Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
Comm. bicam. Vigilanza RAI
Comm. bicam. Vigilanza RAI
Martedì 23 novembre 2021. – Presidenza del presidente BARACHINI. – Interviene il Presidente della RAI, dottoressa Marinella Soldi, accompagnata dall'avvocato Nicola Claudio, Direttore dello Staff del Presidente, e dalla dottoressa Frediana Biasutti, portavoce del Presidente, e l'Amministratore delegato della RAI, dottor Carlo Fuortes, accompagnato dal dottor Nicola Pasciucco, Direttore dello Staff dell'Amministratore delegato, e dal dottor Luca Mazzà, Direttore dell'ufficio relazioni istituzionali della Rai.
La seduta comincia alle 13.30.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
Il PRESIDENTE comunica, che ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna, per quanto concerne l'audizione all'ordine del giorno, sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, in differita, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Avverte che dell'audizione odierna verrà altresì redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
Sui lavori della Commissione.
Il PRESIDENTE informa che la Commissione che il 15 novembre scorso ho ricevuto una lettera da Maurizio Acerbo, Segretario nazionale del partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, nella quale lamenta la «totale assenza di spazio informativo» nel Servizio pubblico radiotelevisivo.
Informa inoltre che il gruppo Fratelli d'Italia ha chiesto di sentire nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui modelli di governance e sul ruolo del Servizio pubblico radiotelevisivo, anche con riferimento al quadro europeo e agli scenari del mercato audiovisivo il Presidente della società di produzione Eliseo Entertainment Luca Barbareschi. Se non ci sono osservazioni il calendario delle audizioni sarà integrato di conseguenza.
La Commissione prende atto.
PROCEDURE INFORMATIVE
Audizione del Presidente e dell'Amministratore
delegato della RAI.
(Svolgimento e rinvio).
Il PRESIDENTE saluta e ringrazia la dottoressa Marinella Soldi, Presidente della Rai, e il dottor Carlo Fuortes, Amministratore delegato della Rai, per la disponibilità ad intervenire nella seduta odierna.
L'audizione all'ordine del giorno potrà essere utile per fornire alla Commissione ogni elemento informativo utile circa il modello organizzativo per generi, deliberato dal CDA della RAI, insieme alle recenti nomine dei Direttori.
Tale scelta aziendale riveste un'indubbia rilevanza ed impone di conoscere i dettagli complessivi dell'operazione e della visione di ordine strategico che l'Azienda intende seguire per l'adozione del preannunciato piano industriale 2022-2024.
Inoltre, il modello organizzativo «orizzontale» per generi si ripercuote sul ruolo del Servizio pubblico, sulle funzioni delle reti, sulle stesse linee editoriali che in concreto saranno esercitate, senza dimenticare anche l'impatto sul personale della stessa riorganizzazione complessiva e l'attenta verifica dei costi che potrebbero determinarsi.
Ulteriori, specifici aspetti meritevoli di attenta considerazione attengono alla oggettiva rilevanza editoriale delle nomine concernenti le direzioni sport ed approfondimento informativo e, più in generale, al peso ed alla natura delle stesse nomine dei direttori di genere che incidono anche sul tema del pluralismo, valore da tutelare attentamente all'interno del nuovo formato organizzativo.
Tali tematiche insieme ad alcuni ragguagli in ordine alle progettualità che l'Azienda potrebbe attivare, attingendo alle risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, possono quindi in questa sede essere oggetto di un confronto approfondito, nel rispetto del reciproco ruolo della Commissione e della Società concessionaria e con il comune intento di valorizzare e migliorare il Servizio pubblico.
La dottoressa Marinella Soldi è accompagnata dall'avv. Nicola Claudio, Direttore dello Staff della Presidente, e dalla portavoce dott.ssa Frediana Biasutti. Il dottor Carlo Fuortes è accompagnato dal dottor Giuseppe Pasciucco, Direttore dello Staff dell'Amministratore delegato, e dal dottor Luca Mazzà, Direttore delle relazioni istituzionali della RAI.
Ricorda che, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento del Senato, in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica in corso, per l'audizione è consentita la partecipazione con collegamento in videoconferenza ai lavori dei componenti della Commissione.
La dottoressa SOLDI e il dottor FUORTES svolgono le loro relazioni.
Il PRESIDENTE ringrazia gli auditi e rinvia il seguito dell'audizione ad altra seduta, per consentire ai componenti della Commissione di rivolgere quesiti e svolgere considerazioni.
Il seguito dell'audizione congiunta è quindi rinviato.
Sulla pubblicazione dei quesiti.
Il PRESIDENTE comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti dal n. 427/1998 al n. 430/2009 per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).
La seduta termina alle 14.20.
ALLEGATO
QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 427/1998 AL N. 430/2009).
ROMANO, FEDELI, BORDO, PICCOLI NARDELLI, VERDUCCI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI – Premesso che:
lo scorso 1° novembre è andato in onda su RaiTre, all'interno della trasmissione Report, il servizio «Non c'è due senza tre» firmato da Samuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale;
all'interno del servizio sono stati intervistati sedicenti infermieri, irriconoscibili e coperti dall'anonimato come se si trattasse di pentiti di mafia, che affermano di essersi infettati di Covid 19 per responsabilità delle aziende farmaceutiche; un sedicente «collaboratore del Comitato Tecnico Scientifico», anch'egli irriconoscibile e anonimo, che denuncia la totale imperizia dell'organismo su cui poggiano le decisioni politiche a tutela della salute pubblica dall'inizio della pandemia; sono stati diffusi senza alcun contraddittorio dubbi sull'efficacia dei vaccini, perplessità sulla durata della copertura degli anticorpi, affermazioni del tutto campate in aria sulla «larga frequenza di effetti collaterali» dopo la somministrazione del vaccino anti Covid, speculazioni dietrologiche sul «grande business della terza dose» detenuto da «multinazionali del farmaco» concentrate solo a «accumulare enormi profitti con la perdita di efficacia della terza dose», dubbi sulla efficacia del Green Pass e della sua eventuale estensione;
il tutto rappresenta un lungo compendio delle più gravi e irresponsabili tesi antivacciniste. Un episodio molto grave di disinformazione andato in onda su una rete del servizio pubblico radiotelevisivo, tanto più discutibile perché trasmesso proprio mentre operatori sanitari, giornalisti ed esponenti delle istituzioni sono obiettivo di manifestazioni No Vax e No Green Pass, spesso violente, che si alimentano proprio delle falsità contenute e diffuse dal suddetto servizio;
si chiede di sapere:
se il Presidente e l'Amministratore delegato della Rai, nonché il Direttore di RaiTre Franco Di Mare, fossero a conoscenza dei contenuti del servizio summenzionato, se ne avessero avallato la diffusione, quali iniziative intendano mettere in campo per ristabilire un livello corretto e veritiero di informazione sui vaccini anti Covid, sul lavoro del Comitato Tecnico Scientifico e sulle decisioni assunte dal Parlamento e dal Governo a tutela della salute pubblica dall'avvio dell'epidemia di Covid 19 e fino ad oggi. (427/1998)
MARROCCO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
Nella serata del primo novembre, la puntata di Report ha trattato anche del tema relativo alla campagna vaccinale ancora in corso con il servizio intitolato «Non c'è due senza tre»;
sul sito della Rai, è ancora possibile leggere la presentazione della puntata, i cui contenuti sono stati descritti, emblematicamente, nel seguente modo: «La terza dose di vaccino anti Covid per ora viene somministrata alle categorie fragili e agli over 60, ma i contagi tornano a salire e l'ipotesi di un nuovo richiamo per tutti diventa sempre più probabile. Ma quanto dura davvero la protezione dei vaccini anti-Covid, e cosa sappiamo sull'utilità e la sicurezza del cosiddetto booster? Nella puntata del 1° novembre, in onda alle 21.20 su Rai3, “Report” andrà negli Stati Uniti, dove con interviste esclusive ai commissari dell'Fda, l'agenzia regolatoria americana, per raccontare gli interessi economici e le pressioni politiche che ci sono dietro una decisione che dovrebbe essere solo scientifica;
le telecamere andranno anche in Israele dove si sostiene che la protezione del siero Pfizer sia svanita e per questo si sta immunizzando di nuovo la popolazione. E poi la questione green pass, che il governo italiano ha deciso di estendere fino a 12 mesi. Spiegheremo su quali dati è stata presa questa decisione e se, alla luce delle ultime evidenze scientifiche, la certificazione verde crea davvero degli ambienti sicuri, e per quanto tempo. A capirlo ci avrebbe dovuto aiutare uno “studio fantasma” promesso dalle autorità italiane, di cui però si sono perse le tracce»;
la presentazione faceva presagire l'intenzione di fornire un'informazione schierata. La visione ha confermato quanto scritto, poiché la puntata si è basata su affermazioni, di parte, senza possibilità di replica e contraddittorio. Immediatamente si è avuta la percezione di ascoltare una «lagna qualunquista» in base alla quale il vaccino rappresenterebbe solamente un business a vantaggio dei produttori, le case farmaceutiche. La trasmissione della Rai avrebbe dovuto anche informare dei meriti della ricerca e il conseguente progresso scientifico, con i suoi benefici anziché limitarsi ad offrire argomenti a cui far appellare gli scettici verso il vaccino;
la puntata a tesi ha mostrato una falsa rappresentazione della realtà, contraddicendo all'onere di servizio pubblico che la RAI deve, o almeno dovrebbe, garantire avendo siglato un contratto di servizio nel quale si è impegnate a rispettare «i principi dell'imparzialità, dell'indipendenza e del pluralismo, riferito a tutte le diverse condizioni e opzioni sociali, culturali e politiche, affinché ciascuno possa autonomamente formarsi opinioni e idee e partecipare in modo attivo e consapevole alla vita del Paese, così da garantire l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale anche all'estero, nel rispetto del diritto e del dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto ad essere informati»;
il servizio andato in onda appare manifestamente in contrasto con la realtà, il buon senso e anche con il contenuto degli obblighi previsti nel contratto di servizio pubblico poiché l'informazione resa agli spettatori è stata tutt'altro che imparziale, indipendente, plurale, non ha per nulla garantito l'autonoma formazione di opinioni, le quali anzi sono state strumentalmente indirizzate verso gli obiettivi aprioristicamente critici nei confronti del presunto business delle case farmaceutiche ostacolando, invece che favorendo, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, strumentalizzando faziosamente il diritto di cronaca, dimenticando il dovere corrispondente, quello di offrire una cronaca corretta, non manipolata, senza parcellizzare l'informazione ed evitando di esaltare strumentalmente alcuni aspetti che hanno surrettiziamente promosso le teorie complottiste, ostacolando in questo modo il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente;
le case farmaceutiche, producendo in tempi celerissimi i vaccini, la cui efficacia è nota e ben evidente grazie ai risultati eccezionali conseguiti, soprattutto in Italia, hanno fornito un contributo prezioso a tutta la società. I vaccini sono stati resi disponibili solo dopo aver superato con successo le fasi di sperimentazione preventiva necessarie prima della somministrazione in sicurezza;
invece che ricevere il meritato plauso per le capacità di trasformare in benefici concreti per l'umanità il lavoro compiuto dalla ricerca scientifica applicata, le imprese produttrici sono state messe sul banco degli imputati;
anziché esaltare il progresso scientifico e i suoi benefici si è soffiato sul fuoco dello scetticismo, alimentando dubbi sull'effettiva efficacia del vaccino stesso;
aver scelto di narrare in modo fazioso il sistema vaccinale, concorre oggettivamente a depotenziare lo sforzo nazionale e collettivo in atto. Sforzo assolutamente necessario per far uscire il Paese dalla crisi pandemica, economica, sociale in cui, come tutto il resto del mondo, si è improvvisamente trovato;
ci si domanda quindi perché Report abbia scelto una modalità di comunicazione fuorviante, ottenendo un risultato pessimo, ovvero generare solo confusione negli spettatori?;
ci si domanda se il comitato etico sia stato messo in grado di operare per garantire una delle sue funzioni, cioè quella di verificare se, nell'esercizio dei compiti d'informazione e in particolare, nell'offerta televisiva, sia stata rispetta la Carta dei doveri e degli obblighi degli operatori del Servizio Pubblico radiotelevisivo e dalla Carta dei Diritti e dei doveri del giornalista radiotelevisivo del Servizio Pubblico. L'informazione deve essere improntata ai principi di trasparenza, indipendenza, obiettività, completezza, chiarezza, correttezza e tempestività, come previsto dal codice etico? Il Comitato etico ha analizzato i contenuti e le notizie diffuse da Report?;
ci si chiede come possa un'azienda che produce informazione, mandare in onda trasmissioni contenitore con temi trattati in modo sciatto e vergognoso, realizzate ricorrendo a notizie false o ancora peggio ad omissioni?;
nel servizio di Report si è sostenuto che negli USA i contagi siano esplosi, omettendo però di dire che dopo aver contratto il virus, l'86% dei ricoverati si sono vaccinati. Durante tutto il tempo del servizio, al telespettatore si è fatto credere l'esatto contrario;
sarebbe bastato analizzare i dati dei contagi forniti dall'ISS per dedurre che la protezione dal contagio, dopo l'inoculazione del vaccino, si riduce progressivamente nel tempo sino ad arrivare ad una soglia del 30%. Un valore che tutela in maniera non sufficientemente adeguata dal rischio di contagio, ma che pone le persone in una condizione preferibile rispetto alle persone non vaccinate perché, queste ultime, non godono di alcuna tutela;
infine Report sostiene che in Italia sia stata somministrata per errore la terza dose di uno dei vaccini disponibili. L'errore consisterebbe nel quantitativo utilizzato, doppio rispetto alle esigenze. Anche in questo caso si ricorre all'omissione. Si è omesso di dire che ciò si è scoperto grazie ai controlli effettuati successivamente. Due settimane dopo la somministrazione si è constatato che anche una dose minore, pari alla metà, garantisce dal rischio di contrarre il virus. Fatto, questo, ben diverso da come è stato narrato, perché dalla visione del servizio si è stati indotti a credere che avessero usato due dosi di vaccino. Fatto che non è vero;
quale era l'obiettivo di Report?;
se, come dicono «siamo in dittatura sanitaria», non si dovrebbe lasciare la conduzione di programmi di informazione in mano a «tuttologi» e non si dovrebbero produrre trasmissioni così confusionarie, quindi pericolose. E per le modalità con cui sono stare realizzate, anche vergognose;
il conduttore ha tenuto a precisare il fatto che «la protezione della malattia rimane alta». Bisogna allora ricordargli che lo scopo stesso del vaccino è proprio quello di proteggere dalla malattia, ridurre i ricoveri, lasciare sufficienti unità terapia intensiva per tutti i malati gravi, non solo i contagiati dal Covid, quindi ridurre la mortalità;
non si dovrebbe usare la Rai per mandare in onda trasmissioni sensazionalistiche. Di tutto ciò i giornalisti di Report non hanno in alcun modo tenuto conto, e a noi spetta il compito di chiederne la ragione perché la Rai, avendo scelto di narrare in modo fazioso il sistema vaccinale, non ha svolto il suo compito, che è quello di fornire un servizio pubblico;
alla luce dei fatti esposti si chiede alla Società Concessionaria:
1) se la direzione di Rai Tre fosse stata messa preventivamente a conoscenza dei contenuti della trasmissione in oggetto, che si configura come tentativo di limitare la platea dei vaccinati, e se i telespettatori potranno avere la possibilità di ottenere una informazione corretta sul tema vaccinale;
3) quali iniziative intendano assumere per garantire una informazione riparatoria, corretta ed equilibrata, che riconosca il diritto di replica alle parti offese al fine di ricondurre l'informazione del Servizio televisivo pubblico, in materia di informazione scientifico sanitaria, dentro i confini della effettiva e coerente applicazione del contratto di servizio 2018-2022;
4) quali iniziative tempestive intendano adottare al fine di garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico così come previsto sempre nel Contratto di servizio 2018-2022. (428/1999)
FARAONE, ANZALDI – Al Presidente e all'Amministratore delegato Rai – Premesso che:
in data 1° novembre 2021 su RaiTre all'interno della trasmissione «Report» è andato in onda il servizio «Non c'è due senza tre», firmato da Samuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale, che ha posto gravi dubbi sull'efficacia dei vaccini, perplessità sulla durata della copertura degli anticorpi ed ha affermato la sussistenza di effetti collaterali dopo la somministrazione del vaccino anti-Covid;
il servizio è andato in onda con la tecnica della «spy story», ossia attraverso il ricorso a testimoni anonimi e irriconoscibili al fine di avanzare teorie complottistiche antiscientifiche sui vaccini e in particolare sulla somministrazione della terza dose;
nel contesto della trasmissione, il conduttore Sigfrido Ranucci ha sostenuto l'esistenza di una speculazione delle case farmaceutiche attorno alla somministrazione di una terza dose di vaccini anti-Covid, affermando: «È ovvio che la terza dose è il business delle case farmaceutiche» e che già nel 2017, lo stesso Ranucci, fu autore di un servizio sulla presunta pericolosità dei vaccini e delle collegate reazioni avverse;
considerato che:
nel Paese si sono registrate numerose manifestazioni aderenti alle tesi no-vax e no-Green Pass e che tali servizi televisivi possono essere in grado di alimentare ulteriormente il livello di errata informazione, mentre proprio in questi giorni il Governo è impegnato a decidere il calendario delle terze dosi da somministrare alle persone più fragili;
la pluralità di informazioni è un valore indissolubile della Repubblica ma questa deve basarsi su solide argomentazioni scientifiche, evitando di rincorrere audience e notorietà, sacrificando la correttezza delle informazioni a discapito della collettività;
si chiede di sapere:
se gli interrogati siano a conoscenza di quanto esposto nel servizio televisivo suddetto;
se non ritengano opportuno adottare iniziative volte a ristabilire un livello corretto e veritiero di informazione nell'interesse dei cittadini e della tutela della salute pubblica in merito ai vaccini anti Covid e alle decisioni assunte dal Parlamento e dal Governo durante l'emergenza pandemica Covid 19. (429/2000)
RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si trasmettono gli elementi informativi forniti dai responsabili del programma Report, nell'ambito della propria autonomia editoriale.
«Nessuna tesi no vax è stata diffusa da Report. Il servizio, si basava su informazioni verificate, su fonti ufficiali provenienti dalle autorità sanitarie italiane, statunitensi e israeliane, su interlocutori scientifici autorevoli. Nel servizio intervenivano infatti personalità di altissimo livello, come un componente della commissione Fda, il direttore generale della sanità Israeliana, l'ex capo del dipartimento vaccini dell'Istituto superiore di sanità:
1) Nel servizio intervengono 5 infermieri, di cui 4 sono a volto scoperto, e il loro nome è dichiarato nel sottopancia. Si tratta di responsabili sindacali di due sigle molto rappresentative nel settore (Nursing up e Nursind). A partire dai dati ufficiali dell'ISS, che segnalano un aumento del contagio tra i lavoratori della sanità, gli intervistati sostengono che mancano controlli sufficienti sulla perdita di efficacia del vaccino nella popolazione ospedaliera, la prima ad essersi vaccinata e dunque la più esposta alla riduzione degli anticorpi. Mentre a livello internazionale, in particolare negli Usa, numerosi studi hanno verificato l'andamento del contagio nella popolazione ospedaliera, da noi ci si limita a un tampone ogni 15 giorni. A intervenire a volto coperto è solo una infermiera, che dà conto di un cluster all'ospedale Sant'Eugenio di Roma. L'esistenza di un cluster a fine agosto è documentata da numerosi articoli della stampa locale. Ai lavoratori dell'ospedale però è stato imposto di non rilasciare dichiarazioni su quell'avvenimento. Naturalmente l'infermiera non ha mai dichiarato di essersi infettata a causa delle aziende farmaceutiche. Nessuno nel servizio di Report ha dichiarato nulla del genere;
2) La nostra fonte, che ci ha chiesto l'anonimato, ha partecipato alla riunione del CTS del 27 agosto che ha deciso l'estensione del green pass da 9 a 12 mesi. Specifica, come recentemente dichiarato anche dal dg della Prevenzione presso il Ministero della sanità, Giovanni Rezza, che l'estensione è stato un provvedimento di tipo amministrativo. È infatti impossibile prevedere l'andamento degli anticorpi e la capacità protettiva del vaccino dopo i 9 mesi. Il verbale del CTS, infatti, ammette che “la decisione potrà essere rivista qualora emergano nuovi dati” Anche perché dall'estero arrivano evidenze molto chiare: secondo i dati raccolti dal governo di Israele, dopo 6 mesi la perdita di efficacia sul contagio da parte dei vaccini è molto ampia. È una persona autorevole come il prof. Crisanti dell'Università di Padova – non certo un no vax – a spiegarci che la scelta del CTS non è basata su solide basi scientifiche. La stessa casa farmaceutica Pfizer, nel suo studio presentato all'agenzia regolatoria americana Fda per l'approvazione della terza dose, scrive che “la durata della protezione è attualmente sconosciuta”. E nel resto del mondo sono state fatte scelte differenti, anche più restrittive. Israele, ad esempio, ha fissato in soli 6 mesi la durata della copertura ai fini della normativa su green pass e quarantena. È dunque un corretto esercizio del diritto di informazione chiedersi sulla base di quali evidenze scientifiche si basi la scelta di estendere il green pass da parte del CTS;
3) L'ultimo report dell'Istituto Superiore di Sanità sull'impatto della vaccinazione, in data 30 settembre, riporta che “l'efficacia vaccinale sulle diagnosi sintomatiche o asintomatiche di COVID-19 in persone completamente vaccinate è diminuita dall'84,8%, nel periodo dal 27/12/2020 al 13/6/2021, al 67,1%, nel periodo dal 19/7/2021 al 29/8/2021”. Gli stessi studiosi dell'Iss concludono che “la diminuzione dell'efficacia può essere dovuta al calo dell'immunità protettiva dei vaccini o all'evasione immunitaria da parte del virus variante”. Sono cioè le stesse autorità sanitarie italiane, a porsi il problema della perdita di efficacia. Il Governo israeliano ha diffuso già ad agosto dati che dimostrano la perdita di efficacia del vaccino Pfizer a 6 mesi dalla somministrazione (dati che sono alla base della campagna israeliana sulla terza dose). Dati dello stesso tenore provengo dalle autorità sanitarie inglesi e svedesi. Che i vaccini perdano efficacia è ormai una certezza scientifica.
Il mondo si interroga piuttosto su “quanto” perdano efficacia e “in quanto tempo”. Di questo Report ha dato conto, in maniera equilibrata. Dando voce a chi (Israele) sostiene la gravità della perdita di efficacia; come a chi (i membri dell'Fda Meissner, Kraus e Gruber intervistati da Report) ritiene che quella perdita di efficacia non sia sufficiente a giustificare la terza dose.
Per quanto riguarda il monitoraggio degli anticorpi, Report ha fatto notare l'assenza dei risultati di uno studio che lo stesso Istituto superiore di sanità aveva annunciato in data 24/12/2020. È stato però anche portato l'esempio virtuoso del laboratorio pubblico dell'ospedale Niguarda di Milano, a cui dobbiamo i primi dati consistenti in Italia su quello che potrebbe essere un indicatore importante per valutare la durata dei vaccini. Proprio sull'andamento degli anticorpi, ad esempio, si sono basate principalmente le scelte di Israele, che grazie a un intervento tempestivo nella campagna vaccinale (terza dose per tutti) ad agosto è riuscita a frenare una nuova, pericolosa ondata di contagi;
4) La presenza di una preoccupante incidenza di miocarditi dopo la seconda dose del vaccino Pfizer è dimostrata da studi scientifici della Cdc americana e del governo israeliano, riferiti in particolare alla corte di età 16-24. A descrivere questi studi nel servizio è stato il prof. Antonio Cassone, ex direttore del dipartimento vaccini dell'Iss. Il quale sottolineando l'innegabile vantaggio nel calcolo costi opportunità sulla seconda dose, pone invece il dubbio sulla terza sui più giovani. Una posizione che trova riscontro nella decisione delle agenzie regolatorie svedesi e danesi di non somministrare questo farmaco ai più giovani. In Usa oggi si sta discutendo, infatti, di somministrare la terza dose solo agli over 40. L'Ema ha preferito non dare il via libera alla terza dose per tutti proprio in attesa di maggiori dati sulla sicurezza della terza dose. Poiché il vaccino continua ad avere una buona protezione contro i casi gravi di covid, il vantaggio derivato da un ulteriore rafforzamento della difesa immunitaria potrebbe non valere il rischio di sottoporre a effetti collaterali piuttosto gravi i più giovani. Questo è oggi un tema centrale nelle decisioni degli enti regolatori. Secondo l'advisor dell'Fda Cody Meissner, da noi intervistato, proprio per questo l'ente regolatorio americano non ha dato il via libera alla terza dose per tutti;
5) Cody Meissner, membro del comitato di advisor dell'Fda, ha esaminato tutte le richieste presentate dalle case farmaceutiche. Negli Usa la richiesta di somministrare subito la terza dose a tutti gli adulti ha provocato una profonda frattura, non ancora sanata, visto che una decisione definitiva non è stata presa. Proprio come in Italia, e in Europa, dove la stessa Ema ha manifestato dei dubbi nella sua ultima raccomandazione. Le case farmaceutiche spingono per dare subito la terza dose a tutti, e per questo hanno presentato richieste specifiche alle agenzie regolatorie mondiali. Delle due l'una: se i vaccini perdono efficacia, allora serve la terza dose. O, se non perdono efficacia, per quale motivo le case farmaceutiche chiedono l'autorizzazione alla terza dose?
È lo stesso membro dell'Fda Meissner a dirci che il motivo è economico. E che si tratti per le case farmaceutiche di una opportunità di mercato importante è stato espresso da Frank D'Amelio, vice presidente di Pfizer, in una call dell'11 marzo con gli investitori banca privata Barclays di cui Report ha dato conto;
6) Sulla somministrazione del dosaggio intero della terza dose di Moderna, invece della metà consigliata, Report non ha in alcun modo fatto allarmismo, o parlato di anziani in pericolo. È la stessa azienda Moderna nei suoi documenti tecnici a spiegare che la scelta di puntare sul dosaggio a 50 jug, invece di 100, “è supportata dalla tendenza a una minore reattogenicità”, oltre che dall'opportunità di risparmiare dosi. Dunque nel migliore dei casi si è trattato di uno spreco di fiale, e di soldi pubblici, nel peggiore di una scelta poco attenta all'esigenza di ridurre al minimo la possibilità di eventi avversi. È dimostrato infatti da documenti ufficiali che il 9 settembre, quando Aifa ha raccomandato entrambi i vaccini Mrna (Comirnaty, Spikevax) a dosaggio intero come booster, l'azienda Moderna aveva già presentato la sua richiesta di approvazione della terza dose a 50 µg. E che dunque sarebbe stato possibile con un po' più di attenzione indicare da subito il dosaggio suggerito, o comunque aspettare. Negli Usa, nello stesso periodo, il vaccino Moderna non veniva somministrato come booster. Prima di dare la notizia Report ha chiesto e ottenuto conferme dalla Direzione prevenzione del Ministero della Sanità e all'Aifa;
7) A criticare le case farmaceutiche e i governi che stanno iniziando la somministrazione della terza dose è stata l'Oms, che in una dichiarazione ufficiale ha chiesto una moratoria sul cosiddetto booster. Mentre i Paesi occidentali somministrano il richiamo, infatti, gran parte del mondo non ha ricevuto neppure la prima dose. È oggettivo – lo riporta uno studio di Oxfam con l'Imperial collage di Londra – che i prezzi praticati dalle case farmaceutiche in occidente siano più alti di quelli praticati a Covax, l'organismo che sta gestendo, per conto dell'Onu, la consegna dei vaccini nei Paesi in via di sviluppo.
In conclusione, Report è da sempre a favore del vaccino come migliore prevenzione contro il Covid. Ha realizzato in passato numerose inchieste che svelavano tutte le fake news sul virus».
Infine la direzione di Rai3 dichiara di essere stata a conoscenza del contenuto in quanto condivide con il conduttore i temi quando vengono decisi in fase di avvio delle inchieste e ne segue gli sviluppi. Inoltre, poiché il programma è registrato il sabato pomeriggio, la direzione di Raitre ha la visione della puntata già dalla domenica mattina.
CAPITANIO, BERGESIO, COIN, FUSCO, MACCANTI, PERGREFFI, TARANTINO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai – Per sapere – premesso che:
come noto chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi televisivi deve per legge R.D.L. 21/02/1938 n. 246 pagare il canone TV. Trattandosi di un'imposta sulla detenzione dell'apparecchio, il canone deve essere pagato indipendentemente dall'uso del televisore o dalla scelta delle emittenti televisive;
la Rai non incamera per intero quello che le famiglie versano per il canone: nel 2014, il governo ha deciso una trattenuta una tantum di 144 milioni; nel 2015 ha stabilito invece una trattenuta permanente del 5% (pari a 84 milioni l'anno). E così, tra il 2013 e il 2020, la tv pubblica accusa trattenute complessive per addirittura 1,2 miliardi. Altri 1200 milioni sono stati presi dallo Stato, in questi anni, per la tassa di concessione governativa sul canone e l'Iva;
il problema si attenuerà per effetto della legge 178 del 2020, che garantirà a Viale Mazzini un recupero di entrate da canone per 60 milioni nel 2021 e per 75, nel 2022;
l'Amministratore delegato della RAI, martedì 12 ottobre, ha svolto una audizione in Commissione Vigilanza, sintetizzando le ipotesi per il futuro del Canone Rai;
secondo il massimo dirigente, la norma attuale porta la televisione pubblica italiana a combattere una lotta impari rispetto ai competitor stranieri, e quindi la sua richiesta per «cercare di riportare l'Italia al livello di tutti gli altri Paesi europei e quindi avere il 96% invece dell'86% della tassa di scopo che pagano gli italiani per avere il servizio pubblico porterebbe 200 milioni in più di risorse, quindi il 12-13% in più. Risorse importanti che garantirebbero lo sviluppo tecnologico, garantirebbero un miglioramento del prodotto. Sarebbero risorse incrementate»;
a quanto risulta agli interroganti – alcune aziende elettriche – non verserebbero o verserebbero con notevole ritardo quanto dovuto alla Rai per il Canone;
alla Società concessionaria si chiede:
a quanto ammonta il credito relativo al canone dell'azienda nei confronti delle società elettriche e quali azioni anche di natura legale o coattiva siano state intraprese per il recupero il suddetto credito.
(430/2009)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione Canone e Beni Artistici.
Grazie ai flussi contabili inerenti la riscossione del canone in fattura messi a disposizione da Acquirente Unico e dalle imprese elettriche, a decorrere dalla fine del 2017 è stato possibile per la Rai – attraverso la Direzione Canone e Beni Artistici – effettuare un monitoraggio in merito alla gestione del canone sia sotto il profilo della numerosità dei soggetti tenuti al pagamento, sia in merito al corretto addebito del canone in fattura, sia ancora in merito alla puntualità del riversamento di quanto incassato da parte dei traders, coadiuvando l'Agenzia delle entrate nell'espletamento delle funzioni di controllo e recupero ad essa attribuite dall'art. 5 del d.m. 13 maggio 2016, n. 94.
A tal proposito si ritiene opportuno evidenziare che l'azienda provvede a monitorare costantemente il rispetto del piano di rientro, avendo cura di segnalare ogni ritardo all'Agenzia delle entrate per l'adozione delle misure di competenza, mentre le azioni di carattere coattivo sono precluse alla Rai, in quanto rimesse in via esclusiva all'Agenzia delle entrate dal menzionato d.m. 94/2016.
Tutto ciò premesso, avendo la Rai accertato diverse irregolarità nel riversamento del canone riscosso dalle imprese elettriche, sono state avviate specifiche attività di sollecito bonario verso le società risultate inadempienti, sempre in sinergia con l'Ufficio Canone Tv dell'Agenzia delle entrate. In particolare, sono state inviate direttamente a tali società apposite richieste di regolarizzazione della rispettiva posizione debitoria, offrendo anche la possibilità di aderire a forme di ravvedimento operoso mediante rateizzazione degli importi dovuti.
Tenendo presente che la riscossione coattiva è stata normativamente inibita dal marzo del 2020 all'agosto del 2021 dai provvedimenti di sospensione conseguenti alla pandemia da Covid-19, si segnala che tra il 2018 e il 2021 sono state contattate oltre 70 imprese e recuperati 16,5 mln di euro di cui 6,5 tra marzo e settembre 2021. A tale somma vanno peraltro aggiunti altri 5 mln di euro che erano stati riversati da alcune imprese con codici tributo errati e che, grazie alle iniziative della Rai, sono stati successivamente rettificati per consentirne la corretta attribuzione alla stessa Rai.
L'attività di recupero non giudiziale è attualmente in corso e riguarda circa 60 società ancora inadempienti, di cui la maggior parte con problemi di liquidità, aggravatisi nel periodo della pandemia per l'incremento della morosità elettrica dell'utenza sia privata che business. Diverse società hanno peraltro dichiarato fallimento o cessato l'attività, rendendo ancora più difficoltoso il recupero del credito.
In conclusione, al fine di individuare tempestivamente ritardi o omissioni nei riversamenti, la Rai – con una attività resa particolarmente complessa dall'elevato numero (circa 600) e dalla notevole eterogeneità delle imprese elettriche – è impegnata in una verifica costante e capillare su tali imprese, affinché addebitino puntualmente il canone in fattura e trasmettano i dati relativi alle riscossioni.