XIII Commissione
Agricoltura
Agricoltura (XIII)
Commissione XIII (Agricoltura)
Comm. XIII
Sulla pubblicità dei lavori ... 221
7-00686 Viviani: Iniziative in sede europea a tutela del comparto ittico nazionale.
7-00726 Caretta: Iniziative in sede europea a tutela del comparto ittico nazionale.
7-00743 Incerti: Iniziative in sede europea a tutela del comparto ittico nazionale (Seguito della discussione congiunta e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-00145) ... 221
ALLEGATO 1 (Proposta di testo unificato) ... 228
ALLEGATO 2 (Testo unificato approvato dalla Commissione) ... 232
RISOLUZIONI
Giovedì 9 dicembre 2021. — Presidenza della vicepresidente Susanna CENNI. – Interviene il sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali Francesco Battistoni.
La seduta comincia alle 14.20.
Sulla pubblicità dei lavori.
Susanna CENNI, presidente, ricorda che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
7-00686 Viviani: Iniziative in sede europea a tutela del comparto ittico nazionale.
7-00726 Caretta: Iniziative in sede europea a tutela del comparto ittico nazionale.
7-00743 Incerti: Iniziative in sede europea a tutela del comparto ittico nazionale.
(Seguito della discussione congiunta e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-00145).
La Commissione prosegue la discussione congiunta delle risoluzioni, rinviata nella seduta del 10 novembre scorso.
Susanna CENNI, presidente, ricorda che nella seduta del 10 novembre scorso è stato deliberato di proseguire la discussione della risoluzione Incerti congiuntamente a quella delle risoluzioni a prima firma dei deputati Viviani e Caretta. Ricorda, altresì, che successivamente si è svolto un breve ciclo di audizioni, durante il quale sono state sentite le associazioni del settore ittico e le organizzazioni sindacali di categoria.
Avverte, infine, che l'onorevole Viviani ha predisposto una proposta di testo unificato delle risoluzioni in esame (vedi allegato 1), alla quale hanno aderito anche i presentatori delle risoluzioni Caretta e Incerti.
Lorenzo VIVIANI (LEGA) ringrazia i colleghi firmatari delle risoluzioni in esame per il loro contributo alla redazione della proposta di testo unificato ed esprime apprezzamento per la disponibilità del Governo a voler affrontare la discussione delle risoluzioni con particolare celerità.
Il sottosegretario Francesco Battistoni esprime un orientamento favorevole sulla proposta di testo unificato delle risoluzioni in esame, proponendo, tuttavia, una riformulazione degli impegni di cui alle lettere a), b), d) e h) nei termini riportati in allegato; esprime altresì parere contrario sull'impegno di cui alla lettera c) della parte dispositiva, di cui ritiene opportuna la soppressione (vedi allegato 2).
Susanna CENNI, presidente, prende atto che i firmatari delle risoluzioni in esame hanno accettato le proposte di riformulazione avanzate dal rappresentante del Governo.
Lorenzo VIVIANI (LEGA) ritiene che con l'approvazione della risoluzione in esame la Commissione dia un segnale importante agli operatori del settore, settore che presenta dei profili di criticità che richiedono interventi urgenti. Ringrazia, quindi, il Governo e i rappresentanti dei gruppi per aver collaborato in senso costruttivo, nonostante la ristrettezza dei tempi a disposizione, al fine di esprimere un indirizzo unitario su alcuni temi cruciali che riguardano la tutela delle attività di pesca.
Antonella INCERTI (PD), nel ringraziare il collega Viviani e gli altri rappresentanti dei gruppi per il prezioso lavoro svolto, giudica la risoluzione che la Commissione si accinge a votare un passo fondamentale al fine di dare un segnale concreto ad un comparto che certamente merita maggiore attenzione e che presenta forti criticità. In tale contesto, ritiene necessario che si trovi un equilibrio fra la tutela ambientale e la tutela della produttività del settore della pesca e che si affronti la questione della sicurezza dei lavoratori, essendo certamente l'attività di pesca un lavoro usurante che richiede specifici strumenti sul versante degli ammortizzatori sociali.
Maria Cristina CARETTA (FDI) ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla redazione di un testo unificato, risultato certamente di un lavoro fruttuoso che rappresenta da un importante segnale di attenzione per il comparto della pesca.
Raffaele NEVI (FI) esprime apprezzamento per il lavoro svolto a favore di un settore troppo spesso trascurato, ma che deve essere considerato strategico soprattutto per la qualità dei prodotti. Ringrazia, quindi, il Governo per la disponibilità dimostrata in questa sede, nonostante la ristrettezza dei tempi a disposizione per l'approvazione di un testo unificato delle risoluzioni in esame.
Maria Chiara GADDA (IV) preannuncia un voto convintamente favorevole sul testo unificato delle risoluzioni che la Commissione si accinge ad approvare, volto a prevedere un impegno concreto del Governo per un settore non solo colpito dalla pandemia, ma da sempre più fragile anche dal punto di vista delle misure di sostegno previste nel PNRR.
Al riguardo, segnala l'importanza della logistica e delle nuove tecnologie per il rilancio di una filiera purtroppo meno destinataria di attenzione rispetto ad altre. Ringrazia, quindi, il Governo e il relatore per il prezioso lavoro di sintesi, che rappresenta un segnale positivo per le associazioni del comparto e per i lavoratori.
Pasquale MAGLIONE (M5S) desidera ringraziare il Governo e i colleghi rappresentanti di gruppo per l'ottimo lavoro svolto a favore di un comparto che certamente va sostenuto in un quadro di sostenibilità ambientale e di transizione ecologica nell'ambito delle risorse e dei progetti contenuti nel PNRR.
Silvia BENEDETTI (MISTO) dichiara di voler sottoscrivere il testo unificato delle risoluzioni all'esame della Commissione, preannunciando il voto favorevole del suo gruppo. A suo avviso, tale testo rappresenta certamente un importante punto di partenza per il comparto ittico, richiamando al riguardo l'importanza della ricerca scientifica per assicurare un'adeguata transizione innovativa anche in tale settore strategico.
La Commissione, approva il testo unificato delle risoluzioni nn. 7-00686 Viviani, 7-00726 Caretta e 7-00743 Incerti, come riformulato, che assume il numero 8-00145 (vedi allegato 2).
La seduta termina alle 14.40.
SEDE CONSULTIVA
Giovedì 9 dicembre 2021. — Presidenza della vicepresidente Susanna CENNI.
La seduta comincia alle 14.35.
Sulla pubblicità dei lavori.
Susanna CENNI, presidente, ricorda che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare («legge SalvaMare»).
C. 1939-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato.
(Parere alla VIII Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Alberto MANCA (M5S), relatore, la XIII Commissione avvia oggi l'esame, in sede consultiva per il parere da rendere all'VIII Commissione Ambiente, del disegno di legge recante disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare («Legge SalvaMare»). Si tratta di un testo già esaminato in prima lettura dalla Camera, sul quale la XIII Commissione ha espresso un parere favorevole e successivamente approvato con modificazioni dal Senato. Ricorda preliminarmente che, in attuazione della Strategia europea per la plastica nell'economia circolare, l'Unione europea ha adottato la direttiva (UE) 2019/904, sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente, e la direttiva (UE) 2019/883 relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi, che perseguono l'obiettivo di prevenire la produzione di rifiuti di plastica e contrastare la dispersione degli stessi nell'ambiente marino. I testi definitivi dei decreti legislativi di recepimento delle suddette direttive sono in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
L'articolo 1 individua le finalità e introduce alcune definizioni. Gli obiettivi esplicitati al comma 1 riguardano il risanamento dell'ecosistema marino, la promozione dell'economia circolare, la sensibilizzazione della collettività per incentivare comportamenti virtuosi volti a prevenire l'abbandono di rifiuti, nonché la corretta gestione dei rifiuti. Quanto alle definizioni, di cui al comma 2, sono di particolare rilievo quelle di rifiuti accidentalmente pescati (RAP) e di rifiuti volontariamente raccolti (RVR). Per rifiuti accidentalmente pescati si fa riferimento ai «rifiuti raccolti in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune dalle reti durante le operazioni di pesca e quelli raccolti occasionalmente in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune con qualunque mezzo». Come detto, è la stessa normativa europea – la recente direttiva n. 883 del 2019 – che prevede l'inclusione, tra i rifiuti delle navi assoggettati alle disposizioni della direttiva, anche dei rifiuti accidentalmente pescati definiti come rifiuti raccolti dalle reti durante le operazioni di pesca. La direttiva stabilisce che gli Stati membri mettano a disposizione in tutti i porti impianti di raccolta adeguati alle esigenze delle navi che utilizzano abitualmente il porto e che per ciascun porto sia predisposto e attuato un adeguato piano di raccolta e gestione dei rifiuti e che, proprio per favorire il conferimento dei rifiuti pescati passivamente, per tali rifiuti non si imponga alcuna tariffa, allo scopo di garantire un diritto di conferimento senza ulteriori oneri. Il Senato è intervenuto nella formulazione della definizione di rifiuti volontariamente raccolti per specificare che si tratta dei «rifiuti raccolti mediante sistemi di cattura degli stessi, purché non interferiscano con le funzioni ecosistemiche dei corpi idrici», Tali previsioni, intendono rendere agevole e favorire attività di raccolta finora rese estremamente difficoltose, quando non vietate, anche ai volontari meglio intenzionati. L'integrazione alla norma approvata dalla Camera intende favorire la raccolta volontaria non solo durante apposite campagne di pulizia, ma anche mediante sistemi di cattura fissi, opportunamente posizionati in modo che non interferiscano con le funzioni ecosistemiche dei corpi idrici.
L'articolo 2 si occupa delle modalità di gestione dei rifiuti accidentalmente pescati. La disposizione persegue lo scopo di consentire a chi recupera questi rifiuti di portarli a terra non solo senza il rischio di incorrere in sanzioni, ma facilitandone il conferimento. Le modifiche al comma 1 apportate al Senato riguardano l'eliminazione dello specifico riferimento ai rifiuti marini – dal momento che l'ambito applicativo delle norme comprende tutti i corpi idrici – nonché il richiamo alla citata direttiva numero 883 del 2019 che ha disciplinato la materia equiparando tali rifiuti ai «rifiuti delle navi» (e non più ai rifiuti «prodotti» dalle navi).Il comma 2, introdotto al Senato, specifica che per tale attività non è necessaria l'iscrizione all'Albo nazionale gestori ambientali. Il comma 3 consente al comandante della nave (o anche, in virtù di una modifica al testo approvata al Senato, al «conducente del natante») di conferire i rifiuti accidentalmente pescati all'impianto portuale di raccolta, predisposto dall'Autorità di sistema portuale o dal comune che provvede con apposite strutture oppure, in porti di ridotte dimensioni, nell'ambito del sistema comunale di gestione. Il comma 5 specifica quindi che il conferimento è gratuito e – a seguito dell'integrazione apportata al Senato – che esso avviene previa pesatura. Sempre al Senato si è inteso richiamare esplicitamente la norma che detta le condizioni per il (Deposito temporaneo prima della raccolta (articolo 185-bis del codice). Il comma 6 introduce nel codice dell'ambiente la definizione di rifiuti accidentalmente pescati, con una novella che il Senato ha inteso apportare all'articolo 183, e non più all'articolo 184, del citato codice. Il comma 7, identico a quello approvato alla Camera, specifica che i costi di gestione sono a carico della collettività sotto forma di componente che si aggiunge alla tassa o tariffa sui rifiuti, e, coerentemente, il comma 8 rimetta all'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) il compito di stabilire i criteri e le modalità di definizione di tale componente, precisando che la stessa deve essere indicata distintamente dalle altre voci negli avvisi di pagamento, per ovvie ragioni di trasparenza. In conseguenza di una integrazione del Senato, all'ARERA sono adesso attribuiti anche compiti di vigilanza sul corretto utilizzo delle risorse relative al gettito della componente di cui al comma 7.
Infine, il comma 9 demanda ad un apposito decreto ministeriale – emanato dal Ministro delle politiche agricole alimentari, e forestali, di concerto con il Ministro della transizione ecologica – l'individuazione di misure premiali nei confronti dei comandanti dei pescherecci soggetti al rispetto degli obblighi di conferimento. Con una modifica approvata dal Senato, è stato specificato che tra le misure premiali sono escluse le provvidenze economiche. Su questo aspetto, merita sottolineare come la collaborazione degli operatori economici e, in particolare, dei pescatori sia fondamentale per la salute dei nostri mari. Lo ha ribadito anche il Parlamento europeo in una risoluzione del 16 settembre 2021, in cui si legge che «i pescatori sono sempre più coinvolti nella raccolta di tutti i rifiuti marini, comprese tra l'altro le attrezzature da pesca perdute o abbandonate, e che il loro contributo ecologico in tal senso dovrebbe essere riconosciuto, incoraggiato e debitamente ricompensato».
L'articolo 3 disciplina le campagne di pulizia. Anche in tale ambito il Senato, al comma 1, ha integrato le norme approvate dalla Camera in merito all'organizzazione delle suddette campagne – che sostanzialmente ne rimette la disciplina di dettaglio ad un decreto interministeriale – per consentire altresì che i rifiuti possano essere volontariamente raccolti anche attraverso sistemi di cattura degli stessi, purché non interferiscano con le funzioni eco-sistemiche dei corpi idrici. Non è stato modificato il comma 2, che reca una disciplina transitoria mentre, con riguardo al novero dei soggetti promotori, indicati al comma 3, il Senato ha integrato il nutrito elenco aggiungendo le associazioni di categoria.
L'articolo 4, in materia di end of waste e il cui testo non è stato modificato, rinvia ad un decreto del Ministro della transizione ecologica per la definizione dei criteri e delle modalità con cui i rifiuti accidentalmente pescati e quelli volontariamente raccolti cessano di essere qualificati di rifiuti.
L'articolo 5, anch'esso non modificato, reca disposizioni in tema di gestione delle biomasse vegetali spiaggiate, al fine della loro reimmissione nell'ambiente naturale, anche mediante il riaffondamento in mare o il trasferimento nell'area retrodunale o in altre zone comunque appartenenti alla stessa unità fisiografica.
Il Senato ha quindi introdotto l'articolo 6, che prevede misure per la raccolta dei rifiuti galleggianti nei fiumi. La norma intende ridurre l'impatto dell'inquinamento marino derivante dai fiumi. Al Senato è stata anche riportato nel dibattito l'esito di uno studio del CNR e ISPRA secondo cui ogni anno dai fiumi europei finiscono in mare più di 600 milioni di macrorifiuti galleggianti (maggiori di 2,5 cm), e che otto oggetti su dieci sono di plastica, incluso il monouso, ed il 40 per cento degli oggetti arriva al mare già frammentato. Al fine quindi di intercettare questi rifiuti prima che arrivino a mare con strumenti idonei, la norma in commento stabilisce che le Autorità di Distretto introducono, nei propri atti di pianificazione, misure sperimentali nei corsi d'acqua dirette alla cattura dei rifiuti galleggianti. Misure che, ovviamente, dovranno essere compatibili con le esigenze idrauliche e di tutela degli ecosistemi. Si affida altresì al MITE l'avvio, entro il 31 marzo 2022, di un Programma sperimentale triennale di recupero delle plastiche nei fiumi, anche con la messa in opera di strumenti galleggianti autorizzando la spesa di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024.
L'articolo 7, oggetto di doppia deliberazione conforme, si occupa delle attività di monitoraggio e controllo dell'ambiente marino, demandando a specifiche linee guida interministeriali da emanare entro tre mesi, di stabilire il quadro cui si conformano le attività tecnico-scientifiche funzionali alla protezione dell'ambiente marino che comportano l'immersione subacquea in mare al di fuori degli ambiti portuali.
L'articolo 8 prevede che possono essere effettuate campagne di sensibilizzazione. A tale disposizione il Senato ha aggiunto il comma 2 con lo scopo di assicurare un'adeguata informazione ai pescatori e agli operatori del settore circa le modalità di conferimento dei rifiuti. Al riguardo, si prevede che le Autorità del sistema portuale o i Comuni garantiscano adeguate forme di pubblicità e sensibilizzazione. È previsto anche il ricorso a protocolli tecnici per assicurare la mappatura e la pubblicità delle aree adibite alla raccolta e la massima semplificazione per i pescatori e gli operatori del settore.
L'articolo 9 sostanzialmente immodificato, reca disposizioni in tema di educazione ambientale nelle scuole per la salvaguardia dell'ambiente. L'articolo 10 non modificato presso l'altro ramo del Parlamento, prevede che, in occasione della celebrazione presso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado della «Giornata del mare», le iniziative promosse per la conoscenza del mare facciano riferimento anche alle misure per la prevenzione e il contrasto del fenomeno dell'abbandono dei rifiuti in mare.
L'articolo 11, anch'esso oggetto di doppia deliberazione conforme, prevede un riconoscimento ambientale in favore degli imprenditori ittici che utilizzano materiali di ridotto impatto ambientale, partecipano alle campagne di pulizia e conferiscono i rifiuti. Si riconosce, inoltre, ai Comuni la facoltà di attribuire un riconoscimento ai possessori di imbarcazione che recuperano e conferiscono a terra i rifiuti in plastica accidentalmente pescati oppure volontariamente raccolti.
Riferisce quindi che al Senato è stato introdotto l'articolo 12, recante disposizioni in materia di prodotti che rilasciano microfibre. In particolare, il comma 1 definisce come «microfibra» la particella sintetica di forma fibrosa, delle dimensioni inferiori a cinque millimetri di lunghezza, che viene rilasciata in acqua attraverso il regolare lavaggio di tessuti in materiale sintetico. Il comma 2 dispone che, a decorrere dal 30 giugno 2022, qualsiasi prodotto tessile o di abbigliamento, che rilasci microfibre al lavaggio, potrà essere fabbricato, importato, distribuito, venduto o offerto in vendita in Italia solo a condizione che riporti nella etichetta di cui all'articolo 14 del Regolamento (UE) n. 1007/2011 alcune specifiche indicazioni che ne evidenzino il negativo impatto ambientale sull'inquinamento da plastiche del mare.
L'articolo 13 si occupa degli impianti di desalinizzazione. Si tratta di una norma di particolare rilievo, introdotta alla Camera, che risponde all'esigenza di considerare gli impatti ambientali degli impianti di desalinizzazione, che rappresentano uno strumento per affrontare il problema della siccità e della carenza di acqua, problema destinato ad aggravarsi per effetto del cambiamento climatico. L'unica modifica apportata al Senato riguarda la delimitazione dell'ambito di applicazione. Il comma 1, nel testo approvato dalla Camera, sottoponeva a preventiva valutazione di impatto ambientale «tutti gli impianti di desalinizzazione maggiormente impattanti». Nel testo licenziato dal Senato scompare la precisazione «maggiormente impattanti» e quindi la norma si applica a tutti gli impianti di desalinizzazione. Non sono invece state modificate le disposizioni che novellano l'allegato II alla parte seconda del Codice, relativo ai progetti di competenza statale, inserendovi gli impianti di desalinizzazione, né la disciplina di autorizzazione degli scarichi degli impianti di desalinizzazione recata ai commi 2, 3 e 4 che rinvia ad un decreto ministeriale la definizione di criteri specifici.
L'articolo 14, introdotto al Senato, fissa il termine di sei mesi per l'emanazione – nell'adozione del decreto per la definizione dei criteri relativi al contenimento dell'impatto sull'ambiente derivante dalle attività di acquacoltura e di piscicoltura previsto dall'articolo 111 del codice dell'ambiente, su cui si registra un gravissimo ritardo, visto che sono passati quindici anni dall'entrata in vigore del codice.
L'articolo 15 istituisce, presso il Ministero della transizione ecologica, il tavolo interministeriale di consultazione permanente. Al Senato non sono state modificate le funzioni – relative al contrasto dell'inquinamento marino, ottimizzazione dell'azione dei pescatori; monitoraggio dell'andamento del recupero dei rifiuti, ma ne è stata articolata in modo diverso la composizione. In particolare, è stato aggiunto ai rappresentanti dei Ministeri anche un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibili. Ancora, con riguardo ai rappresentanti del mondo scientifico, due sono stati assegnati all'ISPRA. Infine, è stata prevista anche la presenza di un rappresentante della Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità del sistema portuale. L'articolo 16, non modificato, prevede che il Ministro della transizione ecologica presenti una relazione annuale circa l'attuazione della legge SalvaMare.
L'articolo 17 reca, infine, la clausola di invarianza finanziaria.
Maria Chiara GADDA (IV) rivolge al relatore una richiesta di chiarimento circa la portata delle disposizioni dell'articolo 2 in materia di gestione dei rifiuti accidentalmente pescati nonché in ordine all'effettiva portata delle disposizioni previste nel nuovo articolo 12 in materia di prodotti che rilasciano microfibre. In particolare si chiede quali siano le norme tecniche da applicare per l'etichettatura di tali prodotti.
Lorenzo VIVIANI (LEGA) chiede alla presidenza quali siano i tempi per l'espressione del parere di competenza, anche al fine di valutare alcuni approfondimenti chieste da alcune associazioni.
Susanna CENNI, presidente, informa i colleghi che la Commissione di merito ha reso noto, per le vie brevi, che intenderebbe approvare il provvedimento in sede legislativa. Osserva, quindi, come i tempi per l'espressione del parere non sarebbero eccessivamente lunghi. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.55.
ALLEGATO 1
Risoluzioni nn. 7-00686 Viviani, 7-00726 Caretta e 7-00743 Incerti: Iniziative in sede europea a tutela del comparto ittico nazionale.
PROPOSTA DI TESTO UNIFICATO
La XIII Commissione,
premesso che:
il regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio reca le norme della politica comune della pesca (PCP) in linea con gli obblighi internazionali dell'Unione stabilendo che essa deve contribuire alla protezione dell'ambiente marino, alla gestione sostenibile di tutte le specie sfruttate commercialmente e, in particolare, al conseguimento di un buono stato ecologico, nonché deve garantire che le attività di pesca e acquacoltura siano sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, nel lungo termine, applicando un approccio precauzionale alla gestione delle attività di pesca e un approccio alla gestione di tali attività basato sugli ecosistemi ma soprattutto si prevede che la PCP deve altresì contribuire ad un equo tenore di vita per il settore della pesca, ivi compresa la pesca artigianale, sia su piccola scala o costiera;
il citato regolamento si estrinseca operativamente nell'adozione di piani pluriennali per le attività di pesca contenenti misure tecniche e misure relative alla fissazione e ripartizione dello sforzo di pesca; ciascun piano di gestione pluriennale prevede obiettivi per la gestione degli stock ittici e può anche includere altre norme specifiche in materia di conservazione. Inoltre, i piani pluriennali devono includere un obiettivo in termini di rendimento massimo sostenibile e un termine per il suo raggiungimento;
il regolamento (UE) n. 2019/1022 (cosiddetto WestMed) del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019, infatti, istituisce un piano pluriennale per le attività di pesca che sfruttano gli stock demersali nel Mar Mediterraneo occidentale, stabilendo, tra le altre cose, una riduzione rilevante (da un iniziale 10 per cento fino ad arrivare al 30 per cento) dello sforzo di pesca per le Geographical Subareas (Gsa) interessate;
il regolamento (UE) n. 2019/2236 del Consiglio del 16 dicembre 2019 ha stabilito, per il 2020, le possibilità di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, mentre il regolamento (UE) n. 2021/90 del 28 gennaio 2021 prevede che, al fine di garantire il raggiungimento del Rendimento massimo sostenibile (Msy), ovvero un parametro che indica la sostenibilità dell'attività di pesca, siano applicate, almeno fino al 2023, determinate percentuali di riduzione dello sforzo di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero applicato a tutte le citate Geographical Subareas del Mediterraneo dando così applicazione al regolamento n. 2019/1022;
la disciplina europea ha previsto la presenza di organismi consultivi che svolgono le proprie funzioni all'interno del procedimento decisionale relativo alla politica comune della pesca. Tra questi il «Comitato scientifico tecnico ed economico per la pesca (CSTEP)» e la «Commissione generale per la pesca nel mediterraneo (CGPM)» la quale promuove la conservazione e la gestione delle risorse biologiche marine anche attraverso raccomandazioni vincolanti per gli Stati membri;
le possibilità di pesca sono assegnate agli Stati membri in modo tale da garantire la stabilità relativa delle attività di pesca di ciascuno Stato membro per ciascun stock o ciascun tipo di pesca;
le raccomandazioni della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) promuovono la conservazione e la gestione razionale delle risorse biologiche marine anche attraverso l'adozione di raccomandazioni e di misure gestionali vincolanti per gli Stati membri, tra cui quelle relative a specifiche attività di pesca individuando, quindi, misure di gestione delle risorse della pesca nell'area di applicazione;
la CGPM adotta, quindi, misure vincolanti relative alla gestione della pesca e alla tutela delle risorse marine viventi e degli ambienti ed ecosistemi marini da cui tali risorse dipendono; quindi, queste raccomandazioni, avendo natura vincolante per gli Stati membri, intervengono direttamente a disciplinare l'attività di pesca in tutti gli Stati membri, e le nostre marinerie si trovano a doversi districare tra regolamenti, raccomandazioni e quant'altro per poter svolgere un'attività economica delle più importanti del mondo, fonte di ricchezza, occupazione e salute per i consumatori;
la nuova disposizione, dettata dal regolamento (UE) n. 2021/90, prevede il raddoppio delle giornate di fermo pesca tecnico che segue i 30 giorni di fermo pesca biologico: uno stop che passa da 15 a 30 giorni per barche inferiori ai 24 metri e da 20 a 40 giorni per quelle di lunghezza superiore;
rilevato che:
il settore della pesca, per tutelare la risorsa ittica, negli ultimi 3 anni ha ridotto lo sforzo di pesca del 20 per cento e nel solo 2020 del 10 per cento, e ha rispettato le chiusure spazio temporali, come previsto dall'attuale piano di gestione, con ripercussioni sulle dimensioni della flotta di pesca nazionale, ridottasi di oltre il 16 per cento nell'ultimo decennio;
secondo dati del 2019, l'Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero, con volumi di poco inferiori alle 250 mila tonnellate (15 per cento del totale) e un valore di 754 milioni di euro (29 per cento del totale);
per i pescatori italiani, la riduzione dello sforzo di pesca si traduce, soprattutto per le piccole barche a strascico, in più ore in mare per poter sfruttare i pochi giorni che rimangono per pescare e non si tiene in considerazione che una maggiore operatività giornaliera implica importanti ripercussioni e rischi per la sicurezza dei pescatori medesimi; inoltre, manca un sistema efficace di ammortizzatori e politiche di mercato in grado di compensare i periodi di interruzione dell'attività di pesca: una situazione che viene ritenuta non più sostenibile economicamente;
la pesca, infatti, ha un'alta mortalità e pericolosità ed è scientificamente dimostrato quanto i pescatori siano esposti ad altissimi rischi per la salute, derivanti proprio dalla continua esposizione agli agenti atmosferici durante le lunghe giornate in mare e lavorando molto spesso anche durante la notte;
nel complesso, per alcuni segmenti di flotta, le giornate di effettiva operatività sono scese a 140 l'anno, livello tale da rendere non più economicamente sostenibile l'attività di pesca; infatti, con meno di 170 giornate di pesca e costi fissi immutati superiori ai ricavi, le riduzioni dello sforzo di pesca comportano un danno, irrecuperabile al settore – già duramente colpito dall'emergenza COVID – in termini di fatturato e occupazione mettendo a rischio la sopravvivenza delle marinerie italiane;
nei primi giorni di giugno 2021, la Spagna in sessione plenaria del Parlamento, ha approvato una mozione per sollecitare il Governo a fermare l'esecuzione dell'ordinanza APA/423/2020 del piano di in pesca demersale nel Mediterraneo, finché non venga dimostrata – supportata da dati scientificamente effettivi – l'esistenza di un eccessivo sfruttamento della pesca da parte della loro flotta; il Parlamento spagnolo ha inoltre chiesto al Governo che, in sede europea, venga data una nuova interpretazione del regolamento (UE) n. 2019/1022, al fine di studiare un nuovo Piano di gestione che consenta la sopravvivenza e sostenibilità sia della flotta delle Isole Baleari che delle risorse ittiche;
rilevato, altresì, che:
con una nota del 14 giugno 2021 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato alle associazioni di categoria della pesca professionale e alle autorità marittime che, a partire dalla mezzanotte dello stesso 14 giugno, da una verifica dei dati relativi allo sforzo di pesca, è risultato che la quota disponibile per le attività di pesca delle unità con L.f.t. superiore a 24 metri (EFF2/MED2_TR4), che effettuano la pesca dei gamberi di profondità, sia stato superato e pertanto ha stabilito, al fine di tutelare le economie delle imprese e non incorrere in violazioni che possano comportare il superamento della quota nazionale, la chiusura immediata delle suddette attività di pesca nelle GSA 9 (Mar Ligure e Mar Tirreno Settentrionale), GSA 10 (Mar Tirreno Centrale e Meridionale) e GSA 11 (Mar di Sardegna Orientale e Occidentale);
la predetta misura ha trovato conferma con dispaccio protocollato n. 0365055 del 13 agosto 2021, con cui il superamento della quota di attività è stata rilevata per unità con LFT compreso tra 12 e 18 metri (EFF1/MED2_TR2) e LFT compreso tra 18 e 24 metri (EFF1/MED2_TR3);
a seguito di questa chiusura, dall'oggi al domani, per le imbarcazioni che effettuano tale tipo di attività non è stato più consentito effettuare l'attività di pesca, nelle GSA indicate, né procedere alle conseguenti operazioni di sbarco e commercializzazione;
con le nuove norme europee che tagliano le giornate di pesca, le imprese del settore stanno già registrando una riduzione pari al 20 per cento di fatturato, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;
la programmazione della pesca, sia a livello europeo che a livello nazionale, deve fornire agli operatori gli strumenti necessari per monitorare, anche in tempo reale, l'andamento degli stock ittici scongiurando sospensioni immediate e repentine delle attività, consentendo invece di disporre di margini temporali nei quali rimodulare l'attività ittica stessa;
queste continue riduzioni dello sforzo di pesca, oltre alle conseguenze sopra citate, ha conseguenze anche per i consumatori in quanto verrebbero favorite ulteriormente le importazioni di prodotti ittici stranieri;
quando si parla di pesca nel Mediterraneo, ci si riferisce essenzialmente all'Italia, perché Spagna e Francia svolgono le loro attività ittiche nel Mare del Nord e nelle acque dei Paesi terzi extra mediterranei, secondo accordi commerciali negoziati dall'Unione europea, facendo aumentare il numero delle flotte di pescherecci dei Paesi rivieraschi della sponda sud del Mediterraneo e del Medio Oriente;
al netto di queste difficoltà registrate dal settore nazionale, vi sono anche difficoltà di gestione internazionale, in quanto assoggettare un peschereccio italiano ad un regolamento europeo molto restrittivo per preservare la fauna marina quando altri pescherecci extra europei operano in modo indiscriminato con attrezzi di pesca invasivi e vietati in ambito europeo, nonché svolgono l'attività di pesca per tutti i giorni dell'anno, è una questione che va urgentemente discussa e risolta in ambito europeo perché il protrarsi di questa situazione contribuirà ad estinguere imprese ittiche italiane e alla scomparsa della professione di pescatore,
il settore ittico è stato fortemente colpito dalla chiusura dei canali «Ho.Re.Ca.», che ha causato perdite per 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, oltre al costo per garantire a bordo distanziamento e misure di sicurezza, mettendo in difficoltà una flotta da traino nazionale che conta oltre 2.300 imbarcazioni per circa 6.000 pescatori; nell'arco di trent'anni, circa il 33 per cento delle imprese ittiche ha chiuso, causando la perdita di 18 mila posti di lavoro, con la flotta ridotta ad appena 12 mila unità e con una vetusta età media del naviglio di circa 36 anni;
il 13 luglio 2021 è stato pubblicato il regolamento UE n. 2021/1139 del 7 luglio 2021, con il quale viene istituito il Feampa (Fondo europeo affari marittimi pesca e acquacoltura), nuovo strumento finanziario di sostegno del settore pesca e acquacoltura per il periodo di programmazione 2021-2027. Il regolamento indica le operazioni o le spese non ammissibili nell'ambito del Feampa, lasciando maggiore margine di discrezionalità agli Stati membri nell'ambito della programmazione nazionale che dovranno tener conto delle loro specificità regionali o locali. Gli interventi sono mirati a: promuovere la pesca sostenibile e la conservazione delle risorse biologiche marine; contribuire alla sicurezza alimentare nell'Unione mediante un'acquacoltura e mercati competitivi e sostenibili;
le risorse previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, a favore dello sviluppo logistico per i settori della pesca e dell'acquacoltura, sono fondamentali per la conservazione delle risorse ittiche e per la creazione di nuovi posti di lavoro;
il comparto ittico nazionale deve essere anche supportato in modo da sostenere l'adeguamento dell'imbarcazione a livello tecnologico, l'innovazione e gli investimenti a bordo dei pescherecci e di tutta la filiera ittica. Tali sostegni dovrebbero includere azioni intese a migliorare la salute, la sicurezza e le condizioni di lavoro, l'efficienza energetica e la qualità delle catture;
con la riduzione delle attività di pesca viene meno anche la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo gli arrivi dall'estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelli italiani;
la sicurezza alimentare dipende da mercati efficienti e ben organizzati che migliorino la trasparenza la stabilità, la qualità e la diversità della catena di approvvigionamento, nonché le informazioni fornite ai consumatori,
impegna il Governo:
a) ad adottare iniziative nelle opportune sedi europee, affinché siano modificati i regolamenti europei per tutelare il comparto ittico nazionale, in quanto la riduzione costante delle giornate di pesca, per i sistemi trainanti, risulta incoerente con la redditività delle singole imprese di pesca, ormai arrivate al limite della sussistenza economica, evitando così una ulteriore riduzione delle giornate per il 2022 e l'avvio di un dialogo per declinare una diversa gestione dello sforzo di pesca che esuli dal calcolo delle giornate in mare;
b) ad adottare iniziative per instaurare un meccanismo di monitoraggio e pianificazione delle attività di pesca, anche con la creazione di banche dati comuni, fruibili ed accessibili, basato su aggiornamenti in tempo reale, attivando così un meccanismo di controllo che possa valutare e declinare la gestione alieutica della risorsa ittica stabilendo una programmazione dinamica dello sforzo di pesca, interloquendo con il settore e dando i giusti preavvisi nel raggiungimento delle soglie previste in caso di TAC o numero di giornate;
c) ad adottare iniziative per armonizzare e razionalizzare il lavoro degli enti di ricerca coinvolti nella raccolta di dati ed analisi del pescato, dei dati raccolti attraverso il log-book (giornale di bordo) di pesca, allo scopo di rendere le informazioni raccolte sullo stato della risorsa maggiormente fruibili dall'organo decisore e dalla categoria dei pescatori per una più efficace gestione biologica ed economica della risorsa ittica;
d) ad agevolare, in accordo con le regioni, l'attuazione di piani di gestione e della pesca scientifica, al fine di rimodulare le limitazioni sullo sforzo di pesca e sul mantenimento, recupero e salvaguardia di alcune tipologie di pesca tradizionale;
e) ad adottare iniziative per aprire i necessari tavoli europei ed internazionali per garantire l'applicazione degli standard qualitativi e delle prescrizioni tecniche, sociali ed ambientali vigenti per la politica comune della pesca nell'area mediterranea anche ai Paesi extraeuropei operanti nella medesima area;
f) ad adottare iniziative per l'armonizzazione degli strumenti di gestione nazionale con quelli comunitari, sulla base di metodologie scientifiche intraprendendo con gli altri Paesi dell'Unione europea del Mediterraneo, una politica di condivisione della gestione della risorsa e delle misure da attuare per salvaguardare l'economia della pesca Mediterranea;
g) ad evidenziare, nelle opportune sedi europee, la problematica dell'aumento delle imbarcazioni extra europee che svolgono l'attività di pesca nel Mediterraneo, le quali non sono assoggettate ai regolamenti dell'Unione europea ed utilizzano attrezzi da pesca vietati internazionalmente, senza che vi sia alcun controllo e monitoraggio sullo sforzo di pesca;
h) a promuovere iniziative tese a favorire un censimento delle infrastrutture portuali in cui sono presenti aree dedicate al settore ittico, garantendo spazi a mare e terra, nonché un censimento delle imbarcazioni da pesca, attraverso il quale definire lo stato attuale della flotta, e programmare in modo puntuale interventi di modernizzazione in termini tecnologici e di minor impatto ambientale della flotta stessa;
i) ad adottare iniziative che rendano attrattivo l'intero comparto ittico, rilanciando il consumo di prodotti ittici italiani e promuovendo le attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca;
l) ad assumere le iniziative di competenza per dotare il settore della pesca degli strumenti finanziari e delle risorse umane necessarie a raccogliere la sfida del nuovo corso europeo favorito dall'istituzione dal Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (Feampa);
m) a promuovere lo sviluppo della pesca sostenibile e la conservazione delle risorse biologiche del Mediterraneo attraverso misure che favoriscano l'economia blu sostenibile, la conservazione e il ripristino degli ecosistemi marini e la riduzione dei rifiuti marini.
ALLEGATO 2
Risoluzioni nn. 7-00686 Viviani, 7-00726 Caretta e 7-00743 Incerti: Iniziative in sede europea a tutela del comparto ittico nazionale.
TESTO UNIFICATO APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XIII Commissione,
premesso che:
il regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio reca le norme della politica comune della pesca (PCP) in linea con gli obblighi internazionali dell'Unione stabilendo che essa deve contribuire alla protezione dell'ambiente marino, alla gestione sostenibile di tutte le specie sfruttate commercialmente e, in particolare, al conseguimento di un buono stato ecologico, nonché deve garantire che le attività di pesca e acquacoltura siano sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, nel lungo termine, applicando un approccio precauzionale alla gestione delle attività di pesca e un approccio alla gestione di tali attività basato sugli ecosistemi ma soprattutto si prevede che la PCP deve altresì contribuire ad un equo tenore di vita per il settore della pesca, ivi compresa la pesca artigianale, sia su piccola scala o costiera;
il citato regolamento si estrinseca operativamente nell'adozione di piani pluriennali per le attività di pesca contenenti misure tecniche e misure relative alla fissazione e ripartizione dello sforzo di pesca; ciascun piano di gestione pluriennale prevede obiettivi per la gestione degli stock ittici e può anche includere altre norme specifiche in materia di conservazione. Inoltre, i piani pluriennali devono includere un obiettivo in termini di rendimento massimo sostenibile e un termine per il suo raggiungimento;
il regolamento (UE) n. 2019/1022 (cosiddetto WestMed) del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019, infatti, istituisce un piano pluriennale per le attività di pesca che sfruttano gli stock demersali nel Mar Mediterraneo occidentale, stabilendo, tra le altre cose, una riduzione rilevante (da un iniziale 10 per cento fino ad arrivare al 30 per cento) dello sforzo di pesca per le Geographical Subareas (Gsa) interessate;
il regolamento (UE) n. 2019/2236 del Consiglio del 16 dicembre 2019 ha stabilito, per il 2020, le possibilità di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, mentre il regolamento (UE) n. 2021/90 del 28 gennaio 2021 prevede che, al fine di garantire il raggiungimento del Rendimento massimo sostenibile (Msy), ovvero un parametro che indica la sostenibilità dell'attività di pesca, siano applicate, almeno fino al 2023, determinate percentuali di riduzione dello sforzo di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero applicato a tutte le citate Geographical Subareas del Mediterraneo dando così applicazione al regolamento n. 2019/1022;
la disciplina europea ha previsto la presenza di organismi consultivi che svolgono le proprie funzioni all'interno del procedimento decisionale relativo alla politica comune della pesca. Tra questi il «Comitato scientifico tecnico ed economico per la pesca (CSTEP)» e la «Commissione generale per la pesca nel mediterraneo (CGPM)» la quale promuove la conservazione e la gestione delle risorse biologiche marine anche attraverso raccomandazioni vincolanti per gli Stati membri;
le possibilità di pesca sono assegnate agli Stati membri in modo tale da garantire la stabilità relativa delle attività di pesca di ciascuno Stato membro per ciascun stock o ciascun tipo di pesca;
le raccomandazioni della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) promuovono la conservazione e la gestione razionale delle risorse biologiche marine anche attraverso l'adozione di raccomandazioni e di misure gestionali vincolanti per gli Stati membri, tra cui quelle relative a specifiche attività di pesca individuando, quindi, misure di gestione delle risorse della pesca nell'area di applicazione;
la CGPM adotta, quindi, misure vincolanti relative alla gestione della pesca e alla tutela delle risorse marine viventi e degli ambienti ed ecosistemi marini da cui tali risorse dipendono; quindi, queste raccomandazioni, avendo natura vincolante per gli Stati membri, intervengono direttamente a disciplinare l'attività di pesca in tutti gli Stati membri, e le nostre marinerie si trovano a doversi districare tra regolamenti, raccomandazioni e quant'altro per poter svolgere un'attività economica delle più importanti del mondo, fonte di ricchezza, occupazione e salute per i consumatori;
la nuova disposizione, dettata dal regolamento (UE) n. 2021/90, prevede il raddoppio delle giornate di fermo pesca tecnico che segue i 30 giorni di fermo pesca biologico: uno stop che passa da 15 a 30 giorni per barche inferiori ai 24 metri e da 20 a 40 giorni per quelle di lunghezza superiore;
rilevato che:
il settore della pesca, per tutelare la risorsa ittica, negli ultimi 3 anni ha ridotto lo sforzo di pesca del 20 per cento e nel solo 2020 del 10 per cento, e ha rispettato le chiusure spazio temporali, come previsto dall'attuale piano di gestione, con ripercussioni sulle dimensioni della flotta di pesca nazionale, ridottasi di oltre il 16 per cento nell'ultimo decennio;
secondo dati del 2019, l'Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero, con volumi di poco inferiori alle 250 mila tonnellate (15 per cento del totale) e un valore di 754 milioni di euro (29 per cento del totale);
per i pescatori italiani, la riduzione dello sforzo di pesca si traduce, soprattutto per le piccole barche a strascico, in più ore in mare per poter sfruttare i pochi giorni che rimangono per pescare e non si tiene in considerazione che una maggiore operatività giornaliera implica importanti ripercussioni e rischi per la sicurezza dei pescatori medesimi; inoltre, manca un sistema efficace di ammortizzatori e politiche di mercato in grado di compensare i periodi di interruzione dell'attività di pesca: una situazione che viene ritenuta non più sostenibile economicamente;
la pesca, infatti, ha un'alta mortalità e pericolosità ed è scientificamente dimostrato quanto i pescatori siano esposti ad altissimi rischi per la salute, derivanti proprio dalla continua esposizione agli agenti atmosferici durante le lunghe giornate in mare e lavorando molto spesso anche durante la notte;
nel complesso, per alcuni segmenti di flotta, le giornate di effettiva operatività sono scese a 140 l'anno, livello tale da rendere non più economicamente sostenibile l'attività di pesca; infatti, con meno di 170 giornate di pesca e costi fissi immutati superiori ai ricavi, le riduzioni dello sforzo di pesca comportano un danno, irrecuperabile al settore – già duramente colpito dall'emergenza COVID – in termini di fatturato e occupazione mettendo a rischio la sopravvivenza delle marinerie italiane;
nei primi giorni di giugno 2021, la Spagna in sessione plenaria del Parlamento, ha approvato una mozione per sollecitare il Governo a fermare l'esecuzione dell'ordinanza APA/423/2020 del piano di in pesca demersale nel Mediterraneo, finché non venga dimostrata – supportata da dati scientificamente effettivi – l'esistenza di un eccessivo sfruttamento della pesca da parte della loro flotta; il Parlamento spagnolo ha inoltre chiesto al Governo che, in sede europea, venga data una nuova interpretazione del regolamento (UE) n. 2019/1022, al fine di studiare un nuovo Piano di gestione che consenta la sopravvivenza e sostenibilità sia della flotta delle Isole Baleari che delle risorse ittiche;
rilevato, altresì, che:
con una nota del 14 giugno 2021 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato alle associazioni di categoria della pesca professionale e alle autorità marittime che, a partire dalla mezzanotte dello stesso 14 giugno, da una verifica dei dati relativi allo sforzo di pesca, è risultato che la quota disponibile per le attività di pesca delle unità con L.f.t. superiore a 24 metri (EFF2/MED2_TR4), che effettuano la pesca dei gamberi di profondità, sia stato superato e pertanto ha stabilito, al fine di tutelare le economie delle imprese e non incorrere in violazioni che possano comportare il superamento della quota nazionale, la chiusura immediata delle suddette attività di pesca nelle GSA 9 (Mar Ligure e Mar Tirreno Settentrionale), GSA 10 (Mar Tirreno Centrale e Meridionale) e GSA 11 (Mar di Sardegna Orientale e Occidentale);
la predetta misura ha trovato conferma con dispaccio protocollato n. 0365055 del 13 agosto 2021, con cui il superamento della quota di attività è stata rilevata per unità con LFT compreso tra 12 e 18 metri (EFF1/MED2_TR2) e LFT compreso tra 18 e 24 metri (EFF1/MED2_TR3);
a seguito di questa chiusura, dall'oggi al domani, per le imbarcazioni che effettuano tale tipo di attività non è stato più consentito effettuare l'attività di pesca, nelle GSA indicate, né procedere alle conseguenti operazioni di sbarco e commercializzazione;
con le nuove norme europee che tagliano le giornate di pesca, le imprese del settore stanno già registrando una riduzione pari al 20 per cento di fatturato, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;
la programmazione della pesca, sia a livello europeo che a livello nazionale, deve fornire agli operatori gli strumenti necessari per monitorare, anche in tempo reale, l'andamento degli stock ittici scongiurando sospensioni immediate e repentine delle attività, consentendo invece di disporre di margini temporali nei quali rimodulare l'attività ittica stessa;
queste continue riduzioni dello sforzo di pesca, oltre alle conseguenze sopra citate, ha conseguenze anche per i consumatori in quanto verrebbero favorite ulteriormente le importazioni di prodotti ittici stranieri;
quando si parla di pesca nel Mediterraneo, ci si riferisce essenzialmente all'Italia, perché Spagna e Francia svolgono le loro attività ittiche nel Mare del Nord e nelle acque dei Paesi terzi extra mediterranei, secondo accordi commerciali negoziati dall'Unione europea, facendo aumentare il numero delle flotte di pescherecci dei Paesi rivieraschi della sponda sud del Mediterraneo e del Medio Oriente;
al netto di queste difficoltà registrate dal settore nazionale, vi sono anche difficoltà di gestione internazionale, in quanto assoggettare un peschereccio italiano ad un regolamento europeo molto restrittivo per preservare la fauna marina quando altri pescherecci extra europei operano in modo indiscriminato con attrezzi di pesca invasivi e vietati in ambito europeo, nonché svolgono l'attività di pesca per tutti i giorni dell'anno, è una questione che va urgentemente discussa e risolta in ambito europeo perché il protrarsi di questa situazione contribuirà ad estinguere imprese ittiche italiane e alla scomparsa della professione di pescatore,
il settore ittico è stato fortemente colpito dalla chiusura dei canali «Ho.Re.Ca.», che ha causato perdite per 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, oltre al costo per garantire a bordo distanziamento e misure di sicurezza, mettendo in difficoltà una flotta da traino nazionale che conta oltre 2.300 imbarcazioni per circa 6.000 pescatori; nell'arco di trent'anni, circa il 33 per cento delle imprese ittiche ha chiuso, causando la perdita di 18 mila posti di lavoro, con la flotta ridotta ad appena 12 mila unità e con una vetusta età media del naviglio di circa 36 anni;
il 13 luglio 2021 è stato pubblicato il regolamento UE n. 2021/1139 del 7 luglio 2021, con il quale viene istituito il Feampa (Fondo europeo affari marittimi pesca e acquacoltura), nuovo strumento finanziario di sostegno del settore pesca e acquacoltura per il periodo di programmazione 2021-2027. Il regolamento indica le operazioni o le spese non ammissibili nell'ambito del Feampa, lasciando maggiore margine di discrezionalità agli Stati membri nell'ambito della programmazione nazionale che dovranno tener conto delle loro specificità regionali o locali. Gli interventi sono mirati a: promuovere la pesca sostenibile e la conservazione delle risorse biologiche marine; contribuire alla sicurezza alimentare nell'Unione mediante un'acquacoltura e mercati competitivi e sostenibili;
le risorse previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, a favore dello sviluppo logistico per i settori della pesca e dell'acquacoltura, sono fondamentali per la conservazione delle risorse ittiche e per la creazione di nuovi posti di lavoro;
il comparto ittico nazionale deve essere anche supportato in modo da sostenere l'adeguamento dell'imbarcazione a livello tecnologico, l'innovazione e gli investimenti a bordo dei pescherecci e di tutta la filiera ittica. Tali sostegni dovrebbero includere azioni intese a migliorare la salute, la sicurezza e le condizioni di lavoro, l'efficienza energetica e la qualità delle catture;
con la riduzione delle attività di pesca viene meno anche la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo gli arrivi dall'estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelli italiani;
la sicurezza alimentare dipende da mercati efficienti e ben organizzati che migliorino la trasparenza la stabilità, la qualità e la diversità della catena di approvvigionamento, nonché le informazioni fornite ai consumatori,
impegna il Governo:
a) ad adottare iniziative nelle opportune sedi europee, affinché siano modificati i regolamenti europei per tutelare il comparto ittico nazionale, in quanto la riduzione costante delle giornate di pesca, per i sistemi trainanti, risulta incoerente con la redditività delle singole imprese di pesca, ormai arrivate al limite della sussistenza economica, evitando così una ulteriore riduzione delle giornate per il 2022 rispetto ai piani di gestione nazionali e l'avvio di un dialogo per declinare una diversa gestione dello sforzo di pesca che esuli dal calcolo delle giornate in mare;
b) ad adottare iniziative per instaurare un meccanismo di monitoraggio e pianificazione delle attività di pesca, anche con l'utilizzo di banche dati basate su aggiornamenti in tempo reale, attivando così un meccanismo di controllo che possa valutare e declinare la gestione della risorsa ittica stabilendo una programmazione dinamica dello sforzo di pesca, interloquendo con il settore e dando i giusti preavvisi nel raggiungimento delle soglie previste in caso di totale ammissibile di cattura (TAC) o numero di giornate;
c) ad agevolare, in accordo con le regioni, per le opportune concertazioni e pianificazioni, l'attuazione di piani di gestione e della pesca scientifica, al fine di rimodulare le limitazioni sullo sforzo di pesca e sul mantenimento, recupero e salvaguardia di alcune tipologie di pesca tradizionale;
d) ad adottare iniziative per aprire i necessari tavoli europei ed internazionali per garantire l'applicazione degli standard qualitativi e delle prescrizioni tecniche, sociali ed ambientali vigenti per la politica comune della pesca nell'area mediterranea anche ai Paesi extraeuropei operanti nella medesima area;
e) ad adottare iniziative per l'armonizzazione degli strumenti di gestione nazionale con quelli comunitari, sulla base di metodologie scientifiche intraprendendo con gli altri Paesi dell'Unione europea del Mediterraneo, una politica di condivisione della gestione della risorsa e delle misure da attuare per salvaguardare l'economia della pesca Mediterranea;
f) ad evidenziare, nelle opportune sedi europee, la problematica dell'aumento delle imbarcazioni extra europee che svolgono l'attività di pesca nel Mediterraneo, le quali non sono assoggettate ai regolamenti dell'Unione europea ed utilizzano attrezzi da pesca vietati internazionalmente, senza che vi sia alcun controllo e monitoraggio sullo sforzo di pesca;
g) a promuovere iniziative tese a favorire un censimento delle infrastrutture portuali in cui sono presenti aree dedicate al settore ittico, garantendo spazi a mare e terra, nonché un censimento delle imbarcazioni da pesca, attraverso il quale definire lo stato attuale della flotta, e programmare in modo puntuale interventi di modernizzazione in termini tecnologici e di minor impatto ambientale della flotta stessa;
h) ad adottare iniziative che rendano attrattivo l'intero comparto ittico, rilanciando il consumo di prodotti ittici italiani e promuovendo le attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca;
i) ad assumere le iniziative di competenza per dotare il settore della pesca degli strumenti finanziari e delle risorse umane necessarie a raccogliere la sfida del nuovo corso europeo favorito dall'istituzione dal Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (Feampa);
l) a promuovere lo sviluppo della pesca sostenibile e la conservazione delle risorse biologiche del Mediterraneo attraverso misure che favoriscano l'economia blu sostenibile, la conservazione e il ripristino degli ecosistemi marini e la riduzione dei rifiuti marini.
(8-00145) «Viviani, Incerti, Caretta, Benedetti, Dall'Osso, Gadda, Gagnarli, Nevi, Avossa, Bilotti, Bubisutti, Cadeddu, Cappellani, Cassese, Cenni, Ciaburro, Cillis, Critelli, Frailis, Gallinella, Gastaldi, Germanà, Golinelli, L'Abbate, Liuni, Lolini, Loss, Maglione, Alberto Manca, Manzato, Marzana, Parentela, Pignatone, Tarantino».