III Commissione

Affari esteri e comunitari

Affari esteri e comunitari (III)

Commissione III (Affari esteri)

Comm. III

Affari esteri e comunitari (III)
SOMMARIO
Mercoledì 6 maggio 2020

SEDE CONSULTIVA:

DL 23/2020: Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali. C. 2461 Governo (Parere alle Commissioni VI e X) (Esame e rinvio) ... 17

Sui lavori della Commissione ... 24

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA:

Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio sulla fornitura di assistenza macrofinanziaria ai Paesi partner dell'allargamento e del vicinato nel contesto della crisi della pandemia di COVID-19. COM(2020) 163 final (Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio) ... 24

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA:

Sulla pubblicità dei lavori ... 28

5-03916 Lupi: Sulle responsabilità della Repubblica popolare cinese in relazione alla diffusione della pandemia da COVID-19.
5-03914 Zoffili: Sulle responsabilità della Repubblica popolare cinese in relazione alla diffusione della pandemia da COVID-19 ... 28

ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 31

5-03912 Delmastro delle Vedove: Sulla ridestinazione degli stanziamenti di cooperazione allo sviluppo a favore delle imprese italiane in crisi a causa della pandemia da COVID-19 ... 29

ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 33

5-03913 Palazzotto: Sulle difficoltà riscontrate nel rimpatrio di connazionali a seguito della pandemia da COVID-19.
5-03915 Suriano: Sulle difficoltà riscontrate nel rimpatrio di connazionali a seguito della pandemia da COVID-19 ... 29

ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 36

5-03911 Quartapelle Procopio: Sull'impatto sui lavoratori italiani transfrontalieri delle misure adottate dalla Confederazione Svizzera nel contrasto alla pandemia da COVID-19 ... 30

ALLEGATO 4 (Testo della risposta) ... 39

III Commissione - Resoconto di mercoledì 6 maggio 2020

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 6 maggio 2020. — Presidenza del vicepresidente Piero FASSINO. — Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  La seduta comincia alle 14.10.

DL 23/2020: Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali.
C. 2461 Governo.
(Parere alle Commissioni VI e X).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Simona SURIANO (M5S), relatrice, segnala che la seduta odierna si colloca al termine di un accurato percorso istruttorio svolto dalle Commissioni di merito e all'indomani dello scadere del termine per la presentazione degli emendamenti, a seguito del quale risultano depositate numerose proposte emendative vertenti su norme di interesse della III Commissione. Per queste ragioni propone fin da ora che la Commissione pervenga all'espressione del parere in una prossima seduta.
  In via generale, evidenzia che il decreto-legge – che consta di 44 articoli suddivisi in 4 Capi – interviene in sostegno alle imprese in difficoltà con misure specifiche in quattro principali ambiti: accesso al credito, sostegno alla liquidità, all'esportazione, all'internazionalizzazione e agli investimenti; misure per garantire la continuità delle aziende; rafforzamento dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica e degli obblighi di trasparenza in materia finanziaria; misure fiscali e contabili.
  Nell'ambito di un provvedimento fondamentale per la strategia del Governo nella soluzione della crisi da COVID-19 – e che va letto in modo integrato con il decreto-legge «cura Italia» – illustra gli aspetti di competenza, rilevanti ai fini del parere di questa Commissione.
  Rileva che tali aspetti concernono il ruolo nuovo e centrale che SACE S.p.A. riveste nella gestione dell'emergenza economica.
  Al riguardo, ricordo che SACE, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, svolge compiti di assicurazione, riassicurazione, coassicurazione e garanzia dei rischi di carattere politico, catastrofico, economico, commerciale e di cambio, nonché dei rischi a questi complementari, ai quali sono esposti, direttamente o indirettamente, gli operatori nazionali e le società a questi collegate o da questi controllate, anche estere, nella loro attività con l'estero o di internazionalizzazione dell'economia italiana. Segnala che accordi di riassicurazione e di coassicurazione possono essere conclusi da SACE con enti o imprese italiani, autorizzati all'esercizio dell'attività assicurativa, nonché con enti od imprese esteri ed organismi internazionali.
  Osserva, inoltre, che SACE rilascia garanzie e coperture assicurative per imprese estere, relativamente ad operazioni che siano di rilievo strategico per l'economia italiana sotto i profili dell'internazionalizzazione, della sicurezza economica e dell'attivazione di processi produttivi e occupazionali in Italia, a condizioni di mercato e nel rispetto della normativa europea.
  Ricorda che il decreto-legge n. 269 del 2003 (convertito dalla legge n. 326 del 2003) ha previsto che gli impegni assicurativi assunti da SACE a sostegno dell'internazionalizzazione siano garantiti dallo Stato nei limiti fissati dalla legge di bilancio e nel rispetto della disciplina europea sui rischi non di mercato. Entro tali limiti, il Ministero dell'Economia e delle finanze, di concerto con il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministero dello Sviluppo economico, individua le tipologie di operazioni che per natura, caratteristiche, controparti, rischi o Paesi di destinazione non beneficiano della garanzia statale. Rileva che proprio su questi profili il provvedimento in esame interviene in modo capillare.
  Sottolinea che il decreto-legge qualifica, infatti, un nuovo quadro di attività per SACE secondo tre linee di intervento, disciplinate nel Capo I del provvedimento: «Garanzia Italia» durante la fase di emergenza con misure di aiuto di Stato a sostegno delle imprese, con concessione fino al 31 dicembre 2020, di garanzie controgarantite dallo Stato; misure rafforzate per il sostegno all’export attraverso un sistema di coassicurazione che va oltre i grandi rischi e giunge a coprire il 90 per cento dei rischi assunti dalle imprese impegnate in attività di export e di internazionalizzazione; nuova operatività a sostegno e rilancio dell'economia nazionale.
  Quanto alla prima linea di intervento, di cui all'articolo 1 del provvedimento, sottolinea che, al fine assicurare la necessaria liquidità alle imprese con sede in Italia, colpite dall'epidemia COVID-19, la norma dispone che SACE S.p.A. conceda – fino al 31 dicembre 2020 e in conformità con le regole europee sugli aiuti di Stato – garanzie in favore di banche, istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e altri soggetti abilitati all'esercizio del credito in Italia, per finanziamenti sotto qualsiasi forma alle suddette imprese. Precisa che si dispone un impegno finanziario di 200 miliardi di euro, di cui almeno 30 miliardi destinati al supporto delle PMI, comprendendo tra queste i lavoratori autonomi ed i liberi professionisti titolari di partita IVA. Evidenzia che possono beneficiare delle garanzie della SACE le imprese di qualsiasi dimensione, ma le PMI devono aver esaurito il plafond massimo disponibile per ottenere coperture da parte del Fondo di garanzia per le PMI. Rileva che le garanzie sono concesse in conformità con la normativa europea in tema di aiuti di Stato. Segnala che, come anche chiarito dal presidente di SACE in occasione dell'audizione svolta presso le Commissioni Finanze e Attività produttive il 30 aprile scorso, rispetto a questa linea di intervento il provvedimento si applica solo per sostenere costi del personale, investimenti o capitale circolante impiegati in stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali che siano localizzati in Italia. Rileva, altresì, che per la copertura degli oneri derivanti dalle garanzie viene istituito un Fondo nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze, con una dotazione iniziale di 1.000 milioni di euro.
  Ricorda, peraltro, che il 14 aprile scorso la Commissione europea – a norma del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato da essa stessa adottato il 19 marzo 2020 e modificato il 3 aprile 2020 – ha autorizzato il regime di aiuti previsto dal decreto-legge in esame, evidenziando che le misure sono necessarie, opportune e proporzionate a quanto necessario per porre rimedio al grave turbamento dell'economia, in linea con l'articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del Trattato sul funzionamento dell'UE. In particolare, la Commissione europea ha rilevato che: 1) l'importo del prestito per impresa è limitato a quanto necessario per sopperire al fabbisogno di liquidità nel prossimo futuro; 2) le garanzie saranno concesse soltanto fino alla fine di quest'anno; 3) le garanzie hanno durata non superiore a sei anni; 4) i premi relativi alle commissioni delle garanzie sono in linea con i livelli stabiliti nel quadro temporaneo.
  Sottolinea che la seconda linea di intervento, di specifico interesse della III Commissione, trova la propria disciplina normativa nell'articolo 2 del provvedimento, che riforma il sistema della garanzia dello Stato sugli impegni assicurativi assunti da SACE S.p.A., intervenendo sui compiti della stessa Società al fine di estenderli e potenziarli. Evidenzia che la disposizione, modificando il decreto-legge n. 269 del 2003, prevede che SACE favorisca l'internazionalizzazione del settore produttivo italiano, privilegiando gli impegni nei settori strategici in termini di livelli occupazionali e ricadute per il Sistema Paese, nonché gli impegni per operazioni destinate a Paesi strategici per l'Italia.
  Rileva che la norma introduce, in particolare, a decorrere dal 1o gennaio 2021, un nuovo sistema di coassicurazione per i rischi non di mercato, al fine di consentire a SACE di assicurare operazioni ritenute di interesse strategico per l'economia nazionale, che altrimenti non avrebbe potuto coprire per mancanza di capacità finanziaria.
  Osserva che, più specificamente, la nuova disciplina prevede che gli impegni derivanti dall'attività assicurativa di SACE siano assunti dallo Stato e da SACE in una proporzione pari, rispettivamente, al 90 e
al 10 per cento. Nell'ambito di tale nuovo sistema di coassicurazione, la legge di bilancio definisce i limiti cumulati all'assunzione di impegni da parte di SACE e del MEF, per conto dello Stato, sulla base del piano di attività deliberato dal neo istituito dal Comitato per il sostegno finanziario pubblico all'esportazione.
  Segnala che tale Comitato, che opera presso il Ministero dell'Economia e finanze, è co-presieduto dal Direttore Generale del Tesoro e dal Direttore Generale competente del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ed è composto da sei membri, nominati con decreto del Ministro dell'Economia e delle finanze, sulla base delle designazioni effettuate, rispettivamente, dal MEF, dal MAECI, dal Ministero dell'Interno, dal Ministero dello Sviluppo economico, dal Ministero della Difesa e dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
  Precisa che sarà compito del Comitato deliberare il piano annuale di attività che definisce l'ammontare progettato di operazioni da assicurare, suddivise per aree geografiche e macro-settori, evidenziando l'importo delle operazioni da sottoporre all'autorizzazione preventiva del MEF, nonché il sistema dei limiti di rischio (Risk Appetite Framework – «RAF»), il quale definisce la propensione al rischio e le soglie di tolleranza, con particolare riferimento alle operazioni che possono determinare elevati rischi di concentrazione.
  Sottolinea che il piano annuale di attività e il sistema dei limiti di rischio sono approvati, su proposta del Ministro dell'Economia e delle finanze di concerto con il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, con delibera del CIPE.
  Evidenzia che, ai fini della copertura finanziaria, viene istituito – nello stato di previsione del MEF, a decorrere dall'anno 2020 – un Fondo a copertura degli impegni assunti dallo Stato. Il Fondo è alimentato con i premi riscossi da SACE per conto del MEF, al netto delle commissioni trattenute dalla società. Rileva che SACE gestisce tale Fondo secondo adeguati standard prudenziali di gestione del rischio e sulla base degli indirizzi forniti dal MEF. Nel Fondo confluiscono anche le risorse già presenti sul Fondo a copertura delle garanzie dello Stato nei confronti delle operazioni di SACE, istituito dal citato decreto-legge n. 269 del 2003, che, secondo la relazione tecnica al provvedimento, dispone – alla data del 3 aprile 2020 – di risorse pari a circa 1,6 miliardi di euro.
  Rileva che la nuova disciplina prevede, inoltre, che i rapporti tra il MEF e SACE siano regolati con convenzione, di durata decennale, approvata con delibera del CIPE su proposta del MEF, di concerto con il MAECI.
  Rispetto alla terza linea di intervento, segnala che il comma 1, lettera c), del medesimo articolo 2 introduce una nuova forma di operatività di SACE a finalità di sostegno e rilancio dell'economia, autorizzando la Società a rilasciare, a condizioni di mercato e in conformità alla normativa dell'Unione europea, garanzie sotto qualsiasi forma, ivi incluse controgaranzie verso i confidi, in favore di banche, di istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e degli altri soggetti abilitati all'esercizio del credito in Italia, per finanziamenti sotto qualsiasi forma concessi alle imprese con sede in Italia, entro l'importo complessivo massimo di 200 miliardi di euro. Ricorda che, come evidenzia la relazione illustrativa del decreto-legge, la gestione della corrente grave crisi economica richiede, infatti, di ricorrere ampiamente al rilascio di garanzie statali a favore di imprese e intermediari, per contenere i danni al tessuto produttivo del Paese attraverso il sostegno alla liquidità e la copertura di rischi di mercato particolarmente significativi.
  Al riguardo, segnala che la disciplina attualmente vigente prevede che gli impegni assicurativi assunti da SACE a sostegno dell'internazionalizzazione siano garantiti dallo Stato nei limiti fissati dalla legge di bilancio e nel rispetto della disciplina europea sui rischi non di mercato. Entro tali limiti, il MEF, di concerto con il MAECI e con il MISE, individua le tipologie di operazioni che per natura,
caratteristiche, controparti, rischi o Paesi di destinazione non beneficiano della garanzia statale.
  Evidenzia che si demanda ad un decreto del Ministro dell'Economia e delle finanze – da adottarsi di concerto con il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministro dello Sviluppo economico – la definizione di criteri, modalità e condizioni del rilascio, da parte di SACE, delle garanzie e dell'operatività della garanzia dello Stato, in conformità con la normativa dell'Unione europea.
  Sottolinea che vengono ammesse ex lege alla garanzia di SACE talune operazioni nel settore crocieristico già autorizzate o ammissibili, e ulteriori operazioni già ammissibili alla garanzia dello Stato ai sensi dell'articolo 53 del decreto-legge n. 18 del 2020 («cura Italia»), che viene contestualmente e conseguentemente abrogato (commi 4 e 11), come già richiamato in questa sede in occasione dell'esame di quel provvedimento. Rileva che il MEF viene autorizzato per l'anno 2020 a rilasciare la garanzia statale per altre operazioni di SACE nei settori crocieristico e di difesa, per cui si prevede ex lege, a date condizioni, la concessione dei cd. limiti speciali, in termini di importo massimo (flusso) riassicurabile dallo Stato (comma 5).
  Passando all'articolo 3, segnala che esso prevede, al comma 1, che SACE concordi con Cassa depositi e prestiti le strategie industriali e commerciali al fine di massimizzare le sinergie di gruppo e aumentare l'efficacia del sistema di sostegno all'esportazione e all'internazionalizzazione delle imprese e di rilancio dell'economia.
  Evidenzia che, a tale fine, il comma 2, dispone che: CDP concordi preventivamente con il MEF, sentito il MAECI, l'esercizio dei diritti di voto derivanti dalla partecipazione in SACE (per le deliberazioni di nomina degli organi sociali, il MEF agisce di concerto con il MAECI); SACE consulti preventivamente il MEF e il MAECI in ordine alle decisioni aziendali rilevanti ai fini dell'efficace attuazione delle misure di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese; SACE, nella predisposizione del piano annuale di attività, tenga conto delle linee guida e di indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese assunte dalla cabina di regia copresieduta dal Ministro degli Affari esteri e dal Ministro dello Sviluppo economico, istituita dall'articolo 14, comma 18-bis del decreto-legge n. 98 del 2011 (convertito dalla legge n. 111 del 2011), di cui fanno parte, tra gli altri, anche rappresentanti del Ministero dell'Economia e delle finanze; del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali; della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome; dell'Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura; della Confederazione generale dell'industria italiana; di R.E.TE. Imprese Italia; di Alleanza delle cooperative italiane; e dell'Associazione bancaria italiana.
  Sottolinea che il comma 3 del medesimo articolo 3 prevede che restano fermi i poteri del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale nei confronti di SIMEST S.p.A., la società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti incaricata di sostenere il processo di internazionalizzazione delle imprese e di assistere gli imprenditori italiani nelle loro attività nei mercati stranieri.
  Al riguardo, ricorda che l'articolo 2, comma 10, del decreto-legge n. 104 del 2019 (convertito dalla legge n. 132 del 2019) ha trasferito al MAECI le funzioni – già spettanti al MISE – concernenti i rapporti con la SIMEST e l'esercizio delle relative funzioni di vigilanza ed indirizzo.
  Segnalare, altresì, gli articoli 15 e 16, che apportano modifiche alla disciplina dei poteri speciali del Governo (cd. golden power), di cui al decreto-legge n. 21 del 2012 e successive modifiche.
  In particolare, rileva che l'articolo 15 estende temporaneamente – fino al 31 dicembre 2020 – l'ambito di applicazione degli obblighi di notifica e dei relativi poteri esercitabili dal Governo – imposizione di impegni e condizioni e opposizione all'acquisto – relativi all'acquisto, da parte di un soggetto esterno all'Unione
europea, di partecipazioni di rilevanza tale da determinare il controllo di imprese ritenute di importanza strategica ai sensi della disciplina europea sullo screening degli investimenti esteri (di cui al Regolamento (UE) 2019/452): in altre parole, in base alla norma del provvedimento in esame, potranno essere bloccate eventuali operazioni di acquisizione di aziende e scalate eventualmente ostili, non solo nei settori tradizionali delle infrastrutture critiche e della difesa, ma anche in quello finanziario, creditizio, assicurativo, nonché nei settori di energia, acqua, trasporti, informazione, salute, sicurezza alimentare, intelligenza artificiale, robotica, materie prime, cybersecurity e protezione dei dati personali.
  Precisa che viene inclusa, fino al 31 dicembre 2020, fra i criteri per determinare se un investimento estero possa incidere sulla sicurezza o sull'ordine pubblico, la circostanza che l'acquirente della partecipazione sia direttamente o indirettamente controllato dall'amministrazione pubblica, compresi organismi statali o forze armate, di un Paese appartenente all'Unione europea.
  Ricorda che, in base alla normativa vigente, i poteri speciali sono esercitati esclusivamente sulla base di criteri oggettivi e non discriminatori, tenendo conto, in particolare, di elementi quali: l'esistenza di motivi oggettivi che facciano ritenere possibile la sussistenza di legami fra l'acquirente e Paesi terzi che non riconoscono i principi di democrazia o dello Stato di diritto, che non rispettano le norme del diritto internazionale, o che hanno rapporti con organizzazioni criminali o terroristiche; l'idoneità dell'operazione di acquisizione a garantire la sicurezza e la continuità degli approvvigionamenti; l'eventuale minaccia per la sicurezza o per l'ordine pubblico.
  Segnala, altresì, l'articolo 17, che modifica la disciplina gli obblighi di comunicazione delle partecipazioni rilevanti in società italiane con azioni quotate in mercati regolamentati italiani o di altri Paesi dell'Unione europea. In particolare, osserva che le norme dispongono che la CONSOB possa prevedere, ai fini dell'insorgere di detto obbligo, soglie inferiori a quelle predeterminate ex lege, per un limitato periodo di tempo, per le società ad azionariato particolarmente diffuso, eliminando la circostanza che esse presentino altresì una elevata capitalizzazione di mercato. Ricorda che tali obblighi di comunicazione sono volti a migliorare il grado di trasparenza sulle operazioni in grado di incidere sugli assetti proprietari degli emittenti azioni quotate, imponendo a coloro che vi partecipano in misura superiore a specifiche soglie di darne comunicazione alla società partecipata, alla CONSOB e al pubblico.
  In conclusione, sottolinea che, come evidenziato anche dai rappresentanti di SACE auditi il 30 aprile scorso, il Paese sta vivendo una fase di estrema difficoltà, in un contesto di crisi non solo nazionale, ma globale. Evidenzia che, come emerso anche in occasione dell'esame del DEF, per l'anno in corso si prevede un trend negativo per il PIL e il commercio internazionale. Rileva che a livello nazionale siamo di fronte alla più grande crisi esogena dal secondo dopoguerra e che in questo quadro SACE è chiamata a svolgere un ruolo decisivo, fortemente anticiclico, non solo per affrontare l'attuale fase di emergenza, ma anche per la successiva ripresa, auspicabilmente nell'interesse del Paese.
  Considerato l'elevato numero di emendamenti presentati presso le Commissioni di merito sulle disposizioni di competenza della III Commissione e la disponibilità di tempi adeguati ad un esame approfondito del provvedimento da parte della stessa Commissione Affari esteri e comunitari, si riserva di presentare una proposta di parere in occasione di una prossima seduta.

  La Viceministra Emanuela Claudia DEL RE ricorda che il provvedimento in esame mobilita complessivamente ben 400 miliardi di garanzie pubbliche in favore delle imprese italiane per facilitare la ripresa del nostro Paese all'indomani dell'emergenza COVID-19, rafforzando il ruolo strategico di SACE sia sul piano dell'economia nazionale – con riferimento al cosiddetto Programma «Garanzia Italia» – sia sul piano del commercio con l'estero.
  In tale secondo ambito, segnala in particolare due misure, già evidenziate nell'intervento della relatrice: la concessione di garanzie, entro l'importo massimo di 200 miliardi di euro, per finanziamenti per l'internazionalizzazione; l'introduzione di un nuovo sistema di co-assicurazione per i rischi definiti non di mercato, al fine di potenziare ulteriormente il sostegno pubblico all'esportazione delle imprese.
  Evidenzia che questi strumenti, che saranno operativi a partire dal prossimo anno, insieme a quelli già previsti dal decreto-legge c.d. «Cura Italia», contribuiranno a rilanciare il nostro export, sostenendo la ripresa della nostra economia. Tiene a ricordare ancora una volta che l’export rappresenta circa un terzo del PIL nazionale e nel 2019 ha raggiunto la cifra record di 475 miliardi di euro.
  Rileva che, anche alla luce di queste nuove misure e delle competenze assunte dal MAECI in materia di commercio con l'estero e di internazionalizzazione delle imprese ai sensi del decreto-legge n. 104 del 2019, si è ritenuto opportuno prevedere forme di interazione rafforzata tra SACE e tutti i ministeri di riferimento, con un'estensione del ruolo del MAECI.
  Osserva che per questo motivo il decreto-legge in esame prevede innanzitutto che SACE, pur restando formalmente all'interno del perimetro di Cassa Depositi e Prestiti, sia sottoposta ad attività di direzione e controllo da parte sia del MEF che del MAECI. Il MEF dovrà inoltre agire di concerto con il MAECI per la nomina dei suoi organi sociali.
  Segnala che sarà inoltre proprio il MAECI a co-presiedere, insieme al MEF il «Comitato per il sostegno finanziario pubblico all'esportazione» di nuova istituzione, composto da altri sei membri in rappresentanza delle rilevanti amministrazioni.
  Sottolinea che il principale compito di questo nuovo Comitato sarà quello di adottare, su proposta di SACE, il «Piano annuale di attività», che definisce l'ammontare delle operazioni da assicurare, suddivise per aree geografiche e macro-settori, evidenziando l'importo delle operazioni da sottoporre all'autorizzazione preventiva del MEF, nonché il sistema dei limiti di rischio. Il Piano annuale è successivamente approvato con delibera del CIPE. Segnala che, nella predisposizione del Piano annuale, SACE dovrà tenere conto delle linee-guida e di indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese adottate dalla Cabina di regia per l'internazionalizzazione, che, come noto, è co-presieduta ogni anno dal MAECI e dal MISE.
  Rileva che le misure introdotte dal provvedimento in esame devono peraltro essere valutate in coordinamento con quanto già previsto a sostegno del Sistema Paese dal citato decreto n. 18 del 2020 «Cura Italia», il cui disegno di legge di conversione, con modifiche, è stato approvato in via definitiva dalla Camera il 24 aprile scorso.
  Ricorda brevemente come detto decreto, tra le varie misure, abbia istituito nello stato di previsione del MAECI il «Fondo per la promozione integrata» con una dotazione di 150 milioni di euro per il 2020. Precisa che una quota parte di tali risorse, pari a 70 milioni di euro, verrà destinata alla concessione, da parte di SIMEST, di cofinanziamenti a fondo perduto abbinati ai finanziamenti a tasso agevolato concessi ai sensi della legge 394/1981, dunque a favore delle imprese italiane che operano sui mercati esteri.
  Evidenzia che si tratta di una misura mai introdotta finora, volta a rafforzare l'efficacia di tali interventi, che conferma la massima attenzione del Governo al potenziamento degli strumenti di sostegno all'internazionalizzazione delle PMI, nella consapevolezza che un'efficace penetrazione nei mercati esteri possa contribuire a contrastare gli effetti recessivi provocati dall'emergenza sanitaria in corso.
  In tema di poteri speciali, segnala che le modifiche introdotte col provvedimento in esame appaiono coerenti con la necessità, rilevata anche dalla Commissione europea, di rafforzare gli strumenti a presidio
delle imprese europee al fine di evitare, in particolare in questa fase di fragilità, che esse possano essere oggetto di acquisizioni da parte di imprese concorrenti sostenute o sussidiate da Paesi terzi.
  Osserva che tali nuove disposizioni sono peraltro in linea con le analoghe legislazioni dei principali partner europei, come Francia e Germania (quest'ultima ha modificato il proprio regime giuridico il 9 aprile).
  In particolare, sottolinea che le nuove misure in tema di poteri speciali introdotte dal decreto-legge in esame hanno l'obiettivo di ampliare le prerogative del Governo, estendendo l'ambito operativo ed applicativo del Golden Power: operativo perché il Governo assume la facoltà di avviare d'ufficio l'esercizio dei «poteri aurei» (e non più solo a seguito di notifica); applicativo perché il perimetro è esteso a tutti i settori ritenuti di rilevanza strategica dalla disciplina europea sullo screening degli investimenti esteri diretti – invero individuandone di ulteriori come quello creditizio ed assicurativo- nonché ad operazioni effettuate da soggetti appartenenti alla UE, ove di rilevanza tale da determinarne l'acquisizione del controllo societario.
  Precisa che la necessità di proteggere settori strategici dell'economia, tanto più nell'attuale, critica congiuntura, non va intesa in contraddizione con le politiche di attrazione degli investimenti esteri in Italia. Le misure adottate, che hanno carattere transitorio, non intendono infatti inficiare l'efficacia delle strategie di attrazione degli investimenti esteri sin qui attuate. Al contrario, alla luce sia della maggior competizione a livello globale per attrarre capitali, sia della probabile contrazione degli investimenti nazionali a seguito del rallentamento dell'economia dovuto all'emergenza sanitaria, l'attrazione degli investimenti diretti esteri si conferma in questa fase un'opportunità ma anche una necessità altrettanto strategica per l'economia italiana.

  Laura BOLDRINI (PD), ringraziando la relatrice per l'esaustiva esposizione, esprime apprezzamento al Governo per le misure di sostegno alle imprese che operano nell’export, valorizzando il dato che vede destinare le risorse alle aziende con sede in Italia e che, anche nelle fasi più critiche della precedente crisi economico-finanziaria, non hanno delocalizzato le proprie attività produttive.
  Coglie l'opportunità del dibattito odierno per porre il tema dei paradisi fiscali e per ricordare che a livello europeo è in atto un dibattito sull'opportunità di penalizzare le imprese che hanno spostato la propria sede nei cosiddetti tax heavens. Al riguardo, segnala che, mentre il presidente francese Macron ha evocato la possibilità di includere in questa categoria anche alcuni partner europei – si pensi ad esempio all'Olanda – la Commissione europea ha categoricamente escluso tale ipotesi, dal momento che il diritto unionale garantisce la libera circolazione dei capitali e dunque consente di spostare la sede sociale in Paesi membri che eventualmente godono di una fiscalità di vantaggio. Pertanto, in tale contesto ritiene che debba rappresentare una priorità per l'attuale Governo lo scongiurare sussidi economici quanto meno ad aziende con sedi in rinomati paradisi fiscali extraeuropei. Si riserva di intervenire nel prosieguo sui lavori della Commissione.

  Alberto RIBOLLA (Lega), ringraziando la relatrice e la viceministra, si associa alle considerazioni della collega Boldrini, evidenziando, tuttavia, che fenomeni di dumping fiscale, che danneggiano gravemente il nostro Paese, si verificano oltre che nei Paesi Bassi, anche in Lussemburgo e Irlanda. Evidenziando il ruolo centrale di SACE nel sostegno all'internazionalizzazione delle imprese italiane, ribadisce la necessità di tutelarle a fronte del crescente rischio di sostituzione dei prodotti Made in Italy con l’Italian sounding.
  Tuttavia, a suo avviso, i meccanismi di garanzia previsti dal decreto-legge in esame risultano piuttosto farraginosi, al punto che, ad un mese dall'entrata in vigore del decreto, le pratiche istruite ed i finanziamenti concessi risultano assai esigui. Esprime, infine, apprezzamento per le norme relative ai poteri speciali (golden power), utili ad evitare scalate ostili nei confronti delle aziende nazionali nei settori strategici: al riguardo, ricorda che il precedente Governo, su impulso dell'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giorgetti, aveva promosso una normativa molto rigorosa ed efficace in materia di tutela delle reti 5G.

  Simone BILLI (Lega), ringraziando a sua volta la rappresentante del Governo per i chiarimenti forniti, segnala la necessità di assicurare, attraverso il citato Fondo per la promozione integrata, un adeguato sostegno economico alle Camere di commercio italiane all'estero che, presenti in cinquantasei Paesi, con 20 mila associati e circa 42 milioni di fatturato, potrebbero rappresentare un volano importante per l’export italiano nella fase di rilancio dell'economia post-pandemia. Esprimendo vivo apprezzamento per il prezioso lavoro svolto dall'Unità di crisi della Farnesina nel rimpatrio dei nostri connazionali, ribadisce, inoltre, l'esigenza di uno sforzo ulteriore, anche attraverso lo stanziamento di risorse aggiuntive, tenuto conto che la Germania, ad esempio, ha utilizzato a questo scopo fondi dell'Unione europea. Al riguardo, stigmatizza l'inerzia del Governo a fronte di numerose sollecitazioni giunte da parte del Gruppo Lega anche attraverso atti di sindacato ispettivo.

  Piero FASSINO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Sui lavori della Commissione.

  Laura BOLDRINI (PD), anche in vista della riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti di gruppo, auspica che la Commissione torni ad occuparsi di tematiche ulteriori rispetto all'emergenza COVID-19, quali la crisi libica, gli sviluppi della questione palestinese – con la necessità di esprimere una posizione sulla decisione dell'Amministrazione USA di riconoscere l'occupazione di territori della Cisgiordania da parte di Israele –, nonché la vicenda del giovane ricercatore Patrick Zaki, arbitrariamente detenuto nelle carceri egiziane.

  Piero FASSINO, presidente, associandosi alle considerazioni della collega Boldrini, si impegna a rappresentare la questione alla presidente Grande ritenendo che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti di gruppo, costituisca la sede ideale per una valutazione delle priorità di lavoro della Commissione.

  La seduta termina alle 14.40.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Mercoledì 6 maggio 2020 — Presidenza del presidente Piero FASSINO. – Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  La seduta comincia alle 14.40.

Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio sulla fornitura di assistenza macrofinanziaria ai Paesi partner dell'allargamento e del vicinato nel contesto della crisi della pandemia di COVID-19.
COM(2020) 163 final.
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Piero FASSINO, presidente e relatore, sottolinea che con la proposta di decisione in esame, presentata il 22 aprile scorso, la Commissione europea propone il ricorso a un'assistenza macrofinanziaria (AMF) per sostenere, nel contesto della crisi pandemica da COVID-19, dieci partner dell'allargamento e del vicinato (Albania, Bosnia-Erzegovina, Georgia, Giordania, Kosovo, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Tunisia e Ucraina).
  Poiché la III Commissione ha già approfondito, in varie occasioni, la materia dell'allargamento, con particolare riferimento ai Balcani occidentali, ritiene utile in questa sede fornire qualche elemento conoscitivo sulla Politica europea di vicinato (PEV): essa si basa sull'articolo 8 del Trattato sull'Unione europea, che prevede che l'Unione sviluppi con i Paesi limitrofi «relazioni privilegiate al fine di creare uno spazio di prosperità e buon vicinato fondato sui valori dell'Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulla cooperazione». In altre parole, l'UE offre ai Paesi limitrofi una partnership basata sull'adesione a valori quali la democrazia e i diritti umani, lo Stato di diritto, il buon governo, i principi di economia di mercato e lo sviluppo sostenibile. La PEV comprende, pertanto un coordinamento delle politiche e un'integrazione economica rafforzata e, pur rimanendo distinta dal processo di allargamento, non pregiudica il modo in cui le relazioni tra i Paesi limitrofi e l'UE potranno svilupparsi in futuro.
  A titolo informativo ricorda che, oltre ai Paesi beneficiari dell'assistenza macrofinanziaria prevista dall'atto in esame, la Politica di vicinato riguarda anche Algeria, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Egitto, Israele, Libano, Libia, Marocco, Palestina e Siria.
  Evidenzia che, inaugurata dalla Commissione con una comunicazione presentata nel marzo 2003, la PEV è stata in più occasioni rafforzata: in particolare, in risposta agli sviluppi intervenuti nei Paesi arabi, nel 2011 l'UE ha incentrato maggiormente la Politica di vicinato sulla promozione di una democrazia consolidata e sostenibile e sullo sviluppo economico inclusivo, focalizzando l'attenzione su elementi quali elezioni libere ed eque, l'impegno a lottare contro la corruzione, l'indipendenza della magistratura, il controllo democratico sulle forze armate e la libertà di espressione, riunione e associazione. Rileva che l'UE ha altresì sottolineato il ruolo svolto dalla società civile in questo processo, introducendo il principio del «more for more», in base al quale l'Unione rafforza il partenariato con i Paesi limitrofi che compiono maggiori progressi in materia di riforme democratiche.
  Ricorda che, nell'ambito del prossimo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, la Commissione ha proposto l'istituzione di un nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDCI) dotato di 89,5 miliardi di euro, di cui 22 miliardi destinati ai Paesi del vicinato. Segnala che la proposta è attualmente all'esame del Parlamento europeo e del Consiglio dell'UE e – ovviamente – dovrà essere valutata nel contesto della discussione in corso sul prossimo bilancio pluriennale dell'Unione, pesantemente condizionata dall'emergenza economica connessa alla pandemia.
  Osserva che, in via ordinaria, la PEV si fonda sugli accordi di partenariato e di cooperazione e, più di recente, sugli accordi di associazione. Precisa che, nel caso del provvedimento in esame, la Commissione propone di adottare uno strumento ad hoc per fornire un sostegno economico a quei Paesi dell'allargamento e del vicinato che risultano maggiormente colpiti dalla pandemia. In particolare, per quanto riguarda i Paesi dell'allargamento: l'Albania potrebbe registrare un calo del reddito nazionale lordo del 5 per cento, ed un contestuale incremento del disavanzo e del debito pubblico, che salirebbero, rispettivamente al 4 e al 69 per cento; in Bosnia-Erzegovina lo scoppio della pandemia ha gravemente esacerbato il rallentamento dell'economia già in corso: le ultime proiezioni per il 2020 prevedono un calo dell'attività economica del 10 per cento circa e un forte aumento della disoccupazione; nel Kosovo si prevede una contrazione del PIL reale del 5 per cento circa, che si innesta in un contesto economico già poco florido, con un disavanzo commerciale particolarmente critico nel settore delle merci (oltre il 40 per cento del PIL); in Montenegro le istituzioni internazionali prevedono una contrazione dell'economia reale del 9 per cento, determinata, in larga misura, dal crollo del settore turistico, che rappresenta oltre il 20 per
cento del PIL: secondo le stime preliminari del Ministero delle Finanze, nel 2020 il disavanzo pubblico supererà il 7 per cento del PIL e il debito pubblico raggiungerà l'82 per cento del PIL, diventando il più elevato della regione; nella Macedonia del Nord le proiezioni attuali indicano una diminuzione del PIL reale pari a circa il 4 per cento nel 2020 ed un aumento del deficit pubblico all'8 per cento.
  Sottolinea che, relativamente ai Paesi del vicinato orientale, la Commissione europea segnala che: la Georgia dovrebbe registrare nel 2020 una contrazione economica del 4 per cento circa, mentre il disavanzo pubblico, a causa del costo delle misure per attenuare l'impatto della crisi, dell'aumento della spesa sanitaria e del calo delle entrate, dovrebbe salire a circa l'8 per cento del PIL: in Moldavia i principali canali di trasmissione della crisi sono le rimesse – che rappresentano il 15 per cento del PIL nazionale – e il commercio con i Paesi colpiti dalla crisi, in particolare gli Stati membri dell'UE: di conseguenza, nel 2020 l'economia della Moldavia subirà una significativa recessione, le cui dimensioni sono al momento difficili da quantificare; l'Ucraina registrerà una contrazione del PIL compresa tra il 4 e il 9 per cento, mentre il disavanzo del 2020, alla luce delle spese supplementari legate alla crisi, è stato riveduto al 7,5 per cento del PIL.
  Evidenzia che, con riferimento ai Paesi del vicinato meridionale, la Commissione evidenzia quanto segue: in Giordania la pandemia avrà un impatto significativo sui flussi commerciali, le catene del valore globali e il turismo, determinando gravi conseguenze per il tasso di disoccupazione già elevato (circa il 19 per cento alla fine del 2019), nonché sul disavanzo – che supererà il 5 per cento del PIL – e sul debito pubblico, destinato a superare la soglia del 100 per cento del PIL; in Tunisia il brusco calo delle rimesse e del turismo – che rappresentano oltre il 7 per cento del PIL – malgrado la diminuzione del prezzo del petrolio, determinerà una riduzione degli afflussi di valuta estera, con la conseguenza che nel 2020 il governo non sarà in grado di coprire il proprio fabbisogno di finanziamenti dai mercati nazionali e internazionali.
  Rileva che, a fronte di questi dati drammatici, l'assistenza macrofinanziaria proposta dalla Commissione viene attivata sulla base dell'articolo 212 del Trattato sul funzionamento dell'UE (TFUE), in base al quale «l'Unione conduce azioni di cooperazione economica, finanziaria e tecnica, comprese azioni di assistenza specialmente in campo finanziario, con Paesi terzi diversi dai Paesi in via di sviluppo». In combinazione con finanziamenti del Fondo monetario internazionale soggetti a un programma concordato di riforme economiche, essa consente di intervenire rapidamente ed efficacemente, riducendo la pressione finanziaria esterna dei beneficiari nell'immediato e contribuendo a creare un quadro macroeconomico stabile: ciò consentirà ai Pesi beneficiari di attenuare l'impatto della crisi sulle finanze pubbliche e di avere più margini di manovra per introdurre misure atte a mitigare le conseguenze socio-economiche della pandemia.
  Osserva che nell'attuale situazione eccezionale la Commissione propone programmi di «AMF di crisi», che avranno una durata più breve – 12 mesi anziché 2 anni e mezzo – e prevedranno solo due esborsi, entrambi erogati alla Banca centrale del Paese partner: il primo – previsto per la metà del 2020 – sarà erogato non appena possibile dopo l'adozione della decisione in esame e la stipulazione di un protocollo di intesa con ciascun beneficiario; il secondo dovrebbe essere erogato nel quarto trimestre del 2020 o nel primo trimestre del 2021, una volta che saranno soddisfatte le condizioni precisate nei protocolli di intesa. Come per qualsiasi assistenza macrofinanziaria, tale condizionalità è specifica per ciascun partner allo scopo di assicurare che sia pienamente adeguata a stimolare la stabilità macroeconomica, promuovendo le condizioni per una rinnovata crescita sostenibile. Inoltre, com’è consuetudine per l'AMF, gli esborsi saranno subordinati a progressi soddisfacenti
nell'attuazione del contestuale programma concordato con il Fondo monetario internazionale.
  Precisa che l'importo dell'AMF proposto dalla Commissione per ciascun Paese si basa su una stima preliminare del fabbisogno di finanziamento esterno residuo dei partner e tiene conto della loro capacità di autofinanziarsi con le proprie risorse – in particolare con le riserve internazionali a loro disposizione –, nonché delle risorse fornite dall'FMI e dalla Banca mondiale. La determinazione dell'importo dell'assistenza tiene conto anche della necessità di garantire un'equa ripartizione degli oneri tra l'Unione e gli altri donatori, nonché della preesistente mobilitazione degli altri strumenti finanziari esterni dell'UE. In particolare, la Commissione assicurerà la coerenza con le operazioni di AMF già in atto a beneficio di Georgia, Giordania, Moldavia, Tunisia e Ucraina.
  Segnala che, pertanto, a seguito di una valutazione preliminare delle esigenze di finanziamento, la proposta prevede che i fondi AMF siano distribuiti come segue: Albania, 180 milioni di euro; Bosnia-Erzegovina, 250 milioni; Georgia, 150 milioni; Giordania, 200 milioni; Kosovo, 100 milioni; Macedonia del Nord, 160 milioni; Moldavia, 100 milioni; Montenegro, 60 milioni; Tunisia, 600 milioni; Ucraina, 1,2 miliardi di euro. Precisa che questo importo, particolarmente elevato, si giustifica con la grave situazione di finanza pubblica dell'Ucraina: al riguardo, segnala che il Fondo monetario internazionale, che stima per il 2020 un deficit complessivo di finanziamento esterno di circa 12 miliardi di dollari, ha deciso di aumentare la portata del programma triennale recentemente negoziato con Kiev, portandolo da 5,5 a 10 miliardi di dollari, 3,5 dei quali disponibili già da quest'anno.
  Inoltre, sottolinea che l'intero importo dell'assistenza macrofinanziaria dell'Unione è erogato a ciascun Paese sotto forma di prestiti, della durata massima di quindici anni, e che la Commissione è autorizzata a finanziarsi prendendo in prestito per conto dell'Unione i fondi necessari sui mercati dei capitali o presso istituzioni finanziarie.
  Evidenzia che la concessione dell'assistenza macrofinanziaria – in piena coerenza con la cornice giuridica che disciplina il processo di allargamento e la politica di vicinato – è subordinata alla condizione preliminare del rispetto, da parte dei Paesi partner, di meccanismi democratici effettivi, compresi un sistema parlamentare multipartitico e lo Stato di diritto, e dei diritti umani; la Commissione e il Servizio Europeo per l'Azione Esterna sono incaricati di monitorare il rispetto di tale condizione preliminare durante l'intero ciclo dell'assistenza macrofinanziaria dell'Unione.
  Come già accennato, ribadisce che questa iniziativa di assistenza macrofinanziaria è ispirata da una logica di «pronto intervento», volta ad assicurare un sostegno concreto ed immediato ai Paesi più in difficoltà, ma si inquadra in una strategia più complessiva dell'Unione.
  Ricorda che l'8 aprile scorso, infatti, la Commissione europea e l'Alto rappresentante per la politica estera, Borrell, hanno presentato un piano di aiuti su scala globale per un importo complessivo di 15,6 miliardi di euro, di cui 3 miliardi destinati alla regione del vicinato nel suo complesso: 2,1 miliardi per i Paesi del vicinato meridionale e 962 milioni per i Paesi del partenariato orientale; a questi importi vanno aggiunti 800 milioni di euro diretti verso i Balcani occidentali e la Turchia.
  Segnala che, più recentemente, il 29 aprile scorso, la Commissione europea ha proposto – anche in vista del Vertice UE-Balcani Occidentali in corso di svolgimento proprio oggi – lo stanziamento di ulteriori 3,3 miliardi di euro mobilitati congiuntamente alla Banca europea per gli investimenti, al fine di supportare i Paesi della regione balcanica ad affrontare le necessità immediate in ambito sanitario e le conseguenti esigenze umanitarie connesse alla pandemia di COVID-19, nonché a contribuire alla ripresa economica e sociale.

  In conclusione, ricorda che la proposta di decisione in titolo dovrebbe esaminata e approvata in tempi brevi dal Parlamento europeo e dal Consiglio, in modo da rendere rapida l'erogazione dell'assistenza macrofinanziaria. Auspica, dunque, che la III Commissione possa altrettanto rapidamente, e con ampia maggioranza, approvare il documento finale da trasmettere alle Istituzioni dell'UE e al Governo, nella consapevolezza che una efficace politica di partnership con i Paesi dell'allargamento e del vicinato contribuisce in maniera determinante ad affermare la presenza e la credibilità dell'Unione sulla scena internazionale, in un approccio d'insieme che combini sicurezza, diplomazia e sviluppo.
  Nel segno di questa rafforzata attenzione alle dinamiche regionali che ci coinvolgono come Italia, coglie l'occasione dell'esame di provvedimento per incoraggiare la Commissione ad inaugurare una nuova stagione di cooperazione interparlamentare con i Paesi interessati dalle politiche di allargamento e di vicinato, anche mediante incontri informali per videoconferenza.

  La Viceministra Emanuela Claudia DEL RE, esprimendo apprezzamento per l'ampia e approfondita relazione, ricorda che l'Amministrazione competente a seguire i negoziati in sede UE sulla proposta decisione in esame è il Ministero dell'Economia e delle finanze. In generale, sottolinea che la proposta si inquadra in una logica di solidarietà che la Commissione europea non intende circoscrivere ai confini dell'Unione: tale impianto è del tutto condiviso dal Governo, anche in considerazione degli aiuti che l'Italia ha ricevuto da alcuni dei sopra citati Paesi nella fase di emergenza sanitaria e che si sono sostanziati nell'invio di operatori sanitari e attrezzature mediche.

  Piero FASSINO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 6 maggio 2020.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15 alle 15.20.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Mercoledì 6 maggio 2020. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. — Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.

  La seduta comincia alle 15.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Marta GRANDE, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

5-03916 Lupi: Sulle responsabilità della Repubblica popolare cinese in relazione alla diffusione della pandemia da COVID-19.
5-03914 Zoffili: Sulle responsabilità della Repubblica popolare cinese in relazione alla diffusione della pandemia da COVID-19.

  Marta GRANDE, presidente, avverte che le interrogazioni in titolo, vertendo sulla stessa materia, saranno svolte congiuntamente.

  Maurizio LUPI (Misto-NcI-USEI) illustra l'interrogazione in titolo.

  Paolo FORMENTINI (LEGA), in qualità di cofirmatario, illustra a sua volta l'interrogazione in titolo, sottolineando la necessità che il Governo chiarisca la posizione internazionale e il quadro di alleanze del nostro Paese, anche alla luce delle recenti e poco rassicuranti dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte e del Ministro Di Maio riguardo alle relazioni con la Cina: al riguardo, ricorda che i presunti aiuti pervenuti dal Paese asiatico si sono sostanziati nell'esborso, da parte del nostro Governo, di 209 milioni di euro per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale.

  La Viceministra Emanuela Claudia DEL RE risponde alle interrogazioni in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Maurizio LUPI (Misto-NcI-USEI), replicando, si dichiara del tutto insoddisfatto della risposta del Governo, che ha eluso i quesiti principali: in primo luogo, la possibilità o meno che l'Italia aderisca all'iniziativa di vari Paesi – tra cui Francia, Germania e Stati Uniti – per l'istituzione di una commissione internazionale d'inchiesta che accerti le responsabilità delle autorità cinesi in merito all'origine e alla diffusione della pandemia; in secondo luogo, l'opinione del Governo circa le posizioni espresse dal Segretario alla difesa americano, Esper, secondo il quale Cina e Russia starebbero approfittando della pandemia per far avanzare i loro interessi e seminare divisioni nell'Alleanza atlantica e nell'Unione europea. In conclusione, sottolinea che la politica estera del Governo appare opaca ed ondivaga, il che mette a serio rischio il nostro sistema di alleanze tradizionali.

  Paolo FORMENTINI (LEGA), intervenendo in sede di replica, si dichiara totalmente insoddisfatto della risposta del Governo. Ribadendo che Cina e OMS hanno forti responsabilità nella diffusione della pandemia, sottolinea che gli aiuti provenienti dalla Repubblica popolare cinese rappresentano un bieco tentativo di acquisire credibilità da parte di un regime autoritario, rispetto al quale il nostro Paese deve prendere le distanze in maniera chiara ed inequivocabile. Sottolinea che questa vicenda pone dei quesiti di fondo sul radicamento democratico delle scelte operate da questo Esecutivo, sulle quali il Gruppo Lega intende vigilare in modo assiduo.

5-03912 Delmastro delle Vedove: Sulla ridestinazione degli stanziamenti di cooperazione allo sviluppo a favore delle imprese italiane in crisi a causa della pandemia da COVID-19.

  Andrea DELMASTRO DELLE VEDOVE (FdI) illustra l'interrogazione in titolo.

  La Viceministra Emanuela Claudia DEL RE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Andrea DELMASTRO DELLE VEDOVE (FdI), intervenendo in sede di replica, si dichiara clamorosamente insoddisfatto della risposta del Governo, evidenziando che, a fronte di 500 milioni da destinare alla cooperazione allo sviluppo, il Governo ha stanziato, con il decreto-legge «Cura Italia», solo 250 milioni per il sistema sanitario e 60 milioni per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale. Sottolinea che la legge n. 125 del 2014 non impone al Governo alcun obbligo sugli stanziamenti per la cooperazione che, in questa fase critica, non sono giustificati neanche dall'esigenza di preservare future quote di mercato per l’export, dato che al momento l'emergenza vera è quella di evitare la desertificazione industriale dell'Italia.

5-03913 Palazzotto: Sulle difficoltà riscontrate nel rimpatrio di connazionali a seguito della pandemia da COVID-19.
5-03915 Suriano: Sulle difficoltà riscontrate nel rimpatrio di connazionali a seguito della pandemia da COVID-19.

  Marta GRANDE, presidente, avverte che le interrogazioni in titolo, vertendo sulla stessa materia, saranno svolte congiuntamente.

  Erasmo PALAZZOTTO (LEU) e Simona SURIANO (M5S) illustrano le interrogazioni in titolo, di cui sono primi firmatari.

  La Viceministra Emanuela Claudia DEL RE risponde nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Simona SURIANO (M5S), intervenendo in sede di replica, si dichiara soddisfatta della risposta del Governo, che dimostra l'enorme sforzo messo in campo dall'Esecutivo per agevolare il rimpatrio dei connazionali. Tuttavia, auspica che tale impegno possa essere ulteriormente rafforzato, anche nella prospettiva di una riapertura delle rotte aeree con taluni Paesi, mirando, in particolare, a promuovere un contenimento dei costi praticati dalle compagnie aeree.

  Erasmo PALAZZOTTO (LEU), intervenendo in sede di replica, associandosi ai ringraziamenti per il lavoro svolto dal Governo, si dichiara soddisfatto. Auspica, altresì, che vengano investite maggiori risorse per i connazionali che non sono riusciti a usufruire di voli messi a disposizione da altri Paesi europei e che sono tuttora bloccati in zone di guerra o comunque pericolose, dove il contagio da COVID-19 può davvero costare la vita.

5-03911 Quartapelle Procopio: Sull'impatto sui lavoratori italiani transfrontalieri delle misure adottate dalla Confederazione Svizzera nel contrasto alla pandemia da COVID-19.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), illustra l'interrogazione di cui è prima firmataria, segnalando che al Senato è stato approvato un ordine del giorno che mira ad estendere ai lavoratori italiani transfrontalieri la garanzia di taluni ammortizzatori sociali, quali la NASPI, il congedo parentale o l'indennità di malattia.

  La Viceministra Emanuela Claudia DEL RE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), intervenendo in sede di replica, si dichiara soddisfatta della risposta del Governo. Tuttavia, ricordando che le procedure di accesso al territorio della Confederazione svizzera restano tuttora molto complesse, invita il Governo a verificare l'efficacia degli ammortizzatori sociali già disposti a favore dei lavoratori transfrontalieri e a valutare l'opportunità di introdurre nuove misure con il decreto-legge che si accinge ad approvare.

  Marta GRANDE, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 16.10.

III Commissione - mercoledì 6 maggio 2020

ALLEGATO 1

Interrogazioni nn. 5-03916 Lupi e 5-03914 Zoffili: Sulle responsabilità della Repubblica popolare cinese in relazione alla diffusione della pandemia da COVID-19.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il Governo italiano ha più volte affermato che sarebbe assurdo pensare che la solidarietà internazionale ricevuta da tanti Paesi del mondo possa minimamente mettere in dubbio – se non altro per la sua stessa ampiezza – la nostra chiara collocazione geopolitica e il quadro delle alleanze cui l'Italia storicamente e culturalmente appartiene. Abbiamo sempre anche sottolineato come lo scambio d'informazioni tra i Paesi e le rilevanti organizzazioni internazionali siano cruciali. E che l'Italia offre, ma chiede anche a tutti, massima trasparenza.
  Fin dall'emergere delle prime notizie sulla diffusione del nuovo coronavirus, le autorità italiane hanno assicurato contatti e raccordo costanti con l'Organizzazione Mondiale della Sanità, con i suoi Paesi membri, con le autorità cinesi, al fine di monitorare l'evolversi della situazione e adottare le necessarie, tempestive misure. Ugualmente strettissimo il coordinamento del nostro Paese con i partner UE e G7.
  L'Italia ha preso parte alle regolari riunioni informative organizzate a Pechino dalle autorità cinesi per il corpo diplomatico. La Commissione Nazionale della Salute cinese ha tenuto inoltre regolari conferenze stampa di aggiornamento in stretto raccordo con l'OMS. Il 20 e 21 gennaio – come ricorderete – una delegazione della stessa OMS si è recata a Wuhan, epicentro dell'epidemia, dove ha potuto svolgere esami e verifiche che hanno condotto a ritenere efficaci e tempestive le misure di risposta al virus adottate dalle autorità sanitarie cinesi a livello nazionale, provinciale e cittadino.
  I contatti tra Italia e Cina sono poi proseguiti parallelamente anche a Ginevra proprio in seno all'OMS. Il coordinamento e la condivisione d'informazioni avevano come obiettivo una migliore comprensione dell'evoluzione dell'epidemia e della sua origine.
  L'Italia – è bene ribadirlo – si è sempre espressa chiaramente in tutte le sedi multilaterali (OMS, UE, NATO, G7 e G20) in favore della collaborazione solidale e coordinata nella lotta al Covid-19 e della trasparente condivisione delle relative informazioni scientifiche.
  In ambito G7 abbiamo avviato un esercizio volto a individuare le risposte di breve, medio e lungo periodo alla pandemia, con l'obiettivo di definire in maniera coordinata la risposta all'emergenza COVID-19 e alle sue conseguenze in diversi ambiti: dal settore umanitario e del sostegno ai Paesi più vulnerabili, all'impatto geopolitico; dalle conseguenze economiche alla protezione dei nostri valori; dal coordinamento nel settore dei trasporti alla preparazione a nuove, eventuali, pandemie.
  In questo contesto, come Italia, ci siamo posti l'obiettivo di mantenere un approccio collaborativo con gli altri partner, fondato sul multilateralismo e sull'ordine internazionale basato sulle regole. Anche in futuro, come ricordato dalla stessa OMS, sarà fondamentale assicurare un'attività di monitoraggio e informativa accurata e tempestiva per avere una corretta cognizione delle dimensioni e della letalità della pandemia a livello globale.

  Quanto alle ipotesi sull'origine del virus, il responsabile delle emergenze dell'OMS, Mike Ryan, ha espressamente dichiarato: «Abbiamo ascoltato più e più volte numerosi scienziati che hanno esaminato le sequenze e analizzato questo virus» e «siamo sicuri che la sua origine è naturale. Ciò che è importante è approfondire la conoscenza del suo “natural host”, per conoscerlo meglio e per mettere in atto le necessarie misure di prevenzione e di sanità pubblica, in modo da evitare che il fenomeno del passaggio da animale a uomo si ripeta, ovunque».
  Con l'Unione Europea e gli altri Stati membri stiamo lavorando a una bozza di risoluzione che verrà presentata all'Assemblea Mondiale della Sanità dell'OMS in programma il 18 maggio. Il progetto di risoluzione, attualmente oggetto di negoziato con l'intera membership dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, tocca i vari aspetti della risposta internazionale alla crisi sanitaria causata dal COVID-19, anche al fine di migliorare la preparazione futura alle pandemie, e contiene un paragrafo che impegna l'OMS ad approfondire – insieme agli altri organismi internazionali competenti e agli Stati membri – le origini del virus e la sua trasmissione agli esseri umani.

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-03912 Delmastro delle Vedove: Sulla ridestinazione degli stanziamenti di cooperazione allo sviluppo a favore delle imprese italiane in crisi a causa della pandemia da COVID-19.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La cooperazione costituisce parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia, come affermato dalla Legge 125 del 2014. L'Italia ha sempre utilizzato questo strumento per favorire lo sviluppo in modo equo, condiviso e rispettoso dell'ambiente, e per sostenere le società dei nostri partner nel loro percorso di crescita. Questo anche nell'interesse del nostro Paese, sia per gli indubbi vantaggi economici, sia per le attività congiunte, dalla lotta al traffico di migranti al contrasto al terrorismo e a tanti altri ambiti di collaborazione.
  Il raggiungimento degli obiettivi concordati sul piano internazionale in materia di Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) rimane per il Governo una priorità, con particolare riferimento ai traguardi dello 0,7 per cento del Reddito Nazionale Lordo (RNL) per i Paesi in via di Sviluppo e dello 0,15-0,20 per cento per i Paesi Meno Sviluppati, fissati entrambi dall'Agenda 2030. L'impegno a un adeguamento dell'APS italiano, in linea con gli obiettivi fissati a livello internazionale, è previsto all'articolo 30 della citata legge 125 del 2014 ed è pertanto giuridicamente e politicamente vincolante.
  Oggi, tra i Paesi OCSE, siamo nella parte bassa della classifica per percentuale di Aiuto Pubblico allo Sviluppo rispetto al Reddito Nazionale Lordo (RNL). Nel 2018 l'Aiuto italiano è sceso dallo 0,3 per cento del 2017 allo 0,25 per cento del RNL. Con questi dati il nostro Paese, nel 2018, si colloca al diciottesimo posto fra i Paesi membri del Development Assistance Committee (DAC) in seno all'OCSE. Limitatamente ai Paesi G7, con questa flessione l'Italia scende, in termini percentuali, dalla quarta alla sesta posizione. Per il 2019 abbiamo ancora dati parziali e provvisori che però già anticipano un ulteriore calo del nostro Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Secondo stime DAC saremmo allo 0,24 per cento, ma si prevede che i dati definitivi di luglio potranno rilevare una flessione anche maggiore.
  I fondi stanziati nella legge di bilancio 2020 per interventi di cooperazione allo sviluppo ammontano a circa 455 milioni di euro, di cui 2 milioni per interventi a sostegno delle minoranze cristiane perseguitate e quasi 600 mila per interventi di sminamento umanitario.
  Nel 2020 il Comitato Congiunto per la Cooperazione allo Sviluppo non si è ancora riunito e non ha quindi deliberato nuove iniziative. Le erogazioni del 2020 sono state pertanto effettuate in base a: delibere del Comitato Congiunto adottate negli anni precedenti; iniziative che, in quanto sotto i due milioni di euro, il Direttore dell'AICS può adottare autonomamente, informandone in seguito il Comitato Congiunto; delibere a firma del Ministro degli Esteri per interventi di emergenza umanitaria a valere sulla programmazione e sulle risorse finanziarie del 2019.
  Alla luce della crisi Covid-19, abbiamo intenzione di riprogrammare le risorse disponibili orientandole sulla risposta globale alla pandemia a sostegno dei sistemi sanitari dei Paesi che hanno forti fragilità in questo settore. Porremo in particolare molta attenzione al settore della sanità, al
settore WASH (acqua, sanificazione e igiene), e sicurezza alimentare, anche in un'ottica di prevenzione.
  Parallelamente alla riprogrammazione in corso, sono diverse le iniziative che l'Italia ha già intrapreso e che ci hanno reso uno dei più attivi sostenitori di un approccio multilaterale ed europeo alla crisi. Siamo stati il primo Paese a promuovere, con l'intervento del Ministro Di Maio alla Ministeriale G7, la costituzione di un'Alleanza internazionale per la ricerca del vaccino, al fine di massimizzare gli sforzi comuni e rafforzare le già esistenti strutture internazionali in quest'ambito. Anche grazie al decisivo impegno italiano in tal senso, l'OMS e altri attori della salute globale (tra cui il GAVI, la Banca Mondiale, la Fondazione Bill e Melinda Gates) hanno lanciato la piattaforma ACT (Access to COVID-19 Tools Accelerator), la cui missione è accelerare lo sviluppo, la produzione e l'equo accesso a nuovi vaccini e trattamenti diagnostici e terapeutici contro il virus. A questa iniziativa si aggiunge il nostro sostegno alla Alleanza Globale per i Vaccini e l'immunizzazione (GAVI) e alla Coalizione per l'innovazione nella preparazione alle epidemie (CEPI). Tutto ciò posiziona l'Italia tra i principali contributori alle iniziative dirette a combattere l'epidemia.
  Lunedì scorso, in partenariato con l'Unione Europea e gli altri partner (Francia, Germania, Regno Unito, Norvegia, Canada, Giappone, Arabia Saudita), l'Italia ha co-ospitato la Conferenza Globale per il finanziamento della risposta sanitaria al COVID-19, presieduta dalla Presidente della Commissione Von der Leyen, con la partecipazione del Presidente del Consiglio.
  In questa occasione, la comunità internazionale ha raccolto 7,4 miliardi di euro per accelerare la risposta sanitaria al COVID-19, in particolare nell'ambito della ricerca, sviluppo ed equa distribuzione di un vaccino e di altri trattamenti terapeutici e diagnostici. L'Italia ha confermato il proprio ruolo di attore responsabile e solidale, annunciando un impegno di 140 milioni in favore degli organismi sanitari impegnati in tali settori (CEPI per la ricerca del vaccino, GAVI per la distribuzione e OMS) e nel sostegno all'immunizzazione nei Paesi più vulnerabili. Tale mobilitazione conferma l'impegno collettivo verso una risposta globale al coronavirus.
  Il COVID-19 è una crisi di proporzioni inedite, che presuppone, per essere affrontata con successo, una risposta globale. Lungi dall'essere parte del problema, la cooperazione è parte fondamentale della soluzione.
  In un quadro che vede l'Europa intera toccata dalla pandemia, nessuno dei nostri partner europei sta abbandonando la cooperazione e l'aiuto umanitario. Al contrario, stanno investendo risorse per combattere a livello mondiale la pandemia che irrompe in aree già di per sé vulnerabili a causa di prolungate crisi umanitarie.
  L'Italia è impegnata a fare la sua parte nella risposta umanitaria globale e sta rispondendo all'appello lanciato dalle organizzazioni internazionali per affrontare questa emergenza.
  Viviamo un momento di particolare e temporanea difficoltà. Ma rimane nostro interesse sostenere i Paesi che hanno strutture sanitarie e socio economiche fragili. Non possiamo, oltretutto, dimenticare che se le aziende italiane riescono a penetrare nei Paesi in via di sviluppo, ciò è anche per il vantaggio di reputazione che la cooperazione allo sviluppo fa guadagnare al nostro Paese, con un operato basato su decenni di rapporti diretti e costanti, senza agende nascoste.
  In questi giorni stiamo vedendo quanto sia importante la solidarietà sul piano internazionale. L'Italia ha ricevuto materiale sanitario e personale medico da ogni parte del mondo. Aiuti fondamentali per i nostri ospedali, resi possibili proprio da quel principio di reciprocità e solidarietà che rende il nostro Paese tra i più apprezzati. Non sostenere i Paesi partner ora significherebbe rischiare di perdere, per i decenni a venire, potenziali mercati per i nostri imprenditori. Investire
nelle strutture sanitarie dei Paesi più fragili significa difendere il nostro futuro e la nostra stessa salute. La solidarietà non è solo un imperativo morale, è un interesse di tutti. I virus non conoscono frontiere.
  Con i livelli di mobilità della società attuale, anche quando avremo sconfitto il virus in Italia, dovremo evitare i contagi di ritorno, soprattutto da Paesi vicini.
  La Cooperazione italiana è, e deve rimanere, un fiore all'occhiello, un interesse nazionale, un'eccellenza del nostro Paese, che si unisce, a pieno titolo, alle tante altre che hanno reso l'Italia grande e ammirata nel mondo.

ALLEGATO 3

Interrogazioni nn. 5-03913 Palazzotto e 5-03915 Suriano: Sulle difficoltà riscontrate nel rimpatrio di connazionali a seguito della pandemia da COVID-19.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Dall'11 marzo al 5 maggio oltre 75.000 connazionali hanno fatto rientro in patria, nel rispetto della normativa vigente, grazie a quasi 650 operazioni (tra voli e altri mezzi) organizzate o facilitate dalla Farnesina e dalla rete diplomatica in 111 Paesi. Questi numeri sono destinati a crescere, poiché sono già in programma ulteriori operazioni per i prossimi giorni.
  I rientri sono stati possibili grazie all'azione mirata della Farnesina volta a mantenere aperte delle rotte commerciali indispensabili per raggiungere l'Italia, da «hub» aeroportuali quali Londra, Bruxelles, Francoforte, Parigi.
  A queste azioni si è affiancata l'attività incessante di Ambasciate e Consolati, sostenute dalla Sede centrale, per ottenere dalle Autorità dei vari Paesi le necessarie autorizzazioni ad effettuare voli in deroga alla sospensione del traffico aereo.
  Si tratta nella maggior parte dei casi di una procedura di autorizzazione complessa, articolata, che richiede un coordinamento strettissimo e una pressione costante sulle autorità dei Paesi interessati.
  Il Meccanismo Europeo di Protezione Civile non consente un rientro gratuito per i connazionali all'estero, ma prevede una quota di rimborso dei costi sostenuti dallo Stato attivante, da un minimo dell'8 ad un massimo del 75 per cento, con quota restante a carico dei connazionali.
  Il Meccanismo può essere attivato in quei Paesi dai quali non vi sono altre soluzioni commerciali praticabili, neppure con una o più triangolazioni. Esso richiede inoltre che a bordo sia collocata una quota di passeggeri europei.
  Anche il Meccanismo Europeo, inoltre, prevede l'ottenimento delle necessarie autorizzazioni da parte delle Autorità locali e, data la complessità dell'operazione dovuta a sua volta al necessario coinvolgimento di più nazionalità, non sempre va a buon fine in tempi rapidi.
  Tenuto inoltre conto dell'obbligo di distanziamento a bordo, introdotto dal 28 marzo, la scelta di attivare prioritariamente voli europei avrebbe comportato la necessità di realizzare almeno il triplo delle operazioni di rimpatrio organizzare fino ad oggi, rallentandole.
  Date le caratteristiche della nostra collettività all'estero, composta da migliaia di persone spesso concentrate in Paesi da cui erano o sono ancora possibili collegamenti commerciali, pur complessi e costosi, la Farnesina ha quindi ritenuto il Meccanismo non pienamente rispondente alle esigenze di rimpatrio. Basti pensare alla Spagna, dove avevamo oltre 14.000 persone, oltre 5.000 solo alle Canarie.
  L'Italia si è avvalsa del Meccanismo, non attivandolo in prima battuta ma beneficiando dei posti messi a disposizione in operazioni promosse da altri Stati Membri, per oltre 1.000 connazionali provenienti da parti del mondo da cui non erano più disponibili alternative commerciali e dove i numeri della collettività lo consentivano.
  Dall'inizio dell'emergenza sanitaria, secondo i dati del SEAE forniti dall'Alto Rappresentante Borrell nel comunicato del 24 aprile, sono rientrati in Europa circa 500.000 cittadini UE grazie a voli nazionali organizzati dai singoli Stati
Membri al di fuori del Meccanismo Comune Europeo. Con i voli realizzati nell'ambito del meccanismo UE sono rientrati invece solo circa 59.000 cittadini, di cui 53.000 dell'Unione Europea e 6.000 del Regno Unito. Al 5 maggio, come ricordato in precedenza, l'Italia è riuscita ad assicurare il rientro di oltre 75.000 connazionali.
  Reputo doveroso dare un riscontro alle specifiche situazioni citate dall'On. Palazzotto. Dalla Cambogia sono rientrati 38 cittadini italiani a bordo di un volo svizzero diretto a Zurigo lo scorso 2 aprile. Da Zurigo è infatti rimasto attivo un collegamento aereo garantito da Alitalia. I 5 tecnici bloccati in Nigeria sono in contatto costante con l'Ambasciata italiana ad Abuja e con il Consolato a Lagos. Sono in cima alla lista dei connazionali da rimpatriare, in particolare con voli messi a disposizione nei prossimi giorni da Regno Unito e Irlanda, cui sono già stati segnalati i nominativi.
  Dalla Bolivia sono rientrate, ad oggi, circa 80 persone, grazie a voli europei tra il 28 marzo e il 4 maggio. L'Ambasciata d'Italia a La Paz sta seguendo inoltre il caso di alcuni connazionali ai quali sono stati proposti man mano i vari voli europei organizzati in loco, da loro rifiutati in quanto non diretti.
  I lavoratori di Disney World sono rientrati in Italia con volo commerciale speciale operato dalla compagnia NEOS lo scorso 19 aprile.
  Dall'Argentina sono stati organizzati ad oggi 5 voli, due il 23 marzo, a soli dieci giorni dalla sospensione del traffico aereo verso l'Europa, uno il 23 aprile, uno il 25 aprile e uno il 30 aprile. I due voli del 23 marzo sono peraltro rientrati in Italia pieni solo a metà, riportando in patria circa 410 connazionali rispetto ai circa 700 trasportabili. Molti hanno rinunciato all'ultimo minuto. Considerando anche i voli successivi e i rientri favoriti a bordo di altri mezzi grazie all'assistenza dell'Ambasciata e della rete consolare nel Paese, sono riusciti a rientrare dall'Argentina circa 1.060 connazionali. La rete consolare ha erogato circa 40 prestiti consolari, tra 1.200 e 2.000 euro ciascuno, per assistere i connazionali in difficoltà per l'acquisto dei biglietti.
  Dal Messico è stato organizzato un primo volo da Cancùn a Milano Malpensa il 25 marzo per 180 connazionali, e un secondo volo avrà luogo il 6 maggio. È rimasto inoltre operativo il collegamento di linea tra Città del Messico e Parigi, operato da AirFrance e da AeroMexico, da dove sono ancora operativi i collegamenti di Alitalia.
  Dall'India sono stati organizzati fino ad oggi 4 voli: un volo Air India da New Delhi il 21 marzo, un volo Alitalia da New Delhi il 27 marzo, un volo da Goa il 3 aprile, un volo da Bangalore il 21 aprile.
  Dall'Australia il numero totale di rimpatriati dall'inizio della crisi è di oltre 2.300 connazionali (turisti, studenti, titolari di visto vacanza lavoro). Grazie ad un'iniziativa diplomatica italo-francese, la compagnia Qatar Airways ha operato in strettissimo coordinamento con le Ambasciate dell'Unione Europea e con la locale Delegazione UE e ha coperto così quasi tutti i rientri, garantendo peraltro uno sconto del 10 per cento a chi inserisse il codice promozionale TRAVELHOME all'atto della prenotazione. Qatar Airways ha inoltre potenziato i collegamenti fino al 15 aprile e, dopo quella data, ripristinato il normale piano operativo dei voli. Sono tuttora operativi 4 voli Doha-Roma alla settimana. A fine aprile Lufthansa ha peraltro ripristinato i collegamenti da Sydney a Francoforte, mentre Virgin e Qantas avevano ripristinato quelli su Londra già a inizio aprile. Sia da Francoforte che da Londra è possibile raggiungere l'Italia con voli diretti.
  Dal Sud Africa si sta lavorando in questi giorni per la realizzazione di un volo commerciale speciale.
  In Angola, le autorità locali hanno chiuso tutte le frontiere dal 20 marzo. L'Ambasciata a Luanda si è subito attivata per effettuare una ricognizione delle richieste di assistenza al rimpatrio dai cittadini italiani presenti nel Paese: ne sono emerse 30. Ai connazionali sono state comunicate tempestivamente le informazioni
relative ai voli europei disponibili. Una squadra consolare è stata sempre presente presso l'aeroporto di Luanda per assistere i connazionali in partenza e se necessario fornire dispositivi di protezione individuale e gel disinfettante.
  Un terzo di coloro che avevano in un primo momento richiesto assistenza al rimpatrio ha scelto poi di non partire. Ad oggi, sono rientrati 8 connazionali su un volo AirFrance e 3 connazionali con volo Lufthansa il 4 aprile, mentre 9 connazionali sono partiti il 14 aprile con volo TAP per Lisbona.
  Gli italiani in Madagascar, in costante raccordo con la competente Ambasciata italiana a Pretoria, sono stati in primo luogo invitati a convergere sulla capitale Antananarivo, da cui AirFrance ha operato un volo il 23 aprile. In 29 sono partiti alla volta di Parigi, su un totale di circa 38 che avevano chiesto assistenza. I rimanenti 9 hanno deciso di non partire.
  La Guinea Bissau è Paese sconsigliato dalla Farnesina, con la sola eccezione dei viaggi ritenuti necessari. La comunità italiana presente è composta per lo più da italiani che lavorano nelle ONG e religiosi. Pochi sono i connazionali che hanno contattato l'Ambasciata italiana a Dakar, competente per il Paese, chiedendo supporto per il rientro. Su Bissau vengono organizzati periodicamente diversi voli di rimpatrio della portoghese TAP. La compagnia ha ideato un sistema di registrazione dei potenziali passeggeri che vengono quindi informati della disponibilità dei voli. Le modalità di registrazione sono state comunicate dall'Ambasciata a tutti gli italiani registrati (Aire, stabili presenze e turisti). Sono così rientrati in Italia gli italiani che ne avevano necessità e rispettavano i requisiti previsti dalla normativa vigente.
  Per quanto riguarda, infine, la Mauritania, l'Ambasciata a Rabat, competente per il Paese, ha curato il rientro in Italia di piccoli gruppi di connazionali rimasti bloccati nel Paese, assistendoli con triangolazioni da Nouakchott su capitali europee. La Mauritania è peraltro un Paese sconsigliato dalla Farnesina, con la sola eccezione dei viaggi ritenuti necessari.
  Ho ritenuto opportuno rispondere anche in dettaglio per mostrare ancora una volta, come già fatto il 16 aprile dal Ministro Di Maio nell'audizione di fronte a questa stessa Commissione riunita con quella del Senato, l'incessante impegno di un'operazione di rimpatrio mai realizzata in queste dimensioni e nemmeno mai simulata. L'impegno della Farnesina e del Governo non cesserà fino a che l'ultimo connazionale che ne abbia diritto non sarà rimpatriato.

ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-03911 Quartapelle Procopio: Sull'impatto sui lavoratori italiani transfrontalieri delle misure adottate dalla Confederazione Svizzera nel contrasto alla pandemia da COVID-19.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La necessità di tutelare i frontalieri italiani nel contesto Covid è emersa nella seconda metà di febbraio, al momento dell'adozione delle prime misure di contenimento dell'epidemia in Italia, quando la Svizzera non aveva ancora varato restrizioni. Contestualmente, d'intesa con le Autorità elvetiche, il Governo ha sottolineato l'opportunità di mantenere i valichi stradali accessibili, come rimarcato dal Ministro Di Maio al suo omologo, Consigliere Cassis, fin dal colloquio dell'8 marzo.
  Grazie alle azioni politiche e diplomatiche, la differenza di standard di contenimento epidemico tra Regioni italiane di confine e Cantoni svizzeri si è progressivamente attenuata, comportando tuttavia svantaggi – maggiori controlli – collegati all'attuazione delle auspicate misure di contenimento svizzere. A partire dal 13 marzo, Berna ha chiuso i punti di frontiera minori.
  Ne sono emersi disagi logistici per i frontalieri, costretti a raggiungere le sedi di impiego ancora operanti con lunghi percorsi, per quanto mitigati dal limitato traffico di quei giorni, pari a circa 6.000 ingressi e altrettante uscite di frontalieri al giorno (meno di un decimo del volume totale in tempi normali). Questi disagi, comunque, sono stati immediatamente evidenziati nei contatti quasi quotidiani con la controparte.
  A complicare il quadro è intervenuta, dal 27 marzo, la decisione svizzera di consentire la riapertura di alcune attività in cui sono impiegati anche i frontalieri. Il dialogo a livello politico si è quindi incentrato sull'urgenza di riaprire un adeguato numero di valichi per minimizzare i disagi per i nostri connazionali.
  Il Presidente Conte e la Presidente di turno della Confederazione, Sommaruga, il 15 marzo e il 29 aprile hanno avuto due colloqui mirati a garantire, nei limiti delle rispettive misure di contenimento, la continuità dei flussi di merci e l'apertura delle frontiere principali. Il 26 aprile il Ministro Di Maio ha avuto un nuovo colloquio con l'omologo Cassis.
  Il Sottosegretario agli affari esteri Scalfarotto ha avuto, a sua volta, approfonditi scambi con il Segretario di Stato Balzaretti, sempre focalizzati sulle misure di tutela dei frontalieri, sulla necessità di riaprire tutti i valichi e sull'auspicio di una pronta ripresa dell'economia svizzera, a beneficio anche dei frontalieri.
  Ora anche il Ticino sta riavviando le attività economiche. Mentre Vallese e Grigioni, gli altri due Cantoni con noi confinanti, non le avevano mai sospese.
  Anche se rimane il regime di chiusura di tutte le frontiere elvetiche, grazie ai ripetuti passi politici si è ottenuta lunedì, per i soli frontalieri, la riapertura di ulteriori tre valichi minori. La chiusura delle frontiere implica una scrupolosa verifica dei documenti dei frontalieri in transito, per verificare l'effettiva titolarità ad entrare e uscire.
  Veniamo alla situazione economica. Le misure svizzere di sostegno alle imprese e all'occupazione per affrontare le ripercussioni della pandemia sono senza precedenti. Sono previsti prestiti agevolati concessi dalle banche con estrema agilità e
rapidità. Quelli fino a 500.000 franchi, destinati a migliaia di piccole e medie imprese, vengono garantiti al cento per cento dallo Stato centrale. I primi venti miliardi di franchi stanziati sono stati spesi tutti nel giro di una settimana. Ad oggi la Confederazione ha destinato sessanta miliardi per queste linee di credito. I crediti che rientrano nell'intervallo tra 500.000 e venti milioni di franchi sono garantiti all'85 per cento dal Governo. Per quelli superiori a venti milioni occorrono verifiche più articolate ma comunque agevolate.
  Il secondo strumento attivato immediatamente da parte elvetica è il lavoro ridotto. Una sorta di cassa integrazione coperta dallo stato all'80 per cento, con invito piuttosto pressante alle imprese a farsi carico del restante 20 per cento. Ne avrebbero goduto quasi due milioni di lavoratori, una cifra impressionante in un Paese di otto milioni e mezzo di abitanti (circa dieci milioni compresi gli stranieri residenti). Ciò ha facilitato il contenimento della disoccupazione, che da poco più del 2 per cento è salita a non più del 3,5 per cento.
  Il totale dei frontalieri italiani in Svizzera è di circa 80 mila. La cifra di 6 mila licenziamenti sembrerebbe indicativa, riferendosi non necessariamente a coloro che hanno già perso il lavoro ma anche a quelli che potrebbero perderlo nei prossimi mesi, come gli stagionali nel Cantone dei Grigioni.
  I frontalieri che hanno contratto il virus hanno al 98 per cento beneficiato dell'assicurazione sanitaria svizzera, che in caso di malattia subentra al datore di lavoro nel pagamento dello stipendio. Sarebbero rimasti esclusi da questo beneficio quelli assunti di recente e ancora privi di copertura assicurativa. I frontalieri costretti a casa per la chiusura delle attività nel momento più virulento della pandemia hanno usufruito in Ticino del trattamento analogo alla nostra cassa integrazione. Esclusi da questo beneficio, poiché la norma non lo prevede, i collaboratori domestici e gli interinali. I frontalieri licenziati possono usufruire della Nuova Assicurazione sociale per l'impiego (NASPI). Difficilmente i frontalieri potranno invece beneficiare dei congedi parentali: in Svizzera non sono obbligatori ma concessi a discrezione del datore di lavoro.
  L'eventuale estensione ai frontalieri di misure nazionali non previste dal sistema elvetico potrebbe essere valutata, solo una volta acclarata l'incidenza delle forme di tutela esistenti sulla particolare fattispecie del lavoro frontaliero, a tutti gli effetti ricadente sotto il diritto del lavoro svizzero.
  L'impegno dimostrato dal Governo a tutela dei frontalieri e delle loro famiglie è e rimarrà massimo.