Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
SOMMARIO
Mercoledì 6 maggio 2020

PROCEDURE INFORMATIVE:

Audizione della Direttrice acquisti della RAI (Svolgimento e rinvio) ... 111

Convocazione della seduta di domani ... 112

Sulla pubblicazione dei quesiti ... 112

ALLEGATO (Quesiti per i quali è pervenuta risposta scritta alla presidenza della Commissione (dal n. 210/1089 al n. 212/1094)) ... 113

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di mercoledì 6 maggio 2020

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 6 maggio 2020. — Presidenza del presidente Alberto BARACHINI.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.30 alle 15.20.

  Mercoledì 6 maggio 2020. — Presidenza del presidente Alberto BARACHINI.

  La seduta comincia alle 15.25.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE comunica che ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso, mentre limitatamente all'audizione sarà tramessa anche la diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Avverte che dell'audizione odierna verrà altresì redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

PROCEDURE INFORMATIVE

Audizione della Direttrice acquisti della RAI.
(Svolgimento e rinvio).

  Il PRESIDENTE saluta e ringrazia la dottoressa Monica Caccavelli – collegata in videoconferenza –per la disponibilità ad intervenire nella seduta odierna.
  Prima di procedere all'avvio dell'audizione, si ricorda che la Commissione ha già tempo avviato il richiesto approfondimento conoscitivo sullo stato di attuazione delle prescrizioni contenute nell'articolo 24 del vigente Contratto di servizio; a tale riguardo, si è già tenuta l'audizione del Direttore delle risorse umane, dottor Ventura, nella seduta del 15 gennaio 2020. Le altre audizioni previste (Direttore generale e Direttrice acquisti) erano state più volte programmate, anche se poi non si sono effettivamente tenute sia a causa di concomitanti e non rinviabili impegni dei soggetti invitati in audizione sia in ragione della prima fase dell'attuale emergenza che ha reso più problematica questa interlocuzione.
  Con tali audizioni si è ritenuto in particolare di poter definire un quadro quanto più preciso possibile sul tema delle risorse umane e della organizzazione Rai, con particolare riferimento al tema del superamento del precariato, anche in vista della predisposizione di una specifica risoluzione della Commissione sulla quale ha cominciato ad operare da subito, essendo stato richiesto un suo intervento di mediazione.

  La dottoressa CACCAVELLI svolge una relazione introduttiva.

  Il PRESIDENTE, ringraziando la dottoressa Caccavelli per il suo contributo, a causa dell'imminente inizio dei lavori delle Assemblee, rinvia il seguito della procedura informativa ad altra seduta.

Convocazione della seduta di domani.

  Il PRESIDENTE avverte che la Commissione è convocata domani, giovedì 7 maggio 2020, alle ore 8, sullo stato di attuazione della risoluzione sull'utilizzo dei social media, con particolare riferimento al contrasto all'hate speech e per l'esame delle seguenti proposte di risoluzione: proposta di risoluzione per rafforzare l'offerta didattica, scolastica e formativa del servizio pubblico presentata dall'onorevole Capitanio ed altri; proposta di risoluzione sull'istituzione di un canale RAI dedicato alla didattica presentata dalla senatrice Fedeli e dal presidente Barachini; proposta di risoluzione sull'istituzione di una piattaforma multimediale RAI dedicata alla didattica a distanza presentata dal senatore Di Nicola ed altri.

Sulla pubblicazione dei quesiti.

  Il PRESIDENTE comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti dal n. 210/1089 al n. 212/1094 per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).

  La seduta termina alle 15.55.

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - mercoledì 6 maggio 2020

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 210/1089 AL N. 212/1094)

  PERGREFFI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, TIRAMANI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.
   Nel corso della puntata del programma «Che tempo che fa», trasmessa domenica 12 aprile 2020 in prima serata su Rai 2, il conduttore Fabio Fazio ha intervistato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. Quest'ultimo ha accusato la Regione Lombardia di aver «gestito male» l'emergenza Coronavirus, non avendo effettuato sufficienti tamponi. Rispetto a tali affermazioni, Gori ha trovato il supporto del conduttore Fazio, il quale ha convenuto che la medesima Regione ha sbagliato «sulle residenze sanitarie assistenziali» e «sulla zona rossa di Bergamo». Come da prassi tristemente consolidatasi all'interno del programma «Che tempo che fa», non è stato garantito alcun contraddittorio, né è stata fornita alcuna opinione di diverso tenore.
   Considerato che sul servizio pubblico radiotelevisivo grava l'obbligo di garantire un contraddittorio adeguato, effettivo e leale, unitamente ad un'informazione plurale, completa, imparziale ed obiettiva;
   alla Società concessionaria si chiede:
    se l'episodio riportato in premessa non sia evidentemente contrario all'obbligo di garanzia del contraddittorio gravante sul servizio pubblico radiotelevisivo;
    se non ritenga opportuno che ampio ed adeguato spazio sia concesso ad una opinione diversa da quella espressa dal sindaco di Bergamo, con le medesime modalità, pur nel rispetto della libertà editoriale garantita a ciascuna trasmissione della Rai;
    se, apprezzate le circostanze, non ritenga necessario adoperarsi affinché sia assicurata la qualità dei servizi informativi della Rai, sia pur nel rispetto della libertà editoriale, del diritto/dovere di cronaca e del pluralismo dell'informazione, affinché non siano prodotti contenuti parziali e non obiettivi. (210/1089)

  RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi.
  In via preliminare si ritiene opportuno mettere in evidenza il format del programma Che tempo che fa, che non prevede il contraddittorio, bensì delle interviste e, nel quadro di una situazione generale di grande difficoltà, sta dedicando le puntate degli ultimi mesi all'emergenza sanitaria. Il programma, ancora, in un'ottica di equilibrio ed imparzialità, ospita di volta in volta personaggi pubblici e rappresentanti delle istituzioni che sono spesso espressione di punti di vista diversi. A titolo esemplificativo, anche nella puntata di domenica 12 aprile u.s., non sono mancate aperte critiche all'operato del Governo: ad esempio da parte del cantante Tiziano Ferro per quel che riguarda il futuro dei concerti live, così come da parte di Luciana Littizzetto che, nell'ambito del proprio intervento, ha sostenuto ad esempio che il Governo ha «inviato alla Lombardia mascherine fatte con la carta igienica».
  Ciò premesso, i responsabili del programma hanno verificato che nella puntata in cui è intervenuto il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, lo stesso non ha mai affermato che la Regione Lombardia abbia gestito male il progressivo diffondersi del coronavirus sul territorio, né ha accusato la stessa di aver effettuato un numero insufficiente di tamponi. Nel dettaglio Gori
si è limitato a fornire il numero di tamponi somministrati, specificando che nell'ultima settimana erano aumentati a 9000 e che un terzo di questi era destinato a nuovi contagiati, mentre i due terzi erano destinati ai guariti.
  Per quanto concerne il tema della mancata zona rossa ad Alzano, Gori ha affermato di ignorare le ragioni di questa scelta e ha parlato espressamente di un rimpallo di responsabilità tra Regione e Governo, riportando la posizione degli stessi responsabili politici della Regione, ovvero che – pur avendo, in qualità di amministratori locali, gli strumenti giuridici per imporre lo stato di eccezione (come nel Lazio, nell'Emilia e nella Campania) – attendevano una decisione del Governo, che però non è arrivata.
  Infine, sulla delicatissima questione delle RSA, occorre precisare che Gori è intervenuto in diretta e ha affermato che nelle RSA è stato consentito ai parenti di entrare a visitare i propri cari fino a marzo avanzato e che anche in seguito è stato impossibile per i gestori della provincia di Bergamo poter chiudere l'accesso ai familiari a causa delle disposizioni della Regione Lombardia.
  Poiché, come noto, sulla vicenda delle RSA è intervenuta la magistratura ed è quindi in corso l'attività giudiziaria, i responsabili della trasmissione si impegnano a seguire gli sviluppi dell'inchiesta e ad informare i cittadini sui ruoli e sulle responsabilità che da essa emergeranno.

  TIRAMANI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
   lo scorso 30 luglio è stato siglato un nuovo accordo tra Rai, Usigrai e Fnsi per portare un «giusto contratto» a 250 professionisti che già svolgono attività giornalistica all'interno dell'azienda (quindi con contratti di vario tipo siglati con Rai) e all'assunzione di altri 90 nella tv pubblica;
   l’iter per il «giusto contratto» ai 250 professionisti delle reti (nato per sanare le posizioni di precariato degli stessi come da impegno del contratto di servizio siglato da RAI), ha preso il via con un bando pubblicato e una selezione;
   per i primi 125 della graduatoria finale è previsto il passaggio a regolare contratto giornalistico o l'assunzione nella stagione produttiva 2020-2021; mentre per gli altri 125 ciò dovrebbe avvenire nella stagione produttiva 2021-2022;
  considerato che:
   fonti interne riferiscono dell'avvio delle predette procedure di stabilizzazione contrattuale nonostante la situazione di «fermo» dovuta all'emergenza epidemiologica da Covid-19 imporrebbe una certa cautela e auspicabilmente un rinvio dei tempi previsti per il perfezionamento delle procedure medesime;
   già nei mesi scorsi la procedura di stabilizzazione contrattuale è stata al centro delle polemiche per talune scelte discutibili, censurate anche dagli interroganti, e pertanto è bene che sia portata a termine nella massima regolarità e trasparenza;
   alla Società Concessionaria si chiede:
   di avere delucidazioni in merito all'avvio delle procedure di stabilizzazione contrattuale di cui in premessa;
   se non ritenga opportuno vigilare affinché tali procedure si svolgano nella massima regolarità e trasparenza. (211/1093)

  RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto, nel rinviare anche a quanto emerso dell'audizione del Direttore Risorse Umane della Rai, dott. Felice Ventura tenuta lo scorso 15 gennaio, si forniscono i seguenti elementi informativi.
  Il tema si inquadra nell'ambito dell'accordo firmato lo scorso 30 luglio tra Rai, Usigrai e Fnsi per stabilizzare la posizione di 250 giornalisti che svolgono attività giornalistica in azienda da tempo e che sono in una situazione contrattuale di precariato. L'accordo prevedeva che una
parte di questi professionisti venisse contrattualizzata nella stagione 2020-2021, la restante nella stagione successiva.
  Il diffondersi dell'epidemia dovuta al Covid-19 ha mutato gli scenari descritti nel corso dell'audizione, imponendo un temporaneo blocco alle procedure di stabilizzazione dei giornalisti, blocco che dura tuttora.
  In tale quadro, si ritiene che tali procedure possano essere riavviate con la necessaria gradualità, presumibilmente a partire dal prossimo mese di giugno.

  GARNERO SANTANCHÈ, MOLLICONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
   lo scorso lunedì 13 aprile Rai Tre ha trasmesso una puntata di Report all'interno della quale andava in onda un lungo servizio – peraltro costituito da materiale girato in gran parte prima dell'esplodere dell'emergenza epidemiologica – sugli allevamenti intensivi di bestiame nella Pianura padana;
   il servizio, teso a ricercare ed evidenziare comportamenti irregolari che sarebbero tenuti da alcuni allevatori nello spandimento dei liquami, restituisce un quadro in cui la correttezza delle procedure seguite dalla stragrande maggioranza delle imprese zootecniche non trova spazio e, anzi, si lascia supporre che, tranne poche eccezioni, l'illegalità sia la norma;
   dopo aver descritto il contesto nei termini denigratori anzidetti, la trasmissione si concentra sulla ricerca di una correlazione tra le deiezioni animali e tra le polveri sottili PM10 e, soprattutto, tra queste ultime e la diffusione del coronavirus, argomentando nel senso di una causalità diretta tra la forte presenza allevamenti intensivi, suinicoli e bovini, nelle zone più colpite della Lombardia e l'elevato numero di casi di Covid-19 che vi si è registrato;
   una presentazione in questi termini costituisce un rilevante danno di immagine per un importante settore dell'economia italiana, con filiere che, anche nell'attuale situazione emergenziale, stanno garantendo la continuità produttiva e rifornendo le famiglie italiane di prodotti nazionali totalmente sicuri, realizzati nel pieno rispetto di tutte le norme ambientali, veterinarie e igienico-sanitarie;
   non è accettabile che l'esistenza, in questo come in ogni ambito dell'economia, di comportamenti irregolari, giustamente sanzionati dalle autorità competenti, nel primario interesse della collettività e di chi invece rispetta quelle regole, sia utilizzato per gettare un'ombra su centinaia di aziende zootecniche, pienamente rispettose delle norme, che rappresentano invece un orgoglio dell'Italia e portano alto il nome del nostro Paese nel mondo con prodotti di riconosciuta eccellenza;
   che l'affermazione di un collegamento, peraltro tutto da dimostrare, tra l'attività zootecnica e la diffusione del coronavirus ha introdotto un ingiustificato elemento di allarme e preoccupazione, nonché leso ulteriormente l'immagine e la reputazione delle imprese d'allevamento;
   che il Servizio pubblico non può rendersi responsabile di un tipo di informazione parziale e tendenziosa come quello descritto e che è perciò necessario un intervento di riequilibrio, nel rispetto dei canoni di equilibrio, completezza e obiettività, nonché della coniugazione del principio di libertà dei propri operatori con quello di responsabilità, secondo quanto stabilito dal Contratto di servizio;
  si chiede di sapere:
   quali misure intenda intraprendere la Rai per riequilibrare l'informazione parziale che è stata trasmessa sul comparto di eccellenza dell'economia nazionale come quello zootecnico, e in particolare se stia provvedendo a fare rettificare e completare quanto andato in onda lo scorso 13 aprile all'interno di Report attraverso uno specifico spazio nell'ambito della stessa trasmissione. (212/1094)

  RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi forniti dalle strutture competenti.
  In via preliminare, si osservi che l'inchiesta andata in onda il 13 aprile u.s. nel corso di Report nasce da un approfondimento della direttiva «Nitrati» (1991) dell'Unione europea, che – favorendo l'uso di corrette pratiche agricole – mira a proteggere la qualità delle acque in Europa, prevenendo l'inquinamento delle acque sotterranee e superficiali. Tale inquinamento deriva principalmente dai nitrati provenienti dalle attività zootecniche ed in particolare dagli spandimenti fatti sui terreni del liquame prodotto dagli allevamenti intensivi.
  Come noto, a novembre 2018 la Commissione Europea ha aperto una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia, per la non corretta attuazione di alcune disposizioni della Direttiva stessa e la regione Lombardia, per venire incontro alla richiesta dell'Europa, ha diviso le aree delle sue province in base alla vulnerabilità dei terreni e cioè alla loro permeabilità. Poiché la Provincia di Brescia è considerata dalla Regione tra le zone più vulnerabili, tanto che qui è permesso uno spandimento di massimo 170 chili di azoto per ettaro (derivante dai liquami prodotti dagli allevamenti intensivi), l'inchiesta di Report si è concentrata principalmente su questo territorio.
  In un'ottica di massima trasparenza – e con lo scopo di fare chiarezza sul tema fornendo una informazione quanto più completa ed equilibrata possibile – Report ha presentato dati e testimonianze provenienti da più parti, offrendo spazio a punti di vista anche assai diversi tra loro.
  In tale quadro non si rileva pertanto un danno di immagine per l'intero settore zootecnico, la cui importanza è fondamentale per l'economia italiana, né si mette in discussione che esistono centinaia di aziende zootecniche, pienamente rispettose delle norme, che rappresentano di fatto un orgoglio dell'Italia nel mondo con prodotti di riconosciuta eccellenza.
  In questo periodo così complesso e delicato, è ovvio che si stia studiando il Covid-19 e si stiano cercando le cause della sua diffusione pandemica. Pertanto, la puntata in questione, trattando il tema dell'inquinamento e l'impatto che su di esso hanno gli allevamenti intensivi, ha conseguentemente approfondito alcune ipotesi e studi che stanno valutando una correlazione tra l'inquinamento e la diffusione del coronavirus.
  Tutto ciò premesso, è utile ripercorrere i contenuti e gli interventi della puntata del 13 aprile u.s.
  Sono stati presentati i risultati dello studio decennale del prof. Marco Bartoli (professore di seconda fascia presso il Dipartimento di scienze chimiche, della vita e della sostenibilità ambientale dell'Università di Parma e Responsabile del laboratorio di ecologia acquatica presso il Podere Ambolana) da cui è emerso che i livelli di azoto trovati sui terreni e nelle falde della provincia di Brescia oltrepassano i 500 kg per ettaro, eccedendo del triplo le quantità ammissibili.
  È stato quindi dato spazio alle repliche da parte della Regione Lombardia, che tramite l'assessore all'agricoltura Fabio Rolfi, ha affermato che: «non è assolutamente vero che conferiamo al terreno più di quello che i cicli culturali in Lombardia assorbono. Tutta l'agricoltura lombarda ha bisogno mediamente di 175 mila tonnellate annue di azoto; ne conferiamo circa 125 mila» e – invitato dal giornalista a rispondere in particolare sui dati del bresciano – ha detto che «i dati sui campionamenti riguardanti i punti inquinati della falda profonda, della falda superficiale, evidenziano una situazione in gran parte stazionaria in alcuni punti anche in miglioramento. Il dato poi particolarmente significativo è che i punti maggiormente inquinati sono i punti in cui è meno presente l'attività agricolo zootecnica intensiva».
  Nel corso della puntata sono stati presentati altri dati che sembrano smentire quanto sostenuto dall'assessore Rolfi. Il prof. Bartoli ad esempio sostiene che a valle del lago di Iseo le concentrazioni dei nitrati aumentano in maniera esponenziale, in un tratto in cui non ci sono depuratori, né centri industriali particolari, ma allevamenti intensivi.

  E le Guardie ecologiche volontarie, formate proprio dall'ente regionale Lombardia, hanno registrato nel corso degli anni numerose multe per irregolarità nel bresciano dovute all'utilizzo agronomico degli effluenti di allevamento, come documentato nel servizio con interviste mirate sia all'attuale presidente di Coldiretti Ettore Prandini, sia ad alcuni allevatori nei campi.
  La puntata in questione ha poi trattato dell'impatto degli allevamenti intensivi in pianura padana sull'inquinamento dell'aria con Riccardo de Lauretis (responsabile Ispra per la realizzazione degli inventari nazionali delle emissioni in atmosfera trasmessi nell'ambito delle convenzioni internazionali), il quale ha affermato che gli allevamenti inquinano «ex equo con il trasporto su strada, la combustione della legna dei caminetti e l'attività industriale».
  Inoltre, per approfondire il tema dell'impatto degli allevamenti sulla produzione di Pm10 in Lombardia, è stato intervistato Guido Lanzani, responsabile dell'Unità organizzativa qualità dell'aria presso il settore monitoraggi ambientali della direzione centrale dell'Arpa Lombardia, che ha illustrato come i liquami zootecnici nel passaggio dalla stalla, allo stoccaggio fino allo spandimento producono grandi quantità di ammoniaca. Secondo i dati di Arpa, in Lombardia l'85 per cento dell'ammoniaca deriva dai liquami prodotti degli allevamenti e dalle loro analisi l'ammoniaca è uno dei principali fattori per la formazione del Pm10.
  Dai dati dell'Arpa è emerso anche che la regione Lombardia per tutto il mese di febbraio ha concesso per ben 7 volte gli spandimenti nella zona del bresciano anche se era in vigore il blocco invernale. Questa circostanza è stata confermata dall'assessore Rolfi, secondo cui «l'obbligo di avere un sessanta giorni standard di divieto di spandimento durante il periodo invernale è qualcosa di ancestrale. La nostra proposta è quella arrivare allo spandimento a bollettino agrometeorologico, cioè in funzione alle previsioni del tempo».
  Resta comunque dimostrato dai dati che, nei giorni in cui è stato concesso di spandere, i livelli di Pm10 nell'aria hanno subito uno sforamento.
  La puntata del 13 aprile ha anche trattato del position paper recentemente pubblicato dalla Società italiana di medicina ambientale in collaborazione con l'Università di Bologna e Bari, evidenziando che si tratta di una teoria allo studio, in cui si ipotizza come il Pm10 abbia aiutato la diffusione del Coronavirus in pianura padana.
  Il prof. Leonardo Setti – del dipartimento chimica industriale dell'Università di Bologna – sostiene che «della quantità di cellule che noi troviamo sul particolato, il 4 per cento di queste sul Pm10 sono proprio virus .... Lì dove abbiamo avuto i maggiori sforamenti di Pm10 nel mese di febbraio, cioè il mese in cui abbiamo avuto l'espansione della virulenza, statisticamente aumentano le persone contagiate».
  Sempre in un'ottica di perequazione è stato poi presentato lo studio della Società italiana di aerosol che sostiene invece che «queste conoscenze sono ancora molto limitate e ciò impone di utilizzare la massima cautela».
  Il conduttore Sigfrido Ranucci ha poi ricordato che un team di ricercatori di Harvard, guidati dall'italiana Francesca Dominici, analizzando 3080 contee negli Stati Uniti ha scoperto che, laddove l'inquinamento è più diffuso, la mortalità per Covid-19 aumenta addirittura del 15 per cento.
  Su questo studio è stato raccolto il parere del Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il quale ha affermato che «questo è uno studio assolutamente solido, è uno studio che mette in correlazione, come abbiamo detto, l'esposizione a Pm 2,5 negli anni tra il 2000 e il 2016 e va a vedere le aree di diffusione laddove si è verificata mortalità, ma anche diffusione del Covid».
  In conclusione, occorre sottolineare che questa tematica è di strettissima attualità, tanto che in data 20 aprile una agenzia di AdnKronos informa che l'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio
nazionale delle ricerche (Cnr-lsac) ha appena pubblicato uno studio su ’Atmosphere’ in cui analizza «la possibile correlazione tra l'inquinamento dell'aria e la diffusione e la mortalità del Covid-19», evidenziando le conoscenze scientifiche attuali, possibili conclusioni e ambiti di approfondimento.
  «È plausibile che la già avvenuta esposizione di lungo periodo all'inquinamento atmosferico possa aumentare la vulnerabilità degli esposti al Covid-19 a contrarre, se contagiati, forme più importanti con prognosi gravi. Tuttavia, deve ancora essere stimato il peso dell'inquinamento rispetto ad altri fattori concomitanti e confondenti» evidenziano Daniele Contini e Francesca Costabile dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce e Roma, spiegando che lo studio «affronta il problema con due distinte domande, riguardanti una l'influenza dell'esposizione pregressa a inquinamento atmosferico sulla vulnerabilità al Covid-19 e l'altra il meccanismo di trasporto per diffusione in aria senza contatto».