V Commissione
Bilancio, tesoro e programmazione
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
Commissione V (Bilancio)
Comm. V
Sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del regolamento, e rinvio) ... 167
Sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del regolamento, e rinvio) ... 172
ALLEGATO 1 (Schema di relazione all'Assemblea) ... 188
Istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale. Nuovo testo C. 2313 (Parere alla III Commissione) (Seguito dell'esame e rinvio) ... 175
ALLEGATO 2 (Relazione tecnica) ... 206
Istituzione di una Commissione parlamentare per gli italiani nel mondo. Testo unificato C. 802 e abb. (Parere alla III Commissione) (Esame e conclusione – Nulla osta) ... 175
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018. C. 2415 Governo (Parere alla III Commissione) (Esame e conclusione – Parere favorevole) ... 175
Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010. C. 1704 Governo (Parere alla III Commissione) (Esame e conclusione – Parere favorevole) ... 177
Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico. Nuovo testo C. 1824 (Parere alla XIII Commissione) (Esame e rinvio – Richiesta di relazione tecnica ai sensi dell'articolo 17, comma 5, della legge n. 196 del 2009) ... 177
Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante ripartizione delle risorse del fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese. Atto n. 188 (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazioni) ... 180
Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante una prima ripartizione del fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese. Atto n. 189 (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazione) ... 182
Schema di atto aggiuntivo alla convenzione tra il Ministro dell'economia e delle finanze e il direttore dell'Agenzia delle entrate per la definizione dei servizi dovuti, delle risorse disponibili, delle strategie per la riscossione nonché delle modalità di verifica degli obiettivi e di vigilanza sull'ente Agenzia delle entrate-Riscossione, per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2020. Atto n. 194 (Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole) ... 184
DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO:
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2018/958 relativa a un test della proporzionalità prima dell'adozione di una nuova regolamentazione delle professioni. Atto n. 186 (Rilievi alla II Commissione) (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole) ... 186
RELAZIONI ALL'ASSEMBLEA
Mercoledì 23 settembre 2020. — Presidenza del presidente Fabio MELILLI. – Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Antonio Misiani.
La seduta comincia alle 8.45.
Sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del regolamento, e rinvio).
Fabio MELILLI, presidente e relatore, ricorda che nella seduta odierna la Commissione avvia l'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, del tema concernente l'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, ai fini della predisposizione di una relazione all'Assemblea. Rammenta, altresì, che l'esame fa seguito alla decisione assunta nella riunione del 5 agosto 2020 dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione bilancio, di avviare un percorso istruttorio in Commissione finalizzato a rappresentare la base di un dibattito parlamentare sul tema in oggetto.
Ricorda che è stata inviata a tutti i componenti della Commissione, nella serata di ieri, all'esito dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, una bozza del documento da lui elaborato anche sulla base delle richieste fatte pervenire dai gruppi nella giornata di ieri. Segnala che, ove non vi siano obiezioni, sarebbe opportuno aggiungere a questa bozza un riferimento al raccordo tra il Brennero e il Tirreno nell'ambito degli investimenti infrastrutturali previsti per la connessione tra reti ferroviarie, viarie e infrastrutture portuali e aeroportuali, come richiesto nella riunione di ieri del citato Ufficio di presidenza dall'onorevole Tabacci.
Ciò posto, segnala che il documento si articola sostanzialmente in tre parti:
una parte ricognitiva della disciplina europea nella quale si inserisce lo strumento denominato Next generation EU, e all'interno di quest'ultimo, il dispositivo per la ripresa e la resilienza;
una parte che riepiloga le Linee guida che sono state trasmesse dal Governo lo scorso 15 settembre, anche come contributo all'attività conoscitiva svolta dalla Commissione;
una parte recante indicazioni di carattere generale e metodologico, ai fini dell'elaborazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR), emerse nel corso dell'attività conoscitiva svolta dalla Commissione bilancio, nell'ambito del percorso istruttorio di cui si è detto in precedenza.
A questo riguardo, ritiene opportuno sottolineare che le proposte fatte pervenire dai gruppi e non inserite nel testo del documento, riguardanti per lo più temi specifici di competenza delle altre Commissioni, non devono considerarsi superate, ma suscettibili di ulteriore valutazione alla luce dei rilievi e delle osservazioni che saranno trasmessi dalle Commissioni medesime.
Massimo GARAVAGLIA (LEGA) ritiene che la richiesta di integrazione avanzata dall'onorevole Tabacci nel corso dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, tenutosi nella giornata di ieri dovrebbe essere formalizzata nel corso della seduta odierna, poiché, a suo avviso, nel citato ufficio di presidenza si è proceduto unicamente a valutare la modalità in cui la Commissione avrebbe proseguito i propri lavori. Ritiene, infatti, che non possa costituire precedente la possibilità di apportare modifiche a un testo all'esame della Commissione in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.
Bruno TABACCI (MISTO-CD-RI-+E), non comprendendo i rilievi dell'onorevole Garavaglia, evidenzia di aver semplicemente avanzato le proprie osservazioni in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, come peraltro previsto, piuttosto che farle pervenire alla segreteria della Commissione tramite posta elettronica, come hanno fatto gli altri gruppi.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, replicando all'onorevole Garavaglia, ricorda che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, tenutosi nella giornata di ieri era stato convocato proprio per collazionare le osservazioni e le considerazioni dei gruppi sullo schema di relazione, al fine di predisporre un testo quanto più possibile condiviso.
Paolo TRANCASSINI (FDI), nel ritenere che la procedura disciplinata dall'articolo 143, comma 1, del Regolamento sia stata applicata in modo confuso, chiede il motivo per cui, in un momento delicato come quello delle consultazioni elettorali e referendarie, è stato richiesto ai gruppi di depositare le proprie osservazioni sullo schema di relazione entro le ore 12 di martedì scorso, quando, invece, è stato consentito di avanzare ulteriori proposte ieri sera in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Non condivide, pertanto, tale modo di procedere, considerate l'importanza dell'argomento in discussione e la consistenza delle risorse in gioco. Chiede, inoltre, che il presidente e relatore chiarisca il motivo per cui nello schema di relazione non sono state inserite due osservazioni a cui il suo gruppo tiene molto, ossia quelle relative alla ricostruzione post sismica e allo sviluppo delle aree interne. In proposito, insiste affinché tali temi siano inseriti nello schema di relazione da inviare alle Commissioni di merito.
Andrea MANDELLI (FI) esprime perplessità sull'utilizzo della procedura disciplinata dall'articolo 143, comma 1, del Regolamento ed auspica che essa non costituisca un precedente per i lavori della Commissione bilancio. Al riguardo, ricordando che la Commissione bilancio è stata investita dal Presidente della Camera della responsabilità principale sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, ritiene che essa abbia anche il compito di indicare alle Commissioni di merito le linee di indirizzo rispetto alle specifiche competenze di queste ultime. Auspica, pertanto, che le osservazioni di Forza Italia relative alle infrastrutture strategiche e alle misure fiscali siano inserite nello schema di relazione da trasmettere alle Commissioni di merito.
Massimo GARAVAGLIA (LEGA), nel rilevare che le osservazioni avanzate dalla Lega sullo schema di relazione non sono state recepite, si chiede se nei confronti delle proposte dell'opposizione, e segnatamente del suo gruppo, vi sia un pregiudizio da parte della presidenza. Al riguardo, anche in vista di una possibile condivisione su un tema fondamentale come quello dell'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, chiede al presidente e relatore di chiarire la modalità con cui si è proceduto a valutare le proposte di integrazione dello schema di relazione trasmesse dai gruppi.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, replicando all'onorevole Trancassini, chiede che egli specifichi le osservazioni di Fratelli d'Italia a cui faceva riferimento nel suo intervento, chiarendo che non è assolutamente intenzione della presidenza sottovalutare la rilevanza di temi quali la ricostruzione post sismica e lo sviluppo delle aree interne. Replicando all'onorevole Mandelli, segnala che, in base a un accordo con i presidenti delle altre Commissioni permanenti, si è deciso che la Commissione bilancio si concentrasse sulle linee macroeconomiche relative all'utilizzo delle risorse del Recovery Fund, mentre le Commissioni di merito si occupassero degli aspetti di rispettiva competenza. Replicando, infine, all'onorevole Garavaglia, assicura che sono stati tenuti in considerazione i contribuiti di tutti i gruppi parlamentari. In proposito, richiama, a titolo esemplificativo, talune proposte di modifica avanzate sia da gruppi della maggioranza che da quelli di opposizione, come il riferimento all'indice di fecondità, alla spesa per investimenti effettuata al Sud e alla riconversione delle produzioni «mature». Al riguardo, evidenzia che, nel recepire le osservazioni che erano coerenti con l'impianto dello schema di relazione, si è tentato di costruire un documento il più possibile condiviso, reputando inevitabile che persistano posizioni diverse. Ribadendo che la trasmissione dello schema di relazione alle Commissioni di merito costituisce il primo passo rispetto all'esame sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund e che la valutazione finale sullo schema di relazione avverrà in un momento successivo, ricorda che la procedura di cui all'articolo 143, comma 1, del Regolamento è molto complessa e che quindi ad essa si è fatto ricorso soltanto in circostanze del tutto particolari, come quella attuale, che vedono il coinvolgimento di tutte le Commissioni permanenti.
Teresa MANZO (M5S) chiede che nello schema di relazione sia aggiunto un riferimento relativo alla necessità di inserire meccanismi che contemplino adeguati strumenti per affrontare la crisi finanziaria riscontrabile negli enti locali, tali da evitare situazioni di dissesto finanziario passando, se necessario, anche dalla revisione dei meccanismi dei fabbisogni standard.
Francesca FLATI (M5S), anche alla luce delle recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio, chiede che nello schema di relazione sia inserito uno specifico focus su Roma Capitale.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, replicando all'onorevole Flati, ritiene che la questione sollevata sia troppo specifica e che, comunque, sia ricompresa nel riferimento al sostegno degli enti territoriali.
Bruno TABACCI (MISTO-CD-RI-+E), nel ringraziare il presidente e relatore per aver preso in considerazione la sua osservazione, che aveva l'obiettivo di affiancare agli investimenti sulla dorsale Tirrenica e Adriatica anche quelli per il raccordo fra il Brennero e il Tirreno, evidenzia come la procedura con cui il Parlamento è chiamato ad esprimersi sul Recovery Fund è del tutto eccezionale. Al riguardo, ritiene che la Commissione bilancio, a cui il Presidente della Camera ha attribuito la responsabilità primaria rispetto all'esame delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, dopo aver raccolto il contributo dei gruppi e delle Commissioni di merito, sia chiamata a predisporre un documento che sia utile al Governo per definire più nello specifico gli interventi contenuti nelle linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Raphael RADUZZI (M5S), nel ritenere che il paragrafo dello schema di relazione dedicato alla finanza pubblica e al debito sia troppo focalizzato sul debito pubblico, crede che vada mitigato il riferimento al fatto che, poiché le favorevoli condizioni attuali, legate alla sospensione del Patto di stabilità e crescita e al massiccio programma di acquisti di titoli pubblici attivato dalla Banca centrale europea a seguito della crisi pandemica, non potranno essere protratte troppo a lungo, sia necessario non distogliere l'attenzione dall'obiettivo di definire un credibile piano di rientro che garantisca la sostenibilità della finanza pubblica nel medio-lungo periodo. In proposito, ritiene più utile spostare il focus sulla crescita, anche alla luce delle prospettate intenzioni da parte delle autorità europee di prorogare la sospensione del Patto di stabilità e crescita, anche in vista di una sua possibile revisione, e da parte della Banca centrale europea di rendere strutturale l'acquisto dei titoli pubblici.
Stefano FASSINA (LEU), in relazione al paragrafo avente ad oggetto la finanza pubblica e il debito, rileva che dare per scontato il venir meno delle condizioni favorevoli connesse alle misure emergenziali messe in atto a livello europeo sia eccessivamente pessimista e autolesionista. In proposito, ricorda come anche il Governo francese auspichi una revisione del Patto di stabilità e crescita. Chiede pertanto che nello schema di relazione non sia esclusa a priori la possibilità di una revisione del Patto.
Bruno TABACCI (MISTO-CD-RI-+E) invita a non sottovalutare la notevole differenza di rating tra il debito pubblico italiano e quello dell'Unione europea, che gode della tripla A.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, prendendo atto delle richieste degli onorevoli Raduzzi e Fassina, propone di espungere dallo schema di relazione il riferimento al ripristino dell'integrale applicazione del Patto di stabilità e crescita nella sua attuale versione, fermo comunque restando il richiamo alla necessità di ridurre il rischio di tensioni sui titoli di Stato.
Stefano FASSINA (LEU) osserva che lo schema di relazione non si riferisce al debito che verrà contratto dall'Unione europea, ma all'opportunità di prevedere che la quota di maggior debito nazionale relativa ai prestiti concessi nell'ambito del Next Generation EU non rilevi ai fini del rapporto debito/PIL. In caso contrario si verificherebbe il paradosso che l'Italia, da una parte, sarebbe autorizzata a contrarre maggior debito e, dall'altra, sarebbe obbligata a ridurre la propria esposizione debitoria. Ricorda che anche il Commissario europeo Gentiloni ha evidenziato come la questione, che rappresenta una sorta di mini golden rule, sia all'ordine del giorno in sede europea.
Raphael RADUZZI (M5S), in relazione al supposto rapporto tra entità del debito e livello dei tassi di interesse sui titoli di Stato, sottolinea come nel 2007, quando il debito pubblico italiano rappresentava circa il 100 per cento del PIL, il tasso di interesse sui titoli di Stato fosse del 4 per cento, mentre ora che il debito rappresenta il 160 per cento del PIL, il tasso di interesse sugli stessi titoli è pari a circa lo 0,8 per cento. Concordando con l'onorevole Fassina, segnala quindi che la variabile determinante ai fini della riduzione della tensione sui titoli di Stato non sia rappresentata dall'entità del debito ma dall'atteggiamento che assumerà sui mercati la Banca centrale europea.
Massimo GARAVAGLIA (LEGA) ricorda che il proprio gruppo ha presentato tre proposte di modifica allo schema di relazione. Di tali proposte, la prima, con la quale si specifica, che le proposte raccolte dal Comitato tecnico di valutazione, sono quelle delle amministrazioni «centrali», è stata accolta. Non è stata invece accolta la proposta di aggiungere con riferimento alla missione n. 2, la specifica che alla realizzazione degli obiettivi dello European Green Deal dovranno contribuire anche gli investimenti necessari per superare le procedure di infrazioni comunitarie in materia.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, fa presente che, poiché la proposta di modifica citata dal deputato Garavaglia incide su una parte dello schema di relazione che riepiloga le Linee guida trasmesse dal Governo lo scorso 15 settembre, non ritiene opportuno effettuare alcuna integrazione della parte medesima. Propone in alternativa di integrare invece la parte dello schema di relazione che reca indicazioni di carattere generale e metodologico ai fini della elaborazione del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Analoghe considerazioni posso essere svolte per quel che riguarda l'inserimento di riferimenti agli interventi per la ricostruzione post sisma.
Massimo GARAVAGLIA (LEGA), prendendo atto di quanto evidenziato dal presidente, segnala come il Governo nelle Linee guida non abbia considerato adeguatamente il ruolo delle regioni. La terza proposta di modifica, non accolta, si riferisce alla previsione di subordinare la destinazione alle regioni meridionali di una quota di spesa ordinaria in conto capitale, pari almeno alla percentuale di popolazione residente, alla realizzazione di progetti cantierabili e rispondenti ai criteri di valutazione previsti dalle linee guida, al fine di evitare che la mancata realizzazione degli investimenti comporti una perdita di risorse. Sottolinea in proposito l'annoso problema, che riguarda in particolare le regioni del Sud, della mancata spesa delle risorse rivenienti dai fondi europei, che comporta frequentemente la perdita di finanziamenti ai quali si avrebbe diritto.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, pur ritenendo corretto far riferimento alla effettiva capacità di spesa, osserva che il principio dovrebbe essere riformulato, garantendo comunque rigore nella selezione di progetti che diano certezza di effettiva realizzazione.
Andrea MANDELLI (FI) concorda sulla centralità del tema, sollevato dall'onorevole Garavaglia, della capacità di spesa e del suo diverso grado tra le regioni italiane. Manifesta pertanto l'opportunità di trovare un meccanismo che assicuri l'effettiva spesa delle risorse.
Francesca FLATI (M5S), con riferimento alla proposta di prevedere finanziamenti per Roma Capitale, evidenzia che la questione potrebbe essere esaminata dalla Commissione affari costituzionali, competente per materia, fermo restando che spetterebbe comunque alla Commissione bilancio la quantificazione delle risorse da destinare alla città.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, avverte che lo schema di relazione verrà integrata in relazione a quanto emerso nel corso del dibattito testé svolto. Segnala inoltre che nel pomeriggio della giornata odierna riferirà al Presidente della Camera in ordine all'andamento dei lavori delle Commissioni sullo schema di relazione in oggetto. Evidenzia comunque l'intenzione di chiedere di disporre di un maggior lasso di tempo per la presentazione della relazione all'Assemblea, pur tenendo conto dei tempi di presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza – NADEF. In proposito ritiene che un approfondito esame del tema concernente l'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund potrebbe giovare anche ai fini dell'esame della NADEF.
Il Viceministro Antonio MISIANI assicura che riferirà al Ministro Gualtieri quanto richiesto dal presidente Melilli. Osserva peraltro che il Governo è tenuto a presentare alla Commissione europea il Documento programmatico di bilancio entro il prossimo 15 ottobre e che la NADEF debba necessariamente essere esaminata prima di quella data.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, avverte che trasmetterà lo schema di relazione, integrato con le proposte dei gruppi che è stato ritenuto opportuno recepire, alle altre Commissioni.
Fabio RAMPELLI (FDI), ricordando come la settimana scorsa i lavori parlamentari siano stati sospesi in vista delle consultazioni elettorali e referendarie che si sono svolte il 20 e 21 settembre ed evidenziando come la conclusione dell'esame del presente schema di relazione non abbia una scadenza perentoria, chiede che venga rinviata la trasmissione dello schema medesimo alle altre Commissioni per l'espressione dei loro rilievi. Ritiene infatti che i tempi fissati siano inconciliabili con l'importanza della materia affrontata. Raccomanda infine che vengano maggiormente prese in considerazione le proposte di integrazione avanzate dai gruppi.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, conferma l'intenzione di chiedere al Presidente della Camera di poter disporre di un più ampio lasso di tempo per l'esame dello schema di relazione.
Paolo TRANCASSINI (FDI) chiede di conoscere in maniera più puntuale quale sarà il contenuto del schema di relazione che verrà trasmesso alle altre Commissioni.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, avverte che alle Commissioni sarà trasmesso schema di relazione con le aggiunte concordate nella presente seduta.
Paolo TRANCASSINI (FDI) osserva che l'articolo 143 del Regolamento della Camera si riferisce a un atto della Commissione e non del presidente o del relatore. Osserva quindi come, in assenza di un voto da parte della Commissione, non si possa parlare di un atto della Commissione medesima.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, segnalando come l'inizio dei lavori dell'Assemblea imponga di terminare la presente seduta, preso atto di quanto emerso dal dibattito, avverte che la convocazione della Commissione prevista alle ore 14.30 della giornata odierna sarà integrata con il punto in oggetto per procedere alla votazione dello schema di relazione, integrato con le proposte dei gruppi che si è ritenuto opportuno recepire anche a seguito del dibattito odierno.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 9.45.
RELAZIONI ALL'ASSEMBLEA
Mercoledì 23 settembre 2020. — Presidenza del presidente Fabio MELILLI. – Interviene la viceministra dell'economia e delle finanze Laura Castelli.
La seduta comincia alle 14.30.
Sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del regolamento, e rinvio).
Fabio MELILLI, presidente e relatore, ricorda che nella odierna seduta antimeridiana è stata discussa una bozza di schema di relazione sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, nell'ambito della quale sono emerse alcune proposte di modifica di cui ha cercata di tenere conto nella nuova versione della bozza di schema di relazione, che sottopone pertanto ora all'attenzione della Commissione e che è comunque posta in distribuzione (vedi allegato 1). Nel dettaglio, chiarisce che dette proposte di modifica, debitamente evidenziate nel corpo del testo distribuito, attengono alle seguenti questioni. Da un lato, con riferimento alle risorse del PNRR viene precisato che queste ultime dovranno essere orientate alla realizzazione di un programma di riforme e investimenti «anche finalizzati al superamento delle procedure di infrazioni comunitarie in corso», in coerenza con le richieste formulate dall'onorevole Garavaglia. Una seconda modifica è volta a precisare che le risorse del PNRR dovranno servire per formulare e attuare un programma di riforme e investimenti che permetta all'Italia di creare sul territorio nazionale «a partire dalla Capitale», un ambiente idoneo affinché le imprese possano nascere, crescere e creare ricchezza, in coerenza con le richieste formulate dall'onorevole Flati. Una terza modifica è volta ad aggiungere il raccordo tra il Brennero e il Tirreno nell'ambito degli investimenti infrastrutturali previsti per la connessione tra reti ferroviarie, viarie e infrastrutture portuali e aeroportuali, come richiesto dall'onorevole Tabacci. Una quarta modifica è volta a prevedere tra gli interventi infrastrutturali per la mobilità nelle aree interne quelli necessari per avvicinare l'Appennino alle coste e alla Capitale, rilanciare i collegamenti tra il Mar Adriatico, il Mar Tirreno e il Mar Ionio e rafforzare le connessioni sulla dorsale appenninica, in coerenza con le richieste formulate dall'onorevole Trancassini. Una quinta modifica, al paragrafo 5.3, è volta a precisare che l'applicazione della clausola del 34 per cento deve riguardare comunque risorse destinate a progetti che rispondano ai prestabiliti criteri di valutazione e che siano realizzati nei tempi previsti, da monitorare – anche in sede parlamentare – al pari degli altri interventi programmati sul territorio nazionale, come dettagliatamente indicato al paragrafo 5.6, come richiesto dall'onorevole Garavaglia. Una sesta modifica, sempre al paragrafo 5.3, è volta ad eliminare il limite superiore precedentemente indicato per la destinazione delle ulteriori risorse rispetto al 34 per cento, introducendo le parole: «anche in misura superiore al 34 per cento». Una settima modifica, al paragrafo 5.5, è volta a sostituire le parole: «troppo a lungo» con la parola: «indefinitamente», per venire incontro alle richieste degli onorevoli Raduzzi e Fassina. Una ottava modifica, sempre al paragrafo 5.5, è volta ad eliminare il riferimento alla tensione sui titoli del debito pubblico determinato «dal venire meno delle condizioni favorevoli connesse alle misure emergenziali messe in atto a livello europeo», in coerenza con le richieste degli onorevoli Raduzzi e Fassina. Una nona modifica, ancora al paragrafo 5.5, è volta a richiedere meccanismi che contemplino adeguati strumenti per affrontare la crisi finanziaria riscontrabile in alcuni enti locali, quale, ad esempio, la revisione dei «fabbisogni standard», in modo da evitare situazioni di dissesto finanziario, in coerenza con le richieste dell'onorevole Manzo.
Stefania PRESTIGIACOMO (FI), ribadendo quanto già evidenziato nel corso dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltosi nella giornata di ieri, lamenta il mancato recepimento dei suggerimenti trasmessi dal gruppo di Forza Italia relativi alla necessità di introdurre strumenti di natura fiscale idonei a determinare un vero e proprio shock fiscale quale precondizione per un effettivo rilancio della nostra economia, con particolare riguardo a forme di incentivazione per i territori del nostro Meridione. Prende inoltre atto con rammarico della perdurante assenza nello schema di relazione predisposto dal presidente e relatore Melilli di un riferimento al Ponte sullo stretto di Messina, che a giudizio del suo gruppo, in linea peraltro con le sollecitazioni provenienti dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le regioni, costituisce un elemento di ineludibile centralità nell'ambito più vasto del settore relativo ai trasporti, rispetto al quale pure lo schema di relazione, sul tema precipuo della continuità territoriale, prevede una serie di interventi specifici.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, con riferimento in particolare alla questione richiamata dall'onorevole Prestigiacomo in merito alla necessità di definire la natura degli interventi fiscali, ricorda che ha ritenuto preferibile non precisare nello schema di relazione i contenuti di interventi che, secondo il metodo convenuto, potranno essere oggetto di specifica discussione e proposta nell'ambito delle Commissioni di volta in volta competenti per la materia.
Stefania PRESTIGIACOMO (FI), pur rispettando gli ambiti di competenza delle altre Commissioni permanenti interessate dal procedimento in esame, contesta tuttavia la valutazione per cui la materia fiscale dovrebbe essere esclusivamente rimessa alla discussione presso la Commissione finanze, come del resto testimonia, stante la rilevanza di ordine generale delle politiche fiscali, la frequente trattazione presso la Commissione bilancio di questioni di natura fiscale, quale la necessità di prevedere misure volte alla riduzione della pressione fiscale.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, tiene comunque a ribadire che, come già anticipato nel corso della odierna seduta antimeridiana, le proposte fatte pervenire dai gruppi e non inserite nel testo del documento in discussione, riguardanti per lo più temi specifici di competenza delle altre Commissioni, non devono considerarsi superate, ma suscettibili di ulteriore valutazione alla luce dei rilievi e delle osservazioni che saranno trasmessi dalle Commissioni medesime.
Ylenja LUCASELLI (FDI) osserva che, proprio in considerazione delle finalità dello schema di relazione proposto dal presidente Melilli, che si pone quale base per la discussione presso le altre Commissioni permanenti, sarebbe stato opportuno precisarne maggiormente il perimetro contenutistico, in modo tale da tenere debitamente in considerazione i suggerimenti provenienti dai diversi gruppi parlamentari. A tale ultimo proposito, prende invece atto con rammarico, come peraltro già prefigurato nella odierna seduta antimeridiana, del mancato recepimento di talune proposte dal gruppo di Fratelli d'Italia ritenute essenziali, quali quelle relative ad interventi nei settori della sicurezza, della promozione del made in Italy e delle misure concernenti i territori colpiti da eventi sismici, circostanza questa che ha indotto il suo gruppo a ritenere necessario sottoporre lo schema di relazione da inviare alle Commissioni ad una deliberazione esplicita.
Antonio ZENNARO (MISTO-PP-AP) richiama l'attenzione sulla prioritaria necessità di approfondire i profili attuativi delle proposte contenute nello schema di relazione, ad esempio per quanto concerne la missione n. 2 attinente alla Rivoluzione verde e alla transizione ecologica, laddove andrebbero previsti incentivi a supporto delle imprese operanti nel nostro Paese onde scongiurare che gli interventi proposti finiscano con il favorire quasi esclusivamente, sulla base di agevolazioni dirette ai consumatori, i Paesi esteri esportatori di taluni prodotti o prestatori di taluni servizi. Analogamente, ritiene che anche il prospettato processo di incrementale digitalizzazione del nostro Paese debba essere combinato con la necessità di non compromettere il complessivo sistema dei pagamenti, penalizzando in maniera eccessiva l'uso del contante. Osserva infine come il cospicuo numero dei progetti presentati dalle amministrazioni centrali ai fini della redazione da parte del Governo del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza potrebbe costituire un ostacolo ad una effettiva attuazione del Piano medesimo, evidenziando piuttosto la priorità nella individuazione dei soggetti incaricati della gestione finanziaria dei vari interventi nonché delle modalità volte ad assicurare un corretto utilizzo delle risorse poste a disposizione.
Fabio MELILLI, presidente e relatore, nel ribadire che singole questioni potranno essere meglio approfondite nel corso della discussione presso le Commissioni competenti per materia, concorda sulla opportunità, richiamata anche dall'onorevole Zennaro, di focalizzare gli interventi onde evitare una improduttiva dispersione delle risorse destinate all'attuazione del Piano.
La Commissione delibera di trasmettere alle Commissioni permanenti il testo dello schema di relazione sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, affinché le Commissioni stesse possano formulare eventuali rilievi e osservazioni per gli aspetti di rispettiva competenza (vedi allegato 1).
Fabio MELILLI, presidente e relatore, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.50.
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 23 settembre 2020. — Presidenza del presidente Fabio MELILLI. – Interviene la viceministra dell'economia e delle finanze Laura Castelli.
La seduta comincia alle 14.50.
Istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale.
Nuovo testo C. 2313.
(Parere alla III Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato, da ultimo, nella seduta dell'8 settembre 2020.
La Viceministra Laura CASTELLI deposita agli atti della Commissione la relazione tecnica sul provvedimento in titolo positivamente verificata dalla Ragioneria generale dello Stato (vedi allegato 2).
Beatrice LORENZIN (PD), relatrice, si riserva di formulare una proposta di parere sulla base della relazione tecnica depositata dal Governo.
Fabio MELILLI, presidente, non essendovi obiezioni, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
Istituzione di una Commissione parlamentare per gli italiani nel mondo.
Testo unificato C. 802 e abb.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Nulla osta).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Fabio MELILLI, presidente, in sostituzione del relatore, avverte che il testo in esame, composto da sette articoli, prevede, in particolare, che la istituenda Commissione – composta da diciotto senatori e da diciotto deputati – svolga compiti di indirizzo e controllo sulle politiche e sugli interventi riguardanti i cittadini italiani residenti all'estero, di promozione delle politiche di sostegno agli italiani all'estero, di studio, monitoraggio e approfondimento delle questioni riguardanti gli italiani all'estero, nonché di ricognizione e proposta nelle materie attinenti ai fenomeni di mobilità degli emigranti italiani. Rileva altresì che, con riferimento alle dotazioni e alle strutture della Commissione, l'articolo 7 prevede che per l'esercizio delle sue funzioni quest'ultima fruisca di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro. Poiché il provvedimento in esame non appare presentare profili problematici per la finanza pubblica, propone di esprimere sullo stesso parere di nulla osta.
La Viceministra Laura CASTELLI concorda con la proposta di nulla osta testé formulata dal relatore.
La Commissione approva la proposta di parere del relatore.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018.
C. 2415 Governo.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Cosimo ADELIZZI (M5S), relatore, in merito ai profili di quantificazione, rileva che l'articolo 12 dell'Accordo in esame prevede esenzioni doganali e fiscali in tema di carburanti, lubrificanti, provviste di bordo, pezzi di ricambio e dotazioni normalmente previste a bordo e che la relazione tecnica non commenta specificamente la norma. In proposito, non ha comunque osservazioni da formulare nel presupposto che la previsione sia meramente riproduttiva di quanto già previsto, a normativa vigente, dall'articolo 24 della Convenzione di Chicago sull'aviazione civile, cui aderiscono sia l'Italia sia la Repubblica di Corea, e che gli effetti di gettito derivanti da tali esenzioni siano quindi già scontati nelle previsioni finanziarie a legislazione vigente: in proposito appare utile acquisire una conferma.
Rammenta inoltre che nella XVII legislatura, allorché la Commissione Bilancio esaminò in sede consultiva (seduta del 4 ottobre 2016) altri accordi internazionali con il medesimo contenuto (C. 3917), la rappresentante del Governo dichiarò che: «dalle esenzioni da dazi doganali ed altri diritti, concesse dall'articolo 6 dell'Accordo con il Qatar e dall'articolo 10 dell'Accordo con il Vietnam, non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, neanche nella forma del minor gettito, poiché le disposizioni in parola sono in linea con quanto previsto dall'articolo 24 della Convenzione di Chicago del 7 dicembre 1944, ratificata dall'Italia con legge n. 561 del 1956, della quale Qatar e Vietnam sono Stati firmatari. Analoghe considerazioni valgono per le esenzioni previste dall'Accordo sui servizi aerei tra Italia e Algeria [...]» e che la Commissione espresse sui testi parere favorevole.
Per quanto riguarda le restanti disposizioni dell'Accordo, rileva che sia la relazione tecnica che la clausola riportata all'articolo 3 del disegno di legge di ratifica evidenziano che i soggetti interessati provvederanno agli adempimenti previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente nei propri bilanci. Non ha quindi osservazioni da formulare nel presupposto dell'effettiva possibilità di ricondurre le attività in questione – con particolare riguardo a quella ispettiva finalizzata al rispetto degli standard di sicurezza – entro il limite delle risorse disponibili, pur in presenza di impegni di carattere internazionale quali quelli previsti dall'Accordo in esame: a tal proposito appare utile acquisire l'avviso del Governo.
In merito ai profili di copertura finanziaria, evidenzia infine che l'articolo 3, comma 1, prevede che dall'attuazione delle disposizioni dell'Accordo oggetto di ratifica non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che i soggetti interessati provvedono agli adempimenti previsti dal citato Accordo con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente nei propri bilanci, mentre il successivo comma 2 stabilisce che agli eventuali oneri derivanti dall'attuazione degli articoli 22 e 23 dell'Accordo si farà fronte con apposito provvedimento legislativo. Al riguardo, non ha osservazioni da formulare.
La Viceministra Laura CASTELLI, in risposta ai chiarimenti richiesti dal relatore, fa presente che le esenzioni dai dazi doganali ed altri diritti di cui all'articolo 12 dell'Accordo in esame – come già osservato per altri accordi internazionali di medesimo contenuto, quali quelli stipulati con Qatar, Algeria e Vietnam – sono da ricondursi alle esenzioni previste all'articolo 24 della Convenzione di Chicago del 7 dicembre 1944, relativa all'aviazione civile internazionale, ratificata dall'Italia con legge n. 561 del 1956, della quale la Corea è Stato firmatario, concesse sulla base del principio di reciprocità. Per tale motivo, come specificato anche con riguardo all'Accordo sui servizi aerei Italia-Algeria, da tali esenzioni non derivano nuovi o maggiori oneri, nemmeno nella forma di mancato introito, a carico del bilancio dello Stato. Conferma inoltre, per quanto riguarda le restanti disposizioni dell'Accordo, che i soggetti interessati provvederanno agli adempimenti previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Cosimo ADELIZZI (M5S), relatore, formula quindi la seguente proposta di parere:
«La V Commissione,
esaminato il disegno di legge C. 2415 Governo, recante Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018;
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince che:
le esenzioni dai dazi doganali ed altri diritti di cui all'articolo 12 dell'Accordo in esame – come già osservato per altri accordi internazionali di medesimo contenuto, quali quelli stipulati con Qatar, Algeria e Vietnam – sono da ricondursi alle esenzioni previste all'articolo 24 della Convenzione di Chicago del 7 dicembre 1944, relativa all'aviazione civile internazionale, ratificata dall'Italia con legge n. 561 del 1956, della quale la Corea è Stato firmatario, concesse sulla base del principio di reciprocità;
per tale motivo, come specificato anche con riguardo all'Accordo sui servizi aerei Italia-Algeria, da tali esenzioni non derivano nuovi o maggiori oneri, nemmeno nella forma di mancato introito, a carico del bilancio dello Stato;
per quanto riguarda le restanti disposizioni dell'Accordo, i soggetti interessati provvederanno agli adempimenti previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente,
esprime
PARERE FAVOREVOLE».
La Viceministra Laura CASTELLI concorda con la proposta di parere formulata dal relatore.
La Commissione approva la proposta di parere del relatore.
Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010.
C. 1704 Governo.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Maria Anna MADIA (PD), relatrice, in merito ai profili di quantificazione, prende atto del contenuto della relazione tecnica nella quale si afferma che non sono previste variazioni dirette dei costi nazionali connessi alla partecipazione all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua (ACCOBAMS), in quanto l'ammontare del bilancio complessivo dell'Accordo e le quote pagate dai singoli Stati membri non sono in diretta connessione con l'estensione territoriale dell'Accordo stesso. La medesima relazione tecnica asserisce inoltre che le spese derivanti dall'esecuzione dell'Accordo sono già coperte da un apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la cui Direzione generale per la protezione della natura e del mare svolge istituzionalmente le funzioni e i compiti in materia. Pertanto, in considerazione dei chiarimenti della relazione tecnica e del rilievo prevalentemente ordinamentale delle modifiche introdotte all'Accordo ed oggetto dello strumento di ratifica, non ha osservazioni da formulare. In merito ai profili di copertura finanziaria, evidenzia che l'articolo 3 prevede che dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le amministrazioni interessate svolgono le attività previste dalla medesima legge con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente. Al riguardo non ha osservazioni da formulare. Propone quindi di esprimere un parere favorevole.
La Viceministra Laura CASTELLI concorda con la proposta di parere formulata dalla relatrice.
La Commissione approva la proposta di parere della relatrice.
Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico.
Nuovo testo C. 1824.
(Parere alla XIII Commissione).
(Esame e rinvio – Richiesta di relazione tecnica ai sensi dell'articolo 17, comma 5, della legge n. 196 del 2009).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Giuseppe BUOMPANE (M5S), relatore, fa presente che la proposta, di iniziativa parlamentare, reca disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico e che la proposta non è corredata di relazione tecnica. Fa presente, altresì, che oggetto di esame nella seduta odierna è il testo risultante dalle modifiche intervenute durante l'esame nella Commissione di merito.
Con riferimento agli articoli da 1 a 19, osserva in via preliminare che la proposta in esame prevede una serie di misure e di interventi a sostegno del florovivaismo e che alcuni articoli sono corredati di una clausola di neutralità mentre per altri, aventi carattere potenzialmente oneroso, non vengono individuate una specifica quantificazione e una copertura degli oneri né stabilito un vincolo di invarianza finanziaria. Ulteriori norme, infine, presentano natura ordinamentale e carattere non oneroso come, ad esempio, quelle recanti definizioni. Ritiene pertanto necessario acquisire dati ed elementi di valutazione necessari a definire l'impatto finanziario delle seguenti disposizioni, che espone in dettaglio. L'articolo 2, comma 1, prevede un Programma di percorsi didattici relativi alle tematiche ambientali e all'importanza di un'adeguata presenza del verde, da svolgere nell'ambito dell'offerta formativa nella scuola dell'obbligo: la norma appare quindi suscettibile di comportare ulteriori adempimenti didattici a carico del sistema nazionale di istruzione. Andrebbero dunque indicate le risorse disponibili per i nuovi compiti (docenze, eventuale strumentazione, ecc.) precisando se le stesse risultino sufficienti per le medesime attività.
All'articolo 2, comma 3, si prevedono concorsi di idee per aziende e giovani diplomati in discipline attinenti al florovivaismo, banditi dal Ministero; la norma non specifica le risorse da stanziare per il loro svolgimento. Appare quindi opportuno acquisire una valutazione in merito alla possibilità che lo svolgimento di tali concorsi possa o meno essere effettuato nell'ambito delle risorse già disponibili a legislazione vigente.
L'articolo 3, comma 1, e l'articolo 10 prevedono l'individuazione di siti regionali idonei per piattaforme logistiche relative al settore florovivaistico; andrebbe chiarito se tali attività rientrino nelle competenze istituzionali del Ministero e delle regioni o se le stesse richiedano compiti ulteriori non previsti a legislazione vigente. Inoltre, dal tenore delle disposizioni non emerge quali siano i soggetti competenti alla realizzazione delle stesse piattaforme e a valere su quali risorse.
L'articolo 3, comma 3, prevede l'estensione all'acquisto di fiori e piante da interno della detrazione del 36 per cento già prevista per interventi di sistemazione di aree a verde, fino a un massimo di 500 euro per nucleo familiare; tenuto conto che l'agevolazione vigente comporta effetti onerosi di minor gettito per diverse annualità e che tali effetti sono stati quantificati anche sulla base della spesa prevista per ciascun soggetto interessato, andrebbe chiarito quali siano gli effetti dell'estensione del beneficio a un'ulteriore spesa agevolabile ed il relativo impatto sul gettito.
L'articolo 5 prevede l'istituzione di distretti florovivaistici da parte delle regioni. In tali distretti sono consentiti diversi interventi: in proposito non si formulano osservazioni tenuto conto della loro natura facoltativa, tale che gli enti pubblici coinvolti potranno provvedervi qualora sussistano le necessarie disponibilità di risorse e senza pregiudizio dei rispettivi vincoli di bilancio. Il comma 1, invece, dispone che nei distretti «sono previste azioni pubbliche finalizzate alla salvaguardia delle aziende florovivaistiche», con ciò prefigurando interventi che testualmente risultano di natura obbligatoria e sulla cui onerosità andrebbe dunque acquisito l'avviso del Governo, anche tenuto conto che la norma non individua quali siano le amministrazioni pubbliche obbligate ad intervenire.
Sull'istituzione del Tavolo tecnico del settore florovivaistico e, nel suo ambito, di due Osservatori (articolo 6), la norma fissa la consueta clausola di non onerosità, riferita sia agli emolumenti sia agli oneri di funzionamento e pone le funzioni di supporto e di segreteria a carico del Ministero. Tenuto peraltro conto che a legislazione vigente è già costituito, in condizioni di neutralità finanziaria, un analogo tavolo con un numero di componenti maggiore, non ha osservazioni da formulare nel presupposto che le attività del Tavolo e quelle di supporto tecnico-amministrativo possano essere svolte nel quadro delle risorse esistenti. In proposito, appare comunque utile acquisire l'avviso del Governo.
Sull'articolo 8, che istituisce un «coordinamento permanente» di indirizzo e orientamento per il florovivaismo e la green economy, in mancanza di indicazioni di maggior dettaglio circa le modalità di svolgimento di tale coordinamento nonché delle attività di supporto tecnico-amministrativo, non è possibile verificare la neutralità finanziaria della disposizione. In proposito appare quindi opportuno acquisire l'avviso del Governo.
Il comma 3 dell'articolo 15 consente l'utilizzo per il verde urbano del Fondo per gli investimenti degli enti territoriali; poiché la norma ha l'effetto di consentire un'ulteriore finalizzazione (peraltro coerente con quelle già individuate a legislazione vigente) nel quadro di risorse configurate entro un tetto di spesa annuo, ritiene che andrebbe confermato che alla sua attuazione si potrà provvedere in sede di programmazione e di riparto del Fondo senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica e senza incidere su programmi o interventi già avviati.
L'articolo 19 destina a talune finalità di spesa una quota di risorse già stanziate in appositi piani nazionali agricoli o nello stato di previsione del Ministero: in proposito andrebbero acquisiti dati ed elementi di valutazione idonei a verificare l'effettiva disponibilità di tali risorse, senza incidere su attività già avviate o programmate a legislazione vigente.
Non ha nulla da osservare, invece, circa le seguenti disposizioni: sull'articolo 9, che prevede un Piano nazionale del settore florovivaistico, e sull'articolo 12, che prevede un Piano di comunicazione e promozione, non ha osservazioni da formulare in considerazione delle apposite clausole di neutralità e della natura programmatoria e non immediatamente precettiva dei piani; sull'articolo 11, che prevede per le regioni la possibilità di istituire marchi di certificazione dei prodotti florovivaistici, e sull'articolo 15 (commi 1 e 2), che consente alle amministrazioni pubbliche di stipulare contratti di coltivazione e accordi quadro, non ha osservazioni da formulare tenuto conto del carattere facoltativo delle disposizioni, che potranno dunque essere attuate nell'ambito dei vigenti vincoli di bilancio.
Non ha nulla da osservare, infine, sulle restanti disposizioni non espressamente considerate.
In merito ai profili di copertura finanziaria, evidenzia che il comma 1 dell'articolo 19 stabilisce che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, nel rispetto del disposizioni comunitarie in materia di aiuti di Stato, destini una quota, non superiore a un milione di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2022, delle risorse disponibili a valere sui piani nazionali di settore di propria competenza per favorire attività di comunicazione e promozione del settore florovivaistico proposte del Tavolo di cui all'articolo 6.
Al riguardo segnala che i piani nazionali di settore di competenza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sono documenti programmatici, adottati previo accordo sancito in Conferenza Stato – regioni. Detti piani sono stati inizialmente finanziati dall'articolo 1, comma 1084, della legge n. 296 del 2006, con 10 milioni di euro per l'anno 2007 e 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 e le relative risorse sono state allocate sul capitolo 7643 dello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Tuttavia il capitolo risulta allo stato privo di stanziamenti di competenza, non solo per l'anno 2020, come si evince da un'interrogazione effettuata nella banca dati della Ragioneria generale dello Stato, ma anche per l'intero triennio 2020-2022, come risulta dal decreto di ripartizione in capitoli del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e per il triennio 2020-2022.
Ciò posto, appare necessario che il Governo fornisca chiarimenti in merito alla effettiva disponibilità di risorse, per gli anni dal 2020 al 2022, per l'attuazione dei piani nazionali di settore di competenza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e, in caso affermativo, che il loro utilizzo per le finalità di cui all'articolo 19, comma 1, non sia suscettibile di pregiudicare la realizzazione degli interventi ai quali le risorse medesime sono preordinate.
Inoltre, evidenzia che il comma 2 dell'articolo 19 prevede che una quota, nel limite massimo di un milione di euro per ciascuno degli anni 2020-2022, delle risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sulla base dell'autorizzazione di spesa di cui alla legge n. 499 del 1999 sia destinata al finanziamento della ricerca nel campo delle nuove varietà ornamentali e di progetti di ricerca e di sviluppo del settore florovivaistico proposti dal Tavolo di cui all'articolo 6 e previsti dal Piano nazionale del settore florovivaistico di cui all'articolo 9. Al riguardo ricorda che l'articolo 4 della citata legge n. 499 del 1999 ha provveduto al finanziamento delle attività di competenza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali concernenti in particolare la ricerca e la sperimentazione in campo agricolo e che le relative risorse sono allocate sul capitolo 7810 dello stato di previsione del menzionato Ministero, il quale, come risulta dal decreto di ripartizione in capitoli del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e per il triennio 2020-2022, reca uno stanziamento di 20 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2020-2022. Segnala inoltre che, sulla base delle risultanze di un'interrogazione effettuata nella banca dati della Ragioneria generale dello Stato, per l'anno 2020 non risulta ancora impegnato alcun importo sul citato capitolo 7810.
In considerazione di quanto sopra evidenziato, ritiene necessario che il Governo confermi che gli stanziamenti da destinare alle finalità di cui all'articolo 19, comma 2, del provvedimento sono quelli di cui all'articolo 4 della legge n. 499 del 1999 e che il loro utilizzo non sia suscettibile di pregiudicare la realizzazione degli interventi ai quali detti stanziamenti sono preordinati.
Tutto ciò premesso, rileva la necessità di acquisire la relazione tecnica sul provvedimento in esame.
La Viceministra Laura CASTELLI concorda con la richiesta del relatore.
La Commissione delibera pertanto di richiedere al Governo, ai sensi dell'articolo 17, comma 5, della legge n. 196 del 2009, la trasmissione, entro il termine di dieci giorni, di una relazione tecnica sul testo del provvedimento in esame.
Fabio MELILLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 23 settembre 2020. — Presidenza del presidente Fabio MELILLI, indi del vicepresidente Giorgio LOVECCHIO. – Interviene la viceministra dell'economia e delle finanze Laura Castelli.
La seduta comincia alle 15.
Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante ripartizione delle risorse del fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese.
Atto n. 188.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato, da ultimo, nella seduta dell'8 settembre 2020.
La Viceministra Laura CASTELLI, in merito alla assenza di indicazioni nello schema di decreto in esame circa le modalità di eventuale revoca delle risorse non utilizzate entro ventiquattro mesi dalla loro assegnazione e la loro diversa destinazione nell'ambito delle finalità previste dai commi da 14 a 26 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019, evidenzia che tali modalità potranno essere definite con successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri anche al fine di poter meglio valutare gli effetti dell'evoluzione della pandemia da COVID-19 sulla ripresa della piena operatività delle amministrazioni destinatarie degli stanziamenti assegnati con il riparto del predetto Fondo. Ciò anche considerato che non risulta ancora definita la tempistica con cui i Ministeri potranno disporre delle predette risorse, comunque in ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2020 che stabiliva il 15 febbraio 2020 come termine per l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riparto. In proposito ritiene opportuno peraltro ricordare che la previsione di revoca delle risorse assegnate con il riparto del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese per l'anno in corso è stata recentemente sospesa con il decreto-legge n. 34 del 2020, proprio in relazione alle condizioni di oggettiva difficoltà determinatesi per l'emergenza sanitaria in corso. In alternativa, suggerisce che si potrebbe prevedere che il presente provvedimento sia integrato con la previsione delle modalità e i criteri di revoca o di diversa destinazione delle risorse assegnate.
Segnala che molte amministrazioni non hanno finora adempiuto all'obbligo di presentazione al Parlamento della Relazione annuale sullo stato di avanzamento degli interventi finanziati con le risorse del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, prevista dall'articolo 1, comma 1075, della legge n. 205 del 2017. In proposito evidenzia che la previsione della presentazione della Relazione annuale al Parlamento sullo stato di avanzamento degli interventi finanziati con le risorse del citato Fondo è stata introdotta due anni fa proprio con lo scopo di incentivare i Ministeri a utilizzare le risorse loro assegnate. Pertanto, ritiene opportuno che tale previsione venga mantenuta.
Francesca FLATI (M5S), relatrice, anche a nome del relatore Padoan, formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato lo Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri interessati, ai sensi dell'articolo 1, commi 14 e 24, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, recante ripartizione del fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese (Atto n. 188),
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince che:
in merito alla mancanza di indicazioni nello schema di decreto in esame circa le modalità di eventuale revoca delle risorse non utilizzate entro ventiquattro mesi dalla loro assegnazione e la loro diversa destinazione nell'ambito delle finalità previste dai commi da 14 a 26 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019, si evidenzia che tali modalità potranno essere definite con successivi DPCM anche al fine di poter meglio valutare gli effetti dell'evoluzione della pandemia da Covid-19 sulla ripresa della piena operatività delle amministrazioni destinatarie degli stanziamenti assegnati con il riparto del predetto Fondo;
ciò anche considerato che non risulta ancora definita la tempistica con cui i ministeri potranno disporre delle predette risorse, comunque in ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2020 che stabiliva il 15 febbraio 2020 come termine per l'adozione del DPCM di riparto;
in proposito occorre peraltro ricordare che la previsione di revoca delle risorse assegnate con il riparto del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese per l'anno in corso è stata recentemente sospesa con il decreto-legge n. 34 del 2020, proprio in relazione alle condizioni di oggettiva difficoltà determinatesi per l'emergenza sanitaria in corso;
in alternativa, si potrebbe prevedere che il presente provvedimento sia integrato con la previsione delle modalità e i criteri di revoca o di diversa destinazione delle risorse assegnate;
molte amministrazioni non hanno finora adempiuto all'obbligo di presentazione al Parlamento della Relazione annuale sullo stato di avanzamento degli interventi finanziati con le risorse del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, prevista dall'articolo 1, comma 1075, della legge n. 205 del 2017;
rilevata la necessità di una maggiore tempestività nella presentazione al Parlamento da parte di ciascun Ministero della Relazione annuale sullo stato di avanzamento degli interventi finanziati con le risorse del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, prevista dall'articolo 1, comma 1075, della legge n. 205 del 2017;
rilevata altresì l'opportunità di prevedere che gli schemi dei successivi DPCM che dovrebbero definire le modalità di eventuale revoca delle risorse non utilizzate entro ventiquattro mesi dalla loro assegnazione siano trasmessi alle Commissioni parlamentari competenti o in alternativa che le modalità e i criteri di revoca o di diversa destinazione delle risorse assegnate siano indicate nel presente provvedimento;
valutati positivamente i rilievi formulati ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 4, del Regolamento della Camera dei deputati dalle Commissioni di merito, che devono pertanto considerarsi parte integrante del presente parere;
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
1) si valuti l'opportunità di prevedere che gli schemi dei successivi DPCM che dovrebbero definire le modalità di eventuale revoca delle risorse non utilizzate entro ventiquattro mesi dalla loro assegnazione siano trasmessi alle Commissioni parlamentari competenti o, in alternativa, che le modalità e i criteri di revoca o di diversa destinazione delle risorse assegnate siano indicate nel presente provvedimento;
2) fermo restando quanto previsto dal punto precedente, si valuti la possibilità di dare attuazione ai rilievi formulati dalle Commissioni di merito, nel rispetto dei vincoli finanziari derivanti dal Fondo oggetto di riparto e, più in generale, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica».
La Viceministra Laura CASTELLI concorda con la proposta di parere dei relatori.
La Commissione approva la proposta di parere dei relatori.
Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante una prima ripartizione del fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese.
Atto n. 189.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazione).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato, da ultimo, nella seduta dell'8 settembre 2020.
La Viceministra Laura CASTELLI fa presente che gli interventi previsti dal presente provvedimento sono espressamente indicati al comma 14 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019, che ne definisce sia le finalità sia gli stanziamenti annuali. Segnala che le risorse assegnate ai predetti progetti pertanto non sono soggette ai meccanismi di eventuale revoca indicati dall'articolo 1, comma 24, della legge n. 160 del 2019, ma sono assoggettate alle regole di conservazione in bilancio previste per gli stanziamenti di conto capitale dalla legislazione contabile vigente. Analogamente, evidenzia che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2019, che disponeva il finanziamento a valere sul Fondo investimenti di cui all'articolo 1, comma 95, della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio per il 2019), per il prolungamento della linea metropolitana M5 da Milano fino al comune di Monza, non aveva previsto alcun meccanismo di eventuale revoca delle risorse, che era stato invece stabilito per le restanti risorse ripartite con il medesimo Fondo investimenti.
Segnala che molte amministrazioni non hanno finora adempiuto all'obbligo di presentazione al Parlamento della Relazione annuale sullo stato di avanzamento degli interventi finanziati con le risorse del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, prevista dall'articolo 1, comma 1075, della legge n. 205 del 2017.
Michele SODANO (M5S), relatore, anche a nome del relatore Navarra, formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato lo Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante una prima ripartizione del fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese (Atto n. 189),
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince che:
gli interventi previsti dal presente provvedimento sono espressamente indicati al comma 14 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019, che ne definisce sia le finalità sia gli stanziamenti annuali;
le risorse assegnate ai predetti progetti pertanto non sono soggette ai meccanismi di eventuale revoca indicati dall'articolo 1, comma 24, della legge n. 160 del 2019, ma sono assoggettate alle regole di conservazione in bilancio previste per gli stanziamenti di conto capitale dalla legislazione contabile vigente;
analogamente, il DPCM 11 giugno 2019, che disponeva il finanziamento a valere sul Fondo investimenti di cui all'articolo 1, comma 95, della legge 30 n. 145 del 2018 (legge di bilancio per il 2019), per il prolungamento della linea metropolitana M5 da Milano fino al comune di Monza, non aveva previsto alcun meccanismo di eventuale revoca delle risorse, che era stato invece stabilito per le restanti risorse ripartite con il medesimo Fondo investimenti;
molte amministrazioni non hanno finora adempiuto all'obbligo di presentazione al Parlamento della Relazione annuale sullo stato di avanzamento degli interventi finanziati con le risorse del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, prevista dall'articolo 1, comma 1075, della legge n. 205 del 2017;
rilevata pertanto la necessità di una maggiore tempestività nella presentazione al Parlamento da parte di ciascun Ministero della Relazione annuale sullo stato di avanzamento degli interventi finanziati con le risorse del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, prevista dall'articolo 1, comma 1075, della legge n. 205 del 2017;
valutati positivamente i rilievi formulati ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 4, del Regolamento della Camera dei deputati dalle Commissioni di merito, che devono pertanto considerarsi parte integrante del presente parere,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con la seguente osservazione:
si valuti la possibilità di dare puntuale attuazione ai rilievi formulati dalle Commissioni di merito, nel rispetto dei vincoli finanziari derivanti dal Fondo oggetto di riparto e, più in generale, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica».
La Viceministra Laura CASTELLI concorda con la proposta di parere dei relatori.
La Commissione approva la proposta di parere dei relatori.
Schema di atto aggiuntivo alla convenzione tra il Ministro dell'economia e delle finanze e il direttore dell'Agenzia delle entrate per la definizione dei servizi dovuti, delle risorse disponibili, delle strategie per la riscossione nonché delle modalità di verifica degli obiettivi e di vigilanza sull'ente Agenzia delle entrate-Riscossione, per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2020.
Atto n. 194.
(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno.
Claudio MANCINI (PD), relatore, segnala che lo schema di atto in esame ottempera alla prescrizione dell'articolo 1, comma 13-bis, del decreto-legge n. 193 del 2016, il quale prevede la trasmissione alle Camere, ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, dello schema di atto aggiuntivo con il quale viene definita la strategia in materia di riscossione da attuare nel corso del periodo d'imposta (più precisamente, per quanto riguarda l'atto in esame, nel periodo 1o gennaio 2020-31 dicembre 2020).
Ricorda che l'articolo 1, comma 13, del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, stabilisce che annualmente è stipulato tra il Ministro dell'economia e delle finanze e il direttore dell'Agenzia delle entrate, presidente dell'Agenzia delle entrate-Riscossione, un Atto aggiuntivo alla Convenzione prevista dall'articolo 59 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300.
Segnala che con la richiamata Convenzione vengono individuati i servizi da erogare, le strategie per la riscossione, le risorse disponibili, gli obiettivi quantitativi da raggiungere, gli indicatori e le modalità di verifica del conseguimento degli obiettivi stessi, le modalità di vigilanza sull'operato dell'ente da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, anche in relazione alla garanzia della trasparenza, dell'imparzialità e della correttezza nell'applicazione delle norme, con particolare riguardo ai rapporti con i contribuenti.
Evidenzia che i contenuti dell'Atto in esame sono stati definiti in coerenza con le previsioni del Documento di economia e finanza 2020 e con le priorità indicate nell'Atto di indirizzo del Ministro dell'economia e delle finanze per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale 2020-2022 (adottato il 13 luglio 2020).
Quanto al contenuto del provvedimento, segnala quanto segue.
L'articolo 1 reca le definizioni dei termini utilizzati nel testo, mentre l'articolo 2 specifica che con l'Atto in esame si dà attuazione alle previsioni dell'articolo 1 del decreto-legge n. 193 del 2016.
L'articolo 3 stabilisce che l'Atto aggiuntivo regola per il periodo 1o gennaio 2020 -31 dicembre 2020 i rapporti tra Ministero dell'economia e delle finanze, Agenzia delle Entrate-Riscossione e Agenzia delle Entrate. L'articolo 4 definisce gli impegni istituzionali dell'Agenzia delle Entrate- Riscossione.
L'articolo 5 stabilisce che l'Agenzia dispone delle risorse finanziarie derivanti dai corrispettivi per i servizi di riscossione mediante ruolo prestati in favore di soggetti privati o pubblici (incluse le amministrazioni statali); le altre attività, strumentali e accessorie alla riscossione e alle attività dell'Agenzia delle entrate; le attività di riscossione delle entrate tributarie o patrimoniali delle amministrazioni locali.
L'articolo 6 dispone che il Dipartimento finanze del Ministero dell'economia e delle finanze si impegna a svolgere tutti gli adempimenti necessari per assegnare all'Agenzia le risorse stanziate sui pertinenti capitoli del bilancio dello Stato destinati all'erogazione di tutti i rimborsi e i compensi dovuti secondo quanto stabilito dalle disposizioni normative vigenti.
L'articolo 7 fornisce alcune indicazioni in materia di comunicazione istituzionale. La norma dispone che nella definizione dei programmi di comunicazione e relazione con i cittadini e i contribuenti, l'Agenzia realizza forme di coordinamento con il Ministero dell'economia e delle finanze e con l'Agenzia delle Entrate. Inoltre, nell'ambito delle diverse presenze sulla rete internet afferenti al Ministero, il portale del Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso il sito del Dipartimento finanze, diviene il punto di riferimento per tutta l'Amministrazione finanziaria.
L'articolo 8, in materia di sistemi informativi, prevede che l'Agenzia si impegna ad adottare soluzioni gestionali compatibili con il più ampio sistema informativo della fiscalità e coerenti con i piani di e-government nonché con le linee strategiche dello sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione emanati dal Dipartimento finanze. Adotta, inoltre, le misure organizzative e tecnologiche volte ad assicurare l'interoperabilità del Sistema Informativo della fiscalità nonché il costante monitoraggio del Sistema.
L'articolo 9 stabilisce che l'Agenzia conduce autonome indagini di customer satisfaction sui servizi erogati nei diversi canali e nei confronti della generalità dei contribuenti ovvero di specifiche tipologie.
L'articolo 10, in materia di modalità di esercizio della funzione di vigilanza, riconosce al Dipartimento finanze la funzione di vigilanza finalizzata alla valutazione delle modalità complessive di esercizio dell'attività di riscossione da parte dell'Agenzia, anche in relazione alla garanzia della trasparenza, imparzialità e correttezza nell'applicazione delle norme, con particolare riguardo ai rapporti con i contribuenti (ferma restando l'alta vigilanza del Ministro dell'economia e delle finanze). L'Agenzia delle Entrate-Riscossione esercita, a sua volta, una funzione di controllo interno caratterizzata da indipendenza tecnica e autonomia operativa, fornendo al Dipartimento finanze una rendicontazione annuale sugli esiti della suddetta attività.
L'articolo 11 chiarisce che il Piano annuale (Allegato 1) individua, in relazione ai servizi dovuti, le strategie per la riscossione dei crediti affidati e le modalità organizzative per la gestione della funzione di riscossione, gli obiettivi quantitativi da raggiungere nonché i relativi indicatori.
L'articolo 12 ricorda che l'Agenzia è sottoposta al monitoraggio costante dell'Agenzia delle entrate secondo principi di trasparenza e pubblicità (articolo 1, comma 3 del decreto-legge n. 193 del 2016). A tal fine fornisce rendicontazioni periodiche sullo stato e andamento della riscossione. L'articolo 13 ricorda che lo schema dell'Atto aggiuntivo in esame deve essere trasmesso alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari (articolo 1, comma 13-bis, del decreto-legge n. 193 del 2016).
L'articolo 14 prevede che il Ministro dell'economia e delle finanze e il direttore dell'Agenzia delle entrate possano concordare le modifiche e integrazioni necessarie al presente Atto aggiuntivo (ad esempio, qualora nel corso dell'esercizio intervengano mutamenti nel quadro economico nazionale, modifiche normative ovvero variazioni degli assetti organizzativi, che incidano sul conseguimento di una parte significativa degli obiettivi del Piano annuale). L'articolo 15 disciplina il procedimento utilizzabile per la risoluzione di eventuali controversie.
L'Allegato 1 contiene il Piano annuale dell'Agenzia per il 2020. Il Piano prevede che il volume di incassi stimato è di circa 6,4 miliardi di euro per il 2020, 9,6 miliardi per il 2021 e 9,8 miliardi per il 2022. La previsione originaria della riscossione per l'anno 2020 (precedente al blocco delle attività nel periodo di sospensione della riscossione) stimava un livello complessivo degli incassi da ruoli pari a 9,187 miliardi di euro.
Per l'esercizio 2020, sono state identificate tre aree di intervento strategico in coerenza con le previsioni che l'Atto di indirizzo del Ministro dell'economia e delle finanze per gli anni 2020-2022 pone a carico di Agenzia delle Entrate-Riscossione per l'esercizio dell'attività di riscossione. Tale attività dovrà comunque svolgersi secondo criteri di efficienza gestionale, efficacia, economicità dell'azione nonché di equità, allo scopo di promuovere un corretto rapporto tra fisco e contribuente, garantendo l'effettività del gettito e l'incremento del livello di adempimento spontaneo degli obblighi tributari.
Le tre aree strategiche di intervento riguardano: servizi, riscossione ed efficienza e per ciascuna di esse sono state individuati specifici obiettivi da raggiungere nel corso dell'esercizio e i relativi indicatori per consentirne la misurazione.
Nell'Allegato 2 sono definite le modalità di verifica del conseguimento degli obiettivi. A tal fine sono individuate le tipologie, le modalità e la periodicità dei flussi informativi, necessari per l'indirizzo e la vigilanza sulla gestione da parte del Ministero, che l'Agenzia delle Entrate-Riscossione è tenuta a fornire al Dipartimento delle finanze.
In conclusione, poiché il provvedimento non appare presentare profili problematici dal punto di vista finanziario, propone di esprimere su di esso un parere favorevole.
La Viceministra Laura CASTELLI concorda con la proposta di parere del relatore.
Claudio BORGHI (LEGA) esprime perplessità sulla previsione contenuta nell'Atto in esame secondo cui il volume di incassi per l'anno in corso sarà pari a circa 6 miliardi di euro. Ritiene, infatti, che tale obiettivo sia impensabile, se non dannoso, anche alla luce della situazione di grave crisi in cui versano molte imprese italiane a seguito della pandemia e del lockdown.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.
La seduta termina alle 15.10.
DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 23 settembre 2020. — Presidenza del vicepresidente Giorgio LOVECCHIO. – Interviene la viceministra dell'economia e delle finanze Laura Castelli.
La seduta comincia alle 15.10.
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2018/958 relativa a un test della proporzionalità prima dell'adozione di una nuova regolamentazione delle professioni.
Atto n. 186.
(Rilievi alla II Commissione).
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo in oggetto, rinviato nella seduta dell'8 settembre 2020.
La Viceministra Laura CASTELLI fa presente che le valutazioni di «proporzionalità», di cui all'articolo 3, svolte da possibili soggetti regolatori rientranti nel novero delle pubbliche amministrazioni, sono comunque attinenti alle attività svolte dagli stessi e saranno pertanto effettuate nell'ambito delle risorse umane e strumentali già previste a legislazione vigente.
Conferma che le attività previste dall'articolo 5, in materia di informazione e partecipazione dei portatori di interessi, e i nuovi compiti attribuiti dall'articolo 7, in materia di scambio di informazioni, al Centro di assistenza per il riconoscimento delle qualifiche professionali potranno essere svolti ad invarianza di oneri con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Carmelo Massimo MISITI (M5S), relatore, formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2018/958 relativa a un test della proporzionalità prima dell'adozione di una nuova regolamentazione delle professioni (Atto n. 186);
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, da cui si evince che:
le valutazioni di “proporzionalità”, di cui all'articolo 3, svolte da possibili soggetti regolatori rientranti nel novero delle pubbliche amministrazioni, sono comunque attinenti ad attività svolte dagli stessi e saranno pertanto effettuate nell'ambito delle risorse umane e strumentali già previste a legislazione vigente;
le attività previste dall'articolo 5, in materia di informazione e partecipazione dei portatori di interessi, e i nuovi compiti attribuiti dall'articolo 7, in materia di scambio di informazioni, al Centro di assistenza per il riconoscimento delle qualifiche professionali potranno essere svolti ad invarianza di oneri con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente,
VALUTA FAVOREVOLMENTE
lo schema di decreto legislativo».
La Viceministra Laura CASTELLI concorda con la proposta di parere del relatore.
La Commissione approva la proposta di parere del relatore.
La seduta termina alle 15.15.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Mercoledì 23 settembre 2020.
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.15 alle 15.20.
ALLEGATO 1
Sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
SCHEMA DI RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA
Premessa.
Per rispondere alla crisi pandemica provocata dal COVID-19, i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri dell'Unione europea (UE) hanno chiesto alla Commissione di presentare, a fine maggio, un ampio pacchetto di proposte che associ il futuro Quadro finanziario pluriennale (QFP) con uno specifico impegno per la ripresa nell'ambito dello strumento denominato Next Generation EU (NGEU).
Dopo oltre quattro giorni di riunione, dal 17 al 21 luglio 2020, il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo sul Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sull'associato programma Next Generation EU. Rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, le principali novità possono essere riassunte nei seguenti termini:
per il bilancio dell'UE per gli anni 2021-2027, rispetto alla proposta della Commissione europea, viene prospettata una riduzione di risorse complessive, per l'intero settennio, pari a 25,7 miliardi di euro (da 1.100 a 1.074,3 miliardi, pari all'1,067 per cento del reddito nazionale lordo dell'UE-27), limitando la spesa complessiva all'1 per cento del reddito nazionale lordo dell'UE-27;
per il programma Next Generation EU, il nuovo strumento dell'UE che dovrebbe raccogliere fondi sui mercati per incanalarne l'impiego verso programmi destinati a favorire la ripresa economica e sociale, sono previste risorse complessive pari a 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi per sovvenzioni e 360 miliardi per prestiti, a fronte di 500 miliardi per sovvenzioni e 250 miliardi per prestiti originariamente previsti dalla proposta della Commissione europea;
per le risorse proprie vengono confermati sia l'aumento permanente del massimale delle stesse, pari all'1,4 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) dell'UE, proposto dalla Commissione europea in considerazione delle incertezze economiche e della Brexit, sia l'innalzamento temporaneo di altri 0,6 punti percentuali, portandolo così al 2 per cento del RNL dell'UE, mediante ricorso ai mercati finanziari per il reperimento delle risorse da destinare al programma Next Generation EU. L'attività di assunzione dei prestiti cesserebbe al più tardi alla fine del 2026; il rimborso dei prestiti contratti sui mercati dei capitali tramite il bilancio dell'UE verrebbe iniziato a partire dal 1o gennaio 2027 (e non dal 2028 come proposto dalla Commissione europea). È altresì previsto che il nuovo sistema di risorse proprie entri in vigore il primo giorno del mese successivo al ricevimento della notifica relativa all'espletamento delle procedure per la sua adozione da parte dell'ultimo Stato membro. In ogni caso esso troverebbe applicazione retroattiva dal 1o gennaio 2021.
Per quanto riguarda lo strumento Next Generation EU, l'ammontare totale di 750 miliardi di euro è così suddiviso per singolo programma:
Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF): 672,5 miliardi di euro (di cui 360 miliardi di euro in prestiti e 312,5 miliardi di euro in sussidi);
REACT-EU: il meccanismo ponte tra l'attuale Politica di Coesione e i programmi 2021-27, con una dotazione di 47,5 miliardi;
Horizon Europe: il programma per la ricerca e l'innovazione cui vengono assegnati 5 miliardi di euro;
InvestEU: che unisce tutti gli strumenti finanziari dell'UE in continuità con il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), cui sono destinati 5,6 miliardi di euro;
Sviluppo rurale: i Programmi di sviluppo rurale (PSR), nell'ambito della Politica agricola comune, cui vanno 7,5 miliardi di euro;
Fondo per una transizione giusta (JTF): che sostiene l'uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono, con 10 miliardi di euro
RescEU: il meccanismo di protezione civile dell'Unione, con risorse per 1,9 miliardi.
1. Next Generation EU.
Nell'ambito del Next Generation EU, il più importante strumento previsto è senza dubbio il dispositivo per la ripresa e la resilienza. In particolare, la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce un dispositivo per la ripresa e la resilienza, è attualmente in corso di completamento sulla base delle indicazioni contenute nell'accordo politico raggiunto al citato Consiglio europeo. Il dispositivo mette a disposizione degli Stati membri, per programmi di investimento e riforme, 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 miliardi di euro in sussidi e 360 miliardi di euro in prestiti. Secondo le prime stime elaborate dal Governo, le risorse complessive che confluirebbero nel nostro Paese ammonterebbero a 208,6 miliardi di euro, di cui 127,6 miliardi di euro a titolo di prestiti e 81 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni.
L'ammontare dei sussidi sarà calcolato in due rate, pari rispettivamente al 70 per cento e al 30 per cento del totale. Per il loro calcolo saranno utilizzati parametri differenti:
la prima rata, pari al 70 per cento, deve essere impegnata negli anni 2021 e 2022 e viene calcolata sulla base di alcuni parametri quali la popolazione, il PIL pro capite, il tasso di disoccupazione nel periodo 2015-2019;
il restante 30 per cento deve essere interamente impegnato entro la fine del 2023 e sarà calcolato nel 2022 sostituendo al criterio della disoccupazione nel periodo 2015-2019 i criteri della perdita del PIL reale osservata nell'arco del 2020 e della perdita cumulativa del PIL reale osservata nel periodo 2020-2021.
I Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR) degli Stati membri potranno essere presentati per la prima valutazione da parte della Commissione nel momento in cui il dispositivo entrerà in vigore, presumibilmente non prima del 1o gennaio 2021, ferma restando la data del 30 aprile 2021 come termine ultimo per la loro presentazione.
La Commissione europea avrà a disposizione 2 mesi per le sue valutazioni e per proporre al Consiglio Ecofin l'approvazione del Piano nazionale. Il Consiglio Ecofin dovrà approvare il Piano con un atto di attuazione (implementing act), da adottare a maggioranza qualificata entro 4 settimane dalla presentazione della proposta della Commissione europea. Dalla presentazione formale del Piano potrebbero quindi passare alcuni mesi per l'approvazione, per effetto della quale vi sarà poi la possibilità di accedere al 10 per cento dell'importo complessivo.
Inoltre, potranno essere incluse nei programmi spese sostenute a partire da febbraio 2020 se coerenti con gli obiettivi e i criteri del dispositivo RRF.
Il dispositivo RRF individua le seguenti priorità:
1. promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione migliorando la resilienza e la capacità di aggiustamento degli Stati membri;
2. attenuare l'impatto sociale ed economico della crisi, favorendo l'inclusione territoriale e la parità di genere;
3. sostenere le transizioni verde e digitale, contribuendo in tal modo a ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione, a incentivare la creazione di posti di lavoro nel periodo successivo alla crisi provocata dal COVID-19 e a promuovere una crescita sostenibile.
La proposta della Commissione europea stabilisce i criteri di ammissibilità dei progetti che gli Stati membri potranno inserire nei rispettivi PNRR.
La condizione primaria affinché i progetti presentati siano ammissibili è che essi facciano parte di un pacchetto coerente di investimenti e di riforme ad essi correlate. I progetti e le iniziative di riforma dovranno essere conformi alle Raccomandazioni specifiche indirizzate al Paese dal Consiglio nonché alle sfide e alle priorità di policy individuate nell'ambito del Semestre europeo, in particolare quelle legate alle transizioni verde e digitale.
Lo stretto legame con il Semestre europeo richiama anche alla necessità che le misure e i progetti contribuiscano alla correzione degli squilibri macroeconomici, in particolare per i Paesi come l'Italia i cui squilibri sono stati giudicati eccessivi nell'ambito della relativa procedura (Macroeconomic Imbalances Procedure – MIP).
È inoltre essenziale che vi sia coerenza tra i contenuti, gli obiettivi del PNRR e le informazioni fornite nel Programma nazionale di riforma, nel Piano energia e clima (PNIEC), nei Piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund e negli accordi di partenariato e altri programmi operativi dell'UE.
I legami e la coerenza con le riforme e le politiche di supporto devono essere chiaramente esplicitati e dovrà darsi evidenza dei tempi e delle modalità di attuazione, con obiettivi intermedi (milestones) e finali, identificando chiaramente anche il soggetto attuatore.
I criteri di ammissibilità dei progetti possono essere quindi sintetizzati nei seguenti termini:
piena coerenza con gli obiettivi strategici e macro-settoriali del PNRR;
significativo impatto positivo su crescita del PIL potenziale e occupazione;
i costi e gli impatti economici, ambientali e sociali devono essere quantificabili, motivati e ragionevoli;
esplicitazione dei legami e della coerenza con riforme e politiche di supporto;
indicazione dei tempi e delle modalità di attuazione, con obiettivi intermedi (milestones) e finali;
chiara identificazione del soggetto attuatore;
se integrano progetti esistenti, devono rafforzarli credibilmente.
Per quanto riguarda i pagamenti, al raggiungimento degli obiettivi intermedi previsti nel Piano, lo Stato membro sottopone alla Commissione una richiesta di pagamento su base semestrale. Il pagamento è strettamente condizionato al raggiungimento di tali specifici obiettivi. La Commissione ha due mesi per accertare il soddisfacente raggiungimento degli obiettivi, sentito il parere del Comitato economico e finanziario da adottare preferibilmente per consenso. Qualora uno o più Stati membri ritengano sussistere significative deviazioni rispetto al soddisfacente raggiungimento degli obiettivi intermedi o finali da parte dello Stato membro richiedente, può chiedere al Presidente del Consiglio europeo di rimettere la questione al Consiglio europeo, che ne discute esaustivamente. Durante questo periodo, che non può durare, di norma, più di tre mesi, la Commissione non può adottare alcuna decisione sui pagamenti.
2. Il Programma nazionale di riforma 2020.
Quest'anno – sulla base delle indicazioni fornite dalla Commissione europea a seguito della eccezionalità della crisi pandemica e in conformità a quanto è accaduto negli altri Paesi dell'Unione europea – il Documento di economia e finanza (DEF), come è noto, è stato presentato dal Governo alle Camere in una versione più sintetica, comprendente le sole prime due sezioni (schema del Programma di stabilità e Analisi e tendenze della finanza pubblica), mentre la presentazione dello schema del Programma nazionale di riforma (PNR) – la terza sezione del DEF – e dei principali allegati è stata posticipata ad un momento successivo al completamento delle misure economiche più urgenti e al perfezionamento della strategia di riapertura delle attività produttive, in modo da rapportare le politiche del Governo e le iniziative di riforma non solo alle Raccomandazioni specifiche del Consiglio europeo al Paese (CSR) approvate nel 2019, ma anche alla proposta da parte della Commissione europea per le Raccomandazioni 2020.
In particolare tale proposta prevede che l'Italia adotti provvedimenti, nel 2020 e nel 2021, al fine di:
1) attuare, in linea con la clausola di salvaguardia generale, tutte le misure necessarie per affrontare efficacemente la pandemia e sostenere l'economia e la successiva ripresa; quando le condizioni economiche lo consentano, perseguire politiche di bilancio volte a conseguire posizioni di bilancio a medio termine prudenti e ad assicurare la sostenibilità del debito, incrementando nel contempo gli investimenti; rafforzare la resilienza e la capacità del sistema sanitario per quanto riguarda gli operatori sanitari, i prodotti medici essenziali e le infrastrutture; migliorare il coordinamento tra autorità nazionali e regionali;
2) fornire redditi sostitutivi e un accesso al sistema di protezione sociale adeguati, in particolare per i lavoratori atipici; attenuare l'impatto della crisi sull'occupazione, anche mediante modalità di lavoro flessibili e sostegno attivo all'occupazione; rafforzare l'apprendimento a distanza e il miglioramento delle competenze, comprese quelle digitali;
3) garantire l'effettiva attuazione delle misure volte a fornire liquidità all'economia reale, in particolare alle piccole e medie imprese, alle imprese innovative e ai lavoratori autonomi, ed evitare ritardi nei pagamenti; anticipare i progetti di investimento pubblici maturi e promuovere gli investimenti privati per favorire la ripresa economica; concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell'energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche e su un'infrastruttura digitale rafforzata per garantire la fornitura di servizi essenziali;
4) migliorare l'efficienza del sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione.
In questo quadro, come emerge dal PNR, il Governo, nel giugno scorso, dopo un'ampia consultazione con le parti sociali, esperti e portatori di interessi, ha predisposto un piano di rilancio – basato sull'analisi dei punti di forza e dei ritardi del Paese nel contesto della crisi causata dalla pandemia – costruito intorno a tre linee strategiche:
1) Modernizzazione del Paese;
2) Transizione ecologica;
3) Inclusione sociale e territoriale, parità di genere.
Tali linee strategiche sono state sviluppate lungo le nove direttrici di intervento:
1) un Paese completamente digitale;
2) un Paese con infrastrutture sicure ed efficienti;
3) un Paese più verde e sostenibile;
4) un tessuto economico più competitivo e resiliente;
5) un piano integrato di sostegno alle filiere produttive;
6) una pubblica amministrazione al servizio dei cittadini e delle imprese;
7) maggiori investimenti in ricerca e formazione;
8) un'Italia più equa e inclusiva;
9) un ordinamento giuridico più moderno ed efficiente.
3. L'iniziativa della Commissione Bilancio.
Nella seduta del 29 luglio scorso, le Assemblee della Camera e del Senato hanno approvato le misure prospettate nel Programma nazionale di riforma 2020, con le risoluzioni n. 6/00124 e n. 6/00126 che impegnano il Governo, tra l'altro, ad adottare rapidamente un Piano per la ripresa nazionale coerente con gli obiettivi delineati nel PNR e con le recenti strategie dell'Unione europea in tema di transizione digitale ed ecologica, da condividere in Parlamento e far vivere nel Paese, che ponga le basi per l'utilizzo, in una logica di integrazione dei fondi già attivati, del NGEU, del QFP 2021-2027 e dei fondi strutturali, nonché di tutte le risorse che saranno messe a disposizione del nostro Paese nei prossimi mesi per gli interventi finalizzati a ridurre l'impatto della crisi su imprese e cittadini, e a dotare il PNRR di contenuti specifici.
In questo contesto, la Commissione bilancio ha convenuto, con il conforme avviso del Presidente della Camera, sull'opportunità di predisporre, al termine di una attività di carattere istruttorio, una relazione all'Assemblea ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, al fine di consegnare alla Camera una utile base di lavoro che possa favorire la deliberazione di appositi atti di indirizzo al Governo, prima della presentazione del Recovery Plan da parte del Governo stesso.
In particolare, in esito ad una specifica attività conoscitiva, la Commissione ha predisposto, in seno al proprio Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, una proposta di relazione all'Assemblea, sottoposta alle Commissioni di settore, ai fini della formulazione di rilievi ed osservazioni da parte di queste ultime.
Nell'ambito dell'attività conoscitiva, la Commissione ha svolto un ciclo di audizioni informali con la partecipazione di rappresentanti di CNEL, Svimez, Banca europea per gli investimenti, UPI e Conferenza delle regioni e delle province autonome, CGIL, CISL, UIL, UGL, ISTAT, Cassa depositi e prestiti, ENI ed Enel, nonché un ciclo di audizioni formali che hanno visto la partecipazione del Commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni, del Ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola, del Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, nonché di rappresentanti della Banca d'Italia. Sono stati acquisiti, inoltre, i contributi scritti dell'ANCI e del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, la cui audizione era stata inserita nel programma dell'attività conoscitiva, ma che non hanno potuto prendervi parte, nonché di ulteriori soggetti che hanno spontaneamente trasmesso i propri contributi.
Anche le Commissioni di settore, ai fini della formulazione dei predetti rilievi, hanno svolto specifiche attività conoscitive, anche con la partecipazione dei rappresentanti del Governo per gli ambiti di rispettiva competenza.
Nell'ambito dell'attività conoscitiva svolta dalla Commissione bilancio, il Ministro Amendola, in qualità di delegato al Comitato interministeriale per gli affari europei (CIAE), di cui all'articolo 2 della legge n. 234 del 2012 – ossia l'organo di raccordo politico per le attività connesse alla definizione del PNRR – ha preannunciato, nel corso della sua audizione, svoltasi nella giornata di giovedì 10 settembre 2020, la presentazione alle Camere, da parte del Governo, di una proposta di linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata, nei suoi contenuti essenziali, dal Comitato interministeriale per gli affari europei, nella riunione del 9 settembre scorso.
L'obiettivo del Governo è quello di presentare alla Commissione europea le linee principali del PNRR con le priorità e i primi progetti, il 15 ottobre, unitamente al Documento programmatico di bilancio (DPB). Prima di quel momento, il Governo presenterà alle Camere la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF), in cui si illustrerà come il PNRR e i connessi investimenti andranno ad inserirsi nella programmazione triennale di bilancio. La bozza di PNRR, che sarà presentata alla Commissione europea a ottobre, consentirà di avviare l'interlocuzione già negli ultimi mesi del 2020 e di accelerare la predisposizione del PNRR, che illustrerà progetti e obiettivi con le relative tappe di esecuzione e realizzazione di riforme.
Da ultimo, il 17 settembre scorso, la Commissione europea ha fornito indicazioni sulla redazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza e sui progetti da presentare ai fini del finanziamento nella Comunicazione «Strategia annuale per una crescita sostenibile 2021» (COM(2020) 575).
4. La proposta del Governo di linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
La proposta di linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è stata trasmessa dal Governo alle Camere nella giornata del 15 settembre scorso. Da essa emerge che il PNRR dell'Italia si baserà sul piano di rilancio predisposto dal Governo nel giugno scorso, di cui si è detto in precedenza, e sarà costruito secondo una sequenza logica così strutturata:
le sfide che il Paese intende affrontare;
le missioni del programma, a loro volta suddivise in cluster (o insiemi) di progetti omogenei atti a realizzare le missioni e, di conseguenza, vincere le sfide stesse;
i singoli progetti di investimento, che saranno raggruppati nei cluster;
le iniziative di riforma che saranno collegate ad uno o più cluster di intervento.
Le sfide considerate nel PNRR possono essere così sintetizzate: migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell'Italia; ridurre l'impatto sociale ed economico della crisi pandemica; sostenere la transizione verde e digitale; innalzare il potenziale di crescita dell'economia e la creazione di occupazione.
4.1. Le missioni risultanti dalla proposta di linee guida.
Le missioni sono sei e riguardano i seguenti argomenti:
1) Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo;
2) Rivoluzione verde e transizione ecologica;
3) Infrastrutture per la mobilità;
4) Istruzione, formazione, ricerca e cultura
5) Equità sociale, di genere e territoriale;
6) Salute.
Le iniziative di riforma e le politiche di supporto, collegate ad uno o più cluster di intervento, riguardano invece l'incremento degli investimenti pubblici, la riforma della pubblica amministrazione, l'aumento delle spese in ricerca e sviluppo, la riforma del fisco, la riforma della giustizia e la riforma del lavoro.
Per quanto riguarda la missione n. 1, Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, il Governo punta alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, dell'istruzione, della sanità e del fisco. In questo contesto, ciascun cittadino e ciascuna impresa saranno dotati di un'identità digitale unica. La diffusione delle tecnologie digitali richiederà il potenziamento delle infrastrutture tecnologiche, con il completamento della rete nazionale ottica di telecomunicazioni e gli interventi per lo sviluppo delle reti 5G.
Sul versante della competitività e resilienza del sistema produttivo si mira a rafforzare e modernizzare le imprese, favorendone la trasformazione digitale e la patrimonializzazione (in particolare delle micro e piccole imprese), potenziando gli strumenti finanziari disponibili e promuovendone l'internazionalizzazione. Un'attenzione particolare va riservata alla promozione dell'industria culturale e del turismo, vero asset strategico dell'Italia.
Per quanto concerne la missione n. 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, il Governo ritiene necessario intensificare il proprio impegno per far fronte ai nuovi e più ambiziosi obiettivi europei relativi al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Si punterà quindi a favorire la realizzazione di un ampio programma di investimenti al fine di conseguire gli obiettivi dello European Green Deal, anche attraverso il potenziamento dell'uso delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica e il miglioramento della qualità dell'aria. Si punterà inoltre all'incremento dell'efficienza energetica degli edifici pubblici e privati oltre che alla loro messa in sicurezza. Altri interventi riguarderanno una gestione accorta delle risorse naturali, la promozione dell'economia circolare e misure per accrescere la resilienza ai cambiamenti climatici.
La missione n. 3, Infrastrutture per la mobilità, richiede investimenti e una maggiore efficienza dei processi autorizzativi. Il Governo intende puntare sulla rete ferroviaria ad alta velocità di rete per passeggeri e merci (AV-AC) con il completamento dei corridoi TEN-T, su interventi sulla rete stradale e autostradale con un'attenzione particolare per ponti e viadotti, su interventi finalizzati alla promozione dell'intermodalità logistica integrata per le merci e di una mobilità a supporto del turismo lento e sostenibile, con specifico riferimento alle ferrovie turistiche.
Per quanto concerne la missione n. 4, Istruzione, formazione, ricerca e cultura, il PNRR punterà a migliorare la qualità dei sistemi di istruzione e formazione in termini di ampliamento dei servizi per innalzare i risultati educativi, anche attraverso interventi per allineare ai parametri comunitari il rapporto numerico docenti/discenti per classe. Nelle scuole e nelle università saranno previsti interventi di supporto al diritto allo studio, nonché interventi infrastrutturali per innalzare la qualità degli ambienti di apprendimento (riqualificazione energetica e antisismica, cablaggio con fibra ottica, infrastrutture per e-learning). Si interverrà, inoltre, con politiche specifiche per rafforzare le competenze dei laureati e dei dottori di ricerca, politiche di apprendimento permanente e formazione dei lavoratori e dei cittadini disoccupati e inattivi. Per quanto riguarda la ricerca, si interverrà con azioni volte a sostenere i giovani ricercatori, a potenziare la ricerca di filiera e le infrastrutture di ricerca, a promuovere l'integrazione tra ricerca pubblica, mondo produttivo e istituzioni.
Per quanto riguarda la missione n. 5, Equità sociale, di genere e territoriale, il Governo intende intensificare l'impegno ad eliminare le disparità di genere nel mondo del lavoro e nella vita sociale, le disuguaglianze di reddito e ricchezza e le disparità a livello territoriale in termini di reddito, occupazione e livelli di scolarizzazione, evitando che tali disparità si aggravino in conseguenza della pandemia. A tal fine sarà fondamentale prevedere un forte sostegno alla creazione di posti di lavoro e forme adeguate di tutela del reddito (anche attraverso l'introduzione del salario minimo legale), nonché misure di contrasto del lavoro sommerso e di maggior tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Sarà inoltre necessario inserire le politiche sociali e di sostegno della famiglia in un quadro organico e coerente per migliorare la coesione sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Con riguardo, in particolare, alla parità di genere, il Governo prevede di adottare un ampio ventaglio di misure, per ridurre i divari che ancora permangono nel nostro Paese. Un'attenzione particolare sarà riservata all’empowerment femminile (in termini di formazione, occupabilità ed autoimprenditorialità), anche con progetti volti a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di persone appartenenti a categorie fragili, nonché ad incentivare le capacità imprenditoriali attraverso la costituzione di un Fondo per le micro e piccole imprese femminili.
Per quanto riguarda la missione n. 6, Salute, il PNRR indirizzerà risorse per il rafforzamento della resilienza e della tempestività di risposta del sistema sanitario alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità nonché ad altre emergenze sanitarie. Si investirà nella digitalizzazione dell'assistenza medica ai cittadini, promuovendo la diffusione del fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina, nonché nell'ambito della cronicità e delle cure a domicilio, per superare le attuali carenze del sistema delle residenze sanitarie assistenziali e dei presìdi sanitari nelle aree rurali e marginali del Paese. Un contributo importante sarà offerto anche dal sostegno alla ricerca medica, immunologica e farmaceutica.
4.2. La valutazione dei progetti.
Ai fini della valutazione positiva dei progetti, allo scopo di rendere la selezione più precisa e granulare, le linee guida specificano i seguenti criteri aggiuntivi di valutazione, rispetto a quelli previsti dalla proposta di regolamento della Commissione:
progetti che riguardano principalmente la creazione di beni pubblici (infrastrutture, educazione e formazione, ricerca e innovazione, salute, ambiente, coesione sociale e territoriale);
rapida attuabilità o cantierabilità del progetto, soprattutto nella prima fase del PNRR;
monitorabilità del progetto in termini di specificazione delle realizzazioni attese, dei traguardi intermedi e finali, nonché collegamento tra tali realizzazioni e gli obiettivi strategici del PNRR;
progetti con effetti positivi rapidi su numerosi beneficiari, finora scartati per mancanza di fondi;
progetti che per la realizzazione e il finanziamento prevedono forme di partenariato pubblico-privato, ovvero progetti che prevedono capitali privati per la loro realizzazione;
patto occupazionale, oppure stima affidabile del beneficio occupazionale;
progetti che comportano basso consumo di suolo e favoriscono l'utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse naturali;
progetti che contribuiscono al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni.
Risultano quindi premianti la piena coerenza con gli obiettivi del Piano di rilancio del Paese (con particolare enfasi sull'innovazione e la sostenibilità ambientale e sociale), l'aderenza alle «missioni» del Piano Sud 2030, il valore aggiunto in termini di occupazione (anche nei settori a monte e a valle rispetto a quello beneficiario diretto del progetto), la creazione di beni pubblici, la rapidità di attuazione (onde non rischiare di disperdere le preziose risorse della RRF da qui al 2026), la partecipazione di capitali privati ai progetti (anche per elevare l'efficacia dell'intero programma) e la loro monitorabilità.
Al fine di evitare una frammentazione del PNRR in progetti isolati e non coerenti fra loro, non collocati all'interno di strategie intersettoriali e che non sfruttino le economie di scala e di scopo, necessarie per un impatto significativo sugli obiettivi prefissati nel Piano stesso, si è ritenuto necessario specificare i criteri di valutazione negativa, ovvero di esclusione di determinati progetti:
progetti finanziabili integralmente tramite altri fondi dell'UE e del QFP 2021-27;
infrastrutture che non hanno un livello di preparazione progettuale sufficiente, dati i tempi medi di attuazione e la dimensione del progetto;
progetti «storici» che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione nel medio termine, pur avendo già avuto disponibilità di fondi;
progetti o misure che non hanno impatti duraturi sul PIL e sull'occupazione;
progetti che non presentano stime attendibili sull'impatto economico atteso (tasso di ritorno economico, impatto occupazionale duraturo, numero di beneficiari);
progetti per i quali non è individuato il modo di monitorarne la realizzazione;
progetti che non rispettino i criteri di sostenibilità.
In questo contesto il Governo ha costituito una task force coordinata dal Comitato tecnico di valutazione (CTV), l'organismo di supporto al CIAE, che ha raccolto le proposte pervenute dalle amministrazioni centrali, dalle regioni e dai comuni e ne ha intrapreso la sistematizzazione od organizzazione, la valutazione e la selezione.
5. Indicazioni di carattere generale e metodologico, ai fini dell'elaborazione del PNRR, emerse nel corso dell'attività conoscitiva svolta dalla Commissione bilancio.
Nel corso dell'attività conoscitiva svolta dalla Commissione bilancio sono emerse alcune indicazioni di carattere generale e metodologico, riconducibili in modo trasversale a tutti i settori di spesa, volte a definire i criteri su cui basare il processo di selezione degli interventi nei diversi ambiti, nonché a individuare modelli organizzativi per la gestione ottimale delle fasi di programmazione, gestione e realizzazione dei progetti. Altre indicazioni sono invece state finalizzate a individuare i settori prioritari di intervento su cui concentrare le risorse.
Pertanto, fermi restando i contenuti della proposta di Linee guida presentata dalla Presidenza del Consiglio alle Camere il 15 settembre scorso, appare tuttavia opportuno tener conto delle indicazioni di carattere generale e metodologico di seguito evidenziate e raggruppate a seconda degli argomenti a cui si riferiscono.
5.1. Produttività, investimenti e crescita.
Una prima fondamentale necessità consiste nell'individuare criteri di selezione degli interventi idonei a massimizzarne l'impatto sulla crescita.
A questo riguardo, va ricordato innanzitutto che le indicazioni fornite il 17 settembre scorso dalla Commissione europea in merito alla redazione dei PNRR e dei relativi progetti sottolineano l'importanza delle cosiddette «European flagships», ovvero progetti che affrontano questioni comuni a tutti gli Stati membri, richiedono investimenti significativi, creano occupazione e crescita e sono strumentali alla duplice transizione verde e digitale. Si tratta di progetti idonei a generare benefici tangibili non solo ad un Paese membro, ma a tutti i cittadini dell'Unione. Saranno pertanto incoraggiati gli investimenti che vanno a beneficio del mercato unico e sono di natura transnazionale.
L'obiettivo primario resta comunque quello di colmare i divari strutturali che il nostro Paese registra, rispetto alla media dell'UE, in relazione alla produttività e agli investimenti. Sotto tale profilo occorre evidenziare innanzitutto che la crescita del nostro Paese dipende strettamente dalla crescita del fatturato delle sue aziende. Sono le aziende a produrre ricchezza e benessere, ma il fatturato di tali aziende può crescere solo se messe in condizione dal nostro sistema economico di disporre di un vantaggio competitivo dato dalle condizioni ambientali più idonee per consentire alle imprese di svolgere la loro attività, quali la riduzione della pressione fiscale, il rilancio delle infrastrutture, la velocizzazione del funzionamento della giustizia, la valorizzazione del capitale umano, la tutela della salute pubblica, gli investimenti in ricerca e innovazione e il contrasto alla criminalità organizzata.
Le risorse del PNRR dovranno, quindi, essere orientate alla realizzazione di un programma di riforme e investimenti – anche finalizzati al superamento delle procedure di infrazioni comunitarie in corso – che permetta al nostro Paese di creare un terreno fertile affinché le imprese possano riuscire ad essere realmente competitive a livello europeo e internazionale con un effetto moltiplicatore virtuoso tale da rafforzare gli investimenti privati senza che le risorse pubbliche siano disperse in mille rivoli come accadeva in passato.
La principale vulnerabilità del nostro sistema economico è infatti rappresentata, da oltre un ventennio, dalla bassa crescita e dall'assai debole dinamica della produttività, con conseguenze rilevanti sugli attuali livelli di sviluppo economico e sulle prospettive future, come concordemente evidenziato dalle principali istituzioni nazionali, europee e internazionali.
Sebbene la fase di bassa produttività italiana inizi dagli anni novanta, dalla crisi del 2009 ad oggi il divario di crescita della produttività nel nostro Paese rispetto ai principali Paesi europei – misurato dal valore del PIL per ora lavorata – si è ulteriormente ampliato. Nel 2019, la produttività del lavoro italiana ha registrato un incremento pari a 1,2 punti percentuali rispetto al valore del 2010, a fronte di un incremento medio di circa 8 punti percentuali in Germania, Francia e Spagna. Si tratta di una situazione resa ancor più grave dall'emergenza dovuta alla pandemia da Coronavirus che ha colpito profondamente l'economia italiana: a metà 2020 il PIL è tornato a livelli osservati all'inizio del 1993. In termini pro capite, il PIL è sceso ai valori registrati alla fine degli anni ’80.
Sull'insoddisfacente dinamica della produttività italiana incidono anche le barriere nell'accesso ai mercati, come ripetutamente rilevato nelle Raccomandazioni del Consiglio rivolte all'Italia negli ultimi anni. A tale riguardo è stata evidenziata la necessità di affrontare le restrizioni alla concorrenza, in particolare nel settore del commercio al dettaglio e dei servizi alle imprese, anche mediante una nuova legge annuale sulla concorrenza, che nel nostro ordinamento costituisce lo strumento per promuovere, in un'ottica complessiva e di sistema, una maggiore apertura dei mercati.
Altrettanto determinante ai fini di un recupero della produttività per unità di lavoro impiegato è una decisa inversione di rotta nell'investimento in capitale umano e in ricerca. Questi sono due delle principali determinanti della competitività della nostra economia trascurate nel recente passato. L'Italia, infatti, nell'ambito dei paesi OCSE si distingue per essere tra quelli che hanno la più bassa spesa per istruzione in rapporto alla spesa pubblica totale. Inoltre, a fronte di aumenti di spesa in questo settore negli ultimi dieci anni in Paesi come la Germania, la Francia e il Regno Unito, il nostro Paese ha registrato una diminuzione complessiva di tale spesa nello stesso arco temporale. Ciò ha inevitabilmente influenzato i livelli di istruzione che risultano sensibilmente più bassi rispetto a quelli esistenti nell'Unione europea: nel 2019 il 19,6 per cento della popolazione italiana di età compresa tra i 25 e i 64 anni aveva conseguito un titolo di studio terziario, a fronte del 31,6 per cento della media registrata nell'Unione europea, e il 27,7 per cento dei giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni aveva conseguito la laurea, rispetto al 39,4 per cento dell'Unione europea.
È evidente che il basso livello di laureati e, più in generale, la mancanza di una formazione scolastica adeguata si traducono in costi sociali ed economici rilevanti per il Paese. In questa prospettiva, appare quindi necessario prevedere interventi di supporto al diritto allo studio volti a sostenere soprattutto i nuclei familiari con disagio economico e sociale.
Tra i fattori che determinano il ritardo tecnologico del nostro Paese vi e’ inoltre il basso livello di investimenti in ricerca e sviluppo che in Italia hanno rappresentato nell'ultimo decennio una quota rispetto al PIL inferiore di circa la metà rispetto a quella registrata nell'Unione europea.
In questo contesto il livello trascurabile degli investimenti in istruzione, da una parte, e in innovazione, dall'altra, rischia di innescare un circolo vizioso che amplifica il ritardo produttivo del Paese.
Inoltre, le proiezioni demografiche non sono favorevoli per il nostro Paese: pur tenendo conto dell'apporto dell'immigrazione (stimato dall'Eurostat in circa 200.000 persone in media all'anno), la popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni si ridurrà di oltre 3 milioni nei prossimi quindici anni. A questo riguardo va ricordato che il nostro Paese presenta un indice di fecondità pari a 1,29 figli per donna e si attesta ben al di sotto della media di 1,56 dell'Unione europea. Appare quindi necessario creare un contesto favorevole alla ripresa di questo indice, prevedendo misure di sostegno alla natalità e garantendo maggiori e migliori servizi ai nuclei familiari.
Proseguendo lungo tendenze simili a quelle registrate negli ultimi dieci anni, l'aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro e l'allungamento della vita lavorativa possono permettere all'occupazione di contribuire positivamente alla crescita, per oltre mezzo punto all'anno. Per riportare la dinamica del PIL almeno all'1,5 per cento, il valore medio annuo registrato nei dieci anni precedenti la crisi finanziaria globale, servirà quindi un incremento medio della produttività del lavoro di quasi un punto percentuale all'anno.
Alla strutturale debolezza della produttività totale dei fattori, dal 2014 si è aggiunta la decisa contrazione del processo di accumulazione del capitale. La spesa per investimenti ha presentato nel corso dell'ultimo decennio uno sviluppo poco favorevole con un andamento, grosso modo, analogo a quello generale dell'attività economica. Dopo essersi fortemente ridotti per effetto della crisi nel biennio 2008-2009, gli investimenti hanno segnato una nuova profonda caduta nella successiva recessione e la risalita degli anni seguenti è stata lenta, con un recupero complessivo meno ampio di quello registrato nel resto dell'Unione economica e monetaria (UEM).
Nel 2019, in Italia, la quota degli investimenti totali sul PIL (misurati a prezzi correnti) è risultata del 18,1 per cento, ben inferiore a quella media dei Paesi dell'area euro (pari al 22 per cento). Questa incidenza ha toccato nel nostro Paese il massimo del 21,3 per cento nel 2008 e il minimo del 16,7 per cento nel 2014.
Per quel che riguarda le tipologie di capitale, il nostro Paese presenta una situazione comparativamente favorevole per gli investimenti in macchinari, mezzi di trasporto, materiali delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) e armamenti, mentre registra un divario ampio e crescente sia per le costruzioni, sia per la spesa in capitale immateriale (prodotti della proprietà intellettuale), la cui incidenza sul PIL risulta nel 2019 molto inferiore rispetto alla media dell'UEM (3,1 per cento contro 4,9 per cento). La componente pubblica ha giocato un ruolo di indebolimento della dinamica del processo di accumulazione del capitale.
Nel 2019 la spesa complessiva per investimenti si è attestata allo stesso livello del 2010 e, al suo interno, la voce in diminuzione è quella degli investimenti delle amministrazioni pubbliche (-18,9 per cento), mentre quelli del settore privato – che comprendono anche le unità a controllo pubblico non classificate nel settore delle amministrazioni pubbliche – sono aumentati (+3,5 per cento). Dal 2008 al 2019 la quota di investimenti pubblici italiani rapportata al PIL è scesa di circa un punto percentuale (da 3,2 per cento a 2,3 per cento), attestandosi su un livello inferiore di quello dell'area euro (pari al 2,8 per cento nel 2019). Gli investimenti privati, invece, hanno registrato una moderata ripresa, principalmente nelle attrezzature, pur rimanendo sostanzialmente al di sotto del livello pre-crisi e della media della zona euro.
A tale proposito è stato evidenziato dalla Banca d'Italia che l'effetto moltiplicativo degli interventi sul PIL sarebbe massimo in caso di destinazione prioritaria delle risorse del PNRR a finalità di investimento, trattandosi della tipologia di spesa pubblica che, in base all'evidenza empirica, fornisce lo stimolo più elevato alla crescita del prodotto. Inoltre, gli interventi dovrebbero essere addizionali rispetto a quelli già programmati, per cui sarebbe da evitare l'utilizzo delle risorse europee come fonti alternative di finanziamento di progetti già considerati negli andamenti tendenziali, i cui effetti, in termini di crescita del PIL, dovrebbero essere già stati incorporati nelle previsioni. La Banca d'Italia stima che, nel caso di integrale utilizzo dei fondi europei del Next Generation EU per interventi aggiuntivi riguardanti esclusivamente progetti di investimento, potrebbe registrarsi un aumento cumulato del livello di PIL di circa 3 punti percentuali entro il 2025. Tale effetto si ridurrebbe proporzionalmente alla quota di risorse che venisse invece utilizzata a copertura di spese già programmate e considerate negli andamenti tendenziali di finanza pubblica.
Destinare la più ampia parte delle risorse a spese ad alto effetto moltiplicativo e a carattere addizionale appare essenziale per gli investimenti pubblici, tenendo conto del fatto che l'espansione del capitale pubblico e il miglioramento della qualità dei servizi destinati a imprese e famiglie ha effetti positivi, nel lungo periodo, sulla redditività del capitale privato e, quindi, sulla produttività generale e sul potenziale di crescita dell'economia nel suo complesso.
Per quanto concerne gli interventi volti a promuovere investimenti privati, occorre delineare strumenti capaci di attivare le risorse in modo rapido ed efficace. A tal fine appare preferibile definire misure che si traducano in meccanismi agevolativi automatici, sulla base di criteri di accesso semplici e chiari, che riducano al minimo l'attività di intermediazione delle amministrazioni pubbliche e, conseguentemente, le scelte discrezionali nell'individuazione dei soggetti destinatari dei benefìci, anche attraverso la previsione di misure fiscali mirate e temporanee.
Pertanto, le risorse del PNRR dovranno servire per formulare e attuare un programma di riforme e investimenti che permetta all'Italia di creare sul territorio nazionale, a partire dalla Capitale, un ambiente idoneo affinché le imprese possano nascere, crescere e creare ricchezza. Un programma il cui successo potrà essere valutato nella misura in cui ogni euro di risorse pubbliche investito genererà un incremento più che proporzionale di investimenti privati così da permettere al nostro Paese di recuperare quel gap di produttività e di crescita che ormai lo affligge da oltre un decennio.
In questo quadro, appare necessario favorire e sostenere la graduale riconversione delle produzioni «mature» ossia di quelle produzioni per le quali l'Italia nel prossimo futuro non potrà mantenersi competitiva. Tale riconversione dovrà essere orientata verso le produzioni in grado di valorizzare la forza del «Marchio Italia», sfruttando il valore aggiunto universalmente riconosciuto alle produzioni appartenenti al Made in Italy. A tal fine sarà fondamentale in questa fase definire un vero e proprio Piano italiano di riconversione, individuando le produzioni o i settori produttivi sui quali intervenire indicando l'approdo della riconversione.
Un'attenzione particolare va inoltre riservata alla promozione dell'industria culturale e del turismo, vero asset strategico dell'Italia. In tale ottica, appare fondamentale la creazione di veri e propri distretti territoriali ad alta vocazione turistica e culturale con l'obiettivo di rilanciare i siti minori.
Non va infine trascurato il fatto che l'Italia, per la sua posizione privilegiata, può essere considerata una grande piattaforma sul Mediterraneo, capace di rappresentare il vero «porto d'Europa», approdo naturale dei traffici di merci. È fondamentale, quindi, investire nelle infrastrutture, per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano all'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali, anche al fine di colmare il divario tra il Nord e il Sud della Nazione. In tale contesto risultano quindi necessari investimenti sulla dorsale Tirrenica e Adriatica con una sinergica connessione tra reti ferroviarie, viarie e infrastrutture portuali e aeroportuali, nonché il raccordo fra il Brennero e il Tirreno.
La mole delle nuove risorse da gestire, che andranno a sommarsi agli ordinari programmi di spesa previsti dalla legislazione vigente, unitamente alle esigenze di rapidità nel loro utilizzo, rappresenta una sfida che occorre raccogliere con pragmatismo, tenendo conto del carico amministrativo aggiuntivo, verosimilmente difficile da gestire, che verrebbe a determinarsi. Da molti anni le pubbliche amministrazioni, soprattutto in alcuni contesti territoriali, rivelano scarsa capacità progettuale e difficoltà nell'utilizzo delle risorse che sono chiamate a gestire, come dimostra l'esperienza dei fondi strutturali e, per certi versi, il calo della spesa per investimenti che si è registrato negli ultimi anni nel nostro Paese, determinato più dall'incapacità di spesa delle amministrazioni che dalla riduzione degli stanziamenti.
Si dovrà quindi rapidamente procedere lungo la strada della semplificazione delle procedure e del recupero di efficienza della pubblica amministrazione – anche attraverso un'estensione del principio «once only» – che sarà favorito sia dalla digitalizzazione, sia dall'assunzione di nuovo personale qualificato, capace di dare impulso al processo di ammodernamento che tutti auspichiamo. Nel breve periodo, tuttavia, un'insufficiente reattività della pubblica amministrazione, soprattutto se chiamata ad agire secondo le procedure ordinarie, spesso lente e farraginose, rischia di compromettere l'efficacia degli interventi.
5.2. Il collegamento tra spesa e riforme.
Altro capitolo di fondamentale importanza è quello delle riforme che dovranno accompagnare i programmi di spesa.
A questo riguardo, le indicazioni fornite il 17 settembre scorso dalla Commissione europea in merito alla redazione dei PNRR e dei relativi progetti richiamano lo stretto legame che dovrà intercorrere tra i Piani nazionali e il Semestre europeo, specificando che riforme e investimenti dovrebbero essere affrontati in parallelo, concentrandosi sulle sfide e sulle priorità capaci di generare un impatto più duraturo e rafforzare il potenziale di crescita, la creazione di occupazione, la resilienza dei sistemi sanitari, la resilienza economica e sociale e la coesione regionale.
La capacità delle spese aggiuntive di innescare aumenti di produttività e, quindi, crescita economica è fortemente condizionata dal contesto normativo in cui esse si inseriscono. Una pubblica amministrazione macchinosa e ancora orientata a schemi amministrativistici, un mercato del lavoro inefficiente e poco reattivo, un sistema fiscale che penalizza i fattori produttivi e non sostiene la crescita, una giustizia lenta sono tutti fattori che rallentano il dinamismo economico complessivo e attenuano l'effetto moltiplicativo della spesa. Non a caso la proposta di regolamento in discussione a livello europeo, che definirà il funzionamento del programma NGEU, lega strettamente i Piani nazionali di ripresa e resilienza alle riforme strutturali che ciascun Paese è chiamato a realizzare, prevedendo che siano valutati rispetto alla loro coerenza con le Raccomandazioni specifiche che l'Unione europea indirizza annualmente a ciascuno Stato membro.
Una ripresa economica rapida e robusta e la costruzione di un sistema Paese più solido e resiliente, capace di fronteggiare nel modo migliore gli shock futuri, richiedono un salto di qualità a tutti i livelli. In tale quadro, riforme e spesa devono essere considerate come due facce di una stessa medaglia, in quanto le riforme strutturali rendono più produttiva la spesa, mentre la spesa è spesso necessaria per sbloccare processi di riforma e accompagnarne l'attuazione, ad esempio indennizzando le categorie e gli operatori economici chiamati a sopportarne i costi nel breve periodo. Poiché non poche riforme strutturali sono naufragate per gli stringenti limiti imposti dalle finanze pubbliche, un utilizzo delle risorse del PNRR che risulti quindi funzionale alla realizzazione di riforme mirate rappresenta un'occasione unica che consentirebbe di affrontare numerose questioni irrisolte, a cominciare da quella della parità di genere, che potrebbe aprirsi a nuove prospettive di soluzione, anche sulla base dei dati che saranno forniti dal «bilancio di genere» che dovrebbe essere, per la prima volta, presentato dal Governo alle Camere nei prossimi giorni.
Al fine di massimizzare l'effetto di trasmissione dello stimolo all'intero sistema produttivo con conseguenti effetti positivi per la crescita della competitività, gli interventi dovrebbero poi concentrarsi sui settori aventi elevato peso economico, significativa capacità di attivazione della produzione interna (piuttosto che di importazioni) e una struttura delle relazioni intersettoriali idonea a trasmettere gli impulsi al resto del sistema. Inoltre gli interventi dovrebbero incentivare le imprese ad assumere comportamenti dinamici, ovvero ad aumentare la loro propensione a investire in tecnologia, digitalizzazione e formazione del personale (soprattutto ICT), a modernizzare l'organizzazione aziendale e i processi produttivi, prestando attenzione agli aspetti di sostenibilità e, più in generale, ad accrescere la dimensione aziendale.
5.3. Risorse, territori e governance.
L'elaborazione del PNRR si innesta su un quadro programmatico e normativo che impone di tenere conto dei divari territoriali di sviluppo esistenti nel nostro Paese e delle misure fin qui messe in opera, con risultati variabili, per cercare di superarli. Gli interventi a sostegno delle aree più deboli del territorio nazionale devono pertanto essere ispirati alla creazione di un ambiente – fatto di capitale infrastrutturale, capitale umano e regolamentazione – idoneo affinché le attività d'impresa possano nascere e svilupparsi.
Alla storica frattura territoriale tra Nord e Sud si sovrappongono, poi, il divario crescente tra centri urbani, aree interne e isole minori nonché l'emergere di una specifica questione appenninica, soprattutto nelle aree interessate, in tempi recenti, da terremoti e altri devastanti fenomeni naturali. A ciò si aggiunge il grave svantaggio competitivo delle isole maggiori, legato in larga parte allo storico e mai risolto problema della mancanza di continuità territoriale, e di alcuni territori alpini, fortemente in crisi e minacciati dalla concorrenza dei Paesi confinanti.
Per quel che concerne le aree interne, è necessario che le risorse del PNRR siano destinate a misure volte ad invertire i fenomeni di depauperamento demografico e socio-economico dei territori, sia attraverso il rafforzamento dei settori a forte vocazione territoriale e il sostegno alla creazione di imprese innovative sia mediante la realizzazione di nuove e più efficienti infrastrutture per la mobilità, per avvicinare l'Appennino alle coste e alla Capitale, rilanciare i collegamenti tra il Mar Adriatico, il Mar Tirreno e il Mar Ionio e rafforzare le connessioni sulla dorsale appenninica. In questo quadro, è fondamentale concentrare le risorse su interventi volti a valorizzare il tema della vulnerabilità dei territori che presentano un elevato rischio di calamità naturali, garantendo la sicurezza dei cittadini mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche delle abitazioni, delle scuole, degli uffici pubblici, e, più in generale, attivando politiche di tutela e di messa in sicurezza del territorio (dissesto idrogeologico), anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie.
Le risorse che affluiranno attraverso il programma NGEU dovranno essere rivolte a coniugare l'obiettivo della crescita con quello della riduzione dei divari territoriali. Si tratta di obiettivi che sarebbe errato contrapporre, come dimostrano chiaramente le stime sull'effetto di più elevata crescita economica complessiva, nel breve come nel lungo periodo, derivante da una maggiore concentrazione delle nuove risorse di investimento nel Mezzogiorno.
In questa prospettiva, appare fondamentale non ritardare ulteriormente l'avvio di politiche di riequilibrio degli investimenti e cogliere la straordinaria occasione offerta dal Recovery Fund». La SVIMEZ stima che «per ogni euro di investimento al Sud, si generino circa 1,3 euro di valore aggiunto per il Paese, e, di questi, circa 30 centesimi (il 25 per cento) ricadano nel Centro-Nord.
Nel lungo periodo, infatti, il processo di accumulazione di capitale, dati i rendimenti decrescenti al crescere della dotazione dello stock di capitale, produce dinamiche più sostenute nel Mezzogiorno che al Centro-Nord. Anche in questo caso, il modello Svimez evidenzia come, posto uguale ad 1 il valore del moltiplicatore nel primo anno di realizzazione degli investimenti, questo cresca di oltre il 70 per cento al Mezzogiorno alla fine del quadriennio, contro una crescita del 10 per cento al Centro-Nord.
Il PNRR rappresenta quindi una occasione unica per disegnare un nuovo percorso di perequazione tra le diverse aree del Paese che consenta il superamento del criterio della spesa storica e la messa a disposizione di risorse per garantire servizi pubblici adeguati anche nelle aree più disagiate nel pieno rispetto della legge n. 42 del 2009 di attuazione del federalismo e dei principi fondamentali della Carta Costituzionale in materia di salute, istruzione e mobilità. Sotto tale profilo le nuove risorse europee previste dal Recovery Fund potranno essere impiegate per attuare finalmente la complessa procedura di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) afferenti ai diritti civili e sociali in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, creando condizioni di sviluppo e benessere per le aree più depresse del Paese.
Il PNRR, inoltre, costituisce anche uno strumento per accelerare l'attuazione del Piano Sud 2030, le cui linee di intervento paiono del tutto coerenti con la natura e le finalità di progetti che dovranno essere presentati all'Unione europea.
L'obiettivo prioritario resta quello di incrementare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, al fine di colmare, nel giro di alcuni anni, il divario infrastrutturale che rallenta la crescita di quei territori. Le nuove risorse andranno utilizzate anche per trasformare la Strategia nazionale per le aree interne in una politica stabile e strutturale, uscendo definitivamente dalla logica sperimentale. In tale quadro appare essenziale che anche per le risorse del PNRR trovi applicazione la clausola del 34 per cento, che impone alle amministrazioni centrali di destinare alle regioni meridionali una quota di spesa ordinaria in conto capitale pari almeno alla percentuale di popolazione residente, sempre che, ovviamente, si tratti di risorse destinate a progetti che rispondano ai criteri di valutazione di cui si è detto in precedenza e che siano realizzati nei tempi previsti, da monitorare – anche in sede parlamentare – al pari degli altri interventi programmati sul territorio nazionale, come si dirà dettagliatamente al paragrafo 5.6.
Anzi, considerato il più alto moltiplicatore che caratterizza la spesa di investimento effettuata al Sud – di cui peraltro beneficerebbe l'intero territorio nazionale – e la necessità di superare il divario soprattutto infrastrutturale esistente tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno, è auspicabile che le risorse del PNRR siano destinate al Mezzogiorno in misura anche maggiore rispetto a quanto prevista dalla clausola del 34 per cento. Alcune simulazioni presentate dalla SVIMEZ nel corso della sua audizione, mettendo a confronto scenari alternativi di ripartizione degli investimenti tra le diverse aree del Paese, evidenziano come la destinazione delle risorse del PNRR al Mezzogiorno anche in misura superiore al 34 per cento non solo accelererebbe la velocità di convergenza all'interno del territorio nazionale nel lungo periodo, ma migliorerebbe anche la dinamica di convergenza dell'Italia verso il resto d'Europa.
Le risorse che affluiranno al Sud attraverso il PNRR vanno a sommarsi agli ordinari finanziamenti europei per la crescita e la convergenza nell'ambito del QFP 2021-2027, nonché alla quota di cofinanziamento nazionale. Si tratta di una massa critica di risorse senza precedenti, la cui entità supera, in percentuale sul PIL nazionale, quella dell'intervento straordinario per il Mezzogiorno, il che rende evidenza del fatto che siamo di fronte a un'occasione storica, probabilmente unica e irripetibile, per consentire al Mezzogiorno di colmare il divario rispetto alle zone più sviluppate del Paese.
La dimensione della sfida che ci troviamo di fronte chiama inevitabilmente in causa anche il ruolo delle regioni e, più in generale, di tutti i livelli di governo. La molteplicità dei canali di finanziamento, soprattutto verso le regioni del Sud, impone un coordinamento tra la fase di elaborazione del PNRR e l'ordinaria attività di programmazione della politica di coesione del nuovo QFP 2021-2027, nell'ambito della quale le regioni svolgono un ruolo rilevante.
Occorre quindi definire, in tempi rapidi, una governance delle attività di predisposizione e attuazione del PNRR, che sappia coniugare nel modo migliore le esigenze di una visione complessiva e a carattere nazionale delle sfide e missioni previste nel Piano, con il ruolo che i livelli di governo sottostanti, a partire da quello regionale, saranno chiamati a svolgere nei vari ambiti di competenza in diversa misura.
Quale che sia il modello di governance sul quale si deciderà di convergere, ciò che appare imprescindibile è che al riconoscimento di competenze programmatorie e gestionali, cui consegue un potere di spesa, corrisponda l'attribuzione di precise responsabilità politiche e amministrative, in un quadro di massima efficienza e trasparenza complessive nell'utilizzo delle risorse.
5.4. Trasparenza e controllo.
Altra questione di cui è necessario rimarcare l'importanza è quella della trasparenza e del controllo delle decisioni di spesa. L'entità delle risorse e la ristrettezza dei tempi per la pianificazione del loro utilizzo non devono condurre a decisioni poco meditate, scarsa trasparenza sulle motivazioni a base delle scelte e insufficiente o poco chiara rendicontazione dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi fissati. I requisiti che i PNRR e i «progetti previsti al loro interno» dovranno avere al fine di essere validati a livello europeo, secondo quanto previsto dalla bozza di regolamento attualmente in discussione, sono volti a fornire espresse garanzie anche sotto tali profili. Affinché le indicazioni normative si traducano in procedure e schemi operativi efficaci e funzionanti occorre tuttavia attrezzarsi per tempo. Ad esempio si potrebbe prevedere, a livello nazionale, un'infrastruttura di servizio, composta da soggetti pubblici (si pensi ad esempio all'ISTAT) e privati (centri di ricerca, università, think tank), che funga da serbatoio di competenze per il reperimento e l'elaborazione dei dati necessari ad accompagnare il processo di scelta, elaborazione e valutazione dei progetti. A questo riguardo è opportuno ricordare che, ai fini della valutazione degli effetti attesi dagli interventi da realizzare, sono oggi disponibili indicatori particolarmente sofisticati, come gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES), di cui all'articolo 10, comma 10-bis, della legge n. 196 del 2009, che consentendo una valutazione degli interventi a più ampio spettro, ossia non limitata alle sole ricadute sul PIL, ma estesa anche alla dimensione sociale e ambientale, dovrebbero costituire un riferimento fondamentale ai fini della valutazione degli interventi previsti nel PNRR. In tale contesto, lo sforzo progettuale che il Governo è chiamato a compiere, e che ha già visto il coinvolgimento dei principali attori economici e sociali, deve ora aprirsi al qualificato contributo che le eccellenze tecniche presenti nel Paese sono in grado di offrire.
L'obiettivo della massima trasparenza nell'utilizzo delle risorse potrebbe poi consigliare di individuare una sede – un sito internet o un portale dedicati – che consenta in tempo reale, a tutti i cittadini, di verificare le scelte effettuate e lo stato di avanzamento dei progetti, anche con riferimento agli obiettivi fissati.
L'Italia presenta un notevole ritardo, rispetto agli altri Paesi europei, rispetto alla capacità e agli strumenti di valutazione delle politiche pubbliche, che consentirebbero invece di orientare in modo più produttivo le scelte, individuando ex ante le soluzioni più efficaci e rimediando ex post, in modo più tempestivo, agli errori che possono verificarsi. L'elaborazione del PNRR e la sua successiva attuazione rappresentano un'occasione unica, che sarebbe sbagliato non cogliere, per innestare a tutti i livelli di governo una cultura della valutazione delle politiche pubbliche. I costi iniziali che un approccio strategico innovativo di questo tipo comporterebbe verrebbero ampiamente ripagati, nel medio-lungo periodo, dalla migliore qualità delle decisioni pubbliche e dell'agire amministrativo, anche dopo e al di là dell'esperienza del PNRR. Si tratterebbe, in altri termini, di un investimento sul futuro e sulla qualità della nostra democrazia, che fungerebbe da stimolo a un dibattito pubblico più saldamente fondato su dati concreti e misurabili.
5.5. Finanza pubblica e debito.
La necessità di destinare la massima parte dei fondi europei a interventi ad alto effetto moltiplicativo, evitando in ogni caso sprechi di risorse, è strettamente connessa all'esigenza, imprescindibile anche in questa fase, di assicurare un sostanziale, progressivo e continuo riequilibrio dei conti pubblici.
Le favorevoli condizioni attuali, legate alla sospensione del Patto di stabilità e crescita e al massiccio programma di acquisti di titoli pubblici attivato dalla Banca centrale europea a seguito della crisi pandemica, non potranno essere protratte indefinitamente, per cui è necessario non distogliere l'attenzione dall'obiettivo di definire un credibile piano di rientro che garantisca la sostenibilità della finanza pubblica nel medio-lungo periodo.
Del resto, se è vero che le condizioni finanziarie a cui sono rese disponibili le nuove risorse europee sono assai favorevoli, il nostro Paese sarà in ogni caso chiamato a restituire i fondi presi a prestito (i loans) e a contribuire al finanziamento complessivo del programma. Anche le risorse assegnate all'Italia in qualità di sussidi (i grants) trovano infatti un corrispettivo nel nuovo debito comune che l'Europa si accinge ad emettere e che graverà nel futuro su tutti i Paesi europei. A questo riguardo si segnala che, partendo da un'ipotesi di rapporto debito/PIL al 157 per cento nel 2020, è stato stimato (BEI – Oxford Economics) che, se nel periodo 2021-2025 la crescita nominale del PIL del nostro Paese si fermasse all'1 per cento, servirebbe un avanzo primario del 3 per cento per ridurre il debito appena del 3 per cento, con i conseguenti effetti restrittivi sull'economia che ne deriverebbero. Tassi di crescita più elevati, abbinati ad avanzi primari anche inferiori, si tradurrebbero invece in riduzioni di debito progressivamente più elevate (ad esempio, una crescita annua del 3 per cento, abbinata a un avanzo primario del solo 2 per cento, condurrebbe nel 2025 a una riduzione del rapporto debito/PIL di ben 14 punti percentuali).
Per tali ragioni è cruciale garantire un impiego efficiente delle risorse, che possa contribuire a rilanciare le prospettive di crescita dell'economia e, in questo modo, a ridurre il peso del debito sul prodotto e il rischio di tensione sui titoli di Stato, anche a prescindere da un'eventuale e auspicabile sterilizzazione dei prestiti concessi nell'ambito del Next Generation EU ai fini del rapporto debito/PIL da definire nell'ambito dell'Unione europea.
In questo quadro, appare fondamentale la previsione di meccanismi che contemplino adeguati strumenti per affrontare la crisi finanziaria riscontrabile in alcuni enti locali, quale, ad esempio, la revisione dei «fabbisogni standard», in modo da evitare situazioni di dissesto finanziario.
5.6. Il coinvolgimento del Parlamento.
Un aspetto molto delicato che attiene non solo alla fase di predisposizione del PNRR, ma anche a quella della sua successiva attuazione, riguarda il coinvolgimento del Parlamento.
Per quanto concerne la fase di predisposizione del PNRR, appare indispensabile che le Camere siano coinvolte nell'intero iter che caratterizza tale fase, di cui la proposta di linee guida presentata dal Governo rappresenta soltanto il punto di partenza, in modo che esse possano esprimersi al riguardo con specifici atti di indirizzo. In particolare, tale coinvolgimento dovrebbe riguardare anche tutte le tappe successive alla proposta di linee guida, vale a dire sia la presentazione della bozza di PNRR – che dovrebbe essere trasmessa dal Governo alla Commissione europea contestualmente al Documento programmatico di bilancio (DPB) entro il prossimo 15 ottobre – sia la definitiva versione del PNRR che dovrebbe essere, invece, presentata in Europa dopo l'entrata in vigore del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, attualmente in corso di completamento, di cui si è detto in precedenza.
Per quanto riguarda, invece, la successiva attuazione del PNRR, appare necessario che le Camere procedano ad un'accurata e continua attività di monitoraggio dello stato di attuazione del Piano, volta a verificare il puntuale rispetto degli obiettivi prefissati e dei relativi tempi, posto che, come visto, l'erogazione delle risorse da parte dell'Unione europea è strettamente collegata proprio al rispetto di tali aspetti.
In particolare, si potrebbe prevedere, da un lato, la trasmissione di una relazione periodica, ad esempio quadrimestrale, da parte del Governo alle Camere sullo stato di attuazione del PNRR, dall'altro, l'attribuzione alle Commissioni permanenti dell'esame di tali relazioni periodiche, al fine di consentire alle stesse di esprimere le loro valutazioni per le parti di rispettiva competenza, ferma restando, tra l'altro, la possibilità di istituire nelle medesime Commissioni appositi Comitati permanenti con il compito di svolgere il monitoraggio della complessiva fase di attuazione del Piano.