III Commissione

Affari esteri e comunitari

Affari esteri e comunitari (III)

Commissione III (Affari esteri)

Comm. III

Affari esteri e comunitari (III)
SOMMARIO
Martedì 21 dicembre 2021

RISOLUZIONI:

7-00766 Boldrini: sull'impegno dell'Italia a favore del disarmo nucleare (Discussione e rinvio) ... 59

INTERROGAZIONI:

5-05144 Delmastro delle Vedove: Su eventuali misure per vietare la commercializzazione di prodotti provenienti dagli Xinjiang Production and Construction Corps ... 62

5-06746 Boldrini: Sulla repressione del dissenso da parte delle autorità dell'Uganda in occasione delle elezioni presidenziali e legislative del 14 gennaio 2021 ... 62

ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 65

5-07254 Quartapelle Procopio: Sul procedimento di liquidazione del gruppo di ong russe No profit Memorial ... 63

ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 66

SEDE REFERENTE:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sull'estinzione dei trattati bilaterali di investimento tra Stati membri dell'Unione europea, fatto a Bruxelles il 5 maggio 2020. C. 3308 Governo (Seguito dell'esame e conclusione) ... 63

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE:

Sugli esiti della missione svolta a Parigi (8 dicembre 2021) ... 64

ALLEGATO 3 (Sugli esiti della missione svolta a Parigi) ... 67

III Commissione - Resoconto di martedì 21 dicembre 2021

RISOLUZIONI

  Martedì 21 dicembre 2021. — Presidenza del presidente Piero FASSINO. – Interviene il Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.

  La seduta comincia alle 13.35.

7-00766 Boldrini: sull'impegno dell'Italia a favore del disarmo nucleare.
(Discussione e rinvio).

  La Commissione inizia la discussione della risoluzione in titolo.

  Laura BOLDRINI (PD), illustrando la risoluzione a sua prima firma, ricorda che essa parte dal giudizio condiviso per cui le armi nucleari, purtroppo così diffuse nel nostro pianeta, costituiscono una grave minaccia per la sopravvivenza dell'umanità. Con questa consapevolezza il 1° luglio del 1968 Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica firmarono il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) che entrò in vigore il 5 marzo del 1970 e venne poi sottoscritto da altri Paesi. Ricorda che attualmente gli Stati Parte del Trattato sono 191, compresi i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dotati dell'arma nucleare e cioè Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito.
  Precisando che inizialmente il Trattato aveva una durata di 25 anni, estesa a tempo indefinito nel 1995, sottolinea che ogni cinque anni si tiene a New York la Conferenza di riesame. L'ultima si è svolta dal 27 aprile al 22 maggio 2015, ma senza l'adozione di un documento finale consensuale. La successiva avrebbe dovuto svolgersi dal 27 aprile al 22 maggio 2020 ma è stata rimandata di un anno a causa dell'emergenza COVID-19 e si terrà così nel prossimo mese di gennaio del 2022.
  Auspica che in tale occasione vengano fatti significativi progressi, grazie all'impegno di tutte le parti interessate, anche se il bilancio complessivo del Trattato è stato fin qui al disotto delle aspettative e delle speranze iniziali, come emerso anche nel corso della recente audizione dell'Ambasciatore Trezza, svolta il 1° dicembre scorso.
  Sottolinea che anche per questo sentimento di delusione nei confronti del Trattato di non proliferazione, organizzazioni della società civile di molti Paesi hanno dato vita alla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN) finalizzata a fornire, attraverso un trattato, lo strumento giuridico per la progressiva e totale eliminazione delle armi nucleari. Ricorda che tale campagna ha ricevuto nel 2017 il Premio Nobel per la Pace.
  Segnala che il 7 luglio del 2017, nell'ambito dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stato finalmente approvato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW) che, ottenendo nell'ottobre del 2020 la cinquantesima ratifica, è entrato in vigore il 22 gennaio 2021.
  Nel marzo del 2022 si svolgerà a Vienna la prima Conferenza degli Stati Parte di questo Trattato.
  Evidenzia che nessun Paese della NATO è tra i firmatari ma tre di essi – la Norvegia, l'Austria e ora, con il Governo Scholz, la Germania – hanno deciso di partecipare all'appuntamento di Vienna come osservatori, come segnale di attenzione nei confronti dei valori che ispirano il Trattato per la proibizione.
  In conclusione, sottolinea che la risoluzione in esame impegna il Governo italiano a fare altrettanto, per testimoniare la presenza di un Paese che ha scritto nella sua Costituzione – all'articolo 11 – il ripudio della guerra e la cui aspirazione alla pace ha potuto e saputo dimostrare in molte occasioni, dopo le devastazioni di ben due guerre mondiali.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO, sottolinea che la posizione dell'Italia è chiara, e resta inequivocabilmente a favore di un disarmo nucleare effettivo, verificabile e irreversibile.
  Nel far ciò, il Governo intende però ispirarsi a un approccio progressivo, fondato sulla convinzione che l'obiettivo di un mondo privo di armi nucleari possa essere realisticamente raggiunto solo attraverso un percorso a tappe articolato e di natura inclusiva, capace di considerare un ampio spettro di interessi – dalle esigenze umanitarie a considerazioni di stabilità internazionale e di sicurezza nazionale – e di coinvolgere il più ampio numero di attori rilevanti, a cominciare dagli Stati militarmente nucleari.
  In questo percorso, a suo avviso, riveste un ruolo assolutamente centrale il Trattato di non proliferazione (TNP), in quanto elemento cardine dell'architettura di sicurezza internazionale. Al riguardo, segnala che la X Conferenza di riesame del Trattato, che avrà luogo a New York dal 4 al 28 gennaio – dopo i rinvii legati alla pandemia – sarà un appuntamento fondamentale per ribadire l'impegno verso l'armonica attuazione dei suoi tre pilastri – disarmo, non proliferazione, usi pacifici dell'energia nucleare – e monitorare i progressi raggiunti.
  Riconosce che il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), entrato in vigore nel gennaio 2021, si richiama alla ratio del Trattato di non proliferazione (TNP) e mira a conseguire l'obiettivo – che l'Italia da sempre condivide – di un disarmo totale e irreversibile. Precisa che il Governo ritine, tuttavia, indispensabile che si tenga egualmente conto degli interessi alla stabilità nel delicato sistema di sicurezza internazionale e che ogni iniziativa in materia di disarmo nucleare coinvolga il più ampio numero di attori rilevanti. Si considera in questo momento peraltro prioritario evitare qualsiasi iniziativa che possa precludere il buon esito della Conferenza di Riesame del TNP.
  Ad avviso dell'Esecutivo, uno strumento pattizio di cui non facciano parte gli Stati militarmente nucleari è destinato irrimediabilmente ad avere, nei fatti, limitata efficacia, con il rischio di determinare un clima di crescente e controproducente polarizzazione. Peraltro, è altamente improbabile che il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari possa contribuire a risolvere questioni di non proliferazione dalle complesse ramificazioni regionali, quali quelle legate al programma iraniano o all'espansione dell'arsenale nordcoreano.
  Ricorda infatti che l'Italia ha sin dall'inizio manifestato perplessità per l'iniziativa di un Trattato che impegna solo i Paesi firmatari all'abolizione delle armi nucleari, votando contro le risoluzioni dell'Assemblea Generale ONU che ne promuovevano l'adozione e non partecipando alla Conferenza di apertura alla firma.
  Ciò detto, ribadisce che l'Italia riconosce e apprezza le motivazioni dei promotori e sostenitori del Trattato e compie ogni sforzo affinché ogni impegno assunto in materia di disarmo sia assistito da un efficace e credibile sistema di verifiche.
  Precisa che per l'Italia resta valido l'obiettivo finale di un mondo libero da armi nucleari, sostenendo a tal fine con convinzione tutti i passi compiuti per la non proliferazione, il controllo degli armamenti e il disarmo, quali ad esempio il rinnovo dell'Accordo New Start tra Stati Uniti e Federazione Russa ad inizio anno e la ripresa dei negoziati bilaterali; la dichiarazione congiunta di Ginevra dei Presidenti Biden e Putin che hanno ribadito il principio che «una guerra nucleare non può essere vinta e non deve essere mai combattuta»; i colloqui a Vienna per il pieno ripristino dell'Accordo del 2015 sul nucleare iraniano.
  Evidenzia che il Governo ha naturalmente preso atto di quanto indicato nel programma di coalizione tedesco, che è frutto di dinamiche negoziali interne, e che peraltro espressamente cita l'esigenza di «consultazioni con gli Alleati». Occorre valutare in che modo questa indicazione programmatica si tradurrà in una decisione esecutiva, ma evidentemente le dinamiche della Germania non vincolano gli altri Paesi NATO, la maggioranza dei quali non ha peraltro dato ad oggi segno di voler seguire l'esempio della Germania né di voler incrinare la linea stabilita dall'Alleanza e ribadita anche all'ultima Conferenza dei Ministri NATO a dicembre.
  Per queste ragioni, e in maniera coerente con la linea tenuta finora rispetto al Trattato, sottolinea che il Governo non ha previsto di chiedere la partecipazione con lo status di osservatori ai lavori della Riunione degli Stati Parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.

  Paolo FORMENTINI (LEGA), ringraziando il Sottosegretario Di Stefano per aver espresso posizioni chiare e condivisibili, pur concordando sui rischi connessi alla minaccia nucleare, ricorda che in politica occorre mettere da parte i sogni e analizzare i fenomeni con lucida razionalità: in tal senso, non si può non riconoscere che l'equilibrio della deterrenza ha evitato per decenni l'esplosione di conflitti su scala globale.
  Sottolinea, inoltre, la necessità che i tavoli negoziali per il contenimento e la riduzione degli armamenti atomici coinvolgano tutti i Paesi, a partire da quelli più refrattari al negoziato, come l'Iran, la Corea del Nord e soprattutto la Cina, protagonista di una vera e propria escalation nel riarmo: al riguardo, segnala che già oggi nella regione dello Xinjiang sono stati collocati circa centodieci silos per il lancio di missili nucleari, mentre nel 2030 Pechino potrebbe disporre di oltre mille testate atomiche.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), associandosi alle considerazioni della collega Boldrini e ricordando che molti colleghi, di diversa appartenenza politica, hanno condiviso e supportato la campagna di mobilitazione promossa dall'ICAN, sottolinea l'opportunità che il tema venga ulteriormente approfondito tra i gruppi di maggioranza, rilevando che l'obiettivo della risoluzione in esame non è l'adesione dell'Italia al Trattato per la proibizione delle armi nucleari, ma semplicemente la partecipazione – in qualità di osservatrice – alla prima Conferenza degli Stati Parte di questo Trattato: tale scelta da parte dell'Italia potrebbe indurre i Paesi alleati – in particolare, quelli dotati dell'arma atomica – a fare altrettanto, con innegabili benefici sul piano della qualità del dibattito in sede di Conferenza.

  Laura BOLDRINI (PD), replicando al collega Formentini, ricorda che i sogni possono dare impulso all'azione politica e che la storia deve insegnare a non ripetere gli errori del passato: in questo senso, chiunque abbia avuto modo di visitare il Giappone ha appreso con drammaticità gli effetti di un disastro nucleare.
  Ribadisce che, a suo avviso, la partecipazione dell'Italia alla prima Conferenza degli Stati Parte del TPNW, oltre a dare concreta attuazione al principio costituzionale del ripudio della guerra, costituisce un'occasione privilegiata per rafforzare l'obiettivo di un mondo finalmente libero dalla minaccia nucleare.
  Ricordando che anche la campagna di mobilitazione dell'ICAN sembrava velleitaria, eppure ha prodotto risultati tangibili, ed associandosi alla proposta della collega Quartapelle Procopio di un supplemento di riflessione, chiede al Sottosegretario Di Stefano se esistano margini per approfondire il confronto con il Governo, eventualmente coinvolgendo lo stesso Ministro Di Maio.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO, sottolineando la piena disponibilità al dialogo dell'Esecutivo, evidenzia l'opportunità di rinviare l'approfondimento al termine della decima Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione nucleare, in programma a gennaio prossimo, e all'esito di eventuali interlocuzioni con il nuovo Governo tedesco, che potrebbero essere accompagnate da analoghe occasioni di confronto tra le due Commissioni omologhe della Camera dei deputati e del Bundestag.
  Ribadisce, tuttavia, che allo stato attuale nessun Paese nucleare ha aderito al Trattato per la proibizione delle armi nucleari, né parteciperà alla Conferenza di marzo in qualità di osservatore.

  Piero FASSINO, presidente, concordando sulla opportunità di attendere gli esiti della decima Conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione nucleare prima di procedere ad ulteriori approfondimenti, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.55.

INTERROGAZIONI

  Martedì 21 dicembre 2021. — Presidenza del Presidente Piero FASSINO. – Interviene il Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.

  La seduta comincia alle 13.55.

5-05144 Delmastro delle Vedove: Su eventuali misure per vietare la commercializzazione di prodotti provenienti dagli Xinjiang Production and Construction Corps.

  Piero FASSINO, presidente, avverte che, essendo il collega Delmastro Delle Vedove impossibilitato a prendere parte alla seduta, con l'assenso del rappresentante del Governo, la trattazione dell'interrogazione in titolo è rinviata ad altra seduta.

5-06746 Boldrini: Sulla repressione del dissenso da parte delle autorità dell'Uganda in occasione delle elezioni presidenziali e legislative del 14 gennaio 2021.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Laura BOLDRINI (PD), replicando, si dichiara parzialmente soddisfatta della risposta del Governo, ribadendo che le elezioni presidenziali e politiche di gennaio 2021 in Uganda sono state caratterizzate da pesantissime irregolarità, nonché da violenze ed arresti arbitrari messi in atto dal regime di Yoweri Museveni. Analoghe violazioni sono state perpetrate in occasione delle elezioni suppletive svoltesi la settimana scorsa nel distretto di Kayunga: tra le altre cose, il leader dell'opposizione Bobi Wine è stato nuovamente arrestato, impedendogli di partecipare alla campagna elettorale.
  Invita, dunque, il Governo ad adoperarsi in sede bilaterale e multilaterale per condannare queste palesi violazioni dei diritti umani e dello Stato di diritto, che non possono essere giustificate con la necessità di mantenere buoni rapporti con il regime di Museveni, ritenuto un alleato importante nell'azione di contrasto al terrorismo internazionale.

5-07254 Quartapelle Procopio: Sul procedimento di liquidazione del gruppo di ong russe No profit Memorial.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), replicando, si dichiara soddisfatta della risposta del Governo, ricordando che il gruppo di ong No profit Memorial, nato grazie alle idee e al lavoro di Andrej Sacharov per preservare la memoria delle vittime delle repressioni staliniste, nel tempo ha acquisito una solida autorevolezza, sia in patria sia all'estero. I procedimenti avviati dalle autorità russe nei confronti di questa organizzazione – che, al pari di altre ong dissenzienti, è a rischio di chiusura a causa della legge russa sui cosiddetti «agenti stranieri» – rientrano in quell'opera di criminalizzazione che il regime di Putin sta mettendo in atto per reprimere ogni espressione del dissenso; analoga finalità, infatti, hanno anche i processi intentati contro gli storici come Jurij Dmitriev, di cui la Commissione si è occupata discutendo l'interrogazione 5-04149 a sua prima firma.
  Sottolineando che il Partito Democratico intende mantenere alta l'attenzione su questo tema ed esprimendo apprezzamento per la scelta dell'Esecutivo di far partecipare diplomatici italiani alle udienze del processo già svolte, auspica che tale presenza sia garantita anche nelle prossime udienze.

  Piero FASSINO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 14.05.

SEDE REFERENTE

  Martedì 21 dicembre 2021. — Presidenza del presidente Piero FASSINO. – Interviene il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.

  La seduta comincia alle 14.05.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sull'estinzione dei trattati bilaterali di investimento tra Stati membri dell'Unione europea, fatto a Bruxelles il 5 maggio 2020.
C. 3308 Governo.
(Seguito dell'esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 30 novembre scorso.

  Piero FASSINO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Giustizia, Bilancio, Finanze, Attività produttive e Politiche dell'Unione europea.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO ribadisce la necessità di procedere celermente alla ratifica dell'Accordo – a cui hanno già provveduto ben diciotto Stati dei ventitré che lo hanno sottoscritto – anche alla luce del sollecito da parte della Commissione Europea all'Italia in merito al completamento delle procedure interne, per consentire così l'entrata in vigore dell'Accordo.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera in modo unanime di conferire il mandato al relatore, onorevole Orsini, a riferire favorevolmente all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera, altresì, di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

  Piero FASSINO, presidente, avverte che la Presidenza si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei Gruppi.

  La seduta termina alle 14.10.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Martedì 21 dicembre 2021. — Presidenza del presidente Piero FASSINO.

  La seduta comincia alle 14.10.

Sugli esiti della missione svolta a Parigi (8 dicembre 2021).

  Piero FASSINO, presidente, ricorda che la missione in titolo, cui hanno preso parte anche i colleghi Iolanda Di Stasio, Paolo Formentini, Osvaldo Napoli e Valentino Valentini, ha rappresentato la restituzione della visita svolta da una delegazione francese nel luglio scorso, in attuazione del rapporto di cooperazione rafforzata inaugurato con l'omologa Commissione francese. Avverte, inoltre, che sui contenuti della missione è stata predisposta dagli Uffici una relazione, pubblicata in allegato al resoconto sommario della presente seduta, unitamente ad un comunicato congiunto predisposto insieme al Presidente della Commissione esteri francese, onorevole Jean Luis Bourlanges (vedi allegato 3).

  La Commissione prende atto.

  La seduta termina alle 14.15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.15 alle 14.20.

III Commissione - martedì 21 dicembre 2021

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-06746 Boldrini: Sulla repressione del dissenso da parte delle autorità dell'Uganda in occasione delle elezioni presidenziali e legislative del 14 gennaio 2021.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel periodo antecedente le ultime elezioni in Uganda si sono effettivamente registrati, prevalentemente a Kampala ma anche in altre città del Paese, episodi di violenza e arresti ai danni del principale partito di opposizione, la Piattaforma di Unità Nazionale guidata da Robert Kyagulanyi Ssentamu, celebre artista conosciuto come «Bobi Wine». Come rileva l'interrogante, l'azione repressiva da parte del Governo ugandese ha avuto il suo culmine il 18 e 19 novembre 2020, quando le forze dell'ordine sono intervenute contro una manifestazione per la liberazione di Bobi Wine, arrestato in quei giorni, provocando oltre 50 vittime. Subito dopo questi tragici fatti, la Delegazione dell'Unione europea a Kampala, insieme all'Ambasciata d'Italia e quelle degli altri Stati Membri, in una dichiarazione congiunta ha invitato pubblicamente i manifestanti ad astenersi da azioni violente e incoraggiato il Governo ugandese ad avviare un'inchiesta indipendente su quanto accaduto.
  In base ai risultati ufficiali il Presidente Yoweri Museveni ha vinto le elezioni con il 59 per cento dei voti, mentre il suo principale oppositore Bobi Wine ha raccolto il 35 per cento dei consensi. La Piattaforma di Unità Nazionale ha rifiutato questo esito, denunciando numerose violazioni nel corso delle operazioni elettorali e, tra le altre cose, il blocco di internet nelle 12 ore antecedenti il voto e nei 5 giorni successivi.
  A differenza del periodo pre-elettorale, il giorno delle elezioni, il 14 gennaio, è trascorso in maniera sostanzialmente pacifica. Nei seggi non sono stati registrati palesi episodi di frode o di corruzione. Il monitoraggio del voto è stato effettuato da una iniziativa presa a livello locale denominata «DiploWatch», cui hanno partecipato osservatori nazionali e internazionali, tra cui il nostro Ambasciatore a Kampala e gli Ambasciatori europei accreditati in Uganda. Gli Stati Uniti hanno invece deciso di cancellare la loro prospettata missione di osservazione elettorale a seguito della decisione ugandese di ammettere solo il 25 per cento degli osservatori che Washington si apprestava a inviare.
  Nei mesi successivi alle elezioni, l'Italia e gli altri Stati Membri dell'Unione Europea hanno mantenuto un approccio dialogante, tenendo aperti i canali di interlocuzione con la Presidenza ugandese e con i membri del Governo della Prima Ministra Robinah Nabbanja. Il nostro obiettivo principale resta la realizzazione di iniziative a tutela dei diritti umani e di cooperazione allo sviluppo, tra cui il sostegno alle attività delle numerose Organizzazioni della società civile che operano da decenni a beneficio della popolazione locale più vulnerabile, in particolare nel settore sanitario.
  Sui sanguinosi fatti del 18 e 19 novembre 2020 abbiamo nel frattempo potuto registrare lo sviluppo positivo della sentenza nei confronti di due ufficiali coinvolti nella repressione dei manifestanti. L'8 dicembre il Tribunale militare della «Uganda Police Defence Force» ha infatti condannato Augustine Mugisha e Mustafa SSali rispettivamente all'ergastolo e a 35 anni di detenzione per aver ucciso alcuni civili nelle proteste di novembre. Si tratta di un primo passo in avanti che va incontro alle richieste di giustizia da parte dei familiari delle vittime. La pronuncia del Tribunale Militare è avvenuta il giorno successivo all'annuncio delle sanzioni statunitensi ai danni del Capo dell'intelligence militare, Abel Kandiho, per presunti crimini contro
i membri dell'opposizione nel periodo pre-elettorale.
  La nostra attenzione resta alta anche in ambito multilaterale. Durante la 46esima sessione del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, il 26 febbraio l'Unione Europea ha condannato a nome dei 27 Stati membri le violenze verificatesi durante la campagna elettorale e invitato le autorità ugandesi a garantire un'indagine imparziale di violazioni e abusi affinché i responsabili siano chiamati a risponderne. Nella stessa dichiarazione l'Unione ha anche espresso preoccupazione per le vessazioni nei confronti di esponenti politici e per le restrizioni ai danni della società civile e dei media, evidenziando l'importanza che le denunce degli oppositori siano valutate in modo trasparente.
  Sul piano del rispetto e della tutela dei diritti umani devono essere fatti ancora molti passi in avanti, tenuto anche conto dell'importanza che l'Uganda riveste nella regione. Rampala rappresenta un Paese stabile nell'area a cavallo tra il Corno d'Africa e la Regione dei Grandi Laghi, nella quale svolge un ruolo centrale nell'azione di contrasto al terrorismo internazionale. Ne è un esempio la sua profilata partecipazione alla missione di peacekeeping AMISOM in Somalia. Non a caso poche settimane fa, tra ottobre e novembre, l'Uganda è stato colpito da quattro attentati terroristici rivendicati dalle Allied Democratic Forces, gruppo legato all'estremismo islamico. L'Uganda, inoltre, è il primo Paese per accoglienza di rifugiati in Africa. Ne ospita circa un milione e mezzo, principalmente provenienti da Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo, ai quali si sono recentemente aggiunti rifugiati afghani.
  Proprio per la sua importanza, forti dei valori repubblicani ed europei di libertà, democrazia e stato di diritto, insieme ai partner dell'Unione Europea continueremo a sollecitare un Paese amico quale l'Uganda a garantire il più ampio spazio a tutte le forze politiche, oltre che a prevenire e reprimere ogni forma di violenza politica.

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-07254 Quartapelle Procopio: Sul procedimento di liquidazione del gruppo di ong russe No profit Memorial.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Italia attribuisce grande importanza al ruolo e all'indipendenza delle organizzazioni della società civile, alla libertà di espressione e dei media, che sono parte integrante dei valori fondanti del nostro ordinamento.
  I media e le organizzazioni della società civile costituiscono pilastri fondamentali nella costruzione di società democratiche e plurali, svolgendo un ruolo fondamentale nella promozione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, favorendo il rispetto di più elevati standard di protezione.
  A testimonianza dell'impegno dell'Italia a tutela del ruolo della società civile nel mondo, quest'anno abbiamo aderito alla Coalizione mondiale sulla libertà dei media Media Freedom Coalition.
  Seguiamo pertanto con molta attenzione le notizie di riduzione degli spazi per la società civile, in particolare nel nostro Continente, ed abbiamo accolto con forte preoccupazione la notizia del possibile dissolvimento della organizzazione non governativa International Memorial.
  Lo scorso 22 novembre gli Ambasciatori degli Stati Membri dell'Unione Europea accreditati a Mosca hanno incontrato i rappresentanti dell'International Memorial e del Memorial Human Rights Centre per esprimere solidarietà e sostegno in vista delle successive udienze.
  Al riguardo, si precisa che quella svoltasi lo scorso 25 novembre ha avuto natura procedurale ed interlocutoria mentre quella dello scorso 14 dicembre è stata maggiormente dedicata al dibattimento e alla difesa della ONG contro le accuse a suo carico.
  La nostra Ambasciata a Mosca, in coordinamento con le altre Ambasciate dei Paesi membri dell'Unione europea nella Federazione Russa, ha partecipato a quest'ultima udienza pubblica e assicurerà la partecipazione alle prossime, a partire da quella in programma il 28 dicembre.
  Si precisa che nei confronti dello Human Rights Centre del Memorial è in corso un altro procedimento giudiziario del quale si sono svolte, a porte chiuse, due udienze preliminari. La prossima è prevista il 23 dicembre. Al momento non è chiaro se l'udienza sarà aperta, in quanto nella Federazione Russa permangono diffuse restrizioni all'accesso ai luoghi pubblici a causa della diffusione del COVID-19.
  Non mancheremo di continuare a seguire ogni sviluppo della situazione, contribuendo a tenere alta l'attenzione della Comunità Internazionale attraverso l'attività delle competenti organizzazioni internazionali, a partire dal Consiglio d'Europa, del cui Comitato dei Ministri l'Italia detiene attualmente la presidenza.

ALLEGATO 3

Sugli esiti della missione svolta a Parigi (8 dicembre 2021).

  Una delegazione della III Commissione, guidata dal Presidente Piero Fassino e composta dal Vicepresidente Paolo Formentini (Lega) e dai deputati Iolanda Di Stasio (M5S), Valentino Valentini (FI) ed Osvaldo Napoli (CI), si è recata in visita a Parigi in restituzione della visita svolta da una delegazione della omologa Commissione dell'Assemblée Nationale francese nel luglio scorso.
  La missione si è collocata in un contesto di forte rilancio delle relazioni italo-francesi, essendo avvenuta a pochi giorni di distanza dalla sigla del Trattato per una cooperazione bilaterale rafforzata – il cosiddetto «Trattato del Quirinale» – e del Protocollo di cooperazione parlamentare firmato a fine novembre dai Presidenti della Camera dei deputati Roberto Fico e dell'Assemblée Nationale Richard Ferrand. Il particolare significato della missione è stato ulteriormente rafforzato dal fatto che si è trattato della prima visita all'estero della III Commissione dall'inizio della crisi pandemica.
  Obiettivo della missione è stato, in particolare, dare seguito e sostanza alla cooperazione rafforzata lanciata in un Ufficio di presidenza congiunto delle Commissioni esteri italiana e francese e avviata nel luglio 2021 con la visita a Roma dell'omologa Commissione francese. La visita intende collocarsi nell'ambito delle iniziative di consolidamento delle relazioni interparlamentari bilaterali con i maggiori Paesi europei, finalizzato al rafforzamento delle scelte di politica estera dell'Unione europea.
  L'agenda di incontri istituzionali, composta con il supporto dell'Ambasciata d'Italia a Parigi, ha comportato innanzitutto un lungo ed approfondito incontro con la Commissione Affari esteri dell'Assemblée nationale in base ad un ordine del giorno tematico assai articolato, con riferimento ai seguenti temi: le responsabilità geopolitiche europee ed occidentali di Francia e Italia con riferimento alle trasformazioni in atto presso la NATO, la riforma della politica di asilo e di immigrazione; la situazione in Africa (anche in vista del vertice UE-Africa che si celebrerà nel 2022 nel semestre di Presidenza francese dell'UE) e in particolare in Sahel; le tensioni in Bielorussia e Ucraina; la cooperazione bilaterale dopo il Trattato del Quirinale.
  L'incontro è stato introdotto dal Presidente Jean Luis Bourlanges che ha valorizzato l'impulso dato dal Presidente Fassino al rilancio delle relazioni bilaterali parlamentari e la fase di riallineamento in corso tra i due Paesi, dopo un periodo non sempre facile, e ciò anche grazie al prestigio del governo italiano presieduto da Mario Draghi. Per il presidente Bourlanges il Trattato del Quirinale ha sanato un vulnus completando il Trattato dell'Eliseo e permettendo all'opinione pubblica francese di cogliere a pieno il ruolo centrale dell'Italia nella costruzione europea, dopo il fallimento della CED e a partire dall'iniziativa della Conferenza di Messina, dal lancio del mercato unito e dell'euro. Certamente il Trattato rappresenta uno strumento flessibile e qui il ruolo dei Parlamenti sarà essenziale, al fine di evitare che esso si riduca al solo dialogo tra due diplomazie. Per questo per Bourlanges la prima conseguenza da trarre è che spetta alle Commissioni affari esteri dei due Parlamenti, in cooperazione tra di loro, assumere un ruolo guida quanto ai profili attuativi e agli indirizzi della politica estera. L'intervento del presidente Bourlanges è stato incentrato sull'esigenza dello sviluppo di una dimensione geopolitica europea, oltre che economica, che spinga le proprie ambizioni fino all'area indo-pacifica, anche alla luce delle incertezze sul fronte delle scelte degli USA. In linea con il Presidente Fassino,
Bourlanges ha espresso l'auspicio di una cooperazione rafforzata estesa a Germania e Spagna, in quanto Paesi membri depositari di valori e pratiche comuni.
  Il Presidente Fassino ha parlato di relazioni franco-italiane molto dinamiche ed aperte, grazie al salto di qualità rappresentato dal nuovo quadro di accordi bilaterali a livello sia governativo sia parlamentare, che offrono strumenti nuovi in un contesto di radicate relazioni storiche. Il nuovo rapporto italo-francese si inserisce in un delicato quadro europeo, mediterraneo e globale che richiede un approccio comune. Sul piano europeo è urgente dare compimento al processo di integrazione europea mentre nel bacino del Mediterraneo la cooperazione Italia-Francia è una leva essenziale per la soluzione delle crisi. Dalla difesa e sicurezza fino alla politica transfrontaliera, il Trattato impone di individuare politiche comuni, coinvolgendo spagnoli e tedeschi in una sorta di cabina di regia dell'UE, aperta anche a contributi di altri Stati.
  Per la parte francese hanno contribuito al dibattito gli onorevoli Meyer Habib (gruppo UDI ed indipendenti, eletto all'estero), che ha segnalato una problematica concernente la tassazione delle pensioni all'estero, non risolta dall'accordo del 1984 sulle doppie imposizioni. Ha quindi richiamato l'immigrazione come questione che preoccupa le opinioni pubbliche dei due Paesi. Richiamando le proprie ascendenze ebree e libiche, ha espresso preoccupazione per la minaccia che Teheran non cessa di rappresentare per Israele, Paese che potrebbe anche valutare un'offensiva militare nell'inerzia della comunità internazionale sulla questione nucleare.
  L'onorevole Jacques Maire (En marche) ha affrontato con toni franchi il tema degli errori commessi dalla Francia in Libia, che impongono una riflessione per una soluzione da adottare nel quadro europeo e nel rapporto con l'Italia, evocando malintesi sulla presunta volontà francese di mantenere la leadership politica ed economica nella regione. Sull'immigrazione ha apertamente sostenuto l'opzione della creazione di hotspot per l'accoglienza di migranti collocati al di fuori del territorio europeo, sul modello di quanto fa la Grecia nell'isola di Lesbo. Si tratta di un'opzione che l'Italia fin qui non ha sostenuto. Tuttavia, è giunto il momento di trovare soluzioni di equilibrio ed occorre una visione più chiara da parte dell'Italia per un accordo di gestione dei richiedenti asilo che impedisca gli ingressi illegali e i trasferimenti di secondo grado. L'onorevole Maire ha preannunciato che la tematica sarà portante per il semestre di presidenza francese. Ha anche auspicato maggiore presenza navale italiana con strutture di sicurezza nel Mediterraneo orientale, dove la Francia è presente da sola.
  Sul punto l'on. Jean-Michel Clément (Libertès et territoires), nel segnalare l'intenzione del nuovo governo tedesco di regolarizzare tutti migranti presenti sul territorio della Germania, soprattutto giovani, ha espresso l'auspicio che su tali temi vi sia un approccio comune e condiviso per evitare lo scandalo delle morti in mare o nei boschi bielorussi, facendo prevalere l'umanità sulla politica.
  L'on. Mireille Clapot (En marche), rispondendo ad uno stimolo dell'on. Napoli, ha auspicato il completamento della TAV, infrastruttura essenziale ad una UE più forte.
  Per l'on. Jean Paul Lecoq (Gauche démocratie républicaine) i due Paesi non hanno ancora visioni condivise in tema di politiche energetiche e anche di politiche per lo spazio, invocando un maggior coinvolgimento dei Parlamenti e anche delle assemblee parlamentari, OSCE in primis, auspicando che Italia e Francia giochino un ruolo.
  Nel suo intervento l'on. Alain David (gruppo socialista) ha indicato nella difesa e sicurezza un campo di cooperazione doverosa, che sarà priorità del semestre francese, ponendo ai colleghi italiani l'esigenza di un chiarimento sulla linea italiana in materia.
  L'on. Philippe Benassava (Les Republicains), plaudendo alle parole dell'on. Napoli sulle condizioni di parità che intercorrono
tra i due Paesi, ha auspicato una sorta di grande commissione per rilanciare il partenariato egualitario tra i due Paesi e anche un consiglio franco-italiano sui temi di difesa e sicurezza.
  Hanno contribuito al dibattito anche gli onorevoli Christian Hutin (gruppo socialiste), l'on. Nicole Trisse (En marche) Sira Sylla (En marche), menzionando il tema dell'integrazione dei Balcani occidentali per la quale occorre un'azione mirata sulle opinioni pubbliche; delle relazioni con Africa, facendo maggiormente leva sulle diaspore, nel segno del partenariato lanciato nel 2017 da Macron e ripensando le categorie dei fenomeni migratori, superando la distinzione tra profughi e migranti economici e la stessa nozione di migrazione economica.
  Da parte italiana è intervenuto il Vicepresidente Formentini evocando la crisi del multilateralismo con riferimento alle dichiarazioni del Presidente francese sulla «morte cerebrale della NATO», oggi fortunatamente superate dalla nuova linea di politica internazionale della Francia. L'on. Formentini ha evidenziato la centralità dell'Alleanza atlantica, tanto più dopo il Trattato del Quirinale, considerata l'importanza della difesa nel mondo instabile in cui viviamo, soprattutto nel Mediterraneo e in prospettiva nell'Indo-pacifico, scenario in cui la Francia è presente con i suoi territori d'oltremare. L'on. Formentini ha evidenziato la graduale perdita di stabilità della regione riferendo dell'intervento australiano sulle Isole Salomone e il referendum in Nuova Caledonia del 12 dicembre, che va letto alla luce dei tentativi cinesi di fomentare gli autonomisti. L'on. Formentini, nell'esprimere soddisfazione per la presenza della Francia nella regione, ha manifestato l'auspicio affinché l'Italia sia presente in modo anche solo simbolico con proprio naviglio. Ha poi richiamato il quadrante africano, le cui tensioni si trasformano in crisi migratorie su suolo europeo, come in passato è avvenuto presso Ventimiglia e Bardonecchia. L'auspicio è che il nuovo contesto bilaterale permetta di risolvere le problematiche delle frontiere comuni, tenendo conto che la Libia ha rappresentato il cuore delle tensioni tra i due Paesi. Il Trattato del Quirinale potrà produrre effettivi benefici su tutti questi temi e anche per il superamento della politica di austerità che ha tanto danneggiato l'Italia.
  Quanto alla Cina occorre essere chiari: l'Italia lavorerà a rapporti con Germania, come prosieguo naturale della geopolitica occidentale tenendo conto dello sbilanciamento di Berlino verso Pechino e quindi operando per un rafforzamento dell'Unione europea in quanto fattore di consolidamento della NATO. Alla Nato va riconosciuta la natura di alleanza politica, oltre che militare in quanto unico foro esistente che possa tenere unito l'Occidente. La NATO, che nei Balcani è stata un fattore di integrazione assai più veloce dell'Unione europea (la Nord Macedonia è il 30° Paese dell'Alleanza), non potrà non avere un ruolo rispetto ad una eventuale aggressione cinese ai danni di Taiwan.
  Ulteriore tema da lui trattato è stato il ruolo destabilizzante della Turchia in tutto il quadrante mediterraneo e mediorientale, cui occorre fare fronte con gli strumenti del diritto internazionale e con l'impegno a favore dei diritti umani. L'Italia, in quanto partner specifico di Ankara, ha un compito più arduo da svolgere in tale direzione ma occorre individuare un modus vivendi.
  L'on. Formentini ha affrontato anche il tema del Sahel, quadrante in cui l'Italia è presente sul piano militare, riconoscendo i sacrifici della Francia in termini di vite umane.
  L'on. Osvaldo Napoli ha tenuto a ricordare che l'Europa è nata su spinta italiana e francese e che dunque non ci sono motivi per argomentare ruoli subalterni tra i due Paesi. È intervenuto poi per richiamare la situazione in Tunisia, Paese attraversato da una crisi enorme dopo essere stato il Paese più sviluppato della fascia nordafricana. Ha quindi segnalato la crisi del gas come effetto della ritorsione politico-commerciale di Russia e Cina. Sul piano bilaterale ha posto il tema del ritardo nella realizzazione della TAV, infrastruttura attesa da trent'anni e
che potrà vedere la luce non prima del 2030, secondo una tempistica che si colloca ormai del tutto al di fuori di ogni standard del mercato economico mondiale. Anche in riferimento alle tensioni migratorie lungo i confini italo-francesi, ha sostenuto il collega Formentini invitando a sollecitare gli enti locali a dialogare maggiormente in modo diretto. Ha espresso soddisfazione per l'impegno di Stellantis che sta garantendo alla città di Torino investimenti notevoli. In generale ha invitato i colleghi a contribuire alla crescita economica reciproca e ad orientare l'amicizia tra Italia e Francia verso lo sviluppo delle giovani generazioni.
  L'on. Valentini è intervenuto evidenziando che la speciale attenzione data da media italiani al Trattato del Quirinale è sintomo dell'importanza specifica che per l'Italia tale accordo riveste, anche per uscire dal dogma del rapporto franco-tedesco e per stemperare le tensioni in un contesto più vasto, nell'interesse di dossier vitali per i due Paesi che sono la Libia, l'industria della difesa, la gestione dell'immigrazione. Per creare le condizioni per un tangibile avanzamento nelle relazioni bilaterali propone il modello delle «grandi commissioni» istituite a livello parlamentare con i Paesi cui l'Italia è legata da speciali rapporti di amicizia: si tratta di strumenti utili a valorizzare il dialogo politico, concreto e operativo, anche tra i rappresentanti eletti. Ha quindi riferito di una diffusa percezione di inferiorità dell'Italia rispetto alla Francia, considerata un Paese forte e dominante. Si tratta di un pregiudizio, speculare alla percezione di centralità presente nella mentalità francese, che è bene superare. In tal senso una «grande commissione Italia-Francia» rappresenterebbe un contrappeso politico al Trattato e darebbe il segno di una equipollenza all'opinione pubblica italiana, facilitando il dialogo a tutti i livelli. A suo avviso il Trattato non può dispiegare effetti risolutivi sui vari dossier ma scongiurare che i nostri rapporti siano alla mercé di parti politiche e non siano invece un patrimonio durevole nel tempo. Certamente il trattato esprime l'idea di un'Europa a più velocità necessario, tuttavia, per dare impulso ad un'Unione in evidente difficoltà, a partire dai temi migratori. Sul futuro dell'Europa il dibattito deve uscire dalle stanze della burocrazia e raggiungere un livello più comprensibile, che vada oltre ai temi delle riforme del metodo di voto e vada al cuore del problema, che è la stessa tenuta delle istituzioni democratiche e del multilateralismo, nonché la separazione tra politica e Paese reale. Su queste spaccature che accomunano i due Paesi può sorgere una collaborazione proficua e necessaria.
  L'on. Di Stasio ha posto il tema dello spazio, menzionato nel Trattato bilaterale, che può costituire un ambito di cooperazione privilegiata per porre un freno alla «corsa allo spazio» da parte di Cina e Russia, promuovendo la elaborazione e sigla di nuovi accordi internazionali, ormai urgenti, data l'obsolescenza degli strumenti di diritto internazionale ad oggi esistenti. In materia energetica, ha rivendicato l'idea innovativa del Governo italiano nell'avere istituito il Ministero della transizione ecologica, frutto di una lungimiranza che accomuna le visioni dei due Paesi. Anche a livello geopolitico, tanto più nel perdurare della pandemia, occorre fare fonte alla corsa per l'approvvigionamento energetico, che vede il Sahel al centro di appetiti internazionali. Per questo è molto importante potere contare sul presidio rappresentato dall'Inviata Speciale dell'UE Emanuela Del Re. In campo energetico occorre superare una visione emergenziale e sviluppare una visione strutturata basata sull'Agenda 2030.
  A conclusione del dibattito il Presidente Fassino ha nuovamente condotto un'analisi di scenario partendo dalla distinzione tra crisi del sistema multilaterale e scenario multipolare. Nel commentare gli interventi dei colleghi ha richiamato il rapido evolvere e i rischi di escalation militare in Ucraina e in Bielorussia, il carattere destabilizzante della politica mediterranea della Turchia nel Mediterraneo, nei Balcani e in Libia. Sui temi dell'immigrazione ha invitato a superare la distinzione tra rifugiati e migranti
economici e a riflettere sulle cifre della demografia europea che evidenziano l'esigenza di un contributo esterno alle nascite su suolo europeo per mantenere gli attuali tassi di produttività, nell'assunto che l'immigrazione in Europa non può essere il destino di 4 miliardi di africani. Ha auspicato che questi temi siano al centro del vertice Ue-Africa del 2022, da cui potrebbe emergere un nuovo patto europeo sulle migrazioni. In tale ottica occorre lavorare a cooperazioni rafforzate tra Paesi pronti a condividere il problema, sul modello degli accordi de La Valletta. Ha concordato sulla centralità della TAV per il passaggio delle merci dirette verso l'Europa occidentale. Ha dato risalto al concetto di autonomia strategica elaborato da Macron, da gestire in complementarietà con la NATO, consesso da cui è impossibile scinderci (come ha dimostrato l'evacuazione dall'Afghanistan).
  Tornando al Mediterraneo, ha segnalato l'esigenza di ricostruire nuove forme di cooperazione multilaterale, guardando a tre scenari principali: il Libano (in cui occorre cooperare per la soluzione della gravissima crisi), la Libia (anche in vista del prevedibile rinvio delle elezioni, che invece sarebbero il primo pilastro di una stabilizzazione, insieme alla fuoriuscita delle truppe straniere, al disarmo delle milizie e all'avvio di rapporti tra le istituzioni parlamentari); Tunisia (in piena crisi politico-istituzionale). Con i Paesi della sponda sud, l'Unione europea potrebbe sviluppare forme di cooperazione multilaterali per settori, partendo da energie rinnovabili e risorse idriche, tenendo conto che i paesi della regione attualmente non dialogano. Bisogna cioè favorire le relazioni regionali, partendo da interessi comuni e non dalla politica.
  Il Presidente Fassino ha insistito sul tema dell'integrazione europea dei Balcani occidentali, quale problema di credibilità europea e non soltanto regionale. Nel segnalare l'unità delle forze politiche italiane, ha evidenziato le possibili conseguenze di una mancata integrazione, tra cui la reviviscenza di progetti politici fondati su basi etniche e l'ampliamento dello spazio politico a vantaggio di attori extraeuropei, che si sono già sostituiti all'UE nella gestione dell'emergenza pandemica. L'on. Fassino ha espresso forte auspicio affinché la presidenza di turno francese dell'UE possa sbloccare il veto bulgaro e accelerare l'adesione di Tirana e di Podgorica, nella consapevolezza dei rischi e delle ripercussioni regionali di un fallimento dell'UE nei Balcani.
  Sulla Cina, il presidente Fassino ha evidenziato la caratura valoriale dell'azione europea a fronte di un gigante cinese che può esportare infrastrutture ma non welfare e neanche democrazia.
  Infine, quanto alla proposta di una grande commissione italo-francese, ha suggerito di procedere per gradi attuando il protocollo parlamentare di recente istituito e quindi costituendo il prima possibile il gruppo di collaborazione in esso contemplato.
  In chiusura della riunione il Presidente Bourlanges ha commentato il dibattito sostenendo che la vicenda della TAV è la metafora dell'incompletezza europea. Ha quindi precisato che l'ossessione dei francesi per la Germania nasce dall'esperienza durissima della guerra e non da una volontà di distanza dall'Italia, con cui il terreno comune è maggiore. Certamente i francesi devono meglio comprendere il ruolo dell'Italia in Europa e non è del tutto vero che il nuovo Trattato italo-francese sia passato inosservato, certamente non passa inosservato l'attuale Governo italiano che ha dato un contributo di sostanza al progetto europeo. A commento dell'intervento dell'on. Valentini, ha espresso apprezzamento per la proposta di una grande Commissione ma ha invitato a non sottovalutare l'importanza delle tematiche istituzionali per il futuro dell'Europa, ricordando alcuni precedenti storici come il ruolo avuto dal presidente del Consiglio italiano Giulio Andreotti al Consiglio europeo di Milano nella decisione sul voto a maggioranza a sostegno della nascita del mercato unico, in aggiramento della contrarietà del Regno Unito.
  Ha convenuto con il Presidente Fassino sull'opportunità di conciliare un approccio
umano e un approccio regolatorio nella gestione del fenomeno dell'immigrazione, sia in sede nazionale sia in sede globale, per assicurare pienezza ai valori dello Stato di diritto, evidenziando come le dichiarazioni del Pontefice, per il carattere universale del suo mandato, siano incentrate essenzialmente sul primo aspetto. È evidente il peso eccessivo a carico dei Paesi di primo approdo e la necessità elaborare una strategia europea basata non tanto sul concetto di solidarietà ma su quello di cooperazione rafforzata, nell'impegno a dare concretezza al diritto d'asilo, che non può essere effettivo laddove non sia possibile esercitare una verifica accurata sugli aventi diritto. In tal senso è da prendere in considerazione la proposta di istituire degli avamposti intermedi in cui siano esaminati i dossier in un contesto di rigoroso rispetto dei diritti e della dignità delle persone.
  Il Presidente Bourlanges ha espresso apprezzamento per le parole di Draghi al Segretario Generale della NATO sul valore della difesa europea, sulla sua complementarietà rispetto all'Alleanza nordatlantica e sull'esigenza di un quadro politico ad hoc tra Stati Uniti ed Unione europea, non potendosi trasformare la NATO in un foro diverso da quello che è, cioè un'alleanza di tipo militare. Secondo il Presidente Bourlanges è del tutto inopportuno ricorrere alla NATO evocando ad esempio l'articolo 5 rispetto a crisi complesse come è quella tra Cina e Taiwan: nella regione indopacifica i problemi geopolitici vanno affrontato in quanto tali e cioè in sede politica, direttamente con la Cina. In quello scenario se la Germania segue una linea di interesse economico, l'Italia e la Francia devono collaborare nella elaborazione di una soluzione politica, non militare, integrando il più possibile Berlino nelle decisioni.
  Bourlanges ha espresso preoccupazioni sulla ripresa del terrorismo transnazionale di tipo fondamentalista, dei fenomeni criminali internazionali, della pressione migratoria derivante da un quadro geopolitico regionale assai instabile. La linea statunitense non è sempre chiara e la Francia deve ancora elaborare lo choc derivante dalla crisi aperta dopo la revoca della commessa australiana per l'acquisto di sottomarini francesi a favore di un contratto siglato con gli Stati Uniti. Questo tipo di decisioni appaiono di difficile lettura dopo l'avvento dell'Amministrazione Biden. La Francia è preoccupata per il crescente ruolo cinese nel Pacifico e attende con ansia gli esiti del referendum nella Nuova Caledonia. Parigi ha stretto rapporti più solidi con l'India nella riluttanza di altri rilevanti attori asiatici di porsi in modo frontale con Pechino. La debolezza statunitense è evidente a vari livelli, anche rispetto alla strategia nucleare, per motivi riconducibili a problemi interni alla società americana.
  Conclusivamente i due Presidenti hanno espresso convinto entusiasmo per il livello del confronto tra le due Commissioni, in attuazione del rapporto di cooperazione rafforzata e da proseguire in un prossimo incontro da tenere a Roma.
  La delegazione italiana, dopo una conferenza stampa, ha potuto svolgere un dibattito a porte chiuse con Thomas Gomart, Direttore dello Institut français des relations internationales (IFRI), tra i più prestigiosi think tank di politica estera al mondo.
  La delegazione ha potuto così approfondire le tematiche già dibattute con i parlamentari francesi ed elaborare alcuni scenari previsionali sul rapporto tra UE e Federazione Russa, basato su fallimenti ed incidenti passati e oggi caratterizzato da crescente interesse sul piano dell'integrazione economico-finanziaria ed energetica. Certo, UE e Federazione Russa esprimono visioni profondamente diverse quanto ai principi della democrazia liberale e Mosca appare impegnata in tutti i quadranti geopolitici in cui è presente a «disoccidentalizzare» il mondo, contrastando il modello G7, rivendicando la coerenza delle proprie posizioni e basandosi su alcune clamorose defaillance occidentali, come il non intervento in Siria nel 2013, in una logica di presenza dall'Artico fino al Sahel e in un sistema di
relazioni bilaterali molto strette e radicate nel tempo.
  È stato anche trattato il posizionamento della Francia rispetto alla Russia, nel convincimento che sia urgente coinvolgere Mosca nella costruzione di un ordine europeo. Secondo Gomart, tenendo conto della successione storica delle crisi tra UE e Federazione Russa e mettendo in connessione le varie questioni aperte, emerge una chiara volontà di Mosca di testare la coesione tra NATO ed UE e di perturbare la coesione atlantica. In questo contesto la crisi ucraina va gestita sul piano del compromesso, malgrado Kiev si sia spinta a costituzionalizzare il suo ingresso nei fora euroatlantici. Su questo punto il Presidente Fassino, ricordando il partenariato europeo con Mosca che nel 2004 accompagnò l'ingresso nell'UE dei nuovi Paesi, ha ventilato l'opportunità che l'Ucraina si dichiari neutrale nel momento in cui si darà avvio al suo processo di integrazione europea, al fine di usare una cautela che in passato non è stata usata, con le note conseguenze. Gomart ha sostenuto che per Mosca la linea rossa è rappresentata dalla NATO, non dall'UE a cui muove rimproveri quando pensa di fare politica estera nella regione dell'Europa orientale senza avvertire il Cremlino. Quel che è certo è che Mosca non intende essere messa sullo stesso piano dei Paesi rientranti nel cosiddetto vicinato orientale.
  D'altra parte è illusorio pensare che l'UE possa trasformarsi in una alleanza di carattere politico-militare e che possa giocare lo stesso gioco di attori come la Cina e la Russia. Il nostro ruolo guida è su altri temi, come la lotta contro i cambiamenti climatici o l'uso delle nuove tecnologie, e ciò anche perché non tutti i Paesi UE sono disponibili ad investire sullo strumento militare europeo. L'UE dovrebbe sviluppare la capacità attrattiva di progetti strategici paragonabili alla Belt and road initiative cinese, operando su una logica di rete per gestire la globalizzazione. In un contesto in cui l'Occidente pone fortemente il tema della tenuta della democrazia, appare comunque ancora troppo basso l'investimento europeo nelle relazioni con l'India.
  Successivamente l'intera delegazione è stata ricevuta dal Ministro francese dell'Europa e degli Affari Esteri, Jean-Yves Le Drian, alla presenza del presidente Bourlanges. Le Drian ha subito dato risalto al protocollo parlamentare di recente siglato, a completamento del Trattato del Quirinale, anche in vista della presidenza di turno francese dell'Unione europea. Per il ministro francese è significativo l'intervento di Mario Draghi che ha inserito nel Trattato il riferimento al ruolo della NATO. Nel corso dell'incontro è stato fatto accenno all'esigenza di una rapida ratifica parlamentare del Trattato bilaterale, in coerenza con il drastico salto di qualità impresso alle relazioni tra i due Paesi. Il Presidente Fassino, parlando a nome della delegazione, ha dato conto dei contenuti salienti degli incontri a livello parlamentare, auspicando analoghi scambi di visite anche tra commissioni parlamentari di settore. Ha, quindi, colto l'occasione per evidenziare l'esigenza di un coinvolgimento anche parlamentare di tedeschi e spagnoli, soprattutto sui temi del Mediterraneo.
  Ulteriore temi di confronto è stato il futuro della Libia, Paese in cui è necessario scongiurare ogni arretramento e innescare spirali positive nella direzione della ricostruzione del Paese.
  Sulla presidenza di turno francese dell'UE, il Ministro ha anticipato i pilastri del programma francese finalizzato a conseguire la transizione ecologica e digitale e l'autonomia e sovranità strategica e industriale dell'Europa. Il Ministro ha preannunciato per marzo la conclusione del processo decisionale sulla «bussola strategica», che sarà il concept per il futuro dell'UE. Ha rassicurato la delegazione sul fatto che le elezioni presidenziali non turberanno la presidenza di turno francese, che sarà esercitata con pienezza e continuità.
  Non sono mancate riflessioni preoccupate sulla crisi tra Russia e Ucraina e sull'esigenza di una linea di fermezza con Mosca. Anche in merito alla Cina il Ministro
francese si è detto contrario a formati che spezzino il fronte europeo, che deve restare unito e coeso per potere incidere con maggiore successo su tematiche come diritti umani o concorrenza industriale.
  Alquanto promettenti sono state le parole del Ministro Le Drian sul futuro europeo della Nord Macedonia e dell'Albania, accompagnate dall'annuncio di un vertice intergovernativo sui Balcani dopo le elezioni presidenziali francesi.
  A conclusione del programma di incontri la delegazione ha avuto uno scambio di vedute informale con Clément Beaune, segretario di Stato incaricato degli Affari europei, che ha dato alcune anticipazioni sulle priorità della presidenza francese dell'UE, a partire dai temi dell'energia e della transizione ecologica e digitale, come pure in materia di salario minimo, tutti temi su cui la Francia intende assumere iniziative normative innovative. La presidenza francese intende compiere progressi anche su cantieri di carattere non legislativo, con particolare riferimento al rapporto UE-Africa, che dovrà essere più incentrato sui temi dello sviluppo e degli investimenti e meno del contenimento dell'immigrazione. Ha ventilato una assonanza di posizioni tra Italia e Francia sulle questioni macroeconomiche e ha espresso l'impegno alla collaborazione tra i due Paesi sui temi transfrontalieri, con particolare riferimento all'attuazione degli Accordi di Schengen. Beaune ha evidenziato anche l'esigenza di una maggiore valorizzazione di FRONTEX quanto alla gestione delle frontiere esterne, considerata la gravità della crisi al confine tra Polonia e Bielorussia, su cui l'Agenzia non è stata chiamata in causa.
  Beaune ha confermato le prospettive di evoluzione quanto al dossier di adesione per la Nord Macedonia. Si è anche espresso sul rapporto con Pechino auspicando una cooperazione tra Italia, Francia e Germania sulla base di una selezione rigorosa dei settori su cui investire e rilocalizzare, nel segno della sovranità strategica. Occorre rafforzare gli strumenti della politica commerciale e sviluppare nel complesso un approccio meno ingenuo.
  Nei giorni successivi alla missione i Presidenti Fassino e Bourlanges hanno adottato il comunicato congiunto che qui segue.

COMUNICATO CONGIUNTO
di Jean-Louis BOURLANGES e Piero FASSINO,

presidenti delle Commissioni Affari esteri dell'Assemblea nazionale francese
e della Camera dei deputati italiana

Parigi, mercoledì 8 dicembre 2021

  Mercoledì 8 dicembre 2021, dalle 9.40 alle 12.35, presso l'Assemblea nazionale (Parigi), la Commissione Affari esteri dell'Assemblea nazionale francese e la Commissione Affari esteri ed europei della Camera dei deputati italiana hanno tenuto la loro seconda riunione congiunta, dopo la riunione svoltasi a Roma il 19 luglio 2021. La Commissione italiana era rappresentata da una delegazione composta da Piero Fassino, presidente, Paolo Formentini, vicepresidente, Iolanda Di Stasio, Osvaldo Napoli e Valentino Valentini, deputati. Erano presenti trentacinque deputati francesi.
  I parlamentari francesi e italiani hanno esordito felicitandosi per l'ottima qualità della cooperazione, sia governativa che parlamentare, tra Francia e Italia. Hanno rilevato con soddisfazione che, dopo i momenti difficili di qualche tempo fa, si sta ora delineando un'ampia convergenza tra i nostri Paesi sulle grandi questioni politiche d'interesse per entrambi.
  Siamo particolarmente soddisfatti della firma solenne del Trattato del Quirinale e intendiamo apportargli il necessario complemento interparlamentare. Il 29 novembre 2021 gli Onn. Richard Ferrand e Roberto Fico, presidenti dell'Assemblea nazionale francese e della Camera dei deputati italiana, hanno firmato a Parigi un protocollo che istituisce un gruppo di cooperazione interparlamentare. Riteniamo che tale cooperazione debba poggiare in primo luogo sulle Commissioni permanenti delle due Assemblee.

  In questo spirito, le Commissioni preposte agli Affari esteri intendono dar corpo alla «cooperazione strutturata» di cui hanno definito il principio nella riunione congiunta dei loro Uffici di presidenza il 12 aprile 2021. Desiderano associare quanto prima ai loro lavori le Commissioni omologhe di altre Assemblee parlamentari, quali il Bundestag tedesco e il Congresso dei deputati spagnolo.
  Per quanto riguarda la gestione dei migranti, vogliamo sostenere gli sforzi dei nostri governi e delle istituzioni europee allo scopo d'introdurre riforme che rafforzino ad un tempo la solidarietà e la responsabilità degli Stati membri. Solidarietà, perché l'onere finanziario e politico dell'immigrazione non deve più ricadere così pesantemente sui Paesi di prima accoglienza e deve essere meglio ripartito fra tutti. Responsabilità, perché non possiamo accontentarci di un sistema di ammissione e di asilo che troppo spesso elude qualsiasi controllo effettivo e si sottrae abusivamente al rispetto delle norme giuridiche.
  Occorre definire strumenti comuni per la gestione di tutti i flussi migratori, siano essi di natura politica, economica o climatica. Crediamo anche che la questione migratoria possa essere affrontata in modo soddisfacente soltanto nel quadro di una cooperazione internazionale ampiamente globalizzata. Ad oggi, tuttavia, il consenso dei 27 Stati membri dell'UE sulle proposte della Commissione europea per un nuovo patto sulla migrazione e l'asilo sembra essere difficile da raggiungere. Va presa pertanto in seria considerazione una cooperazione rafforzata tra i Paesi disposti ad andare avanti.
  I parlamentari hanno intrapreso una riflessione sulle problematiche strategiche comuni. A loro giudizio, il dialogo deve concentrarsi anzitutto sull'Europa, il Mediterraneo e l'Africa, come il trattato del Quirinale ci invita a fare, poiché le crisi in Nord Africa, nel Sahel e nel Medio Oriente si ripercuotono immancabilmente sul Mediterraneo e sull'Europa. Il futuro della Libia, favorito dal riavvicinamento delle politiche francese e italiana, la situazione in Libano, la crisi politica in Tunisia, il deteriorarsi delle relazioni fra l'Algeria e il Marocco e la destabilizzazione politica del Mali e del Burkina Faso sono stati temi su cui si è soffermata l'attenzione dei parlamentari. Essi ritengono che le questioni africane debbano essere oggetto di un approccio globale e coerente che coinvolga i due continenti, l'africano e l'europeo, in modo solidale, e in tale contesto il prossimo vertice euro-africano del febbraio 2022 rappresenta un'opportunità per assumere decisioni vincolanti.
  I parlamentari dei due Stati intendono approfondire il concetto di autonomia strategica europea, lanciato nel dibattito pubblico dal presidente Macron e ripreso poi dalla Commissione europea. La strategia da attuare deve coprire tutti gli aspetti, militari, economici, commerciali, tecnologici e giuridici della relazione tra l'Unione europea e il resto del mondo.
  Riteniamo inoltre che occorra proseguire la riflessione comune sullo sviluppo di una politica di difesa europea «complementare» – nelle parole del comunicato congiunto dei presidenti Biden e Macron – all'impegno dei nostri Paesi nell'organizzazione integrata dell'Alleanza Atlantica. Un'iniziativa politica, diplomatica e a tutti i livelli necessari di Francia e Italia nel Mediterraneo orientale risponde a una fortissima esigenza in tal senso.
  I parlamentari di entrambi i Paesi hanno sottolineato l'interesse che vi sarebbe a costruire un quadro di governance multilaterale nel bacino del Mediterraneo e sviluppare sedi multilaterali di dialogo e cooperazione interregionali per gestire assieme interessi comuni. La gestione delle risorse idriche e delle energie rinnovabili, specie del solare, potrebbe fungere da banco di prova per queste nuove forme di gestione solidale.
  Infine, i deputati francesi e italiani richiamano l'attenzione sulla necessità di sbloccare il processo di integrazione dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Kosovo) nell'Unione europea, giacché l'odierno immobilismo può solo generare
frustrazioni e arretramenti in una regione che il passato ha troppo a lungo frammentato e che il futuro deve rendere solidale. Gli Stati balcanici devono fare gli sforzi necessari per superare divisioni di un'altra era e impegnarsi coraggiosamente in riforme che consolidino lo stato di diritto e la lotta alla corruzione. I deputati chiedono al capo dello Stato francese di intervenire energicamente su questo tema durante la presidenza francese dell'Unione europea (PFUE) per eliminare gli ostacoli all'integrazione dei Balcani occidentali, la cui importanza strategica è stata ribadita il 6 ottobre 2021 a Brdo, in Slovenia.
  Molte altre questioni di comune interesse, come quella del collegamento Torino-Lione, sono state discusse dai parlamentari delle due nazioni in un'atmosfera oltremodo positiva. Da ambo le parti abbiamo convenuto che il numero e la portata delle sfide da affrontare insieme esigono di intensificare la nostra cooperazione. Una delegazione di membri della Commissione degli Affari esteri francese si recherà dunque a Roma nei prossimi mesi, su invito dei colleghi italiani, per la terza riunione congiunta, al fine di avanzare insieme sui percorsi che abbiamo intrapreso così speditamente.