Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
SOMMARIO
Martedì 18 maggio 2021

Sulla pubblicità dei lavori ... 184

PROCEDURE INFORMATIVE:

Seguito dell'indagine conoscitiva sui modelli di governance e sul ruolo del Servizio pubblico radiotelevisivo, anche con riferimento al quadro europeo e agli scenari del mercato audiovisivo.
Audizione del Direttore generale dell'EBU – European Broadcasting Union (Svolgimento) ... 184

Sulla pubblicazione dei quesiti ... 185

ALLEGATO (Quesiti per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (dal n. 353/1706 al n. 368/1742)) ... 186

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di martedì 18 maggio 2021

  Martedì 18 maggio 2021. — Presidenza del presidente BARACHINI. – Interviene il Direttore generale dell'EBU – European Broadcasting Union, Noel Curran.

  La seduta comincia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE comunica che ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna, per quanto concerne l'audizione all'ordine del giorno, sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, in diretta, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Avverte che con riferimento all'audizione odierna verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico

PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sui modelli di governance e sul ruolo del Servizio pubblico radiotelevisivo, anche con riferimento al quadro europeo e agli scenari del mercato audiovisivo.
Audizione del Direttore generale dell'EBU – European Broadcasting Union.
(Svolgimento).

  Il PRESIDENTE saluta e ringrazia il Direttore generale dell'EBU – European Broadcasting Union, Noel Curran, collegato in videoconferenza, per la disponibilità ad intervenire nella seduta odierna con la quale si prosegue l'indagine conoscitiva in titolo.
  Come comunicato, vi è stato un anticipo dell'orario di inizio della seduta, in considerazione del mutato calendario dei lavori della Camera. Anche per tale motivo, ringrazia nuovamente Mr. Curran per aver accolto l'invito della Commissione.
  L'audizione del Direttore generale Curran rappresenta per la Commissione un'occasione preziosa per raccogliere un'autorevole valutazione su alcuni argomenti: quale modello di governance nell'ambito dei principali Servizi pubblici radiotelevisivi e multimediali europei sia più efficace; come il Servizio pubblico possa affrontare la concorrenza di un sistema multipiattaforma, multimediale e multicanale salvaguardando la propria identità e riconoscibilità; quale sistema di finanziamento risulta più efficace e sostenibile per garantire al Servizio pubblico autonomia ed indipendenza e come innalzarne la qualità dell'offerta editoriale; come i Servizi pubblici hanno affrontato la pandemia e adeguato la loro offerta; quale ruolo il Servizio pubblico può svolgere come veicolo di promozione e di diffusione delle produzioni audiovisive e infine come sta evolvendo lo scenario europeo di regolazione e di disciplina del settore audiovisivo.
  Avverte che l'audizione si svolgerà in lingua inglese e che è stato attivato l'impianto di traduzione simultanea, con un collegamento in una sala adiacente realizzato per l'occasione dai tecnici informatici e radiotelevisivi che ringrazia. Rivolge un ringraziamento anche gli interpreti che coadiuvano la Commissione in questa audizione, che sarà pertanto possibile ascoltare in lingua italiana. Anche le domande saranno poste in lingua italiana e tradotte in inglese per il direttore generale Curran.
  Ricorda che, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento del Senato, in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica in corso, per l'audizione odierna è consentita la partecipazione con collegamento in videoconferenza ai lavori dei componenti della Commissione.
  Cede quindi la parola al Direttore generale dell'EBU, Noel Curran, per la sua esposizione introduttiva, alla quale seguiranno i quesiti da parte dei commissari.

  Il direttore generale CURRAN svolge la sua relazione.

  Intervengono per porre quesiti e svolgere considerazioni il PRESIDENTE, i deputati FORNARO (LEU), Andrea ROMANO (PD), ANZALDI (IV).

  Replica il Direttore generale dell'EBU, CURRAN.

  Il PRESIDENTE ringrazia l'audito e dichiara conclusa la procedura informativa.

Sulla pubblicazione dei quesiti.

  Il PRESIDENTE comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti dal n. 353/1706 al n. 368/1742 per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).

  La seduta termina alle 14.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI PARLAMENTARI

  Martedì 18 maggio 2021. — Presidenza del presidente BARACHINI.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.10 alle 15.20.

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - martedì 18 maggio 2021

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 353/1706 AL N. 368/1742)

  BERGESIO, CAPITANIO, CAVANDOLI, COIN, FUSCO, MACCANTI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministrazione delegato della RAI

   Nella punta del 18 aprile u.s., del programma «Che Tempo Che Fa», Luciana Littizzetto ha lanciato un appello alla politica, e in particolare al senatore Simone Pillon, per l'approvazione della legge contro l'omotransfobia, meglio nota come «Legge Zan».
   Di fronte al conduttore Fabio Fazio rimasto silente, la comica torinese ha rappresentato le richieste avanzate dal centrosinistra e si è esibita in una reprimenda dal vago sapore di superiorità morale contro il sen. Pillon e quanti sono del medesimo orientamento.
   L'intervento della Littizzetto è andato in onda senza alcuna possibilità di contraddittorio in un monologo perfetto assicurato dalla trasmissione e senza che il conduttore abbia in alcun modo tutelato le opinioni del sen. Pillon violando così le più elementari disposizioni sul pluralismo televisivo.
   La vicenda appena riportata si pone, peraltro, in netto contrasto con quanto previsto dal Contratto di servizio 2018-2022, nello specifico, l'articolo 6 del citato Contratto stabilisce chiaramente che «la Rai è tenuta ad improntare la propria offerta informativa ai canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza (...) e a garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, i quali sono tenuti a coniugare il principio di libertà con quello di responsabilità, nel rispetto della dignità della persona, e ad assicurare un contraddittorio adeguato, effettivo e leale»;

   la Rai deve sempre garantire il rigore, la considerazione e il rispetto da parte dei suoi giornalisti e degli operatori del servizio pubblico delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione dei cittadini, se non altro per il rispetto che si deve alla pluralità del pubblico televisivo e, nel caso specifico, dei telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone:

    se i vertici dell'Azienda pubblica ritengano che il servizio citato in premessa sia da considerarsi come una espressione del servizio pubblico Rai, o non debba piuttosto essere qualificato come lesivo dell'onore di un Senatore della Repubblica;

    quali iniziative tempestive intendano adottare al fine di garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico così come previsto dall'articolo 6 del Contratto di servizio 2018-2022.

(353/1706)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 3.
  In linea generale, si ricorda che il programma Che tempo che fa è basato da quasi 20 anni su un format che prevede interviste one to one e monologhi, non è condotto da giornalisti e, pur essendo realizzato nel pieno spirito del servizio pubblico, non richiede necessariamente un contraddittorio. Va però sottolineato che, nello specifico della tematica oggetto dell'interrogazione, le reti e le testate della Rai hanno ampiamente dato conto del dibattito in corso sulla Legge Zan e hanno offerto spazio alle diverse opinioni
sia nei Tg che nei programmi di informazione.
  Quanto all'intervento della Littizzetto, si ritiene opportuno evidenziare che esso va contestualizzato, tenendo conto del consueto ruolo della protagonista e del personale stile con cui – da oltre quindici anni – propone monologhi comici basati su un linguaggio sferzante e dissacrante. Il suo spazio all'interno della trasmissione è solito rappresentare un punto di vista che rimanda ai canoni estetici della satira in cui l'inversione dei ruoli, il gioco di parole, il paradosso e lo slittamento semantico innescano quella riflessione critica e spregiudicata che da sempre sono la cifra della libertà di pensiero.
  D'altronde, il rapporto del teatro con il potere è da sempre caratterizzato da una zona franca in cui la libertà d'espressione è non solo tollerata, ma assolutamente garantita e, anzi, continuamente incentivata e costantemente invocata come necessaria per la formazione di una pubblica opinione.
  Tutto ciò premesso, non si ritiene che nelle parole della Littizzetto ci sia stato un intento offensivo nei confronti del senatore Pillon, quanto una volontà di esprimere un punto di vista, tenendo anche conto del fatto che al momento della trasmissione la Legge Zan era già stata approvata alla Camera da una maggioranza trasversale che comprendeva anche numerosi esponenti del centrodestra.

  CAPITANIO, BERGESIO, CAVANDOLI, COIN, FUSCO, MACCANTI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI
  Per sapere – premesso che,

   come riportato da alcune fonti di informazione e siti internet specialistici risulterebbe che il Consiglio di Amministrazione stia approntando le nomine di otto nuovi direttori per le sedi rai di Palermo, Firenze, Cosenza, Pescara, Bari, Perugia, Cagliari, Potenza.
   Il Consiglio di Amministrazione si avvia alla scadenza naturale del proprio mandato pertanto correttamente le nomine di cui sopra dovrebbero spettare alla nuova amministrazione, mentre del tutto inopinatamente l'Amministratore Delegato sarebbe pronto a ratificarle.
   Porre, eventualmente, rimedio a una situazione di precarietà che durava da mesi se non da anni non con l'utilizzo di dirigenti, ma con la «promozione» di nuove figure, una delle quali ha persino già comunicato ad alcuni colleghi la sua futura nomina è di una gravità inaudita.
   La dirigenza piuttosto dovrebbe rivolgere la propria attenzione alla valorizzazione del patrimonio immobiliare, di oltre 1 miliardo di euro, come tra l'altro previsto dal piano industriale mai attuato e non alla lottizzazione delle sedi territoriali.
   Vista la gravità del fatto riportato, alla Società concessionaria si chiede:

    se la Dirigenza RAI sia al corrente di quanto esposto in premessa e se si ritiene compatibile questo modo fuorviante di fare comunicazione con le responsabilità e i compiti del servizio pubblico;

    Come l'azienda stia effettivamente procedendo per coordinare la direzione delle sedi regionali;

    Come si sia dato seguito alle indicazioni del Piano industriale per la valorizzazione e gestione del patrimonio immobiliare;

    Quanti e quali siano gli immobili presi in affitto da Rai e quali i relativi canoni;

    Quanti e quali siano gli immobili di proprietà Rai attualmente non utilizzati.

(358/1719)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  Per quanto riguarda il tema delle sedi regionali, si ritiene opportuno evidenziare che il Cda della Rai non ha fra le sue competenze le nomine dei dirigenti a livello management (cioè il livello di ingresso), nomine che spettano all'Amministratore Delegato nella sua piena autonomia. Per questa ragione l'AD non «sarebbe pronto a ratificare alcuna delibera consiliare» in quanto non prevista fra le prerogative del Cda.

  Inoltre, i responsabili delle sedi regionali non sono direttori, bensì appunto responsabili di sede. La prassi gestionale di attribuire detto ruolo anche e solo eventualmente a risorse inquadrate a livello F/Super è sempre stata applicata con l'obiettivo di consentire uno sviluppo formativo e di crescita ad elementi in possesso di adeguata preparazione. In tutti i casi precedentemente gestiti (con una sola eccezione) la nomina a dirigente è intervenuta dopo almeno 2/3 anni di svolgimento dell'attività e cioè dopo un lungo periodo di inserimento nel ruolo, privilegiando così sempre la valorizzazione delle risorse interne.
  Sarebbe d'altro canto impossibile ricoprire queste posizioni solamente attraverso trasferimenti sul territorio di personale già in possesso della qualifica di dirigente in quanto non sono rinvenibili candidature disponibili in numero sufficiente per le esigenze dell'intero territorio. In ogni caso, si sottolinea che a capo delle Sedi Regionali di Bari, Cagliari, Firenze, Palermo, Perugia e Pescara sono state proposte risorse che sono già dirigenti.

  Le sedi attualmente vacanti sono 7 e non 8, in quanto Potenza è dotata di responsabile, ma è innegabile che esista una situazione di criticità gestionale su questo argomento, stante anche l'assenza di responsabili in alcune sedi a partire già dalla fine del 2019. Si tratta di un tema su cui l'azienda sta lavorando con grande impegno per ripristinare e garantire la funzionalità dei propri presidi sul territorio.
  Sul tema della gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare, la Direzione ha già fornito tutti i necessari chiarimenti nelle sedi opportune, presentando un piano di intervento molto articolato e dettagliato. Ciononostante, per fornire un quadro di sintesi, occorre precisare che, per quanto riguarda la situazione degli immobili locati per l'assolvimento dei compiti istituzionali della Rai, che prevedono una presenza capillare sul territorio, l'Azienda detiene in locazione circa 100 immobili su tutto il territorio nazionale, in maggioranza di piccole dimensioni, con una spesa per canoni di locazione che ammonta a circa 13,0 milioni di €/anno.
  I suddetti immobili costituiscono soltanto il 15% delle superfici disponibili per le attività della Rai, mentre il restante 85% è costituito da immobili di proprietà. Si tenga presente che negli ultimi anni è stato portato avanti un piano di razionalizzazione delle locazioni e di rinegoziazione dei canoni che ha progressivamente ridotto i costi di locazione di circa 1,0 milione di €/anno.
  Per quanto riguarda invece gli immobili di proprietà non utilizzati o sottoutilizzati, esistono alcune situazioni all'attenzione dell'Azienda, relative ad alcuni centri trasmittenti disattivati o ad altri immobili potenzialmente valorizzabili, il cui valore può essere complessivamente stimato in circa 20 milioni di euro, rispetto ad un valore totale del patrimonio Rai che ammonta a circa 1 miliardo di euro. Alcuni di questi immobili sono già stati ripetutamente messi in vendita, senza purtroppo conseguire particolari risultati.
  Un discorso a parte merita l'immobile di Torino Via Cernaia, che è stato oggetto, a partire dal 2019, di due procedure di vendita, con base d'asta 7 milioni di euro, purtroppo andate deserte. Successivamente, si è aperta una fase di negoziazione diretta con alcuni potenziali acquirenti, all'esito della quale nel CDA del 29 aprile u.s. è stata deliberata la vendita al miglior offerente individuato.

  ANZALDI. – Al Presidente della RAI e all'Amministratore delegato della Rai

  Premesso che:

   a seguito del caso che ha coinvolto il giornalista Andrea Scanzi per la sua vaccinazione che sarebbe stata somministrata saltando la fila, episodio sul quale è stata aperta un'indagine dalla Procura di Arezzo, in data 30 marzo la Rai ha comunicato di aver attivato il Comitato Etico e nello stesso giorno la conduttrice di «Cartabianca» ha annunciato in diretta la sospensione della partecipazione del giornalista alla trasmissione, della quale Scanzi è l'unico giornalista retribuito come opinionista, come ha precisato la Rai rispondendo ad una precedente interrogazione in Commissione di Vigilanza.
   Scanzi non ha preso parte alle puntate del 30 marzo, 6 aprile e 13 aprile di «Cartabianca», mentre nella puntata del 21 aprile è tornato in trasmissione, senza che al pubblico sia stata fornita alcuna informazione sulle decisioni del Comitato Etico in merito alla sua vicenda.
   Sulle vaccinazioni saltando la fila sono state aperte molte inchieste in diverse regioni italiane. In alcuni casi, come a Bari, i magistrati hanno proceduto ad iscrivere nel registro degli indagati sia i vaccinatori che i vaccinati, mentre ancora non si ha notizia degli sviluppi dell'indagine di Arezzo.
   Si chiede di sapere:

    quali siano state le valutazioni e le decisioni del Comitato Etico in merito al caso Scanzi;

    se il ritorno in video abbia ricevuto o meno il via libera dallo stesso Comitato;

    se la Rai non ritenga contrario ai principi del servizio pubblico e a quanto previsto nel Contratto di servizio scegliere come unico giornalista retribuito in qualità di opinionista di una trasmissione di informazione in prima serata, come «Cartabianca», un giornalista coinvolto in un caso di presunto vaccino ricevuto saltando la fila, un comportamento pubblicamente stigmatizzato anche dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal commissario all'emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo.

(359/1722)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 3.
  Innanzi tutto, al fine di far chiarezza sulle dichiarazioni rese dal giornalista Andrea Scanzi in tema di vaccinazione anti Covid-19 nell'ambito della trasmissione #Cartabianca in onda del 23 marzo scorso, l'amministratore delegato Salini ha richiesto il parere della Commissione stabile per il Codice Etico, la quale si è espressa in data 2 aprile.
  La Commissione ha evidenziato che la vicenda è attualmente sottoposta al vaglio della magistratura e ad una indagine interna della ASL competente; conseguentemente potranno esserci ulteriori sviluppi in tema di accertamento di responsabilità e quindi nuove valutazioni dell'Azienda anche in ragione della grande eco mediatica.
  In tale quadro, l'Amministratore delegato, dopo aver ricevuto le valutazioni della Commissione per il Codice Etico, ha lasciato all'autonomia editoriale di Rai3 e della conduttrice, Bianca Berlinguer, la valutazione della situazione e questi ultimi hanno ritenuto che non vi siano, al momento, ostacoli al ritorno di Scanzi in trasmissione.

  GASPARRI. – Al Presidente della RAI e all'Amministratore delegato della Rai

  Premesso che:

   nei giorni scorsi si è fatto un grande clamore su un post del giornalista del Tg1 Angelo Polimeno Bottai e l'AD Salini è intervenuto chiedendo di avviare un'istruttoria urgente sulla vicenda;

   nelle ore successive all'arresto dei latitanti italiani in Francia, sui propri social Angelo Figorilli giornalista del Tg1, ha preso le pubbliche difese di Giorgio Pietrostefani, uno dei condannati per l'omicidio del commissario Calabresi, definendo 'vendetta' anziché giustizia l'azione giudiziaria che l'ha colpito,

   Per sapere:

    se l'Amministratore delegato e i vertici dell'azienda non intendano intervenire nei confronti di un dipendente che considera una vendetta l'arresto di un omicida e prendere le distanze, come nel precedente episodio, che è stato forse mal interpretato dal vertice Rai.

(362/1732)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione risorse umane e organizzazione.
  Analogamente a quanto avvenuto per il caso del giornalista Angelo Polimeno Bottai, citato nell'interrogazione in oggetto, l'Azienda
ha avviato una istruttoria anche nei confronti del giornalista Angelo Figorilli, al fine di verificare e valutare i fatti e porre in essere le conseguenti eventuali iniziative.
  Lo stesso Amministratore delegato, Fabrizio Salini, è intervenuto nelle ore immediatamente successive alla pubblicazione del post e, attraverso un comunicato stampa, ha annunciato l'avvio di una istruttoria in merito alle esternazioni del giornalista comparse sui social.

  PAXIA. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai

  Per sapere:

   premesso che:

    il primo maggio in occasione della festa dei lavoratori si è svolto, come di consueto, il concerto a Roma presso l'Auditorium che ha ospitato questo evento;

    in occasione di questo giorno d'intensa partecipazione emotiva si sono avvicendati numerosi cantanti sul palco che hanno portato storie, testimonianze e messaggi di vicinanza a tutti i lavoratori ed anche a chi un lavoro, a causa della pandemia, lo ha perso;

    in questa «intima» cornice è arrivato il momento dell'esibizione del noto cantante Fedez che, dopo aver eseguito una parte del suo repertorio musicale, ha voluto portare il suo contributo sul palco ed ha scelto di parlare del ddl Zan, pronunciando un monologo avente anche ad oggetto le terribili esternazioni che consiglieri leghisti in pubblica piazza hanno pronunziato;

    il cantante riportava fedelmente alcune di queste terribili e condannabili frasi quali: «se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno» oppure che «i gay sono una sciagura per la riproduzione», oppure ancora che «ai bambini fanno delle iniezioni per farli diventare gay» ed altre;

    abbiamo poi appreso che poco prima il Fedez veniva contattato da alcuni dirigenti della Rai che non approvando il suo discorso gli intimavano con chiare e precise parole di evitare di fare quelle sue dichiarazioni: «Le chiediamo di adeguarsi a un sistema, tutte le citazioni che lei fa con nomi e cognomi non possono essere citate. Questo non è un contesto corretto per questo messaggio»;

    quelle parole ci riportano indietro di mille anni e più, esternazioni di un servizio pubblico che hanno un peso enorme, che censurano, che contrastano non solo con la Costituzione ma che vanno irrimediabilmente a scalfire una norma aperta come quella della libertà di manifestazione del pensiero che è pietra angolare della democrazia di uno Stato di diritto;

    le dichiarazioni della Rai riportate nel presente atto sono state riprodotte a mezzo di registrazione che il cantante stesso ha provveduto a pubblicare sui maggiori social e che pertanto ormai sono di dominio pubblico;

    piuttosto che condannare o meglio censurare il discorso di Fedez mi chiedo attraverso quale bilancia dei diritti e dei contesti i dirigenti Rai, dopo aver ascoltato le affermazioni omotransfobiche dei portavoce leghisti, hanno fatto pendere la loro decisione verso il «non dirlo» piuttosto che per il «urlalo a gran voce»;

    non solo quindi è aberrante la volontà di censurare, ma risulta altrettanto terribile l'idea politica di fondo della dirigenza Rai che mina quei diritti personalissimi, inalienabili, imprescrittibili ed irrinunciabili che tutelano la dignità della persona quando di fatto si «schiera» a protezione di una parte politica marcatamente orientata ed in aperta contrapposizione a quei diritti sopracitati;

    tutto quanto accaduto è dunque gravissimo su molteplici fronti e mina la credibilità di un servizio pubblico che dovrebbe essere garante di quei principi e valori che rendono il nostro Paese una Repubblica Democratica -:

   Quali iniziative i vertici Rai intendano assumere affinché si faccia chiarezza su questo episodio gravissimo e si faccia altresì chiarezza sul messaggio politico insito in quelle medesime affermazioni.

(363/1733)

  DI LAURO, AIROLA, FLATI, GIORDANO, ALAIMO, AMITRANO, ASCARI, BUFFAGNI, CARABETTA, CARBONARO, CORNELI, CURRÒ, DE CARLO, DONNO, IOVINO, INVIDIA, LORENZONI, MIGLIORINO, PALLINI, SAITTA, SEGNERI, SCERRA, SCUTELLÀ, SERRITELLA, TORTO, TRIPODI, VIANELLO, ZANICHELLI, BALDINO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI

  per sapere

   premesso che:

    Dal 1990, i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il comune di Roma, hanno istituito un grande concerto per celebrare il primo maggio, rivolto soprattutto alle giovani generazioni, che si tiene a Roma, generalmente in piazza di San Giovanni in Laterano, dal pomeriggio alla notte, con la partecipazione di molti gruppi musicali e cantanti, seguito da centinaia di migliaia di persone, per celebrare e ricordare le lotte per i diritti dei lavoratori;

    in ragione delle misure per fronteggiare l'emergenza Covid-19, la 52.ma edizione è stata allestita presso la Cavea dell'Auditorium Parco della Musica di Roma e il tema dell'evento era: «L'Italia si cura con il lavoro»;

    la peculiarità di questo evento è nel binomio presenza in piazza / trasmissione Tv;

    l'evento è stato organizzato e prodotto dalla società iCompany il cui direttore artistico è Massimo Bonelli, ma che è stato diffuso dalla Rai: trasmesso in Tv da Rai 3, Rai 3 HD con la regia di Fabrizio Guttuso Alaimo; in radio da Rai Radio 2 e live in streaming da RaiPlay;

   Considerato che:

    Quest'anno la celebrazione è stata particolarmente sentita, stante la crisi epidemiologica ancora in atto dalla quale è scaturita una gravissima crisi economica e sociale, senza precedenti nella nostra storia repubblicana; come di consueto l'evento è stato trasmesso in diretta dalla RAI, accompagnato, tuttavia, da non poche polemiche tra il rapper Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, e il leader della Lega, il sen. Matteo Salvini a causa di un intervento sul palco preannunciato, a mezzo Instagram, riguardante la discussione del disegno di legge sulle: «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità», il c.d. ddl Zan già approvato alla Camera dei Deputati ed attualmente arenato in discussione al Senato;

    Che il rapper ha anche lamentato pubblicamente che: «è la prima volta che mi succede, i vertici di Rai 3 mi hanno chiesto di omettere nomi e partiti e di edulcorare il contenuto», diffondendo mediaticamente un file audio-video in cui lo stesso artista polemizza in particolare con la vicedirettrice di Rai 3, Ilaria Capitani.

    Che la vicenda ha avuto eco internazionale tant'è che anche la BBC ha titolato: «Italian rapper Fedez accuses state TV of censorship attempt» (://www.bbc.com/news/world-europe-56966359).

    Che, sembrerebbe, le parti del discorso definite nel corso della telefonata «fuori contesto» fossero sostanzialmente la lista di dichiarazioni violente realmente esternate da esponenti della Lega contro la comunità LGBTQ+;

    Tutto ciò premesso, si chiede di sapere:

   quali iniziative si intende intraprendere al fine di chiarire gli avvenimenti e le responsabilità di quanto avvenuto durante il concertone del 1° maggio che hanno visto protagonisti l'artista Fedez e i vertici RAI.

(366/1739)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sintetizzando quanto emerso dall'audizione del direttore di Rai 3, Franco Di Mare, il giorno 5 maggio u.s., e rimandando all'audizione stessa per una più completa risposta sul tema.
  Il direttore Di Mare, a proposito dell'accusa di Fedez di essere stato censurato dalla
RAI, ha ribadito con forza: «nessuna censura, solo manipolazione dei fatti che ha ottenuto l'effetto desiderato: quello di gettare discredito sul servizio pubblico... Si tratta di una polemica basata sulla manipolazione dei fatti, che avrebbe dovuto dimostrare nelle intenzioni dell'autore l'esistenza di una censura che non c'è mai stata. La Rai non ha chiesto il testo di Fedez, quello che lui dice è falso. La Rai era all'oscuro, lo ha fatto ICompany».
  Infatti, si ritiene opportuno precisare che l'organizzazione del concertone è affidata ad una società esterna – la ICompany – e che, come spiegato da Di Mare «La Rai, nel caso del Primo Maggio, fa un acquisto di ripresa per un evento [...] I temi da veicolare sono di esclusiva pertinenza degli organizzatori che decidono il tono da dare alla serata e lo comunicano alla Rai... Dunque, la prima affermazione di Fedez, che afferma che la Rai avrebbe chiesto il testo, non è vera. Il testo è stato chiesto dall'agenzia che organizza l'evento».
  Sulla questione è intervenuto anche l'AD Fabrizio Salini, che ha chiarito: «La iCompany, società individuata da Cgil Cisl e Uil, è l'unica detentrice dei diritti di utilizzazione e sfruttamento del Concertone del Primo Maggio fino al 2023. E anche quest'anno è Rai3 ad aver acquisito i diritti di ripresa, ma è la iCompany a provvedere direttamente alla contrattualizzazione di autori, conduttori, cantanti e artisti sostenendo anche le spese legate all'allestimento del palco, delle aree accessorie ed a tutti gli altri oneri inerenti all'organizzazione dell'evento. Mentre è la Rai, acquisiti i diritti di ripresa, a provvedere alle riprese con personale (compreso il regista), dotazioni e mezzi di ripresa, quasi tutti coperti con risorse interne».
  A riprova di quanto suesposto, il direttore di Rai 3 ricostruisce quanto avvenuto il giorno prima del concertone: «Nella prima serata del 30 aprile alle 19.40 viene inviata una mail dai produttori agli organizzatori dell'evento, i rappresentanti sindacali, e alla Rai, nella persona della vicedirettrice di Rai3 Ilaria Capitani. L'autore è Massimo Bonelli. Nella mail si cita il discorso dell'artista Fedez, come 'duro, polemico, gratuito non in linea con il contenuto positivo del concerto né rispettoso di tutti gli artisti e conduttori' e Bonelli dice che 'Ho contattato il management dell'artista chiedendo di rivedere il testo in modo che rispettando il legittimo sentire dell'artista non ne esasperi i toni e i concetti. Sto aspettando un nuovo testo. Vi ho scritto sia per chiedervi un parere sullo scritto di Fedez che vi allego sia sulla situazione che rischia di diventare estremamente grave'. ... Bonelli ha fatto quello che il contratto prevede».
  Quanto alla telefonata registrata da Fedez e poi pubblicata dallo stesso sui social, Di Mare ha affermato che Fedez «ha tagliato del tutto i passaggi della telefonata in cui Capitani afferma che 'la Rai non ha fatto assolutamente una censura'. La telefonata assume toni completamente diversi rispetto a quelli contenuti nella registrazione completa... c'è stata una manipolazione per alterare il senso delle cose. È quello che ha fatto Fedez».
  La telefonata con l'artista «la fa Bonelli (Massimo, a capo della società ICompany che organizza l'evento del Concertone), Ilaria Capitani non segue la prima parte della chiamata, non è nella sala e non può aver registrato la telefonata e si avvicina quando percepisce che l'artista alza i toni della voce. Lo fa quando l'artista afferma, probabilmente – e voglio dirlo ancora bonariamente – facendo confusione su chi sia l'interlocutore, 'voi del servizio pubblico avete il potere di censurare chi volete', la Capitani si avvicina e fa capire che l'azienda viene chiamata in causa in modo diffamante».

  FORNARO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI

  Premesso che:

   le storiche Sala A e Sala B della sede di via Asiago a Roma utilizzate da Radio Tre per ospitare le creazioni di attori, cantanti e musicisti sono state chiuse al pubblico e trasformate in studi televisivi destinati ai più diversi impieghi. Lo stesso destino è toccato all'Auditorium del Foro Italico e all'Auditorio M della sede di Corso Sempione a Milano;
   Rai Radio Tre è sempre stata conosciuta per lo spazio dedicato al teatro e alla
musica e, anche in un periodo così difficile per il mondo dello spettacolo, a causa della pandemia, ha rappresentato un punto di riferimento per tanti artisti. Per questo la scelta dell'azienda ha stupito e ha portato molti musicisti, attori e registi a promuovere una petizione per chiedere la riapertura allo spettacolo dal vivo delle sale A e B di via Asiago;

   i firmatari, ad oggi oltre 3.000, chiedono di adoperarsi per una concreta soluzione del problema e per consentire alla musica e al teatro dal vivo di far sentire la loro voce anche dal «cuore» della radio;
   Si chiede di sapere:

    se non si ritenga utile e opportuno riaprire le storiche sale di via Asiago e far sì che Rai Radio Tre torni ad ospitare spettacoli dal vivo, a maggior ragione in una fase in cui inizia a vedersi la fine di questo tragico periodo caratterizzato dal Covid-19.

(364/1736)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni della Direzione Radio.
  In linea generale, si ritiene opportuno rilevare che, con l'avvento delle misure restrittive anti Covid (marzo 2020), gli Studi di Roma e Milano non sono stati chiusi, bensì riservati a occasioni speciali, supportate da team ridotti e senza pubblico in sala.
  Tali inderogabili restrizioni hanno forse indotto la convinzione che le sale in questione fossero «chiuse», e che fosse precluso ogni tipo di spettacolo dal vivo, mentre il calendario degli eventi prodotti dall'autunno 2020 a oggi attesta una realtà diversa.
  Peraltro, tra gli impegni imminenti figurano i diversi eventi che Radio3 dedicherà alla Festa della Musica il prossimo 21 giugno.
  Tutto ciò premesso, occorre sottolineare che i processi di digitalizzazione della produzione, dell'editing e della distribuzione crossmediale della Radio – che costituiscono ormai lo standard di tutti gli operatori importanti – hanno imposto un radicale intervento strutturale, tecnologico e scenografico sia per le sale A e B di via Asiago 10, sia per altre sale di minori dimensioni, inclusa la sala M di Corso Sempione a Milano. A ciò si aggiunga che le cosiddette «grandi sale» hanno richiesto urgenti interventi di adeguamento alle normative di sicurezza, senza i quali la presenza del pubblico, degli artisti e degli stessi dipendenti sarebbe stata inibita.
  Terminate le opere, eseguite con il minimo impatto sulla produzione corrente, le sale in questione sono tornate nella piena disponibilità dei Direttori editoriali, arricchite di potenzialità in precedenza impraticabili (es. dirette audio e video via Web e Social media).
  Ciò ha contribuito non solo a una maggiore efficienza, versatilità e qualità del prodotto radiofonico in ottica multipiattaforma, ma anche a migliorare l'immagine della Radio pubblica, con impatti positivi per tutti i Canali, non ultimo Radio3.
  In conclusione, il Servizio pubblico radiofonico garantisce l'agibilità delle proprie strutture con la sola limitazione dovuta alle disposizioni governative e aziendali in materia di contrasto alla pandemia.

  GALLONE. – Al Presidente RAI e/o all'Amministratore delegato della RAI

  premesso che:

   il redattore del TG Regionale della Campania Geo Nocchetti durante la tornata elettorale del settembre scorso, che ha portato alla rielezione del Presidente della Regione Campania, è stato candidato nella lista «Fare Democratico» a sostegno di Vincenzo De Luca Presidente usando la propria appartenenza all'azienda Rai a fini propagandistici;

   già nell'agosto scorso, i componenti della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi di Forza Italia, avevano sollevato la questione con un'interrogazione, per stigmatizzare l'utilizzo a fini elettorali della dicitura Rai e per evitare il rischio futuro dell'utilizzo a fini elettorali del nome dell'agenzia pubblica Rai,

  per sapere:

   se la Rai, alla luce di quanto premesso, non ritenga parimenti inopportuno che lo stesso giornalista, candidato (anche se senza esito) nella lista a sostegno del governatore De Luca, intervisti lo stesso dalla propria posizione «di parte» non garantendo così quella oggettività richiesta per mantenere una linea neutra rispetto alla cronaca e quali indirizzi e provvedimenti al riguardo l'azienda intenda adottare per salvaguardare la collocazione equidistante del servizio pubblico.

(367/1741)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni della Testata TgR.
  In linea generale, si ritiene opportuno rilevare che la breve intervista del giornalista della Tgr Campania Geo Nocchetti al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca il giorno 29 aprile 2021 è nata da circostanze fortuite e di opportunità.
  Infatti, come ricavabile dall'ordine del giorno depositato in redazione, a Nocchetti era stato assegnato un servizio di natura completamente differente, ovvero il riciclo virtuoso del legname di uno stabilimento balneare in zona Castelvolturno. Il giornalista, essendo poi venuto a conoscenza di un incontro di De Luca – incontro in zona Mondragone (quindi vicino al luogo inizialmente previsto per il servizio assegnato) con i sindaci del territorio per fare il punto sull'emergenza sanitaria – ha chiesto di cogliere l'occasione e dunque di modificare il proprio incarico con una telefonata al responsabile della redazione.
  Valutando l'ovvio prevalere delle notizie sul contrasto alla pandemia, nonché la circostanza di una vantaggiosa vicinanza geografica, e dovendo prendere una decisione in tempi assai ristretti, si è ritenuto di ottimizzare il costo della troupe televisiva al fine di coprire, senza esborsi aggiuntivi, una notizia di interesse regionale.
  Ciò premesso, occorre precisare che da settembre 2020, in occasione del breve e inconclusivo impegno elettorale del Nocchetti, si era stabilita nei suoi riguardi – per motivi di equidistanza e di neutralità del servizio pubblico – una prolungata moratoria per qualsiasi impegno giornalistico riguardante notizie afferenti al presidente De Luca. Tuttavia, trascorsi oltre sei mesi, pur gestendo ancora con misura e attenzione la situazione, si ritiene egualmente corretto non trasformare il diritto dei cittadini a una informazione neutra in una restrizione dell'attività giornalistica a carico di un soggetto il quale, candidandosi, ha esercitato un proprio diritto costituzionale.
  Pertanto, anche in considerazione del fatto che Nocchetti non prende attivamente parte ad alcuna iniziativa politica, l'Azienda e la Testata applicheranno cum grano salis una necessaria vigilanza, evitando al contempo che essa trascenda in una censura preventiva e insistente di una propria risorsa giornalistica territoriale.

  ROMANO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI

  Premesso che:

   nel corso della trasmissione «Report» andata in onda lo scorso 3 maggio su Rai Tre, è stato trasmesso un servizio denominato «il complotto» dedicato ad un incontro avvenuto in data 23 dicembre 2020 tra il Senatore Matteo Renzi e il vicedirettore del Dipartimento informativo della sicurezza generale Marco Mancini.
   All'interno di tale servizio è stato inserito (al minuto 19'55") un riferimento fotografico al dottor Marco Carrai affiancato al dottor Marco Mancini, come se i due avessero intrattenuto una relazione personale e/o professionale coerente con quanto raccontato dal servizio in oggetto.
   Il riferimento fotografico appare invece come un evidente fotomontaggio e l'accostamento tra il dottor Marco Carrai e il dottor Marco Mancini non è suffragato da alcuna coerente ricostruzione narrativa ad opera del conduttore della trasmissione.
   Il dottor Marco Carrai, cittadino italiano, è anche Console di Israele in Italia. L'artificioso accostamento fotografico tra la persona del dottor Carrai, ovvero del Console di Israele in Italia, e la persona del dottor Marco Mancini, già coinvolto nella vicenda del rapimento dell'Imam Abu Omar e del suo forzato e illegale
trasferimento in Egitto, rischia con ogni evidenza di provocare ripercussioni potenzialmente molto rischiose e negative sulla sicurezza personale del dottor Marco Carrai e sulla sicurezza delle sedi diplomatiche di Israele in Italia. Oltre a trasmettere allo spettatore la rappresentazione, del tutto priva di prove fotografiche o di argomentazioni coerenti, dell'esistenza di trame oscure che avrebbero visto coinvolti e sodali il dottor Marco Carrai e il dottor Marco Mancini: una rappresentazione che potrebbe poggiare su pregiudizi di natura antisemita e sull'odio nei confronti dello Stato di Israele e dei suoi rappresentanti diplomatici.
   Si chiede di sapere:

   sulla base di quali considerazioni il conduttore di Report abbia ritenuto di offrire allo spettatore un fotomontaggio che ha visto affiancati il dottor Marco Mancini e il dottor Marco Carrai;

   se il Direttore di RaiTre fosse informato di questo passaggio e dell'inconsistenza di prove fattuali o fotografiche tali da confermare una relazione personale e/o professionale tra Mancini e Carrai in realtà del tutto inesistente;

   se il conduttore di Report e il Direttore di RaiTre siano consapevoli delle conseguenze potenzialmente rischiose che tale accostamento potrebbe avere sulla sicurezza personale del dottor Carrai, Console di Israele in Italia, e sulla sicurezza delle rappresentanze diplomatiche di Israele in Italia;

   se la Direzione di RaiTre voglia mettere in campo iniziative riparatorie volte a ristabilire nello spettatore una più corretta rappresentazione circa l'inesistenza di qualsivoglia relazione personale e/o professionale tra il dottor Carrai e il dottor Mancini e circa l'opportunità di contenere il rischio della risorgenza di pregiudizi antisemiti e dell'odio nei confronti di Israele e dei suoi rappresentanti diplomatici.

(368/1742)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In premessa, si ritiene opportuno rilevare che nel corso della trasmissione Report andata in onda lo scorso 3 maggio su Rai 3, il servizio denominato «Il complotto» è stato incentrato sulla figura di Marco Mancini, ex 007 del Sismi e attualmente dirigente del Dipartimento informativo della sicurezza generale. Il servizio ha preso spunto dall'incontro avvenuto in data 23 dicembre 2020 tra il Senatore Matteo Renzi e lo stesso Marco Mancini e, tramite interviste a Renzi e ad altri protagonisti, ha tentato di fare chiarezza su un intreccio di relazioni tra funzionari appartenenti a vari gruppi di potere.
  Al centro dell'inchiesta c'è la delicata questione della delega ai servizi segreti, che il precedente premier Conte ha tenuto per sé per un lungo periodo e che, come si evince dalle parole di Renzi, costituiva motivo di forte interesse da parte dello stesso.
  In estrema sintesi, il servizio ipotizza che Marco Mancini, aspirando a un posto di rilievo nei servizi segreti, dopo aver chiesto a Conte di essere nominato vicedirettore del DIS, ma senza successo, si rivolge a Renzi per chiedere il suo appoggio. Ma non riesce ad ottenere la carica in questione forse per il veto di servizi segreti stranieri la cui alleanza è strategica per il nostro Paese.
  Nel tratteggiare la figura di Mancini, delle sue relazioni, dei casi in cui è stato coinvolto, Report cerca di aiutare il telespettatore a comprendere meglio vicende così complesse e articolate utilizzando la sua foto – sempre la stessa – accostata di volta in volta a quella di altre persone di cui si parla. Un modello narrativo che Report replica da oltre 10 anni. Che si tratti di un accostamento di due foto è chiarissimo proprio perché viene mostrata sempre la stessa immagine di Mancini. L'intento di tale operazione grafica non è certo quello di affermare l'esistenza di un rapporto di qualsivoglia natura intercorrente tra le due persone, ma semplicemente di «guidare» il pubblico mostrando il volto
del personaggio che di volta in volta entra nella narrazione.
  A un certo punto della trasmissione, tra le altre foto viene mostrata per alcuni secondi la foto di Marco Carrai affiancata a quella di Mancini: è il momento in cui testualmente nel servizio viene detto: «Anche Renzi ha il pallino dei servizi segreti, infatti nel 2016 aveva cercato di nominare il suo amico Marco Carrai come consulente per la cyber security, senza successo per via delle polemiche che sono state sollevate».
  In conclusione, sulla base di quanto esposto, non si ravvisano i presupposti per considerare che sia stato offerto allo spettatore un accostamento volto a insinuare una relazione personale e/o professionale tra Mancini e Carrai; né si rilevano «conseguenze potenzialmente rischiose che tale accostamento potrebbe avere sulla sicurezza personale del dottor Carrai, Console di Israele in Italia, e sulla sicurezza delle rappresentanze diplomatiche di Israele in Italia» per il solo fatto che si nomini Carrai in un servizio incentrato su Mancini.