I Commissione

Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni

Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)

Commissione I (Affari costituzionali)

Comm. I

Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
SOMMARIO
Giovedì 28 maggio 2020

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA:

5-04055 Gebhard e Magi: Sulla violazione da parte dell'Italia del Patto sui diritti civili e politici con riferimento alla raccolta di firme per la presentazione di referendum ... 4

ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 11

5-04056 Baldino ed altri: Sull'emanazione del decreto interministeriale per la sperimentazione del voto elettronico ... 5

ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 13

5-04057 Calabria e Sisto: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.
5-04058 Prisco ed altri: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.
5-04059 Tonelli ed altri: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19 ... 6

ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 14

5-04060 Ceccanti ed altri: Sulle iniziative volte a semplificare e accelerare l'accesso al fondo di solidarietà per le vittime dell'usura ... 9

ALLEGATO 4 (Testo della risposta) ... 15

5-04061 Marco Di Maio: Sulle iniziative di competenza volte a consentire lo spostamento tra regioni finalizzato al ricongiungimento familiare ... 9

ALLEGATO 5 (Testo della risposta) ... 17

I Commissione - Resoconto di giovedì 28 maggio 2020

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Giovedì 28 maggio 2020. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno Achille Variati.

  La seduta comincia alle 12.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Avverte inoltre che le interrogazioni 5-04057, 5-04058 e 5-04059 saranno svolte congiuntamente, vertendo sulla medesima materia.

  Emanuele PRISCO (FDI), intervenendo sull'ordine dei lavori, segnala che nella trasmissione sulla web-tv della Camera delle sedute di svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Commissione, i deputati che intervengono non vengono inquadrati né in fase di illustrazione delle interrogazioni né in sede di replica, essendo visualizzato un unico piano sequenza sul banco della presidenza per tutta la relativa seduta.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, ritiene che si possa porre rimedio a tale inconveniente tecnico invitando i deputati che intendano illustrare le interrogazioni o intervenire in sede di replica a prendere posto vicino al Presidente, in modo da essere inquadrati dalla telecamera.

5-04055 Gebhard e Magi: Sulla violazione da parte dell'Italia del Patto sui diritti civili e politici con riferimento alla raccolta di firme per la presentazione di referendum.

  Riccardo MAGI (MISTO-CD-RI-+E) illustra l'interrogazione in titolo, di cui è cofirmatario, facendo notare come il 29 novembre 2019 il Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite abbia dichiarato la violazione da parte dell'Italia dell'articolo 25, congiuntamente all'articolo 2, del Patto sui Diritti Civili e Politici; più precisamente, il Comitato ha concluso che l'Italia ha violato il diritto dei ricorrenti Staderini e De Lucia (e con loro di tutti i cittadini italiani) di partecipare alla vita politica e al governo del Paese senza ostacoli irragionevoli attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare.
  Le conclusioni all'unanimità del Comitato affermano che le violazioni sono state determinate dalla presenza nella legge n. 352 del 1970 di «restrizioni irragionevoli» al diritto dei cittadini di promuovere referendum, in quanto la raccolta firme è impedita dall'obbligo per i promotori di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione, senza però che la legge ne garantisca la disponibilità, dal mancato intervento delle istituzioni a cui Staderini e De Lucia si erano rivolti per denunciare l'assenza di autenticatori, dalle inadempienze di molti Comuni (che non consentivano di firmare o non informavano) e dall'assenza di pubblica informazione sulla campagna referendaria.
  Il Comitato ha dato all'Italia 180 giorni per porre rimedio alle violazioni, incluso un atto di scusa formale alle vittime della violazione, la traduzione e pubblicazione della decisione del Comitato «diffondendola il più ampiamente possibile», e l'adozione di misure per evitare il ripetersi di violazioni simili, inclusa la modifica della legge che regola i referendum.
  La nuova legge, in particolare, dovrà assicurare ai promotori dei referendum strumenti per autenticare le firme, garantire che la raccolta firme si possa tenere negli spazi più frequentati dai cittadini (ad esempio piazze e centri commerciali privati) e assicurare che la popolazione sia informata delle raccolte referendarie e della possibilità di prenderne parte.
  I 180 giorni dati all'Italia scadono alla fine del mese di maggio 2020, e nulla di quanto richiesto dal Comitato è stato fatto dal Governo.
  In tale contesto l'interrogazione chiede come il Ministro interrogato intenda procedere al fine di ottemperare alla decisione di cui in premessa.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Riccardo MAGI (MISTO-CD-RI-+E), pur ringraziando il rappresentante del Governo per la sua risposta, fa notare come in essa non vi sia alcuna traccia della volontà dell'Esecutivo di intervenire seriamente sul tema, ad esempio aggiornando la legge n. 352 del 1970, che appare ormai risalente. Fa notare che il Governo non sembra dunque consapevole degli enormi ostacoli incontrati dai cittadini che intendano promuovere referendum o intraprendere iniziative legislative, costretti addirittura ad agire a proprie spese per far autenticare le firme, senza alcun supporto da parte delle pubbliche amministrazioni.
  Non comprende pertanto la ragione per la quale non si possa immaginare di introdurre anche in materia elettorale, in particolare per la raccolta delle firme, il ricorso a strumenti digitali – così come è già avvenuto in ambito fiscale e giudiziario – dando seguito ad un processo di smaterializzazione dei documenti che andrebbe a vantaggio della collettività. Auspica dunque una seria riflessione del Governo su tale tematica.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, condivide l'auspicio conclusivo espresso dal deputato Magi, augurandosi che su tale argomento possa registrarsi la massima sensibilità da parte del Ministero dell'interno. Fa notare, peraltro, che appare connessa a tale interessante tema anche la prossima interrogazione, vertente sul tema del voto elettronico.

5-04056 Baldino ed altri: Sull'emanazione del decreto interministeriale per la sperimentazione del voto elettronico.

  Elisa SIRAGUSA (M5S) illustra l'interrogazione in titolo, di cui è cofirmataria, la quale rileva come i commi 627 e 628 della legge di Bilancio 2020 abbiano stanziato 1 milione di euro per la sperimentazione del voto elettronico nel nostro Paese e abbiano affidato la relativa attuazione ad un decreto del Ministro dell'interno di concerto con il Ministro per l'Innovazione Tecnologica.
  Tale sperimentazione riguarda anche le consultazioni referendarie di cui all'articolo 138 della Costituzione, con uno specifico focus su modelli di voto che garantiscano il concreto esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero e degli elettori per diversi motivi lontani dal luogo di residenza.
  Rileva che il termine per l'adozione del decreto interministeriale è scaduto a fine gennaio e il decreto non è stato ancora adottato.
  Già il decreto-legge n. 67 del 2012 introduceva forme di sperimentazione del voto elettronico, sebbene limitate soltanto al rinnovo dei membri facenti parte dei COMITES, organismi di rappresentanza degli italiani all'estero. Ciò nonostante, le consultazioni del 2015 si sono svolte ancora per corrispondenza e, ad oggi, non risultano ancora avviate iniziative volte a introdurre la modalità digitale per le prossime elezioni, attese entro fine 2021.
  L'emergenza sanitaria attuale ha messo in evidenza la necessità di dotarsi di modalità inedite e innovative di esercizio del diritto al voto, già urgenti dopo le risapute problematiche del voto postale – con cui si eleggono anche i rappresentanti della circoscrizione estera in Parlamento.
  La sperimentazione del voto in via digitale, come tale non sostitutiva del voto cartaceo, può prendere in considerazione due modelli; nel caso in cui venisse preferito il modello dell'e-voting, con urna digitale come già avvenuto in Lombardia, la sperimentazione potrebbe riguardare gli elettori, su base volontaria, in un numero limitato di comuni (possibilmente grandi città come Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli e Bari); se, invece, alla luce della necessità di evitare assembramenti ai seggi, sarà preferito il modello dell’i-voting, anche via app, sarà opportuno individuare soluzioni che rispondano ai principi di personalità, uguaglianza, libertà e segretezza del voto, previsti dall'articolo 48 della Costituzione.
  In entrambi i casi oggetto della simulazione potrebbe essere non solo il voto referendario, ma anche quello per le elezioni politiche e per le elezioni europee.
  Nell'auspicio di una collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri per la sperimentazione rivolta agli italiani all'estero, l'interrogazione chiede se il Governo non intenda emanare il suddetto decreto attuativo, al fine di avviare la sperimentazione del voto elettronico in occasione dell’election day previsto per il mese di settembre.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).
  Fa quindi notare, da ultimo, come il Governo, pur nella consapevolezza della complessità della questione, intenda agire con celerità per individuare adeguate soluzioni. Nel ritenere che tale strumento possa risultare molto utile, soprattutto nell'attuale situazione di emergenza pandemica, ribadisce comunque la necessità di prevederne un'attuazione corretta, nel rispetto di tutte le garanzie procedimentali, in una materia tanto delicata quale il diritto di voto.

  Elisa SIRAGUSA (M5S), replicando, fa notare come le garanzie di cui parla il rappresentante del Governo, inerenti al carattere personale e segreto del voto, risultino già eluse attualmente, ad esempio nel voto per corrispondenza per la rappresentanza degli italiani all'estero. Riterrebbe dunque ragionevole avviare una sperimentazione del voto elettronico ad esempio per il rinnovo dei membri facenti parte dei COMITES, considerata la natura circoscritta e specifica di tale forma di consultazione, che consentirebbe di testare l'affidabilità di tale strumento, in vista poi di una sua estensione alle altre elezioni.

5-04057 Calabria e Sisto: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.
5-04058 Prisco ed altri: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.
5-04059 Tonelli ed altri: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.

  Annagrazia CALABRIA (FI) illustra la sua interrogazione, facendo notare come i giorni successivi alla fine del cosiddetto lockdown si siano caratterizzati, e continuino a caratterizzarsi, per una presenza piuttosto rilevante di persone nei luoghi pubblici, quali strade, parchi e spiagge, senza rispettare le misure di distanziamento per il contenimento del contagio da COVID-19.
  La strategia del Governo per affrontare la cosiddetta Fase 2 sarebbe quella di individuare 60.000 volontari, coordinati dalla Protezione civile, tra i disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza o di ammortizzatori sociali, a cui assegnare il compito di far rispettare le regole come il distanziamento nei luoghi pubblici.
  La Ministra dell'interno ha dichiarato di non essere informata riguardo al progetto appena citato e che «le decisioni assunte, senza preventiva consultazione del Ministero dell'interno, per l'istituzione della figura degli assistenti civici in relazione alle misure di contrasto e di contenimento della pandemia Covid-19, non dovranno comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio».
  Ritiene quindi che l'ipotesi di istituire la figura dei cosiddetti «assistenti civici», oltre a rappresentare una palese limitazione della libertà personale, mostri l'incapacità del Governo di gestire una fase così complessa, arruolando personale che non avrebbe alcuna competenza né autorità nel monitorare gli spazi pubblici.
  Per tutelare la salute dei cittadini considera invece necessario prevedere uno screening di massa, attraverso tamponi e test sierologici, senza ricorrere a stratagemmi o strumenti improvvisati come l'istituzione degli «assistenti civici» che genera soltanto confusione tra le prefetture e le forze di polizia già impegnate nei controlli sul territorio.
  Sottolinea, a tal proposito, come le Forze dell'ordine e la polizia locale abbiano dimostrato di saper fornire il loro supporto sul territorio soprattutto in termini di sicurezza con circa 14 milioni di controlli effettuati durante il periodo di lockdown.
  In tale contesto l'interrogazione chiede se il Ministro interrogato non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito all'ipotesi di istituire la figura dei cosiddetti assistenti civici.

  Emanuele PRISCO (FDI) illustra la sua interrogazione, rilevando come intorno progetto annunciato dal Governo sugli «assistenti civici» gravino ancora molti dubbi, sia in merito ai compiti loro assegnati, sia in merito alla effettiva efficacia e realizzazione.
  Dalle dichiarazioni emerse e dagli organi di stampa risulterebbe essere un corpo di volontari assunto per svolgere compiti di utilità pubblica e sorveglianza durante la «Fase 2».
  Sembrerebbe un progetto ancora allo stato embrionale, dal momento che continuano scontri ed incomprensioni all'interno del Governo in merito alle funzioni loro attribuite e ancora da definire puntualmente.
  Tuttavia, dalla riunione tra il Ministro degli Affari Regionali, il Presidente del Consiglio e i ministri dell'Interno e del Lavoro i loro compiti sembrerebbero circoscritti e definiti.
  Il Ministro Francesco Boccia nel corso della trasmissione televisiva «di Martedì», su La7 ha affermato che: «L'assistente civico va davanti alle chiese, verifica il numero di persone che possono entrare e aiuta il flusso. Non può fare altro che ricordare le regole.». Da tali dichiarazioni emerge un progetto ancora non chiaro, e molteplici sono le preoccupazioni, che riguardano principalmente le modalità con cui i volontari saranno selezionati e quelle con cui saranno controllati per evitare abusi.
  La Ministra Lamorgese aveva anticipato che il Ministero dell'Interno non si sarebbe occupato né della formazione né della gestione del corpo di volontari: appare dunque evidente come non siano ben definite né le professionalità, né gli eventuali rapporti con i compiti delle forze dell'ordine.
  Diverse associazioni hanno mostrato il loro dissenso verso questa proposta; nello specifico, rileva come esistano già figure opportunamente preparate, selezionate e formate per svolgere queste peculiari e delicatissime funzioni. In particolare i lavoratori del comparto sicurezza privata (guardie giurate, addetti alla vigilanza disarmata, addetti ai servizi di controllo, steward) risultano appositamente preparati per gestire e assicurare il corretto flusso di persone negli esercizi pubblici, negli ospedali, sono e dunque in grado di affrontare situazioni critiche e di tensione.
  In tale contesto l'interrogazione chiede se il Ministro interrogato non ritenga urgente stabilire quali siano le garanzie professionali richieste per gli assistenti civici e quali siano i rapporti con i compiti già svolti dalle forze dell'ordine e quale sia il loro inquadramento.

  Gianni TONELLI (LEGA) osserva come recentemente il Ministro per gli affari regionali e autonomie abbia annunciato alla stampa l'iniziativa di voler reclutare sessantamila assistenti civici per far rispettare nella cosiddetta fase due della gestione dell'emergenza COVID-19 le misure di distanziamento sociale e vigilare sulla loro osservanza da parte dei cittadini in vari luoghi dei comuni di tutta Italia: dai locali, alle spiagge fino alle vie del centro.
  Dopo l'annuncio alla stampa di tale iniziativa e dell'imminente bando della Protezione civile per il reclutamento dei volontari, immediatamente anche diversi esponenti dei partiti che sostengono l'attuale Governo hanno espresso al riguardo molte critiche, definendola una scelta «che rischia di essere inopportuna, confusa e sbagliata» e, soprattutto, una decisione mai condivisa prima né nelle riunioni di maggioranza, né con gli altri Ministri, in particolare, considerati i compiti affidati agli assistenti civici, con il Ministro dell'interno.
  Infatti, il Ministero dell'interno, subito dopo aver appreso dalla stampa dell'iniziativa, aveva prontamente comunicato con una nota di non essere mai stato informato prima di tale decisione, puntualizzando che la decisione non dovrà comunque «comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia».
  Fa altresì notare come lunedì 25 maggio scorso, il Presidente del Consiglio sia stato costretto convocare immediatamente una riunione a Palazzo Chigi per cercare di chiarire la questione con i Ministri coinvolti.
  Nel susseguirsi delle informative tra i rappresentanti del Governo e della maggioranza a mezzo stampa degli ultimi giorni, non sono però ancora chiari quali siano concretamente i compiti affidati agli assistenti civici, dato che il Ministro per gli affari regionali e le autonomie ha precisato, dopo la riunione di lunedì, che questi «non avranno compiti di polizia» e «non saranno sentinelle anti-spritz».
  In tale contesto l'interrogazione chiede per quale motivo il Ministro interrogato, nella sua qualità di autorità nazionale di pubblica sicurezza e anche in considerazione delle conseguenze che il controllo esercitato dagli assistenti civici avrà sulle libertà fondamentali dei cittadini, non sia stato preventivamente informato dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, quali siano i criteri e i requisiti per il reclutamento e quando avrà inizio, quali siano la durata di questo tipo di sorveglianza, i compiti e le attività nello specifico demandati agli assistenti, anche rispetto a quelli già svolti dalle forze di polizia, e con quali poteri e qualifiche opereranno nel far rispettare le misure di distanziamento sociale.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde alle interrogazioni in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3), per quanto attiene agli ambiti di competenza del Ministero dell'interno.

  Annagrazia CALABRIA (FI) dichiara di non ritenersi soddisfatta della risposta del rappresentante del Governo, facendo notare come l'Esecutivo continui a generare confusione nei cittadini attraverso normative «cavillose» e poco chiare. A dispetto delle dichiarazioni del rappresentante del Governo, che ha escluso l'attribuzione agli assistenti civici di compiti di natura pubblicistica, fa notare come tali operatori dovrebbero agire comunque con compiti di vigilanza e per far rispettare le norme contro gli assembramenti, mansioni alle quali ritiene invece necessario adibire personale delle forze dell'ordine, che viene addestrato in tal senso.
  Si chiede pertanto chi dovrebbe occuparsi della formazione di questi operatori, ritenendo rischioso attribuire simili poteri speciali a 60 mila volontari, senza un adeguato addestramento. Rinviene inoltre una deriva autoritaria nell'attività del Governo in carica, ritenendo che i cittadini, più che dei comandi, hanno bisogno di regole certe e chiare, attraverso una loro effettiva messa in sicurezza, da attuare mediante gli screening di massa, tamponi e test sierologici.
  Dichiara quindi la sua diffidenza rispetto a tali spericolate forme di sperimentazione, ritenendo che i cittadini abbiano piuttosto bisogno di sentire che lo Stato sia vicino, con tutte le sue componenti istituzionali, comprese le forze dell'ordine, alle quali dichiara di esser grata per aver agito, nell'attuale situazione di emergenza, con responsabilità e professionalità.

  Emanuele PRISCO (FDI) ritiene che l'iniziativa di istituire gli assistenti civici sia una «buffonata», che testimonia come il Governo sia interessato esclusivamente ad esercitare forme di controllo nei confronti dei cittadini, che invece, a suo avviso, hanno agito con senso di responsabilità. Di contro, evidenzia come l'Esecutivo abbia lasciato agire indisturbati i criminali, mostrando disinteresse per altre rilevanti questioni di ordine pubblico, quale quella connessa all'immigrazione.
  Fa notare che i compiti di tali operatori sembrano poco chiari, rilevando, in ogni caso, come, anche in presenza di funzioni non pubblicistiche, esista altro personale preparato per gestire e assicurare il corretto flusso di persone negli esercizi pubblici e negli ospedali. Ritiene dunque che tale scelta rischi di ripercuotersi negativamente sulle forze dell'ordine, già gravate da compiti ogni onerosi e ignorate dal Governo in carica, che, per esempio, non ha previsto per il personale di quel settore alcun intervento di ricambio generazionale.

  Gianni TONELLI (LEGA) evidenzia, anzitutto, come non risponda a verità quanto affermato dal rappresentante del Governo riguardo ad una presunta richiesta dell'ANCI – che invece sarebbe stata smentita dagli stessi sindaci – di considerare l'ipotesi di avvalersi degli assistenti civici.
  Evidenzia, inoltre, come la natura pubblicistica delle mansioni di tali operatori, che è stata esclusa dal rappresentante del Governo, sia stata invece confermata dallo stesso Ministro Boccia, il quale ha indicato una serie di complesse attività, tra cui alcune di evidente natura pubblicistica, che tali assistenti civici dovrebbero svolgere.
  Ritiene che tale vicenda sia deplorevole e emblematica di come il Governo, nell'attuale situazione di emergenza, abbia le idee poco chiare e intenda agire con la forza piuttosto che organizzare un adeguato sistema di accompagnamento dei cittadini nel percorso di avvicinamento alla normalità. Ritiene, peraltro, che sussista il rischio di aggravare i compiti delle forze dell'ordine, dal momento che si chiama ad operare personale non preparato ed addestrato, che si troverà esposto alle reazioni di chiunque.
  Fa notare, in conclusione, che sarebbe stato preferibile impiegare questi volontari nel settore dell'agricoltura, nella prospettiva di contrastare realmente lo sfruttamento della manodopera nei campi, piuttosto che ricorrere, come ha fatto il Governo in carica, ad una sanatoria generalizzata degli immigrati.

5-04060 Ceccanti ed altri: Sulle iniziative volte a semplificare e accelerare l'accesso al fondo di solidarietà per le vittime dell'usura.

  Carmelo MICELI (PD) rinuncia ad illustrare l'interrogazione in titolo, di cui è cofirmatario.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Carmelo MICELI (PD), replicando, ringrazia il Sottosegretario per la puntuale risposta e saluta con soddisfazione il fatto che la tempistica di lavorazione delle pratiche per l'erogazione dei mutui da parte del fondo si sia oggi ridotta a 180 giorni.
  Nel prendere altresì atto delle criticità ancora esistenti, immagina di tracciare, d'accordo con il Governo, un percorso che possa portare, ove possibile, a rendere ancora più celere la lavorazione delle pratiche stesse e a sostituire i mutui con l'erogazione di somme a fondo perduto.

5-04061 Marco Di Maio: Sulle iniziative di competenza volte a consentire lo spostamento tra regioni finalizzato al ricongiungimento familiare.

  Marco DI MAIO (IV) rinuncia ad illustrare la sua interrogazione.

  Il sottosegretario Achille VARIATI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).

  Marco DI MAIO (IV), replicando, ringrazia il sottosegretario Variati per la cortese della risposta. Fa quindi presente come vi siano centinaia di migliaia di famiglie che da mesi sono separate, relazioni affettive che si sono spezzate, persone che pur appartenendo alla stessa famiglia non si possono incontrare, se non tentando di aggirare la legge, magari nonostante vivano a pochissimi chilometri di distanza.
  Segnala come l'interrogazione intenda principalmente portare nuovamente all'attenzione del Governo un argomento che gli sta a cuore, ovvero la possibilità, per centinaia di migliaia di famiglie italiane, di ritrovarsi. Sarebbe a suo avviso opportuno permettere gli spostamenti fuori regione almeno per i familiari, almeno per i parenti, almeno per quelle persone che, pur avendo relazioni stabili, non possono vedersi, almeno per i legami familiari e affettivi, ovvero per coloro che vivono in regioni vicine, a volte divise da pochissimi chilometri di confine, ma impossibilitati a spostarsi, salvo rischiare la violazione delle norme e le relative conseguenze. Ritiene che dal 3 giugno si debba dare questa possibilità, permettendo ai congiunti fuori regione di ritrovarsi, giudicando altresì opportuno ripristinare al più presto gli spostamenti tra le regioni, in considerazione dell'andamento della curva epidemiologica, anche per sostenere concretamente svariati settori dell'economia – a partire dal turismo, ma non certo l'unico – che stanno patendo fortemente queste limitazioni della mobilità.
  Si dichiara certo che, pur dovendo assicurare il più totale rispetto delle norme di sicurezza e protezione sanitaria, si possano permettere questi spostamenti senza compromettere nulla e, anzi, dando sollievo a milioni di italiani, ovvero a coloro che non si incontrano da oltre tre mesi e a coloro che gestiscono attività economiche fortemente penalizzate dai limiti imposti alla mobilità interregionale.

  Giuseppe BRESCIA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 12.40.

I Commissione - giovedì 28 maggio 2020

ALLEGATO 1

5-04055 Gebhard e Magi: Sulla violazione da parte dell'Italia del Patto sui diritti civili e politici con riferimento alla raccolta di firme per la presentazione di referendum.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, On.li Deputati,
  come richiamato dagli Onorevoli interroganti la comunicazione individuale presentata nel 2015 dai Signori Mario Staderini e Michele De Lucia al Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, in merito alla presunta violazione da parte dello Stato italiano del Patto internazionale sui Diritti Civili e Politici, è stata parzialmente accolta.
  In quella sede i ricorrenti hanno sostenuto che i requisiti previsti dalla legge n. 352 del 25 maggio 1970, recante: «Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del Popolo» tra cui, in particolare, la modalità di autenticazione delle firme raccolte per lo svolgimento di referendum innanzi a pubblico ufficiale, nonché l'assenza di spazi di informazione mediante servizio pubblico, avrebbero impedito loro l'esercizio dei diritti sanciti dall'articolo 25 del Patto internazionale, concernente il diritto di partecipazione dei cittadini alla vita politica.
  Il predetto Comitato delle Nazioni Unite, accogliendo parzialmente le tesi dei ricorrenti, ha rilevato una violazione dell'articolo 25 e dell'articolo 2 del Patto, con riguardo alla procedura di raccolta delle firme prevista dalla legge n. 352 del 1970, ritenendo sussistente «un'irragionevole restrizione» all'esercizio dei diritti dei ricorrenti nella misura in cui viene richiesta la presenza di un pubblico ufficiale per l'autentificazione delle firme raccolte, senza la contemporanea adozione di procedure idonee ad assicurare la loro presenza.
  L'ordinamento giuridico italiano, come noto, prevede nella Carta costituzionale, tra gli strumenti di partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese, gli istituti del referendum abrogativo di leggi o atti aventi forza di legge e l'iniziativa popolare nella formazione delle leggi.
  In particolare, l'articolo 75 della Costituzione stabilisce che l'indizione di referendum abrogativi debba essere richiesta da 500.000 elettori o, in alternativa da 5 Consigli regionali, tenuto conto che un'iniziativa referendaria incide sulla funzione legislativa ordinariamente riservata alle Camere.
  La disciplina dei referendum e dell'iniziativa popolare è contenuta nella summenzionata legge del 1970 e, più in particolare, nell'articolo 8, ove viene previsto che la richiesta di referendum debba essere effettuata mediante la raccolta delle firme degli elettori su appositi fogli recanti l'oggetto del referendum, le generalità del sottoscrittore e il comune nelle cui liste elettorali dell'anagrafe questi è iscritto.
  In merito alla rilevanza che nel nostro ordinamento riveste il requisito dell'autenticazione della firma dei sottoscrittori, va rilevato che in tema di consultazioni popolari, l'adempimento richiesto costituisce un elemento essenziale del procedimento previsto, a tutela della regolarità delle consultazioni elettorali.
  La formalità dell'autenticazione non costituisce un semplice mezzo di prova ma un requisito prescritto «ad substantiam
actus» per garantire la certezza della firma apposta e l'identità del sottoscrittore.
  Si tratta, quindi, di un elemento essenziale, la cui mancanza, secondo la legge, non determina un'irregolarità suscettibile di essere sanata ma è sanzionata con la nullità della sottoscrizione che, pertanto, può riverberarsi sulla legittimità della richiesta della consultazione ove non sia raggiunto il numero prescritto di firme valide apposte dagli elettori.
  L'atto di autentica richiede la necessaria presenza dell'ufficiale autenticante al momento della raccolta della firma in quanto tale circostanza attribuisce pubblica fede rispetto a quanto verificatosi davanti allo stesso ufficiale autenticante.
  La mancata presenza del pubblico ufficiale al momento della firma dell'elettore esporrebbe al rischio di dover convocare consultazioni referendarie basate su sottoscrizioni di provenienza non accertata che, quindi, potrebbero non essere rappresentative di quella quota parte di corpo elettorale individuata dalla Costituzione italiana come legittimata a richiedere i referendum abrogativi.
  Va peraltro ricordato che il legislatore, con diversi interventi normativi che si sono succeduti nel tempo, da ultimo nel 2017 con la legge n. 165 del 3 novembre, ha ampliato le categorie previste dalla legge 21 marzo 1990, n. 53, agevolando il procedimento di raccolta delle firme, prevedendo un'ampia platea di soggetti giuridici abilitati all'autenticazione delle sottoscrizioni, tra i quali i notai, i giudici di pace, i cancellieri e collaboratori delle cancellerie delle Corti di appello e dei tribunali, i segretari delle procure della Repubblica, i presidenti delle province, i sindaci, gli assessori e i consiglieri degli enti locali, nonché i funzionari incaricati dal sindaco e dal presidente della provincia.
  Si soggiunge, altresì, che i promotori dei referendum, ovvero le forze politiche, le associazioni e i comitati, in occasione della raccolta delle firme si sono sempre avvalsi della facoltà di installare e organizzare nelle pubbliche vie delle postazioni per fornire un'adeguata informativa al corpo elettorale e per l'autentica delle sottoscrizioni.
  Nel riconoscere la delicatezza delle questioni poste dall'interrogante, si evidenzia che il Comitato interministeriale per i Diritti Umani (CIDU) del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha prontamente provveduto a pubblicare sul proprio sito le decisioni assunte dal Comitato delle Nazioni Unite, così come dallo stesso richiesto nella parte dispositiva della pronuncia adottata.
  La CIDU ha richiesto, altresì, commenti ed aggiornamenti alle Amministrazioni interessate, entro i termini fissati dal Comitato delle Nazioni Unite, ovvero 180 giorni, prorogati di ulteriori 60 giorni a causa della pandemia da Covid 19, con scadenza al prossimo mese di giugno.
  Sul delicato tema il Ministero dell'interno, per i profili di competenza, non mancherà di fornire ogni utile contributo.

ALLEGATO 2

5-04056 Baldino ed altri: Sull'emanazione del decreto interministeriale per la sperimentazione del voto elettronico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, On.li Deputati,
  l'Onorevole interrogante pone all'attenzione del Ministro dell'interno la tematica relativa alla sperimentazione del voto elettronico.
  Al riguardo va preliminarmente ricordato che la legge di bilancio per l'anno 2020 ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'interno, un apposito Fondo, pari a 1 milione di euro, allo scopo di introdurre in via sperimentale modalità di espressione del voto in via digitale per le elezioni politiche ed europee e per i referendum.
  La stessa legge ha previsto che con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione sono definite le modalità attuative di utilizzo delle predette risorse.
  In proposito appare opportuno evidenziare che ai fini dell'adozione del predetto decreto risulta in ogni caso necessario procedere ad un'attenta valutazione di una serie di aspetti tecnici di estrema delicatezza e complessità, propri del procedimento elettorale, che si riflettono sul rispetto dei princìpi costituzionali di segretezza e di personalità del voto, sulla necessità di assicurare il corretto computo dei suffragi ai fini della proclamazione ufficiale degli eletti, sull'eventuale contenzioso e sulla correlata necessità di estrarre tutti i dati che hanno portato alla formazione dei risultati ufficiali.
  In tale contesto vanno altresì considerati anche gli esiti della sperimentazione svolta in passato sia in Italia che in alcuni Paesi europei, tra cui Francia e Germania, Paesi che – si soggiunge – hanno poi rinunciato all'introduzione del sistema di voto elettronico, attese le problematiche emerse sia sotto il profilo tecnico-giuridico, sia per l'aumento dei casi di cyber crime.
  Va anche ricordato che sulla tematica, con l'approvazione di un ordine del giorno, il Governo si è impegnato all'adozione di linee guida per la sperimentazione del voto elettronico. Tale attività è da ritenersi pregiudiziale all'adozione del decreto interministeriale in considerazione della ponderata valutazione dei diversi profili di rilevante complessità, cui si è fatto riferimento poc'anzi, e dell'individuazione delle possibili soluzioni, con particolare riferimento agli aspetti tecnici e di sicurezza informatica.
  Lo svolgimento di tali approfondimenti sarà demandato ad un'apposita Commissione costituita da tutti gli attori interessati, che potrà fornire un valido contributo al fine di individuare le imprescindibili garanzie procedimentali volte ad assicurare il diritto di voto che rappresenta il cuore della nostra democrazia.

ALLEGATO 3

5-04057 Calabria e Sisto: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.
5-04058 Prisco ed altri: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.
5-04059 Tonelli ed altri: Sull'utilizzo degli assistenti civici per il controllo del rispetto delle norme di prevenzione del contagio da COVID-19.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, On.li Deputati,
  rispondo congiuntamente alle interrogazioni poste dagli Onorevoli Calabria, Sisto e Tonelli, in quanto vertenti sulla medesima tematica, ossia quella relativa all'ipotesi di prevedere l'impiego di assistenti civici, in relazione all'emergenza epidemiologica in corso.
  L'ipotesi dell'istituzione degli assistenti civici in occasione dell'emergenza Covid-19 nasce da una richiesta da parte dell'Anci, condivisa anche dalle Regioni; nelle esperienze comunali in cui sinora ha avuto attuazione l'assistente civico svolge, tra l'altro, attività di informazione e di promozione del senso civico.
  In questo contesto emergenziale l'apporto di una figura, quale quella degli assistenti civici, può risultare utile in considerazione del fatto che molti volontari sinora impiegati hanno fatto venire meno la propria disponibilità per esigenza lavorative proprio in considerazione della ripresa delle attività.
  Si tratterà di soggetti chiamati ad espletare gratuitamente prestazioni di volontariato con finalità di mera utilità e solidarietà sociale prestando compiti di assistenza ed informazione ai cittadini.
  Conseguentemente una figura siffatta non svolgerà compiti di natura pubblicistica che restano proprie delle Forze di polizia, il cui personale, al fine di prevenire e contrastare il compimento di reati e di tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica, agisce con le qualifiche di agente e ufficiale di polizia giudiziaria nonché di agente e ufficiale di pubblica sicurezza.
  A puro titolo informativo, ritengo utile segnalare, a conferma dell'attività sinora svolta dalle Forze di polizia che fino al 26 maggio sono stati effettuati circa 16 milioni di controlli; sono state sanzionate e denunciate a vario titolo circa 479 mila persone; sono stati, inoltre, controllati più di 6 milioni di esercizi commerciali ed elevate circa 12 mila sanzioni a vario titolo.
  Così delineate, le funzioni svolte non comporteranno l'assolvimento di funzioni di incaricato di pubblico servizio e ciò eviterà di ingenerare confusione nei cittadini che, come ampiamente dimostrato, hanno prestato la massima osservanza alle disposizioni e alle restrizioni necessarie per evitare il diffondersi del contagio.

ALLEGATO 4

5-04060 Ceccanti ed altri: Sulle iniziative volte a semplificare e accelerare l'accesso al fondo di solidarietà per le vittime dell'usura.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, On.li Deputati,
  in relazione alle questioni evidenziate dall'Onorevole interrogante, va preliminarmente rilevato che l'Ufficio del Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura è costantemente impegnato nell'attività di sostegno in favore delle piccole e medie imprese, dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti che, in questa delicata fase di emergenza epidemiologica, risultano essere particolarmente vulnerabili e quindi esposti all'usura in ragione delle ricadute economiche negative derivanti dall'attuale congiuntura.
  In tale contesto, come anche evidenziato dall'Onorevole interrogante, il Governo ha posto in essere una serie di misure di sostegno finanziario contemperando l'esigenza della tempestività delle erogazioni, fondamentale in questa fase emergenziale, con la necessità dei relativi controlli che restano irrinunciabili.
  Tanto premesso, va rilevato che le vittime di usura possono accedere allo specifico Fondo, istituito dalla legge del 7 marzo del 1996, n. 108 al fine di ottenere un mutuo, commisurato agli interessi usurari e ai danni derivanti dagli stessi, senza interessi, da restituire in 10 anni.
  L'applicazione della normativa ha evidenziato negli anni alcune criticità, la più significativa delle quali risiede nella difficoltà da parte della vittima di restituire il mutuo ricevuto.
  Il monitoraggio sull'andamento del Fondo rivela, infatti, che circa l'80 per cento delle somme non risulta restituito.
  Questa circostanza è riconducibile alle evidenti difficoltà che un'impresa soggetta all'usura spesso incontra nell'attività di reinserimento nel circuito economico, nonché in quella di ripianamento dei debiti assunti con lo Stato e con i privati.
  Il Comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura, nonostante le difficoltà del momento, ha lavorato intensamente al fine garantire ai soggetti economici e imprenditoriali vittime di racket e di usura, l'indispensabile continuità del sostegno dello Stato, erogando dall'inizio dell'emergenza epidemiologica, somme per complessivi 6 milioni di euro.
  Nel contempo, lo stesso Comitato è impegnato nella ricerca di misure in grado di rendere sempre più efficace la normativa di riferimento, anche sulla base dell'esperienza maturata e delle prassi più recenti.
  Per quanto concerne le fasi procedimentali di lavorazione delle istanze di accesso al Fondo, si evidenza che la tempistica si è ultimamente ridotta, ed è quantificabile in circa 180 giorni in media e ciò nonostante l'articolata procedura che prevede la possibile presentazione di ulteriori istanze e osservazioni, nonché l'esame di successive pronunce giurisdizionali, intese al riconoscimento di eventuali danni biologici o a causa di contestazioni circa i benefìci economici già riconosciuti dal Comitato.
  Mi preme evidenziare che l'Amministrazione dell'interno e la Struttura commissariale,
in relazione ai diversi provvedimenti normativi attualmente all'esame del Parlamento, sono impegnate ad assicurare ogni utile contributo per individuare le soluzioni più efficaci in favore delle vittime dell'usura, in linea con i principi di solidarietà richiamati dalla Carta Costituzionale.

ALLEGATO 5

5-04061 Marco Di Maio: Sulle iniziative di competenza volte a consentire lo spostamento tra regioni finalizzato al ricongiungimento familiare.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, On.li Deputati,
  come rilevato dall'Onorevole interrogante i sacrifici di natura personale, economico e sociale che la situazione emergenziale sta imponendo ai cittadini sono consistenti.
  La gran parte degli italiani ha dimostrato un grande senso di responsabilità nel rispettare le misure adottate nel corso di questi mesi per contenere il diffondersi dell'epidemia.
  È in ogni caso indispensabile non abbassare la guardia, per non vanificare i risultati raggiunti sin ora in termini di riduzione del contagio, continuando ad adottare condotte improntate al rigoroso rispetto delle regole di contenimento, anche nella consapevolezza che ognuno debba essere il «controllore di sé stesso» per evitare che il contagio possa tornare a crescere a causa di comportamenti irresponsabili.
  In prima istanza è, dunque, necessario un richiamo all'autodisciplina per il rispetto delle regole, come atto collettivo di responsabilità.
  Ogni comportamento, ogni scelta nel quotidiano può, infatti, contribuire a realizzare le condizioni per uscire definitivamente da questa emergenza e per tornare a condurre pienamente una vita normale, in tutte le nostre relazioni, affettive e professionali.
  Gli sforzi sino ad ora compiuti hanno consentito di ridurre alcune limitazioni agli spostamenti tant’è che, a decorrere dal 18 maggio, sono cessate tutte le misure limitative della circolazione all'interno del territorio regionale.
  Appare superfluo dire che tutti ci auspichiamo un più celere ritorno alla ordinaria vita sociale ma è altrettanto vero che ciò deve essere coniugato con le esigenze di evitare pericolose riprese del contagio.
  Come espressamente previsto dal decreto-legge n. 33 dello scorso 16 maggio, attualmente in conversione, fino al prossimo 2 giugno sono vietati gli spostamenti con mezzi di trasporto pubblici e privati in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente ci si trova, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. Resta in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.
  Nel medesimo provvedimento è stabilito, altresì, che a decorrere dal prossimo 3 giugno, gli spostamenti interregionali possono essere limitati solo con provvedimenti adottati ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 19 dello scorso 25 marzo, ossia con DPCM, in relazione ad aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree.
  In tale contesto, ogni conseguente valutazione dovrà necessariamente tener conto del quadro di rischio esistente nei diversi contesti territoriali e delle indicazioni più specificamente di carattere sanitario che esulano dalle competenze del Ministero dell'interno.

  Nella cornice sanitaria che quindi che verrà definita e per quanto di competenza dell'Amministrazione dell'interno, i Prefetti e le Forze di polizia continueranno a svolgere ogni utile attività per il rispetto delle prescrizioni che saranno adottate, così come è sinora avvenuto.