Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
SOMMARIO
Martedì 16 febbraio 2021

Sulla pubblicità dei lavori ... 5

Sui lavori della Commissione ... 5

PROCEDURE INFORMATIVE:

Audizione del Direttore di Rai Uno ... 6

Sulla pubblicazione dei quesiti ... 6

ALLEGATO (Quesiti per i quali è pervenuta risposta scritta alla presidenza della Commissione (dal n. 301/1525 al n. 317/1573)) ... 7

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di martedì 16 febbraio 2021

  Martedì 16 febbraio 2021.Presidenza del Presidente BARACHINI. – Interviene il direttore di Rai Uno, dottor Stefano Coletta, accompagnato dal dottor Giovanni Anversa, Vice Direttore di Rai Uno, dal dottor Stefano Luppi e dal dottor Lorenzo Ottolenghi, rispettivamente Direttore e Vice Direttore dell'ufficio relazioni istituzionali e internazionali della Rai.

  La seduta comincia alle 20.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE comunica, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso, mentre limitatamente all'audizione sarà trasmessa anche la diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Avverte che dell'audizione odierna verrà altresì redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Sui lavori della Commissione.

  Il PRESIDENTE comunica che il Tar Lazio si è pronunciato con sentenza, dichiarandolo inammissibile, sul ricorso presentato dalla RAI per l'annullamento, tra l'altro, della delibera n. 61/20/CONS, adottata dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, la quale aveva deliberato l'accertamento del mancato rispetto da parte della stessa RAI dei principi di trasparenza e non discriminazione di cui all'articolo 25, comma 1, lettera s) punto iii) del Contratto di servizio 2018-2022, in materia di pubblicità. Comunica inoltre che l'Amministratore delegato ha fornito informazioni sulla situazione di Euronews, società nella quale la RAI detiene una quota di partecipazione.
  Informa infine di aver ricevuto alcune segnalazioni, da un lato sul tema dei costi delle sedi estere della Rai, e dall'altro, sulla presenza di un componente della Commissione all'interno di una fiction trasmessa dal servizio pubblico. Quanto al primo aspetto, riferisce di essersi attivato per acquisire elementi che, una volta disponibili, saranno messi a conoscenza della Commissione. Riguardo la seconda questione, ritiene sia opportuno affrontarla in sede di Ufficio di Presidenza, soprattutto in relazione all'inopportunità di tale presenza.

PROCEDURE INFORMATIVE

Audizione del Direttore di Rai Uno.
(Svolgimento).

  Il PRESIDENTE saluta e ringrazia il direttore di Rai Uno, dottor Stefano Coletta, per la disponibilità ad intervenire nella seduta odierna.
  Fa presente inoltre che, secondo quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento del Senato, in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica in corso, per l'audizione odierna è consentita la partecipazione con collegamento in videoconferenza ai lavori anche dei componenti della Commissione.
  Ricorda che l'audizione del dottor Coletta ha ad oggetto l'attività della rete da lui diretta, con particolare attenzione al prossimo Festival della canzone italiana di Sanremo.

  Il direttore di Rai Uno COLETTA svolge la propria relazione.

  Intervengono per porre quesiti e svolgere considerazioni, i deputati CARELLI (M5S), Andrea ROMANO (PD), MOLLICONE (FDI), MULÈ (FI) e CAPITANIO (Lega), la senatrice GARNERO SANTANCHÈ (FdI), il PRESIDENTE, la senatrice FEDELI (PD), il senatore VERDUCCI (PD), la senatrice RICCIARDI (M5S), il deputato MORELLI (Lega), il senatore BERGESIO (L-SP-PSd'Az), la deputata MARROCCO (FI), la senatrice GALLONE (FIBP-UDC), il senatore GASPARRI (FIBP-UDC) e il deputato ANZALDI (IV).

  Replica il direttore COLETTA.

  Il PRESIDENTE ringrazia l'audito e dichiara conclusa la procedura informativa.

Sulla pubblicazione dei quesiti.

  Il PRESIDENTE comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti dal n. 301/1525 al n. 317/1573 per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).

  La seduta termina alle 22.25.

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - martedì 16 febbraio 2021

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 301/1525 AL N. 317/1573)

   MARROCCO, MULÈ, PORCHIETTO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Per sapere – premesso che:

   durante la puntata della trasmissione «Che tempo che fa» dello scorso 6 dicembre, in onda su Rai 3 e condotta da Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, nel suo spazio fisso, ha commentato in modo piuttosto volgare una foto che ritrae Wanda Nara sul dorso di un cavallo;

   ad avviso degli interroganti è evidente che nella puntata appena citata Luciana Littizzetto si sia spinta ben oltre la satira cadendo in una battuta scurrile e per nulla divertente nella totale accondiscendenza del celebre conduttore Fabio Fazio;

   i cittadini che con grandi sacrifici continuano a pagare il canone non possono assistere a simili episodi considerato che la Rai sostiene delle ingenti spese per la realizzazione del programma «Che tempo che fa» i cui costi relativi alla produzione e allo stesso sfruttamento del format sono stati contrattualizzati con la società Officina Srl e di cui lo stesso Fabio Fazio detiene il 50% delle quote;

   dopo lo spot sessista del programma «Detto fatto» e le affermazioni piuttosto discutibili di Mauro Corona indirizzate a Bianca Berlinguer durante il programma «Cartabianca» è evidente che la Rai sta seguendo una linea editoriale che infrange sistematicamente i principi basilari del Contratto di servizio;

   è inaccettabile che nei programmi di approfondimento e di intrattenimento, in onda sulle reti Rai, siano tollerati atti sessisti come quelli appena riportati-:

   quali iniziative i vertici Rai intendano adottare al fine di evitare che episodi come quelli riportati in premessa non abbiano più a ripetersi;

   se i vertici Rai non ritengano opportuno riferire sui fatti esposti in premessa presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
(301/1525)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 3.
  In via preliminare è opportuno sottolineare come la Rai stia lavorando per tutelare in ogni modo la donna e fornire una corretta rappresentazione della figura femminile, attraverso un racconto che si declina ogni giorno in tutti i generi. Il Servizio Pubblico propone nei suoi programmi una rappresentazione plurale e non stereotipata della realtà femminile, prevedendo approfondimenti anche con l'obiettivo di avere una concreta azione di contrasto alla violenza sulle donne. Inoltre, sul versante interno dell'organizzazione dell'Azienda, è stato avviato un Tavolo per lo sviluppo di nuove iniziative in materia di uguaglianza di genere in cui verranno definiti obiettivi (progressivi e misurabili), interventi e metodologia di azione che diventeranno guida e termometro per il riequilibrio di genere nel breve, medio e lungo periodo. In più, con la Commissione Pari Opportunità della Rai, sarà avviato un corso per formare i dipendenti a un linguaggio di parole e immagini e fornire a ciascuno gli strumenti necessari ad identificare situazioni ed espressioni lesive della pari dignità di genere.
  Tutto ciò premesso, rispetto all'episodio citato nell'interrogazione – in cui si biasima l'intervento di Luciana Littizzetto che «ha commentato in modo piuttosto volgare una foto che ritraeva Wanda Nara sul dorso di un cavallo» – è opportuno evidenziare che appare sostanzialmente differente da altri
episodi in cui l'Azienda, che si è anche prontamente scusata a riguardo, è purtroppo incappata in errori.
  A un quesito analogo, il Direttore di Rai 3, Franco Di Mare, ha risposto nel corso dell'audizione del 16 dicembre 2020 con queste parole: «una cosa è insultare e una cosa è fare satira. La satira può anche essere dura, non condivisa. Una donna, Luciana Littizzetto, ha preso in giro un'altra donna che ha pubblicato una foto nuda sul suo profilo social e quindi ha deciso di sottoporsi al giudizio di altri. Che può essere anche corrosivo, aspro, ma in ogni caso è un giudizio espresso all'interno di un momento di satira che non è comparabile ad altri episodi maturati in un contesto diverso». Alla satira, per natura irriverente e irrispettosa, è opportuno garantire uno spazio di azione libero e scevro da condizionamenti di ogni genere pena lo snaturamento della funzione stessa della satira.
  Infine, la stessa Luciana Littizzetto, nella puntata del 13 dicembre, ha avuto modo di intervenire direttamente nel dibattito sull'episodio citato, e ha rivendicato tanto il diritto inalienabile di potersi mostrare senza veli quanto quello di commentare liberamente quello che viene mostrato. Una prerogativa quest'ultima che, nel caso di una comica, appartiene alla natura stessa del suo ruolo.

   GASPARRI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   domenica 13 dicembre il Ministro Di Maio è intervenuto come ospite della trasmissione sportiva 90° Minuto su Rai 2, per commemorare le recenti morti dei campioni Paolo Rossi e Diego Maradona;

   Di Maio non ha nessun titolo istituzionale che abbia che fare con lo sport e nessuna particolare competenza sul tema affrontato,

  per sapere:

   chi abbia deciso questa presenza, per quali ragioni e quali benefici abbia pensato di trarne;

   se la sua presenza in un programma dedicato allo sport, gestito da Rai Sport ma ospitato comunque da Rai 2, non rappresenti una grave speculazione politica priva di alcuna giustificazione.
(302/1531)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della direzione di RaiSport.
  In via preliminare si ritiene opportuno segnalare che lo scorso 13 Dicembre la trasmissione 90° Minuto La Tribuna, in onda ogni domenica dalle 18.15 su Rai Due, era dedicata al ricordo di Diego Armando Maradona, nella prima giornata di campionato in cui lo Stadio San Paolo di Napoli veniva intitolato al campione argentino.
  I curatori della trasmissione di RaiSport erano venuti a conoscenza dell'intenzione del ministro degli Esteri – Luigi Di Maio – di organizzare in Italia un torneo calcistico teso a chiudere le storiche tensioni tra Argentina e Inghilterra, sia a seguito della contesa sulle isole Falkland-Malvinas sia dopo il celebre episodio del gol di mano di Maradona alla compagine inglese durante i mondiali del 1986 in Messico.
  Poiché la natura della notizia era coerente con i contenuti editoriali della puntata in questione di 90° Minuto la Tribuna, e previe tutte le consuete verifiche editoriali, è stata realizzata un'intervista registrata (quindi non un'ospitata in studio), della durata di poco superiore a 5 minuti. La notizia dunque ha trovato conferma proprio in occasione dello speciale su Maradona nel corso del quale il ministro Di Maio ha lanciato la proposta di un Triangolare della pace tra Italia, Argentina e Inghilterra da disputarsi proprio nello stadio di Napoli.
  Le parole del Ministro Di Maio hanno immediatamente fatto il giro del mondo, venendo riprese da agenzie di stampa e siti italiani e internazionali con particolare rilievo, ovviamente, in Argentina e Inghilterra. La notizia è stata riportata il giorno dopo, da molti quotidiani nazionali ed esteri e si è diffusa in rete in modo capillare (anche cliccando sui motori di ricerca le parole «Maradona», «Inghilterra», «Argentina»,
«Maio», venivano elencati diversi centinaia di siti, giornali, agenzie di stampa e tv che nel mondo avevano ripreso la notizia della proposta del Triangolare).
  Nel corso della settimana prima della messa in onda è purtroppo scomparso anche Paolo Rossi – peraltro impegnato in un Mondiale nel quale aveva giocato lo stesso Maradona cui era dedicato lo Speciale – per cui al giornalista è sembrato del tutto naturale chiedere al Ministro il suo parere sulla proposta avanzata da Rai Sport di intitolare lo stadio Olimpico di Roma all'indimenticabile calciatore azzurro.

   ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Premesso che:

   da diversi mesi i telegiornali Rai utilizzano nei servizi riguardanti il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sempre le stesse immagini, solo di rado cambiate e aggiornate, che mostrano il Presidente «indaffarato» nei suoi uffici a Palazzo Chigi, ripreso mentre si muove nei corridoi, mentre lavora alla sua scrivania, mentre legge documenti e ne firma altri. In particolare si segnala un vero e proprio abuso di queste immagini al Tg1.

   Chi guarda il telegiornale può essere portato a pensare che si riferiscano alle questioni del giorno, in realtà sono sempre le stesse immagini, presumibilmente autoprodotte dalla stessa Presidenza del Consiglio, che quindi avrebbe potuto decidere addirittura il «taglio» giornalistico di queste ultime.

   Mentre può succedere che in determinati eventi, ad esempio nelle conferenze stampa, sia la stessa Presidenza del Consiglio a dare il segnale delle immagini a tutte le tv, per questioni logistiche di spazio e a maggior ragione in tempi di restrizioni COVID, in questo caso le immagini non si riferiscono ad un evento in particolare, ma sono immagini «di copertura» e di fatto corredano i servizi del presidente del Consiglio per settimane e settimane.

   Sarebbe la prima volta che si verifica il caso di un esponente politico che si auto produce le immagini che dovranno rappresentarlo di fatto in tutti i servizi giornalistici quotidiani dell'informazione pubblica. Pur in tempi di covid, questo non accade per nessun altro esponente politico o delle istituzioni. Non succede neanche per il Presidente della Repubblica, le cui immagini sono realizzate dall'apposita struttura Rai del Quirinale.

  Si chiede di sapere:

   se risponde al vero che le immagini utilizzate quotidianamente nei servizi dei telegiornali Rai che riguardano il Presidente del Consiglio Conte, anche a semplice copertura dei servizi e non per eventi specifici come conferenze stampa e dichiarazioni alla stampa, siano state realizzate dalla stessa Presidenza del Consiglio, che ne deciderebbe così addirittura il «taglio» giornalistico.

   Se le testate giornalistiche Rai non ritengano una violazione delle proprie prerogative di indipendenza e deontologia professionale trasmettere tutti i giorni immagini del presidente del Consiglio che sono state realizzate direttamente dagli uffici di Palazzo Chigi.

   Se l'Azienda non ritenga doveroso prendere provvedimenti per tutelare la propria indipendenza ed evitare che, approfittando delle restrizioni previste per il covid, si crei una vera e propria invasione di campo degli uffici governativi nei confronti dell'autonomia giornalistica del servizio pubblico.
(303/1538)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione Editoriale per l'Offerta Informativa.
  In via preliminare, si ritiene opportuno sottolineare che, di prassi, la Presidenza del Consiglio fornisce il segnale delle immagini a tutte le tv solo in occasione di determinati eventi, quali le conferenze stampa, mentre le immagini utilizzate a copertura dei servizi giornalistici relativi alla stessa Presidenza vengono di norma prodotte dalla Rai.

  Ciononostante, a causa della pandemia, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha disposto che, per motivi di sicurezza sanitaria, non sia opportuno che operatori esterni lavorino negli ambienti del Palazzo Chigi per produrre servizi televisivi e, pertanto, tutte le immagini del Presidente del Consiglio vengono realizzate direttamente dagli uffici della Presidenza stessa.
  In conclusione, occorre tener presente che l'autonomia giornalistica del servizio pubblico, ovvero le prerogative di indipendenza e deontologia professionale delle testate giornalistiche Rai, sono un pilastro della democrazia del nostro Paese e rappresentano pertanto i valori che giustificano l'esistenza stessa del servizio pubblico. L'Azienda è pertanto costantemente impegnata a tutelare questi principi e questi valori. Quanto richiamato nell'interrogazione in oggetto, si ribadisce, è determinato esclusivamente da una temporanea modifica dei meccanismi di produzione delle immagini a corredo dei servizi informativi, modifica resasi necessaria nell'ambito delle misure messe in atto per contenere i contagi da Covid.

   ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato RAI. – Premesso che:

   Nella puntata del 22 dicembre della trasmissione di informazione «Cartabianca» su Rai3 erano presenti tra gli ospiti due giornalisti de «Il Fatto Quotidiano», il direttore Marco Travaglio e il collaboratore Andrea Scanzi.

   Travaglio e Scanzi, secondo notizie di stampa non smentite e nel caso di Scanzi confermate dal diretto interessato, sono normalmente ospiti di trasmissioni di informazione di emittenti commerciali dietro compenso, ad esempio a La7.

   In questa prima parte della stagione televisiva, tra settembre e dicembre, Scanzi è stato ospite di «Cartabianca» per 11 volte.

   Essere invitati come ospiti in una trasmissione di informazione di prima serata del servizio pubblico rappresenta in ogni caso un'importante occasione di visibilità, in particolare per giornalisti, come nel caso di Scanzi, che promuovono la pubblicazione dei propri libri, ma anche per la testata cui appartengono, vista la consuetudine di far intervenire i giornalisti con alle spalle il logo del loro giornale.

   In un editoriale pubblicato sul «Manifesto» il 22 dicembre, la direttrice del quotidiano Norma Rangeri ha parlato di «puntuale oscuramento» della sua testata nelle trasmissioni del servizio pubblico, quello stesso servizio pubblico che invece in una stessa puntata ha trovato lo spazio e il modo per invitare addirittura 2 giornalisti de «Il Fatto Quotidiano».

  Si chiede di sapere:

   Se i giornalisti invitati come opinionisti nelle trasmissioni di informazione vengano o meno retribuiti e, nel caso specifico, se i giornalisti de «Il Fatto Quotidiano» Travaglio e Scanzi siano stati retribuiti per la loro partecipazione a «Cartabianca» il 22 dicembre e per quanto riguarda il secondo anche nelle altre 10 puntate in cui è stato invitato tra settembre e dicembre, visto che normalmente in base a notizie di stampa verrebbero retribuiti quando partecipano a trasmissioni di informazione delle tv commerciali.

   Se la Rai non ritenga un autogol dare visibilità a opinionisti stabilmente associati con le trasmissioni della concorrenza, ad esempio Travaglio e Scanzi ospiti fissi a La7.

   Perché nella scelta dei giornalisti ospiti delle trasmissioni dell'informazione, che a prescindere dall'eventuale retribuzione comporta anche un'importante visibilità al giornalista e alla testata, ci sia un evidente favoritismo per la testata «Il Fatto Quotidiano», addirittura con due giornalisti presenti nella stessa puntata della trasmissione «Cartabianca», mentre altre testate vengono totalmente oscurate, come denunciato ad esempio dalla direttrice del «Manifesto».

   Se l'azienda non ritenga doveroso, per rispondere agli obblighi di rispetto del pluralismo previsti dal Contratto di Servizio, stabilire criteri chiari e uniformi nella scelta dei giornalisti ospiti delle trasmissioni, volti a dare spazio a tutti i quotidiani di opinione e non sempre e soltanto ad alcuni.
(304/1542)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai3 e della Direzione editoriale dell'offerta informativa.
  In via preliminare appare opportuno ricordare che la libertà editoriale dei giornalisti è garantita dalle leggi e dall'articolo 21 della Costituzione. In questo contesto la Rai è chiamata – come previsto dal Contratto di servizio all'articolo 6 – «ad improntare la propria offerta informativa ai canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse formazioni politiche e sociali e a garantire un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico, i quali sono tenuti a coniugare il principio di libertà con quello di responsabilità, nel rispetto della dignità della persona, e ad assicurare un contraddittorio adeguato, effettivo e leale».
  Nel caso specifico richiamato nell'interrogazione, come per ogni programma di approfondimento informativo, l'obiettivo di Rai è quello di assicurare una programmazione pluralista per garantire ai cittadini una corretta informazione utile alla formazione della loro opinione.
  La scelta degli ospiti, sempre libera all'interno di ogni gruppo editoriale, segue dunque questo criterio così come medesima logica segue la scelta dei cosiddetti opinionisti – giornalisti o altri esponenti della società scientifica e civile – che vengono ingaggiati per garantire una maggiore ricchezza di contenuti e di idee nel confronto che si sviluppa nell'arco della messa in onda.
  Gli ospiti dunque vengono scelti di volta in volta, tenendo conto degli argomenti che si intende trattare e del parterre completo che si intende proporre al pubblico. L'obiettivo, è bene ribadirlo, è quello di fornire un'informazione equilibrata e pluralista. Gli opinionisti invece vengono normalmente selezionati, sempre nell'ambito della summenzionata libertà editoriale, all'inizio del ciclo di trasmissioni per consentire al pubblico di fidelizzarsi. Questo schema viene seguito sia da Rai sia dalle trasmissioni concorrenti e questo genera un possibile travaso di «volti noti» dall'una all'altra parte. È di tutta evidenza che da parte di Rai non vi è in atto alcun «puntuale oscuramento» né di persone né di singole testate di opinione ma che ogni scelta discende da una libera valutazione editoriale di direttori e conduttori.
  Quanto infine alla presenza di Travaglio e Scanzi nella medesima puntata, è bene sottolineare che il Direttore del Fatto Quotidiano non ha percepito alcun compenso per la sua partecipazione alla trasmissione del 22 dicembre scorso mentre il giornalista Scanzi è ingaggiato da Cartabianca come opinionista e dunque percepisce un gettone legato alla sua attività professionale.

   ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato RAI. – Premesso che:

   Nei giorni di lunedì 21 e martedì 22 dicembre si sono tenuti a Palazzo Chigi gli incontri del presidente del Consiglio Conte con i partiti di maggioranza in merito alla redazione del Recovery Plan per i fondi europei di rilancio contro la pandemia.

   Nelle edizioni dei telegiornali Rai dei predetti giorni, nei servizi dedicati agli incontri di Palazzo Chigi, sono state trasmesse immagini riprese all'interno della Sala Verde di Palazzo Chigi, luogo degli incontri, per quanto riguarda le riunioni di Conte con il Movimento 5 stelle, con il Partito democratico e con Liberi e uguali. Nessuna immagine, invece, è stata trasmessa dall'incontro con il partito Italia Viva.

   La presidenza del Consiglio, con una nota all'Ansa, ha dichiarato di aver deciso di non effettuare immagini dell'incontro con Italia Viva.

  Si chiede di sapere:

   Se le immagini riprese nel corso degli incontri a Palazzo Chigi il 21 e 22 dicembre tra il presidente del Consiglio Conte e i partiti M5s, Pd, Leu, mandate in onda nei telegiornali Rai, siano state effettuate da operatori Rai o da operatori della presidenza del Consiglio.

   Se per l'incontro di Conte con Italia Viva, le cui immagini non sono state trasmesse dai tg, la Rai abbia o meno chiesto di poter effettuare direttamente le riprese e come i telegiornali si siano comportati di fronte alla decisione di Palazzo Chigi di non effettuare direttamente le immagini.

   Se sia consuetudine che le immagini di incontri riguardanti il presidente del Consiglio siano direttamente fornite dagli uffici della presidenza del Consiglio, invece di essere effettuate dagli operatori del servizio pubblico.
(305/1543)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione Editoriale per l'Offerta Informativa.
  In relazione all'incontro tra il presidente del Consiglio Conte e la delegazione di Italia Viva, non sono state prodotte immagini a corredo dei servizi giornalistici su esplicita richiesta dell'ufficio stampa di Italia Viva, come riferito da fonti di governo alla agenzia Ansa sottostante:

   «(ANSA) – ROMA, 27 DIC – Le immagini sull'ultimo incontro a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la delegazione di Italia Viva non sono state riprese su esplicita richiesta dell'Ufficio stampa di Iv. Lo precisano fonti della presidenza del Consiglio interpellate sulle dichiarazioni di Michele Anzaldi il quale, in una nota, annunciando una interrogazione, si chiedeva se la Rai o gli uffici della presidenza avessero bloccato tali riprese.».

  Si precisa inoltre che le immagini mandate in onda nei telegiornali Rai e relative agli incontri a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Conte e i partiti M5S, PD, LEU, sono state effettuate da operatori della presidenza del Consiglio, come già accaduto in circostanze analoghe anche con altri esecutivi.

   ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato RAI. – Premesso che:

   il 27 dicembre è andato in onda su Rai2 il documentario «Pompei ultima scoperta», co-prodotto dall'azienda francese Gedeon Programmes e dal parco Archeologico di Pompei in collaborazione con France Televisions, RTBF Television Belge, Unità documentari EBU Coproduction Fund. Come risulta dalle informazioni pubblicate sul sito della Rai, il servizio pubblico italiano non ha partecipato alla produzione del documentario, ma ne ha solo acquistato i diritti per la messa in onda.

   In un'inchiesta giornalistica pubblicata il 6 gennaio sul quotidiano «Domani», vengono riportate dichiarazioni dell'ex direttore del Parco Archeologico di Pompei e attuale direttore dei Musei Italiani, Massimo Osanna, sulle trattative con la Rai per realizzare il documentario: «Abbiamo lungamente trattato con la Rai per fare un documentario su questi scavi, ma non ci siamo messi d'accordo. Stiamo facendo adesso un accordo tramite Duilio Giammaria con un gruppo di francesi che fanno bellissimi documentari». La stessa inchiesta riferisce la dichiarazione di Giammaria, direttore di Rai Documentari: «Inizialmente il progetto nacque all'interno della Rai in accordo con France Televisions, ma successivamente la Rai si sfilò, ritenne di non avere gli strumenti».

   Se quanto rivelato sul quotidiano «Domani» fosse confermato, emergerebbe che la Rai avrebbe deliberatamente rinunciato ad un progetto chiaramente da servizio pubblico, come il documentario sulle nuove scoperte archeologiche a Pompei, in favore della tv pubblica francese, salvo poi acquistarne i diritti per trasmetterlo.

  Si chiede di sapere:

   se risponde al vero che il progetto di documentario «Pompei ultima scoperta», andato in onda su Rai2 il 27 dicembre, era inizialmente nato proprio all'interno della Rai, salvo poi essere stato realizzato dalla tv francese perché la Rai «ritenne di non avere gli strumenti» come ha dichiarato Duilio Giammaria al quotidiano «Domani».

   Chi, per conto della Rai, si sarebbe occupato del progetto di documentario e avrebbe trattato con il direttore del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, e perché poi la tv pubblica si sarebbe tirata indietro.

   Se l'azienda non ritenga doveroso aprire un'istruttoria su questa vicenda, che configura il rischio di danno erariale, visto che la Rai ha perso la possibilità di realizzare un prodotto di alto interesse artistico che avrebbe potuto essere commercializzato in tutto il mondo, e di violazione del Contratto di Servizio, poiché la realizzazione del documentario su Pompei rientrava pienamente negli obblighi previsti.
(306/1549)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione Documentari.
  In via preliminare si ritiene opportuno rilevare che, nell'ottica di presidiare la gestione di un genere editoriale così importante come quello dei documentari – che fornisce da sempre un contributo fondamentale all'offerta di servizio pubblico ed è peraltro inserito nelle quote di programmazione a cui Rai è vincolata dal Contratto di servizio – nel 2019 è stata creata una apposita Direzione, di cui è responsabile Duilio Giammaria.
  Lo stesso Giammaria – nella sua pluriennale esperienza con il programma Petrolio – ha seguito nel corso del tempo le vicende legate alla produzione del documentario su Pompei, di cui si ripercorrono brevemente le tappe principali.
  Nel 2016 venne siglato un accordo biennale tra RaiCom – il braccio commerciale della Rai – e la tv pubblica franco-tedesca Arte, accordo rinnovabile fino al 2020.
  Un anno dopo furono create le premesse per un più ampio accordo quadro di coproduzione direttamente con France Television, che opera in regime di coproduzione con produttori indipendenti nazionali e internazionali. L'unità documentari di France Tv indicò Gedeon Programmes come possibile co-produttore del documentario su Pompei, avendo un solido back-ground di coproduzioni internazionali su grandi operazioni archeologiche e si aspettava che anche la Rai indicasse un co-produttore italiano o una propria struttura produttiva interna.
  Il dott. Giammaria, in qualità di caporedattore e capoautore di Petrolio, aveva da sempre seguito l'evoluzione del Grande Progetto Pompei ed era a conoscenza dell'imminente inizio dello scavo del Regio V, il primo di questa ampiezza a Pompei negli ultimi 70 anni. Fu pertanto incaricato da RaiCom di trovare un progetto «applicativo» per questo nuovo accordo di coproduzione con France Tv.
  Nel frattempo, l'azienda decise di non dare più seguito al progetto di coproduzione con i francesi e di realizzare un prodotto in proprio. Le tempistiche di messa a punto di una strategia produttiva interna non coincisero però con l'improvvisa accelerazione degli scavi, ragion per cui il direttore del Parco Archeologico di Pompei, dottor Massimo Osanna, decise di accordarsi direttamente con France TV e Gedeon Programmes.
  La Rai pertanto, non essendo in quel momento riuscita a concretizzare la propria partecipazione attiva al progetto, ma ben consapevole dell'importanza del progetto stesso, attraverso Duilio Giammaria, e al suo programma Petrolio, è riuscita ad acquistare i diritti del documentario «Pompei ultima scoperta», che è andato in onda il 27 dicembre su Rai 2.
  Tale acquisto, a costi estremamente contenuti rispetto agli standard della fascia in cui è stato trasmesso, ha consentito a Rai 2 di registrare ascolti straordinari – con 2,976 milioni di spettatori pari a uno share dell'11,4 per cento – e ha dato lustro a Pompei in un momento così delicato per la cultura e per il patrimonio artistico del nostro Paese.

   GASPARRI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   lo scorso 6 gennaio a Washington numerose proteste sono sfociate in violenze e nel drammatico assedio al Congresso americano;

   alcune testate, tra cui il Tg2, hanno dato spazio all'episodio di eccezionale rilevanza con edizioni speciali dei loro Tg;

   il Tg1 non ha mandato in onda una edizione straordinaria per informare su quanto accadeva,

  per sapere:

   per quale ragione la principale rete del servizio pubblico non abbia interrotto la programmazione, come accaduto in altre occasioni, per dare spazio alle notizie sui fatti di Washington.
(307/1550)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione editoriale per l'offerta informativa.
  In primo luogo, occorre notare che, in occasione degli eventi che hanno caratterizzato l'assalto a Capitol Hill, la Rai ha realizzato una vera e propria staffetta attraverso la quale tutti i canali e le testate hanno dato copertura all'avvenimento, offrendo pertanto ai cittadini una informazione ampia, continua e dettagliata.

  In particolare, il Tg2 dopo l'edizione delle 20.30 ha prolungato la rubrica Tg2 Post fino alle 23.00. Il racconto degli eventi è proseguito poi con il Tg1, che ha realizzato una edizione straordinaria proprio dalle 23.00 per mezz'ora durante il programma collegato alla Lotteria Italia. Dalle 23.30 la cronaca delle vicende di Washington è continuata su Rai 3 con Linea Notte, la cui messa in onda è stata anticipata rispetto alla normale programmazione proprio per non interrompere il racconto dell'evento che è stato trattato in diretta e senza soste anche da Rainews e dai canali informativi di RadioRai.
  Nella puntata di «Striscia la notizia» del 9 dicembre 2020 è andato in onda un servizio relativo ad un presepe che avrebbe dovuto essere esposto nella sede Rai di viale Mazzini. Secondo il servizio, si tratterebbe di una versione «laica e musicale» della natività – con Gigliola Cinquetti (Madonna) e Lucio Dalla (Giuseppe) –, commissionata dalla Rai all'artista di fama internazionale Marco Lodola e pagata circa 36 mila euro.
  L'opera di Lodola, tuttavia, non sarebbe mai stata esposta e perciò custodita in un magazzino Rai. Ciononostante, un servizio trasmesso dal GR1 ne ha persino annunciato l'avvenuta accensione, di fatto mai avvenuta. Ove i fatti narrati trovassero conferma, si tratterebbe evidentemente di un vero e proprio spreco.

   CAPITANIO, BERGESIO, COIN, FUSCO, MACCANTI, MORELLI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   Nella puntata di «Striscia la notizia» del 9 dicembre 2020 è andato in onda un servizio relativo ad un presepe che avrebbe dovuto essere esposto nella sede Rai di viale Mazzini. Secondo il servizio, si tratterebbe di una versione «laica e musicale» della natività – con Gigliola Cinquetti (Madonna) e Lucio Dalla (Giuseppe) –, commissionata dalla Rai all'artista di fama internazionale Marco Lodola e pagata circa 36 mila euro.

   L'opera di Lodola, tuttavia, non sarebbe mai stata esposta e perciò custodita in un magazzino Rai. Ciononostante, un servizio trasmesso dal GR1 ne ha persino annunciato l'avvenuta accensione, di fatto mai avvenuta. Ove i fatti narrati trovassero conferma, si tratterebbe evidentemente di un vero e proprio spreco.

  Alla Società concessionaria si chiede pertanto di sapere:

   chi ha autorizzato la commessa per la realizzazione del presepe;

   se siano stati effettivamente corrisposti all'artista Marco Lodola i 36.000 euro pattuiti per la realizzazione dell'opera;

   perché l'opera non sia stata mai esposta;

   come il GR1 abbia potuto realizzare un servizio, evidentemente falso, circa l'inaugurazione (mai avvenuta) del presepe.
(308/1555)

  MULÈ. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Per sapere – premesso che:

   domenica 17 gennaio c.a., dalle 14:30 fino a tarda sera, i programmi in onda sul canale televisivo Rai3 hanno scelto, in piena crisi di Governo, di dare voce soltanto ad esponenti della maggioranza evitando di ascoltare anche i rappresentanti delle opposizioni, tanto più appartenenti al centro-destra;

   il programma «Mezz'Ora in più» di Lucia Annunziata, in onda alle 14:30, ha ospitato il leader di Italia Viva, Sen. Matteo Renzi, il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano e il Sindaco di Benevento, Clemente Mastella; in serata, il conduttore Fabio Fazio nel programma «Che tempo che fa», in onda alle 20:30, ha ospitato il ministro per gli Affari regionali e Autonomie, On. Francesco Boccia e l'On. Pier Luigi Bersani (LEU);

   appare, dunque, chiaro che la sovraesposizione degli esponenti politici appartenenti alla maggioranza in onda su Rai3, per l'intero pomeriggio fino a tarda sera, abbia generato un evidente squilibrio dell'informazione senza alcun rispetto dei principi del pluralismo, della completezza e della imparzialità dell'informazione;

   a ciò si aggiunga che alla risposta fornita al quesito n. 1446/COMRAI, presentato dall'interrogante, sulla violazione del pluralismo da parte del programma «Che tempo che fa», la Rai ha escluso la volontà di creare uno squilibrio dell'informazione trincerandosi dietro un'inutile, quanto risibile, giustificazione della mancata accettazione dell'invito da parte di un leader politico dell'opposizione a partecipare alla trasmissione in questione;

   in considerazione di quanto sin qui esposto, è fin troppo evidente che il declino dell'invito di un leader dell'opposizione non deve comportare, come conseguenza necessaria, l'assenza di qualsivoglia altro rappresentante appartenente al medesimo partito politico;

   in tale contesto non solo si può tranquillamente opinare sull'applicazione delle regole minime di equilibrio dell'informazione, ma si deve certamente osservare che nel momento in cui l'Azienda pubblica sceglie, autonomamente e senza alcun criterio oggettivo, quali siano i soggetti appartenenti all'opposizione parlamentare, la deontologia della professione giornalistica viene totalmente obliterata;

   il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 recante «Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici», all'articolo 3, indica quali principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia delle libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione;

   il Testo Unico, inoltre, ferma restando la superiorità gerarchica delle norme costituzionali, in particolare all'articolo 7, comma 2, ribadisce la «presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo da favorire la libera formazione delle opinioni» e la garanzia dell'accesso «di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e propaganda elettorale in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità»;

   la Rai deve garantire il rispetto delle regole minime di equilibrio nei propri programmi, tanto più in un ambito così delicato quale è quello dell'informazione, garantendo altresì una presenza adeguata agli esponenti politici per il rispetto che si deve alla pluralità del pubblico televisivo e, nel caso specifico, dei telespettatori che contribuiscono al mantenimento della Rai attraverso il pagamento del canone-:

   se i vertici Rai, alla luce di quanto riportato in premessa, non intendano chiarire quali siano i princìpi con cui vengono scelti gli ospiti nei programmi in onda su Rai3 e quali iniziative tempestive intendano adottare al fine di garantire il rispetto del pluralismo dell'informazione da parte del canale televisivo testé menzionato.
(309/1556)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 3.
  In linea generale si ritiene opportuno rilevare che la Direzione di Rai 3 cerca di garantire quotidianamente – attraverso tutti i suoi programmi nei giorni feriali e festivi – una informazione corretta ed equilibrata, una visione d'insieme sempre completa ed autorevole. I principi di equilibrio e pluralismo nella proposta di contenuti e nella presenza di ospiti rappresentano l'architrave della linea editoriale della Rete.
  In tale quadro è di tutta evidenza che la ratio con cui vengono scelti gli ospiti nei programmi si pone l'obiettivo di garantire il rispetto del pluralismo (oltre a quelli di completezza e imparzialità dell'informazione) tenendo conto della durata dell'intero anno, essendo sostanzialmente impossibile, e a volte non coerente con gli obiettivi editoriali, poter assicurare un equilibrio da «par condicio» ogni giorno in ogni singolo programma. Del resto, il principio di equilibrio complessivo dei programmi si muove in coerenza con il quadro normativo di riferimento.
  Tutto ciò premesso, si ritiene utile richiamare l'attenzione sulle peculiarità dei due programmi citati nell'interrogazione. Nello specifico «Mezz'Ora in più» e «Che Tempo che fa» sono due appuntamenti settimanali che in modo diverso, ma attento e sempre completo, seguono le vicende e l'attualità del Paese.
  «Mezz'ora in più» propone ogni domenica interviste ai principali protagonisti della scena politica, economica e sociale interna ed internazionale, cercando di presentare ai telespettatori i fatti, i politici ed i temi della settimana. La struttura del programma e i suoi contenuti editoriali possono portare alla costruzione di puntate, come è avvenuto e avviene, che ospitano un solo rappresentante politico di una parte, perché in quel momento è la personalità al centro dell'agenda, il protagonista della settimana o del giorno.
  «Che Tempo che fa» racconta la contemporaneità del Paese e del mondo, attingendo ad autorevoli rappresentanti della scena culturale, politica e sociale. Storicamente il format prevede interviste one to one senza alcun tipo di contraddittorio. Si tratta di un racconto unico nel suo genere – che parte a fine settembre e termina a fine maggio – presentando volti, protagonisti e voci sempre diversi.

   CAPITANIO, BERGESIO, COIN, FUSCO, MACCANTI, MORELLI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   La trasmissione «Striscia la notizia» si è più volte occupata del cosiddetto presepe «laico» commissionato dalla Rai all'artista Marco Lodola, pagato 36 mila euro, ma mai esposto. Nonostante ciò il Giornale Radio 1 (GR1), nei primi giorni di dicembre, ha rilanciato la notizia – evidentemente falsa – di una presunta inaugurazione di tale presepe, alla quale avrebbero addirittura partecipato artisti in collegamento in remoto. Si è scoperto trattarsi di una vera e propria fake news, forse confezionata ad hoc, rispetto alla quale né la Rai né la testata Giornale Radio Rai hanno fornito ad oggi spiegazioni.

  Alla Società concessionaria si chiede pertanto di sapere:

   quante volte e in quali orari sia stata trasmessa la notizia;

   chi e come abbia fornito l'informazione relativa alla presunta inaugurazione;

   se sia giunta in redazione qualche informazione circa la falsità del servizio messo in onda;

   se la stessa Società e se la testata Giornale Radio Rai abbiano effettuato le verifiche del caso;

   se la notizia sia stata rettificata nelle edizioni successive a tutela dei radioascoltatori e in che modo;

   se il direttore della testata abbia assunto dei provvedimenti rispetto alla produzione e trasmissione di un'informazione palesemente falsa.
(310/1557)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto – alle quali si risponde congiuntamente per una maggiore completezza e coerenza di informazione – si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In via preliminare si ritiene opportuno rilevare che l'opera di Marco Lodola denominata «Natività» è nata da un progetto la cui realizzazione è stata sostenuta dalla Direzione canone e beni artistici, progetto concepito come una installazione artistica di sculture luminose rappresentanti alcuni dei grandi interpreti della musica che hanno calcato il palcoscenico dell'Ariston e che erano state per l'occasione calate nel contesto del presepe. L'opera, che ha quindi un naturale collegamento al Festival di Sanremo, nel periodo natalizio è stata esposta all'ingresso della Galleria degli Uffizi, mentre la Rai ha deciso di non procedere alla sua esposizione – e dunque nemmeno al conseguente pagamento dell'installazione – in quanto l'autorizzazione per la realizzazione non aveva interessato i vertici aziendali.
  Sulla vicenda è stata aperta una istruttoria interna da Rai – come del resto anticipato dall'agenzia Ansa il 17 dicembre 2020 – per verificare le eventuali responsabilità legate alla vicenda del presepe laico, mentre il pagamento non è stato autorizzato dai vertici «perché ritenuto non in linea con le attuali scelte economiche aziendali».
  In ordine alla errata notizia del 9 dicembre 2020 sull'inaugurazione dell'opera, è emerso che qualche giorno prima la Direzione canone e beni artistici aveva comunicato al GR, con dettagli di programma, che quel giorno si sarebbe svolta l'inaugurazione dell'opera a viale Mazzini, pregando di dare copertura all'evento. A seguito di ciò, considerando l'evento una ordinaria promozione aziendale, è stato deciso di realizzare un breve servizio, andato poi in onda nelle edizioni non principali del Gr1 alle 12:00; Gr2 alle 12.30; Gr3 alle 13.45.
  La smentita della notizia non è giunta in tempo in quanto per un disguido solo tardivamente la Direzione interessata si è attivata per far sapere che l'inaugurazione era stata annullata.
  Quanto all'adozione di misure ad hoc a seguito della vicenda, si è in attesa degli esiti definitivi dell'indagine interna.

  GARNERO SANTANCHÈ, MOLLICONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   Mercoledì 20 gennaio 2021, su Rai 1, nel corso della trasmissione Uno mattina, condotta da Monica Giandotti e Marco Frittella, il giornalista Alan Friedman, commentando in collegamento video la partenza del presidente Trump da Washington, ha pronunciato queste parole: «Trump si mette in aereo con la sua escort... la sua moglie e vanno a Mar a Lago»;

   i conduttori non hanno ritenuto di censurare in diretta – ma solo successivamente e senza enfasi – un'espressione volgarmente offensiva nei confronti di Melania Trump, apostrofata senza pudore come prostituta e, più in generale, palesemente sessista e lesiva della dignità femminile;

   non vi è stata una presa di posizione immediata dell'Azienda;

   nel passato recente, in altri casi in cui sono state offese le donne, la Rai ha imposto l'allontanamento di ospiti o addirittura la sospensione di interi programmi,

  si chiede di sapere:

   quali provvedimenti l'Azienda, oltre a prendere formalmente le distanze da un'espressione volgarmente sessista, che ha insieme offeso una donna e leso la dignità femminile, intenda adottare nei confronti di Alan Friedman e se, in particolare, non ritenga doveroso vietare la partecipazione del giornalista a ulteriori trasmissioni della televisione pubblica.
(311/1560)

  GALLONE, MARROCCO, GASPARRI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   nella puntata di Uno Mattina del 20 gennaio scorso, il noto giornalista Alan Friedman ha utilizzato un epiteto intollerabile riferendosi alla ex first lady americana Melania Trump;

   riteniamo inammissibile che chiunque, ma a maggior ragione un professionista di livello come Alan Friedman, possa ancora essere legato, ai giorni nostri, a concetti che richiamano il peggior oscurantismo medievale, rivelando un pensiero retrogrado e ignorante secondo il quale la donna viene considerata e definita in base a parametri inaccettabili;

   è ancor più grave che questo volgare giudizio sia stato espresso sulla rete ammiraglia della tv di Stato e che nessuno dei dirigenti Rai si sia degnato di dissociarsi a dimostrazione che nel nostro Paese siamo ancora ben lontani da una reale rivoluzione culturale che tuteli davvero la donna liberandola da stereotipi rozzi e volgari;

   si interrogano il Presidente, il direttore generale della Rai e il direttore di Rai 1 per sapere:

   quali provvedimenti intenda assumere la dirigenza della RAI in conseguenza di quanto dichiarato in diretta televisiva da Alan Friedman nel corso del programma già citato in premessa lesivo della dignità delle donne e dell'immagine della RAI tutta.
(312/1561)

   MORELLI, CAPITANIO, COIN, FUSCO, MACCANTI, PERGREFFI, CENTINAIO, CAMPARI, Simone BOSSI, PAZZAGLINI, CASOLATI, CANDURA, Pietro PISANI, PEPE, SBRANA, GRASSI, URRARO, RUFA, Carlo DORIA, BRIZIARELLI, LUCIDI, Sonia FREGOLENT, ALESSANDRINI, Alessandra RICCARDI, PILLON, RIPAMONTI, PUCCIARELLI, FAGGI, RIVOLTA, VALLARDI, PIANASSO, AUGUSSORI, DE VECCHIS, Erika STEFANI, IWOBY, BORGONZONI, BAGNAI, SAVIANE, TESTOR, Emanuele PELLEGRINI, MARIN, Stefano CORTI, LUNESU, FERRERO, PIZZOL, Maria Cristina CANTÙ. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   Nel corso della puntata di «Unomattina» (Rai1) del 20 gennaio 2021, in uno spazio dedicato all'insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America, Joe Biden, il giornalista Alan Friedman è intervenuto (intorno alle ore 07.36) definendo Melania Trump «una escort». Nonostante l'assoluta gravità delle parole pronunciate, i conduttori (Marco Frittella e Monica Giandotti) e gli altri soggetti presenti (in studio o in collegamento) non sono intervenuti per dissociarsi da Friedman e per condannare quanto detto. Soltanto tre minuti dopo dall'espressione sgradevole utilizzata da Friedman, la Giandotti ha provato – molto timidamente – a riprendere lo stesso giornalista americano, glissando e ridacchiando sull'argomento.

   Fa specie rilevare come l'espressione sessista, volgare, offensiva della dignità umana e del tutto inopportuna di Friedman non abbia suscitato alcuna reazione nel mondo giornalistico e politico. Viene spontaneo chiedersi se i soloni del politicamente corretto e le vestali del femminismo si palesino soltanto in alcune circostanze, cioè quando a macchiarsi di espressioni indegne – come quella di Friedman, del resto – siano soltanto personaggi a loro sgraditi o appartenenti ad una fazione politica diversa dalla loro.

   Vale la pena di ricordare che, appena due mesi fa, lo scrittore Mauro Corona – per aver definito «gallina» la conduttrice di «#cartabianca», Bianca Berlinguer – è stato escluso sine die dalla trasmissione (della quale era ospite fisso) e condannato da tutto il mondo giornalistico e politico. A differenza di Friedman, però, Corona si è scusato e la Berlinguer ha ripreso ad invitarlo in trasmissione. Alla luce di tale precedente, ci si aspetta – seppur con ritardo – un'analoga, se non più severa, presa di posizione da parte della Rai, volta ad escludere dalle reti Rai il giornalista Alan Friedman. Questo, se non altro, per dimostrare che espressioni sessiste ed indegne, a prescindere da chi e nei confronti di chi siano rivolte, non possono – per nessuna ragione – trovare più dimora nelle reti Rai.

  Alla Società concessionaria si chiede pertanto di sapere:

   Quali azioni intenda intraprendere nei confronti di Alan Friedman, in ragione dell'espressione sessista e volgare da questi utilizzata durante la puntata di «Unomattina» del 20 gennaio 2021;

   Come possa giustificarsi il comportamento dei conduttori di «Unomattina», Marco Frittella e Monica Giandotti, rei di non aver adeguatamente stigmatizzato Friedman.
(314/1565)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 1.
  In via preliminare si ritiene opportuno rilevare che la Direzione di Rai 1, i conduttori e la redazione di Uno Mattina, così come l'intera azienda, hanno condannato fermamente l'insulto che Alan Friedman ha rivolto in diretta a Melania Trump. La Direzione di Rete è da sempre impegnata a condannare ogni forma di discriminazione, offesa o intolleranza, per cui concorda sul fatto che si sia trattato di «un pensiero retrogrado e ignorante».
  Nel corso della diretta i conduttori del programma, Monica Giandotti e Marco Frittella, hanno preso le distanze dalla frase di Friedman. In particolare, la conduttrice ha stigmatizzato le parole di Friedman dicendo che la sua era un'affermazione molto forte e grave. A rafforzare il loro dissenso, il giorno successivo all'accaduto – 21 gennaio – gli stessi conduttori hanno ulteriormente chiarito la loro posizione e quella della Rete con queste testuali parole:

   «Ieri in questi studi si è verificato uno spiacevole incidente, un ospite in collegamento ha rivolto un insulto sessista ad una donna. Durante la diretta abbiamo sollevato il nostro disappunto e sottolineato l'accaduto. E vogliamo oggi ribadire che Uno Mattina è il frutto del lavoro di una squadra il cui obiettivo è informare nel rispetto di tutte le opinioni, degli ospiti e del pubblico che ci segue da casa.».

  Sempre nella giornata del 21 gennaio l'Azienda ha ufficialmente preso posizione con un comunicato diffuso tramite agenzie di stampa, stigmatizzando con durezza il comportamento e le affermazioni di Alan Friedman.

  ORSINI, MULÈ – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. – Per sapere – premesso che:

   giovedì 21 gennaio c.a., durante un'intervista mandata in onda sul canale televisivo Rai1 nella trasmissione «Rai Documentari», il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha paragonato Anna Frank, una giovane ebrea tedesca, divenuta un simbolo della Shoah per il suo diario, scritto nel periodo in cui lei e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti, a Greta Thunberg, un'attivista svedese per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico affermando che si tratterebbe di «due storie di coraggio enorme in cui [...] si arriva a un risultato simile»;

   ad avviso degli interroganti si tratta di un paragone forzato che non regge anzitutto sul piano storico. Sono evidenti le differenze tra l'Olanda degli anni Quaranta e la Svezia del terzo millennio: da un lato l'occupazione militare da parte di un regime dittatoriale liberticida dall'altro una democrazia avanzata in un'Europa priva di guerre. Anna Frank è stata una vittima nonché testimone della Shoah, un atto infame compiuto nel mondo civilizzato, e non un'attivista. Ha vissuto la sua adolescenza nascosta, e non davanti alle telecamere in giro per il mondo;

   la memoria storica è troppo importante per cedere a riposizionamenti opportunistici da parte di esponenti politici di qualsiasi schieramento e paragonare le due vicende significa banalizzare la Shoah e perderne di vista il carattere unico;

   le dichiarazioni del sindaco Sala sono un'offesa per le vittime e per la nostra comunità dettate dall'ideologia del «politicamente corretto» le cui derive potrebbero compromettere molte libertà individuali. Infatti, quando il «politicamente corretto» pretende di riscrivere la storia a proprio uso e consumo può compiere disastri cui poi sarebbe impossibile porre riparo;

   il parallelo tra Anna Frank a Greta Thunberg è pertanto un'operazione pericolosa sul piano, oltre che della memoria storica, dell'educazione delle giovani generazioni;

   inoltre, i principi puntualmente richiamati nella normativa attualmente vigente e, nello specifico, il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «testo unico della radiotelevisione», stabiliscono che «l'attività di informazione mediante servizio di media audiovisivo o radiofonico, costituisce un servizio di interesse generale»;

   a ciò si aggiunga che l'articolo 7 del Testo Unico sopra citato dispone che l'attività di informazione radiotelevisiva costituisce un servizio di interesse generale che deve garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni;
   è dovere della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo fornire ai telespettatori, con programmazione quotidiana o straordinaria, strumenti validi al fine di garantire al cittadino la corretta formazione di una propria opinione –:

   quali iniziative di propria competenza i vertici Rai intendano adottare al fine di provvedere tempestivamente al ripristino di un effettivo e rigoroso equilibrio dell'informazione nella trasmissione «Rai Documentari»;

   quali iniziative di propria competenza i vertici Rai intendano adottare affinché nelle trasmissioni televisive siano garantite informazioni obiettive, complete, e imparziali e che episodi come quelli riportati in premessa non abbiano più a ripetersi.
(313/1564)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione Documentari.
  In linea generale, si ritiene opportuno rilevare che la Rai è costantemente impegnata a rispettare i principi richiamati dagli interroganti, nella consapevolezza che l'attività di informazione radiotelevisiva costituisca un servizio di interesse generale che deve garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni.
  In tale quadro, occorre sottolineare che la produzione di Rai Documentari, che ha raccolto l'intervista della giornalista Anna Mingotto al sindaco di Milano Sala, aveva scelto – già prima delle polemiche sul parallelo citato nell'interrogazione e riportato da organi di stampa – di non mandare in onda il passaggio in cui il sindaco Sala ha fatto un paragone tra la figura di Anna Frank e quella di Greta Thunberg. La decisione è stata guidata da motivi di opportunità poiché, tra l'altro, la risposta del sindaco è scaturita anche dalle modalità con cui è stata posta la domanda dalla giornalista.
  Pertanto, si ribadisce che il brano dell'intervista segnalato – citato con il virgolettato da alcune agenzie – non è stato mai messo in onda dal Servizio Pubblico.

   ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   Nel corso della puntata del 22 settembre scorso di «Cartabianca» su Rai3, l'opinionista fisso Mauro Corona, alpinista e scrittore, ha insultato la conduttrice Bianca Berlinguer e l'ha apostrofata con l'espressione sessista «stà zitta, gallina!». A seguito di questo episodio, l'ennesimo dopo una lunga serie tra insulti, gaffe, pubblicità occulta, intemperanze, consumo di alcol di diretta, l'azienda ha deciso di allontanare in modo definitivo Corona dalla trasmissione.

   A seguito dell'allontanamento di Corona da «Cartabianca», la conduttrice Berlinguer ha rilasciato diverse interviste ai giornali per esprimere pubblicamente la sua contrarietà alla decisione e criticare in modo netto l'operato dell'azienda.

   Nella seduta del 10 dicembre della commissione di Vigilanza Rai, il direttore di Rai3 Franco Di Mare, alla richiesta se le numerose interviste della conduttrice Bianca Berlinguer contro la Rai fossero state preventivamente autorizzate, come prevede il regolamento interno dell'azienda, ha dichiarato: «La signora Berlinguer è stata più volte invitata da me a non rilasciare più dichiarazioni, in base anche alle indicazioni del codice interno, e non ha ascoltato: sono fortemente aziendalista e sono sicuro che i vertici sapranno cosa indicare alla signora Berlinguer sulla questione delle interviste».

   Nel corso della puntata del 24 gennaio di «Non è l'arena» su La7, tv concorrente del servizio pubblico, è andata in onda una nuova intervista di Bianca Berlinguer, durante la quale la conduttrice ha ancora una volta criticato pubblicamente l'operato dell'azienda in merito al caso Corona.

   Tra gli opinionisti fissi della trasmissione «Cartabianca», tra i quali a inizio stagione era stato ingaggiato Corona, figura anche Andrea Scanzi, secondo quanto rivelato dalla stessa Rai in risposta all'interrogazione n. 1542/COMRAI. Scanzi è solito, come Corona, indulgere nelle volgarità e nell'insulto personale, spesso contro alcuni leader politici.

  Si chiede di sapere:

   Se l'intervista del 24 gennaio scorso di Bianca Berlinguer a La7, durante la quale la conduttrice di «Cartabianca» ha ancora una volta attaccato la Rai sul caso Corona, sia stata preventivamente autorizzata dai vertici aziendali e, nel caso non sia stata autorizzata, che provvedimenti l'azienda intenda prendere, anche alla luce delle dichiarazioni del direttore di Rai3 Franco Di Mare il 10 dicembre in commissione di Vigilanza, poiché si tratterebbe di una recidiva, oltre che di un evidente danno di immagine per l'azienda.

   Chi sono e in base a quali criteri vengono scelti gli opinionisti fissi della trasmissione di informazione «Cartabianca» e chi li decida, visto che tra questi figurano persone, come Mauro Corona e Andrea Scanzi, che spesso si sono segnalate alle cronache per episodi disdicevoli, come insulti e volgarità.

   Quanto vengono retribuiti gli opinionisti fissi di «Cartabianca», ad esempio quanto viene retribuito Scanzi, e in base a quali criteri vengono fissati i compensi.

   Se per i contratti stipulati con gli opinionisti fissi di «Cartabianca» ci sia stata anche l'intermediazione di agenti dello spettacolo e a quanto ammonti eventualmente la loro parcella.
(315/1566)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle Direzioni competenti.
  In via preliminare si ritiene opportuno ricordare che la posizione della Rai sulla vicenda Corona/Cartabianca è stata più volte illustrata e rimane la forte condanna per quanto accaduto in diretta in trasmissione.
  In merito all'intervento della dottoressa Berlinguer nel corso del programma de La7, si evidenzia che non si è trattato di un'intervista concordata ma di avvicinamento in strada della conduttrice Rai che ha, per dovere di cortesia, risposto brevemente ad un paio di domande del giornalista. La dottoressa Berlinguer, commentando l'operato di Rai nella vicenda, ha ribadito in modo sintetico le posizioni già espresse e note, posizioni secondo cui avrebbe auspicato di poter gestire autonomamente l'incidente. Rai ritiene comunque di aver operato al meglio nell'interesse aziendale.
  Quanto ai criteri di scelta degli ospiti del programma Cartabianca, si ritiene opportuno ribadire quanto già precedentemente esplicitato in risposta ad altra interrogazione, ovvero che la scelta degli ospiti, sempre libera all'interno di ogni gruppo editoriale, persegue l'obiettivo di assicurare una programmazione pluralista per garantire ai cittadini una corretta informazione utile alla formazione della loro opinione. Medesima logica segue la scelta dei cosiddetti opinionisti – giornalisti o altri esponenti della società scientifica e civile – che vengono contrattualizzati per garantire una maggiore ricchezza di contenuti e di idee nel confronto
che si sviluppa nell'arco della messa in onda.
  Quanto infine alle figure contrattualizzate nella trasmissione Cartabianca, Scanzi è l'unico giornalista chiamato come opinionista. Il suo compenso, che è stato negoziato da un agente non retribuito da Rai, è in linea con quello percepito da giornalisti che svolgono analoga attività professionale. Altro opinionista contrattualizzato è il professor Massimo Cacciari, docente presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

   GASPARRI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. – Premesso che:

   pur avendo più volte chiesto informazioni, in occasione della ricorrenza del 10 febbraio, giorno del ricordo dedicato ai martiri delle Foibe, non si hanno ancora notizie di programmazioni che rendano omaggio alle vittime di questa tragedia da parte del servizio pubblico,

  per sapere:

   quali siano gli impegni della Rai in vista del 10 febbraio p.v.
(316/1570)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto, si conferma quanto anticipato per le vie brevi e si riassumono di seguito le iniziative editoriali Rai, televisive e digital, fin qui programmate o in via di definizione per la celebrazione del «Giorno del Ricordo» in memoria delle vittime delle Foibe (mercoledì 10 febbraio 2021). Si tratta di un prospetto di un lavoro progressivo che troverà pieno compimento nei prossimi giorni.
  Questi i programmi che parleranno della ricorrenza con diverse modalità editoriali:

Rai1

  Ampi spazi di approfondimento dedicati alla ricorrenza sono previsti nei seguenti programmi:

   Sabato 6 febbraio

    Il Caffè di Rai 1 (06:00)

   Domenica 7 febbraio

    Uno Mattina in Famiglia (06:30)

    Speciale Tg1 (23:30) in attesa conferma

   Mercoledì 10 febbraio

    Uno Mattina (dalle 06:45)

    Storie italiane (09:55)

    Oggi è un altro giorno (14:00)

    Porta a Porta (23:05) dedicheranno uno spazio ad hoc

    Camera dei Deputati: Celebrazione Giorno del Ricordo (in attesa conferma)

Rai2

  Ampi spazi di approfondimento dedicati alla ricorrenza sono previsti nei seguenti programmi:

   Mercoledì 10 febbraio

    Fatti Vostri (11:15)

    Ore 14 (14:00)

    TG2 Speciale «Il giorno del ricordo» (ore 17:00)

    Restart (23:40)

   Giovedì 11 febbraio

    Film Red Land (Rosso Istria) (23:30)

    Regia di Maximiliano Hernando Bruno, con Selene Gandini, Franco Nero, Geraldine Chaplin.
    Estate del 1943. Il 25 luglio Mussolini viene arrestato e l'8 settembre l'Italia firma quell'armistizio separato con gli angloamericani che condurrà al caos. L'esercito non sa più chi è il nemico e chi l'alleato. Il dramma si trasforma in tragedia per i soldati abbandonati a se stessi nei teatri di guerra ma anche e soprattutto per le popolazioni civili Istriane, Fiumane, Giuliane e Dalmate, che si trovano ad affrontare un nuovo nemico: i partigiani di Tito che avanzano in quelle terre, spinti da una furia anti-italiana. In questo drammatico contesto storico, avrà risalto la figura di Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, laureanda
all'Università di Padova, barbaramente violentata e uccisa dai partigiani titini avendo la sola colpa di essere Italiana e figlia di un dirigente locale del partito fascista.

Rai3

  Mercoledì 10 febbraio

   Passato e Presente – Foibe una violenza senza confini con il Prof. R. Pupo – 1^TX (Ore 13:15 su Rai3 e in replica alle 20:30 su Rai Storia).
   Il 10 febbraio in Italia si celebra il «giorno del ricordo», dedicato alle vittime delle foibe e alle decine di migliaia di esuli costretti a lasciare l'Istria e la Dalmazia alla fine della seconda guerra mondiale. Conflitti nazionalistici, economici e ideologici sono alla base di un lungo elenco di stragi e violenze che coinvolgono il territorio dell'alto Adriatico e la Venezia Giulia, fino a trasformarlo in un vero e proprio laboratorio della violenza politica dell'età contemporanea. Nemmeno la fine della seconda Guerra Mondiale pone fine allo stillicidio di violenze e intimidazioni, che avranno un ulteriore drammatico esito nell'esodo Giuliano-Dalmata, quando centinaia di migliaia di italiani saranno costretti a lasciare la propria terra e le proprie case. Le foibe e l'esodo giuliano-dalmata rappresentano un capitolo tragico della nostra storia, riemerso dall'oblio a partire dagli anni 90 e tuttora oggetto di studi e ricerche. Ne parlano Paolo Mieli e il professor Raoul Pupo.

   Frontiere (15:25)
   «Frontiere» torna a quei terribili giorni del secondo dopoguerra e a una storia a lungo rimossa, negata e dimenticata. Perché per decenni gli esuli, dispersi ovunque e raccolti in 109 campi profughi in tutta Italia, hanno nascosto la loro condizione? Da quali violenze scappavano? Perché sono stati accolti con così poca generosità?
   Sono tante le voci dei protagonisti e degli esperti che arricchiscono il racconto di Franco Di Mare: Paolo Mieli, Guido Crainz, Nino Benvenuti, Toni Capuozzo e Anna Maria Mori.
   Fare i conti con la storia, in questo caso più che mai, significa chiudere antiche ferite e finalmente voltare pagina in uno dei capitoli più duri e trascurati della storia italiana del Novecento.

   Speciale Giorno del Ricordo delle Foibe a cura della TGR (16:25).

   Geo (17:00) in attesa dettaglio.

Tgr

  Mercoledì 10 febbraio

   Lombardia
   La redazione realizzerà servizi per le due edizioni del telegiornale e per il Giornale Radio regionale, seguendo la cerimonia prevista al Monumento dei Martiri in Piazza della Repubblica e in Regione per il conferimento del premio per gli studenti meritevoli.

   Puglia
   La redazione si occuperà del Villaggio Trieste di Bari dove fu allestito un campo profughi per accogliere nel capoluogo pugliese i profughi sfuggiti alle persecuzioni attuate dalla Jugoslavia di Tito.

   Abruzzo
   La redazione curerà un servizio ad hoc all'interno di un'edizione del telegiornale.

   Toscana
   La redazione curerà servizi sulle eventuali cerimonie ufficiali che si svolgeranno sul territorio
.

   Basilicata
   La redazione trasmetterà due servizi sui lucani morti nelle Foibe
.

   Molise
   La redazione curerà un servizio ad hoc su eventuali iniziative che verranno programmate nella regione.

   Valle d'Aosta
   La redazione curerà servizi sia all'interno delle edizioni del telegiornale che di «Buongiorno Regione», sulle eventuali iniziative che si svolgeranno in Regione
.

   Trento
   La redazione curerà servizi all'interno delle edizioni del telegiornale dando risalto
alle eventuali cerimonie commemorative in Regione.

   Friuli Venezia Giulia
   La redazione slovena seguirà, con servizi all'interno delle edizioni del telegiornale, gli eventuali avvenimenti istituzionali che si svolgeranno in Regione.

Spot Istituzionale.

  Dal 3 al 10 febbraio sarà programmato su tutte le reti lo spot prodotto da Rai per il Giorno del Ricordo.

RaiNews24

  Mercoledì 10 febbraio

   RaiNews24 darà ampio spazio al Giorno del Ricordo con servizi, interviste ed eventuali collegamenti dalle cerimonie ufficiali.

  Tutte le Testate dedicheranno ampia copertura informativa alla ricorrenza

Rai Premium

  Domenica 7 febbraio

   Il cuore nel pozzo (19:00)
   Regia di Alberto Negrin con Leo Gullotta, Beppe Fiorello, Anna Liskova.
   Istria, 1944. Una piccola comunità istriana è sconvolta dall'arrivo dei partigiani di Tito.

Rai Storia

  Mercoledì 10 febbraio

   Il giorno e la storia (ore 00:00 e in replica alle 8:30, 11:30, 14:00 e 20:10).
   Il 10 febbraio è stato scelto a partire dal 2005 dal Parlamento italiano come «il Giorno del Ricordo» in memoria delle vittime delle foibe e degli esuli istriano-dalmati, costretti ad abbandonare le loro case dopo la cessione di Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia, a seguito della sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Le foibe sono grotte carsiche, con un ingresso a strapiombo, dove i partigiani comunisti titini gettarono, tra il 1943 e il 1945, più di 3000 italiani. Il totale complessivo delle vittime «infoibate» è di 80.000, per lo più croati e sloveni, considerati nemici del progetto perseguito da Tito di una federazione comunista jugoslava sotto la leadership di gruppi dirigenti di origine serba.

   Passato e Presente. Il dramma giuliano-dalmata dalle Foibe all'esodo (con il prof. Raoul Pupo) (8:50).
   Orrore, paura, scontri ideologici e delicati equilibri geopolitici sono alla base di un terribile evento che coinvolge un popolo di oltre duecentomila italiani costretti a lasciare la propria terra e ad incamminarsi lungo un doloroso viaggio. Un capitolo tragico della nostra storia, riemerso dall'oblio solo a partire dagli anni '90 e tuttora oggetto di studi e ricerche con particolare attenzione alle fonti jugoslave che consentono di offrire un quadro più chiaro del dramma dell'esodo giuliano-dalmata.

   Passato e Presente. Fiume e l'epurazione di Tito (con il prof. Raoul Pupo) (14:30).
   Orrori per molti anni confinati nell'oblio, ma anche violente trasformazioni operate alla luce del sole, come l'urbicidio e lo spopolamento della città di Fiume voluto dal regime di Tito e la grande illusione dei comunisti monfalconesi sfociata nella repressione di regime nell'isola carcere di Goli Otok.

   L'Italia della Repubblica – Il confine conteso (Ore 19 e in replica giovedì 11 febbraio alle ore 12).
   La linea che divide Italia e Jugoslavia, nel dopoguerra, diviene una profonda ferita nella storia repubblicana.
   Se ne parla a «L'Italia della Repubblica», con l'introduzione di Paolo Mieli e la consulenza storica di Giovanni Sabbatucci. Ospite in studio, la scrittrice istriana Anna Maria Mori, intervistata da Michele Astori, racconta come le vicende del «confine conteso» hanno segnato la vita di chi ha dovuto lasciare per sempre la propria casa. Dopo il trattato di pace, la Jugoslavia controlla la penisola istriana, mentre il Territorio libero di Trieste viene diviso in due zone, una affidata agli Alleati e una controllata dagli jugoslavi. Il capoluogo friulano dovrà aspettare
molti anni prima di tornare italiano e in questo tempo, dalla fine del conflitto al memorandum di Londra del 1954, gli italiani che vivono in quella terra pagano il prezzo della sconfitta. Sono anche tributi di sangue, come quello versato nella tragedia delle foibe che hanno inghiottito migliaia di persone, scrivendo una delle pagine più nere della storia italiana. C'è, infine, il triste esodo cui sono stati costretti gli italiani residenti nelle terre di confine passate agli jugoslavi. La puntata, che dà voce ai protagonisti e ai testimoni dell'epoca attraverso le interviste di repertorio delle teche Rai, si avvale del contributo degli storici Raoul Pupo e Patrick Karlsen.

   Passato e Presente – Foibe una violenza senza confini con il Prof. R. Pupo – 1^TX (Ore 20:30 replica delle 13:15 su Rai3).
   Il 10 febbraio in Italia si celebra il «giorno del ricordo», dedicato alle vittime delle foibe e alle decine di migliaia di esuli costretti a lasciare l'Istria e la Dalmazia alla fine della seconda guerra mondiale. Conflitti nazionalistici, economici e ideologici sono alla base di un lungo elenco di stragi e violenze che coinvolgono il territorio dell'alto Adriatico e la Venezia Giulia, fino a trasformarlo in un vero e proprio laboratorio della violenza politica dell'età contemporanea. Nemmeno la fine della seconda Guerra Mondiale pone fine allo stillicidio di violenze e intimidazioni, che avranno un ulteriore drammatico esito nell'esodo Giuliano-Dalmata, quando centinaia di migliaia di italiani saranno costretti a lasciare la propria terra e le proprie case. Le foibe e l'esodo giuliano-dalmata rappresentano un capitolo tragico della nostra storia, riemerso dall'oblio a partire dagli anni '90 e tuttora oggetto di studi e ricerche.

   Il Tempo del ricordo. Le foibe e l'esodo istriano giuliano-dalmata – 1^TX (Ore 21:10 e in replica giovedì 11 febbraio alle 9:30).
   Rai Storia racconta le vicende di un esodo doloroso, lungo, a volte silenzioso degli italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia costretti a lasciare le proprie terre e le proprie case senza alcuna certezza, incalzati e in alcuni casi trucidati dall'esercito Titino. Località come Basovizza, Vines, Pisino, Tarnova diventano i luoghi dove avvengono fucilazioni e sparizioni di migliaia di italiani. Inizia così quel viaggio, quell'esodo che ha nei campi profughi istituiti nella penisola italiana una prima tragica fase a cui si aggiungerà nel primo dopoguerra l'istituzione di più quaranta «quartieri» nelle maggiori città italiane dove inizierà una faticosa ricostruzione del tessuto sociale e del futuro di intere famiglie. Il quartiere «giuliano-dalmata» di Roma diventa dunque un luogo in cui la memoria di ciò che è avvenuto costruisce, attraverso la presenza del museo «la Casa del Ricordo», un nuovo ponte di dialogo e di riconnessione con le famiglie e i parenti rimasti in Istria.

   Film L'ultima spiaggia – Pola tra la strage di Vergarolla e l'esodo- (Ore 22:10 e in replica giovedì 11 febbraio alle ore 10:30).
   Di Alessandro Quadretti e Domenico Guzzo.
   Il 18 agosto 1946, sulla spiaggia di Vergarolla (Pola), si sarebbero dovute tenere le tradizionali gare natatorie per la Coppa Scarioni, organizzate dalla società remiera «Pietas Julia». La manifestazione aveva l'intento dichiarato di mantenere una parvenza di connessione col resto dell'Italia, e il quotidiano cittadino «L'Arena di Pola» reclamizzò l'evento come una sorta di manifestazione di italianità. La spiaggia era gremita di bagnanti, tra i quali molti bambini. Ai bordi dell'arenile erano state accatastate molte mine antisbarco ritenute inerti in seguito all'asportazione dei detonatori. Alle 14.15 l'esplosione di queste mine uccise diverse decine di persone. Alcune rimasero schiacciate dal crollo dell'edificio della «Pietas Julia». I soccorsi furono complessi e caotici, anche per il fatto che alcune persone furono letteralmente «polverizzate» e non si riuscì a definire l'esatto numero delle vittime (fra 80 e 100). La strage di Vergarolla è raccontata nel documentario «L'ultima spiaggia» di Alessandro Quadretti e Domenico Guzzo. Sin dalle prime ore successive alla strage, si fece strada la classica coppia antitetica d'interpretazioni, che opponeva la tesi della tragica fatalità a quella dell'attentato premeditato volto a radicalizzare la tensione anti-italiana in città. Tuttavia, i risultati delle
indagini dell'epoca uniti alla recente desecretazione di alcuni documenti del Public Record Office inglese (Kew Gardens, Londra) hanno spostato verso l'ipotesi dolosa le ultime ricostruzioni storiografiche, pur senza addivenire a versioni infalsificabili. Mai alcun processo è stato celebrato per definire la natura e le responsabilità di quello che oggettivamente può essere considerato il grave attentato della storia dell'Italia repubblicana: la morte di oltre ottanta italiani in un'occasione di festa stenta tutt'ora a trovar spazio nei libri di storia e nella memoria nazionale. Il fallimento delle indagini e la mancata illuminazione delle responsabilità e della catena degli eventi, finirà per cristallizzare nella cittadinanza la convinzione che Pola fosse una sorta di pedina di scambio nel gioco delle potenze vincitrici della guerra. Sostanzialmente la popolazione italiana di Pola ritenne di trovarsi di fronte ad un'alternativa secca: o rimanere nella propria città in balia di un potere che non offriva nessuna garanzia sul piano della sicurezza personale, né su quello della libera espressione del proprio sentire nazionale e politico, oppure abbandonare tutto per prendere la via dell'esilio. Nell'estate del 1946 l'esodo era già un'opzione molto concreta. Tuttavia, nella memoria collettiva della popolazione la strage di Vergarolla venne ritenuta come un punto di svolta, in cui anche gli incerti si convinsero che la permanenza in città alla partenza degli Alleati sarebbe stata impossibile.

   Passato e Presente – Foibe, l'eterno abbandono con la Prof. ssa Orietta Moscarda e il Prof. Egidio Ivetic – 1^TX (Ore 23).
   Orrore, paura, scontri ideologici e delicati equilibri geopolitici sono alla base di un terribile evento che coinvolge un popolo di circa 250 mila italiani costretti a lasciare la propria terra, le proprie case, e ad incamminarsi in lungo doloroso viaggio. In studio con Paolo Mieli, la professoressa Orietta Moscarda e il professor Egidio Ivetic. Perfino il rientro in Italia avviene spesso nel segno del dramma, alimentato da diffidenze e pregiudizi. Le foibe e l'esodo giuliano-dalmata rappresentano un capitolo tragico della nostra storia, riemerso dall'oblio solo a partire dagli anni '90 e tuttora oggetto di studi e ricerche.

Rai Scuola

  Mercoledì 10 febbraio

   Speciali Scuola – Storie di confine: Giorno del ricordo 2021 (ore 11:30 1^TX – repliche 15:30, 19:30, 23:30 e 03:30).
   Lo Speciale di Rai Scuola sarà dedicato alla conoscenza, attraverso immagini e testimonianze, della storia del confine italiano orientale. Racconteremo l'esperienza e il lavoro di un gruppo di studenti liceali, accompagnati dai loro docenti e storici, nella ricerca della memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo dalle loro terre, di Istriani, Fiumani e Dalmati all'indomani della seconda Guerra Mondiale.

   Nello Speciale gli studenti del liceo classico Giulio Cesare di Roma e del liceo musicale Marconi di Pesaro che da anni portano avanti un programma dedicato al confine orientale, ci racconteranno le loro riflessioni dopo aver incontrato testimoni dell'esodo.

Portale Rai Cultura

  Per conoscere più a fondo le circostanze che portarono ai drammatici avvenimenti che la solennità civile del 10 febbraio ricorda, il portale di Rai Cultura e i social associati, propongono lo speciale «Il Giorno del Ricordo», realizzato con filmati e materiale d'archivio dell'epoca e trasmissioni di approfondimento della Rai come «Passato e Presente», «La Storia siamo noi», «Enigma», «Correva l'anno» e egli speciali a cura di Rai Scuola. Il documento ripropone anche la visione della mini-serie televisiva «Il cuore nel pozzo», ambientato in Istria nel 1943, prodotto e trasmesso dalla Rai nel 2005.
  L'offerta inoltre sarà rilanciata sul portale Rai Cultura e sui canali web e social.

Rai DigitalRaiPlay

  In occasione del Giorno del Ricordo, RaiPlay dedica ampio risalto alla ricorrenza con una selezione di film, fiction, documentari, programmi, materiali storici delle Teche Rai, con testimonianze importanti di sopravvissuti. L'offerta sarà visibile nella Home page RaiPlay con una playlist tematica e singoli contenuti saranno disponibili anche nelle sezioni «Da Non Perdere», «Film», «Documentari», «Storia», «Fiction» e «Teche Rai». Qui di seguito i dettagli dell'offerta:

FILM

  Red Land

FICTION

  Il cuore nel pozzo

PROGRAMMI

  La Grande Storia – L'Italia di frontiera: la guerra, le Foibe, l'esodo

  Correva l'anno – Foibe

  Istria il diritto alla memoria

  Frontiere – La storia negata

  Il tempo e la storia: Le Foibe

  Memorie dall'abisso

  Porta a Porta: Foibe: tragedia italiana

  L'ultima spiaggia. Pola fra la strage di Vergarolla e l'esodo

  Speciale Tg1 – Istria terra del mio dolore

  Dopo l'esodo – speciale Rai Scuola

  Passato e presente – Fiume e l'epurazione di Tito

  Concerto per il Giorno del Ricordo

  I ricordi e le speranza – LeFoibe

  La Grande Storia – Le Foibe: la storia e i luoghi

  Passato e presente: Il dramma giuliano-dalmata

  Enigma – Le Foibe

  Tg2 dossier storie – Le Foibe

  La storia siamo noi – Le Foibe

  Il tempo e la storia – Foibe: il giorno del ricordo

   GASPARRI. – Al Presidente della RAI e all'Amministratore delegato. – Premesso che:

   lo scorso 27 gennaio, nel corso del Tg di Rai Tre su presunti maltrattamenti nel carcere di San Gimignano, sono state mandate in onda immagini tratte dal circuito chiuso televisivo del carcere;

   tali immagini sono oggetto di prova di un processo ancora in corso e nella proiezione non sono stati neanche oscurati i volti degli agenti coinvolti;
   è evidente che la modalità priva di oscuramento dei volti, oltre a violare la privacy degli agenti, mette a repentaglio la sicurezza e l'incolumità degli stessi,

  si chiede di sapere:

   se non ritenga grave quanto accaduto sia per le indagini ancora in corso, sia per l'assoluta violazione della privacy degli agenti coinvolti e quali provvedimenti intenda intraprendere.
(317/1573)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della testata del Tg3.
  In via preliminare si ritiene opportuno ricordare che il servizio andato in onda nel corso dell'edizione serale del Tg3 del 27 gennaio u.s., dava conto del processo avviato innanzi il Tribunale di Siena a carico di alcuni agenti di polizia penitenziaria e di un medico del carcere di San Gimignano, chiamati a rispondere – per la prima volta nella storia giudiziaria italiana – del reato di tortura per una serie di presunte violenze a carico di detenuti. In particolare, nel corso del servizio venivano diffuse alcune immagini, riprese dalle telecamere interne dell'istituto di pena, ritenute dagli inquirenti una prova ineludibile degli illeciti contestati agli
imputati. A ciò si aggiunga che tale video, al momento della sua pubblicazione nel notiziario, era già nella libera disponibilità di tutte parti del procedimento penale ed era stato già ritualmente acquisito nell'ambito del processo abbreviato.
  Tutto ciò premesso – a prescindere da ogni rilievo propriamente giuridico circa l'avvenuta acquisizione processuale della prova e la conseguente ostensibilità del video – occorre segnalare come la pubblicazione delle immagini de quibus risulti assolutamente legittima, in base a quanto stabilito non solo dal diritto costituzionale di cronaca (art. 21), ma anche dal Regolamento (UE) n. 2016/679 del Parlamento europeo in materia di protezione dei dati personali. La legittimità della pubblicazione è inoltre rafforzata da quanto previsto dal Codice in materia di protezione dei dati personali (decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, come modificato dal decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101) e dalle «Regole deontologiche relative al trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica» (Gazzetta Ufficiale del 4 gennaio 2019, n. 3).
  È inoltre utile richiamare l'art. 137, comma 3, del Codice sulla privacy, che dispone che – in caso di diffusione o di comunicazione di dati personali per finalità giornalistiche – restano fermi i limiti del diritto di cronaca a tutela dei diritti di cui all'articolo 2 del medesimo Codice (dignità, riservatezza, identità personale e protezione dei dati personali) e, in particolare, il limite dell'essenzialità dell'informazione riguardo a fatti di interesse pubblico.
  L'articolo 8 delle Regole deontologiche summenzionate prescrive altresì che: «Salva l'essenzialità dell'informazione, il giornalista non fornisce notizie o pubblica immagini o fotografie di soggetti coinvolti in fatti di cronaca lesive della dignità della persona, né si sofferma su dettagli di violenza, a meno che ravvisi la rilevanza sociale della notizia o dell'immagine» (comma 1); «Salvo rilevanti motivi di interesse pubblico o comprovati fini di giustizia e di polizia, il giornalista non riprende né produce immagini e foto di persone in stato di detenzione senza il consenso dell'interessato» (comma 2); «Le persone non possono essere presentate con ferri o manette ai polsi, salvo che ciò sia necessario per segnalare abusi» (comma 3).
  Nel caso in esame, la videoripresa è stata considerata non solo dal Tg3, ma dagli stessi inquirenti, idonea a rappresentare un episodio di presumibile violenza gratuita a discapito di un detenuto, tale da assumere – nell'impianto accusatorio – la gravissima configurazione del delitto di tortura. Sussiste, pertanto, il diritto-dovere del giornalista a dare notizia dell'avvenuto esercizio dell'azione penale a carico di pubblici ufficiali accusati di aver abusato, con crudeltà, della loro autorità nei confronti di soggetti in vinculis (articolo 613-bis codice penale).
  Infine, si osserva che la giurisprudenza dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali segnala da sempre l'esigenza di riservare massima tutela alla privacy del detenuto, evitando ad esempio di mostrarne l'immagine in manette, ma nel contempo giustifica – nell'interesse dello stesso ristretto e della popolazione penitenziaria – la denuncia giornalistica di violenze e abusi perpetrati a danno di persone sottoposte a misure privative della libertà. Tale orientamento è corroborato, oltre che da una serie di pronunce della Suprema Corte in tema di esercizio del diritto di cronaca giudiziaria (articolo 51 codice penale), da molteplici pronunce della Corte di Giustizia dell'Unione Europea.