Commissioni Riunite (III e IV)

III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa)

Commissioni Riunite (III e IV)

Comm. riunite 0304

Commissioni Riunite (III e IV)
SOMMARIO
Lunedì 20 settembre 2021

ESAME DI DELIBERAZIONI DEL GOVERNO AI SENSI DEGLI ARTICOLI 2 E 3 DELLA LEGGE 21 LUGLIO 2016, N. 145:

Sulla pubblicità dei lavori ... 3

Deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 2 settembre 2021, di modifica della deliberazione del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52. (Doc. XXV, n. 4-bis) (Esame e rinvio) ... 3

ALLEGATO (Proposta di risoluzione presentata dai relatori) ... 7

Commissioni Riunite (III e IV) - Resoconto di lunedì 20 settembre 2021

ESAME DI DELIBERAZIONI DEL GOVERNO AI SENSI DEGLI ARTICOLI 2 E 3 DELLA LEGGE 21 LUGLIO 2016, N. 145

  Lunedì 20 settembre 2021. — Presidenza del presidente della IV Commissione, Gianluca RIZZO. – Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.

  La seduta comincia alle 12.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Gianluca RIZZO, presidente, avverte che è pervenuta la richiesta che della seduta sia data pubblicità anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 2 settembre 2021, di modifica della deliberazione del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52.
(Doc. XXV, n. 4-bis).
(Esame e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento.

  Gianluca RIZZO, presidente, ricorda che il 15 settembre, nella riunione congiunta degli Uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa, è stato convenuto all'unanimità che l'esame del provvedimento si sarebbe concluso nella giornata di mercoledì 22 settembre con l'approvazione di una risoluzione da parte delle citate Commissioni.
  Dà, quindi, la parola alla relatrice per la III Commissione, onorevole Di Stasio, per l'illustrazione, anche a nome del relatore per la IV Commissione, onorevole Pagani, dei contenuti del provvedimento, segnalando che la presentazione di risoluzioni potrà avere luogo entro il termine della discussione odierna.

  Iolanda DI STASIO (M5S), relatrice per la III Commissione, anche a nome del collega Pagani, relatore per la Commissione Difesa, richiama sinteticamente i profili strategici e politico-internazionale alla base della Deliberazione governativa.
  Al riguardo evidenzia che il primo elemento è il rapido deterioramento della situazione afghana, puntualmente ricostruito dal Generale Portolano, Comandante del Comando operativo di vertice interforze (COVI), nell'audizione informale svolta mercoledì 15 settembre davanti alle Commissioni Affari esteri e Difesa dei due rami del Parlamento. Il Comandante ha illustrato dettagliatamente i passaggi dell'Operazione Aquila, attuata dal Ministero della Difesa contestualmente al piano di rientro del contingente militare italiano, trasformatasi da operazione di evacuazione selettiva di personale in un'operazione di evacuazione umanitaria, ridenominata Aquila Omnia, conclusasi il 31 agosto con il trasferimento in Italia di 5011 persone, di cui 4890 afghani: 2145 uomini, 1345 donne, 1400 bambini.
  In totale, sono state eseguite 90 missioni di volo, attraverso un consistente spiegamento di mezzi aerei della nostra Aeronautica a cui si aggiungono le missioni di assetti aerei forniti da Paesi amici ed alleati (Canada, Germania, Qatar e USA), dei vettori commerciali contrattualizzati dalla Difesa e di quelli offerti da un'organizzazione non governativa.
  Ricorda che l'entrata nella capitale delle milizie talebane ha causato una diffusa reazione di preoccupato allarme nella popolazione civile e che vi sono concreti rischi di un ritorno al regime retrivo e negatore dei diritti umani instaurato dai talebani nel Paese nella seconda metà degli anni Novanta.
  Nei nuovi scenari che si disegnano per l'Afghanistan, scontata l'incertezza del futuro e la volatilità della situazione, si pongono una serie di questioni e necessità in previsione delle quali occorre essere preparati.
  Un primo ordine di questioni riguarda la gestione dei flussi di rifugiati che dall'Afghanistan si riverseranno in primo luogo sui Paesi confinanti ma che si indirizzeranno subito dopo sui Paesi situati lungo le rotte che conducono in Europa, quale ulteriore fattore di pressione di potenziali richiedenti asilo sulle frontiere esterne europee.
  Occorrerà utilizzare tutti gli strumenti ordinari e straordinari a disposizione per mitigare le conseguenze di tale fenomeno, intervenendo a vari livelli, a partire dai Paesi di prima accoglienza vicini dell'Afghanistan, e in stretto coordinamento con le agenzie internazionali, l'Unione europea e con iniziative nazionali per migliorare le condizioni di un segmento di popolazione afgana particolarmente esposto.
  La temporanea sospensione delle attività di cooperazione intergovernativa allo sviluppo a seguito degli ultimi eventi, nonché l'allontanamento della maggior parte di espatriati, diplomatici, funzionari internazionali, operatori di ONG che ne è conseguito, stanno ponendo un'ulteriore necessità di provvedere alle esigenze più immediate della popolazione.
  Vi è, invece, la volontà espressa dalle organizzazioni internazionali, dalle agenzie umanitarie e dalla comunità dei donatori di proseguire le attività a carattere umanitario, nella considerazione che questo tipo di assistenza va a beneficio della popolazione civile e, segnatamente, delle categorie più deboli e vulnerabili.
  A maggior ragione sarà necessario sopperire con gli aiuti umanitari alle inevitabili conseguenze del venir meno dei programmi internazionali allo sviluppo che negli ultimi venti anni hanno contribuito a sostenere l'economia migliorando sensibilmente le condizioni di vita della popolazione.
  Nelle more delle decisioni internazionali su un'eventuale futura operatività di detti programmi e in considerazione della pressante esigenza di approntare risorse per finanziare misure di risposta alla situazione venutasi a creare, il fondo previsto dalla nuova Deliberazione del 2 settembre sarà prioritariamente destinato, come più volte ripetuto dal Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, a interventi di sostegno umanitario alle popolazioni coinvolte dalla crisi, ivi inclusa l'accoglienza dei rifugiati negli Stati dell'area, nonché alla partecipazione italiana alle iniziative europee ed internazionali di risposta alla crisi afghana.
  Per tutti questi motivi, sottolinea che si rende necessario riorientare le risorse previste dalla Scheda n. 52 di cui alle Deliberazioni del Consiglio dei Ministri del 17 giugno 2021, pari a 120 milioni di euro per l'anno 2021, originariamente destinate alla prosecuzione della partecipazione italiana ai fondi fiduciari internazionali approntati a partire dal 2012 per il sostegno dello sviluppo di un'autonoma capacità di difesa e sicurezza dello Stato afghano.

  Alessandra ERMELLINO (MISTO-CD), ringraziando i relatori per l'efficace illustrazione, sottolinea che la nuova deliberazione governativa mira a dare risposta all'emergenza in corso, con l'obiettivo di alleviare le difficoltà della popolazione civile, con particolare riguardo ai numerosi afgani che hanno collaborato con il nostro personale in loco e che ora si trovano ad affrontare la condizione di sfollati interni o profughi nei Paesi limitrofi.
  Al riguardo, chiede chiarimenti al rappresentante del Governo circa la scelta di alcuni Stati confinanti di chiudere le frontiere ai profughi afgani, nonché sul rischio che eventuali fondi di cooperazione destinati a questi Paesi possano essere distratti a causa della corruzione e dei traffici illeciti locali, senza arrecare l'auspicato sollievo alla popolazione civile.
  Inoltre, considerata l'entità dello stanziamento – 120 milioni, a fronte dei 58 milioni spesi tra il 2005 e il 2021 per i progetti di ricostruzione in Afghanistan, come riportato dal generale Portolano nell'audizione della scorsa settimana – propone di utilizzarne una parte per fronteggiare l'emergenza umanitaria in corso in Libano: da fonti dirette – la missione UNIFIL, a guida italiana – risulta infatti che la popolazione libanese è ormai allo stremo, priva anche di beni essenziali come acqua ed elettricità. Ricordando di aver da tempo depositato una proposta di risoluzione in materia e preannunciando l'intenzione di proporre delle modifiche in tal senso alla proposta di risoluzione che verrà depositata dai relatori, rileva l'opportunità di attivarsi rapidamente in Libano, eventualmente bypassando le autorità di Governo locali e affidandosi alle organizzazioni umanitarie multilaterali, a partire dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.

  Laura BOLDRINI (PD) chiede, a sua volta, al rappresentante del Governo di chiarire se i fondi verranno utilizzati esclusivamente per l'assistenza umanitaria agli sfollati interni dell'Afghanistan e ai profughi dei Paesi confinanti o anche per le esigenze di accoglienza dei cittadini afghani che sono stati portati in Italia attraverso il ponte aereo.
  Inoltre, rileva la necessità di avviare una riflessione sull'utilizzo di parte dei fondi per la realizzazione di corridoi umanitari, di cui i relatori allo stato non hanno fatto menzione, al fine di portare in salvo quanti hanno collaborato – sia pure solo ufficiosamente, senza un rapporto contrattualizzato – con il nostro contingente, la missione diplomatica e le varie organizzazioni della società civile che operavano in Afghanistan, verso i quali abbiamo non solo un debito di riconoscenza, ma anche un dovere di accoglienza per sottrarli alla barbarie del regime talebano.
  A suo avvio, tale misura potrebbe essere assunta tanto più alla luce dell'iniziativa del Presidente Draghi volta a convocare una riunione straordinaria del G20 sulla crisi afghana, come ulteriore conferma dell'impegno dell'Italia a non abbandonare la popolazione civile.
  Rileva, infine, che il tentativo di aprire corridoi umanitari andrebbe esperito non con il Governo provvisorio insediatosi a Kabul, bensì con i Paesi confinanti – sollecitando in particolare il Pakistan a riaprire le frontiere –, onde evitare di esporre i potenziali esfiltrati al rischio di subire ritorsioni da parte dei talebani.

  Iolanda DI STASIO (M5S), relatrice per la III Commissione, precisa che nella proposta di risoluzione che i relatori si accingono a depositare c'è un passaggio specifico sulla definizione di protocolli per la realizzazione di corridoi umanitari a beneficio dei cittadini afgani che abbiano collaborato con il contingente occidentale.

  Alberto PAGANI (PD), relatore per la IV Commissione, condivide la necessità di riuscire a condurre fuori dall'Afghanistan il maggior numero di profughi possibile e rimarca come le nostre Forze armate e il personale diplomatico abbiano compiuto un vero e proprio miracolo nel portare in Italia oltre 5.000 persone in un lasso di tempo così ristretto.
  Nonostante questi sforzi rimangono ancora bloccati moltissimi afghani, in particolare donne e bambini, per i quali è urgente individuare una procedura per condurli fuori dal Paese in modo sicuro. Al riguardo evidenzia che la creazione di corridoi umanitari non è di facile realizzazione, essendo necessario concordare tale soluzione con i Paesi attraversati dal flusso migratorio, che per la popolazione della zona di Herat sono l'Iran e il Pakistan, mentre per coloro che lo scorso 31 agosto non sono riusciti a partire dall'aeroporto di Kabul sono gli altri Paesi dell'Asia orientale. Occorre certamente operare sul piano diplomatico, anche in sede G20, al fine di venire incontro a coloro che cercano di lasciare il Paese, provvedendo ad individuare soluzioni sicure.

  Il Sottosegretario Manlio DI STEFANO si riserva di intervenire nel prosieguo dell'esame.

  Gianluca RIZZO, presidente, avverte che si è così conclusa la discussione e che i relatori hanno presentato una proposta di risoluzione, che è in distribuzione (vedi allegato).
  Ricorda, quindi, nella riunione degli Uffici di presidenza congiunti, integrati dai rappresentanti dei Gruppi, delle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa si è convenuto di fissare il termine per la presentazione delle proposte di modifica alla proposta di risoluzione dei relatori alle ore 18 della giornata di domani martedì 21 settembre.
  Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta, già convocata per mercoledì 22 settembre alle ore 8.30.

  La seduta termina alle 12.25.

Commissioni Riunite (III e IV) - lunedì 20 settembre 2021

ALLEGATO

Deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 2 settembre 2021, di modifica della deliberazione del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52 (Doc. XXV, n. 4-bis)

PROPOSTA DI RISOLUZIONE PRESENTATA DAI RELATORI

  Le Commissioni riunite III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,

   esaminata la Deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 2 settembre 2021, di modifica della deliberazione del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52 (Doc. XXV, n. 4-bis);

   richiamata la risoluzione n. 6-00194, approvata il 15 luglio 2021 dalla Camera dei deputati sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali (Doc. XXV, n. 4), nonché sulla Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2020, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2021 (Doc. XXVI, n. 4), adottate il 17 giugno 2021, ai sensi, rispettivamente, degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;

   richiamata l'audizione del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e del Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sulla situazione in Afghanistan, svolta il 24 agosto 2021 davanti alle Commissioni congiunte esteri e difesa del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati;

   richiamata l'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Afghanistan, svolta nell'Aula della Camera dei deputati il 7 settembre 2021;

   preso atto, altresì, dell'attività conoscitiva svolta dalle medesime Commissioni sulla crisi in Afghanistan e sui possibili scenari successivi;

  premesso che:

   l'Italia ha dato seguito alle decisioni assunte in ambito NATO al fine di porre termine alla missione NATO Resolute Support (RSM) in Afghanistan, dove da tempo è stato completato il ritiro dei militari italiani;

   l'Italia, fin dall'avvio del proprio impegno in Afghanistan, ha operato sul piano militare e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno della stabilizzazione e pacificazione del Paese, della società civile locale e dei diritti fondamentali, in particolare per le donne, i minori e le minoranze, e ha concorso in sede NATO al confronto sull'esito della missione e sulle modalità per continuare a sostenere il processo democratico in Afghanistan;

   l'evoluzione della situazione in Afghanistan, prodottasi nel corso del mese di agosto 2021, impone un radicale mutamento degli obiettivi e degli ambiti di operatività della missione di cui alla Scheda n. 52 dell'allegato I alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021, relativa al sostegno alle Forze armate e di polizie afghane nel contesto di una cooperazione intergovernativa che era complessivamente finalizzata alla stabilizzazione e allo sviluppo del Paese;

   dopo la dissoluzione delle forze armate e di sicurezza afghane e la rapida presa di potere da parte dell'insorgenza talebana, che ha avuto luogo contestualmente al ritiro del contingente internazionale dal Paese è venuta meno ogni controparte istituzionale legittimamente riconosciuta e ogni presupposto per la prosecuzione degli impegni assunti in termini di sostegno all'addestramento e formazione di forze armate e di sicurezza locali;

   nel nuovo scenario afghano l'Italia allinea la propria azione al dettato della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2593(2021), agli impegni assunti dalla Conferenza umanitaria di alto livello sull'Afghanistan, convocata dal Segretario Generale dell'ONU e svolta il 13 settembre 2021, e alle determinazioni assunte in sede di Unione Europea, nonché di G7 e G20, in collaborazione con la NATO e i suoi alleati;

   in linea con l'impegno della Comunità internazionale e nell'interesse dalla pace, della sicurezza e della stabilità globale e regionale – tenuto conto dell'incremento di rischi connessi al terrorismo fondamentalista, a flussi migratori illegali incontrollati, a fenomeni criminali transnazionali anche connessi al traffico di esseri umani – l'Italia intende operare attraverso interventi di emergenza volti a mitigare le conseguenze della crisi sul piano umanitario, a sostegno alla popolazione afghana, in particolare alle categorie di soggetti deboli e vulnerabili, come donne e minori, e ai Paesi della regione colpiti dall'esodo di profughi ed esposti alla propagazione dell'instabilità interna all'Afghanistan;

   la crisi afghana pone sfide politiche, securitarie ed umanitarie ad ampio raggio e prospetta rischi di instabilità sulla regione centroasiatica sotto il profilo del terrorismo e di nuove ondate migratorie; è, pertanto, necessario agire con la massima urgenza per evitare ulteriori sofferenze alla popolazione e arginare gli effetti di una catastrofe umanitaria, destinata ad aggravarsi con l'approssimarsi della stagione invernale e sostenere i Paesi limitrofi che accolgono i rifugiati afghani;

   conseguentemente, i contributi italiani per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2021, finalizzati al finanziamento della Scheda n. 52 come modificata, dovranno essere destinati in via prioritaria a sostenere progetti e interventi umanitari in Afghanistan, realizzati dagli organismi del sistema delle Nazioni Unite (tra cui l'Ufficio del Coordinatore per gli Affari Umanitari, l'Alto Commissariato per i Rifugiati, la FAO, il Programma alimentare mondiale, il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e altri rilevanti soggetti che continuano ad operare nel Paese quali il Comitato Internazionale della Croce Rossa, anche favorendo il coinvolgimento delle ONG italiane. Il Tavolo di coordinamento del sistema della cooperazione italiana per l'Afghanistan, istituito presso il MAECI, potrà contribuire a identificare i settori e gli interventi prioritari a sostegno dei diritti umani, della sicurezza alimentare, della salute, della lotta alla violenza di genere e a favore degli sfollati interni, anche al fine di evitare un aggravamento della crisi umanitaria già in essere nel Paese anche a causa della grave siccità che ha colpito la regione. Ulteriori fondi saranno destinati all'accoglienza e gestione degli sfollati e dei profughi nei Paesi limitrofi, anche per il tramite delle Agenzie ONU, con attenzione prioritaria per donne e bambine e altri soggetti vulnerabili;

   quanto al rischio di ondate migratorie incontrollate dirette verso l'Europa, occorre profondere tutto l'impegno possibile per scongiurarle mediante la realizzazione di una strategia migratoria per i Paesi dell'area che preveda interventi tempestivi e risoluti utili a scoraggiare anche l'apertura di nuove rotte e assicurando tutto il sostegno necessario ai Paesi confinanti con l'Afghanistan;

   occorrerà, in particolare, per il tramite delle Agenzie ONU, sostenere le comunità locali e le istituzioni dei Paesi limitrofi di accoglienza dei profughi afghani, che dovranno al contempo essere sensibilizzate al rispetto dei diritti umani nella gestione dei rifugiati e dei flussi migratori;

   quanto ai corridoi umanitari, nell'obiettivo di scongiurare flussi incontrollati di migranti e prevenire fenomeni di infiltrazione dei flussi migratori da parte di cellule terroristiche, definiti i necessari protocolli, essi dovranno riguardare soggetti particolarmente vulnerabili o che abbiamo un legame con l'Italia, con priorità per i cittadini afghani che abbiano collaborato con il nostro contingente, e/o con altre istituzioni italiane, e le relative famiglie;

   condivisi pertanto gli obiettivi della nuova missione, relativi a: 1) «miglioramento delle condizioni di accoglienza e delle iniziative di resilienza a favore della popolazione afghana, in particolare degli sfollati/rifugiati nei Paesi dell'area a seguito dell'evoluzione della situazione nel corso del mese di agosto 2021»; 2) «iniziative volte a facilitare l'accoglienza di sfollati/rifugiati afghani»; 3) «partecipazione italiana all'attuazione di iniziative UE e internazionali di risposta alla situazione in Afghanistan»,

autorizzano

   per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2021, la modifica della Deliberazione del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52 (Doc. XXV, n. 4-bis), al fine di finanziare un Fondo per interventi di risposta alla situazione in Afghanistan e per il sostegno umanitario alle popolazioni coinvolte anche nei Paesi limitrofi.

  Di Stasio, Pagani.