Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Comm. spec. in materia di infanzia e di adolescenza

Comm. Infanzia

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza
SOMMARIO
Mercoledì 22 settembre 2021

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO:

Schema del V Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva (Parere al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, ai sensi dell'articolo 1, comma 5 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 103 (Esame e rinvio) ... 304

MATERIE DI COMPETENZA:

Sull'attività svolta dalla Commissione nell'anno 2020: proposta di relazione (Esame, ai sensi dell'articolo 1, comma 5, della legge 23 dicembre 1997, n. 451 – Approvazione della relazione: Doc. XVI-bis, n. 5) ... 308

ALLEGATO 1 (Schema di relazione proposto dalla relatrice sull'attività svolta dalla Commissione nell'anno 2020) ... 311

ALLEGATO 2 (Relazione approvata dalla Commissione sull'attività svolta dalla Commissione nell'anno 2020) ... 319

INTEGRAZIONE DELL'UFFICIO DI PRESIDENZA:

Elezione di un Vice Presidente ... 309

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza - Resoconto di mercoledì 22 settembre 2021

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 22 settembre 2021. — Presidenza della presidente RONZULLI.

  La seduta comincia alle 8.45.

Schema del V Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva.
(Parere al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, ai sensi dell'articolo 1, comma 5 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 103.
(Esame e rinvio).

  La PRESIDENTE, avverte che nella prima parte della seduta odierna la Commissione è chiamata ad esaminare il V Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva. Si tratta di un atto – di indubbia importanza – sul quale la Commissione dovrà rendere parere entro il 6 novembre. Sul Piano, segnala, che ha reso già il prescritto parere l'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, dottoressa Garlatti.
  Procede quindi, in qualità di relatrice, alla illustrazione dell'Atto in esame.
  Il Piano è il risultato di un'intensa attività di coprogettazione che ha coinvolto non solo tutti i soggetti e gli enti partecipanti all'Osservatorio nazionale, ma anche la società civile e il terzo settore, soggetti pubblici quali amministrazioni centrali, enti pubblici e territori, soggetti privati, esperti, il mondo dell'università e della ricerca.
  Specifica che il documento si articola in 3 sezioni e in una appendice nella quale sono riportati gli esiti di una consultazione online promossa dall'Osservatorio nazionale – che ha elaborato il Piano.
  La prima sezione, di introduzione, delinea il contesto internazionale ed europeo in materia di strategie per la promozione e la tutela dei diritti delle nuove generazioni, nel quale il Piano nazionale si inserisce: dalla Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989, agli Obiettivi ONU di sviluppo sostenibile – Agenda 2030, dalla Strategia dell'Unione europea sui diritti dei minori 2021-2024 al Sistema europeo di garanzia per i bambini vulnerabili (European Child Guarantee).
  Evidenzia che la seconda sezione del Piano, intitolata «Quadro di realtà», è dedicata alla ricognizione della condizione dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia, attraverso l'analisi degli interventi esistenti e delle azioni che necessitano di nuovi interventi migliorativi.
  Rileva inoltre che nella terza e ultima sezione sono individuate le tre aree di intervento, Educazione, Equità, Empowerment nelle quali si struttura il Piano, e indicate per ciascuna obiettivi generali e azioni specifiche.
  Con riguardo all'area Educazione il Piano si propone quattro obiettivi generali: il pieno riconoscimento del diritto dei bambini e delle bambine alla educazione a partire dalla nascita; il rilancio della corresponsabilità tra scuole, studenti e famiglie sostenendo quindi la definizione e il consolidamento della comunità educante sul territorio nazionale; la prevenzione e la promozione del benessere psicologico e fisico.
  Il primo obiettivo generale è perseguito attraverso due specifiche Azioni: da un lato, l'integrazione delle potenzialità attuali dei servizi educativi 0-6 anni e il rafforzamento dell'offerta 0-3 anni (Azione 1) e, dall'altro, lo sviluppo dell'accessibilità ai servizi educativi 0-3 anni attraverso la cancellazione progressiva delle rette per la frequenza degli asili nidi (Azione 2).
  L'importanza dei servizi educativi rivolti all'infanzia rappresenta un tema la cui rilevanza è stata in più occasioni evidenziata dalla Commissione. Altrettanto condivisibile è la necessità di garantire su tutto il territorio nazionale l'accesso ad asili nidi, superando un evidente gap.
  Relativamente al secondo obiettivo il Piano indica tre Azioni: la necessità di un complessivo ripensamento della corresponsabilità scuola, studenti e famiglie in un'ottica di ampliamento delle forme di coinvolgimento delle rappresentanze studentesche e dei genitori, consentendo la massima partecipazione dei minori attraverso un modello circolare bottom-up e top-down in modo da favorire il dialogo anche con i territori (Azione 3); la valorizzazione degli strumenti forniti dalla legge n. 71 del 2017 per il contrasto del cyberbullismo e della legge n. 92 del 2019 relativa alla introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica, promuovendo in questi ambiti la conoscenza anche della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Azione 4); la definizione di un protocollo operativo per la fruizione di spazi pubblici in orario extrascolastico da parte della comunità educante tramite patti educativi di comunità (Azione 5).
  Evidenzia che con riguardo alla prevenzione/promozione del benessere psicologico e fisico dei minori, obiettivo da raggiungere attraverso un intervento trasversale e integrato che coinvolga i servizi sociali, quelli educativi e quelli sanitari, il Piano individua 5 Azioni. In primo luogo il Piano prevede l'istituzione di un servizio – parte integrante dell'offerta formativa – di psicologia scolastica in ogni scuola. Si tratta anche in questo caso di una esigenza che la Commissione ha reiteratamente segnalato, evidenziando l'importanza di forme di sostegno psicologico in ambito scolastico. Tale servizio deve consentire anche l'accesso diretto alle prestazioni professionali e ai servizi in ambiti della salute mentale da parte degli adolescenti. È importante che il servizio sia accompagnato dalla adozione di linee di indirizzo nazionali (Azione 6). Ancora il Piano prevede il rafforzamento e il potenziamento dei consultori anche attraverso l'aumento dell'organico delle equipe e la previsione dell'aumento del numero degli psicologi, nonché la adozione di protocolli operativi tra ASL e direzioni regionali e provinciali del Ministero dell'istruzione
in un sistema di governance che veda uno stretto collegamento tra scuola e territorio (Azione 7). In terzo luogo il Piano prevede l'aggiornamento delle linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo in ambito scolastico anche attraverso una più piena partecipazione della comunità educante (Azione 8). Il Piano, poi, riconosce l'importanza di implementare i programmi centrati sulle life skills (Azione 9), prevedendo la stabilizzazione di tutte quelle iniziative integrate scuola-territorio sui corretti stili di vita (dalla educazione alimentare allo sport, al contrasto delle dipendenze). L'ultima Azione finalizzata alla promozione del benessere psicologico e fisico dei minori si sostanzia nella implementazione dell'educazione alla affettività, alla sessualità e alla parità di genere nelle scuole, da realizzarsi attraverso atti di indirizzo intersettoriali da approvare in Conferenza Stato-Regioni e attraverso la promozione di iniziative locali realizzate in un sistema a rete che coinvolga le istituzioni scolastiche e i vari enti territoriali (Azione 10).
  Sottolinea poi come prendersi cura di un/a bambino/a o di un/a ragazzo/a in situazioni di vulnerabilità richieda una professionalità alta, formata attraverso un percorso di laurea universitaria per il profilo di operatore in ambito socio-educativo, che sviluppi saperi e competenze nella declinazione multilivello. È per questa ragione che il Piano prevede il necessario rafforzamento della qualità, del monitoraggio e della valutazione delle policies e degli interventi, da realizzarsi attraverso la valorizzazione dei sistemi informativi integrati, incluso il sistema sull'offerta dei servizi sociali, la promozione della cultura dei diritti dei bambini e della valutazione della documentazione nella formazione dei professionisti operanti nei servizi di protezione e tutela delle persone di minore età, l'identificazione del mismatch tra competenze necessarie al sistema di servizi di tutela e protezione e competenze offerte dai corsi di studio universitari ed infine l'unificazione delle due classi di laurea che formano gli educatori professionali (Azione 11).
  Relativamente alle politiche per l'equità il Piano individua quattro obiettivi generali: il contrasto alla povertà assoluta dei minori; il rafforzamento delle opportunità educative per favorire l'inclusione sociale; la realizzazione di un efficace sistema integrato dei servizi per la cura, la tutela e la protezione; la protezione dei bambini e degli adolescenti dal rischio di abusi e maltrattamenti. Tali temi sono peraltro oggetto di procedure informative ancora in corso in Commissione. Anche in questo caso per ciascuno degli obiettivi generali il Piano indica precise Azioni.
  Specifica inoltre con riguardo al contrasto alla povertà il Piano prevede, da un lato, l'avvio di una analisi volta alla revisione delle misure anche legislative vigenti nell'ottica di un efficace contrasto della povertà materiale dei nuclei familiari con minori di età (Azione 12) e, dall'altro, la progressiva estensione del servizio di refezione scolastica nelle scuole dell'infanzia e primaria, tendendo verso l'accesso universale, attraverso la qualificazione di questo servizio come livello essenziale delle prestazioni sociali – Lep (Azione 13).
  Per quanto concerne il rafforzamento delle opportunità educative al fine di favorire l'inclusione sociale il Piano prevede quattro specifiche azioni (Azioni 14-17): l'incentivazione del processo di digitalizzazione attraverso la dotazione di connettività a banda ultralarga per le scuole, la previsione di adeguate risorse per assicurare la piena fruizione della didattica a distanza, riducendo ogni divario digitale fra aree del Paese, l'istituzione di un voucher connettività per le famiglie a basso reddito, la realizzazione di progetti sperimentali per la razionalizzazione degli interventi a favore dei figli minorenni in povertà assoluta.
  L'obiettivo generale della progettazione e realizzazione, all'interno del sistema pubblico e integrato dei servizi di una specifica area di servizi socio-sanitari-educativi titolari delle funzioni di accompagnamento, cura, tutela e protezione dell'infanzia in cui il supporto alla genitorialità sia un elemento costitutivo anche in contesti di accoglienza fuori della famiglia è perseguito
attraverso in primo luogo la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Azione 18), l'istituzione in seno all'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, di un tavolo di lavoro permanente con soggetti istituzionali, del terzo settore e con la piena partecipazione di organismi rappresentativi delle persone di minore età, finalizzato a disegnare un sistema pubblico, inclusivo e integrato di servizi e a garantirne il monitoraggio (Azione 19), la realizzazione di reti territoriali in un'ottica di sistema integrato di presa in carico dei minori di età (Azione 20), il monitoraggio e l'aggiornamento delle tre Linee di indirizzo nazionali su affidamento familiare, comunità e vulnerabilità e delle linee guida per l'accoglienza a scuola in tutte le regioni e province autonome dei minori di età adottati e del Piano di promozione dell'affido (Azione 21) e infine garantendo la piena applicazione della normativa esistente in tema di accoglienza e protezione dei minori stranieri non accompagnati (Azione 22).
  L'ultimo specifico obiettivo generale della politica per l'equità è rappresentato dalla protezione dei minori di abusi e maltrattamenti. Le specifiche Azioni indicate nel Piano sono in linea con le conclusioni della relazione approvata dalla Commissione al termine della lunga indagine conoscitiva sulla violenza tra e ai danni dei minori. Il Piano prevede, in particolare, l'individuazione di un centro pediatrico ospedaliero specializzato in ogni Regione e la realizzazione di un sistema di collegamento tra pronto soccorsi e pediatri di famiglia per l'accesso al fascicolo del minore (Azione 23) e l'adozione di Linee guida per aziende sanitarie, ospedaliere e servizi sociosanitari per le vittime di violenza minori di età con la contestuale individuazione di indicatori per screening in pronto soccorso (Azione 24).
  Infine le politiche per l'empowerment sono volte alla creazione di una nuova forma di partecipazione dei minori di età, alla costruzione e al rafforzamento della comunità educante partendo dallo strumento del patto educativo di comunità, alla programmazione e valutazione delle politiche pubbliche per l'infanzia e l'adolescenza e infine al miglioramento della reattività dei sistemi sanitari alle condizioni di vulnerabilità.
  L'obiettivo della realizzazione di una nuova forma di partecipazione dei bambini e degli adolescenti richiede in primo luogo la definizione di linee di indirizzo nazionali sulla partecipazione dei minori per promuovere la loro significativa e rafforzata partecipazione all'interno della famiglia, delle comunità della scuola e degli altri ambiti della vita sociale (Azione 25), in secondo luogo la diffusione e la formazione del personale e dei diversi professionisti dell'infanzia sul tema della partecipazione definendo le potenzialità, lo stile e gli elementi di attenzione per la gestione del processo anche con riguardo alla inclusione di soggetti vulnerabili (Azione 26) e infine la promozione di una normativa primaria sulla partecipazione dei minori nel processo decisionale relativo a tutte le questioni che li riguardano e all'ideazione e attuazione delle politiche e dei programmi volti a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Azione 27).
  Sempre con riguardo alle politiche per l'empowerment, evidenzia che il Piano ritiene necessaria la costruzione e il rafforzamento della comunità educante partendo dallo strumento del patto educativo di comunità, un obiettivo questo da raggiungere attraverso la definizione dei criteri essenziali dei Patti educativi di comunità e l'elaborazione di linee guida di indirizzo nazionali sulla comunità educante (Azione 28); altrettanto essenziale è la definizione di linee d'indirizzo nazionali per l'individuazione degli elementi essenziali dei patti territoriali che garantiscano la partecipazione dei bambini e dei ragazzi al fine di assicurare la costituzione di comunità educanti territoriali (Azione 29).
  Per consentire la programmazione e la valutazione delle politiche pubbliche di prevenzione, protezione e tutela dell'infanzia e dell'adolescenza, occorre migliorare la conoscenza del fenomeno della violenza, favorendo la confrontabilità e la interoperabilità dei dati raccolti dai vari sistemi che detengono informazioni sui bambini e adolescenti
anche in carico ai servizi e fuori famiglia (Azione 30). Il problema dei dati, dell'assenza di un sistema integrato, è stato in più occasioni rilevato dalla Commissione.
  Infine la condizione di svantaggio, di deprivazione, di esclusione sociale dei minorenni e delle famiglie in cui essi vivono espone bambini e ragazzi a gravi rischi per la salute, compromettendone il sano sviluppo delle proprie potenzialità e dell'equilibrio psicofisico. In questo contesto il sistema sanitario nazionale rappresenta lo strumento principale per garantire la protezione, la prevenzione e la promozione del diritto alla salute dei minorenni vulnerabili.
  Proprio al fine di migliorare la reattività dei sistemi sanitari nel rispondere alle esigenze di bambini e adolescenti in situazioni di vulnerabilità il Piano rileva l'esigenza di promuovere la salute materno infantile, con particolare attenzione alle donne in condizione di disagio sociale, mediante l'attuazione a livello regionale delle Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo, delle Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza degli interventi assistenziali in area pediatrico-adolescenziale, nonché del documento di indirizzo «Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi mille giorni di vita» (Azione 31).

  È quindi aperta la discussione.

  Il senatore PILLON (L-SP-PSd'Az) sottolinea l'importanza dell'Atto in esame, uno dei pochi provvedimenti sui quali la Commissione bicamerale è chiamata ad esprimere il proprio parere. Nel merito ritiene in linea generale condivisibile il contenuto del Piano, nella cui redazione si è tenuto conto anche della attività svolta dalla Commissione.
  In particolare apprezzabile è l'inserimento tra le Azioni da attuare anche della valorizzazione degli strumenti di contrasto al cyberbullismo. In relazione a tale tema, oggetto peraltro di una ampia ed approfondita indagine conoscitiva svolta dalla Commissione e conclusasi con l'approvazione di un documento finale, ritiene necessario prevedere un maggiore coinvolgimento delle famiglie nell'educazione al corretto uso della rete da parte dei minori.
  Relativamente alla Azione 10 sottolinea l'esigenza, anche in questo caso, di riconoscere un più incisivo ruolo alle famiglie nella educazione alla affettività, alla sessualità e alla parità di genere dei bambini e degli adolescenti. È importante che l'educazione alla sessualità e all'affettività sia portata avanti tenendo conto della maturità dei singoli minori, e non in modo standardizzato, ma soprattutto occorre evitare che la scuola diventi lo strumento di promozione e di diffusione di teorie lgbt e gender, senza il consenso dei genitori.
  Conclude rilevando l'esigenza di integrare il Piano prevedendo un generale empowerment della famiglia quale principale comunità educante.

  La senatrice Paola BINETTI (FIBP-UDC) sollecita una riflessione sulle misure contenute nel disegno di legge n. 1662, di delega al Governo per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, approvato ieri dal Senato. Tale provvedimento reca infatti una serie di interventi che toccano anche la giustizia di famiglia e dei minori. Auspica quindi che tale riforma possa effettivamente contribuire a risolvere le criticità riscontrate nella prassi con riguardo in particolare all'affidamento dei minori.

  Il seguito dell'esame è rinviato.

MATERIE DI COMPETENZA

Sull'attività svolta dalla Commissione nell'anno 2020: proposta di relazione.
(Esame, ai sensi dell'articolo 1, comma 5, della legge 23 dicembre 1997, n. 451. Approvazione della relazione: Doc. XVI-bis, n. 5).

  La PRESIDENTE, in qualità di relatrice, illustra la proposta di relazione sulla attività svolta dalla Commissione nell'anno 2020 (vedi allegato 1). Evidenzia che il 2020 sarà senza dubbio ricordato come l'anno della pandemia da Covid-19. Una esperienza traumatica ed inaspettata che ha profondamente segnato la vita non solo degli adulti ma anche di tanti bambini ed adolescenti. La crisi epidemiologica ha influito anche sull'attività parlamentare della Commissione bicamerale, la quale, in particolare nei mesi del primo lockdown, ha subito un indubbio rallentamento. La relazione si propone di focalizzare e sollecitare l'attenzione del Parlamento, e più ampiamente del dibattito politico, sulle tematiche connesse al mondo dell'infanzia e alla concreta attuazione dei diritti che, oltre 30 anni fa, sono stati riconosciuti dalla Convenzione ONU a bambini e adolescenti e che nel periodo drammatico della pandemia da Covid-19 sono stati messi a dura prova. Nella relazione, oltre a riassumere il lavoro svolto nell'anno 2020 e a menzionare alcune informazioni relative agli sviluppi più recenti nell'attività, specifica che è stato dato conto, senza pretese di esaustività, anche di eventuali interventi legislativi – de jure condendo e de jure condito – relativi ai temi legati al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.
  In continuità con le esperienze delle precedenti legislature e dello scorso anno il metodo di lavoro seguito è stato contraddistinto da un clima di ampia condivisione, che ha consentito di evitare di riprodurre sui temi relativi ai diritti dell'infanzia le forti contrapposizioni tra forze politiche che sono proprie della normale dialettica parlamentare.

  Non essendovi richieste di intervento, la PRESIDENTE avverte che si passerà direttamente alla votazione, previe dichiarazioni di voto.

  L'onorevole LATTANZIO (PD), nel preannunciare il voto favorevole del proprio Gruppo, invita la Presidente a modificare la Relazione utilizzando una semantica attenta alle differenze e alla parità di genere attraverso quindi l'esplicito richiamo alle «bambine e alle adolescenti». Sottolinea poi, con riguardo al tema della circoncisione rituale minorile, l'esigenza di esplicitare con maggiore chiarezza come i protocolli seguiti nell'ambito della Comunità ebraica per l'effettuazione di tali pratiche siano pienamente sicuri sul piano medico sanitario.

  Il senatore PILLON (L-SP-PSd'Az) ringrazia la Presidente e tutti i componenti della Commissione per il proficuo lavoro svolto anche durante lo scorso anno, così profondamente segnato dalla crisi epidemiologica. Dichiara quindi il voto favorevole del proprio Gruppo.

  Intervengono quindi, a nome dei rispettivi Gruppi, per dichiarazione di voto favorevole, le deputate Patrizia MARROCCO (FI), Carmela GRIPPA (M5S) e Fabiola BOLOGNA (CI).

  La PRESIDENTE, nel prendere atto che non vi sono ulteriori richieste di intervento per dichiarazione di voto, pone in votazione la proposta di relazione, integrata con i rilievi formulati dall'onorevole Lattanzio, che, previa verifica del prescritto numero legale, è approvata all'unanimità (vedi allegato 2).

INTEGRAZIONE DELL'UFFICIO DI PRESIDENZA

Elezione di un Vice Presidente.

  La PRESIDENTE avverte che si procederà infine all'integrazione dell'Ufficio di Presidenza, mediante l'elezione di un Vice Presidente.

  Ricorda che la Commissione funziona esclusivamente come un seggio elettorale. Pertanto, non è possibile svolgere considerazioni o interventi di alcun tipo, se non richiami al Regolamento che siano strettamente attinenti alle votazioni che stanno per avere luogo.

  La PRESIDENTE invita quindi la senatrice D'Angelo e l'onorevole Giannone a svolgere le loro funzioni di segretari. Indice quindi la votazione a scrutinio segreto per l'elezione di un vice Presidente.

  (Seguono la votazione e lo scrutinio delle schede).

  Comunica il risultato della votazione:

   Presenti... 21
   Votanti... 21

  Hanno ottenuto voti:

   Siani... 13
   Schede bianche... 7
   Schede nulle... 1

  Proclama quindi eletto vice Presidente della Commissione l'onorevole Paolo SIANI.

  La PRESIDENTE dichiara conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 9.30.

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza - mercoledì 22 settembre 2021

ALLEGATO 1

SCHEMA DI RELAZIONE PROPOSTO DALLA RELATRICE SULL'ATTIVITÀ SVOLTA DALLA COMMISSIONE NELL'ANNO 2020

1. L'attività della Commissione.

  Il 2020 sarà senza dubbio ricordato come l'anno della pandemia da Covid-19. Una esperienza traumatica ed inaspettata che ha profondamente segnato la vita non solo degli adulti ma anche di tanti bambini ed adolescenti. La crisi epidemiologica ha influito anche sull'attività parlamentare della Commissione bicamerale, la quale, in particolare nei mesi del primo lockdown, ha subito un indubbio rallentamento.
  La Commissione ha ritenuto di proseguire comunque nel solco tracciato nella prima Relazione, predisponendo, coerentemente quindi con quanto previsto dalla legge istitutiva, anche per il 2020 una relazione riassuntiva dell'intera attività svolta.
  Attraverso la relazione «generale» la Commissione intende focalizzare e sollecitare l'attenzione del Parlamento, e più ampiamente del dibattito politico, sulle tematiche connesse al mondo dell'infanzia e alla concreta attuazione dei diritti che, oltre 30 anni fa, sono stati riconosciuti dalla Convenzione ONU a bambini e adolescenti e che nel periodo drammatico della pandemia da Covid-19 sono stati messi a dura prova. Nella relazione, oltre a riassumere il lavoro svolto nell'anno 2020 e a menzionare alcune informazioni relative agli sviluppi più recenti nell'attività, si dà conto, senza pretese di esaustività, anche di eventuali interventi legislativi – de jure condendo e de jure condito – relativi ai temi legati al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.
  Il dibattito e il confronto politico sulla relazione annuale potranno fornire anche questa volta utili spunti e stimoli per l'orientamento dell'attività della stessa Commissione e la contestuale individuazione delle priorità nella predisposizione della agenda dei lavori nell'anno successivo.
  Nonostante le difficoltà il bilancio dei lavori, anche in questo secondo anno di attività della Commissione, non può che ritenersi positivo.
  In linea con le modalità operative già inaugurate si è scelto di affrontare le varie problematiche relative al mondo dell'infanzia ricorrendo non solo allo strumento della indagine conoscitiva, ma «sfruttando» tutti gli istituti contemplati dal Regolamento del Senato, quali gli affari assegnati. A causa delle limitazioni legate alla crisi epidemiologica quest'anno la Commissione non ha potuto ricorrere per l'approfondimento di alcune puntuali questioni, a missioni e sopralluoghi. Alcuni sopralluoghi, quali quello all'istituto penitenziario minorile di Treviso e alcune missioni all'estero sul tema della giustizia di famiglia, già deliberate dall'Ufficio di Presidenza non hanno potuto avere luogo.
  In continuità con le esperienze delle precedenti legislature e dello scorso anno il metodo di lavoro seguito è stato contraddistinto da un clima di ampia condivisione, che ha consentito di evitare di riprodurre sui temi relativi ai diritti dell'infanzia le forti contrapposizioni tra forze politiche che sono proprie della normale dialettica parlamentare. Il principio del superiore interesse del minore ha ispirato e orientato tutti i lavori, consentendo alla Commissione parlamentare per l'infanzia di svolgere un ruolo significativo nell'elaborazione di orientamenti in materia di promozione e tutela dei diritti dei minori, fornendo elementi rivelatisi utili in altre sedi parlamentari, quali l'esame di provvedimenti legislativi.
  Anche nel 2020 ampio è stato il ricorso allo strumento conoscitivo: oltre alla conclusione, con l'approvazione all'unanimità di un documento conclusivo, della indagine conoscitiva sulla violenza tra minori e ai danni di bambini e adolescenti avviata nel 2019, la Commissione ha deliberato di svolgere due nuove indagini conoscitive l'una
sul tema delle dipendenze patologiche e l'altra sul funzionamento dei servizi sociali in particolare durante la pandemia.

2. I principali temi trattati nel 2020.

2.1. Violenza ai danni dei minori e fenomeni violenti fra bambini e adolescenti.

  La Commissione aveva nel 2019 deliberato lo svolgimento di una specifica indagine conoscitiva sulla questione connessa alla diffusione della violenza fra i minori, proponendosi di analizzare il contesto di violenza nel quale vivono tanti bambini ed adolescenti, e del quale, anche se non formalmente, finiscono per essere vittima.
  Nel corso della indagine conoscitiva, che si è sostanziata in lungo ciclo di audizioni e nella acquisizione di documentazione scritta, sono stati esaminati, senza pretese di esaustività, vista la complessità e poliedricità della tematica, i principali aspetti legati alla violenza sia ai danni di minori che fra bambini e adolescenti. Le forme di violenza subite dai minori sono molte la Commissione ha quindi ritenuto di focalizzare la propria attenzione solo alcune, rinviando ad altro momento la trattazione di alcuni temi, quali ad esempio la questione della vittimizzazione dei bambini ed adolescenti nelle cause di separazione particolarmente conflittuali o il tema delle cosiddette baby star, cioè di quelle forme di sfruttamento che si celano dietro lo showbiz, con baby modelle costrette durante le sfilate a mangiare e bere poco per poter essere performanti al meglio.
  All'esito della lunga attività conoscitiva, che si è protratta per quasi due anni, nel novembre del 2020, ha approvato all'unanimità un articolato documento conclusivo.
  L'indagine svolta ha consentito alla Commissione di rilevare la complessità e l'ampiezza dei temi trattati e di individuare alcuni punti critici sui quali intervenire. In primo luogo una delle principali criticità dell'attuale sistema è rappresentato dall'assenza di una uniforme e completa rilevazione del fenomeno della violenza sui minori. Ciò che occorre non è un semplice censimento di reati commessi da minori o a loro danno, serve una visione più ampia e di sistema, che fornisca elementi utili per una completa comprensione del fenomeno anche sul piano dei costi, non solo sociali ma anche economici. In altri termini deve essere realizzata una banca dati nazionale che consenta di prendere in carico la vittima di violenza e di seguirla in tutto il suo percorso. Acquisire i dati in merito alla diffusione del fenomeno significa renderlo conoscibile, concreto, reale e divulgabile.
  In proposito anche se legato più in generale al fenomeno della violenza sulle donne, nel novembre 2020 il Senato ha approvato il disegno di legge n. 1762, il quale introduce un articolato sistema di rilevazione statistica della violenza, anche di quella assistita, che vede il coinvolgimento non solo dell'Istat, ma anche dei Ministeri della giustizia, dell'interno della salute, nonché delle realtà regionali e locali.
  Ancora, la Commissione ritiene estremamente importante proseguire nelle campagne informative volte a diffondere la conoscenza del numero verde di pubblica utilità 114 emergenza infanzia, ma anche del numero verde 1522 contro la violenza. Altrettanto essenziale è spingere i minori a denunciare la violenza rivolgendosi ad «adulti» di fiducia. In questo contesto educatori, insegnanti e pediatri possono svolgere un ruolo essenziale in virtù dell'attività svolta che li porta ad avere contatti, anche continuativi, con soggetti minori. Questi soggetti, in tal modo, possono contribuire ad intercettare gli eventuali segnali di presenza di abusi. E possono farlo anche a prescindere dalla capacità del minore di denunciare il maltrattamento. Solo il riconoscimento precoce dell'abuso può contribuire ad evitare pericolose e letali derive. Per poter riconoscere i segni della presenza della violenza però è necessario che l'adulto sia adeguatamente formato. È innegabile poi il ruolo che nella emersione della violenza e nella immediata individuazione dei segni dell'abuso può essere svolto dai pronto soccorsi. Importante da questo punto di vista è la previsione con riguardo ai minori, di specifici protocolli per la gestione dei casi di violenza. Con riguardo
alla violenza perpetrata ai danni dei minori in ambito scolastico non si può trascurare, poi, l'importanza di giungere alla approvazione del disegno di legge n. 897, già peraltro esaminato dalla Camera e che prevede l'installazione di telecamere all'interno di asili nido e scuole dell'infanzia. Per quanto concerne la violenza tra pari, e in particolare con riguardo al fenomeno delle baby gang la Commissione ritiene che l'intervento repressivo non risolva, da solo, le origini del problema, per cui è importante un approccio volto a porre in essere misure di prevenzione del dilagare il fenomeno della violenza tra i giovani e interventi di natura culturale volti a rafforzare il sistema valoriale e il senso di appartenenza a una comunità, a offrire più solidi strumenti emotivi ai giovani, sia nei territori a maggior disagio sociale così come negli ambienti in cui l'accesso alle risorse – soprattutto economiche – spinge i ragazzi a cercare stimoli in azioni estreme. Si tratta di educare e, nel caso, di rieducare, cioè di far conoscere le regole, i principi, i valori sociali e giuridici, che, molto spesso, a causa del contesto familiare, territoriale, sociale in cui questi ragazzi sono cresciuti, non hanno conosciuto o non hanno assimilato. Una volta commesso il reato, questo compito educativo spetta al carcere. In questo percorso rieducativo sono gli educatori a rivestire un ruolo fondamentale. È importante che, soprattutto in considerazione della giovane età, come del resto emerge già in alcune realtà detentive, il percorso di rieducazione sia «personalizzato». L'avvento della rete e la progressiva diffusione di internet e degli strumenti che ne permettono l'accesso hanno profondamente inciso sulla modalità di esercizio della violenza sia commessa tra minori che perpetrata ai loro danni, non solo mutando le caratteristiche di fenomeni già noti, si pensi al bullismo, alla pedopornografia e alla pedofilia, ma anche favorendo lo sviluppo di nuovi e più insidiosi pericoli. Pregevole è il lavoro che le forze dell'ordine e la Polizia postale in particolare, portano avanti monitorando la rete e tentando di preservare l'utenza dai tanti cyber-rischi. È parere della Commissione che sarebbe comunque auspicabile la costituzione di una «cabina di regia» istituzionale in grado di coordinare le suddette misure, pianificandole e strutturandole anche coinvolgendo istituzioni centrali e locali dello Stato nonché tutti gli attori che, direttamente o indirettamente, entrano in contatto con soggetti minori. In particolare, se il ruolo della famiglia nell'educazione dei minori è essenziale, altrettanto importante è il ruolo di agenzia educativa che compete alla scuola. Con riguardo alla prevenzione della violenza, oltre alla già ricordata necessità di prevedere una formazione specifica per i docenti, la Commissione ritiene importante procedere nella istituzione presso le scuole di ogni ordine e grado di veri e propri sportelli di ascolto gestiti da psicologi scolastici. L'importanza del sostegno psicologico a livello scolastico è stato del resto alla base di alcune iniziative adottate dal Governo proprio in questo periodo di pandemia.

2.2. Le dipendenze patologiche.

  Il clima «di violenza» nel quale vivono molti minori e il contesto di forte disagio legato all'assenza di certezze sul futuro che connota l'esistenza di molti adolescenti si sostanziano in un esponenziale aumento delle varie forme di dipendenza patologica.
  Le dipendenze patologiche diffuse fra i minori possono essere ricondotte a due categorie: le dipendenze da sostanze (droghe più o meno leggere, metanfetamine, steroidi, alcool e tabacco e alcooliche) e le dipendenze comportamentali, quali il disturbo da gioco d'azzardo, le dipendenze tecnologiche, lo shopping compulsivo, disturbi dell'alimentazione, e le dipendenze sessuali. Si tratta di un tema di grande attualità, che coinvolge molti giovani in età evolutiva e in relazione al quale la Commissione ha ritenuto necessario un approfondimento chiedendo, nello novembre 2019, l'assegnazione di un affare.
  La Commissione successivamente avendo colto l'ampiezza dei profili nei quali si sostanzia il tema, ha ritenuto di «convertire» l'affare in una indagine conoscitiva. La Commissione ha quindi ascoltato dai
rappresentanti delle comunità terapeutiche ad esperti; da alcuni magistrati al Ministro per le politiche giovanili, titolare delle deleghe per le politiche antidroga al Presidente dell'Istat. L'attività conoscitiva non si è ancora conclusa. In ogni caso la Commissione si ripromettere di approvare entro la fine del 2021 un documento conclusivo, nel quale, fra le altre, prevedere una valutazione della congruità della legislazione vigente.

2.3. La crisi epidemiologica da Covid-19 e il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.

  La pandemia da Covid-19 che ha connotato il 2020 è stata una esperienza traumatica che ha impattato pesantemente anche sul mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.
  Se da un lato, è vero che il Covid ha, almeno sul piano strettamente medico-clinico, colpito in modo grave solo in modo limitato i più piccoli, dall'altro, è innegabile che la pandemia ha cambiato la vita dei bambini e degli adolescenti.
  Non si può ignorare il trauma legato alla chiusura delle scuole e alla limitazione alla libertà di movimento. Grave è stata la perdita sul piano strettamente didattico e sul livello degli apprendimenti in quanto la didattica a distanza ha contribuito ad accentuare le diseguaglianze e ad ampliare maggiormente il divario culturale già esistente, soprattutto in alcuni territori del Paese, con un aggravio ulteriore del livello di povertà educativa. Povertà che è destinata peraltro ad accentuarsi ulteriormente a causa della crisi economica che ha impoverito ulteriormente le famiglie Considerato lo stretto nesso esistente tra povertà economica e povertà educativa, non soltanto dal punto di vista dell'accesso all'istruzione ma dell'accesso alla cultura, in genere. Altrettanto grave è stata la perdita sul piano umano e della socialità.
  La didattica a distanza ha anche inciso negativamente sulle carriere scolastiche e sull'inclusione degli studenti con disabilità e bisogni educativi speciali (BES) che, secondo i dati ISTAT, nel 23 per cento dei casi sono stati di fatto esclusi dalla didattica a distanza (rispetto all'8 per cento della media).
  L'epidemia poi ha costretto a riscrivere le norme di comportamento e a ridisegnare i rapporti personali anche, e soprattutto, a livello familiare.
  Dove la vita familiare era già critica, la situazione è precipitata, perché le limitazioni hanno costretto in casa per intere giornate le famiglie accentuando litigi e tensioni, ma anche, purtroppo le violenze.
  Come è stato anche evidenziato dalla Commissione nel ricordato documento conclusivo della indagine conoscitiva sul fenomeno della violenza tra e ai danni dei minori, da un lato, la permanenza forzata nelle case dei nuclei familiari ha determinato un incremento della violenza domestica, lasciando molti bambini bloccati in casa, alla mercé di soggetti abusanti sempre più frustrati. Situazione aggravata dall'impatto del lockdown sui servizi di protezione e sull'operatività degli assistenti sociali che ha fatto sì che i bambini non avessero risorse a cui rivolgersi per chiedere aiuto. Vittime delle vittime sono stati i bambini con disabilità, che come non mai hanno vissuto sulla loro pelle la duplice violenza di subire maltrattamenti e di non poterli denunciare.
  Dall'altro lato, il maggior uso di strumenti informatici e telematici e l'aumento dei periodi di permanenza in rete spesso lontano dal controllo genitoriale hanno favorito l'emersione di nuovi rischi per la sicurezza dei minori. Oltre ad un aumento dei «tradizionali» cybercrime si sono affacciati sullo scenario virtuale nuovi pericolosi fenomeni criminogeni, quali quello delle baby gang virtuali (la rete è diventato il veicolo non solo per l'organizzazione dei pestaggi ma anche lo strumento di diffusione e di scambio dei video della violenza. Vittime e carnefici sono diventati in pratica protagonisti di web stories), dei fight club (anche qui la rete è strumento per l'organizzazione del combattimento e mezzo di diffusione dello scontro) o dello scambio di tutto quel materiale definito «gore» (immagini e filmati di abusi sessuali di indubbia ferocia ai danni di bambini e adolescenti) su social network.

  Pesanti sono state anche le ricadute «strettamente sanitarie» del Covid. Il trattamento del virus ha monopolizzato il sistema sanitario a scapito della cura e della prevenzione delle altre patologie anche croniche, che colpiscono anche bambini e adolescenti non riconducibili al Covid.
  È importante che le tante criticità ma anche i pochi aspetti positivi legati all'emergenza epidemiologica non vengano dimenticati ma rappresentino uno stimolo per il futuro, per ripensare anche le politiche per l'infanzia e per dare piena attuazione a quei diritti, che, ormai oltre trent'anni fa, sono stati sanciti nella Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
  La Convenzione Onu del 1989 riconosce ad ogni bambino il diritto ad una famiglia. È quindi compito delle Istituzioni sostenere con politiche attive le famiglie. Soprattutto in questo momento in cui la crisi economica, acuita dalla emergenza epidemiologica sta impoverendo molti nuclei familiari. Occorre un vero e proprio welfare per l'infanzia. Alle famiglie va garantito un sistema di misure certe, organiche e adeguatamente finanziate. Da questo punto di vista la Commissione ritiene che la legge n. 46 del 2021, che ha istituito l'assegno unico e universale, sia un importante primo passo. È auspicabile che tale riforma sia quanto prima accompagnata da ulteriori misure per le famiglie: dal sostegno all'occupazione femminile, al riconoscimento di benefici fiscali ed agevolazioni per le spese sostenute per la crescita, per il mantenimento e per l'educazione dei figli, alle misure organizzative, di comunicazione e di semplificazione che favoriscano l'accesso delle famiglie ai servizi offerti e l'individuazione dei medesimi.
  Ancora, la Convenzione riconosce a tutti i bambini il diritto all'istruzione. Anche qui la crisi epidemiologica deve essere uno stimolo a fare meglio. Occorre ripartire da una visione unitaria dell'infanzia e dell'adolescenza che riconnetta la dimensione della scuola e dell'istruzione, con quella della famiglia, del lavoro e delle comunità locali, dell'ambiente e degli spazi aperti. La scuola contribuisce in maniera significativa a rafforzare nei bambini e negli adolescenti il senso di appartenenza alla comunità. E ciò non vale soltanto per la scuola dell'obbligo. Da questo punto di vista apprezzabile è stata l'attenzione e lo sforzo per la riapertura in sicurezza e la ripartenza delle attività dei servizi del sistema integrato 0-6 anni.
  La difficile fase che ancora stiamo vivendo può rappresentare un'occasione per ripensare coraggiosamente e responsabilmente il sistema dei servizi socio-educativi e scolastici, tenendo in maggior conto dei bisogni e delle peculiarità delle differenti età e dei diversi cicli di studio, delle diverse caratteristiche/risorse territoriali e regionali, promuovendo sinergie, tra gli organi scolastici e gli enti locali, per la valorizzazione e l'efficientamento degli spazi pubblici esistenti aperti e chiusi da destinare a servizi per l'infanzia, ripensando per il futuro le logiche di edilizia scolastica anche sulla base di una revisione delle metodologie educati e formative, alla luce del maggiore utilizzo delle tecnologie digitali.
  Il Covid-19 può rappresentare un'opportunità anche dal punto di vista didattico. Il ricorso alla DAD, reso necessario dalla pandemia, ha sicuramente determinato effetti traumatici e non prevedibili. Da molte fonti giunge il richiamo a prestare attenzione al rischio che l'accumulo di learning loss sia ormai difficilmente colmabile. È necessario, nel breve periodo, affrontare i ritardi e le carenze ormai certificati nel livello di apprendimento. La DAD, adottata quale mera trasposizione della lezione in presenza sul formato digitale, non può sostituire la didattica in presenza, soprattutto per i più piccoli, per gli studenti con disabilità e con bisogni educativi speciali, ma può essere una occasione per ripensare un modello di scuola basato esclusivamente sulle lezioni frontali introducendo nuove metodologie didattiche, adottando un approccio multidisciplinare e introducendo innovazioni di natura organizzativa, culturale e didattica. Alcune scuole con la ripresa dell'anno scolastico 2020/2021 hanno studiato modalità «alternative». Si pensi alla didattica diffusa, alla scelta di ricorrere, ove possibile, ad attività all'aperto o di
svolgere le lezioni in spazi più ampi, rendendo più efficiente la rete degli edifici scolastici (e non) ad oggi in disuso, ma è necessario allargare l'orizzonte. Il dibattito non può più essere polarizzato dallo scontro DAD/didattica in presenza. La DAD può essere uno stimolo per investire sull'innovazione tecnologica. Un ammodernamento che richiede un intervento anche sul piano della formazione tecnologica dei docenti stessi. È importante in questo contesto che siano incrementati gli stanziamenti economici per promuovere i percorsi formativi dei minori con disabilità che, più di ogni altro coetaneo hanno subito le ripercussioni negative della DAD.
  Sempre la Convenzione all'articolo 24 riconosce, poi, il diritto alla salute del minore. Proprio con riguardo al diritto alla salute la pandemia ha posto in luce alcune criticità del sistema nel suo complesso. Se è vero che il coronavirus sembra colpire meno i bambini i rischi per la loro salute non mancano. Rischi psicologici prima di tutto. Oggi come non mai è importante sostenere psicologicamente bambini ed adolescenti. Il Protocollo d'Intesa sottoscritto tra il Ministero dell'Istruzione e il Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi con l'obiettivo di fornire supporto psicologico a studenti e docenti per rispondere a traumi e disagi derivanti dall'emergenza COVID-19 e per fornire supporto nei casi di stress lavorativo, difficoltà relazionali, traumi psicologici e per prevenire l'insorgere di forme di disagio e/o malessere psico-fisico è utile, ma occorre andare fino in fondo, istituendo la figura dello psicologo scolastico.
  Proprio per l'approfondimento di questi specifici temi la Commissione ha, da un lato, svolto puntuali audizioni ascoltando fra gli altri il ministro per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, l'allora Ministro per il lavoro, Nunzia Catalfo ed infine il Ministro per la salute, Roberto Speranza e, dall'altro, deliberato una indagine conoscitiva specifica sul funzionamento e la gestione dei servizi sociali.

2.3.a. La crisi epidemiologica e le audizioni dei Ministri.

  A partire dal maggio del 2020, al termine della fase più dura della crisi epidemiologica, la Commissione ha ritenuto necessario ascoltare con specifico riguardo alle misure a sostegno delle famiglie e dei minori nel contesto di emergenza epidemiologica da Covid-19 il ministro per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti. Importanti contributi sono stati forniti anche dall'allora Ministro per il lavoro, Nunzia Catalfo e dal Ministro per la salute, Roberto Speranza, ascoltati nell'ambito della indagine conoscitiva sulla violenza.
  L'attenzione all'impatto della crisi da Covid 19 sui minori è ancora alta: tanto che anche nel 2021 la Commissione ha ritenuto di proseguire in questa attività conoscitiva ascoltando il Ministro dell'istruzione, professor Patrizio Bianchi, con specifico riguardo alle conseguenze sul piano didattico ed educativo della pandemia.
  Appare opportuno, in questa sede, dare conto unicamente del contributo fornito dal Ministro per le pari opportunità e la famiglia, in quanto degli interventi dei Ministri del lavoro e della salute si è ampiamente riferito nel documento conclusivo della indagine conoscitiva sulla violenza tra e ai danni di minori, già approvato.
  Il Ministro Bonetti, nell'evidenziare l'importante ruolo svolto dalle famiglie soprattutto nei periodi più duri della crisi epidemiologica, ha sottolineato l'importanza di portare avanti politiche in favore delle famiglie e interventi, nel contempo per le nuove generazioni. È altrettanto vero che, almeno all'inizio della pandemia, si è assistito ad una fase nella quale i diritti dei bambini e delle bambine erano taciuti oppure considerati solo in termini funzionali ad una dimensione organizzativa del contesto in particolare familiare. Solo sul finire del primo lockdown ha iniziato ad emergere una visione più complessiva di quei diritti. L'impossibilità di accedere alla scuola e ai servizi educativi in genere purtroppo è stata letta, per troppi mesi, unicamente come un problema di gestione familiare e non correttamente valutato. Impedire la scuola «in presenza», ma anche
la fruizione di attività ricreative e sportive ha pregiudicato il diritto alla socialità, al gioco, alla crescita e a un pieno sviluppo di tanti bambini e adolescenti.
  Si tratta di un impatto anche di lungo periodo: sta emergendo con chiarezza come la crisi pandemica abbia contribuito ad accentuare il problema della povertà educativa. Il Ministro, nel dare conto delle linee di intervento portate avanti dall'Esecutivo ha posto in luce l'importanza del cosiddetto Family Act, «che si propone come una riforma integrata a sostegno delle famiglie ma che ha come centralità nel suo costituirsi la possibilità di mettere il focus sulle nuove generazioni e sui bambini».
  Particolarmente significativi sono stati gli interventi portati avanti nell'ambito dell'attività dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, chiamato peraltro a redigere il nuovo Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Piano sul quale peraltro la Commissione è chiamata a rendere parere.
  In linea con le esigenze rappresentate dalla Commissione, il Governo ha avviato l'implementazione della banca dei dati dell'Osservatorio per il contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia. Questa banca dati, come ha precisato il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, «ha l'obiettivo di consentire una lettura approfondita di questo fenomeno, in generale della violenza e poi con l'accezione anche della pedofilia e pedopornografia minorile». L'importanza di tale Osservatorio è emersa soprattutto nel contesto epidemiologico in atto, nel quale, come del resto rilevato anche dalla Commissione, si è potuto constatare un aumento dei fenomeni violenti in danno dei minori.
  Un ultimo rilevante tema affrontato dal ministro Bonetti e sul quale peraltro la Commissione ha deciso di avviare un approfondimento, attraverso la deliberazione di una indagine conoscitiva ad hoc, è rappresentato dalla povertà minorile. Nonostante un crescente impegno, negli ultimi anni, per contrastare il ciclo intergenerazionale della povertà a partire dai bambini, la crisi economica e sociale dovuta alla pandemia di COVID-19 ha già avuto effetti tangibili sui tassi di povertà, troppo elevati rispetto ai target della Strategia Europa 2020, che prevedeva entro quest'anno l'uscita dalla sfera della povertà di 20 milioni di cittadini europei rispetto ai livelli del 2015. L'EU Social Summit di Porto, quindi, ha rappresentato una rilevante occasione di dialogo fra i diversi paesi europei che hanno avuto l'opportunità di discutere i prossimi passi verso l'adozione del Child Guarantee a livello dell'Unione Europea. Tale strumento rappresenta quindi una tappa fondamentale per la definizione dell'agenda UE e di un piano di ripresa post-COVID inclusivo, sostenibile e resiliente. Uno strumento essenziale, in relazione al quale il nostro Paese sta giocando, come ha rilevato il Ministro, un ruolo chiave. Secondo i dati recentemente diffusi dall'Istat nel 2020 nell'anno della pandemia la povertà assoluta in Italia peraltro ha raggiunto i valori più alti dal 2005, toccando 1,3 milioni di bambini e 767 mila famiglie con minori. Sono 1 milione in più le persone in povertà assoluta, in tutto 335 mila famiglie in più rispetto al 2019. Una situazione che si riflette anche nei consumi della famiglia che, nel 2020, hanno registrato una netta contrazione, con possibili ripercussioni anche nell'accesso a beni e servizi, tra cui assistenza sanitaria e istruzione, condizioni abitative dignitose e alimentazione adeguata, in linea con i principi e le norme della Convenzione Onu del sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. È proprio alla luce di questi dati e degli stimoli europei che la Commissione si ripromette di affrontare in modo preciso e puntuale il tema della povertà minorile, dedicando in questo contesto anche particolare spazio alla questione della povertà educativa.

2.3.b. Pandemia e problemi nel funzionamento dei servizi sociali.

  La Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, sul finire del 2020, ha ritenuto – come accennato – di deliberare una specifica indagine conoscitiva attraverso la quale analizzare la questione relativa al funzionamento e alla gestione dei servizi sociali con particolare riferimento all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Si tratta di un tema molto ampio che merita un attento approfondimento in considerazione delle problematiche emerse in modo particolare in seguito alla adozione delle misure di contenimento della emergenza epidemiologica da Covid-19. Soprattutto durante i mesi del lockdown sono state registrate numerose criticità in relazione al funzionamento della rete territoriale chiamata a fornire assistenza alle famiglie, ai bambini e adolescenti anche con disabilità. L'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha messo in luce forti fragilità del sistema dei servizi sociali che, durante la pandemia, non è stato in grado di fronteggiare al meglio le necessità delle famiglie e di rispondere all'aumentata domanda di assistenza. In alcuni territori il servizio si è fermato del tutto. Il sistema non aveva un piano di emergenza. L'assistenza domiciliare, in un momento in cui il ruolo dei servizi sociali era più cruciale, è stata sospesa; in molti casi, i risultati ottenuti con i bambini e i ragazzi sia con disabilità cognitive che motorie, si sono persi. La sospensione dell'erogazione del servizio, o la sua contrazione e spostamento su modalità telematica, si è intrecciata con la chiusura delle scuole – con conseguente venir meno dell'apporto dei docenti di sostegno – l'adozione della DAD, la chiusura di palestre e centri sportivi determinando effetti sui soggetti più fragili e vulnerabili.
  L'emergenza ha implementato le difficoltà del cittadino nell'accesso ai servizi territoriali socio-sanitari, determinando un ulteriore allungamento delle liste d'attesa. Inoltre, si sono manifestate carenze significative sul piano dello svolgimento degli incontri protetti fra genitori e figli minori in spazio neutro e case famiglia.
  A ciò si aggiunge l'aumento dei disagi psicologici registrati nei minori in seguito alle misure di chiusura e limitazione adottate a causa dell'emergenza sanitaria: aumento che richiede una capacità di intervento maggiore del passato e che preme sul sistema dei servizi sociali che dovrebbe garantire continuità e assistenza alle famiglie, ai bambini, agli adolescenti, siano essi soggetti con disabilità o fragilità psicologiche.
  Per la Commissione la prosecuzione dell'emergenza sanitaria rende necessario un approfondimento ed una riflessione sul funzionamento dell'intero sistema e dell'azione che i servizi sociali devono compiere in favore delle famiglie, soprattutto quelle in condizioni di maggiore fragilità. La Commissione ha ad oggi proceduto allo svolgimento di una serie di audizioni, ascoltando tra gli altri la neo insediata Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, dottoressa Carla Garlatti, il Presidente dell'Istat e una serie di esperti. La Commissione si riserva di svolgere, ove necessario e possibile anche eventuali sopralluoghi presso alcune strutture e missioni. I lavori della indagine confluiranno anche in questo caso in un documento conclusivo auspicabilmente approvabile nel corso dell'anno 2021.

2.4. A dieci anni dalla istituzione dell'Autorità garante dell'infanzia e dell'adolescenza.

  L'istituzione di un Garante nazionale dei diritti del bambino, operante nel quadro di un'Istituzione nazionale per i diritti umani, ha costituito un obiettivo per anni raccomandato al nostro Paese da autorevoli voci della comunità internazionale, perseguito in sede parlamentare attraverso svariate proposte di legge, e finalmente raggiunto nel corso del 2011, con l'adozione della legge istitutiva dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.
  Nel corso dell'ultimo decennio la Autorità garante ha svolto un importante lavoro per la promozione dei diritti dei minori. Il quadro normativo vigente risente tuttavia di alcuni limiti legati all'attuale assetto organizzativo, finanziario e funzionale dell'Autorità. Limiti peraltro posti in luce dallo stesso Comitato sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza delle Nazioni Unite nelle osservazioni conclusive al quinto e sesto rapporto periodico dell'Italia sullo stato di attuazione della Convenzione del febbraio 2019.
  La Commissione ha ritenuto, all'indomani del suo insediamento, di audire la neo Autorità garante, dottoressa Carla Garlatti.
L'Autorità oltre ad avere fornito importanti elementi sulle linee di intervento che intende seguire nel corso del suo mandato, ha rappresentato alla Commissione le suddette criticità.
  Proprio alla luce di tali rilievi è stato predisposto un disegno di legge (AS 2270) di modifica dell'attuale assetto normativo, sottoscritto dalla Presidente Ronzulli e sottoscritto da vari componenti senatori della Commissione. La proposta di legge oltre a rafforzare il potere consultivo dell'Autorità chiamata ad esprimere parere su tutti i disegni di legge sia governativi che parlamentari nonché su tutti gli atti normativi in tema di infanzia, potenzia anche il potere ispettivo dell'Autorità con la possibilità per essa di effettuare visite ed ispezioni senza la necessità di un preventivo accordo o della preventiva autorizzazione dell'amministrazione presso la quale si effettua la visita o l'ispezione. Al fine di ovviare alla attuale assenza di un sistema di coordinamento o di un collegamento funzionale tra l'Autorità garante e le figure di garanzia regionali la proposta interviene sui compiti spettanti alla Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, riconoscendo ad essa il compito di assicurare il raccordo e il coordinamento delle attività del Garante nazionale e dei garanti regionali. Sono previsti infine una serie di modifiche alla legge istitutiva volti a garantire la necessaria autonomia organizzativa e contabile all'amministrazione dell'Autorità.
  Più circoscritto è l'ambito di applicazione della proposta di legge n. 3031, di iniziativa di due componenti della Commissione, gli onorevoli Lattanzi e Siani. Tale proposta infatti, modifica l'articolo 3 della legge 12 luglio, n. 112, introducendo tra le competenze dell'Autorità garante quella di esprimere pareri, nei limiti della propria competenza, in sede annuale di legge di bilancio, di Documento di economia e finanza e di eventuali relazioni sullo scostamento di bilancio, definendone termini e modalità.
  La Commissione, nel ribadire l'importanza del ruolo svolto dall'Autorità garante, auspica in linea anche con le indicazioni espresse dal Comitato Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nelle raccomandazioni indirizzate all'Italia a febbraio del 2019, che le iniziative di riforma della legge n. 112 possano essere quanto prima esaminate dal Parlamento, così da poter rafforzare in modo strutturale il ruolo di Autorità terza e indipendente, indispensabile per valorizzarne l'azione e non pregiudicare l'efficacia degli interventi già realizzati.

2.5. La circoncisione rituale minorile.

  La Commissione ha poi proseguito ad occuparsi della delicata questione della circoncisione rituale minorile, in relazione alla quale era stata chiesta l'assegnazione di un affare (n. 216).
  Si tratta di un problema che ha assunto particolare rilievo nel nostro Paese in seguito all'aumento di famiglie straniere che la eseguono usualmente per motivi religiosi e/o culturali. L'esecuzione di tali pratiche – che consistono nell'asportazione della pelle del prepuzio del pene, che ricopre il glande e nell'allargamento dell'anello prepuziale – in moltissimi casi, è demandata a «circoncisori tradizionali» ed effettuata in ambiti spesso non igienicamente sicuri. Sono queste le ragioni per le quali molti bambini, come confermano alcuni casi di cronaca, riportano complicanze gravi e in alcuni casi addirittura letali.
  Nell'ambito dell'esame dell'affare assegnato la Commissione ha svolto un breve ciclo di audizioni, ascoltando alcuni esperti in pediatria, nonché i rappresentanti delle comunità ebraiche ed islamiche.
  Sulla base del materiale conoscitivo acquisito la Commissione si riserva di approvare una precisa relazione proprio su questa questione. La relazione rappresenterà l'occasione per la Commissione per formulare specifiche indicazioni affinché sia effettivamente garantito il diritto alla salute di tutti i bambini.

ALLEGATO 2

RELAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE SULL'ATTIVITÀ SVOLTA DALLA COMMISSIONE NELL'ANNO 2020

(Doc. XVI-bis, n. 5)

1. L'attività della Commissione.

  Il 2020 sarà senza dubbio ricordato come l'anno della pandemia da Covid-19. Una esperienza traumatica ed inaspettata che ha profondamente segnato la vita non solo degli adulti ma anche dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze. La crisi epidemiologica ha influito anche sull'attività parlamentare della Commissione bicamerale, la quale, in particolare nei mesi del primo lockdown, ha subito un indubbio rallentamento.
  La Commissione ha ritenuto di proseguire comunque nel solco tracciato nella prima Relazione, predisponendo, coerentemente quindi con quanto previsto dalla legge istitutiva, anche per il 2020 una relazione riassuntiva dell'intera attività svolta.
  Attraverso la relazione «generale» la Commissione intende focalizzare e sollecitare l'attenzione del Parlamento, e più ampiamente del dibattito politico, sulle tematiche connesse al mondo dell'infanzia e alla concreta attuazione dei diritti che, oltre 30 anni fa, sono stati riconosciuti dalla Convenzione ONU a bambini e adolescenti e che nel periodo drammatico della pandemia da Covid-19 sono stati messi a dura prova. Nella relazione, oltre a riassumere il lavoro svolto nell'anno 2020 e a menzionare alcune informazioni relative agli sviluppi più recenti nell'attività, si dà conto, senza pretese di esaustività, anche di eventuali interventi legislativi – de jure condendo e de jure condito – relativi ai temi legati al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.
  Il dibattito e il confronto politico sulla relazione annuale potranno fornire anche questa volta utili spunti e stimoli per l'orientamento dell'attività della stessa Commissione e la contestuale individuazione delle priorità nella predisposizione della agenda dei lavori nell'anno successivo.
  Nonostante le difficoltà il bilancio dei lavori, anche in questo secondo anno di attività della Commissione, non può che ritenersi positivo.
  In linea con le modalità operative già inaugurate si è scelto di affrontare le varie problematiche relative al mondo dell'infanzia ricorrendo non solo allo strumento della indagine conoscitiva, ma «sfruttando» tutti gli istituti contemplati dal Regolamento del Senato, quali gli affari assegnati. A causa delle limitazioni legate alla crisi epidemiologica quest'anno la Commissione non ha potuto ricorrere per l'approfondimento di alcune puntuali questioni, a missioni e sopralluoghi. Alcuni sopralluoghi, quali quello all'istituto penitenziario minorile di Treviso e alcune missioni all'estero sul tema della giustizia di famiglia, già deliberate dall'Ufficio di Presidenza non hanno potuto avere luogo.
  In continuità con le esperienze delle precedenti legislature e dello scorso anno il metodo di lavoro seguito è stato contraddistinto da un clima di ampia condivisione, che ha consentito di evitare di riprodurre sui temi relativi ai diritti dell'infanzia le forti contrapposizioni tra forze politiche che sono proprie della normale dialettica parlamentare. Il principio del superiore interesse del minore ha ispirato e orientato tutti i lavori, consentendo alla Commissione parlamentare per l'infanzia di svolgere un ruolo significativo nell'elaborazione di orientamenti in materia di promozione e tutela dei diritti dei minori, fornendo elementi rivelatisi utili in altre sedi parlamentari, quali l'esame di provvedimenti legislativi.
  Anche nel 2020 ampio è stato il ricorso allo strumento conoscitivo: oltre alla conclusione,
con l'approvazione all'unanimità di un documento conclusivo, della indagine conoscitiva sulla violenza tra minori e ai danni di bambini e adolescenti avviata nel 2019, la Commissione ha deliberato di svolgere due nuove indagini conoscitive l'una sul tema delle dipendenze patologiche e l'altra sul funzionamento dei servizi sociali in particolare durante la pandemia.

2. I principali temi trattati nel 2020.

2.1. Violenza ai danni dei minori e fenomeni violenti fra bambini e adolescenti.

  La Commissione aveva nel 2019 deliberato lo svolgimento di una specifica indagine conoscitiva sulla questione connessa alla diffusione della violenza fra i minori, proponendosi di analizzare il contesto di violenza nel quale vivono tanti bambini ed adolescenti, e del quale, anche se non formalmente, finiscono per essere vittima.
  Nel corso della indagine conoscitiva, che si è sostanziata in lungo ciclo di audizioni e nella acquisizione di documentazione scritta, sono stati esaminati, senza pretese di esaustività, vista la complessità e poliedricità della tematica, i principali aspetti legati alla violenza sia ai danni di minori che fra bambini, bambine e adolescenti. Le forme di violenza subite dai minori sono molte la Commissione ha quindi ritenuto di focalizzare la propria attenzione solo alcune, rinviando ad altro momento la trattazione di alcuni temi, quali ad esempio la questione della vittimizzazione dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze nelle cause di separazione particolarmente conflittuali o il tema delle cosiddette baby star, cioè di quelle forme di sfruttamento che si celano dietro lo showbiz, con baby modelle costrette durante le sfilate a mangiare e bere poco per poter essere performanti al meglio.
  All'esito della lunga attività conoscitiva, che si è protratta per quasi due anni, nel novembre del 2020, ha approvato all'unanimità un articolato documento conclusivo.
  L'indagine svolta ha consentito alla Commissione di rilevare la complessità e l'ampiezza dei temi trattati e di individuare alcuni punti critici sui quali intervenire. In primo luogo una delle principali criticità dell'attuale sistema è rappresentato dall'assenza di una uniforme e completa rilevazione del fenomeno della violenza sui minori. Ciò che occorre non è un semplice censimento di reati commessi da minori o a loro danno, serve una visione più ampia e di sistema, che fornisca elementi utili per una completa comprensione del fenomeno anche sul piano dei costi, non solo sociali ma anche economici. In altri termini deve essere realizzata una banca dati nazionale che consenta di prendere in carico la vittima di violenza e di seguirla in tutto il suo percorso. Acquisire i dati in merito alla diffusione del fenomeno significa renderlo conoscibile, concreto, reale e divulgabile.
  In proposito anche se legato più in generale al fenomeno della violenza sulle donne, nel novembre 2020 il Senato ha approvato il disegno di legge n. 1762, il quale introduce un articolato sistema di rilevazione statistica della violenza, anche di quella assistita, che vede il coinvolgimento non solo dell'Istat, ma anche dei Ministeri della giustizia, dell'interno della salute, nonché delle realtà regionali e locali.
  Ancora, la Commissione ritiene estremamente importante proseguire nelle campagne informative volte a diffondere la conoscenza del numero verde di pubblica utilità 114 emergenza infanzia, ma anche del numero verde 1522 contro la violenza. Altrettanto essenziale è spingere i minori a denunciare la violenza rivolgendosi ad «adulti» di fiducia. In questo contesto educatori, insegnanti e pediatri possono svolgere un ruolo essenziale in virtù dell'attività svolta che li porta ad avere contatti, anche continuativi, con soggetti minori. Questi soggetti, in tal modo, possono contribuire ad intercettare gli eventuali segnali di presenza di abusi. E possono farlo anche a prescindere dalla capacità del minore di denunciare il maltrattamento. Solo il riconoscimento precoce dell'abuso può contribuire ad evitare pericolose e letali derive. Per poter riconoscere i segni della presenza della violenza però è necessario che l'adulto sia adeguatamente formato. È innegabile
poi il ruolo che nella emersione della violenza e nella immediata individuazione dei segni dell'abuso può essere svolto dai pronto soccorsi. Importante da questo punto di vista è la previsione con riguardo ai minori, di specifici protocolli per la gestione dei casi di violenza. Con riguardo alla violenza perpetrata ai danni dei minori in ambito scolastico non si può trascurare, poi, l'importanza di giungere alla approvazione del disegno di legge n. 897, già peraltro esaminato dalla Camera e che prevede l'installazione di telecamere all'interno di asili nido e scuole dell'infanzia. Per quanto concerne la violenza tra pari, e in particolare con riguardo al fenomeno delle baby gang la Commissione ritiene che l'intervento repressivo non risolva, da solo, le origini del problema, per cui è importante un approccio volto a porre in essere misure di prevenzione del dilagare il fenomeno della violenza tra i giovani e interventi di natura culturale volti a rafforzare il sistema valoriale e il senso di appartenenza a una comunità, a offrire più solidi strumenti emotivi ai giovani, sia nei territori a maggior disagio sociale così come negli ambienti in cui l'accesso alle risorse – soprattutto economiche – spinge i ragazzi a cercare stimoli in azioni estreme. Si tratta di educare e, nel caso, di rieducare, cioè di far conoscere le regole, i principi, i valori sociali e giuridici, che, molto spesso, a causa del contesto familiare, territoriale, sociale in cui questi ragazzi sono cresciuti, non hanno conosciuto o non hanno assimilato. Una volta commesso il reato, questo compito educativo spetta al carcere. In questo percorso rieducativo sono gli educatori a rivestire un ruolo fondamentale. È importante che, soprattutto in considerazione della giovane età, come del resto emerge già in alcune realtà detentive, il percorso di rieducazione sia «personalizzato». L'avvento della rete e la progressiva diffusione di internet e degli strumenti che ne permettono l'accesso hanno profondamente inciso sulla modalità di esercizio della violenza sia commessa tra minori che perpetrata ai loro danni, non solo mutando le caratteristiche di fenomeni già noti, si pensi al bullismo, alla pedopornografia e alla pedofilia, ma anche favorendo lo sviluppo di nuovi e più insidiosi pericoli. Pregevole è il lavoro che le forze dell'ordine e la Polizia postale in particolare, portano avanti monitorando la rete e tentando di preservare l'utenza dai tanti cyber-rischi. È parere della Commissione che sarebbe comunque auspicabile la costituzione di una «cabina di regia» istituzionale in grado di coordinare le suddette misure, pianificandole e strutturandole anche coinvolgendo istituzioni centrali e locali dello Stato nonché tutti gli attori che, direttamente o indirettamente, entrano in contatto con soggetti minori. In particolare, se il ruolo della famiglia nell'educazione dei minori è essenziale, altrettanto importante è il ruolo di agenzia educativa che compete alla scuola. Con riguardo alla prevenzione della violenza, oltre alla già ricordata necessità di prevedere una formazione specifica per i docenti, la Commissione ritiene importante procedere nella istituzione presso le scuole di ogni ordine e grado di veri e propri sportelli di ascolto gestiti da psicologi scolastici. L'importanza del sostegno psicologico a livello scolastico è stato del resto alla base di alcune iniziative adottate dal Governo proprio in questo periodo di pandemia.

2.2. Le dipendenze patologiche.

  Il clima «di violenza» nel quale vivono molti minori e il contesto di forte disagio legato all'assenza di certezze sul futuro che connota l'esistenza di molti adolescenti si sostanziano in un esponenziale aumento delle varie forme di dipendenza patologica.
  Le dipendenze patologiche diffuse fra i minori possono essere ricondotte a due categorie: le dipendenze da sostanze (droghe più o meno leggere, metanfetamine, steroidi, alcool e tabacco e alcooliche) e le dipendenze comportamentali, quali il disturbo da gioco d'azzardo, le dipendenze tecnologiche, lo shopping compulsivo, disturbi dell'alimentazione, e le dipendenze sessuali. Si tratta di un tema di grande attualità, che coinvolge molti giovani in età evolutiva e in relazione al quale la Commissione ha ritenuto necessario un approfondimento
chiedendo, nello novembre 2019, l'assegnazione di un affare.
  La Commissione successivamente avendo colto l'ampiezza dei profili nei quali si sostanzia il tema, ha ritenuto di «convertire» l'affare in una indagine conoscitiva. La Commissione ha quindi ascoltato dai rappresentanti delle comunità terapeutiche ad esperti; da alcuni magistrati al Ministro per le politiche giovanili, titolare delle deleghe per le politiche antidroga al Presidente dell'Istat. L'attività conoscitiva non si è ancora conclusa. In ogni caso la Commissione si ripromettere di approvare entro la fine del 2021 un documento conclusivo, nel quale, fra le altre, prevedere una valutazione della congruità della legislazione vigente.

2.3. La crisi epidemiologica da Covid-19 e il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.

  La pandemia da Covid-19 che ha connotato il 2020 è stata una esperienza traumatica che ha impattato pesantemente anche sul mondo dell'infanzia e dell'adolescenza.
  Se da un lato, è vero che il Covid-19 ha, almeno sul piano strettamente medico-clinico, colpito in modo grave solo in modo limitato i più piccoli, dall'altro, è innegabile che la pandemia ha cambiato la vita dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze.
  Non si può ignorare il trauma legato alla chiusura delle scuole e alla limitazione alla libertà di movimento. Grave è stata la perdita sul piano strettamente didattico e sul livello degli apprendimenti in quanto la didattica a distanza ha contribuito ad accentuare le diseguaglianze e ad ampliare maggiormente il divario culturale già esistente, soprattutto in alcuni territori del Paese, con un aggravio ulteriore del livello di povertà educativa. Povertà che è destinata peraltro ad accentuarsi ulteriormente a causa della crisi economica che ha impoverito ulteriormente le famiglie Considerato lo stretto nesso esistente tra povertà economica e povertà educativa, non soltanto dal punto di vista dell'accesso all'istruzione ma dell'accesso alla cultura, in genere. Altrettanto grave è stata la perdita sul piano umano e della socialità.
  La didattica a distanza ha anche inciso negativamente sulle carriere scolastiche e sull'inclusione degli studenti e delle studentesse con disabilità e bisogni educativi speciali (BES) che, secondo i dati ISTAT, nel 23 per cento dei casi sono stati di fatto esclusi dalla didattica a distanza (rispetto all'8 per cento della media).
  L'epidemia poi ha costretto a riscrivere le norme di comportamento e a ridisegnare i rapporti personali anche, e soprattutto, a livello familiare.
  Dove la vita familiare era già critica, la situazione è precipitata, perché le limitazioni hanno costretto in casa per intere giornate le famiglie accentuando litigi e tensioni, ma anche, purtroppo le violenze.
  Come è stato anche evidenziato dalla Commissione nel ricordato documento conclusivo della indagine conoscitiva sul fenomeno della violenza tra e ai danni dei minori, da un lato, la permanenza forzata nelle case dei nuclei familiari ha determinato un incremento della violenza domestica, lasciando in non pochi casi bambini e bambine bloccati/e in casa, alla mercé di soggetti abusanti sempre più frustrati. Situazione aggravata dall'impatto del lockdown sui servizi di protezione e sull'operatività degli assistenti sociali che ha fatto sì che i bambini e le bambine non avessero risorse a cui rivolgersi per chiedere aiuto. Vittime delle vittime sono stati/e i bambini e le bambine con disabilità, che come non mai hanno vissuto sulla loro pelle la duplice violenza di subire maltrattamenti e di non poterli denunciare.
  Dall'altro lato, il maggior uso di strumenti informatici e telematici e l'aumento dei periodi di permanenza in rete spesso lontano dal controllo genitoriale hanno favorito l'emersione di nuovi rischi per la sicurezza dei minori. Oltre ad un aumento dei «tradizionali» cybercrime si sono affacciati sullo scenario virtuale nuovi pericolosi fenomeni criminogeni, quali quello delle baby gang virtuali (la rete è diventato il veicolo non solo per l'organizzazione dei pestaggi ma anche lo strumento di diffusione e di scambio dei video della violenza.
Vittime e carnefici sono diventati in pratica protagonisti di web stories), dei fight club (anche qui la rete è strumento per l'organizzazione del combattimento e mezzo di diffusione dello scontro) o dello scambio di tutto quel materiale definito «gore» (immagini e filmati di abusi sessuali di indubbia ferocia ai danni di bambini, bambini, ragazzi e ragazze) su social network.
  Pesanti sono state anche le ricadute «strettamente sanitarie» del Covid-19. Il trattamento del virus ha monopolizzato il sistema sanitario a scapito della cura e della prevenzione delle altre patologie anche croniche, che colpiscono anche bambini, bambine ed adolescenti non riconducibili al Covid-19.
  È importante che le tante criticità ma anche i pochi aspetti positivi legati all'emergenza epidemiologica non vengano dimenticati ma rappresentino uno stimolo per il futuro, per ripensare anche le politiche per l'infanzia e per dare piena attuazione a quei diritti, che, ormai oltre trent'anni fa, sono stati sanciti nella Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
  La Convenzione Onu del 1989 riconosce ad ogni bambino e bambina il diritto ad una famiglia. È quindi compito delle Istituzioni sostenere con politiche attive le famiglie. Soprattutto in questo momento in cui la crisi economica, acuita dalla emergenza epidemiologica sta impoverendo molti nuclei familiari. Occorre un vero e proprio welfare per l'infanzia. Alle famiglie va garantito un sistema di misure certe, organiche e adeguatamente finanziate. Da questo punto di vista la Commissione ritiene che la legge n. 46 del 2021, che ha istituito l'assegno unico e universale, sia un importante primo passo. È auspicabile che tale riforma sia quanto prima accompagnata da ulteriori misure per le famiglie: dal sostegno all'occupazione femminile, al riconoscimento di benefici fiscali ed agevolazioni per le spese sostenute per la crescita, per il mantenimento e per l'educazione della prole, alle misure organizzative, di comunicazione e di semplificazione che favoriscano l'accesso delle famiglie ai servizi offerti e l'individuazione dei medesimi.
  Ancora, la Convenzione riconosce a tutti i bambini e a tutte le bambine il diritto all'istruzione. Anche qui la crisi epidemiologica deve essere uno stimolo a fare meglio. Occorre ripartire da una visione unitaria dell'infanzia e dell'adolescenza che riconnetta la dimensione della scuola e dell'istruzione, con quella della famiglia, del lavoro e delle comunità locali, dell'ambiente e degli spazi aperti. La scuola contribuisce in maniera significativa a rafforzare nei bambini e negli adolescenti il senso di appartenenza alla comunità. E ciò non vale soltanto per la scuola dell'obbligo. Da questo punto di vista apprezzabile è stata l'attenzione e lo sforzo per la riapertura in sicurezza e la ripartenza delle attività dei servizi del sistema integrato 0-6 anni.
  La difficile fase che ancora stiamo vivendo può rappresentare un'occasione per ripensare coraggiosamente e responsabilmente il sistema dei servizi socio-educativi e scolastici, tenendo in maggior conto dei bisogni e delle peculiarità delle differenti età e dei diversi cicli di studio, delle diverse caratteristiche/risorse territoriali e regionali, promuovendo sinergie, tra gli organi scolastici e gli enti locali, per la valorizzazione e l'efficientamento degli spazi pubblici esistenti aperti e chiusi da destinare a servizi per l'infanzia, ripensando per il futuro le logiche di edilizia scolastica anche sulla base di una revisione delle metodologie educati e formative, alla luce del maggiore utilizzo delle tecnologie digitali.
  Il Covid-19 può rappresentare un'opportunità anche dal punto di vista didattico. Il ricorso alla DAD, reso necessario dalla pandemia, ha sicuramente determinato effetti traumatici e non prevedibili. Da molte fonti giunge il richiamo a prestare attenzione al rischio che l'accumulo di learning loss sia ormai difficilmente colmabile. È necessario, nel breve periodo, affrontare i ritardi e le carenze ormai certificati nel livello di apprendimento. La DAD, adottata quale mera trasposizione della lezione in presenza sul formato digitale, non può sostituire la didattica in presenza, soprattutto per i più piccoli di età, per gli studenti e per le studentesse con disabilità e con bisogni educativi speciali, ma può essere una occasione
per ripensare un modello di scuola basato esclusivamente sulle lezioni frontali introducendo nuove metodologie didattiche, adottando un approccio multidisciplinare e introducendo innovazioni di natura organizzativa, culturale e didattica. Alcune scuole con la ripresa dell'anno scolastico 2020/2021 hanno studiato modalità «alternative». Si pensi alla didattica diffusa, alla scelta di ricorrere, ove possibile, ad attività all'aperto o di svolgere le lezioni in spazi più ampi, rendendo più efficiente la rete degli edifici scolastici (e non) ad oggi in disuso, ma è necessario allargare l'orizzonte. Il dibattito non può più essere polarizzato dallo scontro DAD/didattica in presenza. La DAD può essere uno stimolo per investire sull'innovazione tecnologica. Un ammodernamento che richiede un intervento anche sul piano della formazione tecnologica dei docenti stessi. È importante in questo contesto che siano incrementati gli stanziamenti economici per promuovere i percorsi formativi dei minori con disabilità che, più di ogni altro coetaneo hanno subito le ripercussioni negative della DAD.
  Sempre la Convenzione all'articolo 24 riconosce, poi, il diritto alla salute del minore. Proprio con riguardo al diritto alla salute la pandemia ha posto in luce alcune criticità del sistema nel suo complesso. Se è vero che il coronavirus sembra colpire meno i bambini e le bambine i rischi per la loro salute non mancano. Rischi psicologici prima di tutto. Oggi come non mai è importante sostenere psicologicamente bambini, bambine ed adolescenti. Il Protocollo d'Intesa sottoscritto tra il Ministero dell'Istruzione e il Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi con l'obiettivo di fornire supporto psicologico a studenti e docenti per rispondere a traumi e disagi derivanti dall'emergenza Covid-19 e per fornire supporto nei casi di stress lavorativo, difficoltà relazionali, traumi psicologici e per prevenire l'insorgere di forme di disagio e/o malessere psico-fisico è utile, ma occorre andare fino in fondo, istituendo la figura dello psicologo scolastico.
  Proprio per l'approfondimento di questi specifici temi la Commissione ha, da un lato, svolto puntuali audizioni ascoltando fra gli altri il ministro per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, l'allora Ministro per il lavoro, Nunzia Catalfo ed infine il Ministro per la salute, Roberto Speranza e, dall'altro, deliberato una indagine conoscitiva specifica sul funzionamento e la gestione dei servizi sociali.

2.3.a. La crisi epidemiologica e le audizioni dei Ministri.

  A partire dal maggio del 2020, al termine della fase più dura della crisi epidemiologica, la Commissione ha ritenuto necessario ascoltare con specifico riguardo alle misure a sostegno delle famiglie e dei minori nel contesto di emergenza epidemiologica da Covid-19 il ministro per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti. Importanti contributi sono stati forniti anche dall'allora Ministro per il lavoro, Nunzia Catalfo e dal Ministro per la salute, Roberto Speranza, ascoltati nell'ambito della indagine conoscitiva sulla violenza.
  L'attenzione all'impatto della crisi da Covid-19 sui minori è ancora alta: tanto che anche nel 2021 la Commissione ha ritenuto di proseguire in questa attività conoscitiva ascoltando il Ministro dell'istruzione, professor Patrizio Bianchi, con specifico riguardo alle conseguenze sul piano didattico ed educativo della pandemia.
  Appare opportuno, in questa sede, dare conto unicamente del contributo fornito dal Ministro per le pari opportunità e la famiglia, in quanto degli interventi dei Ministri del lavoro e della salute si è ampiamente riferito nel documento conclusivo della indagine conoscitiva sulla violenza tra e ai danni di minori, già approvato.
  Il Ministro Bonetti, nell'evidenziare l'importante ruolo svolto dalle famiglie soprattutto nei periodi più duri della crisi epidemiologica, ha sottolineato l'importanza di portare avanti politiche in favore delle famiglie e interventi, nel contempo per le nuove generazioni. È altrettanto vero che, almeno all'inizio della pandemia, si è assistito ad una fase nella quale i diritti dei bambini e delle bambine erano taciuti oppure considerati solo in termini funzionali ad una dimensione organizzativa del contesto
in particolare familiare. Solo sul finire del primo lockdown ha iniziato ad emergere una visione più complessiva di quei diritti. L'impossibilità di accedere alla scuola e ai servizi educativi in genere purtroppo è stata letta, per troppi mesi, unicamente come un problema di gestione familiare e non correttamente valutato. Impedire la scuola «in presenza», ma anche la fruizione di attività ricreative e sportive ha pregiudicato il diritto alla socialità, al gioco, alla crescita e a un pieno sviluppo di tanti bambini e adolescenti.
  Si tratta di un impatto anche di lungo periodo: sta emergendo con chiarezza come la crisi pandemica abbia contribuito ad accentuare il problema della povertà educativa. Il Ministro, nel dare conto delle linee di intervento portate avanti dall'Esecutivo ha posto in luce l'importanza del cosiddetto Family Act, «che si propone come una riforma integrata a sostegno delle famiglie ma che ha come centralità nel suo costituirsi la possibilità di mettere il focus sulle nuove generazioni e sui bambini».
  Particolarmente significativi sono stati gli interventi portati avanti nell'ambito dell'attività dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, chiamato peraltro a redigere il nuovo Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, Piano sul quale peraltro la Commissione è chiamata a rendere parere.
  In linea con le esigenze rappresentate dalla Commissione, il Governo ha avviato l'implementazione della banca dei dati dell'Osservatorio per il contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia. Questa banca dati, come ha precisato il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, «ha l'obiettivo di consentire una lettura approfondita di questo fenomeno, in generale della violenza e poi con l'accezione anche della pedofilia e pedopornografia minorile». L'importanza di tale Osservatorio è emersa soprattutto nel contesto epidemiologico in atto, nel quale, come del resto rilevato anche dalla Commissione, si è potuto constatare un aumento dei fenomeni violenti in danno dei minori.
  Un ultimo rilevante tema affrontato dal ministro Bonetti e sul quale peraltro la Commissione ha deciso di avviare un approfondimento, attraverso la deliberazione di una indagine conoscitiva ad hoc, è rappresentato dalla povertà minorile. Nonostante un crescente impegno, negli ultimi anni, per contrastare il ciclo intergenerazionale della povertà a partire dai bambini, la crisi economica e sociale dovuta alla pandemia di Covid-19 ha già avuto effetti tangibili sui tassi di povertà, troppo elevati rispetto ai target della Strategia Europa 2020, che prevedeva entro quest'anno l'uscita dalla sfera della povertà di 20 milioni di cittadini europei rispetto ai livelli del 2015. L'EU Social Summit di Porto, quindi, ha rappresentato una rilevante occasione di dialogo fra i diversi paesi europei che hanno avuto l'opportunità di discutere i prossimi passi verso l'adozione del Child Guarantee a livello dell'Unione Europea. Tale strumento rappresenta quindi una tappa fondamentale per la definizione dell'agenda UE e di un piano di ripresa post-Covid-19 inclusivo, sostenibile e resiliente. Uno strumento essenziale, in relazione al quale il nostro Paese sta giocando, come ha rilevato il Ministro, un ruolo chiave. Secondo i dati recentemente diffusi dall'Istat nel 2020 nell'anno della pandemia la povertà assoluta in Italia peraltro ha raggiunto i valori più alti dal 2005, toccando 1,3 milioni di bambini e 767 mila famiglie con minori. Sono 1 milione in più le persone in povertà assoluta, in tutto 335 mila famiglie in più rispetto al 2019. Una situazione che si riflette anche nei consumi della famiglia che, nel 2020, hanno registrato una netta contrazione, con possibili ripercussioni anche nell'accesso a beni e servizi, tra cui assistenza sanitaria e istruzione, condizioni abitative dignitose e alimentazione adeguata, in linea con i principi e le norme della Convenzione Onu del sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. È proprio alla luce di questi dati e degli stimoli europei che la Commissione si ripromette di affrontare in modo preciso e puntuale il tema della povertà minorile, dedicando in questo contesto anche particolare spazio alla questione della povertà educativa.

2.3.b. Pandemia e problemi nel funzionamento dei servizi sociali.

  La Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, sul finire del 2020, ha ritenuto – come accennato – di deliberare una specifica indagine conoscitiva attraverso la quale analizzare la questione relativa al funzionamento e alla gestione dei servizi sociali con particolare riferimento all'emergenza epidemiologica da Covid-19. Si tratta di un tema molto ampio che merita un attento approfondimento in considerazione delle problematiche emerse in modo particolare in seguito alla adozione delle misure di contenimento della emergenza epidemiologica da Covid-19. Soprattutto durante i mesi del lockdown sono state registrate numerose criticità in relazione al funzionamento della rete territoriale chiamata a fornire assistenza alle famiglie, ai bambini, alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze anche con disabilità. L'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha messo in luce forti fragilità del sistema dei servizi sociali che, durante la pandemia, non è stato in grado di fronteggiare al meglio le necessità delle famiglie e di rispondere all'aumentata domanda di assistenza. In alcuni territori il servizio si è fermato del tutto. Il sistema non aveva un piano di emergenza. L'assistenza domiciliare, in un momento in cui il ruolo dei servizi sociali era più cruciale, è stata sospesa; in molti casi, i risultati ottenuti con i bambini, con le bambine, con i ragazzi e le ragazze sia con disabilità cognitive che motorie, si sono persi. La sospensione dell'erogazione del servizio, o la sua contrazione e spostamento su modalità telematica, si è intrecciata con la chiusura delle scuole – con conseguente venir meno dell'apporto dei docenti di sostegno – l'adozione della DAD, la chiusura di palestre e centri sportivi determinando effetti sui soggetti più fragili e vulnerabili.
  L'emergenza ha implementato le difficoltà del cittadino nell'accesso ai servizi territoriali socio-sanitari, determinando un ulteriore allungamento delle liste d'attesa. Inoltre, si sono manifestate carenze significative sul piano dello svolgimento degli incontri protetti fra genitori e figli minori in spazio neutro e case famiglia.
  A ciò si aggiunge l'aumento dei disagi psicologici registrati nei minori in seguito alle misure di chiusura e limitazione adottate a causa dell'emergenza sanitaria: aumento che richiede una capacità di intervento maggiore del passato e che preme sul sistema dei servizi sociali che dovrebbe garantire continuità e assistenza alle famiglie, ai bambini, alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze, siano essi soggetti con disabilità o fragilità psicologiche.
  Per la Commissione la prosecuzione dell'emergenza sanitaria rende necessario un approfondimento ed una riflessione sul funzionamento dell'intero sistema e dell'azione che i servizi sociali devono compiere in favore delle famiglie, soprattutto quelle in condizioni di maggiore fragilità. La Commissione ha ad oggi proceduto allo svolgimento di una serie di audizioni, ascoltando tra gli altri la neo insediata Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, dottoressa Carla Garlatti, il Presidente dell'Istat e una serie di esperti. La Commissione si riserva di svolgere, ove necessario e possibile anche eventuali sopralluoghi presso alcune strutture e missioni. I lavori della indagine confluiranno anche in questo caso in un documento conclusivo auspicabilmente approvabile nel corso dell'anno 2021.

2.4. A dieci anni dalla istituzione dell'Autorità garante dell'infanzia e dell'adolescenza.

  L'istituzione di un Garante nazionale dei diritti del bambino, operante nel quadro di un'Istituzione nazionale per i diritti umani, ha costituito un obiettivo per anni raccomandato al nostro Paese da autorevoli voci della comunità internazionale, perseguito in sede parlamentare attraverso svariate proposte di legge, e finalmente raggiunto nel corso del 2011, con l'adozione della legge istitutiva dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.
  Nel corso dell'ultimo decennio la Autorità garante ha svolto un importante lavoro per la promozione dei diritti dei minori. Il quadro normativo vigente risente tuttavia di alcuni limiti legati all'attuale assetto organizzativo,
finanziario e funzionale dell'Autorità. Limiti peraltro posti in luce dallo stesso Comitato sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza delle Nazioni Unite nelle osservazioni conclusive al quinto e sesto rapporto periodico dell'Italia sullo stato di attuazione della Convenzione del febbraio 2019.
  La Commissione ha ritenuto, all'indomani del suo insediamento, di audire la neo Autorità garante, dottoressa Carla Garlatti. L'Autorità oltre ad avere fornito importanti elementi sulle linee di intervento che intende seguire nel corso del suo mandato, ha rappresentato alla Commissione le suddette criticità.
  Proprio alla luce di tali rilievi è stato predisposto un disegno di legge (A.S. n. 2270) di modifica dell'attuale assetto normativo, sottoscritto dalla Presidente Ronzulli e sottoscritto da vari componenti senatori della Commissione. La proposta di legge oltre a rafforzare il potere consultivo dell'Autorità chiamata ad esprimere parere su tutti i disegni di legge sia governativi che parlamentari nonché su tutti gli atti normativi in tema di infanzia, potenzia anche il potere ispettivo dell'Autorità con la possibilità per essa di effettuare visite ed ispezioni senza la necessità di un preventivo accordo o della preventiva autorizzazione dell'amministrazione presso la quale si effettua la visita o l'ispezione. Al fine di ovviare alla attuale assenza di un sistema di coordinamento o di un collegamento funzionale tra l'Autorità garante e le figure di garanzia regionali la proposta interviene sui compiti spettanti alla Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, riconoscendo ad essa il compito di assicurare il raccordo e il coordinamento delle attività del Garante nazionale e dei garanti regionali. Sono previsti infine una serie di modifiche alla legge istitutiva volti a garantire la necessaria autonomia organizzativa e contabile all'amministrazione dell'Autorità.
  Più circoscritto è l'ambito di applicazione della proposta di legge n. 3031, di iniziativa di due componenti della Commissione, gli onorevoli Lattanzio e Siani. Tale proposta infatti, modifica l'articolo 3 della legge 12 luglio, n. 112, introducendo tra le competenze dell'Autorità garante quella di esprimere pareri, nei limiti della propria competenza, in sede annuale di legge di bilancio, di Documento di economia e finanza e di eventuali relazioni sullo scostamento di bilancio, definendone termini e modalità.
  La Commissione, nel ribadire l'importanza del ruolo svolto dall'Autorità garante, auspica in linea anche con le indicazioni espresse dal Comitato Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nelle raccomandazioni indirizzate all'Italia a febbraio del 2019, che le iniziative di riforma della legge n. 112 possano essere quanto prima esaminate dal Parlamento, così da poter rafforzare in modo strutturale il ruolo di Autorità terza e indipendente, indispensabile per valorizzarne l'azione e non pregiudicare l'efficacia degli interventi già realizzati.

2.5. La circoncisione rituale minorile.

  La Commissione ha poi proseguito ad occuparsi della delicata questione della circoncisione rituale minorile, in relazione alla quale era stata chiesta l'assegnazione di un affare (n. 216).
  Si tratta di un problema che ha assunto particolare rilievo nel nostro Paese in seguito all'aumento di famiglie straniere che la eseguono usualmente per motivi religiosi e/o culturali. Se, da un lato, nell'ambito della comunità ebraica l'esecuzione di tali pratiche – che consistono nell'asportazione della pelle del prepuzio del pene, che ricopre il glande e nell'allargamento dell'anello prepuziale – è svolta nel pieno rispetto di protocolli di sicurezza medico-sanitaria, dall'altro, in altri contesti religiosi-culturali essa è demandata a «circoncisori tradizionali» ed effettuata in ambiti spesso non igienicamente sicuri. Sono queste le ragioni per le quali molti bambini, come confermano alcuni casi di cronaca, riportano complicanze gravi e in alcuni casi addirittura letali.
  Nell'ambito dell'esame dell'affare assegnato la Commissione ha svolto un breve ciclo di audizioni, ascoltando alcuni esperti
in pediatria, nonché i rappresentanti delle comunità ebraiche ed islamiche.
  Sulla base del materiale conoscitivo acquisito la Commissione si riserva di approvare una precisa relazione proprio su questa questione. La relazione rappresenterà l'occasione per la Commissione per formulare specifiche indicazioni affinché sia effettivamente garantito il diritto alla salute di tutti i bambini.