VIII Commissione

Ambiente, territorio e lavori pubblici

Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)

Commissione VIII (Ambiente)

Comm. VIII

Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
SOMMARIO
Mercoledì 15 dicembre 2021

ATTI DEL GOVERNO:

Proposta di piano per la transizione ecologica. Atto n. 297 (Seguito esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni) ... 155

ALLEGATO (Parere approvato dalla Commissione) ... 164

Proposta di nomina del dottor Luigi Spadone a presidente dell'Ente parco nazionale della Val Grande. Nomina n. 102 (Esame e rinvio) ... 158

SEDE REFERENTE:

Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. C. 1059-A Foti (Esame e rinvio) ... 161

VIII Commissione - Resoconto di mercoledì 15 dicembre 2021

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 15 dicembre 2021. — Presidenza della presidente Alessia ROTTA. – Interviene la sottosegretaria di Stato per la transizione ecologica, Vannia Gava.

  La seduta comincia alle 14.30.

Proposta di piano per la transizione ecologica.
Atto n. 297.
(Seguito esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

  La Commissione prosegue l'esame della proposta rinviato nella seduta del 9 dicembre scorso.

  Alessia ROTTA, presidente, ricorda che nella scorsa seduta la Commissione ha deliberato di non procedere alla votazione della proposta depositata dalla relatrice, onorevole Pezzopane, essendo emersa nel corso del dibattito l'opportunità di disporre di tempo aggiuntivo per approfondire gli elementi che hanno determinato la pronuncia in senso contrario della Conferenza Unificata sul testo.
  Fa presente che, in ogni caso, il parere dell'omologo organismo del Senato è stato già reso, e che, con la rappresentante del Governo, è stato concordato di rendere il parere nella seduta odierna.

  Stefania PEZZOPANE (PD), relatrice, presenta una proposta di parere favorevole (vedi allegato) che, rispetto alla precedente, contiene alcune piccole modifiche che illustra. In particolare, nell'osservazione di cui al punto 25, è stato precisato che si chiede al Governo di «regolamentare» la rimozione dalla spiaggia delle banquette di Posidonia oceanica.
  È stata quindi espunta l'osservazione – mutuata dalla proposta concordata con l'omologa Commissione del Senato – con la quale si chiedeva di prevedere, per il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione del settore petrolifero, anche incentivi per soluzioni tecnologiche che consentissero il riciclo di CO2 nei cicli produttivi, ritenuta in questa sede ultronea. È stata quindi inserita, in fine, un'osservazione, con la quale si chiede al Governo di valutare l'opportunità che vengano assunte iniziative necessarie a superare le ragioni che hanno indotto la Conferenza unificata ad esprimere parere contrario sulla proposta di piano per la transizione ecologica, adottando, nei futuri aggiornamenti del testo, modalità procedurali che garantiscano un maggior coinvolgimento delle autonomie territoriali e un'attenta valutazione delle loro proposte.
  Ribadisce il ringraziamento a tutte le forze politiche per il prezioso lavoro svolto e per i numerosi suggerimenti che rendono la proposta di parere completa e, a suo giudizio, ben argomentata.

  Vincenza LABRIOLA (FI), nel ringraziare la relatrice per il lavoro di sintesi, sottopone alla sua valutazione l'opportunità di inserire, nella proposta di parere, un riferimento ad Acciaierie d'Italia. Osserva, infatti, che, nel corso dell'esame del PNRR, la Commissione preferì non inserire nella proposta di parere precisi riferimenti territoriali. In questa sede invece ritiene opportuno inserirli, anche per superare l'incertezza denunciata in un recente articolo di Repubblica, nell'uso delle risorse del PNRR, a causa dell'assenza nel testo di un riferimento preciso ad Acciaierie d'Italia: le risorse ci sarebbero, ma mancano indicazioni su dove e come allocarle.
  Scusandosi per il ritardo con il quale avanza tale richiesta, auspica che essa possa essere tenuta in considerazione, stante l'importanza del tema trattato.

  Generoso MARAIA (M5S) ringrazia la relatrice per lo sforzo di sintesi di posizioni diametralmente opposte e per aver rispecchiato, nella proposta di parere, gli obiettivi fondamentali del piano per la transizione ecologica.
  Ribadisce che, laddove nell'osservazione di cui al punto 41, si fa riferimento al maggior sfruttamento delle risorse naturali, dovrebbe essere chiaro che si tratta delle sole risorse naturali rinnovabili, non potendosi certo estendere tale auspicio anche al petrolio, anch'esso annoverabile tra le risorse naturali.
  Dichiara, quindi, il voto favorevole del proprio gruppo sulla proposta di parere.

  Alessia ROTTA, presidente, nel lasciare alla valutazione della relatrice, che ringrazia per l'enorme lavoro svolto, quanto chiesto dall'onorevole Maraia, si interroga se la sostituzione della locuzione «maggior sfruttamento» con «miglior sfruttamento» possa costituire un punto di caduta accettabile.

  Alessio BUTTI (FDI) nel sottolineare come, all'interno della maggioranza, continuino a pervenire richieste di modifica del testo, chiede alla relatrice se la proposta di inserimento avanzata dalla collega Labriola possa essere ritenuta meritevole di attenzione.

  Silvia FREGOLENT (IV) sottolinea l'opportunità di non apporre ulteriori modifiche ad un testo che è stato già ampiamente discusso e quindi finalmente condiviso tra le forze di maggioranza e che, a suo giudizio, rappresenta un ottimo punto di equilibrio tra le posizioni dei vari gruppi auspicando che si possa essere votato nella giornata odierna. Preannuncia quindi il voto favorevole del proprio gruppo.

  Alessia ROTTA, presidente, fa presente che la Commissione ha potuto disporre di tempi congrui per tutti i necessari approfondimenti, per la valutazione delle richieste di modifica avanzate dai gruppi, e che ulteriore tempo è stato concesso in ragione dell'esigenza di approfondire le ragioni della contrarietà espressa dalla Conferenza unificata. Ribadisce l'intenzione della Presidenza di pervenire alla votazione della proposta di parere nella giornata odierna.

  Vincenza LABRIOLA (FI) osserva che la richiesta di una limitata modifica da parte sua non pregiudica la votazione del parere nella giornata odierna. Sottolinea con forza che non si riesce ad avere un confronto con il Governo sulla questione Ilva di Taranto né sono chiare le sue intenzioni al riguardo. Precisa inoltre che la richiesta da lei avanzata di introdurre un preciso riferimento alle acciaierie d'Italia è stata evidenziata solo oggi in quanto rilanciata da uno dei principali quotidiani nazionali.

  La Sottosegretaria di Stato Vannia GAVA, non intendendo esprimere alcuna valutazione con riguardo all'inserimento dell'osservazione richiesta dall'onorevole Labriola, fa presente che sulla questione da lei posta il Governo sta ponendo la massima attenzione nell'ambito dei tavoli istituiti presso il Ministero sulla decarbonizzazione e, in particolare, sul nuovo corso di Acciaierie d'Italia. Rifiuta l'idea di valutare il piano della transizione ecologica e piano di decarbonizzazione alla luce di un articolo di stampa, rimarcando come non si tratti certamente di un sito abbandonato e di cui il Governo non si sta occupando.

  Stefania PEZZOPANE (PD) fa presente che la proposta di parere presentata in data odierna è il frutto dell'ascolto di tutte le forze politiche. Il breve ritardo registratosi è dovuto alla contrarietà espressa dalla Conferenza unificata, che ha indotto lo stesso ministro Cingolani a riflettere sull'ipotesi di un tempestivo aggiornamento del testo.
  Rassicura, infine, il collega Maraia che l'osservazione di cui al punto 41, relativa allo sfruttamento delle risorse naturali, va nella direzione da lui indicata.

  Alessio BUTTI (FDI), intervenendo in sede di dichiarazione di voto, richiama il suo precedente intervento nel quale erano state avanzate una serie di proposte e di osservazioni carattere politico che la relatrice non ha ritenuto di accogliere. Guarda anche con stupore all'atteggiamento di alcuni colleghi che insistono per la modifica di un parere a suo giudizio irrilevante, dal momento che l'unico decisore in materia è il CITE, rivestendo il Parlamento un ruolo del tutto ancillare.
  I compiti del CIPE sono infatti stati declinati in modo chiaro dall'articolo 4 del decreto-legge n. 22 del 2021, che gli ha attribuito decisioni sui gas climalteranti, sulla mobilità sostenibile, sul dissesto idrogeologico, affidandogli un ruolo politico di assoluto primo piano nelle scelte relative alle modalità di finanziamento e al cronoprogramma da seguire.
  Quanto al metodo seguito nell'esame di tale provvedimento, auspica che nelle prossime occasioni la maggioranza, seppur variegata e composita, riesca a decidere preventivamente il testo di una proposta di parere condivisa.
  Nel ribadire che non si è ritenuto di accogliere nulla di quanto proposto dal proprio il modo assolutamente non polemico costruttivo, dichiara il voto contrario del proprio gruppo.

  Piergiorgio CORTELAZZO (FI) evidenzia la differenza tra la richiesta avanzata dal collega Maraia rispetto a quella avanzata dalla collega Labriola, sulla quale chiede se vi è una specifica contrarietà del Governo.

  La Sottosegretaria di Stato Vannia GAVA, nel massimo rispetto del Parlamento e del lavoro della Commissione, libera di inserire le osservazioni che ritiene nella proposta di parere, ribadisce che la posizione del Governo è quella precedentemente rappresentata e invita la Commissione a valutare la transizione ecologica e l'operato del Governo sui fatti piuttosto che sulle notizie di stampa.

  Alessia ROTTA, presidente, prende atto che le richieste avanzate dai colleghi Maraia Labriola sono di natura diversa ma ritiene, in questa fase, che sia necessario l'accordo di tutti i gruppi sul loro accoglimento ovvero respingimento. Ricorda alla collega Labriola di aver chiesto ai gruppi, nel corso della riunione dell'ufficio di presidenza, le rispettive priorità in ordine ai lavori della Commissione e la conforta che si procederà il prima possibile ad organizzare l'audizione del Ministro avente ad oggetto l'ex Ilva di Taranto, ricordando come il Ministro Cingolani è stato già audito diverse volte in Commissione sui temi ritenuti di volta in volta prioritari. Concorda sull'importanza del tema dell'Ilva e sulla necessità di dedicare a questo un adeguato spazio di approfondimento, compatibilmente con le altre tematiche ritenute prioritarie dai gruppi.

  Vincenza LABRIOLA (FI), nel sottolineare di non aver mai affermato che il Governo non si stia occupando della questione di Taranto, ritiene opportuno che la Commissione sia a conoscenza di eventuali criticità che vengano sollevate sul tema, quand'anche da un articolo di stampa. Ricorda alla presidente di aver fatto presente l'esigenza di un confronto della Commissione con il Ministro Cingolani sulla questione Ilva, confronto peraltro oggetto di una specifica norma di legge introdotta a seguito dell'approvazione di un proprio emendamento che prevedeva una relazione semestrale della gestione commissariale al Parlamento. Ribadisce pertanto la richiesta di inserire nella proposta di parere una osservazione che abbia ad oggetto Acciaierie d'Italia, sulla quale non vi è alcuna posizione ostativa del Governo, ma solo una generica contrarietà della relatrice che dovrà assumersi la responsabilità di tale mancanza. Dichiara pertanto di astenersi dalla votazione, in dissenso dal gruppo, qualora tale osservazione non venga inserita.

  Tommaso FOTI (FDI) ritiene anomali, dal punto di vista regolamentare, interventi di questo tipo, essendo la Commissione in fase di dichiarazione di voto.

  Alessia ROTTA, presidente, fa presente al collega Foti che la collega Labriola è intervenuta in sede di dichiarazioni di voto, dichiarando la propria astensione in dissenso dal suo gruppo. Pone quindi in votazione la proposta di parere presentata dalla relatrice.

  La Commissione approva la proposta di parere presentata dalla relatrice (vedi allegato).

Proposta di nomina del dottor Luigi Spadone a presidente dell'Ente parco nazionale della Val Grande.
Nomina n. 102.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame della proposta di nomina in titolo.

  Alessia ROTTA, presidente, nel comunicare che la Commissione è chiamata a rendere il parere entro il 20 dicembre prossimo, ricorda che lo scorso 6 luglio 2021 la Commissione aveva avviato l'esame della proposta di nomina n. 92, avente il medesimo oggetto. Si era quindi svolta anche l'audizione del dottor Spadone. In data 16 luglio il Ministro per la transizione ecologica aveva comunicato il ritiro della proposta, motivato dal parere contrario espresso dalla competente Commissione territorio, ambiente, beni ambientali del Senato nella seduta del 13 luglio scorso.

  Mario MORGONI (PD), relatore, come ricordato dalla presidente, ha già avuto modo – sia pure su un atto formalmente diverso – di introdurre la candidatura in esame del dottor Spadone a presidente dell'Ente parco nazionale di Val Grande.
  La proposta è stata poi ritirata dal Ministro e non può non richiamare le critiche espresse in quell'occasione, legate ad alcune anomalie che avevano caratterizzato l'iter di questo procedimento di nomina.
  In particolare, ricorda di aver evidenziato come il presidente uscente, Massimo Bocci – che a suo avviso aveva svolto un egregio lavoro, riconosciuto dai territori con una presa di posizione pubblica nei confronti del Ministro – in un primo momento, alla scadenza del suo mandato, era stato inserito nella terna dei soggetti designati all'incarico di presidente, ma poi il suo nome è stato invece espunto dalla terna in modo inspiegabile. Ricorda che nel suo ruolo di presidente, Massimo Bocci ha altresì portato a compimento il difficile e complesso iter per l'ampliamento del parco, essendo poi anche stato scelto come commissario nelle more della nomina del presidente.
  Rappresenta di aver altresì criticato la scelta di comporre la terna di soli uomini, ritenendola poco rispettosa delle esigenze di parità di genere e reputato poco condivisibile la decisione di non avvalersi della facoltà di proroga dell'incarico almeno fino al termine della durata dello stato di emergenza. Ricorda che la procedura prevede adesso, a seguito delle modifiche introdotte alla legge 394 del 1991 dal cosiddetto «decreto semplificazioni», che – in caso di mancata intesa con la Regione – il Ministro, sentite le Commissioni parlamentari, provveda alla nomina del Presidente, scegliendo tra i nomi compresi nella terna a suo tempo sottoposta al Presidente di regione.
  Al riguardo, rileva come a prima vista il testo della proposta di nomina all'esame non evidenzi alcuna novità rispetto alla precedente e quindi – prima di formulare una proposta di parere su di essa – chiede alla rappresentante del Governo se intenda illustrare le ragioni della riproposizione della candidatura che era stata ritirata a suo tempo.

  La Sottosegretaria Vannia GAVA fa presente che è stato inserito nella terna il presidente uscente, come richiesto dal relatore, ed è stata introdotta anche una donna, proprio nel rispetto della parità di genere richiesta. Rispetto a tale nuova terna, il presidente della regione ha convenuto di indicare nuovamente il nominativo del dottor Spadone. Con riguardo alla modifica normativa citata dal relatore, fa presente che, qualora non si raggiunga l'intesa, il Governo può procedere alla nomina sentite le Commissioni parlamentari, ma in questo caso non si configura tale ipotesi, essendo stata raggiunta l'intesa con la regione Piemonte. Il maggior elemento di novità, quindi, a suo avviso è rappresentato dal fatto che il presidente della regione Piemonte ha dato l'intesa sulla base di una terna di nominativi diversa dalla precedente.

  Alessandro Manuel BENVENUTO (LEGA), avendo seguito nel mese di luglio l'iter della proposta di nomina, osserva che, al di là delle criticità evidenziate dal collega Morgoni, la vera difficoltà della candidatura in esame è la mancata convergenza politica sul nominativo. Nella consapevolezza che il centrodestra non è in grado da solo di sostenere tale candidato, invita la Commissione ad un atteggiamento maggiormente pragmatico, appoggiando tale nominativo in ragione della intesa su di esso raggiunta con la regione.

  Piergiorgio CORTELAZZO (FI) concorda con le considerazioni del collega Benvenuto. Di fronte alla conferma da parte della regione del candidato citato, al di là delle considerazioni politiche di ciascuno, ritiene opportuno rispettare le indicazioni dei territori, in questo caso rappresentate autorevolmente dal presidente della regione.

  Silvia FREGOLENT (IV) fa presente che non è la prima volta che una proposta di nomina ministeriale non sia pienamente condivisa dalla maggioranza di Governo, suscitando perplessità e cita al riguardo anche recenti proposte di nomina di presidenti di Autorità portuali. Ritiene che occorra prendere atto di tale circostanza e richiama il caso del presidente del Parco del Cilento, Tommaso Pellegrino, che non è stato inserito nella terna dei candidati non essendoci il gradimento del presidente della regione Campania. Osserva che il Governo può nominare un candidato della terna qualora non si pervenga ad una intesa con la regione, che non è il caso di specie, dal momento che l'intesa è stata raggiunta. Dichiara pertanto che il proprio gruppo voterà a favore del candidato proposto dal Governo, dovendosi prendere atto della volontà convergente dell'Esecutivo e del presidente della regione, cui unicamente spetta tale scelta.

  Tommaso FOTI (FDI) osserva che nell'espressione del parere la Commissione dovrebbe esclusivamente valutare le qualità professionali, e non già farsi condizionare da logiche di schieramento. Ravvisa infatti una certa pericolosità nel far passare il principio dell'appartenenza politica in questo tipo di scelte, per le quali il parere parlamentare si configura proprio a garanzia della bontà della nomina. Pertanto, se non ci sono elementi fondati di contrarietà, stante l'intesa della regione, suggerisce alla Commissione di accogliere la proposta del Governo, malgrado la contrarietà in precedenza manifestata dal Senato, per non ridurre tutto ad una battaglia di schieramento. Fa osservare, infine, che il Governo potrà perfezionare il procedimento di nomina del candidato prescelto, anche in presenza dei pareri contrari delle Commissioni parlamentari.

  Alessia ROTTA, presidente, ricorda che il relatore aveva già espresso le valutazioni di merito sul candidato nel corso dell'esame della precedente proposta di nomina. Allora il Senato si espresse in maniera contraria e alla Camera non si passò nemmeno alla votazione in conseguenza della mancanza del numero legale su una diversa proposta di nomina precedentemente posta in votazione. Conseguentemente il ministro Cingolani ha ritenuto di ritirare la proposta di nomina in oggetto, con l'intesa di convocare i gruppi di maggioranza per un chiarimento, cosa che ancora non le risulta avvenuta.
  Le complessità politiche non devono in alcun modo ostacolare i lavori parlamentari, come dimostra la convocazione della Commissione sul punto in oggetto.
  Le corre l'obbligo infine di comunicare ai colleghi che la medesima proposta di nomina è stata testé respinta dalla omologa Commissione del Senato, con 12 voti contrari, 10 a favore e 1 astenuto.

  Mario MORGONI (PD), relatore, dopo aver ascoltato le valutazioni dei colleghi, vuole rassicurare che il suo punto di vista non è viziato da un posizionamento di parte. Aveva già in precedenza avuto modo di sollevare alcune criticità, tra cui la principale è rappresentata dall'esclusione del presidente uscente dalla terna di nominativi sottoposta al presidente della regione. Non ritiene che la decisione relativa alla scelta del presidente di un parco di valenza nazionale possa essere consegnata totalmente al volere dei territori e chiede pertanto di rinviare l'esame e la votazione della proposta di nomina per un tempo congruo a svolgere un chiarimento politico necessario da cui dipende anche la sua scelta eventuale di rimettere il mandato di relatore.

  Piergiorgio CORTELAZZO (FI) non comprende l'utilità dell'intervento della presidente in questo contesto, che si configura come un «pistolotto» che nulla aggiunge al dibattito, e che anzi lo orienta politicamente, con la comunicazione di quanto avvenuto al Senato.

  Alessia ROTTA, presidente, ritiene del tutto corretto e imparziale l'intervento da lei svolto in risposta al collega Foti, avendo semplicemente dato conto di quanto avvenuto nel corso dell'esame della precedente proposta di nomina e della decisione della presidenza di inserire questo punto all'ordine del giorno della Commissione, nel solco della sua assoluta neutralità, che rivendica. Invita inoltre il collega Cortelazzo ad utilizzare termini congrui e rispettosi della Presidenza nonché della sede in cui si trova.

  Piergiorgio CORTELAZZO (FI) fa presente alla presidente Rotta che ella rappresenta tutta la Commissione e non solo il centro-sinistra. Si scusa per aver utilizzato termini inadeguati, ma ribadisce che l'intervento da lei svolto non era affatto equidistante e che non è assolutamente necessario in questo momento precisare che il Senato ha ribadito il suo voto contrario. Chiede quindi che si proceda celermente alla votazione della proposta di nomina, adottando il medesimo comportamento di rispetto della volontà dei territori tenuto dal centrodestra in altre occasioni a questo sgradite.

  Alessia ROTTA, presidente, nel rivendicare la legittimità di poter esprimere la propria opinione, ribadisce la assoluta neutralità della presidenza.

  Tommaso FOTI (FDI) osserva che la mancata riunione di maggioranza cui faceva riferimento la presidente testimonia le difficoltà di un chiarimento politico interno. Quanto alle considerazioni del relatore, ribadisce la necessità di valutare il curriculum dei candidati, ma non comprende le ragioni addotte relative alla esclusione dalla terna del presidente uscente, dal momento che la scelta su chi inserirvi non rientra tra le competenze parlamentari. La Commissione deve infatti valutare ciò che le viene proposto, non, invece, il candidato che avrebbe voluto avere. Ritiene opportuno, pertanto, che si proceda con la votazione della proposta di parere, in esito alla quale il Governo deciderà come crede rispetto alla nomina del candidato proposto.

  Stefania PEZZOPANE (PD) giudica il dibattito fin qui svolto esauriente e propone pertanto di aggiornare i lavori ad un'altra seduta. Tiene a precisare che la presidente non ha mai dato segni di parzialità e nel caso specifico ha solo riferito di una proposta avanzata dal Ministro di incontrare gli esponenti della maggioranza per discutere le questioni relative alla governance dei parchi, trattandosi di un tema sul quale è importante un confronto tra Parlamento e Governo.

  Rossella MURONI (M-MAIE-PSI-FE), nel condividere le considerazioni della collega Pezzopane e sottolineando l'ineccepibile comportamento istituzionale della presidente, osserva che il collega Foti ha formalmente ragione quando declina le competenze della Commissione. Osserva tuttavia che esiste un problema a monte, essendosi la scorsa legislatura chiusa senza che fosse approvata la riforma della legge sui parchi. Per tale ragione è necessario un confronto serio e tempestivo con il Governo, e tra questo e le regioni, anche per evitare che i parchi diventino oggetto di polemica politica.

  Alessia ROTTA, presidente, ricorda che la Commissione ha approvato il calendario dei lavori per i mesi di dicembre, gennaio e febbraio, nel quale figura il tema dei parchi, sia in ragione delle numerose istanze pervenute dai gruppi, ma anche per affrontare la questione dei cosiddetti «parchi di carta» ovvero di quei parchi che sono stati formalmente istituiti ma che ancora non hanno visto la luce. Potrebbe essere quella la sede per approfondire le questioni relative alla governance dei parchi.

  Generoso MARAIA (M5S) condivide le considerazioni della collega Pezzopane in ordine ad un adeguato coinvolgimento della Commissione sulla questione dei parchi, rispetto alla quale vi è l'impegno del Ministro per una interlocuzione volta a pervenire alla soluzione delle criticità oggi presenti.

  Alessia ROTTA, presidente, nessuna altro chiedendo di intervenire, rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta, demandando all'odierno Ufficio di presidenza le deliberazioni sul prosieguo dell'esame.

  La seduta termina alle 15.40.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 15 dicembre 2021. — Presidenza della presidente Alessia ROTTA.

  La seduta comincia alle 15.40.

Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività.
C. 1059-A Foti.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Alessia ROTTA, presidente, ricorda che il provvedimento in esame è stato rinviato in Commissione con deliberazione dell'Assemblea del 12 ottobre 2021.

  Paola DEIANA (M5S), relatrice, ricorda che il provvedimento in esame è stato oggetto di rinvio in Commissione lo scorso 12 ottobre su sua proposta, previamente condivisa in sede di Comitato dei nove, che aveva avanzato in quanto era stato presentato in Assemblea un emendamento da parte del gruppo della Lega che ha riaperto, di fatto, la discussione del provvedimento, che si era conclusa in Commissione con l'approvazione del suo emendamento soppressivo e il conseguente mandato a riferire in senso contrario sul testo.
  Nell'avanzare all'Assemblea la proposta di rinvio del testo in Commissione ha anche ricordato che l'approvazione dell'emendamento interamente soppressivo ha precluso anche la possibilità alle altre Commissioni di esprimersi in fase consultiva.
  Ricorda sinteticamente che esso reca una modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale. La modifica che la norma in esame intende apportare è volta a escludere l'applicazione per le sole associazioni di promozione sociale (APS) che svolgono, anche occasionalmente, attività di culto l'applicazione del regime di favore, previsto dal medesimo articolo, in merito alla destinazione d'uso di sedi e locali in cui si svolgono le attività istituzionali dei predetti enti. L'articolo 71 del Codice, infatti, nel disporre che le sedi degli enti del terzo settore e i locali in cui si svolgono le relative attività istituzionali, purché non di tipo produttivo, sono compatibili con tutte le destinazioni d'uso non omogenee previste dal decreto del Ministero dei Lavori pubblici del 2 aprile 1968, n. 1444, indipendentemente dalla destinazione urbanistica, deroga alla disciplina ordinaria del testo unico dell'edilizia, che considera il mutamento di destinazione d'uso fra categorie edilizie funzionalmente autonome e non omogenee urbanisticamente rilevante e soggetto a titolo abitativo edilizio.
  Rileva, al riguardo, che la citata disposizione del Codice, nel disciplinare il principio della indifferenza funzionale delle destinazioni d'uso di sedi e di locali in cui si svolgono le attività degli enti del terzo settore, si differenzia in termini più restrittivi rispetto alla disposizione contenuta nella legge n. 383 del 2000, all'articolo 32, comma 4, recante la disciplina delle APS, in quanto fa espresso riferimento alle attività istituzionali degli enti, ossia quelle attività, indicate nello Statuto, attraverso le quali ciascun ente persegue le finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che lo caratterizzano come ente di terzo settore ed identificabili nelle attività di interesse generale di cui all'articolo 5 del Codice che, solo in quanto tali, godono del particolare favore del legislatore, con esclusione implicita di attività diverse, ivi comprese quelle secondarie e strumentali di cui all'articolo 6 del Codice.
  Sottolinea, inoltre, che la compatibilità urbanistica precostituita ex lege ai sensi dell'articolo 71, non possa in ogni caso prescindere dal rispetto delle vigenti norme igieniche, sanitarie e di sicurezza e dei requisiti di agibilità dello stesso immobile.
  In conclusione, considerando che il Consiglio di Stato ha già avuto modo di precisare che non è ipotizzabile un'interpretazione estensiva di attività di promozione sociale che comprenda l'esercizio del culto, ho avuto modo di evidenziare – anche durante la discussione generale in assemblea che, a nostro avviso, la proposta in questione introduce una precisazione priva di elementi innovativi e di utilità interpretativa.
  Ricorda infine che in Assemblea è stato presentato l'emendamento a prima firma della collega Lucchini, che mirava ad aggiungere al testo la locuzione «di confessioni religiose che non hanno stipulato intese ai sensi del terzo comma dell'articolo 8 della Costituzione». Si tratta in sostanza di escludere dall'applicazione della norma le attività di culto riferite alle Chiese rappresentate dalla Tavola valdese, le Assemblee di Dio in Italia, l'Unione delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l'Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia, la Chiesa Evangelica Luterana in Italia, la Sacra Arcidiocesi ortodossa d'Italia ed Esarcato per l'Europa Meridionale, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni, la Chiesa Apostolica in Italia, l'Unione Buddista Italiana, l'Unione Induista italiana, Sanatana Dharma Samgha, l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG).

  Conclusivamente, ribadisce quanto già evidenziato in sede di dibattito in Assemblea, in ordine alla necessità di acquisire i pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva sul testo in esame, senza aprire la fase emendativa su un testo che, in assenza di contributi delle altre commissioni, presumibilmente sarebbe priva di effetti.
  In tal senso dichiara di aver preventivamente interloquito con il collega Foti condividendo questo percorso procedurale.

  Alessia ROTTA, presidente, nel riservarsi di sottoporre all'ufficio di presidenza convocato al termine della seduta odierna ogni opportuna determinazione sul prosieguo dell'esame del provvedimento, ritiene comunque opportuno l'orientamento del collega Foti. Resta inteso che la Commissione è infatti libera di valutare se definire fin d'ora un termine per la presentazione degli emendamenti oppure se – aderendo alle indicazioni della relatrice – ritenere il testo già sufficientemente maturo per essere trasmesso alla commissione in sede consultiva.

  Tommaso FOTI (FDI), confermando quanto già anticipato dalla collega Deiana, dichiara di aver condiviso la proposta di superare la fase emendativa, essendosi già sostanzialmente svolta, e di trasmettere direttamente il testo alle Commissioni I, V e XII, oltre alla Commissione bicamerale per le questioni regionali, il cui contributo sarà determinante per completare l'istruttoria del provvedimento.

  Alessia ROTTA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 15 dicembre 2021.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.45 alle 15.50.

AVVERTENZA

  Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

INTERROGAZIONI

5-04804 Zolezzi: Aggiornamenti sull'iter della Convenzione tra Anas e Rfi in merito alla realizzazione sul Po ad Ostiglia e Revere di un nuovo impalcato stradale in sostituzione di quelli esistenti, ferroviario e stradale.

5-05817 Paita: Manutenzione del cavalcavia che attraversa l'autostrada A12 Livorno/Genova presso l'abitato di Ceparana.

5-06171 Colletti: Valutazione delle decisioni assunte da Anas per garantire la sicurezza della SS80 del Gran Sasso, con particolare riguardo alla mancata tutela del paesaggio e dell'ambiente.

5-06797 Paolo Russo: Interventi di rifacimento della pavimentazione stradale della tratta compresa tra Nola e Villa Literno della strada statale 7/Bis «Terra di lavoro».

VIII Commissione - mercoledì 15 dicembre 2021

ALLEGATO

Proposta di piano per la transizione ecologica. Atto n. 297.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,

   esaminata la Proposta di piano per la transizione ecologica (atto n. 297);

   ricordato che l'atto in esame risulta previsto dall'articolo 4 del decreto-legge n. 22 del 2021, che ne affida la redazione all'apposito Comitato interministeriale (CITE), al fine di coordinare le politiche in materia di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, mobilità sostenibile, contrasto del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, risorse idriche e relative infrastrutture, qualità dell'aria, economia circolare, bioeconomia circolare e fiscalità ambientale, ivi compresi i sussidi ambientali e la finanza climatica e sostenibile;

   premesso che il documento in esame indica come macro-obiettivi 8 aree di intervento: 1) decarbonizzazione; 2) mobilità sostenibile, 3) miglioramento della qualità dell'aria; 4) contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico; 5) risorse idriche e relative infrastrutture; 6) biodiversità; 7) tutela del mare; 8) promozione dell'economia circolare così declinati:

    decarbonizzazione: il PTE ricorda che le tappe della decarbonizzazione italiana sono scandite dagli impegni europei («net zero» al 2050 e riduzione del 55 per cento al 2030 delle emissioni di CO2 rispetto al 1990) e che la quota di elettrificazione del sistema dovrà progressivamente tendere e superare quota 50 per cento. L'apporto delle energie rinnovabili alla generazione elettrica dovrà raggiungere almeno il 72 per cento al 2030 e coprire al 2050 quote prossime al 100 per cento del mix energetico primario complessivo;

    mobilità sostenibile: il PTE ricorda l'obiettivo «net zero» per trasporto navale ed aereo e la spinta su alta velocità e traffico merci su rotaia; nel periodo successivo al 2030, almeno il 50 per cento delle motorizzazioni dovrà essere elettrico;

    miglioramento della qualità dell'aria: il PTE sottolinea che molte misure previste dal PNRR avranno effetti positivi sulla qualità dell'aria entro il 2026 e che il PTE stesso predispone una serie di misure per rispettare gli obiettivi europei di riduzione degli inquinanti al 2030 e le ambizioni poste dal Piano Toward Zero Pollution della Commissione europea;

    contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico: il piano indica l'obiettivo di arrivare a un consumo zero netto entro il 2030, sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste. Il Piano prevede altresì di mettere in sicurezza il territorio rafforzando la governance e un sistema di monitoraggio avanzato che diano coerenza a un programma nazionale di prevenzione e contrasto;

    risorse idriche e relative infrastrutture: il PTE sottolinea che gli interventi previsti dal PNRR entro il 2026, per un ammontare pari a 4,3 miliardi di euro, intendono potenziare infrastrutture di approvvigionamento idrico primario, reti di distribuzione, fognature e depuratori, soprattutto nel Meridione, nonché digitalizzare e distrettualizzare le reti di distribuzione, ridurre del 15 per cento le dispersioni di rete e ottimizzare i sistemi di irrigazione nel 12 per cento delle aree agricole;

    Biodiversità: in linea con la strategia europea, il PTE prevede un consistente potenziamento delle aree protette (dal 10 al 30 per cento), l'adozione di «soluzioni basate sulla natura» per il ripristino degli ecosistemi degradati e una forte spinta nel monitoraggio a fini scientifici su habitat e specie a rischio. I parchi nazionali e le aree marine protette verranno digitalizzati entro il 2026 per monitorare pressioni e stato delle specie, semplificare le procedure amministrative e migliorare i servizi ai visitatori. Il PTE prevede inoltre il rafforzamento della biodiversità nelle 14 aree metropolitane attraverso un programma di forestazione urbana (con la piantagione di 6,6 milioni di alberi) e di ripristino degli habitat degradati. Anche i fiumi verranno interessati da massicci interventi di rinaturalizzazione, a partire dal Po recuperando lunghi tratti, per garantire la loro funzione essenziale di corridoi ecologici. Per il Po l'azione comprende il restauro ecologico di 37 aree nel tratto medio-padano, più altre 7 nel delta, con rinaturalizzazione di lanche e rami abbandonati;

    Tutela del mare: tale obiettivo è declinato nel PTE partendo da quanto previsto, in termini di investimenti, nel PNRR nelle attività di ricerca e osservazione dei fondali e degli habitat marini, anche attraverso il potenziamento di una flotta dedicata; l'obiettivo è avere il 90 per cento dei sistemi marini e costieri mappati e monitorati, e il 20 per cento restaurati. Gli obiettivi di conservazione prevedono di portare al 30 per cento l'estensione delle aree marine protette, di cui il 10 per cento con forme rigorosa di protezione entro il 2030. Altre misure al 2030 riguardano il contrasto della pesca illegale, azioni coordinate con altri Paesi per la minimizzazione dei rifiuti marini e la promozione del turismo sostenibile.

    Promozione dell'economia circolare: il PTE sottolinea che verrà pubblicata entro il 2022 la nuova «Strategia nazionale per l'economia circolare» con l'obiettivo di promuovere una economia circolare avanzata e di conseguenza una prevenzione spinta della produzione di scarti e rifiuti (-50 per cento) entro il 2040, nonché al potenziamento della bioeconomia circolare;

   acquisiti i rilievi deliberati in data 23 novembre 2021 dalla Commissione Agricoltura;

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  a) con le seguenti osservazioni di carattere generale valuti il Governo l'esigenza che:

   1. il Piano per la transizione ecologica rappresenti un sostegno a processi, prodotti e servizi realmente e oggettivamente sostenibili (ambientalmente, economicamente e socialmente), applicando il principio della neutralità tecnologica nel definire le politiche e nel promuovere lo sviluppo delle diverse tecnologie che costituiranno l'insieme di soluzioni per il raggiungimento dei target climatici al 2030 e al 2050, e che rappresenti un reale impulso al processo di transizione ecologica, anche come strumento di coordinamento e integrazione con i processi di digitalizzazione e di transizione energetica nel nostro Paese, in un'ottica globale e locale;

   2. siano individuati, nell'ambito del Piano, meccanismi di interlocuzione e di coordinamento che non potranno prescindere dal coinvolgimento dei territori, della società civile e delle imprese, nel rispetto delle competenze e delle autonomie locali;

   3. rappresentando il Piano un'occasione unica per il raggiungimento degli obiettivi dettati dall'Unione europea, finalizzati ad accelerare la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra nei prossimi decenni, con interventi mirati in diversi settori, si vigili affinché ciò non comporti una penalizzazione ulteriore dell'economia nazionale, ma ne consenta la ripartenza e il rilancio della competitività nel contesto europeo e mondiale;

   4. vi siano interventi normativi volti alla riduzione delle aliquote IVA per i prodotti realizzati con materiale riciclato e riciclabile, all'incentivazione di tutte le soluzioni tecnologiche per la riduzione della CO2 e per la diminuzione degli impatti ambientali e per la riduzione della produzione di rifiuti, delle emissioni (sia per quanto concerne i gas climalteranti che le emissioni in atmosfera e in acqua), nonché per il recupero delle materie prime non rinnovabili, anche sinergici e cumulativi;

   5. si operi un riordino del sistema degli incentivi destinati allo sviluppo delle fonti rinnovabili e all'efficienza energetica, tenendo conto dell'indice di ritorno energetico, del contesto ambientale nel quale si inseriscono gli impianti incentivati, della sostenibilità ambientale della filiera di approvvigionamento e del consumo idrico, al fine di superarne la frammentazione e le complessità procedurali, ridurre o eliminare i sussidi ambientalmente dannosi, massimizzarne l'efficacia e meglio definirne l'ambito, dando certezza e chiarezza ai beneficiari;

   6. il Piano, con riferimento al pacchetto sulla finanza sostenibile, consideri il ruolo di accompagnamento del gas naturale nella transizione ecologica ed energetica per garantire – per un periodo limitato nel tempo e nelle more della costituzione di una rete di accumulatori che in prospettiva supereranno l'esigenza di ricorrere alle centrali a turbo gas stabilità, sicurezza e resilienza del sistema energetico; nonché ai fini del contenimento dei costi dell'energia, sia pure nella consapevolezza che l'Italia produce da sé meno del 10 per cento del suo fabbisogno;

   7. nella promozione, sviluppo ed impiego delle diverse tecnologie per l'attuazione della politica strategica UE per la decarbonizzazione venga effettuata un'attenta e compiuta analisi degli impatti ambientali, economici, sociali e – soprattutto – geopolitici in ordine a disponibilità, costi, approvvigionamento e dipendenza estera dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare, necessari nella transizione basata sull'elettrificazione spinta dei consumi, anche nella mobilità, e sull'impiego di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, quali fotovoltaico ed eolico, con particolare attenzione alle problematiche concernenti l'approvvigionamento delle materie prime critiche necessarie a garantire la continuità del processo di transizione ecologica. La medesima analisi andrebbe altresì compiuta con riguardo al gas e alle altre «fossili» importate;

   8. siano definite con maggiore precisione la relazione con gli obiettivi enunciati dal PTE con altri connessi piani e politiche di settore, tra tutti ad esempio la Politica Agricola Comune, il PNIEC o i Fondi Strutturali Europei e in particolare con la revisione in corso della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile;

   9. rispetto al cronoprogramma di implementazione del PTE nel quadro delle misure del PNRR, prevedere sistemi di monitoraggio di ogni singola misura proposta, promuovendo una metodologia ed un sistema integrato di monitoraggio e controllo degli indicatori chiave della transizione ecologica, in grado di assicurare una visione d'insieme dell'avanzamento rispetto agli obiettivi del piano, per mezzo di correlazione tra dati relativi ai diversi ambiti di interesse, quali ad esempio indicatori ambientali, climatici, tecnologici, demografici, idro-geologici, socioeconomici;

   10. un maggiore coinvolgimento di ISPRA sia nella definizione puntuale delle azioni sia nel loro monitoraggio, soprattutto nelle attività di definizione e di elaborazione di indicatori per il monitoraggio del Piano, oltre alle attività in corso, tra le altre, le valutazioni e autorizzazioni ambientali;

   11. rafforzare le azioni a sostegno del sistema dei parchi e delle aree naturali protette in coerenza con gli obiettivi della Strategia europea per la Biodiversità, realizzando l'obiettivo del 30 per cento delle aree nazionale ricomprese nel sistema delle aree protette, portando a compimento l'istituzione dei Parchi nazionali in via di costituzione e rafforzando gli strumenti che consentano un pieno sviluppo delle potenzialità di sviluppo territoriale sostenibile;

  b) con le seguenti osservazioni di carattere particolare:

   si valuti quindi l'esigenza:

    1. ai fini del contenimento del «caro energia» e avvalendosi del GSE, di prevedere un opportuno monitoraggio del fabbisogno di incentivazione e delle componenti tariffarie degli oneri di sistema, nonché l'elaborazione di scenari di medio e lungo termine degli stessi mettendoli a disposizione degli attori istituzionali coinvolti nella governance;

    2. per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di mobilità sostenibile e occorrendo uniformare la contabilizzazione delle emissioni nell'ambito del settore dei trasporti, di far sì che il Piano tenga in debita considerazione l'adozione dei principi del Life Cycle Assessment (LCA) per la valutazione degli impatti energetico e ambientale dei veicoli adibiti al trasporto su strada, al fine di valutare i reali impatti emissivi associati al consumo dei singoli carburanti, inclusi i processi di fabbricazione e di «fine vita» (end of life) del veicolo;

    3. di emanare norme attuative per favorire – in un'ottica di riduzione progressiva ed eliminazione entro il 2050 – il contributo dei carburanti low carbon, liquidi e gassosi, che rispettano i criteri di sostenibilità e di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di cui all'articolo 29 della direttiva (UE) 2018/2001, come quota finale in tutti i settori di trasporto, con un approccio tecnologicamente neutro considerando l'intero ciclo di vita dei vettori energetici, anche in relazione ai rifiuti prodotti da «bioliquidi» (liquidi e digestati solidi), anche alla luce dello stato di sviluppo tecnologico;

    4. con riferimento al tema della «Mobilità sostenibile», di valutare l'opportunità di prevedere un riferimento alla formazione culturale e tecnica dei conducenti, quale risposta alla necessità di mobilità green, con particolare riguardo alla formazione nel mondo dell'autotrasporto e per la conduzione e la conoscenza dei veicoli innovativi, nonché alla creazione di consapevolezza negli utenti della strada nei confronti di un nuovo modo di concepire gli spostamenti urbani ed extraurbani e i mezzi da utilizzare, affidando compiti formativi e informativi – in particolare verso i giovani – alle autoscuole, nonché accompagnando gli incentivi per la sostituzione del parco auto con mezzi ecologici con adeguate campagne di sensibilizzazione;

    5. di inserire anche il settore della «carta» tra i settori industriali di acciaio, vetro, ceramica, cemento, chimica, di cui è previsto il traguardo ambizioso della decarbonizzazione, tenuto conto che, ad oggi, tutto il comparto cartario, in Italia e in Europa è alimentato in cogenerazione da fonti fossili;

    6. che la promozione dell'idrogeno nel mix energetico contempli l'utilizzo di idrogeno c.d. verde da fonti rinnovabili, e nei settori hard to abate, dove il vettore elettrico risulta di non facile applicazione: gli investimenti in questo ambito, inoltre, per una maggiore efficace dell'obiettivo auspicato, dovrebbero considerare anche una semplificazione amministrativa per la costruzione e l'esercizio degli elettrolizzatori;

    7. per mettere in condizione gli operatori di supportare gli obiettivi di transizione energetica del Paese in maniera efficace, efficiente e secondo principi di competitività del mercato dello sviluppo, nonché per salvaguardare lo sviluppo già in corso, di far sì che l'individuazione delle aree idonee all'installazione della potenza essenziale al raggiungimento degli obiettivi fissati al 2030 a livello nazionale ed alla conseguente declinazione a livello regionale, sia coerente con le esigenze di tutela del suolo, delle aree agricole e forestali e del patrimonio culturale e paesaggistico, valutando eventuali infrazioni ambientali preesistenti, in conformità ai princìpi di minimizzazione degli impatti sull'ambiente, sul territorio e sul paesaggio; occorre peraltro tenere in considerazione che i probabili upgrade tecnologici porteranno ad avere – soprattutto per la tecnologia eolica – strutture con potenze unitarie sempre maggiori (coerentemente con quanto sta avvenendo in molti Paesi del mondo) a parità di superficie occupata escludendo quindi la possibilità di individuare oggi una massima densità di potenza per unità di superficie. Rispetto alla ripartizione della potenza a livello regionale sarebbe necessario prevedere l'esercizio di poteri sostitutivi che vadano oltre la prevista possibilità dei trasferimenti statistici e soprattutto prevedere meccanismi premiali rispetto al raggiungimento dei target;

    8. di includere tra le strategie del Piano quella di promuovere e sostenere appieno il ruolo dei prosumers, anche mediante la semplificazione delle procedure di connessione alla rete dell'energia autoprodotta e della creazione di nuove reti di distribuzione energetica indipendenti per lo scambio di energia prodotta all'interno di comunità energetiche;

    9. di impegnare l'investimento statale del superbonus sugli incentivi fiscali del 110 per cento per un grande piano statale di efficientamento energetico finalizzato direttamente al patrimonio immobiliare più degradato, case popolari, periferie, quartieri degradati; assicurando l'estensione della platea dei beneficiari e dell'arco temporale;

    10. di prevedere per gli allevamenti intensivi misure di contenimento e gestioni opportune, attraverso la previsione di misure specifiche a sostegno dello sviluppo di sistemi di digestione anaerobica per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni atmosferiche inquinanti;

    11. di specificare gli obiettivi di riduzione delle perdite della rete idrica di almeno il 25 per cento al 2026 ed indicare le risorse necessarie per completare i sistemi fognari e depurativi e in quale data si intende chiudere l'attuale procedura d'infrazione comunitaria in cui è stato condannato il nostro Paese;

    12. di attribuire un ruolo rilevante, quali misure per il ripristino e la tutela della biodiversità e degli ecosistemi, agli interventi di forestazione ed imboschimento, di superfici agricole e non agricole, per la creazione di aree boscate, nonché al sostegno alla manutenzione delle stesse, in funzione del miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale anche attraverso il sostegno ad enti del terzo settore finalizzati alla tutela ambientale;

    13. di realizzare le seguenti azioni:

   a) migliorare lo stato di conservazione per almeno il 30 per cento degli habitat e delle specie il cui stato non è soddisfacente, si tratta in sostanza di dare effettiva applicazione ai Piani d'azione, ai Piani di gestione e alle Linee guida già predisposti da parte di ISPRA, con il contributo di numerosi specialisti;

   b) arrestare e invertire il declino degli uccelli e degli insetti presenti sui terreni agricoli, in particolare gli impollinatori, attraverso la realizzazione di siepi ed aree d'interesse ecologico;

   c) ridurre l'uso e i rischi derivanti dai pesticidi in particolare di quelli chimici in genere, riducendo del 50 per cento l'uso dei pesticidi più pericolosi;

   d) adibire almeno il 25 per cento dei terreni agricoli all'agricoltura biologica e migliorare in modo significativo la diffusione delle pratiche agro-ecologiche e di minimo impatto, come indicato dalla strategia «Farm to Fork» del Green Deal europeo che ha fissato l'obiettivo di destinare almeno il 25 per cento dei terreni agricoli dell'UE all'agricoltura biologica e di aumentare in modo significativo l'acquacoltura biologica entro il 2030;

   e) ridurre le perdite dei nutrienti contenuti nei fertilizzanti di almeno il 50 per cento e l'uso di fertilizzanti chimici di almeno il 20 per cento;

   f) proteggere le foreste primarie e antiche ancora esistenti;

   g) piantare 6 milioni di alberi in progetti di forestazione urbana e di ricucitura dei corridoi ecologici in contesti fortemente antropizzati in cui i valori della biodiversità vanno riattivati a beneficio dell'ambiente e della salute della popolazione;

   h) elaborare, previa valutazione d'impatto, una proposta relativa a un nuovo quadro giuridico per il ripristino, con obiettivi vincolanti, degli ecosistemi danneggiati, compresi quelli più ricchi di carbonio;

    14. si ritiene necessario, per quanto riguarda gli agro-ecosistemi planiziali, interessati dallo sviluppo dell'agricoltura moderna, dall'antropizzazione diffusa e da un inarrestabile consumo di suolo, prevedere una serie di azioni «basate sulla natura» (nature-based solutions) sinergiche con la Strategia UE al 2030, a vantaggio:

   1. della qualità e della salubrità delle produzioni agro-alimentari italiane;

   2. della redditività delle imprese agricole maggiormente impegnate nel miglioramento delle condizioni ecologiche;

   3. della qualità della vita nelle aree maggiormente antropizzate del territorio nazionale;

    15. di predisporre un programma nazionale di rinaturalizzazione e manutenzione di fiumi, laghi, lagune e zone umide, da attuarsi nel quinquennio 2021-2026, avente come finalità la corretta applicazione della direttiva «Quadro sulle acque», della direttiva «Alluvioni», della direttiva «Habitat», e della direttiva «Uccelli, attraverso la promozione del ricorso alle infrastrutture verdi e il ripristino, la tutela e il mantenimento di boschi ripariali»;

    16. di investire nei prossimi anni e decenni in sistemi avanzati di monitoraggio e digitalizzazione di habitat e specie per meglio orientare ricerca, interventi scientificamente fondati e una fruizione più consapevole della natura;

    17. di promuovere una seria verifica con dati tecnici aggiornati sullo stato di attuazione della stessa legge n. 394 del 1991 (aree protette) e della complementare legge n. 157 del 1992 (protezione della fauna e prelievo venatorio), verifica indispensabile per programmare eventuali nuove iniziative e per una corretta gestione della fauna su tutto il territorio nazionale, completando il percorso attuativo delle citate disposizioni di legge, con norme sub-primarie;

    18. di verificare ed indicare la corretta percentuale dell'attuale superficie del territorio protetto;

    19. di prevedere specifici fondi per l'attuazione delle misure necessarie al raggiungimento dello stato buono in tutti i corpi idrici compresa la fitodepurazione, della direttiva 2000/60/CE e coerentemente con la pianificazione di bacino, con particolare riferimento alle misure di rinaturalizzazione e di riduzione dell'alterazione idromorfologica, fondamentali per il raggiungimento di tali obiettivi;

    20. nell'ambito dell'applicazione della direttiva «Quadro sulle acque», di considerare le criticità per l'Italia dell'applicazione del Deflusso Ecologico i cui effetti stimati mostrano risultati devastanti per l'agricoltura, la produzione di energia idroelettrica e la fruibilità turistica dei territori;

    21. di prevedere specifici investimenti e misure volte a favorire la realizzazione di «interventi integrati» che garantiscano contestualmente la riduzione del rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico e la riduzione dei livelli di inquinamento chimico dei corsi d'acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità;

    22. di valutare l'ipotesi di definire con norma di legge un divieto di produzione di beni che prevedano la obsolescenza programmata diretta o indiretta del bene predeterminando un ciclo di vita più breve;

    23. di prevedere in modo puntuale nel PTE tutte le misure che il Governo intende adottare al fine di salvaguardare gli ecosistemi costieri;

    24. di chiarire come si intende perseguire l'obiettivo di azzerare il consumo del suolo e di assumere ogni iniziativa utile alla conclusione dell'iter parlamentare dei disegni di legge sul consumo di suolo entro il 31 dicembre 2021;

    25. di precisare se, nell'ambito delle soluzioni basate sulla natura a tutela degli ecosistemi costieri, il Governo ha valutato il mantenimento in loco delle banquette di Posidonia oceanica, e di regolamentare la rimozione dalla spiaggia delle stesse e della sabbia, anche alla luce degli impegni assunti dall'Italia nel G20 in tema di biodiversità;

    26. di valutare soluzioni innovative di adattamento ai cambiamenti climatici emergenti a livello internazionale, quali il riallagamento controllato di porzioni di aree costiere (managed realignment), depresse rispetto al livello del mare, al fine di creare zone tampone con il duplice effetto sia di miglioramento della conservazione degli habitat e sia di protezione dagli effetti marini legati ai cambiamenti climatici;

    27. di precisare se le azioni indicate nel Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici del 2018 (PNACC 2018) sono ancora adeguate, ed entro quanto sarà approvato il nuovo piano;

    28. di riportare nel PTE l'elenco dei piani connessi allo stesso, nonché lo stato delle relative procedure, e, in primis quello della procedura inerente alla pianificazione dello spazio marittimo;

    29. di integrare la Proposta di piano per la transizione ecologica dando conto di tutte le iniziative in corso o che si intendono avviare in merito alla finanza climatica e sostenibile, e di considerare che il principio «non arrecare un danno significativo», insieme al contributo al conseguimento di uno o più obiettivi ambientali di cui al regolamento Tassonomia, rappresenta il criterio fondamentale per indirizzare i flussi di capitali verso attività eco-sostenibili;

    30. di prestare particolare attenzione, in sede di riforma dei SAD, al generale impatto redistributivo che le politiche di transizione energetica avranno su famiglie e aziende;

    31. di indicare nel PTE le misure ad oggi adottate per la chiusura della procedura di infrazione 2018/2249 e di quelle che si intendono adottare con lo scopo di tutelare le acque e il suolo dall'inquinamento da nitrati, anche alla luce delle indicazioni di cui alla Risoluzione formulata dalle Commissioni 9a e 13a del Senato (Doc. XXIV, n. 12) a conclusione dell'esame dell'affare assegnato sulla normativa sui nitrati di origine agricola, nonché con riferimento alla situazione in Campania oggetto della deliberazione della Giunta regionale n. 762 del 5 dicembre 2017;

    32. di sottolineare la priorità di trattamento della frazione organica da rifiuti urbani di cui sopra nel paragrafo dedicato alla «bioeconomia circolare», compatibilmente con la gerarchia di cui all'articolo 179 del decreto legislativo n. 152 del 2006, con idonee misure che favoriscano la prevenzione dei rifiuti, che ne favoriscano il recupero limitandone il conferimento in discarica;

    33. di evidenziare, in merito a quanto riportato nel PTE «circa gli obiettivi europei al 2030-40 per imballaggi, plastica, tessuti, carta, alluminio, rifiuti da demolizione, rifiuti elettrici ed elettronici e per ridurre lo spreco di acqua e alimenti», che gli obiettivi individuati nel «Pacchetto economia circolare» fanno riferimento alle annualità 2025, 2030 e 2035: sarebbe, dunque, fondamentale porre in essere strumenti utili a intercettare e valorizzare la frazione plastica non imballaggio prodotta dalle utenze domestiche, con particolare riguardo alla riduzione delle impurità nei rifiuti e alla loro selezione. Tra gli strumenti identificabili si possono considerare incentivi di natura economica, anche fiscale e sistemi EPR;

    34. di proporre azioni di protezione e recupero del suolo anche per il degrado derivante dalla sua gestione non sostenibile, inclusi la frammentazione degli habitat, i cambiamenti di uso che ne minacciano le componenti biologiche e le funzioni ambientali, con perdita della biodiversità e di carbonio organico, che contribuiscono a mantenere fertili i terreni, a mitigare il cambiamento climatico anche attraverso lo stoccaggio e la riduzione delle emissioni di CO2, a immagazzinare e depurare l'acqua e a prevenire l'erosione, causando considerevoli danni anche economici;

    35. di promuovere la necessaria conoscenza digitalizzata del territorio, con particolare riguardo alle caratteristiche geologico-strutturali, geomorfologiche, idrogeologiche, geofisiche e sismogenetiche del sottosuolo, anche in ambito marino, attraverso la realizzazione di una moderna cartografia geologica e geo-tematica alla scala 1:50.000 e della relativa banca dati, considerando la necessità dell'utilizzo del dato cartografato nella pianificazione e gestione territoriale, finalizzata ai piani di mitigazione del rischio idrogeologico;

    36. che il PTE, in tema di prevenzione dei rischi naturali, sia supportato dall'uso delle moderne tecnologie da satellite, al fine di sviluppare i necessari studi di suscettibilità e di analisi della pericolosità territoriale;

    37. che il Piano preveda il monitoraggio di tutte quelle aree sottoposte a pericolosità geologica e deve puntare alla realizzazione delle mappature della suscettibilità, pericolosità e del rischio territoriale; ISPRA potrebbe collaborare alla definizione di tali aree, alla mappatura della suscettibilità e della pericolosità territoriale nei differenti ambiti, alla tutela delle geo-risorse del territorio e dunque alla prevenzione e al rispetto di tutti gli ambienti. Il Piano dovrebbe tutelare l'ambiente geo-paleontologico e i siti geologici di pregio che sono distribuiti sul nostro territorio (geositi). L'ambiente geologico deve essere salvaguardato per la tutela della geodiversità del nostro territorio;

    38. al fine della tutela dell'insularità della popolazione e delle attività che sono servite dai collegamenti marittimi nazionali e di salvaguardare i grandi investimenti infrastrutturali nella portualità italiana – previsti nel PNRR – di valutare il potenziale impatto che le norme del programma Fit for 55 avranno sulle politiche afferenti il settore del trasporto via mare e valutare che esse siano coerenti con l'attualità tecnologica industriale ed infrastrutturale Europea e del Paese, affinché non vi siano ripercussioni sull'utenza finale, sul livello occupazionale e sugli investimenti che si intendono operare nel settore;

    39. di inserire nel Piano la previsione di valori limite per alcune sostanze particolarmente inquinanti, come idrogeno solforato e idrocarburi non metanici, ai fini di una maggiore tutela della qualità dell'aria, dell'ambiente di vita e della salute dei cittadini residenti nei territori dei SIN nei quali insistono gli stabilimenti responsabili delle emissioni inquinanti. Pertanto si ritiene necessario aggiornare la normativa, di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a) del decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 155;

    40. di riconsiderare anche il periodo di mediazione per il benzene, cancerogeno per l'uomo, classificato in gruppo 1 dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, le cui emissioni sono attualmente valutate su media di concentrazione annuale, pari a 5 microgrammi/metrocubo, valore calcolato in prevalente riferimento all'inquinamento urbano prodotto da traffico, ma che non può considerarsi significativo per il controllo delle aree industriali nelle quali, di frequente, i sistemi di monitoraggio registrano picchi orari di centinaia di microgrammi con le conseguenti ricadute negative sulla salute dei cittadini residenti; pertanto si propone un periodo di mediazione oraria per lo stesso valore limite di protezione per la salute umana e nel contempo si ritiene necessario aggiornare la normativa di cui all'allegato XI del su citato decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 155, modificando il periodo di mediazione relativo alla voce «benzene»;

    41. si ritiene necessario che il PTE preveda azioni volte a ridurre l'elevata dipendenza energetica del nostro Paese, anche mediante un maggior sfruttamento delle nostre risorse naturali e investimenti per diversificare le fonti di approvvigionamento;

    42. si ritiene necessario infine prevedere di inserire all'interno delle aziende e delle attività produttive la figura di un «esperto referente per la tutela ambientale e la sostenibilità» che potrebbe formarsi all'interno dei nuovi percorsi di formazione ITS;

    43. in relazione al Global Methane Pledge, varato nell'ambito della COP26 il 2 novembre, a Glasgow, che reca un impegno formale di molti Paesi, tra cui l'Italia, per una riduzione delle emissioni globali di metano di almeno il 30 per cento al 2030 rispetto ai livelli del 2020; nei settori energetico, rifiuti e agricoltura, di mitigare le emissioni di metano, ad iniziare dal settore energetico;

    44. a pagina 5, al secondo capoverso, di inserire, dopo il riferimento alle «leve economiche e politiche per renderla possibile», il seguente periodo «a partire dalla priorità, ribadita nel PNRR, del Green Public Procurement e dall'estensione del campo di applicazione dei Criteri Ambientali Minimi a tutte le procedure di acquisto di beni e servizi e nei lavori pubblici» (Legambiente);

    45. a pagina 28, in calce al paragrafo 2.5 «Spingere verso un mercato sostenibile» si valuti l'opportunità di inserire il seguente concetto dopo le parole «alle quali l'Italia darà un fondamentale contributo»: «anche grazie alle innovazioni legislative che la vedono leader in Europa nell'impegno per l'adozione del Green Public Procurement, attraverso l'obbligatorietà dei Criteri Ambientali Minimi negli appalti pubblici»;

    46. al paragrafo 3, 2, dopo il riferimento al Decreto Transizione Ecologica 8 pagina 34) si valuti l'opportunità di esplicitare l'impegno del MITE, con l'inserimento delle seguenti lettere: «f) rafforzare la capacità istituzionale, degli Enti Locali e dei responsabili di acquisto e delle Stazioni Appaltanti per diffondere il Green Public Procurement e garantire l'adozione dei CAM; g) sviluppare, come previsto dalla normativa vigente, l'attività di monitoraggio sull'applicazione dei CAM; h) incentivare l'utilizzo dei CAM prevedendo priorità nell'accesso agli investimenti previsti dal PNRR alle amministrazioni pubbliche che li applicano sempre nelle gare d'appalto»;

    47. nella sezione «4. Governance e monitoraggio» nel paragrafo «Legalità», dopo le parole «episodi di infiltrazione della criminalità» (pag. 52), si valuti l'opportunità di inserire il seguente testo: «È forte la preoccupazione per i risultati di numerose inchieste relative ai traffici illeciti di rifiuti, anche di dimensione internazionale, anche con la presenza di affiliati alle organizzazioni mafiose, che rappresentano un'autentica minaccia allo sviluppo virtuoso dell'economia circolare»;

    48. ancora, nella medesima sezione (sempre a pagina 52), al termine del stesso paragrafo, si valuti l'opportunità di inserire in seguente testo: «Una consapevolezza che dovrà essere accompagnata da un rafforzamento, anche con adeguate risorse, delle attività di controllo, in particolare per le materie di competenza del Sistema nazionale di protezione ambientale, e da procedure trasparenti e accessibili nell'assegnazione e nell'utilizzo delle risorse, tali da favorire l'indispensabile contributo offerto dalle attività di monitoraggio civico»;

    49. al paragrafo 6 di indicare l'esigenza di operare per giungere nei tempi più rapidi alla eliminazione su tutto il territorio delle centrali a carbone coerentemente con il programma di Enel impegnata nella attivazione di poderosi investimenti in questa direzione, con particolare riferimento alle realtà di La Spezia, Civitavecchia e Brindisi;

    50. di rafforzare gli strumenti di governance e di operatività delle regioni e dei comuni sul dissesto idrogeologico introdotti dal decreto-legge n. 77 del 2021, aumentando le risorse disponibili, le dotazioni tecniche e professionali degli enti locali ed il coordinamento con le autorità di bacino;

    51. di favorire con misure legislative e di opportuna fiscalità urbana la traduzione operativa degli interventi di «ristrutturazione urbanistica» così come definiti all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 380 del 2001 (Testo unico per l'edilizia) al fine di favorire un ordinario sviluppo su scala nazionale di una azione di rigenerazione urbana che intervenga anche nelle zone di minor pregio ma di maggiore degrado urbano, favorendo azioni trasformazione urbana senza consumi di suolo, di riconversione energetica, di aumento e qualificazione dei servizi collettivi, al fine di spingere il mercato e l'impresa immobiliare a individuare le giuste convenienze nel recupero e nella ristrutturazione del patrimonio esistente piuttosto che nella espansione degli attuali parimenti urbani;

    52. di provvedere alla fissazione da parte del Ministero della transizione ecologica di limiti per le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle matrici ambientali;

    53. infine, valuti il Governo l'opportunità di assumere ogni iniziativa necessaria a superare le ragioni che hanno indotto la Conferenza Unificata nella riunione del 2 dicembre 2021 ad esprimere un parere contrario, in particolare adottando modalità procedurali che garantiscano, nella stesura aggiornata del testo e nei suoi aggiornamenti periodici un accentuato coinvolgimento delle Regioni e delle autonomie locali nella definizione della governance del Piano e una più attenta valutazione delle proposte e dei contributi avanzati in quella sede.