VIII Commissione

Ambiente, territorio e lavori pubblici

Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)

Commissione VIII (Ambiente)

Comm. VIII

Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
SOMMARIO
Martedì 1 dicembre 2020

ATTI DEL GOVERNO:

Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno 2020, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi. Atto n. 218 (Esame e rinvio) ... 44

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE:

Sul rapporto per il 2020 «Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell'impatto delle misure di incentivazione» ... 47

ALLEGATO (Nota di sintesi) ... 48

VIII Commissione - Resoconto di martedì 1 dicembre 2020

ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 1° dicembre 2020. — Presidenza della presidente Alessia ROTTA.

  La seduta comincia alle 13.35.

Schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno 2020, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi.
Atto n. 218.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto in titolo.

  Alessia ROTTA, presidente, avverte che il termine assegnato alla Commissione per l'espressione del parere scade il prossimo 8 dicembre e ricorda che nell'ultima riunione dell'ufficio di presidenza si era concordato di verificare se vi fossero le condizioni per renderlo già nella seduta di domani.

  Silvia FREGOLENT (IV), relatrice, fa presente che la Commissione avvia l'esame sullo schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi, pari, per l'anno 2020, a 4.102.413 euro. Come già anticipato dalla presidente, il parere sull'atto dovrà essere reso entro il prossimo 8 dicembre.
  Ricorda preliminarmente che l'articolo 1, comma 40 della legge n. 549 del 1995 ha disposto che gli importi dei contributi dello Stato in favore di enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi siano iscritti in un unico capitolo nello stato di previsione di ciascun Ministero interessato. La ripartizione dei contributi viene effettuata annualmente, con decreto interministeriale, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti. Il comma 41 del citato articolo prevede che il riparto sia effettuato secondo criteri diretti ad assicurare prioritariamente il buon funzionamento degli organismi cui è destinato, nonché degli enti nazionali per la gestione dei parchi.
  Lo schema di decreto ministeriale in esame provvede, in particolare, a ripartire le risorse del capitolo 1551, piano gestionale 2, del bilancio di previsione del Ministero dell'Ambiente, a favore di enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi. Il capitolo citato è collocato all'interno del programma 18.13, Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversità e dell'ecosistema marino, nell'ambito della missione 18, Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente.
  Lo stanziamento da ripartire per il 2020 è pari, come detto, a euro 4.102.413, identico allo stanziamento previsto per l'anno 2019.
  Le risorse sono in larga parte destinate ai 24 enti parco nazionali (1.888.000 euro) e alle 27 aree marine protette (924.000 euro).
  Dello stanziamento rimanente, 820.000 euro sono destinati ai 3 parchi minerari (300.000 per il Parco delle colline metallifere Grossetane, 300.000 per il Parco delle miniere dell'Amiata e 220.000 per il Parco delle miniere dello zolfo delle Marche).
  Ancora, 420.000 euro sono destinati al compimento degli obblighi derivanti dall'adesione dello Stato italiano alle convenzioni internazionali in materia ambientale (Convenzioni CITES e di Bonn).
  Viene infine previsto un fondo di premialità di circa 50.000 euro, da destinarsi agli enti parco virtuosi, che rispettino cioè termini e modalità previste e che raggiungano un buono stato di avanzamento dei progetti.
  Secondo quanto evidenziato dalla relazione illustrativa, il riparto tra gli enti parco nazionali è effettuato utilizzando il criterio della complessità territoriale-amministrativa delle aree protette, sulla base di tre parametri – identici rispetto a quelli adottati nel 2019 – cui viene applicato un coefficiente di ponderazione che tenga conto della rilevanza di ciascun parametro rispetto agli altri: superfici delle zone naturali di riserva integrale all'interno del parco (ponderato al 50 per cento); superficie occupata (ponderata al 30 per cento); numero dei comuni insistenti in tutto o in parte sul territorio di ciascun parco (ponderato al 20 per cento).
  In base a tale metodologia, a ciascun ente parco sono assegnate quote fisse pari a 65.000 euro, 85.000 euro e 103.000 euro.
  Sempre secondo la relazione illustrativa, la direttiva ministeriale per il 2020 inviterà gli enti parco nazionali, secondo la linea già indicata dalla precedente direttiva del 2019 – che non ha trovato adeguato compimento per effetto delle difficoltà insorte a seguito del verificarsi dell'emergenza sanitaria – a programmare azioni dirette ad affrontare il declino degli insetti impollinatori, tema peraltro individuato tra gli impegni prioritari del Piano dell'Unione europea per il ripristino della natura nella recente Comunicazione della Commissione europea sulla Strategia per la biodiversità dell'Unione Europea al 2030 e in linea con quanto riportato con la Risoluzione del Parlamento europeo del 18 dicembre 2019 sull'iniziativa dell'Unione europea a favore degli impollinatori.
  L'azione dei parchi dovrà essere articolata in tre linee di attività: monitoraggio, valutazione e raccolta dati; interventi sul territorio; attività di comunicazione verso cittadini e imprese.
  Per quanto riguarda le aree marine protette, la relazione illustrativa evidenzia che, a partire dal 2012, è stata avviata una revisione del sistema delle aree marine protette italiane, allo scopo di rafforzarne la governance, attraverso la dotazione di un «modello di programmazione standardizzato», che ha consentito di assicurare il monitoraggio delle politiche di settore e della gestione dei finanziamenti nazionali e comunitari.
  Tale modello ha permesso di garantire uniformità di programmazione, con un innalzamento degli standard di gestione attraverso l'individuazione degli obiettivi prioritari (cosa proteggere, minacce ambientali esistenti, strategie da adottare per ridurre gli impatti antropici) e una maggiore facilitazione
nello scambio di buone pratiche all'interno del sistema delle aree marine protette. Al fine di tenere in considerazione le diversità tra le varie aree, per l'assegnazione dei finanziamenti ordinari sono stati inoltre adottati e applicati «criteri obiettivi di riparto». La relazione illustrativa cita inoltre il progetto volto all'eco-rendicontazione naturalistica, per l'individuazione di indicatori di efficacia di gestione e per la successiva applicazione sperimentale della metodologia individuata.
  La citata relazione evidenzia quindi che le risorse stanziate sono state ripartite dallo schema di decreto in esame sulla base della qualificazione o meno delle aree marine protette in Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM), analogamente all'anno precedente, prevedendo per le prime una quota fissa di 52.000 euro e per le altre di 22.000 euro.
  Ricordo, al riguardo, che le aree marine protette italiane inserite nella lista delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea, istituite ai sensi della Convenzione di Barcellona del 1978, sono 11: Portofino, Miramare, Plemmirio, Tavolara-Punta Coda Cavallo, Torre Guaceto, Capo Caccia-Isola Piana, Punta Campanella, Porto Cesareo, Capo Carbonara, Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre, Egadi.
  La relazione sottolinea, al riguardo, il maggior carico di responsabilità delle 11 aree marine rientranti nella lista ASPIM, tenute a costanti attività di studio scientifico sistematico e di monitoraggio degli habitat, al fine di stilare gli elenchi delle specie sia di flora che di fauna, necessari per definire il grado di biodiversità del sito in oggetto.
  La relazione illustrativa, per quanto riguarda il cronoprogramma delle attività finanziate per l'anno 2020, con riferimento alla quota assegnata agli enti parco e alle aree marine protette nazionali, stabilisce la seguente tempistica: la trasmissione delle proposte progettuali entro il 31 gennaio 2021, la prima relazione sulle attività in corso entro il 30 giugno 2021 e la trasmissione della rendicontazione e della relazione finale entro il 30 settembre 2021.
  In ordine ai tre parchi minerari (Parco tecnologico ed archeologico delle colline metallifere grossetane, Parco museo delle miniere dell'Amiata e Parco museo delle miniere di zolfo delle Marche) la relazione illustrativa precisa che essi, istituiti con decreto ministeriale per effetto di apposite disposizioni normative, non hanno flussi stabilizzati di risorse finanziarie, ma che a partire dal 2004, considerata l'esistenza e gli interventi di tutela realizzati e al fine di garantirne la continuità, sono state individuate le quote finanziabili compatibilmente con le necessità degli enti parco e delle aree marine protette.
  Come detto, per l'assolvimento degli obblighi derivanti dall'adesione dello Stato alle Convenzioni internazionali (Convenzione di Bonn sulla tutela delle specie migratorie, e Convenzione sul commercio internazionale di flora e fauna minacciate da estinzione – CITES), lo schema di decreto in esame assegna complessivamente 420.000 euro.
  Per la voce «Fondo di premialità» la relazione sottolinea che la quota ripartita, pari ad euro 50.413, è da destinare agli Enti parco che avranno rispettato termini e modalità previste e raggiunto un buono stato di avanzamento dei progetti, ovvero per la compensazione di eventuali ulteriori accantonamenti operati sul capitolo 1551, piano gestionale 2 ovvero ogni maggior onere o risparmio di spesa dovuto al calcolo in valuta dei trasferimenti obbligatori destinati alle Convenzioni internazionali.
  Anticipando una valutazione favorevole sul provvedimento, si riserva di presentare una proposta di parere in esito al dibattito.

  Alessia ROTTA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già prevista per domani nella quale, non essendovi obiezioni, si procederà alla votazione della proposta di parere.

  La seduta termina alle 13.45.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Martedì 1° dicembre 2020. — Presidenza della presidente Alessia ROTTA.

  La seduta comincia alle 13.45.

Sul rapporto per il 2020 «Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell'impatto delle misure di incentivazione».

  Alessia ROTTA, presidente, comunica che nella riunione dell'ufficio di presidenza del 26 novembre 2020 si è svolta la presentazione e discussione del Rapporto 2020 «Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell'impatto delle misure di incentivazione», a cura del Servizio Studi e del Cresme.
  Il documento, che rappresenta l'aggiornamento dello studio pubblicato annualmente su richiesta della VIII Commissione, fornisce una stima dell'impatto economico delle misure di incentivazione fiscale spettanti per le spese sostenute per gli interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Alla presentazione, hanno preso parte – anche intervenendo da remoto, sia membri della Commissione sia, su suo invito, colleghi di altre Commissioni nonché l'architetto Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, che ne ha illustrato i contenuti.
  La riunione è stata trasmessa in diretta sulla web TV della Camera dei deputati e la relativa documentazione è disponibile sul sito istituzionale. In particolare, il Rapporto è corredato da una nota di sintesi, che sarà allegata al resoconto della seduta odierna della Commissione (vedi allegato).
  Ringrazia ancora gli Uffici per il lavoro svolto, a suo giudizio assai interessante, rispetto al quale ritiene opportuno che la Commissione valuti l'opportunità di estenderne il raggio di ricerca anche ad altri ambiti.

  La Commissione prende atto.

  La seduta termina alle 13.50.

VIII Commissione - martedì 1 dicembre 2020

ALLEGATO

Sul rapporto per il 2020 «Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell'impatto delle misure di incentivazione».

NOTA DI SINTESI

  Il presente documento intende fornire una stima dell'impatto delle detrazioni fiscali per il recupero e la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Rispetto alla precedente edizione, è stato aggiornato il dato a consuntivo relativo al 2019, mentre i dati riguardanti il 2020 si basano su proiezioni a partire dalle rilevazioni riguardanti i primi nove mesi dell'anno. Il documento, inoltre, presenta una analisi riguardante l'articolazione regionale del ricorso agli incentivi per l'attività di recupero edilizio e riqualificazione energetica, che è basata sui dati relativi agli importi portati in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi dal 2010 al 2019.
  Il documento rappresenta l'aggiornamento dello studio pubblicato nel mese di novembre 2013, e nelle sei successive edizioni pubblicate, rispettivamente, nei mesi di giugno 2014, ottobre 2015, settembre 2016, settembre 2017, 2018 e dicembre 2019. Il documento è stato predisposto in collaborazione con il CRESME (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l'edilizia e il territorio), su richiesta dell'VIII Commissione (Ambiente) formulata nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 14 ottobre 2020.

L'evoluzione normativa della disciplina delle detrazioni fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica.

  Le detrazioni fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica dispiegano i propri effetti nel mercato rispettivamente dal 1998 e dal 2007 e la loro applicabilità è stata oggetto di numerose proroghe nel corso degli anni, nonché di modifiche che hanno inciso sulle aliquote, sui limiti massimi di spesa e sulle categorie di interventi agevolabili.
  Le leggi di bilancio 2017, 2018, 2019 e 2020, oltre a prorogare l'applicazione delle detrazioni per i rispettivi anni, hanno introdotto importanti innovazioni con riferimento agli interventi relativi all'adozione di misure antisismiche, i cui effetti allo stato non è risultato possibile quantificare in forma disaggregata, ma che sono compresi nel volume complessivo degli investimenti incentivati. Considerato il breve lasso di tempo trascorso da quando sono stati introdotti e tenuto conto della complessità degli interventi necessari alla riduzione del rischio sismico, e del susseguirsi di nuove opportunità incrementali, si ritiene peraltro che i nuovi incentivi succedutesi non abbiano ancora espresso loro completa potenzialità, anche se nel 2019 si è registrato un incremento dei lavori sul 2018.
  Con la legge di bilancio 2018 è stata poi introdotta una detrazione del 36 per cento dall'IRPEF delle spese sostenute per interventi di «sistemazione a verde» di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, in merito alla quale il documento non fornisce indicazioni disarticolate sulla dimensione dell'investimento attivato per indisponibilità di informazioni di dettaglio. Anche questa attività è, tuttavia, ricompresa nella valutazione complessiva degli investimenti incentivati. La legge di bilancio 2019 ne ha previsto la proroga per l'anno 2019 e, successivamente, l'articolo 10 del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162 una proroga per il 2020.
  La legge di bilancio 2020 ha, inoltre, introdotto la detraibilità dall'imposta lorda sul reddito delle persone fisiche (IRPEF)
del 90 per cento delle spese documentate, sostenute nell'anno 2020, relative agli interventi edilizi, ivi inclusi quelli di manutenzione ordinaria, finalizzati al recupero o restauro della facciata degli edifici (cosiddetto «bonus facciate»).
  Successivamente, l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio) ha introdotto una detrazione pari al 110 per cento («Superbonus») delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica (anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione) e di misure antisismiche sugli edifici (anche per la realizzazione di sistemi di monitoraggio strutturale continuo a fini antisismici).
  L'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 consente inoltre, per le spese sostenute negli anni 2020 e 2021, la possibilità generalizzata di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione per interventi in materia edilizia ed energetica, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (cosiddetto sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante, in deroga alle ordinarie disposizioni previste in tema di cedibilità dei relativi crediti.
  Il disegno di legge di bilancio 2021 – attualmente all'esame della Camera – dispone ora la proroga per l'anno 2021 delle detrazioni spettanti per le spese sostenute per interventi di efficienza energetica, di ristrutturazione edilizia, per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici, per il recupero della facciata esterna degli edifici e quelle per la sistemazione a verde di aree scoperte di immobili privati a uso abitativo.

L'impatto dell'emergenza sanitaria sul mercato dell'edilizia e le prospettive del Superbonus 110 per cento.

  Ciò premesso in ordine alla evoluzione normativa degli incentivi in oggetto, il presente rapporto evidenzia, nel merito, come il settore delle costruzioni sia entrato nel «settimo ciclo edilizio» della storia del Paese dal secondo dopoguerra un ciclo che sarebbe più corretto definire «primo ciclo dell'ambiente costruito», per sottolineare le nuove caratteristiche del mercato e le sfide innovative e di modello di offerta che questo richiede in termini di riqualificazione energetica, tecnologie e qualità dell'abitare. Le costruzioni hanno avviato la loro ripresa prima molto moderatamente, e poi con valori contenuti ma significativi nel 2018 e nel 2019, trainate dalla riqualificazione del patrimonio esistente e dalle opere pubbliche.
  La crescita del settore si è però interrotta improvvisamente nel 2020, in conseguenza dell'emergenza sanitaria. Nel 2020 il valore della produzione nelle costruzioni, secondo le stime del CRESME, diminuirà del 7,4 per cento, un dato migliore di quello dell'economia in generale, ma in forte contrazione rispetto a uno scenario che stava diventando, su vari fronti di attività, positivo. Nel 2020, in particolare, per l'attività di manutenzione straordinaria si prevede una contrazione del 10,4 per cento, superiore a quella delle nuove costruzioni (-7,4 per cento). Le ragioni di tale flessione sono da imputare certamente alla crisi pandemica ma una causa concorrente della contrazione dell'attività di manutenzione straordinaria risiede anche nel fatto che nel corso del 2020 è arrivato sul mercato l'incentivo del «superbonus 110 per cento» rispetto al quale diverse attività di manutenzione straordinaria sono state comprensibilmente differite in attesa del pieno avvio del percorso attuativo che prelude all'operatività del nuovo incentivo.

Le conclusioni del rapporto – Il volume degli investimenti.

  In generale, dalle stime elaborate dal CRESME nel documento emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2020, oltre 21 milioni di interventi. In ventidue anni le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a oltre 346 miliardi di euro.
  Il dato a consuntivo per il 2019 indica un volume di investimenti pari a 28.762 milioni di euro veicolati dagli incentivi fiscali
per il recupero edilizio, la riqualificazione energetica, la riduzione del rischio sismico e la riqualificazione delle facciate (la previsione elaborata nel rapporto dello scorso anno per il 2019 era stata di 28.963 milioni di euro).
  Nel 2020, a causa della crisi pandemica, la previsione costruita a partire dai dati dei primi nove mesi dell'anno porta a stimare questo valore in 25.105 milioni di euro, con una flessione del 12,7 per cento rispetto al 2019. L'analisi dei dati mensili, che rendicontano i pagamenti per i lavori effettuati, evidenzia che la flessione causata dalla pandemia è durata cinque mesi, da aprile ad agosto, con picchi di riduzione rispetto allo stesso periodo del 2019 toccati a maggio (-57,9 per cento) e giugno (-42,6 per cento); mentre con settembre l'attività è tornata crescere del +6,5 per cento.

La distribuzione territoriale.

  L'analisi territoriale, svolta sulla base dei dati regionali relativi agli importi dei lavori portati in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi, conferma, rispetto a quanto descritto nei precedenti rapporti, il maggior ricorso agli incentivi da parte delle regioni del Nord-ovest, dove si concentra il 38 per cento degli importi in detrazione per quanto riguarda il recupero edilizio e il 42 per cento degli interventi finalizzati alla riqualificazione energetica; nel Nord-est si concentra il 28 per cento degli interventi di recupero edilizio, e il 33 per cento degli interventi per la riqualificazione energetica. Si conferma in questo quadro il basso ricorso agli incentivi del Sud e delle Isole.

La distribuzione tra recupero edilizio e riqualificazione energetica.

  Nel biennio 2018-2019 sono stati portati in detrazione per il recupero edilizio svolto negli anni 2017/2018, 12,7 miliardi di euro, contro gli 11,3 miliardi di euro del biennio dei lavori 2016-2017 (detrazioni fiscali inserite negli anni 2017/2018), con un significativo incremento del 12,1 per cento; mentre per quanto riguarda la riqualificazione energetica sono stati portati in detrazione 3,2 miliardi di euro, contro i circa 2,8 del biennio precedente, con un incremento del 14 per cento.

L'impatto sull'occupazione.

  Con riferimento all'impatto sull'occupazione, le stime degli investimenti attivati attraverso gli incentivi nel periodo 2011-2020 hanno generato un assorbimento cumulato di 2.549.585 occupati diretti, corrispondenti a una media annua nel periodo di 254.959 occupati. La media annua degli occupati, considerando anche gli occupati dell'indotto delle costruzioni, sarebbe pari a 382.438 occupati. Tra il secondo trimestre 2008 e lo stesso periodo del 2020 l'intera economia registra un numero invariato di occupati nell'ambito del quale tuttavia è preponderante il calo degli occupati nel settore delle costruzioni (-599.000 occupati). Va però segnalato che proprio nel 2020, nel pieno della crisi pandemica, gli occupati delle costruzioni hanno registrato timidi segni di ripresa: nel primo trimestre del 2020 l'occupazione è cresciuta di 18.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre nel secondo trimestre la crescita è stata di 20.000 unità.

L'impatto sul sistema Paese.

  La valutazione dell'impatto economico è effettuata sulla spesa sostenuta stimata per gli anni 1998-2020, utilizzando il procedimento di stima per l'intera durata degli incentivi fiscali in termini di defiscalizzazione, vale a dire dal 1998 al 2030 (vedi nota metodologica in appendice). Sulla base di tale modello di analisi, emerge che il costo per lo Stato, dovuto ai minori introiti conseguenti agli incentivi, ammonterebbe a 165,5 miliardi di euro in valori correnti, il gettito fiscale e contributivo derivante dalle attività economiche mobilitate dagli incentivi, in base alla legislazione fiscale vigente, sarebbe pari a 131,0 miliardi di euro in valori correnti, e il saldo complessivo per lo Stato, per l'arco di tempo che va dal 1998 al 2020, sarebbe negativo per 34,5 miliardi di euro, pari a 1,5 miliardi di euro per ogni anno.
  Considerando però che lo Stato incamera i proventi spettanti nell'anno di esecuzione dei lavori, e ripartisce il mancato gettito nell'arco di tempo di dieci anni, l'introduzione nella riflessione di elementi di natura finanziaria ed attuariale, basati sull'attualizzazione dei valori precedentemente esposti, modificherebbe il saldo determinando un risultato negativo più contenuto di –17,3 miliardi di euro, pari a 752 milioni di euro all'anno.
  Un ulteriore approfondimento dell'analisi, che prende in considerazione, da un lato, i minori introiti per lo Stato legati agli interventi di efficientamento energetico (minori imposte sui consumi di energia) e, dall'altro, la quota di gettito per lo Stato derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati mostra come il saldo dello Stato possa essere considerato negativo per 5,9 miliardi di euro all'anno, pari a 256 milioni di euro all'anno.
  Allargando, poi, il campo della valutazione a tutti gli attori che rivestono un ruolo nel sistema Paese in cui si inseriscono le agevolazioni, nel periodo 1998-2020 il saldo per il sistema economico del Paese risulterebbe positivo per quasi 27,6 miliardi di euro (1,2 miliardi di euro all'anno).

L'impatto potenziale del «Superbonus 110 per cento».

  Infine, il rapporto dedica una specifica attenzione all'impatto potenziale sul mercato del «Superbonus 110 per cento» introdotto nel corso del corrente anno, per il quale è stata elaborata una prima stima sugli importi aggiuntivi (nell'ipotesi del mantenimento della norma attualmente vigente) di 2.421 milioni di euro, tutti nel 2021, e, nell'ipotesi di un prolungamento dei benefici a tutto il 2022, di 8.069 milioni di euro, dei quali 1.614 nel 2021 e 6.455 nel 2022.