LVII, n. 5, Annesso e Allegati.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea),
esaminato il «Documento di economia e finanza 2022 (Doc. LVII n. 5, Annesso e Allegati)»;
premesso che:
negli ultimi mesi del 2021, oltre alla risalita dei contagi da Covid-19, si è registrato un eccezionale aumento del prezzo del gas naturale, che ha determinato la crescita del tasso di inflazione, portando le principali banche centrali ad attuare o preannunciare un'inversione di tendenza in chiave restrittiva del proprio orientamento della politica monetaria. Conseguentemente, i tassi di interesse sono saliti ed è aumentato il differenziale di rendimento sui titoli di Stato italiani rispetto al Bund tedesco. A inizio 2022, all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e alle successive sanzioni disposte dall'Unione Europea (UE) e da numerosi altri Paesi, è conseguita un'ulteriore impennata dei prezzi dell'energia, dei beni alimentari, dei metalli e di altre materie prime e si è accentuata la flessione della fiducia di imprese e famiglie;
nel suddetto contesto, il quadro macroeconomico tendenziale presentato nel DEF 2022 presenta prospettive di crescita dell'economia più deboli e incerte rispetto alla Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2021 (NADEF 2021). La previsione tendenziale di crescita del PIL per il 2022 scende dal 4,7 per cento al 2,9 per cento; quella per il 2023 dal 2,8 per cento al 2,3 per cento, mentre per il 2024 si ha solo una lieve flessione, dall'1,9 per cento all'1,8 per cento. La previsione per il 2025 viene posta all'1,5 per cento, seguendo l'approccio secondo cui il tasso di crescita su un orizzonte a tre anni converge verso il tasso di crescita potenziale. Marcata, ancorché limitatamente all'anno in corso, appare anche la revisione, rispetto alla NADEF 2021, delle previsioni dell'inflazione al consumo, che sale per il 2022 dall'1,6 al 5,8, con una revisione al rialzo di 4,2 punti. Per gli anni successivi la revisione al rialzo è più contenuta, passando dall'1,3 al 2,1 per cento nel 2023 e dall'1,5 all'1,8 nel 2024, valore a cui si colloca anche nel 2025. Il Documento avverte peraltro del rischio che si realizzino scenari alternativi, come l'eventuale blocco parziale o totale delle importazioni di gas e petrolio russi, che determinerebbero una dinamica dell'inflazione assai più intensa e ripercussioni negative sulla crescita reale che, nello scenario peggiore, risulterebbe contenuta allo 0,6 per cento nell'anno in corso e allo 0,4 nel 2023;
per quanto riguarda il quadro tendenziale di finanza pubblica, nonostante la crescita dell'economia sia sensibilmente rivista al ribasso, la previsione di deficit tendenziale della PA risulta migliore rispetto alle previsioni programmatiche della NADEF 2021, scendendo dal 5,6 al 5,1 per cento del PIL per l'anno in corso, dal 3,9 al 3,7 nel 2023 e dal 3,3 al 3,1 nel 2024 e situandosi al 2,7 per cento nel 2025;
con riguardo al quadro programmatico di finanza pubblica, il DEF 2022 evidenzia come il Governo ritenga necessario fissare obiettivi programmatici in termini di deficit nominale conformi a quelli definiti nel quadro programmatico della NADEF 2021, ovvero un disavanzo di 5, 6 punti di PIL nel 2022, 3,9 nel 2023 e 3,3 nel 2024, fissando il rientro al di sotto della soglia del 3 per cento per il 2025, quando è previsto un obiettivo di deficit pari al 2,8 per cento. Essendo gli attuali andamenti tendenziali di finanza pubblica migliori, come sopra evidenziato, rispetto a tali obiettivi programmatici, si determina conseguentemente uno spazio di bilancio pari a 0,5 punti percentuali di PIL per l'anno in corso, 0,2 per cento nel 2023 e 0,1 nel 2024 e 2025, utilizzabile – previa autorizzazione in tal senso dal Parlamento – per finanziare nuove misure espansive. Il Documento sembra indicare che tale spazio verrà interamente utilizzato per finanziare un prossimo decreto-legge, la cui emanazione è prevista entro il corrente mese di aprile, che conterrà misure a sostegno di famiglie e imprese, nonché a ristoro di capitoli di bilancio utilizzati a copertura di precedenti provvedimenti. Il provvedimento provvederà in primo luogo al ripristino di tali fondi, necessario per realizzare gli investimenti programmati, per un ammontare pari a 4,5 miliardi per il 2022. Le restanti risorse saranno destinate a incrementare i fondi per le garanzie sul credito, per coprire l'incremento dei prezzi delle opere pubbliche, per contenere i prezzi dei carburanti e il costo dell'energia, per assistere i profughi ucraini e per alleviare l'impatto economico del conflitto in corso in Ucraina sulle aziende italiane, nonché per continuare a sostenere la risposta del sistema sanitario alla pandemia e i settori maggiormente colpiti dall'emergenza pandemica;
le previsioni programmatiche, che confermano la riduzione del deficit di bilancio per il 2023 già prevista nella NADEF 2021, appaiono coerenti con gli orientamenti di politica di bilancio per il 2023 espressi nella Comunicazione della Commissione europea del 2 marzo 2022 (COM (2022) 85 final), i quali impongono agli Stati membri con un debito pubblico elevato di realizzare un aggiustamento di bilancio già nel 2023;
considerando l'effetto dell'emanazione del suddetto provvedimento d'urgenza, il DEF 2022 stima uno stimolo sulla crescita quantificabile in 2 decimi di punto percentuale di PIL nel 2022 e 1 decimo di punto nel 2023. Pertanto, lo scenario programmatico si caratterizza per una crescita del PIL pari al 3,1 per cento nel 2022 e al 2,4 per cento nel 2023, restando invariata rispetto agli andamenti tendenziali nei due anni successivi;
con riferimento al rapporto debito/PIL, il Documento evidenzia che esso si è ridotto di circa 4,4 punti percentuali, scendendo al 150,8 per cento (dal picco di 155,3 per cento raggiunto nel 2020), con un risultato migliore di 3,5 punti rispetto a quanto atteso dalla NADEF 2021, che prevedeva in tale anno un rapporto debito/PIL del 153,5 per cento. Una sensibile riduzione è prevista anche per l'anno in corso (-3,8 punti) e, in misura più contenuta, nei tre esercizi successivi, fino a raggiungere al termine del periodo di previsione a un rapporto debito/PIL del 141,4 per cento del PIL nel 2025, livello di poco superiore a quello della fine del 2019, ossia al valore antecedente l'inizio della crisi pandemica;
rilevato che:
il documento in esame risulta corredato, diversamente dallo scorso anno, del Programma Nazionale di Riforma (PNR); sebbene il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), presentato meno di un anno fa, rappresenti il programma più ampio e strutturato di riforma, innovazione e rilancio degli investimenti degli ultimi decenni, in presenza di un quadro economico, tecnologico e geopolitico in costante evoluzione a livello europeo e mondiale, il Governo ha ritenuto opportuno aggiornare la strategia di riforma alla luce delle mutate condizioni di contesto; la situazione europea e mondiale ha infatti registrato cambiamenti di tale portata da imporre una riflessione sulla strategia complessiva di riforma, sicché il PNR illustrato nel DEF 2022 non rappresenta un mero adempimento del Semestre Europeo e della normativa nazionale, ma un'occasione anche per rivedere le stime dell'effetto delle misure di spesa e delle riforme economiche contenute nel PNRR;
tra i principali ambiti su cui si concentrano riforme e investimenti del PNRR su cui si stanno registrando nuove iniziative regolamentari figura anzitutto il settore dell'energia, che rappresenta il settore in cui a partire dall'estate scorsa si sono verificati i cambiamenti più rilevanti della situazione europea e globale; a fronte di tali circostanze, aggravate dal conflitto in corso in Ucraina, il Documento evidenzia come l'accelerazione del passaggio alle fonti rinnovabili sia l'iniziativa più importante in un'ottica di medio e lungo periodo, alla quale occorre affiancare azioni più immediate per coordinare l'approvvigionamento di gas dei Paesi UE, l'efficiente circolazione del gas disponibile e la politica di stoccaggio del gas, come evidenziato anche dalla Commissione europea nella Comunicazione «REPowerEU: azione europea comune per un'energia più sicura, più sostenibile e a prezzi più accessibili» dell'8 marzo 2022;
ai fini di un maggiore impulso alle fonti rinnovabili di energia e per lo sviluppo delle filiere produttive connesse alla transizione ecologica, assumono particolare rilievo gli Important projects of common European interest (IPCEI), che costituiscono importanti leve per promuovere la crescita produttiva nelle rinnovabili e nella produzione e utilizzo dell'idrogeno a livello industriale e di mobilità;
tra i fattori di criticità emersi nell'ultimo anno vi è anche quello della carenza di semiconduttori e, più in generale, della dipendenza dell'Europa da componenti e prodotti importati prevalentemente dall'Asia; per far fronte a tale criticità l'Europa ha assunto iniziative che oltre a preservare concorrenza e integrità del mercato unico, prevedono la possibilità che gli Stati membri sostengano gli investimenti del settore privato in ricerca e nuova capacità produttiva; è questo il caso del recente European Chips Act, che prevede ad esempio la possibilità di sovvenzioni pubbliche per impianti innovativi first of a kind, cui il Governo ha dato seguito stanziando risorse per sostenere investimenti nell'industria dei microprocessori e in nuove applicazioni industriali di tecnologie innovative;
in merito all'attuazione del PNRR, il Documento affronta anche il tema dell'incremento dei prezzi delle opere pubbliche, rispetto a quelli considerati al momento della predisposizione del Piano e dell'emanazione dei relativi bandi, evidenziando che tale incremento sarà finanziato nel decreto-legge di prossima emanazione, quindi a valere su risorse nazionali e non in sede di rinegoziazione dei finanziamenti europei;
rilevato altresì che:
il Documento reca, in ottemperanza al contenuto obbligatorio aggiuntivo richiesto dalla Commissione Europea per il Programma di Stabilità 2022, l'indicazione delle voci che si prevede di finanziare con le sovvenzioni e i prestiti del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, espresse in termini di incidenza percentuale sul PIL;
il DEF dà altresì conto, nell'ambito del PNR, del percorso dell'Italia verso l'attuazione dell'Agenda 2030 e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e del contributo a tale processo fornito dall'attuazione del PNRR;
in appendice al PNR sono inoltre esposte informazioni di dettaglio in merito all'aggiornamento, rispetto all'aprile 2021, delle stime dell'impatto macroeconomico complessivo delle misure di spesa del PNRR, che utilizza le prime informazioni disponibili in merito agli esborsi sostenuti negli anni 2020 e 20211. In aggiunta alle risorse della Recovery and Resilience Facility (RRF) e del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, nella simulazione presentata si tiene conto anche dei fondi di REACT-EU2;
i risultati del predetto aggiornamento delle stime evidenziano che nel 2026, anno finale del Piano, il PIL risulta più alto di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario di base. Confrontando i risultati con le simulazioni condotte ad aprile 2021, emerge che l'impatto sul livello del PIL è ora leggermente più basso, con un differenziale medio pari a 0,3 punti percentuali in termini di scostamento dallo scenario di base. Tale differenza è dovuta principalmente a due fattori: da un lato, ad aprile 2021 si era ipotizzata una dinamica temporale di spesa per le misure finanziate attraverso il Fondo complementare simile al resto del Piano, ovvero compresa tra il 2021 ed il 2026, mentre invece parte delle misure di spesa (pari a circa 9,5 miliardi) avverrà tra il 2027 ed il 2030; dall'altro lato, un fattore che influisce sui risultati della simulazione è la più debole dinamica degli investimenti finanziati attraverso fondi NGEU nei primi anni del piano rispetto a quanto ipotizzato in precedenza. I due fattori citati rallenteranno pertanto l'impatto degli investimenti sul PIL sia nei primi anni del Piano, riducendo l'effetto sulla domanda, sia negli anni finali, a causa della più lenta accumulazione di capitale pubblico;
la predetta appendice al PNR reca altresì la valutazione dell'impatto macroeconomico delle riforme nei seguenti ambiti: tassazione e trasferimenti alle famiglie, sistema bancario e mercato dei capitali, istruzione e ricerca, politiche attive del mercato del lavoro, Pubblica Amministrazione (PA), giustizia, concorrenza ed appalti;
considerato, in particolare, che:
il coordinamento delle politiche fiscali a livello europeo nel corso degli ultimi due anni ha consentito di affrontare la grave recessione innescata dalla pandemia in modo risoluto, ponendo le premesse per una ripresa dell'attività economica, grazie anche all'attivazione della clausola generale di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita (PSC) che ha consentito di creare spazi di manovra fiscale per fronteggiare l'emergenza sanitaria e i suoi effetti senza compromettere la sostenibilità delle finanze pubbliche;
la Commissione europea ha chiarito il suo orientamento sulla politica di bilancio per il 2023, con la citata Comunicazione del 2 marzo 2022, la quale definisce i criteri che guideranno la valutazione dei Programmi di stabilità e convergenza come previsto dal processo di sorveglianza fiscale europeo. In tale ambito la Commissione ha enunciato cinque principi che dovranno ispirare la politica fiscale a livello europeo: i) assicurare il coordinamento a livello europeo e realizzare un mix coerente di politiche tale da rispettare le esigenze di sostenibilità e quelle di stabilizzazione ii) garantire la sostenibilità del debito pubblico attraverso un aggiustamento di bilancio graduale, attento alla qualità della finanza pubblica ed alla crescita economica; iii) promuovere gli investimenti e la crescita sostenibile, dando priorità alla transizione verde e digitale – in particolare, l'aggiustamento di bilancio da parte degli Stati ad alto debito non dovrebbe gravare sugli investimenti ma essere piuttosto realizzato limitando la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale; iv) promuovere strategie di bilancio coerenti con un approccio di medio termine volto al consolidamento tenendo conto degli impegni di riforma e investimento concordati nel PNRR e dei relativi stanziamenti assicurati dal RRF; infine, v) differenziare le strategie di bilancio e tenere conto della dimensione della zona euro;
la Commissione europea, nell'affermare l'esigenza di adottare strategie di bilancio nazionali opportunamente differenziate, evidenzia come gli Stati membri con un debito pubblico elevato debbano iniziare una graduale riduzione del debito, realizzando un aggiustamento di bilancio già nel 2023, al netto dei contributi del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) e di altre sovvenzioni dall'UE; ii) gli Stati membri a basso e medio debito pubblico dovranno, invece, rafforzare gli investimenti necessari ad attuare la doppia transizioni verde e digitale, con l'obbiettivo di raggiungere un orientamento di politica fiscale neutro a livello aggregato;
sebbene la Commissione europea abbia invocato, a livello dei singoli Stati, un graduale consolidamento fiscale già a partire dal 2023 per i paesi caratterizzati da un debito elevato – tra cui rientra l'Italia – essa riconosce tuttavia che un aggiustamento troppo brusco potrebbe avere un impatto negativo sulla crescita economica e, di conseguenza, sulla sostenibilità fiscale; la raccomandazione si traduce dunque nella richiesta di comprimere, mantenendola sotto controllo, la tendenza alla crescita della spesa corrente; al contempo, si invita a continuare lo stimolo degli investimenti pubblici, inclusa la componente finanziata con risorse nazionali;
circa la possibile disattivazione della citata clausola di salvaguardia per il 2023, la Commissione europea si esprimerà nel suo pacchetto di primavera del Semestre Europeo, tenendo conto delle previsioni macroeconomiche e fiscali aggiornate, che incorporeranno anche una più informata valutazione sugli effetti della crisi ucraina; il permanere della clausola non sospende il processo di sorveglianza multilaterale del Semestre Europeo e la Commissione si appresta dunque a valutare i Programmi di Stabilità e Convergenza presentati dagli Stati Membri; nella citata comunicazione del 2 marzo la Commissione ha tuttavia ribadito l'inopportunità di assumere decisioni in merito all'apertura di procedure per i disavanzi eccessivi, poiché la pandemia di Covid-19 continua ad avere un impatto macroeconomico e di bilancio eccezionale, a cui si aggiunge la delicata situazione geopolitica; per tali ragioni, la Commissione si riserva di effettuare una nuova valutazione del rispetto delle regole del PSC in occasione dei documenti programmatici di bilancio che gli Stati Membri dovranno sottomettere entro il prossimo mese di ottobre;
nel predetto quadro, la Commissione europea ha dichiarato che espliciterà i suoi orientamenti sulla riforma della governance economica europea in tempo utile a raggiungere un ampio consenso entro il 2023;
evidenziato che, con riferimento alla regola europea sulla convergenza all'obiettivo di bilancio di medio termine, il Governo attesta che a partire dal 2023 le variazioni del saldo strutturale programmatico sono nel loro insieme sostanzialmente in linea con le correzioni richieste dal PSC. Nel 2023 si prevede un rilevante miglioramento strutturale di bilancio, mentre negli anni successivi si attende un aggiustamento prossimo a 0,6 punti percentuali del PIL, un valore che rappresenta la piena compliance con la regola europea. In termini di regola della spesa emerge, a partire dal 2023, un quadro di moderazione in quanto la variazione dell'aggregato di spesa rilevante non si scosterebbe di molto dal benchmark di spesa;
richiamata la necessità di procedere, prima della disattivazione della citata CGS, a una ambiziosa revisione delle regole di bilancio europee al fine di assicurare margini di azione più ampi alla politica fiscale nella sua funzione di stabilizzazione anticiclica, come peraltro già indicato in diverse risoluzioni del Parlamento che hanno impegnato il Governo a promuovere una revisione del PSC che tenga conto delle conseguenze della pandemia e delle esigenze di ripresa socio-economica in ciascuno Stato membro, affiancando alle regole di stabilità di bilancio criteri di sostenibilità ambientale e sociale per favorire una crescita duratura, sostenibile e inclusiva;
sottolineata, altresì, l'opportunità di estendere la riflessione sulle regole fiscali alla necessità di individuare strumenti di gestione comune almeno del maggior debito dovuto alla pandemia che ne favoriscano, a livello europeo, il progressivo riassorbimento, al fine di evitare il rischio che il relativo peso, distribuito peraltro in modo diseguale tra gli Stati membri, possa minare la sostenibilità della finanza pubblica dei singoli Paesi, rendere più complessa l'applicazione di regole fiscali comuni, aumentare le divergenze economiche tra i diversi territori o persino compromettere la tenuta stessa del sistema europeo nel suo complesso;
rimarcata l'esigenza di adottare, in coerenza con gli orientamenti espressi dalla Commissione europea, ulteriori misure volte ad attutire l'impatto sull'economia dei rialzi di prezzo del gas naturale e del petrolio causati dalla guerra in Ucraina e a sostenere filiere industriali strategiche a fronte di una concorrenza extra-europea che si basa anche su ingenti aiuti di Stato,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
a) valuti la Commissione di merito l'opportunità di segnalare al Governo di adoperarsi nelle competenti sedi europee affinché si pervenga quanto prima ad una riforma del Patto di Stabilità e Crescita e, più in generale, della governance economica della UE, che: 1) valorizzi gli elementi positivi emersi nell'ambito dell'attuazione del Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza in termini di orientamento ai risultati della spesa, monitoraggio e controllo, onde definire un nuovo framework di bilancio idoneo ad assicurare la sostenibilità del debito e al contempo promuovere la crescita attraverso il sostegno agli investimenti e alle riforme; 2) preveda nelle regole fiscali una forma di «golden rule» per gli investimenti pubblici mirati con elevato moltiplicatore, che consenta il ricorso al disavanzo per finanziare spese con ricadute positive nel lungo periodo in termini di crescita e sostenibilità del debito, quali quelle per la transizione energetica, ambientale e digitale; 3) superi l'utilizzo di indicatori non osservabili e che necessitano di essere stimati, quali l'output gap e l'elasticità delle componenti cicliche del bilancio rispetto alle basi imponibili, semplificando le regole rendendole più trasparenti e prevedibili, eliminando pertanto margini di incertezza senza tuttavia andare a discapito della flessibilità e delle necessarie valutazioni specifiche per ciascun Paese; 4) riveda il livello dell'obiettivo per il rapporto tra il debito e il PIL previsto dal Trattato di Maastricht, ad esempio innalzandolo all'attuale valore medio della UE, prossimo al 100 per cento oppure, in alternativa, rimoduli la dinamica di avvicinamento a tale obiettivo sia definendo percorsi di aggiustamento differenziati sulla base delle condizioni specifiche di ogni singolo paese, sia consentendo una maggiore gradualità per il raggiungimento dell'obiettivo, almeno con riguardo alla quota di debito generata da eventi esogeni quali, ad esempio, la pandemia o condizioni macroeconomiche particolarmente sfavorevoli; 5) preveda un rafforzamento del coordinamento tra politica di bilancio e politica monetaria, accompagnando la revisione del PSC con un completamento dell'Unione economica e monetaria che abbia anche l'obiettivo di ampliare lo spazio fiscale comune, sia per fini di stabilizzazione macroeconomica e convergenza nell'eurozona, sia per finanziare i beni pubblici europei, ad esempio nei settori della ricerca e dell'innovazione, della sicurezza e dell'autonomia energetica, in relazione ai quali l'esperienza dei programmi Next Generation EU e SURE può rappresentare un valido modello di riferimento;
b) valuti altresì la Commissione di merito l'opportunità di segnalare al Governo l'esigenza di: 1) intraprendere ogni iniziativa utile, in sede europea, finalizzata a valutare il mantenimento dell'attivazione della clausola generale di salvaguardia (CGS) del Patto di stabilità e crescita anche nel corso del 2023, per consentire agli Stati membri di continuare ad adottare le necessarie misure di flessibilità di bilancio finalizzate a ridurre al minimo l'impatto economico e sociale della grave crisi in corso, preservando gli investimenti pubblici e utilizzando al meglio i finanziamenti del dispositivo per la ripresa e la resilienza per dare impulso alla crescita; 2) concentrare gli sforzi per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ormai pienamente integrati nel ciclo di programmazione del Semestre europeo, il cui percorso di attuazione risulti in posizione ancora arretrata rispetto alla media dei paesi dell'Unione europea o sui quali incide maggiormente in senso negativo il conflitto in corso in Ucraina, tra cui gli obiettivi 1 e 2, sui quali si riflette il sensibile aumento dei prezzi dei beni alimentari e, in generale, l'impennata dell'inflazione; 3) incrementare le risorse dell'Aiuto Pubblico allo Sviluppo, al fine di allineare l'Italia agli standard internazionali in materia attraverso la definizione di un percorso di avvicinamento all'obiettivo dello 0,7 per cento del RNL fissato nel 2015 dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, mediante la previsione pluriennale di incrementi dei relativi stanziamenti per interventi di cooperazione allo sviluppo;
c) valuti infine la Commissione di merito l'opportunità di raccomandare al Governo di affrontare in sede europea il tema dell'incremento dei prezzi delle opere pubbliche finanziate dal PNRR, rispetto a quelli considerati al momento della predisposizione del Piano e dell'emanazione dei relativi bandi, tema che, in base alle indicazioni del DEF 2022 sarà comunque affrontato anche in sede nazionale, in occasione del decreto-legge di prossima emanazione, a valere su risorse nazionali. Ove tali risorse nazionali non risultino sufficienti al pieno finanziamento dei maggiori oneri di realizzazione degli interventi previsti nel Piano, non risulterebbe infatti soddisfacente una soluzione che ne rivedesse al ribasso gli obiettivi, concordandone di meno ambiziosi in sede europea. Sarebbe invece necessario il coinvolgimento delle istituzioni comunitarie, al pari di quelle nazionali, nell'individuare una soluzione concordata che consenta la piena realizzazione degli interventi intrapresi con il programma NGEU.
ALLEGATO 2
DL 24/2022: Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza. C. 3533 Governo.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea),
esaminato, per le parti di competenza, il testo del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (C. 3533 Governo);
rilevato che l'articolo 1 prevede, allo scopo di adeguare all'evoluzione dello stato della pandemia da COVID-19 le misure di contrasto in ambito organizzativo, operativo e logistico, preservando, fino al 31 dicembre 2022, la capacità operativa delle strutture emergenziali, che possano essere adottate ordinanze con efficacia limitata fino al predetto termine, le quali possono contenere misure derogatorie nei predetti ambiti, individuate nel rispetto dei princìpi generali dell'ordinamento giuridico e delle norme dell'Unione europea;
preso atto che l'articolo 13, nel dettare disposizioni dirette a garantire, anche dopo la fine dello stato di emergenza, lo svolgimento della sorveglianza epidemiologica e microbiologica del SARS-COV-2, prevede la prosecuzione della trasmissione dei dati funzionali agli scopi di collaborazione scientifica e di sanità pubblica, nel rispetto di quanto previsto dal regolamento (UE) 2016/679 del 27 aprile 2016, in materia di riservatezza e sicurezza dei dati personali e al fine di ottemperare agli obblighi di notifica europei ai fini della sorveglianza epidemiologica sul SARS-CoV-2, consentendo il confronto settimanale della situazione epidemiologica italiana con quella in altri Paesi europei, realizzata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC),
esprime
PARERE FAVOREVOLE.
ALLEGATO 3
Schema di decreto legislativo recante disposizioni per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/884 che modifica la decisione quadro 2009/315/GAI per quanto riguarda lo scambio di informazioni sui cittadini di paesi terzi e il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziali (ECRIS), e che sostituisce la decisione 2009/316/GAI. Atto n. 360.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XIV Commissione,
esaminato lo schema di decreto legislativo recante disposizioni per l'attuazione della direttiva (UE) 2019/884 che modifica la decisione quadro 2009/315/GAI per quanto riguarda lo scambio di informazioni sui cittadini di paesi terzi e il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziali (ECRIS), e che sostituisce la decisione 2009/316/GAI (atto n. 360);
preso atto dei chiarimenti emersi nel corso dell'istruttoria svolta presso la 14° Commissione del Senato in merito all'applicabilità, agli scambi di informazioni oggetto dello schema in esame, della vigente normativa a tutela della riservatezza nel trattamento dei dati personali, tra cui, in particolare:
il divieto di utilizzo dei dati personali per fini diversi dal procedimento penale per il quale sono stati richiesti o per fini e limiti diversi da quelli indicati nella richiesta, come stabilito dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 74 del 2016, di attuazione della decisione quadro 2009/315/GAI, e dall'articolo 28 del testo unico del casellario giudiziario, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, n. 313;
le norme relative alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché alla libera circolazione di tali dati, ai sensi del decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 51, di attuazione della direttiva (UE) 2016/680;
le norme del regolamento generale sulla privacy, regolamento (UE) 2016/679, per quanto riguarda il trattamento dei dati personali al di fuori dell'esercizio delle funzioni giurisdizionali;
rilevato, quindi, che lo scambio delle informazioni iscritte nel casellario giudiziario europeo riguarda le informazioni stabilite all'articolo 5-ter del testo unico del casellario giudiziario (DPR n. 313 del 2002), come introdotto dal decreto legislativo n. 74 del 2016, di attuazione della decisione quadro 2009/315/GAI, inerenti ai dati sull'identità del condannato, sul reato e sulla pena inflitta, con esclusione degli elementi di contenuto relativi al reato e quindi dei dati sensibili relativi alle persone coinvolte;
sottolineata l'urgenza di dare attuazione nell'ordinamento interno alla direttiva (UE) 2019/884, il cui termine di recepimento è fissato dalla stessa direttiva stessa al 28 giugno 2022,
esprime
PARERE FAVOREVOLE.
ALLEGATO 4
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/882 sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi. Atto n. 362.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XIV Commissione,
esaminato lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/882 sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi (atto n. 362), predisposto in base alla delega conferita al Governo con la legge 22 aprile 2021, n. 53, legge di delegazione europea 2019-2020;
evidenziato che i requisiti di accessibilità oggetto della direttiva (UE) 2019/882 sono finalizzati ad agevolare l'uso di particolari prodotti e servizi destinati alle persone con disabilità e ad altre persone con limitazioni funzionali permanenti o transitorie;
apprezzata la finalità dello schema in esame, volto a eliminare gli ostacoli alla libera circolazione dei prodotti e servizi in questione, derivanti dall'eterogeneità delle normative nazionali sull'accessibilità, evitando al contempo eccessivi aggravi per i produttori dei beni e i prestatori dei servizi;
apprezzata in particolare la previsione, per le PMI, di una clausola di salvaguardia che esenta dall'obbligo di rispetto dei requisiti di accessibilità, qualora esso richieda una modifica sostanziale del prodotto o servizio tale da modificarne la natura, o qualora comporti un onere sproporzionato all'operatore interessato, salvo che quest'ultimo sia beneficiario di finanziamenti pubblici volti al miglioramento dell'accessibilità;
rilevata l'urgenza di dare attuazione alla direttiva (UE) 2019/882, il cui termine per il recepimento negli Stati membri è fissato dalla stessa direttiva al 28 giugno 2022,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con la seguente osservazione:
si valuti l'opportunità di apportare allo schema di decreto legislativo le seguenti modifiche formali al fine di meglio chiarire la formulazione del testo: a) all'articolo 19, comma 1, secondo periodo, si valuti di sostituire il riferimento alla «autorità di vigilanza dello Stato membro», con quello alla «autorità di vigilanza italiana», ovvero il Ministero dello sviluppo economico; b) l'articolo 23, comma 1, si valuti di sostituire il riferimento all'articolo 14 dello schema di decreto, con quello all'articolo 15 della direttiva in recepimento.
ALLEGATO 5
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/2235 che modifica la direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto e la direttiva 2008/118/CE relativa al regime generale delle accise per quanto riguarda gli sforzi di difesa nell'ambito dell'Unione. Atto n. 361.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XIV Commissione,
esaminato lo schema di decreto legislativo, recante attuazione della direttiva (UE) 2019/2235, che modifica la direttiva 2006/112/CE, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto e la direttiva 2008/118/CE, relativa al regime generale delle accise, per quanto riguarda gli sforzi di difesa nell'ambito dell'Unione;
considerato che la direttiva in recepimento ha lo scopo di allineare il trattamento dell'IVA e delle accise relative allo sforzo comune di difesa nell'ambito dell'Unione europea, con l'analoga disciplina fiscale già in vigore nell'ambito della partecipazione alla NATO;
considerato, in particolare, che lo schema di decreto legislativo, prevede, rispettivamente agli articoli 1 e 2, un regime di non imponibilità ai fini dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) e di esenzione dalle accise, in relazione alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi destinate alla realizzazione di un'attività dell'Unione nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC),
esprime
PARERE FAVOREVOLE.
ALLEGATO 6
Sulla riunione della LXVII COSAC, svolta a Parigi dal 3 al 5 marzo 2022.
RELAZIONE DEL PRESIDENTE, ON. SERGIO BATTELLI
Dal 3 al 5 marzo 2022 si è svolta la LXVII riunione degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione europea dei Parlamenti dell'Unione stessa (COSAC) a Parigi, a cui ho partecipato con i deputati Alessandro Giglio Vigna e Lucrezia Mantovani.
Si è trattato della prima riunione in presenza dall'inizio della pandemia e quindi ha rappresentato un'occasione molto importante di confronto con tutte le altre delegazioni, occasione che comunque è stata contrassegnata, e non poteva essere altrimenti, dalle discussioni sulla situazione in Ucraina.
I lavori della conferenza si sono articolati in sei sessioni dedicate a diverse tematiche.
I sessione: Prima valutazione della Presidenza francese del Consiglio dell'UE
Nella I sessione si è svolta una discussione su una prima valutazione delle priorità della Presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea, con l'intervento del Primo ministro francese Jean Castex, il quale ha preliminarmente affermato l'importanza per l'Unione europea di adottare le misure necessarie per affrontare l'attuale momento storico. Nel sottolineare che l'UE ha agito con fermezza, unità e determinazione, ha espresso la sua ammirazione per il coraggio e la dignità del popolo ucraino e del suo Presidente e ha ricordato la rapidità con cui l'UE ha adottato misure senza precedenti contro la Federazione Russa, in particolare in campo economico e finanziario, a dimostrazione di una risposta di un attore internazionale che si è schierato per la libertà e contro la guerra e l'oppressione. Nel segnalare che le sanzioni hanno avranno conseguenze per l'economia europea, ha rilevato che uno degli effetti della crisi sarà il rafforzamento della coesione e dell'unità dell'UE, che si basano sui valori comuni di democrazia, libertà e diritto dei popoli all'autodeterminazione. Ha sottolineato che la Presidenza francese del Consiglio dell'UE ha sempre cercato di preservare l'unità dell'Unione, indicando che il Presidente Macron si è impegnato a garantire che la Francia agisse con i suoi partner nell'UE e nella NATO. Ad avviso del Primo ministro, la crisi in Ucraina ha confermato l'esigenza di rafforzare la sovranità dell'Unione europea, la cui priorità era stata giudicata come necessaria dal Presidente Macron ben prima della situazione attuale; in tale contesto, riveste una cruciale importanza il progetto della difesa europea. Inoltre, il rafforzamento della sovranità dell'Unione Europea significa anche costruire un'Europa più indipendente dal punto di vista energetico ed economico. Il Primo ministro ha concluso il suo intervento indicando che l'Unione Europea deve rimanere mobilitata e agire, attraverso la diplomazia, le sanzioni e la solidarietà con il popolo ucraino e i suoi leader, e sottolineando che il dialogo deve essere mantenuto, a qualunque costo, fino al raggiungimento di un cessate il fuoco. Ha infine osservato che gli scambi nell'ambito della COSAC mostrano la coesione delle istituzioni europee, che sono basate sulla democrazia parlamentare, di cui i Parlamenti nazionali e il Parlamento europeo sono i pilastri principali.
I deputati intervenuti nel dibattito hanno espresso solidarietà nei confronti dell'Ucraina e sostegno nei confronti delle misure adottate dall'UE e del ruolo della Presidenza francese riguardante il rafforzamento dell'autonomia strategica europea reputata necessaria nei settori dell'energia, della difesa e dell'economia. Diversi interventi hanno inoltre evidenziato la necessità di affrontare le conseguenze economiche e sociali della guerra in Ucraina.
Nel mio intervento ho ribadito l'importanza dell'unità e della solidarietà di cui l'UE sta dando prova: la pandemia prima e questa crisi ora dimostrano come il progetto europeo sia una assoluta necessità, per dare organicità ed unità a decisioni e misure da assumere per fronteggiare eventi e dinamiche che nessuno degli Stati membri, anche i più grandi, potrebbe gestire da solo. Ho dunque rilevato che la decisione della Francia di dare priorità nel corso del suo semestre al concetto di una maggiore sovranità ed autonomia strategica dell'UE sia stata una intuizione fondamentale e con la quale occorrerà confrontarsi non solo ora, ma anche sempre più in futuro. In tal senso, ho ritenuto cruciale per la Presidenza francese portare a conclusione i lavori per lo strategic compass nell'ambito della difesa europea, e porre le basi per una strategia di crescita che punti a rendere l'Unione un attore maggiormente autonomo sul piano globale. Sono necessari strumenti per dare maggiore coerenza, unità e forza alla politica estera dell'UE, promuovendo una difesa europea comune a tutela della pace e della stabilità del continente europeo e del suo vicinato, rendendo l'Europa autonoma dal punto di vista energetico, industriale, tecnologico e alimentare. Ho altresì evidenziato come l'attuale situazione conferma l'urgenza di far progredire i negoziati relativi al pacchetto normativo sull'asilo e la migrazione e l'esigenza di strumenti comuni per gestire i flussi di rifugiati e migranti, non solo in momenti straordinari e inaspettati, ma anche quando si fa fronte a numeri prevedibili di persone fuggite per cercare condizioni di vita migliori. Per questo occorre cercare tutte le soluzioni possibili in grado di coniugare i principi di responsabilità e solidarietà previsti dal Trattato ed è necessario investire adeguate risorse nella cooperazione con gli Stati terzi.
II sessione: Il Piano europeo per la ripresa e l'uscita dalla crisi
La sessione è stata introdotta dal Presidente della Commissione affari europei del Senato francese Rapin, il quale ha sottolineato l'importanza di introdurre nuove risorse proprie nel bilancio europeo, in linea con la roadmap stabilita nell'Accordo interistituzionale del 16 dicembre 2020, e di andare oltre il Next generation EU (NGEU) per affrontare le sfide di questa nuova crisi e per consentire all'intera UE di intraprendere gli investimenti necessari.
Il Vicepresidente del Parlamento europeo Karas ha rilevato che i piani di resilienza non hanno perso la loro importanza e dovrebbero essere attuati pienamente, pertanto, non dovrebbero essere indeboliti dalla crisi attuale, poiché rafforzerebbero la posizione dell'UE nel mondo. Il programma NGEU ha segnato una svolta in risposta al cambiamento climatico e alla pandemia, ma sarebbe necessario lo sviluppo di progetti sempre più ambiziosi. A questo proposito, ha espresso l'auspicio che la Conferenza sul futuro dell'Europa ponga le basi per un'ulteriore integrazione: l'UE ha bisogno di nuove risorse proprie, di un'attuazione corretta delle norme per il rispetto dello Stato di diritto, nonché della legittimità democratica delle decisioni.
Il Presidente di SME Europe (Small and medium sized enterprises Europe) ha segnalato che gli anni 2020-2021 sono stati molto impegnativi per le PMI, con un aumento al 90% delle PMI in difficoltà. Ha affermato che le PMI hanno bisogno di un più agevole accesso ai finanziamenti, della rimozione degli oneri burocratici e del miglioramento dell'istruzione, in particolare per quanto riguarda le tecnologie digitali. È necessario completare il mercato unico digitale e migliorare le capacità digitali delle PMI.
Daniel Gros (Centre for European Policy Studies), nel segnalare la necessità di diminuire la dipendenza energetica dalla Russia, ha sottolineato tra l'altro che le riforme strutturali nell'ambito dei Piani per la ripresa e la resilienza potrebbero rafforzare l'economia europea tutta.
Nel corso del dibattito taluni interventi hanno menzionato la necessità di modernizzare le economie dei paesi dell'UE e di assicurare finanze pubbliche solide (rappresentanti dei Parlamenti finlandese, lituano e lettone). Molti interventi hanno sottolineato la necessità dell'autonomia strategica dell'Europa (rappresentanti del Parlamento europeo, del Bundestag tedesco e dei Parlamenti spagnolo e belga).
Per la delegazione italiana, il deputato Giglio Vigna ha segnalato che la pandemia prima, la crisi energetica successivamente e ora la guerra in Ucraina hanno segnato un cambiamento di direzione nelle politiche europee attraverso l'adozione di misure straordinarie, tra le quali un più largo utilizzo degli aiuti di Stato e lo stanziamento di maggiori risorse per investimenti. Si tratta di politiche che hanno segnato la fine dell'austerity in Europa, anche attraverso l'attivazione per la prima volta della clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita e una riflessione sulla necessità di revisione delle regole di governance macroeconomica. Occorrerà vedere se queste misure diverranno strutturali e apriranno la strada a una nuova fase della storia europea, in quanto sono necessari maggiori investimenti affinché l'Europa possa affermare la sua autonomia strategica e la sua indipendenza energetica e nell'utilizzo delle risorse, conseguentemente affermandosi come attore a livello globale.
III sessione: Cambiamento climatico e transizione energetica
La sessione è stata introdotta dalla Presidente della Commissione affari europei dell'Assemblea nazionale francese Thillaye, che ha affermato che la guerra in Ucraina ha inevitabilmente un impatto sulle discussioni su clima ed energia. Ha ricordato l'obiettivo dell'UE di diventare climaticamente neutrale entro il 2050 e ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030, il che richiederebbe di reinventare l'economia e cambiare le abitudini dei consumatori. Ha fatto riferimento in particolare al meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere e alla sua importanza per le imprese europee nel rimanere competitive, nonché alla necessità di elevati investimenti pubblici e privati nella neutralità climatica.
Il Presidente della Banca europea per gli investimenti HOYER ha evidenziato che la transizione verde dovrebbe essere vista come una soluzione e non come un problema, ad esempio il modo in cui le energie rinnovabili aumenterebbero l'indipendenza dell'UE. La BEI potrebbe aiutare a coordinare gli investimenti nel quadro delle priorità dell'UE; in proposito, ha fatto riferimento a esempi come l'alleanza europea della batteria, i parchi eolici galleggianti o l'idrogeno verde.
Il Presidente di Business Europe GATTAZ ha sottolineato che il dibattito in futuro si concentrerà sull'energia e sulle sfide in tale settore, ad es. l'indipendenza energetica, la sicurezza del gas, l'accelerazione delle energie rinnovabili, il rafforzamento del mercato energetico europeo. Ha parlato di un'opportunità di combinare ambizione climatica e transizione energetica, in particolare l'opportunità per l'industria di produrre le energie di domani come idrogeno, batterie elettriche, biocarburanti. GATTAZ ha osservato che Business Europe condivide le ambizioni del Green Deal europeo e ha insistito sul fatto che il suo successo dipende da molti fattori, compresa la prosperità delle imprese. Ha sottolineato tre priorità per raggiungere gli obiettivi climatici europei: coniugare transizione verde e competitività industriale senza limitare l'innovazione; adottare misure nel contesto energetico globale, tra cui misure nazionali, a medio termine per investire massicciamente in energie rinnovabili e in attività di transizione come gas e nucleare e, a lungo termine, per investire in innovazioni tecnologiche; infine rafforzare la base industriale europea, avere imprese innovative e competitive.
Nel corso del dibattito è stato segnalato che l'unità mostrata per la guerra in Ucraina deve essere affermata anche nella lotta contro i cambiamenti climatici. Si è discusso dell'importanza dell'indipendenza energetica, dell'utilizzo dell'idrogeno per tale finalità, della necessità di diversificare le fonti energetiche, dell'importanza della sicurezza energetica, nonché della necessità di implementare correttamente in futuro il Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere.
Per la delegazione italiana la deputata Mantovani ha affermato che l'attuale situazione geopolitica impone ancora più attenzione al tema della transizione verde, pertanto un energy mix equilibrato e resiliente rispetto ai rischi esogeni all'Unione Europea appare oggi di primaria importanza, così come la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. La riduzione degli impatti ambientali deve procedere in parallelo con la crescita e la sostenibilità sociale del percorso di transizione. Occorre coniugare la salvaguardia ambientale e le politiche climatiche con il minore impatto possibile, sociale ed economico, sui cittadini, ed in particolare sui più vulnerabili. Ha poi sottolineato che una buona transizione deve considerare la tutela dei posti di lavoro nei settori interessati dalle politiche verdi; questo deve avvenire attraverso la riqualificazione dei lavoratori verso nuove e più attuali competenze ponendosi obiettivi ambiziosi ma pur sempre realistici. La sfida ambientale resta una priorità, l'Europa è leader in questo ambito e i singoli Stati avranno grande responsabilità in questa sfida, tuttavia il perseguimento degli obiettivi non può ignorare le esternalità della transizione.
IV sessione: Conferenza sul futuro dell'Europa
Il Co-presidente del Comitato esecutivo e membro del Parlamento europeo, Guy Verhofstadt, ha sottolineato che la Conferenza sul futuro dell'Europa deve reagire a quanto sta accadendo e pervenire a concrete ed ambiziose conclusioni, non a una vaga dichiarazione da presentare il 9 maggio. Il risultato dovrebbe essere un atto politico forte, una Convenzione o un Congresso di rifondazione del progetto europeo, basato sulle raccomandazioni della Conferenza. Ha rilevato che le raccomandazioni dei cittadini dovrebbero essere prese seriamente in considerazione per risolvere le debolezze dell'Europa, affinché possa diventare un attore globale. A suo avviso, il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali dovrebbero agire come forza trainante di questo processo.
La Co-presidente del Comitato esecutivo Commissaria Šuica ha fatto presente che la Conferenza intende avvicinare l'Europa ai cittadini, che sono al centro di questo progetto, non mirando a sostituire la democrazia rappresentativa, ma al contrario rafforzandola. Le sue conclusioni dovrebbero essere prese molto sul serio da tutte le parti coinvolte e includere rapide azioni di follow-up.
I deputati intervenuti nel dibattito hanno espresso il loro supporto all'Ucraina e condannato l'aggressione russa, molti interventi hanno anche fatto riferimento alla richiesta di adesione all'UE rilevando la necessità di attribuire all'Ucraina lo status di paese candidato (rappresentanti dei Parlamenti slovacco, bulgaro, croato e irlandese). Nel contempo, è stata però anche richiamata l'esigenza di procedere con l'allargamento dell'UE in generale e non solo verso alcuni paesi terzi.
Quanto al progetto della stessa Conferenza, alcuni interventi hanno sottolineato che le sfide da affrontare sono cambiate radicalmente, dovendo ormai focalizzare l'attenzione su importanti questioni, come l'autonomia strategica, l'energia, l'industria, la sicurezza, l'indipendenza negli approvvigionamenti alimentari. Il rappresentante del Parlamento rumeno TÎLVĂR ha raccomandato un approccio più pragmatico e focalizzato sui progressi nelle diverse politiche, anziché sugli aspetti istituzionali. Il rappresentante del Parlamento estone POOLAMETS si è dichiarato contrario a ogni possibile modifica dei Trattati, mentre il rappresentante del Parlamento austriaco LOPATKA ha richiamato l'esigenza di definire un meccanismo permanente per la partecipazione dei cittadini nel processo decisionale. Per quanto attiene al ruolo dei Parlamenti nazionali, il deputato del Parlamento europeo SÁNCHEZ AMOR ha osservato che dovrebbe focalizzarsi più sul merito delle questioni, anziché sui meccanismi su cui finora si è fondata la verifica di sussidiarietà, mentre un rappresentante del Parlamento danese VALENTIN ha suggerito che i Parlamenti potrebbero già essere attivamente coinvolti nella fase preparatoria delle proposte della Commissione europea, sotto forma di consultazioni preliminari e che le loro posizioni potrebbero essere poi riassunte nella relazione esplicativa della relativa proposta.
Nel mio intervento, oltre a esprimere apprezzamento per l'iniziativa di un raccordo tra la componente del Parlamento europeo e quella dei Parlamenti nazionali per rafforzare le istanze parlamentari nel processo decisionale europeo, ho auspicato che gli esiti della Conferenza conducano a un rilancio ambizioso del progetto europeo in quanto il momento storico che stiamo vivendo ci richiama all'esigenza di definire con coraggio e urgenza una Unione protagonista nella comunità internazionale. È' necessario sviluppare strumenti per dare maggiore coerenza, unità e forza alla politica estera dell'UE, promuovere una difesa comune a tutela della pace e della stabilità del continente europeo e del suo vicinato, rendere l'Europa autonoma dal punto di vista energetico, industriale, tecnologico e alimentare.
V sessione: stato di avanzamento dei gruppi di lavoro
I Presidenti delle Commissioni per gli affari europei dell'Assemblea nazionale e del Senato francesi hanno fornito elementi di informazione circa lo stato di avanzamento dei gruppi di lavoro costituiti nell'ambito della COSAC dedicati rispettivamente ai valori al centro del sentimento di appartenenza all'UE e al ruolo dei Parlamenti nazionali. Entrambi i gruppi si stanno riunendo in questi mesi, anche per svolgere audizioni di esperti, e terranno una riunione conclusiva il 14 giugno in presenza a Parigi.
Con riguardo al gruppo sui valori, sono stati sottolineati due aspetti: l'importanza di una comprensione comune di valori come la democrazia e/o lo stato di diritto e il loro rispetto all'interno dell'Unione Europea.
Quanto invece al gruppo sul ruolo dei Parlamenti nazionali, sono state evidenziate tre priorità basate sulle discussioni inizialmente svolte: migliorare il monitoraggio delle politiche europee da parte dei Parlamenti nazionali; rendere più efficace la cooperazione interparlamentare; il ruolo che i Parlamenti nazionali possono giocare a livello europeo. Al riguardo, è stata segnalata l'opportunità di un dibattito più intenso con la Commissione europea e di un'evoluzione del meccanismo di conformità al principio di sussidiarietà. Nell'ambito del lavoro dei gruppi si sta discutendo circa l'opportunità di introdurre una sorta di diritto di iniziativa per i Parlamenti nazionali e la possibilità di indirizzare questioni scritte alla Commissione europea.
VI sessione: Dibattito sull'Ucraina
Il dibattito è stato introdotto dalla Presidente Thillaye, che ha accolto con favore il fatto che la guerra in Ucraina sia stata unanimemente condannata da tutti gli Stati membri dell'UE. Ha chiesto un sostegno continuo all'Ucraina per difendere la sua sovranità e integrità territoriale. Nel prendere atto della rapida risposta istituzionale dell'UE alla crisi, in coordinamento con i suoi alleati e partner, e ha individuato l'attuazione delle sanzioni e la protezione dei rifugiati come le due principali sfide che attendono l'Europa. A questo proposito, ha anche sottolineato la necessità di prolungare le misure già esistenti che erano state adottate in occasione dell'annessione della Crimea. L'aggressione dell'Ucraina richiede una nuova strategia europea e riferita al ruolo dello Strategic Compass, Infine, ha affermato che questa crisi colpisce profondamente i cittadini dell'UE e quindi anche i Parlamenti nazionali, motivo per cui il loro coinvolgimento diretto nel processo decisionale per gestire questa crisi è di fondamentale importanza. Ha anche ringraziato tutte le delegazioni per aver sottoscritto la Dichiarazione a sostegno dell'Ucraina predisposta dalla Troika dei Presidenti.
Tutti i deputati intervenuti nel dibattito hanno condannato l'invasione russa in Ucraina e hanno sostenuto la risposta dell'UE e l'imposizione di severe sanzioni alla Federazione russa e alla Bielorussia. La stragrande maggioranza ha sottolineato che l'Ucraina non sta solo combattendo per la sua libertà e sovranità ma anche per i valori e la sicurezza dell'Europa. La maggioranza dei deputati intervenuti nel dibattito ha inoltre espresso sostegno per ulteriori sanzioni contro la Federazione Russa e la Bielorussia.
Nel mio intervento, nel ricordare la risoluzione adottata dall'Assemblea della Camera il 1° marzo, ho sottolineato la necessità di esigere dalle autorità russe l'immediata cessazione delle operazioni belliche e di sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile ad una de-escalation militare e a un percorso negoziale tra l'Ucraina e la Russia che possa condurre ad una tregua prima e ad un accordo sostenibile nel tempo. Ho segnalato che l'Unione europea dovrebbe promuovere una grande conferenza di pace. Nell'esprimere sostegno e solidarietà al popolo ucraino, che deve tradursi in un programma straordinario di accoglienza dei profughi, ho ribadito che la situazione attuale rende urgente un netto rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea.
Da ultimo, il deputato Giglio Vigna ha espresso sostegno e solidarietà al popolo ucraino, ma ha anche affermato che occorre esprimere solidarietà a quella parte del popolo russo che sta protestando contro l'aggressione all'Ucraina. È necessario che l'Europa agisca con la Nato, con il G7, con gli Stati Uniti, il Regno Unito, e anche con la Santa Sede, come attore principale nella ricerca della pace, in quanto è il continente più esposto in questa situazione, ed è necessario che l'Unione europea ritrovi la sua sovranità produttiva ed energetica, perché in questo modo potrà affermare il suo ruolo a livello globale di «casa della democrazia».