Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
SOMMARIO
Mercoledì 21 luglio 2021

Sulla pubblicità dei lavori ... 113

PARERE SU NOMINA:

Parere vincolante per la nomina del presidente del Consiglio di amministrazione della Rai (Parere favorevole) ... 113

Sulla pubblicazione di quesiti ... 114

ALLEGATO (Quesiti per i quali è pervenuta risposta scritta alla presidenza della Commissione (dal n. 395/1837 al n. 398/1848)) ... 115

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di mercoledì 21 luglio 2021

  Mercoledì 21 luglio 2021.Presidenza del presidente BARACHINI.

  La seduta comincia alle 8.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE comunica che ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

PARERE SU NOMINA

Parere vincolante per la nomina del presidente del Consiglio di amministrazione della Rai.
(Parere favorevole).

  Il PRESIDENTE dà notizia di una lettera a lui inviata dal dottor Carlo Fuortes, amministratore delegato della Rai, con la quale si comunica la nomina, in data 16 luglio 2021, della dottoressa Marinella Soldi a presidente del Consiglio di Amministrazione.

  La Commissione è pertanto chiamata, ai sensi dell'articolo 49, comma 5, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, come modificato dalla legge n. 220 del 2015, ad esprimere il suo parere, a maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti, che costituisce condizione di efficacia per la nomina a Presidente della Rai del consigliere eletto.
  La deliberazione, ai sensi del comma 3 dell'articolo 12-bis del Regolamento della Commissione, ha luogo a scrutinio segreto, mediante l'utilizzo di schede.
  Indice quindi la votazione a scrutinio segreto.

  Dopo l'inizio della chiama prende la parola il deputato MOLLICONE (FDI), lamentando il fatto che non siano state previste dichiarazioni di voto, circostanza a suo avviso in contrasto con il Regolamento, e preannunciando la non partecipazione al voto del gruppo di Fratelli d'Italia.

  (Seguono la votazione e lo scrutinio).

  Il PRESIDENTE dà atto che hanno votato 37 Commissari su 40 e che risultano 29 voti favorevoli, 5 voti contrari e 3 schede bianche.
  Il parere della Commissione per la nomina della dottoressa Marinella Soldi a presidente del Consiglio di amministrazione della RAI ha pertanto avuto esito favorevole.
  Informa quindi che, sulla base dell'articolo 12-bis, comma 3, del Regolamento della Commissione, ne darà immediatamente notizia al Governo e alla Rai.

Sulla pubblicazione di quesiti.

  Il PRESIDENTE comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti dal n. 395/1837 al n. 398/1848 per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).

  La seduta termina alle 8.40.

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - mercoledì 21 luglio 2021

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA
PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 395/1837 AL N. 398/1848).

  PARAGONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI
  Premesso che:

   il virologo Roberto Burioni, docente dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha recentemente affermato in un tweet «Quello che mi secca (ma mi fa pure piacere in fondo) è che i no-vax saranno protetti grazie alle nostre vaccinazioni. Come gli evasori che vengono curati al pronto soccorso perché noi paghiamo le tasse», commentando uno studio pubblicato sulla rivista «Nature Medicine» in merito alla protezione dei non vaccinati contro il COVID. Un'affermazione che, a parere dell'interrogante, risulta inaccettabile, considerato che in Italia questa questo tipo di profilassi non è obbligatoria, se non per il personale sanitario;

   la vulgata medico-scientifica, unica voce presente in Rai, auspicherebbe da tempo l'estensione dell'obbligatorietà vaccinale, di fatto senza considerare la prescrizione costituzionale dell'articolo 32 e il ruolo del Parlamento;

   il professor Burioni è ospite fisso da un anno alla trasmissione Rai «Che tempo che fa», condotta da Fabio Fazio, senza contraddittorio e senza altri ospiti in studio, praticamente nelle vesti di divulgatore tenendo mini lezioni durante la trasmissione;

   stando a quanto si apprende da organi di stampa, sembrerebbe che «a maggio 2020 nel pieno della pandemia il settimanale Panorama si era rivolto a Elastica, agenzia di eventi e comunicazione di Bologna che si occupa del divulgatore scientifico, fingendo interesse da una produzione privata per conoscere l'eventuale compenso: “Mi dica il budget, è limitato? Il professore farà le sue valutazioni. Potrebbe decidere di partecipare gratuitamente oppure di chiedere qualcosa in più perché è talmente impegnato che il compenso economico può essere una ragione per fare le cose”, spiegò l'agente senza però fornire cifre precise», in pratica il Professore deciderebbe di partecipare o meno ad alcune trasmissioni in base al compenso e non per spirito etico-scientifico;

  considerato che:

   a parere dell'interrogante, il professor Burioni ha espresso nel caso in premessa opinioni che, seppure legittime, sarebbero in contrasto con il dettame costituzionale che, in qualità di medico, dovrebbe conoscere. Se a questo si aggiunge che non vi è mai un contraddittorio quando si esprime sui canali del servizio pubblico e che, come si apprende da organi di stampa, percepirebbe compensi per le proprie ospitate, l'interrogante ritiene che in Rai la garanzia della pluralità d'informazione sia fortemente limitata;

  si chiede di sapere:

   a quanto ammonti esattamente il cachet o il gettone di presenza percepito dal professor Burioni, dalla Rai o da altra società con cui l'azienda pubblica avrebbe un accordo quadro di appalto parziale;

   in che modo, il Presidente e l'AD Rai intendano garantire la pluralità d'informazione.

(395/1837)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 3.
  In linea generale si ritiene opportuno porre l'attenzione sul fatto che il rapporto
della Rete con il professor Burioni si inquadra nell'ambito del confezionamento del programma il che, ovviamente, non implica alcun tipo di altro vincolo.
  Nello specifico di Che tempo che fa, il formato si basa su interviste one to one che, per definizione, non prevedono il contraddittorio, una formula che da 18 anni ha garantito alla trasmissione autorevolezza ed esclusive posizionando il programma come punto di riferimento per il servizio pubblico nel dibattito politico, sociale, culturale e scientifico del Paese.
  In particolare, durante le due stagioni drammaticamente segnate dall'emergenza COVID-19, il format condotto da Fazio è stato unanimemente riconosciuto come un importante contributo all'informazione sulla pandemia, alla quale hanno contribuito le voci più disparate.
  Per quanto riguarda in particolare il professor Burioni, occorre sottolineare che il soggetto in questione non solo è riconosciuto come un eminente esponente della virologia internazionale, celebrato anche da riviste di riferimento globale come «Science», ma è anche un divulgatore che ha uno straordinario seguito sulla piattaforma Medical Facts.
  In tale contesto, la sua presenza fissa nel programma ha dato continuità ai suoi interventi, permettendo di seguire e sviluppare specifici punti di vista.
  Infine, per quel che riguarda i compensi, la prestazione professionale non è a carico di Rai ed è comunque stata retribuita secondo gli standard previsti dal mercato per figure della competenza del professor Burioni.

  FEDELI, ROMANO, NARDELLI, BORDO, VERDUCCI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai
  Considerato che:

   in data 16 giugno sono state trasmesse dal Tg3 le immagini dell'incidente mortale che il 23 maggio è costato la vita a 14 persone che si trovavano nella cabina della funivia del Mottarone;

   si tratta delle immagini di due telecamere di sorveglianza, riprese dai carabinieri attraverso i monitor nel giorno stesso dell'incidente;

   la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, che conduce le indagini ha fortemente criticato la scelta e «l'assoluta inopportunità» di trasmettere quelle immagini «per il doveroso rispetto che tutti, parti processuali, inquirenti e organi di informazione, siamo tenuti a portare alle vittime, al dolore delle loro famiglie, al cordoglio di una intera comunità»;

   sempre sulla base di quanto riferito dalla procuratrice, nemmeno i familiari delle vittime avevano mai visto le immagini in questione che fanno parte degli atti depositati alla convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare e di cui è vietata la pubblicazione, anche parziale, trattandosi di atti che, benché non più coperti dal segreto in quanto nota gli indagati, sono relativi a procedimento in fase di indagini preliminari;

  si chiede di sapere:

   quali misure la Rai intenda adottare nel rispetto della sensibilità dei familiari delle vittime, delle regole deontologiche della professione giornalistica e delle leggi che prevedono il divieto di pubblicazione di atti d'inchiesta, come è stato ribadito dalla Procura di Verbania: una violazione tanto più grave perché compiuta da operatori del servizio pubblico radiotelevisivo.

(396/1843)

  BERGESIO, FUSCO, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai
  Premesso che:

   il TG3 delle ore 13.50 in data odierna ha trasmesso un video estrapolato dall'impianto di videosorveglianza della funivia Stresa-Alpino-Mottarone che riprende le immagini degli ultimi drammatici momenti di vita dei passeggeri e rammostra l'intera sequenza della caduta della cabina;

   la Procura della Repubblica di Verbania ha diramato un comunicato stampa nel quale precisava che si trattava di immagini depositate nella richiesta di convalida di fermo e comunque nella disponibilità delle parti del procedimento;

   le notizie relative all'attività di indagine compiuta dalla Polizia Giudiziaria per l'accertamento e la repressione dei reati rivestono grande rilievo sociale ed ai fini dell'esercizio del diritto di cronaca gli organi di informazione possono perciò pubblicare, divulgare tali notizie;

   la pubblicazione non deve però compromettere il corretto svolgimento del processo e il diritto delle persone in esso coinvolte al rispetto della propria dignità e della propria riservatezza;

  alla Società concessionaria si chiede:

   di sapere quale sia stata la valutazione editoriale della messa in onda integrale del video senza adottare i tagli necessari a rendere meno drammatica e dolorosa la visione soprattutto nel rispetto dei parenti delle vittime.

(397/1845)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si riporta il contributo del Direttore della testata del Tg3, dottor Mario Orfeo.
  «Sento il dovere di fare una premessa scontata ma necessaria: mai abbiamo pubblicato notizie e trasmesso immagini senza prima una ampia riflessione. A maggior ragione lo abbiamo fatto nella mattinata del 16 giugno scorso, quando siamo entrati in possesso delle riprese della funivia del Mottarone prima del tragico schianto della cabina che ha causato la morte di 14 persone.
  Si è trattato dunque di una scelta giornalistica consapevole e ponderata. Indipendente dalla valutazione che pure avremmo potuto fare dei numerosi precedenti (dal crollo del ponte di Genova – esclusiva del Tg1 del luglio 2019 – alla strage ferroviaria di Viareggio, solo per citare alcuni tra gli episodi in cui immagini altrettanto dure non avevano provocato una simile contestazione). Così come resta oggi per noi ininfluente il fatto che il video sia stato poi ripreso, perché riconosciuto come notizia utile alla conoscenza e all'accertamento della verità, da tutte le testate giornalistiche della Rai e da quelle delle altre emittenti, oltre che dai siti di alcuni tra i principali quotidiani e settimanali italiani.
  Per quella riflessione approfondita a cui facevo riferimento all'inizio abbiamo invece usato tutte le accortezze del caso, per la forza e insieme il turbamento che quelle immagini suscitavano in noi e che sapevamo avrebbero suscitato nei telespettatori: abbiamo oscurato i volti dei passeggeri a bordo della funivia, volti peraltro tristemente noti perché le foto delle vittime sono state pubblicate subito dopo la tragedia, e abbiamo in ogni edizione del Tg avvertito chi ci guardava da casa – prima della messa in onda – che quel video avrebbe potuto urtare la loro sensibilità.
  Veniamo adesso al merito della questione e alle ragioni della trasmissione di quel video. Forse basterebbe ricordare che nessun atto che si avvicina alla verità può ledere chi perde la vita a causa di un crimine, ma voglio anche riportare quanto detto dallo scrittore e sociologo Ferdinando Camon su La Stampa del 18 giugno:

   “Ho visto sul Tg3 la cabina del Mottarone che arriva lenta, si ferma, crolla a poppa, oscilla, corre indietro pazzamente, sempre più veloce, e si sfracella. Cinquantanove secondi di angoscia pura. Serve a qualcosa vedere questo filmato? Purtroppo sì: serve a far capire cosa vuol dire ‘freni disattivati’. Prima di vedere il video non capivamo bene, adesso capiamo. Chi li ha disattivati ha causato questa corsa pazzoide di una cabina di 15 turisti urlanti a bordo, verso lo sfracellamento. Soltanto adesso la colpa è chiara anche a me. E anch'io aspetto giustizia. Queste colpe mostruose, causare la morte di una decina e mezza di clienti per non perdere l'incasso dei loro biglietti, spengono in coloro che le apprendono la voglia di vivere: spengono la vitalità. Perciò la domanda è: è meglio non saperle? No, è meglio saperle, perché saperle vuol dire sapere la verità, e vivere nella verità ha un senso, vivere senza verità è insensato”.

  Quanto al comunicato della procuratrice di Verbania che conduce le indagini e che ha fortemente criticato la scelta (“assoluta inopportunità”), devo precisare che rispetto l'opinione della dottoressa Bossi – come quella di tutti – ma che ella non rappresenta autorità morale e ricordo che la stessa procuratrice scrive che le immagini estrapolate dall'impianto di video sorveglianza della funivia Stresa-Mottarone sono state depositate all'atto della richiesta di convalida del fermo e di applicazione di misura cautelare nei confronti degli indagati, e per questo non più coperte dal segreto. Sul tema rimando a un articolo dell'ex magistrato Carlo Nordio sul Messaggero del 19 giugno scorso che a proposito del rapporto tra codice e prassi – cito testualmente – “tanto il primo quanto il secondo sono dannatamente ambigui e contraddittori, e nessuno sa realmente quale sia la regola valida”. A differenza di tante intercettazioni o atti processuali che invece pur essendo secretati puntualmente vengono pubblicati sui giornali, siti e tv.
  Mi preme dunque sottolineare in conclusione che la trasmissione di quelle immagini è stata deontologicamente corretta e ispirata ai valori fondanti del servizio pubblico di cui la redazione si onora di far parte da molti anni con responsabilità e passione. Mentre ora confidiamo dopo la legittima discussione aperta sull'opportunità o meno di questa pubblicazione che se ne apra una più grande e duratura sulla ricerca delle cause, sulla voglia di verità e di giustizia per rispettare davvero le vittime di questa sciagura e il dolore del piccolo Eitan sopravvissuto all'incidente e dei familiari tutti. Gianluca Nicoletti ha usato le parole migliori: “Fornire ai propri lettori o telespettatori elementi che aiutino a misurare una sciagura sicuramente causata da negligenza umana è un atto che ribadisce, per le stesse vittime, il diritto ad avere giustizia”.».

  DE PETRIS – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:

   nel corso della puntata della trasmissione televisiva Rai 3 «Report» del 26 ottobre 2020, condotta dal giornalista Sigfrido Ranucci, denominata «Vassalli, valvassori e valvassini» e dedicata agli appalti pubblici in Lombardia, si è fatto riferimento ad alcune consulenze affidate all'avvocato Andrea Mascetti da enti locali amministrati da esponenti della Lega;

   l'avvocato Andrea Mascetti, in data 29 ottobre 2020 ha presentato al competente ufficio Rai una richiesta di ostensione di tutti i documenti relativi all'inchiesta giornalistica citata;

   in data 12 novembre 2020 la Rai ha emesso il provvedimento prot. ALS/D/0009766 di integrale diniego dell'avanzata richiesta di accesso agli atti; diniego avverso il quale l'avvocato Mascetti ha presentato ricorso al Tar Lazio;

   in data 18 giugno 2021 la Sezione Terza del Tar ha emesso la sentenza n. 7333/2021 con la quale accoglie parzialmente il ricorso dell'avvocato Mascetti e condanna la Rai a consentire «entro giorni trenta dalla comunicazione o notificazione (se anteriore) della presente sentenza l'accesso agli atti e ai documenti» relativi alla «documentazione connessa all'attività preparatoria di acquisizione e di raccolta di informazioni riguardanti le prestazioni di carattere professionale svolte dal ricorrente in favore di soggetti pubblici, confluite nell'elaborazione del contenuto del servizio di inchiesta giornalistica mandato in onda, nello specifico avente ad oggetto la rete di rapporti di consulenza professionale instaurati su incarico di enti territoriali e locali».

  Considerato che:

   la citata sentenza parrebbe introdurre una pericolosa discriminazione fra giornalisti del servizio pubblico (assoggettati alla disciplina del diritto di ostensione dei documenti e delle informazioni raccolti con le proprie inchieste) e tutti gli altri giornalisti;

   seguendo il principio annunciato dalla sentenza, il diritto di accesso sarebbe da ritenersi prevalente rispetto al diritto alla tutela delle fonti, con evidente e gravissima lesione della libertà d'informazione e del diritto alla tutela della riservatezza delle fonti di cui all'articolo 2, comma 3 della legge professionale n. 69 del 1963 e articolo 13, comma 5, della legge n. 675 del 1996;

   la missione del servizio pubblico radiotelevisivo – come da contratto di servizio – è quello di garantire una corretta informazione, pluralista e imparziale, e l'attività giornalistica d'inchiesta per assodata giurisprudenza di legittimità costituisce «l'espressione più alta e nobile dell'attività di informazione; con tale tipologia di giornalismo, infatti, maggiormente si realizza il fine di detta attività quale prestazione di lavoro intellettuale volta alla raccolta, al commento e alla elaborazione di notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale attraverso gli organi di informazione, per sollecitare i cittadini ad acquisire conoscenza di tematiche meritevoli, per il rilievo pubblico delle stesse (Cassazione 2010/13269)».

  Tutto ciò premesso e considerato,

   si chiede di sapere quali misure e interventi l'Azienda intenda promuovere per garantire il rispetto del diritto alla tutela delle fonti, della libertà d'informazione e in definitiva della libertà di stampa oltre che per tutelare la professionalità dei giornalisti che lavorano per il Servizio pubblico.

(398/1848)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  Al fine di garantire il rispetto del diritto alla tutela delle fonti, oltre che per tutelare la professionalità dei giornalisti che lavorano per il Servizio Pubblico, la Rai sta preparando ricorso al Consiglio di Stato per impugnare la sentenza n. 7333/2021 emessa in data 18 giugno 2021 dalla Sezione Terza del Tar, con la quale è stata parzialmente accolta la richiesta di accesso agli atti da parte dell'avvocato Mascetti in merito all'inchiesta di Report intitolata «Vassalli valvassori e valvassini».