Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
SOMMARIO
Mercoledì 27 maggio 2020

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Sulla pubblicità dei lavori ... 158

Seguito dell'audizione della Direttrice acquisti della RAI (Seguito dell'audizione e conclusione) ... 158

Sulla pubblicazione dei quesiti ... 159

ALLEGATO (Quesiti per i quali è pervenuta risposta scritta alla presidenza della Commissione (dal n. 222/1118 al n. 231/1140) ... 160

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di mercoledì 27 maggio 2020

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 27 maggio 2020. — Presidenza del presidente Alberto BARACHINI.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.20 alle 13.50.

  La seduta comincia alle 13.55.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE comunica che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna, per quanto concerne l'audizione all'ordine del giorno, sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, in differita, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Avverte che con riferimento all'audizione odierna verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Seguito dell'audizione della Direttrice acquisti della RAI.
(Seguito dell'audizione e conclusione).

  Prosegue l'audizione della Direttrice acquisti RAI, iniziata nella seduta del 6 maggio scorso.

  Il PRESIDENTE saluta e ringrazia la dottoressa Monica Caccavelli, collegata in videoconferenza.

  La dottoressa CACCAVELLI integra la relazione svolta nella precedente seduta.

  Intervengono per porre quesiti il senatore Alberto AIROLA (M5S), la deputata Maria Laura PAXIA (M5S), i senatori Maurizio GASPARRI (FIBP-UDC) e Lucrezia Maria Benedetta MANTOVANI (M5S) il deputato MOLLICONE (FDI) e il senatore Giorgio Maria BERGESIO (L-SP-PSd'Az), ai quali replica la dottoressa CACCAVELLI.

  Il PRESIDENTE, dopo aver ringraziato la dottoressa Caccavelli, dichiara chiusa l'audizione.

Sulla pubblicazione dei quesiti.

  Il PRESIDENTE comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti dal n. 222/1118 al n. 231/1140 per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).

  La seduta termina alle 15.05.

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - mercoledì 27 maggio 2020

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 222/1118 AL N. 231/1140).

  L'ABBATE, AIROLA, DI NICOLA, GAUDIANO, RICCIARDI, MANTOVANI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato RAI.
  Premesso che:
   la RAI – Radiotelevisione Italiana, è la società concessionaria in esclusiva del Servizio Pubblico radiotelevisivo e multimediale. Ciò significa che deve garantire, quale servizio di interesse generale, il raggiungimento di obiettivi di pubblica utilità, in base all'articolo 49 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, la stessa è tenuta a svolgere il servizio nel rispetto dei principi di trasparenza, efficacia, efficienza e competitività;
  considerato che:
   la Società inoltre dispone di una struttura di Pianificazione che pur non avendo potere decisionale, su di essa convergono tutte le richieste delle testate nazionali e reti per i collegamenti avendo la stessa precisa contezza della dislocazione e ubicazione di tutti i mezzi della Rai sull'intero territorio nazionali e che di conseguenza conosce le strutture operative regionali;
   tuttavia, nonostante le disposizioni aziendali obblighino a impiegare le risorse interne prima di rivolgersi ad appalti, risulta agli interroganti che le testate giornalistiche nazionali RAI facciano sempre più ricorso ad affidamenti ad esterni senza utilizzare o valorizzare le risorse già presenti nelle regioni;
  considerato inoltre che:
   risulta agli interroganti che in Puglia in particolare vi sia una importante postazione di mezzi Rai in Piazza Diaz a Bari che vede la presenza di un mezzo satellitare Ita 88 per trasmissioni e regia, struttura a tenda di 6 metri per collegamenti al coperto; zainetto per trasmissioni collegamenti leggeri; 4 persone in pianta stabile tra tecnici operatori e coordinatore;
   tale postazione e tali mezzi vengono utilizzati dalla Testata regionale, ma non vengono utilizzati dalle testate nazionali che invece ricorrono quotidianamente ad affidamenti esterni; tale situazione appare inspiegabile anche alla luce dei differenti orari di trasmissione delle emittenti nazionali e locali, che garantirebbero un utilizzo razionale delle risorse a disposizione;
  valutato che:
   il ricorso ad affidamenti esterni rappresenta un evidente aggravio di costi per l'azienda, che invece potrebbe ottenere il medesimo risultato con le risorse già disponibili e senza sostenere nuovi costi; appare agli interroganti che vi sia sempre meno interesse ad investire nel rinnovo delle apparecchiature tecnologiche e dei mezzi, oltre che nella valorizzazione del personale;
   il ricorso ordinario ad appalti non appare in linea con il dovere in capo all'Azienda di rispettare i principi di efficacia, efficienza e competitività a maggior ragione in considerazione degli obblighi derivanti dal Contratto di servizio;
  si chiede di sapere:
   se gli interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e se non ritengano opportuno verificare la situazione e nel
caso, adottare le iniziative necessarie affinché vi sia un impiego razionale ed efficiente delle risorse pubbliche.
(222/1118)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni delle strutture aziendali competenti.
  In primo luogo, si ritiene opportuno mettere in evidenza come la Rai, per far fronte all'emergenza, abbia definito e messo in campo una serie di interventi tecnico-organizzativi finalizzati a contemperare le esigenze di tutela della salute e quelle di garantire la continuità dell'offerta, con particolare riferimento all'informazione. In tale quadro si inserisce, per quanto riguarda le testate sul territorio, la collocazione di un mezzo satellitare ITA fuori dall'insediamento regionale RAI, in un luogo simbolo delle diverse città. Questo mezzo, collocato remotamente rispetto alla sede, con una gestione monocamera e un montaggio, consente di ottenere un duplice obiettivo:
   abbassare l'affollamento della sede, permettendo ai giornalisti che escono per realizzare i servizi di non rientrare nella sede stessa;
   costituire una soluzione di emergenza (Disaster Recovery) per realizzare un'edizione del TG Regionale in caso di interdizione momentanea completa della sede, durante una sanificazione.

  Tale situazione ha coinvolto anche la sede di Bari, con una postazione ITA 88, gestita dal personale della sede.
  Nel contesto sopra sintetizzato si inserisce l'episodio citato nell'interrogazione di cui sopra, che riguarda il caso in cui uno zainetto (soluzione mobile) in service richiesto dal TG1 per la copertura di diverse località sia all'interno della città di Bari, che più in generale in Puglia, sia stato usato in prossimità di uno dei collegamenti della stazione satellitare RAI (stanziale e di backup).
  In conclusione, si è trattato di una mera coincidenza di carattere occasionale dovuta all'imprevedibilità che caratterizza – soprattutto in questa fase di emergenza – il racconto degli eventi di cronaca.

  CAPITANIO, BERGESIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI, TIRAMANI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Nel corso della puntata del programma «Agorà», trasmessa giovedì 30 aprile 2020 in daytime su Rai 3, è intervenuto l'on. Alessandro Morelli, membro del gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier e presidente della IX Commissione permanente della Camera dei deputati. L'on. Morelli è intervenuto in collegamento video dall'aula di Palazzo Montecitorio, durante «l'occupazione ad oltranza» tenuta dai deputati del gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier nella notte tra giovedì 29 e venerdì 30 aprile.
  Agli interroganti sono giunte numerose segnalazioni relativamente all'invio di una missiva/richiamo scritto alla Società concessionaria da parte della Camera dei deputati.
  Se confermato, il fatto sarebbe particolarmente grave perché costituirebbe una pericolosa interferenza della Presidenza della Camera rispetto al libero svolgimento del servizio pubblico radiotelevisivo che, vista la grave emergenza sanitaria, deve necessariamente appoggiarsi su nuove forme di collegamento (ad es. Skype).
  Alla luce di quanto esposto fin qui, alla Società concessionaria si chiedono informazioni in merito ad eventuali altre richieste di questo genere.
(223/1121)

  RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione in oggetto si segnala che, in base agli elementi forniti dalle strutture competenti, non risulterebbe essersi verificata l'ipotesi prefigurata, vale a dire la trasmissione di una missiva/richiamo scritto da parte della Camera dei deputati alla Rai in relazione al tema riportato nell'interrogazione di cui sopra.

  MULÈ, GALLONE, MARROCCO, RUGGIERI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.
  Per sapere, premesso che:
   nell'edizione del Tg1 del 4 maggio, in onda alle 13:30, non è stato dato alcuno spazio allo scontro avvenuto tra il pubblico ministero Nino Di Matteo, e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede;
   nello specifico, il 3 maggio durante la trasmissione «Non è l'Arena», in onda su La7, il pubblico ministero, Nino Di Matteo, ha rilasciato delle dichiarazioni piuttosto sconcertanti riguardo la sua mancata nomina a capo del DAP a cui è seguita la replica del ministro della giustizia, Alfonso Bonafede;
   si tratta di un episodio gravissimo che è stato totalmente oscurato dal notiziario della rete ammiraglia e che dimostra, ancora una volta, come la Rai abbia tradito la missione di servizio pubblico;
   la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, ai sensi dell'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo;
   a ciò si aggiunga che l'articolo 7 del Testo Unico sopra citato dispone che l'attività di informazione radiotelevisiva costituisce un servizio di interesse generale che deve garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge;
   è dovere della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo informare i telespettatori, soprattutto attraverso notiziari nazionali e regionali con programmazione quotidiana o straordinaria, al fine di soddisfare il diritto del cittadino a una corretta informazione e alla formazione di una propria opinione –:
   quali iniziative di propria competenza intendano adottare i vertici Rai per fare chiarezza sulle dinamiche di redazione che, nell'episodio riportato in premessa, hanno prodotto una informazione incompleta violando i principi basilari del sistema radiotelevisivo.
(224/1122)

  GARNERO SANTANCHÈ, MOLLICONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Premesso che:
   lo scorso 3 maggio il magistrato Nino Di Matteo, componente del Consiglio superiore della magistratura, ha rilasciato, ospite della trasmissione «Non è l'arena» in onda su La 7, dichiarazioni particolarmente gravi che riguardano il ministro della giustizia Alfonso Bonafede e la circostanza per la quale l'ipotesi di nominare il dott. Di Matteo a capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sarebbe stata abbandonata a seguito delle proteste di boss mafiosi detenuti;
   la notizia, ampiamente ripresa il giorno dopo dagli organi di stampa e da alcuni telegiornali del servizio pubblico, non è stata trattata dall'edizione del TG1 delle 13.30 di lunedì 4 maggio,
  si chiede di sapere
   per quali ragioni, fermo il rispetto dell'autonomia editoriale della testata, il Direttore del TG1 non abbia ritenuto che fosse un obbligo di servizio pubblico e un diritto dei propri telespettatori riportare un fatto così rilevante e dalle notevoli implicazioni istituzionali.
(227/1128)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni fornite dalla testata del Tg1.
  In linea generale, si ritiene opportuno mettere in evidenza che la scelta editoriale del Tg1, durante questo periodo di pandemia, è quella di concentrare le notizie sul coronavirus nell'edizione delle 13:30 e di dare più spazio alle notizie politiche nell'edizione serale.
  In tale quadro, occorre tener presente che il giorno 4 maggio era il primo giorno di parziale riapertura delle attività dopo il lockdown e pertanto l'edizione delle 13:30 è stata quasi completamente dedicata a questa fase, con il racconto della situazione del Paese tramite inviati sparsi in tutta Italia e con l'illustrazione dei provvedimenti del governo e del confronto politico sulle scelte in campo economico.
  Poiché, come detto, la linea editoriale del notiziario al momento prevede un maggior numero di pezzi di politica nella edizione delle 20:00, puntualmente la sera del 4 maggio il Tg1 ha trattato la vicenda Bonafede-Di Matteo e le sue implicazioni politiche, dando spazio a tutte le voci e ai partiti intervenuti sulla questione.

  MULÈ, NEVI, FIORINI, BARONI, BRUNETTA, CAON, FASANO, SAVINO S., SPENA. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Per sapere, premesso che,
   nell'edizione del Tg1, andata in onda lo scorso 29 aprile alle ore 20:00, un'attivista di Greenpeace ha puntato il dito contro gli allevamenti di Lombardia ed Emilia, accusati apertamente e senza contraddittorio di essere i maggiori responsabili dell'inquinamento del Nord-Italia;
   una correlazione falsa, grave e fuorviante che è stata già denunciata a seguito della campagna mediatica sulle reti Rai («Sapiens» di Mario Tozzi; «Indovina chi viene a cena», di Sabrina Giannini; «Report» di Sigfrido Ranucci) nella quale il sistema zootecnico è additato tra i maggiori responsabili dell'inquinamento atmosferico, fino a ipotizzare un pericoloso e non veritiero collegamento fra la zootecnia e l'epidemia di coronavirus;
   ad avviso degli interroganti non sono accettabili, in alcun modo, le conclusioni semplicistiche arbitrariamente estrapolate da alcuni studi che il notiziario della rete ammiraglia ne ha tratto, in quanto:
    a) le pandemie di origine zoonotica, sono trasmesse soprattutto da animali selvatici;
    b) tali pandemie si sviluppano in aree di promiscuità uomo animale e di scarsa igiene, cioè l'esatto contrario degli iper controllati allevamenti italiani;
    c) le più catastrofiche pandemie si sono sviluppate in epoche premoderne ritenute dai conduttori di cui sopra periodi in cui sussisteva un corretto equilibrio tra uomo e natura;
    d) la zootecnia nazionale sta facendo ogni possibile sforzo, in linea con le prescrizioni comunitarie, in favore del benessere animale e per ricondurre il sistema nell'ambito dell'economia circolare, mediante riduzione dei gas serra prodotti, riutilizzo dei sottoprodotti e valorizzazione dei principali inquinanti che derivano da tale attività cioè le deiezioni animali;
   quanto riportato nel servizio del Tg1 ha allarmato la filiera zootecnica nazionale per l'inaccettabile impostazione culturale che, oltre a spaventare i cittadini, accresce sospetti e paure verso il modello alimentare italiano, screditando ingiustamente gli operatori del settore;
   il settore agro-alimentare italiano, in particolare quello legato alla zootecnia, sta facendo un enorme sforzo per fare in modo che, nonostante le difficoltà e le limitazioni attuali, nei negozi e supermercati si possano trovare alimenti e prodotti sicuri e di qualità;
   il servizio andato in onda sul notiziario della rete ammiraglia, oltre a produrre un enorme danno a carico di uno dei principali settori del Made in Italy, punta il dito contro allevatori, lavoratori e imprese di trasformazione che continuano a lavorare e che, anche in questo momento,
tengono in piedi l'economia italiana. E questo in una fase in cui il comparto zootecnico soffre di una contrazione di un volume d'affari di almeno il 20 per cento e di un aumento dei costi per l'alimentazione animale del 5 per cento;
   gli oltre 250.000 i lavoratori addetti al mondo delle produzioni zootecniche, e le 270.000 aziende agricole e di trasformazione, che generano un fatturato per il nostro Paese di oltre 40 miliardi di euro, operano con responsabilità e sono, per legge e per vocazione, al servizio dei consumatori, per garantire l'approvvigionamento di beni alimentari primari in totale sicurezza;
   saturare i telespettatori con informazioni imprecise, frammentate e non contestualizzate, suggerendo la presunta pericolosità o arbitrari effetti collaterali del sistema di produzione alimentare moderno, non solo è sbagliato e dannoso per l'economia nazionale, ma soprattutto è un falso perpetrato tramite i canali del servizio pubblico;
   è essenziale che la Rai, nell'ambito del fondamentale ruolo che il servizio pubblico riveste soprattutto in momenti come questo, presti maggiore attenzione a quei messaggi che, privi di fondamento scientifico, cercano di destabilizzare ulteriormente il fragile equilibrio che regna nelle famiglie;
   l'articolo 7 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, dispone che l'attività di informazione radiotelevisiva costituisce un servizio di interesse generale che deve garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge –:
   quali iniziative i vertici Rai intendano adottare al fine di garantire una informazione completa, obiettiva e imparziale e provvedere tempestivamente al ripristino di una situazione di rigoroso ed effettivo equilibrio dell'informazione da parte del Tg1;
   se i vertici non ritengano opportuno sottoporre il servizio andato in onda al Tg1 ad un preventivo accertamento della veridicità scientifica rispetto a quanto riferito e provvedere tempestivamente ad una rettifica.
(225/1125)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni della testata TG1.
  In primo luogo, si ritiene opportuno mettere in evidenza che il servizio in questione è stato costruito utilizzando i dati provenienti da eminenti istituti di ricerca; inoltre l'incipit del servizio ha sottolineato come il legame tra inquinamento e Covid-19 abbia ancora bisogno di conferme e ha riportato il punto di vista dell'Istituto superiore di sanità, secondo cui bisogna attendere la fine dell'epidemia per prendere in considerazione tutte le variabili.
  Lo scopo del servizio è stato quello di informare i cittadini dell'esistenza di alcuni studi internazionali sul tema, l'ultimo dei quali arriva da Harvard e giunge alla conclusione che respirare polveri sottili a lungo indebolisce le difese respiratorie e quindi espone maggiormente all'aggressività del virus. In tale contesto si inserisce l'intervento di un'esponente di Greenpeace, che ha poi citato i dati ufficiali frutto di uno studio da parte di enti di ricerca pubblici quali ISPRA e ARPA Lombardia, che mettono in correlazione le emissioni di ammoniaca degli allevamenti intensivi e le polveri sottili PM 2,5.
  In tale quadro, è stata presentata l'ipotesi di una possibile relazione tra polveri sottili e Covid-19, legata al fatto che chi vive in aree con alti livelli di inquinamento dell'aria è più incline a sviluppare problemi respiratori cronici, che potrebbero favorire agenti infettivi. Infatti, l'impatto dell'inquinamento dell'aria sulla salute pubblica viene così spiegato da Riccardo De Lauretis,
responsabile dell'area emissioni e prevenzione dell'inquinamento atmosferico di ISPRA: «Nel bacino padano l'esposizione prolungata al particolato determina che la salute della popolazione può essere più a rischio che in altre aree».

  TIRAMANI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Nel corso della puntata del programma «Le parole della settimana», trasmessa sabato 18 aprile 2020 su Rai 3, il conduttore Fabio Fazio ha intervistato il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, on. Dario Franceschini. Quest'ultimo – nel corso dell'intervista – ha sottolineato la «potenzialità enorme che ha la rete, il web per la diffusione di contenuti culturali», tanto da ragionare «sulla creazione di una piattaforma italiana che consenta di offrire a tutto il mondo la cultura italiana non come adesso in modo volontario, gratuito, ma a pagamento», e cioè una sorta di «Netflix della cultura italiana».
  Considerato che la Rai, già da tempo, sta lavorando alla realizzazione di un canale ad hoc per veicolare contenuti culturali italiani, anche in lingua straniera;
  alla Società concessionaria si chiede:
   se quanto affermato dal Ministro Dario Franceschini fa riferimento ad uno specifico progetto cui il Ministero medesimo sta lavorando con la Rai;
   a che punto sia la realizzazione del canale Rai per la diffusione di contenuti culturali italiani, anche in lingua straniera.
(226/1126)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi.
  In linea generale si ritiene opportuno mettere in evidenza come il tema della promozione culturale, anche in lingua straniera, costituisca uno degli elementi centrali della missione di servizio pubblico affidata alla Rai; il Contratto di servizio 2018-2022, ad esempio, all'articolo 2, impegna la Rai ad articolare la propria offerta tenendo conto, nell'ambito di azioni di lungo termine, anche dell'obiettivo di supportare:
   «il sistema audiovisivo attraverso interventi in grado di valorizzare il sistema culturale, creativo e dei talenti e supportare la crescita dell'industria audiovisiva sotto il profilo sia qualitativo sia quantitativo, anche nella prospettiva di una sua maggiore proiezione internazionale»;
   «il sistema Italia all'estero valorizzandone le eccellenze e le esperienze più virtuose in sinergia con le relazioni anche istituzionali di natura economica, culturale e scientifica».

  In tale quadro, con riferimento ai temi specifici sollevati nell'interrogazione di cui sopra, si mette in evidenza che:
   sul fronte della promozione culturale non esiste, allo stato, un progetto specifico per la creazione di una piattaforma a pagamento;
   sul fronte dello sviluppo di un nuovo canale in lingua inglese la Rai, in linea con le disposizioni del Contratto di servizio, ha presentato al Ministero dello sviluppo economico uno specifico progetto. A seguito dell'acquisizione a ottobre 2019, da parte del Ministero stesso, delle relative «determinazioni di competenza», sono state avviate le diverse attività finalizzate alla sua implementazione operativa. Un nuovo stato di avanzamento dei lavori (che avrebbe dovuto essere esaminato nell'ambito della seduta di venerdì 15 maggio) sarà affrontato dal Consiglio di amministrazione nella prima seduta utile.

  CAPITANIO, CAPARVI, BERGESIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI, TIRAMANI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Nella puntata di «Report» del 13 aprile u.s. è andato in onda un servizio, intitolato «La guerra degli infermieri», nel quale si dava conto dell'emergenza Coronavirus in
Umbria, non senza critiche unilaterali nei confronti della giunta regionale circa la gestione dell'emergenza stessa.
  Il 15 aprile u.s., il capogruppo del Partito Democratico nel consiglio regionale umbro, Tommaso Bori, ha pubblicato sul suo profilo Facebook il video del servizio di «Report», all'interno del quale è presente una sua dichiarazione. Tuttavia, la versione pubblicata da Bori non è quella andata in onda, dal momento che in quest'ultima non era presente questa sua dichiarazione. Invero, anche sul sito web della trasmissione il video pubblicato è quello andato in onda ovverosia quello senza la dichiarazione di Bori.
  Vista la gravità dell'episodio riportato, che desta non poche perplessità rispetto all'attendibilità e alla qualità del servizio informativo reso dal programma «Report», alla Società concessionaria si chiede:
   di fornire spiegazioni rispetto a quanto esposto in premessa;
   se e come intenda attivarsi, magari mediante un'indagine interna, al fine di verificare che il servizio non sia stato realizzato sulla base di segnalazioni e/o richieste unilaterali avanzate da esponenti politici regionali di opposizione;
   se non ritenga opportuno avviare un'indagine interna, al fine di verificare come il predetto Bori sia entrato in possesso del servizio nella versione uncut contenente la sua dichiarazione;
   se, apprezzate le circostanze, non ritenga necessario adoperarsi affinché sia assicurata la qualità dei servizi informativi della Rai, sia pur nel rispetto della libertà editoriale, del diritto/dovere di cronaca e del pluralismo dell'informazione, affinché non siano prodotti contenuti parziali e non obiettivi.
(228/1137)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si trasmettono gli elementi informativi forniti dalla direzione di Rai 3.
  In primo luogo, si ritiene opportuno premettere che l'inchiesta di Report sulla sanità umbra intitolata «La guerra degli infermieri» è partita dalla vicenda giudiziaria che ha portato alla crisi della Giunta regionale presieduta da Catiuscia Marini e alla sconfitta del PD alle recenti elezioni regionali; ancora, qualunque utente, ha la possibilità di accedere ai video presenti sul sito istituzionale e sulla pagina Facebook ufficiale di Report.
  Nello specifico, il capogruppo del PD nel consiglio regionale umbro Tommaso Bori ha quindi potuto accedere ai seguenti materiali video:
   una clip di anticipazione pubblicata nella pagina Facebook del programma il 12 aprile con il solo logo di Report (https://www.facebook.com/ReportRai3/videos/545770982986573/)
   una clip con il logo di Report e il marchio Rai 3 HD in alto a sinistra dello schermo, evidentemente ripresa dalla versione integrale del servizio disponibile sul sito di Report e su Raiplay sin dal termine della messa in onda della puntata (https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/La-guerra-degli-infermieri-472661f1-5165-41f1-82c2-fba524c9bd48.html).

  In conclusione, il fatto che Tommaso Bori abbia pubblicato sul suo profilo Facebook il 15 aprile – due giorni dopo la messa in onda – un video del servizio di Report diverso da quello poi andato effettivamente in onda, non è da collegare ad attività di premontaggio o all'accesso e all'utilizzo della versione integrale del girato, bensì è frutto di un semplice rimontaggio dei video pubblici che sono gli unici materiali a cui chiunque può avere accesso.

  TIRAMANI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Nelle diverse edizioni del Tg1, Tg3 e di Rainews, trasmesse nelle giornate di sabato 2 e domenica 3 maggio 2020, è stato dato ampio spazio alle proposte del Ministro dell'istruzione, on. Lucia Azzolina,
relative alla ripresa delle attività scolastiche a settembre, in costanza dell'emergenza sanitaria. Tuttavia, nei vari servizi all'uopo predisposti non è stato dato alcuno spazio alle critiche e/o proposte alternative a quelle del Ministro, avanzate dalle diverse forze politiche, anche di maggioranza.
  Considerato che sul servizio pubblico radiotelevisivo grava l'obbligo di garantire un contraddittorio adeguato, effettivo e leale, unitamente ad un'informazione plurale, completa, imparziale ed obiettiva, di modo che i telespettatori, indi i cittadini italiani, dispongano di tutte le informazioni necessarie a formarsi una opinione autonoma; alla Società concessionaria si chiede:
   se l'episodio riportato in premessa non sia evidentemente contrario all'obbligo di garanzia del contraddittorio gravante sul servizio pubblico radiotelevisivo;
   se non ritenga opportuno che ampio ed adeguato spazio sia concesso alle opinioni e/o proposte diverse da quelle espresse dai membri del Governo, specialmente all'interno dei programmi di informazione;
   se, apprezzate le circostanze, non ritenga necessario adoperarsi affinché sia assicurata la qualità dei servizi informativi della Rai, sia pur nel rispetto della libertà editoriale, del diritto/dovere di cronaca e del pluralismo dell'informazione, affinché non siano prodotti contenuti parziali e non obiettivi.
(229/1138)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi, sulla base delle indicazioni delle testate giornalistiche competenti.
  Tgl: nel quadro della situazione di incertezza determinata dal covid-19, lo spirito dei servizi giornalistici in questione è stato quello della comunicazione di servizio per trasferire dal Ministero alle famiglie e agli studenti le informazioni sulla didattica e sugli esami di terza media e maturità, sulle lezioni on line, etc. Questo tipo di servizio è per sua natura scevro da corollari di commento di politico, perché concepito nello spirito dell'informazione pubblica, di comunicazione al cittadino e, pertanto, non prevede dibattiti o espressione di punti di vista diversi, semplicemente perché si tratta di pezzi che hanno mera funzione di spiegazione circa le determinazioni del Ministero.
  Tg3: nelle edizioni serali di sabato 2 maggio e domenica 3 maggio le proposte sulla scuola sono state trattate con un taglio di cronaca e senza mettere in voce la ministra. In dettaglio: il 2 maggio è stato trasmesso un servizio di cronaca dedicato all'avvio della fase 2, in coda al quale si cita la ministra Azzolina che annuncia la ripresa delle scuole a settembre, con metà degli alunni in presenza e metà a casa; il 3 maggio il servizio di cronaca è centrato sui dubbi dei sindacati e dei presidi riguardo alle modalità di ripresa della scuola annunciate dalla ministra Azzolina.
  Rainews: nell'ottica di bilanciamento delle presenze politiche sul tema «scuola», il 2 maggio dalle 19.30 ha mandato in onda una notizia sulla scuola seguita da due sonori, uno di Nicola Fratoianni (LeU) e l'altro di Mario Pittoni (Lega); il 3 maggio è stato mandato un sonoro di Licia Ronzulli (Forza Italia) che commentava le proposte della ministra Azzolina. Per il resto non sono stati realizzati servizi «politici» sul dibattito sulla scuola, ma sono stati mandati in onda soltanto spezzoni degli interventi istituzionali della ministra alle Camere.

  ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
  Per sapere, premesso che:
   negli ultimi anni più volte il Parlamento si è occupato dei danni derivanti al settore dell'editoria e dell'emittenza televisiva dalla strategia pubblicitaria portata avanti dalla Rai, ritenuta ai limiti del vero e proprio dumping per la vendita degli spazi pubblicitari con sconti smisurati. Una strategia che crea una situazione di
vera e propria concorrenza sleale, poiché circa due terzi del bilancio Rai sono garantiti dal canone, mentre le imprese private possono contare esclusivamente sugli introiti pubblicitari;
   il rischio dumping ad opera della Rai provoca danni economici non soltanto alle emittenti commerciali, ma all'intero sistema editoriale, comprese le tv locali e la carta stampata, poiché le emittenti maggiori sono portate ad attivare strategie commerciali ancora più aggressive che riducono le risorse per l'intero settore;
   dopo le risoluzioni approvate dalla commissione di Vigilanza Rai, anche l'Agcom è intervenuta lo scorso febbraio con una delibera che impone alla Rai di «assicurare il rispetto dei principi di non discriminazione e di trasparenza nei contratti di diffusione pubblicitaria». L'Authority ha, inoltre, previsto una serie di obblighi in capo al servizio pubblico per evitare pratiche pubblicitarie scorrette che danneggiano l'intero settore;
   vista la situazione eccezionale determinatasi con l'emergenza coronavirus, l'Agcom ha posticipato i termini di adempimento alla propria Delibera, dando tempo alla Rai fino al 15 giugno per mettersi in regola, ma a seguito del ricorso presentato dalla tv pubblica, il Tar del Lazio ha annullato la proroga concessa dall'Agcom, eliminando il termine del 15 giugno e di fatto vanificando il provvedimento dell'Authority, con la conseguenza che proprio in piena crisi da coronavirus le televisioni private devono fronteggiare anche il rischio concorrenza sleale della Rai;
   nell'annullare la proroga concessa dall'Agcom, la Sezione Terza del Tar del Lazio nell'ordinanza del 24/04/2020 giustifica il trattamento di favore riservato alla Rai scrivendo che «anche alla luce della attuale generale incertezza propria degli scenari economici d'interesse del presente giudizio (dovuta sia alla eccezionale situazione sanitaria attuale, che ai suoi non del tutto prevedibili riflessi futuri nei settori interessati), che pare eccessivamente gravosa l'imposizione a breve termine dell'adempimento alle prescrizioni imposte con i provvedimenti impugnati».

  Quali iniziative intende adottare, alla luce di quanto esposto in premessa, per assicurare comunque eque condizioni economiche tra l'intero sistema delle emittenti radiotelevisive nazionali e la Rai anche al fine di scongiurare il determinarsi di una indiscutibile situazione di vantaggio economica per la Rai stessa rispetto all'intero sistema editoriale del nostro paese.
(230/1139)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si trasmettono gli elementi informativi forniti dalle strutture aziendali competenti.
  In premessa si ritiene opportuno richiamare la delibera n. 61/20/CONS di Agcom, approvata in data 13.2.2020, che reca «la conclusione del procedimento avviato nei confronti della Rai ai sensi dell'articolo 48 del Tusmar per il presunto inadempimento degli obblighi del Servizio Pubblico generale radiotelevisivo e del Contratto di servizio –2018-2022, accertando il mancato rispetto dei principi di trasparenza e non discriminazione di cui all'articolo 25, comma 1, lett. s) punto iii) del Contratto di servizio 2018-2022».
  Agcom dispone infine «... anche al fine di consentire all'Autorità di verificare il corretto utilizzo delle risorse pubbliche destinate al finanziamento delle attività e della programmazione di servizio pubblico... a fornire all'Autorità evidenza delle misure adottate in prima istanza per dare esecuzione alla diffida recata dal presente provvedimento e, in particolare:
  predisporre una proposta di listino che dia ragionevole evidenza delle modalità di costruzione dei prezzi di vendita degli spazi pubblicitari e delle riduzioni di prezzo (c.d. sconti) effettivamente praticati nel rispetto del vincolo di destinazione del canone al servizio pubblico;
  produrre uno schema di relazione, da inviare periodicamente all'Autorità, sugli
spazi pubblicitari venduti che indichi i prezzi originari di listino e i relativi ricavi teorici «a prezzo pieno», lo sconto massimo applicabile e i corrispondenti ricavi effettivi conseguiti (differenziando per canale o struttura/centro di costo competente) con conseguente allocazione;
  individuare misure e formulare proposte, anche di natura organizzativa, finalizzate a garantire che le strategie commerciali adottate nella raccolta delle risorse pubblicitarie non risultino di pregiudizio al migliore svolgimento dei pubblici servizi concessi e concorrano alla equilibrata gestione aziendale. Tali misure dovranno consentire un monitoraggio periodico da parte dell'Autorità.»
  Avverso la delibera Agcom Rai ha proposto nei termini di legge un motivato ed articolato ricorso al Tar del Lazio, chiedendo l'annullamento della delibera e la sospensione in via cautelare del provvedimento.
  Il Giudice amministrativo, con ordinanza del Tar sez. 3o del 24 aprile 2020 ha accolto la istanza cautelare della Rai e sospeso la efficacia dei provvedimenti impugnati «...considerato, ... che la sospensione delle citate prescrizioni adottata dalla stessa Autorità sino al 15 giugno 2020 non appare misura sufficiente a evitare il pregiudizio allegato dalla ricorrente, onde appare opportuno disporre la sospensione cautelare dell'efficacia dei provvedimenti impugnati anche oltre tale termine, ossia – come d'ordinario – sino alla definizione del giudizio nel merito.
  Al momento si è dunque in attesa della fissazione della udienza di merito da parte del Tar.

  VERDUCCI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai.
  Premesso che:
   nella settimana che va dal 4 al 9 maggio, il Tg2 ha più volte affrontato, con servizi dedicati, il tema della diffusione e i relativi provvedimenti in corso circa il contenimento dell'epidemia covid-19 nella regione Marche;
   nello specifico, venerdì 8 maggio è stato intervistato il sindaco di Civitanova Marche, Fabrizio Ciarapica, esponente di primo piano della Lega – Salvini Premier e più volte indicato sulla stampa come possibile candidato del centrodestra alla guida della regione, circa la realizzazione nell'ex fiera della città di un covid center regionale, promosso dalla Regione Marche stessa; il giorno precedente, è stata la volta invece di Francesco Acquaroli, deputato di Fratelli d'Italia e candidato in pectore del centrodestra alla guida della regione Marche; ancor prima, martedì 5 maggio, sempre sugli schermi del Tg2 è stato intervistato il sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, anch'egli esponente di Fratelli d'Italia, circa le proposte da mettere in campo per coronavirus e sisma;
   quanto riportato pone in evidenza un grave squilibrio ad evidente vantaggio delle forze di un unico schieramento politico a discapito del pluralismo, aggravato dall'aver ignorato anche la parte istituzionale maggiormente competente sulla materia affrontata rappresentata dal governo della Regione Marche;
  si chiede di sapere:
   con riguardo ai fatti esposti in premessa, quali siano le modalità che verranno urgentemente adottate per recuperare una così grave violazione del pluralismo e quali siano le azioni che verranno intraprese per evitare la reiterazione di tale squilibrio informativo.
(231/1140)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si trasmettono gli elementi informativi forniti dalla direzione del Tg 2.
  In linea generale si ritiene opportuno informare che durante la fase critica legata al Covid-19 il Tg2, oltre a raccontare con ampi reportage quanto accadeva negli ospedali italiani, ha inteso dare parola agli amministratori locali affinché rappresentassero il loro punto di vista con il massimo equilibrio rispetto alle posizioni politiche.

  Questa logica è stata seguita anche per quanto concerne il caso specifico delle Marche, dove tra gli amministratori locali a cui è stato dato spazio figurano:
   il sindaco di Pesaro Matteo Ricci del PD in un servizio andato in onda nell'edizione delle 13.00 del 10 marzo 2020;
   la Vicepresidente della Regione Marche dr.ssa Anna Casini con un lungo intervento in video e voce nel corso di TG2 Italia (il tempo di parola è stato pari a 2 minuti e 10 secondi, quindi l'equivalente di 2 servizi del telegiornale che sono, normalmente, di 1 minuto). Si precisa che nel programma era prevista la partecipazione del Presidente della Regione Marche che, per sopravvenuti impegni, ha designato la sua vice in sostituzione;
   il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci, appartenente ad una lista civica di centro sinistra;
   il sindaco di Macerata Romano Carancini del PD.

  In tale quadro si ritiene che il racconto di quello che accade nella Regione Marche sia avvenuto con assoluto equilibrio e rispetto del pluralismo, anche in considerazione di due elementi: in primo luogo il sindaco di Civitanova, Fabrizio Ciarapica, non risulta aver aderito alla Lega; in secondo luogo l'unico criterio assumibile giuridicamente per qualificare i candidati è quello ufficiale all'atto della presentazione delle liste.