Commissioni Riunite (III e IV)

III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa)

Commissioni Riunite (III e IV)

Comm. riunite 0304

Commissioni Riunite (III e IV)
SOMMARIO
Martedì 27 ottobre 2020

SEDE REFERENTE:

Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sull'assistenza spirituale alle Forze Armate, fatto a Roma e nella Città del Vaticano il 13 febbraio 2018, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno ad obbligazioni internazionali contratte con la Santa Sede. C. 2657 Governo, approvato dal Senato (Esame e rinvio) ... 5

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE:

Sulla Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svolta in videoconferenza da Berlino il 4 settembre 2020 ... 11

ALLEGATO 1 (Comunicazioni del Presidente) ... 13

ALLEGATO 2 (Dichiarazione dei Co-Presidenti) ... 17

Commissioni Riunite (III e IV) - Resoconto di martedì 27 ottobre 2020

SEDE REFERENTE

  Martedì 27 ottobre 2020. — Presidenza del presidente della III Commissione, Piero FASSINO. – Intervengono il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, e il sottosegretario di Stato per la difesa, Angelo Tofalo.

  La seduta comincia alle 14.

Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sull'assistenza spirituale alle Forze Armate, fatto a Roma e nella Città del Vaticano il 13 febbraio 2018, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno ad obbligazioni internazionali contratte con la Santa Sede.
C. 2657 Governo, approvato dal Senato.
(Esame e rinvio).

  Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento.

  Iolanda DI STASIO (M5S), relatrice per la III Commissione, d'intesa con il collega Aresta, relatore per la IV Commissione, preannuncia di soffermarsi sui profili giuridico-internazionali connessi al provvedimento all'esame delle Commissioni riunite, laddove il collega si soffermerà sulle disposizioni di recepimento nell'ordinamento interno degli impegni assunti dal nostro Paese nei riguardi della Santa Sede, rientranti nell'ambito di competenza della Commissione Difesa.
  Sottolinea che l'Accordo in esame, negoziato da una commissione bilaterale paritetica conformemente a quanto previsto dall'articolo 11, comma 2, della legge n. 121 del 1985 di ratifica dell'Accordo del febbraio 1984 di revisione del Concordato lateranense, è volta ad aggiornare la disciplina dell'assistenza spirituale dei militari cattolici delle Forze armate e lo status dei cappellani militari alla luce dell'evoluzione storica, politica e normativa nel frattempo determinatasi, nonché ad apportare le conseguenti modifiche al codice dell'ordinamento militare.
  Venendo in estrema sintesi ai contenuti dell'Intesa, composta da quattordici articoli, rileva che essa individua le funzioni svolte dai cappellani a favore dei militari cattolici e delle rispettive famiglie, nonché i mezzi e gli strumenti che sono messi a loro disposizione per l'assolvimento delle funzioni stesse (articoli 1 e 2).
  A sua volta l'articolo 3 prevede la possibilità per i cappellani di avvalersi, ai fini delle attività di culto, di altri sacerdoti, mentre in caso di assenza del cappellano è previsto che venga sostituito dal parroco, competente per la sede di servizio.
  L'articolo 4 affida la direzione e il coordinamento del servizio di assistenza spirituale all'Ordinario militare, nominato dal Presidente della Repubblica su designazione della Santa Sede. L'articolo 5 definisce l'organico e lo stato giuridico. Al riguardo, si fissa il principio generale in forza del quale l'organico dei cappellani è di 162 unità, a fronte delle 204 attuali, e se ne stabilisce l'attribuzione, per assimilazione, dei gradi militari secondo la tabella riportata nell'articolo successivo. L'articolo 6 definisce l'assimilazione dei cappellani ai gradi gerarchici e l'articolo 7 individua le modalità e forme di avanzamento, stabilendo i periodi di permanenza minima per la promozione. L'articolo 8 disciplina il rapporto di impiego, che consiste nella missione sacerdotale, e stabilisce che il cappellano militare deve godere dei diritti civili e politici, avere l'idoneità incondizionata al servizio militare e non avere meno di 28 anni e più di 40. Gli articoli 9 e 10 stabiliscono il trattamento economico e previdenziale. L'articolo 11 stabilisce che i cappellani militari non sono soggetti al Codice e alla disciplina militare, né alla giurisdizione penale militare se non in caso di mobilitazione totale o parziale o di servizio all'estero. Con decreto del Ministro della Difesa, adottato di concerto con l'Ordinario militare, sarà definito un regolamento disciplinare compatibile con la loro funzione. L'articolo 12 prevede le sanzioni nel caso di infrazioni alle regole disciplinari e dei doveri di servizio, stabilendo altresì la procedura per l'accertamento della violazione. In particolare, si prevedono le sanzioni della sospensione disciplinare dall'impiego, della sospensione dalle funzioni e della cessazione dal servizio. L'articolo 13 disciplina le modalità per la sospensione o cessazione dell'impiego. L'articolo 14 stabilisce che entro un anno dall'entrata in vigore dell'Intesa verrà emanato il regolamento di disciplina di cui all'articolo 11, comma 1. L'Intesa entrerà in vigore nell'ordinamento dello Stato ed in quello della Santa Sede con la pubblicazione, in pari data, sulla Gazzetta Ufficiale e negli Acta Apostolicae Sedis.
  Ciò premesso, sottolinea che il nuovo Accordo concilia l'elemento della continuità, costituita dalla presenza dei cappellani militari nelle Forze armate, con quello dell'innovazione, rappresentato dal mutato scenario interno e internazionale.
  Evidenzia, inoltre, che l'Intesa negoziata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri consentirà di procedere all'attuazione delle disposizioni dell'articolo 11 dell'Accordo del 1984, il quale prevede che l'assistenza spirituale nelle cosiddette «strutture obbliganti», e cioè caserme, ospedali e carceri, sia assicurata da ecclesiastici nominati dalle Autorità italiane competenti su designazione dell'Autorità ecclesiastica e secondo lo stato giuridico, l'organico e le modalità stabiliti d'intesa tra le Parti.
  Sottolinea, in conclusione, che la nuova disciplina pattizia realizza, pertanto, un condivisibile punto di equilibrio tra l'obiettivo italiano di razionalizzare e contenere gli oneri e la volontà della Santa Sede di preservare alcune prerogative dei cappellani militari. Auspica, pertanto, una rapida approvazione del provvedimento, che è già stato licenziato dall'altro ramo del Parlamento il 9 settembre scorso.

  Giovanni Luca ARESTA (M5S), relatore per la IV Commissione, ringrazia la relatrice per la III Commissione, deputata Di Stasio, per l'esauriente illustrazione del provvedimento e, con riferimenti ai profili di prevalente competenza della Commissione Difesa, aggiunge che gli aspetti qualificanti dell'Intesa possono riassumersi nel fatto che il cappellano militare, fermo restando il rapporto organico nei confronti delle strutture militari, non si configura più come un militare tra i militari, soggetto in tutto e per tutto alle norme e alla disciplina militare. Infatti, acquistano una valenza centrale le funzioni spirituali e pastorali che contraddistinguono tale figura, peculiare e autonoma. Osserva che la nuova disciplina prevede che i cappellani curino la celebrazione dei riti liturgici, la catechesi, l'organizzazione di ogni attività pastorale e la formazione cristiana delle persone che risiedano nelle sedi di servizio loro assegnate, accedendo ai gradi militari per assimilazione, ovvero senza che la loro funzione comporti l'identificazione con la struttura e l'organizzazione militare. Essi, dunque, non possono esercitare poteri di comando o direzione, né avere poteri di amministrazione nell'ambito delle Forze armate, non portano armi e, di regola, indossano l'abito ecclesiastico, salvo situazioni speciali nelle quali sia necessario indossare la divisa.
  Evidenzia, quindi, che nel testo dell'Accordo bilaterale, composto da 14 articoli, viene rivisto l'organico complessivo e delineato lo stato giuridico dei cappellani militari, che vengono assimilati – dall'Ordinario militare sino al cappellano militare di complemento – ai gradi gerarchici militari, dal tenente generale sino al sottotenente di complemento. Vengono, altresì, regolate le modalità e le forme di avanzamento, il loro rapporto di impiego e i relativi trattamenti economico e previdenziale. In particolare, la progressione economica – a partire dal livello di assimilazione al grado di sottotenente di complemento – è ulteriormente ridotta rispetto a quella degli ufficiali in servizio permanente effettivo e viene limitato a non più di dieci unità l'accesso al grado di tenente colonnello. Inoltre, si prevede che i cappellani militari non siano soggetti al codice e al regolamento di disciplina militare, né alla giurisdizione penale militare se non in caso di mobilitazione totale o parziale o di servizio all'estero. Infine, sono stabilite sanzioni per i casi di infrazione delle regole disciplinari e dei doveri di servizi e individuate le modalità per la sospensione o cessazione dall'impiego.
  Si sofferma, quindi, più nel dettaglio, sulle svariate modificazioni apportate dall'articolo 3 del Capo I del disegno di legge al codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, al fine di recepire la nuova disciplina dettata nell'Intesa bilaterale, con particolare riferimento alle disposizioni contenute nel Titolo III (Personale religioso), Capo I (Personale del servizio di assistenza spirituale), del libro V (Personale civile e personale ausiliario delle Forze armate), già sede della materia agli articoli da 1533 a 1625 (con esclusione dell'articolo 1620).
  In particolare, il comma 1 dell'articolo 3 del disegno di legge di ratifica interviene con le seguenti novelle:

   la lettera a), nel sostituire l'articolo 17, ribadisce che l'assistenza spirituale ai militari cattolici è assicurata dai cappellani militari, nominati dal Ministro della difesa su designazione dell'Ordinario militare e precisa che le autorità militari garantiscono ai cappellani militari la piena libertà nell'esercizio del loro ministero e assicurano la disponibilità dei luoghi e dei mezzi necessari per l'assolvimento delle loro funzioni;

   la lettera b) sostituisce, a sua volta, l'articolo 1533, mantenendo la direzione del servizio di assistenza spirituale in capo all'Ordinario militare per l'Italia, coadiuvato dal Vicario generale militare, eliminando, tuttavia, la previsione della collaborazione di tre ispettori, mentre è prevista quella di cinque cappellani militari coordinatori presso gli Stati maggiori di Forza armata e i Comandi generali. Inoltre, l'Ordinario militare non è più assimilato al grado di generale di corpo d'armata, ma a quello di tenente generale;

   la lettera c) inserisce il nuovo articolo 1533-bis al fine di disciplinare i contenuti del servizio di assistenza spirituale, specificando che la stessa possa avvenire anche oltre l'orario di servizio e che i cappellani militari possono avvalersi, ai fini delle attività di culto, della collaborazione di altri sacerdoti in servizio della Diocesi competente per territorio. Inoltre, in caso di assenza, il cappellano militare è sostituito dal parroco competente per la sede di servizio, previa comunicazione dell'Ordinario militare al comandante della sede. Tutte queste disposizioni si applicano senza oneri aggiuntivi per l'amministrazione, che garantisce loro, comunque, l'alloggio;

   la lettera d) modifica, solo da un punto di vista formale, l'articolo 1534 sulla nomina dell'Ordinario militare e del Vicario generale;

   la lettera e) inserisce l'articolo 1534-bis sulla designazione dei cappellani militari coordinatori, specificando che il conferimento dell'incarico di funzione non comporta alcuna modifica del trattamento economico;

   la lettera f) abroga l'articolo 1535, che prevede la possibilità di nuove designazioni agli uffici di Vicario generale militare e di ispettore, fermo restando l'organico;

   le lettere g), h), i), l), m), n), o), p) e q) recano, rispettivamente, modifiche di coordinamento agli articoli 1536, 1538, 1539, 1540, 1541, 1542, 1543, 1544, 1545 per tener conto della soppressione degli ispettori prevista alla lettera b);

   la lettera r) modifica l'articolo 1546 sui gradi gerarchici, prevedendo l'eliminazione del grado più alto di terzo cappellano militare capo, assimilato al grado di colonnello, di cui la legislazione vigente prevede un organico di 9 unità e specificando che il numero di secondi cappellani militare capo, è pari a 10 unità, mentre la legislazione vigente non pone un limite specifico;

   la lettera s) sostituisce l'articolo 1547, modificando lo stato giuridico e determinando l'organico dei cappellani militari, integrato dall'Ordinario militare e dal Vicario generale, in 162 unità, in luogo delle 204 unità attualmente previste dagli articoli 1533 e 1552;

   la lettera t) reca una modifica formale all'articolo 1548;

   la lettera u) modifica l'articolo 1549, precisando che per la nomina al grado di cappellano militare di complemento occorre avere un'età compresa tra i 28 anni e i 40 anni;

   la lettera v) abroga i commi 3 e 4 dell'articolo 1552, riferiti alla dotazione organica dei cappellani militari in servizio permanente;

   la lettera z) modifica la normativa penale e disciplinare prevista all'articolo 1555, demandando a specifiche disposizioni disciplinari contenute in un regolamento definito con decreto del Ministro della difesa, di concerto con l'Ordinario militare, in luogo dell'attuale regolamento generale disciplinare;

   la lettera aa) modifica l'articolo 1559 prevedendo, come requisiti per la nomina a cappellano militare addetto in servizio permanente, il servizio per almeno cinque anni di servizio continuativo riportando la qualifica di ottimo, in luogo degli attuali due anni e l'età non superiore ai 45 anni anziché gli attuali 50 anni;

   le lettere bb) e cc) recano modifiche formali agli articoli 1560 e 1576;

   la lettera dd) modifica l'articolo 1577 sulle cause di cessazione dal servizio permanente, sopprimendo quelle per inidoneità agli uffici del grado e per perdita del grado e aggiungendo quelle per motivi disciplinari, la revoca della designazione da parte dell'autorità ecclesiastica e le dimissioni dallo stato clericale;

   la lettera ee) modifica l'articolo 1578 innalzando l'età di cessazione dal servizio permanente per i cappellani militari dagli attuali 62 anni ai 65 anni;

   la lettera ff) abroga l'articolo 1581 sulla cessazione dal servizio permanente per non idoneità agli uffici del grado;

   la lettera gg) reca una modifica ordinamentale all'articolo 1583 sulla cessazione dal servizio permanente d'autorità;

   la lettera hh) abroga l'articolo 1592 sulla nomina di cappellani militari di complemento, dove è prevista come requisito un'età tra i 25 e i 50 anni, ora ricompreso nell'articolo 1552 con modifica delle età;

   la lettera ii) reca una modifica ordinamentale all'articolo 1593 sulla domanda di nomina;

   la lettera ll) modifica la disciplina della cessazione dal complemento, dettata dall'articolo 1594, elevando da due a cinque gli anni di servizio per il transito nel servizio permanente;

   la lettera mm) reca una disciplina più puntuale delle cause di perdita del grado, di cui all'articolo 1597;

   la lettera nn) modifica l'articolo 1599 sulle sanzioni disciplinari, aggiungendo tra di esse la cessazione dal servizio;

   la lettera oo) reca una disciplina più puntuale dell'avvio di inchiesta formale ai fini dell'accertamento di un'infrazione disciplinare;

   la lettera pp) modifica l'articolo 1602 sull'organo inquirente cui è affidata l'inchiesta formale;

   la lettera qq) modifica l'articolo 1603 sulle decisioni del Ministro all'esito dell'inchiesta formale;

   la lettera rr) abroga gli articoli 1604 (Deferimento alla commissione di disciplina) e 1605 (Composizione della commissione di disciplina);

   la lettera ss) modifica l'articolo 1608 sulle modalità di avanzamento, stabilendo che le promozioni dei cappellani militari si effettuano per anzianità congiunta al merito (dal grado di cappellano militare di complemento sino al grado di cappellano militare capo) e per merito comparativo (dal grado di cappellano militare capo al grado di secondo cappellano militare capo);

   le lettere tt) e uu) recano modifiche di coordinamento all'articolo 1609 sulle promozioni dei cappellani militari e all'articolo 1610 su valutazioni, impedimenti, sospensioni;

   la lettera vv) modifica l'articolo 1611 sulle forme di avanzamento, prevedendo l'avanzamento ad anzianità congiunta al merito per il grado di cappellano militare addetto; per merito comparativo, per i gradi di cappellano militare capo e primo cappellano militare capo;

   la lettera zz), modificando l'articolo 1612, riduce da 6 a 5 anni, gli anni di anzianità minima per cappellano militare addetto, stabilendo altresì che la promozione avviene per valutazione e non soltanto in base all'anzianità. Per il grado di cappellano militare capo, in luogo dell'attuale doppio sistema di avanzamento per valutazione a scelta dopo 9 anni e per promozione anzianità dopo 11 anni, si prevedono 10 anni per l'inserimento nell'aliquota di valutazione, sopprimendosi il sistema di promozione ad anzianità. Infine, gli anni di anzianità minima per primo cappellano militare capo sono aumentati da 4 a 10 anni ed è prevista sempre la valutazione in luogo della sola anzianità;

   la lettera aaa) abroga gli articoli 1613 (Promozioni a scelta nel grado superiore), 1614 (Avanzamento cappellani militari addetti), 1615 (Avanzamento a scelta dei cappellani militari capi), 1617 (Programmazione) e 1618 (Promozioni dei cappellani militari in congedo);

   la lettera bbb) modifica l'articolo 1621 sul trattamento economico dell'Ordinario militare e dei cappellani militari. In particolare, oltre a recepire per l'Ordinario militare il nuovo grado di tenente generale in luogo di quello di generale di corpo d'armata ed eliminare il grado degli ispettori, elimina anche la previsione che al Vicario generale e ai cappellani militari spetti integralmente il trattamento economico degli ufficiali, secondo il grado di assimilazione sostituendolo con il trattamento economico di base degli ufficiali, secondo il grado di assimilazione, cui si aggiungono l'indennità integrativa speciale prevista per legge al personale militare di grado corrispondente a quello di assimilazione, l'indennità mensile di impiego operativo di base, l'indennità di missione disposta dalle autorità competenti e l'indennità di imbarco disposta dalle autorità competenti. Si precisa poi che il cappellano militare non percepisce compensi per lavoro straordinario in ordine all'assolvimento delle funzioni ministeriali in qualunque orario espletate, fermi restando gli eventuali obblighi assicurativi;

   la lettera ccc), sostituisce l'articolo 1625 stabilendo che per le pensioni normali, privilegiate, ordinarie e di guerra all'Ordinario, al Vicario generale e ai cappellani militari in servizio permanente, il trattamento previdenziale segue il trattamento economico principale.

  Da ultimo, segnalo che il comma 2 dell'articolo 3 del disegno di legge prevede che fino all'entrata in vigore del regolamento di cui al nuovo articolo 1555 (Normativa penale e disciplinare), trovino applicazione le disposizioni in materia di disciplina militare previste dal codice dell'ordinamento militare e dal testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare.
  Passando al capo II (articoli 4-7), osserva che questo reca altre disposizioni di adeguamento dell'ordinamento interno ad obbligazioni internazionali contratte con la Santa Sede. In particolare, l'articolo 4, al fine di dare attuazione agli accordi intercorsi tra Stato Italiano e la Santa Sede del 26 luglio 2006, novella l'articolo 129 delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale (relativo all'informazione del pubblico ministero sull'esercizio dell'azione penale nei confronti degli ecclesiastici), con la precisazione di quanto deve essere contenuto nell'informazione e con l'individuazione dell'autorità ecclesiastica destinataria della comunicazione in oggetto. A sua volta l'articolo 5, al fine di adattare l'ordinamento italiano a quanto previsto nello scambio di note tra lo Stato Italiano e la Santa Sede del 15 febbraio 2008, inserisce nel codice di procedura penale il nuovo articolo 206-bis, concernente l'assunzione a domicilio della testimonianza di quei cardinali le cui funzioni assumono un rilievo istituzionale così elevato da meritare una specifica considerazione nell'ordinamento italiano. Si provvede, poi, anche a novellare anche l'articolo 105 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile al fine di stabilire un principio uniforme in merito all'assunzione della testimonianza dei cardinali nel processo penale e in quello civile.
  Avviandosi alla conclusione, segnala che il riassetto in esame dispone una sensibile riduzione dell'organico di diritto del numero complessivo dei cappellani militari rispetto alla legislazione vigente, che passa – come detto – da 204 unità a 162 unità e un generale ridimensionamento del trattamento economico, mirando a conseguire uno sgravio significativo degli oneri a carico dello Stato. Tra l'altro rileva la mancanza nell'Intesa, e dunque nel discendente disegno di legge di ratifica, di una disciplina di carattere transitorio prevista per gli attuali cappellani militari, che in alcuni gradi risultano in esubero rispetto al nuovo organico, a fronte però di contestuali carenze che si registrano, rispetto alla forza effettiva, in altri gradi; ritiene che tale vulnus potrebbe essere corretto con l'impegno del Governo nella fase iniziale di applicazione della nuova Intesa, a considerare transitoriamente l'organico complessivo dei cappellani militari come un tetto finanziario complessivo, consentendo così, ove richiesto e possibile, il mantenimento in servizio fino al naturale congedo, con il grado attuale, dei cappellani militari in esubero e compensandone l'onere attraverso i mancati reclutamenti per le posizioni non coperte in altri gradi.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO ed il sottosegretario Angelo TOFALO si riservano di intervenire nel prosieguo del dibattito.

  Piero FASSINO, presidente, anche a nome del presidente Rizzo, propone di fissare per mercoledì 4 novembre prossimo, alle ore 18, il termine per la presentazione di emendamenti.

  Le Commissioni convengono.

  Piero FASSINO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.15.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Martedì 27 ottobre 2020. — Presidenza del presidente della III Commissione, Piero FASSINO.

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svolta in videoconferenza da Berlino il 4 settembre 2020.

  Piero FASSINO, presidente, ricorda che lo scorso 4 settembre, si è svolta, in videoconferenza da Berlino, la Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), a cui ha preso parte insieme al presidente della IV Commissione, Gianluca Rizzo, e al collega Andrea Orsini, componente dalla III Commissione.
  Avverte che, in esito alla Conferenza in titolo, è stata predisposta una relazione, pubblicata in allegato al resoconto della presente seduta (vedi allegato 1).
  Illustrando i punti salienti dell'evento, segnala che, a margine della Conferenza, si è tenuta la consueta riunione dei rappresentanti dei Parlamenti degli Stati membri del Sud, a cui hanno preso parte, – oltre alla delegazione italiana, che ha presieduto la riunione – i delegati dei Parlamenti di Cipro, Francia, Grecia, Portogallo e Spagna. In questa sede il dibattito si è incentrato sulle tensioni nel Mediterraneo orientale, nonché sugli sviluppi delle crisi in Libia e Siria; in esito a tale riunione si è deciso di predisporre una dichiarazione finale che sintetizzasse i punti di convergenza, da sottoporre all'attenzione dell'Alto Rappresentante Borrell come base di partenza per promuovere il dibattito in sede europea.
  Quanto alla sessione plenaria sulla Politica estera e di sicurezza comune, rileva che essa si è aperta con l'intervento del Presidente del Bundestag, onorevole Wolfgang Schäuble, che ha evidenziato la necessità di un'azione più incisiva dell'UE su scala globale, da conseguire anche attraverso l'introduzione del voto a maggioranza qualificata – in luogo dell'unanimità – per le deliberazioni in ambito PESC. Riassumendo l'intervento dell'Alto Rappresentante Borrell, segnala che esso si è incentrato sui seguenti temi: Bielorussia, rispetto alla quale è stato ribadito che l'UE non riconosce i risultati delle elezioni presidenziali del 9 agosto scorso – giudicate «non libere e non eque» –, stigmatizza la violenta repressione del regime ai danni dei protestanti pacifici e si schiera al fianco della società civile per ripristinare lo Stato di diritto, introducendo, se del caso, sanzioni mirate nei confronti dei responsabili delle violenze; Russia, a cui è stato chiesto di far piena luce sul tentativo di avvelenamento dell'esponente dell'opposizione Aleksej Navalny e di ribadire il comune impegno a dare attuazione all'accordo sul nucleare iraniano e agli accordi di Minsk; Turchia, con la condanna dell'atteggiamento aggressivo della leadership turca nel Mediterraneo orientale, in Siria e in Libia, ed evocando la possibilità di introdurre misure sanzionatorie nel caso tali azioni vengano ulteriormente protratte; Medio Oriente, esprimendo apprezzamento per il cosiddetto «Accordo di Abramo», ma auspicando, nel contempo, la ripresa dei negoziati tra Israele e Autorità palestinese.
  Con riferimento alla sessione dedicata alla Politica di sicurezza e di difesa comune, segnala che è stata introdotta da un intervento della dottoressa Ronja Kempin, Senior Fellow presso il German Institute for International and Security Affairs, che ha illustrato i significativi progressi realizzati negli ultimi anni dall'Unione europea nel settore della difesa ed ha prospettato tre iniziative per rafforzare la cooperazione in tale ambito: la creazione di un Consiglio permanente dei Ministri della Difesa dell'UE, presieduto dall'Alto Rappresentante; l'applicazione di quanto previsto dall'articolo 44 del Trattato sull'Unione europea, che consente la realizzazione di una missione a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per attuarla; il rafforzamento del ruolo della Commissione europea, attribuendogli la facoltà di creare un mercato comune europeo degli armamenti.
  Da ultimo, segnala che la Conferenza si è conclusa a sua volta con una dichiarazione finale a cura della co-presidenza da parte del Parlamento tedesco e del Parlamento europeo (vedi allegato 2).

  Le Commissioni prendono atto.

  Piero FASSINO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, dichiara concluse le comunicazioni in titolo.

  La seduta termina alle 14.25.

Commissioni Riunite (III e IV) - martedì 27 ottobre 2020

ALLEGATO 1

Sulla Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svolta in videoconferenza da Berlino il 4 settembre 2020.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

  Il 4 settembre 2020 si è svolta, in videoconferenza da Berlino, la riunione della Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), organizzata dalla Presidenza tedesca di turno del Consiglio dell'UE.
  Alla Conferenza ha partecipato una delegazione del Parlamento italiano composta dai deputati Piero Fassino (Presidente della III Commissione Affari esteri e comunitari), Gianluca Rizzo (Presidente della IV Commissione Difesa) e Andrea Orsini (membro della III Commissione) e dalla senatrice Roberta Pinotti (Presidente della 4ª Commissione Difesa).

  Riunione dei Parlamenti del Sud

  A margine della Conferenza, si è svolta la consueta riunione dei rappresentanti dei Parlamenti del Sud. Oltre alla delegazione italiana, che ha presieduto la riunione, erano presenti rappresentanti dei Parlamenti dei seguenti Paesi: Cipro, Francia, Grecia, Portogallo, Spagna.
  La delegazione italiana ha proposto di incentrare la riunione sui seguenti temi: le recenti tensioni nel Mediterraneo orientale; gli ultimi sviluppi della crisi libica; il Medio Oriente, con particolare riferimento alla situazione in Siria e in Libano; l'instabilità nella regione del Sahel, soprattutto a seguito del colpo di Stato in Mali.
  Nel corso del dibattito è emersa unanime preoccupazione per i rischi di una escalation nel Mediterraneo orientale, determinata dalle azioni aggressive della Turchia nei confronti di Cipro e della Grecia: i partecipanti hanno convenuto sull'opportunità che, in vista del Consiglio europeo del 24-25 settembre, vengano assunte le necessarie azioni diplomatiche (il rappresentante greco non ha escluso l'adozione di sanzioni) per indurre il Governo di Ankara a più miti consigli e ristabilire il primato del diritto internazionale in materia di rispetto della sovranità territoriale e marittima dei due Stati membri dell'UE.
  Con riferimento alle principali aree di crisi di crisi (Libia, Libano e Sahel), tutti i partecipanti hanno convenuto sull'opportunità che l'UE agisca con una voce unica, evitando le prese di posizione unilaterali e affrontando con spirito di collaborazione gli effetti indotti dalla crescente instabilità, a partire dall'incremento dei flussi migratori.
  Nel suo intervento il Presidente Fassino ha sottolineato che l'intera area del Mediterraneo allargato – dallo stretto di Hormuz a Gibilterra – è attraversata da tensioni, che generano instabilità e dunque insicurezza, le cui conseguenze investono inevitabilmente l'Europa, dato che il Mediterraneo non è un confine fisico. Pertanto, a suo avviso è necessario che l'UE assuma una iniziativa politica forte e coesa che miri, in primo luogo, a promuovere negoziati per trovare le soluzioni politiche ai conflitti in corso (Libia e Siria). Riguardo alla strategia egemonica di Erdoğan – nel Mediterraneo orientale e non solo – ha sottolineato l'importanza della mediazione diplomatica avviata dal Segretario Generale della NATO, Stoltenberg, volta ad evitare un ulteriore avvitamento della crisi tra Turchia e Grecia. Ha altresì richiamato l'esigenza di una più strutturata risposta europea al problema migratorio che, aggravato dall'instabilità nel Sahel e nel Corno d'Africa, investe in primis la Libia, ma anche altri Paesi della sponda sud del Mediterraneo: a suo avviso, partendo dai contenuti
dell'accordo di La Valletta, occorre gettare le basi per l'introduzione di un meccanismo vincolante di distribuzione dei migranti e dare nuovo slancio alla riforma del diritto comune d'asilo.
  Sul piano operativo ha proposto – trovando il pieno assenso degli altri partecipanti – la redazione, a cura della delegazione italiana, di uno statement che sintetizzi i punti di convergenza tra i Paesi del gruppo del Sud: tale dichiarazione, da concordare nelle prossime settimane, potrebbe poi essere sottoposta all'attenzione dell'Alto Rappresentante Borrell e della stessa Presidente von der Leyen, come base di partenza per promuovere il dibattito in sede europea e sviluppare ulteriori convergenze.

  Sessione I: Dibattito con Josep Borrell i Fontelles

  La sessione plenaria della Conferenza si è aperta con l'intervento del Presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble, che ha evidenziato la necessità di un'azione più incisiva dell'UE su scala globale, guidata dai valori fondanti dell'Unione: solidarietà, Stato di diritto, progresso sociale e tutela dei diritti fondamentali. Su questa base, ha auspicato che l'UE si schieri senza riserve al fianco dei movimenti pacifici di protesta della Bielorussia e di Hong Kong; che si adoperi per la definitiva stabilizzazione ed il rilancio economico dei Balcani occidentali, che dialoghi con spirito costruttivo con la Russia, sollecitandola a rispettare del diritto internazionale e la sovranità dei Paesi vicini.
  Ha altresì ricordato che, a trent'anni dalla firma del Trattato di Maastricht che ha introdotto il pilastro della Politica estera e di sicurezza comune, nonostante gli inconfutabili progressi rappresentati dalla istituzione del Fondo europeo di difesa e dall'avvio dei progetti di cooperazione strutturata permanente (PESCO), l'Europa fatica a trovare posizioni unitarie e coerenti sui grandi temi di politica internazionale: a suo avviso, si tratta di un deficit di credibilità e autorevolezza che rischia di marginalizzare l'Europa nella fase attuale, caratterizzata dal crescente antagonismo tra Stati Uniti e Cina. Al riguardo, ha sottolineato la necessità di evitare posizioni equidistanti e ambigue: l'UE deve ribadire con forza l'appartenenza al campo occidentale e l'alleanza con gli USA, cui ci lega un patrimonio condiviso di valori, anche impegnandosi ad aumentare i relativi oneri, e dunque le spese connesse alla difesa.
  Ha quindi invitato i Parlamenti nazionali, nella loro funzione di indirizzo e controllo, ad impegnare i rispettivi Governi del processo di riforma dei meccanismi decisionali in ambito PESC/PSDC finalizzato a sostituire il principio di unanimità con il voto a maggioranza qualificata. In questo contesto, tenuto conto che – secondo i sondaggi dell'Eurobarometro – la maggioranza dei cittadini europei è favorevole ad una politica estera comune, ha evocato la possibilità di avviare forme di cooperazione strutturata tra i Paesi più volenterosi.

  Nell'altro intervento introduttivo, il Presidente della Commissione affari esteri del Parlamento europeo, David McAllister, ha evidenziato che l'azione esterna dell'Unione deve tutelare e promuovere il multilateralismo, seriamente minacciato dalla crescente conflittualità tra i grandi player globali. Ha altresì enunciato le priorità dell'agenda di politica estera del Parlamento europeo: la Bielorussia, i rapporti con Mosca, anche a seguito della drammatica vicenda di Navalny; le pericolose tensioni nel Mediterraneo orientale; la definizione delle future relazioni con il Regno Unito a seguito della Brexit.

  La relazione introduttiva della sessione in titolo è stata affidata all'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e si è focalizzata sui seguenti temi:

   Bielorussia: Borrell ha ribadito che l'UE non riconosce i risultati delle elezioni presidenziale del 9 agosto scorso, giudicate «non libere e non eque», pertanto il Presidente in carica, Lukashenko, è da ritenersi illegittimo; ha stigmatizzato la violenta repressione del regime ai danni dei protestanti pacifici, sottolineando che le Istituzioni dell'UE sono al fianco della società civile per ripristinare lo stato di diritto, punire i colpevoli delle violenze e difendere l'integrità e la sovranità della Bielorussia;

   Russia: l'Alto rappresentante ha confermato di aver chiesto, a nome dell'UE, al Primo Ministro russo Mišustin di far piena luce sul tentativo di avvelenamento dell'esponente dell'opposizione Aleksej Navalny; il recente incontro con il Ministro degli esteri russo, Lavrov, è stata invece l'occasione per ribadire il comune impegno a dare attuazione all'accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action, JCPOA) e per richiamare il partner russo al rispetto degli accordi di Minsk;

   Turchia: Borrell, ricordando che i negoziati di adesione sono, di fatto, congelati, ha espresso profonda preoccupazione per le crescenti tensioni nel Mediterraneo orientale. L'atteggiamento aggressivo della leadership turca appare incompatibile con i valori fondanti dell'UE, che pure sono condivisi dalla maggioranza dell'opinione pubblica turca. Borrell ha auspicato una maggiore apertura al dialogo da parte di Ankara, senza escludere l'ipotesi di adottare misure sanzionatorie, ed ha espresso rammarico per il fatto che la mediazione tra Turchia e Cipro avvenga in sede NATO anziché in sede UE;

   Medio Oriente: l'Alto Rappresentante ha espresso sollievo per la scelta del Governo israeliano di non dare seguito – per il momento – all'annessione unilaterale di alcuni Territori della Cisgiordania: il recente accordo di pace con gli Emirati Arabi Uniti (cd. «accordo di Abramo») potrebbe dischiudere nuove prospettive di stabilizzazione dell'intera regione mediorientale, in cui l'Unione è chiamata a svolgere un ruolo più incisivo e coerente;

   Cooperazione in materia di difesa: ricordando le 36 missioni comuni, con un dispiegamento di 5 mila persone su tre continenti, Borrell ha segnalato che è in via di definizione la cd. «Bussola strategica» (Strategic Compass), che mira a definire gli obiettivi di difesa e sicurezza e identificare le minacce comuni.

  Nel corso del dibattito gli interventi dei rappresentanti dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo hanno evidenziato una sostanziale convergenza sugli orientamenti e le priorità indicati dall'Alto Rappresentante. Alcuni parlamentari hanno evocato la possibilità di introdurre sanzioni economiche nei confronti della Bielorussia, altri si sono soffermati sulle prospettive dell'allargamento e sulla congruità delle risorse del bilancio UE nel settore della difesa e dell'azione estera.
  In particolare, il Presidente Fassino ha evidenziato l'esigenza di schierarsi al fianco della società civile bielorussa, che sta dimostrando grande determinazione nella rivendicazione dei propri diritti e libertà fondamentali, senza mai ricorrere a metodi violenti: tale approccio rende questa vicenda assai diversa da quella ucraina, che si è da subito contraddistinta per una profonda ostilità nei confronti della Russia. A suo avviso, il dialogo con Mosca è cruciale, e a tal fine occorre evitare che il sostegno all'opposizione bielorussa venga percepito come avversione nei riguardi della Russia: al riguardo, ricorda che l'allargamento del 2004 ai Paesi dell'Europa centro-orientale fu contestualmente accompagnato dalla stipula dell'accordo di partenariato UE-Russia. Rispetto allo scenario mediorientale, ha auspicato un ruolo più incisivo dell'Unione nella questione israelo-palestinese: a suo avviso, i palestinesi si sono arroccati in un perentorio ma sterile rifiuto dell'«accordo di Abramo», e l'UE dovrebbe sollecitarli ad assumere un approccio più costruttivo.
  La Presidente Pinotti, da parte sua, ha ricordato che la stabilizzazione della Libia costituisce una sfida per tutta l'Europa, come pure la gestione condivisa dei flussi migratori, per la quale sarebbe opportuno elaborare risposte comuni fondate sullo spirito di solidarietà che ha ispirato l'accordo di La Valletta e le misure per affrontare le conseguenze della pandemia.

  In sede di replica, l'Alto Rappresentante Borrell, ha in primo luogo sottolineato che il principio di unanimità vigente in ambito PESC spesso gli impedisce di esprimersi con tempestività e autorevolezza sulle questioni di politica estera, Inoltre, segnalando di aver appena presentato al Consiglio dell'UE una proposta di decisione per sanzionare una trentina di esponenti del regime di Lukashenko, ha espresso riserve sull'opportunità di introdurre sanzioni economiche nei confronti della Bielorussia, che finirebbero per gravare sulla popolazione civile. Ha inoltre ricordato che, finora, solo uno Stato membro ha riconosciuto la candidata dell'opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, come Presidente legittimo: sarebbe auspicabile che in sede di Consiglio europeo maturasse una posizione comune su questo tema, ferma restando la possibilità di ripetere le elezioni con la presenza di osservatori dell'OSCE.
  Riguardo all'accordo sul nucleare iraniano, ha ribadito l'impegno dell'UE a mantenerlo in vigore, nonostante la pesante defezione degli USA.
  Ha, altresì, sottolineato la rilevanza della missione IRINI per il controllo dell'embargo di armi alla Libia, segnalando che spetta agli Stati membri mettere a disposizione le risorse umane e materiali – navi ed aerei – per garantirne l'efficacia, sulla base del mandato approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
  Borrell ha, infine, concordato su due questioni poste dalla delegazione italiana: l'opportunità di esercitare pressioni sulla leadership palestinese perché torni al tavolo negoziale con Israele, e l'esigenza di supportare l'opposizione bielorussa senza compromettere il dialogo con Mosca.

  Sessione II: Percorsi verso un'Unione europea della difesa – Riallineamento strategico della politica di sicurezza e difesa dell'UE

  La relazione introduttiva della sessione in titolo è stata affidata alla dottoressa Ronja Kempin, Senior Fellow presso il German Institute for International and Security Affairs, che ha illustrato i significativi progressi realizzati negli ultimi anni dall'Unione europea nel settore della difesa: dall'avvio delle cooperazioni strutturate permanenti (PESCO), a cui partecipano 25 Stati membri su 27 (tutti tranne Danimarca e Malta) all'istituzione del Fondo europeo per la difesa, che sarà operativo a partire dal 2021, con il nuovo Quadro finanziario pluriennale dell'Unione (QFP) e dovrebbe consentire economie di scala nella ricerca e nella fase di sviluppo industriale attraverso il sostegno a progetti collaborativi. A fronte di questi risultati si continua però a registrare una certa ritrosia degli Stati membri a cedere quote della propria sovranità in materia di difesa, come dimostra la recente vicenda dell'operazione IRINI, con taluni Paesi membri riluttanti a concedere navi e aerei, essenziali per il buon esito della missione.
  La relatrice ha evidenziato che stenta a decollare la cooperazione nella progettazione e produzione di materiali d'armamento: tuttora, l'80 per cento degli approvvigionamenti sono prodotti a livello nazionale. In questo ambito potrebbe risultare decisiva la piena operatività del Fondo europeo per la difesa: al riguardo, ha tuttavia segnalato il significativo decremento delle risorse messe a disposizione dal bilancio europeo, dal momento che, a seguito dell'accordo raggiunto dal Consiglio europeo sul prossimo QFP, tale Fondo dovrebbe avere una dotazione di circa 7 miliardi di euro, a fronte dei 13 miliardi proposti dalla Commissione.
  Ha inoltre evocato la Strategic Compass, sottolineando che l'elaborazione di una strategia europea che individui sfide comuni e strumenti mezzi per affrontarle costituisce un tipico esempio di valore aggiunto europeo, dal momento che consente di ridurre i costi e massimizzare i risultati.
  La dottoressa Kempin ha quindi prospettato tre iniziative per rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza e difesa: la creazione di un Consiglio permanente dei Ministri della Difesa dell'UE, presieduto dall'Alto Rappresentante; in questo contesto, i Parlamenti nazionali manterrebbero comunque un ruolo di indirizzo e controllo sull'operato dei rispettivi Governi; l'applicazione di quanto previsto dall'articolo 44 del Trattato sull'Unione europea, che consente la realizzazione di una missione a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per attuarla; il rafforzamento del ruolo della
Commissione europea, attribuendogli la facoltà di creare un mercato comune europeo degli armamenti.

  Successivamente, è intervenuto Charles Fries, vicesegretario generale per la politica di sicurezza e di difesa comune del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), che ha sottolineato la rilevanza dello Strumento europeo per la pace (European Peace Facility), un nuovo fondo al di fuori del bilancio pluriennale dell'Unione europea, del valore di 5 miliardi di euro, che consentirà il finanziamento di azioni operative che rientrano nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune e hanno implicazioni militari o di difesa, nonché il finanziamento delle operazioni di pace condotte dai partner dell'UE. Ha, inoltre, ricordato che allo stato attuale sono in corso di svolgimento 11 operazioni civili e 6 militari sotto l'egida dell'UE, con il dispiegamento complessivo di 4.500 persone.

  In sede di dibattito è emerso un sostanziale consenso sulla opportunità di garantire una efficace attuazione delle forme di cooperazione già avviate in materia di difesa, a partire dalle cooperazioni strutturate permanenti e dal Fondo europeo, stanziando congrue risorse finanziarie e valutando con attenzione le modalità di integrazione e complementarietà con le operazioni NATO.
  Si è altresì evidenziata l'esigenza, in sede di elaborazione della «bussola strategica», di tener conto delle sfide emergenti alla sicurezza, quali le minacce ibride e il cyber-terrorismo. È stato sottolineato che i Parlamenti possono svolgere un ruolo essenziale nella formazione e nel consolidamento, presso l'opinione pubblica, di una «cultura condivisa della difesa europea», che sappia declinare concretamente la clausola di solidarietà contenuta nell'articolo 42, paragrafo 7 del Trattato sull'Unione europea.
  La Presidente Pinotti, da parte sua, ha sottolineato che «lavorare per una politica di difesa comune significa lavorare alla costruzione di un pezzo dell'identità europea.» A suo avviso, se si ritiene che i progressi in questo settore siano stati limitati, occorre porsi obiettivi più ambiziosi, anche valutando la possibilità di armonizzare le legislazioni nazionali in materia di sicurezza e difesa: al riguardo, ha evidenziato che si tratta di un lavoro complesso, che richiede un adeguato percorso istruttorio, che potrebbe essere avviato proprio in sede di Conferenza parlamentare PESC-PSDC.

  La conferenza si è conclusa con una dichiarazione finale a cura della copresidenza della Conferenza da parte del Parlamento tedesco e del Parlamento europeo

ALLEGATO 2

17a Conferenza interparlamentare per la Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) 4 settembre 2020 in videoconferenza.

DICHIARAZIONE DEI CO-PRESIDENTI

  Osservazioni preliminari

  La 17a Conferenza interparlamentare (CIP) per la PESC e la PSDC si è tenuta il 4 settembre 2020 nel quadro della dimensione parlamentare della presidenza tedesca del Consiglio dell'Unione europea. Tenuto conto delle circostanze eccezionali dovute alla pandemia da Covid-19, la conferenza si è tenuta per la prima volta in videoconferenza. Vi hanno preso parte Parlamentari degli Stati membri dell'UE e del Parlamento europeo, nonché alcuni parlamentari dei paesi candidati all'UE e di potenziali candidati.

  Noi, Co-Presidenti della 17a CIP:

   riteniamo che la crisi legata alla pandemia da Covid-19 abbia confermato la necessità di una politica estera e di sicurezza dell'UE più forte e più efficace. Questa pandemia ha messo in luce un indebolimento del sistema globale che minaccia il multilateralismo. In un paesaggio geopolitico in piena evoluzione, è responsabilità dell'UE agire come attore globale e come difensore di un ordine multilaterale fondato sulle regole, con al centro le Nazioni Unite, rafforzando la cooperazione internazionale attraverso il sistema delle organizzazioni multilaterali e impegnandosi strategicamente con i partner che condividono la stessa visione, nonché con altri attori mondiali. Rileviamo in proposito il ruolo centrale dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nel campo della PESC e della PSDC;

   esprimiamo apprezzamento per la «Risposta comune dell'UE alla crisi del Covid-19» che si è concentrata sui paesi più vulnerabili e ricordiamo che le azioni geopolitiche dell'UE devono essere sostenute da adeguate dotazioni finanziarie nel quadro del prossimo QFP. Osserviamo che la pandemia da Covid-19 evidenzia la necessità di ridurre la dipendenza dai paesi terzi in alcuni settori e sottolineiamo l'urgente necessità che l'UE rafforzi la propria autonomia strategica;

   esprimiamo forte preoccupazione per le pericolose tensioni nel Mediterraneo orientale; chiediamo con urgenza una distensione e la creazione di un ambiente propizio al dialogo e ai negoziati; sosteniamo, in proposito, gli sforzi di mediazione del governo tedesco; sottolineiamo la necessità di sostenere la Grecia e Cipro nella soluzione di queste tensioni;

   riteniamo che l'UE debba definire urgentemente una strategia globale per le sue relazioni a medio e lungo termine con la Turchia, alla luce dei passi indietro che il paese sta compiendo in materia di democrazia, stato di diritto e diritti umani, ma anche tenendo conto degli interessi condivisi che persistono in alcuni settori come il commercio, le migrazioni e la sicurezza;

   sosteniamo la richiesta del popolo bielorusso di nuove elezioni presidenziali libere ed eque nel paese, con la partecipazione di osservatori internazionali, tra cui l'OSCE;

   esortiamo le autorità bielorusse ad astenersi da qualsiasi forma di violenza e intimidazione nei confronti dei manifestanti pacifici e a scarcerare le persone detenute per ragioni politiche, nonché coloro che sono detenuti arbitrariamente. Bisogna arrivare a una soluzione pacifica attraverso un dialogo che riunisca tutte le parti nazionali coinvolte per assicurare un avvenire prospero a una Bielorussia sovrana;

   esprimiamo la nostra preoccupazione di fronte alla situazione particolarmente fragile del Libano. La terribile tragedia che ha colpito gli abitanti di Beirut richiede la nostra solidarietà e l'UE e gli Stati membri sono intervenuti immediatamente per aiutare il Libano nelle operazioni di soccorso e di ricostruzione. Sottolineiamo la rilevante necessità di vigilare affinché il Libano intraprenda un ambizioso processo di riforme che porti stabilità politica ed economica e risponda alle legittime preoccupazioni e alle aspirazioni democratiche del suo popolo. Accogliamo con favore l'adozione all'unanimità della Risoluzione 2539 (2020) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la quale viene prorogato il mandato della Forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) e chiede, in particolare, al Governo libanese di facilitare l'accesso rapido e completo a tutti i siti richiesti dall'UNIFIL per permettere un'indagine celere;

   esprimiamo la nostra preoccupazione di fronte alla situazione in Libia e ai recenti sviluppi a Tripoli, nonché la situazione dei diritti fondamentali in tutto il paese, come attestato anche dalla Missione d'appoggio delle Nazioni Unite in Libia (MANUL). Ricordiamo l'importanza e l'urgenza di un cessate il fuoco negoziato tra le parti e di un accordo su una zona demilitarizzata. Poniamo l'accento, a tal fine, sulla centralità del processo di Berlino, in sinergia con la mediazione delle Nazioni Unite, e chiediamo alle parti di impegnarsi in un processo politico completo e inclusivo che risponda alle aspirazioni del popolo libico di avere un governo rappresentativo per arrivare alla stabilità e alla sicurezza nel paese;

   sottolineiamo che le relazioni tra l'UE e la Cina sono entrate in una nuova era, in particolare nel recente contesto della crisi legata al Covid-19. Ricordiamo che questi ultimi mesi hanno evidenziato l'assenza di una leadership mondiale nella lotta multilaterale al Covid-19. In tale occasione, la Cina ha ancora una volta dimostrato di aspirare al rafforzamento della propria posizione geopolitica. Riteniamo che le recenti misure assunte dalla Cina a Hong Kong e la diffusione da parte della stessa di false informazioni nel quadro della pandemia da Covid-19 sono ancora più riprovevoli, tenuto conto di alcuni elementi positivi del partenariato strategico con l'UE. Siamo convinti che l'UE non possa più ignorare le dimensioni dell'ingerenza della Cina nei nostri affari interni. Sottolineiamo la necessità di prevenire e contrastare tale ingerenza con maggiore determinazione, in collaborazione con i nostri partner in tutto il mondo, che sono animati da preoccupazioni simili;

   esprimiamo seria preoccupazione e la condanna per l'attentato alla vita di Alexeï Navalny, che, alla stregua di altri precedenti attentati alla vita di oppositori del governo russo, è assolutamente inaccettabile per l'Unione europea e i suoi Stati membri, ed esortiamo l'UE a rispondere in maniera proporzionata. Inoltre, chiediamo alla Federazione russa di avviare un'indagine esaustiva e trasparente sulle circostanze dell'avvelenamento di Alexeï Navalny;

   riteniamo che le disposizioni dei trattati costituiscano una base solida per progredire verso una vera Unione della difesa. Siamo del parere che qualsiasi orientamento preso nel quadro degli attuali processi di revisione strategica debba spianare la strada a una relazione più efficace tra l'UE e la NATO. Riteniamo che i paesi membri della NATO che partecipano ai pertinenti programmi dell'UE, quali il Fondo europeo per la difesa, contribuiscano a una nuova era di interoperabilità, di reale messa in comune, condivisione e integrazione dello sviluppo e del dispiegamento delle capacità a vantaggio dell'Unione e dell'Alleanza transatlantica;

   crediamo che, quando gli Stati membri insieme mettono a disposizione forze multinazionali ai sensi dell'articolo 42, comma 3, TUE, dovrebbero metterle a disposizione della Politica di sicurezza e di difesa comune, compresa una difesa comune dell'Unione. Riteniamo altresì che gli Stati membri debbano cercare di assicurare una cooperazione coerente di queste forze multinazionali anche con la NATO;

   invitiamo il Consiglio europeo e il suo presidente ad avviare rapidamente e far progredire costantemente il lavoro in vista della decisione del Consiglio europeo di cui all'articolo 42, comma 2, TUE. Invitiamo la Commissione, l'Alto rappresentante/Vicepresidente e tutti i parlamenti dell'Unione europea a partecipare al dibattito sullo sviluppo della difesa dell'UE;

   osserviamo con soddisfazione gli appelli dei Membri dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo in favore di un QFP più ambizioso nel campo dell'azione esterna e della difesa, compreso un aumento delle dotazioni per lo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (IVCDCI), il Fondo europeo per la difesa, la mobilità militare e lo Strumento europeo per la pace.

  Dietmar Nietan, Capo della Delegazione tedesca.

  David McAllister, Presidente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo e Capo della delegazione del Parlamento europeo.