Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

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Comm. bicam. Vigilanza RAI

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
SOMMARIO
Martedì 23 marzo 2021

Sulla pubblicità dei lavori ... 203

Commemorazione in occasione della giornata nazionale in memoria delle vittime del Coronavirus ... 203

Sui lavori della Commissione ... 203

Sulla pubblicazione dei quesiti ... 204

ALLEGATO (Quesiti per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (dal n. 321/1597 al n. 335/1627)) ... 205

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di martedì 23 marzo 2021

  Martedì 23 marzo 2021.Presidenza del presidente BARACHINI.

  La seduta comincia alle 19.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE comunica, che ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

Commemorazione in occasione della giornata nazionale in memoria delle vittime del Coronavirus.

  Il PRESIDENTE invita i presenti ad osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell'epidemia di Coronavirus.

  La Commissione si associa.

Sui lavori della Commissione.

  Il PRESIDENTE informa che, anche tenuto conto delle valutazioni emerse nell'ultima riunione dell'ufficio di presidenza integrato, ha proseguito il confronto informale in merito al sollecito avvio della procedura di selezione delle candidature alla carica dei consiglieri di amministrazione della Rai di designazione parlamentare. In particolare, poche ore fa, come noto, è stata diffusa una nota congiunta del Senato e della Camera che comunica che l'avviso pubblico per la presentazione delle candidature in vista del rinnovo del CdA della Rai sarà pubblicato sui siti internet del Senato, della Camera e della Rai il prossimo 31 marzo.
  Fa inoltre presente che su richiesta dell'onorevole Capitanio e di quanto osservato nel corso dell'ultima riunione dell'Ufficio di Presidenza integrato è stata predisposta una lettera per richiedere che la Società concessionaria assicuri una corretta ed adeguata individuazione degli esponenti di forze politiche o comunque riconducibili ad una chiara connotazione politica, i quali – anche rivestendo ruoli istituzionali – partecipano, a vario titolo, in qualità di ospiti, opinionisti o esperti, in spazi o trasmissioni di intrattenimento e di informazione, in modo che sia fornita allo spettatore l'indicazione precisa della loro appartenenza politica. Se non vi sono osservazioni, tale lettera sarà trasmessa all'amministratore delegato della Rai.
  Ricorda che da parte dell'onorevole Romano è stata proposta un'indagine conoscitiva sui sistemi di governance dei servizi pubblici radiotelevisivi in ambito europeo per raccogliere – attraverso un ciclo di audizioni – contributi, valutazioni sulle prospettive di riforma della disciplina della governance della Rai.
  Se non vi sono osservazioni, si darà avvio alla predetta indagine conoscitiva nelle prossime sedute.

  La senatrice FEDELI (PD) sottolinea la rilevanza dell'indagine conoscitiva proposta, auspicandone un rapido svolgimento.

  La Commissione conviene sulla menzionata proposta di indagine conoscitiva.

  Il PRESIDENTE informa che, prima dell'inizio della seduta, il capogruppo del Movimento 5 Stelle, senatrice Ricciardi, ha fatto presente di essere in quarantena, insieme ad altri componenti della stessa forza politica.
  In ragione di tale assenza, la senatrice Ricciardi, a nome del Movimento 5 Stelle, ha chiesto che la seduta odierna si limitasse allo svolgimento delle comunicazioni – che ha appena reso – rinviando la trattazione delle proposte di risoluzione all'ordine del giorno.

  In merito al prosieguo dei lavori intervengono quindi la senatrice FEDELI (PD) – la quale auspica in particolare che sulla proposta di risoluzione in materia di produzione culturale si giunga all'approvazione rapida di un testo unitario e condiviso – il deputato CAPITANIO (Lega) – il quale sottolinea la valenza della proposta di risoluzione presentata dal proprio Gruppo – il senatore VERDUCCI (PD) – che ricorda che sulla proposta in esame già da tempo è stato compiuto un lavoro di sintesi, al fine di recepire le proposte di varie forze politiche, auspicando che tale metodo di condivisione possa proseguire.
  Dopo ulteriori interventi da parte del deputato FORNARO (LEU), del senatore AIROLA (M5S), della senatrice GARNERO SANTANCHÈ (FdI) – la quale in particolare sottolinea la necessità che la Commissione possa svolgere i propri lavori con riferimento agli atti d'indirizzo in esame anche attraverso fasi di dibattito che possano avere luogo con collegamento tramite videoconferenza – e del deputato MOLLICONE (FDI) – che si associa alla richiesta posta dalla senatrice Garnero Santanchè – il PRESIDENTE rileva conclusivamente che si farà carico di rappresentare nelle sedi opportune quanto da ultimo richiesto dalla senatrice Garnero Santanchè, avvertendo che la trattazione delle proposte di risoluzione all'ordine del giorno sarà rinviata ad una prossima seduta.

Sulla pubblicazione dei quesiti.

  Il PRESIDENTE comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti dal n. 321/1597 al n. 335/1627 per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).

  La seduta termina alle 20.

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - martedì 23 marzo 2021

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 321/1597 AL N. 335/1627).

  FEDELI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.
  Premesso che:

   digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo italiano è la prima tra le sei missioni che rappresentano le aree «tematiche» strutturali del PNRR che risponde al Next Generation EU (NGEU);

  si chiede di sapere:

   quali investimenti e progetti la Rai intende realizzare per inserirsi in questo processo di innovazione e digitalizzazione sul piano della formazione del personale interno, dell'organizzazione e quindi dell'offerta;

   quale ruolo la Rai intende assumere nella creazione della rete unica come questione cruciale che stabilirà gli equilibri per le comunicazioni nei prossimi anni. (321/1597).

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In via preliminare è opportuno osservare che la diffusione della pandemia sta modificando radicalmente gli equilibri socioeconomici. Se da un lato i risvolti economici della crisi rappresentano un rischio per il Sistema Paese, dall'altro rappresentano una grossa opportunità per recuperare. Opportunità che si basano anche sulle ingenti risorse degli strumenti finanziari che l'Europa, per la prima volta nella sua storia, ha messo in gioco.
  In questo contesto il sistema pubblico istituzionale, più in particolare, è chiamato ad una poderosa opera di modernizzazione attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che a sua volta risponde all'iniziativa Europea Next generation EU (NGEU).
  Nel quadro sopra sintetizzato il servizio pubblico radiotelevisivo può giocare un ruolo importante rivestendo il compito di contribuire direttamente – tramite iniziative pratiche e concrete – e indirettamente – tramite linguaggi ed iniziative dedicate – al raggiungimento degli obiettivi del Piano.
  Le sfide che il Paese ha di fronte sono molteplici e, tra queste, la riduzione dell'impatto sociale ed economico derivante dalla crisi pandemica, la transizione in una economia verde e digitale, l'innalzamento del potenziale di crescita di economia ed occupazione. Sfide nelle quali si cimenta anche la Rai per rimanere al passo con i tempi e per confermare il suo ruolo di prima fabbrica culturale del Paese.
  Per vincere le sfide di cui sopra sono state definite a livello di PNRR delle missioni, dove per alcune di esse il servizio pubblico radiotelevisivo può schierare progetti innovativi connessi alla digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, alla rivoluzione verde e transizione ecologica, alle infrastrutture per il lavoro in mobilità, all'istruzione, formazione, ricerca e cultura, ed all'equità sociale di genere e territoriale.
  Al fine di elaborare lo schema del Piano di ripresa e resilienza promosso dalla Commissione Europea, Rai vuole inserirsi nell'ambito delle attività di rilancio previste attraverso la riqualificazione delle proprie infrastrutture e risorse; Rai vuole dunque integrare il disegno di rilancio del Paese introducendo nel programma nazionale di riforma PNR 2020 NGEU attività rivolte in particolare alla riqualificazione delle proprie infrastrutture e investimenti su transizioni innovative delle attività di produzione rivolte al cittadino.

  I progetti proposti rispondono ai criteri specifici previsti dal regolamento approvato dalla Commissione Europea e si muovono sulle stesse linee direttrici del Recovery Plan. I suddetti progetti, pur presentando impatti su più ambiti, sono stati raggruppati in tre filoni.
  Il primo risponde alla missione di «Digitalizzazione, innovazione e competitività' del sistema produttivo» e, tra gli altri, comprende lo sviluppo delle infrastrutture e servizi digitali del Paese (datacenter e cloud), interventi per una digitalizzazione inclusiva contro il digital divide e investimenti in ricerca e sviluppo di tecnologie emergenti.
  Il secondo risponde alla missione di «Rivoluzione verde e transizione ecologica» e, tra gli altri, riguarda investimenti sulla transizione verde e digitale, miglioramento efficienza energetica degli edifici e degli stabilimenti produttivi e riduzione dell'inquinamento.
  Il terzo invece risponde alla missione di «Istruzione, formazione, ricerca e cultura» e coinvolge la digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento, l'adeguamento delle competenze (anche a livello degli standard internazionali) e il rafforzamento dell'apprendimento a distanza anche attraverso il miglioramento delle competenze, incluse quelle digitali.
  Per quanto concerne il progetto della rete unica, lo stesso nasce dall'esigenza di individuare un soggetto che gestisca le infrastrutture composte dai collegamenti fissi della rete italiana a banda larga, al fine di colmare i ritardi sugli obiettivi della digitalizzazione italiana e migliorare la qualità delle connessioni ultraveloci (al tendere interamente in fibra ottica) e di rendere efficienti gli investimenti BUL del paese. In tale quadro Rai potrebbe essere il soggetto ideale per svolgere il ruolo di «Neutral Host» disintermediato e legittimata alla partecipazione ai tavoli di sviluppo di una infrastruttura CDN pubblica dedicata, nel contesto del progetto di Rete Unica nazionale.

  FEDELI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai
  Premesso che:

   la partnership con il W20 rappresenta un importante contributo da parte del servizio pubblico nella valorizzazione e promozione dell'impegno a sostegno dell'empowerment femminile e il superamento del gender gap;

  si chiede di sapere:

   in che modalità e in quali tempi l'azienda intende concretamente intervenire per garantire la parità di genere nei percorsi di carriera, per il riconoscimento delle competenze femminili a tutti i livelli aziendali, specialmente di vertice, nel contrasto al gender pay gap e per impedire che i programmi Rai si prestino a veicolare pregiudizi e stereotipi di genere come accaduto anche recentemente con i casi Friedman e Corona. (322/1598)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In primo luogo, si ritiene opportuno rilevare che la Rai nel 2013 si è dotata di una policy aziendale in materia di genere, in base a cui la «Concessionaria del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, ha tra i propri obiettivi quello di contribuire a creare percorsi e regole socio-culturali che aumentino la consapevolezza e il rispetto per le pari opportunità nonché la corretta rappresentazione della dignità della persona nella programmazione radiotelevisiva, con particolare riferimento a quella della figura femminile, per la promozione di un'immagine reale e non stereotipata della donna, nel rispetto della libertà d'espressione, della diversità di genere e del pluralismo».
  L'impegno di Rai sul fronte del riequilibrio di genere nell'organizzazione interna ha mostrato negli anni effetti importanti: la quota di donne sul totale degli occupati ha raggiunto nel 2019 il 43,4 per cento, mentre la quota di donne nel CDA è del 29 per cento, in linea col dato dei PSM europei. Aree di miglioramento sono invece la percentuale di donne dirigenti – che si attesta sul 25,5 per cento – ed il cosiddetto pay-gap, l'indicatore riferito alla retribuzione complessiva che nel 2019 mostra, per i compensi delle donne Rai, un rapporto inferiore a 100 seppure in recupero negli ultimi anni.

  L'azienda ritiene strategico il tema dell'uguaglianza di genere al proprio interno, consapevole che sia uno degli
asset su cui si giocherà la valutazione delle aziende nazionali ed internazionali nel nuovo decennio, la loro immagine ed il loro valore di mercato. Infatti, come emerge dalle numerose ricerche Ebu, «solo una forza lavoro adeguatamente diversificata è in grado di riflettere le composite audience del servizio pubblico e di produrre una offerta diversificata, agente di coesione sociale, promotrice di sviluppo sociale ed economico». Per questo Rai si impegna a lanciare una grande campagna per il riequilibrio di genere nel Paese, a cominciare dalla propria organizzazione aziendale.
  Per realizzare questo obiettivo si prevede di attivare un percorso, guidato da un tavolo tecnico insediato dall'Amministratore Delegato, del quale faranno parte le Direzioni Rai competenti e che sarà suddiviso in 3 fasi: data assessment (Fase 1), mobilitazione interna (Fase 2), definizione degli obiettivi e redazione dell'Action Plan (Fase 3).
  La Fase 1 consiste nella costruzione del quadro di riferimento necessario per definire gli indicatori aziendali rispetto ai quali impostare la strategia. Molti di questi indicatori (pay gap, quote di genere nei diversi livelli professionali ecc.) sono già indagati e puntualmente riportati nel Bilancio sociale ma, per poterne comprendere appieno portata e potenzialità di sviluppo, vanno approfonditi e contestualizzati in funzione di diversi ambiti di riferimento.
  La Fase 2 consiste nella verifica e nell'arricchimento degli obiettivi individuati, anche attraverso progetti già in essere come il progetto LeaderShe, gestito da Rai Risorse Umane e Organizzazione, che ha già messo in campo alcune ipotesi di lavoro, sia per quanto riguarda la mappatura interna che la co-progettazione (mediante webinar formativi dedicati).
  La Fase 3 è quella della realizzazione del documento «Action Plan», ovvero della definizione di un set di obiettivi progressivi e misurabili, di interventi e di una metodologia di azione che diverranno guida e termometro per il riequilibrio di genere nell'azienda nel breve, medio e lungo periodo.
  A titolo esemplificativo, alcune macro-linee di azione sulle quali si immagina di impostare l'Action Plan:

   Settare degli obiettivi aziendali per la riduzione del PAY GAP: maggiore trasparenza di valore in rapporto alle posizioni lavorative; promuovere una maggiore presenza di donne nelle posizioni chiave;

   Rafforzare la presenza di donne ai vari livelli professionali: assicurare che nel database delle competenze interne siano adeguatamente mappate le competenze femminili in azienda (per le nomine interne) e fuori dall'azienda (per le assunzioni di personale esterno); accompagnare il percorso di parità di genere con iniziative di formazione e informazione che coinvolgano a tutti i livelli tutti gli stakeholders interessati; promuovere (e «proteggere») in particolare le candidature femminili nei ruoli tecnici;

   Favorire una maggiore presenza delle donne all'interno dei programmi di informazione e di intrattenimento, sia come esperte chiamate a portare la propria testimonianza in qualità di professioniste, sia come protagoniste;

   Fornire strumenti di conoscenza, di riflessione e di approfondimento volti a prevenire e contrastare la violenza sulle donne, evitando, in particolare, l'uso di immagini e contenuti che possano essere considerati discriminatori e che possano contribuire ad incitare alla violenza di genere e a collaborare con le Istituzioni preposte per la realizzazione e diffusione, sulle diverse piattaforme di trasmissione, di specifici programmi.

  L'attuazione delle politiche per il riequilibrio di genere sarà sottoposta a fasi di revisione periodiche sia per valutare l'effettiva efficacia delle politiche, sia per tener conto delle trasformazioni sociali.

  FEDELI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.
  Premesso che:

   sempre più spesso sono ospiti sulle reti Rai volti noti di Mediaset;

   che ciò avviene in assenza di reciprocità (i volti Rai non sono mai ospiti sulle reti Mediaset) ingenerando confusione nel pubblico;

  si chiede di sapere:

   cosa intende fare l'azienda per garantire la salvaguardia degli interessi, dell'identità e autenticità del marchio RAI e della mission di servizio pubblico alla stessa assegnata. (323/1599)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In linea generale, si ritiene opportuno sottolineare che, coerentemente con la propria mission di servizio pubblico, la Rai è da sempre orientata a criteri di rispetto e apertura verso tutte le opinioni, da qualunque fonte provenienti, senza pregiudizi o atti di censura, anche laddove tali opinioni siano espressione di esponenti di media concorrenti.
  In tale quadro si collocano anche le presenze di volti legati a Mediaset all'interno dei palinsesti Rai, fenomeno che ha una sua reciprocità, sebbene la presenza di ospiti Rai nei programmi della concorrenza sia meno frequente.
  In ogni caso, la scelta degli ospiti all'interno dei programmi resta una prerogativa delle strutture editoriali che, nella loro autonomia, decidono sull'opportunità e sulla necessità di talune presenze, anche se legate ad altre emittenti.
  In questo senso, il principio di base per garantire la salvaguardia degli interessi, dell'identità e autenticità del marchio Rai resta la valorizzazione e tutela del proprio palinsesto, che rende necessaria anche un'attenta valutazione circa l'eventuale conflittualità tra programmi dello stesso genere nella medesima fascia oraria trasmessi da Rai e da altre emittenti.

  FEDELI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.
  Premesso che:

   il Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l'Aggiornamento in Giornalismo Radiotelevisivo (da qui in poi «Scuola di Perugia»), fondato nel 1992 dalla RAI – Radiotelevisione Italiana e dall'Università degli Studi di Perugia, si avvicina a compiere i trent'anni dalla fondazione;

  considerato che la citata Scuola costa a Rai circa 700 mila euro all'anno e considerato che costa alla stessa Azienda l'impiego di almeno 2 dirigenti;

  considerato che dal 2013 la Scuola di Perugia non produce alcun vantaggio per Rai in quanto l'Azienda non assume da quell'anno nessuno delle giornaliste e giornalisti ivi formatisi e che il citato esborso rischia quindi di configurarsi come danno erariale;

  considerato che l'accesso alla Scuola avviene tramite un bando pubblico e con una severa selezione per titoli ed esami e che la qualità formativa del Centro perugino, anche in relazione al valore del servizio pubblico, è stata più volte riconosciuta dai vertici aziendali Rai e dai massimi rappresentanti delle Istituzioni e degli enti della professione giornalistica;

  considerato che esiste una compatibilità tra accessi e Piano anticorruzione aziendale e che Rai non ha interrotto il ricorso a prime utilizzazioni nelle reti, anche nei programmi del perimetro del cosiddetto «giusto contratto», determinando di fatto un ulteriore danno erariale per i futuri costi legati alla creazione di nuove posizioni e dalle relative regolarizzazioni che l'Azienda si troverà a dover fare;

  si chiede di sapere:

   perché la Rai – nei casi in cui sia necessario ricorrere a primi utilizzi – non consideri di attingere dal bacino degli ex allievi della Scuola di Perugia. (324/1600)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai Academy.
  In via preliminare, si ritiene opportuno rilevare che il Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l'aggiornamento
per il Giornalismo Televisivo (c.d. «Scuola di Perugia») è nato nel 1992 e nei suoi primi 20 anni di attività ha formato giornalisti che confluivano nel cosiddetto «bacino», al quale la Rai attingeva per le proprie esigenze assorbendone circa l'85-90 per cento.
  A partire dal 2016 la prassi suddetta è venuta meno, portando a una drastica riduzione della percentuale di giornalisti provenienti dalla Scuola e assorbiti in RAI. Questa contrazione si inquadra nell'obbligo di prevedere selezioni per l'ingresso in Rai, sostanziato poi nel documento «Criteri per il reclutamento del personale e l'attribuzione di incarichi consulenziali» e integrato nel «Piano per la Trasparenza e la prevenzione della corruzione».
  Infatti, pur in presenza di rigorose procedure selettive in ingresso alla Scuola, il configurarsi di una potenziale corsia preferenziale di reclutamento da parte di Rai degli ex allievi o addirittura di un automatismo che conduca all'assunzione dei medesimi, oltre a creare uno sbilanciamento rispetto alle altre scuole di giornalismo, farebbe venir meno il riconoscimento della Scuola da parte dell'Ordine dei Giornalisti, non compatibile ove la Scuola si configurasse come «scuola aziendale».
  Attualmente circa il 12 per cento dei giornalisti professionisti che a vario titolo lavorano in Azienda proviene dalla Scuola di Perugia. Si è così passati da gruppi di 25 allievi nel passato a un progressivo ridimensionamento, fino ai 18 dell'attuale biennio (2020-2022). Inoltre, ad oggi, sono poco più di 90 i giornalisti professionisti che si sono formati alla Scuola di Perugia nei bienni 2014, 2016, 2018 e 2020 per i quali non è stato possibile prefigurare l'inserimento in Azienda. Occorre però sottolineare che la quasi totalità degli interessati ha partecipato al concorso bandito nel 2019 per l'assunzione di 90 giornalisti professionisti da destinare alla Testata Giornalistica Regionale, la cui conclusione è prevista per la fine del prossimo mese di aprile.
  Si ritiene utile far notare che l'Azienda si avvale della Scuola anche per la formazione on site – stante la presenza in loco di aule e dotazioni tecniche di rilievo – di propri giornalisti e di altro personale.
  Inoltre, sul tema delle prime utilizzazioni, la linea di contrasto al precariato in atto da anni, con il vigente Contratto di Servizio ha sostanzialmente azzerato il fenomeno in questione e con esso i cosiddetti «bacini di stabilizzazione» di personale utilizzato nel tempo con contratti di varia natura.
  Non esistono certamente pregiudiziali di sorta nei confronti degli ex allievi della Scuola, ma occorre ricordare che la c.d. «prima utilizzazione», peraltro utilizzata in rari casi, tende ad applicarsi ad esigenze non di mera sostituzione numerica o integrazione d'organico, in quanto si rivolge a professionalità dotate di specifici skill che in quel momento non sono presenti in azienda.
  Diversamente, tale strumento, se rivolto a giornalisti certamente professionisti ma privi di esperienza aziendale, andrebbe a creare un canale parallelo rispetto alle modalità di reclutamento applicate da Rai e comporterebbe anche il rischio di innescare nuove dinamiche di precariato – oltre a configurare una violazione del vigente Piano per la Trasparenza e la prevenzione della corruzione.
  Per quanto riguarda il contributo economico di Rai alla Scuola, l'importo è stato dimezzato già per l'anno 2020 e attraverso l'approvazione di una norma transitoria nello Statuto della Scuola, la riduzione sarà confermata per il 2021, portando tale contributo a 299.000 euro circa.
  Questo provvedimento si inquadra nella più ampia attività di riconfigurazione ed efficientamento del rapporto con la Scuola di Perugia, anche attraverso la revisione della cornice normativa che regola tale rapporto, e proprio con questo scopo è stato costituito dall'Amministratore Delegato un apposito tavolo tecnico.

  FEDELI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.
  Premesso che:

   il portavoce di Amnesty International Italia ha lanciato l'appello, raccolto anche da alcuni consiglieri di amministrazione, di mettere le sagome di Patrick Zaky sulle prime file della platea vuota dell'Ariston in occasione del Festival di Sanremo per sollecitare la liberazione dello studente dell'università di Bologna prigioniero in Egitto da ormai 12 mesi;

  si chiede di sapere

   se pensa di raccogliere questa proposta e realizzarla durante una delle serate del Festival. (325/1601)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  Innanzi tutto, occorre sottolineare che la Rai ha accolto l'appello di Amnesty International di lanciare attraverso il Festival di Sanremo una campagna di sensibilizzazione sulla vicenda dell'attivista egiziano Patrick Zaki, studente all'università di Bologna e detenuto nel proprio Paese di origine da più di un anno.
  A tal fine l'Azienda ha ritenuto che il modo più incisivo per accendere un faro sulla questione fosse un appello del conduttore e infatti, con lo scopo di raggiungere quanti più telespettatori possibile, a metà della prima serata del Festival dal palco dell'Ariston è partito l'appello di Amadeus per la liberazione di Patrick Zaki: «Rischia una condanna a 45 anni di carcere: da cittadini e uomini civili non possiamo che augurarci che Patrick torni libero il più presto possibile e possa riprendere a studiare nella sua Bologna. Forza Patrick».
  A seguito di questo intervento, sono arrivati i ringraziamenti ufficiali di Amnesty International con le parole del suo portavoce in Italia, Riccardo Noury, che ha così commentato: «A nome di Amnesty International devo dire che l'appello lanciato da Amadeus per Patrick è stato una sorpresa importante perché pensavamo che alla fine non si sarebbe fatto nulla di tutto questo... Grazie all'intervento milioni di persone hanno appreso, penso per la prima volta nella maggior parte dei casi, che c'è un problema grave riguardante uno studente egiziano che però si è affidato a noi, all'Italia, all'Università di Bologna e che è in carcere in Egitto da quasi 13 mesi... Ci auguriamo che questo appello di Amadeus abbia rafforzato la campagna, la causa per cui Amnesty International si sta battendo che richiama con sé tanti giovani tante scuole e che otterremo quell'obiettivo di avere Patrick libero molto presto».

  COIN, BERGESIO, CAPITANIO, FUSCO, MACCANTI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.

   Nella puntata di «Presa Diretta» dell'8 febbraio 2021 è andato in onda un reportage, intitolato «Guerra all'Amazzonia», nel quale si racconta che delle politiche di disboscamento perseguite dal governo brasiliano nella foresta amazzonica e che l'Italia importa molta carne dal Brasile probabilmente proveniente da pascoli illegali che hanno contribuito alla deforestazione dell'Amazzonia. Tale reportage ha suscitato la reazione immediata dell'Ambasciatore brasiliano in Italia, il quale ha indirizzato una lettera al Direttore di Rai 3, Franco Di Mare, contestando l'infondatezza delle informazioni riportate nel servizio e il «tono ideologico e sensazionalistico» utilizzato nel racconto.
   Considerato che l'Italia è tra i principali importatori di carne brasiliana, utilizzata come materia prima per la produzione (italiana) di semi-lavorati e derivati bovini, il reportage realizzato da Rai 3 rischia di compromettere le significative relazioni commerciali e diplomatiche che l'Italia intrattiene col Brasile. Pertanto, alla Società concessionaria si chiede di sapere:
   Se nella realizzazione del servizio siano state adeguatamente valutate le possibili ripercussioni diplomatiche e commerciali sui rapporti Italia-Brasile;
   Se, prima di trasmettere il servizio, siano state raccolte opinioni di diverso tenore presso le preposte autorità diplomatiche brasiliane. (326/1608)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 3 e della lettera che il direttore di Rete Franco Di Mare ha inviato all'ambasciatore brasiliano Helio Vitor Ramos a seguito della puntata di Presa Diretta in cui è andato in onda il servizio «Guerra all'Amazzonia».
  In via preliminare si ritiene opportuno evidenziare che Presa Diretta è uno dei fiori all'occhiello della Terza Rete e della Rai in generale ed è condotto da Riccardo Iacona, giornalista molto apprezzato nel mondo del giornalismo nazionale.
  Ciò premesso, si sottolinea che i contenuti delle inchieste contestate non corrispondono alle opinioni personali del giornalista, ma sono basati su dati attinti da fonti accreditate e ufficiali: «TerraBrasilis» per quanto riguarda il tema della deforestazione; «Portale Queimadas» dell'INPE – istituto di Ricerche Speciali del Ministero della Scienza del Brasile – a proposito del controllo del commercio del legname; varie sentenze e dichiarazioni pubbliche di numerosi Procuratori Federali brasiliani nonché rapporti e relazioni della Polizia Ambientale, le cui dichiarazioni a circa la coltivazione della soia nelle aree deforestate sono state riportate fedelmente nello speciale Presa Diretta.
  Per quanto riguarda poi la contestazione circa il collegamento tra l'agrozootecnia brasiliana e la deforestazione, è sufficiente osservare le immagini satellitari dell'avanzata dei pascoli e delle coltivazioni all'interno del bioma Cerrado e del bioma Amazzonia, per rendersi conto che nel solo stato di Rondonia la perdita della vegetazione originaria dagli anni Ottanta ad oggi è stata del 30 per cento. Questi dati sono a disposizione di chiunque attraverso il sistema satellitare Prodes – il sistema statale brasiliano che monitora la deforestazione – accessibile dal link https://mapbiomas.org.
  In conclusione, si ritiene utile sottolineare che quanto denunciato dalle inchieste di Presa Diretta a proposito di zootecnia, agricoltura, ambiente e biosfera del Brasile, con particolare riferimento all'Amazonia, è un tema primario nell'agenda del governo brasiliano, che proprio recentemente ha annunciato, per voce del Vicepresidente Hamilton Mourao, una nuova iniziativa per combattere la deforestazione dell'Amazonia e – più in generale – i reati ambientali. La supervisione del Piano Amazzonia 21/21 passerà ad organismi civili come l'Istituto nazionale per l'Ambiente. «Abbiamo accertato – ha detto il Vicepresidente – che il 70 per cento dei reati ambientali avviene in undici municipi: sette sono localizzati nello Stato di Parà, due in Amazzonia, uno a Rondonia, e uno in Mato Grosso. Concentreremo i nostri sforzi in queste zone».

  ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:

   Martedì 2 marzo è stato varato il primo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del Governo presieduto da Mario Draghi con le misure di contrasto alla pandemia da coronavirus.
   Dopo la firma del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, a Palazzo Chigi si è tenuta la conferenza stampa di presentazione dei contenuti del decreto, con i ministri Speranza (Salute) e Gelmini (Affari regionali).
   Quando nei mesi scorsi il precedente governo, presieduto da Giuseppe Conte, varava il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con le misure anti pandemia, la Rai trasmetteva sempre in diretta su Rai1 la conferenza stampa di Palazzo Chigi, interrompendo la normale programmazione anche quando era in corso l'edizione principale del Tg1, alle ore 20.
   In questo caso, sebbene la conferenza stampa si sia protratta fin quasi al termine dell'edizione del Tg1 delle 20, sulle reti generaliste Rai e in particolare su Rai1 non è stata trasmessa alcuna diretta della conferenza stampa di Palazzo Chigi.

  Si chiede di sapere:

   In base a quali criteri sia stato deciso di non trasmettere in diretta su Rai1 o su altre reti generaliste la conferenza stampa di Palazzo Chigi sul primo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri varato dal Governo Draghi con le misure di contrasto alla pandemia, a differenza di quanto accadeva con il Governo Conte.
   Se la decisione di non trasmettere in diretta la conferenza stampa di Palazzo Chigi sia stata presa dal direttore del Tg1, dal direttore di Rai1 o dall'amministratore delegato.
   Per quale motivo la Rai abbia cambiato completamente linea editoriale rispetto
al precedente governo, quando le conferenze stampa sui decreti del Presidente del Consiglio dei ministri anti-pandemia venivano trasmesse sempre e comunque su Rai1, indipendentemente dall'orario. (327/1609)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione Editoriale per l'Offerta Informativa.
  In via preliminare è opportuno ricordare che l'Informazione per Rai è pietra angolare nello svolgimento del Servizio Pubblico per i cittadini, a maggior ragione in un periodo di pandemia in cui le notizie sono essenziali per l'organizzazione della vita quotidiana di ogni abitante del Paese.
  Quanto alla conferenza stampa di illustrazione del Dpcm del 2 marzo scorso, tenuta dai ministri Gelmini e Speranza, i responsabili di reti e testate, nell'autonomia editoriale garantita dai loro contratti di lavoro, hanno ritenuto di trattare l'evento nel modo a loro giudizio più confacente alla realizzazione di notiziari e programmi. Rai ha comunque fornito la diretta della conferenza stampa oggetto di interrogazione su Rainews24, il canale all news del Servizio Pubblico.
  A testimonianza dell'attenzione che Rai dedica all'informazione e all'attività del Presidente del Consiglio in questo periodo di pandemia, si fa presente che venerdì 12 marzo, Rai1 e il Tg1, nella loro piena autonomia editoriale, hanno deciso di mandare in onda la diretta della testata sulla visita del presidente Draghi all'hub vaccinale di Fiumicino.
  La diretta è cominciata alle 15 con l'arrivo di Draghi ed è proseguita con le testimonianze degli operatori del centro, mentre le immagini della visita nel centro sono state trasmesse in differita per potere valutare gli aspetti legati alla privacy.
  Successivamente e fino a conclusione, alle 15.40, è stato mandato in onda tutto il punto stampa, compreso il messaggio del presidente del Consiglio Draghi.

  FEDELI, VALENTE, RICCIARDI, MAIORINO, DE PETRIS, FORNARO, NARDELLI, ROMANO, VERDUCCI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Per sapere:
  Considerato che:

   Nell'ultimo mese di febbraio, in tre diverse puntate delle tre principali fiction trasmesse da Rai 1, sono state proposte al pubblico storie di presunti stupri, anche ad opera di conoscenti, che poi, nello svolgimento narrativo, si rivelano falsi, frutto dell'invenzione della presunta vittima;

   sia «Mina Settembre» che «Le indagini di Lolita Lobosco» che «Che Dio ci aiuti» sono seguite da milioni di telespettatori e telespettatrici, compresi i minori;

   in Italia i dati Istat mostrano che il 31,5 per cento delle donne ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7 per cento dei casi da partner;

   la violenza contro le donne costituisce, oltre che una drammatica piaga sociale, anche «un problema di salute di proporzioni globali enormi» secondo l'Oms e una violazione dei diritti umani fondamentali come iscritto nella Convenzione di Istanbul che l'Italia ha ratificato con la legge 77 del 27 giugno 2013;

   la cronaca riporta spesso casi di violenza contro le donne nei quali, al momento della denuncia, le donne non vengono ascoltate, vittime di pregiudizi secondo cui spesso si ritiene che o mentano o esagerino i fatti mentre diverse sentenze tendono a ridimensionare, nel comminare la pena, la portata del reato commesso giustificando il colpevole;

   l'atteggiamento giustificazionista nei confronti di chi ha commesso la violenza porta molte donne a non essere più consapevoli di aver subito un abuso e dunque a non denunciare;

   gli stereotipi si annidano ovunque: nei libri di testo così come nei contenuti diffusi dall'industria culturale e dai media e che la Rai, come previsto dal contratto di servizio, ha il dovere di contrastare i pregiudizi di genere, le discriminazioni, una concezione stereotipata della donna;

   che la Rai ha il dovere di dare una rappresentazione della realtà che non comporti pregiudizi e di contribuire, sul piano culturale, al contrasto di ogni forma di violenza, abuso, discriminazione collaborando alla costruzione di rapporti e relazioni sociali basati sul rispetto reciproco;

   se, fatta salva la libertà creativa di autrici e autori, sceneggiatrici e sceneggiatori, registe e registi e l'autonomia editoriale, si intende ovviare al ripetersi di coincidenze che rischiano di veicolare o rafforzare stereotipi e pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano abusi e violenze mettendone in dubbio la veridicità. (328/1610)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In linea generale, si ritiene opportuno rilevare che, in coerenza con la propria mission di servizio pubblico, la Rai è costantemente impegnata a contribuire, sul piano culturale, al contrasto di ogni forma di violenza, abuso, discriminazione e a portare all'attenzione del pubblico l'ingiusta e dolorosa condizione in cui si trovano le donne che subiscono episodi di violenza. E la fiction è il genere che meglio si presta al raggiungimento di questo obiettivo.
  Storicamente la linea editoriale della fiction Rai si è contraddistinta per un'attenzione profonda ai temi del femminile e alla sua rappresentazione. Numerosi sono i titoli di fiction prodotti negli anni interamente incentrati sulla denuncia alla violenza di genere, spesso prendendo spunto da storie realmente accadute, esplorando e scardinando i pregiudizi e le convinzioni comuni. A titolo esemplificativo ma non esaustivo ricordiamo: Passeggeri notturni (2020), Bella da morire (2020), I nostri figli (2018), Io ci sono – Lucia Annibali (2016), Lea (2015), Mai per amore (2012), La vita rubata (2008).
  Il tema della violenza di genere è stato poi trattato come caso di puntata o sviluppato come storyline orizzontale in innumerevoli titoli a lunga serialità: dalla serie evento Il commissario Montalbano a I bastardi di Pizzofalcone, da Rocco Schiavone a L'allieva, da Nero a metà a L'Alligatore, da Don Matteo al daily drama Un posto al sole.
  Nello specifico delle produzioni citate – Mina Settembre, Le indagini di Lolita Lobosco e Che Dio ci aiuti 6 – l'intenzione alla base del racconto non è mai quella di assecondare il pregiudizio e colpevolizzare le vittime, né tantomeno quella di rafforzare stereotipi e pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano abusi e violenze mettendone in dubbio la veridicità. Lo scopo è piuttosto quello di presentare le protagoniste come donne mai passive, che maturano anzi una consapevolezza nuova sulla situazione di disagio che stanno subendo, con la garanzia che il colpevole verrà assicurato alla giustizia.
  Non è un dettaglio da trascurare, poi, che le tre serie in questione siano scritte anche da donne: Mina Settembre da Doriana Leondeff e Fabrizia Midulla; Le indagini di Lolita Lobosco da Daniela Gamabaro; Che Dio ci aiuti 6 da Silvia Leuzzi. Sceneggiatrici d'eccellenza che si sono impegnate per portare il loro punto di vista sul tema e raccontare nel loro stile la drammatica condizione delle donne al centro della storia.
  In tale quadro risulta utile fare alcune precisazioni sulle singole fiction, per rendere più chiaro che, laddove nell'intreccio del racconto sia presente uno stupro mai avvenuto, questo è sempre funzionale alla denuncia di ulteriori situazioni di violenza e sopruso.
  Nell'episodio Tradimento della serie Che Dio ci aiuti 6 la violenza è veramente avvenuta nella backstory ed è l'evento che spinge una ragazza a togliersi la vita.
  Per quanto riguarda Le indagini di Lolita Lobosco, l'intera serie è liberamente tratta dai romanzi di Gabriella Genisi e, pertanto, il team di scrittura non ha ideato ex novo la vicenda al centro della storia, ma ha adattato per lo schermo un intreccio narrativo già esistente.
  Infine, nell'episodio Un giorno brutto della serie Mina Settembre, una ragazza accusa il ginecologo del consultorio di aver abusato di lei: si tratta di una bugia funzionale però a
far emergere una realtà ancora più drammatica e cioè che la proprietaria del centro estetico in cui lavora la ragazza la spinge a prostituirsi con i clienti trattenendo le somme guadagnate. Alla fine la sfruttatrice della ragazza verrà assicurata alla giustizia.

  ROMANO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:

   Durante la trasmissione «Indovina chi viene a cena» andata in onda lo scorso 27 febbraio su RaiTre è stata data una rappresentazione pregiudizialmente e pesantemente negativa dell'attività venatoria: tra l'altro confondendo la legittima pratica della caccia con episodi di bracconaggio; attribuendo ai richiami vivi un ruolo attivo nella diffusione del virus dell'aviaria; collegando impropriamente l'attività venatoria all'aumento incontrollato della popolazione dei cinghiali; alludendo senza alcun fondamento scientifico ad un collegamento tra la caccia e la diffusione della «peste suina».
   Il tutto senza alcun contraddittorio, senza alcuna contestualizzazione critica che permettesse al telespettatore di ponderare pro e contro e dunque di maturare una valutazione equilibrata dell'argomento, senza alcun cenno al valore culturale, sociale ed economico dell'attività venatoria.
   Il tutto, altresì, a poche settimane dalla pubblicazione di una Sentenza della Corte Costituzionale (21/2021) con la quale il Giudice delle leggi dà conferma della piena legittimità, sotto il profilo della tutela della risorsa ambientale, dell'attività di controllo faunistico svolta da operatori volontari preventivamente formati e abilitati e sotto il controllo ed il coordinamento della Pubblica Amministrazione. Ulteriore evidenza, quest'ultima, che la semplificazione e la banalizzazione informativa che caratterizza approcci mediatici di questo tipo (secondo lo schema «l'uomo con arma che abbatte un animale è sempre e solo bracconiere, o quanto meno un cacciatore non rispettoso delle norme») non tiene conto del ruolo che svolge il mondo venatorio nella gestione dell'ambiente e delle problematiche faunistiche che interessano l'intera società, a partire dalle imprese agricole e zootecniche ma anche del traffico veicolare, con conseguenze note anche in termini di vite umane.

  Si chiede di sapere:

   Se la Direzione di RaiTre fosse stata messa preventivamente a conoscenza dei contenuti e dell'impostazione della puntata in oggetto di «Indovina chi viene a cena».
   Quali siano stati i riferimenti scientifici e informativi a cui hanno fatto ricorso gli autori della puntata in oggetto per realizzare servizi tanto devastanti della credibilità pubblica dell'attività venatoria: riferimenti scientifici e informativi a cui il servizio pubblico non può derogare nella realizzazione di un'attività informativa che sia oggettiva e corretta.
   Se Presidente e Amministratore Delegato della Rai ritengano opportuno, come ritiene l'interrogante, promuovere all'interno di questo o altri programmi Rai la realizzazione di spazi informativi, anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione delle associazioni venatorie, che riconducano sui corretti binari l'informazione su questo importante tema e che restituiscano la piena complessità delle attività di gestione faunistica e di prelievo venatorio condotta da tanti concittadini nel pieno rispetto delle leggi della Repubblica italiana e sotto il controllo ed il coordinamento della Pubblica Amministrazione, guardando in particolare al suo valore storico-culturale, al positivo impatto sociale, ricreativo e culturale che essa ha sulle nostre comunità, al ruolo di monitoraggio e salvaguardia dell'equilibrio del nostro ambiente naturale che essa svolge. (330/1616)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si trasmette la risposta elaborata da Raitre con i dati forniti dalla struttura che ha la responsabilità del programma:

   «In riferimento alla interrogazione riferita alla puntata di “Indovina chi viene a cena” trasmessa il 28 febbraio su Raitre che, in particolare, pone alcune domande su come sia stata affrontata la questione caccia all'interno della trasmissione vi forniamo alcune precisazioni, per poter essere più puntuali nelle risposte riportiamo evidenziato in grassetto anche quanto scritto dall'onorevole Romano e le risposte ai singoli temi, in particolare:

    Durante la trasmissione “Indovina chi viene a cena” andata in onda lo scorso 27 febbraio su RaiTre è stata data una rappresentazione pregiudizialmente e pesantemente negativa dell'attività venatoria: tra l'altro confondendo la legittima pratica della caccia con episodi di bracconaggio (...).
    Ulteriore evidenza, quest'ultima, che la semplificazione e la banalizzazione informativa che caratterizza approcci mediatici di questo tipo (secondo lo schema “l'uomo con arma che abbatte un animale è sempre e solo bracconiere, o quanto meno un cacciatore non rispettoso delle norme)”.
    Nelle due situazioni principali descritte nel programma, a cui presumibilmente si riferisce l'onorevole Romano, si vede chiaramente che l'attività di bracconaggio può in parte essere collegata all'attività di caccia, visto che è stato dimostrato dalla recente operazione del SOARDA (Carabinieri forestali) il sequestro all'interno dell'ATC del Delta del Po di armi e richiami elettroacustici illegali, dispositivi illegalmente detenuti anche da cacciatori con licenza.
    Inoltre, sempre ad opera del SOARDA è stato fatto un sequestro di tordi e uccelli prelevati illegalmente dalla vita selvatica e venduti da un uccellatore, sono animali che servono ai cacciatori come richiami per la caccia al tordo. Ovviamente solo a cacciatori con licenza servono richiami con anelli “illegalmente apposti” alle zampe come nel caso documentato. I bracconieri non hanno bisogno di tordi con anelli finti che consentano l'attività venatoria in apparente legalità, ma dovremmo domandarci come mai è così facile apporre anelli illegalmente. Esiste, a nostro parere, la necessità di modificare la normativa sugli anelli a protezione della fauna che rendono la contraffazione a dir poco facile. Inoltre a causa della caccia siamo considerati black spot in Europa, cioè un posto a rischio per milioni di uccelli migratori che hanno la sfortuna di passare dall'Italia, e in particolare da quel Delta del Po che è zona umida di particolare interesse faunistico, quello appunto sul quale non a caso il programma si è concentrato, per denunciare i privilegi ai cacciatori e i rischi della caccia agli uccelli migratori in relazione al focus della puntata, cioè le zoonosi.
    È stata data una rappresentazione pregiudizialmente e pesantemente negativa dell'attività venatoria: tra l'altro confondendo la legittima pratica della caccia con episodi di bracconaggio; attribuendo ai richiami vivi un ruolo attivo nella diffusione del virus dell'aviaria; (...).
    Quali siano stati i riferimenti scientifici e informativi a cui hanno fatto ricorso gli autori della puntata in oggetto per realizzare servizi tanto devastanti della credibilità pubblica dell'attività venatoria: riferimenti scientifici e informativi a cui il servizio pubblico non può derogare nella realizzazione di un'attività informativa che sia oggettiva e corretta.
    Una voce autorevole riportata è stata quella del Dottor Lorenzo Serra (ISPRA-Min. Ambiente), l'esperto principale perché, oltre a monitorare l'ecologia della fauna pratica prelievi di fluidi da inviare all'Istituto zooprofilattico proprio per le analisi dei virus aviari. Serra è stato intervistato per dirimere la questione dell'impatto rischioso dell'attività venatoria in merito all'aviaria H5N8 che dagli animali è recentemente passata all'uomo, un recente spillover che preoccupa il mondo scientifico e che ha portato alla soppressione di 500 mila avicoli allevati in molti Paesi europei. E che dovrebbe preoccupare tutti noi per il rischio pandemico. Ricordiamo che i “serbatoi” originari dei virus aviari sono gli anatidi selvatici target dei cacciatori ma non sono loro che trasportano i virus negli allevamenti avicoli. In relazione all'impatto dell'attività venatoria il Dottor Serra dichiara:

   L'attività venatoria può indirettamente aumentare la diffusione del virus in quanto è una presenza umani in più che viene in contatto diretto con questi uccelli e che poi esce dalle zone umide quindi involontariamente possono essere trasportati animali infetti in altre zone e difficilmente è possibile controllare i cacciatori nell'esercizio della loro attività e quindi sono movimenti non controllati di animali che potenzialmente sono infetti».
   «la promiscuità (tra richiami vivi intrappolati per richiamare appunto i selvatici a cui sparare, NdA) ritengo che sia sicuramente un rischio proprio per questa ragione in presenza di virus l'utilizzo dei richiami vivi è vietato. Quando avete visto i richiami vivi era prima che venisse segnalata la presenza del virus. Nelle ultime settimane, mesi di caccia di quest'anno l'utilizzo del richiamo vivo non era consentito....».

   Il dottor Serra ricordiamo esegue prelievi proprio nella concessione Figheri, ampia zona venatoria dove abitualmente vengono uccisi migliaia di anatidi ogni anno e dove vengono usati richiami vivi e adottate quelle pratiche che attirano i selvatici in modo «artificiale» al solo scopo di uccidere fauna che non si fermerebbe nelle Valli del Delta del Po.
   (...) è stata data una rappresentazione pregiudizialmente e pesantemente negativa dell'attività venatoria: collegando impropriamente l'attività venatoria all'aumento incontrollato della popolazione dei cinghiali; alludendo senza alcun fondamento scientifico ad un collegamento tra la caccia e la diffusione della «peste suina».

  A proposito della frase «senza alcun fondamento scientifico ad un collegamento tra la caccia e la diffusione della “peste suina” vorremmo precisare che non è mai stato detto nulla di tutto ciò, anzi è stato mostrato come la diffusione della peste suina sia avvenuta a causa di un mercantile attraccato in Georgia 14 anni fa e come venga ingiustamente considerato untore il cinghiale. È stato detto che in Romania è stata concessa l'attività venatoria nonostante il pericolo del contagio del virus della peste africana.
  Infine, vorremmo ricordare che la problematica delle altre zoonosi, come la trichinellosi nei cinghiali, ha recentemente condotto in ospedale 48 persone in Piemonte proprio perché non c'è controllo sulla trichinella e sono solo i cacciatori a fare una ispezione superficiale dei cinghiali prima di vendere, regalare e consumare carne di cinghiale.
  Concludendo vorremmo evidenziare che la puntata era dedicata alle zoonosi, che sono causa del 75 per cento delle malattie infettive nel mondo e sempre più in aumento. La caccia è solo uno dei fattori di rischio tra i tanti e, nella puntata “L'innocenza del pipistrello”, la parte relativa alla caccia ha rappresentato circa un sesto del tempo totale. Numerosi sono stati i commenti positivi di esperti concordi nel considerare questa puntata un eccellente e documentato servizio pubblico che come tale non può essere al servizio di una categoria dovendo soffermarsi sul bene e benessere di tutti.
  Infine “Indovina chi viene a cena” è un programma di Raitre di inchiesta che si concentra dal 2016 sulle tematiche dell'ambiente e della sostenibilità, temi riteniamo fondamentali per il servizio Pubblico. Come accade per tutti i programmi in onda su Raitre la Direzione della rete conosce preventivamente tutti progetti (e quindi anche Indovina chi viene a cena) ne segue tutte le fasi ideative produttive etc. condividendo tematiche impostazioni e contenuti».

  GASPARRI, BINETTI, MALAN, BARBONI, PAPATHEU, CESARO, DE SIANO, RIZZOTTI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.
  Premesso che:

   il Festival di Sanremo è da 70 anni il palcoscenico più importante dell'anno per la musica italiana. Milioni di spettatori attendono questo appuntamento per trascorrere serate spensierate, gustando l'arte del canto e lo spettacolo della migliore musica;

   anche quest'anno quindi il Festival di Sanremo, giunto alla 71a edizione, è stato trasmesso per cinque giorni di seguito, in un orario di punta, che oscillava tra le quattro e le cinque ore per ogni serata: dalle 21 almeno fino alle due di notte, monopolizzando spazio e tempo di qualsiasi altra trasmissione, grazie anche ai forti investimenti in pubblicità di cui ha goduto; pur avendo dovuto superare non pochi ostacoli, ha goduto di un enorme credito da parte della RAI, che ha consentito la messa in scena di uno spettacolo di grandi dimensioni senza lesinare nulla;

   molte soluzioni sono apparse interessanti; molti aspetti della conduzione del duo Amadeus-Fiorello sono stati spiritosi, ironici e hanno offerto un intrattenimento che ha intercettato il gusto di buona parte degli spettatori, grazie a molte delle canzoni in gara e agli interventi di diversi ospiti;

   ciò non toglie che si possano e si debbano evidenziare una serie di cadute di stile, su cui ha preso esplicitamente posizione monsignor. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-Sanremo, giunto perfino a contestare il Premio Città di Sanremo a Fiorello; Monsignor Suetta, nel comunicato con cui ha espresso le sue perplessità, ha affermato di aver raccolto il sentimento di dolore di credenti e non credenti, per lo più fedeli della stessa diocesi di Sanremo, per lo svilimento di simboli cristiani e per l'ostentata reiterazione di messaggi che contrastano con il rispetto di tutte le posizioni culturali, di cui il servizio pubblico dovrebbe costituire la massima garanzia; quanto è accaduto quest'anno a Sanremo è stato spesso un travalicare i limiti del più elementare rispetto della religione cattolica: basta ricordare l'uso e l'abuso delle croci, fino alla corona di spine, le immagini della Madonna, ecc.;

   a Monsignor Suetta, dopo la pubblicazione del suo comunicato, si sono unite molte altre Associazioni di spettatori televisivi, per lo più formate da famiglie; si è unita la rete delle Associazioni che confluiscono nella Rete Polis-Pro Persona, il Forum delle associazioni culturali di ispirazione cristiana, e molti altri soggetti che a titolo personale hanno voluto segnalare il proprio dissenso rispetto all'uso e all'abuso dei simboli propriamente cristiani;

   hanno anche voluto cogliere la straordinaria contraddizione tra le trasmissioni che negli stessi giorni riportavano lo storico viaggio del Papa in Iraq, da cui emerge costantemente il valore universale del messaggio cristiano e l'apertura insita nella cultura della carità cristiana, per cui appare ancora più evidente l'irragionevolezza del continuo tentativo di riduzione di tale prospettiva a una forma culturale stereotipata e banalizzata come fosse un mero insieme di pregiudizi moralistici o superstizioni da abbattere;

   se quel che si è detto e si è fatto a Sanremo in chiave anticristiana fosse stato fatto sia pure in minima parte contro la fede dei musulmani oggi avremmo certamente delle conseguenze assai più gravi; non è tollerabile che su un palco che dovrebbe rappresentare la musica italiana vadano soggetti che in maniera decisamente volgare idolatrano idee e contenuti contrari alla nostra fede;

   altro elemento di forte perplessità è stato il passaggio della trasmissione che si può definire come un vero e proprio dileggio della Bandiera italiana, un dileggio che ad alcuni è apparso perfino una sorta di vilipendio alla bandiera;

   difficile pensare che in una trasmissione in cui tutto era calibrato in termini di luci, colori, tempi e contenuti, i dirigenti RAI, ma soprattutto il direttore artistico del Festival non sapesse nulla di quanto sarebbe apparso sugli schermi; cantato nelle canzoni; rappresentato nei costumi di scena. La discriminazione avvenuta nei confronti dei cattolici credenti non è tollerabile in una TV pubblica, per di più pagata da tutti. Molti spettatori hanno percepito un vero e proprio vilipendio alla religione; proprio dal pubblico del web si sono registrati infatti moltissimi commenti sdegnati – anche da persone dichiaratamente non cattoliche – sul modo di irridere, offendere e dileggiare la fede cristiana,

  si chiede di sapere:

   se non ritenga necessario sottolineare da parte della RAI l'obbligo a vigilare perché siano tenuti nel giusto conto valori importanti, come il diritto a professare la propria religione, senza dover subire attacchi che fanno emergere pregiudizi, irrisione, e in alcuni casi vere e proprie offese;

   con esattezza quali siano stati gli indici di ascolto delle diverse serate e in un momento di grave difficoltà per tutto il mondo dello spettacolo, quali siano stati i costi sostenuti per la messa in scena del Festival, considerando sia i costi diretti che quelli indiretti, compreso il complicato meccanismo delle scenografie. (331/1617)

  BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, MACCANTI, PERGREFFI, ZICCHIERI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai
  Per sapere,

   premesso che:

    Le esibizioni del cantante Achille Lauro, al 71esimo Festival della canzone italiana, sono state connotate da una forte blasfemia.
    Prima l'esibizione con il sacro cuore di Gesù e le lacrime di sangue dal volto (chiaro riferimento alla Madonna di Civitavecchia), poi, in coppia con Fiorello, una corona di spine esibita dallo showman siciliano venerdì (di Quaresima), infine, sabato, una performance costruita per replicare alle critiche di blasfemia ricevute, dove il cantautore romano è comparso sulla scena da vittima del perbenismo bigotto con il costato insanguinato.
    Il Vescovo della diocesi di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, ha atteso la fine della kermesse per diramare un comunicato di condanna verso quanto è andato in scena nelle cinque serate: nel suo comunicato, che ieri è stato ripreso dai principali media e dai social, il vescovo ha invitato «al dovere di una giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima».
    Vista la gravità dell'episodio riportato, alla Società concessionaria si chiede:

   quali iniziative i vertici Rai intendano adottare al fine di evitare che episodi come quelli riportati in premessa non abbiano più a ripetersi;

   se i vertici Rai non ritengano opportuno riferire sui fatti esposti in premessa presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. (335/1627)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 1.
  In linea generale, si ritiene opportuno rilevare che l'edizione 2021 del Festival di Sanremo è stata pensata e realizzata ponendo particolare attenzione al rispetto delle diversità, al principio della libertà di pensiero e allo spirito di inclusione, valori che per loro natura devono essere basati sulla reciprocità.
  In quest'ottica va letta e interpretata la performance di un artista sempre sopra le righe e provocatorio come Achille Lauro che, nella sua esibizione con Fiorello venerdì 5 marzo, non ha avuto alcun intento blasfemo o di irrisione alla religione bensì ha messo in scena una sorta di auto-parodia, portando nella sua performance il proprio contraltare comico, che ha giocato con gli stereotipi di una ricerca dell'immagine choccante a tutti i costi, quasi prevedibile nelle sue manifestazioni.
  Fiorello e Achille Lauro si sono presi reciprocamente in giro: nessun riferimento alla simbologia cristologica, piuttosto un innocuo calembour alla ricerca della provocazione, comune denominatore nelle interpretazioni di un artista così discusso e al tempo stesso così popolare come Achille Lauro. Mentre per un autentico e indiscusso numero uno come Fiorello parla la sua ultradecennale carriera, la sua ferma distanza da stile e contenuti che possano risultare offensivi per qualsiasi motivo, in particolare relativi a pregiudizi di tipo culturale o religioso.
  In tale contesto va inquadrata anche la presenza della bandiera tricolore nella messa in scena della stessa serata. È infatti utile ricordare che le apparizioni di Achille Lauro al Festival 2021 hanno avuto come filo conduttore il racconto di vari generi musicali: dal glam rock al rock'n'roll, dal pop all'interpretazione orchestrale. E che in particolare il quadro messo in onda venerdì 5 marzo aveva come tema il punk rock, un genere che più di ogni altro rappresenta un mondo di provocazione e di sberleffo dei
simboli del potere. La bandiera italiana è stata semplicemente portata in scena dal cantante sulle note dell'inno nazionale interpretato sulle note distorte di una chitarra elettrica (come Hendrix a Woodstock, e come già accaduto anche nel 2005 proprio a Sanremo), per poi essere delicatamente poggiata a terra.
  In conclusione, parliamo di una creatività che ha potuto spaziare in un perimetro artistico mai oltraggioso, sempre pluralista, legato certamente a immagini forti, proprio per far arrivare un messaggio forte e chiaro. Un perimetro disegnato non solo sull'imprevedibilità propria dell'intrattenimento, ma anche su obiettivi di servizio pubblico fondamentali come il superamento della banalità e delle barriere culturali. Giova infine sottolineare l'attenzione della Rete per il pubblico tutelato dalla fascia protetta: le performance di Achille Lauro infatti sono sempre andate in onda in tarda serata: 23.30, 00.20, 00.23, 22.54 e 00.02.
  Per quanto riguarda infine le informazioni di carattere generale richieste sulla manifestazione canora, la Rete precisa quanto segue: in termini di costi – buona parte dei quali afferenti al piano di assistenza sanitaria (tamponi) – l'edizione 2021 ha segnato un risparmio di almeno un 5% rispetto ai costi del festival precedente. E sul tema «sicurezza» si ritiene opportuno evidenziare come, a detta di Enzo Mazza, CEO della FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana, la BBC stia studiando il protocollo sanitario di Sanremo per capire come muoversi per i Brit Awards.
  Il capitolo ascolti ha fatto registrare una media complessiva delle cinque serate prossima al 47 per cento di share, dato che si può considerare davvero eccezionale, trattandosi di un'edizione realizzata in piena pandemia e in totale assenza di pubblico in sala e, pertanto, non comparabile con alcun'altra pregressa.
  Lo share delle singole cinque serate è stato del 46.6 per cento il martedì, del 42.1 per cento il mercoledì, del 44.3 per cento il giovedì, del 44.7 per cento il venerdì e del 53.5 per cento il sabato.
  D'altronde, è di tutta evidenza come in questo tipo di eventi la presenza del pubblico in sala costituisca un potente traino per chi segue il programma da casa, come ha dimostrato anche la celeberrima serata dei Grammy Awards che, in tempo di pandemia, è stata vista da meno di 9 milioni di telespettatori contro gli oltre 18 dello scorso anno.
  Sul versante digitale, complessivamente le cinque giornate del Festival di Sanremo 2021 hanno generato 19.000.000 di Legitimate Streams (4.100.000 Live + 14.900.000 On Demand), registrando +25 per cento vs edizione 2020. Nel dettaglio si registra +12 per cento sul consumo Live e +29 per cento sul consumo On Demand.
  L'edizione 2021 del Festival ha generato tra il 2 e il 6 marzo 29.800.000 interazioni social, registrando il record di sempre e un aumento vs edizione 2020 pari a +37 per cento. La giornata finale ha generato 8.200.000 interazioni con +51 per cento rispetto alla giornata finale 2020.
  Sempre riferito a Sanremo, di assoluto rilievo è stato anche il dato del pubblico giovanile, che rispetto al 2020 ha segnato un +123 per cento sul target 14-24 anni ed un raddoppio del consumo da parte del target 25-34 anni.

  GALLONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:

   dal giorno lunedì 1° marzo a sabato 6 marzo si è svolto il 71° Festival della Canzone Italiana, come di consueto nella cornice del Teatro Ariston di Sanremo ed in diretta ogni sera dalle 21 circa su Rai Uno;

   il Festival rappresenta il più importante evento dedicato alla musica italiana e come tale, da sempre, è un momento di celebrazione dell'intero settore degli artisti musicali del nostro Paese;

   quest'anno è stata un'edizione particolare, senza pubblico e senza indotto per il territorio in un momento di estrema emergenza non solo per l'Italia ma per tutto il mondo a causa della pandemia da Covid-19;

   il 6 novembre 2020, per delle complicazioni dovute al virus Covid-19, si è spento Stefano D'Orazio, storico batterista del gruppo musicale italiano Pooh. Nel corso della loro carriera i Pooh, famosissimi a livello nazionale e internazionale che tanto hanno dato lustro alla musica italiana, hanno inciso 344 brani inediti (tra canzoni e brani strumentali), pubblicato 53 album (32 da studio, 8 live e 13 raccolte), hanno venduto 100 milioni di dischi collezionando 15 dischi d'oro e 30 di platino, si sono esibiti in 3000 concerti nel corso di 63 tour tra stadi e teatri ,circa 30, per un totale di 6600 ore di musica live;

   nella serata conclusiva del Festival, era previsto, da scaletta, un omaggio al batterista scomparso nel corso del quale il conduttore avrebbe cantato insieme al co-conduttore Fiorello «Uomini Soli», brano scritto dallo stesso D'Orazio, che però non è mai andato in onda;

   alle lamentele scaturite dal mancato omaggio, il direttore artistico del Festival di Sanremo, Amadeus, ha risposto: «Mi scuso, c'è stato un problema di sforamenti, di tempi. È colpa mia. Quell'omaggio l'avevo voluto perché Stefano D'Orazio era un amico, quindi io sono il primo ad essere dispiaciuto»;

   condividendo le parole dell'amico e collega Red Canzian anche noi crediamo che «Stefano in 50 anni abbia dato tanto alla musica italiana e che qualcosa poteva essergli restituito da quel palco» e che non ci sia nessuna giustificazione nell'aver cancellato un momento così importante, nel ricordo di un'artista che ha rappresentato, anche nell'ultimo anno, un simbolo della grande forza artistica musicale italiana vittima proprio di quel Covid che stiamo cercando di combattere e sconfiggere,

  per sapere:

   come la Rai intenda rimediare al mancato omaggio;

   se la Rai non ritenga doveroso programmare subito un memorial, in prima serata su Rai Uno, dedicato a Stefano D'Orazio batterista e autore dei Pooh, storico gruppo musicale italiano, scomparso a soli 72 anni per il Covid. (332/1618)

  GASPARRI. Al Presidente della RAI e/o all'Amministratore delegato.
  Premesso che:

   a quanto si apprende era previsto nel corso del Festival di Sanremo un momento ricordo del batterista e compositore dei Pooh, Stefano D'Orazio, morto nei mesi scorsi per Covid;

   i familiari, gli amici e i fan del musicista avevano atteso quel momento sapendo che era stato programmato;

   al contrario di quanto previsto il tributo non è andato in onda,

  per sapere:

   quali siano le ragioni di questa grave dimenticanza;

   in che modo la Rai intenda recuperare all'accaduto e porre rimedio a questo spiacevole incidente. (334/1623)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 1.
  Stefano D'Orazio, storico batterista dei Pooh, è stato un musicista indiscusso nel panorama della musica italiana e internazionale degli ultimi 50 anni e che la sua scomparsa a causa del covid ha lasciato sgomento tutto il mondo dello spettacolo.
  Proprio per omaggiarlo, a un mese dalla morte e precisamente sabato 5 dicembre 2020, Rai 1 gli ha dedicato una prima serata intitolata Ciao Stefano amico per sempre realizzata con materiale originale, interviste ai Pooh e una selezione dal concerto evento del 2016 allo stadio di San Siro.
  E anche dal palco del Festival di Sanremo nella serata conclusiva era previsto un ricordo di Stefano D'Orazio, nel corso del quale Amadeus avrebbe cantato insieme a Fiorello «Uomini Soli», brano scritto proprio dal batterista scomparso.
  Purtroppo, il consistente allungamento dei tempi della gara canora e la necessità di concludere il Festival con l'annuncio del vincitore, sono state le cause del taglio di questo spazio, di cui il Direttore Artistico si è assunto ogni responsabilità già in conferenza
stampa di domenica 7 marzo quando, a specifica domanda, ha risposto che il momento era stato tagliato dalla scaletta per il ritardo del programma già accumulato.
  Come lo stesso Amadeus ha dichiarato, si è trattato di una decisione sofferta, presa a malincuore e accompagnata da sincere scuse: «Mi scuso, c'è stato un problema di sforamenti, di tempi. È colpa mia. Mi scuso con i Pooh. Quell'omaggio l'avevo voluto perché Stefano D'Orazio era un amico, quindi io sono il primo ad essere dispiaciuto».

  GARNERO SANTANCHÈ, MOLLICONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:

   il TG3, nell'edizione delle ore 12 di giovedì 4 marzo, ha lungamente indugiato su inquadrature dell'on. Giorgia Meloni, seduta nel suo banco alla Camera che ne hanno messo in risalto, senza alcuna necessità e con evidente volgarità, ricorrendo anche al fermo immagine, dettagli fisici della leader di Fratelli d'Italia;

   la circostanza, dai connotati sessisti e offensivi, è stata notata e ripresa dall'edizione dello stesso 4 marzo di «Striscia la notizia»;

   il codice etico della RAI individua come obiettivi prioritari dell'Azienda la completezza e la lealtà dell'informazione, la valorizzazione della rappresentazione reale e non stereotipata della molteplicità dei ruoli del mondo femminile nel rispetto della dignità culturale e professionale delle donne, un elevato livello qualitativo della programmazione informativa caratterizzata da completezza, obiettività e la promozione del patrimonio valoriale dell'Italia;

   tali principi sono stati chiaramente violati e quanto accaduto si rende ancora più inaccettabile alla vigilia della festa dell'8 marzo;

  si chiede di sapere:

   alla luce dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intendano adottare i vertici dell'Azienda per porre rimedio alla grave offesa arrecata e se intendano adottare provvedimenti nei confronti dei soggetti responsabili della messa in onda del servizio. (333/1619)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione del Tg3.
  Per quanto riguarda il servizio del Tg3 andato in onda giovedì 4 marzo nell'edizione delle 12, si precisa quanto segue.
  Le immagini dell'On. Meloni sono state girate da una troupe Rai, messe a disposizione di tutte le testate giornalistiche dell'Azienda e utilizzate anche da altri telegiornali.
  Ciò premesso, si ritiene opportuno rilevare che il servizio del Tg3 non ha indugiato su inquadrature poco opportune o irrispettose di Giorgia Meloni, ma si è limitato a mettere in onda pochi secondi che la ritraevano seduta al suo banco di Montecitorio.
  Si precisa inoltre che la testata non ha utilizzato alcun fermo immagine, ma si sottolinea che questa tecnica è stata invece impiegata nel servizio di un programma satirico di un'emittente concorrente nel quale, tra l'altro, si è provveduto a schiarire la ripresa originale per evidenziarne ed enfatizzarne i dettagli.