XIV Commissione
Politiche dell'Unione europea
Politiche dell'Unione europea (XIV)
Commissione XIV (Unione europea)
Comm. XIV
Sull'ordine dei lavori ... 210
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (Rilievi alla V Commissione) (Seguito dell'esame e rinvio) ... 211
ALLEGATO (Rilievi approvati dalla Commissione) ... 219
Istituzione di una Commissione parlamentare per gli italiani nel mondo. Testo unificato C. 802 Longo e abb. (Parere alla III Commissione) (Esame e conclusione – Nulla osta) ... 211
Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010. C. 1704 Governo (Parere alla III Commissione) (Esame e conclusione – Parere favorevole) ... 212
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018. C. 2415 Governo (Parere alla III Commissione) (Esame e conclusione – Nulla osta) ... 214
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (Rilievi alla V Commissione) (Seguito dell'esame e conclusione – Deliberazione di rilievi) ... 215
DELIBERAZIONE DI RILIEVI
Martedì 29 settembre 2020. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 12.35.
Sull'ordine dei lavori.
Alessandro GIGLIO VIGNA (LEGA) esprime rammarico per il posticipo dell'orario di inizio della seduta odierna, sottolineando che la modifica dell'orario di convocazione a ridosso di quello di inizio della seduta è causa di disagio, anche considerando le difficoltà nella mobilità proprie di questo periodo.
Sergio BATTELLI (M5S), nel convenire sulla necessità di minimizzare quanto più possibile le variazioni dell'orario di convocazione, sottolinea che il rinvio odierno è dovuto dalla necessità di consentire al relatore sullo Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund di perfezionare la sua proposta di rilievi.
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
(Rilievi alla V Commissione)
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di relazione in titolo, rinviato nella seduta del 23 settembre 2020.
Piero DE LUCA (PD), relatore, inizia l'illustrazione della proposta di rilievi formulata (vedi allegato), soffermandosi sulle sue premesse. In ragione dell'imminente esame in Assemblea di un'interpellanza urgente a propria firma, chiede quindi una breve sospensione della seduta per poter partecipare alla discussione dell'atto di sindacato ispettivo.
Sergio BATTELLI (M5S), propone di differire il prosieguo dell'esame del documento, per consentire al collega De Luca di partecipare alla seduta dell'Assemblea, e di svolgere nel frattempo l'esame degli altri provvedimenti all'ordine del giorno.
La Commissione concorda.
La seduta termina alle 12.40.
SEDE CONSULTIVA
Martedì 29 settembre 2020. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 12.40.
Istituzione di una Commissione parlamentare per gli italiani nel mondo.
Testo unificato C. 802 Longo e abb.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Nulla osta).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.
Matteo COLANINNO (IV), relatore, illustra il testo unificato delle proposte di legge recanti l'istituzione di una Commissione parlamentare per gli italiani nel mondo, sottolineando come l'istituzione di tale Commissione si inserisca nel contesto del crescente e vivo interesse che, sin dalla XIV Legislatura, le tematiche riguardanti gli italiani all'estero hanno suscitato nel dibattito parlamentare: cita al riguardo le norme sull'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero, quelle sulle provvidenze per la diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero, nonché le norme sul rinnovo degli organi rappresentativi degli italiani all'estero e quelle relative alla riorganizzazione della rete diplomatica-consolare.
Segnala che il testo unificato, elaborato dal Comitato ristretto nominato dalla Commissione, è stato emendato nel corso del dibattito in sede referente e successivamente approvato nella seduta del 10 settembre, anche a seguito delle sollecitazioni e degli spunti emersi nel corso dell'ampio ciclo di audizioni svolte.
Passando a descrivere il testo del provvedimento, rileva che esso si compone ora di 7 articoli, il primo dei quali individua i compiti della Commissione, che spaziano dall'indirizzo e controllo sulle politiche e sugli interventi riguardanti i cittadini italiani residenti all'estero, alla promozione delle politiche di sostegno agli italiani all'estero; dallo studio delle questioni riguardanti gli italiani all'estero alla ricognizione e proposta nelle materie attinenti ai fenomeni di mobilità degli emigranti italiani. A tal fine, la Commissione definisce un programma di attività, con il contributo delle comunità italiane all'estero, delle regioni, delle amministrazioni pubbliche, del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE), dei Com.it.es (Comitato degli italiani all'estero) e delle principali associazioni degli italiani all'estero.
Tra le attività che la Commissione è chiamata a svolgere (articolo 2) segnala: la valutazione circa la coerenza della legislazione vigente con il rispetto e con il sostegno dei fondamentali diritti sociali, civili e politici dei migranti italiani; l'elaborazione di criteri per promuovere il coordinamento delle iniziative delle regioni a favore dei rispettivi cittadini emigrati all'estero; la verifica del percorso di integrazione compiuto dagli italiani presenti nei rispettivi Paesi di residenza e l'eventuale esistenza di situazioni di emarginazione e discriminazione nei loro confronti; la promozione integrata del sistema Italia nel mondo e della diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo in un quadro interculturale e multilinguistico. La Commissione promuove, tra l'altro, l'adeguamento degli istituti della rappresentanza degli italiani all'estero all'evoluzione delle comunità italiane nel mondo; il monitoraggio sulla legge elettorale per la circoscrizione estero; la definizione di nuove regole per il recupero e per il mantenimento della cittadinanza degli italiani residenti all'estero; l'adeguamento della rete e dei servizi consolari e diplomatici italiani nel mondo; il rafforzamento dei media di lingua italiana all'estero; una riforma dei patronati italiani all'estero; il dialogo con i parlamentari di origine italiana eletti negli Stati esteri.
Quanto alla composizione della Commissione, fa presente che essa è così delineata dall'articolo 3: diciotto senatori e diciotto deputati, nominati pariteticamente dai Presidenti delle Camere su designazione dei gruppi. La Commissione, per l'esercizio delle sue funzioni, fruisce di dotazioni e strutture (personale, locali e strumenti operativi) messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro (articolo 7); l'ufficio di presidenza della Commissione, la quale si riunisce per la prima seduta entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, è composto da un presidente, due vicepresidenti e due segretari, eletti con le modalità descritte all'articolo 4.
Ai fini del suo funzionamento, la Commissione adotta un proprio regolamento interno e può, tra l'altro, acquisire informazioni, dati e documenti dalle amministrazioni pubbliche e da qualunque altro soggetto che si occupi delle questioni attinenti all'emigrazione; ascoltare rappresentanti del Governo, delle regioni e degli altri enti pubblici, nonché esponenti della comunità degli italiani all'estero; compiere missioni all'estero, anche presso le istituzioni dell'Unione europea o presso organizzazioni internazionali, al fine di approfondire l'esame degli aspetti relativi alla condizione degli italiani nel mondo (articolo 5).
Quanto agli obblighi informativi, rileva che la Commissione, ai sensi dell'articolo 6, è tenuta a presentare annualmente alle Camere una relazione sui risultati della propria attività e può trasmettere relazioni e segnalazioni alle Camere e al Governo, per formulare osservazioni e proposte e per garantire la rispondenza alla normativa dell'Unione europea e in riferimento ai diritti previsti dalle convenzioni internazionali.
Conclusivamente, auspicando una celere approvazione del provvedimento, di grande interesse per la complessità delle tematiche che l'istituenda Commissione è chiamata a trattare e ad approfondire, segnala che, per quanto di competenza della Commissione, non sussistono profili ostativi all'ulteriore corso dello stesso. Per tale ragione, propone di esprimere già in questa seduta un nulla osta all'ulteriore corso del progetto di legge.
Sergio BATTELLI (M5S), concorde la Commissione, pone in votazione la proposta di nulla osta formulata dal relatore.
La Commissione approva.
Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010.
C. 1704 Governo.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.
Angela IANARO (M5S), relatrice, illustra il disegno di legge recante ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua (ACCOBAMS).
Ricorda, al riguardo, che l'Accordo in esame è uno dei principali strumenti giuridico-internazionali finalizzati alla conservazione della biodiversità e, segnatamente, a ridurre e minacce a carico della sopravvivenza dei cetacei. Nel 2010 le Parti sottoscrittrici dell'ACCOBAMS hanno adottato una risoluzione che ha esteso l'ambito geografico di applicazione dell'Accordo alle zone economiche esclusive, nell'Atlantico, di Spagna e Portogallo.
Fa presente che gli emendamenti sono finalizzati ad estendere l'applicazione dell'Accordo a tutte le acque marine della Spagna e del Portogallo, fino a comprendere l'intera estensione delle acque atlantiche di giurisdizione (zona economica esclusiva – ZEE) della Spagna e larga parte di quelle del Portogallo, con esclusione delle acque di giurisdizione che circondano gli arcipelaghi atlantici portoghesi. Le modifiche consentiranno dunque agli Stati firmatari dell'Accordo, nelle acque interessate dall'allargamento, di garantire un'omogenea applicazione del regime di tutela, delle risoluzioni e degli impegni adottati in seno all'ACCOBAMS a tutte le specie di cetacei presenti, peraltro già specificamente tutelate dalla normativa europea, che prevede misure per proteggere i cetacei contro la caccia, la cattura o la detenzione, nonché contro qualsiasi perturbazione intenzionale o scambio commerciale, anche dei prodotti derivati di questi animali provenienti da Paesi terzi.
Più in dettaglio, evidenzia che le modifiche riguardano, in primo luogo, la denominazione dell'Accordo, per adeguarla all'estensione alle acque territoriali di Spagna e ZEE del Portogallo, che di fatto interrompe la contiguità territoriale con il Mediterraneo (Neighbouring Atlantic Area); in secondo luogo, viene modificata la portata della definizione geografica, che contempla l'estensione e le delimitazioni delle acque marittime interessate del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica. Viene inoltre specificato che per «sub-regione», a seconda dei contesti, si intende sia la regione comprendente gli Stati costieri del Mar Nero, sia la regione comprendente gli stati costieri del Mar Mediterraneo e la vicina zona atlantica. Si specifica, inoltre, che l'Accordo in questione entra in vigore nel terzo mese successivo alla ratifica di almeno sette Stati costieri dell'area dell'Accordo, o di organizzazioni di integrazione economica regionale dell'area che hanno firmato senza riserva di ratifica o abbiano già depositato gli strumenti di ratifica. Infine, vengono modificate talune parti degli Annessi 1 e 2 con riferimento alla lista indicativa dei cetacei del Mar Mediterraneo e dell'Area atlantica vicina, cui si applica l'Accordo, nonché alla protezione dell’habitat. Segnala, in proposito, che l'emendamento all'Annesso 2 è già entrato in vigore, in quanto le modifiche agli Annessi entrano in vigore per tutte le Parti il centocinquantesimo giorno dopo la data della loro adozione dalla Riunione delle Parti, salvo per le Parti che abbiano formulato una riserva. Diversamente, le modifiche al testo dell'Accordo entrano in vigore per le Parti che lo hanno accettato il trentesimo giorno dopo la data in cui due terzi delle Parti hanno depositato il loro strumento di approvazione presso il depositario.
Segnala che, ad oggi, solo sette Stati Parte hanno depositato il loro strumento di ratifica: sono dunque necessarie altre nove approvazioni per l'entrata in vigore degli Emendamenti all'Accordo e anche all'Annesso 1, poiché l'Emendamento a quest'ultimo è strettamente connesso agli Emendamenti al testo principale.
Passando al disegno di legge di ratifica, rileva che esso si compone di 4 articoli. I primi due articoli recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione degli Emendamenti all'Accordo; l'articolo 3 reca la clausola di invarianza finanziaria, mentre l'articolo 4 dispone l'entrata in vigore del disegno di legge.
Conclusivamente, segnala che, per quanto di competenza della Commissione, non sussistono profili ostativi all'ulteriore corso del provvedimento in esame, del quale auspica una rapida approvazione, anche in considerazione della raccomandazione contenuta nella risoluzione sui mari e gli oceani dell'Assemblea delle Nazioni unite per l'ambiente, che incoraggia le Parti contraenti di convenzioni regionali sul mare a considerare la possibilità di aumentare la copertura regionale di tali strumenti in conformità con il diritto internazionale.
Per tale ragione, propone di esprimere già in questa seduta un parere favorevole.
Sergio BATTELLI (M5S), concorde la Commissione, pone in votazione la proposta di parere favorevole formulata dalla relatrice.
La Commissione approva.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018.
C. 2415 Governo.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Nulla osta).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.
Raffaele BRUNO (M5S), relatore, illustra il disegno di legge recante ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018.
Ricorda che l'Accordo in esame rientra in una tipologia di trattati internazionali che ha la finalità di disciplinare i rapporti bilaterali in materia di trasporto aereo. L'Accordo fa seguito, come previsto, ad un memorandum d'intesa tecnico-operativo sottoscritto dalle autorità aeronautiche dei due Stati nel gennaio 2013.
In merito al contenuto dell'Accordo, rileva che, dopo una serie di definizioni dei termini in esso ricorrenti (articolo 1) e un esplicito richiamo alle norme della Convenzione sull'aviazione civile internazionale (articolo 2), vengono stabiliti i diritti che le Parti contraenti concedono alle imprese da esse designate (articolo 4), ossia il diritto di sorvolo del proprio territorio, di scalo tecnico e soprattutto di attività commerciale limitatamente ai punti individuati nella tabella delle rotte allegata all'Accordo. Nessuna parte dell'Accordo è finalizzata a prevenire, distorcere o limitare la concorrenza (articolo 3). Le compagnie aeree designate dalle Parti contraenti, in base all'articolo 5, si vedranno riconoscere pari ed eque opportunità dell'esercizio dei servizi concordati sulle rotte designate. Si prevede, inoltre, l'applicabilità delle leggi e regolamenti di una Parte contraente relativi all'ingresso, alla permanenza e alla partenza dal proprio territorio di aeromobili impiegate nei servizi internazionali anche agli aeromobili delle compagnie aeree designate dall'altra Parte contraente, durante la permanenza sul territorio della prima Parte contraente; ugualmente applicabili saranno leggi e regolamenti di una Parte contraente in ordine all'ingresso sul proprio territorio, alla permanenza e alla partenza di passeggeri, equipaggi, bagagli, merci e posta, nonché ai profili dell'emigrazione, immigrazione, passaporti, dogane, valuta e controlli sanitari (articolo 6). Si stabiliscono, inoltre, le modalità di designazione e autorizzazione delle compagnie aeree che effettueranno i servizi sulle rotte specificate (articolo 7) e si riserva alle Parti la facoltà di revocare l'autorizzazione concessa all'impresa aerea dell'altra Parte, qualora l'impresa stessa non ottemperi alle disposizioni dell'Accordo o qualora il controllo dell'impresa non risulti chiaramente nelle mani di una maggioranza di cittadini del Paese cui appartiene la compagnia (articolo 8). Riguardo al tema della sicurezza dell'aviazione, si richiamano esplicitamente alcune Convenzioni internazionali in materia, il cui elenco, tuttavia, non preclude l'applicabilità di ogni altro accordo in materia di protezione dell'aviazione civile vincolante per entrambe le Parti contraenti (articolo 9). Si disciplinano, inoltre, gli standard di sicurezza delle strutture aeronautiche, degli equipaggi e degli aeromobili (articolo 10) e si prevede il riconoscimento reciproco dei certificati di aeronavigabilità e di idoneità, nonché delle licenze, rilasciate da ciascuna delle Parti contraenti, purché i requisiti per tale rilascio si trovino allo stesso livello o al di sopra degli standard minimi ICAO (articolo 11); si regolamentano gli aspetti doganali, conferendo totale esenzione fiscale ai materiali e alle attrezzature necessarie all'attività di volo (articolo 12) e si assicura il trasferimento degli utili delle compagnie su base di reciprocità (articolo 17). L'Accordo, inoltre, sancisce per le compagnie aeree designate da ciascuna Parte contraente il diritto di stabilire uffici nel territorio dell'altra Parte contraente, nonché di inviarvi personale dirigenziale, commerciale e operativo (articolo 14) e prevede che le tariffe dovranno essere fissate dalle imprese designate dalle Parti sulla base di considerazioni meramente commerciali (articolo 18). I rimanenti nove articoli (13, 16, 19, 20, 22-26) si occupano, rispettivamente, degli oneri d'uso; dell'assistenza a terra; dell'approvazione delle tabelle di volo; delle statistiche; delle procedure di consultazione per la modifica di parti dell'Accordo; delle procedure cui è demandata la risoluzione di controversie sull'interpretazione o l'applicazione dell'Accordo; dell'estinzione dello stesso, che potrà avvenire tramite denuncia comunicata all'altra Parte contraente e all'ICAO, depositaria dell'Accordo; dell'entrata in vigore dell'Accordo.
Passando al disegno di legge di ratifica, rileva che esso si compone di quattro articoli. Gli articoli 1 e 2 recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo; l'articolo 3 reca la clausola di invarianza finanziaria, mentre l'articolo 4 dispone l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica.
Conclusivamente, auspica una celere approvazione del provvedimento, che si riferisce ad un'intesa che rafforza ulteriormente i legami economici e commerciali tra l'Italia e la Corea del Sud ed apporta vantaggi economici ai vettori aerei, agli aeroporti, ai passeggeri, agli spedizionieri, all'industria del turismo e, in generale, all'economia dei due Paesi.
Segnala quindi che, per quanto di competenza della Commissione, non sussistono profili di criticità e per tale ragione propone di esprimere già in questa seduta un nulla osta all'ulteriore corso del provvedimento.
Alessandro GIGLIO VIGNA (LEGA), nel sottolineare l'importanza dell'aeronautica civile come asset strategico del Paese, concorda con l'opportunità di procedere in data odierna alla votazione della proposta di nulla osta formulata dal relatore
Marco MAGGIONI (LEGA), nell'associarsi alla considerazione circa la centralità del ruolo dell'aeronautica civile per il nostro Paese, stigmatizza la condotta di Alitalia, compagnia di bandiera sovvenzionata con un notevole ammontare di risorse pubbliche, che ha deciso di fare a meno dello scalo dell'aeroporto di Malpensa senza che ciò abbia provocato alcuna reazione da parte della maggioranza.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta la proposta di nulla osta formulata dal relatore.
La seduta termina alle 12.50.
DELIBERAZIONE DI RILIEVI
Martedì 29 settembre 2020. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 13.
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
(Rilievi alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Deliberazione di rilievi).
Piero DE LUCA (PD), relatore, dopo aver ringraziato la Commissione per la sospensione dei lavori concessa, prosegue l'illustrazione della proposta di rilievi formulata (vedi allegato 1).
Marco MAGGIONI (LEGA) osserva che lo schema di relazione in esame, che abusa di termini altisonanti quali la «resilienza», appare di fatto un libro dei sogni, privo di indicazioni concrete o utili dal punto di vista economico. Comprende, sotto tale aspetto, le motivazioni dello slittamento dell'orario della seduta odierna, rilevando come sia in effetti difficile esprimere rilievi su una relazione a suo avviso del tutto priva di contenuti sostanziali. Denuncia, in primo luogo, l'assenza di valutazioni di contesto sulla attuale situazione europea, che dovrebbero invece costituire la premessa essenziale di un documento che intende individuare le priorità di spesa. Non viene chiarito, ad esempio, se le risorse del Recovery fund saranno effettivamente assegnate e nei tempi ipotizzati, o se siamo invece dinanzi ad un negoziato ancora in salita, come confermato anche dalle recenti dichiarazioni del Ministro da Amendola, lungo il quale si prefigurano molte incognite, considerate le obiezioni sollevate dai cosiddetti paesi di Visegrad, nonché le incertezze politiche che si registrano in Olanda e in Svezia. Ricorda in proposito che per rendere effettive le risorse in esame si dovrà in ogni caso attendere l'approvazione da parte di 27 paesi, e che tale circostanza avrebbe dovuto essere ben evidenziata nelle premesse dello schema di relazione in esame, onde rendere edotto il Parlamento delle reali prospettive di rilancio.
Osserva inoltre che manca una seria analisi delle priorità di spesa e, soprattutto, la sottostante analisi macroeconomica del contesto post-emergenza Covid, essenziale per inquadrare le strategie dell'Italia anche alla luce delle politiche adottate dagli altri attori europei e internazionali. In assenza di un'analisi dei possibili scenari macroeconomici e della loro correlata probabilità di realizzazione, le indicazioni sulle possibilità di allocazione delle risorse, peraltro fornite senza nessuna quantificazione, appaiono meramente generiche e non corredate delle necessarie valutazioni di impatto sul PIL, criterio fondamentale per la scelta allocativa.
Rileva, infine, che lo schema di relazione è del tutto privo di una indicazione in merito alla scelta se utilizzare o meno i fondi del MES: trattandosi di 36 miliardi, tale variabile impatta notevolmente sia sullo scenario macroeconomico che sulle valutazioni in merito alle priorità cui destinare le risorse del Recovery fund. Nota in particolare che, per evidenti difficoltà nella maggioranza, tale indicazione non emerge nemmeno dai rilievi del relatore.
Per quanto riguarda il merito delle scelte allocative, manca altresì un'indicazione che richiami l'inopportunità di continuare a utilizzare risorse solo per erogare sussidi o altre soluzioni che non affrontino in modo strutturale i problemi di famiglie e imprese.
Evidenzia inoltre che non appare sensato discutere dell'attribuzione di una quota di risorse predeterminata al Sud (il 34 o altra percentuale superiore) senza un'indicazione dei progetti che tali risorse dovrebbero finanziare.
Esprime tuttavia apprezzamento per l'attenzione che il relatore ha riservato al tema della crisi demografica, rilevando come invece lo schema di relazione non affronti in modo approfondito la questione.
In conclusione, dichiara l'astensione del gruppo della Lega, l'unica scelta possibile dinanzi ad un documento privo di concretezza e in relazione a quale non si può che sospendere il giudizio, non essendoci i presupposti di base per una compiuta valutazione delle future scelte allocative.
Maria Edera SPADONI (M5S) ringrazia il relatore per il lavoro svolto, esprimendo in particolare apprezzamento per i riferimenti contenuti nella proposta di rilievi ai temi della crisi demografica e della partecipazione delle donne al mercato del lavoro. A tale riguardo rimarca la necessità di investire le risorse europee anche al fine di conseguire una copertura del 60 per cento della domanda di asili nido, ricordando in proposito sia il dato preoccupante fornito dall'Istat in ordine all'elevata percentuale di neomamme costrette a rinunciare al lavoro, sia, di contro, il dato confortante del sensibile aumento dell'occupazione femminile, stimato in circa 100.000 unità, che deriverebbe dal suddetto incremento della copertura dell'offerta di asili nido.
Sempre in tema di empowerment femminile, esprime apprezzamento per il riferimento all'esigenza di rafforzare i congedi parentali, sottolineando che in tale ambito occorrerebbe, da un lato, elevare al 60 per cento l'importo della relativa indennità, dall'altro estendere ulteriormente il numero dei giorni di congedo obbligatorio di paternità in linea con gli indirizzi dell'Unione europea che pongono l'obiettivo di 10 giorni di congedo.
Augusta MONTARULI (FDI) riallacciandosi alle considerazioni espresse dal collega del gruppo della Lega, sia sulle Linee guida governative che sullo schema di relazione, osserva che tali documenti contengono un elenco di buoni propositi unanimemente condivisi da almeno 50 anni e frequentemente riproposti senza mai chiarire in che modo si intenda darvi puntuale attuazione. Rappresenta pertanto il proprio rammarico per non poter esprimere né un voto contrario, in quanto lo schema di relazione esprime propositi in linea di massima condivisibili, né un voto favorevole, in quanto ciò avallerebbe riforme future di cui non si conosce allo stato il contenuto, del tutto indeterminato.
Ricorda poi che il Ministro Amendola ha avvertito, come riportato dalla stampa odierna, che i tempi e le modalità di assegnazione delle risorse del Recovery fund sono fortemente in dubbio a causa delle pressioni di alcuni paesi, in particolare dei cosiddetti «frugali». Sarebbe pertanto più utile, da parte della Commissione, fornire al Governo un'indicazione rispetto alle iniziative da intraprendere nel negoziato in corso, sottolineando che l'Italia non dovrebbe essere disposta a sottomettersi a un doppio ricatto: da una parte, acconsentire all'attivazione del MES, con le relative conseguenze, per vincere le resistenze dei paesi frugali; dall'altra, soggiacere al tempo stesso al ricatto dei paesi, in parte i medesimi, che adottano politiche di dumping fiscale che ostacolano di fatto la realizzazione delle riforme di cui il Paese ha bisogno.
Evidenzia poi come il nodo della riforma del fisco e della riduzione di tasse appaia ancora irrisolto: cita al riguardo il Ministro Amendola, cui riconosce un'apprezzabile onestà intellettuale, il quale ha sottolineato che a livello europeo è condivisa l'indicazione di non consentire l'utilizzo del Recovery fund per finanziare riforme che vadano nel senso di una riduzione del carico fiscale. Ne consegue un inevitabile imbarazzo, per questa Commissione, nel dovere esprimere un'indicazione in un contesto in cui, sebbene nessuno sia in grado ancora di assicurare l'assegnazione dei fondi al nostro Paese, vengono comunque ventilati limiti per l'adozione di riforme volte alla riduzione delle tasse. Osserva inoltre che per non risultare un mero esercizio di retorica, il dibattito sullo schema di relazione non dovrebbe prescindere dall'affrontare il tema di come si intenda attuare una riforma fiscale che porti a una riduzione del prelievo e di quale trattativa si intenda, a tal fine, portare avanti in Europa.
Nel ricordare la perdurante sofferenza delle aziende e dei titolari di partita IVA che hanno ancora urgente bisogno di sostegno e a cui vengono promesse risorse future sulle quali di fatto ancora il nostro paese non può contare, preannuncia il voto di astensione del proprio gruppo, esprimendo rammarico per l'occasione persa di un dibattito che avrebbe potuto e dovuto essere serio e, soprattutto, più concreto, mentre è stato limitato a inconsistenti indicazioni di intento. Denuncia infine la mancata adeguata valorizzazione del ruolo della Commissione sul più grande intervento europeo e il rischio che i suoi commissari si rivelino ininfluenti.
Emanuela ROSSINI (MISTO-MIN.LING.) esprime apprezzamento per la concretezza delle direttrici della riforma individuate nelle linee guida del PNRR: cita, ad esempio, l'indicazione relativa alle infrastrutture per la mobilità, con la specifica indicazione relativa all'Asse Brennero-Tirreno, nonché l'indicazione relativa alle zone montane e altamente turistiche, per le quali lo sviluppo dell'intermodalità logistica integrata a fini turistici permetterà di ridurre il congestionamento di auto e recuperare attività turistiche e vivibilità per i residenti. Valuta inoltre favorevolmente la prevista destinazione di parte degli investimenti al superamento delle procedure di infrazione comunitarie in corso, con la finalità di rendere strutturali alcune riforme previste nelle procedure di infrazione stesse.
Esprime infine apprezzamento per il lavoro svolto dal relatore, che ringrazia, e in particolare un giudizio positivo per i riferimenti contemplati nella proposta di rilievi alle European flagships e alle iniziative Creative Europe e Erasmus Plus, che sono piattaforme che hanno unito l'Europa, favorendo l'internazionalizzazione del sistema universitario.
Piero DE LUCA (PD), relatore, ringrazia tutti i gruppi per i contributi puntuali al dibattito e si augura un prosieguo del lavoro con un ruolo sempre più forte della Commissione, ricordando che anche per questo si è fornita l'indicazione di un coinvolgimento della stessa nelle diverse fasi del processo di allocazione dei fondi europei.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta la proposta di rilievi formulata dal relatore (vedi allegato).
La seduta termina alle 14.40.
ERRATA CORRIGE
Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 440 del 23 settembre 2020, a pagina 314, alla quinta riga, dopo la parola: «conclusione» aggiungere le seguenti: «– Parere favorevole»; alla dodicesima riga, dopo la parola: conclusione: «conclusione» aggiungere le seguenti: «– Parere favorevole»; alla diciottesima riga, dopo la parola: conclusione: «conclusione» aggiungere le seguenti: «– Parere favorevole».
A pagina 315, prima colonna, trentunesima riga, dopo la parola: «conclusione» aggiungere le seguenti: «– Parere favorevole».
A pagina 317, seconda colonna, ultima riga, dopo la parola: «conclusione» aggiungere le seguenti: «– Parere favorevole».
A pagina 318, prima colonna, ventunesima riga, dopo la parola: «conclusione» aggiungere le seguenti: «– Parere favorevole».
ALLEGATO
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
RILIEVI APPROVATI DALLA COMMISSIONE
La XIV Commissione Politiche dell'Unione europea,
esaminato lo «Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund», predisposto dalla V Commissione ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento;
richiamato l'accordo raggiunto in sede di Consiglio europeo del 17-21 luglio scorso sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sull'associato programma Next Generation EU (NGUE), che prevede una dotazione per il bilancio UE di 1074,3 miliardi di euro per il periodo 2021-27, cui si somma la dotazione, pari a 750 miliardi di euro, del nuovo strumento NGEU, destinato a sostenere, attraverso un mix di sovvenzioni e prestiti, la ripresa degli Stati membri e l'investimento in un'Europa verde, digitale e resiliente; richiamato, in particolare, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility), più comunemente denominato Recovery fund, che, con una dotazione finanziaria di 672,5 miliardi di euro – di cui 312,5 erogabili sotto forma di sovvenzioni e 360 sotto forma di prestiti – rappresenta il principale strumento di intervento previsto nell'ambito del NGEU;
ricordato che, secondo le stime elaborate dal Governo, le risorse complessive che confluirebbero nel nostro Paese ammonterebbero a 208,6 miliardi di euro (pari complessivamente ad oltre il 28 per cento delle risorse totali del programma di Next Generation EU) di cui 127,6 miliardi di euro a titolo di prestiti e 81,8 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni:
rilevato, in particolare, che l'accesso al Dispositivo per la ripresa e la resilienza – la cui quota di sussidi potenzialmente destinata all'Italia ammonterebbe, a seguito di un ricalcolo delle stime iniziali, a 65,4 miliardi di euro, rispetto agli iniziali 63,8 miliardi previsti, ferma restando la quota citata a titolo di prestiti – è condizionato alla presentazione, da parte dei paesi richiedenti, di un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR), i cui principi ispiratori dovranno basarsi su alcune direttrici comuni – quali rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e contribuire alla doppia transizione ambientale e digitale – e i cui progetti dovranno far parte di un pacchetto coerente di investimenti e riforme volti al rafforzamento del potenziale di crescita economica, alla creazione di posti di lavoro e al miglioramento della resilienza economica e sociale dello Stato membro, e in tale quadro risultare allineati con le Raccomandazioni specifiche indirizzate al Paese dal Consiglio, in particolare quelle del 2019 e 2020, e con le sfide e le priorità di policy individuate nell'ambito del Semestre europeo, assicurando al contempo la coerenza tra i contenuti e gli obiettivi del PNRR e le informazioni fornite nel Programma Nazionale di Riforma, nel Piano Energia e Clima (PNIEC), nei Piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund e negli accordi di partenariato e altri programmi operativi della UE;
preso atto che il 17 settembre scorso la Commissione europea ha fornito indicazioni sulla redazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza e definito orientamenti strategici aggiuntivi per l'attuazione del Dispositivo per la ripresa e la resilienza nel quadro del suo rapporto annuale per la crescita sostenibile per il 2021 (COM(2020)575), in base ai quali i Piani dovranno: destinare almeno il 37 per cento delle risorse alla transizione verde, nell'ottica del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e della riduzione significativa delle emissioni di gas entro il 2030; dedicare almeno il 20 per cento delle spese alla transizione digitale nel quadro della nuova strategia industriale della UE; promuovere l'equità, con interventi mirati ad assicurare pari opportunità, istruzione inclusiva, condizioni di lavoro eque e protezione sociale adeguata a giovani, donne e gruppi vulnerabili; favorire la stabilità macroeconomica, garantendo sostegno fiscale temporaneo e finalizzato, in un contesto in cui è attivata la clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità e crescita ed è stato sospeso l'aggiustamento di bilancio. In tale quadro, sono altresì individuati sette progetti faro (»European flagships»), che la Commissione incoraggia gli Stati membri ad includere nei loro PNRR, concernenti: tecnologie pulite e sviluppo delle energie rinnovabili; efficienza energetica degli edifici; tecnologie per il trasporto sostenibile; sviluppo della banda larga; digitalizzazione della PA e sviluppo di servizi pubblici digitali moderni e accessibili; aumento delle capacità del data cloud industriale europeo e sviluppo di processori più potenti; adattamento dei sistemi educativi per supportare le competenze digitali e la formazione educativa e professionale per tutte le età;
esaminate altresì le «Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza», trasmesse dal Governo alle Camere il 15 settembre 2020, che indicano le sfide che ci si prefigge di affrontare, le principali aree strutturali di intervento (missioni) e le azioni che si intende intraprendere e preso atto che le stesse si inquadrano in una più ampia e condivisa strategia di rilancio del Paese che appare coerente con priorità generali indicate dall'Unione europea in quanto diretta ad affrontare le quattro sfide del miglioramento della resilienza e della capacità di ripresa dell'Italia, della riduzione dell'impatto sociale ed economico della crisi, del sostegno alla transizione verde e digitale e dell'aumento del potenziale di crescita dell'economia e dell'occupazione;
evidenziato che, sebbene lo Schema di relazione in oggetto si riferisca specificamente alle priorità di utilizzo delle risorse del Recovery fund da indicare nel PNRR, tali priorità devono essere inquadrate nell'ambito di un indirizzo politico unitario complessivo che consideri l'insieme delle risorse disponibili, tra cui: gli ulteriori fondi del programma Next Generation EU articolati nei diversi programmi («ReactEU», «Orizzonte Europa», InvestEU, Fondo per una transizione giusta, ecc.); gli altri programmi straordinari attivati dall'Europa per fronteggiare l'emergenza pandemica (SURE, Pan-european guarantee fund gestito dalla BEI, e MES); i fondi destinati all'Italia a valere sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 nelle sue diverse articolazioni (Mercato Unico, Innovazione e Digitale; Coesione, Resilienza e Valori; Risorse naturali e ambiente; Migrazione e gestione delle frontiere e Sicurezza e Difesa), nonché i fondi del bilancio nazionale. Ciascuna di tali fonti di risorse potrà infatti concorrere a finanziare, per le rispettive sfere di competenza, gli investimenti e il costo delle parallele riforme strutturali (fisco, lavoro, giustizia, PA, ecc.) che dovranno accompagnare l'attuazione del Piano e risultare coerenti e integrate con il medesimo e in linea con le Raccomandazioni Specifiche per Paese del 2019 e 2020, nel contesto delle priorità identificate nell'ambito del Semestre Europeo;
sottolineata l'opportunità di massimizzare l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dell'Europa, incluse quelle erogabili sotto forma di finanziamenti, al fine di ridurre il rischio di tensioni sui mercati finanziari e conseguenti riflessi negativi sul costo del finanziamento, senza che ciò implichi l'obbligo di destinare interamente le risorse europee rinvenienti da prestiti al finanziamento di interventi addizionali rispetto a quelli già adottati nel corso del 2020 e inclusi negli andamenti tendenziali;
evidenziata la necessità che la valutazione della soglia di indebitamento complessivo in rapporto al PIL, risultante dall'insieme delle politiche adottate e dalle fonti di finanziamento reperite, sia definita in un'ottica sostenibilità, secondo criteri di stima dell'impatto degli interventi sulla crescita del PIL ispirati a criteri di prudenzialità, indipendentemente dal quadro europeo di regole fiscali vigente;
sottolineata l'opportunità che le priorità di intervento non si limitino a definire, in un'ottica orizzontale, un insieme di finalizzazioni, ma individuino un ordine di preminenza dei diversi interventi, articolato separatamente per ciascuno strumento di finanziamento attivato ma in un'ottica di sinergia tra i diversi interventi che dovrebbero concorrere complessivamente al raggiungimento degli obiettivi di fondo, sia immediati, per accelerare l'uscita dalla crisi, sia strutturali, per l'innalzamento del potenziale di crescita del Paese, la riconversione verde e digitale e la coesione sociale e territoriale, evitando il rischio di disperdere gli indirizzi sul Recovery plan in tutti gli ambiti possibili rendendoli così meno incisivi e coerenti;
evidenziata inoltre l'esigenza che le politiche economiche e di bilancio attivate a valere sulle risorse straordinarie messe a disposizione dall'Unione Europea siano inquadrate in un'ottica di lungo periodo, affrontando contestualmente il tema dell'attivazione di tavoli negoziali sui diversi ambiti suscettibili di incidere sull'effettiva possibilità di attuazione delle medesime politiche e sulle relative modalità, tra cui, in particolare:
il tema delle modifiche da apportare alle regole del Patto di Stabilità e Crescita, i cui vincoli di bilancio sono attualmente sospesi sino al 2021, al fine di correggerne il carattere eccessivamente restrittivo e gli elementi di pro-ciclicità – come evidenziato anche dall’European Fiscal Board –, affinché assicurino la sostenibilità delle finanze pubbliche favorendo al tempo stesso un'efficace funzione di stabilizzazione comune, promuovendo gli investimenti per la riconversione ecologica e la trasformazione digitale del tessuto produttivo e, auspicabilmente, anche quelli per il contrasto al declino demografico, migliorando al contempo il coordinamento fra Paesi in deficit e Paesi in surplus;
il tema del superamento di alcuni limiti della politica monetaria comune, la cui gestione attiva si è dimostrata essenziale in situazioni di emergenza, ma il cui prematuro venir meno potrebbe inficiare le potenzialità di ripresa; occorre pertanto valutare, in una prospettiva di medio periodo, di offrire una più solida base giuridica all'azione del Sistema europeo delle Banche centrali (SEBC), anche intervenendo sull'articolo 123 del TFUE, che, come è noto, non consente l'acquisito diretto di titoli di debito sovrano – al pari delle altre forme di finanziamento monetario a Stati, organismi dell'Unione o imprese pubbliche – impedendo in tal modo di costruire in modo sistematico una rete di protezione dalla speculazione internazionale in favore di tutti gli Stati dell'area dell'euro e, più in generale, limitando la possibilità di un adeguato sostegno della politica monetaria alle politiche generali dell'Unione, con particolare riferimento all'obiettivo della piena occupazione;
il tema del regime europeo degli aiuti di Stato, le cui regole sono attualmente mitigate grazie al Quadro temporaneo definito per consentire un sostegno pubblico alle imprese e ai lavoratori che pagano le conseguenze economiche della crisi sanitaria, sostegno che potrebbe almeno in parte venir meno qualora la disciplina ordinaria in tema di aiuti di Stato fosse ripristinata tout court,
valuta favorevolmente lo schema di relazione e formula i seguenti rilievi:
a) con riferimento al paragrafo 5.1, volto a selezionare gli interventi idonei a massimizzarne l'impatto sulla crescita, si rimarca l'esigenza di convogliare la maggior parte delle risorse verso i fattori in grado di garantire una crescita duratura e non solo quella di breve periodo, prediligendo interventi che, oltre ad avere un impatto sul lato della domanda, la cui efficacia immediata ha generalmente una durata circoscritta, producano uno shock sul lato dell'offerta, ovvero aumentino la produttività del sistema economico per generare un valore aggiunto permanente. Andrebbe inoltre ben ponderata l'indicazione ivi richiamata in base alla quale «gli interventi dovrebbero essere addizionali rispetto a quelli già programmati, per cui sarebbe da evitare l'utilizzo delle risorse europee come fonti alternative di finanziamento di progetti già considerati negli andamenti tendenziali, i cui effetti, in termini di crescita del PIL, dovrebbero essere già stati incorporati nelle previsioni», lasciando al Governo l'individuazione della soglia di indebitamento addizionale ritenuta sostenibile, secondo l'ottica di prudenzialità richiamata in premessa, che non può venire abbandonata indipendentemente dal quadro di regole europee di bilancio vigente.
Le priorità di intervento andrebbero inoltre classificate secondo un ordine di preminenza e secondo un dettagliato cronoprogramma di attuazione conforme alle rigide scadenze previste dal Dispositivo europeo, al fine di evitare di disperdere le risorse in molteplici ambiti e assicurare una coerenza con le priorità definite nel NGEU, nelle Raccomandazioni europee e nel PNR.
A tal fine si valuti l'opportunità di prevedere un criterio generale di allocazione delle risorse che tenga conto anche della loro diversa provenienza (prestiti o sovvenzioni): in tal senso, fermi restando i vincoli di destinazione delle risorse previsti a livello europeo (37 per cento per la transizione verde e 20 per cento per quella digitale), si potrebbe ipotizzare che le risorse derivante da indebitamento sia destinato a misure di lungo periodo, in particolare investimenti, rivolte specificamente alle future generazioni che quel debito dovranno ripagare, mentre la quota corrispondente ai sussidi europei potrebbe essere destinata a finanziare un paniere diversificato di interventi rivolti prioritariamente al sostegno per l'uscita dalla crisi e al rilancio dell'economia in termini di aumento del potenziale di crescita e della produttività.
Gli investimenti in capitale umano dovrebbero in ogni caso assumere un carattere prioritario: scuola, università, ricerca, formazione, cultura e infrastrutture digitali sono infatti alla base di quella economia della conoscenza da cui dipende il futuro del Paese.
Nella prospettiva degli investimenti in favore delle nuove generazioni potrebbero inoltre essere annoverati gli interventi rivolti al contrasto della crisi demografica, che in Italia ha assunto dimensione allarmanti che potrebbero ripercuotersi sugli equilibri di bilancio futuri. Valuti pertanto la Commissione di merito l'opportunità di evidenziare l'esigenza di integrare la missione n. 5, Equità sociale, di genere e territoriale, richiamata nelle predette Linee Guida, con specifiche azioni volte a superare il fenomeno della crisi demografica e ad elevare il tasso di natalità del nostro Paese sino a traguardare almeno la media europea, individuando tale priorità quale cluster di intervento autonomo, idoneo a massimizzare l'impatto sulla crescita, oltre che come criterio di selezione degli interventi. Le politiche di contrasto alla crisi demografica dovrebbero infatti essere intese quali parte integrante delle priorità individuate nell'ambito del Dispositivo per la ripresa e la resilienza per attenuare l'impatto sociale ed economico della crisi, favorendo l'inclusione sociale e territoriale e la parità di genere.
Sempre nella prospettiva della salvaguardia del futuro delle nuove generazioni, gli investimenti infrastrutturali dovranno essere articolati riservandone la quota preponderante alla transizione ecologica e alla salvaguardia del territorio (sicurezza e resilienza del Paese) in linea con il citato vincolo di almeno il 37 per cento della spesa destinato agli obiettivi verdi. Le risorse rinvenienti da indebitamento potrebbero poi essere utilizzate per gli altri interventi a favore della promozione delle infrastrutture strategiche materiali e immateriali, e in particolare le reti di trasporto nel Mezzogiorno, nonché per rafforzare la resilienza del sistema sanitario;
b) le risorse europee dovrebbero essere altresì prioritariamente indirizzate, oltre che al perdurante sostegno ai settori colpiti dalla crisi, verso l'obiettivo di fondo del superamento del principale problema dell'Italia dal punto di vista macroeconomico, ovvero il basso potenziale di crescita. In questa prospettiva, tra le indicazioni contenute nelle Linee guida e nello Schema di relazione in oggetto, si ritiene che, fermo restando l'obiettivo di elevare rapidamente il tasso di produttività nell'ottica della sostenibilità e della coesione sociale, debbano assumere una centralità assoluta le finalità di incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e l'occupazione giovanile. In particolare, con riferimento agli investimenti per le politiche familiari, volte ad incrementare il tasso di occupazione delle donne, attraverso adeguate soluzioni per affrontare la sfida della conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare, si segnala l'esigenza di attribuire una specifica priorità alle misure volte alla promozione e alla diffusione dei nidi. A tal fine andrebbe valutata l'opportunità di prevedere, come obiettivo da raggiungere in un arco temporale di cinque anni – in linea con l'indicazione contenuta nel documento presentato agli Stati Generali dal Presidente del Consiglio dei ministri – una copertura adeguata per gli asili nido e soprattutto equamente distribuita su tutto il territorio nazionale, utilizzando a tal fine anche le risorse del Recovery Fund.
Per quanto riguarda l’empowerment femminile, accanto alle condivisibili indicazioni volte ad assicurare una riduzione dei divari di genere e favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di categorie fragili, si segnala altresì l'esigenza di avviare la riforma dei congedi parentali. Infine, quale ulteriore misura per potenziare l'occupabilità femminile, si segnala l'esigenza di estendere le vigenti agevolazioni contributive previste per l'assunzione delle donne, favorendo in tal modo il conseguimento dell'obiettivo della strategia Europa 2020 di un tasso di occupazione femminile al 75 per cento per la media Ue e al 67-69 per cento per l'Italia, nonché, in via generale, la necessità di riservare una particolare attenzione alle misure di potenziamento dell'occupazione nei settori ad alta intensità femminile, come quelli dell'assistenza sociale, della sanità e dell'educazione, avendo come obiettivo il raggiungimento dei livelli occupazionali dei Paesi europei più avanzati;
c) con riguardo alla missione n. 1 «Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo», richiamata nelle citate Linee guida, ferma restando l'esigenza di puntare ad investimenti ad alto effetto moltiplicativo orientati a colmare il gap tecnologico sofferto dal nostro Paese anche attraverso un rafforzamento delle competenze digitali, si sottolinea la necessità che i fondi a disposizione siano utilizzati anzitutto per assicurare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale pari opportunità nell'accesso a nuove modalità di lavoro agile. Decisiva sarà inoltre la definizione di nuovi percorsi universitari destinati alla formazione di figure professionali ad oggi carenti, valorizzando al contempo programmi essenziali quali Erasmus+. Nell'ambito della medesima missione andrebbe inoltre rimarcata la necessità di investimenti strategici e di carattere strutturale a supporto all'industria culturale e creativa, anche valorizzando la piattaforma di Creative Europe per favorire l'espansione, la continuità operativa e la resilienza di un settore fondamentale per l'impatto che ha sull'economia territoriale, sulla coesione sociale e più in generale per una crescita economica sostenibile che basi il proprio valore competitivo sulla conoscenza. Una quota massiccia delle risorse andrà poi destinata a favore delle università e degli enti di ricerca, per riposizionare strategicamente il Paese sulle nuove frontiere dell'e-learning e dell'innovazione tecnologica (intelligenza artificiale, robotica, nanotecnologie, infrastrutture quantistiche, ecc.). Parimenti, si dovrà dare priorità alla modernizzazione della Pubblica Amministrazione attraverso l'introduzione di nuovi e più efficienti servizi pubblici digitali, in linea con quanto raccomandato dall'Unione europea;
d) con riferimento al paragrafo 5.2, riguardante il collegamento tra spesa e riforme, appare essenziale attuare una sinergia tra le diverse fonti di finanziamento, utilizzando i fondi europei per finanziare i costi di avvio della transizione verde e digitale, mantenendo a carico del bilancio nazionale il costo a regime delle riforme stesse. A tale riguardo, alla luce delle difficolta registrate da tempo nell'impiego dei fondi europei, si valuti l'opportunità di fare ricorso, soprattutto nella prima fase, allo strumento della leva fiscale, per introdurre meccanismi agevolativi automatici di carattere temporaneo che possano innescare un balzo degli investimenti privati in grado di avviare un pervasivo processo di riconversione produttiva. In questa direzione, per favorire in particolare la transizione ecologica, si suggerisce l'adozione di forme di tassazione agevolata per le imprese la cui sostenibilità ambientale, in termini di processi, prodotti e servizi, sia asseverata da strumenti di certificazione europei già esistenti e ben collaudati, quali il sistema di ecogestione ed audit EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) e il marchio comunitario di qualità ecologica ECOLABEL; si tratterebbe di una misura trasversale applicabile ai diversi settori che potrebbe dare un impulso significativo agli investimenti green per la riconversione dei modelli di produzione. Analogamente, ulteriori forme di agevolazione fiscale possono essere ipotizzate per promuovere l'innovazione e la trasformazione digitale nel settore privato, attraverso il rafforzamento degli incentivi per le spese in ricerca, sviluppo e digitalizzazione delle imprese. In entrambi i casi si tratterebbe di agevolazioni selettive, la cui compatibilità con il regime degli aiuti di Stato andrebbe verificata e negoziata in sede europea, e temporanee, dato il profilo dei fondi europei nel caso posti a copertura delle stesse, specificamente rivolte a perseguire obiettivi pienamente coerenti con le grandi direttrici europee della transizione verde e digitale;
e) con riferimento al paragrafo 5.3 riguardante il tema «risorse, territori e governance», si condivide l'obiettivo prioritario indicato di incrementare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, al fine di colmare, nel giro di alcuni anni, il divario infrastrutturale che rallenta la crescita di quei territori; proprio in questa prospettiva si suggerisce tuttavia di riconsiderare attentamente l'indicazione che prevede «che anche per le risorse del PNRR trovi applicazione la clausola del 34 per cento, che impone alle amministrazioni centrali di destinare alle regioni meridionali una quota di spesa ordinaria in conto capitale pari almeno alla percentuale di popolazione residente». Tale clausola non risulterebbe infatti idonea a conseguire l'obiettivo di riduzione del divario territoriale, risultando meramente funzionale a non aumentare ulteriormente tale divario. Un'ipotesi alternativa, ventilata dalla SVIMEZ e pur richiamata come auspicio nello schema di relazione, di elevare tale percentuale anche in ragione del più alto moltiplicatore che caratterizza la spesa di investimento effettuata al Sud, appare una delle opzioni percorribili. Alternativamente, al fine di perseguire l'obiettivo, centrale nelle politiche europee così come nelle politiche governative, di riduzione dei divari territoriali, è utile valutare l'opportunità di individuare altri e più oggettivi criteri di riparto che assicurino un maggiore afflusso di risorse nei territori storicamente svantaggiati, garantendo al contempo il sostegno alle aree che hanno maggiormente risentito delle conseguenze della crisi sanitaria. A tal fine, si potrebbe considerare di applicare con eventuali aggiustamenti anche all'interno del Paese (tra le regioni e le macro-aree) il criterio di riparto tra i Paesi previsto dal Dispositivo di ripresa e resilienza per le sovvenzioni, che prevede dei correttivi rispetto al parametro di proporzionalità rispetto alla popolazione. In particolare per il primo 70 per cento delle risorse è previsto un riparto sulla base di parametri, quali il PIL pro-capite e il tasso di disoccupazione nel periodo 2015-2019, indicativi della sotto-dotazione strutturale di risorse di alcune aree, mentre per la seconda tranche del 30 per cento il criterio della disoccupazione nel periodo 2015-2019 è sostituito dal criterio della perdita del PIL reale nella fase di crisi (2020 e periodo cumulato 2020-2021). Mutando tale criterio anche all'interno del Paese, le risorse del Recovery fund verrebbero destinate, in fasi diversamente modulabili, in prevalenza ai territori con un deficit strutturale di risorse e a quelli più colpiti dalla crisi. In ogni caso, appare essenziale in via preliminare concentrarsi sugli obiettivi qualitativi e quantitativi che si intendono conseguire nel Mezzogiorno, anche nell'ottica della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti in modo uniforme sull'intero territorio nazionale, e ad esito di tale operazione stimare il fabbisogno di risorse aggiuntive da destinarvi, coordinando la fase di elaborazione del PNRR con l'ordinaria attività di programmazione della politica di coesione del nuovo QFP 2021-2027;
f) al fine assicurare il pieno ed efficiente utilizzo delle risorse del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, oltre alla prevista possibilità per gli Stati membri di fruire dello strumento di sostegno tecnico della Commissione europea, predisposto per supportare le autorità nazionali durante l'intero processo, si segnala l'esigenza di inserire nello schema di relazione un riferimento all'opportunità di avvalersi anche della BEI, che nella sua qualità di Banca dell'Unione europea può offrire un sostegno determinante per fronteggiare la sfida prioritaria di riportare la spesa pubblica per investimenti sui livelli europei, ossia circa il 3 per cento del PIL contro il 2,2 per cento dell'Italia; in questa prospettiva la BEI può continuare a giocare un ruolo essenziale, non solo come partner finanziario affidabile, ma anche come operatore capace di offrire al contempo l'assistenza tecnica qualificata necessaria alla programmazione, spesso carente, degli investimenti utili al Paese;
g) con riferimento al paragrafo 5.4 riguardante il tema «trasparenza e controllo», accanto alle indicazioni già previste nello Schema di relazione, finalizzate a migliorare le procedure di investimento, allineando i tempi degli impegni e della spesa almeno alla media europea (procedure snelle e trasparenti; ricorso, per incentivare in particolare gli investimenti privati, a meccanismi fiscali automatici e temporanei; introduzione di presìdi nazionali di monitoraggio sottoposti al controllo parlamentare), andrebbe valutata l'opportunità di prevedere la possibilità dell'attivazione in via automatica di poteri sostitutivi in capo ad un apposito soggetto in caso di eventuali ritardi da parte degli enti competenti nell'attuazione dei progetti che possano compromettere o rinviare l'assegnazione delle risorse o il conseguimento degli obiettivi fissati.
Nell'ambito delle politiche cosiddette di supporto, andrebbe inoltre evidenziata la necessità di promuovere – a fronte di un aumento del carico amministrativo per la mole e l'esigenza di rapidità di impiego delle risorse – l'utilizzo dei fondi a disposizione anche per il sostegno alle attività di formazione e assistenza tecnico-operativa a supporto della pubblica amministrazione, al fine di favorire un approccio strategico quanto più possibile efficiente anche in vista del prossimo ciclo di programmazione delle risorse europee; in tale prospettiva, andrebbe anche assicurata, compatibilmente con gli equilibri di bilancio, una rimodulazione dei vincoli di spesa a carico delle amministrazioni locali, con particolare riferimento a quelle in situazioni di maggiore sofferenza finanziaria, finalizzata a garantire un turn over del personale dipendente che consenta alle amministrazioni di dotarsi di nuove professionalità funzionali al conseguimento degli obiettivi del PNRR.
Andrebbe inoltre verificata la possibilità di introdurre meccanismi di flessibilità volti a minimizzare il rischio di perdere le risorse europee in caso di ritardi nella fase operativa. Ad esempio andrebbe valutata la possibilità di includere nel PNRR anche progetti in sovrannumero, quali quelli già adottati nella prima parte dell'anno in corso e aventi finalità coerenti con quelle del Recovery fund (come ad esempio il bonus del 110 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici), su cui dirottare, eventualmente, i fondi europei in caso di ritardi nella realizzazione di altre tipologie di investimenti. Il finanziamento di questi ultimi potrebbe infatti beneficiare delle risorse già a bilancio che si renderebbero disponibili qualora sostituite dal finanziamento con il Recovery fund.
Infine, in tema di monitoraggio e controllo, andrebbe valutata l'opportunità di costituire una piattaforma di valutazione dei progetti con riferimento al loro contributo al raggiungimento di una pluralità di obiettivi, anche ulteriori rispetto alle indicazioni già previste (che affiancano agli obiettivi economici gli indicatori BES e raccomandano l'utilizzo procedure di valutazione di impatto delle politiche pubbliche). Altri aspetti da monitorare sarebbero infatti il contributo degli interventi al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dei relativi target dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite – che costituiscono ora l'ossatura entro cui incardinare, nell'ambito del Semestre europeo, le politiche europee –, nonché l'obiettivo fondamentale della parità di genere.
In tema di trasparenza andrebbe infine valutata l'opportunità della costruzione di un «cruscotto» in cui confluiscano tutte le risorse aggiuntive di fonte europea e nazionale – con distinta indicazione della parte corrispondente a nuovo debito – e sia illustrata la loro finalizzazione sia in fase preventiva, con indicazione delle priorità allocative, che in fase realizzativa, indicando le azioni realizzate, le spese sostenute (a confronto con quelle preventivate) e gli obiettivi di performance raggiunti;
h) con riferimento al paragrafo 5.5 riguardante il tema «Finanza pubblica e debito», oltre a richiamare, per le motivazioni espresse in premessa, l'esigenza di contenere l'aumento del debito entro un profilo di sostenibilità, valutato sulla base di stime di crescita ispirate al criterio di massima prudenzialità, si valuti se, per promuovere il finanziamento di progetti di riconversione ecologica, possano risultare di ausilio emissioni nazionali di titoli dedicate (»BPT verdi»), in parallelo ai green bond che la Presidente della Commissione europea ha annunciato di volere emettere per finanziare una quota significativa, pari ad almeno il 30 per cento, di Next Generation EU;
i) nella prospettiva della finanza pubblica, si valuti inoltre l'opportunità di segnalare l'esigenza di attivare fin d'ora i tavoli negoziali richiamati in premessa in tema di revisione delle regole del Patto di stabilità e crescita, disciplina europea degli aiuti di Stato e rafforzamento della politica monetaria nel nuovo quadro di NGEU, nel presupposto che tali aspetti risultano decisivi per individuare le azioni del PNRR e porre in essere una adeguata programmazione di bilancio di medio e lungo periodo. In tale ambito, si segnala in particolare l'esigenza di promuovere una revisione del Patto di stabilità e crescita che possa favorire sia gli investimenti ambientali e per la trasformazione digitale, sia le riforme e gli investimenti per il contrasto alla crisi demografica, il cui costo, in tale ultimo caso, andrebbe valutato in un'ottica di lungo periodo, considerando i riflessi positivi anche sulla finanza pubblica di un riequilibrio demografico;
l) con riferimento al paragrafo 5.5, riguardante il tema del coinvolgimento del Parlamento, nel condividere l'opportunità, segnalata nello Schema di relazione, che le Camere procedano ad un'accurata e continua attività di monitoraggio dello stato di attuazione del Piano, volta a verificare il puntuale rispetto degli obiettivi prefissati, si osserva che, affinché tale attività sia esercitata al meglio, appare necessario che le Camere possano avvalersi anche del supporto tecnico fornito dall'Ufficio parlamentare di bilancio, alla cui valutazione potrebbe essere sottoposta l'attività di monitoraggio predisposta dal Governo;
m) infine, nell'ottica di assicurare la necessaria coerenza tra le diverse politiche pubbliche, già richiamata in premessa, si evidenzia l'esigenza di assicurare, anche attraverso una specifica sessione parlamentare, un esercizio unitario della funzione di indirizzo parlamentare relativa all'utilizzo delle risorse del Recovery fund unitamente agli ulteriori fondi destinati all'Italia nell'ambito di Next Generation EU e di quelli connessi agli altri programmi del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027. Solo una programmazione strategica unitaria, che articoli i diversi obiettivi sulla base delle molteplici fonti di finanziamento a disposizione, appare infatti in grado di massimizzare l'efficacia delle politiche pubbliche nei diversi livelli di governo.