XIV Commissione
Politiche dell'Unione europea
Politiche dell'Unione europea (XIV)
Commissione XIV (Unione europea)
Comm. XIV
SEDE CONSULTIVA
Martedì 23 marzo 2021. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 14.55.
Variazione nella composizione della Commissione.
Sergio BATTELLI, presidente, avverte che, per il gruppo Misto, sono entrati a far parte della Commissione i deputati Giuseppe D'Ambrosio, Cristian Romaniello e Paolo Nicolò Romano, mentre ha cessato di farne parte il deputato Alessandro Sorte.
Comunica, altresì, che per il gruppo Fratelli d'Italia è entrato a far parte della Commissione il deputato Francesco Lollobrigida.
Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Doc. XXVII, n. 18.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole con condizione e osservazioni).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 18 marzo 2021.
Piero DE LUCA (PD), relatore, illustra la propria proposta di parere favorevole con condizione e osservazioni (vedi allegato).
Marco MAGGIONI (LEGA) esprime apprezzamento per la complessità del lavoro svolto, cui hanno concorso tutte le componenti di una maggioranza eterogenea e inedita, al fine di arricchire una bozza originaria di Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sul quale il suo gruppo aveva espresso un giudizio critico, reputandola lacunosa e inidonea a esprimere una visione sul futuro del Paese, anche in ragione dell'assenza di una puntuale valutazione degli effetti delle politiche economiche proposte.
Osserva pertanto che, grazie al lavoro svolto dal relatore e ai contributi forniti dai gruppi parlamentari, il parere formulato si presenta ricco e suscettibile di imprimere un sensibile miglioramento al PNRR. In particolare, la previsione di un'attenta misurazione degli effetti degli interventi consentirà di modulare gli stessi in base all'evoluzione dello scenario economico, per sua natura mutevole.
Richiama inoltre un'altra osservazione, a suo avviso fondamentale, contenuta al punto l) della proposta di parere, riguardante l'attenzione alla genitorialità, tema cruciale considerato il crollo della natalità e le dinamiche demografiche negative che caratterizzano il nostro Paese.
Sottolinea infine, con riferimento alle tematiche legate alla sostenibilità ambientale, l'importanza della misurazione dell'impatto occupazionale delle misure e, soprattutto, la necessità di sostenere la filiera produttiva nazionale che sarà chiamata a utilizzare nuovi materiali e nuove energie rinnovabili.
Nel complesso esprime una sostanziale soddisfazione per il parere formulato e preannuncia il voto favorevole del suo gruppo.
Francesca GALIZIA (M5S) ringrazia il relatore per il lavoro di sintesi delle tante istanze espresse dalla maggioranza. In particolare, esprime apprezzamento per l'attenzione rivolta alle tematiche del Mezzogiorno e della coesione territoriale e, in tale ambito, anche per le indicazioni fornite al fine di valorizzare le aree montane il cui sviluppo risulta fondamentale per la crescita del Paese. Osserva poi che la Commissione ha fatto tesoro, nell'affrontare le tematiche del PNRR, anche del lavoro svolto in occasione dell'esame della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2020, richiamando i molti spunti allora raccolti in merito ai settori di intervento su cui più proficuamente concentrare gli investimenti.
Emanuela ROSSINI (MISTO-MIN.LING.) nell'associarsi ai ringraziamenti rivolti al relatore per il lavoro di coordinamento svolto nell'elaborazione del parere, segnala in particolare tre aspetti del medesimo che appaiono, a suo avviso, di particolare rilievo.
Il primo riguarda la sollecitazione al Governo a dare maggiore spazio agli investimenti addizionali. Ricordando che le risorse del PNRR riguardano perlopiù interventi già adottati o comunque già inclusi negli andamenti tendenziali di finanza pubblica, nella proposta di parere si chiede al Governo di tenere conto, nel prossimo Documento di economia e finanza, dell'esigenza di dare un adeguato spazio agli investimenti finalizzati al rilancio dell'economia e all'aumento dell'occupazione, ferma restando la necessaria compatibilità di tali investimenti con un profilo di sostenibilità del debito pubblico.
Un secondo aspetto rilevante fa riferimento all'esigenza di sostenere il settore agricolo e di ridurre la sperequazione territoriale, che non è solo tra Nord e Sud del Paese, ma anche tra aree urbane e aree rurali e montane. A tale ultimo proposito ricorda che l'UNCEM ha lavorato ad un piano specifico per le aree montane, i cui aspetti principali sono stati considerati, seppur sinteticamente, nel parere.
Il terzo punto riguarda l'attenzione alla parità di genere, tema promosso in particolare dall'Intergruppo della Camera dei deputati per le donne, i diritti e le pari opportunità, che ha prodotto un documento riguardante i temi della conciliazione tra vita e lavoro, dell'occupazione, della formazione, della partecipazione attiva e della rappresentatività, tutti richiamati nella proposta di parere che la Commissione si accinge a votare.
Matteo COLANINNO (IV) nel ringraziare il relatore e la maggioranza per il lavoro svolto e nell'esprimere apprezzamento per la proposta di parere formulata, annuncia il voto favorevole del suo gruppo.
La Commissione approva la proposta di parere favorevole con condizione e osservazioni formulata dal relatore.
La seduta termina alle 15.20.
ALLEGATO
Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18).
La XIV Commissione Politiche dell'Unione europea,
visto il Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and resilience facility RRF);
ricordato che il dispositivo sarà effettivamente operativo solo a seguito della ratifica da parte di tutti gli Stati membri della decisione sulle risorse proprie del bilancio dell'Unione nel periodo 2021-27 (Decisione UE, Euratom 2020/2053 del Consiglio del 14 dicembre 2020), che autorizza la Commissione a emettere debito sul mercato per finanziare il programma Next Generation EU, di cui l'RRF costituisce il dispositivo finanziariamente più rilevante;
esaminata la proposta inerente al Piano nazionale di ripresa e resilienza dell'Italia (PNRR) sottoposta all'esame del Parlamento, la cui versione definitiva andrà presentata alla Commissione europea entro il 30 aprile 2021 e la cui approvazione da parte della Commissione stessa e del Consiglio costituisce il necessario presupposto in funzione del conseguimento delle risorse del RRF;
ricordato che la proposta di PNRR in oggetto si inserisce nel quadro di un percorso di collaborazione tra Parlamento e Governo già avviato lo scorso autunno, a seguito della trasmissione alle Camere, il 15 settembre 2020, della proposta di Linee guida per la definizione del Piano, sulla quale le Assemblee di Camera e Senato si sono espresse approvando il 13 ottobre 2020 due distinte risoluzioni;
ricordato altresì che la proposta di PNRR potrà essere modificata in base alle valutazioni del nuovo Governo, nonché alla luce degli indirizzi che le Camere decideranno di formulare prima della sua presentazione formale alla Commissione europea entro il 30 aprile 2021;
apprezzata l'articolazione del Piano lungo le tre direttrici della digitalizzazione e innovazione, della transizione ecologica e dell'inclusione sociale, la relativa organizzazione in missioni, componenti e linee di intervento, nonché l'attenzione riservata ai temi della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, dell'occupazione giovanile, dell'istruzione e della ricerca, dello sviluppo del Mezzogiorno, la cui centralità per la crescita del nostro Paese era stata oggetto di particolare enfasi nelle valutazioni formulate da questa Commissione in occasione dell'esame delle Linee guida per la predisposizione del PNRR;
preso atto della scelta di anticipare già nella Legge di bilancio per il 2021 l'impiego di una parte delle risorse del Piano, utilizzate per il riconoscimento di crediti d'imposta, detrazioni o esoneri contributivi, conformemente a quanto auspicato da questa Commissione, la quale, nelle valutazioni formulate sulle Linee guida del PNRR, aveva sottolineato l'opportunità di fare ricorso, soprattutto nella prima fase, allo strumento della leva fiscale, per introdurre meccanismi agevolativi automatici di carattere temporaneo volti in particolare ad incentivare gli investimenti privati;
considerato che, sotto il profilo quantitativo, il documento in esame presenta impieghi per un importo complessivo di 223,9 miliardi, corrispondenti al costo stimato degli interventi che l'Italia intende sottoporre alla Commissione europea per il relativo vaglio di ammissibilità ai fini del loro finanziamento a valere sui due fondi NGEU maggiori, ovvero il Recovery and Resilience Facility (RRF) e il React EU, al cui ottenimento il PNRR è finalizzato;
considerato che, secondo le stime iniziali desumibili dallo stesso Piano, il citato ammontare degli impieghi, pari a 223,9 mld eccede di circa 14,4 miliardi le risorse europee ivi considerate (pari a complessivi 209,5 miliardi circa, di cui 196,5 miliardi per il RRF e 13 miliardi per il React EU, al netto di 0,5 miliardi per assistenza tecnica), e che tale eccedenza appare ora più elevata e pari a 19,4 miliardi, alla luce della precisazione, contenuta nel citato regolamento europeo definitivamente approvato – e richiamata nell'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze dell'8 marzo presso le Commissioni riunite Bilancio, Finanze e Politiche dell'UE della Camera dei deputati e del Senato – nella quale si chiarisce che il riferimento per la determinazione della componente dei prestiti è il reddito nazionale lordo del 2019, con una conseguente riduzione di tale componente da 127,6 a 122,6 miliardi, a fronte di risorse complessive del dispositivo per la ripresa e la resilienza ora determinate in circa 191 miliardi di euro;
considerato che tale eccedenza – che costituisce, secondo le indicazioni del Piano, un «margine di sicurezza» nell'eventualità che alcuni dei progetti presentati non vengano approvati dalla Commissione europea o che parte di essi siano finanziati mediante l'utilizzo di strumenti finanziari con un conseguente minore impatto sull'indebitamento netto – dovrà presumibilmente venire eliminata nella versione finale del Piano;
considerato quindi che sussiste un significativo margine di incertezza nell'effettiva configurazione del Piano, dal momento che la versione sottoposta alla valutazione del Parlamento risulta sovradimensionata rispetto alle risorse disponibili e non è noto quali progetti potranno essere espunti dal Piano, né parimenti sono state comunicate al Parlamento le ulteriori modifiche che il nuovo Governo, insediatosi dopo la presentazione del Piano, vorrà apportare allo stesso;
considerato inoltre che una quota pari a circa 103,6 miliardi degli impieghi indicati nel Piano risulta, di fatto, già inclusa nella normativa attualmente vigente, in quanto corrispondente, per 65,7 miliardi, a interventi già «in essere», finanziati a valere sulla componente «prestiti» del RRF (in funzione sostitutiva e più economica rispetto ai titoli del debito pubblico scontati nei tendenziali per la copertura degli interventi in questione), e, per 37,9 miliardi, ai citati interventi approvati con la legge di bilancio per il 2021, finanziati a valere sulla componente sovvenzioni del RRF e del ReactEU;
considerato altresì che, per un importo pari a 21,2 miliardi, il PNRR fa riferimento a una anticipazione della fase di programmazione del Fondo sviluppo e coesione (FSC), le cui risorse sono già disponibili a legislazione vigente e quindi non si configurano come addizionali;
rilevato, conseguentemente, che l'ammontare delle risorse addizionali del PNRR, ancora da allocare e non incluse nei tendenziali, può essere indicato in 79,7 miliardi circa (pari all'ammontare di 223,9 miliardi indicato nel Piano, al netto di: a) 19,4 miliardi di scostamento tra risorse e impieghi da eliminare dalla versione finale del Piano; b) 103,6 miliardi di interventi già inclusi nella normativa vigente; c) 21,2 miliardi già disponibili a legislazione vigente nel FSC);
ricordato che il Piano sottolinea che potranno comunque finanziare le politiche riconducibili alle finalità del PNRR anche altre risorse già disponibili a legislazione vigente, come le risorse nazionali allocate nel bilancio dello Stato per un importo pari a 80 miliardi e le risorse dei fondi strutturali europei SIE/PON e FEASR per complessivi 7,9 miliardi, riferibili alla programmazione del Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-27;
preso atto dell'assenza nel PNRR dell'indicazione relativa all'ammontare complessivo delle risorse destinate al Mezzogiorno (essendo tale informazione disponibile limitatamente al dispositivo React EU), e sottolineato come la valutazione del riparto territoriale delle risorse debba tenere conto del carattere non addizionale delle risorse del FSC, ove tale fondo non venga reintegrato della quota considerata nel PNRR;
ricordato a tale ultimo proposito che nel PNRR il reintegro delle risorse del FSC si configura come meramente eventuale, essendo esso subordinato al verificarsi di un ritorno di entrate – addizionale rispetto a quello già utilizzato a copertura dell'ultima manovra di bilancio – generato dall'effetto macroeconomico positivo suscitato da un più accelerato utilizzo del FSC;
ricordato che restano ancora in larga parte da utilizzare le risorse europee della programmazione 2014-20, prevalentemente di competenza del Mezzogiorno, che al 31 dicembre 2020 risultavano erogate per cassa solo per il 48,75 per cento, con un ammontare residuo per cassa di circa 37,6 miliardi, inclusi i cofinanziamenti nazionali, il cui utilizzo andrà necessariamente completato nei prossimi due anni, sovrapponendosi di fatto al primo periodo di impiego delle risorse dei dispositivi del NGEU;
preso atto delle informazioni fornite dal Ministro dell'economia e delle finanze nella citata audizione, in merito al modello di governance del PNRR e della necessità che tali informazioni siano integrate e ulteriormente dettagliate nel Piano, identificando chiaramente le responsabilità attuative, garantendo un efficace coordinamento tra i livelli di governo coinvolti e assicurando il massimo grado di trasparenza nei processi di spesa;
considerato parimenti che il Piano non fornisce informazioni puntuali in merito alla tempistica di realizzazione e ai risultati attesi degli interventi programmati, che costituisce un aspetto essenziale, sia al fine dell'effettivo conseguimento delle risorse europee – le cui tranches di erogazione saranno collegate al raggiungimento di tappe intermedie (milestones) e di obiettivi finali (targets) – sia al fine della valutazione del ritorno macroeconomico del Piano, specie in termini di crescita del prodotto e dell'occupazione;
considerato che appaiono altresì carenti le informazioni sulle modalità attraverso le quali sarà assicurato il monitoraggio degli interventi eseguiti, nel pieno rispetto del principio di trasparenza e responsabilità, nonché delle modalità attraverso le quali verrà assicurato il coinvolgimento del Parlamento nella verifica degli obiettivi conseguiti;
considerata altresì l'esigenza di un maggior grado di precisione e dettaglio in ordine alle tempistiche, alle priorità e alle modalità di realizzazione delle riforme strutturali prefigurate nel PNRR, tra cui quelle del mercato del lavoro, della Pubblica amministrazione, della giustizia, della fiscalità e in materia di concorrenza, riforme non prive di costi finanziari e politici, ma che costituiscono il necessario presupposto per l'approvazione del Piano e l'effettiva erogazione delle risorse europee del NGEU e per generare una crescita sostenibile, inclusiva e duratura;
valutate le diverse istanze emerse nel corso del ciclo di audizioni effettuato presso le Commissioni parlamentari;
valutato in ogni caso che le carenze informative e le criticità emerse nel corso dell'esame parlamentare del Piano, potranno costituire utili spunti per il suo miglioramento affinché si realizzi una svolta storica per le prospettive di sviluppo del nostro Paese che richiama tutti a un supplemento di visione, di impegno e di responsabilità,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con la seguente condizione:
in linea con gli indirizzi europei per la predisposizione dei Piani nazionali di ripresa e di resilienza, provveda il Governo a indicare nel PNRR gli obiettivi (target), intermedi e finali, misurabili in termini qualitativi e quantitativi, riferiti a ciascuna missione e a ciascuna componente, fornendo al contempo un quadro dell'impatto riferito anche alle tre sfide trasversali del Piano (giovani, parità di genere, Sud e riequilibro territoriale), nonché un cronoprogramma indicativo dell'attuazione delle riforme e degli investimenti;
e con le seguenti osservazioni:
a) con riferimento alla dimensione finanziaria complessiva del PNRR, si valuti l'esigenza che il Governo fornisca al Parlamento tempestivamente, e comunque in anticipo rispetto alla presentazione della versione definitiva del documento, informazioni in merito a quali iniziative debbano considerarsi espunte dal Piano al fine di ricondurne l'ammontare complessivo a quello delle risorse europee al cui conseguimento esso è finalizzato, eliminando quindi l'eccedenza di impieghi attualmente presente nel piano, quantificabile, come ricordato in premessa, in 19,4 miliardi; si fornisca altresì tempestivamente l'aggiornamento dell'articolazione finanziaria complessiva del Piano, che, come preannunciato dal Ministro dell'economia nell'audizione citata in premessa, potrà subire variazioni nella sua composizione tra interventi in essere, interventi aggiuntivi già inclusi negli andamenti tendenziali e interventi aggiuntivi non inclusi nei medesimi andamenti;
b) si valuti se la dimensione degli interventi addizionali del PNRR, ovvero gli interventi ancora da allocare non inclusi negli andamenti tendenziali, – dimensione che, come ricordato in premessa, ammonta, secondo il PNRR attualmente all'esame del Parlamento, a soli 79,7 miliardi sul totale di 223,9 miliardi di impieghi indicati nel documento – sia adeguata rispetto agli obiettivi che il Piano si prefigge. Se infatti appare condivisibile la scelta di destinare una quota delle risorse del Piano a interventi già in essere (al fine di massimizzare gli interventi cantierabili e minimizzare, conseguentemente, il rischio di mancata erogazione della spesa nei tempi previsti), o comunque a interventi già finanziati a valere sugli andamenti tendenziali (al fine di ridurre l'impatto del Piano sui saldi di finanza pubblica e sul debito) e, parimenti, appare opportuno avere anticipato già nella legge di bilancio 2021 l'utilizzo di una parte delle risorse del Piano (prevalentemente per finanziare incentivi fiscali agli investimenti privati e agevolazioni contributive), il complesso di tali misure (in essere, incluse nei tendenziali o previste nella legge di bilancio per il 2021), che assorbe la quota maggioritaria del Piano, configura di fatto la conferma o la prosecuzione di interventi già previsti o adottati in passato, riducendo conseguentemente la visione strategica dell'impiego delle risorse disponibili. Si verifichi pertanto se il Governo, nell'ambito del Documento di economia e finanza che verrà predisposto contestualmente alla versione finale del Piano, intenda rimodulare gli andamenti programmatici di finanza pubblica al fine di generare uno spazio maggiore al «debito buono», destinato a finanziare investimenti pubblici addizionali (e contributi agli investimenti), al fine di dare ulteriore impulso alla crescita e all'occupazione, indipendentemente dalla collocazione di tali investimenti all'interno o all'esterno del perimetro del PNRR. L'effettiva dimensione degli interventi addizionali appare la scelta decisiva da compiere nell'attuale contesto di temporaneo allentamento delle regole fiscali europee (di cui è comunque opportuno promuovere la revisione) e di politica monetaria espansiva. In questa prospettiva, un maggiore «debito buono» potrebbe essere utilizzato per integrare le risorse destinate agli investimenti materiali e immateriali, nonché per accompagnare l'attuazione di alcune riforme strutturali, ivi compresa quella fiscale, per la quale, al netto delle risorse destinate all'assegno unico per i figli, sono appostate in bilancio risorse finanziarie che potrebbero rivelarsi non sufficienti a sostenere i costi di transizione nell'ammodernamento del sistema impositivo;
c) al fine di assicurare che l'attuazione del PNRR sia compatibile con la necessità di ricostituire dal 2023 un adeguato avanzo primario e ricondurre verso il pareggio il saldo strutturale, sensibilmente cresciuto, dopo la cancellazione delle clausole di salvaguardia sull'IVA, per gli effetti della pandemia, si valuti l'opportunità di effettuare una due diligence sugli effettivi fabbisogni di nuovo personale connessi all'attuazione del Piano nei diversi settori, il cui costo, in quanto di natura corrente, non appare finanziabile a regime a valere sulle risorse dei dispositivi europei del RRF e del React EU, al cui conseguimento il PNRR è finalizzato; tale ricognizione delle spese aggiuntive di personale connesse all'attuazione del Piano appare essenziale anche al fine di evitare l'eccessivo ricorso ad assunzioni temporanee che alimenterebbero un non desiderabile aumento del precariato nella Pubblica Amministrazione;
d) con riferimento ai temi presentati come sfide trasversali (giovani, parità di genere e Sud e riequilibrio territoriale), si valuti l'opportunità di corredare il PNRR, per ognuna di esse, di un riepilogo informativo che ne indichi gli obiettivi di breve, medio e lungo termine, anche ai fini della relativa verificabilità, riepiloghi i progetti ad esse correlati, sia specifici per ogni missione che trasversali, quantificando le risorse a tal fine destinate; il carattere trasversale delle sfide non deve infatti andare a detrimento della possibilità di inquadrare ciascuna di esse in un disegno organico, chiaro e coordinato, specificando gli effetti economici ed occupazionali, prendendo in considerazione scenari alternativi con le relative probabilità e permettendo di motivare e sostenere le scelte di allocazione delle risorse stesse;
e) in particolare, con riferimento alla sfida della coesione territoriale, si sottolinea l'esigenza di rendere esplicita l'informazione relativa al riparto territoriale degli interventi considerati nel PNRR tra Centro-Nord e Mezzogiorno, (informazione attualmente fornita limitatamente agli interventi del dispositivo, quantitativamente minoritario, ReactEU), fornendo altresì informazioni in merito alle risorse volte al sostegno delle aree interne lungo tutto il territorio del Paese. Tali informazioni appaiono necessarie considerato il ruolo centrale dell'obiettivo della coesione territoriale nell'ambito dei tre assi principali di priorità che la Commissione europea ha posto alla base del pacchetto NGEU. Alla luce di tale obiettivo comunitario, non risulterebbe assolutamente sufficiente la destinazione al Mezzogiorno del 34 per cento delle risorse del PNRR (parametro di proporzionalità rispetto alla popolazione residente previsto dalla normativa vigente per gli investimenti ordinari delle Amministrazioni centrali), essendo tale soglia meramente funzionale a non aumentare il divario territoriale esistente. Pertanto, una eventuale attribuzione dei fondi limitata alla predetta percentuale si rivelerebbe del tutto inadeguata rispetto all'obiettivo di ridurre le disuguaglianze, colmare il gap di competitività e opportunità in termini di diritti e servizi essenziali e per questa via rafforzare significativamente la coesione territoriale. Si rileva pertanto la necessità, in un'ottica di sinergia e coerenza strategica, di prevedere l'applicazione, quale condizione vincolante, con eventuali aggiustamenti, del criterio di riparto tra gli Stati membri previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza (popolazione, PIL pro capite e tasso di disoccupazione) anche all'interno del nostro Paese (tra le regioni e le macro-aree), in modo da colmare i divari territoriali e non considerando in tale computo le risorse per interventi «in essere», quelle già incluse nei tendenziali di finanza pubblica e quelle a valere sul REACT-EU. Si osserva inoltre che, come indicato in premessa, ai fini della determinazione del riparto territoriale delle risorse del PNRR, andranno separatamente considerate le risorse del PNRR volte a finanziare interventi in essere e quelle, pari a 21,2 miliardi, corrispondenti all'anticipazione del FSC, essendo le stesse già spettanti in via prioritaria al Mezzogiorno sulla base della legislazione vigente, indipendentemente dal PNRR;
f) si consideri come prioritaria, al fine di soddisfare l'esigenza di migliorare la coesione territoriale, la necessità di cogliere l'occasione del PNRR per dare attuazione al processo di perequazione infrastrutturale, previsto dall'articolo 22 della legge n. 42 del 2009, sia nel settore della mobilità (stradale, ferroviaria, marittima e aeronautica) – potenziando in particolare le reti di connessione ferroviaria dei porti a maggiore movimentazione merci sia con i poli logistici nelle regioni limitrofe sia con le linee TEN-T, predisponendo un piano strategico di ammodernamento dei ponti in base ai progetti e all'incremento del Pil previsto – sia con riferimento alle infrastrutture connesse al godimento di diritti civili e sociali (sanità, scuola, assistenza), al fine di creare i presupposti necessari a compiere un passo avanti nell'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), che, ai sensi della citata legge n. 42/2009, devono divenire il cardine su cui basare il sistema di perequazione dei fabbisogni standard;
g) in merito al profilo temporale degli investimenti nel Mezzogiorno, si valuti l'opportunità di utilizzare in modo integrato e sinergico le risorse del PNRR, l'anticipazione del FSC, le risorse residue della programmazione 2014-20 e quelle nuove della programmazione 2021-27, al fine di dare continuità agli interventi, evitando l'alternarsi di anni di picco e caduta degli investimenti nel Mezzogiorno e, soprattutto, migliorando l'efficacia degli stessi. Andrebbe in proposito favorito nel biennio 2021-2022 l'efficiente utilizzo delle risorse già disponibili a legislazione vigente per la coesione territoriale – stante il ritardo, ricordato in premessa, nell'utilizzo dei fondi strutturali del ciclo di programmazione 2014-20 e il connesso rischio di perdita in caso di mancato raggiungimento dei target di erogazione per cassa entro il biennio successivo alla chiusura del ciclo – concentrando l'erogazione per cassa delle risorse del PNRR negli anni 2023-26. Tale approccio integrato e sinergico – imprescindibile, attesa l'esigenza di impegnare comunque integralmente le risorse del PNRR entro il 2023 – consentirebbe di evitare la caduta degli investimenti che segue in genere il picco che si registra al termine di ciascun ciclo settennale di programmazione comunitaria (si ricorda, a titolo esemplificativo, il picco degli investimenti delle Amministrazioni locali registrato nel Mezzogiorno nel 2015, seguito dalla caduta del 2016). Si ribadisce inoltre l'esigenza di reintegro delle risorse del FSC assorbite dal PNRR (reintegro che, come ricordato in premessa, è attualmente configurato nel Piano come meramente eventuale), in assenza del quale, alla ciclicità della programmazione comunitaria dei fondi strutturali si sommerebbe quella derivante dall'anticipo, non successivamente reintegrato, del FSC;
h) con riferimento alle iniziative volte a stimolare lo sviluppo economico del Mezzogiorno, si valuti l'opportunità di conferire carattere prioritario agli interventi volti all'implementazione delle ZES, al fine di accrescere il ruolo strategico del Mezzogiorno negli scambi commerciali, sia con una finalità di collegamento tra l'Europa continentale e l'area del Mediterraneo che per intercettare gli scambi commerciali intercontinentali;
i) sempre con riferimento alla sfida della coesione territoriale, si consideri l'esigenza di un intervento strutturale in favore delle aree montane sull'intero territorio nazionale, individuando una precisa riserva per questi territori in tutte le Missioni e Componenti del Piano per evitare fenomeni di spopolamento e concretizzare Comunità intelligenti e verdi, valorizzando borghi e villaggi dove vivere e fare impresa, anche come destinazione turistica; orientare inoltre all'innovazione filiere agricole moderne, valorizzando oltre 12 milioni di ettari di bosco per dare senso produttivo e protettivo al grande bacino green del Paese;
j) con riferimento ai territori montani, nonché alle aree interne, si sottolinea altresì l'esigenza di prevedere, nell'ottica di favorire una sempre maggiore coesione e perequazione sociale delle suddette aree, un investimento prioritario che porti al completamento della rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica, della digitalizzazione ed innovazione della PA, dello sviluppo delle infrastrutture e servizi digitali del Paese (datacenter e cloud), nonché di interventi per una digitalizzazione inclusiva contro il digital divide. Appare a tale fine essenziale procedere secondo una efficace «Agenda digitale per la montagna» che risponda alle urgenze dei territori, in particolare per collegare in rete tra loro i Comuni (decisivo per la collaborazione tra gli Enti, e le Unioni stesse). A tale riguardo, appare altresì necessario che le maggiori aziende a partecipazione pubblica predispongano adeguati piani di investimento nei territori montani e nelle aree interne secondo criteri di sostenibilità e in costante dialogo con le aree urbane e metropolitane, creando valore sociale e non solo finanziario e impegnando risorse e competenze per la transizione energetica ed ecologica;
k) con riferimento alla sfida relativa alle misure per i giovani, si ravvisa l'esigenza che il Governo fornisca il quadro riepilogativo delle risorse ad esse destinate, definendone inoltre gli obiettivi misurabili in termini di riduzione della disoccupazione giovanile e del fenomeno dei NEET, di miglioramento delle competenze culturali, particolarmente quelle scientifiche e digitali, nonché di miglioramento degli standard di vita delle giovani famiglie, del loro accesso alla casa e al soddisfacimento dei bisogni primari connessi all'obiettivo dell'inclusione sociale;
l) con riferimento alla sfida della parità di genere, si ravvisa l'esigenza che il Governo fornisca la quantificazione, sia complessiva che per singola missione, dell'entità delle risorse destinate a progetti volti a promuovere la partecipazione attiva delle donne all'attività lavorativa e l'aumento dell'occupazione femminile, sia dipendente che imprenditoriale o autonoma, specialmente nei comparti ambientale, digitale e della transizione energetica, centrali nel PNRR e a prevalenza occupazionale maschile, definendo obiettivi verificabili. Si valuti in particolare l'opportunità di conferire carattere prioritario agli investimenti in infrastrutture sociali – in particolare per minori, anziani e disabili – riequilibrandone la distribuzione sul territorio, definendo al contempo obiettivi intermedi coerenti con la sfida di raggiungere il 60 per cento di posti nido entro il 2030. Parimenti, occorre indicare gli interventi regolatori che si intendono porre a corredo della sfida trasversale della parità di genere, al fine di rafforzare il sostegno alla maternità per lavoratrici dipendenti e autonome, superare le disparità salariali, favorire l'accesso delle donne a ruoli apicali in aziende, enti e istituzioni. Si valuti in proposito l'opportunità di premiare, nell'assegnazione dei fondi alle aziende beneficiarie delle risorse del PNRR, l'attuazione di azioni concrete per la parità di genere, secondo i principî del gender procurement, anche promuovendo politiche di sostegno volte a favorire la possibilità di coniugare al meglio lavoro e genitorialità per contrastare il crollo demografico che affligge il Paese. Si sottolinea infine l'esigenza che il Governo fornisca una valutazione ex ante ed ex post dell'impatto di genere dei progetti delle missioni del PNRR e assicuri una pari rappresentanza negli organismi di gestione e controllo dei medesimi progetti e missioni;
m) si valuti l'esigenza di integrazione del PNRR con maggiori informazioni in merito al modello di governance del Piano, alle relative responsabilità attuative e alle procedure volte a garantire un efficace coordinamento tra i livelli di governo coinvolti, assicurando il massimo grado di trasparenza nei processi di spesa, anche attraverso la costituzione di apposite strutture di supporto tecnico a sostegno delle capacità progettuali delle autonomie territoriali; si valuti inoltre l'esigenza di snellire e rendere più agili i passaggi burocratici relativi all'attuazione del PNRR al fine di rendere le procedure più veloci e garantirne la pronta realizzazione;
n) si valuti altresì la necessità di un'indicazione esplicita nel PNRR di obiettivi qualitativi e quantitativi misurabili (target) per ciascuna missione e ciascuna linea di intervento, fissando per il 2026 traguardi coerenti con quelli previsti per la fine del decennio dall'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile e definendo gli opportuni indicatori in conformità con tale strategia;
o) si consideri inoltre l'esigenza di integrare il PNRR con le informazioni in merito alla tempistica di realizzazione degli interventi programmati, sia al fine dell'effettivo conseguimento delle risorse europee, che al fine della valutazione dell'effettivo ritorno macroeconomico del Piano, specie in termini di crescita del prodotto e dell'occupazione; quale prerequisito per l'attuazione degli investimenti del PNRR nei tempi richiesti, si rafforzino pertanto le misure di semplificazione e velocizzazione delle procedure, mantenendo i presidi di trasparenza e di contrasto ai fenomeni corruttivi, distorsivi del mercato o di infiltrazione malavitosa. Si valuti in particolare l'opportunità di attuare rapidamente il processo di digitalizzazione delle procedure di gara (e-procurement) e l'introduzione del fascicolo virtuale dell'operatore economico, attraverso l'interoperabilità delle banche dati esistenti presso le diverse amministrazioni pubbliche (tra cui l'ANAC, l'Agenzia delle entrate e l'INPS), al fine di accelerare e automatizzare la verifica dei requisiti degli operatori, dando attuazione al principio del «once only», volto ad evitare che gli operatori debbano replicare nelle diverse procedure informazioni già in possesso della Pubblica Amministrazione, riducendo sensibilmente gli oneri a carico degli operatori e delle stazioni appaltanti;
p) si valuti l'esigenza di declinare nel dettaglio le modalità attraverso le quali sarà assicurato il monitoraggio degli interventi eseguiti, nel pieno rispetto del principio di trasparenza e responsabilità, nonché le modalità attraverso le quali verrà assicurato il costante coinvolgimento del Parlamento nella verifica degli obiettivi conseguiti;
q) si valuti l'opportunità di potenziare le interazioni e i rapporti di collaborazione e consulenza con la BEI, la cui solida esperienza nell'ambito del finanziamento, della valutazione e del monitoraggio degli investimenti può consentire di accelerare l'effettiva realizzazione dei progetti inclusi nel PNRR;
r) si valuti la necessità di precisare la natura, la tempistica e le modalità di realizzazione delle riforme strutturali prefigurate nel PNRR, tra cui, in particolare quelle considerate nelle Raccomandazioni specifiche per il nostro Paese, formulate dalla Commissione europea nel biennio 2019-20, che costituiscono il necessario presupposto per attingere alle risorse europee del NGEU e per generare una crescita sostenibile, inclusiva e duratura, fornendo in particolare una stima dei relativi costi complessivi e delle connesse fonti di finanziamento, interne ed esterne al PNRR. Si ravvisa in particolare la necessità di un maggiore approfondimento di alcune riforme, solo sommariamente indicate nel documento, suscettibili di incidere sul complesso del sistema economico e sociale del Paese, tra cui quelle attinenti al mercato del lavoro, per ridurre il lavoro sommerso e aumentare l'occupabilità delle fasce più penalizzate (tra cui in particolare i giovani e donne, specie nelle aree del Mezzogiorno), razionalizzando altresì il settore degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive per il lavoro; al settore dell'impresa, al fine di prevedere nuove politiche di ricollocazione societaria e produttiva, predisponendo piani di internazionalizzazione delle imprese e delle filiere produttive, rendendo più sicure le catene di approvvigionamento e aumentando le capacità produttive strategiche; al settore dell'istruzione e della formazione, per ridurre la distanza fra le competenze richieste e offerte nel mercato, aumentando i laureati nelle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e i diplomati ITS (istituti tecnologici superiori), potenziando l'apprendistato al fine di ridurre l'incidenza, troppo elevata in Italia, dei giovani esclusi sia dal lavoro che dalla formazione (i cosiddetti NEET, Neither in Employment or in Education or Training); al settore della Pubblica Amministrazione, per renderne più efficace la performance, anche attraverso un migliore coordinamento tra i diversi livelli di governo; al settore della giustizia, riducendo sensibilmente i tempi dei processi penali e civili, rendendo gli stessi conoscibili in anticipo e smaltendo drasticamente l'arretrato, mantenendo elevata l'attenzione al contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzate e aumentando la specializzazione dei giudici in alcuni settori, come quello fiscale e concorsuale; al settore del Fisco, razionalizzando il sistema impositivo centrale e locale, riducendo il carico impositivo sul lavoro, attuando la riforma catastale e aumentando l'efficacia del contrasto all'evasione fiscale anche attraverso un ulteriore potenziamento degli sforzi nella direzione di una società «cashless»; nel settore della ricerca e dell'innovazione, aumentandone le interrelazioni con il settore produttivo e accrescendo la registrazione di brevetti; al settore finanziario, aumentando il grado di capitalizzazione delle PMI e la disponibilità di forme di finanziamento non bancario per le imprese innovative; al settore delle infrastrutture, prevedendo procedure, anche sull'esempio di quelle adottate in via straordinaria, che consentano una efficace valutazione dell'utilità dei progetti e un'accelerazione della fase di realizzazione, mantenendo elevato il contrasto a fenomeni distorsivi del mercato, corruttivi o di infiltrazione malavitosa. Tutte le riforme indicate necessitano, quale precondizione, investimenti, sia fisici che in termini di capitale umano, in digitalizzazione e innovazione, il cui costo è auspicabile possa essere, almeno in parte, sostenuto a valere sulle risorse europee e, a tal fine, incluso nel PNRR;
s) al fine di perseguire in modo incisivo la Missione 2 relativa alla rivoluzione verde e transizione ecologica, in coerenza con gli ambiziosi obiettivi europei del Green deal, si valuti l'opportunità di prevedere che una parte delle risorse del PNRR sia destinata a finanziare la più ampia diffusione dell'utilizzo di strumenti di certificazione europei di sostenibilità ambientale già esistenti e collaudati, quali il sistema comunitario di ecogestione ed audit (EMAS- Eco-Management and Audit Scheme), di cui al Regolamento (CE) n. 1221/2009, cui possono aderire volontariamente le imprese e le organizzazioni, sia pubbliche che private, che desiderano impegnarsi nel valutare e migliorare costantemente la propria efficienza ambientale; il ricorso a tale sistema, applicabile in modo trasversale nei diversi settori produttivi, oltre che alle pubbliche amministrazioni, potrebbe essere agevolato sia prevedendo in favore delle imprese che conseguano la certificazione apposite agevolazioni temporanee di natura fiscale, volte a incentivare gli investimenti privati di natura ambientale volti alla riconversione ecosostenibile del modello produttivo, sia prevedendo meccanismi premiali di carattere finanziario in favore di enti pubblici, Regioni, Province e Comuni che aderiscano al medesimo sistema di ecogestione;
t) con riferimento agli interventi in merito a energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile, si valuti l'esigenza di predisporre un'analisi sull'impatto occupazionale delle singole misure finanziate e, in particolare, di indicare, nel settore dell'energia rinnovabile, quale sia il livello di produzione o di indipendenza che si intende raggiungere con le politiche finanziate, prevedendo misure di sostegno per la filiera di produzione nazionale dei componenti necessari al raggiungimento degli obiettivi, procedendo al rinnovo della flotta dei mezzi per il trasporto pubblico locale e regionale con veicoli a propulsione alternativa ed ecosostenibile sulla base delle esigenze dei differenti territori;
u) con riguardo alla medesima Missione relativa alla transizione ecologica si valuti altresì la necessità di avvalersi degli Orientamenti tecnici sull'applicazione del principio «non arrecare un danno significativo» (DNSH, do no significant harm) a norma del regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza, contenuti nella Comunicazione della Commissione Ue C(2021) 1054 final, del 12 marzo 2021, forniti allo scopo di supportare le autorità nazionali nella preparazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza, con particolare riferimento alle modalità di applicazione riferite agli obiettivi ambientali e alla verifica di sostenibilità delle misure e degli investimenti ivi previsti.