III Commissione

Affari esteri e comunitari

Affari esteri e comunitari (III)

Commissione III (Affari esteri)

Comm. III

Affari esteri e comunitari (III)
SOMMARIO
Mercoledì 23 giugno 2021

RISOLUZIONI:

7-00644 Spadoni: Sulla definizione in sede G20 di una roadmap per il raggiungimento dell'uguaglianza di genere (Seguito della discussione e conclusione – Approvazione) ... 60

ALLEGATO 1 (Risoluzione approvata dalla Commissione) ... 68

INDAGINE CONOSCITIVA:

Indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni (Deliberazione di una variazione del programma) ... 63

ALLEGATO 2 (Variazione del programma deliberata dalla Commissione) ... 69

Sui lavori della Commissione ... 63

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA:

5-06299 Lupi: Sulle iniziative per la tutela della dignità umana e dei luoghi di culto in Myanmar ... 64

ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 72

5-06300 Napoli: Sui progetti di accoglienza per minori bielorussi ed ucraini alla luce dell'interruzione dei collegamenti aerei da e per la Bielorussia ... 64

ALLEGATO 4 (Testo della risposta) ... 74

5-06301 Olgiati: Sulla situazione dei diritti umani e civili in Nicaragua ... 64

ALLEGATO 5 (Testo della risposta) ... 76

5-06302 Boldrini: Sulla prospettiva di messa al bando del Partito democratico dei popoli (HDP) in Turchia ... 65

ALLEGATO 6 (Testo della risposta) ... 78

5-06303 Delmastro Delle Vedove: Sui contenuti del colloquio del 21 giugno 2021 tra il Ministro Di Maio ed il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, con riferimento alle linee direttrici della politica estera dell'Italia ... 65

ALLEGATO 7 (Testo della risposta) ... 80

INTERROGAZIONI:

5-06248 Bonomo: Sulla posizione del Governo italiano sulla proposta di risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (A/75/L.97) relativa alla necessità di porre fine all'embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba ... 66

ALLEGATO 8 (Testo della risposta) ... 82

5-06258 Fitzgerald Nissoli: Sulla riduzione del numero minimo di sottoscrizioni per la presentazione delle liste elettorali in vista delle elezioni dei Comitati per gli italiani all'estero (Com.It.Es.) del 3 dicembre 2021 ... 67

ALLEGATO 9 (Testo della risposta) ... 83

AUDIZIONI:

Audizione del Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, sulle politiche per gli italiani nel mondo (Svolgimento e conclusione) ... 67

III Commissione - Resoconto di mercoledì 23 giugno 2021

RISOLUZIONI

  Mercoledì 23 giugno 2021. — Presidenza del vicepresidente Paolo FORMENTINI. – Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni.

  La seduta comincia alle 14.05.

7-00644 Spadoni: Sulla definizione in sede G20 di una roadmap per il raggiungimento dell'uguaglianza di genere.
(Seguito della discussione e conclusione – Approvazione).

  La Commissione prosegue la discussione della risoluzione, rinviata nella seduta del 16 giugno scorso.

  Paolo FORMENTINI, presidente, ricorda che nella precedente seduta la collega Spadoni ha presentato alcune riformulazioni dell'atto di indirizzo in titolo riferite al primo e al terzo punto della premessa, nonché al dispositivo. Ricorda, altresì, che nella precedente seduta il rappresentante del Governo si era riservato di intervenire nel prosieguo della discussione.

  La Viceministra Marina SERENI sottolinea che la risoluzione in discussione offre l'occasione per valorizzare il lavoro che l'Italia sta svolgendo in materia di occupazione femminile nell'ambito della presidenza di turno del G20. Come evidenziato l'altro ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, al Women Political Leader Summit, occorre infatti assicurare la parità di condizioni nel mercato del lavoro, colmare il divario di retribuzione tra i generi, rafforzare i nostri sistemi di sicurezza sociale, nonché colmare il divario tra la rappresentazione maschile e quella femminile nel mondo della politica. Il Presidente Draghi ha altresì ribadito che il nostro obiettivo, in Italia, è quello di investire, entro il 2026, almeno 7 miliardi di euro per la promozione dell'uguaglianza di genere.
  Segnala che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che guida il Gruppo di lavoro sull'occupazione del G20, ha dato seguito al mandato ricevuto dai Leader, elaborando una roadmap per facilitare e accelerare il raggiungimento dell'Obiettivo di Brisbane, che verrà adottata (come allegato alla Dichiarazione) dai Ministri del Lavoro del G20, a conclusione della riunione in corso di svolgimento in data odierna nella città di Catania.
  Ricorda che l'Obiettivo di Brisbane è proprio quello di ridurre il divario tra donne e uomini nella forza lavoro del 25 per cento entro il 2025. Evidenzia che l'obiettivo della Presidenza italiana è di accelerare appunto il raggiungimento di tale traguardo.
  Rileva che per questa ragione, alla roadmap è stato dato il titolo «Roadmap del G20 verso e oltre il target di Brisbane: più posti di lavoro, migliori ed equamente retribuiti per le donne», per marcare un significativo passo avanti verso l'adozione di politiche per l'empowerment femminile. Precisa che, innanzitutto, la roadmap indica con dovizia di dettagli le politiche migliori per perseguire quell'obiettivo; inoltre, non si fa riferimento solo alla partecipazione al mercato del lavoro, ma all'occupazione in sé; infine, punta a un aumento dell'occupazione femminile come dato assoluto, da non considerare quindi solo in termini di riduzione del divario rispetto agli uomini.
  Sottolinea che con l'adozione della roadmap si precisa come si debba puntare anche ad un incremento in sé del numero di donne che lavorano. Per questo viene presentata come uno strumento «verso e oltre il target di Brisbane».
  Segnala che il tema della promozione dell'empowerment femminile è trasversale e di fondamentale importanza nel quadro dell'intero programma dei lavori della Presidenza italiana del G20. Precisa che tale tema viene discusso anche nell'ambito del dialogo con la società civile ed il settore privato. A ulteriore testimonianza dell'impegno della Presidenza italiana su questo tema, ricorda che è stata altresì inserita nel calendario ufficiale dei lavori una conferenza ministeriale, che si terrà il 26 agosto a Santa Margherita Ligure, cui parteciperà la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti.
  In questo contesto, evidenzia che una maggiore e più equa partecipazione femminile al mercato del lavoro comporta vantaggi sostanziali, sia economici sia sociali. Pertanto, ringraziando le onorevoli Spadoni e Boldrini per l'importante iniziativa assunta, che condivide anche rispetto alle riformulazioni apportate, ribadisce l'impegno dell'Esecutivo a raggiungere il Brisbane Goal.

  Maria Edera SPADONI (M5S), ringraziando la Viceministra Sereni per i chiarimenti forniti e per l'accenno all'odierna riunione dei Ministri del Lavoro, che auspica possa produrre ulteriori risultati concreti, ribadisce che i temi oggetto della risoluzione sono assolutamente prioritari, sia sul piano internazionale sia in ambito nazionale, dal momento che il nostro Paese registra ancora un deficit drammatico, ad esempio, in tema di occupazione femminile.
  Auspicando che gli indirizzi approvati dal Parlamento possano agevolare il lavoro del Governo nelle sedi internazionali, sottolinea l'urgenza di adottare ulteriori misure per la promozione della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, da perseguire attraverso politiche che agevolino la conciliazione famiglia-lavoro e consentano alle donne di ottenere l'indipendenza economica, presupposto essenziale per combattere anche le forme di violenza domestica.

  Laura BOLDRINI (PD), ringraziando la collega Spadoni per l'iniziativa assunta, a cui ha convintamente aderito sottoscrivendo la risoluzione, si associa all'auspicio che la presidenza italiana del G20 dia seguito alla strategia di promozione dell'uguaglianza di genere testé illustrata, senza tralasciare, tuttavia, la necessità di colmare le gravi carenze sul piano interno: troppo spesso, infatti, le donne italiane sono penalizzate nell'accesso ai percorsi di istruzione e alla qualificazione professionale dalla necessità di far fronte agli oneri connessi alla genitorialità. A suo avviso, l'Italia dovrebbe seguire l'esempio di altri Stati europei – da ultimo, la Spagna – che hanno introdotto misure di congedo obbligatorio anche per i padri. Ricordando l'esiguità delle risorse destinate alla parità di genere nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza – circa 7 miliardi su 240 miliardi di investimento complessivo – auspica che possano essere adottate ulteriori iniziative, tenuto conto che l'occupazione femminile in Italia è ferma al 47 per cento (rispetto al 62 per cento della media europea), percentuale che condanna il nostro Paese al penultimo posto nell'UE.
  Auspica, inoltre, che i comitati di monitoraggio incaricati di valutare l'attuazione del PNRR siano composti rispettando rigorosamente il criterio della parità di genere, anche in considerazione del fatto che le donne rappresentano il 51 per cento della popolazione italiana complessiva.

  Vito COMENCINI (LEGA), preannunciando il voto favorevole del Gruppo Lega, sottolinea la necessità di raffermare il ruolo della donna nella società, ribadendo il principio della parità di diritti e doveri tra uomini e donne, pur nella consapevolezza della diversità dei ruoli. Tale obiettivo deve essere perseguito con determinazione nel contesto internazionale come uno dei princìpi cardine della civiltà europea, contrapposto alla visione di alcuni Paesi che, per motivi religiosi o ideologici, tendono a relegare le donne in una posizione di subordinazione. A suo avviso, la promozione dell'occupazione femminile passa innanzitutto attraverso lo sviluppo di adeguate infrastrutture sociali che combattano la crisi demografica in atto, ad esempio l'incremento degli asili nido, nonché attraverso misure che promuovano efficacemente la conciliazione famiglia-lavoro, anche a beneficio delle numerose donne che hanno avviato o intendono avviare iniziative imprenditoriali, tanto più importanti nell'attuale fase di crisi economica dovuta alla pandemia.

  Edmondo CIRIELLI (FDI), preannunciando il voto favorevole di Fratelli d'Italia, evidenzia che la promozione della parità di genere è prioritaria in un contesto come quello italiano, nel quale si sono conseguiti risultati significativi sul piano della rappresentanza istituzionale, ma restano gravi carenze sul piano sociale; al riguardo, sottolinea l'esigenza di introdurre adeguati incentivi alla natalità e di rimuovere gli ostacoli che tuttora impediscono la piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro: a titolo di esempio, segnala che il limite nell'accesso al congedo e la riduzione della retribuzione impediscono, di fatto, a molte madri di beneficiare delle progressioni di carriera. Da ultimo, rilevando l'assenza di uno specifico passaggio sui fenomeni di persecuzione a sfondo religioso che affliggono molte donne in varie parti del mondo – Italia compresa – auspica che tale tema possa essere oggetto di un prossimo atto di indirizzo della Commissione.

  Andrea ORSINI (FI), preannunciando il voto favorevole di Forza Italia, ringrazia le colleghe per l'iniziativa assunta, evidenziando che i temi trattati raccolgono il consenso unanime delle forze parlamentari. Infatti, la parità di diritti costituisce un principio assoluto della civiltà cristiana e liberale, nella quale non c'è spazio per alcuna forma di discriminazione. Tuttavia, osserva che, sul piano pratico, persistono tuttora delle lacune che impediscono alle donne di raggiungere la piena realizzazione sul piano professionale: occorre, dunque, adoperarsi per modificare i modelli culturali e in questo senso può essere utile, in una fase transitoria, adottare anche le cosiddette «quote rosa», sebbene essi non siano lo strumento migliore per promuovere una vera parità. Rilevando che, paradossalmente, nella risoluzione si fa riferimento ad una dichiarazione adottata nel corso della presidenza saudita del G20, e dunque sotto la guida di un Paese che certo non garantisce il pieno rispetto della dignità della donna, ribadisce che l'affermazione dei diritti umani come categoria universale è pienamente condivisibile, e non deve essere mai condizionata dalle logiche di condiscendenza nei confronti dei Paesi che li violano, anche a rischio di apparire eccessivamente «eurocentrici».

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), ringraziando le colleghe Spadoni e Boldrini e preannunciando il voto favorevole del Partito Democratico, sottolinea che la risoluzione in discussione aiuta il nostro Paese ad adeguare la dimensione internazionale e nazionale ad uno degli obiettivi prioritari dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
  Esprimendo apprezzamento per la disponibilità di tutti i Gruppi a votare l'atto di indirizzo in esame, auspica che possa essere sottoscritto dai colleghi – tutti uomini – che sono intervenuti, proprio per ribadire la loro convinta adesione ai princìpi contenuti nella risoluzione.

  Andrea ORSINI (FI), accogliendo la proposta della collega Quartapelle, sottoscrive la proposta di risoluzione in esame.

  La Commissione approva, quindi, all'unanimità, la risoluzione n. 7-00644 come riformulata (vedi allegato 1).

  La seduta termina alle 14.25.

INDAGINE CONOSCITIVA

  Mercoledì 23 giugno 2021. — Presidenza del vicepresidente Paolo FORMENTINI. – Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni.

  La seduta comincia alle 14.25.

Indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni.
(Deliberazione di una variazione del programma).

  Paolo FORMENTINI, presidente, avverte che, facendo a seguito a quanto convenuto in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella riunione del 27 maggio scorso, è pervenuta l'intesa della Presidenza della Camera, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, in merito alla proposta di integrazione del programma dell'indagine conoscitiva in titolo, nei termini di cui in allegato (vedi allegato 2).
  Al riguardo, segnala che le modifiche apportate – frutto di una proposta della collega Boldrini, anche alla luce del suo incarico di Presidente del Comitato permanente per i diritti umani nel mondo –, condivise in modo unanime dai Gruppi, appaiono connesse all'esigenza di adeguare il programma dell'indagine conoscitiva al nuovo contesto geopolitico.
  Le modifiche apportate al programma dell'indagine conoscitiva evidenziano, infatti, la nuova centralità dei temi della democrazia e della difesa dello Stato di diritto, nonché l'esigenza di una più coesa azione nella lotta contro ogni forma di razzismo, xenofobia, intolleranza, antisemitismo, islamofobia e altra discriminazione, nonché di un più esplicito inquadramento, anche storico, dell'impegno italiano per la tutela internazionale dei diritti umani, tanto più nell'approssimarsi della conclusione del triennio di partecipazione italiana al Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite.

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera quindi la variazione del programma dell'indagine conoscitiva in titolo.

Sui lavori della Commissione.

  Emanuela Claudia DEL RE, con riferimento alla sua recente nomina a Rappresentante speciale dell'Unione europea per la regione del Sahel, coglie l'occasione per esprimere entusiasmo per il nuovo incarico, nonché riconoscenza alla Presidenza e a tutti i colleghi della Commissione per il proficuo lavoro svolto insieme. Sottolinea che, nel corso del mandato parlamentare e di quello governativo, in cui ha potuto ricoprire il ruolo di Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, i contributi, anche critici, dei colleghi sono stati di aiuto per lo sviluppo nuove conoscenze. Auspica, dunque, di poter ancora interloquire con la Commissione nel nuovo ruolo, che rappresenta anche un riconoscimento del prestigio del nostro Paese, al fine di approfondire meglio le dinamiche della regione del Sahel, che rappresenta un'area strategica per l'Italia e per l'Unione europea nel suo complesso.

  Paolo FORMENTINI, presidente, anche a nome dei colleghi della Commissione, formula i migliori auguri di buon lavoro all'onorevole Del Re per il nuovo incarico, nell'auspicio che possa esercitarlo tenendo conto dell'interesse nazionale e dei popoli della regione. Sottolinea, quindi, che la collega potrà sempre contare sul sostegno e sul contributo attivo della Commissione.

  La seduta termina alle 14.35.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Mercoledì 23 giugno 2021. — Presidenza del vicepresidente Paolo FORMENTINI. – Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni.

  La seduta comincia alle 14.35.

  Paolo FORMENTINI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante la trasmissione diretta sulla web-tv e il canale satellitare della Camera dei deputati.

5-06299 Lupi: Sulle iniziative per la tutela della dignità umana e dei luoghi di culto in Myanmar.

  Maurizio LUPI (M-NCI-USEI-R-AC), rinuncia ad illustrare l'interrogazione in titolo.

  La Viceministra Marina SERENI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Maurizio LUPI (M-NCI-USEI-R-AC), replicando, si dichiara soddisfatto della risposta del Governo, ricordando che dal 1° febbraio 2021 in Myanmar il bilancio dei morti accertati dall'inizio delle proteste ha superato le 800 vittime e che l'11 giugno 2021 il Presidente e i vescovi della Conferenza episcopale del Myanmar hanno firmato un appello urgente per il rispetto della dignità umana e per la cessazione degli attacchi militari contro i luoghi di culto, divenuti luoghi di rifugio, e la realizzazione di corridoi umanitari per la sopravvivenza degli sfollati. Inoltre, segnala che il 18 giugno 2021 una risoluzione delle Nazioni Unite ha condannato il colpo di Stato militare in Myanmar, esortando la giunta militare al potere a ripristinare la transizione democratica del Paese. Analoghe prese di posizione sono state assunte dall'Unione europea e dallo stesso Governo italiano, a dimostrazione che la tutela e promozione dei diritti umani costituiscono un obiettivo prioritario della nostra politica estera, come peraltro ribadito nell'intervento odierno del Presidente Draghi alla Camera in sede di replica alle comunicazioni sul Consiglio europeo del 24-25 giugno.
  Auspica, dunque, che la III Commissione continui a sensibilizzare il Parlamento sul tema dei diritti umani, nell'ottica di una mobilitazione dell'intera comunità internazionale, che non può restare indifferente a così gravi e palesi violazioni dei diritti fondamentali.

5-06300 Napoli: Sui progetti di accoglienza per minori bielorussi ed ucraini alla luce dell'interruzione dei collegamenti aerei da e per la Bielorussia.

  Daniela RUFFINO (CI), in qualità di cofirmataria dell'interrogazione in titolo, ne illustra il contenuto, evidenziando che l'Italia è il Paese che ospita il maggior numero di minori bielorussi ed ucraini, con un'attività che coinvolge circa 1.200 famiglie e più di 80 mila ragazzi. Per dare seguito a questa proficua attività umanitaria è dunque essenziale garantire certezze sulla ripresa dei programmi di accoglienza.

  La Viceministra Marina SERENI risponde all'interrogazione nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Daniela RUFFINO (CI), replicando, si dichiara soddisfatta della risposta del Governo, ribadendo l'urgenza di riattivare i programmi di accoglienza, come sollecitato anche nel corso della recente audizione delle associazioni di volontariato che ne curano l'esecuzione. Pertanto, auspica che il protocollo sanitario in via di definizione possa essere rapidamente finalizzato, attivando la prevista deroga umanitaria alla sospensione dei voli dalla Bielorussia.

5-06301 Olgiati: Sulla situazione dei diritti umani e civili in Nicaragua.

  Riccardo OLGIATI (M5S), rinuncia ad illustrare l'interrogazione in titolo.

  La Viceministra Marina SERENI risponde all'interrogazione nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).

  Riccardo OLGIATI (M5S), replicando, si dichiara soddisfatto della risposta del Governo, che dimostra piena consapevolezza della situazione critica del Nicaragua. Insieme alla Colombia, infatti, questo Paese sta attraversando una delicata fase di transizione democratica, che deve essere monitorata con attenzione, in accordo con i partner internazionali, con l'obiettivo di porre fine alle violazioni dei diritti fondamentali, riportare il Paese su un percorso democratico e creare le condizioni per svolgere elezioni libere ed eque. A suo avviso, inoltre, occorre ripristinare la piena agibilità per le organizzazioni non governative e per la stampa libera, lavorando nel contempo per liberare i prigionieri politici e mettere fine alle detenzioni arbitrarie.

5-06302 Boldrini: Sulla prospettiva di messa al bando del Partito democratico dei popoli (HDP) in Turchia.

  Laura BOLDRINI (PD), illustra l'interrogazione in titolo, sottolineando che il regime di Erdogan prosegue il suo attacco alle libertà democratiche della Turchia, come dimostra la recentissima sentenza della Corte costituzionale turca, che ha accolto la richiesta della procura generale della Cassazione di aprire un procedimento per la messa al bando del Partito democratico dei popoli (HDP), la principale forza di opposizione in Parlamento. A suo avviso, è chiaro l'intento di reprimere ogni voce di dissenso attraverso una enorme opera di repressione, che ha visto anche il licenziamento e l'arresto di 110 mila funzionari pubblici, la recente messa sotto inchiesta del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu ed il recesso della Turchia dalla Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (cd. Convenzione di Istanbul).
  In conclusione, sottolinea che la Turchia, in quanto membro della NATO e del Consiglio d'Europa, deve essere richiamata rispetto dei princìpi dello Stato di diritto, che sono alla base di queste due organizzazioni internazionali.

  La Viceministra Marina SERENI risponde all'interrogazione nei termini riportati in allegato (vedi allegato 6).

  Laura BOLDRINI (PD), replicando, si dichiara soddisfatta della risposta del Governo, pur auspicando che l'Esecutivo e l'Unione europea nel suo complesso contrastino con più energia la condotta del regime di Erdogan, analogamente alle misure assunte nei riguardi dell'autocrate bielorusso Lukashenko. Segnalando che nel corso del recente colloquio tra il Presidente Draghi e la Cancelliera Merkel è stata evocata la possibilità di consolidare la partnership con la Turchia in materia di controllo dei flussi migratori, sottolinea la necessità che tale obiettivo non pregiudichi i doverosi richiami al rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà democratiche, dal momento che qualsiasi cedimento sul tema dei diritti umani, pur motivato da ragioni di convenienza politica, è inaccettabile e produce un irreversibile deficit di credibilità e autorevolezza a livello internazionale.

5-06303 Delmastro Delle Vedove: Sui contenuti del colloquio del 21 giugno 2021 tra il Ministro Di Maio ed il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, con riferimento alle linee direttrici della politica estera dell'Italia.

  Andrea DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI), illustra l'interrogazione in titolo, sottolineando l'opacità con la quale la Farnesina ha dato comunicazione del colloquio oggetto dell'interrogazione, i cui contenuti, peraltro, appaiono in netto contrasto con le posizioni espresse dal Presidente Draghi in sede di G7.

  La Viceministra Marina SERENI risponde all'interrogazione nei termini riportati in allegato (vedi allegato 7).

  Andrea DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI), replicando, si dichiara assolutamente insoddisfatto della risposta del Governo, che conferma la totale ambiguità sul posizionamento dell'Italia nel contesto internazionale: infatti, mentre, da un lato, il Presidente Draghi confermava in sede di G7 il pieno allineamento dell'Italia alle posizioni dei nostri tradizionali alleati occidentali nei riguardi della Cina, dall'altro, il Ministro Di Maio concordava con il suo omologo cinese il rafforzamento del partenariato strategico con la Cina attraverso l'adozione di un piano d'azione 2021-2023. Contestualmente, il «garante» del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, si recava in visita all'Ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia per confermare la piena adesione al progetto della Nuova Via della seta, che di fatto comporta una sottomissione del nostro Paese a Pechino.
  A suo avviso, l'Esecutivo deve immediatamente e risolutamente risolvere questa contraddizione, schierandosi senza tentennamenti nel campo occidentale, in nome della difesa dei diritti umani e dell'interesse nazionale.

  Paolo FORMENTINI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 15.25.

INTERROGAZIONI

  Mercoledì 23 giugno 2021. — Presidenza del vicepresidente Paolo FORMENTINI. – Interviene la viceministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni.

  La seduta comincia alle 15.25.

5-06248 Bonomo: Sulla posizione del Governo italiano sulla proposta di risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (A/75/L.97) relativa alla necessità di porre fine all'embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba.

  La Viceministra Marina SERENI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 8).

  Francesca BONOMO (PD) replicando, si dichiara soddisfatta della risposta del Governo, che conferma l'attenzione che il nostro Paese ha sempre riservato alla situazione di Cuba. Peraltro, la risposta all'interrogazione odierna assume un valore ancor più significativo in considerazione del fatto che proprio in data odierna l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si appresta a votare sulla risoluzione, proposta dalla Repubblica di Cuba, di condanna del blocco imposto dagli Stati Uniti. Appare, dunque, importante ribadire la posizione del nostro Paese a sostegno di tale risoluzione, presentata a cadenza annuale.
  Anche l'Unione europea, da parte sua, ha espresso una condanna dell'embargo statunitense nei confronti di Cuba, sottolineando, tra l'altro, come esso abbia un impatto dannoso sulla situazione economica del Paese ed ostacoli il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di dialogo politico e di cooperazione tra Unione europea e Cuba.
  Ricorda, altresì, che il Presidente statunitense Biden ha promesso durante la sua campagna presidenziale del 2020 che avrebbe cambiato la politica statunitense verso l'isola, affermando che le politiche di Trump avevano inflitto danni al popolo cubano e non avevano fatto nulla per promuovere la democrazia e i diritti umani, facendo intendere dunque di voler proseguire la storica distensione tra Cuba e Stati Uniti avviata dal presidente Obama: auspica, dunque, che il primo atto di questa nuova strategia porti a rimuovere Cuba dall'elenco dei Paesi definiti come sponsor del terrorismo, su proposta dell'allora Presidente Trump.
  Ricorda, altresì, che l'Italia non ha mai votato a favore delle sanzioni contro Cuba, anzi, da anni, a livello europeo e italiano, coltiviamo relazioni bilaterali molto forti, con accordi di collaborazione in campo economico, sociale, culturale, politico e diplomatico. Segnala che i rapporti italo-cubani, pur nel contesto di una concezione della democrazia e dei diritti umani evidentemente non coincidenti, sono improntati ad una tradizionale amicizia, che negli ultimi anni ha portato ad incentivare e promuovere nuovi progetti di cooperazione e di scambio economico e culturale tra i due Paesi agevolando anche gli interscambi con aziende italiane, assieme agli scambi accademici universitari, anche grazie all'aiuto dell'Associazione nazionale di amicizia Italia-Cuba, che quest'anno festeggia i sessant'anni della sua fondazione. Rileva che Cuba è anche un Paese prioritario della nostra cooperazione allo sviluppo, status che consente la programmazione e l'attuazione di importanti progetti che interessano settori cruciali della società cubana, la rilevanza dei quali oggi è ulteriormente accresciuta dall'impatto della pandemia da Covid-19. Nonostante le difficoltà che la pandemia ha prodotto, infatti, Cuba non ha fatto mancare il proprio sostegno all'Italia, inviando nella primavera dello scorso anno un contingente di novanta medici a supporto della popolazione italiana, in quel momento gravemente provata dal virus. Al riguardo, segnala che Aleida Guevara, medico pediatra e figlia del Che, proprio in questi giorni ha ricevuto a Bari un importante riconoscimento per l'impegno nella gestione dell'emergenza Covid-19.
  Ricordando, da ultimo, che secondo i dati delle Nazioni Unite l'embargo ha provocato all'economia cubana un danno nell'ordine di 117 miliardi di dollari, auspica che il Governo promuova un'efficace azione diplomatica per il superamento definitivo del blocco.

5-06258 Fitzgerald Nissoli: Sulla riduzione del numero minimo di sottoscrizioni per la presentazione delle liste elettorali in vista delle elezioni dei Comitati per gli italiani all'estero (Com.It.Es.) del 3 dicembre 2021.

  La Viceministra Marina SERENI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 9).

  Fucsia FITZGERALD NISSOLI (FI), replicando da remoto, si dichiara soddisfatta della risposta del Governo, che dimostra l'attenzione dell'Esecutivo per le oggettive difficoltà riscontrate nella procedura di raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste elettorali.

  Paolo FORMENTINI presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 15.35.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.35 alle 15.45.

COMITATO PERMANENTE SUGLI ITALIANI NEL MONDO E LA PROMOZIONE DEL SISTEMA PAESE

AUDIZIONI

  Mercoledì 23 giugno 2021. — Presidenza del presidente Simone BILLI.

  La seduta comincia alle 15.50.

Audizione del Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, sulle politiche per gli italiani nel mondo.
(Svolgimento e conclusione).

  Simone BILLI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Introduce, quindi, l'audizione.

  Benedetto DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, svolge una relazione sul tema oggetto dell'audizione.

  Intervengono, quindi, per porre quesiti e formulare osservazioni, Angela SCHIRÒ (PD), Francesca LA MARCA (PD), Fucsia FITZGERALD NISSOLI (FI) e Massimo UNGARO (IV).

  Benedetto DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, risponde ai quesiti posti e fornisce ulteriori precisazioni.

  Simone BILLI, presidente, dichiara quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.30.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

III Commissione - mercoledì 23 giugno 2021

ALLEGATO 1

Risoluzione n. 7-00644 Spadoni: Sulla definizione in sede G20 di una roadmap per il raggiungimento dell'uguaglianza di genere.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

   La III Commissione,

   premesso che:

    la Leader's Declaration dell'ultimo G20 a presidenza saudita, in particolare lo statement numero 25 in materia di Women's Empowerment sancisce la necessità di creare una roadmap nel corso della successiva Presidenza del G20 per portare avanti appunto le politiche per l'uguaglianza di genere in tutti i Paesi partecipanti. Lo statement 25, ricordando le dichiarazioni e gli inviti all'azione delle Nazioni Unite, afferma l'importanza dell'emancipazione delle donne e delle ragazze come questione trasversale a tutti gli aspetti di ogni politica, riconoscendo alle donne il ruolo di motore chiave della crescita economica. La dichiarazione finale del G20 in Arabia Saudita continua ribadendo l'impegno nella promozione dell'uguaglianza di genere, nella lotta agli stereotipi, nella riduzione dei divari salariali. Ricorda poi l'impegno a raggiungere l'obiettivo di Brisbane, ossia di ridurre del 25 per cento il divario nel lavoro tra uomini e donne, oltre a migliorare la qualità dell'occupazione femminile entro il 2025, chiedendo di portare avanti la definizione di una roadmap per un più rapido raggiungimento dell'obiettivo di Brisbane e all'Ilo e all'Ocse di continuare a fornire input per sostenere i progressi via via conseguiti;

    dal 1° dicembre 2020 l'Italia detiene la Presidenza del G20. L'azione della Presidenza italiana si svolgerà seguendo tre pilastri tra loro interconnessi: persone, pianeta e prosperità. La priorità attuale è dare una risposta quanto più rapida ed efficace alla pandemia con un accesso universale a diagnosi, terapie e vaccini. Inoltre, tra le principali sfide per una ripresa incentrata sulle persone, è necessaria una particolare attenzione alla tutela dei soggetti e dei Paesi più vulnerabili, al ruolo dei giovani e all'empowerment femminile. L'emergenza epidemiologica, infatti, ha colpito interi settori e categorie produttive ma con conseguenze diverse nelle varie fasce della popolazione. Il tasso di occupazione femminile in Italia è uno dei più bassi d'Europa, già prima della pandemia si attestava intorno al 50 per cento contro il 68 per cento degli uomini. Una recente indagine Istat sottolinea il triste dato del nostro Paese secondo cui nel 2020 sono stati oltre 440.000 i posti di lavoro persi di cui circa 312.000 occupati da donne. Questa situazione ha subìto una forte accelerazione alla fine dell'anno, basti pensare che solo nel mese di dicembre la percentuale di donne che aveva perso il lavoro era il 98 per cento del totale (fonte dati Istat);

    gli aspetti da considerare per perseguire l'uguaglianza di genere sono molti: il gender equality work balance, la parità salariale, la rappresentanza femminile nel settore sia pubblico che privato, il contrasto alla violenza di genere e domestica. Il Women 20 è un gruppo di interesse della società civile con l'obiettivo di elaborare proposte ai leader mondiali che si riuniscono ogni anno sul gender equality formato dalle delegazioni dei venti Paesi del G20. Nasce in seguito al summit in Australia del 2014 con la Dichiarazione di Brisbane in cui i Paesi partecipanti si impegnano a ridurre il divario tra uomini e donne nella partecipazione al mercato del lavoro del 25 per cento entro il 2025 («25 by 25»). La prima conferenza del Women 20 si è svolta nell'ottobre del 2015 a Istanbul sotto la presidenza turca e negli anni successivi il lavoro è continuato sotto le presidenze cinese, tedesca, argentina, giapponese e saudita;

    sempre all'interno della cornice del G20 e, anch'esso rivolto all'empowerment femminile nel 2019 in Giappone nasce il «G20 Empower» che ad oggi comprende 27 Paesi fra Paesi appartenenti al G20 e Paesi ospiti, rappresentando un'alleanza tra settore pubblico e privato per progettare politiche in grado di sviluppare ecosistemi aziendali e organizzativi che promuovano il processo di avanzamento delle donne in posizioni di leadership nel settore privato;

    va tenuto conto del lavoro che l'Employment Working Group sta portando avanti per dare esecuzione all'impegno dei leader G20 per la definizione di una roadmap per l'attuazione dell'obiettivo di Brisbane,

impegna il Governo

ad attivarsi in sede G20 affinché venga rispettato quanto deciso nella Leader's Declaration dell'ultima presidenza in Arabia Saudita, in particolare per quanto riguarda le previsioni contenute nello statement n. 25 «Women's Empowerment» in cui viene indicata la necessità di proseguire nella promozione della parità di genere, nel contrasto agli stereotipi, nella riduzione del gap salariale e di promuovere misure a favore di una più equa distribuzione del lavoro di cura non remunerato e delle responsabilità di cura tra donne e uomini. Inoltre, di delineare sotto la Presidenza italiana, una roadmap comune per accelerare i progressi per il raggiungimento dell'obiettivo di Brisbane, anche attraverso l'adozione di misure per rimuovere le barriere alla partecipazione economica e all'imprenditorialità delle donne.
(7-00644) «Spadoni, Boldrini, Di Stasio, Quartapelle Procopio, Berti, Buffagni, Del Grosso, Del Re, Emiliozzi, Fantinati, Grande, Marino, Olgiati, Orsini».

ALLEGATO 2

Indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella Comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni.

VARIAZIONE DEL PROGRAMMA DELIBERATA DALLA COMMISSIONE

  Il Novecento può essere definito come il secolo dei diritti umani.
  È stato infatti il secolo delle grandi tragedie umanitarie ma anche di progressi epocali sul terreno della tutela giuridica dei diritti e delle libertà fondamentali.
  Dal genocidio del popolo armeno, dagli eccidi commessi durante la seconda guerra mondiale ai danni della popolazione civile e, soprattutto, dalla tragedia della Shoah è, infatti, derivato per la Comunità internazionale l'impulso ad un sostanziale passo in avanti su questo terreno, nell'esigenza di scongiurare per il futuro il ripetersi di simili accadimenti e, soprattutto, di elaborare nuove e più cogenti forme di responsabilizzazione degli Stati al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali di ogni individuo.
  A livello internazionale la Dichiarazione universale dei diritti umani, proclamata dall'Assemblea generale dell'ONU il 10 dicembre 1948, sancisce l'avvio di una fase di rinascita e rinnovamento, nel segno della centralità dei diritti e del principio che vede tutti gli esseri umani nascere «liberi ed eguali in dignità e diritti».
  Una nuova sensibilità sui diritti umani quale elemento costitutivo dell'identità di ogni Stato democratico, chiamato a garantire i diritti e non solo a considerarli un obiettivo da raggiungere, si afferma negli stessi anni anche a livello nazionale.
  La Costituzione italiana, entrata in vigore nel 1948, pone alla base dell'ordinamento i «diritti inviolabili dell'uomo», facendo da ciò discendere un articolato catalogo di principi costituzionali tutti incentrati su diritti, libertà, pari dignità, uguaglianza, Stato di diritto e assurgendo a modello universale di Carta fondamentale.
  Analoghe esperienze si potranno registrare nella Costituzione francese del 1946, nella Legge fondamentale tedesca del 1949 o nella Costituzione del 1946 del Brasile, non a caso unico Paese latinoamericano ad avere inviato in Europa un contingente a sostegno delle forze alleate.
  La stesura delle principali convenzioni in materia di diritto internazionale umanitario, dopo la lezione di Norimberga, non ha purtroppo impedito il ripetersi di nuovi drammatici strappi, che hanno profondamente segnato le coscienze dei cittadini europei, i quali avevano fatto della tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali un pilastro della propria identità continentale, come dimostra la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nota anche come Carta di Nizza, proclamata nel 2000. Come noto, il Trattato di Lisbona ha conferito alla Carta di Nizza valore giuridico pari ai trattati europei, prevedendo anche l'adesione della stessa Unione europea alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU).
  Tuttavia, le epurazioni genocidarie in Cambogia, il genocidio in Ruanda, la pulizia etnica nella Ex-Jugoslavia e il genocidio di Srebrenica hanno aperto crepe profonde nell'architettura giuridica elaborata nella prima parte del secolo, solo in parte ricucite grazie alla istituzione di tribunali speciali, istituiti con il sostegno e l'avallo della comunità internazionale, per processare i responsabili di quei gravissimi crimini di guerra e contro l'umanità.
  La recente evoluzione dello scenario geopolitico internazionale evidenzia, purtroppo, una nuova, inedita ed inaspettata torsione proprio sul tema dei diritti umani, divenuto, nel cuore stesso dell'Europa, terreno
di confronto e scontro tra visioni che divergono sui valori della democrazia liberale e che vedono impegnati i grandi attori globali in partite sempre più spregiudicate.
  Una riflessione sulle ragioni profonde di tale involuzione deve coinvolgere necessariamente un'analisi del processo di globalizzazione, evidentemente compiuto con riferimento alle merci, ai capitali e alla circolazione delle informazioni ma non anche ai diritti e alle libertà.
  Se si può, pertanto, affermare che i diritti umani e, in particolare, la tutela umanitaria delle minoranze rappresentano oggi il termometro sullo stato di salute di ogni democrazia, un'indagine conoscitiva in materia di diritti umani non può oggi eludere i temi dello Stato di diritto nel sistema giuridico internazionale.
  A oltre settant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo il corpus del diritto internazionale umanitario appare quindi bisognoso di uno sforzo attuativo nuovo da parte della Comunità internazionale, soprattutto per quanto concerne la difesa dei diritti delle minoranze nelle maggiori aree di crisi in tutto il mondo.
  Questa esigenza appare irrinunciabile per un Paese come l'Italia che tradizionalmente identifica nella tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali una delle proprie linee-guida di politica estera.
  L'azione del nostro Paese a tutela dei diritti umani nel mondo si è caratterizzata per una particolare attenzione alle grandi problematiche umanitarie del nostro tempo: dalla campagna per la moratoria universale della pena di morte alla promozione dei diritti delle donne – ed in particolare le campagne contro le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati – e dei minori, dalla tutela della libertà religiosa alla promozione dei diritti delle minoranze.
  Allo stesso tempo, l'Italia è impegnata rispetto a una pluralità di ulteriori iniziative promosse dalla Comunità internazionale in materia di protezione e promozione dei diritti umani in linea con gli obblighi assunti a livello internazionale in tema di salvaguardia dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.
  Le violazioni del diritto umanitario, la riduzione drastica dell'accesso alla protezione internazionale per i richiedenti asilo, le varie forme di riduzione in schiavitù dei migranti e il traffico degli esseri umani nell'area del «Mediterraneo allargato», le gravi persecuzioni a danno delle minoranze religiose, come ad esempio quella cristiana, rappresentano irrinunciabili ambiti di approfondimento.
  Questi versanti di ricerca trovano in questa nuova fase una chiave di lettura unitaria nel segno della promozione della democrazia e dello Stato di diritto, da cui non può che derivare l'impegno per la lotta contro ogni forma di razzismo, xenofobia, intolleranza, antisemitismo, islamofobia e discriminazione che violi il principio di uguaglianza formale e sostanziale.
  L'indagine deve partire dalla consapevolezza che la protezione delle minoranze etniche e religiose rappresenta un importante strumento per la promozione della pace e della stabilità internazionale.
  A fronte delle drammatiche sfide poste alla pacifica convivenza tra gruppi religiosi diversi in numerose parti del mondo, l'indagine intende verificare le modalità con le quali il nostro Paese può contribuire a promuovere una più efficace tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello internazionale.
  Tale impegno è tanto più doveroso se si considera che dal 1° gennaio 2019 l'Italia è membro del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite per il triennio 2019-2021. Si tratta del terzo mandato per il nostro Paese dopo quelli del 2007-2010 e 2011-2014.
  L'attività d'indagine si articolerà principalmente in audizioni di soggetti rilevanti ai fini dei temi trattati e, ove necessario, in sopralluoghi al di fuori della sede parlamentare, di cui sarà di volta in volta richiesta autorizzazione alla Presidenza della Camera.

  Termine dell'indagine:

   31 dicembre 2021

  Soggetti da audire:

   Ministro, sottosegretari e direttori generali del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   rappresentanti di Organizzazioni internazionali e regionali (UE, Consiglio d'Europa, OSCE);

   rappresentanti del Comitato interministeriale sui diritti umani (CEDU);

   rappresentanti diplomatici, italiani ed esteri;

   rappresentanti di comunità etniche, religiose o minoranze di genere;

   rappresentanti di organizzazioni non governative;

   difensori dei diritti umani;

   accademici, esperti e testimoni qualificati.

ALLEGATO 3

Interrogazione a risposta immediata n. 5-06299 Lupi: Sulle iniziative per la tutela della dignità umana e dei luoghi di culto in Myanmar.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Italia è impegnata sin dal primo febbraio a favorire una via d'uscita pacifica al colpo di Stato in atto in Myanmar. Sosteniamo con determinazione un fronte compatto in tutte le sedi internazionali per ribadire la richiesta d'immediato rilascio di tutte le persone detenute arbitrariamente, inclusa la Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi (pron. Aung San Su Cì), il Presidente Win Myint (pron. Uin Mint) e la leadership civile. Il riavvio di un processo di transizione democratica deve essere sostenibile ed efficace.
  L'azione italiana a difesa dei diritti umani in Myanmar si è sviluppata anzitutto in ambito Nazioni Unite, in sede di Consiglio Diritti Umani, Assemblea Generale e Organizzazione Internazionale del Lavoro. In questi contesti abbiamo reiterato la nostra più ferma condanna del colpo di Stato. Abbiamo richiesto con forza ai militari di rispettare i diritti umani e fermare l'uso eccessivo della forza, sia tramite interventi nazionali, tra cui quello del Ministro Di Maio nel segmento di alto livello del Consiglio Diritti Umani, sia attraverso iniziative congiunte con i partner dell'Unione Europea.
  A Bruxelles abbiamo infatti sostenuto l'adozione di ampie misure sanzionatorie nei confronti di individui responsabili del golpe e delle entità economiche loro collegate, fermo restando l'obiettivo di risparmiare inutili sofferenze alla popolazione civile.
  A febbraio Regno Unito e Unione europea hanno promosso la convocazione di una Sessione Speciale del Consiglio Diritti Umani. La Risoluzione adottata in quella occasione, il 12 febbraio, deplora gli sviluppi in materia di diritti umani e richiama con forza l'esercito del Myanmar al loro rispetto, oltre a richiedere il rilascio di tutte le persone arbitrariamente detenute. Nel corso della 46esima sessione ordinaria del Consiglio Diritti Umani, l'Unione europea ha poi presentato una Risoluzione sulla situazione dei diritti umani nel Paese, adottata il 24 marzo. In questo testo le violazioni in atto, incluse le detenzioni e gli arresti arbitrari e l'uso eccessivo e indiscriminato della forza da parte delle forze di sicurezza, vengono duramente condannate. Entrambe le risoluzioni sono state adottate consensualmente da tutti i Paesi membri del Consiglio Diritti Umani.
  In tutti questi documenti grande attenzione viene attribuita al tema della protezione della libertà di religione o credo, invitando con determinazione le Forze Armate e le altre forze di sicurezza e autorità del Myanmar a prendere immediatamente provvedimenti per proteggere, tra gli altri diritti fondamentali dell'individuo, la libertà di religione o credo.
  L'azione dell'Italia in Myanmar, anche su questo importante tema, non è certo nuova. Già prima del colpo di Stato, alla Revisione Periodica Universale di gennaio cui era sottoposto il Myanmar, abbiamo raccomandato di rivedere la legislazione in materia di religione per costruire una società più inclusiva.
  È un impegno in linea con il costante sforzo del nostro Paese nelle sedi multilaterali, nelle relazioni bilaterali con i Paesi terzi e nei programmi di cooperazione allo sviluppo nel mondo, per la protezione e la tutela dei diritti delle persone appartenenti a minoranze religiose, incluse quelle cristiane. A tal proposito si ricorda che per il 2021 è stato rifinanziato il fondo per interventi a sostegno delle comunità cristiane nelle aree di crisi, al quale possono accedere le organizzazioni della società civile,
rispondendo a uno specifico bando per la presentazione di progetti.
  Sono temi prioritari anche per l'attuale mandato italiano in Consiglio Diritti Umani.
  Siamo infatti fermamente convinti che la tutela della libertà di religione o credo e dei diritti delle persone appartenenti alle minoranze religiose contribuisca a rafforzare la salvaguardia degli altri diritti umani e a costruire società inclusive e pacifiche.
  In linea con quest'approccio, continueremo a prestare grande attenzione alla condizione delle persone appartenenti a minoranze religiose e alla tutela della libertà di religione o credo in Myanmar in tutti i fori multilaterali, a partire dalla sessione del Consiglio Diritti Umani attualmente in corso dal 21 giugno al 15 luglio.

ALLEGATO 4

Interrogazione a risposta immediata n. 5-06300 Osvaldo Napoli: Sui progetti di accoglienza per minori bielorussi ed ucraini alla luce dell'interruzione dei collegamenti aerei da e per la Bielorussia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  A partire dal 1986, anno in cui si è verificata la catastrofe nucleare di Chernobyl, sono stati accolti in Italia circa 400.000 minori di nazionalità bielorussa, di fascia di età prevalentemente compresa tra gli 8 e i 12 anni, nell'ambito di programmi di accoglienza temporanea a fini solidaristici.
  Nel 2018 circa 6.600 minori bielorussi sono stati accolti in Italia, di cui indicativamente l'80 per cento in famiglia e il restante 20 per cento presso strutture gestite da associazioni, in collaborazione con famiglie e organizzazioni di volontariato attive sul territorio restante. Simili le cifre nel 2019, con quasi 5.900 minori bielorussi che hanno partecipato a programmi di soggiorno solidaristico nel nostro Paese.
  L'accoglienza temporanea dei minori di nazionalità bielorussa ha potuto giovarsi di una profìcua e costante collaborazione tra le autorità italiane e quelle bielorusse. Il 10 maggio 2007, infatti, è stato firmato un «Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica di Belarus sulle condizioni di risanamento a titolo gratuito nella Repubblica italiana dei cittadini minorenni della Repubblica di Belarus», mentre il 21 gennaio 2016 è stato sottoscritto un Protocollo contenente le «Raccomandazioni per garantire le condizioni di massima sicurezza durante il soggiorno dei minori, cittadini della Repubblica di Belarus, che si troveranno nella Repubblica italiana per il risanamento».
  Oltre al beneficio terapeutico, fisico e psicologico per i minori interessati, i programmi hanno contribuito a costruire nel tempo un legame sociale, civile – e conseguentemente anche politico – particolarmente intenso fra l'Italia e la Bielorussia, che questo Ministero è impegnato a preservare e valorizzare, anche tramite la nostra Ambasciata a Minsk, che segue il dossier con la massima attenzione.
  La pandemia ha purtroppo causato, in primo luogo proprio da parte bielorussa e ucraina, la sospensione cautelativa dei programmi a tutela dei minori e delle famiglie ospitanti «fino alla stabilizzazione della situazione epidemiologica».
  Come Farnesina ne abbiamo sempre auspicato una ripresa, non appena le condizioni epidemiologiche lo avessero consentito. Solo lo scorso maggio, tuttavia, si è ritenuto che l'evoluzione della situazione pandemica fosse tale da permettere la ripresa dei soggiorni terapeutici. Il 18 maggio il Comitato Tecnico Scientifico ha dunque approvato uno specifico Protocollo sanitario, che è stato presentato nei giorni scorsi alle Autorità bielorusse e ucraine dai nostri Ambasciatori a Minsk e a Kiev.
  In tale scenario si è inserito l'episodio del dirottamento del volo Ryanair. Conseguentemente, il Consiglio Europeo ha adottato lo scorso 4 giugno una modifica della Decisione del Consiglio e del Regolamento di attuazione del regime sanzionatorio nei confronti della Bielorussia, stabilendo il divieto di sorvolo dello spazio aereo europeo e di utilizzo degli aeroporti europei da parte dei vettori bielorussi. Su iniziativa italiana è stato chiesto e ottenuto di inserire in tale disciplina una deroga umanitaria che consentirà, nel rispetto delle procedure previste, la possibilità di organizzare eventuali voli per finalità terapeutiche o di necessità medica. Ulteriori eccezioni sono previste per casi di emergenza. Abbiamo del pari ottenuto l'inclusione di analoghe deroghe per scopi umanitari, per i casi di evacuazione o rimpatrio di persone o per
iniziative di sostegno alle vittime di disastri naturali, nucleari o chimici, nonché per le procedure di adozione internazionale. Ciò consentirà l'eventuale organizzazione dei voli per i cosiddetti soggiorni terapeutici, non appena il protocollo sanitario sarà ufficialmente accettato da parte bielorussa.
  Per quanto riguarda l'Ucraina, non si ravvedono ostacoli alla ripresa dei percorsi di accoglienza, anzi secondo quanto comunicato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alcuni bambini ucraini sarebbero in questi giorni già in Italia nell'ambito di programmi di soggiorno terapeutico.

ALLEGATO 5

Interrogazione a risposta immediata n. 5-06301 Olgiati: Sulla situazione dei diritti umani e civili in Nicaragua.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Seguiamo con costanza e attenzione, anche attraverso la nostra Ambasciata a Managua, l'evolversi degli eventi in Nicaragua. La grave crisi politico-istituzionale e sociale, scoppiata nel 2018, è tuttora in corso e resta un motivo di grave preoccupazione.
  Sin dalle prime fasi dell'involuzione autoritaria nel Paese centroamericano, il Governo italiano ha manifestato alle Autorità nicaraguensi forte preoccupazione per la dura e diffusa repressione scatenata dal regime del Presidente Ortega. Io stessa ho avuto occasione di sollevare la questione con il Ministro degli Esteri Denis Moncada Colindres, nel corso di un incontro a Roma nell'ottobre 2019.
  In occasione della mia recente audizione (10 giugno) in seno al Comitato permanente per la politica estera in America Latina, presieduto dall'onorevole Lupi, ho già avuto modo di sottolineare come il Governo nicaraguense – sfruttando le debolezze di una opposizione cronicamente divisa – stia proseguendo nella sua opera di repressione del dissenso «a bassa intensità». Inoltre, con l'approssimarsi delle elezioni parlamentari e presidenziali di novembre, il regime del Presidente Ortega sta mano a mano eliminando dalla corsa tutti gli esponenti dell'opposizione più profilati – personalità quali Cristiana Chamorro, Juan Sebastiàn Chamorro, Arturo Cruz, Felix Maradiaga e da ultimo Miguel Mora – detenuti su ordine della Corte Suprema, con accuse, sembra non provate, di malversazioni di fondi e di corruzione.
  A questi arresti se ne sono aggiunti altri negli ultimi giorni, che hanno riguardato, per motivi ancora non chiari, individui anche non direttamente coinvolti nella campagna elettorale. Il timore è che il regime nicaraguense si stia ora adoperando per comprimere i margini di azione non soltanto di personalità politiche avversarie ma anche di ogni espressione della società civile non in linea con i propri indirizzi e obiettivi. Si tratta di misure repressive, scarsamente fondate sul piano giuridico e contraddistinte da un forte sospetto di arbitrarietà, che logorano ulteriormente il già fragile tessuto democratico del Nicaragua e privano la campagna elettorale e le consultazioni di novembre di qualsiasi legittimità democratica.
  L'Italia ha esercitato la propria azione anche sul piano multilaterale, partecipando attivamente alla definizione della linea politica dell'Unione europea nei confronti del Nicaragua. Si è quindi giunti, nell'ottobre 2019, all'adozione di misure sanzionatorie individuali contro funzionari del regime – appartenenti in particolare al comparto della pubblica sicurezza e a quello carcerario – macchiatisi di violazioni dei diritti umani nei confronti di oppositori del Governo Ortega, anche in stato di detenzione. Tali misure sono state successivamente reiterate, nell'ottobre 2020, con il convinto sostegno del nostro Paese, che non faremo mancare anche laddove l'Unione europea dovesse decidere di adottarne di ulteriori, in reazione ai recenti e ancor più preoccupanti sviluppi.
  Come già in passato, anche quest'anno abbiamo inoltre sostenuto, co-sponsorizzandola, la risoluzione adottata lo scorso 24 marzo in Consiglio Diritti Umani sul tema della promozione e protezione dei diritti umani in Nicaragua. Nel testo si esprime grave preoccupazione per le continue segnalazioni di violazioni e abusi dei diritti umani, l'uso sproporzionato della forza da parte della polizia per reprimere le proteste sociali e gli atti di violenza da parte di gruppi armati, le segnalazioni di
arresti illegali e detenzioni arbitrarie, torture e altre pene o trattamenti disumani o degradanti e aumento delle uccisioni legate al genere e della violenza sessuale e di genere durante la detenzione.
  La risoluzione, inoltre, invita con forza il Governo nicaraguense, tra le altre cose, a rispettare la libertà di espressione, ad autorizzare le manifestazioni pacifiche, a cessare immediatamente l'utilizzo di violenze e detenzioni arbitrarie e a impegnarsi in negoziati significativi e inclusivi con la società civile, i partiti e i gruppi di opposizione. Si chiede inoltre al Governo di Managua di collaborare con le organizzazioni internazionali per adottare misure volte a garantire elezioni libere, eque, trasparenti, rappresentative e credibili, in conformità con gli standard internazionali, e che includano la presenza di osservatori elettorali nazionali e internazionali indipendenti.
  L'Italia ha inoltre contribuito all'elaborazione di importanti prese di posizione pubbliche dell'Unione europea in merito alla situazione in Nicaragua. Da ultimo, la dichiarazione dell'Alto Rappresentante Borrell dello scorso 10 giugno, particolarmente dura nei toni. Nel documento si stigmatizzano le azioni delle Autorità nicaraguensi contro i partiti dell'opposizione, gli organi di stampa, i giornalisti, i difensori dei diritti umani e la società civile; si chiede l'immediato e incondizionato rilascio dei pre-candidati alle elezioni presidenziali di novembre e si fa appello alla ripresa di un dialogo inclusivo tra governo e opposizione e al ristabilimento della democrazia quale unica via di uscita dalla crisi politica, economica e sociale in Nicaragua. Inoltre, il 21 giugno l'Unione europea, a nome di tutti gli Stati membri, si è espressa con un intervento del medesimo tenore in Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite, nell'ambito del dialogo con l'Alto Commissario ONU per i diritti umani Bachelet.
  Il Governo italiano continuerà a monitorare la situazione in Nicaragua e a insistere, specie in ambito europeo e multilaterale, affinché nel Paese vengano ristabiliti gli standard minimi di tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali e siano ripristinate condizioni basilari di credibilità democratica per le prossime elezioni. A tal fine è importante – e lo sosteniamo – il ritorno nel Paese di organismi internazionali quali l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e la Commissione Interamericana per i Diritti Umani.

ALLEGATO 6

Interrogazione a risposta immediata n. 5-06302 Laura Boldrini: Sulla prospettiva di messa al bando del Partito democratico dei popoli (HDP) in Turchia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il quadro dei diritti umani in Turchia continua a essere molto preoccupante e caratterizzato da una forte polarizzazione interna. L'unica eccezione è la scarcerazione, il 14 aprile 2021, del giornalista e scrittore Ahmet Altan, avvenuta in seguito alla pronuncia della Corte europea dei Diritti dell'Uomo.
  Anche per cercare un approccio più dialogante in politica estera e nei rapporti con l'Unione europea, l'8 marzo 2021 Erdogan ha presentato il Piano nazionale per i Diritti Umani. Esso si basa su 11 principi, incentrati su dignità umana e ruolo dello Stato nella protezione e nel miglioramento dei diritti dei cittadini senza discriminazioni, e 9 obiettivi relativi, tra l'altro, a miglioramenti nella protezione dei diritti umani, nell'indipendenza giudiziaria, nella libertà di espressione, di assemblea e di religione. Il Piano, che dovrebbe essere attuato in due anni e culminare con l'adozione di una nuova Costituzione, non fa però menzione delle Convenzioni internazionali cui aderisce la Turchia (tra cui la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo), ed è stato duramente criticato dall'opposizione.
  Meno di due settimane dopo, il 20 marzo 2021, la Turchia si è inoltre ritirata dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (anche nota come «Convenzione di Istanbul» perché aperta alla firma a Istanbul durante la Presidenza di turno turca del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa).
  Ankara era stata la prima a firmare la Convenzione nel 2011, a testimonianza della volontà della Turchia a impegnarsi per il miglioramento della condizione femminile, in un Paese in cui il tasso di femminicidi rimane altissimo (oltre 300 nel 2020, ma la stima è con ogni probabilità al ribasso). L'annuncio del ritiro dalla Convenzione ha suscitato un'ondata di proteste e l'Unione europea ha fatto sentire la propria voce (ad esempio attraverso la «Comunicazione Congiunta in risposta al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul», rilasciata al Consiglio Permanente dell'OSCE il 25 marzo di questo anno), invitando la Turchia a rivedere la propria posizione.
  Su un altro piano, la definizione, nell'ambito della coalizione di Governo, di un equilibrio politico favorevole al partito nazionalista (MHP), ha determinato una maggiore determinazione a colpire il partito democratico dei popoli filo-curdo (HDP) e, più in generale, membri dei partiti d'opposizione. Il 17 marzo 2021, il Procuratore della Corte di Cassazione ha chiesto alla Corte costituzionale la messa al bando del partito democratico dei popoli (HDP) e il divieto di attività politica per 687 membri del medesimo partito, sulla base di asseriti legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). La Corte costituzionale ha rigettato per la seconda volta l'accusa, indicando vizi procedurali e invitando il Procuratore a fornire maggiori prove sul presunto coinvolgimento di membri del partito democratico dei popoli (HDP) in attività criminali volte a colpire «l'integrità indivisibile dello Stato», reato che in Turchia può portare alla messa al bando di partiti politici. Ugualmente preoccupante è la richiesta di revoca dell'immunità parlamentare di 10 parlamentari di opposizione (2 del HDP e 8 del CHP, principale partito di opposizione) per presunti reati di oltraggio al Presidente, incitamento pubblico all'odio e calunnia.

  Sul fronte del rispetto delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, inoltre, malgrado le molteplici decisioni del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, le Autorità turche continuano a non riconoscere come vincolante la sentenza del 2019 sul caso di Osman Kavala (imprenditore e attivista dei diritti umani in carcere dal 2017 per asserito coinvolgimento nelle proteste di Gezi Park [pron. Ghesi Park] del 2013 e nel tentato colpo di Stato del 2016), sostenendo che essa non può trovare applicazione alla luce di una nuova indagine lanciata contro Kavala per accuse di spionaggio.
  Per quanto riguarda l'ambito bilaterale e l'azione del Governo, riteniamo che sia fuori discussione un punto: l'interesse strategico del nostro Paese è un Mediterraneo prospero e in pace. Questa è una situazione impossibile da ottenere con l'ulteriore isolamento della Turchia, attore imprescindibile per la stabilità della regione. La consolidata posizione italiana è infatti stata sempre diretta a non isolare la Turchia, sia in ambito europeo che in ambito internazionale. La visione di una Turchia agganciata all'Occidente e più integrata in Europa rappresenta non solo un elemento di stabilità in un'area per noi cruciale, ma anche l'unica garanzia per un reale miglioramento della qualità della democrazia, della tutela dello stato di diritto e dei diritti umani.
  Ciò non significa assolutamente sacrificare l'agenda dei diritti umani e dello stato di diritto, ma portarla avanti in maniera determinata ma costruttiva, evitando provocazioni che alimentino una narrativa antioccidentale, agendo insieme ai nostri partner dell'Unione europea. In tal senso, l'Unione è intervenuta l'altro ieri (21 giugno) in Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite nel dialogo con l'Alta Commissaria ONU per i diritti umani Bachelet per esprimere preoccupazione per il continuo deterioramento in Turchia del rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani, incluse le libertà fondamentali e l'indipendenza della magistratura.
  L'Europa ha in particolare espresso preoccupazione per le misure che colpiscono i partiti politici, le persone che partecipano alle attività sindacali, i media indipendenti, i difensori dei diritti umani, gli avvocati e i giudici, e ha esortato il Paese, candidato all'adesione all'Unione europea e membro di lunga data del Consiglio d'Europa, ad applicare i più elevati standard e pratiche democratiche, e a dare attuazione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo.

ALLEGATO 7

Interrogazione a risposta immediata n. 5-06303 Delmastro Delle Vedove: Sui contenuti del colloquio del 21 giugno 2021 tra il Ministro Di Maio ed il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, con riferimento alle linee direttrici della politica estera dell'Italia.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il colloquio telefonico tra il Ministro Di Maio e il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha soprattutto riguardato i principali temi della collaborazione economica tra Italia e Cina, sul piano bilaterale e multilaterale.
  Sul piano bilaterale il Ministro Di Maio ha anzitutto esortato il Ministro Wang alla ripresa di voli diretti tra i principali scali di Italia e Cina, essenziali per le nostre imprese e le nostre esportazioni a sostegno della ripresa economica. Sono stati affrontati poi temi connessi alla transizione energetica, rispetto alla quale il mercato cinese offre opportunità di estremo rilievo per i maggiori gruppi italiani e per la nostra piccola e media impresa specializzata in questo settore.
  Le collaborazioni auspicate nel corso del colloquio favoriranno non solo la ripresa economica ma anche, e passo al piano multilaterale, il sempre maggiore impegno richiesto alla Cina sul fronte ambientale. Oltre alla co-presidenza della Cop 26 e alla linea sancita dal Vertice G7 del 13 giugno, la nostra presidenza del G20 ci impone di affrontare anche questi temi. Dal Ministro Wang Yi abbiamo in questa occasione raccolto l'adesione circa le nostre priorità G20.
  Nel colloquio il Ministro Di Maio ha sottolineato al Ministro Wang Yi la ben nota posizione italiana di fermezza nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali, nel quadro dell'adesione indiscutibile dell'Italia alla famiglia europea e all'Alleanza Atlantica.
  Pur nella disponibilità ad un dialogo franco e aperto con Pechino, alla ricerca di ambiti di collaborazione in particolare sui temi globali quali lotta ai cambiamenti climatici e ripresa economica, il posizionamento internazionale dell'Italia è chiaro e non ha bisogno di esser ricordato ogni volta. Una collocazione pienamente condivisa con i partner del G7 e dell'Unione europea.
  Sul Piano d'Azione 2021-2023 sono opportuni alcuni chiarimenti. Il partenariato strategico con la Cina risale all'inizio degli anni Duemila, gli stessi in cui simili partenariati venivano formalizzati da Germania, Francia, Regno Unito e da altri Paesi dell'Unione europea e del G7. Il nostro partenariato fu istituito in occasione della visita dell'allora Primo Ministro cinese Wen Jiabao nel 2004, quando il Presidente del Consiglio Berlusconi firmò con l'omologo cinese un Comunicato Congiunto sulla Partnership Strategica e sul suo principale meccanismo di dialogo istituzionale, il Comitato Governativo Italia-Cina. A partire da quegli anni, dunque, come i nostri principali alleati occidentali abbiamo cominciato a tenere annualmente i rispettivi Comitati Governativi con la Cina.
  A margine di questi incontri vengono adottati documenti di programmazione delle attività future, base per la tutela dei rispettivi interessi. Cito a titolo di esempio la firma di Memorandum, facilitazioni all'accesso al mercato e cooperazioni industriali. Questi «Piani d'Azione» hanno appunto la funzione di definire, delimitare e incanalare gli ambiti della collaborazione, in modo da tutelare il nostro interesse nazionale.
  Per dare una dimensione prospettica, il primo Piano d'Azione 2010-2013 fu adottato dall'allora Presidente Berlusconi in occasione della visita del Premier cinese Wen Jiabao nell'ottobre 2010. Il secondo Piano d'Azione 2014-2017 fu concluso durante
la visita in Cina dell'allora Presidente Renzi nel giugno 2014, mentre il terzo, dal 2017 al 2020, a margine della visita in Cina dell'allora Presidente Gentiloni nel maggio 2017. Ciascuno dei Governi responsabili ha così definito le priorità della collaborazione bilaterale con la Cina nel modo giudicato più opportuno.
  In vista del rinnovo del Piano d'Azione, Pechino ha recentemente trasmesso una propria proposta di testo per il triennio 2021-23. Diversamente da quanto riportato, si tratta di una proposta cinese oggetto di attento esame e revisione negoziale, già in corso da parte della Farnesina e di tutte le altre Amministrazioni interessate, proprio con l'obiettivo di definire al meglio l'interesse nazionale. Un chiarimento è doveroso anche per un altro documento talvolta richiamato e denominato «Italia-Cina, collaborazione scientifica e tecnologica. Piano d'Azione verso il 2025». E l'aggiornamento di un analogo testo redatto nel 2015 e razionalizza per l'Italia le attività bilaterali di cooperazione scientifica e tecnologica, anche a sostegno dell'internazionalizzazione delle nostre imprese. Questo «Piano», frutto del lavoro del «Tavolo Cina» al quale dal 2014 partecipano Università ed Enti Pubblici Nazionali di Ricerca, costituisce un documento nazionale e non viene concordato con la controparte. Permette all'Italia di valutare dove concentrare le risorse, allo scopo di accrescere la nostra competitività sui mercati dell'innovazione. Così come fanno altri grandi Paesi europei.
  Il perseguimento della cooperazione economica con la Cina a vantaggio del Sistema Paese non esclude dunque in alcun modo che l'Italia continui a dialogare con fermezza e franchezza con Pechino su tematiche quali i diritti umani e la situazione a Hong Kong. Aspetti a riguardo dei quali emergono, in modo chiaro, differenze strutturali in termini di valori e di gestione della cosa pubblica.

ALLEGATO 8

Interrogazione n. 5-06248 Bonomo: Sulla posizione del Governo italiano sulla proposta di risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (A/75/L.97) relativa alla necessità di porre fine all'embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Cuba presenta ogni anno all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Risoluzione dal titolo: «Necessità di porre fine all'embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d'America contro Cuba».
  Questa Risoluzione rappresenta il dossier di politica estera probabilmente più importante per il Governo cubano, anche in considerazione del fatto che l'Assemblea Generale costituisce un'eccellente cassa di risonanza per le istanze cubane nei confronti degli Stati Uniti. L'ultima Risoluzione in ordine di tempo, la ventottesima, era stata approvata il 7 novembre 2019 durante la 74esima sessione dei lavori dell'Assemblea Generale con 187 voti a favore, tra cui quello dell'Italia e di tutti gli Stati Membri dell'Unione europea. I voti contrari erano stati 3, mentre 2 le astensioni. Rispetto all'anno precedente, il Brasile si era allineato per la prima volta al voto contrario statunitense e israeliano, mentre la Colombia si era astenuta al pari dell'Ucraina. Il cambio di posizione di Brasile e Colombia aveva rotto la tradizionale unità latinoamericana, creando un precedente negli equilibri regionali. In quella occasione, nella dichiarazione di spiegazione del voto, l'Unione europea aveva espresso una posizione di condanna dell'embargo statunitense.
  La spiegazione del voto si era in particolare concentrata sulle ripercussioni del blocco ai danni della situazione economica di Cuba e del tenore di vita del popolo cubano. Conseguenze negative che ostacolano, tra le altre cose, il raggiungimento degli obiettivi dell'accordo di cooperazione tra Unione europea e Cuba, volto a sostenere le riforme da parte del Governo cubano e promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti umani.
  Per quanto riguarda la sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Uniti attualmente in corso, la 75esima, il ventinovesimo progetto di Risoluzione per richiedere la fine dell'embargo statunitense viene presentato da Cuba in plenaria proprio oggi 23 giugno, alle ore 16 di Roma, le 10.00 a New York. Il testo è nella sostanza analogo ai precedenti, con l'aggiunta di aggiornamenti tecnici di rito. L'Unione europea ha fatto circolare una bozza di testo di spiegazione del voto, in linea con quello relativo alla precedente risoluzione del 2019. Le poche integrazioni rispetto alla spiegazione di due anni fa riguardano l'impatto della pandemia sulle condizioni di vita del popolo cubano e il rafforzamento dei richiami già presenti nelle precedenti versioni alla necessità che il Governo cubano garantisca ai propri cittadini la piena tutela dei diritti civili e politici e delle libertà fondamentali, anche attraverso l'apertura di un dialogo costruttivo con i rappresentanti della società civile indipendente. Questi chiedono infatti di poter disporre di maggiori spazi di libera espressione, anche in ambito artistico e culturale, in linea con i dettami della nuova Costituzione cubana entrata in vigore ad aprile 2019.
  L'Italia si esprimerà a favore della risoluzione presentata da Cuba, in linea con lo schema di voto consolidato e condiviso con tutti gli Stati Membri dell'Unione europea. La nostra Rappresentanza Permanente presso le Nazioni Unite a New York ha inoltre ricevuto istruzioni di sostenere anche la spiegazione di voto che verrà pronunciata dalla Presidenza di turno dell'Unione europea, a nome di tutti gli Stati Membri, al momento dell'adozione del testo.

ALLEGATO 9

Interrogazione n. 5-06258 Fitzgerald Nissoli: Sulla riduzione del numero minimo di sottoscrizioni per la presentazione delle liste elettorali in vista delle elezioni dei Comitati per gli italiani all'estero (Com.It.Es.) del 3 dicembre 2021.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Condivido l'opinione e le argomentazioni dell'onorevole Fitzgerald Nissoli circa la rilevanza delle elezioni dei Comites: in primo luogo e in via generale, per l'importante ruolo di rappresentanza che i suddetti organismi svolgono nel raccordo fra le comunità italiane all'estero e gli uffici consolari; in secondo luogo, alla luce del forzato rinvio deciso lo scorso anno, quando le consultazioni non hanno potuto avere luogo a causa dell'emergenza sanitaria.
  Un'emergenza, come ben sappiamo, ancora non completamente superata e su cui il livello di cautela rimane alto, nonostante molti Paesi si siano ormai lasciati alle spalle il picco della crisi sanitaria. In molte aree del mondo sono tuttora vigenti limitazioni agli spostamenti e misure di distanziamento sociale e prevenzione, visto il ruolo non ancora chiaro che assumono le varianti del virus nella sua diffusione e rispetto alle campagne vaccinali in corso, tanto è vero che siamo a conoscenza di una richiesta di rinvio delle elezioni.
  Stante questo scenario, si ritiene ragionevole un'eventuale apposita modifica normativa volta ad agevolare il rispetto e l'attuazione dell'adempimento elettorale in questione, in particolare consentendo la sottoscrizione delle liste e, di conseguenza, la loro presentazione nei tempi stabiliti dalla legge.
  Una proposta di modifica normativa di questo tenore – che il Governo è pronto a valutare – potrebbe effettivamente ispirarsi ai principi presenti nelle misure adottate con decreto-legge 5 marzo 2021 n. 25 per le prossime elezioni comunali e circoscrizionali, che prevedono la riduzione del numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione di liste e candidature.