VIII Commissione
Ambiente, territorio e lavori pubblici
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
Commissione VIII (Ambiente)
Comm. VIII
7-00600 Zolezzi, 7-00658 Lucchini e 7-00672 Foti: Iniziative per favorire le attività di manutenzione, ricostruzione e gestione dei ponti sul bacino del fiume Po e sulle principali arterie limitrofe (Seguito discussione congiunta e rinvio) ... 101
Proposta di piano per la transizione ecologica. Atto n. 297 (Seguito esame e rinvio) ... 103
ALLEGATO (Proposta di parere della relatrice) ... 111
Delega al Governo per l'adozione di un codice degli interventi di ricostruzione nei territori colpiti da eventi emergenziali di rilievo nazionale. C. 3260 Pezzopane (Esame e rinvio) ... 105
Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, concernenti il controllo delle emissioni di sostanze emananti odore. C. 1440 Ilaria Fontana (Seguito esame e rinvio) ... 110
RISOLUZIONI
Martedì 30 novembre 2021. — Presidenza della vicepresidente Rossella MURONI. — Intervengono, da remoto, il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e la mobilità sostenibili, Giancarlo Cancelleri e la sottosegretaria per la transizione ecologica Ilaria Fontana.
La seduta comincia alle 12.
7-00600 Zolezzi, 7-00658 Lucchini e 7-00672 Foti: Iniziative per favorire le attività di manutenzione, ricostruzione e gestione dei ponti sul bacino del fiume Po e sulle principali arterie limitrofe.
(Seguito discussione congiunta e rinvio).
La Commissione prosegue la discussione congiunta delle risoluzioni, rinviata nella seduta dell'11 maggio scorso.
Rossella MURONI, presidente, avverte che la discussione della risoluzione 7-00600 Zolezzi è stata avviata lo scorso 11 maggio e quindi sospesa in attesa della presentazione delle preannunciate risoluzioni di altri gruppi. Comunica che sono già pervenute alla presidenza alcune richieste di audizioni.
Al riguardo avverte che sono state nel frattempo assegnate alla Commissione anche le risoluzioni 7-00658 Lucchini e 7-00672 Foti vertenti sul medesimo argomento, che saranno pertanto discusse congiuntamente alla risoluzione in esame.
Chiede ai presentatori delle risoluzioni 7-00658 Lucchini e 7-00672 Foti se intendano illustrare i propri atti di indirizzo.
Elena LUCCHINI (LEGA), intervenendo da remoto, illustra la risoluzione a propria prima firma, nella quale anticipa di aver inserito alcune questioni imprescindibili, sulle quali è stato avviato, ben prima del tragico crollo del ponte Morandi, un importante lavoro in sede parlamentare attraverso la discussione di mozioni, ordini del giorno ed emendamenti che tuttavia non si sono tradotti in un risultato concreto e definitivo. Tiene a sottolineare che, al di là della manutenzione periodica dei ponti, è necessario costruirne di nuovi, che sostituiscano quelli vetusti che si attestano ormai a fine vita. Bisogna infatti garantire la sicurezza delle persone ed evitare i forti disagi provocati dalle continue chiusure al traffico determinate dalla necessità di interventi puntuali sempre più frequenti.
Venendo al merito della propria risoluzione, richiama il comma 891 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2019, introdotto a seguito dell'approvazione di un emendamento presentato dal proprio gruppo, che ha previsto uno stanziamento di 250 milioni di euro per la sicurezza dei ponti esistenti e per la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli che ad oggi presentano forti problemi strutturali. Successivamente, attraverso l'articolo 49 del decreto-legge n. 49 del 2020, è stata approvata una norma analoga per la messa in sicurezza di ponti e viadotti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti, che istituisce un fondo da ripartire con una dotazione di 200 milioni di euro. Un decreto ministeriale emanato in attuazione del citato comma 891 ha quindi stabilito l'assegnazione delle risorse per 255 strutture, secondo determinati requisiti di priorità. Tale graduatoria ha evidenziato come la maggior parte degli interventi si dirigano verso la manutenzione delle strutture esistenti piuttosto che alla realizzazione di nuovi ponti, tradendo di fatto lo spirito della disposizione voluta dal proprio gruppo. Cita infine il contratto di programma 2016-2021 tra Anas e Ministero delle infrastrutture, che afferma l'interesse per la realizzazione di nuovi ponti sul Po.
Si sofferma in particolare su tre ponti a suo giudizio particolarmente importanti per il bacino del Po, ovvero il ponte della Becca a Pavia, il ponte di Casalmaggiore e il ponte San Michele. Quanto al ponte della Becca, fa presente che si tratta di una infrastruttura collocata sulla strada statale 617 Bronese, attesa sul territorio da molti anni, in quanto la struttura esistente presenta problematiche importanti e imprevedibili che ne determinano la chiusura al traffico per lunghi periodi per consentirne la manutenzione straordinaria. Si tratta di un ponte chiuso fra l'altro al traffico pesante, con i conseguenti problemi per la logistica delle aziende. Tutti gli interventi operati sulla struttura non si sono tuttavia rivelati efficaci pertanto nel 2018 la regione Lombardia, che peraltro non ha alcuna competenza sul ponte, ha predisposto uno studio di fattibilità per la costruzione di un nuovo ponte con un finanziamento proprio di circa 800 mila euro. Alla provincia di Pavia sono stati invece assegnati, a valere sui fondi di cui al citato comma 891, 1,5 milioni di euro per la realizzazione di un progetto di fattibilità per la costruzione di un nuovo ponte.
Richiama le problematiche del ponte tra Colorno e Casalmaggiore, anch'esso da anni atteso dal territorio, in quanto rappresenta un collegamento strategico tra Lombardia ed Emilia-Romagna, regioni importanti per l'economia del Paese. In ultimo tiene a sottolineare la rilevanza anche del ponte di San Michele, a traffico misto ferroviario stradale.
Illustra infine gli impegni della risoluzione, sottolineando ancora una volta la necessità di utilizzare le risorse disponibili prioritariamente, se non esclusivamente, per realizzare nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti, piuttosto che intervenire con la messa in sicurezza di strutture ormai vetuste. Quanto alla necessità di un commissariamento per la realizzazione di tali interventi, auspica che si superi il criterio del finanziamento dell'opera almeno al 60 per cento, venendo altrimenti escluse opere fondamentali per la infrastrutturazione del territorio nazionale, quali quelle menzionate nel suo intervento.
Alberto ZOLEZZI (M5S) ringrazia i colleghi Lucchini e Foti per la presentazione di atti di indirizzo su un tema che riveste ormai un carattere emergenziale. È importante infatti che ci sia una sensibilità trasversale su tale argomento, dal momento che la situazione peggiora progressivamente.
Richiama il ponte di San Benedetto che costituisce a suo giudizio un azzardo, dal momento che si sta intervenendo come se si trattasse di un ponte su un canale, essendo invece il ponte situato nel bacino del Po e si spera, come sempre, nella magnanimità del fiume affinché le cose funzionino bene. Rileva tuttavia come dal 2012, anno nel quale si è verificato il sisma che ne ha peggiorato la già precaria condizione, la situazione vada avanti senza gli importanti miglioramenti richiesti. Richiama i ponti di Ostiglia, di Viadana, di Casalmaggiore e fa presente che in base ad un recente censimento sul Po sono presenti 255 strutture di cui 183 ammalorate.
Sottolinea che in quest'area operano le aziende che partecipano alla creazione di una grande parte del Pil nazionale e paventa il rischio di un «lockdown» ambientale ed economico qualora i ponti venissero chiusi. Proprio per le ragioni sopra citate, rileva come non si tratti di un tema localistico e che l'intervento prioritario su tali strutture rappresenta una scelta necessaria per salvaguardare l'economia del Paese.
Ritiene che nei tre testi all'esame della Commissione vi siano molti punti in comune e auspica che, a seguito di una interlocuzione con gli altri presentatori, auspicabilmente dopo il confronto tecnico con gli auditi e politico con il Governo, si pervenga ad un testo condiviso. Chiede infine alla Presidenza una pronta calendarizzazione delle audizioni richieste.
Il sottosegretario Giancarlo CANCELLERI si riserva di intervenire successivamente.
Rossella MURONI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione congiunta ad altra seduta.
La seduta termina alle 12.25.
ATTI DEL GOVERNO
Martedì 30 novembre 2021. — Presidenza della vicepresidente Rossella MURONI. — Interviene, da remoto, la sottosegretaria di Stato per la transizione ecologica Ilaria Fontana.
La seduta comincia alle 12.25.
Proposta di piano per la transizione ecologica.
Atto n. 297.
(Seguito esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame della proposta rinviato nella seduta del 24 novembre scorso.
Rossella MURONI, presidente, avverte che sul provvedimento in esame sono stati trasmessi i rilievi espressi dalla Commissione Agricoltura della Camera.
Ricorda che pur essendo ormai scaduto il termine per l'espressione del parere la Commissione – unitamente all'omologa Commissione del Senato – ha concordato con il Governo lo slittamento del suddetto termine.
Stefania PEZZOPANE (PD), relatrice, intervenendo da remoto, fa presente come nelle scorse settimane si sia svolta una serrata interlocuzione con i gruppi che ha portato all'elaborazione di una proposta di parere che ha tenuto conto non solo delle sollecitazioni dei colleghi ma anche degli elementi emersi nelle numerosissime audizioni svolte sul provvedimento e dei contributi scritti ricevuti. Tale lavoro è stato portato avanti parallelamente con i colleghi dell'omologa Commissione del Senato.
Rileva come il Piano per la transizione ecologica sia un corposo documento programmatico, affidato al CITE, che prevede otto aree di intervento – la decarbonizzazione, alla mobilità sostenibile, il miglioramento della qualità dell'aria, il contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico, le risorse idriche e relative infrastrutture, la biodiversità, la tutela del mare e la promozione dell'economia circolare – ognuna che investe un settore vasto e complesso. Nella proposta di parere ha quindi cercato di operare una sintesi equilibrata, privilegiando le indicazioni di carattere generale e cercando, ove possibile, di non formulare prescrizioni troppo di dettaglio, in coerenza con la natura programmatica del documento in esame.
Presenta quindi una proposta di parere (vedi allegato), già anticipata informalmente ai colleghi della maggioranza, preannunciando che non è sua intenzione, parallelamente a quanto concordato con i colleghi del Senato, allargare il perimetro di tale proposta, ma rendendosi contestualmente già da ora disponibile ad apportare eventuali integrazioni sui temi oggetto della proposta, qualora il suo contenuto venisse ritenuto insufficiente.
Generoso MARAIA (M5S) ringrazia la relatrice per il lavoro svolto e per la interlocuzione tenuta con i gruppi. Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle ritiene di dover porre all'attenzione dei colleghi alcuni dei punti oggetto della proposta di parere. Si riferisce in particolare all'osservazione di carattere generale cui al punto 6, che insiste sul ruolo strategico del gas naturale, sul quale non si trova d'accordo. Il gas contribuisce infatti per il solo 30 per cento alla riduzione delle emissioni, ma non ne determina certamente l'annullamento. Nel medesimo punto 6 si fa riferimento alla sicurezza e la resilienza del sistema energetico, tuttavia non vengono menzionate le recenti innovazioni tecnologiche nel campo delle batterie e degli accumulatori, che rendono sicuro e resiliente anche un sistema basato sulle energie rinnovabili.
Richiama quindi l'osservazione di carattere particolare di cui al punto 3 relativa ai carburanti low carbon, ricordando che si tratta pur sempre di combustibili fossili il cui utilizzo deve arrivare a zero nel 2050.
Quanto all'osservazione di carattere particolare di cui al punto 5, ritiene che l'incoraggiamento alla produzione di biometano non debba estendersi a quelle aree del Paese che sono soggette ad infrazioni comunitarie aventi ad oggetto la qualità dell'aria.
Ancora, rispetto all'osservazione di carattere particolare contenuta al punto 6, la giudica debole nella previsione che si contempli prevalentemente – e non esclusivamente – l'utilizzo di idrogeno verde. Ricorda che l'Unione europea ha già più volte bocciato l'utilizzo di idrogeno blu e grigio, la cui promozione andrebbe contro gli indirizzi eurounitari. Inoltre giudica opportuno che non vengano richiamati soltanto gli elettrolizzatori, ma che si faccia riferimento anche alle ultime scoperte scientifiche relative all'idrogeno, segnatamente quelle pubblicate in studi israeliani, ovvero l'utilizzo di tecnologie poco energivore che ne rendono l'utilizzo competitivo.
Sottolinea in conclusione positivamente l'osservazione di carattere particolare sub 7, relativa alla tutela del suolo agricolo e alla incentivazione delle energie rinnovabili.
Alberto ZOLEZZI (M5S) ringrazia la relatrice per il lavoro complesso che è tuttavia proporzionato alla sfida lanciata dall'Europa sulla riduzione delle emissioni e sulla transizione ecologica ed energetica. Ritiene che l'obiettivo della Commissione debba essere quello di redigere una proposta di parere nella quale siano evidenziati gli ultimi risultati delle conoscenze scientifiche per garantire che gli investimenti siano indirizzati verso ciò che maggiormente produttivo e in linea con gli obiettivi che si intendono conseguire.
Concorda con il collega Maraia con riguardo all'osservazione relativa al ruolo del gas. Non ritiene opportuno, infatti, incrementare il numero di centrali a gas nelle aree in infrazione comunitaria originate dalla scarsa qualità dell'aria. Con riguardo alle bioenergie giudica utile che la Commissione svolga un'apposita indagine conoscitiva, che sarebbe opportuna anche con riguardo al recupero energetico dei rifiuti, palesandosi altrimenti il rischio che si portino avanti metodologie e convinzioni che non hanno senso né ambientalmente né economicamente, come sta mettendo in evidenza anche la Corte dei conti, che ha posto sotto la lente di ingrandimento l'erogazione di contributi pubblici per interventi la cui finalità di miglioramento dell'ambiente è contraddetta dal loro reale effetto.
Riguardo ai bioliquidi da rifiuti, ritiene che sia opportuno precisare che essi devono essere depurati, rischiando altrimenti effetti di inquinamento maggiori di quelli preventivati, per di più in aree – che coinvolgono 29 milioni di abitanti – in aree oggetto di infrazione comunitaria per la mancata depurazione delle acque.
In sintesi, evidenzia la necessità che vengano ascoltate le opinioni di esperti indipendenti, proprio per capire se la direzione intrapresa sia quella giusta, promuovendo solo gli interventi la cui resa energetica sia significativa ed evitando una produzione energetica negativa che comporterebbe danni ambientali ed erariali.
Quanto all'utilizzo dell'idrogeno concorda con il collega che l'ha preceduto sulla necessità che ci si concentri solo sull'idrogeno verde, anche se ci sono perplessità anche su questa fonte energetica evidenziate dai risultati contraddittori di alcuni recenti studi.
Infine sottolinea con favore il contenuto dell'ultima osservazione contenuta nella proposta di parere, auspicando che vengano stabiliti limiti per le sostanze perfluoroalchiliche, altamente dannose anche con riguardo all'inquinamento delle falde acquifere, sulle quali la Commissione, ed in particolare la presidente Rotta, hanno dimostrato una forte attenzione.
Rossella MURONI, presidente, nel ringraziare la relatrice per l'imponente lavoro di tessitura operato nella proposta di parere, stigmatizza l'utilizzo dell'aggettivo «strategico» attribuito al gas naturale nella sua funzione di accompagnamento alla transizione ecologica ed energetica. Ritiene che ciò sia in contraddizione con gli obiettivi emersi nella COP26 nonché con il green new deal e con gli obiettivi imposti in sede europea. Richiama quindi alcuni meccanismi, quali ad esempio il capacity market, che rischiano di tenere il Paese legato in modo preoccupante al gas per i prossimi trent'anni, impedendo di fatto la transizione ecologica.
Manifesta perplessità anche con riguardo allo stoccaggio della CO2, che Unione europea non considera rappresenti un meccanismo valutabile nell'ambito degli obiettivi di abbattimento delle emissioni.
Ritiene che questi siano due punti critici che vadano portati all'attenzione di tutti i colleghi, rappresentando la proposta di parere la direzione che il Parlamento intende intraprendere nella strada della transizione ecologica.
La sottosegretaria di Stato per la transizione ecologica, Ilaria FONTANA, nel ringraziare la relatrice e la Commissione tutta per il lavoro puntuale e di grande attenzione svolto su un tema centrale nella politica nazionale, si riserva di intervenire nel merito della proposta successivamente.
Rossella MURONI, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 12.45.
SEDE REFERENTE
Martedì 30 novembre 2021. — Presidenza della vicepresidente Rossella MURONI. — Interviene, da remoto, la sottosegretaria di Stato per la transizione ecologica Ilaria Fontana.
La seduta comincia alle 12.45.
Delega al Governo per l'adozione di un codice degli interventi di ricostruzione nei territori colpiti da eventi emergenziali di rilievo nazionale.
C. 3260 Pezzopane.
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.
Stefania PEZZOPANE (PD), relatrice, fa presente che l'iniziativa legislativa nasce dalla constatazione dell'impegno profuso dallo Stato, ed anche in questa Commissione, volto a risolvere le pressanti urgenze che – in occasione di eventi catastrofici quali in particolare i devastanti terremoti dello scorso decennio – si sono presentati nella fase emergenziale.
In particolare, la Commissione si è trovata ad esaminare diversi decreti-legge nonché proposte di legge ordinarie il cui principale obiettivo è quello di accelerare e semplificare gli interventi necessari nel corso della gestione straordinaria e di assicurare il ristoro delle vittime e dei danni materiali, sociali ed economici.
Minore attenzione, a suo avviso, è stata invece posta alla fase successiva. Si riferisce agli interventi «a regime» da realizzare una volta terminato lo stato di emergenza, quando tuttavia occorre realizzare le vere operazioni di «ricostruzione» del territorio, intesa come opera di riparazione e ricucitura del tessuto urbanistico, sociale ed economico.
La proposta di legge in esame, infatti, non riguarda la fase emergenziale ma – come specificato all'articolo 1 – delega il Governo a definire una disciplina organica degli interventi di ricostruzione e riparazione «successivi agli interventi posti in essere dal Servizio nazionale della protezione civile», nonché la governance del periodo successivo alla fase di superamento dell'emergenza ed anzi specifica che tale disciplina deve essere introdotta «fermo restando quanto già previsto dal codice di cui al decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, (...) distinguendo l'ambito di ricostruzione da quello emergenziale».
In ragione quindi della necessità di armonizzare le disposizioni che regolano tale procedure, la proposta conferisce una delega al Governo per l'adozione di un codice degli interventi di ricostruzione, che rappresenti il riferimento per disciplinare futuri processi di ripristino e che, nel contempo, assicuri stabilità e sviluppo nei territori dopo le calamità.
Passando al contenuto del provvedimento, l'articolo 1, al comma 1, reca una prima delega al Governo per adottare, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per: a) disciplinare in modo organico, efficace e coerente gli interventi di ricostruzione, per la riparazione dei danni occorsi agli edifici e alle infrastrutture e per la ripresa economica, sociale e culturale nei territori colpiti da emergenze di rilievo nazionale, successivi agli interventi posti in essere dal Servizio nazionale della protezione civile; b) disciplinare la governance del periodo successivo alla fase di superamento dell'emergenza, attraverso una procedura, predefinita e stabile, successiva alla deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale, che preveda poteri, competenze, procedimenti e misure tipici per l'attuazione degli interventi di ricostruzione, tenuto conto del ruolo degli enti locali e degli uffici periferici dello Stato; c) disciplinare le modalità di attivazione della suddetta procedura, distinguendo l'ambito di ricostruzione da quello emergenziale.
Il comma 2 reca una seconda delega al Governo, da esercitare entro i 120 giorni successivi alla data di entrata in vigore dei decreti legislativi, finalizzata all'emanazione di ulteriori decreti legislativi recanti: la disciplina transitoria, se necessaria; le norme eventualmente occorrenti per il coordinamento dei decreti legislativi di cui al comma 1 con le altre leggi dello Stato; le abrogazioni delle norme divenute incompatibili. Anche tali decreti legislativi devono essere adottati in osservanza ai princìpi e criteri direttivi definiti.
Il comma 3 definisce la procedura per l'adozione dei decreti legislativi di attuazione della prima delega cui al comma 1. I decreti devono essere emanati su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri – che si avvale del Dipartimento Casa Italia e del Dipartimento della protezione civile – di concerto con i Ministri interessati, previa intesa in sede di Conferenza unificata e previa acquisizione del parere del Consiglio di Stato, che è reso nel termine di 30 giorni, decorsi i quali il Governo può comunque procedere.
Gli schemi devono altresì essere trasmessi alle Camere, ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle competenti Commissioni parlamentari, da rendersi entro 60 giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale i decreti legislativi possono essere emanati. Entro i trenta giorni successivi all'espressione dei pareri da parte delle Camere, il Governo, ove non intenda conformarsi alle condizioni ivi eventualmente formulate, trasmette di nuovo alle Camere i testi, corredati dei necessari elementi integrativi di informazione, per i pareri definitivi delle Commissioni parlamentari competenti, che devono essere espressi entro 30 giorni dalla data di trasmissione.
Il comma 4 prevede che il Governo, con la medesima procedura, entro un anno dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, possa emanare disposizioni correttive, sempre nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi definiti.
L'articolo 2 elenca i princìpi e i criteri direttivi che il Governo deve adottare nell'esercizio della delega, ovvero:
a) stabilire una disciplina generale per la governance della ricostruzione, in particolare, prevedendo: 1) la nomina di un Commissario straordinario del Governo che abbia una durata di almeno tre anni, rinnovabili sulla base dello stato di avanzamento dei lavori di ricostruzione, che coordini gli interventi di ripristino e di ricostruzione privata, e dotato di un potere di ordinanza per gli interventi di carattere pubblico, in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, e del codice dei beni culturali e del paesaggio, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. Il potere di ordinanza commissariale interviene su un elenco di interventi ed opere urgenti e di particolare criticità, individuati dal Commissario straordinario; 2) la contestuale costituzione di una struttura di coordinamento della ricostruzione, nel caso in cui l'evento calamitoso abbia interessato più di una regione, presieduta dal medesimo Commissario straordinario, con il compito di concertare i contenuti dei provvedimenti da adottare e di assicurare l'applicazione uniforme delle ordinanze e direttive commissariali, nonché di verificare periodicamente l'avanzamento del processo di ricostruzione. La struttura di coordinamento è costituita, oltre che dal Commissario straordinario, dai presidenti delle regioni, in qualità di vice commissari, ovvero, in casi eccezionali, da uno dei componenti della giunta regionale munito di apposita delega motivata, oltre che da un rappresentante dei comuni per ciascuna provincia interessata, designato dall'assemblea dei sindaci dei comuni situati nei territori colpiti dall'evento calamitoso. Le città capoluogo di provincia sono rappresentate dal rispettivo sindaco; 3) la costituzione di un comitato istituzionale regionale, composto dal presidente della regione, che lo presiede in qualità di vice commissario, dai presidenti delle province interessate e dai sindaci dei comuni interessati dall'evento calamitoso nell'ambito del quale sono discusse e condivise le scelte strategiche, di competenza dei presidenti; 4) l'immediata attivazione di percorsi di coinvolgimento dei cittadini nella gestione e nelle scelte, inclusivi e rispettosi della parità di genere, con forme e modalità che possono variare in base alla specificità dei casi, attraverso organi di rappresentanza civica, ovvero assemblee permanenti, tavoli di confronto, consulte popolari, commissioni organizzate per competenze o comunque luoghi che permettano la cooperazione nella definizione delle strategie di intervento, anche attraverso processi di monitoraggio civico; 5) l'adozione da parte del Commissario straordinario di linee guida per una progettazione e un'esecuzione degli interventi che garantiscano una ricostruzione sicura, unitaria e omogenea e che determinino i contributi spettanti ai beneficiari; 6) l'istituzione di «uffici speciali per la ricostruzione», con il compito di: curare, su delega del comune, la pianificazione urbanistica connessa alla ricostruzione, provvedere all'istruttoria per gli interventi di ricostruzione privata; provvedere, su delega del comune, alla diretta attuazione degli interventi di ripristino o di ricostruzione di opere pubbliche e di beni culturali; operare come uffici di supporto e di gestione operativa a servizio e su richiesta dei comuni; avere al loro interno uno sportello unico per le attività produttive unitario per tutti i comuni coinvolti; 7) la quantificazione delle necessarie risorse umane e finanziarie per l'istituzione degli uffici speciali per la ricostruzione, prevedendo che, alla cessazione della ricostruzione, il personale assunto mediante concorso pubblico a tempo indeterminato, compreso il personale già assunto e in servizio alla data di entrata in vigore della presente legge, venga assegnato al Dipartimento Casa Italia; 8) meccanismi di costante consultazione che assicurino il coordinamento e la coerenza tra le misure contenute nelle ordinanze di protezione civile e nelle ordinanze del Commissario straordinario;
b) stabilire i criteri di indirizzo per la pianificazione, la progettazione e la realizzazione degli interventi di ricostruzione degli edifici distrutti e di ripristino degli edifici danneggiati, in modo da rendere compatibili gli interventi strutturali con la tutela degli aspetti architettonici, storici e ambientali, anche mediante specifiche indicazioni dirette ad assicurare un'architettura ecosostenibile, l'efficientamento energetico, l'abbattimento delle barriere architettoniche, la diffusione delle fonti rinnovabili e l'adeguamento o il miglioramento sismico degli edifici e rendere tali criteri vincolanti per tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel processo di ricostruzione;
c) prevedere, in caso di inagibilità degli immobili, l'installazione di strutture temporanee e amovibili;
d) definire i criteri per l'elaborazione da parte del Commissario straordinario, sentite le regioni, su proposta dei comuni, di linee di indirizzo per la perimetrazione dei centri e dei nuclei di particolare interesse, o di parti di essi, che risultano maggiormente colpiti e nei quali gli interventi sono attuati attraverso strumenti urbanistici attuativi approvati dal comune;
e) prevedere nell'ambito della ricostruzione privata, i seguenti interventi: 1) l'individuazione, ai fini della concessione di benefìci e contributi, degli interventi del processo di ricostruzione e di ripristino del patrimonio danneggiato distinguendo tali interventi sulla base della tipologia di danno; 2) i parametri da adottare per la determinazione del costo degli interventi e i relativi costi parametrici; 3) gli obblighi e le facoltà in capo al beneficiario e, in particolare, prevedere che l'impresa che effettua la ricostruzione sia iscritte nell'Anagrafe antimafia; 4) le categorie di soggetti che, a domanda e alle condizioni previste, possono beneficiare dei contributi per la ricostruzione privata, anche con riferimento a progetti di autocostruzione familiare che prevedano tecniche costruttive e l'utilizzo di materiali che garantiscono la circolarità dei processi; 5) l'erogazione dei contributi per la ricostruzione privata solo in presenza di un'apposita clausola di tracciabilità dei pagamenti; 6) la possibilità, ai fini della ricostruzione dei beni danneggiati nel settore privato, di erogare contributi fino al 100 per cento delle spese occorrenti, con la possibilità di estenderli, a determinate condizioni, anche alle seconde case. Prevedere il finanziamento per la ricostruzione e il ripristino delle parti comuni; 7) modalità semplificate per la concessione dei contributi per la ricostruzione privata, con un ordine di priorità in base a due elenchi di domande distinti per le unità immobiliari destinate ad abitazione o destinate ad attività produttive, dando la priorità agli interventi di immediata riparazione per danni lievi e prevedendo controlli da parte degli uffici speciali per la ricostruzione su almeno il 20 per cento delle domande;
f) prevedere procedure autorizzative degli interventi di ricostruzione, anche in deroga ai vigenti strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica, a condizione che vi sia conformità rispetto agli edifici preesistenti per collocazione, ingombro planivolumetrico e configurazione degli esterni, fatte salve le modifiche planivolumetriche e di sedime necessarie per l'adeguamento alla normativa antisismica, igienico-sanitaria e di sicurezza e per l'abbattimento delle barriere architettoniche;
g) prevedere, nell'ambito della ricostruzione pubblica, i seguenti interventi: 1) l'affidamento degli incarichi di progettazione e dei servizi di architettura e ingegneria e di altri servizi tecnici e per l'elaborazione degli atti di pianificazione e programmazione urbanistica, da parte dei soggetti pubblici abilitati, per lavori di importo superiore a 40.000 euro, ma inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria, utilizzando il criterio di aggiudicazione del prezzo più basso; 2) la possibilità che i soggetti abilitati ad assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante possano operare in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici, fatti salvi i princìpi e le disposizioni per l'aggiudicazione ed esecuzione di appalti e concessioni, per la sostenibilità energetica e ambientale e sul conflitto di interesse (di cui agli articoli 30, 34 e 42 del codice dei contratti), nonché delle disposizioni antimafia e dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, e delle disposizioni vigenti in materia di subappalto; 3) l'affidamento degli interventi di ricostruzione pubblica ad un'unica centrale di committenza e che, nella fase attuativa degli interventi, il ruolo di soggetti attuatori sia attribuito esclusivamente alle regioni o ai territori interessati, facendo salve alcune particolari situazioni; 4) l'affidamento diretto delle attività di esecuzione di lavori, servizi e forniture nonché dei servizi di ingegneria e di architettura, compresa l'attività di progettazione, di importo inferiore a 150.000 euro; 5) la procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara, fino alla soglia comunitaria, per gli interventi funzionali alla realizzazione di specifici piani, volti al ripristino delle condizioni necessarie per la ripresa, ovvero per la ricostruzione degli edifici pubblici e dei principali luoghi di culto, nonché per lo svolgimento della normale attività educativa e scolastica, prevedendo una semplificazione della procedura di selezione per interventi che rivestono un'importanza essenziale ai fini della ricostruzione, con un invito a partecipare basato sul progetto definitivo con la procedura dell'appalto integrato;
h) stabilire la destinazione di una quota fissa (non superiore al 4 per cento degli stanziamenti in bilancio a valere sull'autorizzazione di spesa relativa alla ricostruzione privata) per interventi di ricostruzione socio-economica dei territori, da realizzarsi nell'ambito di un programma di sviluppo predisposto da una struttura di missione, facente riferimento al Dipartimento Casa Italia e che il programma sia sottoposto al Comitato interministeriale per la programmazione economica per l'approvazione e l'assegnazione delle risorse;
i) stabilire un meccanismo di sospensione automatica di termini, senza applicazione di sanzioni e interessi, in materia di adempimenti e versamenti tributari e contributivi, nonché di sospensione di termini amministrativi per i soggetti residenti nei territori colpiti dall'evento calamitoso che abbiano subìto danni e prevedere, contestualmente, misure di ristoro agli enti locali per le minori entrate e per le maggiori spese;
l) introdurre misure di sostegno ai lavoratori privati impossibilitati a prestare l'attività lavorativa in tutto o in parte o impegnati nella cura dei familiari conviventi, per infortunio o malattia conseguenti all'evento calamitoso;
m) istituire per due anni una zona franca urbana e prevedere l'esenzione dalla tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche per le imprese impegnate nei progetti di ricostruzione e per le attività economico commerciali nella fase di ripresa dagli eventi calamitosi;
n) prevedere la possibilità per le imprese localizzate nei comuni colpiti dagli eventi calamitosi di beneficiare per un periodo congruo del credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi;
o) prevedere la predisposizione, nell'ambito delle misure adottabili, di un elenco delle tipologie di aiuti ammissibili, con un costante monitoraggio degli aiuti finalizzato a verificare l'assenza di sovra-compensazioni;
p) stabilire la possibilità di corrispondere speciali elargizioni per lesioni gravi e gravissime e per i familiari delle vittime.
L'articolo 3 della proposta di legge in esame delega il Governo ad adottare, entro 3 anni dalla data in cui diviene efficace l'ultimo dei decreti legislativi adottati nell'esercizio della prima delega, un decreto legislativo contenente il testo unico delle disposizioni legislative in materia di gestione della fase post emergenziale nei casi di emergenze di rilievo nazionale nel quale riunire e coordinare fra loro le disposizioni della presente legge e quelle contenute nei predetti decreti legislativi con le altre disposizioni legislative vigenti.
L'articolo 4 dispone – in attuazione la disposizione della legge di contabilità e finanza pubblica che prevede che le leggi di delega comportanti oneri recano i mezzi di copertura necessari – che i decreti legislativi di cui alla presente legge sono adottati solo successivamente o contestualmente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanziano le occorrenti risorse finanziarie.
La sottosegretaria di Stato per la transizione ecologica Ilaria FONTANA si riserva di intervenire in una successiva seduta.
Rossella MURONI, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, concernenti il controllo delle emissioni di sostanze emananti odore.
C. 1440 Ilaria Fontana.
(Seguito esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato nella seduta del 10 dicembre 2020.
Rossella MURONI, presidente, ricorda che sulla proposta è stata già svolta la relazione introduttiva dal collega Vianello, che, essendo transitato in un'altra Commissione, la presidenza ha ritenuto opportuno sostituire con l'onorevole Micillo, membro della Commissione. Fa presente quindi che sono state già avanzate inoltre dal gruppo M5S alcune richieste di audizione.
Salvatore MICILLO (M5S), relatore, sottoscrive la proposta di legge in esame. Nel ringraziare il collega Vianello per il lavoro svolto finora, si ritiene sin d'ora disponibile a valutare eventuali richieste di integrazione e modifica della proposta di legge che dovessero pervenire dai colleghi. Invita la presidenza a procedere alle audizioni richieste, che potranno dare un importante contributo di carattere tecnico per il miglioramento del testo in esame.
Silvia FREGOLENT (IV) nel ringraziare la sottosegretaria Fontana, presentatrice della proposta in esame, condivide l'esigenza di procedere ad un ciclo di audizioni, riservandosi di fornire le indicazioni del proprio gruppo.
Rossella MURONI, presidente, ringrazia anch'ella la sottosegretaria Fontana per la proposta di legge che intende dare una risposta ad un annoso problema anche in funzione della accettabilità sociale degli impianti ubicati sul territorio.
La sottosegretaria di Stato per la transizione ecologica Ilaria FONTANA si mette a disposizione della Commissione per qualunque esigenza dovesse manifestarsi in relazione all'esame della proposta di legge a sua prima firma e si riserva di intervenire sul merito della proposta in una prossima seduta.
Rossella MURONI, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 13.
ALLEGATO
Proposta di piano per la transizione ecologica (Atto n. 297).
PROPOSTA DI PARERE DELLA RELATRICE
La VIII Commissione,
esaminata la Proposta di piano per la transizione ecologica (atto n. 297);
ricordato che l'atto in esame risulta previsto dall'articolo 4 del decreto-legge n. 22 del 2021, che ne affida la redazione all'apposito Comitato interministeriale (CITE), al fine di coordinare le politiche in materia di riduzione delle emissioni di gas climalteranti, mobilità sostenibile, contrasto del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, risorse idriche e relative infrastrutture, qualità dell'aria, economia circolare, bioeconomia circolare e fiscalità ambientale, ivi compresi i sussidi ambientali e la finanza climatica e sostenibile;
premesso che il documento in esame indica come macro-obiettivi 8 aree di intervento: 1) decarbonizzazione; 2) mobilità sostenibile, 3) miglioramento della qualità dell'aria; 4) contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico; 5) risorse idriche e relative infrastrutture; 6) biodiversità; 7) tutela del mare; 8) promozione dell'economia circolare così declinati:
decarbonizzazione: il PTE ricorda che le tappe della decarbonizzazione italiana sono scandite dagli impegni europei («net zero» al 2050 e riduzione del 55 per cento al 2030 delle emissioni di CO2 rispetto al 1990) e che la quota di elettrificazione del sistema dovrà progressivamente tendere e superare quota 50 per cento. L'apporto delle energie rinnovabili alla generazione elettrica dovrà raggiungere almeno il 72 per cento al 2030 e coprire al 2050 quote prossime al 100 per cento del mix energetico primario complessivo;
mobilità sostenibile, il PTE ricorda l'obiettivo «net zero» per trasporto navale ed aereo e la spinta su alta velocità e traffico merci su rotaia; nel periodo successivo al 2030, almeno il 50 per cento delle motorizzazioni dovrà essere elettrico;
miglioramento della qualità dell'aria: il PTE sottolinea che molte misure previste dal PNRR avranno effetti positivi sulla qualità dell'aria entro il 2026 e che il PTE stesso predispone una serie di misure per rispettare gli obiettivi europei di riduzione degli inquinanti al 2030 e le ambizioni poste dal Piano Toward Zero Pollution della Commissione europea;
contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico, il piano indica l'obiettivo di arrivare a un consumo zero netto entro il 2030, sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste. Il Piano prevede altresì di mettere in sicurezza il territorio rafforzando la governance e un sistema di monitoraggio avanzato che diano coerenza a un programma nazionale di prevenzione e contrasto;
risorse idriche e relative infrastrutture: il PTE sottolinea che gli interventi previsti dal PNRR entro il 2026, per un ammontare pari a 4,3 miliardi di euro, intendono potenziare infrastrutture di approvvigionamento idrico primario, reti di distribuzione, fognature e depuratori, soprattutto nel Meridione, nonché digitalizzare e distrettualizzare le reti di distribuzione, ridurre del 15 per cento le dispersioni di rete e ottimizzare i sistemi di irrigazione nel 12 per cento delle aree agricole;
biodiversità: in linea con la strategia europea, il PTE prevede un consistente potenziamento delle aree protette (dal 10 al 30 per cento), l'adozione di «soluzioni basate sulla natura» per il ripristino degli ecosistemi degradati e una forte spinta nel monitoraggio a fini scientifici su habitat e specie a rischio. I parchi nazionali e le aree marine protette verranno digitalizzati entro il 2026 per monitorare pressioni e stato delle specie, semplificare le procedure amministrative e migliorare i servizi ai visitatori. Il PTE prevede inoltre il rafforzamento della biodiversità nelle 14 aree metropolitane attraverso un programma di forestazione urbana (con la piantagione di 6,6 milioni di alberi) e di ripristino degli habitat degradati. Anche i fiumi verranno interessati da massicci interventi di rinaturalizzazione, a partire dal Po recuperando lunghi tratti, per garantire la loro funzione essenziale di corridoi ecologici. Per il Po l'azione comprende il restauro ecologico di 37 aree nel tratto medio-padano, più altre 7 nel delta, con rinaturalizzazione di lanche e rami abbandonati;
tutela del mare: tale obiettivo è declinato nel PTE partendo da quanto previsto, in termini di investimenti, nel PNRR nelle attività di ricerca e osservazione dei fondali e degli habitat marini, anche attraverso il potenziamento di una flotta dedicata; l'obiettivo è avere il 90 per cento dei sistemi marini e costieri mappati e monitorati, e il 20 per cento restaurati. Gli obiettivi di conservazione prevedono di portare al 30 per cento l'estensione delle aree marine protette, di cui il 10 per cento con forme rigorosa di protezione entro il 2030. Altre misure al 2030 riguardano il contrasto della pesca illegale, azioni coordinate con altri Paesi per la minimizzazione dei rifiuti marini e la promozione del turismo sostenibile;
promozione dell'economia circolare: il PTE sottolinea che verrà pubblicata entro il 2022 la nuova «Strategia nazionale per l'economia circolare» con l'obiettivo di promuovere una economia circolare avanzata e di conseguenza una prevenzione spinta della produzione di scarti e rifiuti (-50 per cento) entro il 2040, nonché al potenziamento della bioeconomia circolare,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
a) con le seguenti osservazioni di carattere generale:
valuti il Governo l'esigenza che:
1. il Piano per la transizione ecologica rappresenti un sostegno a processi, prodotti e servizi realmente e oggettivamente sostenibili (ambientalmente, economicamente e socialmente), applicando il principio della neutralità tecnologica nel definire le politiche e nel promuovere lo sviluppo delle diverse tecnologie che costituiranno l'insieme di soluzioni per il raggiungimento dei target climatici al 2030 e al 2050, e che rappresenti un reale impulso al processo di transizione ecologica, anche come strumento di coordinamento e integrazione con i processi di digitalizzazione e di transizione energetica nel nostro Paese, in un'ottica globale e locale;
2. siano individuati nell'ambito del Piano, meccanismi di interlocuzione e di coordinamento che non potranno prescindere dal coinvolgimento dei territori, della società civile e delle imprese, nel rispetto delle competenze e delle autonomie locali;
3. rappresentando il Piano un'occasione unica per il raggiungimento degli obiettivi dettati dall'Unione europea, finalizzati ad accelerare la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra nei prossimi decenni, con interventi mirati in diversi settori, si vigili affinché ciò non comporti una penalizzazione ulteriore dell'economia nazionale, ma ne consenta la ripartenza e il rilancio della competitività nel contesto europeo e mondiale;
4. vi siano interventi normativi volti alla riduzione delle aliquote IVA per i prodotti realizzati con materiale riciclato e riciclabile, all'incentivazione di tutte le soluzioni tecnologiche per la riduzione della CO2 e per la diminuzione degli impatti ambientali e per la riduzione della produzione di rifiuti, delle emissioni (sia per quanto concerne i gas climalteranti che le emissioni in atmosfera e in acqua), nonché per il recupero delle materie prime non rinnovabili, anche sinergici e cumulativi;
5. si operi un riordino del sistema degli incentivi destinati allo sviluppo delle fonti rinnovabili e all'efficienza energetica, tenendo conto dell'indice di ritorno energetico, del contesto ambientale nel quale si inseriscono gli impianti incentivati, della sostenibilità ambientale della filiera di approvvigionamento e del consumo idrico, al fine di superarne la frammentazione e le complessità procedurali, ridurre o eliminare i sussidi ambientalmente dannosi, massimizzarne l'efficacia e meglio definirne l'ambito, dando certezza e chiarezza ai beneficiari;
6. il Piano, con riferimento al pacchetto sulla finanza sostenibile, consideri il ruolo di accompagnamento strategico del gas naturale nella transizione ecologica ed energetica per garantire stabilità, sicurezza e resilienza del sistema energetico; nonché ai fini del contenimento dei costi dell'energia, sia pure nella consapevolezza che l'Italia produce da sé meno del 10 per cento del suo fabbisogno;
7. nella promozione, sviluppo ed impiego delle diverse tecnologie per l'attuazione della politica strategica UE per la decarbonizzazione venga effettuata un'attenta e compiuta analisi degli impatti ambientali, economici, sociali e – soprattutto – geopolitici in ordine a disponibilità, costi, approvvigionamento e dipendenza estera dei metalli, dei minerali critici e delle terre rare, necessari nella transizione basata sull'elettrificazione spinta dei consumi, anche nella mobilità, e sull'impiego di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, quali fotovoltaico ed eolico, con particolare attenzione alle problematiche concernenti l'approvvigionamento delle materie prime critiche necessarie a garantire la continuità del processo di transizione ecologica; La medesima analisi andrebbe altresì compiuta con riguardo al gas e alle altre «fossili» importate;
8. siano definite con maggiore precisione la relazione con gli obiettivi enunciati dal PTE con altri connessi piani e politiche di settore, tra tutti ad esempio la Politica Agricola Comune, il PNIEC o i Fondi Strutturali Europei e in particolare con la revisione in corso della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile;
9. rispetto al Cronoprogramma di implementazione del PTE nel quadro delle misure del PNRR, siano previsti sistemi di monitoraggio di ogni singola misura proposta, promuovendo una metodologia ed un sistema integrato di monitoraggio e controllo degli indicatori chiave della transizione ecologica, in grado di assicurare una visione d'insieme dell'avanzamento rispetto agli obiettivi del piano, per mezzo di correlazione tra dati relativi ai diversi ambiti di interesse, quali ad esempio indicatori ambientali, climatici, tecnologici, demografici, idro-geologici, socioeconomici;
10. un maggiore coinvolgimento di ISPRA sia nella definizione puntuale delle azioni sia nel loro monitoraggio, soprattutto nelle attività di definizione e di elaborazione di indicatori per il monitoraggio del Piano, oltre alle attività in corso, tra le altre, le Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali;
11. siano rafforzate le azioni a sostegno del sistema dei parchi e della aree naturali protette in coerenza con gli obiettivi della Strategia europea per la Biodiversità, realizzando l'obiettivo del 30 per cento delle aree nazionale ricomprese nel sistema delle aree protette, portando a compimento l'istituzione dei Parchi nazionali in via di costituzione e rafforzando gli strumenti che consentano un pieno sviluppo delle potenzialità di sviluppo territoriale sostenibile;
b) con le seguenti osservazioni di carattere particolare:
si valuti quindi l'esigenza:
1. ai fini del contenimento del «caro energia» e avvalendosi del GSE, di prevedere un opportuno monitoraggio del fabbisogno di incentivazione e delle componenti tariffarie degli oneri di sistema, nonché l'elaborazione di scenari di medio e lungo termine degli stessi mettendoli a disposizione degli attori istituzionali coinvolti nella governance;
2. per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di mobilità sostenibile e occorrendo uniformare la contabilizzazione delle emissioni nell'ambito del settore dei trasporti, di far sì che il Piano tenga in debita considerazione l'adozione dei principi del Life Cycle Assessment (LCA) per la valutazione degli impatti energetico e ambientale dei veicoli adibiti al trasporto su strada, al fine di valutare i reali impatti emissivi associati al consumo dei singoli carburanti, inclusi i processi di fabbricazione e di «fine vita» (end of life) del veicolo;
3. di emanare norme attuative per favorire il contributo dei carburanti low carbon, liquidi e gassosi, che rispettano i criteri di sostenibilità e di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di cui all'articolo 29 della direttiva (UE) 2018/2001, come quota finale in tutti i settori di trasporto, con un approccio tecnologicamente neutro considerando l'intero ciclo di vita dei vettori energetici, anche in relazione ai rifiuti prodotti da «bioliquidi» (liquidi e digestati solidi), anche alla luce dello stato di sviluppo tecnologico;
4. con riferimento al tema della «Mobilità sostenibile», di valutare l'opportunità di prevedere un riferimento alla formazione culturale e tecnica dei conducenti, quale risposta alla necessità di mobilità green, con particolare riguardo alla formazione nel mondo dell'autotrasporto e per la conduzione e la conoscenza dei veicoli innovativi, nonché alla creazione di consapevolezza negli utenti della strada nei confronti di un nuovo modo di concepire gli spostamenti urbani ed extraurbani e i mezzi da utilizzare;
5. di inserire anche il settore della «carta» tra i settori industriali di acciaio, vetro, ceramica, cemento, chimica, di cui è previsto il traguardo ambizioso della decarbonizzazione, tenuto conto che, ad oggi, tutto il comparto cartario, in Italia e in Europa è alimentato in cogenerazione da fonti fossili; per ottenere la decarbonizzazione del settore andrà valutata la progressiva riduzione della produzione degli imballaggi compresi quelli di carta; sono auspicabili politiche di incoraggiamento della produzione del biometano anche con finalità industriali, con priorità agli utilizzi a maggiore efficienza come per esempio nella cogenerazione, prevedendo stanziamenti adeguati anche per gli impianti completati dopo la fine del 2022 e una adeguata tariffa incentivante per la produzione netta di biometano per sostenere la realizzazione di nuove infrastrutture;
6. che la promozione dell'idrogeno nel mix energetico contempli prevalentemente l'utilizzo di idrogeno c.d. verde da fonti rinnovabili, e nei settori hard to abate, dove il vettore elettrico risulta di non facile applicazione: gli investimenti in questo ambito, inoltre, per una maggiore efficace dell'obiettivo auspicato, dovrebbero considerare anche una semplificazione amministrativa per la costruzione e l'esercizio degli elettrolizzatori;
7. per mettere in condizione gli operatori di supportare gli obiettivi di transizione energetica del Paese in maniera efficace, efficiente e secondo principi di competitività del mercato dello sviluppo, nonché per salvaguardare lo sviluppo già in corso, di far sì che l'individuazione delle aree idonee all'installazione della potenza essenziale al raggiungimento degli obiettivi fissati al 2030 a livello nazionale ed alla conseguente declinazione a livello regionale, sia coerente con le esigenze di tutela del suolo, delle aree agricole e forestali e del patrimonio culturale e paesaggistico, valutando eventuali infrazioni ambientali preesistenti, in conformità ai princìpi di minimizzazione degli impatti sull'ambiente, sul territorio e sul paesaggio; occorre peraltro tenere in considerazione che i probabili upgrade tecnologici porteranno ad avere – soprattutto per la tecnologia eolica – strutture con potenze unitarie sempre maggiori (coerentemente con quanto sta avvenendo in molti Paesi del mondo) a parità di superficie occupata escludendo quindi la possibilità di individuare oggi una massima densità di potenza per unità di superficie. Rispetto alla ripartizione della potenza a livello regionale sarebbe necessario prevedere l'esercizio di poteri sostitutivi che vadano oltre la prevista possibilità dei trasferimenti statistici e soprattutto prevedere meccanismi premiali rispetto al raggiungimento dei target;
8. di includere tra le strategie del Piano quella di promuovere e sostenere appieno il ruolo dei prosumers, anche mediante la semplificazione delle procedure di connessione alla rete dell'energia autoprodotta e della creazione di nuove reti di distribuzione energetica indipendenti per lo scambio di energia prodotta all'interno di comunità energetiche;
9. di impegnare l'investimento statale del superbonus sugli incentivi fiscali del 110 per cento per un grande piano statale di efficientamento energetico finalizzato direttamente al patrimonio immobiliare più degradato, case popolari, periferie, quartieri degradati; assicurando l'estensione della platea dei beneficiari e dell'arco temporale;
10. di prevedere per gli allevamenti intensivi misure di contenimento e gestioni opportune, attraverso la previsione di misure specifiche a sostegno dello sviluppo di sistemi di digestione anaerobica per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni atmosferiche inquinanti;
11. di specificare gli obiettivi di riduzione delle perdite della rete idrica di almeno il 25 per cento al 2026 ed indicare le risorse necessarie per completare i sistemi fognari e depurativi e in quale data si intende chiudere l'attuale procedura d'infrazione comunitaria cui è stata condannato il nostro Paese;
12. di attribuire un ruolo rilevante, quali misure per il ripristino e la tutela della biodiversità e degli ecosistemi, agli interventi di forestazione ed imboschimento, di superfici agricole e non agricole, per la creazione di aree boscate, nonché al sostegno alla manutenzione delle stesse, in funzione del miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale anche attraverso il sostegno ad enti del terzo settore finalizzati alla tutela ambientale;
12-bis. di realizzare le seguenti azioni:
a) migliorare lo stato di conservazione per almeno il 30 per cento degli habitat e delle specie il cui stato non è soddisfacente, si tratta in sostanza di dare effettiva applicazione ai Piani d'azione, ai Piani di gestione e alle Linee guida già predisposti da parte di ISPRA, con il contributo di numerosi specialisti;
b) arrestare e invertire il declino degli uccelli e degli insetti presenti sui terreni agricoli, in particolare gli impollinatori, attraverso la realizzazione di siepi ed aree d'interesse ecologico;
c) ridurre l'uso e i rischi derivanti dai pesticidi in particolare di quelli chimici in genere, riducendo del 50 per cento l'uso dei pesticidi più pericolosi;
d) adibire almeno il 25 per cento dei terreni agricoli all'agricoltura biologica e migliorare in modo significativo la diffusione delle pratiche agro-ecologiche e di minimo impatto, come indicato dalla strategia «Farm to Fork» del Green Deal europeo che ha fissato l'obiettivo di destinare almeno il 25 per cento dei terreni agricoli dell'UE all'agricoltura biologica e di aumentare in modo significativo l'acquacoltura biologica entro il 2030;
e) ridurre le perdite dei nutrienti contenuti nei fertilizzanti di almeno il 50 per cento e l'uso di fertilizzanti chimici di almeno il 20 per cento;
f) proteggere le foreste primarie e antiche ancora esistenti;
g) piantare 6 milioni di alberi in progetti di forestazione urbana e di ricucitura dei corridoi ecologici in contesti fortemente antropizzati in cui i valori della biodiversità vanno riattivati a beneficio dell'ambiente e della salute della popolazione;
h) elaborare, previa valutazione d'impatto, una proposta relativa a un nuovo quadro giuridico per il ripristino, con obiettivi vincolanti, degli ecosistemi danneggiati, compresi quelli più ricchi di carbonio;
12-ter. per quanto riguarda gli agro-ecosistemi planiziali, interessati dallo sviluppo dell'agricoltura moderna, dall'antropizzazione diffusa e da un inarrestabile consumo di suolo, di prevedere una serie di azioni «basate sulla natura» (nature-based solutions) sinergiche con la Strategia UE al 2030, a vantaggio:
1. della qualità e della salubrità delle produzioni agro-alimentari italiane;
2. della redditività delle imprese agricole maggiormente impegnate nel miglioramento delle condizioni ecologiche;
3. della qualità della vita nelle aree maggiormente antropizzate del territorio nazionale;
13. di predisporre un programma nazionale di rinaturalizzazione e manutenzione di fiumi, laghi, lagune e zone umide, da attuarsi nel quinquennio 2021-2026, avente come finalità la corretta applicazione della direttiva «Quadro sulle acque», della direttiva «Alluvioni», della direttiva «Habitat», e della direttiva «Uccelli, attraverso la promozione del ricorso alle infrastrutture verdi e il ripristino, la tutela e il mantenimento di boschi ripariali»;
13-bis. di investire nei prossimi anni e decenni in sistemi avanzati di monitoraggio e digitalizzazione di habitat e specie per meglio orientare ricerca, interventi scientificamente fondati e una fruizione più consapevole della natura;
13-ter. di promuovere una seria verifica con dati tecnici aggiornati sullo stato di attuazione della stessa Legge n. 394/1991 (aree protette) e della complementare Legge n. 157/1992 (protezione della fauna e prelievo venatorio), verifica indispensabile per programmare eventuali nuove iniziative e per una corretta gestione della fauna su tutto il territorio nazionale, completando il percorso attuativo delle citate disposizioni di legge, con norme sub-primarie;
13-quater. di verificare ed indicare la corretta percentuale dell'attuale superficie del territorio protetto;
14. di prevedere specifici fondi per l'attuazione delle misure necessarie al raggiungimento dello stato buono in tutti i corpi idrici compresa la fitodepurazione, della direttiva 2000/60/CE e coerentemente con la pianificazione di bacino, con particolare riferimento alle misure di rinaturalizzazione e di riduzione dell'alterazione idromorfologica, fondamentali per il raggiungimento di tali obiettivi;
14-bis. nell'ambito dell'applicazione della direttiva «Quadro sulle acque», di considerare le criticità per l'Italia dell'applicazione del Deflusso Ecologico i cui effetti stimati mostrano risultati devastanti per l'agricoltura, la produzione di energia idroelettrica e la fruibilità turistica dei territori;
15. di prevedere specifici investimenti e misure volte a favorire la realizzazione di «interventi integrati» che garantiscano contestualmente la riduzione del rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico e la riduzione dei livelli di inquinamento chimico dei corsi d'acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità;
16. di valutare l'ipotesi di definire con norma di legge un divieto di produzione di beni che prevedano la obsolescenza programmata diretta o indiretta del bene predeterminando un ciclo di vita più breve;
17. di indicare in modo puntuale nel PTE tutte le misure che il Governo intende adottare al fine di salvaguardare gli ecosistemi costieri;
18. nell'assumere ogni iniziativa utile alla conclusione dell'iter parlamentare dei disegni di legge sul consumo di suolo entro il 31 dicembre 2021, di chiarire nel PTE come si intende perseguire l'obiettivo di azzerare il consumo del suolo;
19. di precisare se, nell'ambito delle soluzioni basate sulla natura a tutela degli ecosistemi costieri, il Governo ha valutato il mantenimento in loco delle banquette di Posidonia oceanica, e di eliminare la normativa che attualmente consente la rimozione dalla spiaggia delle stesse e della sabbia, anche alla luce degli impegni assunti dall'Italia nel G20 in tema di biodiversità;
20. di valutare soluzioni innovative di adattamento ai cambiamenti climatici emergenti a livello internazionale, quali il riallagamento controllato di porzioni di aree costiere (managed realignment), depresse rispetto al livello del mare, al fine di creare zone tampone con il duplice effetto sia di miglioramento della conservazione degli habitat e sia di protezione dagli effetti marini legati ai cambiamenti climatici;
21. di precisare se le azioni indicate nel Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici del 2018 (PNACC 2018) sono ancora adeguate, ed entro quanto sarà approvato il nuovo piano;
22. di riportare nel PTE l'elenco dei piani connessi allo stesso, nonché lo stato delle relative procedure, e, in primis quello della procedura inerente alla pianificazione dello spazio marittimo;
23. di integrare la Proposta di piano per la transizione ecologica dando conto di tutte le iniziative in corso o che si intendono avviare in merito alla finanza climatica e sostenibile, e di considerare che il principio «non arrecare un danno significativo», insieme al contributo al conseguimento di uno o più obiettivi ambientali di cui al regolamento Tassonomia, rappresenta il criterio fondamentale per indirizzare i flussi di capitali verso attività eco-sostenibili;
24. di prestare particolare attenzione, in sede di riforma dei SAD, al generale impatto redistributivo che le politiche di transizione energetica avranno su famiglie e aziende;
25. di indicare nel PTE le misure ad oggi adottate per la chiusura della procedura di infrazione 2018/2249 e di quelle che si intendono adottare con lo scopo di tutelare le acque e il suolo dall'inquinamento da nitrati, anche alla luce delle indicazioni di cui alla Risoluzione formulata dalle Commissioni 9a e 13a del Senato (Doc. XXIV, n. 12) a conclusione dell'esame dell'affare assegnato sulla normativa sui nitrati di origine agricola, nonché con riferimento alla situazione in Campania oggetto della deliberazione della Giunta regionale n. 762 del 5 dicembre 2017;
25-bis. di sottolineare la priorità di trattamento della frazione organica da rifiuti urbani di cui sopra nel paragrafo dedicato alla «bioeconomia circolare», compatibilmente con la gerarchia di cui all'articolo 179 del decreto legislativo n. 152/2006, con idonee misure che favoriscano la prevenzione dei rifiuti, che ne favoriscano il recupero limitandone il conferimento in discarica;
26. di evidenziare, in merito a quanto riportato nel PTE «circa gli obiettivi europei al 2030-40 per imballaggi, plastica, tessuti, carta, alluminio, rifiuti da demolizione, rifiuti elettrici ed elettronici e per ridurre lo spreco di acqua e alimenti», che gli obiettivi individuati nel «Pacchetto economia circolare» fanno riferimento alle annualità 2025, 2030 e 2035: sarebbe, dunque, fondamentale porre in essere strumenti utili a intercettare e valorizzare la frazione plastica non imballaggio prodotta dalle utenze domestiche, con particolare riguardo alla riduzione delle impurità nei rifiuti e alla loro selezione. Tra gli strumenti identificabili si possono considerare incentivi di natura economica, anche fiscale e sistemi EPR;
27. di proporre azioni di protezione e recupero del suolo anche per il degrado derivante dalla sua gestione non sostenibile, inclusi la frammentazione degli habitat, i cambiamenti di uso che ne minacciano le componenti biologiche e le funzioni ambientali, con perdita della biodiversità e di carbonio organico, che contribuiscono a mantenere fertili i terreni, a mitigare il cambiamento climatico attraverso lo stoccaggio di CO2, a immagazzinare e depurare l'acqua e a prevenire l'erosione, causando considerevoli danni anche economici;
28. di promuovere la necessaria conoscenza digitalizzata del territorio, con particolare riguardo alle caratteristiche geologico-strutturali, geomorfologiche, idrogeologiche, geofisiche e sismogenetiche del sottosuolo, anche in ambito marino, attraverso la realizzazione di una moderna cartografia geologica e geo-tematica alla scala 1:50.000 e della relativa banca dati, considerando la necessità dell'utilizzo del dato cartografato nella pianificazione e gestione territoriale, finalizzata ai piani di mitigazione del rischio idrogeologico;
29. che il PTE, in tema di prevenzione dei rischi naturali, sia supportato dall'uso delle moderne tecnologie da satellite, al fine di sviluppare i necessari studi di suscettibilità e di analisi della pericolosità territoriale;
30. che il Piano preveda il monitoraggio di tutte quelle aree sottoposte a pericolosità geologica e deve puntare alla realizzazione delle mappature della suscettibilità, pericolosità e del rischio territoriale; ISPRA potrebbe collaborare alla definizione di tali aree, alla mappatura della suscettibilità e della pericolosità territoriale nei differenti ambiti, alla tutela delle geo-risorse del territorio e dunque alla prevenzione e al rispetto di tutti gli ambienti. Il Piano dovrebbe tutelare l'ambiente geo-paleontologico e i siti geologici di pregio che sono distribuiti sul nostro territorio (geositi). L'ambiente geologico deve essere salvaguardato per la tutela della geodiversità del nostro territorio.
30-bis. al fine della tutela dell'insularità della popolazione e delle attività che sono servite dai collegamenti marittimi nazionali e di salvaguardare i grandi investimenti infrastrutturali nella portualità italiana – previsti nel PNRR – di valutare il potenziale impatto che le norme del programma Fit for 55 avranno sulle politiche afferenti il settore del trasporto via mare e valutare che esse siano coerenti con l'attualità tecnologica industriale ed infrastrutturale Europea e del Paese, affinché non vi siano ripercussioni sull'utenza finale, sul livello occupazionale e sugli investimenti che si intendono operare nel settore;
31. di inserire nel Piano la previsione di valori limite per alcune sostanze particolarmente inquinanti, come idrogeno solforato e idrocarburi non metanici, ai fini di una maggiore tutela della qualità dell'aria, dell'ambiente di vita e della salute dei cittadini residenti nei territori dei SIN nei quali insistono gli stabilimenti responsabili delle emissioni inquinanti. Pertanto si ritiene necessario aggiornare la normativa, di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a) del decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 155.
31-bis. di riconsiderare anche il periodo di mediazione per il benzene, cancerogeno per l'uomo, classificato in gruppo 1 dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, le cui emissioni sono attualmente valutate su media di concentrazione annuale, pari a 5 microgrammi/metrocubo, valore calcolato in prevalente riferimento all'inquinamento urbano prodotto da traffico, ma che non può considerarsi significativo per il controllo delle aree industriali nelle quali, di frequente, i sistemi di monitoraggio registrano picchi orari di centinaia di microgrammi con le conseguenti ricadute negative sulla salute dei cittadini residenti; pertanto si propone un periodo di mediazione oraria per lo stesso valore limite di protezione per la salute umana e nel contempo si ritiene necessario aggiornare la normativa di cui all'allegato XI del su citato decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 155, modificando il periodo di mediazione relativo alla voce «benzene»;
32. che il PTE preveda azioni volte a ridurre l'elevata dipendenza energetica del nostro Paese, anche mediante un maggior sfruttamento delle nostre risorse naturali e investimenti per diversificare le fonti di approvvigionamento;
33. prevedere di inserire all'interno delle aziende e delle attività produttive la figura di un «esperto referente per la tutela ambientale e la sostenibilità» che potrebbe formarsi all'interno dei nuovi percorsi di formazione ITS;
33-bis. in relazione al Global Methane Pledge, varato nell'ambito della COP26 il 2 novembre, a Glasgow, che reca un impegno formale di molti Paesi, tra cui l'Italia, per una riduzione delle emissioni globali di metano di almeno il 30 per cento al 2030 rispetto ai livelli del 2020; nei settori energetico, rifiuti e agricoltura, di mitigare le emissioni di metano, ad iniziare dal settore energetico;
34. a pagina 5, al secondo capoverso, di inserire, dopo il riferimento alle «leve economiche e politiche per renderla possibile», il seguente periodo «a partire dalla priorità, ribadita nel PNRR, del Green Public Procurement e dall'estensione del campo di applicazione dei Criteri Ambientali Minimi a tutte le procedure di acquisto di beni e servizi e nei lavori pubblici» (Legambiente);
35. a pagina 28, in calce al paragrafo 2.5 «Spingere verso un mercato sostenibile» si valuti l'opportunità di inserire il seguente concetto dopo le parole «alle quali l'Italia darà un fondamentale contributo»: «anche grazie alle innovazioni legislative che la vedono leader in Europa nell'impegno per l'adozione del Green Public Procurement, attraverso l'obbligatorietà dei Criteri Ambientali Minimi negli appalti pubblici»;
36. al paragrafo 3, 2, dopo il riferimento al Decreto Transizione Ecologica (pagina 34) si valuti l'opportunità di esplicitare l'impegno del MITE, con l'inserimento delle seguenti lettere: «f) rafforzare la capacità istituzionale, degli Enti Locali e dei responsabili di acquisto e delle Stazioni Appaltanti per diffondere il Green Public Procurement e garantire l'adozione dei CAM; g) sviluppare, come previsto dalla normativa vigente, l'attività di monitoraggio sull'applicazione dei CAM; h) incentivare l'utilizzo dei CAM prevedendo priorità nell'accesso agli investimenti previsti dal PNRR alle amministrazioni pubbliche che li applicano sempre nelle gare d'appalto»;
37. nella sezione «4. Governance e monitoraggio» nel paragrafo «Legalità», dopo le parole «episodi di infiltrazione della criminalità» (pagina 52), si valuti l'opportunità di inserire il seguente testo: «È forte la preoccupazione per i risultati di numerose inchieste relative ai traffici illeciti di rifiuti, anche di dimensione internazionale, anche con la presenza di affiliati alle organizzazioni mafiose, che rappresentano un'autentica minaccia allo sviluppo virtuoso dell'economia circolare»;
38. ancora, nella medesima sezione (sempre a pagina 52), al termine del stesso paragrafo, si valuti l'opportunità di inserire in seguente testo: «Una consapevolezza che dovrà essere accompagnata da un rafforzamento, anche con adeguate risorse, delle attività di controllo, in particolare per le materie di competenza del Sistema nazionale di protezione ambientale, e da procedure trasparenti e accessibili nell'assegnazione e nell'utilizzo delle risorse, tali da favorire l'indispensabile contributo offerto dalle attività di monitoraggio civico»;
39. al paragrafo 6 di indicare l'esigenza di operare per giungere nei tempi più rapidi alla eliminazione su tutto il territorio delle centrali a carbone coerentemente con il programma di Enel impegnata nella attivazione di poderosi investimenti in questa direzione, con particolare riferimento alle realtà di La Spezia, Civitavecchia e Brindisi;
40. di rafforzare gli strumenti di governance e di operatività delle regioni e dei comuni sul dissesto idrogeologico introdotti dal decreto-legge n. 77 del 2021, aumentando le risorse disponibili, le dotazioni tecniche e professionali degli enti locali ed il coordinamento con le autorità di bacino;
41. di favorire con misure legislative e di opportuna fiscalità urbana la traduzione operativa degli interventi di «ristrutturazione urbanistica» così come definiti all'articolo 3 del DPR 380 del 2001 (Testo unico per l'edilizia) al fine di favorire un ordinario sviluppo su scala nazionale di una azione di rigenerazione urbana che intervenga anche nelle zone di minor pregio ma di maggiore degrado urbano, favorendo azioni trasformazione urbana senza consumi di suolo, di riconversione energetica, di aumento e qualificazione dei servizi collettivi, al fine di spingere il mercato e l'impresa immobiliare a individuare le giuste convenienze nel recupero e nella ristrutturazione del patrimonio esistente piuttosto che nella espansione degli attuali parimenti urbani;
42. di provvedere alla fissazione da parte del Ministero della Transizione ecologica di limiti per le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle matrici ambientali.