Commissioni Riunite (III e IV)
III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa)
Commissioni Riunite (III e IV)
Comm. riunite 0304
Sulla pubblicità dei lavori ... 18
Schema di decreto interministeriale concernente la cessione a titolo gratuito di materiale di armamento a favore della Somali Police Force della Repubblica Federale Somala. Atto n. 195 (Esame e rinvio) ... 18
ALLEGATO (Intervento consegnato dalla Relatrice per la Commissione Affari Esteri, Onorevole Emiliozzi) ... 21
ATTI DEL GOVERNO
Martedì 6 ottobre 2020. — Presidenza del presidente della IV Commissione, Gianluca RIZZO. – Interviene il sottosegretario per la difesa, Angelo Tofalo.
La seduta comincia alle 11.30.
Sulla pubblicità dei lavori.
Gianluca RIZZO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Schema di decreto interministeriale concernente la cessione a titolo gratuito di materiale di armamento a favore della Somali Police Force della Repubblica Federale Somala.
Atto n. 195.
(Esame e rinvio).
Le Commissioni iniziano l'esame dello schema di decreto.
Gianluca RIZZO, presidente, avverte che il termine per l'espressione del parere da parte delle Commissioni scade il 12 ottobre prossimo, e che la Commissione Bilancio, in data 29 settembre, ha già espresso i propri rilievi valutando favorevolmente l'atto. Dà, quindi, la parola al relatore per la IV Commissione, onorevole Aresta, avvertendo che l'onorevole Emiliozzi, relatrice per la III Commissione, essendo impossibilitata a partecipare alla seduta, ha depositato agli atti la relazione di competenza (vedi allegato).
Giovanni Luca ARESTA (M5S), relatore per la IV Commissione, riferisce sullo schema di decreto recante la cessione a titolo gratuito di 2 Veicoli Multiruolo nella versione protetta (VM-90P), 200 scudi quadrati (marca Mirafan), 200 caschi con maschera (marca Protos) e 50 scudi tondi, in favore della Somali Police Force della Repubblica Federale Somala, osservando che il materiale, in dotazione all'Arma dei carabinieri, è oramai divenuto – secondo il termine che utilizza tecnicamente la normativa di riferimento – «obsoleto».
Ricorda, infatti, che l'articolo 311, comma 1, lettera a), del codice dell'ordinamento militare (decreto legislativo n. 66 del 2010) prevede la cessione a titolo gratuito di materiali non d'armamento dichiarati fuori servizio o fuori uso in favore di Paesi in via di sviluppo e di Paesi partecipanti al partenariato per la pace, nell'ambito dei vigenti accordi di cooperazione. Il comma 2 dello stesso articolo consente, invece, la cessione – ai medesimi Paesi – di materiali d'armamento dichiarati obsoleti per cause tecniche, limitandola ai soli materiali difensivi. In quest'ultimo caso è previsto il parere delle competenti Commissioni parlamentari. Si tratta, peraltro, di un parere vincolante, ossia di un parere cui il Governo è tenuto a conformarsi. Aggiunge che la scheda illustrativa dello Stato maggiore della difesa che accompagna lo schema di decreto precisa come, nella fattispecie in esame, sussistano tutti i requisiti giuridici necessari ai sensi della normativa vigente. Infatti, la Somalia è compresa nell'elenco dei Paesi in via di sviluppo; dal 25 luglio 2016, è, inoltre, entrato in vigore, con durata illimitata, l'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica Somala, fatto a Roma il 17 settembre 2013. Sempre nella scheda illustrativa viene evidenziato anche che i veicoli VM-90P oggetto della cessione sono obsoleti per cause tecniche in quanto, essendo entrati nel ciclo logistico nel periodo 1996-2004, appartengono a un segmento di parco vetusto, che oggi presenta elevati oneri manutentivi e limitate possibilità di impiego nei moderni scenari di crisi sia all'interno sia, soprattutto, all'esterno del territorio nazionale dove sono stati progressivamente sostituiti dai Veicoli Tattici Leggeri Multiruolo (VTLM) Lince, più performanti e sicuri. Sia i VM-90P, sia gli scudi e i caschi con maschera, non essendo più rispondenti alle esigenze di impiego operativo dell'Arma, sono stati dichiarati fuori servizio dall'Ispettorato Logistico dei Carabinieri.
Sottolinea, quindi, che la cessione di tale materiale mira a rafforzare la collaborazione e la cooperazione tra l'Arma dei carabinieri e la Somali Police Force, in un'ottica di sostegno alle istituzioni somale. Peraltro, essa rappresenta anche una premessa indispensabile al fine di operare congiuntamente nelle varie situazioni di crisi, sia a livello bilaterale che multilaterale.
Al riguardo, ricorda che il Governo, in occasione dell'esame parlamentare della Relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2019, anche ai fini della loro proroga nell'anno 2020 (Doc. XXVI, n. 3) ha fatto presente che in Somalia, negli ultimi due anni, «si è assistito ad alcuni progressi nel percorso di stabilizzazione, in particolare nei rapporti con le IFI, aspetto che consentirà di fare ricorso a finanziamenti internazionali per lo sviluppo economico e sociale del Paese». La Relazione prosegue asserendo che «a tal fine sarà indispensabile mantenere il nostro impegno sul piano della sicurezza, confermando il sostegno sul piano della formazione sia bilaterale sia multilaterale nel quadro delle missioni PESD (...)».
Segnala, poi, che, nello scorso mese di febbraio, una delegazione della Commissione Difesa della Camera cui ha preso parte, ha svolto una visita al contingente impegnato nella base di Gibuti, constatando che i militari inviati – oltre ad assicurare il supporto logistico e operativo a favore dei contingenti nazionali impiegati in missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa, Mar Rosso, Oceano Indiano e zone limitrofe – svolgono anche compiti di supporto alle attività formative e addestrative delle forze locali attraverso la missione MIADIT.
Lo scopo di questa missione, nella quale sono impiegati 53 carabinieri, è di organizzare e condurre attività addestrative a favore di uomini e donne della Polizia somala, della Gendarmeria della Repubblica di Gibuti nonché della Polizia Nazionale Gibutina, al fine di fornire un contributo fattivo alle Autorità del Governo di Transizione della Somalia, principalmente nei settori della sicurezza e del controllo del territorio, nel più ampio quadro di iniziative di capacity building e stabilizzazione della Somalia e del consolidamento della Repubblica di Gibuti. Nel corso della visita, la delegazione ha incontrato il comandante della missione e il responsabile delle attività addestrative e ha assistito ad alcuni momenti di formazione in aula e di addestramento, nei quali ha potuto verificare – oltre alle notevoli capacità dei nostri carabinieri – anche il decisivo apporto degli interpreti locali, i quali – pur in consecutiva – sono stati in grado di rendere assai efficacemente in lingua somala le indicazioni degli addestratori. Per quanto riguarda, poi, la partecipazione dell'Italia alle attività CIMIC in Somalia (Cooperazione Civile – Militare nelle aree di crisi), dai dati riportati dal Governo nell'ultima Relazione presentata al Parlamento sull'attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo (Doc. LV, n. 2) risulta che nel 2019 sono stati svolti 14 interventi per 335.000 euro che hanno riguardato progetti.
Ribadisce, in conclusione, per quanto di competenza della Commissione Difesa, l'esistenza di tutti i presupposti per esprimere un parere favorevole.
Gianluca RIZZO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 11.40.
ALLEGATO
Schema di decreto interministeriale concernente la cessione a titolo gratuito di materiale di armamento a favore della Somali Police Force della Repubblica Federale Somala. Atto n. 195.
INTERVENTO CONSEGNATO DALLA RELATRICE PER LA COMMISSIONE AFFARI ESTERI, ONOREVOLE EMILIOZZI.
Gentili Presidenti, colleghi deputati,
nell'illustrare i profili di competenza della Commissione Affari esteri, mi preme innanzitutto porre in rilievo che la Somalia si trova in un'area di particolare rilevanza strategica, crocevia d'interessi occidentali, della Turchia e di alcuni Stati arabi (tra i quali l'Arabia saudita, gli Emirati arabi uniti ed il Qatar) che negli ultimi anni si stanno confrontando nel delicatissimo scenario somalo per la leadership e l'egemonia nel mondo arabo.
Nonostante la sua sostanziale omogeneità, specie se raffrontata ad altri Stati africani (l'85 per cento della popolazione è somala, le due lingue più parlate sono il somalo e l'arabo e la stragrande maggioranza della popolazione è musulmana sunnita), la Somalia a partire dal 1991, dopo il crollo del regime di Siad Barre ed il collasso delle sue istituzioni, è precipitata in una guerra civile, che ha condotto alla dissoluzione del governo centrale e alla proliferazione di entità regionali più o meno autonome, capaci di stabilire un precario controllo su ridotte porzioni di territorio, e di forze islamiche.
Anche in ragione della protratta instabilità politica e della precaria situazione securitaria, la Somalia resta uno dei Paesi più poveri del mondo (sebbene sopravviva un'economia informale, sostenuta in parte dalle rimesse della diaspora somala all'estero), scarsamente popolato (circa 11 milioni di abitanti) e con un indice di sviluppo umano tra i più bassi del pianeta.
Il Paese è caratterizzato da una forte instabilità e da tensioni politiche interne che si riflettono sul labile e fragile stato di sicurezza del Paese, caratterizzato dalla minaccia terroristica e dal fenomeno della pirateria che, sebbene sia evidentemente diminuita, non è ancora stata del tutto debellata.
Mogadiscio è reduce da una lunga fase di transizione che ha visto l'ex Governo federale transitorio (GFT), appoggiato dalle forze della Missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM), impegnato nel tentativo di acquisire il pieno controllo del territorio nazionale, a suo tempo controllato da Al-Shabaab, attualmente sempre più orientato a tessere legami con organizzazioni terroristiche attive nel resto del continente, come Al-Quaida nel Sahel e Boko Haram in Nigeria.
La Somalia è impegnata da anni nel consolidamento della propria realtà statuale e nella lotta contro gruppi armati e destabilizzanti dell'autorità centrale, a partire dalla pericolosa componente islamista di Al-Shabaab.
Le relazioni bilaterali con l'Italia sono storicamente eccellenti e il dossier somalo resta prioritario nella nostra azione di politica estera, con un'articolazione politica fitta ed articolata.
L'Italia esercita un ruolo di primo piano nel processo di stabilizzazione e sviluppo della Somalia, attraverso un'articolata azione in ambito politico, nel settore pace e sicurezza – sia a livello bilaterale che nel quadro delle missioni internazionali – e attraverso una serie di iniziative realizzate dalla cooperazione allo sviluppo italiana.
Dal punto di vista securitario, il nostro Paese ritiene prioritario che il quadro dei rapporti con la leadership somala debba essere basato sull'empowerment delle istituzioni del Paese e sul rispetto del principio di ownership.
A livello europeo, l'Italia fornisce un contributo di primo piano alle tre missioni UE: Eunavfor Atalanta, operazione militare marittima anti-pirateria; Eucap Somalia, missione civile di contrasto alla pirateria da terra; EUTM Somalia, missione di addestramento delle forze di sicurezza somale, della quale l'Italia detiene il comando dal 2014, assicurando anche il più ampio contingente (circa 120 unità).
Con Mogadiscio il nostro Paese ha sottoscritto nel 2013 un Accordo bilaterale di cooperazione nel settore della difesa, finalizzato ad incrementare la collaborazione tra le Forze armate, consolidando le rispettive capacità difensive e migliorando la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza.
L'Accordo, ratificato dall'Italia ai sensi della legge n. 64 del 2016 ed entrato in vigore il 25 luglio 2016, annovera lo scambio di materiali quale contributo ad accrescere l'interoperabilità fra i rispettivi dispositivi di polizia.
Nel marzo scorso si è conclusa la Missione bilaterale Somalia – MIADIT – che ha visto anche la partecipazione dei militari dell'Arma dei carabinieri – di addestramento delle Forze di polizia somale e gibutiane, volta a favorire la stabilità e la sicurezza della Somalia e dell'intera regione del Corno d'Africa, accrescendo le capacità nel settore della sicurezza e del controllo del territorio da parte delle Forze di polizia somala. La cessione di armamenti al nostro esame s'inquadra in questo quadro di una lunga e consolidata collaborazione tra l'Arma dei carabinieri e le istituzioni somale.
La strategia della cooperazione italiana nel Paese si basa su un comprehensive approach: un'azione integrata che tenga conto delle problematiche politiche, di sicurezza, umanitarie e della ricostruzione economica, dello stretto coordinamento fra i donatori e della ownership somala.
È attualmente in fase di definizione l'Accordo-quadro di cooperazione bilaterale allo sviluppo tra Italia e Somalia, volto a definire modalità operative condivise con la controparte locale, in particolare per ciò che riguarda le responsabilità e gli obblighi delle due Parti, privilegi e immunità accordati al personale coinvolto in attività di cooperazione allo sviluppo, attività di supervisione e controllo.
Nel 2019 la cooperazione italiana ha destinato in favore della Somalia circa 15 milioni di Euro, di cui circa 10 milioni per iniziative di sviluppo e poco più di 4 milioni per iniziative sul canale dell'emergenza, impegno che si auspica di mantenere anche per il 2020, compatibilmente con le risorse disponibili.
Gli interventi sono sempre stati concepiti tenendo conto delle Linee guida della cooperazione, rispondendo in particolare agli obiettivi strategici inerenti alla riduzione della povertà, la creazione di nuove opportunità lavorative, la rimozione delle diseguaglianze, la promozione del Terzo settore privato e dell'imprenditoria femminile, il miglioramento della sicurezza alimentare, il contributo alla salute globale e all'educazione di base universale, la stabilizzazione post – conflitto e l'assistenza umanitaria.
Sullo sfondo dello scenario delineato, un perdurante elemento di squilibrio nella situazione interna somala deriva dalle ripercussioni della crisi del Golfo del 2017, che ha trasformato l'intero Corno d'Africa, e la Somalia in particolare, in terreno di contrapposizione tra i cd. «attori non tradizionali»: da un lato, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto, dall'altro Turchia e Qatar, ai quali ho accennato all'inizio.
Il Presidente somalo Farmajo, più vicino al Qatar ha cercato finora, tra varie tensioni, di mantenere una posizione di neutralità tra Riad ed Abu Dhabi da un lato e Doha dall'altro.
L'influenza di tali attori, che conducono attività di addestramento e di capacity building delle Forze nazionali somale, rende ancora più complessa la costituzione di una efficace ed organica architettura di sicurezza nazionale e la loro azione, condotta perlopiù in via bilaterale e al di fuori degli articolati meccanismi di coordinamento internazionale presenti nel Paese (le missioni delle Nazioni Unite e quelle dell'Unione europea), si ripercuote negativamente sulla dialettica interna somala.
L'obiettivo di un autentico empowerment delle istituzioni somale e di una conseguente piena emancipazione della Somalia dal sostegno della Comunità internazionale, sia sul piano della sicurezza che su quello dello sviluppo, appare difficilmente conseguibile nel breve periodo.
Mi preme da ultimo sottolineare come la cessione di mezzi e materiali prevista dal provvedimento appaia in linea con gli sforzi profusi dal nostro Paese per offrire un contributo alla stabilizzazione della Somalia e per la sua uscita dalla lunga fase di transizione avviata.