Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

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Comm. bicam. Vigilanza RAI

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
SOMMARIO
Martedì 13 aprile 2021

Sulla pubblicità dei lavori ... 69

Variazioni nella composizione ... 69

Sui lavori della Commissione ... 69

PROCEDURE INFORMATIVE:

Audizione del Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) (Svolgimento) ... 70

Sulla pubblicazione dei quesiti ... 70

ALLEGATO (Quesiti per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (dal n. 336/1642 al n. 342/1665)) ... 71

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di martedì 13 aprile 2021

  Martedì 13 aprile 2021.Presidenza del presidente BARACHINI. – Interviene il Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), dottor Giacomo Lasorella.

  La seduta comincia alle 20.40.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE comunica, che ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna, per quanto concerne l'audizione all'ordine del giorno, sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, in differita, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Avverte che dell'audizione odierna verrà altresì redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Variazioni nella composizione.

  Il PRESIDENTE comunica che in data 6 aprile 2021 il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione il deputato Paolo Barelli, in sostituzione del deputato Giorgio Mulè, entrato a far parte del Governo. Anche a nome degli altri componenti della Commissione, ringrazia il deputato Mulè per il lavoro svolto e dà il benvenuto al deputato Barelli.

Sui lavori della Commissione.

  Il PRESIDENTE comunica che è stato autorizzato lo svolgimento dell'indagine conoscitiva sui modelli di governance e sul ruolo del Servizio pubblico radiotelevisivo, anche con riferimento al quadro europeo e agli scenari del mercato audiovisivo.
  Ricorda che nell'ultima seduta della Commissione era emersa l'ipotesi di un incontro di natura informale con i Direttori di rete e di testata della Rai sulla salvaguardia del principio del pluralismo e sull'applicazione in concreto della cosiddetta regola «dei tre terzi».

PROCEDURE INFORMATIVE

Audizione del Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom).
(Svolgimento).

  Il PRESIDENTE saluta e ringrazia il Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dottor Giacomo Lasorella, collegato tramite videoconferenza, per la disponibilità ad intervenire nella seduta odierna. Ricorda che, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento del Senato, in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica in corso, per l'audizione odierna è consentita la partecipazione con collegamento in videoconferenza ai lavori anche dei componenti della Commissione.
  Ricordando come, fin dal suo insediamento, si è instaurata una proficua collaborazione con il Presidente dell'Agcom, che si è intensificata con la nascita del nuovo Esecutivo alla luce del diverso equilibrio politico-parlamentare venutosi a determinare, avverte che l'audizione odierna avrà ad oggetto in particolare il tema della garanzia del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo.
  Cede quindi la parola al presidente Lasorella per la sua esposizione introduttiva.

  Il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) Giacomo LASORELLA svolge la propria relazione.

  Intervengono per porre quesiti e svolgere considerazioni il PRESIDENTE, la senatrice GARNERO SANTANCHÈ (FdI), il deputato MOLLICONE (FDI), la deputata MARROCCO (FI), i senatori GASPARRI (FIBP-UDC) e AIROLA (M5S), il deputato CAPITANIO (Lega), le senatrici RICCIARDI (M5S) e FEDELI (PD), il deputato ANZALDI (IV), la senatrice DE PETRIS (Misto-LeU), la deputata CAVANDOLI (Lega) e il senatore BERGESIO (L-SP-PSd'Az).

  Interviene brevemente il PRESIDENTE.

  Replica il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) LASORELLA.

  Il PRESIDENTE ringrazia l'audito e dichiara conclusa la procedura informativa.

Sulla pubblicazione dei quesiti.

  Il PRESIDENTE comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti dal n. 336/1642 al n. 342/1665 per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).

  La seduta termina alle 22.10.

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - martedì 13 aprile 2021

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 336/1642 AL N. 342/1665).

  BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, MACCANTI, PERGREFFI, BRUZZONE, CORTI, GOLINELLI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Per sapere,

   premesso che,

    il giorno 27 febbraio 2021, nella trasmissione «Indovina chi viene a cena», condotta dalla giornalista Sabrina Giannini, sono stati trattati i temi dei virus dell'influenza aviaria, della caccia agli anatidi, delle aziende faunistico venatorie vallive del delta del Po e della peste suina africana, anche in questo caso con riferimenti alla caccia, nello specifico al cinghiale;

    i citati argomenti sono stati esposti in modo macroscopicamente errato, impreciso, fuorviante e tendenzioso, al punto che l'informazione fornita non può ritenersi corretta nell'ambito di un servizio pubblico, pagato da tutti i contribuenti;

    la conduttrice ha inizialmente affermato che per prima la Regione Veneto ha adottato, solo in favore dei cacciatori, misure che potessero consentire in zona arancione lo svolgimento della caccia al di fuori del comune di residenza, vietando a suo dire tutti gli altri spostamenti;

    contrariamente a quanto affermato, altre categorie di persone avevano la possibilità di spostarsi dal proprio comune e anche in altre regioni a classificazione arancione o rossa, come i giocatori di golf o i cercatori di tartufi. Inoltre, la prima regione ad adottare il provvedimento di autorizzazione a spostarsi per i cacciatori in area arancione è stata la Regione Toscana, seguita poi da molte altre, tra cui il Veneto;

    sempre in riferimento al Veneto e alla diffusione dell'influenza aviaria, è stato dichiarato che la caccia agli anatidi era da vietare per evitare una possibile propagazione del virus. Affermazione che contrasta con il fatto che, proprio in Veneto, la presenza del virus è stata identificata grazie ai cacciatori che hanno fornito i capi abbattuti per l'esecuzione dei tamponi e, successivamente il Ministero della Salute ha emanato le disposizioni restrittive per gli allevamenti, che hanno consentito la prevenzione della diffusione del virus;

    la trasmissione ha poi offerto spazio per parlare in modo negativo dei cacciatori del delta del Po, affermando che sono questi ad attirare gli uccelli acquatici, facendo riferimento in particolare alle aziende faunistico venatorie, descritte in modo negativo rispetto all'area protetta del Parco;

    queste dichiarazioni, oltre ad essere confuse e poco comprensibili, sono errate nel contenuto. Infatti, nulla c'entrano le aree gestite dai cacciatori con la comparsa del virus, che proviene dall'Asia, e che si è manifestato in molti paesi europei, anche dove la caccia a queste specie è vietata (es. Paesi Bassi), oppure al di fuori di zone aperte alla caccia (Germania, Francia);

    inoltre, proprio le aziende faunistico venatorie del delta del Po, sono esempi eccellenti di conservazione e ripristino della Biodiversità dove le specie protette e quelle cacciabili, grazie al lavoro svolto dai cacciatori-proprietari delle aree, a costo zero per la collettività, sostano, nidificano e si alimentano in misura quasi sempre superiore a quanto accade nell'area del parco;

    anche sulla peste suina africana è stata fatta disinformazione, affermando che la caccia sarebbe il problema mentre, esattamente come nel caso dell'influenza aviaria, i cacciatori sono considerati in tutta Europa, Italia inclusa, le sentinelle e i veri protagonisti dell'individuazione precoce della malattia e della sua eradicazione;

    vista la gravità del fatto riportato, alla Società concessionaria si chiede:

    se la Dirigenza RAI sia al corrente di quanto esposto in premessa e se si ritiene compatibile questo modo fuorviante di fare comunicazione con le responsabilità e i compiti del servizio pubblico;

    se siano pervenute altre segnalazioni analoghe e quali azioni siano state intraprese. (336/1642)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si trasmette la risposta elaborata da Raitre con i dati forniti dalla struttura che ha la responsabilità del programma:

  «In riferimento alla interrogazione a firma del senatore Bergesio e altri che chiedono conto della puntata di “Indovina chi viene a cena” trasmessa il 28 febbraio su Raitre e che in particolare pone alcune domande su come sia stata affrontata la questione caccia all'interno della trasmissione vi forniamo alcune precisazioni, per poter essere più puntuali nelle risposte riportiamo evidenziato in grassetto anche quanto scritto dal senatore e le risposte ai singoli temi, in particolare:
  premesso che,

   Il giorno 27 febbraio 2021, nella trasmissione “Indovina chi viene a cena”, condotta dalla giornalista Sabrina Giannini, sono stati trattati i temi dei virus dell'influenza aviaria, della caccia agli anatidi, delle aziende faunistico venatorie vallive del delta del Po e della peste suina africana, anche in questo caso con riferimenti alla caccia, nello specifico al cinghiale;

   i citati argomenti sono stati esposti in modo macroscopicamente errato, impreciso, fuorviante e tendenzioso, al punto che l'informazione fornita non può ritenersi corretta nell'ambito di un servizio pubblico, pagato da tutti i contribuenti;

   la conduttrice ha inizialmente affermato che per prima la Regione Veneto ha adottato, solo in favore dei cacciatori, misure che potessero consentire in zona arancione lo svolgimento della caccia al di fuori del comune di residenza, vietando a suo dire tutti gli altri spostamenti;

   contrariamente a quanto affermato, altre categorie di persone avevano la possibilità di spostarsi dal proprio comune e anche in altre regioni a classificazione arancione o rossa, come i giocatori di golf o i cercatori di tartufi. Inoltre, la prima regione ad adottare il provvedimento di autorizzazione a spostarsi per i cacciatori in area arancione è stata la Regione Toscana, seguita poi da molte altre, tra cui il Veneto;

   in allegato le deroghe emanate dalla Regione Veneto che hanno dato il via libera all'attività venatoria nel periodo di fermo “arancione” e che per argomento erano congruenti con il tema trattato nello speciale sulle zoonosi, e in modo specifico della caccia, attuata in gruppo. Il Veneto a dicembre e gennaio era in zona arancione e tutti i cittadini potevano muoversi solo in ambito comunale Con le deroghe un cacciatore poteva spostarsi anche a decine di chilometri di distanza;

   sempre in riferimento al Veneto e alla diffusione dell'influenza aviaria, è stato dichiarato che la caccia agli anatidi era da vietare per evitare una possibile propagazione del virus. Affermazione che contrasta con il fatto che, proprio in Veneto, la presenza del virus è stata identificata grazie ai cacciatori che hanno fornito i capi abbattuti per l'esecuzione dei tamponi e, successivamente il Ministero della Salute ha emanato le disposizioni restrittive per gli allevamenti, che hanno consentito la prevenzione della diffusione del virus;

  Il fatto che alle associazioni sia stato chiesto di fornire i capi (morti) per i prelievi dei campioni per la ricerca dell'aviaria non è la prova che sia stata identificata grazie ai cacciatori. Semmai è la prova del nove che la politica ha consentito ai cacciatori di sparare, uccidere, veicolare virus aviari nonostante l'aviaria H5N8 stesse imperversando in tutto il mondo, e che dopo avere contagiato milioni di avicoli ha fatto lo spillover, il salto di specie sull'uomo, cosa avvenuta a fine febbraio in Russia. Un esperto dell'Ispra, al quale la giornalista Giannini con rigore scientifico si è rivolta, ha specificato come la caccia amplifica irresponsabilmente la presenza degli anatidi al solo scopo venatorio.

  la trasmissione ha poi offerto spazio per parlare in modo negativo dei cacciatori del delta del Po, affermando che sono questi ad attirare gli uccelli acquatici, facendo riferimento in particolare alle aziende faunistico venatorie, descritte in modo negativo rispetto all'area protetta del Parco;

  queste dichiarazioni, oltre ad essere confuse e poco comprensibili, sono errate nel contenuto. Infatti, nulla c'entrano le aree gestite dai cacciatori con la comparsa del virus, che proviene dall'Asia, e che si è manifestato in molti paesi europei, anche dove la caccia a queste specie è vietata (es. Paesi Bassi), oppure al di fuori di zone aperte alla caccia (Germania, Francia);

  in risposta a questa contestazione riportiamo le affermazioni del Dottor Serra, ISPRA (Ministero Ambiente) che in relazione all'impatto dell'attività venatoria sulla propagazione dei virus aviari ha dichiarato “L'attività venatoria può indirettamente aumentare la diffusione del virus in quanto è una presenza umani in più che viene in contatto diretto con questi uccelli e che poi esce dalle zone umide quindi involontariamente possono essere trasportati animali infetti in altre zone e difficilmente è possibile controllare i cacciatori nell'esercizio della loro attività e quindi sono movimenti non controllati di animali che potenzialmente sono infetti”.

  Ricordiamo che il Dottor Serra esegue prelievi proprio nella concessione Figheri, ampia zona venatoria dove abitualmente vengono uccisi migliaia di anatidi ogni anno e dove vengono usati richiami vivi e adottate quelle pratiche che attirano i selvatici in modo “artificiale” al solo scopo di uccidere fauna che non si fermerebbe nelle Valli del Delta del Po.

  Sempre il dottor Serra afferma: “la promiscuità (tra richiami vivi intrappolati per richiamare appunto i selvatici a cui sparare, NdA) ritengo che sia sicuramente un rischio proprio in questa ragione in presenza di virus l'utilizzo dei richiami vivi è vietato. Quando avete visto i richiami vivi era prima che venisse segnalata la presenza del virus. Nelle ultime settimane, mesi di caccia di quest'anno l'utilizzo del richiamo vivo non era consentito...”.

  Comunque, migliaia di anatidi selvatici sono stati uccisi, prelevati dalle acque, trasportati nelle case di centinaia di persone rischiando di contagiare anche i milioni di avicoli allevati nelle zone attigue al Delta del Po. Fatto che dovrebbe far pensare al rischio economico enorme che in altri Paesi europei vicini come la Francia ha portato ad abbattimenti di migliaia di animali allevati.
  Inoltre, proprio le aziende faunistico venatorie del delta del Po, sono esempi eccellenti di conservazione e ripristino della Biodiversità dove le specie protette e quelle cacciabili, grazie al lavoro svolto dai cacciatori-proprietari delle aree, a costo zero per la collettività, sostano, nidificano e si alimentano in misura quasi sempre superiore a quanto accade nell'area del parco;

  Nessuno mette in dubbio che l'area del Delta del Po sia un'area faunistica importante. Ma che siano i cacciatori a mantenerla tale è una affermazione che non trova riscontro scientifico. Semmai è la caccia che sta alterando l'equilibrio.

  Sempre dagli studi ISPRA risulta che la caccia abbia alterato nel tempo i flussi migratori, proprio a causa della pasturazione artificiale che aumenta in modo innaturale la convivenza tra animali di passaggio e stanziali.
  anche sulla peste suina africana è stata fatta disinformazione, affermando che la caccia sarebbe il problema mentre, esattamente come nel caso dell'influenza aviaria, i cacciatori sono considerati in tutta Europa, Italia inclusa, le sentinelle e i veri protagonisti dell'individuazione precoce della malattia e della sua eradicazione;

  Anche nel caso della parte sulla peste suina l'autrice del programma e del servizio ha studiato a lungo la questione su dati FAO e ISPRA interfacciandosi in questo caso con l'esperto di peste suina di ISPRA, già FAO, Vittorio Guberti. Uno dei più importanti al mondo.

  vista la gravità del fatto riportato, alla Società concessionaria si chiede:

   se la Dirigenza RAI sia al corrente di quanto esposto in premessa e se si ritiene compatibile questo modo fuorviante di fare comunicazione con le responsabilità e i compiti del servizio pubblico;

   se siano pervenute altre segnalazioni analoghe e quali azioni siano state intraprese;

  In conclusione, il servizio ha utilizzato esclusivamente dati, documenti ufficiali e le parole di esperti autorevoli.
  “Indovina chi viene a cena” è un programma di Raitre di inchiesta che si concentra dal 2016 sulle tematiche dell'ambiente e della sostenibilità, temi ritenuti fondamentali per il servizio Pubblico».

  MOLLICONE, SANTANCHÈ. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:

   «La storia siamo noi», prodotto da Rai Educational, sotto la direzione di Giovanni Minoli, è andato in onda da settembre 2002 a giugno 2013;

   Nel 2009, è nato il canale Rai Storia;

   Al momento della chiusura del programma e della direzione di Minoli dal 2010, venivano trasmesse quindi circa 1000 ore di programmazione l'anno;

   Sin dall'inizio, la Storia siamo noi ha articolato il racconto della Storia del XX secolo attraverso linee di indagine molto approfondita;

   Per la capillarità della ricerca storica, con centinaia di ore dedicate a ogni argomento, per la modalità di racconto attuale, incalzante e «a giallo», si tratta quindi di una vera e propria enciclopedia storica per immagini, che costituisce un patrimonio unico del servizio pubblico radiotelevisivo e della Nazione, tanto da venire usato per esigenze didattiche e di essere premiato nel 2012 come «miglior programma di divulgazione storica nel mondo» agli Emmy Award;

   Il 3 marzo 2021 il quotidiano Libero scriveva che con contratto siglato il 31 maggio 2010, era presente una clausola relativa ai diritti di utilizzazione degli archivi de «La Storia siamo noi» da parte di Giovanni Minoli;

   Il 31 maggio 2020, quindi, Minoli sarebbe diventato proprietario dell'archivio de «La Storia siamo noi»;

   La Rai, come cita l'articolista, ha avviato una negoziazione volta all'acquisizione da parte di Rai dei diritti di titolarità di Minoli;

   si chiede all'Amministratore Delegato e al Presidente Rai quali iniziative intendano adottare al fine di riacquisire il prezioso patrimonio dell'archivio de «La Storia siamo noi». (337/1649)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle Direzioni competenti.
  Preliminarmente si osserva che il programma televisivo «La storia siamo noi» è stato ideato nel 1997 da Renato Parascandolo, all'epoca dirigente di Rai Educational. A far data dal 2002 e fino al 2013 il programma è stato condotto da Giovanni Minoli che ne ha curato altresì il profilo editoriale.
  Recentemente è insorto tra le parti un contrasto circa la titolarità dei diritti di utilizzazione economica delle puntate realizzate con il contributo di Giovanni Minoli.
  Sono in corso delle trattative tra le parti volte ad appianare la predetta divergenza di vedute mediante la eventuale congiunta realizzazione di un nuovo progetto editoriale.

  PERGREFFI, CAMPARI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  All'interrogante giungono numerose ed insistenti segnalazioni da parte dei cittadini
residenti nel comune di Albareto (in provincia di Parma) relativamente alla pressoché costante impossibilità di ricevere il segnale RAI, in specie quello dei mux 1, 2 e 3, tanto in presenza di condizioni meteorologiche avverse che favorevoli. Analoghe segnalazioni sono state formulate dal sindaco di Albareto (PR) alla RAI.
  Alla Società Concessionaria si chiede pertanto di sapere se non ritenga opportuno adoperarsi con sollecitudine per risolvere i problemi di ricezione del segnale nel comune di Albareto (PR) per consentire ai cittadini di quest'area una corretta fruizione del servizio pubblico radiotelevisivo. (338/1654)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione Reti e Piattaforme.
  In generale, si ritiene opportuno evidenziare che l'area della Val di Taro, di cui fa parte anche il Comune di Albareto, è in sofferenza esclusivamente per quanto riguarda la possibilità di ricevere i cosiddetti «mux tematici» (al momento mux 2, 3 e 4). Occorre inoltre sottolineare che, nel periodo a partire dal 1° ottobre 2020, sono stati segnalati solo quattro disservizi.
  Proprio per ovviare a questo problema, nel noto «Piano di estensione» si sono inseriti i due principali impianti che sono: Borgo Val di Taro e Bedonia, attivati rispettivamente il 15 dicembre 2020 e il 30 ottobre 2020.
  Ciononostante, occorre tener presente che – anche a regime del «Piano di estensione» – gli impianti di Albareto e Roncodesiderio rimarranno con il solo MUX1, per un totale del 74 per cento della popolazione del Comune.
  Infatti, la situazione dettagliata della ricezione dei programmi radiotelevisivi Rai nel Comune di Albareto è la seguente:

   impianto ALBARETO: Esclusivamente MUX1 (68 per cento della popolazione);

   impianto BORGO VAL DI TARO: MUX1, 2, 3 e 4 (20 per cento della popolazione);

   impianto BEDONIA: MUX1, 2, 3 e 4 (6 per cento della popolazione);

   impianto RONCODESIDERIO: Esclusivamente MUX1 (6 per cento della popolazione).

  In conclusione, al fine di poter fruire dell'intera programmazione Rai anche nelle porzioni di territorio che non beneficeranno del citato piano di estensione, sarà a breve disponibile – oltre alle tradizionali piattaforme Tivùsat e RaiPlay – la nuova iniziativa di distribuzione delle smartcard (indicata come obbligo anche sul contratto di servizio – articolo 19.5).
  Il piano Smartcard Rai prevede la distribuzione gratuita presso le Sedi Rai, agli utenti che ne faranno richiesta mediante le pagine del sito internet Rai e che ne avranno diritto (carenza di segnale accertata dal MiSE post refarming), di una tessera che abiliterà la visione dei soli canali Rai ricevuti tramite la piattaforma satellitare.

  Tale piano sarà attivo a far data dal 1° settembre 2021.

  PERGREFFI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, MACCANTI, MORELLI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.

   Nella puntata di «Striscia la notizia» dell'8 gennaio 2021 è andato in onda un servizio relativo alla sede Rai di Pechino. Quest'ultima, infatti, da agosto 2020, sarebbe inutilizzato, visto il rientro in Italia della corrispondente Giovanna Botteri. Ciononostante, nel servizio si denuncia il fatto che la Rai stia comunque continuando a sostenere le spese di affitto, gestione e personale dell'ufficio di corrispondenza, ivi compreso il costo dell'appartamento assegnato al corrispondente, al quale peraltro continua ad essere erogato lo stipendio spettante (superiore ai 200 mila euro), pur non prestando l'effettivo servizio di corrispondenza.
   Nella puntata di «Striscia la notizia» dell'11 gennaio 2021 è andato in onda un ulteriore servizio, questa volta relativo alla struttura Rai di Mosca. Quest'ultima vanterebbe ben due corrispondenti, un contingente di dipendenti locali e un ufficio. Ai due corrispondenti, stando al servizio predetto,
sarebbe anche fornito un appartamento (in affitto) ciascuno, uno dei quali sarebbe stato recentemente adeguato alle esigenze del corrispondente, con ingenti spese a carico della Rai.
   In ossequio ai principi di trasparenza, alla Società Concessionaria si chiede di sapere:

    quali siano i costi, a qualsiasi titolo sostenuti dalla Rai, per la sede di Pechino e per quella di Mosca (affitto, personale italiano e cinese, gestione);

    quali siano gli emolumenti erogati alla corrispondente Giovanna Botteri;

    perché, vista la vacanza della sede, non si sia provveduto ad attenuare o azzerare i costi della sede di Pechino, magari dismettendola temporaneamente;

    se e quando la Botteri riprenderà il suo servizio da Pechino o se alla sede cinese sarà assegnato un nuovo corrispondente;

    se è vero che uno degli appartamenti forniti ai corrispondenti da Mosca sarebbe stato recentemente ristrutturato e, se sì, a fronte di quale spesa;

    se i fatti esposti in premessa, ove confermati, integrano una responsabilità erariale e pertanto debba essere sottoposti all'attenzione del magistrato della Corte dei Conti delegato al controllo della RAI. (339/1655)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle Strutture competenti.
  In via preliminare si ritiene opportuno fare un breve excursus sull'attività in Cina della corrispondente Giovanna Botteri, che è rimasta nella Sede estera di Pechino dal 1° agosto 2019 praticamente senza soluzione di continuità fino ad agosto 2020, fatta eccezione per un breve periodo di ferie per le festività natalizie 2019, con rientro a Pechino il 31 dicembre 2019. Ed è proprio alla fine del dicembre 2019 che la Sede estera di Pechino (composta dalla corrispondente Botteri e due montatori, un cameraman, una producer, un responsabile amministrativo, tutti cinesi) inizia a raccogliere le prime notizie su una misteriosa polmonite virale. A gennaio 2020 l'epidemia scoppia, la Cina si ferma, in Sede rimangono la corrispondente e, a turno, i due montatori, per garantire copertura continua (h 24) per tutte le reti Rai televisive e radiofoniche. Bisogna tenere in considerazione il fatto che dalla corrispondente della sede di Pechino sono stati realizzati per testate e programmi Rai solo nell'anno 2020 oltre 5.800 servizi, una media di circa 25 servizi al giorno (calcolando i giorni di permanenza del Paese).
  Il 28 marzo 2020, quando la Cina chiude le sue frontiere e blocca l'entrata degli stranieri, la Rai decide di non lasciare Pechino, a differenza degli altri media italiani, già fuori dal Paese. Alla metà di agosto 2020, dopo otto mesi di copertura quotidiana della pandemia, con la Cina praticamente Covid free, la corrispondente Botteri rientra in Italia per le vacanze, confidando di poter tornare in Cina non appena terminato il periodo di riposo.
  A metà settembre 2020 la Cina riammette gli stranieri con il permesso annuale di residenza ma nel frattempo quello della corrispondente Botteri è scaduto e un nuovo visto è stato da allora negato, nonostante ripetuti tentativi esperiti presso le Istituzioni italiane e cinesi competenti. Ne consegue che è stato, altresì, impossibile mandare un altro giornalista, senza visto, a sostituire in Cina la corrispondente Botteri, la cui indennità di residenza all'estero è stata nel frattempo formalmente sospesa. È ragionevole ipotizzare che la situazione si possa sbloccare definitivamente nelle prossime settimane.
  Per quanto riguarda il tema dei costi della Sede, è di tutta evidenza che non si è ritenuto opportuno chiudere la Sede di Pechino per doverla poi riaprire con aggravio di costi e procedure. Peraltro, si ritiene opportuno sottolineare che il costo dell'affitto dell'ufficio della Sede e dell'abitazione della Corrispondente è piuttosto contenuto mentre il personale della Sede (5 risorse di cui una pensionata oltre all'addetta alle pulizie) riceve compensi in linea con quelli di figure professionali analoghe sul mercato cinese. I costi complessivi della Sede, al netto dello
stipendio della corrispondente ma inclusi quelli di tutti gli altri lavoratori, ammontano per il 2020 a circa 440.000 euro, inclusi anche i costi di produzione delle Testate. Questo fa sì che – facendo una mera media matematica – il costo per singolo pezzo sia di circa 76 euro.

  BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, MACCANTI, MORELLI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.

   Nel corso della puntata di «Oggi è un altro giorno» dell'8 gennaio 2021 è stato presentato il libro «E tutte vissero felici e contente», scritto da Emma Dante. Il libro propone una riscrittura delle grandi fiabe in chiave LGBT (ad es. la bella addormentata risvegliata da un bacio di una principessa e non del principe azzurro).
   La scelta di dare spazio ad un tema così delicato, considerati la fascia oraria di trasmissione del programma, l'enfasi utilizzata durante l'intervista e la totale assenza di contraddittorio funzionale alla creazione di un'opinione differente, suscita non poche perplessità, e si inserisce in un vero e proprio programma di revisionismo culturale, finalizzato ad offrire una visione unilaterale di diversi temi, anche quelli classici dello sviluppo cognitivo della persona (come possono essere, ad esempio, le fiabe).
   Si chiede pertanto alla Società concessionaria di fornire spiegazioni in merito a quanto fin qui esposto. (340/1656)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 1.
  In linea generale, si ritiene opportuno evidenziare come la Rete sia costantemente impegnata a realizzare gli obiettivi propri del servizio pubblico, che includono la capacità inclusiva di rappresentare le storie di tutti, le opinioni di tutti, le opere di tutti, proprio per far conoscere ciò che ci circonda senza preclusioni, pregiudizi e stereotipi. In tale ottica si inquadrano le interviste di Serena Bortone agli ospiti più vari nel programma Oggi è un altro giorno, con lo scopo di rappresentare un pluralismo culturale che è capace, come nel caso in questione, di dare voce ad una artista come la Dante in qualità di autrice del libro «E tutte vissero felici e contente», ma nello stesso tempo ad una voce autorevole come il Cardinal Zuppi in merito al valore paradigmatico della beatificazione di Carlo Acutis.
  Nello specifico, occorre chiarire che nella puntata dell'8 gennaio scorso di Oggi è un altro giorno, la regista, scrittrice e drammaturga Emma Dante – una delle più acclamate personalità del teatro italiano, con all'attivo anche regie liriche e cinematografiche – ha rilasciato una intervista a proposito del suo libro di favole.
  Per pochissimi minuti, nell'ambito della illustrazione dell'intera opera letteraria, si è parlato della trama di una fiaba in particolare, quella di Rosaspina, dove la protagonista viene risvegliata da una persona con il capo coperto che poi si rivela essere una donna.
  Si sottolinea che questo intervento, in ossequio alla fascia protetta per i minori che scatta alle ore 16:00, è andato in onda alle 15:40.

  GASPARRI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:

   la trasmissione Presa Diretta su Rai Tre ha dedicato lo scorso 22 marzo un lungo reportage dal titolo «La dittatura delle armi» al tema delle spese militari;

   il servizio, apertamente antimilitarista, ha messo insieme vicende non collegate tra loro attaccando il sistema produttivo italiano e il sistema Difesa nazionale;

   all'interno della puntata erano presenti numerose inesattezze, dai dati citati, recuperati da una vecchia inchiesta di un noto settimanale, ai riferimenti alle mine anti-uomo che da molti anni sono state bandite, oltre a non fare alcun riferimento alle moltissime iniziative umanitarie a cui l'Italia partecipa;

   inchieste di questo tipo minano non solo la credibilità della nostra Difesa, ma anche quella di aziende italiane leader di settore che si occupano di molte altre attività e che sono fondamentali per l'economia nazionale,

   per sapere:

   quali iniziative intenda intraprendere l'azienda nei confronti della trasmissione e per ripristinare la verità dei fatti rispetto all'argomento trattato. (341/1660)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 3.
  In primo luogo, si ritiene opportuno far notare che l'inchiesta di Presa Diretta intitolata «La dittatura delle armi» non era focalizzata sulle Forze Armate, di cui non è mai stato messo in discussione il ruolo di operatori di pace nel mondo o la centralità di fronte alle emergenze del nostro Paese, né tanto meno sulle missioni militari all'estero.
  L'oggetto dell'inchiesta era invece prevalentemente l'export di armamenti verso Paesi che vìolano i diritti umani o utilizzano le armi sulle popolazioni civili.
  Rispetto ai 90 minuti di durata totale del programma, soltanto l'anteprima di 11 minuti è stata dedicata al tema delle spese militari italiane e i dati citati non sono stati tratti da vecchi articoli di stampa, ma da documenti ufficiali, molti dei quali sono stati mostrati nel corso del servizio filmato: il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa per il triennio 2020-2022, l'atto del governo 223 del 30 novembre 2020 («Approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 03/2020 relativo all'acquisizione di una piattaforma aerea multi-missione e multi-sensore»), la legge di Bilancio votata a fine 2020, il dossier n. 128 del 19 novembre 2020 del Servizio Studi della Camera dei Deputati («I fondi per il rilancio degli investimenti nell'ambito della Difesa»). È stato inoltre citato lo studio sulle spese militari mondiali effettuato ad aprile 2020 dall'International Peace Bureau, la più antica associazione umanitaria mondiale pacifista, vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 1910.
  Sono stati poi intervistati autorevoli rappresentanti del mondo della Difesa e dell'industria militare come l'ex capo di Stato Maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, l'ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, Leonardo Tricarico, il presidente della Federazione Aziende Italiane Aerospazio, Difesa e Sicurezza e di Orizzonte Sistemi Navali, Guido Crosetto.
  È utile sottolineare che l'inchiesta ha anche approfondito la questione della vendita di armamenti all'Egitto, mostrando alcuni documenti ufficiali che impediscono di vendere armamenti a Paesi che vìolano i diritti umani e le convenzioni internazionali: la legge italiana n. 185 del 1990, la risoluzione del Parlamento europeo di settembre 2020 ed il Trattato dell'ONU sulle armi del 2013, ratificato con voto all'unanimità dal Parlamento italiano. Sono state presentate numerose testimonianze sulla violazione dei diritti umani, interviste di esperti internazionali, dossier e filmati di organizzazioni accreditate come Human Rights Watch. I contenuti dell'inchiesta sono stati inoltre suffragati dai documenti delle Nazioni Unite: il report dell'Universal Periodic Review sull'Egitto (novembre 2019) ed il report del Comitato dell'ONU contro la tortura (2017).
  Infine, è stata trattata la violazione dell'embargo ONU sulle armi in Libia e gli attacchi militari contro i civili effettuati in Yemen, Siria e Iraq con armi italiane, e sono stati presentati dati precisi e documentati con atti ufficiali come la Relazione sull'export di armamenti della Camera dei deputati del 2020, le relazioni sull'export di armamenti dell'Unione Europea del 2019 e del 2020, la relazione del panel di esperti ONU sulla Libia del 2019. Anche su questi temi sono state ascoltate autorevoli voci del panorama internazionale come Hanna Neumann, relatrice sull'esportazione di armi del parlamento Europeo, Ghassan Salamé, ex Inviato Speciale dell'ONU in Libia e Safeen Dizayee, Ministro degli Esteri del Governo Regionale del Kurdistan Iracheno.
  Inoltre, è stata raccolta la testimonianza di Hoshyar Ali Abdul, sminatore del Kurdistan iracheno che ha perso le gambe a causa di una mina antiuomo italiana e ha dedicato la sua vita a liberare dalle mine italiane Valmara le terre (a tutt'oggi minate) sul confine orientale del suo Paese. Lo scopo era
mostrare che le armi in circolazione diventano strumenti di morte fuori controllo e continuano a mietere vittime anche a distanza di anni, nonostante la legge attuale ne vieti la produzione.
  Infine, si ritiene opportuno informare che, al fine di presentare un quadro più completo e sinergico sui temi trattati, si è cercato di intervistare – purtroppo senza successo – il Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini e le quattro aziende italiane produttrici di armi citate nel corso della trasmissione.

  ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:

   nella seduta del Cda del 25 marzo, l'amministratore delegato Salini ha informato i consiglieri di aver nominato Claudia Mazzola, attuale capo dell'ufficio stampa Rai, nuovo direttore dell'Ufficio Studi Rai.
   Con un comunicato stampa dopo il Cda, i consiglieri Borioni e Laganà hanno dichiarato: «Esprimiamo fortissime perplessità sul modo con cui vengono valutati i curricula e le competenze specifiche, che non sono necessariamente intercambiabili. La valorizzazione delle risorse umane passa anche dal rispetto delle competenze maturate nell'ambito stesso direzione soprattutto quando, come nel caso dell'Ufficio Studi, si tratta di competenze specifiche. In una fase come questa, in cui l'intero CdA si avvia verso la fine del mandato, sarebbe forse stato opportuno garantire continuità almeno all'Ufficio Studi».
   In tre anni, da quando si è insediato l'attuale amministratore delegato Salini nominato dal Governo Conte 1 di cui era partito di maggioranza il Movimento 5 stelle, la giornalista Mazzola è stata beneficiata di ben 4 scatti di carriera: da redattore ordinario del Tg1 a caposervizio, poi vice caporedattore, poi caporedattore con la nomina di capo dell'Ufficio stampa e ora direttore dell'Ufficio Studi.
   Nel 2018 Mazzola, quando ancora era redattore ordinario del Tg1, fu inserita dai vertici del Movimento 5 stelle nella lista di 5 nomi da votare sulla Piattaforma Rousseau come candidati a consigliere di amministrazione Rai.
   Nell'organico Rai risultano direttori e dirigenti senza incarico, anche con maggiore esperienza professionale della giornalista Claudia Mazzola.
   Si chiede di sapere:

    se per la nomina del nuovo direttore dell'Ufficio Studi sia stata effettuata una selezione interna, secondo la procedura del Job Posting come prevedono i regolamenti aziendali, oppure se la nomina di Claudia Mazzola sia stata decisa senza valutare alcun altro profilo professionale interno, sebbene in azienda ci siano molti direttori e dirigenti senza incarico, anche con maggiore esperienza professionale di Claudia Mazzola, e nel caso il Job posting non sia stato effettuato quali ne siano le motivazioni;

    se in Rai esistano altri casi, ed eventualmente quanti siano, di giornalisti beneficiati di ben 4 scatti di carriera in 3 anni;

    quali siano le motivazioni che hanno spinto l'azienda in soli 3 anni a promuovere la giornalista Mazzola da redattore ordinario a direttore, con un avanzamento di carriera record che non risulta avere precedenti nella storia della Rai. (342/1665)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In via preliminare si ritiene opportuno ricordare che nella seduta del Consiglio di Amministrazione del 25 marzo 2021 si è proceduto alla nomina di Andrea Montanari – fino a tale data titolare della direzione dell'Ufficio Studi – come direttore di Rai Radio 3 al posto di Marino Sinibaldi, in uscita dalla Rai per raggiunti limiti di età. Nella stessa occasione il Consiglio di Amministrazione è stato informato della nomina di Claudia Mazzola – fino a quel momento responsabile di Press&Media Office Rai-Ufficio Stampa – alla direzione dell'Ufficio Studi.
  Nel quadro di un contesto aziendale volto principalmente a valorizzare le risorse interne
individuando profili caratterizzati dalla corrispondenza tra competenze richieste e qualifiche professionali acquisite, i vertici aziendali hanno ritenuto la risorsa in questione idonea a ricoprire l'incarico di direttore dell'Ufficio Studi.
  E come accade nella maggior parte dei casi per i ruoli di Direttore, avendo i vertici piena conoscenza delle risorse apicali e ritenendo pertanto sufficiente una ricognizione interna sulla base dei curricula professionali, non è stato attivato lo strumento del job posting.
  Claudia Mazzola è professionalmente attiva in Rai come giornalista dal 2002, e ha svolto il suo percorso in Azienda dopo la Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia. Ha lavorato a Rai Parlamento, seguendo anche l'attività del Parlamento Europeo e firmando fra gli altri apprezzati reportage sull'allargamento dell'Unione, e – per un periodo – a Rai 3, occupandosi della situazione della minoranza armena in Turchia e seguendo il tema del traffico di organi nell'Est europeo. Dal 2012 ha svolto la sua attività professionale presso il Tg1, dove è diventata giornalista parlamentare, tra le principali firme del giornale, dapprima sotto la direzione di Mario Orfeo, successivamente di Andrea Montanari. Nel settembre 2018 è passata al Think Tank, nella Direzione Comunicazione, come responsabile dell'attività di coordinamento dei progetti; e dal gennaio 2019 è responsabile Press&Media Office Rai-Ufficio Stampa, un settore strategico, che le ha permesso di maturare un notevole bagaglio di conoscenza riguardante tutti i settori dell'Azienda, sia sul versante produttivo/editoriale sia sul versante corporate.
  Mazzola, laureata in filosofia teoretica, ha acquisito una borsa di Studio in Germania a Regensburg e successivamente un dottorato di ricerca in «Filosofia e Scienze umane», ha al suo attivo alcune pubblicazioni e ha acquisito nel 2010 il titolo di Consulente filosofico.