VIII Commissione
Ambiente, territorio e lavori pubblici
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
Commissione VIII (Ambiente)
Comm. VIII
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (Alla V Commissione) (Seguito esame e conclusione – Deliberazione di rilievi) ... 115
ALLEGATO 1 (Proposta della Relatrice) ... 121
ALLEGATO 2 (Proposta della Relatrice, come riformulata) ... 126
ALLEGATO 3 (Rilievi approvati dalla Commissione) ... 131
DELIBERAZIONE DI RILIEVI
Martedì 29 settembre 2020. — Presidenza della presidente Alessia ROTTA. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente, il territorio e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut.
La seduta comincia alle 12.40.
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
(Alla V Commissione).
(Seguito esame e conclusione – Deliberazione di rilievi).
Alessia ROTTA, presidente, ricorda che nella seduta del 24 settembre scorso è stata avviata la discussione generale e che nell'Ufficio di presidenza è stato deliberato di proseguire e concludere la discussione nella seduta odierna, come richiesto dalla Commissione Bilancio.
Chiara BRAGA (PD), relatrice, nel ringraziare i colleghi per aver trasmesso le loro proposte, di cui, per quanto possibile, ha cercato raccogliere gli orientamenti e le priorità, presenta una proposta di rilievi (vedi allegato 1) nella quale, tenuto conto della finalità del documento, ha tentato di individuare le tematiche di maggior rilievo affinché possano essere tenute in conto nella relazione che la Commissione Bilancio predisporrà per l'Assemblea.
Il sottosegretario Roberto MORASSUT concorda con la proposta della relatrice.
Paola DEIANA (M5S), intervenendo sull'ordine dei lavori, preliminarmente ringrazia la relatrice per il prezioso lavoro svolto e per aver formulato una proposta nella quale sono sostanzialmente confluite le indicazioni provenienti dai diversi gruppi. Chiede in ogni caso alla presidenza di poter disporre una breve sospensione della seduta, al fine di poter interloquire con la relatrice per giungere ad una formulazione pienamente condivisa di alcuni limitati aspetti della proposta presentata.
Tullio PATASSINI (LEGA) ringrazia la relatrice per il rilevante lavoro di sintesi delle valutazioni pervenute dai gruppi parlamentari e in particolare dal gruppo della Lega. Non intende le ragioni della richiesta di sospensione formulata dalla collega Deiana, essendoci stato un ampio tempo di riflessione precedente alla seduta odierna nel quale i gruppi hanno inviato alla relatrice le proprie valutazioni.
Alessia ROTTA, presidente, nell'associarsi ai ringraziamenti alla relatrice, accoglie la richiesta di sospensione avanzata dalla collega Deiana, essendo compatibile con i tempi a disposizione della Commissione per l'approvazione della proposta nella seduta odierna, ritenendo che questa possa favorire una maggiore condivisione del testo.
La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 13.25.
Chiara BRAGA (PD), relatrice, ringraziando i colleghi per la pazienza mostrata rispetto a questo ulteriore momento di confronto, presenta una nuova formulazione della proposta (vedi allegato 2), che contiene alcuni limitati cambiamenti rispetto al testo originario, di cui dà conto.
In particolare, nella parte dispositiva, al punto 2) si è ritenuto di espungere il riferimento al biometano nell'ambito delle fonti energetiche rinnovabili e di collocare alla fine del capoverso il riferimento allo stabilimento tarantino. Sempre nella parte dispositiva, al punto 3), è stato inserito un riferimento alla rispetto delle norme di tutela ambientale e paesaggistica e di contrasto alla criminalità organizzata nonché un indirizzo relativo all'utilizzo della leva della domanda pubblica per l'effettiva applicazione dello strumento dei criteri ambientali minimi.
In premessa è stato altresì inserito un riferimento alla tutela della biodiversità, sottolineando in particolare l'utilità di creare nuove aree protette marine e terrestri e di estendere ai parchi regionali le incentivazioni previste per le ZEA.
Silvia FREGOLENT (IV) chiede alla relatrice di precisare quale modifica è stata apportata alla proposta in relazione allo stabilimento di Taranto.
Chiara BRAGA (PD), relatrice, chiarisce che la richiesta del gruppo del Movimento 5 Stelle era quella di inserire nella proposta un riferimento specifico alla valutazione di impatto sanitario nello stabilimento siderurgico di Taranto che, a suo giudizio, entrerebbe troppo nel dettaglio di un accordo sul quale è in corso una trattativa con il Governo. Propone, quindi, di non inserire una disposizione così specifica, ma di fare riferimento allo stabilimento di Taranto solo in collegamento alla promozione dell'idrogeno verde.
Giovanni VIANELLO (M5S), nel ringraziare la relatrice, le chiede quindi se la sua proposta sia quella di espungere l'inciso all'interno del punto 2) della parte dispositiva e di aggiungere, alla fine del medesimo, un riferimento allo stabilimento di Taranto in relazione all'idrogeno verde.
Chiara BRAGA, relatrice, conferma che il suo intendimento è quello descritto dal collega Vianello.
Giovanni VIANELLO (M5S) nel sottolineare come il tema dell'idrogeno verde sia da tempo all'attenzione del Movimento 5 Stelle, osserva tuttavia che si tratta di una questione che andrebbe meglio approfondita. In Italia manca infatti un hub dell'idrogeno verde, ma tale questione è a suo giudizio scollegata da quella relativa al processo industriale dello stabilimento ex Ilva a Taranto. Pertanto ritiene che debba precisarsi l'inciso inserito nella seconda versione della proposta espungendo il riferimento allo stabilimento industriale di Taranto. Propone quindi di sostituire le parole «allo stabilimento di Taranto» con le seguenti «a Taranto». Osserva infatti che la città di Taranto ha molti stabilimenti e fare riferimento ad un singolo stabilimento risulterebbe riduttivo. Auspica, in ogni caso, che la Commissione Attività produttive, più direttamente interessata all'evoluzione industriale dello stabilimento ex Ilva di Taranto, possa inserire nella propria proposta un riferimento più dettagliato.
Chiara BRAGA, relatrice, alla luce del dibattito svolto, propone di espungere dalla proposta, nella parte modificata, le parole «con specifico riferimento allo stabilimento di Taranto» e di sostituirle con le seguenti «anche con riferimento a Taranto».
Silvia FREGOLENT (IV), pur comprendendone le motivazioni, non concorda con la proposta da ultimo avanzata dal collega Vianello. Essendoci infatti molte altre città del Paese nelle medesime condizioni della città di Taranto, sarebbe allora opportuno far riferimento a tutte e non citare la sola città di Taranto.
Manuela GAGLIARDI (M-NI-USEI-C !-AC), comprendendo anche le ragioni del collega Vianello, fa presente che ci sono molte altre città che hanno sofferto e soffrono di problemi legati all'inquinamento industriale, come per esempio La Spezia, che meriterebbero ugualmente di essere inserite all'interno della proposta della relatrice.
Vincenza LABRIOLA (FI) nel ringraziare la relatrice per il lavoro svolto, ritiene che dalla proposta in esame debbano restare fuori le promesse elettorali. Segnala che la questione di Taranto non è identica a quelle di altre realtà produttive, essendo lo stabilimento ex Ilva all'attenzione dell'Unione europea, anche sotto il profilo di finanziamenti. Pertanto ove si voglia eliminare il riferimento all'insediamento produttivo di Taranto, parimenti, in uno sforzo di superamento dei particolarismi territoriali, andrebbe espunto, al punto 6, lettera b), della parte dispositiva, il riferimento al sistema portuale di Venezia.
Paola DEIANA (M5S) volendo accogliere le osservazioni formulate dai colleghi nel corso del dibattito, propone che venga espunto del tutto il riferimento alla situazione tarantina.
Chiara BRAGA (PD), in base a quanto emerso dal dibattito, propone di eliminare il riferimento a Taranto, ricordando come lo stabilimento ivi insediato sia già interessato dall'utilizzo delle risorse del Fondo per la transizione giusta. Fa presente che il riferimento al sistema portuale di Venezia era stato inserito in accoglimento di una sollecitazione del gruppo della Lega. In ogni caso ritiene corretto che venga espunto qualsiasi riferimento territoriale.
Tullio PATASSINI (LEGA) giudica il dibattito in corso a dir poco surreale. Osserva, infatti, che la Commissione si era prefissata di deliberare i rilievi entro la giornata odierna e che la proposta di parere avrebbe dovuto essere oggetto di una revisione preliminare alla seduta in corso. Nell'esprimere nuovamente apprezzamento per il lavoro svolto dalla relatrice, che ha accolto numerose proposte provenienti dai gruppi anche di opposizione senza logiche di schieramento, chiede se le ragioni della necessità di un confronto con il Movimento 5 Stelle nel corso della seduta odierna siano dovute al mancato rispetto dei tempi indicati dalla relatrice per la presentazione di eventuali osservazioni da parte dei gruppi.
Paola DEIANA (M5S) fa presente di aver fornito le osservazioni del proprio gruppo nei tempi assegnati a tutti gli altri gruppi e di aver constatato, al momento della presentazione della proposta da parte della relatrice, che era opportuno porre ulteriormente alla sua attenzione alcuni limitatissimi aspetti. Osserva che la questione di Taranto è assai delicata e che il tempo della sospensione della seduta è stato necessario per addivenire ad una soluzione equilibrata e condivisa.
Alessia ROTTA, presidente, nel ringraziare ancora una volta la relatrice del lavoro puntuale, paziente e competente svolto finora, anche attraverso l'accoglimento dei tanti spunti offerti dai gruppi, la invita a presentare l'ulteriore nuova formulazione della proposta.
Chiara BRAGA (PD), relatrice, presenta quindi una ulteriore nuova formulazione della proposta di rilievi (vedi allegato 3).
Tullio PATASSINI (LEGA) chiede alla presidenza, in relazione alla presentazione di una nuova proposta da parte della relatrice, di sospendere brevemente la seduta affinché i gruppi possano disporre del tempo necessario per un'attenta lettura e la presentazione di eventuali nuove modifiche o integrazioni.
Alessia ROTTA, presidente, non ritiene necessaria una nuova sospensione. Fa presente di aver sospeso la seduta successivamente alla presentazione, da parte della relatrice, della proposta di rilievi affinché si potesse trovare una formulazione che raggiungesse il più ampio consenso dei gruppi. La proposta originaria della relatrice ha subito pochissime riformulazioni.
Manuela GAGLIARDI (M-NI-USEI-C !-AC) si associa alla richiesta di rinvio formulata dal collega Patassini, essendo stata presentata dalla relatrice sostanzialmente una nuova proposta.
Erica MAZZETTI (FI) si associa anche lei alla richiesta di una sospensione della seduta che consenta ad ogni gruppo di leggere con attenzione le modifiche intervenute e presentare eventuali nuove integrazioni. Osserva che l'opportunità che è stata data al gruppo del Movimento 5 Stelle di interloquire con la relatrice nel corso di una sospensione della seduta dovrebbe a suo giudizio essere concessa paritariamente anche agli altri gruppi parlamentari.
Chiara BRAGA (PD), relatrice, nel fare presente che il gruppo Movimento 5 Stelle ha presentato le proprie valutazioni sulla proposta di rilievi nei tempi richiesti, e ben prima di altri gruppi, osserva che lo sforzo di accoglimento delle valutazioni avanzate da tutti i gruppi parlamentari è stato amplissimo e che le ultime modifiche apportate alla proposta sono assai circoscritte e non meritano l'irrigidimento che stanno manifestando le opposizioni.
Vincenza LABRIOLA (FI) osserva che le modifiche introdotte non sono di carattere formale ma sostanziale, essendo stato addirittura inserito un capoverso nella premessa relativo alla tutela della biodiversità e alle aree protette. Insiste nella richiesta di un ampliamento dei tempi di discussione della proposta della relatrice, come da ultimo riformulata.
Alessia ROTTA, presidente, ribadisce che il termine per la votazione della proposta della relatrice è stato concordato all'unanimità nella scorsa riunione dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi per le ore 14 della giornata odierna. Invita quindi i colleghi ad intervenire in sede di dichiarazione di voto, per poi procedere alla votazione della proposta medesima.
Erica MAZZETTI (FI) nel ribadire le posizioni già espresse in sede di discussione generale, sottolinea ancora una volta la inaccettabile disparità nel trattamento dei gruppi parlamentari, essendo stata data ad uno solo di essi la possibilità di confrontarsi con la relatrice attraverso una apposita sospensione della seduta. Ringrazia la relatrice per aver accolto seppur timidamente alcune delle sollecitazioni di Forza Italia. Si riferisce, in particolare, al tema della fiscalità ambientale, a suo giudizio assai importante per compensare le imprese degli sforzi economici necessari per il rispetto dell'ambiente e dell'estensione del Super bonus del 110 per cento.
Per quanto concerne le problematiche conseguenti alle trasformazioni dell'economia circolare sulle imprese di piccole dimensioni, occorre a suo avviso una politica di salvataggio e di sostegno per evitare che siano assorbite da imprese di grandi dimensioni.
Rileva l'assenza di indicazioni specifiche relative al settore delle costruzioni e dei lavori pubblici. Manca infatti del tutto un «piano casa», necessario a suo giudizio per rimettere in moto l'edilizia privata che costituisce, come noto, un moltiplicatore di ricchezza. Critica inoltre l'affermazione della centralità della politica di rigenerazione urbana di questa maggioranza, quando, proprio recentemente, al Senato, è stata approvata, su iniziativa del gruppo LEU, una norma che ne ostacola significativamente la realizzazione. Non è chiaro, infine, se gli interventi che saranno finanziati con le risorse del recovery fund si svolgeranno secondo il cosiddetto «modello Genova» o perlomeno con un codice degli appalti semplificato.
Preannuncia infine l'astensione del proprio gruppo, in ragione delle numerose lacune della proposta su temi a suo giudizio fondamentali.
Elena RAFFAELLI (LEGA) invita nuovamente la presidenza a valutare l'opportunità di un differimento del termine delle ore 14 originariamente previsto, alla luce delle profonde modifiche apportate nel corso della seduta al testo da porre in votazione e delle criticabili modalità che le forze di maggioranza hanno ritenuto di porre in atto.
Vincenza LABRIOLA (FI), preso atto della scelta presidenziale di concludere il procedimento senza concedere tempi ulteriori, si associa alle considerazioni della collega Mazzetti e integra le motivazioni del voto di astensione con la mancanza di segnali a sostegno dello sviluppo sostenibile mediante il rilancio delle ZES.
Inoltre, con riguardo allo stabilimento ex Ilva di Taranto, richiama tutti a porre attenzione ai fatti concreti, e non alle mere affermazioni di principio, che si determineranno solo all'esito di trattative difficili e complesse con le controparti imprenditoriali.
Da ultimo, invita a non sottovalutare le problematiche idriche attuali, che inevitabilmente si aggraveranno in futuro a seguito dei cambiamenti climatici e che richiedono soluzioni a lungo termine.
Tullio PATASSINI (LEGA) chiede di precisare se nell'ultima versione della proposta di rilievi, come a lui risulta, in relazione alla decisione di non far più alcun riferimento alla città di Taranto sia stata «sacrificata» la città di Venezia, parimenti espunta dal testo.
Alessia ROTTA, presidente, conferma che nell'ultima formulazione della proposta di rilievi sono assenti i riferimenti alle realtà territoriali di Taranto e Venezia e, in relazione alla richiesta della collega Raffaelli, chiarisce che i tempi a disposizione della Commissione sono quelli precedentemente indicati.
Tullio PATASSINI (LEGA) intervenendo quindi in dichiarazione di voto sulla ultima formulazione della proposta di rilievi, desidera rimarcare ancora una volta che ad essa si è pervenuti in modo assolutamente singolare. Si è infatti assistito ad una forzatura da parte dei gruppi di maggioranza, peraltro conseguente ad una posizione puramente ideologica sulle problematiche dello stabilimento ex Ilva di Taranto, che ha inficiato la legittimità della procedura ed il lavoro ineccepibile fino a questo momento svolto dalla relatrice, che ringrazia in ogni caso per la disponibilità all'ascolto e l'opera di apprezzabile sintesi operata nella redazione della proposta.
Evidenzia come le modalità di lavoro della Commissione siano essenzialmente lo specchio delle incertezze della compagine di Governo e delle sue contraddizioni.
Prende atto della presenza nel testo di diverse richieste del suo gruppo politico, ad esempio con riguardo al tema delle bonifiche e della tutela dei laghi, ma esprime invece rammarico per lo scarso rilievo che è stato riservato alla problematica della carenza impiantistica della Penisola che impedisce il decollo dell'economia circolare anche per responsabilità direttamente riconducibili al Ministero dell'ambiente. Analoga mancanza di coraggio si evidenzia in riferimento al passaggio sull'importanza di un imponente piano di rilancio infrastrutturale, probabilmente legato alle difficoltà governative di operare un'accurata selezione su quasi seicento progetti qualificati come prioritari, senza nemmeno soddisfare il dubbio, espresso in questa sede, sulla scelta di adottare per essi il cosiddetto «modello Genova».
Alla luce delle criticità di metodo e merito testé espresse, dichiara il voto di astensione della Lega sulla proposta della relatrice.
La Commissione approva la proposta di rilievi presentata dalla relatrice, come da ultimo riformulata (vedi allegato 3).
La seduta termina alle 14.10.
ALLEGATO 1
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
PROPOSTA DELLA RELATRICE
La VIII Commissione,
esaminato, per le parti di competenza, lo schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund trasmesso dalla V Commissione Bilancio lo scorso 23 settembre;
ricevuta la lettera della Presidenza della Camera di trasmissione della proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata, nei suoi contenuti essenziali, dal Comitato interministeriale per gli affari europei il 9 settembre scorso;
acquisiti gli elementi informativi dai titolari dei dicasteri delle infrastrutture e dell'ambiente nelle audizioni tenutesi rispettivamente il 10 e il 23 settembre, nonché dai soggetti invitati in audizione l'11 settembre e dagli ulteriori contributi scritti pervenuti;
premesso che lo schema di relazione:
precisa che dei 750 miliardi di euro di cui è dotato lo strumento Next Generation EU, 10 miliardi sono assegnati al Fondo per una transizione giusta (JTF), che sostiene l'uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono;
evidenzia come il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) dotato di 672,5 miliardi di euro individua tra le priorità il sostegno alle «transizioni verde e digitale, contribuendo in tal modo a ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione (..) e a promuovere una crescita sostenibile»;
ricorda come sia essenziale la coerenza tra il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) e i contenuti del Piano energia e clima (PNIEC) nonché dei piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund;
specifica che tra i criteri di ammissibilità dei progetti in sede europea figura anche la valutazione dei costi ambientali e sociali e che la stessa Commissione europea ha formulato nel corso di quest'anno la raccomandazione all'Italia di «concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell'energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche»;
richiama il piano di rilancio predisposto dal Governo con il Programma nazionale di riforme (PNR) del giugno 2020, che indica nove direttrici su cui avviare il Paese, affinché abbia «infrastrutture sicure ed efficienti» e sia «più verde e sostenibile»;
segnalato che la citata proposta del Governo di Linee guida per la definizione del PNRR:
1) indica sei missioni tra le quali, per i profili di competenza, assumono rilievo la n. 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, che punta a favorire la realizzazione di un ampio programma di investimenti al fine di conseguire gli obiettivi dello European Green Deal e la n. 3, Infrastrutture per la mobilità, per indirizzare investimenti verso le principali priorità infrastrutturali, ivi inclusi gli interventi sulla rete stradale e autostradale, compresi ponti e viadotti, e sulla promozione dell'intermodalità logistica integrata per le merci;
2) specifica criteri aggiuntivi di valutazione dei progetti rispetto a quelli previsti dalla proposta di regolamento della Commissione, in particolare valutando positivamente progetti connotati da creazione di beni pubblici, rapidità di attuazione, monitorabilità dei traguardi intermedi e finali, e che siano a basso consumo di suolo e favoriscano l'utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse naturali; conseguentemente sono invece valutati negativamente progetti infrastrutturali privi di un livello di preparazione progettuale sufficiente, progetti «storici» che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione nel medio termine, pur avendo già avuto disponibilità di fondi, e progetti che non rispettino i criteri di sostenibilità;
valutati positivamente i passaggi del paragrafo 5 dello schema di relazione in cui si richiama l'esigenza:
1) di investire nelle infrastrutture, per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano all'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali, anche al fine di colmare il divario tra il Nord e il Sud del Paese;
2) di concentrare le risorse su interventi volti a valorizzare il tema della vulnerabilità dei territori che presentano un elevato rischio di calamità naturali, garantendo la sicurezza dei cittadini mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche delle abitazioni, delle scuole, degli uffici pubblici, e, più in generale, attivando politiche di tutela e di messa in sicurezza del territorio (dissesto idrogeologico), anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie;
sottolineato che:
1) le strategie di adattamento del territorio, soprattutto se fortemente antropizzato, rispetto ai cambiamenti climatici, alla graduale riduzione delle risorse naturali e alle crisi energetiche devono essere orientate al conseguimento di obiettivi connessi non solo al mantenimento della funzionalità dei contesti territoriali ma al miglioramento della qualità complessiva del sistema sotto il profilo ambientale e sociale;
2) tutte le attività beneficiarie di sostegno dovrebbero essere realizzate nel pieno rispetto delle priorità dell'Unione in materia di clima e ambiente;
3) gli effetti della pandemia in corso impongono una attenta riflessione sulla prevenzione dell'inquinamento atmosferico, in costante aumento in molte aree urbane italiane, dove si registrano superamenti rilevanti del particolato o dell'ozono;
evidenziata l'opportunità di integrare il medesimo paragrafo 5 con riguardo ai temi della:
1) transizione verde del sistema produttivo ed economia circolare;
2) fonti energetiche rinnovabili;
3) riforma della disciplina dei contratti pubblici, dei meccanismi fiscali e di programmazione economica;
4) strategia per le aree urbane;
5) infrastrutture idriche;
6) mobilità sostenibile e infrastrutture viarie;
7) blue economy;
8) previsione di uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica nonché del rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti a tale obiettivo e della coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030,
VALUTA FAVOREVOLMENTE LO SCHEMA IN ESAME
e formula i seguenti rilievi:
si valuti l'opportunità di integrare il paragrafo 5 con i seguenti argomenti:
1) appare urgente investire nella transizione verde del sistema produttivo, che si fondi, da un lato, sulla promozione di una produzione e di un uso puliti ed efficienti dell'energia e, dall'altro, sull'affermazione di modelli di economia circolare centrati sul riuso delle materie prime seconde, con l'obiettivo di pervenire ad una produzione carbon neutral. In particolare:
a) occorre affiancare alle recentissime norme attuative delle direttive dell'Unione europea nn. 849, 850, 851 e 852 del 2018 un importante piano di investimenti che funga da sostegno e catalizzatore per l'attuazione delle nuove norme nazionali, anche affiancando imprese, regioni ed enti locali nell'adeguamento produttivo, nelle nuove procedure e nella realizzazione dei nuovi impianti, nonché nell'adeguamento di quelli esistenti, orientando in tal senso gli strumenti – da confermare nei prossimi anni – del programma «Impresa 4.0»;
b) risulta necessario il sostegno alle strategie aziendali di adeguamento ai più elevati standard ambientali (di prodotto e di processo) e di investimento in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;
c) occorre prevedere adeguate risorse finanziarie e una semplificazione normativa al fine di garantire la conclusione dei procedimenti di bonifica delle principali aree SIN, che potrebbe consentire – anche attraverso opportuni incentivi e con fiscalità di vantaggio – un processo di reindustrializzazione dei medesimi siti. Un particolare attenzione deve essere data alle bonifiche da amianto, la cui presenza rappresenta una perdurante emergenza sanitaria e ambientale. Ai fini dell'utilizzo delle risorse del recovery fund, i criteri per la selezione e l'individuazione dei siti e delle aree da bonificare, possono essere individuati in relazione ai tempi di intervento, alle varie fasi procedurali e alla presenza di progettazione definitiva, o comunque in stadio avanzato, delle medesime operazioni di bonifica;
d) meritevole di attenzione è la proposta di realizzazione di un centro di coordinamento tecnico nazionale – da incardinare nelle strutture e competenze tecniche già presenti (ENEA ed ISPRA) – che possa favorire la transizione da sistemi di produzione e consumo lineari a sistemi più sostenibili e circolari e supportare le amministrazioni pubbliche, il sistema produttivo e i cittadini in questo percorso;
e) occorre investire le risorse del recovery fund per la ricerca nel settore di produzioni e prodotti bio-circolari nonché nella chimica verde, per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti organici, su cui l'Italia ha un primato, anche a tutela della fertilità dei territori;
2) il sostegno alla transizione ecologica per l'agricoltura, l'industria e la siderurgia – richiamato nel documento governativo delle linee guida, anche con specifico riferimento allo stabilimento di Taranto – richiede misure finalizzate a favorire l'uso delle fonti energetiche rinnovabili, quali in particolare il biometano e, in termini più generali, richiede l'adeguamento e l'attuazione del PNIEC in funzione del processo di decarbonizzazione e dello sviluppo dell'idrogeno verde;
3) in relazione all'evidente collegamento tra spesa e riforme si evidenzia la necessità di:
a) definire un quadro normativo certo e semplificato per gli investimenti pubblici in ambito infrastrutturale, anche attraverso il rapido completamento della fase di revisione e semplificazione della disciplina dei contratti pubblici, con particolare riferimento all'adozione del regolamento unico, alla digitalizzazione delle procedure di affidamento, alla previsione nei bandi di gara e negli inviti di stringenti requisiti di qualità progettuale e architettonica, al potenziamento delle forme di coinvolgimento di soggetti privati secondo lo schema del partenariato pubblico-privato;
b) perseguire l'obiettivo di una riforma fiscale in chiave ecologica che assista il processo di riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, anche attraverso l'incentivazione di sistemi di produzione e di trasporto ambientalmente sostenibili;
c) dare seguito alla trasformazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) in Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), al fine di improntare ai principi di sostenibilità le principali decisioni in materia di programmazione della politica economica;
4) occorre coniugare la politica per le aree interne con una ambiziosa strategia nazionale per le aree urbane che sia incentrata sui principi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, rigenerazione urbana senza consumo di nuovo suolo, progetti di trasformazione ad alta sostenibilità ambientale ed energetica e superamento dei divari tra centro e periferie. Risulta infatti necessario dare risposte alle sfide di equità sociale e territoriale sempre più acute nelle grandi aree metropolitane (a partire dal disagio abitativo) e riconoscere il ruolo delle aree urbane – e in particolare di quelle metropolitane sulle quali insistono quote maggiori di popolazione – quali motori di sviluppo economico e sociale, laboratori privilegiati per dare impulso alla transizione verde e digitale e luoghi per eccellenza dove si misura la capacità del Paese di affermare un modello di crescita sostenibile fondato su logiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Al riguardo, la suddetta strategia nazionale per le aree urbane dovrà recare le seguenti priorità:
a) misure efficaci di contrasto al disagio abitativo, favorendo l'aumento dell'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, e la disponibilità di spazi e di immobili da destinare a finalità culturali, sociali e sanitarie;
b) proroga almeno triennale dello strumento del cosiddetto «super bonus 110 per cento» riconosciuto per le spese di riqualificazione energetica e sismica;
c) sostegno alla progettazione e installazione negli immobili di impianti per il risparmio idrico ed il riciclo delle acque grigie;
d) misure volte ad estendere alle aree colpite da eventi sismici la fiscalità di vantaggio già prevista per il Mezzogiorno, in funzione di stimolo alla ricostruzione non solo edilizia, ma anche del tessuto economico e sociale di quei territori;
5) si riconosca priorità agli investimenti in infrastrutture idriche per la derivazione, il trasporto e la distribuzione dell'acqua al fine di garantire la sicurezza dei grandi schemi idrici, ridurre le dispersioni dalle reti e fornire un approvvigionamento idrico sicuro e adeguato a tutte le Regioni, con particolare riferimento a quelle del Mezzogiorno nelle quali più avvertite sono le carenze infrastrutturali. Analoga priorità, ai fini del completamento del ciclo, deve essere assicurata agli investimenti per collettamento, raccolta e depurazione delle acque, per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici. Occorre innalzare la qualità della gestione ambientale dei territori fluviali e mettere in atto una gestione integrata dei rischi idraulico-geologici e una manutenzione dei corsi d'acqua secondo principi di inclusività, sostenibilità ambientale, sociale, organizzativa ed economica, anche attraverso lo strumento dei «contratti di fiume». Occorre altresì garantire investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti nelle aree dei laghi, soprattutto a tutela della qualità delle acque e degli ecosistemi;
6) con riguardo alla missione n. 3, Infrastrutture per la mobilità:
a) nel quadro delle misure di riduzione dell'emissione derivanti dal trasporto di merci e persone, sarà fondamentale continuare a incentivare forme di mobilità nuova, a basse o zero emissioni, nonché favorire il processo di transizione da gomma a ferro, lavorando per un sistema logistico-ferroviario-portuale e retro-portuale che sia all'avanguardia, tanto in termini di strutture, quanto in termini di interconnessione colmando, dal punto di vista di efficientamento in termini tecnologici, ambientali e di reti trasportistiche anche il grave gap presente tra i diversi ambiti e zone territoriali del Paese;
b) occorre altresì incrementare la dotazione del Fondo per la messa in sicurezza dei ponti e viadotti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti, nonché gli investimenti per il completamento e la riqualificazione dei trafori e valichi alpini, dei corridoi autostradali Ionico-Adriatico e Tirrenico, anche ai fini dello sviluppo delle infrastrutture portuali e retroportuali italiane, con particolare riguardo al sistema portuale di Venezia;
7) si dia adeguata attenzione alle misure di sostegno alla blue economy, intesa come modello di sviluppo sostenibile volto all'uso ecocompatibile delle risorse marine e delle acque interne;
8) occorre integrare i meccanismi di controllo della spesa, prevedendo uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica. In linea con il criterio della monitorabilità dei progetti, a tale organismo andrebbe affidato il compito di valutare non solo il progetto iniziale, ma anche il mantenimento della coerenza con le predette finalità nelle successive fasi realizzative, tenendo conto dell'aggiornamento degli indicatori relativi allo stato di attuazione di riconversione ecologica e neutralità climatica e degli sviluppi delle politiche di settore orientate a tali fini. In particolare, sarà importante verificare il rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti alla transizione verde – che la stessa Commissione europea indica come minimo di spesa da prevedere nei piani nazionali e del quale andrebbe fatta opportuna ed esplicita menzione nella relazione all'Assemblea, trattandosi del principale asse strategico di spesa dell'intero programma NGEU – e la coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030, assunto tra gli impegni della Commissione europea ed esplicitato nel discorso sullo stato dell'Unione del 16 settembre 2020 dalla presidente Ursula von der Leyen.
ALLEGATO 2
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
PROPOSTA DELLA RELATRICE, COME RIFORMULATA
La VIII Commissione,
esaminato, per le parti di competenza, lo schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund trasmesso dalla V Commissione Bilancio lo scorso 23 settembre;
ricevuta la lettera della Presidenza della Camera di trasmissione della proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata, nei suoi contenuti essenziali, dal Comitato interministeriale per gli affari europei il 9 settembre scorso;
acquisiti gli elementi informativi dai titolari dei dicasteri delle infrastrutture e dell'ambiente nelle audizioni tenutesi rispettivamente il 10 e il 23 settembre, nonché dai soggetti invitati in audizione l'11 settembre e dagli ulteriori contributi scritti pervenuti;
premesso che lo schema di relazione:
precisa che dei 750 miliardi di euro di cui è dotato lo strumento Next Generation EU, 10 miliardi sono assegnati al Fondo per una transizione giusta (JTF), che sostiene l'uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono;
evidenzia come il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) dotato di 672,5 miliardi di euro individua tra le priorità il sostegno alle «transizioni verde e digitale, contribuendo in tal modo a ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione (..) e a promuovere una crescita sostenibile»;
ricorda come sia essenziale la coerenza tra il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) e i contenuti del Piano energia e clima (PNIEC) nonché dei piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund;
specifica che tra i criteri di ammissibilità dei progetti in sede europea figura anche la valutazione dei costi ambientali e sociali e che la stessa Commissione europea ha formulato nel corso di quest'anno la raccomandazione all'Italia di «concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell'energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche»;
richiama il piano di rilancio predisposto dal Governo con il Programma nazionale di riforme (PNR) del giugno 2020, che indica nove direttrici su cui avviare il Paese, affinché abbia «infrastrutture sicure ed efficienti» e sia «più verde e sostenibile»;
segnalato che la citata proposta del Governo di Linee guida per la definizione del PNRR:
1) indica sei missioni tra le quali, per i profili di competenza, assumono rilievo la n. 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, che punta a favorire la realizzazione di un ampio programma di investimenti al fine di conseguire gli obiettivi dello European Green Deal e la n. 3, Infrastrutture per la mobilità, per indirizzare investimenti verso le principali priorità infrastrutturali, ivi inclusi gli interventi sulla rete stradale e autostradale, compresi ponti e viadotti, e sulla promozione dell'intermodalità logistica integrata per le merci;
2) specifica criteri aggiuntivi di valutazione dei progetti rispetto a quelli previsti dalla proposta di regolamento della Commissione, in particolare valutando positivamente progetti connotati da creazione di beni pubblici, rapidità di attuazione, monitorabilità dei traguardi intermedi e finali, e che siano a basso consumo di suolo e favoriscano l'utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse naturali; conseguentemente sono invece valutati negativamente progetti infrastrutturali privi di un livello di preparazione progettuale sufficiente, progetti «storici» che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione nel medio termine, pur avendo già avuto disponibilità di fondi, e progetti che non rispettino i criteri di sostenibilità;
valutati positivamente i passaggi del paragrafo 5 dello schema di relazione in cui si richiama l'esigenza:
1) di investire nelle infrastrutture, per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano all'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali, anche al fine di colmare il divario tra il Nord e il Sud del Paese;
2) di concentrare le risorse su interventi volti a valorizzare il tema della vulnerabilità dei territori che presentano un elevato rischio di calamità naturali, garantendo la sicurezza dei cittadini mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche delle abitazioni, delle scuole, degli uffici pubblici, e, più in generale, attivando politiche di tutela e di messa in sicurezza del territorio (dissesto idrogeologico), anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie;
sottolineato che:
1) le strategie di adattamento del territorio, soprattutto se fortemente antropizzato, rispetto ai cambiamenti climatici, alla graduale riduzione delle risorse naturali e alle crisi energetiche devono essere orientate al conseguimento di obiettivi connessi non solo al mantenimento della funzionalità dei contesti territoriali ma al miglioramento della qualità complessiva del sistema sotto il profilo ambientale e sociale;
2) tutte le attività beneficiarie di sostegno dovrebbero essere realizzate nel pieno rispetto delle priorità dell'Unione in materia di clima e ambiente;
3) gli effetti della pandemia in corso impongono una attenta riflessione sulla prevenzione dell'inquinamento atmosferico, in costante aumento in molte aree urbane italiane, dove si registrano superamenti rilevanti del particolato o dell'ozono;
4) la tutela della biodiversità rappresenta un fattore primario per garantire il raggiungimento degli obiettivi di resilienza e sviluppo qualitativo del territorio, di qui l'utilità di creare nuove aree protette – in mare e in terra – di competenza statale ed estendere ai parchi regionali le incentivazioni previste per le ZEA;
evidenziata l'opportunità di integrare il medesimo paragrafo 5 con riguardo ai temi della:
1) transizione verde del sistema produttivo ed economia circolare;
2) fonti energetiche rinnovabili;
3) riforma della disciplina dei contratti pubblici, dei meccanismi fiscali e di programmazione economica;
4) strategia per le aree urbane;
5) infrastrutture idriche;
6) mobilità sostenibile e infrastrutture viarie;
7) blue economy;
8) previsione di uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica nonché del rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti a tale obiettivo e della coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030,
VALUTA FAVOREVOLMENTE LO SCHEMA IN ESAME
e formula i seguenti rilievi:
si valuti l'opportunità di integrare il paragrafo 5 con i seguenti argomenti:
1) appare urgente investire nella transizione verde del sistema produttivo, che si fondi, da un lato, sulla promozione di una produzione e di un uso puliti ed efficienti dell'energia e, dall'altro, sull'affermazione di modelli di economia circolare centrati sul riuso delle materie prime seconde, con l'obiettivo di pervenire ad una produzione carbon neutral. In particolare:
a) occorre affiancare alle recentissime norme attuative delle direttive dell'Unione europea nn. 849, 850, 851 e 852 del 2018 un importante piano di investimenti che funga da sostegno e catalizzatore per l'attuazione delle nuove norme nazionali, anche affiancando imprese, regioni ed enti locali nell'adeguamento produttivo, nelle nuove procedure e nella realizzazione dei nuovi impianti, nonché nell'adeguamento di quelli esistenti, orientando in tal senso gli strumenti – da confermare nei prossimi anni – del programma «Impresa 4.0»;
b) risulta necessario il sostegno alle strategie aziendali di adeguamento ai più elevati standard ambientali (di prodotto e di processo) e di investimento in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;
c) occorre prevedere adeguate risorse finanziarie e una semplificazione normativa al fine di garantire la conclusione dei procedimenti di bonifica delle principali aree SIN, che potrebbe consentire – anche attraverso opportuni incentivi e con fiscalità di vantaggio – un processo di reindustrializzazione dei medesimi siti. Un particolare attenzione deve essere data alle bonifiche da amianto, la cui presenza rappresenta una perdurante emergenza sanitaria e ambientale. Ai fini dell'utilizzo delle risorse del recovery fund, i criteri per la selezione e l'individuazione dei siti e delle aree da bonificare, possono essere individuati in relazione ai tempi di intervento, alle varie fasi procedurali e alla presenza di progettazione definitiva, o comunque in stadio avanzato, delle medesime operazioni di bonifica;
d) meritevole di attenzione è la proposta di realizzazione di un centro di coordinamento tecnico nazionale – da incardinare nelle strutture e competenze tecniche già presenti (ENEA ed ISPRA) – che possa favorire la transizione da sistemi di produzione e consumo lineari a sistemi più sostenibili e circolari e supportare le amministrazioni pubbliche, il sistema produttivo e i cittadini in questo percorso;
e) occorre investire le risorse del recovery fund per la ricerca nel settore di produzioni e prodotti bio-circolari nonché nella chimica verde, per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti organici, su cui l'Italia ha un primato, anche a tutela della fertilità dei territori;
2) il sostegno alla transizione ecologica per l'agricoltura, l'industria e la siderurgia richiede misure finalizzate a favorire l'uso delle fonti energetiche rinnovabili, e, in termini più generali, richiede l'adeguamento e l'attuazione del PNIEC in funzione del processo di decarbonizzazione e dello sviluppo dell'idrogeno verde, con specifico riferimento allo stabilimento di Taranto;
3) in relazione all'evidente collegamento tra spesa e riforme si evidenzia la necessità di:
a) definire un quadro normativo certo e semplificato per gli investimenti pubblici in ambito infrastrutturale, anche attraverso il rapido completamento della fase di revisione e semplificazione della disciplina dei contratti pubblici, con particolare riferimento all'adozione del regolamento unico, alla digitalizzazione delle procedure di affidamento, alla previsione nei bandi di gara e negli inviti di stringenti requisiti di qualità progettuale e architettonica, al potenziamento delle forme di coinvolgimento di soggetti privati secondo lo schema del partenariato pubblico-privato, al rispetto delle norme di tutela ambientale e paesaggistica e di contrasto alla criminalità organizzata a garanzia della scelta del contraente. Occorre, in particolare, utilizzare la leva della domanda pubblica in un'ottica di economia circolare attraverso l'implementazione – nonché il monitoraggio sull'effettiva applicazione – dello strumento rappresentato dai criteri ambientali minimi (CAM) predisposti dal Ministero dell'ambiente;
b) perseguire l'obiettivo di una riforma fiscale in chiave ecologica che assista il processo di riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, anche attraverso l'incentivazione di sistemi di produzione e di trasporto ambientalmente sostenibili;
c) dare seguito alla trasformazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) in Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), al fine di improntare ai principi di sostenibilità le principali decisioni in materia di programmazione della politica economica;
4) occorre coniugare la politica per le aree interne con una ambiziosa strategia nazionale per le aree urbane che sia incentrata sui principi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, rigenerazione urbana senza consumo di nuovo suolo, progetti di trasformazione ad alta sostenibilità ambientale ed energetica e superamento dei divari tra centro e periferie. Risulta infatti necessario dare risposte alle sfide di equità sociale e territoriale sempre più acute nelle grandi aree metropolitane (a partire dal disagio abitativo) e riconoscere il ruolo delle aree urbane – e in particolare di quelle metropolitane sulle quali insistono quote maggiori di popolazione – quali motori di sviluppo economico e sociale, laboratori privilegiati per dare impulso alla transizione verde e digitale e luoghi per eccellenza dove si misura la capacità del Paese di affermare un modello di crescita sostenibile fondato su logiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Al riguardo, la suddetta strategia nazionale per le aree urbane dovrà recare le seguenti priorità:
a) misure efficaci di contrasto al disagio abitativo, favorendo l'aumento dell'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, e la disponibilità di spazi e di immobili da destinare a finalità culturali, sociali e sanitarie;
b) proroga almeno triennale dello strumento del cosiddetto «super bonus 110 per cento» riconosciuto per le spese di riqualificazione energetica e sismica;
c) sostegno alla progettazione e installazione negli immobili di impianti per il risparmio idrico ed il riciclo delle acque grigie;
d) misure volte ad estendere alle aree colpite da eventi sismici la fiscalità di vantaggio già prevista per il Mezzogiorno, in funzione di stimolo alla ricostruzione non solo edilizia, ma anche del tessuto economico e sociale di quei territori;
5) si riconosca priorità agli investimenti in infrastrutture idriche per la derivazione, il trasporto e la distribuzione dell'acqua al fine di garantire la sicurezza dei grandi schemi idrici, ridurre le dispersioni dalle reti e fornire un approvvigionamento idrico sicuro e adeguato a tutte le Regioni, con particolare riferimento a quelle del Mezzogiorno nelle quali più avvertite sono le carenze infrastrutturali. Analoga priorità, ai fini del completamento del ciclo, deve essere assicurata agli investimenti per collettamento, raccolta e depurazione delle acque, per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici. Occorre innalzare la qualità della gestione ambientale dei territori fluviali e mettere in atto una gestione integrata dei rischi idraulico-geologici e una manutenzione dei corsi d'acqua secondo principi di inclusività, sostenibilità ambientale, sociale, organizzativa ed economica, anche attraverso lo strumento dei «contratti di fiume». Occorre altresì garantire investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti nelle aree dei laghi, soprattutto a tutela della qualità delle acque e degli ecosistemi;
6) con riguardo alla missione n. 3, Infrastrutture per la mobilità:
a) nel quadro delle misure di riduzione dell'emissione derivanti dal trasporto di merci e persone, sarà fondamentale continuare a incentivare forme di mobilità nuova, a basse o zero emissioni, nonché favorire il processo di transizione da gomma a ferro, lavorando per un sistema logistico-ferroviario-portuale e retro-portuale che sia all'avanguardia, tanto in termini di strutture, quanto in termini di interconnessione colmando, dal punto di vista di efficientamento in termini tecnologici, ambientali e di reti trasportistiche anche il grave gap presente tra i diversi ambiti e zone territoriali del Paese;
b) occorre altresì incrementare la dotazione del Fondo per la messa in sicurezza dei ponti e viadotti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti, nonché gli investimenti per il completamento e la riqualificazione dei trafori e valichi alpini, dei corridoi autostradali Ionico-Adriatico e Tirrenico, anche ai fini dello sviluppo delle infrastrutture portuali e retroportuali italiane, con particolare riguardo al sistema portuale di Venezia;
7) si dia adeguata attenzione alle misure di sostegno alla blue economy, intesa come modello di sviluppo sostenibile volto all'uso ecocompatibile delle risorse marine e delle acque interne;
8) occorre integrare i meccanismi di controllo della spesa, prevedendo uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica. In linea con il criterio della monitorabilità dei progetti, a tale organismo andrebbe affidato il compito di valutare non solo il progetto iniziale, ma anche il mantenimento della coerenza con le predette finalità nelle successive fasi realizzative, tenendo conto dell'aggiornamento degli indicatori relativi allo stato di attuazione di riconversione ecologica e neutralità climatica e degli sviluppi delle politiche di settore orientate a tali fini. In particolare, sarà importante verificare il rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti alla transizione verde – che la stessa Commissione europea indica come minimo di spesa da prevedere nei piani nazionali e del quale andrebbe fatta opportuna ed esplicita menzione nella relazione all'Assemblea, trattandosi del principale asse strategico di spesa dell'intero programma NGEU – e la coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030, assunto tra gli impegni della Commissione europea ed esplicitato nel discorso sullo stato dell'Unione del 16 settembre 2020 dalla presidente Ursula von der Leyen.
ALLEGATO 3
Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
RILIEVI APPROVATI DALLA COMMISSIONE
La VIII Commissione,
esaminato, per le parti di competenza, lo schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund trasmesso dalla V Commissione Bilancio lo scorso 23 settembre;
ricevuta la lettera della Presidenza della Camera di trasmissione della proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata, nei suoi contenuti essenziali, dal Comitato interministeriale per gli affari europei il 9 settembre scorso;
acquisiti gli elementi informativi dai titolari dei dicasteri delle infrastrutture e dell'ambiente nelle audizioni tenutesi rispettivamente il 10 e il 23 settembre, nonché dai soggetti invitati in audizione l'11 settembre e dagli ulteriori contributi scritti pervenuti;
premesso che lo schema di relazione:
precisa che dei 750 miliardi di euro di cui è dotato lo strumento Next Generation EU, 10 miliardi sono assegnati al Fondo per una transizione giusta (JTF), che sostiene l'uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono;
evidenzia come il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) dotato di 672,5 miliardi di euro individua tra le priorità il sostegno alle «transizioni verde e digitale, contribuendo in tal modo a ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione (..) e a promuovere una crescita sostenibile»;
ricorda come sia essenziale la coerenza tra il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) e i contenuti del Piano energia e clima (PNIEC) nonché dei piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund;
specifica che tra i criteri di ammissibilità dei progetti in sede europea figura anche la valutazione dei costi ambientali e sociali e che la stessa Commissione europea ha formulato nel corso di quest'anno la raccomandazione all'Italia di «concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell'energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche»;
richiama il piano di rilancio predisposto dal Governo con il Programma nazionale di riforme (PNR) del giugno 2020, che indica nove direttrici su cui avviare il Paese, affinché abbia «infrastrutture sicure ed efficienti» e sia «più verde e sostenibile»;
segnalato che la citata proposta del Governo di Linee guida per la definizione del PNRR:
1) indica sei missioni tra le quali, per i profili di competenza, assumono rilievo la n. 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, che punta a favorire la realizzazione di un ampio programma di investimenti al fine di conseguire gli obiettivi dello European Green Deal e la n. 3, Infrastrutture per la mobilità, per indirizzare investimenti verso le principali priorità infrastrutturali, ivi inclusi gli interventi sulla rete stradale e autostradale, compresi ponti e viadotti, e sulla promozione dell'intermodalità logistica integrata per le merci;
2) specifica criteri aggiuntivi di valutazione dei progetti rispetto a quelli previsti dalla proposta di regolamento della Commissione, in particolare valutando positivamente progetti connotati da creazione di beni pubblici, rapidità di attuazione, monitorabilità dei traguardi intermedi e finali, e che siano a basso consumo di suolo e favoriscano l'utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse naturali; conseguentemente sono invece valutati negativamente progetti infrastrutturali privi di un livello di preparazione progettuale sufficiente, progetti «storici» che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione nel medio termine, pur avendo già avuto disponibilità di fondi, e progetti che non rispettino i criteri di sostenibilità;
valutati positivamente i passaggi del paragrafo 5 dello schema di relazione in cui si richiama l'esigenza:
1) di investire nelle infrastrutture, per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano all'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali, anche al fine di colmare il divario tra il Nord e il Sud del Paese;
2) di concentrare le risorse su interventi volti a valorizzare il tema della vulnerabilità dei territori che presentano un elevato rischio di calamità naturali, garantendo la sicurezza dei cittadini mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche delle abitazioni, delle scuole, degli uffici pubblici, e, più in generale, attivando politiche di tutela e di messa in sicurezza del territorio (dissesto idrogeologico), anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie;
sottolineato che:
1) le strategie di adattamento del territorio, soprattutto se fortemente antropizzato, rispetto ai cambiamenti climatici, alla graduale riduzione delle risorse naturali e alle crisi energetiche devono essere orientate al conseguimento di obiettivi connessi non solo al mantenimento della funzionalità dei contesti territoriali ma al miglioramento della qualità complessiva del sistema sotto il profilo ambientale e sociale;
2) tutte le attività beneficiarie di sostegno dovrebbero essere realizzate nel pieno rispetto delle priorità dell'Unione in materia di clima e ambiente;
3) gli effetti della pandemia in corso impongono una attenta riflessione sulla prevenzione dell'inquinamento atmosferico, in costante aumento in molte aree urbane italiane, dove si registrano superamenti rilevanti del particolato o dell'ozono;
4) la tutela della biodiversità rappresenta un fattore primario per garantire il raggiungimento degli obiettivi di resilienza e sviluppo qualitativo del territorio, di qui l'utilità di creare nuove aree protette – in mare e in terra – di competenza statale ed estendere ai parchi regionali le incentivazioni previste per le ZEA;
evidenziata l'opportunità di integrare il medesimo paragrafo 5 con riguardo ai temi della:
1) transizione verde del sistema produttivo ed economia circolare;
2) fonti energetiche rinnovabili;
3) riforma della disciplina dei contratti pubblici, dei meccanismi fiscali e di programmazione economica;
4) strategia per le aree urbane;
5) infrastrutture idriche;
6) mobilità sostenibile e infrastrutture viarie;
7) blue economy;
8) previsione di uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica nonché del rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti a tale obiettivo e della coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030,
VALUTA FAVOREVOLMENTE LO SCHEMA IN ESAME
e formula i seguenti rilievi:
si valuti l'opportunità di integrare il paragrafo 5 con i seguenti argomenti:
1) appare urgente investire nella transizione verde del sistema produttivo, che si fondi, da un lato, sulla promozione di una produzione e di un uso puliti ed efficienti dell'energia e, dall'altro, sull'affermazione di modelli di economia circolare centrati sul riuso delle materie prime seconde, con l'obiettivo di pervenire ad una produzione carbon neutral. In particolare:
a) occorre affiancare alle recentissime norme attuative delle direttive dell'Unione europea nn. 849, 850, 851 e 852 del 2018 un importante piano di investimenti che funga da sostegno e catalizzatore per l'attuazione delle nuove norme nazionali, anche affiancando imprese, regioni ed enti locali nell'adeguamento produttivo, nelle nuove procedure e nella realizzazione dei nuovi impianti, nonché nell'adeguamento di quelli esistenti, orientando in tal senso gli strumenti – da confermare nei prossimi anni – del programma «Impresa 4.0»;
b) risulta necessario il sostegno alle strategie aziendali di adeguamento ai più elevati standard ambientali (di prodotto e di processo) e di investimento in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;
c) occorre prevedere adeguate risorse finanziarie e una semplificazione normativa al fine di garantire la conclusione dei procedimenti di bonifica delle principali aree SIN, che potrebbe consentire – anche attraverso opportuni incentivi e con fiscalità di vantaggio – un processo di reindustrializzazione dei medesimi siti. Un particolare attenzione deve essere data alle bonifiche da amianto, la cui presenza rappresenta una perdurante emergenza sanitaria e ambientale. Ai fini dell'utilizzo delle risorse del recovery fund, i criteri per la selezione e l'individuazione dei siti e delle aree da bonificare, possono essere individuati in relazione ai tempi di intervento, alle varie fasi procedurali e alla presenza di progettazione definitiva, o comunque in stadio avanzato, delle medesime operazioni di bonifica;
d) meritevole di attenzione è la proposta di realizzazione di un centro di coordinamento tecnico nazionale – da incardinare nelle strutture e competenze tecniche già presenti (ENEA ed ISPRA) – che possa favorire la transizione da sistemi di produzione e consumo lineari a sistemi più sostenibili e circolari e supportare le amministrazioni pubbliche, il sistema produttivo e i cittadini in questo percorso;
e) occorre investire le risorse del recovery fund per la ricerca nel settore di produzioni e prodotti bio-circolari nonché nella chimica verde, per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti organici, su cui l'Italia ha un primato, anche a tutela della fertilità dei territori;
2) il sostegno alla transizione ecologica per l'agricoltura, l'industria e la siderurgia richiede misure finalizzate a favorire l'uso delle fonti energetiche rinnovabili, e, in termini più generali, richiede l'adeguamento e l'attuazione del PNIEC in funzione del processo di decarbonizzazione e dello sviluppo dell'idrogeno verde;
3) in relazione all'evidente collegamento tra spesa e riforme si evidenzia la necessità di:
a) definire un quadro normativo certo e semplificato per gli investimenti pubblici in ambito infrastrutturale, anche attraverso il rapido completamento della fase di revisione e semplificazione della disciplina dei contratti pubblici, con particolare riferimento all'adozione del regolamento unico, alla digitalizzazione delle procedure di affidamento, alla previsione nei bandi di gara e negli inviti di stringenti requisiti di qualità progettuale e architettonica, al potenziamento delle forme di coinvolgimento di soggetti privati secondo lo schema del partenariato pubblico-privato, al rispetto delle norme di tutela ambientale e paesaggistica e di contrasto alla criminalità organizzata a garanzia della scelta del contraente. Occorre, in particolare, utilizzare la leva della domanda pubblica in un'ottica di economia circolare attraverso l'implementazione – nonché il monitoraggio sull'effettiva applicazione – dello strumento rappresentato dai criteri ambientali minimi (CAM) predisposti dal Ministero dell'ambiente;
b) perseguire l'obiettivo di una riforma fiscale in chiave ecologica che assista il processo di riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, anche attraverso l'incentivazione di sistemi di produzione e di trasporto ambientalmente sostenibili;
c) dare seguito alla trasformazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) in Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), al fine di improntare ai principi di sostenibilità le principali decisioni in materia di programmazione della politica economica;
4) occorre coniugare la politica per le aree interne con una ambiziosa strategia nazionale per le aree urbane che sia incentrata sui principi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, rigenerazione urbana senza consumo di nuovo suolo, progetti di trasformazione ad alta sostenibilità ambientale ed energetica e superamento dei divari tra centro e periferie. Risulta infatti necessario dare risposte alle sfide di equità sociale e territoriale sempre più acute nelle grandi aree metropolitane (a partire dal disagio abitativo) e riconoscere il ruolo delle aree urbane – e in particolare di quelle metropolitane sulle quali insistono quote maggiori di popolazione – quali motori di sviluppo economico e sociale, laboratori privilegiati per dare impulso alla transizione verde e digitale e luoghi per eccellenza dove si misura la capacità del Paese di affermare un modello di crescita sostenibile fondato su logiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Al riguardo, la suddetta strategia nazionale per le aree urbane dovrà recare le seguenti priorità:
a) misure efficaci di contrasto al disagio abitativo, favorendo l'aumento dell'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, e la disponibilità di spazi e di immobili da destinare a finalità culturali, sociali e sanitarie;
b) proroga almeno triennale dello strumento del cosiddetto «super bonus 110 per cento» riconosciuto per le spese di riqualificazione energetica e sismica;
c) sostegno alla progettazione e installazione negli immobili di impianti per il risparmio idrico ed il riciclo delle acque grigie;
d) misure volte ad estendere alle aree colpite da eventi sismici la fiscalità di vantaggio già prevista per il Mezzogiorno, in funzione di stimolo alla ricostruzione non solo edilizia, ma anche del tessuto economico e sociale di quei territori;
5) si riconosca priorità agli investimenti in infrastrutture idriche per la derivazione, il trasporto e la distribuzione dell'acqua al fine di garantire la sicurezza dei grandi schemi idrici, ridurre le dispersioni dalle reti e fornire un approvvigionamento idrico sicuro e adeguato a tutte le Regioni, con particolare riferimento a quelle del Mezzogiorno nelle quali più avvertite sono le carenze infrastrutturali. Analoga priorità, ai fini del completamento del ciclo, deve essere assicurata agli investimenti per collettamento, raccolta e depurazione delle acque, per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici. Occorre innalzare la qualità della gestione ambientale dei territori fluviali e mettere in atto una gestione integrata dei rischi idraulico-geologici e una manutenzione dei corsi d'acqua secondo principi di inclusività, sostenibilità ambientale, sociale, organizzativa ed economica, anche attraverso lo strumento dei «contratti di fiume». Occorre altresì garantire investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti nelle aree dei laghi, soprattutto a tutela della qualità delle acque e degli ecosistemi;
6) con riguardo alla missione n. 3, Infrastrutture per la mobilità:
a) nel quadro delle misure di riduzione dell'emissione derivanti dal trasporto di merci e persone, sarà fondamentale continuare a incentivare forme di mobilità nuova, a basse o zero emissioni, nonché favorire il processo di transizione da gomma a ferro, lavorando per un sistema logistico-ferroviario-portuale e retro-portuale che sia all'avanguardia, tanto in termini di strutture, quanto in termini di interconnessione colmando, dal punto di vista di efficientamento in termini tecnologici, ambientali e di reti trasportistiche anche il grave gap presente tra i diversi ambiti e zone territoriali del Paese;
b) occorre altresì incrementare la dotazione del Fondo per la messa in sicurezza dei ponti e viadotti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti, nonché gli investimenti per il completamento e la riqualificazione dei trafori e valichi alpini, dei corridoi autostradali Ionico-Adriatico e Tirrenico, anche ai fini dello sviluppo delle infrastrutture portuali e retroportuali italiane;
7) si dia adeguata attenzione alle misure di sostegno alla blue economy, intesa come modello di sviluppo sostenibile volto all'uso ecocompatibile delle risorse marine e delle acque interne;
8) occorre integrare i meccanismi di controllo della spesa, prevedendo uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica. In linea con il criterio della monitorabilità dei progetti, a tale organismo andrebbe affidato il compito di valutare non solo il progetto iniziale, ma anche il mantenimento della coerenza con le predette finalità nelle successive fasi realizzative, tenendo conto dell'aggiornamento degli indicatori relativi allo stato di attuazione di riconversione ecologica e neutralità climatica e degli sviluppi delle politiche di settore orientate a tali fini. In particolare, sarà importante verificare il rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti alla transizione verde – che la stessa Commissione europea indica come minimo di spesa da prevedere nei piani nazionali e del quale andrebbe fatta opportuna ed esplicita menzione nella relazione all'Assemblea, trattandosi del principale asse strategico di spesa dell'intero programma NGEU – e la coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030, assunto tra gli impegni della Commissione europea ed esplicitato nel discorso sullo stato dell'Unione del 16 settembre 2020 dalla presidente Ursula von der Leyen.